pRO LOCO pANTIANICCO

REGIONE AUTONOMA FRIULI-V.G. ERSA

COMUNE DI

pROVINCIA DI

CAMERA DI COMMERCIO DI UDINE

Premi speciâl Miluç Friûl 2011 - Pemio Speciale Mela Friuli 2011 CATAS SpA Opera di / Opere di Gianni Cogoi LAbORATORIO AMbIENTE E ALIMENTI

Tal Fûc di un Miluç, Nel FuOCO di uNa Mela, scjaldanT ancjeMò il Friûl SCaldaNdO aNCOra il Friuli Un miluç ros di fûc Una bella mela rossa di fuoco, sul brunît vieri cjavedâl sull’abbrunato antico alare di fier batût, di ferro battuto, UDINE MERCATI al sjalde di gnûf calôr riscalda di nuovo calore THE GLOBAL MARKET li sclipis crasi di simpri, le tiepide case di sempre, ingrumadis a colaç raccolte a catena il plasevui paîs dut ator, n dolci paesi d’attorno, su li sverdis planuris di largjis tavielis su verdi distese di vaste campagne e coronis di stradis e freschi surgjivis. e raggera di strade e fresche sorgive. Fin là, dulà che incoronin altis Fin là, dove coronano alte lis blancjis montagnis le bianche montagne di un Friûl ancjemò fogolâr di un riuli ancora focolare e piçul struc dal univers. e un piccolo compendio dell’universo. E. P. MOSTRA DELLA MELA FRIULANA e Sagre dai Miluçs 42 In copertina: La glesie de Madone di Sterp, juste fûr di Merêt. ApFELFEST - pRAzNIK JAbOLK (foto R. Carretti) XLII Mostra regionale della Mela

Pantianins ... sign ra!

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Pantianins... sign ra! INDICE numero unico 3 Indirizzo di saluto 62 Las cidulas. Settembre 2011 Claudio Violino La tradizione delle rotelle Ideazione e coordinamento 6 Friuli, terra di infuocate associazion cuLturâL “La Grame” grandi sentimenti Roberto Iacovissi Via XXiV maGGio, 16 - 33036 mereto di tomba (ud) Daniele Macorig 64 Tiere mari. teL e FaX 0432 868457 www. lagrame.it 7 Una mela al centro di Presentazione a Patria del Friuli una comunità restaurata di Jacopo Stainero Andrea Cecchini pre Antoni Beline 8 Non si sente più la domanda: 66 Tiere e culture tal Friûl di vuè “Ma dove selo Pantianicco” prof. Raimondo Strassoldo Lucio Cisilino 69 I 150 anni dell’unità d’Italia e 9 Sosteniamo la fiducia “Cosean dal no” Luca Occhialini Olivo Pezzetta Coordinamento editoriale: 10 Là che si nas ogni miluç al pas 71 C’era una volta la “Vandea” e. cisiLino, r. carretti Eros Cisilino friulana: dal 1866 alla “Questione romana” Collaboratori: 11 La quarantunesima Mostra Roberto Tirelli Regionale della Mela c. basso, e. basso, L. bertoLissi, L. buLFone, 74 Proprietà collettiva e nuovi s. burLone, a. cecchini, a. cisiLino, G. cisiLino, a cura di Eros Cisilino e Patrizia Novajra modelli di sviluppo locale L. cisiLino, V. cisiLino, t. ciVidini, G. coGoi, c. coLLini, Massimo Morettuzzo o. craGno, d. d’aGostini, G. deLLa Picca, a. ecoretti, 25 La DOC Friuli i. Fadone, G.c. FiaPPo, s. Fidenato, F. Fiorin, G. Ganzit, Mariano Paladin 75 La vittoria dei si nei d. Giaiotti, r. iacoVissi, e. Lizzi, d. macoriG, referendum sull’acqua 27 Cibo o energia? Che fine Massimo Morettuzzo V. miotti, G. monassi minisini, c. noLGi, P. noVajra, stanno facendo gli agricoltori? L. occhiaLini, m. PaLadin, P. PeLLarini, L. Picco, Il paradosso della terra che 76 “L’an dai todescs” o. PiccoLi, e. Pozzi, i. rizzato, c. romanini, e. rosa, produce ghiaia e watt al posto a . I buoni convertibili a. someda de marco, F. steL, r. tireLLi, e. tomai, degli alimenti che ci servono (29 ottobre 1917 - m. toneGuzzo, a. Venturini, t. Venuti, c. VioLino, Graziano Ganzit 5 novembre 1918) P. zandiGiacomo, e. zanussi, V. zucchiatti, c. zuLiani. Gemma Minisini Monassi 31 L’energia eolica: storia e (qualche) Fotografie: possibilità 80 Premio “Friuli aperto” a Mario e Arrigo Collavino. r. carretti, e. cisiLino, t. ciVidini, a. d’aGostini, Fulvio Stel Molino di Glaunicco, G. Ganzit, P. GaroFaLo, L. manazzoni, e Dario B. Giaiotti 4 agosto 2011 e. tomai, a. Venturini, VioLa (), c. VioLino 36 Le lotte del Cormor Gianfausto Pascoli archiVio abr-FVG, archiVio bcc , Adriano Venturini archiVio bibL. comunaLe di mereto di tomba, 83 Il mio Canadà 39 A Pantianicco il biologico fa Paolo Pellarini archiVio bibL. comunaLe di , scuola archiVio com. mont. deLLa , a cura di Daniela Peresson 85 Il senso della giustizia e la archiVio diPart. beni cuLt.-uniV.di udine, memoria 40 I toponimi del paese delle mele. Flavio Rovere archiVio ersa-FVG, Documenti immateriali archiVio FacoLtà di aGraria-uniV. di udine di una piccola grande 87 La pedalata ecologica-letteraria. archiVio Parrocch. “san micheLe arc.” di mereto di t., storia locale Nel 150º “Sui luoghi del Nievo”. archiVio Pro Loco Pantianicco, Valter Zucchiatti 2ª edizione. archiVio assoc. cjase coceL, Cronaca di un successo. 44 “La di Bucìn”, l’ultima osteria Paolo Garofalo archiVio assoc. La Grame, Phocus aGency. in Friuli Elia Tomai 89 Ivan Rizzato. Stampa Un artista di Pantianicco LitostiL s.a.s. di corVino nicoLa & c. 46 Cence sunsûr: la melodia Luca Bertolissi Via G.a. PiLacorte, 2 - - teL. 0432 800640 silenziosa della civiltà contadina di un tempo raccontata da 90 Il campionato mondiale di barbecue va a due friulani Pro Loco di Pantianicco Remigio Romano Rossana Carretti Alberto Ecoretti 49 Le cortine. 92 Il miluç su la taule... Strutture difensive medievali Ricette a base di mele e miele in Friuli Valdea Cisilino Tiziana Cividini Presidente: cisiLino Lucio 54 La Madonna della Mela. Vicepresidenti: cisiLino aLberto, deLLa Picca Guerrino La Madone dal Miluç Segretari: craGno oFFeLia, manazzone micheLe Tarcisio Venuti Consiglieri: buneLLo siLVano, baLdon GioVanni, 56 Santa Sabida, una Santa caLeFacenti mara, cisiLino anGeLina, misteriosa cisiLino arnaLdo, cisiLino ennio, Benvenuto Castellarin cisiLino GiorGia, cisiLino Leandro, cisiLino siLV ia, 60 I 500 agns dal riviel contadin cisiLino siLV io, cisiLino VaLdea, d’odorico LuiGino, de joibe grasse te suaze dal ecoretti GiorGio, FeruGLio Luciano, Laccetti nadia, mulin di Rivis mattiussi GabrieLe, mattiussi Giacomo, rinaLdi mireLLa, Elena Zanussi rinaLdi Vania, toPPano Vittoriano, zoratti antonietta, 61 La muse zentîl de Patrie zoratti mauro, zuLiani Ginetta dal Friûl Probiviri: brandoLino Lauro, zoratti riccardo Roberto Iacovissi Revisori dei conti: cisiLino GiusePPe, cisiLino remo

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INDIRIZZO DI SALUTO

Claudio Violino

Ogni anno l’uscita di “Pantianins… Signora!” è un evento tecnico-promozionale per la melicoltura (convegno, concor- atteso da un’intera comunità, come lo è per la Mostra della so, degustazioni) ma anche per quanto riguarda l’offerta di Mela: un momento importante non solo per i festeggiamenti iniziative culturali, senza perdere di vista il buon sapore di di una comunità, ma un momento di incontro tra i produttori sagra popolare. Non dimentichiamoci che “sagra” deriva dal in un settore importante per la nostra regione come quello latino e significa consacrare, ed era in passato il momento in della melicoltura. cui si festeggiava, si “consacrava” appunto il santo patrono La Mostra Regionale delle Mele, che quest’anno compie 42 davanti alla chiesa. anni, si è nel tempo via via arricchita sia da un punto di vista È quindi un momento importantissimo per la comunità, che oggi assume un ruolo diverso, forse più orientato sulla pro- mozione dei nostri prodotti, ma che rappresenta comunque il forte legame ancora esistente tra il territorio le attività rurali caratteristiche del nostro Friuli. Proprio questa caratteristica, presente nel DNA di noi friulani, crea quei prodotti “tipicamente friulani” di grande qualità che il mondo apprezza e ricerca sempre di più. La Mostra delle mele di Pantianicco rappresenta senz’altro un punto di eccellenza nel panorama regionale, un evento che riconosce la genuinità e la qualitàò del prodotto che viene proposto: è proprio questo il significato del marchio “Tipicamente Friulano”, un marchio che abbraccia tutte le produzione di eccellenza della regione, comprese le mele e il settore ortofrutticolo. Settore, tra l’altro che merita una giusta valorizzazione e riva- lutazione: ciò potrà avvenire più facilmente se le sue diverse componenti del settore sapranno puntare a fare massa critica, ovvero a far crescere l’offerta delle produzioni attraverso la valorizzazione di strutture e realtà già esistenti, e tramite la più stretta collaborazione tra le stesse. È importante comunque, non livellare le produzioni, ma so- prattutto valorizzare le diversità e le numerose varietà esi- stenti nel frutteto regionale, anche educando i consumatori a conoscerle e a gustarle. Occorre quindi riuscire a distinguerci in primo luogo per la qualità e la specificità dei prodotti: non abbiamo nulla da invidiare ad altre regioni e ad altre nazioni, impariamo a far valere la nostra qualità e mostriamoci, senza paura, cu la nestre muse!

dott. cLaudio VioLino Assessore Regionale alle risorse rurali, agroalimentari e forestali

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FRIULI, TERRA DI GRANDI SENTIMENTI

Daniele Macorig

Anche quest’anno ho il piacere di ticolare perché, proprio in questo essere accolto a Pantianicco nella panorama d’incertezze, può offrire kermesse che promuove la mela dei profili più stabili rispetto al re- friulana a vera “star” dell’agricol- sto delle attività produttive. E’ anche tura del nostro territorio. Il ricco partendo da queste premesse che programma che leggo nell’invi- dobbiamo imparare a promuovere in to è simile ad un banchetto dove maniera capillare sul nostro territo- non mancano gli spunti d’interesse rio le peculiarità dei nostri prodotti scientifici e tecnici, con i convegni al fine di fidelizzare il consumatore agronomici, gli appuntamenti cultu- verso una forma di acquisto consa- rali e storici, con diversi incontri e pevole, a Km zero, ma al contempo presentazioni, e non manca il sano in grado di assicurare al produttore divertimento grazie alle numerose il giusto compenso per un prodotto attività che coinvolgono i grandi ed sano e genuino. E’ questo che con- i più piccoli. Il risalto al prodotto sentirà ai nostri agricoltori di man- “mela” è massimo e rappresenta il tenere, anche in futuro, le loro fami- doveroso tributo a un’eccellenza glie legate al territorio e all’attività dell’agricoltura regionale. del settore primario. L’esempio del- Una nota di merito va alla grande la Mela di Pantianicco, come delle attenzione che è stata dedicata in grandi produzioni vinicole regionali questi decenni al premio Mela Friu- o del prosciutto di San Daniele e di li: un progetto che porta in giro per molti altri prodotti friulani, incontra la nostra regione, grazie alla colla- sempre di più il favore del consu- borazione di numerose e qualificate matore e ciò deve essere d’esempio aziende, una commissione selezionata di esperti designati dagli per quanti vogliono percorrere la strada, a volte difficile, della Enti di settore e dalle Categorie del mondo agricolo. Per que- qualità, quel valore aggiunto che sarà sempre di più l’ancora sta dedizione costante, ringrazio la Pro Loco di Pantianicco, di salvezza per l’agricoltura del nostro prossimo futuro. che sa come organizzare questo grande lavoro che ogni anno Mi piace fare un collegamento, in questo ambito, tra la cultura impegna il presidente Lucio Cisilino ed i suoi collaboratori: e l’agricoltura e ricordare Ippolito Nievo in questi 150 anni mantenere viva questa splendida realtà che è calata in un di unità nazionale, il quale diceva che il Friuli è un piccolo settore appassionante come quello agricolo richiede perizia, compendio dell’universo… Anche noi, oggi, possiamo dire dedizione, ma soprattutto entusiasmo. Un entusiasmo che vedo che i sapori friulani sono come un insieme di fragranze e in molti volontari che si occupano di manifestazioni come qualità che coprono tutto l’universo alimentare e di ciò va questa ma soprattutto in molti imprenditori agricoli di tutta la dato merito ai nostri agricoltori! provincia e di tutta la regione che sanno di poter contare su Mi congedo portando anche il saluto del Presidente Fontanini manifestazioni serie come questa per promuovere i prodotti ed auspicando che si possa e si debba continuare su questa stra- del loro lavoro. da. Il Friuli è una terra di grandi sentimenti che ha mantenuto L’andamento economico contingente offre più incertezze che le tradizioni pur superando tempi difficili, sono sicuro che garanzie ma è proprio per questo che l’agricoltore ha un moti- saprà tener alta la sua bandiera anche in questa difficile fase vo in più per evolvere la sua identità verso l’imprenditorialità economica e sociale: a Pantianicco ne abbiamo un esempio! agricola. E se i nostri agricoltori non l’hanno già fatto, allora lo devono fare subito, ma con la serenità che contraddistingue il popolo friulano. dott. danieLe macoriG L’ambito agricolo ora va guardato con un’attenzione par- Vice Presidente della Provincia di Udine

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UNA MELA AL CENTRO DI UNA COMUNITÀ

Andrea Cecchini

Con grande piacere porto il salu- risparmia nemmeno il settore to dell’Amministrazione Comu- primario e dove, a fronte delle nale di Mereto di Tomba, che difficoltà economiche dovute ho l’onore di rappresentare, ai alla congiuntura negativa, se tecnici, agli appassionati ed alle ne può uscire con la promo- tantissime persone che parteci- zione della specificità e terri- peranno alla 42° edizione della torialità di un prodotto e con Mostra regionale della mela di produzioni di qualità ricono- Pantianicco e che spero vorran- scibili sul mercato. no leggere questa importante L’augurio è che la caparbietà, pubblicazione che da oltre 20 la serietà e l’impegno che la anni la valorizza dal punto di Pro Loco di Pantianicco ado- vista culturale. pera per raggiungere e far Un grazie al coordinamento edi- raggiungere questi obiettivi toriale, ai collaboratori ed a tut- alla propria “Mostra” possano ti coloro che contribuiscono alla continuare a dare quelle sod- sua crescita. disfazioni che sono il volano Colgo questa occasione per rin- per nuove idee che andranno graziare la Pro Loco di Pantia- ad impreziosire il contenuto nicco e per tutti il suo presidente di questa manifestazione e Lucio Cisilino, per aver saputo delle quali ne beneficerà un coinvolgere un’intera comunità a intero sistema. far crescere una manifestazione Arrivederci a Pantianicco. che anno dopo anno è più ricca di appuntamenti culturali e ricreativi di vario genere, dando risalto non solo al paese di Pantianicco ma a tutto il nostro andrea cecchini Comune. Sindaco del Comune di Mereto di Tomba E proprio in questo tipo di offerta, nel curare e valorizzare le specificità delle produzioni agroalimentari tipiche, gli ap- profondimenti nei convegni a tema, le opportunità che può offrire il mondo agricolo dal punto di vista imprenditoriale, la conoscenza delle nostre tradizioni e della storia meno recente, l’informazione attraverso la presentazione di volumi su argomenti collegati alla mela o ai suoi derivati, sta il successo di critica e di partecipazione che fa di Pantianicco il “Pais dal miluç” e lo fa conoscere oltre i confini regionali. Un altro elemento di forza, da sempre, è la capacità di creare rete con le varie istituzioni, con l’Università, con i partner stranieri, per dare una visibilità ed un contributo importante alla formazione e crescita del mondo agricolo e della filiera della mela in particolare. Tutto questo richiede passione, intraprendenza, professiona- lità, voglia di crescere e di mettersi in gioco in un contesto nazionale ed internazionale sempre più difficile, che non

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NON SI SENTE PIÙ LA DOMANDA: “MA DOVE SELO PANTIANICCO?”

Lucio Cisilino

Da diversi anni gli impegni che vedono coinvolta la Pro impegnati tanto e bene al farci “riconoscere” ed essere or- Loco sono tanti e distribuiti praticamente lungo tutto il cor- gogliosi del nostro lavoro: una piccola soddisfazione che ci so dell’anno. ripaga dei tanti sacrifici, consapevoli però di poter fare ancor Oggi, potremmo paragonare la Pro Loco quasi ad un’azienda di più e meglio. poiché norme sempre più restrittive pongono anche una Pro Gli obiettivi che ci siamo posti e che ci poniamo sono ambi- Loco in condizione di doversi adeguare sia dal punto di vi- ziosi, è vero, ma, l’abbiamo visto, con la costanza e l’impegno, sta delle certificazioni ed autorizzazioni, sia da quello della sono pure raggiungibili e i risultati ottenuti sono, oggi, sotto contabilità con i relativi versamenti gli occhi di tutti. Per quel che riguar- on-line, denunce dei redditi, relazio- da la Mostra regionale della Mela, ni, ecc.., come una vera e propria inoltre, mi preme di sottolineare la azienda. Per quel che riguarda le nuova e sinergica collaborazione manifestazioni messe in opera da con l’Azienda Agricola sperimen- agosto dell’anno scorso, vorrei ri- tale Ersagricola per la promozione cordare l’impegno profuso nei mesi del prodotto mela e dei suoi derivati. di settembre e ottobre: non ci era Durante tutto il periodo del nostra mai capitato di iniziare gli eventi ai manifestazione, infatti, l’azienda ha primi di settembre con “le notti blu” aperto i cancelli del suo frutteto alle e concluderli alla fine di ottobre con scuole nel corso della settimana, e una giornata al centro commerciale al pubblico nei due fine settimana. Terminal Nord di Udine dedicata Un grazie va dunque anche a tutte alle varietà autoctone di mele e dei le persone e professionisti che hanno loro trasformati. Considerato che la reso possibile questo evento che ha nostra Pro Loco esiste in virtù del- aggiunto valore alla nostra manife- la disponibilità dei volontari, é stata stazione. davvero notevole ed ammirevole la full immersion di quasi Auspico che questa bella e fattiva collaborazione si rinnovi e due mesi! rafforzi in futuro. Voglio anche rendervi noto che gli eventi Mi preme, inoltre, evidenziare come la serietà e la professio- che hanno fatto da corollario alla 41a Mostra regionale del- nalità acquisite, sia di chi prepara i dolci e le pietanze che di la Mela quali convegni, sfilata di moda, mostra di pittura e chi presta servizio al chiosco o allo stand, sia stata riconosciuta marcia tra i meli, sono stati e ampiamente ripagata dal gradimento e dai consumi dei pro- un successo anche sotto il profilo della partecipazione di pub- dotti che abbiamo proposto (dolci in primis, ma anche succo, blico e questo nonostante le cattive condizioni meteorologiche sidro, sorbetto e grappa). E’ pur vero che restiamo sempre che hanno caratterizzato alcune giornate della manifestazione. una Pro Loco e non un’azienda, che siamo tutti dei volonta- In conclusione, colgo l’occasione per ringraziare enti, istitu- ri, senza stipendi o rimborsi di alcun genere, e che “dietro” zioni e privati, in particolar modo i frutticoltori, i trasformatori, ad ognuno ci sono le famiglie, gli impegni lavorativi, ecc... gli amici della Slovenia e della Carinzia, e tutti i collaboratori Estendo quindi nuovamente un ringraziamento particolare a che hanno reso possibili tutti i nostri progetti, formulando i quanti trovano sempre il modo di riuscire a dedicare un po’ miei più sinceri auguri per questa 42a edizione. del loro tempo alla Pro Loco. Molto è stato fatto anche per la promozione dei prodotti e del territorio locale - le nostre specialità solo qualche anno fa, erano sconosciute ai più come Lucio cisiLino la loro provenienza...quante volte, infatti, durante i diversi Presidente della Pro Loco di Pantianicco eventi ai quali abbiamo partecipato, ci siamo sentiti dire: “ma dove selo Pantianicco?”. Ora, a distanza di un decennio, possiamo affermare di esserci

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SOSTENIAMO LA FIDUCIA

Luca Occhialini

Crollo delle Borse, crisi economica, investimenti a rischio. dalla collaborazione, valore in cui crediamo fermamente. Non Da mesi, ormai, siamo letteralmente sommersi da queste in- è un caso, quindi, se a Mereto di Tomba siamo presenti con formazioni che, di certo, contribuiscono a far diminuire, nei la nostra filiale da diciassette anni: una presenza che ormai è risparmiatori e nelle famiglie, la fiducia nel domani. Una parte integrante del tessuto socioeconomico della zona, nonché fiducia che, al contrario, noi sosteniamo e vogliamo continuare punto di riferimento per famiglie, piccole imprese artigiane a sostenere: il nostro essere lontani dalle logiche del profitto e agricole, oltre che per le numerose associazioni culturali, fine a sé stesso e l’importanza data alle persone e al territorio sportive e di volontariato attive nel circondario. ci rendono, per scelta, una Banca differente. Siamo orgogliosi, dunque, di poter dare il nostro supporto Siamo fieri di essere “fuori dal giro” delle speculazioni e a questa realtà: in una società globale che sta smarrendo il lontani dalle tempeste e dalle bizze dei mercati: i nostri valori senso di appartenenza alla collettività, un’azione economica sono altri e si chiamano cooperazione, mutualità prevalente, e filantropica di questo tipo, rappresenta una concreta difesa localismo e solidità patrimoniale. di un mondo che, altrimenti, sarebbe ancor più a rischio di Da sempre, promuoviamo per nostra stessa natura la motiva- scomparsa. zione sociale del profitto, offrendo risposte certe al territorio Senza rinnegare nulla del nuovo, anzi promuovendolo, ci e alle comunità, nonché perseguiamo la logica del vantaggio prefiggiamo di conservare sul territorio cultura e tradizioni mutualistico, prevalentemente a favore dei nostri soci. popolari locali, come nel caso di Pantianicco. Chi sceglie di diventare socio sottoscrivendo le nostre azioni, Rinnovo ancora una volta, quindi, i complimenti a questa sa che può contare su una realtà solida, patrimonializzata e pubblicazione, fiore all’occhiello di un territorio vivace e ricco seguace di una politica attenta e prudente. di peculiarità, di cui siamo parte. Sa, inoltre, di essere parte di un’impresa a proprietà diffusa, dove tutti contano e dove il legame con le radici territoriali è totale e permanente. Luca occhiaLini Un legame che ben si esprime nel sostegno, che offriamo fin Presidente della Banca di dalla sua prima edizione, a questa pubblicazione, “Pantianins Credito Cooperativo di Basiliano Signora”, nata nel contesto della “Mostra regionale della mela” di Pantianicco, oggi primaria vetrina promozionale per la pro- duzione melicola della regione e frutto dell’encomiabile lavoro di squadra della Pro Loco e del Comune di Mereto di Tomba. Una sinergia che continua a dare i suoi frutti e che nasce

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LÀ CHE SI NAS, OGNI MILUÇ AL PAS

Eros Cisilino

O sai che il titul non è just ma, modificât cussì, al fâs al câs chel amôr che al à ispirât Shakespeare a scrivi “Giulietta e de Sagre dai Miluçs. Il mût di dî just al sarès: “Là che si nas, Romeo”. I nestris doi inamorâts si clamavin Lucina Savorgnan ogni jerbe e pas” e di fat al pararès che la crisi economiche e Luigi Da Porto che a partignivin a dôs fameis in vuere tra di e vedi conseât a tante int di fâ il pas daûr de gjambe. Cun lôr. Al pararès che la storie di Lucina e Luigi e sedi rivade a chest no vuei dî che e à di fâ pinsîrs piçui pal avignî, anzit Verone o Vignesie e di li e sedi stade contade a Shakespeare. si pues fâju grancj ma l’impuartant al è visâsi simpri di ce Forsit a son dutis suposizions, ma il lavôr dal Assessorât ae gjambis che si à e savê a disfrutâlis pal miôr. Tant par no Culture de Provincie di Udin su chest teme al podarès sugjerî fâle lungje o vin gjambis furlanis e cjâfs furlans e cun chei che a son ciertecis e un articul nus judarà a capî cuale che o vin di lâ indevant: no stin a insumiâsi di pensâ cul cjâf di e je la veretât. No si vîf dome di amôr, si use a dî, e di fat chei altris che no vin nuie ce imparâ. Parcè disio chest: tal al è ancje cualchi articul su lis nestris proprietâts: comugnis, Pantianins Signora di chest an a son diviers motîfs par rifleti aghe publiche, e bêçs (fals). Par concludi il percors di chest su la afermazion che o ai fat prime. La prime motivazion le vincjeunesim Pantianins Signora si passe aes presentazion di da il Tipicamente Friulano, une marcje completementri pensade libris, aes pedaladis culturâls, a la art, e par finî, ai dolçs. La in Friûl che tancj produtôrs a domandin di vê sui lôr prodots, robe che mi smaravee simpri tant e je la grande cuantitât di la seconde e ven dal documentari Cence Sunsûr che al cjacare personis che a dan une man par cheste riviste ogni an. Fintremai de civiltât rurâl furlane e la tierce e rive de Freedom Tower, cualchidun al spiete bielzà cul articul pront di podê publicâ. un edifici che al à tant dal furlan. Chescj articui a son stâts A dutis chestis personis e a la Pro Loco di Pantianins, li che distribuîts dilunc dute la riviste e partant us invidi a percori un tancj volontaris si dan adun pal ben di une comunitât, al va troi ideâl metût jù par ordin: si passe dai salûts di benvignûts, un ringraziament di cûr, chel cûr che la Provincie di Udin a si continue cu la part agricule, daspò si passe ae meteoro- à metût sul so progjet sui nestris “Giulietta e Romeo”, ma logjie cul Osmer e a la alimentazion biologjiche tes scuelis soredut chel cûr che l’Assessorât a la Agricolture Regjonâl al cu la Associazion taliane agricolture biologjiche. Si continue à metût tal mieç dal pet de acuile dal Tipicamente Friulano. cu la culture e la archeologjie: pe culture si presente un filmât che probabilmentri tancj a spietavin di timp e che al cjacare eros cisiLino de anime dal nestri Friûl, une anime grande e gjenerose che Associazion Culturâl “La Grame” dispès o dismenteìn. La civiltât rurâl e ven contade a ducj, ancje a chei che le an vivude pôc o nuie come me, cuntune riflession e cuntun spirt di indagjin sui sintiments mai viodût fin cumò; un documentari che al slargje il cûr ma soredût il cjâf. E stant che o vin di slargjâ il nestri mût di pensâ e che o sin tal centecincuantesim de unificazion dal Stât talian, a son stâts inserîts doi articui che a dan une interpretazion plui locâl dai aveniments e dai sintiments su cheste tape fondamentâl de nestre storie. La interpretazion locâl nus jude, contrariementri a ce che tancj nus vuelin fâ crodi, a capî cui che o sin e ce puest che o vin tal mont globalizât: dome di chest pont o podarìn pensâ a dulà lâ doman e a cemût dâsi une man l’un cun chel altri. No mancjin i riferiments al cûr e a la anime: doi articui religjôs, cuntun che al cjacare propit de Madone dai Miluçs. E finalmentri al rive l’amôr. “L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradîs XXXIII,145) come che al dîs Dante Alighieri intal ultin toc de Divine Comedie: pôcs a crodaran Da sx Guido Genetti, Chiara Zampa, Emilio Beltrame, Guerrino Della Picca, Ennio Scarbolo, Sonia Venerus, Luigi Fabro, Davide ma i furlans e l’amôr a son peâts di tant timp e tal 1511, Vicedomini, Michele Fabro, Pietro Candon, Stefano Borselli, epoche de rivolte clamade “de Joibe Grasse”, al è forsit nassût Daniele Della Toffola mentre valutano le cassette

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LA QUARANTUNESIMA MOSTRA REGIONALE DELLA MELA

a cura di Eros Cisilino e Patrizia Novajra

IL PREMIO SPECIALE MELA FRIULI 2010 VA Francescon, nasce direttamente sul campo e poi nella volontà ALL’AZ. AGR. ANTONIO FRANCESCON DI di innovazione continua: “solo con la dedizione in campo e SAN LEONARDO MONTEREALE VALCELLINA (PN) attraverso investimenti costanti, infatti, si possono garantire Per il 2010 il Premio Speciale Mela Friuli è stato assegnato la qualità e pure la quantità. Diradare a mano per esempio – all’azienda Antonio Francescon di San Leonardo di Monterea- dice ancora – garantisce una miglior caratura dei frutti che le Valcellina: otto ettari di filari carichi di mele belle e croccan- influisce molto sulla commercializzazione successiva.” ti che si stagliano nel cielo della pedemontana pordenonese. E di sicuro in campo Antonio Francescon c’è sin dal 1993 Il segreto del successo dell’azienda, ci svela l’imprenditore quando, raccolto il testimone da suo padre, grazie ad oculati

L’inaugurazione con (da sx) Lucio Cisilino, Roberto Micelli, Gio- In primo piano da sx Loreto Mestroni, Ennio Scridel, Guido Ge- vanni Trevisan, Andrea Cecchini, Geremia Gomboso, Dino Giaco- netti, Sonia Venerus. In seconda fila Ruggero Osler, Alfeo Agosti, muzzi, Flavio Pertoldi, Ingo Zlamal, Mirko Bellini, Luca Picco Roberto Rigonat, Jamil Yussef, Vittore Urban

L’intervento dell’on. Flavio Pertoldi all’inaugurazione La consegna del Premio Mela Friuli 2010, da sx Lucio Cisilino, Gianni Cogoi, l’ass. Claudio Violino, Antonio Francescon

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aLbo d’oro PreMio Mela Friuli

1991 CooPerativa FriulFruCt (CRSA) sPiLimberGo (Pn) 1992 uFFiCio agrario (CRSA) della ProvinCia di Pordenone 1993 az. agr. dondè riCCardo (APO) riVoLto di (ud) 1994 az. agr. Casteò (COMETA) ViLLaorba di basiLiano (ud) 1995 az. agr. tondat giusePPe e F. (COMETA) domanins di s.GiorGio rich. (Pn) 1996 az. agr. Bant (COMETA) s. Lorenzo di sedeGLiano (ud)

1997 non asseGnato

1998 az. agr. F. lli Pittaro truant Il tavolo dei relatori al convegno tecnico con Serena Di Lenar- (CODERNO) san martino aL taGLiamento (Pn) da, Luca Poggetti, Carlo Frausin, Fabiana Romanutti, Claudio 1999 az. PantianiCCo - ersagriCola Violino, Lucio Cisilino, Guerrino Della Picca (CODERNO) beano di codroiPo (ud) 2000 az.raFFl leo e MassiMiliano (CODERNO) GaLLeriano di (ud) 2001 az.agr. Cisorio giovanni (CODERNO) (ud) 2002 az.agr. la tiePola (CODERNO) camPaGna di maniaGo (Pn) 2003 az.agr. san giusto (CODERNO) GorGo di (ud) 2004 az.agr. la FranCa (UDINE MERCATI) (ud) 2005 az.agr. san urBano (UDINE MERCATI) sequaLs (Pn) 2006 az. agr. Bant (UDINE MERCATI) s. Lorenzo di sedeGLiano (ud)

2007 non asseGnato

2008 az. agr. andreosso (UDINE MERCATI) riVis di sedeGLiano (ud) 2009 az. agr. Maia (PRO LOCO PANTIAN.) S. Lorenzo di Sedegliano (UD) Lucio Cisilino, Simona Manazzone, l’assessore Claudio Violino 2010 az. agr. FranCesCon antonio premia il conduttore dell’azienda slovena Cmudnova (PRO LOCO PANTIAN.) S. Leonardo - Montereale Valcellina (PN)

Il numeroso gruppo sloveno pluripremiato al convegno tecnico 20 metri di mele e derivati esposti per i 30 mila visitatori

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Verbale della Commissione giudicatrice per la valutazione delle Migliori Cassette presentate ed esposte - 41ª Mostra regionale della Mela Il giorno 24 settembre 2010 alle ore 18.00, la Commissione Tecnica Frutticola si è ritrovata presso i locali della Pro Loco di Pantianicco, sede della 41ª Mostra Regionale della Mela al fine di valutare i campioni di mele esposti. Per la valutazione sono stati presi in esame i seguenti aspetti: • conformità varietale in base a quanto riportato nelle normative ICE per la forma e l’aspetto della buccia; • omogeneità di pezzatura; • presentazione dei campioni (confezionamento, eventuali fisiopatie, danni da raccolta o incassettamento) In base a tali parametri si esprime il giudizio seguente: • premio per il Gruppo Misto alla cassetta nº 4 cultivar “Florina” dell’az. Podrecca Del Torre Lina • premio per il Gruppo Gala alla cassetta nº 115 dell’az. La Tiepola di Gabalin Peter • premio per il Gruppo Stark alla cassetta nº 46 con Cultivar Red Chief dell’az. De Jalkum Sabrina • premio per il Gruppo Fuji alla cassetta nº 77 dell’az. F.lli Simeoni • premio per il Gruppo Granny Smith alla cassetta nº 120 dell’az. Urban Vittore • premio per il Gruppo Golden alla cassetta nº 32 dell’az. Bruna Cettolo • premio per il Gruppo Biologico alla cassetta nº 58 con cultivar Striato Dolce dell’az. Balbi Voiko • premio per il Gruppo Autoctono non assegnato • premio per il Gruppo Ticchiolatura Resistente non assegnato investimenti, ha saputo trasformare un’azienda che al tempo LA COMMISSIONE GIUDICATRICE 2010 coltivava solo seminativi, in un ricco e ben tenuto frutteto dove Direzione Centrale risorse Agroalimentari, Rurali Emilio Beltrame oggi crescono: 4 ettari di Golden Delicious, 1,5 ettari di Gala e Forestali - FVG Schniga, 1 ettaro di Fuji e i restanti sono ancora a seminativo. Pietro Candon Provincia di Pordenone Nel 2002 ha quindi investito in reti antigrandine a protegge- Ennio Scarbolo Ente Regionale per lo Sviluppo Agricolo - FVG re tutta l’azienda mentre nel 2005, ha deciso di ottenere il GLOBALGAP: una certificazione basata su analisi annuali con Daniele Della Toffola Agenzia Regionale per l’Ambiente - FVG Paolo Ermacora parametri rigorosi che garantisce la tracciabilità e la salubrità Università di Udine - Facoltà di Agraria del prodotto assicurandone così la commercializzazione anche (presidente) all’estero. “Oggi aggiunge Francescon – conferiamo tutta la Michele Fabro Provincia di Udine produzione dei 4.300 quintali ad un’altra azienda che si occupa Luigi Fabro Ente Regionale per lo Sviluppo Agricolo - FVG della commercializzazione. Credo infatti che per ottenere dei Cristian Vicedomini CIASE Coldiretti Regionale FVG risultati ottimali, ognuno debba saper svolgere bene il proprio lavoro ed il mio, ritengo sia quello della produzione. Chiara Zampa Cooperativa FriulFruct Oggi, l’obbiettivo aziendale è di raggiungere i 5.000 quintali di Guido Genetti Cooperativa FriulFruct

Un convegno tecnico anche per famiglie: qui tre generazioni Jamil Yussef, Luigi Cisilino, Leandro Cisilino, Luciano Cisilino della famiglia Fabro

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Incontro tra sindaci al convegno tecnico, Andrea Cecchini di Me- I produttori Elisio Da Pozzo con Paolo Franceschinis e moglie reto, Ennio Scridel di Fiumicello, Pietro Del Frate di San Giorgio

Guido Genetti , direttore FriulFruct, con Guido Rumiz, L’assessore Claudio Violino con l’architetto Pirzio Biroli amministratore delegato di Ersagricola ammirano l’espositore mele friulane sane e belle che saranno stoccate nel magazzino all’annuale convegno tecnico insieme a quello per l’azienda appena terminato, per poi essere inviate sul mercato Europa. con meno di tre ettari di Renzo Geremia di Gorgo di Latisana, a La Commissione 2010, composta da Paolo Ermacora dell’Uni- quello per la miglior azienda montana andato a Lina Podrecca versità degli Studi di Udine - Facoltà di Agraria (presidente), Del Torre di Lorenzaso di , e a quello, infine, per la Emilio Beltrame dell’Assessorato Agricoltura regionale, Da- migliore azienda di produzione biologica assegnato a Paolo niele Della Toffola dell’A.R.P.A, Michele Fabro della Provin- Franceschinis di Mortegliano. Sono stati assegnati anche i cia di Udine, Luigi Fabro dell’E.R.S.A. FVG, Pietro Candon premi per le migliori cassette di mele, attribuiti per conformità della SAASD Provincia di Pordenone, Lorenzo Cimenti della varietale in base a quanto riportato nelle normative ICE sulla Comunità Montana Torre, Natisone e Collio, Chiara Zampa forma e l’aspetto della buccia: per il “Gruppo Misto” con tecnico della Friul-Fruct di Spilimbergo, Cristian Vicedomini la cultivar Florina vince l’Azienda Agricola Podrecca; per il della Ciase-Coldiretti, Walter Eschgfaeller tecnico frutticolo, e Gruppo Gala vince l’Azienda Agricola La Tiepola; per il grup- inoltre dai rappresentanti della Proloco Pantianicco, ha verifi- po Stark, con la cultivar Red Chief vince l’azienda Agricola cato sul campo lo stato fitosanitario delle piante, la produttivi- De Jakum Sabrina; per il gruppo Fuji vince l’azienda agricola tà, il management aziendale e naturalmente la qualità varietale Fratelli Simeoni; per il gruppo Granny Smith vince l’azienda di ogni azienda. Il Premio Speciale Mela Friuli 2010, opera agricola Urban Vittore; per il gruppo Golden vince l’azienda dell’artista Andrea Cogoi è stato consegnato all’Azienda di agricola Bruna Cettolo; e infine per il gruppo Biologico vince Antonio Francescon dall’assessore Claudio Violino presente l’azienda agricola Woiko Balbi.

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Il presidente CBBF Roberto Rigonat (a sx) premia Emilio Beltrame, Ruggero Osler che premia Dario Nereo, Lucio Renzo Geremia Cisilino, Guerrino Della Picca

Il convegno Coldiretti con Luisa Bertolini, Rosanna Clochiatti, Il convegno apistico, Moreno Greatti, Lucio Cisilino, Andrea Cecchini, Lucio Cisilino, Rita Nassimbeni Sandro Baldo, Andrea Cecchini, Giorgia Cisilino

melo si piazza al primo posto fra le specie frutticole coltivate IL “CORE-BUSINESS MELA” in regione. La maggior parte dei frutteti, circa il 60% si trovano in pia- UNO SGUARDO SULL’ANNATA MELICOLA: nura mentre i restanti si collocano nelle zone pedemontane OTTIMA E CON UN DIFFUSO RINNOVO DEGLI con una maggior vocazione alla coltivazione della Golden IMPIANTI. delicious. Quest’ultima qualità è anche la più coltivata segui- E’ calata del 20% la produzione di mele in FVG rispetto ta dalla Royal Gala, dalla Fuji, Granny Smith e dalle Stark all’anno precedente, ma la raccolta 2010 è stata di ottima Delicious. Il raccolto 2010 è stato eccezionale per qualità, qualità. A originare la flessione non è la carenza di consu- dolcezza e colore. mo, ne di vendite, ma un diffuso ricambio degli impianti che Alto il livello qualitativo dei frutti, ottima pigmentazione con- ha lo scopo di preservare proprio la qualità delle mele. La tenuto zuccherino, di ricchezza d’aromi e pectine. produzione complessiva regionale del 2010 è stata stimata in 400 mila quintali. AZIENDA APERTA: LA “FATTORIA DELLE MELE” Le province interessate dalla coltivazione del melo sono so- Una vera novità per la 41ª edizione: l’iniziativa Azienda Aperta prattutto Pordenone, con circa 700 ettari, Udine con circa “Il tempo delle mele”. Nelle domeniche 26 settembre e 3 600 ettari, poi e Gorizia con una superficie totale di ottobre 2010, è stato infatti, possibile visitare la Fattoria delle 100 ettari. Pur non occupando molto territorio la coltura del Mele di Ersagricola a Beano, a 1 km dal parco festeggiamen-

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Verbale della Comissione giudicatrice per la valutazione del PREMIO MELA FRIULI 2010 - 41ª Mostra regionale della Mela. Nel corso della stagione frutticola 2010 nei giomi 05-11-12-19-27 agosto, su richiesta della Pro Loco di Pantianicco, la Commissione tecnica frutticola regionale, composta da esperti del settore, ha visitato le aziende melicole aderenti all’invito appositamente esteso dal Comitato orga- nizzatore della 41ª Mostra regionale della Mela.

I membri della commissione hanno provveduto a compilare, per ogni azienda visitata, una scheda di valutazione precedentemente predisposta al fine di fornire un giudizio complessivo ed obiettivo del frutteto. I principali aspetti considerati sono stati: • stato generale del frutteto, degli impianti, organizzazione aziendale ed evemuali aspetti innovativi presenti; • aspetto agronomico (potatura, equilibrio del frutteto, carico di gemme, conduzione generale); • stato fitosanitario (in funzione anche del tipo di difesa praticata); • aspetto produttivo (carica, omogeneità della pezzatura, colore e altre caratteristiche esteriori dei frutti). Ad ogni parametro considerato e stato assegnato un punteggio (scala da 1 a 10 per alcuni aspetti e da 1 a 5 per gli altri); la somma dei valori per ogni azienda ha portato alla individuazione di quelle aventi il punteggio più alto distinto nelle 4 categorie di seguito riportate tenendo presente il regolamento della Mostra che prevede l’impossibilità di attribuire il premio mela Friuli a quelle aziende che lo hanno già vinto nel quinquennio precedente. Per l’anno 2010: • vince il premio come migliore azienda frutticola biologica l’az. FRANCESCHINIS PAOLO di Mortegliano; • vince il premio come migliore azienda frutticola sotto i 3 Ha, l’az. GEREMIA RENZO di Paludo di Latisana; • vince il premio come migliore azienda frutticola montana l’az. PODRECCA DEL TORRE LINA di Dario Nereo di Lorenzaso di Tolmezzo; Ed infine si assegna il riconoscimento “Mela Friuli 20l0” ad una azienda fruticola di medie dimensioni (8,5 ettari), radicata sul territorio in una zona dell’ampio conoide del Cellina molto vocata alla melicoltura; un’azienda che per la sua organizzazione, capacità produttiva, cura nella conduzione del frutteto e qualità delle mele prodotte ha raggiunto livelli di eccellenza tanto da poter rappresentare un esempio da imitare anche da molte aziende delle regioni più conosciute per la frutticoltura.

Vince il premio “Mela Friuli 2010” come migliore azienda frutticola regionale l’azienda agricola FRANCESCON ANTONIO di San Leonardo di Montereale Valcellina.

CLASSIFICA SUCCO – SIDRO – ACETO DI MELE

SIDRO Ottengono un punteggio di 19/20: az. agr. Il Capitello Ottengono un punteggio di 18/20: az. agr. Fam. Napletshig (A) az. Agr. Kopp Karl (A)

ACETO Ottengono un punteggio di 20/20: az. agr. Mostbarkaiten (A) Ottengono un punteggio di 19/20: az. agr. Sadjarkaska Kmetija Peçar

SUCCO Ottengono un punteggio di 19/20: az. agr. Ecomela La Carnica di (UD) az. agr. Soini Quinto Ottengono un punteggio di 18/20: az. agr. Kurt Malpaga di Domanins (PN) az. agr. Grajski Sad (SLO) az. agr. Kmetija Knez (SLO) az. agr. Kmetija Gregorc (SLO) az. agr. Kmetija Portolan (SLO) az. agr. La Blave di Mortean di Mortegliano (UD) az. agr. Il Ranch di Pantianicco (UD) az. agr. Franceschinis Paolo di Mortegliano (UD) az. agr. De Munari Giuseppe e Davie di San Vito al T. (PN) az. agr. Il Capitello az. agr. Cuor di Prussia

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Lucio Cisilino, Arnaldo Cisilino, il presidente della provincia di Tiziana Cividini, relatrice dell’incontro archeologico Udine on. Pietro Fontanini ti. Le visite guidate promosse in collaborazione con la Pro Per viaggiare anche con gli occhi e la fantasia, nel suggestivo e loco di Pantianicco hanno riscosso un notevole successo e goloso mondo della mela la rassegna ha previsto l’esposizione numerose sono state anche le prenotazioni per assicurarsi un di oltre 80 varietà autoctone di mele regionali catalogate, per posto d’osservazione tra la varierà autoctone e sperimentali. risalire fino alle più antiche origini del frutto proibito, fra curiosità, notizie e leggende intorno al pomo. LE MOSTRE PERMANENTI DELLA FESTA DELLA MELA: UN VERO E PROPRIO “UNIVERSO MELA” NUMERI ORMAI CONSOLIDATI: 30 MILA Al frutto proibito che si vuole abbia tentato Adamo ed Eva VISITATORI ALLA 41ESIMA EDIZIONE, UN nel Paradiso Terrestre sono stati dedicate alcune mostre perma- CONCORSO APISTICO TRA I PIÙ NOTI ED UN nenti visitabili liberamente ed inserite nell’area festeggiamenti. CONCORSO DOLCI TRA I PIÙ PARTECIPATI Da “Un pomo per tutte le stagioni” di Patrizia Novajra, alle Bilancio positivo, pur tra mille difficoltà e una congiuntura 160 cassette rappresentanti la miglior produzione commerciale economica che di certo non aiuta. regionale, alle esposizioni di ben 20 mq con campioni di Ad oltre 30 mila presenze, che hanno gremito nei due weekend, mele autoctone, sperimentali, succhi, sidri ed aceti provenienti a cavallo tra fine settembre e inizio ottobre, gli spazi della anche dall’estero. Casa del Sidro di Pantianicco e l’annessa tensostruttura, si è

21º Concorso Mieli Pantianicco anno 2010 (elenchi limitati ai primi 10 classificati) Millefiori Tiglio Acacia Mieli particolari 1 Mongiat Marina 1 Ventura Pietro 1 Polo del Vecchio Mireno 1 Dalla Torre Stefano 2 Martinis Cristina 2 D’Orlando Andrea 2 Revelant Christian 2 Ventura Pietro 3 Martinis Cristina 3 Forabosco Michelino 3 Vaccari Maurizio 3 Ferfolja Silvan 4 Cragnolin Dario 4 Revelant Christian 4 Riva Luigi 4 Lombardo Pietro 5 Mongiat Marina 5 Zanini Maurizio 5 Durì Riccardo 5 Caminci Andrea 6 D’Orlando Andrea 6 Apicoltura Polese Diego 6 D’Oriano Andrea 6 Dalla Torre Stefano 7 Apicoltura Polese Diego 7 D’Orlando Andrea 7 Fattori Luigi 7 Pittonet Isa 8 Zucco Luciano 8 Polo del Vecchio Mireno 8 Nicolis di Robilant Lodovico 8 Zanini Maurizio 9 Ventura Luisa 9 Versolato Maurizio 9 Az. Agr. Giulia Di Bravin S. 9 Polo del Vecchio Mireno 10 Forabosco Guido 10 Ursella Mario 10 Mongiat Marina Castagno Tiglio-Castagno 1 Riva Luigi 1 Durì Riccardo 2 Apicoltura Polese Diego 2 Ursella Mario 3 Nicolis di Robilant Lodovico 3 Ventura Pietro 4 Belligoi Francesco 4 Forabosco Michelino 5 Revelant Christian 5 Zanini Maurizio 6 Az. Agr. Giulia di Bravin S. 7 Gigante Albertino

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CONSIDERAZIONI GENERALI DELLA COMMISSIONE “PREMIO MELA FRIULI 2010”

La commissione tecnica incaricata dell’assegnazione del pre- po in giù), su alcuni cloni della varietà Golden, si è rilevata mio “mela Friuli 2010” e degli altri riconoscimenti previsti una certa rugginosità dei frutti; dal regolamento del concorso regionale della mela, costituita • non sono stati segnalate dalle aziende particolari problemati- dai seguenti rappresentanti delle diverse istituzioni regionali: che fitosanitarie ad eccezione di piogge ripetute nel corso della Beltrame Emilio della Regione autonoma FVG, stagione che hanno maggiormente impegnato i produttori nelle Fabro Michele della Provincia di Udine, azioni di difesa da alcune tipiche malattie fungine (ticchiolatura Pietro Canyon della Provincia di Pordenone, ed altre fitopatie considerate minori); Luigi Fabro dell’Ersa, • si è verificata una generale criticità nella conduzione e nella Daniele Della Toffola dell’ARPA-FVG, gestione delle aziende biologiche; Stefano Borselli / Paolo Ermacora dell’Università di Udine, • ad eccezione di alcuni casi, è stata confermata la genera- Chiara Zampa della Friulfruct soc.coop., le difficoltà della melicoltura nella zona montana; peraltro si Cristian Vicedomini della CIASE-Coldiretti, stanno rivalutando alcune varietà autoctone che nelle diverse Walter Esghfaller: consulente frutticolo zone possono creare interessanti opportunità come prodotti A seguito di sopralluogo nelle aziende aderenti ha compilato in di nicchia; maniera individuale la scheda di valutazione precedentemente • una decina di aziende specializzate di alta professionalità predisposta e successivamente alla conclusione dei sopralluoghi (fra le quali molte che si sono già fregiate nei diversi anni ha individuato le aziende vincitrici dei diversi premi. del premio “Mela Friuli” e alcuni interessanti aggiunte fra le A seguito dei sopralluoghi effettuati in una ottantina di aziende nuove aziende partecipanti), hanno ottenuto buoni risultati nelle delle diverse località della regione (montagna, collina, alta, diverse valutazioni: le differenze nel punteggio complessivo media e bassa pianura), si esprimono alcune brevi conside- sono minime; razioni generali: • è stata nuovamente richiesta la presenza di una maggior • preliminarmente, a vanto dell’importanza assunta dalla ma- assistenza tecnica specialistica pubblica nonché la necessità nifestazione, si è assistito all’interesse alla partecipazione di di un coordinamento generale delle diverse attività; alcune aziende regionali (alcune di dimensioni rilevanti) che • è emersa la necessità di dotare nuovamente il territorio delle fino ad oggi non avevano mai partecipato; azioni di indirizzo per la melicoltura nel campo dell’innovazio- • si è osservato con soddisfazione la vitalità del settore: nu- ne e della sperimentazione (es. scelte varietali, gestione impian- merose aziende (specialmente le grandi e medie) proseguono ti, difesa, valorizzazione produzioni e delle eccellenze; ecc.). negli investimenti aziendali: magazzini, celle di conservazio- Si porta a conoscenza inoltre alcune indicazioni che sono ne e rinnovo impianti e nuove nuovamente emerse dalle visite varietà; aziendali: • i sopralluoghi compiuti hanno - è stata nuovamente richiesta fatto rilevare nelle aziende visi- la presenza di una maggior tate una buona qualità delle pro- assistenza tecnica specialistica duzioni accompagnati, in gene- pubblica nonché la necessità di rale, sia da un leggero calo delle un coordinamento generale del- pezzature che da una minore le diverse attività; resa produttiva. Le cause vanno - è emersa la necessità di dota- ricercate anche nell’inverno par- re nuovamente il territorio delle ticolarmente rigido della bassa azioni di indirizzo per la meli- e media pianura friulana (gelate coltura nel campo dell’innova- intense del dicembre 2009) che zione e della sperimentazione) in alcuni casi ha determinato la es: scelte varietali, gestione moria di alcuni giovani impianti; impianti, difesa, valorizzazione • specialmente nelle aziende La partecipazione dei produttori si vede anche delle produzioni e delle eccel- della bassa friulana (da Codroi- dall’espositore con oltre 150 cassette lenze, etc.).

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ELENCO DELLE AZIENDE ESPOSITRICI E PARTECIPANTI AL CONCORSO “MIGLIOR CASSETTA 2010” QUANTITÀ E TIPOLOGIA VARIETALE DENOMINAZIONE INDIRIZZO DELLE CASSETTE ESPOSTE 1 granny smith, 1 enova bio, 1 red chief, Az. Agr. A.A.S.D. “Rinascita” Spilimbergo PN 1 golden d., 1 rojal gala Az. Agr. Andreosso Via Battiferro 6 - 33039 Sedegliano UD 2 fuji, 1 mdy, 1 pink lady, 1 granny smith di Ribano Maria Grazia 2 rojal gala, 1 granny smith, 1 red chief, 1 fuji, Az. Agr. Dejakun Sabrina San Lorenzo di Sedegliano 1 rak 8 Az. Agr. Ersagricola-Az. Pantianicco Beano di Codroipo UD 2 golden d., 1 fuji, 1 rojal gala Az. Agr. Fenos. S.S. di Fenos Danny Cordenons PN 1 fuji, 1 golden chief, 1 golden d. Az. Agr. Freschet Egidio e Formaini Budoia PN 1 rojal gala, 2 golden d., 2 granny smith Az. Agr. Geremia Renzo & c. Soc. Agr. La tisana UD 2 modì 1 fuji, 1 granny smith, 1 stark red chief, Az. Agr. La Tiepola di Gabalin Campagna di Maniago PN 1 rojal gala, 1 golden d Az. Agr. Maja S.S. Prinoth Hannes San Lorenzo di Sedegliano UD 1 fuji, 1 granny smith, 1 rojal gala, 1 golden d. Az. Agr. Molinat di Haas Franz Campagna di Maniago PN 1 golden d., 1 morgendorf, 1 granny smith Az. Agr. Simeoni F.lli Gorgo di La tisana UD 2 fuji, 1 red chief Az. Agr. Tondat Stefano e Graziano Domanins PN 1 rojal gala, 1 golden d. 1 stark, 1 golden d., 2 rojal gala bio, Az. Agr. Unterholzner Ivo Chiasiellis di Mortegliano UD 1 jonagold 1 stark, 1 mungherdrf dallago, 1 granny smith, Az. Agr. Urban Vittore Campagna di Maniago PN 1 rojal gala, 1 golden d. 1 striato dolce, 2 seuka, 1 florina, 1 di corona, Az. Agr. Balbi Voiko Azzida di S. Pietro al Natisone UD 1 ruggine di , 1 jonagold 1 imperatore dallago, 1 granny smith, 1 fuji, Az. Agr. Bant di Danay Elmut San Lorenzo di Sedegliano UD 1 golden d.) Az. Agr. Bergher Chioppris Viscone UD 1 golden d., 1 red chief, 1 granny smit 1 rojal gala, 1 fuji, 2 golden d., 1 gold chief, Az. Agr. Cettolo Bruna Bagnaria Arsa UD 1 jonagold Az. Agr. Cisorio Andrea Pocenia UD 1 red chief, 1 golden d., 1 fuji, 1 granny smith Az. Agr. Cisorio Luca e Matteo Pocenia UD 1 dallago, 1 red chief, 1 golden d. Az. Agr. D’Andrea Alberto Vivaro PN 1 golden rosse, 1 florina Az. Agr. De Mauri G. & D. S. Vito al Tagliamento PN 2 granny smith, 2 golden d., 1 fuji Az. Agr. Di Bert Alessandro Udine 1 gold rash, 1 florina Az. Agr. Dorigoni F.lli Gorgo di Latisana UD 1 fuji, 1 granny smith, 1 braeburn, 1 golden d. Az. Agr. Driutti UD 3 golden d. Az. Agr. Franceschinis Paolo Mortegliano UD 1 golden rosse Az. Agr. Patat Manlio Gemona UD 1 fuji, 1 golden d. Az. Agr. Pez Pio Beano di Codroipo UD 1 red chief, 1 golden d. Az. Agr. Pinzano Fausto Rodeano Basso UD 1 granny smith, 1 golden d., 1 red chief Az. Agr. Pittaro Truant F.lli San Martino al Tagliamento UD 1 stajron red, 2 fuji, 1 golden d., 1 red chief 1 fuji, 1 golden d., 1 pimova, 1 florina, Az. Agr. Podrecca del Torre Lina Lorenzaso di Tolmezzo UD 1 gala de carli Az. Agr. Rigonat Roberto Cortona di Ruda UD 1 rojal gala, 1 stark red chief, 1 golden d., 1 fuji

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La premiazione del Concorso Dolci 2010 Anche la Protezione Civile per garantire la sicurezza alla Mostra della Mela

attestata l’affluenza alla 41esima edizione della Mostra Re- gionale della Mela. Anche nel 2010 la kermesse si è svolta fra approfondimento tecnico e culturale, la degustazione e spettacolo, la moda ed i concorsi dedicati alla mela ed ai suoi derivati. Sabato 2 ottobre 2010 a margine del convegno tecnico de- dicato alle api sono stati assegnati i premi per i migliori dolci a base di Mele e miele: prima classificata la crostata di mele e mandorle sfornata da Sara Fidenato di Mereto di Tomba. Al secondo posto Linda Cisilino di Villaorba e terza classificata con il dolce “sapori d’autunno”, Linda Fadone di . Tutti i dolci sono stati esposti alla Mostra con possibilità d’assaggio al pubblico. Per il concorso Mieli 2010 la classifica è la seguente: primo Si taglia il traguardo sotto l’egida della mela assoluto Stefano della Torre con il miele di melata che ha ottenuto 98 punti su 100. Per il miele d’acacia il primo clas- sificato è Mireno Polo Del Vecchio; per il miele di castagno il primo è Luigi Riva; per il miele di tiglio vince Pietro Ventura, mentre per il miele Tiglio/Castagno ha vinto Riccardo Durì. Nota finale per miele mille fiori ha vinto Marina Mongiat e per i mieli “particolari” il primo posto è andato a Pietro Ventura.

LE ATTIVITA’ DELLA PRO LOCO PER LA PROMOZIONE DELLA MELA DURANTE L’ANNO.

La promozione non vede solo gli eventi edonistico-gastrono- mici ma annovera numerosi micro impegni che ingaggiano la Pro Loco in riunioni tecniche con i frutticultori. Spesso questi incontri vengono tenuti presso la Casa del Sidro che ormai è diventata la vera sede della mela e dei suoi derivati.

Thomas Stricker, bürgermeister del Comune di Uzwil - Canton SI PARTE DALL’INIZIO: MAGGIO È San Gallo - Svizzera accompagnato dal sindaco di Mereto SAPORI DI PRO LOCO Cecchini preso lo stand carinziano del Mostbarkaiten curato Assieme a Friuli Doc è una delle manifestazioni storiche a cui dalla famiglia Karl Kopp aderisce la Pro Loco. Due sono i week end di festa a metà

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Friuli Doc: la sede storica dello stand della Pro Loco di Il seguitissimo raduno dei fisarmonicisti con il campione Pascolo Pantianicco è nella centralissima via Cavour e qualche strumento musicale ’outsider’ maggio, che impegnano i volontari con la preparazione dei ha piovuto ininterrottamente da mattina a sera penalizzando dolci e con la distribuzione allo stand. parecchio le presenze di pubblico e di conseguenza… il cas- Sapori di Pro Loco ha un’atmosfera magica, vuoi per la cornice setto. La vetrina di Udine rappresenta per la Pro Loco della dove si tiene l’evento, Villa Manin, vuoi per la particolarità Mela un evento irrinunciabile, vuoi per l’apprezzamento dei dell’evento stesso: oltre 40 Pro Loco selezionate propongono prodotti offerti: Pomelle, strudel, fagottini e sorbetto su tutti le loro specialità a prezzi contenutissimi. oltre alle altre proposte che catalizzano l’attenzione di un Lo splendido spettacolo di gente che si distribuisce su tutta pubblico sempre crescente per l’indiscussa qualità e bontà, l’area a disposizione è funzionale alla ricerca dell’assaggio ma anche per i prezzi decisamente accessibili. delle specialità peculiari del territorio regionale. Si crea quel clima di amicizia e di scambio, sia di prodotti che di espe- PROMOZIONE NEI CENTRI COMMERCIALI rienze con gli altri volontari delle Pro Loco. La Pro Loco Una delle manifestazioni di promozione si è tenuta domenica Pantianicco per l’occasione propone le immancabili Pomelle, 31 ottobre 2010 presso il Centro Commerciale Terminal Nord lo strudel di mele, il succo e il sidro. Un successo! di Udine. La giornata era volta alla promozione delle mele autoctone e dei loro trasformati. La Pro Loco di Pantianicco NOTTI AZZURRE A CODROIPO 2010 era presente con uno stand e proponeva i trasformati: Po- E’ una manifestazione che si è tenuta a Codroipo, proprio in melle, fagottini alle mele, succo, sidro e aceto. Pur essendo centro, per alla promozione dei prodotti caratteristici delle in prossimità della festività dei Santi, la giornata piovosa e nostre località. L’evento era legato alla festa del 50esimo anni- fredda non ha favorito un grosso afflusso di gente; comunque versario delle Frecce Tricolori: un tripudio di gente proveniente come si suol dire la “pubblicità è l’anima del commercio…”. da tutta Italia ed anche dalle regioni contermini che per 3 giorni ha invaso il Friuli intero. Il comitato organizzatore ha LA CULTURA DELLA MELA coinvolto la Pro Loco che ben volentieri ha aderito. Purtroppo per tanti motivi non ultimo forse una non adeguata promozio- Ben due gli eventi culturali proposti dalla Pro Loco in occa- ne, le aspettative sono state disattese, ma rimane comunque sione della mostra regionale della mela l’orgoglio di aver partecipato e di aver contribuito in forma attiva ad uno dei più grossi eventi del 2010 in regione. OLTRE LA VITA: TOMBE DI EPOCA ROMANA NEL FRIULI ORIENTALE FRIULI DOC 2010 Convegno organizzato dalla Pro Loco, con la collaborazione Ormai è una classica… manifestazione di metà settembre dell’archeologa Tiziana Cividini; sono sati presentati gli ulti- proprio a ridosso della Mostra Regionale della Mela. Un mi aggiornamenti intorno al suggestivo sito archeologico di bell’impegno organizzare entrambi gli appuntamenti quasi Grovis, che si estende nell’area del Medio Friuli, a oriente contemporaneamente e per questo vanno ringraziati i volen- di Pantianicco nei comuni di Basiliano e Mereto di Tomba. terosissimi volontari della Pro Loco. L’edizione 2010 è stata La ricchezza storica e culturale dell’insediamento di Grovis penalizzata da condizioni meteorologiche davvero avverse: è confermata dalla conclusione della seconda campagna di su quattro giorni di festa, il giovedì e soprattutto il sabato, scavi archeologici intorno al noto tumulo funerario ritrovato

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Le operose cuoche, le artiste dei dolci Le cucine sempre a pieno ritmo

in loco. E’ stata così l’occasione per un excursus delle aree funerarie di epoca romana nel territorio del Medio Friuli, e quindi sui più importanti sepolcreti dell’area, da quello mes- so in luce proprio a sud di Pantianicco nel Novembre 2007 durante i lavori per la posa in opera del metanodotto Falibano – dalla Snam rete gas, alla vasta necropoli di Iutizzo di Codroipo, passando alle notizie sul cimitero di Baracius a Tomba di Mereto, scoperto da P. Someda de Marco nella prima metà dell’900 e su quello di Lestizza. Non sono man- cati i riferimenti alla scoperta fatta in luglio a Coseanetto: ben 23 tombe attestanti sia il rito dell’inumazione che quello della cremazione.

TABAC: CI SALVÒ IL TABACCO. Incontro organizzato in collaborazione con il dott. Elia Tomai, Genitori e bimbi in festa per il GiocoMela basato sulla presentazione del volume “Ci salvò il tabacco” che offre un excursus sulla storia della coltivazione del ta-

(da dx) Lucio Cisilino, Alberto Cisilino, Mauro Zoratti alle (da sx) Stefano Morandini ed Elia Tomai, all’incontro culturale premiazioni del raduno automobilistico sul tabacco

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raccoglie le migliori ricette del concorso dei dolci che si tiene in occasione della Mostra della mela. Dopo un lungo lavoro svolto dalla Pro Loco che ha saputo conservare le ricette, si è pensato di riunirle e renderle disponibili in un’unica soluzione tramite un’edizione stampata. Vi sono anche altri libri che trattano di dolci realizzati con la mela, tuttavia questa pub- blicazione ha l’importante caratteristica di saper valorizzare l’aspetto concreto di chi si cimenta, in modo casalingo, nella creazione di un’opera unica. L’attesa pubblicazione, redatta in lingua friulana ed italiana a cura de La Grame, ha visto la luce durante lo scorso anno e conta un numero cospicuo di tavole. Ne è stata data una copia ai volontari della Pro Loco ed ai partecipanti al concorso. Curiosità: l’ultima ricetta è “trota alle mele” per valorizzare questo

L’inaugurazione della mostra di Piero Snidaro: l’artista al centro L’ESPOSIZIONE D’ARTE DI PIERO SNIDARO tra le autorità Notevole successo ha avuto l’esposizione d’arte di Piero Sni- daro che è stata visitata ininterrottamente durante le giornate bacco nella regione, ripercorsa anche attraverso un’originale di Mostra da un considerevole numero di appassionati e curio- esperienza di coltivazione. si. Allestita nella sala “Christian Cisilino” dell’edificio ex-asi- All’incontro sono intervenuti l’antropologo Stefano Morandi- lo di Pantianicco, ha ospitato anche la visita delle scolaresche ni ed Elia Tomai, presidente dell’Associazione Museo della che si sono alternate in classi per poter conoscere l’artista e Vita Contadina di Cjase Cocel a Fagagna; chiamati a fornire le tecniche di pittura. Piero Snidaro ha donato alla Pro Loco un inquadramento storico sulla coltivazione del tabacco nel un’opera che raffigura l’edificio della ex-latteria, che ospita la Medio Friuli, avviata nel 1992. Casa del Sidro, avvolto da un turbinio di colori ad indicare la Attualmente, in , il tabacco è coltivato vivacità delle attività che gravitano attorno ad essa. in quattro aziende, la più grande delle quali si estende su 26 ettari con una produzione di 700 quintali. LA RICERCA DEL PRODOTTO E LA PARTE PRESENTAZIONE DEL LIBRO “DAL MILUÇAR A GASTRONOMICA A 360° LA TAULE – DAL MELO ALLA TAVOLA” Nel “paese delle mele” non poteva mancare il “libro delle POMELLA LA REGINA DI SETTEMBRE: mele”. E’ stato presentato presso la Casa del Sidro il libro “Dal DEGUSTAZIONI A KM 0 E DIRETTAMENTE Miluçar a la Taule – Dal Melo alla Tavola”, dall’avv. Elisa- SUL CAMPO betta Basso presidente dell’associazione La Grame.Il volume La Fiera Regionale della mela da sempre nel segno della degustazione, nel 2010 ha portato i visitatori direttamente “sul campo”. Apprezzare la mela friulana nelle sue molteplici varietà, tra cui anche le autoctone, è stato semplice e piacevole grazie a Azienda Aperta “Il tempo delle mele” : un ciclo di visite guidate alla Fattoria delle Mele di Ersaagricola a Pantianicco nelle domeniche di Festa. Altro invito a scoprire i filari e meleti, immergendosi nei colori della campagna autunnale, con la consueta Marcia fra i meli, passeggiata non competitiva rivolta a grandi e piccini, a famiglie e podisti. Durante i due week end si potevano poi acquistare le tante varietà mele croccanti e nostrane appena colte, i prodotti de- rivati quali succo, sidro, aceto di mele e miele. Il pezzo forte però grazie alla pazienza e alla dedizione delle signore del Paese erano e sono i dolci davvero tutti non a Km 0 bensì a Elisabetta Basso tra Eros e Lucio Cisilino alla presentazione mt 5 (!) dalla cucina al frigo espositore. Tra i dolci spicca la del libro “Pomella” per definizione la frittella di mele di Pantianicco,

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ma a grande richiesta sono andati anche gli strudel, i fagottini, concorso che schiude le finali di Miss Alpe Adria International. la torta di mele e la proposta 2010: le Sfoglie di Mele tutti L’appuntamento con Miss Mela è sempre un successo ed rigorosamente di produzione Pro Loco. Il banco di vendita entusiasma il pubblico. Oltre una trentina le partecipanti e, dei dolci per tutti e 6 i giorni di sagra è stato letteralmente come di consueto Miss Mela ha avuto le sue damigelle: sono preso d’assalto. la seconda classificata Debora Romano di Basiliano, con la fascia Miss Alpe Adria International, la terza Debora Gam- IL LANCIO DELL’APERIMELA bino di Gorizia, con la fascia Miss Linea Sprint, la quarta Vi chiederete: “ma che cos’è l’aperimela?” è la novità 2010 Debora Bon di Mestre Miss Optex, ed a seguire Elena Tea della Pro Loco di Pantianicco. Aperitivo alcolico composto da Nicolini di Udine. ginger Apple 28° vol. alc. (liquore con infusi di ben 9 erbe/ Le cinque ragazze premiate hanno continuato il loro percorso frutti tra cui anche mela) e sidro di mele che se ben miscelato di bellezza alla finale nazionale italiana 2010 di Miss Alpe e con le dosi sapientemente preparate dai ns. barman, ne esce Adria International, concorso alla quale Miss Mela è legato. un coctail di tutto rispetto molto apprezzato dal pubblico. Solo per darvi un’idea del successo di tale manifestazione, le foto pubblicate sul sito del giornale “Il Friuli” hanno avuto FATTI NON FOSTE SOLO PER DEGUSTARE, MA oltre 11.000 visitatori a fine dicembre 2010. ANCHE PER CUCINARE: IL CORSO DI CUCINA Come avviene ormai da diversi anni durante la stagione in- LA MARCIA TRA I MELI vernale, la Pro Loco di Pantianicco in collaborazione con il Se le condizioni meteo sono favorevoli si riscontra una sempre cuoco Prof. Flavio Scren organizza il corso di cucina aperto crescente partecipazione alla camminata non competitiva nelle a tutti. Le lezioni si tengono sempre nella bella ed attrezzata campagne di Pantianicco. cucina sotto la Casa del Sidro. Nel 2010 si sono contati oltre 230 partecipanti: un numero che sta lievitando di anno in anno. 10 km immersi nel verde (e nei dolci!), tra i filari di mele, nei colori autunnali della DIVERTIRE DEGUSTANDO campagna e tra i siti caratteristici della zona (ponte dei Te- deschi e Chiesa campestre di San Antonio). GIOCOMELA E CARTOLINE VOLANTI La passeggiata è rivolta a grandi e piccini,a famiglie e podisti, L’angolo (ben ampio) dedicato ai bambini con iniziative di i posti di ristoro sono sempre fornitissimi di Pomelle, strudel, animazione ed intrattenimento, ha riempito in maniera diver- mele e succo per rigenerare le fatiche della corsa. Il vincito- tente e calorosa i due week-end della 41a mostra regionale re assoluto 2010 è stato Scaini Luigi dell’Atletica Brugnera della mela. L’obbiettivo è quello di avvicinare i bambini ed che ha concluso il regolare percorso in un tempo di 34’ 26”, i genitori al all’ambiente melicolo con giochi, canzoni e la il gruppo più numeroso, che si è aggiudicato ben 30 kg di partecipazione al concorso 100 kg di mele per te. mele, è stato il Gruppo sportivo Maratonina di Udine. La manifestazione è da anni organizzata con la collaborazione del MISS MELA 2010 gruppo sportivo Olimpia-Arteni di Terenzano e con l’amico Eletta a Pantianicco “miss mela 2010” venerdì 1 Ottobre: della Pro Loco Annibale. Marta Frizzo. Spettacolo, moda e bellezza per il tradizionale

Che fila di bellezze al concorso di Miss Mela La marcia tra i meli...adatta a qualsiasi età

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LA DOC FRIULI

Mariano Paladin

Albana di

Ultimamente si è sentito parlare molto della nuova DOC “Friu- carsi, o meglio a sovrapporsi alla maggior parte delle DOC li”, ne hanno scritto i giornali, le televisioni, le radio, sono regionali, questo vuol dire che tutti i vini che noi conosciamo state fatte svariate interviste, tanti hanno espresso la propria e le aziende che li producono, potranno continuare a farlo in opinione, qualcuno è arrivato perfino a metterla sotto esame, assoluta libertà, queste aziende inoltre avranno la possibilità diciamo così, tant’è che alla fine è stata addirittura bocciata, di produrre dei nuovi vini che sono previsti dal disciplinare come si fa con gli studenti più impreparati. di produzione di questa nuova DOC “Friuli”. Probabilmente per i più, non è così semplice riuscire a farsi Ma allora cos’è la DOC “Friuli”? un’idea chiara su questo argomento, che sta interessando negli Chiaramente il nome che è stato scelto per questa DOC, che ultimi tempi, il settore vitivinicolo regionale. è lo stesso della nostra Regione, fa subito ben pensare ad Per provar a fare un po’ di chiarezza potremmo partire da una denominazione di tipo regionale che interessa l’intero quello che la DOC “Friuli” non è, dicendo subito, che per territorio vitato del Friuli VG, si sta parlando quindi di una adesso, questa DOC non esiste e quindi non può essere uti- nuova denominazione che potrà utilizzare i vigneti che adesso lizzata da nessuno. rivendicano le DOC, le IGT e i vini generici già esistenti, La DOC “Friuli” non è una DOC unica, perché se così fosse, inoltre i nuovi impianti potranno essere “accatastati” anche vorrebbe dire che nella nostra Regione ci sarebbe una sola per questa nuova zona almeno per i vitigni che sono stati DOC, questo è palesemente falso perché le DOC attuali sono indicati nel disciplinare. dieci (Friuli-Grave, Friuli-Colli Orientali, Prosecco, ecc..) e Come accennato più sopra questa denominazione non ha con la “Friuli” saranno undici. ancora iniziato l’iter legislativo necessario per il suo rico- La DOC Friuli non cancella né sostituisce le DOC che già noi noscimento ufficiale, che prevede il superamento di diversi conosciamo, anzi, qualora fosse riconosciuta, andrà ad affian- step, in primis da parte della Regione poi del Ministero delle

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politiche agricole alimentari e forestali ed in fine la registra- Veneto, con tutte le conseguenze del caso. zione e la tutela comunitaria rappresentata dall’accettazione e Considerando che il Friuli, rappresenta circa il 2% della pro- dal riconoscimento della nuova denominazione da parte della duzione nazionale, il fatto che oltre metà di questa piccola Commissione Europea. Facendo un piccolo passo indietro e produzione venga commercializzata in forma per così dire guardando al passato, di una DOC regionale in realtà è da “anonima” non aiuta certamente l’immagine della nostra re- diversi decenni che si sta parlando, in particolare è stato di- gione. La nuova DOC avrà perciò diversi obiettivi, tra i primi scusso molto all’interno della nostra regione della differenza ci sarà l’aumento della rivendicazione dei vini con il nome tra le zone di collina e quelle di pianura, cercando di creare “Friuli”, il che permetterà di avere la così detta “massa cri- quindi la così detta DOC di collina e la DOC di pianura, tica” che permette l’accesso a certi mercati che richiedono questa possibilità era sicuramente interessante se però si fosse dei numeri importanti con dei prodotti unici. contestualmente proceduto con la cancellazione delle denomi- Tra gli altri obiettivi della nuova denominazione c’è sicura- nazioni esistenti a favore di una riorganizzazione all’interno mente la possibilità di commercializzare i vini prodotti all’in- del Friuli in due macro aree produttive, identificabili fonda- terno della nostra regione utilizzando la stessa denominazione. mentalmente nei vigneti ubicati in collina e quelli in pianura. Un’altra cosa fondamentale sarà il rapporto con le DOC esi- Questa ipotesi però non è mai stata realizzata e l’impostazione stenti che avranno in questo modo, la possibilità di emergere delle denominazioni regionali la conosciamo tutti. con dei prodotti di eccellenza che porteranno ancora più in alto Per questi motivi si sta cercando di creare una nuova denomi- il livello qualitativo e i riconoscimenti per le nostre produzioni. nazione che abbia delle caratteristiche specifiche, cerchiamo Per concludere, il Vigneto Friuli è come un giardino, anzi un di capire i pro e i contro di una tale proposta. bellissimo giardino in cui ci sono degli angoli stupendi che Se si analizza l’ultimo decennio la produzione regionale ha lasciano senza parole data la loro eleganza e altri che semplice- visto un ribaltamento della produzione interna a favore delle mente piacciono per il loro equilibrio e la loro raffinatezza, in produzioni rivendicate come IGT o generiche a tutto svan- questo contesto la DOC “Friuli” potrà portare questo giardino, taggio delle DOC che invece fino a pochi anni fa superavano ad essere ancora più apprezzato e riconosciuto. il 60-70% del totale. Come ben sappiamo le IGT rivendicabili nella nostra regione, (Delle Venezie, Venezia Giulia o Alto Livenza) non riportano mariano PaLadin il nome del Friuli nell’etichetta, e pertanto tutte queste pro- Direttore del Consorzio “Colli Orientali” duzioni si inseriscono in un’areale che spazia dal Trentino al

Buttrio - Villa di Toppo Florio

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CIBO O ENERGIA? Che fine stanno facendo gli agricoltori? Il paradosso della terra che produce ghiaia e watt al posto degli alimenti che ci servono Graziano Ganzit

ecc.). Ma è ancora tempo di latifondo, di colonia e mezzadria soggette più all’arbitrio di chi comanda che alla solidarietà verso chi lavora. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il clima cambia con l’avvento della Repubblica e i partiti popolari, di massa, curano l’elettorato sostenendone le rispettive esigenze. Nascono così le grandi Leggi di riforma dell’agricoltura che trasformano le colonie e mezzadrie in affitto regolati dai Patti Agrari. Viene finanziata la Piccola Proprietà Contadina con mutui 40ennali all’1,5% e si crea così una miriade di piccoli latifondisti sui terreni appartenuti pochi anni prima ai vecchi proprietari terrieri. Resta identico un concetto profondamen- te errato che dice: “La terra è mia!”. Risuona ancora oggi, sulla bocca di agricoltori, intenti a giustificare una rapina che ha ingrassato avvocati, geometri e industria agrochimica. Ha impoverito e inquinato la terra senza nemmeno darci la speranza di una sovranità alimentare certa e duratura. Se oggi Centrale biomasse a mais non prendiamo atto di quanto accaduto non siamo in grado di giudicare i fatti e pretendere, da chi ci governa, in primis Comune e Regione, una assunzione di responsabilità. Chi ha una certa età ha sotto gli occhi la tragica realtà di una agricoltura in profonda crisi sia economica che di valori e che, La crisi del mercato agricolo locale. per cercare una via di uscita, si affida a quanto gli propone Fino alla fine degli anni ’60 il sistema agricolo friulano ruotava un mercato, artificialmente sostenuto dal denaro pubblico, e attorno alle Latterie Sociali Turnarie. Nate alla fine dell’800 cioè contribuire alla creazione di energia elettrica. hanno retto l’impatto di due guerre e rilanciato l’economia E’ una strada sostenibile o l’inizio della fine per lei e, disgra- rurale. ziatamente, per noi suoi fruitori di base? Nelle sale-riunioni delle Latterie si è costruito il futuro dei Cosa può succedere se, di fronte ad una crisi economico-mo- nostri paesi. Hanno fatto scuola, divulgazione, organizzato netaria-energetica, abbiamo una agricoltura che non soddisfa la vita del paese, creato socialità e solidarismo reale fino nemmeno i nostri bisogni primari? all’avvento dell’industrializzazione dell’agricoltura. Fino a Vediamo di fare il punto, a mente fredda, su questo problema quel momento (fine anni’60 - primi ’70) il Friuli produceva in modo da prevedere il nostro futuro mano a mano che la tutto quanto gli era necessario incluso riso e pure canapa e barca si drizzerà o andrà verso l’affondamento. lino per fibre tessili. Disponeva di tre pastifici (Tomadini a Pordenone, Quadruvium a Codroipo e Mulinaris a Udine) che La terra è mia? provvedevano alla bisogna del Nord-Est. Le aziende agricole Che l’agricoltore si sia sempre lamentato è un dato di fatto diretto-coltivatrici avevano una produzione diversificata che che probabilmente deriva dalle terribili condizioni in cui era forniva, ad autentico Km-zero, tutta l’alimentazione di base costretto fino a 70-80 anni fa. Lasciamo i secoli passati in cui, per una famiglia media. I progettisti edili di allora considera- come servo della gleba, era venduto assieme ai campi, non vano essenziale la superficie ad orto attorno alla costruzione poteva andarsene e poniamo come inizio del suo riscatto gli sia nelle villette borghesi che nelle case popolari del “piano anni tra le due Guerre. In questo periodo si inseriscono due Fanfani”. C’era ancora, allora, una coscienza profonda che grandi fattori di evoluzione: la politica sociale fascista (grandi considerava la terra come una Madre da gestire in maniera bonifiche, irrigazione, assegnazione terre ad ex combattenti, responsabile, accorta, solidale in modo che potesse continuare istruzione di base e tutele sociali, ecc.) e la rivoluzione del- a dare i suoi frutti necessari alla nostra sopravvivenza. la chimica (genetica, concimi azotati, istruzione superiore, E c’erano le Rogazioni, la benedizione delle messi durante la

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non trovando le parole, concluse guardandomi negli occhi: “Nipote, non puoi capire ma questo è l’inizio della fine”. Le ricordo bene quelle parole ed oggi con il vissuto, la storia e la cultura dell’agricoltura che professo, potrei continuare ripartendo da dove lui si era fermato intuendo ma non riu- scendo a spiegare. Comunque, per chi non aveva ben capito la “convenienza”, e si ostinava a tenere la stalla e a vendere sul tavolo di casa quanto produceva arrivò l’achtung verboten della USL, oggi ASS, figlia della Riforma Sanitaria del 1969 che prevedeva tutta una serie di adempienze igienico-sanitarie per trasformare e vendere i propri prodotti. Sadismo allo stato puro contro un mondo che fino a quel momento aveva fatto il suo dovere mantenendoci tutti e non ammazzando nessuno. I contadini a quel punto, abbandonati dal loro Sindacato e dalla politica, mollarono tutto e tutti si misero a fare mais salvo qualcuno che si “industrializzò” ingrandendo le stalle, le porcilaie e Giornata del ringraziamento mettendo i polli in batteria. Si cominciò così ad inquinare a norma di Legge con la complicità di una “scienza” asservita all’industria agro-alimentare che chiedeva sempre di più ad festa del Ringraziamento a S. Martino per ricordare all’uomo un prezzo sempre più basso. che quei frutti erano, sì bagnati dal suo sudore ma, soprattutto Altra battaglia persa, senza nemmeno combatterla, fu quella riempiti dalla Vita che il Padre aveva mandato copiosa sulla contro la GDO (Grande distribuzione organizzata) ed i com- Terra fecondata dal Sangue e dall’Amore del Figlio. mercianti che bloccarono sul nascere il tentativo dei contadini Tutto questo cominciò a sgretolarsi giusto quaranta anni fa. di vendere direttamente con spacci sulla pubblica via. Con i supermercati sparisce il negozio che comprava locale Arrivano la blave, l’U.S.L. e la G.D.O. e arriva il grande commercio che compra dove costa meno Nel secondo dopoguerra alla politica agricola nazionale si ma questo arriva, a stalla vuota e dopo che le vacche erano sostituisce la politica agricola europea la quale dà ordine di state macellate. aumentare le produzioni e lo fa incentivando il sostegno ai Questo ciclo di “convenienza” a metà degli anni ’70 entrava prezzi agricoli delle produzioni che, a suo dire, sono deficita- a regime e la nostra agricoltura si consegnava mani e piedi rie. A casa nostra la produzione di mais (la blave) copriva il legati alla globalizzazione che stava arrivando. 15% delle superfici agricole ed era alimento integrante della Per una ventina di anni il mais fu il re indiscusso della eco- razione zootecnica che era principalmente a base di fieno nomia rurale. Con il prezzo sostenuto, la meccanizzazione si ed erba medica. La qualità del “Montasio” era eccelsa e i espanse per mezzi e potenza. Le concimazioni azotate tocca- formaggi costituivano la valuta pregiata di quel paese. Il furto al magazzino della Latteria costituiva il reato più grave imma- ginabile. Era come rapinare il caveau della Banca d’Italia. A quei tempi vigeva un’altra curiosa regola che considerava il valore di un campo (1/3 di ettaro) pari al valore di una vacca adulta. Pertanto a terreni e vacche magre corrispondevano prezzi più bassi e viceversa. Con l’avvento del mais e la spinta delle concimazioni azotate tutto questo salta. Ad una economia reale si sostituisce una artificiale sostenuta dal denaro pubblico. “Conviene” coltivare mais e “conviene” chiudere la stalla. “Conviene” spingere l’alimentazione con l’insilato e concentrare le stalle. “Convie- ne” chiudere le latterie e concentrarle in grossi stabilimenti. Ricordo una memorabile discussione con mio zio casaro su a Ugovizza alla malga del Priesnig nel 1966. Io, giovane, difendevo un modello agricolo nascente senza considerare l’ottenimento della qualità. Lui, figlio d’arte e famosissimo casaro, cercava di farmi capire quello che avremmo perso e, Confronto suolo convenzionale a sx biodinamico a dx

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rono i picchi delle 500 unità/ha. Irrorando il “Gesaprim”, e quanto la battaglia è ancora in corso e la possibilità di un spendendo solo 15.000 vecchie lire ad ettaro, facevano rim- dietro-front, per manifesta incapacità di alimentazione, alta- piangere il buon Attila. La ricetta continua anche negli anni mente probabile. successivi regalandoci i campi induriti e in caduta di humus, In pratica nel primo caso si affitta il terreno a chi costruisce atrazina e nitrati nella falda con l’acqua bevibile perché si l’impianto in pannelli solari e dunque non si lavora più avendo innalza il limite di Legge. Non abbiamo la sovranità alimentare il terreno occupato da cemento, ferro, vetro, ecc. per almeno ne stabilimenti di trasformazione ne case sementiere locali per 20 anni. Una pacchia dove pochissimi godono soldi a palate produrci i semi. Siamo in totale dipendenza estera per tutta graziosamente forniti dal GSE (Gestore servizi energetici), in la filiera produttiva che dipende dal petrolio per il metodo pratica il Ministero delle Finanze cioè noi, mentre il terreno (concimi, fitofarmaci, ecc.), dai semi (multinazionali US, ecc), resta sottratto alla sua vocazione che è quella di produrre dal prezzo dipendente dalla borsa di Chicago… e mi fermo. alimenti. Se i terreni sono marginali o degradati posso anche In compenso siamo pasciuti, obesi, cardiopatici ed abbiamo, essere d’accordo ma succede il contrario dove ottimi terreni, come popolazione regionale rispetto alla nazione, la più alta in mano ad agricoltori incapaci, vengono rovinati da questi incidenza di tumori soprattutto alle vie digerenti. impianti… e fra 20 anni vedremo chi rimetterà ordine. In pratica stiamo raccogliendo quanto abbiamo seminato e a Nel secondo caso si continua a coltivare mais, lo si paga bene nulla sono valse le direttive CEE sull’adozione di metodiche in termini di produzione o di affitto dei terreni, si costrui- ecocompatibili già all’inizio degli anni ’90. sce la centrale, alla quale si conferisce l’insilato e si ritira L’interesse, la “convenienza” a continuare nonostante tutto, il “digestato”. l’assoluto negare e non insegnare pratiche sostenibili da parte La fermentazione anaerobica del mais produce metano il quale della scuola tecnica e del mondo accademico stanno facendo va ad un motore che muove un generatore elettrico che im- terra bruciata attorno all’agricoltore mentre la “corte” che vive mette in rete il prodotto. alle spalle di questa agricoltura continua a vivere alla grande. Alla convenienza di un buon prezzo del mais vediamo cosa Ai contadini i conti cominciano a non tornare ed i prezzi succede. del mais hanno oscillazioni da montagne russe. In pratica Alla terra viene chiesto il massimo sforzo produttivo, viene l’unica cosa certa sono i costi di inizio anno e le ipoteche portato via tutto e restituito il “digestato” (in friulano: ingo- delle banche sui mutui. mut) che è la poltiglia esausta e tossica di una putrefazione Anche se prendono qualcosa in più c’è sempre il petrolio a anaerobica. Per quanto può resistere a queste condizioni di dire che dipendono da lui e che non s’azzardino a discutere. assoluta mancanza di vita e di amore? E a questo punto il dilemma… Secondo problema, questa economia “drogata” dal denaro pubblico, crea un mercato artificiale che uccide l’economia …O.G.M. o G.S.E ? agricola reale. Prezzo dei terreni, e affitti, alle stelle creano di La firma del cosidetto “Protocollo di Kyoto” da parte dell’I- fatto una condizione che mette fuori mercato le vere aziende talia ha impegnato la stessa a porre un freno alle emissioni di agricole, già malmesse, che vedono i colleghi arricchirsi anche CO2 nell’atmosfera. Questo grande trattato internazionale pre- alle spalle loro. L’alternativa, per chi crede nella missione vede una riduzione delle emissioni di agricola, è quella della genetica (se- gas, in particolare CO2, riducendo le menti OGM, genetica animale, ecc) fonti fossili (gas, carbone, petrolio) e e della tecnologia estrema (mecca- incentivando le rinnovabili (fotovol- nizzazione spinta come super tratto- taico, eolico, da biomasse). L’Italia ri, robot di mungitura, colture fuori s’è data da fare, incentivando il fo- suolo, idroponiche, ecc.) ancora una tovoltaico, sostenendo il prezzo del volta proposta da una “scienza” che Kw prodotto con tariffe allettanti, so- non paga alcun errore. stenute dalle nostre tasche, e a questo Fino a quando un sistema può resi- punto, a questa agricoltura disastrata, stere rantolando se non è alimentato è balenata l’idea di produrre energia di Vita? elettrica dando la disponibilità dei terreni agricoli per il fotovoltaico a La Via, la Verità, la Vita. terra e producendo biomasse agrico- L’anno scorso questa rivista, nell’o- le, sostanzialmente mais, per produr- spitarmi, mi diede modo di esporre re metano per alimentare i motori dei una grande scoperta che si riferisce generatori elettrici. proprio alla storia dell’agricoltura Tralascio volutamente ogni riferi- moderna. mento all’impianto di Pannellia in Justus von Liebig Si trattò del ritrovamento del testo

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originale, in italiano del 1844, del una applicazione molto più incisiva celebre “Trattato di chimica organi- dei preparati biodinamici omeopatiz- ca” di Justus von Liebig (Giusto Lie- zandoli e testandoli al tempo del disa- big in italiano). Che sappia esistono stro di Chernobil. Dai test emerse un solo due copie in Italia e ho capito abbattimento della radioattività nelle perché non è stato diffuso. Il grande verdure che nessun altro sistema pos- Genio collegava la chimica organica, sedeva. Il metodo venne denominato dunque del “bios”, del vivente ad un “Omeodinamico” e fino al 2000 spe- disegno ancora superiore che andava rimentammo tutto il possibile dalla ben oltre il limite della natura a noi resistenza al freddo alla difesa dai conosciuta, si legava al Creato che pollini OGM con ottimi risultati. Nel i greci chiamavano “zoe” indicando, 2000 nacque la cooperativa agricola con questo termine, la vita provenien- “La Nuova Terra” sui terreni della te nel Cosmo manifesto. mia ex azienda. Attualmente è im- Lui fu l’ultimo dei “vitalisti” e in pegnata alla costruzione dell’eco- quel Trattato, consapevole della de- villaggio che farà da supporto alla riva materialista e incapace a fer- scuola di formazione in agricoltura marla, pose delle leggi che intuì ma Rudolf Steiner che prossimamente inizierà ad esse- non riuscì a dimostrare. La scienza re operativa insegnando come fare e l’industria avocarono a sé quanto agricoltura senza petrolio, concimi, conveniva del Liebig trascurando i suoi ammonimenti e vo- veleni in modo da dare a chiunque la possibilità di fornirvi lando verso il disastro attuale. alimenti anche in presenza della crisi più tremenda. Ma solo Solo 84 anni dopo un altro grande Genio tedesco Rudolf così se ne esce seguendo una Via nuova, innovativa e libera, Steiner diede risposta alle domande del Liebig in chiave riconoscendo come Verità il fallimento di questa agricoltura, scientifico-spirituale in quanto la Vita, essendo generata dal per portare di nuovo Vita dove si sta spegnendo. Padre e a noi donata per l’evoluzione nostra e del pianeta L’agricoltura non è solo un mestiere ma è una missione che che ci ospita, deve essere coscientizzata a livello spirituale deve garantire attraverso la produzione di frutti e messi la e messa in opera a livello terreno, materiale. Lo Steiner, nel sopravvivenza fisica dell’uomo sul pianeta. ’24, poneva le basi di una agricoltura produttiva, di alta qua- Ma, soprattutto a livello spirituale, ha il compito di accom- lità degli alimenti e soprattutto in armonia con le Leggi del pagnare, attraverso il cibo, l’evoluzione di quel popolo crean- Creato opera del Padre. Dal 7 al 16 Giugno 1924 a Koberwitz done cultura, socialità, benessere diffuso, prospettive di vita vicino Breslavia nella tenuta del conte Keyserlingk spiegò agli ai giovani. Questo altissimo compito dovrebbe far sentire agricoltori il perché dei fenomeni di devitalizzazione delle all’agricoltore il privilegio della responsabilità unica di essere piante conseguenti all’utilizzo dei concimi chimici, sul come collaboratore all’opera del Padre. la pianta funzionava nell’interazione tra cosmo e terra, il prin- Continuare ad insistere in un modello agricolo demolitore di cipio del compostaggio, la fecondazione cosmica del seme, vita significa semplicemente votare questa società all’autodi- sul come aumentare l’humus nel terreno senza l’apporto di struzione che è compito fondamentale delle forze che osta- sostanza organica, ecc. colano l’evoluzione dell’uomo. Dette, in definitiva, la possibilità di praticare una agricoltura Riconoscere dunque in questo momento storico una grande libera, senza apporti di energia esterna funzionante con l’ap- prova per la nostra civiltà significa non solo porre colpe ad porto di “forze” e non di “sostanze”. E’ da questi principi che alcuno ma riconoscere nel suo operare, che pur si può ritenere si potrebbe fermare la CO2, senza costi, solamente innalzando errato, la possibilità di realizzare una grande svolta spirituale, dello 0,5% il tenore di humus nei terreni. culturale, civile. Di fronte al degrado che si andava profilando stimò che entro Il riscatto di nostra Madre Terra, rispettando l’Opera del Pa- la fine del secolo (il ’900) era necessario iniziare una ricon- dre, lavorando con l’Amore del Figlio e con l’aiuto della Sua versione massiccia dell’agricoltura pena la desertificazione Santissima Madre, da lì può ripartire qualunque cosa accada proprio per la mancanza di Vita che la chimica porta con sé. attorno a noi ed al nostro mondo globalizzato. Quando trenta anni fa mollai la chimica e iniziai con questo metodo dovetti andare in Austria, Svizzera e Germania per vederlo attuato e lo applicai nella mia azienda nelle peggiori Graziano Ganzit condizioni con risultati ottimi. Agli inizi degli anni ’90 lavorai alla sperimentazione di una evoluzione della Biodinamica con un ricercatore di Trieste, Enzo Nastati. Costui aveva concepito

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L’ENERGIA EOLICA: STORIA E (QUALCHE) POSSIBILITÀ

Fulvio Stel e Dario B. Giaiotti

I combustibili fossili e le fonti energetiche rinnovabili confrontata con l’energia chimica immagazzinata dalle piante Forse non ce ne rendiamo conto, ma molto di quello che fac- attraverso la fotosintesi. ciamo quotidianamente non sarebbe possibile senza i combu- Affrontando il tema dell’eolico, è utile dividere il vento in stibili fossili. L’automobile che ci ha portato al lavoro funziona due diverse tipologie: quella del vento della larga scala (detto con il petrolio, il caffè stamane lo abbiamo preparato con il anche sinottico) e quella del vento locale. Il vento sinottico è gas metano e così via. Tutti questi combustibili fossili hanno quello che nasce a seguito delle differenza di pressione che il grande pregio di costare (relativamente) poco e di fornirci si hanno a livello planetario (ad esempio gli alisei o il vento facilmente tutta l’energia di cui abbiamo bisogno. Hanno però zonale) o per sistemi barici molto estesi (bassa d’Islanda). Il il grande difetto di essere in quantità limitata (prima o poi vento locale, invece, nasce a seguito di differenza di pressione finiranno) e, quel che è peggio, di influire sul clima, liberando connesse a peculiarità geografiche od orografiche. In questa dei gas che il pianeta non fa in tempo a smaltire. Per ovviare tipologia di vento si annovera il vento delle brezze di mare a questi due aspetti negativi, da qualche decennio sta pren- o montagna e i venti orografici, cioè i venti che derivano dendo sempre più piede il ricorso alle fonti rinnovabili, cioè dall’intensificazione del movimento delle masse d’aria a causa a quelle sorgenti di energia che possono essere naturalmente dei vincoli orografici. Poiché, solitamente, le differenze di ripristinate e riutilizzate in breve tempo. Nella nostra regione, pressione che originano i venti non sono molto grandi (alcune la biomassa legnosa rappresenta, anche culturalmente, un’im- decine di millibar, da confrontarsi con la pressione media di portante risorsa al pari dell’idroelettrico e, più recentemente, 1013 millibar), i venti sinottici si manifestano solitamente con dell’energia solare. Quasi totalmente assente, invece, risulta il maggior vigore su superfici estese, sgombre da orografia e con ricorso all’energia eolica, la quale è invece molto sviluppata basso attrito: tipicamente grandi pianure o distese d’acqua. I in altre regioni d’Italia e dell’Europa. Diventa quindi molto venti orografici, invece, si presentano solamente a ridosso di importante cercare di valutare quali e quante siano, se ci sono, strette valli o aperture tra i rilievi e calano rapidamente di le potenzialità eoliche del Friuli Venezia Giulia. intensità all’aumentare della distanza dai rilievi.

Che cos’è il vento? Le diverse tipologie di generatori eolici Dal punto di vista dinamico, il vento è un movimento ordinato Storicamente, la prima forma di utilizzo dell’energia cinetica di aria dovuto alle differenze di pressione che si vengono del vento (detta anche energia eolica dal nome del dio greco a creare tra due punti distinti dell’atmosfera. In particolare, dei venti) è certamente quello legato alla propulsione delle questo movimento ordinato si sviluppa partendo dal punto a navi mediante le vele. Questa forma di utilizzo dell’energia maggior pressione verso il punto a minor pressione. Anche se eolica si perde tra le nebbie del passato anche se, solitamente, ciò che genera il vento è la differenza di pressione, il movi- il primo utilizzo di questa forma di propulsione navale viene mento della massa d’aria è condizionato dall’interazione con attribuito agli egizi (3200 anni a. C.). La prima citazione l’orografia e, soprattutto a larga scala, è condizionato anche storica di un utilizzo non navale dell’energia eolica viene fatto dalla rotazione terrestre. Dal punto di vista termodinamico, risalire ad Erone d’Alessandria (ca. I secolo d.C.), il quale invece, il vento è il risultato della trasformazione dell’energia costruì una ruota mossa dal vento che poteva essere utilizzata solare, sostanzialmente di natura elettromagnetica, in energia per far suonare un organo. Le prime notizie relative a veri e di movimento, detta anche cinetica)1. Secondo il mero bilancio propri mulini a vento, invece, risalgono al VII secolo d.C. E energetico, questa trasformazione non risulta particolarmen- vengono dal Sistan, una terra al confine tra Iran ed Afganistan, te efficiente. Infatti la quantità di energia cinetica prodotta dove questi dispositivi venivano utilizzati per pompare acqua per unità di energia solare che arriva sul terreno è bassa se e aiutare l’irrigazione dei campi. Questi mulini a vento. Le citazioni dei primi mulini a vento europei, invece, risalgono 1 In realtà il vento di caduta che si osserva nelle ore notturne in montagna non al X secolo, quando questi dispositivi hanno iniziato ad es- è direttamente collegato alla radiazione solare ma al raffreddamento differen- sere installate sia nell’Europa del nord per pompare acqua e ziale che avviene tra il rilievo e la zona pianeggiante. Si può comunque ritenere che, senza il vento di brezza di montagna che riporta la massa d’aria in quota, nel Mediterraneo per portare l’acqua nelle saline. La grande il movimento di caduta non potrebbe avvenire. diffusione dei mulini a vento in Olanda ebbe luogo con il XV

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e XVI secolo, periodo nel quale queste installazioni diventa- elettrica non cresce più in maniera significativa. Quando la rono il vero e proprio simbolo di quella terra. Bisogna invece velocità raggiunge i 20-25 m/s (velocità di cut-out), inoltre, il aspettare sino alla fine del 1800 perché a qualcuno venisse sistema viene messo in sicurezza e non si ha più produzione in mente che i mulini a vento potevano essere collegati non di energia elettrica. La potenza massima nominale dell’aero- solo ad una sorgente d’acqua, ma ad una dinamo, inventata generatore, che si raggiunge attorno ai 12-15 m/s viene soli- proprio nel 1860 dal fisico Italiano Pacinotti e perfezionata tamente ridotta dal fatto che il vento può cambiare direzione da Werner Siemens e Charles Weathstone (1867). In questo pur mantenendo costante la velocità. Questo il motivo per modo, l’energia eolica poteva direttamente essere convertita il quale i punti migliori ove installare degli aerogeneratori in energia elettrica sfruttando la legge di Faraday secondo la sono anche quelli dove il vento, oltre che sostenuto, è anche quale ogni variazione del flusso di campo magnetico attraverso mediamente costante in direzione. una spira composta da un materiale conduttore produce una Un tipo particolare di aerogeneratore che sfrutta la differenza corrente elettrica. I pionieri di questa sperimentazione furono di pressione tra le diverse componenti del rotore è rappresen- lo scienziato Scozzese James Blythe (1887) che nel 1891 tato dai generatori ad asse verticale (detti anche “Macchine di brevettò la sua idea e lo statunitense Charles F. Brush, che Darrieus”, dal nome dello scienziato Francese Georges Dar- nel 1886 utilizzò questi dispositivi per caricare delle batterie rieus). Questi generatori hanno il grande vantaggio di non elettriche a Cleveland, Ohio, nel suo laboratorio, cedendo il dipendere dalle variazioni della direzione del vento proprio surplus di corrente alle vicine abitazioni (1886). Sempre in in virtù della loro simmetria verticale. Questo notevole van- quegli anni, lo scienziato Danese Paul La Cour utilizzò questi taggio è però pagato attraverso una maggiore difficoltà di dispositivi per produrre energia elettrica e in seguito idrogeno, installazione e di progettazione e con un minor rendimento mediante un processo di elettrolisi, percorrendo in maniera dovuto, in particolare, al fatto che gli aerogeneratori verticali inconsapevole i tempi e l’attuale ricerca di punta sull’im- ruotano più lentamente a parità di vento. magazzinamento della corrente elettrica in energia chimica L’efficienza di trasformazione dell’energia cinetica del vento dell’idrogeno. Gli studi sull’eolico, comunque, rimasero a in energia elettrica per questo tipo di dispositivi ha attualmen- lungo un argomento di nicchia, rispolverato negli anni ’70- te raggiunto valori dell’ordine del 60-70% (per i generatori ’80 a seguito della prima crisi energetica mondiale. Negli classici ad asse orizzontale), quindi molto alta. Pertanto non anni ’80, infatti, la NASA si dedicò, congiuntamente al Mi- è ragionevole aspettarsi ulteriori grossi miglioramenti che, in nistero dell’Energia, ad una ampia e strutturata campagna di definitiva, potrebbero derivare solo da una riduzione della mas- sperimentazioni sull’eolico che portò, nel giro di pochi anni, sa del rotore, da una riduzione nel numero delle componenti a importanti perfezionamenti nella tecnica sia di costruzione dell’aerogeneratore o da un aumento delle sue dimensioni. dei generatori che della loro gestione ed installazione. Sempre Con questo tipo di efficienza, un impianto caratterizzato da negli anni ’80, la California, primo stato al mondo, finanziò una potenza nominale di 1.5 MW, assumendo un suo funzio- anche la diffusione degli aerogeneratori con contributi desti- namento per circa 2000 ore all’anno (circa 20% del tempo), nati a coprire la ridotta remuneratività di questi dispositivi. con una velocità media del vento dell’ordine di 7-8 m/s si I moderni generatori eolici si possono distinguere in due ti- potrebbe ottenere una quantità di energia di ca. 0.7-0.9 GWh pologie: quella dei dispositivi che utilizzano la differenza di all’anno, equivalente al fabbisogno di un centinaio di famiglie pressione che si viene a creare tra le diverse componenti del (assumendo un consumo medio orario di 1 kW). rotore e quella dei dispositivi che utilizzano la differenza di La seconda tipologia di aerogeneratori, annovera i dispositivi attrito tra le diverse componenti del rotore. eolici a coppe o assimilabili. Questi dispositivi sfruttano la La prima tipologia è quella che annovera i generatori eolici differenza di attrito che si viene a creare tra le diverse parti a pale, sia verticali che orizzontali. Questo tipo di generatori del rotore, con la conseguente creazione di un momento che è quello caratterizzato dalla maggiore efficienza nella pro- fa ruotare il dispositivo. Questo tipo di dispositivi ha una resa duzione di energia elettrica a parità di vento. I generatori a molto bassa a parità di vento, anche se sono solitamente molto pale orizzontali sono in tutto e per tutto dei motori aeronau- robusti e di facile costruzione. Questa tipologia di aerogene- tici inversi, dove il movimento relativo del vento sull’elica ratori, detti anche “macchine di Savonius” (dal nome dello produce la differenza di pressione necessaria a mettere in scienziato Finlandese Sigurde Savonius), sono inoltre in grado movimento l’elica, quindi la dinamo, producendo corrente di mettersi in movimento anche per piccole velocità del vento. elettrica. L’energia elettrica prodotta da questo tipo di gene- Per questo motivo sono spesso usati in collegamento ad altri ratori è funzione della velocità del vento. In particolare, la dispositivi meccanici, ad esempio per il pompaggio dell’acqua. produzione di energia elettrica avviene solo quando il ven- Quasi tutti gli anemometri meccanici, cioè i dispositivi per la to raggiunge velocità superiori ai 3-4 m/s (detta velocità di misura della velocità del vento, si basano su questo tipo di cut-in) e cresce rapidamente sino a raggiungere una sorta di effetto, dato che per gli anemometri non è tanto importante massimo costante attorno ai 15 m/s. A questo punto, anche l’efficienza nella trasformazione energetica, quanto la robu- aumentando la velocità del vento, la produzione di energia stezza e la capacità di sentire anche i venti deboli. Dal punto

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di vista energetico, questo tipo di dispositivi, è particolarmente adatto ad impianti di piccole dimensioni, tipicamente per uso domestico ed autoproduzione dell’energia.

I vantaggi dell’eolico Nonostante la trasformazione dell’energia solare in energia eolica non sia particolarmente efficiente, questa trasformazio- ne risulta comunque vantaggiosa in quanto l’energia cinetica immagazzinata dal vento può essere direttamente trasformata in in altra energia meccanica, come accade ad esempio nei mulini a vento o nelle navi a vela, o in energia elettrica, a sua volta facilmente trasportabile lontano dal punto di produzione e facilmente utilizzabile per i più disparati scopi. Il grande vantaggio dell’energia eolica, pertanto, è quello di non neces- sitare di ulteriori passaggi per poter essere utilizzata, come Figura 1. Curva di potenza per quattro diversi tipi di aerogene- invece accade con l’energia chimica delle biomasse o dei ratori ad asse verticale. Come si vede, la potenza prototta cresce combustibili fossili. L’energia chimica dei combustibili, infatti, rapidamente sino a raggiungere un massino intorno ai 10-15 m/s. per essere liberata deve necessariamente passare attraverso la La potenza ottenibile per velocità del vento inferiori a 3 m/s non risulta attualmente sfruttabile commercialmente. combustione, con un inevitabile impatto ambientale dovuto al rilascio di sostanze più o meno inquinanti. L’energia eolica, pertanto, sia nel suo utilizzo meccanico (mulini a vento) che nel suo utilizzo per la produzione di energia elettrica (aero- generatori) può considerarsi come sostanzialmente pulita e ad emissioni nulle di anidride carbonica, quindi ad impatto quasi nullo sul clima. Un ulteriore aspetto importante dell’energia eolica è rappre- sentato dal fatto che essa, dipendendo direttamente dalla ra- diazione solare, rappresenta un flusso di energia grossomodo costante nel tempo (almeno per i prossimi 3,7 miliardi di anni). Questo significa che l’energia cinetica del vento viene costantemente rigenerata dal flusso di energia solare, indi- pendentemente dal fatto che sia o no utilizzata dall’uomo. Questo non può dirsi per l’energia derivante dai combustibili fossili (petrolio, carbone e metano) i quali rappresentano una sorta di serbatoio limitato, per quanto vasto, presente nel no- stro pianeta grazie alla sua storia passata. Lo stesso vale per l’energia nucleare. Utilizzare i combustibili fossili, pertanto, Figura 2. Andamento medio orario della domanda di energia significa intaccare l’eredità energetica presente nel pianeta, elettrica in Italia. mentre utilizzare l’energia eolica significa attingere ad un flusso di energia che continuamente abbiamo a disposizione.

Gli svantaggi dell’eolico taico, solitamente producono più corrente nel momento in 2 Benché i vantaggi dell’eolico, come sopra indicato siano cui ne serve di meno . molteplici, l’energia ottenuta dal vento presenta anche degli svantaggi. Il primo di questi svantaggi, connesso alla produ- Un ulteriore svantaggio dell’energia eolica è quello connes- zione di energia elettrica, è che solitamente il ciclo diurno so con la rumorosità degli aerogeneratori. Questi dispositivi, di efficienza di questi dispositivi non è sempre in fase con la infatti, producono delle emissioni sonore rilevanti e tali da domanda di energia elettrica (Figura 1 e 2). Soprattutto per i generatori che utilizzano la componente di brezza del vento, il picco di produzione si colloca solitamente al mattino o nel 2 Questo è vero dal punto di vista globale, ma non dal punto di vista dell’utiliz- zo domestico. Solitamente, infatti, nelle abitazioni la corrente elettrica viene tardo pomeriggio, mentre il picco di richieste di produzione utilizzata al primo mattino e durante la sera e notte, cioè quando gli inquilini elettrica si ha nella parte centrale della giornata. I generatori sono a casa dalla scuola o dal lavoro. Da questo punto di vista, pertanto, l’ener- gia eolica associata alle brezze di monte mostrate in figura 3 risulta abbastanza eolici, pertanto, a differenza di quanto accade con il fotovol- in linea con i consumi domestici.

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sul paesaggio, alcuni architetti ed urbanisti ritengono che que- sto impatto non sia negativo ma solo inusuale. Anche i mulini a vento olandesi, la cui diffusione massiccia ha avuto inizio nel 600, inizialmente hanno rappresentato un cambiamento radicale del paesaggio preesistente. Con il tempo, però, questo cambiamento è diventato caratteristico e, al giorno d’oggi, attrazione turistica. Seguendo questo tipo di pensiero, alcuni architetti attualmente sostengono che non si debba cercare di mascherare i grossi generatori eolici con delle colorazioni mimetiche, ma che anzi essi debbano essere lasciati di colore bianco ma disposti lungo linee e secondo geometrie che si inseriscano sulle linee e geometrie preesistenti nel territorio. Una sorta di nuovo elemento, chiaramente distinto, ma inte- grato nel territorio, come una cravatta rossa su un vestito blù. Benché questo non sia un vero e proprio svantaggio, ma piut- tosto una caratteristica, va comunque sottolineato anche il Figura 3. Andamento medio orario della direzione (curva verde) fatto che la produzione di energia elettrica mediante generatori e della velocità (curva rossa) del vento a eolici, proprio in quanto distribuita sul territorio, richiede di (anni 2000-2009) reti di trasporto e distribuzione diverse da quelle che devo- no essere utilizzate quando la corrente elettrica è prodotta recare disturbo alla popolazione o agli animali. Per questo da pochi grossi impianti, quali le centrali idroelettriche, a motivo, è opportuno che gli aerogeneratori vengano instal- combustibile fossile o nucleari. Queste reti, chiamate spesso lati ad alcune centinaia di metri dalle abitazioni. Per quanto “smart grid” per la loro capacità di auto-regolarsi, sono tuttora riguarda gli animali, inoltre, gli aerogeneratori, soprattutto un argomento di punta nella ricerca del settore, in quanto se di grosse dimensioni, possono rappresentare un ulteriore sono un elemento indispensabile se la strategia adottata per pericolo per i volatili, in particolare per i volatili notturni. Va la produzione della corrente elettrica è quella legata alle fonte comunque ricordato che anche le normali abitazioni finestrate, rinnovabili e a ridotte emissioni di gas climalteranti. le vetture o i tralicci e cavi degli elettrodotti rappresentano un analogo pericolo per i volatili ed anzi, proprio a causa della Le potenzialità dell’eolico in Europa, Italia e Friuli Ve- maggior presenza di abitazioni e vetture rispetto ai generatori nezia Giulia eolici, queste rappresentano la principale causa di morte dei Per quanto riguarda le potenzialità eoliche nel vecchio con- volatili. Si stima infatti che negli Stati Uniti solo lo 0.02% tinente, i paesi dell’Europa del nord e che si affacciano dei volatili morti per collisione sia associabile ai generatori sull’atlantico sono decisamente avvantaggiati rispetto ai paesi eolici. Ovviamente, qualora il posizionamento dei generatori dell’area mediterranea. I primi, infatti, sia per la vicinanza eolici dovesse aver luogo nei pressi di aree popolate da specie all’oceano, sia per la ridotta orografia, consentono al vento animali protette, la loro pericolosità dovrà sicuramente essere sinottico e zonale di svilupparsi in tutte le sue potenzialità, presa in considerazione nella progettazione dell’impianto. Va per questo motivo le velocità medie raggiunte dal movimento comunque ricordato che sia l’impatto acustico che sui volatili delle masse d’aria sono molto maggiori di quelle osservabili diminuisce rapidamente con le dimensioni degli aerogeneratori nei paesi che si affacciano nel mediterraneo. I paesi mediter- stessi. Piccoli impianti, con una potenza nominale dell’ordine ranei, al contrario, sia per la presenza dei rilievi orografici, dei 3 kW o inferiore, adibiti solitamente all’autoproduzione sia per la maggior variabilità geografica, penalizzano il vento di energia elettrica, hanno infatti sia un ridotto impatto acu- sinottico ma favoriscono, localmente, il fenomeno delle brez- stico ed una ridotta pericolosità se confrontati con impianti ze. In assoluto, l’area italiana meno vocata alla produzione da 1500 kW di potenza nominale destinati alla produzione di energia elettrica mediante l’eolico è proprio la pianura commerciale di energia elettrica, i quali hanno dei rotori con padana in quanto, per conformazione e posizione, favorisce pale lunghe una cinquantina di metri, posizionate su pali con al contrario il ristagno delle masse d’aria (Figura 3). Questo un’altezza che va dagli 80 ai 100 m. svantaggio dell’area padana, comunque, è vero nel comples- Per quanto riguarda gli svantaggi degli impianti eolici, un so ma localmente si possono avere delle zone dove, proprio discorso a parte deve essere fatto relativamente all’impatto pa- grazie alla conformazione dei rilievi, si possono sviluppare esaggistico. Questo tema, infatti, è molto controverso e tuttora venti orografici sufficientemente intensi da consentire sicu- argomento di fervide discussioni anche tra gli addetti ai lavori. ramente l’utilizzo dei generatori eolici per l’autoproduzione Se infatti è innegabile che un grosso impianto destinato alla di energia elettrica e, in alcuni casi, anche per la produzione produzione commerciale di energia elettrica abbia un impatto commerciale. Non va inoltre dimenticato che, attualmente, la

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Figura 5. Pannello superiore:velocità media giornaliera del vento; pannello centrale: velocità massima giornaliera media; pannello inferiore: frequenza di giornate con vento medio superiore a 3 m/s (soglia di “cut-in”).Dati relativi al periodo 2000-2009. Fonte Arpa-Osmer produzione di energia elettrica mediante fonti rinnovabili è con il resto del territorio, è anche vero che questa velocità sostenuta economicamente da quasi tutti i paesi dell’Europa, elevata è il risultato di episodi fortemente ventosi nei quali tra cui l’Italia. la velocità delle masse d’aria è spesso superiore a quella Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, dato che quest’a- indispensabile per la gestione in sicurezza degli impianti. Il rea si colloca al margine orientale della pianura padana, non vento di Bora, inoltre, per sua natura risulta piuttosto turbo- è certamente una zona particolarmente adatta alla produzione lento, quindi non particolarmente adatto alla produzione di di energia elettrica mediante l’eolico. Ciò nonostante, vi sono energia eolica (Figura 4). alcune zone del territorio regionale dove la velocità media del Per quanto riguarda lo sfruttamento dell’energia eolica in vento risulta essere sufficientemente elevata da poter prende- Europa, il paese con la maggior produzione risulta essere la re in considerazione l’installazione di aerogeneratori. Queste Germania (14 GW al 2004, 22 GW nel 2007), seguita dalla zone a maggiore ventosità sono solitamente posizionate allo Spagna (6 GW al 2004, 15 GW nel 2007) e dalla Danimarca (3 sbocco delle principali vallate. Un discorso a parte merita GW nel 2004 e analogo valore nel 2007). Per quanto riguarda l’area di Trieste in quanto, se da un lato la velocità media lo sfruttamento dell’eolico in Italia, nel 2007 la nostra nazione del vento in questa zona è piuttosto elevata se confrontata risulta essere al quarto posto con una potenza raggiunta di 2.7 GW, in particolare tramite gli impianti installati in meridione e nelle isole. A tutt’oggi non risulta che in Friuli Venezia Giulia siano stati mai installati dei generatori eolici, nemmeno per scopi di autoproduzione.

Bibliografia Renael, 2004. AA.VV. Energia Eolica. Vademecum delle Fonti Rinnovabili. Ministero dello Sviluppo Economico. EEA Technical Report n. 6/2009. Europe’s onshore and of- fshore wind energy potential. Agenzia Europea Per l’Ambiente (www.eea.eu) Gladich I., Giaiotti D. B., Stel. F., 2010. On the onset of deep moist convection in the southern side of the Alps, analyzed through cloud-to-ground data. Atmos. Res. S. Clifford. 2008, Delivering Energy and Climate Solutions. EWEA report 2007, 50 pp.

Figura 4. La distribuzione spaziale delle diverse velocità medie Fulvio Stel e Dario Giaiotti annuali del vento in Europa. I dati sono riferiti alla media degli OSMER Friuli-Venezia Giulia anni 2000-2005. Fonte European Environmental Agency

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LE LOTTE DEL CORMOR

Adriano Venturini

L’Associazione Culturale Emilio Nardini insieme a Radio cidentale, nella zona di San Vito al Tagliamento. Onde Furlane ha iniziato un lavoro di recupero della memo- Nel 1950 la CGIL a livello italiano propone il “piano del ria della storia orale del nostro Friuli lavoro”, una grande mobilitazione dei suoi iscritti per co- Il progetto si propone di raccogliere le testimonianze degli stringere il governo a realizzare opere pubbliche che dessero ultimi protagonisti che hanno vissuto un particolare rapporto impulso all’economia. con il territorio, o che sono stati protagonisti di fatti che sono In Friuli gli avvenimenti furono di particolare rilievo, sia per entrati nella storia della generazione che ora ha 70-90 anni, il numero di persone che parteciparono alla mobilitazione, sia attraverso una serie di videointerviste. La videointervista è il per il tipo di risposta da parte dei diversi ceti sociali, dei mezzo scelto, in quanto “media” il meno possibile quello che braccianti, dei “senza terra”. a nostro avviso deve essere un messaggio “puro”. La voce, Riportiamo alcuni passaggi delle oltre 28 ore di registrazione i volti, le espressioni fanno parte imprescindibile della storia realizzate, che rendono l’idea di quanto sarebbe importante orale, della vicenda umana di una una persona che racconta finanziare questo progetto, che purtroppo fino ad ora è stato le sue memorie e le sue esperienze. ignorato. Sotto l’aspetto storico abbiamo focalizzato l’attenzione su fatti accaduti negli anni ’50. All’epoca la generazione di cui Le premesse abbiamo parlato aveva circa vent’anni D.: Com’era la situazione economica dell’Italia subito dopo Uno di questi fatti è stata la vicenda delle “lotte del Cormor”. la guerra? Piuttosto difficile…? Nel 1950 il Friuli, come tutta l’Italia, viveva una situazione Paolo Gaspari (storico): Direi estrema. La gente di campagna sociale ed economica molto difficile. era molto vicina a soffrire la fame, non aveva più la possibilità Uscita dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale, una di vivere con i soli proventi della terra. condizione diffusa di reale povertà colpiva le classi sociali Rino Cudini (testimone): Era dura trovare da mangiare e no- più deboli. Ma c’era la voglia di costruire, di lottare insieme stra madre andava a chiedere l’elemosina. Per fortuna ave- per un futuro migliore. vamo una capra e così almeno al mattino mangiavamo un In Friuli già nel 1947-48 c’erano state tensioni sociali molto po’ di latte con la farinata. Succhiavamo le canne di palude: forti, ad esempio vari episodi di occupazione delle ville dei togliendo il germoglio trovavamo una parte dolce. Quando grandi proprietari terrieri per ottenere contratti di mezzadria c’era l’uva andavamo a rubarla, si mangiava anche grazie a più favorevoli e per l’applicazione del lodo De Gasperi, so- questi piccoli furti. prattutto nella zona di Cervignano, e nel Friuli oc- Felice Tolon (testimone): La vita era molto difficile special- mente per il sotan, bracciante che lavorava solo due-tre mesi in estate, ma dall’alba al tramonto. C’erano dei braccianti che dovevano fare molta strada per tornare a casa e che spesso arrivavano a stento a casa prima di dover ripartire. Paolo Gaspari (storico): Ma il vero guaio che causò questa crisi al nord fu, già dagli anni Trenta, il crollo del prezzo dei bozzoli da seta che erano una delle basi dell’economia mezzadrile. La mezzadria senza il baco da seta praticamente non esiste. Il piano del lavoro della CGIL andava proprio nella direzione moderna: lo stato attraverso le opere pubbliche doveva creare nuovi posti di lavoro, cosa che avrebbe dovuto fare già fra il ’46 e il ’47. Ernesto Tartaro (testimone): Nel ’48 non c’era più lavoro e così mi hanno licenziato. E lì eravamo in tanti appena licenziati, c’era una tale disoccupazione che in piazza, in ogni paese, sembrava ci fosse un “perdono”.

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quando sono iniziate le cariche c’era il terrore. Bruno Brotto (testimone): Le prime volte avevamo paura che sparassero perché avevamo sentito dire che in Piemonte, a Torino, dove c’erano state delle forti manifestazioni, avevano anche sparato, non c’erano stati morti, ma avevano sparato lacrimogeni. Ernesto Tartaro (testimone): Sono andato a casa e ho detto: “Papà, le ho prese dalla polizia”. “Stupidotto, domani vengo io” mi ha risposto. Il giorno dopo le ha prese lui, pover’uomo! Felice Tolon (testimone): Mi ricordo che un giorno io, mio cugino e un altro eravamo sopra le querce per controllare la situazione e da lontano abbiamo visto un vecchio che gridava aiuto, perché due poliziotti lo stavano bastonando e noi, inno- centemente, così senza neanche pensare, abbiamo iniziato a prendere in giro questi poliziotti, finché hanno lasciato perdere Adriano Venturini (a dx) con un intervistato il vecchio e hanno iniziato a correre dietro a noi. Ma noi era- vamo più veloci delle lepri, potevano correre quanto volevano, ma noi eravamo scalzi, con i pantaloni corti, in mezzo alla Rino Cudini (testimone): C’era quasi il 90% di disoccupazione campagna, per il bosco e ci nascondevamo dentro come lepri. in quegli anni, quelli che hanno potuto sono emigrati all’este- Ernesto Tartaro (testimone): Sono venute anche delle donne, ro, tanta gente è scappata all’estero e quelli che rimanevano a fare da scudo. qui non avevano niente. E dopo è iniziato lo sciopero del D.: C’è un episodio di cui tua madre è stata protagonista… Cormor nel ’50. Mario Mian (testimone): Lei è andata in chiesa a prendere la bandiera, quella dei combattenti, perché pensava che la Lo sciopero del 1950 bandiera fosse un simbolo intoccabile. Si sono riunite insie- D.: La lotta iniziò per fare in modo che procedesse quest’o- me 30-40 donne e sono venute qua a manifestare anche loro pera di canalizzazione finanziata dallo Stato che doveva insieme agli uomini. E il commissario Gallo le ha preso la dare lavoro alla bassa friulana? bandiera e gliel’hanno strappata. Guerino Cecotti (sindacalista): Esatto, esatto, ma anche per lo sviluppo della bassa friulana. Non era solo un problema Il commissario Gallo di lavoro in sé e per sé perché rientrava anche in quel fa- D.: Hanno scritto il testo di una canzone contro il com- moso quadro di studi che a monte era già stato fatto tanti missario Gallo che dava l’ordine di caricare… anni prima… Bruno Brotto (testimone): E la cantavano, cantavano così: “Il D.: La CGIL allora inizia ad organizzare comizi in più commissario Gallo bestiale traditor / bastonava gli operai che luoghi per dare l’avvio a questi lavori sul Cormor. lottavan per il lavor”. Paolo Gaspari (storico): Sì, sì. Andavano sul greto di questo Guerino Cecotti (sindacalista): Io a questo riguardo ti posso canale che era appena abbozzato e con pala e piccone si raccontare un fatto particolare: in una giornata di lavoro nor- mettevano a lavorare, naturalmente gratis perché non c’era male, dopo aver staccato, io, Nadalutti e Graziutti eravamo nessuno che gli aveva commissionato questo lavoro. all’osteria… Achille Bertuzzi (testimone): L’alveo del Cormor era già sta- D.: In piazza a Muzzana, no? to segnato e noi abbiamo scavato con le pale e coi picconi. Guerino Cecotti (sindacalista) : In piazza a Muzzana. Togliere i ceppi e le radici degli alberi, lavorare con i carrelli Felice Tolon (testimone): Arriva Gallo. per portare via la terra: era da morire, un lavoro durissimo. D.: Il comandante… Ernesto Tartaro (testimone): Eravamo centinaia perché c’e- Felice Tolon: Il comandante Gallo. ra tutta la Bassa qui. Venivano da Flumignano, , D.: Che comandava diciamo… Sant’Andrat, Castions. Felice Tolon: Tutta la zona. Angela Bragagnolo (testimone): Mi ricordo bene che vede- Guerino Cecotti (sindacalista): E sentiamo urlare. vamo questi qui, nudi perché faceva caldo, che risalivano Felice Tolon (testimone): E’ entrato nel bar ed i suoi agenti l’argine su delle assi, scivolando, che svuotavano la carriola hanno iniziato a bastonare di qua e di là. e poi correvano giù di corsa per riempirla di nuovo di terra Guerino Cecotti (sindacalista): Andiamo verso il commissario. e portarla su. E lui: “Questi qua!”(...) Allora caricano Graziutti, Nadalutti Felice Tolon (testimone): (...) Per dire la verità trascorrevamo dall’altra parte, e me mi menano, mi menano, mi buttano per anche delle belle giornate, finché non è arrivata la polizia: terra e il commissario a quel punto si fa dare un mitra da

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un agente e con i piedi sulla pancia inizia a picchiarmi. Mi Paolo Gaspari (storico): Il successo è stato determinato pro- hanno fatto sei punti in testa. prio da questo movimento giovanile, formato dai ragazzi dei Felice Tolon (testimone): E i carabinieri hanno rincorso i di- paesi che si sono messi insieme per fare qualcosa. E questo mostranti e hanno iniziato a bastonare anche gente nelle case stare insieme, questo vivere insieme giorno per giorno li ha (...), che non c’entrava assolutamente niente… uniti ancora di più. Ernesto Tartaro (testimone): Era un orgoglio perché tutta la I preti gente che si incontrava aveva voglia di lavorare.Una fratellanza Guerino Cecotti (sindacalista): Io riesco a scappare e dopo così non c’era mai stata. pochi metri, in piazza, c’era mi pare l’abitazione del prete D.: Che insegnamento hai tratto da questa lotta che era (...). Il parroco mi ha tirato dentro, altrimenti non so come sostanzialmente una lotta popolare per la propria dignità? andava a finire. Guerino Cecotti (sindacalista): Io avevo 18 anni e ne sono Felice Tolon (testimone): Dopo quel fatto lì allora anche i passati 60, ma ho sempre presente ed ho sempre avuto presente nel mio agire quegli avvenimenti. E’ stata una scuola di formazione, ho imparato un modo di essere, di rapportarsi basato soprattutto sul rispetto della gente, non solo sapendola ascoltare, ma facendo lo sforzo di ascoltarla. D.: Venendo qui tu scopri anche un’umanità profonda… Guerino Cecotti: L’umanità era nella realtà del paese, del quar- tiere, delle case, dei familiari, dei fratelli. C’era un grande senso di solidarietà: se qualcuno non ave- va di che mangiare trovava sem- pre qualcuno che lo aiutava. La fame, la crisi era profonda, l’a- gricoltura era povera e arretrata. E’ chiaro che in un paese, in una condizione dura come quella, se non hai una bussola, una morale preti hanno iniziato ad appoggiare quelli che lottavano. che ti guida, la miseria ti abbrutisce. Guerino Cecotti (sindacalista): Alcuni preti, in modo parti- D.: Ma tu non hai trovato questo abbrutimento… colare il parroco di Pertegada (e il parroco di Muzzana per Guerino Cecotti: Ho incontrato gente splendida, gente che quanto riguarda me personalmente, perché ha contribuito a aveva dignità, dignità! salvarmi), si sentivano partecipi perché erano coinvolti i loro parrocchiani, quelli che andavano a messa. I parroci erano Fissare, con i mezzi che le moderne tecnologie ci consentono, gente di qui, gente che si sentiva non semplicemente solida- il racconto, i visi, le espressioni, le parole degli ultimi prota- le, ma sensibilmente impegnata a fare tutto ciò che gli era gonisti delle “lotte del Cormor”, dei braccianti, dei sindacalisti, possibile sul piano umano e sul piano concreto, affinché la delle donne e degli uomini che a quei fatti hanno assistito, per lotta si concludesse positivamente. conservarli e trasmetterli alle generazioni future: ecco l’obiettivo improcrastinabile della raccolta di tali contributi di memoria. La solidarietà Coscienti che la perdita della memoria collettiva può determi- D.: Venire qui dalla città e vedere 1000-1200 persone al nare la perdita, questa sì irrecuperabile, dell’identità collettiva lavoro per conquistarsi un domani… Cosa hai provato? di un popolo. Guerino Cecotti (sindacalista): Ho provato entusiasmo, ho pen- sato con orgoglio che appartenevo a quel mondo, mi sentivo Per sostenere il progetto ed avere ulteriori informazioni: ass. partecipe, non solo in dovere di andare lì per organizzare il [email protected] lavoro, mi sentivo parte integrante di quel mondo, che era un mondo che iniziava a camminare con le sue gambe, con le aDriano venturini sue idee, grazie al suo impegno. Associazione culturale “Guido Da Variano”

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A PANTIANICCO IL BIOLOGICO FA SCUOLA

a cura di Daniela Peresson

Nello scorso anno scolastico la scuola primaria a tempo pieno di Pantianicco ha aderito al “Progetto Regionale per la Promozione dei prodotti dell’Agricoltura Biologica nella Refezione Scolastica e verso i Cittadini”, progetto finanziato dal MIPAAF (Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) che ha messo a disposizione di tutte le Regioni dei fondi per sostenere non solo l’introduzione dei prodotti biologici nella ristorazione scolastica ma anche delle attività formative per gli alunni delle scuole primarie e degli eventi divulgativi per le famiglie e le intere comunità. L’Assessorato alle risorse agricole, agroalimentari e forestali della regione Friuli Venezia Giulia ha deciso di utilizzare tali fondi per la costituzione di 4 “scuole pilota” (a Duino-Aurisina, Mereto A conclusione dei lavori si traggono i risultati presso la Casa del di Tomba, Monfalcone e Montereale Valcellina) dove speri- Sidro con il corpo docente e l’Assessore regionale Violino. mentare e valutare come meglio inserire i prodotti biologici nei menù quotidiani e come fare in modo che i laboratori sia per il pasto principale per valutarne con gli alunni, gli inse- didattici rivolti ai bambini e l’informazione verso i genitori gnanti e gli addetti al servizio l’apprezzamento. A Pantianicco ed i cittadini in generale contribuiscano ad un’alimentazione sono stati introdotti alcuni degli alimenti bio che i bambini sana, informata e sostenibile. Tutte le attività sono state svolte hanno avuto modo di conoscere durante le attività in classe da AIAB-FVG e da APROBIO, associazioni che si occupa- ed in azienda: per merenda pane semintegrale, pane al mais no di promuovere l’agricoltura biologica, organizzare filiere, e frutta (mele e kiwi); per il pasto pane semintegrale, pane manifestazioni e fiere, fornire assistenza tecnica ai produttori al mais, formaggio latteria, mozzarella, polpette di fagioli, bio ed informazione ai consumatori. Nelle scuole dei comuni minicotolette e minisvizzere vegetariane a base di soia. interessati al progetto sono stati proposti agli insegnanti e ai E’ stato possibile valutare direttamente il grado di apprezza- bambini diversi percorsi didattici; a Pantianicco la scelta si è mento dei bambini: il consumo di frutta a merenda è stato orientata verso argomenti particolarmente significativi: raddoppiato rispetto al solito, a detta degli operatori mensa Dalla vacca al formaggio: il viaggio di un secchio di ciò grazie all’eccezionale qualità dei frutti; i bambini si sono buon latte dimostrati molto interessati ed incuriositi dalle preparazioni Il melo: bello da fiore, buono da frutto: a base di legumi (che hanno sostituito le polpette di carne), Il dolce dono delle api alimenti nuovi per molti di loro ma che hanno accettato e Terra e cibo: la salute in tavola provato con entusiasmo. La riuscita del progetto conferma In ogni percorso gli argomenti trattati hanno riguardato le che è possibile indirizzare i bambini verso comportamenti modalità di coltivazione e l’ossevazione dell’ambiente cir- alimentari salutari creando opportunità formative con atti- costante, la produzione e la trasformazione dei prodotti, gli vità didattiche, laboratori di degustazione, visite in aziende aspetti nutrizionali e le caratteristiche dei prodotti bio; a con- agricole, che permettano di approfondire gli aspetti culturali, clusione degli incontri i bambini hanno osservato, toccato e nutrizionali, sociali e ambientali del cibo proposto. assaggiato tutto ciò di cui hanno trattato. A conclusione del percorso è stato realizzato un incontro ri- Alcune classi hanno concluso il percorso scelto con la visita ad volto ai genitori, ai cittadini e agli amministratori, per valutare un meleto in fioritura a Tomba di Mereto, mentre altre classi l’attività svolta e riflettere sull’opportunità di dare continuità hanno visitato un’azienda frutticola a ed hanno ad un’iniziativa che coinvolge molteplici aspetti del vivere seguito le spiegazioni dell’apicoltore e concluso l’attività con quotidiano: formazione, salute e tutela del territorio. una merenda a base di pane, miele e succo di mela. Il progetto ha permesso inoltre di sperimentare l’introduzione Daniela PereSSon di diversi prodotti biologici, sia per lo spuntino della mattina,

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I TOPONIMI DEL PAESE DELLE MELE Documenti immateriali di una piccola grande storia locale

Valter Zucchiatti

te la natura fisica del territorio, la geologia e l’orografia, la vegetazione selvatica antica e moderna, i corsi delle acque, i terreni coltivati ed i vecchi pascoli oggi dismessi e/o messi a coltura, le costruzioni operate dall’uomo nel corso dei secoli, non sempre attualmente visibili: in pratica rende comprensibile tutta la lunga storia di un determinato territorio. La ricerca toponomastica può e viene effettuata in diversi sistemi. Il più semplice è la raccolta dei toponimi e la loro localizzazio- ne sulle mappe catastali, magari con una testimonianza orale di qualche anziano o anche con regesti d’archivio (ed è già un lavoro molto importante, perché pone le basi indispensabili per un eventuale proseguimento dello studio). Un altro è il raggruppamento dei toponimi in categorie se- mantiche, a seconda del loro significato, molto diversificati fra loro, potendo esso spaziare da un elemento del paesaggio, al nome del proprietario, alla destinazione d’uso di un luogo e altro ancora, l’elenco sarebbe infinito. La migliore e più accurata ricerca rimane la raccolta in ordine alfabetico dei toponimi, la loro localizzazione sul territorio, l’insieme dei dati storici che li riguardano, la spiegazione della loro etimologia e le eventuali note storiche, che possono an- dare – come si usa dire in friulano – di pâl in frascje, perché tutto può entrare nella storia del divenire di un nome locale, dal semplice soprannome di una persona all’erba selvatica che infestava il prato o una sua parte, da un albero solitario, ma imponente, che colpiva la vista di un viandante e non solo Archivio Bertoli, b. 2/3, dis. n. 1 (Immagine riprodotta su conces- sione del Ministero per i beni e le attività culturali, Archivio di lui, ad un boschetto di piccoli arbusti indistruttibili di cui tutti Stato di Udine, n. 21/10). serbavano memoria e ricordata anche dagli avi che da anni riposavano in pace intorno alla chiesa del paese. In questa sede, considerato lo spazio limitato a disposizione, possiamo fare soltanto un breve excursus dei toponimi merete- La toponomastica è divenuta ormai una disciplina storico- si, illustrati più compiutamente nel volume edito da La Grame scientifica che offre pochi spazi all’immaginazione, anche se (Litostil, Fagagna, 2010), limitandoci ad una rapidissima e ne propone molti all’incertezza, soprattutto nel settore lin- ovviamente incompleta disanima degli oltre 1.200 toponimi guistico. raccolti ed accorpandoli necessariamente per categorie per Con lo studio dei nomi di luogo è infatti possibile ricostruire dare una visione d’insieme. tutti gli antichi paesaggi, naturali e umani, dei quali altrimen- ti non potremmo sapere niente, perché quasi tutto è andato * I macrotoponimi sono una categoria particolare, legata sol- perduto per il normale mutamento delle necessità della vita tanto alla loro importanza nel territorio di indagine. Il nome ed il resto si va perdendo per il disinteresse delle giovani del capoluogo Mereto di Tomba (1296 Mellereti de Tumba) generazioni. Il semplice fatto di disegnare su un foglio di deriva da me¯lum ’mela’ con il suffisso collettivo -e¯tum ’me- carta immacolato i confini di una zona e scriverci sopra i leto’, per la presenza di tali alberi selvatici; il determinante toponimi permette a chiunque di visualizzare immediatamen- ufficiale, affiancatosi nel medioevo, richiama la tomba proto-

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’sotto il Cristo’ a Castelliere e dalla Statua dedicata alla Ma- donna a Pantianicco. Le intito- lazioni dei santi costituiscono il corpus più consistente della categoria: a Pantianicco san Antonio abate (chiesetta del XV secolo) ed il martire aqui- leiese san Canziano (titolare della parrocchiale). Al profeta Daniele è intitolata la chiesa della Cortina del capoluogo, al quale nel XIII secolo venne affiancato il titolo di san Ago- stino per la venuta nel paese dei monaci agostiniani. La chiesa parrocchiale di Plasencis porta il titolo di san Leonardo, un santo di importazione franca, come pure il san Martino di Savalons. A san Luca evange- lista era dedicata una chiesa nel Pianta delle strade comunali e pubbliche, non che private e consortive esistenti nel capo luogo capoluogo, demolita nel corso di Mereto e delle aggregate di Tomba, S. Marco e Plasencis descritte nell’unito elenco disegnata del Settecento. L’arcangelo Mi- nel 1808 (Biblioteca Civica di Udine, Fondo principale, ms 951). chele è il titolare delle chiese parrocchiali del capoluogo e di Tomba, quest’ultima elevata su storica situata a levante dell’abitato. Pantianicco (1150 ville un precedente monumento sepolcrale del X secolo. La chie- Pantianis) potrebbe risalire al nome personale latino Panti˘liuS setta campestre di san Rocco a Tomba risale alla fine del con il suffisso prediale gallico ¯-icuS, ma le forme antiche del Quattrocento. Importante era pure la Madonna di Sterpo, una nome danno addito a molti dubbi e potrebbe invece trattarsi chiesa oggi diroccata, ma un tempo meta di pellegrinaggi a di un semplice nome friulano. Di probabile origine latina motivo della leggenda sulla sua costruzione. è il nome della frazione di Plasencis (1272 de Plasenza) * La categoria degli antropotoponimi comprende i sopranno- dal nome proprio *Place˘ntia, come il capoluogo provinciale mi, i nomi, i cognomi, i mestieri, gli etnici, ecc. Fra i tanti, emiliano. Savalons (1290 in Savalons) richiama la sabbia o troviamo Baldassa (forma femminile di Baldassâr); Corte terreni farinosi e viene pure lui dal latino Sa˘bulum con un Bellin; Braida dei Bertuzzi; Cecchini (là di cichìn, diminutivo suffisso accrescitivo. La frazione diSan Marco (1276 Sancto di Cecco, forma aferetica di Francesco); Ciani e Prati Ciani Marcho) è cresciuta attorno alla chiesa dedicata forse all’a- (casata originaria di Ciconicco che ha dato i natali a Pietro postolo che per una radicata tradizione fu l’evangelizzatore Ciano, curato di Mereto dal 1648 al 1689); i Prati di Cico- del Friuli, ma che invece, forse, era solo un seguace di san gna non alludono al noto uccello, ma al cognome Ceconi o Pietro. Infine l’abitato di Tomba (1296 de Tomba) ha assunto la Ciconi, abbastanza diffuso e anch’esso risalente a Francesco; denominazione dal grande tumulo risalente all’età del bronzo poi i Prati della Fica (che non derivano dal comune albero che si trova alla sua periferia di levante e che compare nello da frutto né dal nome vernacolare del sesso femminile, ben- stemma comunale. sì dal cognome dell’antico proprietario Ticio Fico che nel * Gli agiotoponimi comprendono i nomi della religione o 1626 lasciò tutta la sua sostanza alla moglie); Via di Miano, comunque legati alla Chiesa ed alle sue istituzioni. Un topo- un’antica strada che corre a sud-ovest di Tomba fino al con- nimo storicamente importante è Badia il quale designa una fine comunale meridionale: la forma Mian -no -ni è cogno- vasta zona sui confini con : questi terreni, me noto dal XIII secolo; anche Pituel pare un antroponimo: dall’inizio del secondo millennio (ma forse già dal periodo un Giacomo Petoelo è ricordato a Pantianicco nel 1745 e longobardo), ricadevano sotto la giurisdizione dell’abbazia di Pittuelli Antonio, Domenico ed Osvaldo nel capoluogo; un Santa Maria in Sylvis di Sesto al Reghena, fondata dai tre cognome derivato da caratteristiche fisiche è Micoli ’persona fratelli longobardi Erfo, Anto e Marco. I tabernacoli votivi gracile, mingherlina’; da nomi di mestiere derivano Vicolo posti ai lati delle strade sono ricordati da Il Cristo e da Sucrîs dei Calzolai, Cramaro (dal tedesco krämer ’merciaio’); nel

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1686 viene ricordato un podere del di Tomba, incendiata nel 1411 ma Galiotto: ’galeotto’, più che furfante ripristinata ed utilizzata almeno fino o ex carcerato, era inteso come re- al XVII secolo. Della cortina di Sa- matore di galea. Chiudono i Pividori, valons ci sono solo delle ipotesi. Di suonatori o costruttori di piva. Un al- costruzione più recente sono i mu- tro toponimo importante dal punto di lini: il primo ad entrare in funzione vista storico-antropologico è il Borgo nel 1882 fu il Mulino De Cecco a degli Schiavi nel capoluogo, che in- Tomba, l’anno seguente fu la volta dicava le case dove viveva la locale del Mulino Romano o di Marchèt, il colonia di etnia slava. terzo nel 1904 fu il mulino Bunello * Significativa è la categoria che rag- in località Castelliere ed infine nel gruppa i toponimi che si riferiscono 1920 il mulino Lupieri a Savalons. alle costruzioni dell’uomo, elementi * Le vie di comunicazione, compre- visibili nel paesaggio e legati alle sue se negli odotoponimi, hanno sempre multiformi attività. Iniziamo con i più rappresentato il veicolo per il pro- comuni e di significato trasparente: gresso culturale e materiale dell’uo- Borghetto, Borgo di Mezzo, Borgo mo. Nei piccoli paesi le grandi strade delle Rane a Tomba; Borgo di [San] erano assenti, numerose invece erano Luca, Borgo degli Schiavi e Borgo di quelle campestri, ma con la drastica Sopra a Mereto; Borghi di Sopra a riduzione dell’attività agricola l’anti- Plasencis e a Tomba, ancora a Plasen- co assetto viario si è perso e la topo- cis i Prati della Villa dove ’villa’ deve nomastica è forse l’unica disciplina intendersi come paese. Alle attività storica che può farlo riemergere, sep- umane si riferiscono Faria, Fariatta pure soltanto sulla carta. Ecco alcune e Faruzza, ’officina del maniscalco’; delle strade più importanti: le Armen- Fornace nel capoluogo; due Tesa nel tarezze che portavano nei pascoli co- capoluogo e a Tomba che indicavano munali; la Bariglaria che correva nel il boschetto per la pratica dell’uccel- sud del territorio e rifletteva il ruolo lagione. Uno dei toponimi che più che svolgeva (da biro˘tium ’carro a interessano è quello del tumulo proto- due o quattro ruote’); comune era il storico, dal quale ha assunto il nome toponimo Beorchia ’biforcazione di la frazione di Tomba, dove è chiama- due o più strade’; nel 1356 si ricorda to sia tòmbe sia tùmbare sia mùtare: la viam publicam quae dicitur via la costruzione risale alla media età maior e nel 1354 la Stratam Trevis- del bronzo ed è uno dei più grandi sane che andava da Pantianicco verso tumuli tra gli oltre quaranta censiti Blessano e che durante il medioevo in Friuli. L’altro monumento antico ha rappresentato uno dei percorsi più presente nel Comune è il Castelliere battuti per recarsi da Udine nella città di Savalons. La parola Cortina viene veneta di Treviso. Ma tutte queste dall’omografa voce latina e riveste il strade sono state spazzate dal rior- valore di ’cinta murata’; si trattava dino fondiario. di un recinto fortificato costruito du- Le tombe di epoca romana rinvenute nel 1931 * La categoria degli agrotoponimi è rante gli ultimi secoli dell’alto me- in località Barazzutti/Baraçùs. legata al lavoro contadino e alle sue dioevo e diffusosi soprattutto nella implicazioni, anche in forma giuridi- seconda metà del Quattrocento per difendersi dalle scorrerie ca. Toponimi che si riferiscono alla campagna aperta sono: dei turchi. Nel territorio comunale se ne registrano quattro 1686 via di Campagna, 1758 Tavella di Tomba, Tavelluzza, storicamente accertate più una quinta ipotetica: la cortina del Tividùce, 1652 Tiviluzze, infine Poan[s] che deriva dallo slavo capoluogo, ricordata dal primo Quattrocento, sorgeva ai margi- poljána ’campagna’ ed ha generato anche Via Pulla. I tipi ni est dell’abitato occupando il luogo dell’attuale camposanto; più rappresentati, qui come quasi ovunque, sono naturalmente la cortina di Pantianicco si trovava nel centro del paese e braida, campo e prato che si trovano sparsi a pioggia su tutto la sua conformazione è ancora oggi leggibile nel contesto il territorio: il primo raggruppa un’ottantina di toponimi, il urbano; la cortina di Plasencis innalzava le sue mura attorno secondo lemma ne conta una cinquantina, per lo più in for- all’attuale chiesa parrocchiale; poche le notizie sulla cortina mazioni composte; l’ultimo si rivela il più prolifico con oltre

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novanta derivati. toponimo di riporto che indicava un riolo-strada proveniente * Il nome più importante della categoria degli idrotoponimi dalla omonima frazione di Fagagna e gli appezzamenti con- è quello del torrente Corno che attraversa da nord a sud il termini. Tipi particolari sono Masarie e Maggiera, indicanti territorio comunale, nome antichissimo che deriva dal latino ’maceratoi per la canapa ed il lino’ o per traslato ’luoghi co˘rnu ’ansa, meandro, tortuosità’, con allusione al suo corso umidi, paludosi’. Altri stereotipi della categoria sono pozza serpeggiante. Una Via d’Acqua è ricordata dal 1771, dovuta -o e i suoi derivati, rosta (longobardo hrauSta ’fascio di al fatto che in tempo di piogge abbondanti essa fungeva da frasche, riparo’) e soglio (’acqua ferma, stagnante’) che era canale scolmatore dei terreni soprastanti. Madrisano -a è un il più rappresentato con una trentina di tipi per la presenza di cinque stagni nel capoluogo, sette a Pantia- nicco, cinque a Tomba, tre a San Marco, quattro a Plasencis e due a Savalons, dei quali oggi non rimane più alcuna traccia. * I fitotoponimi sono quelli derivati dalla vegetazione, sia spontanea sia frutto del lavoro umano; lo studio ha il pregio di permettere la ricostruzione dell’ambiente vegetale dei tempi passati; essa compren- de inoltre i dendronimi, ossia i toponimi relativi alle singole essenze arboree: ba- razzo e derivati (dal gallico ba˘rroS ’zol- la’) e cjaràndis ’sterpaglia, siepe incolta, roveto’. Alla vegetazione palustre alludono Cjanàtis e Cjanût lungo il Corno. L’etimo bosco è presente a Savalons, Plasencis, Pantianicco e Mereto con più toponimi; il suo omologo latino selva ha lasciato tre- dici filiazioni sparse su tutto il territorio. Anche Gòstes viene dallo slavo *chvostu Pianta della chiesa di san Leonardo a Plasencis e adiacenze in un disegno del 1772. *gvozdu ’bosco’; e il disboscamento opera- Il perimetro esterno all’edificio ospitava il cimitero. to in epoche antiche intorno alla cortina del capoluogo è esplicito nel toponimo Fratte ’[foresta] tagliata’. * Gli zootoponimi derivano dai nomi di animali o sono legati ad una economia domestica che aveva come base l’alleva- mento: terra chiamata del Chial ’gallo’ che però potrebbe rappresentare un sopranno- me; una carrareccia a Plasencis porta tut- tora il nome di Strade Fasàne (da ’fagia- no’); Razzat evoca il maschio dell’anatra; con Pirola ’pillola’ si indicano anche gli escrementi degli ovini e della piccola cac- ciagione; infine ilBorgo delle Rane desi- gnava il tratto urbano di via San Rocco, un tempo costeggiata da alcuni stagni nei quali avevano trovano ben stare gli allegri e gracidanti batraci.

Walter Zucchiatti Storico free-lance e appassionato operatore culturale di Villalta di Fagagna Casa Rovere a Tomba di Mereto in un disegno del 1780.

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“LA DI BUCIN”, L’ULTIMA OSTERIA IN FRIULI

Elia Tomai

Un tempo il Friuli era terra di osterie, ma anche (e forse in ogni dove, ammorbati da una spessa coltre di fumo di soprattutto) di ustirs e ostesse. sigaro, in un caos indescrivibile l’accedervi era considera- Di questi luoghi se ne contavano a decine in ogni paese, osterie to la continuazione naturale della funzione religiosa, un rito si potevano trovare persino nelle più piccole borgate. Spesso obbligatorio, per molti l’unico diversivo dopo una settimana erano anche dette privative (o buteghe) e si vendeva anche di massacrante lavoro. la pasta, il riso, l’olio, lo zucchero, il caffe e suoi surrogati, L’osteria era anche momento di aggregazione sociale. Ci si sale, insomma tutti beni che non si producevano in casa. dava appuntamento per discutere i problemi della vita quo- Oggi le osterie hanno cambiato nome e funzioni. Si sono tidiana, l’occasione per fare un affare, vendere un animale, trasformate in bar, snackbar, winebar, pizzerie e ancora altri confrontarsi su ogni cosa. Il livello di discussione poi cresceva nomi in una teoria infinita dettata dalla modernità, o forse solo man mano che aumentava il tasso alcolico degli avventori. da effimera moda. Solo in città alcune hanno ripreso questa Tacciamo delle partite a carte, epiche per definizione, tanto denominazione; ma più che una riscoperta della tradizione, sentite da rovinare amicizie per un “piglio” sbagliato. è forse è snobbismo. Un tempo, dopo una sonora bevuta, si combinavano i matrimo- Se entri non ti azzardi ad ordinare un tajut. Ti viene offerto ni quasi sempre all’insaputa dei veri interessati. Erano i padri vino di una qualificata marca che ti viene servito nel calice che fissavano la quantità di dote. Me pari mi ha vendude in apposito da un oste che ai muri ha attaccato diplomi di corsi ostarie mi ha confidato una donna anzianae io o ai scugnut da sommelier ed etichette pregiate. Se ne ordini più di uno maridami cun cui che lui al a volut. (e se dici “vino della casa” ti guardan male) quando ti pre- Era il mondo esclusivo di una classe sociale, quella più umile sentano il conto devi fare un mutuo per pagare. Comunque dei contadini, degli operai e degli artigiani. I signori non vi accetteranno la carta di credito. entravano quasi mai. Le donne poi si autoescludevano: l’o- L’osteria, quella vera, che abbiamo vissuto è scomparsa (o steria era cosa per uomini. quasi). Quante di queste osterie sono rimaste in Friuli oggi? Vi accedevi soprattutto per bere vino, magari anche un Reco- Poche, malgrado gli sforzi per mantenere una parvenza di aro o una birra Moretti, pochi alcolici grappa e prugna. I più realtà, ma anche di conservazione di un punto di riferimento giovani potevano ordinare al massimo una spuma. vitale soprattutto nei piccolissimi paesi sperduti di montagna. Si popolavano già la mattina. Erano gli operai che andavano E’ nato anche un apposito Comitato di difesa delle Osterie, co- al lavoro o i contadini che mitato presieduto con entu- conferivano in latteria il lat- siasmo del poeta Enzo Drius- te appena munto. Poi via via si. Sono loro che inseguono lungo la giornata cambiava- meritoriamente l’obiettivo di no gli avventori occasionali farci comprendere cosa sono per poi popolarsi dei soliti e cosa sono state queste an- la sera per la briscola o una tiche istituzioni sociali e la bevuta. Ed erano dolori per loro impossibile salvezza. chi vi si attardava... A parer nostro ormai è ri- In osteria non si ordinava mai masta una sola vera osteria. al banco. Questi, di piccole Avete presente nel fumetto dimensioni, serviva solo per di Asterix, l’unico villaggio la mescita; si beveva al ta- gallico non ancora espugna- volo serviti dall’oste nel to e capace di resistere alla quartino. potenza degli occupanti Ro- La domenica poi era quasi mani. impossibile trovare posto, so- Qualcosa del genere esiste prattutto dopo Messa. Stipati Alme a Blessano, una modesta

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frazione del comune di Ba- civici il 110 e il 2, resta da siliano. indovinare quello in corso. Solamente che a difendere Oltre all’insegna tabacchi c’è la bella e antica osteria non un vecchio porta lampadina sono i galli con la loro po- che rigorosamente Alma ac- zione magica ma una allegra cende la sera. e vivace vecchietta pronta a L’unica concessione alla mo- servirti il boccale di mer- dernità è data dal registrato- lot: Alma D’Agostini classe re di cassa ’on dai cambias 1923. Io no soi di Blesan, già doi o tre e no tai dan el me cognon al è di Bresse dibant… di Cjampfuarmid ci tiene a Se poi hai bisogno del ba- precisare. gno devi uscire all’esterno, L’osteria, unica nel suo gene- nel cortile di una ben con- re con un focolare che pare servata casa colonica. Ov- il pronao di un tempio clas- viamente tutto in barba alle sico per via di due colonne norme iperigeniste imposte che lo separano dal resto del dall’Azienda Sanitaria. An- locale. Il focolare a campa- che la Guardia di Finanza na si accende d’inverno il si è interessata di Lei per giorno dei Santi e fa il paio via dei pochi scontrini che con una cucina economica, rilascia: ma come fa a vivere di quelle che da un secolo signora? cu le salut, mica cui si costruiscono a Fagagna, la scontrins sior. cui funzione non è cucinare Un giorno ho visto entra- i cibi ma contribuire a scal- re due rubusti giovani, lei dare l’ambiente. Pochi tavoli, piccola in mezzo a chie- uno più lungo degli altri dove dere cosa bevessero. – Doi i locali avventori consumano gingerinos –, domandavano il proprio tempo in intermi- gli spaesati avventori. “C’e nabili partite di briscola e robe saresie, fu la risposta di tre sette. Alma, ca dentri si bef sol vin, Quando vi entri hai la palpa- blanc o neri. Da Alma bevi bile sensazione che il tempo solamente vino, al massimo si sia fermato da molti de- c’è la gazzosa per un salu- cenni. La di Bucìn tare spriz perchè el consum Ostessa e osteria sono la me- de gasose al è cresut par vie desima combinazione. Senza dal ritiro de patente. Alma, la sua sottile ironia, il gesto lento ma sicuro, l’osteria L’orario è sempre rispettato. Si apre verso le nove, si chiude la di Bucin (l’originario nome dell’ambiente ereditato da suo rigorosamente alle 13 per riaprire alla 17 per chiudere assoluta- nonno) non sarebbe la stessa cosa. mente verso le 20. Il venerdì rispetta il turno di riposo. Spesso Entri da una porta anonima, se non fosse per l’insegna dei l’osteria è chiusa per via degli acciacchi dell’età di Alma. Tabacchi (trovi qualche pacchetto di sigarette), ti guardi in Alma, non ha continuatori, non si è mai sposata, o soi le giro e non trovi damigiane o semplici contenitori di vino nelle regine des vedranes ama ripetere. vuote scansie dietro il banco, di macchina del caffè nemmeno L’osteria è nata nel 1850 e Alma rappresenta la terza gene- parlare. Solo due semivuote bottiglie di grappa: no sai di trop razione di osti la di Bucin. Prima di lei c’è stato suo nonno, timp che no empli un bussul di sgnape. Mica come une volte poi suo padre. Per il futuro Alma non risponde. Preferisce quant che di matine i setors (i falciatori) e tornavin a cjase lasciare che la curiosità si sfati come una bellissima favola. e bevevin le sgnape. Il vino si trova nella sottostante cantina e Alma deve fare una Le foto sono del fotografo friulano Renzo Schiratti. decina di scalini per riempire il boccale ad ogni ordinazione. Ti serve al massimo due bicchieri di pui ti fas mal. elia tomai Una curiosità (tra le tante): sull’ingresso ci sono due numeri Museo della vita contadina “Cjase Cocel” di Fagagna (UD)

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CENCE SUNSÛR: LA MELODIA SILENZIOSA DELLA CIVILTÀ CONTADINA DI UN TEMPO RACCONTATA DA REMIGIO ROMANO Rossana Carretti

Cence Sunsûr, tradotto in italiano “senza rumore” - “senza quasi compianta. Proprio la Cantarutti si sofferma su questo bisbiglio” ma anche “senza clamore”, è un lavoro di Remigio aspetto: “una povertà vissuta ma mai ostentata. Una povertà Romano, sedeglianese importato da Coderno per amore, che che si aiutava da sola e la gente ne traeva motivazioni per parla della civiltà contadina del secolo scorso. superare le difficoltà”. Proprio l’essere nato dentro quella civiltà contadina, ricca Tratti riflessivi di un epoca che sembra il negativo fotografico di fatiche ma anche di armonie, e quindi anche di averne del presente. Questi 40 minuti riassumono un lavoro appassio- fatto parte, ha suggerito all’autore il titolo di questa opera nato, entusiasta e costante partito nell’87, che lungo gli anni dal grande valore. Remigio ama ripete che quel mondo era ha preso forma ed è proseguito come una missione per poter un mondo semplice, con un ordine tempistico scandito dalle creare uno strumento che dà uno scossone allo spettatore il stagioni, senza frastuoni e confusione: in una parola era a quale percepisce la cultura di cui fa parte, ed essa emerge misura d’uomo. L’opera ha una struttura ripetuta che infram- con forza dal profondo come fosse un qualcosa di vissuto mezza la ricostruzione storica del lavoro, con ambientazioni quotidianamente ma mai confessato. Remigio tocca tutti gli del tutto simili a quelle che si potevano vedere cent’anni fa, aspetti di quella civiltà che per certi aspetti significativi, se- con la descrizione tecnica da parte di gente comune ancora condo Gri, non è affatto tramontata ma appartiene al codice in vita ed infine ci sono gli approfondimenti antropologici genetico friulano e quindi viene tramandata in modo quasi a cura di grandi nomi della letteratura friulana: Bartolini, automatico. Sgorlon, Cantarutti, Turoldo, Ciceri, etc… Remigio ha anche Si parte con un viaggio ipotetico attraverso le vicende che inserito delle riflessioni di Costantini, ricercatore ed esperto componevano la giornata contadina diversificata secondo le delle tradizioni friulane, e Gri, antropologo e storico. stagioni che imponevano dei ritmi ben definiti. Dall’architet- Il documentario, che dura 40 minuti, mette in risalto quel- tura, alla cucina, all’organizzazione sociale, alla scuola, alla la vita che, seppur nelle sue povertà economiche, è tuttora conservazione delle derrate ed ovviamente a tutti i lavori

Gustâ che deve dongje i cjâfs di famee di Pantianins tal 1920-1921

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risposte fioccano, come granelli di farina che scendono dalla macina del mugnaio, grazie alle ricostruzioni ed alle interviste. E’ proprio una di queste che colpisce, quella di Otto D’Angelo, che si colloca a metà tra i commenti degli antropologi e letterati, avvezzi all’analisi, e le interviste della gente comune: mette sotto il riflettore la figu- ra femminile che tanto ricorre nelle sue opere e ne spiega e decanta le grandi capacità e doti. Otto si sofferma anche su una parte del paese importantissi- ma nel medio friuli: il Suei, lo stagno d’acqua che assicurava l’approvvigio- namento idrico per quasi tutti gli uti- lizzi agricoli e domestici. Lo definisce il luogo più rispettato dopo la chiesa in quanto l’acqua doveva sempre ri- Tancj fruts ator di Livo (Olivo Cragno), tal borg dal poç a Pantianins manere limpida. Anche Gri definisce l’importanza della donna dandone una immagine quasi mitologica: come At- lante che sorreggeva il globo terrestre agricoli: non manca nulla e le interviste alla gente comu- anche la donna sorreggeva la vita domestica e si confrontava ne esprimono una freschezza ed una genuinità che lasciano quotidianamente con una contradizione tremenda cioè quella lo spettatore stupito, meravigliato, assorto nella cattura delle dell’essere moglie, domestica, organizzatrice, ma soprattutto immagini, dei suoni e delle nozioni. la vera portatrice dei valori ed il vettore principale della pro- Non mancano gli sguardi sull’evoluzione di quella civiltà con- secuzione della cultura. tadina che vengono anche commentati da Bartolini, Turoldo e L’uomo e la donna, dice Gri, due mondi diversi e divisi strut- Sgorlon. Il primo pone l’attenzione soprattutto sul sociale e turalmente nella civiltà di un tempo: due ruoli definiti quasi sull’architettura portando come esempio la contrapposizione in contrapposizione alle concezioni di omogeneità e appiat- tra le corti contadine ed i moderni condomini: entrambi am- timento odierne. bienti affollati ma il secondo è caratterizzato da una specie Anche l’assenza di conflitti, così comune oggi, è qualcosa di di difficoltà esistenziale sia nell’individuo, che ha perso il normale nel documentari: le famiglie si aiutavano l’un l’altra contatto con la terra, sia nei rapporti tra le persone che da e Turoldo dice che scomparso il “clap” è scompara anche la armonici diventano astiosi, conflittuali, come se lo scontro corte contadina ed il suo film “Gli ultimi” è stato chiamato così fosse il modo convenzionale per comunicare. Lo squilibrio proprio perché era il racconto degli ultimi attimi della civiltà nel rapporto con il territorio si è radicalizzato nello squilibrio rurale che stava sparendo. Turoldo ingenera nello spettatore sociale con l’alienazione dell’individuo, vicino fisicamente numerose domande tra cui una, la più importante, fa perno agli altri ma lontano nei rapporti e freddo, quasi cinico ed sulla povertà: “la perdita della propria povertà cioè la perdita individualista: l’esatto opposto di qualche decennio fa. Bar- della libertà di non possedere, che è stata colmata dall’asser- tolini descrive anche i paesaggi, di una bellezza toccante e vimento alla cupidigia di possedere anzi di dover possedere. parzialmente persa a causa delle moderne tecniche agricole Ecco che le persone hanno perso tutta la loro dignità, anche ma soprattutto a causa del fatto che la popolazione, non la- quella spirituale, ed alla fine anche quella politica perchè vorando più in campagna, percepisce quest’ultima come un perché sappiamo bene che il potere economico condiziona luogo estraneo avendone a volte timore, spesso disinteresse il potere politico”. e talvolta denigrazione. L’evoluzione sociale si è tradotta, secondo Sgorlon, anche Bartolini si spinge anche sulla lingua friulana, inconsapevol- in un’evoluzione culturale che ha creato una duplicità nella mente usata per distinguersi da chi non apparteneva a quel percezione della cultura stessa: la prima che manifesta sen- mondo, dal sorestant, dal padrone: riflessione questa molto timenti di avversione ed ostilità verso la civiltà contadina, profonda e forse chiave per aprire tutte le fasi del documen- bollata di essere inadeguata, retrograda, tarpante e limitativa; tario. la seconda che sviluppa sentimenti di elitarietà come se la Sgorlon pone all’inizio la domanda clou: “chi siamo?”. Le cultura fosse qualcosa di alienato dal contesto rurale, qualcosa

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di rielaborato e distillato, ricercato da pochi ed appannaggio di pochi. Cultura, ruralità, agricoltura, ar- chitettura..termini ricorrenti nel documentario, ripetuti per la loro importanza fondamentale ed esi- stenziale. Turlodo esprime chia- ramente che il recupero della na- tura è parallelo al recupero della mentalià, mentre Sgorlon dice che cambiare il rapporto con la terra significa anche cambiare radical- mente il rapporto con gli altri e con la società. Proprio il prelato originario di Coderno, compaesa- no quindi di Remigio, pone una riflessione che è quasi un parados- so: in pieno urbanesimo si fugge dai campi verso la città e questo percorso crea un grande cambia- L’asilo di Pantianins tor i agns ’35 mento dell’individuo; qualora lo stesso ritornasse in campagna, ci ritorna da cittadino elitario, non più da abitante rurale. Il solo fatto che non esista più il confine mentale tra città e campagna ha che permeava le giornate dei suoi genitori. Un documentario creato una mole ingente di cambiamenti sentimentali e com- che ha preso forma in modo quasi automatico grazie alle portamentali in tutta la popolazione. Queste trasformazioni numerose interviste fatte durante gli ultimi 24 anni e che ha erano ineluttabili, dice sempre Turoldo, tuttavia è importante permesso all’autore di confrontarsi con delle persone che han- prenderne coscienza, capirne i meccanismi e soprattutto ca- no vissuto e saputo cogliere l’essenza della civiltà contadina. pire se stessi. Remigio, con modestia rurale, non enfatizza il grande lavoro A fine documentario Gri ripropone il ragionamento e la do- di selezione e montaggio ma soprattutto non mette in risalto manda iniziale di Sgorlon: “chi siamo?”. In chiusura, lo stu- la rara lungimiranza che ha avuto nel cogliere le riflessioni dioso, analizza e trae un bilancio di ciò che è ancora presente e la saggezza di molte persone ormai scomparse ma che ri- e ciò che è stato perso: “La condizione contadina è sparita ma vivono nei suoi audiovisivi come Padre Turoldo, Bartolini ed la cultura potrebbe essere rimasta”. Secondo Gri bisogna porre altri. “E’ un documentario che ho fatto per permettere allo una distinzione tra la vita rurale, con le usanze contadine, e spettatore di fare un ragionamento su se stesso e sull’ambiente la cultura; infatti pensa che i valori come la solidarietà, la che lo circonda, dando anche la possibilità a chiunque di parsimonia,il modo di vivere profondo, esistano ancora. L’u- ampliarlo in linea con il messaggio che ho voluto lanciare”. niverso costitutivo della cultura contadina permea ancora il Parafrasando il pensiero di Novella Cantarutti, anche Remigio nostro codice genetico; la cultura rurale esiste ancora ed ha è caratterizzato da quella modestia vissuta e mai ostentata che la possibilità di essere riscoperta e valorizzata. Secondo lui i lo riporta ad un ricordo d’infanzia semplice ma significativo: valori e le caratteristiche vanno reimpastati nella quotidianità, “vedevo alle volte delle donne che raccoglievano le spighe che sì ha aspetti completamente diversi dalla vita di un secolo rimastie indietro durante la mietitura: forse in un campo ne fa ma ha anche la capacità di assorbire gli stimoli atavici rimaneva un solo mazzetto. Forse enon ne valeva la pena da generando una nuova struttura sociale e culturale. un punto di vista economico ma ora che ci ripenso, quella Una parte del documentario ha anche un aspetto interessante mano piena di spighe era un inno d’amore verso la cultura, e curioso: proprio un cittadino pantianicchese, Angelo Cisi- la terra, la vita”. lino, parla di come era la vita un tempo ed anche dalla sua intervista traspare quella visione di fatica fisica ma di pace ed armonia che stupisce ed affascina lo spettatore. Anche roSSana carretti Remigio associa il suo pensiero a quello espresso lungo tutto l’audiovisivo: si tratta di un lavoro che necessariamente doveva essere lungo, selezionato, vissuto con intensità, con lo spirito

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LE CORTINE Strutture difensive medievali in Friuli

Tiziana Cividini

Poco ancora si conosce delle cortine, veri e propri sistemi difensivi molto diffusi nella nostra regione, costruiti dalle popolazioni rurali in epoca medievale per garantire rifugio e protezione in caso di necessità. Si suppone che le più antiche cortine fossero state inizialmente limitate ad una altura o ad un rialzo artificiale di terreno in genere di forma circolare, con uno spazio interno piuttosto ridotto. Il terrapieno veniva circondato da una palizzata lignea o da un muro di cinta in pietra e da uno o più fossati riempiti d’acqua1. Un ponte levatoio apribile su un unico accesso, rafforzato talora da una torre d’avvistamento e segnalazione, Fig. 1. Gradisca di Sedegliano: la cortina ripresa da sud. ne doveva consentiva il superamento. All’interno dello spazio fortificato era posto un piccolo edificio cultuale e, in rappor- to all’estensione del terrapieno, alcune abitazioni in legno o altro materiale deperibile, con magazzini per le vettovaglie e stalle per gli animali. Tra gli esempi di cortine così orga- nizzate ricordiamo quella di Gradisca di Sedegliano, tuttora in buono stato di conservazione (cfr. Fig. 1): sono infatti ben riconoscibili i fossati nell’area su cui insiste la chiesa di Santo Stefano protomartire, mentre sappiamo che i terrapieni vennero spianati tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Anche i fossati della cortina di Sedegliano, con 3 valli con- centrici, risultano chiaramente visibili2: si pensi che il fossato principale conservava fino agli anni Settanta una larghezza di circa 10 m ed era profondo oltre 5 m, mentre il primo terra- Fig. 2a. La cortina di Mereto di Tomba in un acquarello del XIX pieno misurava un’altezza di oltre 2,5 m rispetto al piano di secolo. Si noti la presenza dello stagno. campagna. La torre d’ingresso venne abbattuta con una carica Fig. 2b. La stessa cortina nel rilievo di P. Canciani: appaiono di esplosivo, perché ormai pericolante, da un tal mastro Zuane evidenti i tre terrapieni concentrici. tra la fine del XVIII e il XIX secolo3. Nell’impianto difensivo di Mereto di Tomba lo spazio interno, ridosso della Stradalta, conosciuta come “strada delle inva- come nel caso di Sedegliano, è oggi riservato ad area cimi- sioni”, e trovano riscontri in quasi tutta l’Italia settentrionale: teriale (cfr. Fig. 2a e b). Nel medio Friuli queste strutture, si pensi, ad esempio, ai “ricetti” piemontesi, documentati in numericamente significative, appaiono frequenti soprattutto a numero rilevante4 (sono circa 200).

1 Cfr. civiDini T., Le cortine. Alcuni dati sulle strutture difensive di epoca altomedievale, in civiDini T., Storia ed economia del medio e basso Friuli, vol. II, (a cura di), Associazione regionale delle Pro loco, Monfalcone 2007, pp. 44-49 con bibliografia. Una panoramica dettagliata inm iotti T., Gastaldie e giurisdizioni del Friuli centrale, Castelli del Friuli/2, s.d. 2 Cfr. SbaiZ A., Gastaldia di Sedegliano. Castelliere e tombe preistoriche, Udine 1924, p. 12. Lo Sbaiz ricorda che “…sebbene la maggior parte delle case di Sedegliano fossero fuori della cortina, pure questa dentro l’ultimo vallo aveva diversi edifizii. Nel mezzo c’era la piazzetta con in fondo la chiesina dedicata ai SS. Pietro e Paolo costruita prima del 1000 (almeno il coro) e dinanzi al quale, gigantesco e frondoso, il tiglio storico raccoglieva spesso in vicinia i Sedeglianesi”. 3 La notizia viene fornita dal senatore Tiziano Tessitori nella presentazione al libretto di rinalDi C., Sedegliano. Profilo storico, edito a Cividale nel 1967. 4 Di molte di queste importanti testimonianze del Medioevo rurale non rimane traccia; un grande lavoro di censimento e studio è svolto dal Centro Documen- tazione Ricetti, posto all’interno del ricetto del Comune di Candelo (Biella). In Piemonte i ricetti si trovano sia in pianura - dove più abbondanti erano i raccolti -, che in collina e sono prevalentemente di tre tipi: il primo è di esclusiva iniziativa popolare e sorge ex-novo con un piano che coniuga le tecniche costruttive dell’architettura funzionale alle pratiche agricole con le necessità di difesa secondo i criteri dell’architettura militare. Il secondo tipo usufruisce di nuclei abitati preesistenti, recingendoli di fossati e di cinta fortificata. Nel terzo caso il ricetto, adiacente ad un Castello, è una struttura aggregata al castello stesso, quasi una sua appendice.

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Nella nostra regione le strutture originarie sono in molti casi Disponiamo di maggiori dati a partire dalla seconda metà del ancora riconoscibili, a fronte della persistenza delle antiche XV secolo, periodo in cui i Turchi, dopo aver attaccato ripe- fosse concentriche o, soprattutto, della disposizione circolare tutamente Croazia e Ungheria, effettuarono feroci incursioni delle abitazioni costruitevi intorno. Altre volte accade invece anche nella nostra regione. A proposito della cortina di Morte- che ne possiamo attestare l’esistenza grazie ai nomi di alcune gliano, sappiamo che nel 1499 buona parte dei suoi abitanti vi vie: si pensi, ad esempio, alle varie “via Cortina” presenti a si rifugiò, resistendo agli invasori; quanto a Pantianicco, nella Codroipo, Beano, Lonca, Mortegliano, Sedegliano, ecc. cronaca di G. Sini è riportato5 che “nella cortina di Pantianicco Più raramente cogliamo segni evidenti delle modifiche ap- trovandosi a caso Simone Nusso, cittadino di San Daniele, portate all’originaria torre, spesso rinforzata, sopraelevata e fattosi forte con quelli uomini vicini che poté avere, fece e trasformata in campanile, come a , a Camino al mirabile difesa per molti giorni sino a tanto che superato da Tagliamento o a Pozzuolo, dove la distruzione della locale quelli barbari fu presa la cortina con morte di molti”. cortina venne ordinata nel 1412 dal Consiglio di Udine. Siamo Altri dati si ricavano dalle disposizioni della Serenissima a conoscenza che la torre portaia di Lestizza venne demolita durante questo periodo: Venezia ordinò infatti di conservare soltanto nel 1948 per la costruzione del nuovo campanile le biade nelle cortine di Sedegliano, Pantianicco, , (cfr. Fig. 3). Possiamo ricollegare l’antico impianto difensivo Beano, Rivolto e Mereto. A Lestizza si sarebbero invece ri- a qualche modesto rialzo occupato da una chiesa, come a fugiati gli abitanti di San Vidotto in occasione dell’incursione , Virco o Nespoledo. turca del 1499.

Fig. 3. Lestizza: la torre portaia. Prima trasformata Fig. 4. La cortina di Pantianicco secondo la ricostruzione ipo- in campanile, venne abbattuta nel 1948 (da Miotti 1983). tizzata in Mattiussi A., Bevilacqua C., Pantianicco in cerca della sua storia, a cura di T. Venuti, Fagagna 1993.

Talvolta preziose informazioni sono desumibili dalle fonti sto- Se gli antichi dipinti presentano motivo di interesse, molto riche, anche se i riferimenti documentati, diretti o indiretti, utili sono anche le riproduzioni cartografiche, datate a partire non sembrano risalire, allo stato attuale della ricerca, oltre dall’inoltrato medioevo. la fine del XIII secolo o agli inizi del 1300: si vedano, a La situazione dell’abitato di Codroipo nel XV secolo ci è titolo esemplificativo, (anno 1289), Latisana (anno parzialmente nota grazie ad alcuni disegni6, dove si evidenzia 1340), Codroipo (anno 1343) e Flambro (anno 1346). Unica una diversa disposizione dell’edificio di culto, allora orientato eccezione sembra essere , di cui si fa con abside a est, e la collocazione del ponte levatoio per il menzione già nel XII secolo. superamento del fossato ad occidente (cfr. Fig. 5). Sappiamo

5 Cfr. Sini G., Cronaca della terra di San Daniele dai primi tempi all’anno 1515, Udine 1862, p. 46. I combattenti dovevano essere 200, a cui si devono aggiun- gere “i ricoverati”. Tutti vennero “messi a fil di spada”. Cfr. ciconi G.D., Udine e la sua provincia, Udine 1862, p. 228, n. 1. 6 Cfr. Zoratti V., Codroipo. Ricordi storici. Volume primo dalla storia civile, Udine, maxime pp. 18-19 e 28-29. La base del ponte levatoio, realizzata in “grossi sassi e pietre immerse nella calce viva” sarebbe stata individuata poco più a sud della canonica attuale. Una serie di pali, alcuni della lunghezza di 9 metri, fu messa in luce durante i lavori per la costruzione degli edifici che si affacciano su Piazza Garibaldi. Sulla cortina si legga il recente ed insolito contributo di Mario Banelli, 45 locuzioni su Kadùp: intorno al paradigma del quadrivio e della cortina, alla ricerca dell’animus codroipese, in Codroip, a cura di A. Vianello e F. Vicario, 85 Congresso della Società Filologica Friulana, San Dorligo della Valle (TS) 2008, pp. 649-694.

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che parte di esso venne obliterata nel 1815. nuovi spazi vennero recuperati con l’obliterazione dei fossati. Indicazioni importanti si ricavano dai mappali austriaci e na- L’aumento demografico e la maggiore disponibilità di mezzi poleonici, grazie ai quali è spesso possibile ricostruire assetti determinarono l’ampliamento delle chiese costruite all’interno spaziali non più visibili, in quanto completamente stravolti: si delle cortine stesse ed in alcuni casi si giunse alla formazione veda, ad esempio, il caso di Tissano (), delle cente, dove le popolazioni vivevano in pianta stabile, di Villacaccia (Lestizza) o quello di Galleriano, dove diventa garantendo così una costante manutenzione delle nuove strut- impossibile riconoscere i resti del fossato e la torre non fa ture difensive. più parte, come in origine, del muretto di recinzione. A Mortegliano è possibile riconoscere la compresenza della Tra gli esempi più significativi, ricordiamo quello relativo cortina e della centa, ad essa cronologicamente successiva: alla cortina di Lavariano, raffigurata in una pianta del XVIII da uno spazio ridotto con pochi edifici nell’area centrale, si secolo: attualmente resti della torre sono riconoscibili nella passa a una sequela di abitazioni disposte con andamento cir- parte inferiore del campanile. colare e addossate le une alle altre, a costituire esse stesse un perimetro difensivo (cfr. Fig. 6). Gli edifici che formavano la centa non presentavano finestre sul lato esterno, ad eccezione di qualche apertura nei piani alti; talvolta le case comuni finivano con l’inglobare il muro della cortina per ragioni di tipo economico. Cente sono attestate, ad esempio, a Cervignano (1344), Flu- mignano e Joannis; di Latisana sappiamo che “la cortina del castello… era satura di abitazioni, talune avevano già scaval- cato muraglia e fosso…”. Nella centa di Joannis, in comune di Aiello, scavi archeologici condotti nel 2006 all’interno dell’edificio quattrocentesco noto come canipa hanno portato alla scoperta di diciotto tombe databili tra IX e X secolo8; i corredi rimandano, come nel caso della necropoli di Turrida di Sedegliano, alla cultura slavo-carinziana di Köttlach. Oltre alla canipa è ancora visibile un fabbricato chiamato

Fig. 5. La cortina di Codroipo in un rilievo di don V. Zoratti, rielaborato da una mappa del XV secolo. Si noti l’orientamento della chiesa est-ovest.

Cortine e cente Rispetto all’assetto originario, come detto caratterizzato da rialzo munito di palizzata e canale d’acqua intorno, si ritie- ne, anche alla luce di alcuni scavi archeologici recentemente condotti, che questi insediamenti difensivi fossero stati pro- gressivamente trasformati a fronte di mutate esigenze, con un potenziamento delle funzioni difensive. Sulla base delle attestazioni archeologiche7, si è indotti a sup- porre che a partire dal XVI - XVII secolo fosse stato avviato Fig. 6. Mortegliano: l’andamento circolare delle abitazioni un graduale superamento della funzione difensiva in favore che ricalcano l’impianto dell’antica cortina ripreso di un’affermazione dell’aspetto religioso: per questo motivo, dal campanile.

7 In tal senso, di notevole interesse sono i risultati delle verifiche condotte da F. Piuzzi sulla cortina di Rivolto di Codroipo. Si ringrazia lo studioso per aver reso disponibile la relazione di scavo. 8 I sondaggi sono stati effettuati dalla ditta Archè nell’ambito di alcuni interventi di ristrutturazione nel complesso. Cfr. borZacconi A. e tiuSSi C., (UD). Indagini archeologiche a Joannis, in Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia 1/2006, pp. 57-58. L’Am- ministrazione di Aiello, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli ha avviato un progetto di generale valorizzazione del sito al fine di comprenderne le dinamiche di occupazione.

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Fig. 7. Esempio di tabor sloveno (da Fister 1976). Fig. 8. La cortina ripresa dall’alto.

“casa del curato”, mentre della chiesa titolata a Santa Agnese Ricerche condotte nel 1976 sulle realtà slovene da Peter Fi- rimane una delle cappelle laterali dell’edificio cinquecente- ster – docente del dipartimento di architettura dell’Università sco, rimaneggiato nel XVII secolo. Il cimitero e la struttura di Lubiana10 – evidenziano l’effettiva somiglianza di questi cultuale9 vennero abbandonati all’inizio del Novecento, diver- impianti con i nostri insediamenti: essi erano caratterizzati samente dagli altri due edifici, utilizzati come case coloniche. in fase iniziale da fossati che circondavano limitate aree al cui interno sorgevano edifici in pietra o legno (cfr. Fig.7). In Inquadramento cronologico alcuni casi solo un lungo muro veniva eretto con lo scopo di Da un punto di vista puramente politico-amministrativo, è bloccare il passaggio agli invasori. Molto spesso questo tipo stato osservato che le cortine nacquero in modo spontaneo di struttura difensiva era costruito nelle vicinanze di un bosco all’interno delle comunità rurali le quali, in assenza di altre o su un’altura naturale e ogni via di comunicazione attorno forme strutturate di difesa, provvidero ad organizzarsi in forma ad esso era interrotta. autonoma. Per questo motivo esse sarebbero state ricordate Progressivamente si eressero mura di recinzione più possenti solo indirettamente nei vari documenti che ci sono pervenuti, e torri di avvistamento; da una funzione di “blocco” si passò dove invece viene lasciato molto spazio alla descrizione delle gradualmente a fortificazioni meglio strutturate, trasformate in strutture feudali più signorili. ripostigli che fungevano periodicamente da rifugi, con spazi Ancora aperta rimane la questione della datazione. Sulla base abbastanza ampi da destinare agli animali domestici. dei dati desunti dagli archivi, si è orientati a collocare, sia In Stiria e Carinzia sono altresì noti insediamenti fortificati pure con una certa prudenza, la nascita delle cortine tra il di forma ovale, senza edifici o solo con magazzini, via via X e l’XI secolo, quando il Friuli centrale, devastato dalle potenziati prima grazie alla costruzione di torri lungo la cinta continue invasioni degli Ungari, venne ripopolato ad opera muraria (con ambienti interrati) e in un secondo tempo con dei patriarchi aquileiesi con l’introduzione di genti slovene edifici in muratura legati alla muraglia. nelle terre friulane. Alcuni studiosi in passato erano giunti ad E’ degno di interesse il fatto che vi siano per i tabori riscontri ipotizzare un apporto costruttivo da parte di queste nuove po- nella toponomastica attuale: si confrontino a tale proposito i polazioni, presso cui si svilupparono impianti difensivi molto vari Taber, Tabr, Podtabor e lo stesso Tabor; né va dimenticato simili a quello delle cortine, chiamati tabori (“accampamenti” che molti tra essi costituirono la “base” da cui nacquero le nel linguaggio corrente). Gradine, ossia i castelli.

9 Scavi precedenti avevano portato all’individuazione della chiesa più antica, delle dimensioni di 7 per 4 m. Cfr. Geat A., La villa di Joannis, “Studi Goriziani”, 6, 7, 1979, p. 59 e ss. 10 Cfr. FiSter P., Arhitektura Slovenskih Protitur_kih Taborov, Ljubljana 1976 11 Cfr. canciani P., Barbarorum leges Antiquae, volumen tertium, Venetiis MDCCLXXXV, p. 103.

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Va rilevato però che la costruzione dei tabor sloveni, con- siderati esempio di architettura popolare, se non addirittura paesana, mutuata dalle fortificazioni costruite dalla nobiltà, viene messa in correlazione esclusivamente con le incursioni turche, a partire quindi dagli inizi del XV secolo (in quel periodo le chiese-fortezza rumene avevano già respinto gli assalti dei Turchi) e nel corso del XVI secolo. Diventa pertanto evidente la discrepanza in termini di inqua- dramento cronologico; un confronto ed uno scambio con gli studiosi d’Oltralpe su questo argomento, al fine di inquadrare meglio la portata del fenomeno in una visione d’insieme, potrebbe essere molto proficuo.

La cortina di Mereto di Tomba Paolo Canciani descrive così la cortina di Mereto nel XVIII secolo11: “Unum hic exhibeo triplici aggere circundatum, intra quod quondam extitisse habitacula pagi Melereti nuncupati, nunc Mereto…Media in area superest Ecclesia. Eius generis clausurae apud nos appellantur Cortinae…”. Dalla sua pre- sentazione si ricava che all’interno dello spazio circondato dai tre aggeri un tempo si trovavano le abitazioni del villag- gio chiamato Meleretum e che al centro dell’area sorgeva la chiesa. Del torrione che si innalzava a ovest pare rimanessero resti nel sottosuolo12; oggi non sono più visibili le tracce del fossato che esisteva intorno al rilievo e si nota appena un Fig. 9. La parte superiore della colonna conservata nella lieve pendio digradante lungo il versante meridionale. Anche chiesetta dei SS. Daniele e Agostino. della cortina muraria non si conservano resti. Il sito riveste un notevole interesse per le testimonianze che ha restituito nel corso del tempo. Degno di nota è il rinvenimento, segnalato da Pietro Someda di epoca tardoantica-altomedievale, conservate presso i Civici De Marco negli anni Quaranta, di alcune armi pertinenti a Musei di Udine. corredi funerari di epoca longobarda recuperate forse nella Né si può dimenticare la colonna scolpita con volto uma- zona orientale degli spalti13. Il dato porta a ricostruire una no conservata all’interno della chiesetta cimiteriale dei SS. frequentazione dell’area quantomeno nel VII secolo, anche Daniele e Agostino, scoperta nel 1985, sulla cui datazione se lo stesso Someda ricorda, ripreso da Amelio Tagliaferri14, alcuni studiosi17 ancora si interrogano (cfr. Fig. 9), ma che che durante gli scavi delle fosse per le sepolture accadeva non pare azzardato inquadrare al XII-XIII secolo sulla base di di frequente che affiorassero “frammenti di tavelloni ed em- confronti18. Mancano ad oggi indizi concreti della presenza brici a grande curvatura”, ascrivibili ad epoca romana. Una di un castelliere “fluviale” di epoca protostorica ipotizzato frequentazione, o addirittura un’occupazione del sito, è do- dal Someda. cumentata anche per i secoli successivi grazie alla scoperta di numerose monete del XIV secolo15 e al vasellame d’uso comune messo in luce in passato durante lavori nel cimitero. tiZiana civiDini Tra i reperti si annoverano anche punte di lance e cuspidi16 Storica e ricercatrice

12 Cfr. venuti T., Le chiesette campestri nel Comune di Mereto di Tomba, Udine 1989, p. 55. 13 Cfr. SomeDa De marco P. , Gian Domenico Bertoli e la sua terra natale, Ed. La Panarie - Cosarini, Pordenone 1948; sempre dello stesso autore, Mereto di Tomba nella storia e nell’arte, Udine 1969. 14 Cfr. taGliaFerri A., Coloni e legionari romani nel Friuli celtico, Una ricerca archeologica per la storia, Pordenone, Grafiche Editoriali Artistiche Pordenonesi, 1986, pp. 166-167. 15 Cfr. SomeDa De marco P. , Monete del 1300 rinvenute nella cortina di Mereto di Tomba, in “Messaggero Veneto”, Udine, dicembre 1955. 16 Cfr. breSSan F., Le cuspidi del Museo Civico di Udine, in “Quaderni Friulani di Archeologia” V, 1995, pp. 165-172. 17 Cfr. mor L., La “stele” di Mereto di Tomba, in Gli echi della terra. Cultura celtica in Friuli: dati materiali e momenti dell’immaginario (Catalogo della Mostra, Castello di Gorizia 25 maggio-27 ottobre 2002), Giardinieditori, 2002, introduzione. 18 civiDini T., Presenze romane nel territorio del medio Friuli. 4. Mereto di Tomba, (UD), p. 123.

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LA MADONNA DELLA MELA LA MADONE DAL MILUÇ

Tarcisio Venuti

Presso la città di graz è situato il castello di di S. Marizza e di S. Maria di sclaunicco che sono Eggenberg che prese il nome dal suo illustre collegati alla colonizzazione slava dei secoli X-XI. committente il principe Hans Ulrich von Eg- Ma altri titoli di Madone sono codificati come genberg (1568 – 1634). termini toponomastici specificanti attribuzioni in È considerato l’impianto culturale più mpor- Friuli: Madone d’Ajût, di Campagne, dal Clap, tante della Stiria, ospita preziose collezioni di Loret, di Molotul a Buje, de Mont, di Mont, del museo universale Joanneum. Nell’Alte di Muris, de Nêf, di Peraries o de Seazze, des Galerie, le collezioni esposte permettono Planelis, dal Puint, di Raviei, di Rose, de di compiere un affascinante viaggio oltre Salete, de Scjalute, de Scrancis, de Sèsule, 500 anni di storia dell’arte europea. La di Sterp, di Strade, de Taviele, di Trave. collezione di opere medioevali di arte del’Zorno, di Zuc…(NP, p. 1490). gotica e tardo gotica è una delle più Codesto elenco comprende Madonna notevoli d’Austria. La scultura lignea de Molotul o ad Molotum di Buja espone la famosa Madonna di Ad- che attraverso i secoli ha assunto mont (della Maternità – 1300) e denominazioni varianti come si una copiosa serie di statue della evidenzierà in seguito. Madonna della mela, recuperate Nei regesti specifici compare Me- nel Land istriano e restaurate. lotum nel 1773, ma nel medioevo Negli ambienti pubblici della città 1277 de Malotum e nel 1278 de non mancano mai castelli ricolmi Malontulo, che in friulano significa di mele, sui tavoli, cantonali, presso Molotul. credenze, vetrine… Da questa Madonna di Buja è un borgo della constatazione, Madonne e mele, pieve a cui è rimasto il titolo ma- la corrispondenza col Friuli corre riano specificato, secondo gli indici Anche Donatello diede vita ad una sua Madonna immediata alla mente. Il pensiero della Mela, in terracotta del 1420 curiali in ad Melotum (de S. Maria si concretizza sull’opera di Do- ad Melotum). Detto edificio cultu- menico da Tolmezzo e sulle sue rale fu costituito in parrocchiale, ancone lignee, specie sulle statue quindi il borgo in parrocchia, nel delle Madonne con la mela. Certo, dette iconografie il nostro 1909, sembrato da S. Lorenzo di Buja. La denominazione conterraneo le scolpì per le chiese della Madonna di Buja, ad Melotum, con le varianti riportate dai documenti: Mo- della parrocchiale di Terzo di Tolmezzo, della chiesa filiale lotul – Malotul – Melotul, è molto antica, ma di significato di Dilignidis (S. Gottarso), della chiesa di S. Pietro di Zu- sconosciuto nonostante i diversi tentativi di interpretazione. glio Carnico in Monte ed altre. Quindi sculture attinenti alle Il consolidamento di Melotum trova ragion d’essere in una regioni contermini quali la Corinzia, la slovenia e la Stiria, bellissima statua della Madonna con la mela in mano, del una mitteleuropea con sculture lignee di identica iconografia 1481, opera di Domenico da Tolmezzo. Perciò si chiamò tematica e simbolica. Chiesa della Beata Vergine de Melotum, inteso dal popolo come mela o meleto. Titoli diventati toponimi: Madonna ad Melotum di Buja Mons. Gian carlo Menis ci offre la seguente scheda descrittiva Scriveva mons. G. Biasutti: Un’altra singolarità che dovrà della pregevole statua lignea in oggetto: “Madonna di Buja, essere attentamente sviscerata dallo studioso di geografia san- chiesa della Beata Vergine de Melotum – Domenico da Tol- torale è il fatto (ed il perché del fatto) che alcuni titoli e non mezzo, statua raffigurante la Madonna col Bambino – 1841. altri siano assunti a toponimi maggiori o minori, il Biasutti ne - Vergine, seduta in trono, regge sulle ginocchia il Bambino accenna alcuni: per i titoli mariani riscontriamo ad esempio ritto in piedi in atto benedicente. Il gruppo della Madonna oltre Madonna di Buja, i tre toponimi di S. Maria La Longa, cosiddetta “de Melotum”, ha subito in antico un primo re-

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stauro, che ha interessato la ridoratura della veste della Ma- so). Chiesa di Santa Maria de Malatolo. Era cappellano Pre donna e del Figlio e la stesura sul manto di un intenso colore Giuseppe Piemonte assente da 6 mesi. blu a disegni d’oro molto raffinati. I successivi restauri, in - 1619, 9 luglio. Breve indulgenza plenaria all’Assunta a Ma- particolare quello del 1962, hanno sostanzialmente rispettato donna di Buja de Malaltomi. quest’ultima resa cromatica e si sono limitati alla pulitura 1647, 13 febbraio. Ad istanza del Comune di Buia il Patriarca del trono e degli incarnati e al consolidamento conservativo ordina al Vicario di Taboge sub poena suspensionis di celebrare del supporto ligneo. la messa le prime domeniche d’ogni mese a S. Stefano; la Lo Joppi pubblica il documento del 6 agosto 1481 con cui seconda alla B.V. di Molatulo … (Arch. Marchese Paolo di viene intimato al Camarari della chiesa di Buja di pagare il Colloredo, Tergh. Buia).- resto del prezzo dovuto al maestro Domenico da Tolmezzo - 1663, 30 giugno. Licenza a D. Pietro q. Francesco Calligaris per un’ancona. Quindi la statua doveva essere in origine in- e magister Aita di erigere l’altare di S. Antonio di Padova serita entro una struttura architettonica con altre statue che nella chiesa di Santa Maria de Modotto (sic) forse Molotto nei secoli sono andate perdute. Si tratta dell’opera firmata e (ACAU, Acta Curiae; Extraordinariorum sub anno). documentata dal pittore e intagliatore Domenico Mioni da - 1763, 2 dicembre. La processione dell’Ascensione finiva Tolmezzo (1448-1507) che già dal 1462 aveva bottega a Udi- alla Madonna di Malotura. ne, in borgo S. Cristoforo. L’opera evidenzia ormai i caratteri - 1773, 18 dicembre. Mons. G. G. Gradenigo arcivescovo dell’arte dello scultore che, al di là dell’influenze vivarinesche di Udine vieta la messa di mezzanotte in Monte di Buja, si e nordiche, mediate da Venezia, si esprime con un linguaggio faccia alla Beata Vergine Melotum o a S. Stefano (ACAU, personale, vivacemente realistico, “alieno da intellettualismi”, Acta Curiae, Decretorum, sub anno). (Da Schedario Biasutti come giustamente osserva il Rizzi (MENIS G.C., Cività del G., BSU). Friuli centro collinare, Pordenone 1984, n°95). La denominazione Madonna di Buja ad Melotum, alias Mo- Ricerca di tracce per scoprire la località presso cui è stata lotul, nella sua forma è medioevale e popolaresco, nel senso eretta la chiesa di Santa Maria o Madonna di Buja. che il titolo Madonna, sotto la genericità, cela sovente un La lingua latina ci offre il vocabolo malum nel significato titolo specifico, forse di Santa Maria Gloriosa, cioè Assunta. di mela, pomo, frutto ma anche di male (disgrazia); malus Nella vecchia chiesa distrutta dai sismi del 1976, vi erano corrisponde a melo, albero, trave; malus, a, um dà il senso di opere d’arte pregevoli: gli affreschi del Fabris, decoranti il cattivo; c’è anche il verbo malo, nel significato di preferire. soffitto diviso in tre scomparti ovoidali con l’Assunzione nel La lingua friulana usa i termini di miluç e miluçar e anche centro. Da vedersi pure “San Valentino che benedice gli infer- mêl e melar; si rintraccia pure la parola melote ma si riferisce mi” pala dipinta da Eugenio Pini nel 1655 (Guida del Friuli, a uva. Alle volte ci si imbatte in parole strambe derivanti vol. IV, SAF 1912, p. 411). da altre di chiaro significato: Madocule per Madonna, come Citazioni toponomastiche riguardo “La Madone di Molotul l’espressione: cagne del Madocule; così pure Madote … par di Buje” la Madote (NP, coce Madone). Ma anche il vocabolo mol, che - 1149 Walterus de Maleutin (BINI G., Documenta historica, deriva dal latino mollis (bagnato) produce molisin, molisit, IV, sub anno); riportato dal Di Prampero nel suo Glossario moladiç, molon e molosse (teren paludôs) terreno paludose a p. 98. molle. Da cui i termini: Molotul/m – Malotul/m. Da molosse - 1158 (indizione 8a, ma è la 6a), Testi… Henricus Buj, Wal- (terreno paludoso, bagnato) e mollis (terreno molle) si ar- terus de Maletin (BINI, cit., p. 17). Che sia un richiamo a guisce Molossul = Molotul, la palude, la qualità del terreno Meloto di Buja? Ma ivi al n° 20 si ha Henricus Bris non presso il quale costruì la chiesa di Madonna ad Molotul di Buj. Su quanto accennato Buje o Buj è forse il nome del Buja (NP, p. 1490). bue nell’antico dialetto del Friuli; ora dicesi Bò o Bûs, ma E la Madonna con la mela, allora? La Madonna viene definita è rimasto in una parola composta “code-buje” che si ado- la nuova Eva che mostra la mela della redenzione tramite il pera figuratamene per turbine od uragano. Nel 792 Buja si Figlio. La Madonna della mela è la corredentrice del genere appellava Boga. umano. - 1277, 30 settembre. Zaccaria ecclesiastico di S. Maria de Maloutul (ANU. Doc. 2220, 2). - 1278, 21 febbraio. I figli di Wilangin di Gemona donano tarciSio venuti beni alla chiesa di S. Maria de Malontulo de Buja (JOPPI Maestro e scrittore di Vergnacco V., Notariorum XI, c. 85, BCU). - 1544, 15 dicembre. Sotto la tutela dei Sindaci di Buja è la chiesa di S. Maria de Molotolo che affittano un maso della chiesa in Madrisio di Fagagna (ANU, Doc. 3916, 137). - 1595. visita Pastorale (BINI G., Doc. hist., cit., in escten-

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SANTA SABIDA, UNA SANTA MISTERIOSA

Benvenuto Castellarin

Chi, per curiosità, volesse trovare Sabina sono avvenute sul finire del nell’elenco dei santi ammessi al culto secolo XVII o all’inizio del XIX, dalla Chiesa Cattolica nelle diocesi dovute forse per una identificazione friulane Santa Sabata, in friulano errata o dovuta allo scrupolo liturgi- Sante Sabide o Sabida, rimarrebbe co di qualche ecclesiastico. Il quale, deluso poiché non la troverebbe. dopo essersi interessato al singolare Questa santa non è rintracciabile ed intenso culto verso Santa Sabata, nemmeno nel volume “Santi e martiri si sia documentato, e vista l’inesi- nel Friuli e nella Venezia Giulia”, cu- stenza di questa santa nei martirologi rato da Walter Arzaretti che descrive o i repertori agiolocici anche leggen- la vita dei santi, beati e martiri nati dari, abbia cercato di orientare quel nelle diocesi di Concordia-Pordeno- culto verso Santa Sabina. ne, Gorizia, Trieste e Udine a partire Egli prende in considerazione anche dai primordi del cristianesimo. l’ipotesi che Santa Sabata fosse una Come mai, allora, oltre una ventina di santa popolare friulana, che si sarebbe chiesette e ancone in Friuli, ma anche aggiunta all’osovana Santa Colomba. in Slovenia e in Istria sono dedicate Anche tale considerazione però non ad una santa inesistente? trovò validi riscontri. Esiste, un caso I capitelli o chiesette di S. Sabida, ad esempio a dove nel 1600, oltre a S. Margherita di Gruagno, Santa Brigida titolare di una chieset- si trovano a Spilimbergo, Pozzo di ta, fu soppiantata per acclamazione S. Giorgio alla Richinvelda, S. Vito popolare da Santa Libera, la quale, al Tagliamento, Gleris di S. Vito, al pari di Santa Sabida, non compare Goricizza S. Giorgio al Tagliamento, Gorgo in alcun repertorio agiologico. di Latisana, Fraforeano di Ronchis, A parere del Biasutti la soluzione an- Goricizza, S. Andrat del Cormor, , Risano, Ontagna- drebbe ricercata nel costume religioso e pratica popolare delle no, Colloredo di Monte Albano, Azzano Decimo, Sesto al prime comunità cristiane aquileiesi e a lungo perdurato: “... a Reghena, Chions, Mengora di Volzana. Oltre a quelle citatate mio parere, dice il Biasutti, è assai più probabile – tanto da nel testo, altre “S. Sabide” si trovano in una fascia a est del traboccare nella certezza – che la denominazione de “Santa Friuli, dalla Slovenia all’Istria. Sabida” derivi dall’antico e persistente costume del popolo Una prima risposta a questa domanda la diede oltre cin- friulano di celebrare il sabato come un giorno festivo”. quant’anni fa mons. Guglielmo Biasutti nel suo libretto Sante Il fatto è testimoniato dal Patriarca Paolino nel canone XIII, Sabide. Studio storico-liturgico sulle cappelle omonime del da lui steso a conclusione del Concilio provinciale di Aquileia Friuli, del 1956. svoltosi a nel 796-797. Egli, dopo aver espresso delle ipotesi su Santa Sabina, esclu- Paolino, stabiliva che la celebrazione della domenica doveva dendo l’identificazione con Santa Sabata poiché storicamente iniziare nella sera del sabato ed il segno della vigilia e dell’ora inspiegabile una supposta diffusione in Friuli di Santa Sabina per l’ufficio del Vespero sarebbe stato dato con la campana. (Intitolazione presente ad esempio a Pozzo di S. Giorgio della Inoltre, il Patriarca specificava “... Sabbatum Domini dedi- Richinvelda e Gleris di S. Vito al Tagliamento) che però se catum…” che quanto detto dal profeta Isaia a proposito del andiamo a vedere i documenti e le mappe antichi risulta essere sabato (Isaia 5 8, 13) doveva essere riferito alla domenica e santa Sabida: mi diceva un amico che la intitolazione di Gleris aggiungeva: “Inoltre, se gli Ebrei fanno festa il giorno di sa- è stata cambiata alla fine dell’Ottocento da un parroco che bato, che è l’ultimo della settimana e che anche le nostre genti asseriva che Santa Sabida in realtà era Santa Sabina. contadine osservano, si direbbe tanto importante il sabato, Tesi questa supportata anche perchè le intitolazioni a Santa e in alcun modo si potrebbe aggiungere delizioso e mio...”.

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Dunque, a quel tempo i cristiani della campagna (dell’Aqui- precipua sede la foce del Tagliamento. “Infatti l’ipotesi di una leiese e del Concordiese) osservavano, al pari dei giudei, il spiegazione “solare”, richiamandomi al culto ancestrale dei riposo nel giorno del sabato invece che la domenica. Carni per il dio Beleno-Sole al quale si sarebbe associato il Tale osservanza doveva essere molto radicata e difficile da culto alla dea Beletis-Luna”. far scomparire se ancora il 3 aprile 1499, il patriarca Do- Egli, dunque, da queste considerazioni trae la conclusione che, menico Grimani in un decreto pre- all’inizio della predicazione evange- scriveva che si suonasse l’Avemaria lica, per far comprendere meglio i anche a mezzogiorno, e imponeva ai concetti cristiani, gli evangelizzatori, cristiani di lavorare non solo fino a abbiano fatto ricorso a degli esem- mezzogiorno del sabato, bensì fino pi di parallelismo fra Cristo-Luce e al tramonto del sole per non indul- dio locale e in tempi successivi con gere in usi ebraici e che il sabato l’identificazione di Cristo e Sole, non fosse più ritenuto festivo come sanzionando con la trasformazione era avvenuto fino ad allora. Invitava del dies solis della settimana paga- inoltre i sacerdoti friulani a estirpare na con il dies daminicus cristiano. Il tale insana abitudine. culto però del sabato rimase radicato Nemmeno la proibizione del Patriar- nelle popolazioni e, come abbiamo ca Grimani riuscì a cancellare del tut- detto, soprattutto nelle campagne, to l’antico costume. Ancora nel 1603 trasferendo poi questo culto a Maria mons. Agostino Bruno, luogotenente Vergine sotto il titolo di Santa Maria del Patriarca di Aquileia Francesco in Sabato e, poiché il sabato era per Barbaro, durante la visita pastorale loro giorno di riposo, si può pensare in Carnia in un articolo degli “Ordini che le ancone di Santa Sabata fossero generali dati nella visita della Car- il loro luogo di orazione. gna” si dice: “et perchè si è trovato Dal canto suo, C.G. Mor, nel suo ar- un abuso molto grave, che il Sabbato ticolo Per la storia del primo cristia- si suonano le campane per lasciar nesimo in Friuli, dopo aver constatato le opere, guardandosi come giorno che il culto di Santa Sabata non è festivo... et poi le Domeniche senza Sant’Andrat del Cormor molto diffuso, se non in determinati alcun timor di Dio attendono a loro luoghi; lungo cioè i corsi d’acqua o lavori”. in ogni caso in zone ove abbonda- Il visitatore stabilì pure la sospensio- no le acque, siano essere correnti o ne a divinis per i parroci che avessero stagnanti, forse confortato dal fatto favorito o semplicemente non osta- che ben otto ancone o chiesette de- colato tale costume ebraico. dicate a Santa Sabata (su 18 censite Per contrastare questo costume furo- dal Biasutti) sono ubicate lungo le no creati i cosiddetti sabatari, pubbli- due sponde del fiume Tagliamento, ci ufficiali incaricati con il compito afferma che il rapporto tra le Sante di impedire l’osservanza della legge Sabata e il regime idrico della regio- giudaica del riposo sabbatico. ne è evidente. Questi potevano comminare una mul- Osserva però che bisogna tener pre- ta agli agricoltori sorpresi a rientrare sente un altro rapporto: “quello con dal lavoro dei campi prima che le le via di grande comunicazione …; campane del sabato sera avessero Gorgo e Fraforeano sulla congiun- suonato. zione Annia-Augusta. Sulla Concor- Da queste prove storiche, e da altre dia-Norico si collocano S. Giorgio, filologiche, il Biasutti formula anche Gleris e S. Vito”. l’ipotesi che a tale costume non sa- ln pratica, egli considera queste an- rebbe estraneo Beleno, Divinità cel- cone come luoghi devozionali lungo tica di natura solare assimilato ad antichi percorsi viarii e non ci appare Apollo. Ad Aquileia e in tutta la re- strano in quanto lungo la sponda si- gione era il Patrono locale, ai quali “i nistra del Tagliamento si snodava una geografi antichi attribuiscono come Risano strada vicinale romana detta Cresen-

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tia, la quale partiva da Pieve di Rosa passando per Belgrado, evangelizzazione da parte di S. Marco, ebbe ad interessarsi di , Canussio e Fraforeano giungendo fino alle foci dei sante Sabide e del culto del sabato in Friuli, fu don Gilberto Tagliamento dopo aver incrociato la via Annia nei pressi di Pressacco, prematuramente scomparso nel 1997. Latisanotta. Egli, riferendosi alle ubicazioni delle chiesette e ancone dedi- A proposito del riposo sabatico, il Mor, afferma “Nella Chiesa cate a Santa Sabata afferma che “in genere si tratta di luoghi primitiva, non poteva esservi dubbio che il sabato fosse il rurali sacri, situati nei pressi di sorgenti o corsi d’acqua di giorno dedicato al riposo ed alla glorificazione, così come origine di risorgiva. L’esistenza di una stretta relazione tra era stato chiaramente indicato nel Genesi”. tali caratteristiche oroidrografiche e l’evangelizzazione mar- Il Mor, conclude dicendo che: “È dunque più che probabile ciana è altresì confermata da rinvenimento di un fenomeno che i sacelli di Beleno Augusto, con le tre particolari attribu- analogo in Pigia, terra che la tradizione vuole convertita dai zioni di dio delle acque, delle strade e della vita campestre santi Pietro e Marco”. (quest’ultimo, diciamo come attività sussidiarie) rappresenta- Inoltre, sulla conservazione nelle campagne friulane disse: no i punti di convergenza culturale della popolazione sparsa “Più in generale, fino all’alto medioevo la Chiesa si è dimo- nelle campagne, per il giorno di fine settimana, diventando strata interessata al tema della conservazione di usi ebraici, successivamente il punto di riferimento delle popolazioni cri- che si erano mantenuti a lungo nelle campagne, probabilmente stianizzate … la consuetudine indicava la località dove ci si per il conservatorismo dell’ambiente rurale”. recava spontaneamente per pregare il sabato, la ’dies sancta’ Secondo Pressacco una “circostanza ancor più significativa è per antonomasia, cioè fino alla sostituzione di essa con la che anche in seguito alla soppressione del Patriarcato, avve- ’dies dominica’. nuta con la bolla papale Injuncta nobis del 1751, i costumi E con lo stesso procedimento con cui per l’attuale giorno popolari abbiano conservato importanti tratti della tradizione festivo si è perduto per strada la parola ’die’ e la designazione giudeo- cristiana dell’originaria Chiesa aquileiese. La stessa è diventata femminile, anche la ’dies sancta sabbathi’ ha perso lingua friulana ne serba traccia nel nome con cui viene desi- il sostantivo temporale ed è diventato ’sancta sabida’ che più gnato il giorno del sabato: la sabide. È di genere femminile tardi è stata trasformata, con attributi umani indecifrabili e l’unica altra lingua in cui il termine ha lo stesso genere (proprio perchè mai esistita) nella nostra “Sante Sabida”. è l’ebraico: shabuoth e shebuoth, con cui il friulano sabide In tempi più recenti, un altro studioso, forte sostenitore delle presenta anche una somiglianza fonetica e semantica”. origini giudaico-alessandrine della chiesa aquileiese, e della Queste, dunque, le opinioni e le considerazioni di tre valenti studiosi sul culto di Santa Sabata in Friuli. Noi possiamo solo aggiungere che, a differenza del caso citato da Pressacco, secondo cui verso la metà del XVIII secolo, durante una celebrazione liturgica per la somministrazione della cresima l’arcivescovo Delfino dovette intervenire per mutare in Maria il nome di una bambina battezzata con il nome di Sabata. Nel latisanese il nome di battesimo Sabata era molto comune e persistette almeno fino ai primi decenni del 1900. Tra l’altro il nome proprio o di battesimo Sabata o Sabbata è attestato a Gemona nel 1383, così pure Sabidussa. Questi nomi poi a volte diventano anche cognomi. Nella mia zona abbiamo ad esempio: un Sabbata, a S. Marizza (Varmo) attestato nel 1585. E i matronimici (cognomi derivanti da nome della madre) Di Sabbata, a S. Marizza, nel 1587. Di Sabbata, a Latisana, nel 1603. Di Sabbida, a Rivignano nel 1667. La prima attestazione Santa Sabida, che finora ho trovato e ascritta in un documento dell’8 maggio 1281 (sei anni prima dell’attestazione riguardante Gruagno) “de Sancta Sabada et regione Valdi” un altro dell’11 dicembre dello stesso anno. Ambedue i documenti non riguardano la santa in quanto tale ma una località che sarebbe da collocarsi alla sinistra del Tagliamento in una zona compresa fra e Codroi- po. Il particolare il documento dell’11 dicembre riporta che Distribuzione in Regione Giovanni di Zuccola investe Walterpertoldo di Spilimbergo

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della fiera e del mercato “de Zuchula et del Nella visita pastorale fatta il Redincicho, de Sancta Sabbata et de San- 15 dicembre 1659 dal patriar- cto Odorico et de Ugnano”. Zuccola antico ca Giovanni Dellino si parla castello presso Cividale, Redenzicco (Sede- solo di altare «sotterraneo» gliano), Santo Odorico (Flaibano), Ugnano e l’interdetto è attribuito al dovrebbe riferirsi a Dignano. Non possiamo patriarca Marco Gradenigo, addentrarci in disquisizioni geografiche che successore del Grimani. ci porterebbero molto lontano dall’argomen- Poi non se ne fa più menzio- to principale, ci basti sapere che nella metà ne in nessun modo: il titolo del secolo XIII, Santa Sabida, oltre ad essere di Santa Sabida sopravvive ricordata come santa (con tutte le implica- soltanto nell’attribuzione po- zioni che abbiamo sopra descritto), aveva polare”. dato il suo nome anche ad un luogo così In margine a ciò detto pos- come tante località portano nomi di santi. siamo aggiungere che è an- A proposito di Santa Sabida a Santa Mar- tichissima la tradizione di gherita del Gruagno sempre mons. Gugliel- legare Maria ad ogni giorno mo Biasutti afferma che “Per quante ricerche del sabato in memoria del sa- abbia fatto nell’archivio della pieve, che col bato santo, la quale sarebbe catapan, con le pergamene e con i rotoli dei già attestata a Gerusalemme camerari ci offre notizie tin dagli ultimi del attorno al 210. La dedicazione sec. XIII, non vi ho mai rinvenuto il titolo del sabato a Santa Maria nel- di «Sante Sabide». Vi è ricordata a volte la liturgia cristiana ha avuto la chiesa sotterranea, ma mai con quella inizio nell’epoca carolingia, Fratta di Fossalta di Portogruaro denominazione. Credo però che si riferisca con Alcuino, (735-804), mae- ad essa questo regesto che Vincenzo Joppi stro di Carlo Magno e celebre riporta nel vol. III dei suoi mss. «Notariorum», traendolo benedettino irlandese. Nei secoli successivi, teologi e liturgisti dal Memoriale Belloni vol. II (ms. n. 566 della Biblioteca ne produrranno fino a sette «ragioni» le quali saranno poi Comunale di Udine): spiegate nel secolo XIII da Humbertus de Romanis, maestro 1287, 10 febr. Domino Corattus (Conradus?) de Brazacho et generale dei frati predicatori. Domina Fessina eius uxor dotant altare S. Mariae situm sub Una di queste ragioni recita appunto che antico è l’uso litur- confessione de Grovagnis. Mi sembra che «sub confessione» gico della Chiesa latina di consacrare il sabato alla Vergine, alluda alla cripta (che risale al secolo XI con una forma se- quale memoria di quel «grande sabato» (il Sabato Santo), micircolare, mentre ora è esagonale). Se è così, il documento nell’attesa della Risurrezione di Cristo. dimostrerebbe che l’altare di Santa Sabida era sinonimo, a Inoltre nella liturgia cristiano cattolica troviamo che nelle lodi quell’epoca, di altare di Santa Maria. Ne risulterebbe, inoltre, mattutine ci sono le preghiere alla memoria di Santa Maria che la cripta era già inclusa nel perimetro della chiesa supe- in sabato. riore. Forse, in tempi più antichi, essa sarà stata un ambiente Nei sabati del Tempo ordinario, nei quali sono permesse le cultuale a se stante, collocato esattamente ad est del presbi- memorie facoltative, i sacerdoti possono celebrare, con le terio della parrocchiale. Ma anche se la cripta, in ogni modo stesse norme, la memoria facoltativa di santa Maria in sabato. orientata ad est, fosse stata, fin dalle origini, sottostante alla Un’ultima cosa Il significato del nome Gruagno. La prima «confessio», il simbolismo solare, di cui parlerò più innanzi, attestazione risale all’anno 762 in vinea in Grobagnis, alias non sarebbe meno evidente: o forse più, se si richiamano alla Grobanges si trova ascritta nella cosiddetta «donazione sesten- mente le cripte e il loro significato nelle usanze cultuali solari. se» quando i fratelli Erfo ed Anto (o Marco) figli del duca del Il primo documento in cui appaia la denominazione di San- Friuli Pietro, fondarono e dotarono di molti beni il monastero ta Sabida per la cripta della pieve di Santa Margherita del femminile di Salto presso Cividale, nel 983 abbiamo Groang Gruagno e la relazione della visita pastorale compiutavi dal in seguito Gruans, Grovanis. Il nome di luogo ha probabil- patriarca d’Aquileia Antonio Grimani il 5 maggio 1626: «Vidit mente una base di origine preromana (celtica?) groba “terreno Altare vocatum S. Sabbate, et est constructum suptus corum ghiaioso”, così di il prof. Giovanni Frau, nel suo Dizionario Ecclesiae, ad quod descenditur per scalam satis commodam. toponomastico del Friuli Venezia Giulia. Altare indiget omnibus absolute, ideo interdictum donec pro- videatur, et ornetur imago S. Sabbatae. In initio de scendus scalae est imago sanctae Margaretae reposita super men sa benvenuto caStellarin in formam altaris, est indecens...». Segretario dell’Associazione Culturale “La Bassa”

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I 500 AGNS DAL RIVIEL CONTADIN DE JOIBE GRASSE TE SUAZE DAL MULIN DI RIVIS

Elena Zanussi

Mulin di Rivis di Sedean dongje dal Tiliment e ad ôr de la suaze e jere chê juste par inmaneâ un incuintri di caratar Roie di Sant Durì ai 16 di Jugn dal 2011: in chest lûc li che storic-leterari. si à cirût in chescj ultins agns di fermâ il timp, recuperant l’edifici e la struture par metile a disposizion di scuelis, di La formule proponude de Associazion 1511 e dal blog Con- ativitât di ricercjis, di iniziativis culturâls e turistichis, si à tecurte e je stade pardabon preseade: cronachis dal timp e davuelte une serade dedicade ai 500 agns dal riviel contadin narazions di fantasie, scritis di pueste par memoreâ chescj in Friûl, inmaneade de Aministrazion Comunâl di Sedean- 500 agns, letis e contadis di Raffaele Serafini e di Checo Assessorât ae Culture, Sportel Intercomunâl pe lenghe furlane, Tam si son miscliçadis insiemi par ufrî ae tante int presinte Associazion 1511, Contecurte e in colaborazion cu la Pro une cerce dai acjadiments e des atmosferis di chei timps. A Loco di Rivis. Carli Pup il rûl di intervignî sui aspiets storics de vicende. Lis peraulis dai trê son stadis compagnadis, in sot font, de Il mulin scomençât a fâ su tal 1774 al è stât atîf fin tal 2006 musiche de aghe de roie mote di une coclee (cognossude za graziis al mulinâr Lionillo di Benedetto e ae sô famee che te ete antighe cul non di “ruede di Archimede”), un sisteme tal ultin secul e à lavorât chenti. Cumò il mulinâr al è daûr che al dopre la aghe par produsi energjie eletriche in maniere a pandi i segrets dal mistîr ae comunitât di Rivis, dome a di nete e sostignibile. chei però che lui si fide par vie de gjelosie e de ruspiositât cognossude dai mulinârs, in maniere che il mulin, comprât e Il timp al à corût vie di corse e cul public dut atent e in metût a puest de Aministrazion Comunâl di Sedean, al sedi scolte par scuvierzi ancje cemût che e lave a finî la conte gjestît e metût in moto de comunitât stesse che chest lûc i scrite di pueste pe ocasion di Raffaele Serafini e ambientade parten ad implen. propit li ta chel mulin. Une biele sorprese e un biel regâl di bande di Contecurte che i organizadôrs dal incuintri a àn I mulins dilunc dai secui a son simpri stâts cûr de vite sociâl preseât une vore. e salacor a son stâts ancje teatris dai riviei contadins. Duncje Cualchi domande insom de serade e à mostrât che l’interès par lâ plui insot de cuestion al è. Tancj di chei che a son corûts li ta chel lûc, plens di curiositâts e cu la gole di passâ une serade difarente, po dopo si son fermâts par dâ un cuc al puest stant che il prof. Gotart Mitri, studiôs di Rivis e presint in cheste ocasion, in cuatri e cuatri vot al à dât la disponibilitât par dâ spiegazions sul funzionament dal mulin e dal so disvilup dilunc dai secui.

In sumis une maniere gnove e salacor di sfrutâ chest mût di contâ la nestre maraveose e impuartante storie furlane. L’au- guri al è di vê voie di cognossile miôr e di jessintint braurôs stant che e je siore di events unics che a dan “sostance” ancje al nestri jessi furlans.

elena ZanuSSi Assessôre ae culture dal Comun di Sedean

Antonio Savorgnan, cui soi soldâts, fûr di Udin il 27 di Fevrâr dal 1511 (disegn dal XVIII secul)

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LA MUSE ZENTÎL DE PATRIE DAL FRIÛL

Roberto Iacovissi

Te vierte dal 1510, il nobil cjapitani di cavalarie Vigji da Porto, jerin zontâts i ros crauâts dal Frangipane; i paîs e lis citâts e vicentin, imparentât da bande di mari cui nobii Savorgnan di vignivin botinadis prime dai imperiâi e daspò dai venezians, Udin(che il barbe al jere Toni Savorgnan, comandant nomenât e la cragnose nobiltât furlane si scombateve intune contunue di Vignesie des vuardiis udinesis)al fo mandât de Serenissime barafuse di parintât. in Friûl, ma lui nol jere gran content di chê gnove destinazion, Al jere par fermâ dut chest che Vignesie, liberade di Massi- colade tra cjâf e cuel. milian, a veve decidût di mandâ in Friûl trupis e di fuartificâ Lui di fat al veve combatût a Lonigo cun braure e coragjo citâts e cjstiei, e cheste e jere la reson che e veve puartât il intune vuere che e semeave che Vignesie ves vût di colâ di da Porto in Friûl; si tratave di une destinazion peade a une sot dal sburt dal imperadôr Massimilian, che l’an prime al incressite dal so repart di cavalarie, che dut câs lu obleave jere rivât fin sot lis muris di Padue, esaurint dut câs – mas- a bandonâ un setôr impuartant di operazions par un altri, ad sime par vie des sclagnis financis che no i permetevin che in plen, dulà che la vuere e semeave limitâsi a une stufadice un esercit metût adun cence pratesis e mâl in imprest – in cuotidianitât di cualchi badaluc o di scorsonadis, ma cence curt i siei siums di grandece e di paronance. pussibilitât di glorie par lui. In Friûl lis robis a lavin ancjemò piês: cun Massimilian culì Al veve apene 25 agns, in chê volte, il da Porto, e tante voie a jerin rivadis anche miliziis de sô stesse risme, e a chês si di glorie. Il Friûl no i someave il puest adat, cussì che intune

L’invito all’inaugurazione della mostra “La muse zentîl de Patrie dal Friûl” a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Udine

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letare dal 16 di març al scriveve: ”Non meno a me duole assai mi aveva fermato la ferita”, po daspò a Vignesie, dulà che al l’andarvi, per dover lasciare così bella guerra com’è questa restarà par doi agns, ma cuant che al capissarà che nol, podarà del Veronese,dove io potea pigliare grandissimi esperimenti; vuarî di chê feride, si ritirarà te sô vile di Montorso Vicentino. invece gire in loco dove pochi soldati, e la maggior parte Culì, viers il 1524, al scomençarà a scrivi la famose novele alloggiati nelle terre, e per conseguenza(secondo ch’io temo) che al titularà “Giulietta”, e che al dedicarà ae cusine Lucine, dati all’ozio, alla lussuria, alla gola, mortalissimi nemici della che di jê al jere inemorât, scrivint, scuasit presentint la fin no milizia...” lontane: ”Ed anco volentieri a voi la mando, acciocchè doven- Tant e tant, i auspicâts combatiments no mancjarin nancje in do per avventura ella esser l’ultimo mio lavoro in quest’arte, Friûl, e la situazion, cul passâ dal timp, no i veve di semeâ in voi lo scriver mio finisca; e come siete proto d’ogni valore gran brute, ancje se il marum des grandis bataiis piardudis lu e d’ogni virtù, così della picciola barchetta del mio ingegno tormentavin saldo, tant di lamentâsi cul barbe Toni Savorgnan ancora lo siate... Prendetela, adunque, madonna, nell’abito pal fat che Vignesie e veve preferît corispuindi ae domande convenevole,nel quale ella è, e leggetela volentieri sì per lo dal barbe di vê il nevôt vicin di sé, pluitost che lui al podes soggetto ch’è bellissimo e pieno di pietate, come anco per continuâ a scombati une vere vuere. lo stretto vincolo di aprentado e di dolce amistà, che tra la Ancje se, in Friûl une vere vuere si scombateve, e e jere persona vostra e chi scrive si trova.” une vuere civîl tra i nobii che a sostegnivin Vignesie e chei Cemût che in agns plui resints Cecil H.Clough, professôr te favorevui al imperadôr; une vuere che e vares vût il so sbroc universitât anglese di Liverpool, al à dimostrât, chê novele, te “crudel zoiba grassa” dal 1511. in realtât, e fevelave dal amôr tra il cjapitani da Porto e sô Intant, te vite dal zovin cjapitani si vierç una parentesi amo- cusine Lucine: un amôr di dificil coronament par vie che rose, che daspò e diventarà famose - cence che lui lu savêdi Lucine si jere sposade cuntun om de bande aversarie ae sô. mai - par vie de elaborazion fate di Shakspeare di une novele Cun tante discrezion e tenarece Vigji da Porto al conte cheste che il da Porto al scrivarà ae fin des sos zornadis. storie nascuindint i vêrs nons dai amants, e fasint di cheste Vie par un combatiment cun dai nemîs che a vevin tentât di storie une metafore dal amôr infelîç e contrastât, e par pri- fiscâ la fuartece dulà che al logave, Vigji da Porto al fo ferît onte al zonte che la novele i jere stade contade di un arcîr cuntune stocade al cuel, che lu fasè colâ par tiere cence che veronês di non Pellegrino. al rivas a alçâsi. La leterature e fâs di chescj meracui, ma prin o dopo a ’nt Al fo puartât prime a Udin dulà che al fo curât dal proveditôr disvele ancje il misteri. cuntun “cerotto di meravigliosa virtù, che ha sempre seco, e

“LAS CIDULAS” La tradizione delle rotelle infuocate Roberto Iacovissi

Con le loro code di fuoco che si incrociano sotto un cielo di la volta del parroco, e successivamente ad una ad una quella stelle in una notte d’inverno, o in una calma serata agostana delle ragazze nubili del paese, mentre la rotella, staccatasi da accompagnata dall’assordante preghiera delle cicale, rotelle bastone, scende giù dal declivio infuocata”. di legno infuocate scendono veloci dai colli della Carnia, Così l’emerito studioso, lungamente dilungandosi nel suo vo- raccontando, come da un tempo lontano, “in onôr…in favôr”, cabolario per illustrare questa parola, ed aggiungendo di poi le speranze, gli amori, le invidie e i pettegolezzi di un intero che “nell’indomani molte fanciulle si gloriano, molte altre si paese. vergognano, e talvolta si vergogna anche il parroco, quando Sono le “cidulas” o “scaletis”, che stando al Pirona, l’abate del pochi colpi si sono tirati in onor suo” perché, evidentemen- notissimo vocabolario friulano, sono delle rotelle di abete(in te, l’esser poco nominati, o affatto, suona come prova del verità ce ne sono anche quadrate, ma di legno di faggio) che disprezzo dell’intero paese. i giovani coscritti della Carnia, dopo averle per bene rese Quello delle “cidulas” è un rito antichissimo, che ha avuto mol- ardenti e infilate in un bastone, lanciano giù per un monte ta attenzione da parte degli studiosi, non solo di casa nostra, “gridando evviva al Santo di cui si celebra la festa; poi viene che si sono interrogati sull’origine e sui significati sottesi ai

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gesti rituali che vengono compiuti nel corso della consolidata cende locali, evidenziando che le “cidulas” non sono un rito liturgia che accompagna questi “messaggi di fuoco” . fossilizzato in rapporto con le feste religiose, e proclamando Barbara Bacchetti, giovane laureata in Lettere e Filosofia con così una sorta di pubblica confessione riparatrice che non può una tesi in Antropologia Culturale inerente alcune tradizioni che concludersi, come effettivamente avviene, con il ritorno della montagna friulana, è una appassionata di questa materia, nella piazza del paese a ballare e a far festa. e grazie alla Provincia di Udine ed al comune di , Parte cospicua di questo libro è dedicata alle ipotesi sulle che l’hanno sostenuta nella sua ricerca sul campo, ha pubbli- origini del rito, a partire da quella formulata dal Leicht nel cato un libro, Cidulas. La tradizione delle rotelle infuocate, 1907 per il quale quello delle “cidulas” sarebbe un rito di che introduce il lettore a un vero e proprio viaggio all’interno origine celtica, di datazione molto antica, una vasta area di di questo mondo arcaico e ricco di simbolismi. diffusione, e che sarebbe anche in relazione con i fuochi si Quello delle “cidulas” in fatti è un rito che presenta – dietro san Giovanni, che si accendono il 21 giugno dell’anno solare. l’apparente semplicità della sua immediatezza – una comples- Le “cidulas”, non casualmente rotonde, richiamano anche nella forma quella del sole, e sarebbero testimonianza di un culto antico nel quale la divinità solare viene celebrata con la rappresentazione delle sue caratteristiche più evidenti: la forma rotonda ed il fuoco, in una festa collegata ai fenomeni naturali ed anche in funzione – e qui l’accenno ad una festa consimile, quella dei “pignarûi” è d’obbligo – di vaticinio per gli auspici di un buon raccolto, quando la rotella rotei giù lungo il clivio come di dovere. Altri studiosi citati dalla Bacchetti, come il Vidossich e Perusin, giungono invece ad ipotesi in parte consimili in parte divergenti, ma rimanendo sempre in una dimensione storico- folklorica. Altrettanto interessante, almeno in termini di novità ed at- tualità, è la descrizione del rito in rapporto con i significati e le funzioni che può assumere nel mondo contemporaneo, in una prospettiva che si rifà alla antropologia sociale lungo la direzione fissata dall’antropologo inglese Partick Heady in un suo saggio sul rito nel contesto dei rapporti intergenerazionali. Per lo studioso inglese, quello delle “cidulas” sarebbe un rito che risponde all’intendimento di mantenere un equilibrio tra due realtà contrapposte: quella delle famiglie già esistenti nel paese, controllate dalle generazioni anziane, e quella dei giovani, non soggetta alle regole della società corrente. Que- sta opposizione, ritualizzata attraverso le “cidulas”, sarebbe dimostrata dal comportamento sregolato dei giovani e dalla posizione simbolica, fuori del paese, dal quale vengono lan- sità di organizzazione e di svolgimento che inizia, come rac- ciate le rotelle infocate. conta l’autrice, con il “gîr dal paîs”, una sorta di ricognizione Segnaliamo ancora il bel capitolo nel quale la studiosa mette a del paese cui partecipano di solito tutti i coscritti, prosegue con confronto questo con altri riti di fuoco, e l’appendice dedicata la preparazione del fuoco in un luogo più in alto del paese, a diverse interviste da lei raccolte nel comune di Comeglians, ed il lancio delle rotelle infuocate con relativa dedicazione. comune capofila per la valorizzazione del rito delle “cidulas”: Il lancio è spesso accompagnato dal crepitio dei mortaretti un mondo ancestrale, un viaggio nel tempo, capace ancora di o addirittura, alle volte, da fucilate, e negli ultimi anni ha suscitare emozioni e ricordi . subito più di qualche mutamento, accettato dai protagonisti come un cambiamento necessario, così che in alcuni paesi è stato sostituito da fuochi artificiali o fiaccolate. RobeRto IacovIssI Ma è soprattutto il rito originale a mantenere intatto tutto il Scrittore e critico suo fascino particolare. Nella nottata della festa, complici la luna e le stelle, nella magica atmosfera creata dal fuoco il paese svela a tutti i suoi amori innocenti e nascosti, svela invidie ed altarini, investe addirittura , con ironia di stampo bertoldiano, problemi e vi-

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TIERE MARI Presentazione a Patria del Friuli restaurata di Jacopo Stainero

pre Antoni Beline

No ai nissune competence rivee e la ricognossince. La in fat di agronomie, estimo bibie, tal so lengaç sapienzâl, rurâl e topografie e, visan- nus conte che l’om al è fat tmi dal sproc sutor, ne ultra di tiere, al ven de tiere e al caligam a chel cjaliâr che al torne in tiere. Duncje la tie- voleve lâ plui in su de cjalça- re nus parturis, nus nudris e dure e metisi a cuistionâ di nus sepelis. Nissune marivee piture, no mi permetares par alore che i popui antics, ben mai di fevelâ di robis che no plui di nô e cun plui sapien- soi in grât. Ancje se vuê e ce, avedin vût chel rapuart à cjapât pît une mode oren- timorôs cu la tiere e no vedin de, lâ che ducj fevele di dut esitât a ufrî lis lôr primiziis, e si berghele di plui là che cualchi volte ancje umanis, mancul si cognos. No jen- par cirî di bonâsi cheste mari trarai duncje tal aspiet tec- provide ma severe. nic di chest piçul tesaur, la Se la storie dai oms si po Patria del Friuli restaurata, scrivile partint dal lôr rapuart che Jacopo Stainero (furlanizât in Jacum Stainar) al à editât cu la tiere (tiere di passonâ, tiere di coltâ, tiere cuistade, tiere a Vignesie dal 1595 e che il dr. Alessandro Pesaro, zovin e pierdude), al è facil capî l’impuartance di cheste vore sul mont valit ricercjadôr de Universitât dal Friûl, al à tornât a puartâ agricul e agrari dal Friûl dal Cincent, il Friûl de Patrie, plui a la lûs cuntun lavor certosin durât un pâr di agns. che mai tiere dai paris e dai fîs e dai nevôts. L’autôr di cheste publicazion, come che si conven a une per- Lâ a cirî cemût che a vivevin i nestris vons, ce usancis che sone serie, a benefici dal letôr distant 500 agns, al à volût a praticavin, cemût che a si vuadagnavin la bocjade, cemût compagnâ la trascrizion dal test cuntun struc biografic dal che a distrigavin lis eternis barufis par cunfins, cemût che Stainar, une guide a la leture e une ricognizion sintetiche ma a struturavin chê societât in aparince inmobil ma in realtât esaustive des condizions sociâls, culturâls e scientifichis dai simpri in moviment come un furmiâr (o un gjespâr), al vûl dî nestris antenâts. In plui nus presente i lûcs de Patrie restau- cognossi alc di nô stes, scuviergi il percors no simpri esemplâr rade e un glossari. e no simpri lineâr che o vin fat par rivâ a la condizion social Come che o disevi, no soi competent in tecnichis e in regulis e culturâl di vuê, Al vûl dî cognossi un popul, il nestri, che e in misurazions e in calcui. no cognossin parcè che nissun no lu à mai vût indiment se O ven però, come gran part de int furlane de mê gjenerazion no tai difiets e tes pecjis. e ancjemò plui chê di prime, de tiere, la netre puare tiere di Un popul di barufants, di int salvadie, sierade, malfidente, Vençon roseade des montanis e des aluvions dal Tiliment e tirade. chê ancjemò plui sudade de Cjargne, la tiere di mê mari. O Mai un ch’al tenti di cirî lis resons che une persone o un popul soi cressût a contat diret, seguitîf, vitâl cu la tiere. si siere in se stes, no si fide di nissun, al viôt tal prossim un La tiere mi à nudrît materialmentri, chel pôc che e podeve concurint e un aversari. danûs a carat des tantis bocjis simpri spalancadis come chês Nissun che si domande se cheste persone o ppopul lu àn dai corvacs tal nît, e spiritualmentri: Mi à insegnât a savê umiliât, doprât, imbroiât, violentât. spietâ , a vê passience, savint che no dismentee nancje la plui Epûr la storie e vares di cirî sore dut lis causis dai compuar- piçule semence e, cuant ch’al è il moment just, jê e sa fâ il sô taments, par podè capì e, in câs, comedâ. dovê. Mi à insegnât a jessi umil parcè che denant des fuarcis Leint ce che nus ven presentât dal curadôr e, tal so lengaç discjadenadis de nature, si à di ricognossi la sô grandece e la pôc elegant e di bot ordinari, dal perît-nodâr Jacum, si po nestre piçulece e denant dai spetacui des stagjons e dal soreli rindisi cont de situzion di puaretât e di miserie dai nestris ch’al inlumine e al vivifiche, no si à di usâsi mai a la ma- vons. Si à l’idee di une tiere di muarts, abitade di int muarte

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o muribonde. taliane dopo de invasion dal 1866. Sul finî dal Cincent, il secul dal grant concili di Trent (1545- Par chescj storics, il Friûl nol podeve cjatâ furtune plui grande 1563) che tant al à influît su la vite religiose e morâl dai che liberâsi dal jôf scjafoiant dai patriarcjis, soredut di çocje catolics ma ancje il secul des rivoltis contadinis in Gjerma- todescje e ghibeline, e lâ a parasi sot lis grifis benedidis e nie ai timps di Martin Lutar, si à l’impression di une tiere dumiesteadis dal leon di san Marc e plui tart da l’Italie mo- devastade, là che e regne sovrane la fan. Une fan nere come narchiche, fassiste e republicane. une bocje di lôf. Nere come il gjaul . tremende come l’infiêr. Cualchidun al à vût il fiât, cun pocje udience, di dubitâ di Parcè che e trasforme cheste vite un infiêr. cheste furtune e di pensâ, come il mus di Fedro, che, gambiant No par nuie, tes nestris prucissions penitenziâl o rogazions, paron, la cjame e restave simpri cjalcjade. ricuardadis ancje dal Stainar, si pree, si supliche, si sconzure di No soi un storic ma, par chel che al po valê il gno pinsîr, o jessi liberâts a peste, fame et bello, i tre cavalîrs de Apocalis doi reson al mus e no mi sgosi a berlâ “Viva Venessia!” o che, par disgrazie, a plombavin simpri in compagnie un dal “Viva l’Italia!”. altri. La vuere e puartave la fan ma ancje i ferits e i muarts O aceti, o rispieti ma no laudi. Si sa che lis nestris tieris a e duncje la peste. son ce ch’a son, cun tante rive e mont e cun tant magrêt, ma Si avodavisi a sant Aroc o a sant Antoni, ma ce podevino fâ no son piês di altris zonis alpinis o austriachis che pûr a àn ancje lôr in tante miserie e cun tantis domandis incoradis? vude plui atenzion e cure, A podevin juste salvaju de disperazion e nol jere un regâl Sta di fat che i nestris pa^is si van spopolant e, in Austrie, di pôc. in Südtirol e ancje in Slovenie la int e continue a restâ e a Denant dai borcs e dai cjasai bandonâts, denant dal taren pu- vivî cu la tiere. Ma chest al è un altri e al merte tratât cun stot ch’al cjapave simpri plui pît, denant dai contadins plens plui profonditât. di fan e di pedôi che a giravin pe campagne scheletrîts e Jacum Stainar al viodeve tal amôr a la tiere, tal lavôr de tiere, disorientâts, cence plui nissune dignitât e ridusûts piês des tal rapuart positîf cu la tiere la strade par restaurâ la Patrie. A bestiis, denant di cheste Patrie devastade Jacum Stainar nol distance di tant timp e in condizions completamentri difarentis piert la sperance e al dà une sô recipe par ristorâle, tornâle d’in chê volte, tun Friûl postmoderno e postindustriâl ma a meti in pîts, salvâle. malât culturalmentri e spiritualmentri, o crôt che la midisine Tornant a un rapuart vitâl, positîf ma ancje regolâr e regolât. di chest om sapient e une vore pratic e vedi mani. Tornant a regulis precisis, a confins sigûrs, a proceduris justis, O crôt che par restaurâ la nestre patrie di vuè, par vuarî la a usancis coretis. nestre anime, par tornâ a cjatâ il gust di vivî une vite armo- A une societât sociâl e socievul che e ò inte tiere la reson niose, bisugne ripiâ la comunion cu la tiere. prime e ultime de sô prosperitât. Tiere come tiere, tiere come paîs, tiere come ambient, tiere Di bon furlan che si plee denant dai parons e al pae ancjemò come comunitât umane, tiere come habitat, tiere come eco- une volte il presit cjâr de so sotanance culturâl e interiôr, nomie, filosofie e, mi permet di zontâ, teologjie. Parcè che il Nestri si vuarde ben di dai dute la colpe o buine part de ancje inte tiere o sore dute inte tiere si rive a cjatà la man colpe propit a la Serenissime e a la sô politiche di sfrutament mistereose e providente di chel Diu che al dà “a ogni frut il de Patrie furlane, ritignude une braide di seâ e di doprâ par so pagnut e a ogni zocul la sô talme”. passi i glotidôrs simpri in funzion de nobiltât e de borghesie Se chest libri nus jude a capî miôr la storie e a scuviergi il lagunâr. La int e po vê li sôs colpis, ma si trate di pecjâts di ben primarûl, inalienabil, insostituibil de tiere, il dr. Pesaro omission, no di plui. al à doprât ben il so timp e la sô inteligjence e ancje lis Ben plui tremende e je la responsabilitât e plui grande la colpe edizions Forum e la Patrie dal Friûl si son cuistadis un altri di chei che a messedin la minestre, a fasin lis leçs, a imponin titul di merit tai confronts de lôr int lis tassis, a splumin puare int za splumade, a vivin cence fâ un colp fasintsi mantigni di int distinade a sclopâ pai paronß. Cuant che al bute ju cun gracie la sô letare dedicatorie, Vi- pRe antonI belIne gnesie e parone su la Patrie za di un secul e mieç (1420) e no si po no tignî cont dal contest storic dal Friûl d’in che volte Pier Antonio Bellina, clamât pre Toni Beline (Vençon, 11 di Fevrâr tibiât dai cjavai dai invasôrs e balinât dai cjavai de nobiltât dal 1941 - Basepente di Basilian, 23 di Avrîl dal 2007), al è stât un che si scuarnave par intares che no jerin di sigûr chei de int. predi, un scritôr, un gjornalist e un tradutôr dal talian al furlan. Al Si sa che la storiografie sui secui che il Friûl al à passât sot à voltât la Biblie par furlan inte prime edizion complete cun pre Vignesie si è dividude in dôs curints, anzit, par jessi sclets, Checo Placerean e pe seconde edizion di bessôl, cu l’aprovazion tune curint grande come un flum e tun’altre minoritarie no dai vescui furlans e de Conference Episcopâl Taliane. Al fo un dai promotôrs principai de culture furlane a cavâl di chest secul plui grande di un ruiuç. e di chel passât. Al veve une spiçâde e fine, ma ancje polemiche, La storiografie uficiâl e magnifiche la politiche veneziane, maniere di analizâ i argoments de furlanetât e de religjon. Al è come che magnificarà cun fantasie e muse rote, la politiche considerât un pont di riferiment pai furlaniscj.

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TIERE E CULTURE TAL FRIÛL DI VUÈ

Raimont di Strassolt

Introduzion al probleme 3. Ce vuelial dî, culì, la peraule “TIERE”? E à plui significâts, che a van tignûts presints te lôr spe- 1. Ducj i popui, gjavant i primitîfs, e an vivût par miârs di agns cificitât, ancje se nol è il câs di cuintriponiju. gjavant de tiere il lôr sostentament, sei cu l’agricolture, sei a) Estension di taren che si pô coltivâ, matewrie prime de cul alevament.. Finche no jè rivade la societât industriâl, la produzion agrarie (insieme cu l’aghe, il soreli, la samence, part plui grande de popolazion – dai tre cuarts al novante il ledan), cjamp, braide, taviele, al è il prin aspiet, inmediât, par cent – a jerin contadins. Chei altris – artesans, militars, che ti ven tal cjâf, leât cul lavôr. inteletuai e studiâz, parons, comerciants, professioniscj, so- b) Capital fis, “inmobil”, ch’al pô jessi dividût, acorpât, restants – che a vivevin sgambiant i lôr servissis cu la scorporât, vendût e comprât; forme di investiment, “robe”. bocjede furnide dai contadins ch’a podevin pajâ dome in c) Base di vite: lûc dulà che si vîf, si movisi, si fâs su gjenars, a jerin une piçule minorance. Pe stesse reson, la cjasis, si vierç stradis; fonde e presupost di ordin sociâl; part grandonone de int e viveve te campagne, tai paîs, e lûc dulà che si torne dopo muarts; teritori; patrie. Culì si dome une piçule part a jerin “borghês”, urbans, sitadins. scomence a fevelâ di un riferiment inmediât ’e persone, La civiltât fondade su l’agricolture e à dominât il mont al sô “habitat”. furlan par miârs e miârs di agns, dai cinc ai dîs. ßicheduncje d) Paesaç: un insieme di elements naturai (morfologje, la sô culture (sorestruture culturâl’, e je stade imbombade flore, faune, ajar, clime) modificâts di flums, plasmâts de di elements tirâts fûr de agricolture. Religjon, leteradure, culture dilunc i secui de storie; libri dulà che si pô leî i art, a son simpri stadis plenis di simbui leâts ’e tiere. Baste segnai e lis relicuiis dal passât e dal spirt dal popul ch’al pensâ ’e puisie e ’e leteradure che si insegne (o, miôr, si à vivût parsore; cuarp visibil de comunitât umane. insegnave) ai fruts a scuele, dute fodrade di “arcadismi” e) Ambient: insieme di elements fisics (gjeologje, clime, e di “romanticismi” e di esaltazion de nature e de vite in e cussì indenant) che a interagjssin in maniere regolade campagne. cun elements biologjcs (microbos, plantis, bestiis, omps e La culture urbane e à dispes metûts in lûs i aspiets pusitîfs cetera) formant un “ecosisteme”. de vite rurâl, de campagne, “lûc di deliziis”, di vite sem- Si podares zontâ altris significâts: par esempli, par antic plice e gjenuine (tradizion “arcadiche” e “romantiche”); e “tiere” e voleve dî “lûc costruît” (borgade, pais, sitât’). à dispes tasût e scuindût chelâtri aspiet, mancul romantic 4. Ce vuelie dî la peraule “CULTURE”? ma plui concret, de miserie, de fadie, de opresion, de vite Fint a pôcs agns indaûr, culture e voleve dîi lis formis “sporcje, brutâl, triste e curte” dal contadin. Invessit il plui altis de espresssion dal spirt. La culture a ere chê dai rapuart dal contadin tradizionâl cu la tiere al è mancul libris e des arts. Vuè ducj e san che la culture si le intint poetic, ansit une vore da râr al è di amôr. Bastares lâ a in sens “antropologjc”, sicu cualsisei espression umane che cjalâ i toponims di Aquilee: Cjampat e cetera. Che di fat, no sedi diretamentri istintive, “biologjche”, naturâl. Ogni apene ch’al podeve, il sotan, servidôr de glebe o cumierie, compuartament uman, ogni prodot uman, ogni robe che si al scjampave. fâs, si dîs, si pense, e je culture. Intindût cussì, il teme al Chi però nol è il câs di tratâ in maniere specifiche il rapuart è une vore larc e dificil di definîlu. cu la tiere in te ete pre-industriâl. 5 Il nestri cjamp di riferiment al è il Friûl di vuè, ma no si 2. Il Friûl no si diferensie, in chest, di ogni altre civiltât o po fevelìa dal presint, che nol esist, cence “cjapâ la corse” culture a base agrarie. I furlans a son stâts un popul essen- tal passât e cjalant indevant in tal futûr, seont la parabule zialmentri contadin, come tancj altris, fint ai agns cincuante. de cuarde sezionade”. Tal prin censiment fat sot dal ream di Italie, dal 1870, il 70 par cent de popolazion de province di Udin al risultave, Analisi descritive come ativitât contadin, dal 1911, al jere ancjemò il 65%. 6. Il Friûl di vuè al fâs part di chel grop di regjons talianis Dal 1951, i contadins a rivavin al 43%. Sichè il discors che si son industrialisadis in ritart rispiet al Piemont e ’e dal rapuart fra tiere e culture nol po’ mjessi specific dal Lombardie. Insieme cu l’Emilie, cu lis Marchis, cul Venit, Friûl. cul Trentin al è cunsiderât part de “Tierce Italie”.

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Il nestri stamp di industrialisazion al à chestis carataristichis lassâ la sô cjase e il so paîs. Cussì diviers elements de marcadis: 1) al ven dal piçul artesanât, 2) al è strutûrat in culture rurâl tradizionâl e#n podût tignî dûr e salvâsi, plui piçulis aziendis sparniçadis pe campagne e cetera. o mancul trasformâts, te culture urbane industriâl. Cheste struture e à podût nassî a traviers di tancj fatôrs 8. Vuè in Friûl la popolazion adete ’e agriculture e je sul tecnologjcs come la energje eletriche, il telefon, la moto- 7-8%. La part de agriculture tal redit regjonâl e je sul risazion privade, ma, stant ai esperts in materie, e va atri- 6-7%, Sicheduncje al è clâr no si po plui d^i in nissune buide ancje al telâr sociâl e teritoriâl ch’al esisteve prime: maniere che il Friûl al è une regjon agricule o a vocazion 1)aziendis agriculis familiârs, tant come piçui proprietaris agricule. che come fituâi e colonos; in ogni câs, e jere la tradizion In plui, la agriculture a je completamentri difarente di chê di une certe autonomie decisionâl, imprenditoriâl, une certe di une volte; e je une ativitât industriâl (agrindustrie), me- capacitât di resonaments in fat di economie, come sparagn, caniche, chimiche, eletroniche. Il contadin tradizionâl dibot investiment, “speculazion” e cetera; 2) une rêt urbane vonde nol esist plui, gjavant cualchi vecjut che lu fâs plui par svilupade, cui servissis tecnics e professionâi che plui a passion che par dibisugne. coventavin. Lis dôs robis si compendin tal concet di “co- In trente-corant’agns, il Friûl al è deventât une regjon to- munitât eficiente”. talmentri industriâl e postindustriâl. 7. La carateristiche de “Tierce Italie” e je chê di jessi passâde I dâts statistics su l’agriculture a son plui sbalâts di cheâtris de civiltât agricule a chê industriâl cence une esgjerade par une cuistion pulitiche. Il numar dai agricoltorsal è ti- dislocazion demografiche e teritorial, cence bandonâ lis gnût alt in maniere artificiâl par une reson di pulitiche campagnis e cence une cressite sproposetsde des sitâts. assistenzialistiche. Se la logjche dal marcjât e de eficiense Il contadin al è deventât operari de industrie cence scugnî e varà man libare, la popolazion agriculee je distinade a

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calâ ancjemò unevore. Tai paîs plui avanzâts e bale sul nancje come materie prime dome dal setôr agricul. Chest 4,5%; in Americhe si ponte già al 3%. parâltri nol è mai stât vêr, salf in certs moments limitâts Ducj a san, o a varessin di visâsi, che il Friûl nol à lassade là ch’a erin in zûc varis formis di proprietìat e di dirits dome l’agriculture; al à lassade ancje la miserie. Vuè al è su la tiere. une des tre o quatri regjons plui sioris d’Italie, e duncje Ancje vuè agricolture e proprietât de tiere no son realtâts dal mont. E nissun sa ancjemò cemût che i furlans-vadì puramentri economichis, ma ancje sociâl e politichis (rimie- lis gnovis gjenerazions – e e reagjssaran al gnûf “status”. di ’e proletarizazion proviodude di marx e dai socialiscj, Cumò la societât furlane e je ancjemò dominade di gje- “non tutti proletari ma tutti proprietari”, integrazion des nerazions che e an cognossude la situazion preindustriâl, massis contadinis in te societât capitalistiche e cetera). la fan, e si puartin daûr ricuarz e simbui di chê ete, Ma a 14. Par ordin che e cale la impuartance economiche de tiere, son già su la puarte lis gjenerazions che e an simpri stât e cres la sô impuartance simboliche, culturâl, ecologjche. ben e ch’a son nassudiscu la television, e no savin ancjemò a) Tiere come segnâl di continuitât familiâr, come leam ce ch’al podarà sucedi. intergjenerazionâl (il cjamput cuistât dai nonos cun tancj 9. Cun dut chest, si pô sustignî, che il Friul al sedi ancjemò sacrificis). plui “rurâl”, plui di culture contadine, plui leât ’e tiere di b) Tiere come riclame nostalgje di un mont san e gjenuin cualchi altre regjon de Tierce Italie. (mangjâ la verdure e lis pomis dal propri ort, tirâ su gja- 10. Il furlan al à un amôr grant e cualchi volte esagjerât pe linis e rassis e il purcit, fâsi il vin bon tal propri vignâl; cjase, plui di ogni altre regjon d’Italie. Ancje prin dal ta- disniça ai amîs il propri salam; dut chest in te curnîs plui ramot, il Friûl al ere tai prins puescj par cont di difusion largje de convivialitât). de proprietât de cjase, pe sô grandece e pal numar des c) Tiere come simbul de comunitât, come paesaç, tiermin di stanziis. Dopo dal taramot, ancjemò di plui. riferiment dai sintiments di partignince, inlidrisament, iden- Chest fenomeno al pô vê causiis diviersis; une e po sei titât. Chest a nivêi diviers: de famee, dal paîs, de regjon. ancje chê de sorevivivence de tradizion contadine de cjase Le tiere e à di jessi lavorade come che je stade lavorade grande, articolade, dulà che si po fâ ancje cualchi lavôr e par miârs di agns. I cjamps e l’agriculture a son essenziai cetera. par mantignî la muse tradizionâl des nestris zonis. Dal ne- 11. In Friûl a è une vore slargjade la proprietât de tiere. Intune stri Friûl. Il contadin tanche “manutentore del paesaggio”. ricercje dal taramot sui operaris de industrie te zone tara- Funzion estetiche de agriculture. motade, fate dal 1977, al risultave che une metât abondante d) Tiere come cuadri di vite, come ambient, come element dal e lavorave la tiere: un tierç l’ort e il 13% ancje cualchi toc ecosisteme; rispiet des esigjensis de nature, mantigniment e di campagne (part-time agricul). rinovament des risorsis. Arbui, cjarandis, cors di aghe arti- Intune ricercje dal 1985 al risultave che cuasi tre cuarts di ficiâl doprâts cun funzion di cuvierture. Mantigniment de chei de planure e de mont e jerin parons di teren (plui di vite naturâl, salvadie, pe diviersitât e stabilitât ecologjche. mîl metris cuadris), ma ancje il 10% dai udinês. A dî il Vuè ducj e san che l’agriculture modernee puarte damp vêr, in dutis cuatri lis regjons studiadis i numars a balavin a l’ambient. li ator; ansit, il campion furlan al risultave un fregul plui bas di chealtris. Gjavât fûr di: Vanseli par un popul, La tiere e je di Diu e nô o sin In cheste ricercje al risulte ancje che i furlans a son plui fituâi, Grop di studi glesie locâl, c.i.p. 1990, pag. 29. tradizionaliscj, sierâts, tacâts ’e sô famee e ’e sô comunitât (mancul individualiscj), localiscj, tacâts ’e sô lenghe e ’e sô culture, plui sodisfats des cundizions abitativis, difidents pRof. RaImondo stRassoldo tai confronts dai inmigrâts, ma ancje plui sensibii ’e nature, al ambient, ’e proprietât come mutifs di atacament culturâl e afetîs. E chi, cui ch’al à voe, al po vê a disposizion e leisi dutis lis tabelis de ricercje. 12. Nol è facil stabilî tropis des carateristichis de culture fur- lane di vuè an la lôr lidrîs te civiltât contadine, tal rapuart cu la tiere, e tropis che an altris lidrîs e divignincis, par esempli, de situazion geopolitiche, dal miscliç di rassis, dai câs de storie e vie indevant.

Indicazions normativis 13. Vuè la tiere no po jessi cunsiderade dome mieç di produ- zion, là che i parons e an proprietât esclusive e spotiche; e

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I 150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA E “COSEAN DAL NO”

Olivo Pezzetta

Durante quest’anno, 2011, si festeggia il 150º anniversario di almeno 40 lire, cioè ad un numero esiguo di cittadini; dell’unità d’Italia, la cui proclamazione avvenne a Torino il inoltre, la maggioranza della popolazione, analfabeta, non era 17 marzo 1861. Questa data non è proprio valida per tutta a conoscenza di quanto era avvenuto. l’Italia ed, in particolare, per il Friuli che fu unito al Regno Inoltre, il voto non era affatto segreto: in ogni seggio c’era- d’Italia nel 1866, quindi cinque anni dopo, in seguito agli no due urne, una per il “Sì” ed una per il “No”, ed anche avvenimenti di quella che, nei libri di storia, viene chiamata le schede, che venivano consegnate al presidente perché le “3ª guerra d’indipendenza”. Nonostante le due sconfitte subite, mettesse nell’urna, era di colore diverso. da parte degli Austro-Ungarici, a Custoza e a Lissa, ma in La riprova della scarsa propensione a partecipare al voto si seguito alla vittoria dell’alleata Prussia a Sadowa, l’esercito ebbe pochi giorni dopo, quando, nella prima elezione del italiano riuscì ad occupare una parte della nostra Regione. I Consiglio Comunale, su 214 elettori iscritti, i votanti furo- primi soldati italiani arrivarono, infatti, ad Udine il 25 luglio no solamente 84; primo Sindaco fu il nogaredese Giovanni e poi, in base quanto stabilito con la pace di Praga, il Regno Battista Mattiussi, il maggior possidente del Comune, eletto d’Italia riuscì ad ottenere il possesso del Friuli occidentale. con 50 suffragi. Per rendere “legittima” tale occupazione era, però, necessario Seconda domanda: perché tutti i 25 elettori di /Cose- consultare, mediane un plebiscito, la popolazione che, però, anetto votarono “No”? Sono state fatte alcune ipotesi, nessuna nelle classi più basse (cioè nella sua maggioranza), non appa- delle quali, purtroppo, è basata su documenti dell’epoca, ma riva propensa ad approvare tale cambiamento. Il Commissario sono state formulate in epoca molto più tarda. È ben vero Quintino Sella si diede molto da fare soprattutto nei confronti che il “NO” compatto all’unione al Regno d’Italia fece grande dell’Arcivescovo, Andrea Casasola, che non nascondeva la scalpore, tanto che il paese venne chiamato “Coseàn dal No”, sua intenzione di votare “No” e la cui autorità era capace di ma nell’Archivio Comunale non è stato trovato alcun cenno influenzare in modo decisivo i cattolici, cioè la maggioranza sull’avvenimento. dei Friulani. Prima ipotesi: in un articolo del “Gazzettino” del 22 luglio Alla fine, l’Arcivescovo cambiò parere ed invitò la popolazione 1966, centenario del plebiscito, Giancarlo Graziosi dice che a votare “Sì”. Fu indetto il plebiscito per 21 - 22 ottobre, il “Pare fosse il parroco del paese a trarre in errore i fedeli cui risultato non lasciò, almeno ufficialmente, adito a dubbi: con equivoca predica”. Aggiunge che “Quando la faccenda si i “Sì” furono 105.386 ed i seppe, i villici minacciaro- “No” 35. no di linciare il prete, che fu Nel Comune di Coseano, salvato dai reali carabinieri, che aveva circa 2.000 abi- grazie a un provvidenziale tanti, i votanti furono 244: travestimento”. tutti i 219 elettori di Cister- Ben diversa è la versione na/Maseris e di Barazzetto/ che don Giovanni Cossio, Nogaredo scelsero il “Sì”, parroco di Coseano dal ma i 25 di Coseano/Cose- 1943 al 1984, dice di aver anetto optarono per il “No”. ricavato dalle memorie dei La prima domanda che si parrocchiani e che ha tra- può porre è questa: “Perché scritto nel Diario Storico i votanti furono così po- della Parrocchia”: Innan- chi?”. I motivi possono es- zi tutto afferma che “Il sere molti: il diritto di voto parroco di Coseano, nella era riservato ai maschi, che occasione del plebiscito, avessero compiuto 25 anni, disse semplicemente (è sapessero leggere a scrivere Coseano: un incontro informale tra amministratori, documentato) «Non abbiate e pagassero un censo annuo il 17 di marzo 2011 per commemorare “Cosean dal NO” paura. Siete liberi di votare

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lo riportato dal Gazzettino: “La piazza di S. Daniele decise l’aggressione al parroco di Coseano. Raccattò dappertutto, assoldò e aizzò gente idonea all’impresa e la inviò a Cosea- no. Non era davvero un’impresa tanto ardua. La canonica fu circondata. Vennero i carabinieri. E il povero parroco che non aveva mai sentito tante bestem- mie in vita sua, fu travestito da carabiniere e fatto evadere durante la notte. Due soli di Coseano, nemici della Chiesa, parteciparono all’aggressione. ... Il parroco don Antonio Riva si rifugiò nella sua natia . Ogni anno quelli di Coseano lo vedevano quando si recavano a Comerzo per l’adempimento del “voto” a quel santuario che si trova a due passi da Majano. Ogni anno si ripeteva la scena della gente che lo attorniava, baciandogli le mani, secondo l’uso di allora. Gridavano tutti: «C’al torni cun no, sior Plevan. C’al torni». Gli uomini aggiungevano: «Lou di- Si narra che le frazioni del comune di Coseano abbiano votato per il SI (qui Cisterna) findarin cu las forcjes». Quale delle due versioni racconta la verità? Non lo sappiamo, né, forse, lo sapremo mai. Una sola cosa è certa: il metodo come volete. Il voto è libero. Altrimenti che servirebbe votare? di consultare il popolo con l’istituto del “plebiscito” risale Nessuno vi farà niente»”. agli antichi romani, ed è noto che in ogni epoca i potenti Aggiunge: “L’allora Sindaco (?) portò a S. Daniele l’urna dei di turno ebbero modo di falsare il loro risultato secondo la voti, dove dovevano essere presenti osservatori internazionali, propria convenienza. altrimenti come si spiega come quel piccolo scorno non avesse Che ciò sia avvenuto anche nel 1866 nel Friuli, ma non a potuto essere allegramente cancellato anche lì; fu aspramente Coseano, potrebbe essere non del tutto inverosimile. rimproverato di aver così malamente difeso la patria. Era suo dovere di addomesticare tutto come avevano fatto gli altri. Egli che, si vede, viveva fuori dal mondo, parlò di coscienza olIvo pezzetta (immaginarsi). Ed aggiunse imprudentemente che aveva fatto Insegnante e già sindaco di Coseano quello che aveva potuto per persuadere…. Senonché nell’urna non si trovò nessun sì. Dunque era chiaro che aveva votato no anche lui”. Il comportamento degli abitanti di Coseano verso il Parroco, descritta da don Cossio, fu completamente differente da quel-

Olivo Pezzetta con Giuseppe Graffi Brunoro, presidente BCC, Coseano oggi, piazza principale a Barazzetto

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C’ERA UNA VOLTA LA “VANDEA” FRIULANA: DAL 1866 ALLA “QUESTIONE ROMANA”.

Roberto Tirelli

Nell’estate del 1866 il Friuli, anzi la pieno quale lo esige l’onore delle Venezie provincia “veneta” del Friuli, con capo- e dell’Italia, sarebbe assai difficile non luogo Udine, passò da quel che rimaneva farne mallevadrice la suddetta influenza del Regno Lombardo Veneto al Regno clericale, e contenere l’offeso sentimen- d’Italia. Il merito di questo cambio di to nazionale dal prendere contro i preti sovranità non derivò da una scelta popo- di quelle parrocchie qualche pubblica e lare, né per importanti fatti bellici ascritti dolorosa soddisfazione” (Ricasoli). alle armi sabaude (Lissa e Custoza ri- In effetti scorrendo i documenti del tem- cordano piuttosto sonore sconfitte), ma po, forse accuratamente censurati, non si da una trattativa che vide coinvolta oltre ritrovano dissensi a livello popolare, né l’Austria-Ungheria anche la Francia e la manifestazioni contrarie al nuovo stato Prussia, nuova potenza militare europea di cose e l’unica opposizione che pare dopo la clamorosa vittoria di Sadowa. emergere è quella di un nucleo di parro- Oggetto della trattativa fu il Veneto che, ci di campagna nella fascia dell’odierno caduta ad inizio secolo la differenza della Medio Friuli. Patria del Friuli, comprendeva quasi tut- A coniare il termine di “Vandea” per to il passato dominio di terraferma della quella porzione di pianura composta da Serenissima. una rete di parrocchie e paesi di grande Nella considerazione di questo evento, ed antica devozione alla Chiesa cattoli- solitamente iscritto nella retorica delle Il simbolo della Vandea francese ca, fu un illustre giornalista friulano sul guerre di indipendenza, non ci sono sta- “Giornale di Udine”, Camillo Giussani, te analisi che tenessero conto anche dei definizione uscita commentando le opi- sentimenti della periferia rurale friulana e solo recentemente nioni non certo favorevoli all’Italia del clero di questa zona, un “revisionismo”, percepito, però, troppo di parte e limitato che, politicamente, avevano avuto solo un riscontro: il no di alla pubblicistica più che ad un serio studio disciplinare, ha Coseano al plebiscito. Da allora il termine Vandea si è sprecato denunciato la “manipolazione” del plebiscito dell’ottobre 1866 sino a gran parte del secolo scorso in riferimento a questa con quel che ne è conseguito. zona soprattutto con toni negativi, in polemiche anticlericali In particolare resta ancora da studiare l’impatto che ebbe un persistenti e allargate anche a tutto ciò che la Rerum Novarum tale passaggio di sovranità in quello che oggi viene definito il del 1891 avrebbe dato origine. Medio Friuli e le reazioni che ci furono, in particolare da parte Illustri studiosi, in particolare il Tessitori ed il Rinaldi, non del clero, leader spirituale e culturale delle comunità paesane. a caso originari di questa zona e nello specifico di Sedeglia- Il comportamento dell’esercito italiano aveva già creato dei no, hanno raccontato degli albori del movimento cattolico, malumori fra i contadini, ma ovviamente non avevano trovato nel Friuli e nel tempo del Risorgimento, nonchè il passaggio ascolto né fra le autorità militari né presso il commissario regio dall’intransigentismo, come ebbe a chiamarsi allora, alle opere Quintino Sella, che, nelle sue relazioni s’affrettava a definire sociali, alle organizzazioni confessionali per approdare, infine, la gente “fredda” si, ma facilmente manipolabile. al partito politico. Coloro che non risultarono manipolabili erano i preti di cam- Quel che accadde nella “Vandea” friulana, ai prodromi della pagna, usciti da famiglie contadine e portatori delle istanze netta presa di posizione del “né eletti né elettori” che, poi, si di un mondo come quello rurale da troppo tempo vessato da manifestò ufficialmente nel “non expedit”, è rimasto spesso ingiusti patti agrari, chiaramente avversi a delle politiche che affidato, ma non sempre,al chiuso degli archivi parrocchiali vedevano ancora una volta dominare i proprietari terrieri a o è ancor più ricavabile dalle polemiche che appaiono sui discapito della massa dei poveri. Ci furono come altrove delle giornali avversari. intimidazioni con precise accuse ai sacerdoti in cura d’anime: Mancando al cattolicesimo friulano, al momento, una voce “ove in alcuna parrocchia questo voto non fosse sì aperto, sì autonoma è sulla stampa liberale, peraltro letta da pochissime

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persone, che si sviluppano le diatribe ove a degli interventi schiera dei fedeli, richiede interventi radicali perché se fra i seri della parte avversa si risponde con ironia, sovente con contadini il primato è ancora dello spirituale, in pratica, poi, giochi di parole o battute di cattivo gusto. debbono avere a che fare con degli amministratori anticlericali. Eppure la causa dell’Italia non aveva avuto nemici nel clero Echi delle prediche che si sentono nelle chiese da Mereto a locale quando ad essere interprete di quella causa, se ben Mortegliano, da Codroipo a Flaibano si leggono soltanto nelle compreso o strumentalizzato non si sa, era stato Pio IX nel lettere polemiche di lettori e corrispondenti del “Giornale di 1848. I sacerdoti, in gran parte poi quelli che, vent’anni dopo, Udine” e, più tardi, della “Patria del Friuli”. Per chi oggi si schiereranno fra gli intransigenti, benedicono i volontari sfogli quelle pagine dal tono delle repliche, affidate talora che vanno a battersi a Venezia o si mettono in marcia, con anche a degli ecclesiastici non ortodossi come Giovanni Vo- peraltro subitanee fughe, incontro alle giubbe bianche verso grig, è facilmente immaginabile quel che ebbero a sentire i . fedeli dai loro pastori negli anni immediatamente successivi La Chiesa udinese in quegli anni non era uscita del tutto all’unione all’Italia. dalle bufere del post 1797, né la cosiddetta “restaurazione” ha A ciò si aggiunge il trattamento riservato all’Arcivescovo di chiarito i conflitti alimentati dalla “rivoluzione”, né ha risolto Udine mons. Andrea Casasola, il quale alterna a seconda dei il conflitto profondo fra clero di città e clero di campagna consiglieri più ascoltati, accondiscendenza (il si al plebiscito, per cui si presenta divisa di fronte ai liberali. In effetti la la partecipazione a pubbliche cerimonie etc) e chiusure (nega- contrapposizione che c’era stata fra rosminiani, con alla testa zione dei Te Deum nelle feste civili o dell’Oremus pro rege”), Sebastiano de Apollonia (del quale si ricordano appassionati cercando in verità di accontentare sia i parroci di campagna “comizi” proprio in questa zona), e gli anti rosminiani, era sia i preti “liberali”. rimasta solo a livello intellettuale e non ci fu, fra i parroci I parroci di campagna troveranno presto un loro organo di di campagna nessun episodio di “collaborazionismo” con gli espressione in un giornale che esce a Venezia con la testata Austriaci. Ciò fece si che, passato il fatidico ’48, chi nei “Veneto cattolico” dai toni fortemente critici nei confronti paesi aveva mostrato simpatia per la rivoluzione non ebbe dello stato unitario. Dal canto suo Casasola è in difficoltà ad essere perseguitato, avendo dalla sua la garanzia del cle- soprattutto dopo l’aggressione il 15 marzo 1867, «quando ro, che costituiva il pilastro centrale della pace sociale nelle una folla inferocita invase e mise a soqquadro il palazzo periferie rurali. arcivescovile. Chi disse che si voleva uccidere l’arcivescovo, Quasi all’unisono nel 1866-67 i parroci del Medio Friuli spo- altri che lo si voleva far fuggire. Fatto è che dal quel gior- sarono la causa anti-italiana, pur avendo votato si (tranne, no e fino al 25 marzo dell’anno successivo mons. Casasola appunto, il parroco di Coseano) pubblicamente al plebiscito, rimase chiuso in palazzo, prigioniero volontario, in segno possedendo il censo necessario per essere elettori. La spac- di protesta. Ne uscì per recarsi a Torino al matrimonio del catura si ebbe in seguito a quanto accadde dopo il plebiscito principe ereditario Umberto con Margherita, svoltosi il 22 con i preti “cittadini”, ivi compresi i canonici del Duomo e aprile 1868. Rientrato a Udine, gli fu comunicata la nomina i professori del seminario favorevoli al nuovo regime, cui a grand’ufficiale della Corona d’Italia, onorificenza che, a si aggiungevano inoltre tanti “liberi professionisti” - intellet- quei tempi, s’accordava ben raramente e per meriti insigni». tuali con gli ordini, svincolati dagli obblighi pastorali grazie Ma mons. Casasola gentilmente ringraziando pregò per do- all’abbondanza di vocazioni (L’Arcidiocesi di Udine aveva veri di coscienza, di essere sollevato di accettare l’offerta in dotazione 1000 sacerdoti). Il Giussani divertito dividerà il onorificenza». (Cronaca postuma de “Il Cittadino italiano”). clero “cantante” (il Te Deum per il re) da quello non cantante Casasola non fu, però, il solo ad essere aggredito. Uguale residente nei paesi della pianura. sorte toccò anche ad alcuni preti proprio nel Medio Friuli Ad ispirare i preti di campagna era una autorevole rivista, che assaliti a tradimento in ore notturne, con metodi che ricordano tuttora esce, stampata e diffusa dai Gesuiti, “La Civiltà Cat- quelli dello “squadrismo” oppure intimiditi dai carabinieri o tolica”, i cui giudizi sulle politiche ecclesiali dei piemontesi, da soldati, minacciati di venire confinati altrove per manifesta e dunque del Regno d’Italia che ne ereditava leggi e Statuto, anti italianità in base alla legge Crispi. erano nettamente negativi. Siamo nel periodo in cui la Chiesa Il disagio del clero era dettato dal conto che la massoneria lotta contro la massoneria, il cui apporto è stato fondamentale presentava al governo nazionale in fatto di rapporti con la per la nascita dello stato unitario. Si allontana il progetto di religione. Nello stesso anno 1866, ad esempio, venne appro- societas christiana verso cui si stava orientando l’evoluzione vata la legge che stabiliva la soppressione delle congregazioni del pensiero cattolico nel declino del potere temporale. Vi è, religiose e prevedeva che le case e gli stabilimenti apparte- poi, la perdita di un ruolo del cleronei paesi, ove, secondo nenti agli ordini, alle congregazioni, alle corporazioni» siano l’influenza danubiana, sino al 1866, i preti rivestono anche incamerati dallo Stato. Con quella del 1867, non furono più una funzione civile e sono abituati a non separare la religione riconosciuti quali enti morali i capitoli delle chiese collegia- dalla vita pubblica. Il contrapporsi di amministrazioni laiche, te, le chiese ricettizie, le comunità e le cappellanie corali, i con i sindaci nominati dal re ed appartenenti certo non alla capitoli delle chiese cattedrali e via dicendo.

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La tensione negli anni immediatamente successivi all’unità niale o promosso da una sola parte, non c’è stata una vera e diventa molto forte e s’aggrava con le leggi sul matrimonio propria organizzazione che potesse avere visibilità. Era meglio, del 1868 e sul venir meno di alcuni privilegi del clero a anche per la parte avversa, intenta a sottolineare l’italianità cominciare dall’esenzione dal servizio militare. Da par suo delle popolazioni, non parlarne e controllare il territorio “li- Garibaldi in Udine, nel 1867, aizza la folla con una verbale berato” con una massiccia guarnigione militare. violenza anticlericale. I cattolici friulani dopo la “questione romana” hanno davanti a L’accusa più ricorrente per i sacerdoti è quella di essere degli sé un lungo cammino da compiere e in questa zona fioriranno austriacanti, accusa che verrà rispolverata anche a cavallo assai più che altrove iniziative associative di ordine culturale della prima guerra mondiale, con relativi processi, nonché di e di ordine pratico, come mutue, casse rurali, leghe, con un complottare contro lo stato. attivismo da parte dei sacerdoti che ne accresce il prestigio Con la presa di Roma del 1870, la figura del Papa “prigioniero” morale in seno alla società rurale. Il corpus delle encicliche diventa una costante nelle prediche e ogni venti settembre ci di Leone XIII farà più fatica che altrove ad essere recepito, sono degli scontri fra coloro che intendono festeggiare e quanti ma quando lo sarà nel Medio Friuli davvero il cattolicesimo portano il lutto. Le cronache del tempo sono eloquenti, con non avrà rivali anche quando si tratterà di eleggere i sindaci. accuse reciproche e, purtroppo, anche fatti cruenti. Anche in questo caso uscirà il termine Vandea. Il potere temporale veniva difeso con due motivazioni princi- Tale prestigio verrà speso dopo la grande guerra per far na- pali: la Chiesa necessita di beni materiali per la sua sussistenza scere nella zona robuste sezioni del Partito popolare italiano, e la libertà spirituale del Papa richiede la piena indipendenza promosse in prima persona dai parroci, facendo scomparire da ogni autorità temporale. l’aspetto “anti- italiano” dell’impegno politico cattolico e raf- Sul movimento anti-unitario del clero nel Medio Friuli è sceso forzando il ruolo di guida morale del clero. Anche allora e il silenzio perché essendo a livello paesano, al massimo fora- in tempi successivi, guardando alla “geografia dei consensi”, ritornerà la parola Vandea, spogliata ormai di qualsiasi si- gnificato reazionario o conservatore. A distanza di tanti anni e di tanti cambiamenti intervenuti ci si dovrebbe chiedere quanto è rimasto in eredità della “Van- dea friulana” d’allora, divenuta per più di qualcuno termine di nostalgia e di un passato positivo. I dati sociologici sulla frequenza delle chiese non si staccano di molto dalla media dell’intero Friuli e la scarsità di vocazioni ha rarefatto il cle- ro, lasciando molte canoniche vuote e molte chiese officiate troppo in fretta per incidere al di là del culto tradizionale. I pulpiti non hanno più la capacità di creare opinione pubblica, sommersi dal clamore di quelli mediatici e tecnologicamente avanzati. Le idee e le ideologie che hanno mosso passioni forti si sono nebulizzate nell’indistinta indifferenza di una società non più rurale. Le questioni che furono all’origine del termine non si studiano neppure a scuola, seppure qualche infarinatura ieri, comun- que, si riusciva a trasmettere. Vandea, giusta o sbagliata a seconda dei punti di vista, proprio o improprio come termi- ne, significava carattere comune di un territorio, legame di Nel 1793, 1796 e, sporadicamente dal 1799 al 1800 e nel 1815, persone, di fede e di ideali, presenza di una guida morale e la Vandea cattolica e contadina oppose una accanita resistenza di una mediazione culturale a livello di popolo. Significava alla repubblica francese che impose con la forza la leva obbliga- specchiare un mondo umile, ma tenace nelle sue convinzio- toria, la costituzione civile del clero ed una feroce politica anti- cattolica. Sollevatisi in massa i vandeani, che spinsero i nobili ni. I “vandeani” friulani non avevano nulla in comune con riluttanti a guidarli, si organizzarono nella “Armata cattolica e i “chouans” della vera Vandea, ma hanno saputo dare un reale” che dopo notevoli successi, fu sconfitta alla fine del 1793. segno che la storia farebbe bene a rivalutare. Risollevatisi nel 1795 i vandeani furono sconfitti nuovamente. La guerra si trasformò in guerriglia ed interessò la Vandea e la Bretagna con i suoi “Chouans”. La Vandea fu teatro di un vero e RobeRto tIRellI proprio genocidio da parte delle forze rivoluzionarie repubblica- ne. Henri du Vergier de la Rochejaquelin (1772-1794) nominato Storico e scrittore comandante della sommossa a soli ventun’anni).

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PROPRIETÀ COLLETTIVA E NUOVI MODELLI DI SVILUPPO LOCALE

Massimo Morettuzzo

In occasione della “Fieste dal Paîs di San Marc”, sabato 14 della democrazia locale e partecipata invece che delle scelte maggio si è svolta presso gli spazi della Sala della Comunità calate dall’alto. di San Marco di Mereto di Tomba la II edizione della Festa Proprio perché conscie di queste potenzialità, oggi molte Co- regionale della Proprietà collettiva, organizzata dal Coordi- munità locali, pur dovendo affrontare moltissime difficoltà namento regionale degli usi civici e dall’Associazione Paîs poste da una legislazione intricata e da istituzioni reticenti, di San Marc. hanno avviato dei percorsi di gestione di questi beni che si Nell’ambito di questa festa è stata organizzata una mostra- stanno rivelando delle esperienze straordinarie. mercato dei beni civici e dei prodotti e progetti del siste- Pensiamo, ad esempio, all’Amministrazione frazionale di ma delle proprietà collettive, un convegno sul rapporto fra Pesariis, che attraverso la gestione diretta del bosco di sua la proprietà collettiva nella pianura friulana e nuovi modelli proprietà e i proventi derivati da questa attività ha, fra le altre di sviluppo agricolo e dei laboratori curati da alcune delle cose, dato lavoro a diversi giovani del posto, altrimenti costretti amministrazioni dei beni civici presenti in Friuli. a emigrare, e riaperto una piccola attività commerciale per i Questa iniziativa è stata un’occasione sicuramente molto in- beni di prima necessità in paese. teressante per approfondire alcuni aspetti ancora oggi poco Oppure ricordiamo le realtà della Valcanale che producono conosciuti dalle comunità locali di molti dei paesi della nostra latticini, o ancora le comunità del Carso in cui si coltiva ulivi Regione; aspetti legati ai diritti che queste stesse comunità e vite. Potrebbero qui essere citati decine di casi in cui, non vantano rispetto alla proprietà e alla gestione di terre e beni solo nella nostra Regione ma in tutto il territorio nazionale, che sono un eredità delle generazioni che ci hanno preceduto. la gestione diretta delle proprietà collettive da parte delle Fino all’800 infatti – come ben illustrato nel volume “Ville Comunità locali è una realtà; ed è una realtà che dimostra friulane e beni comunali in età veneta” della prof.ssa Alma come sia possibile pensare a un futuro dei nostri territori più Bianchetti, che ha presentato il testo nell’ambito della Fieste sostenibile, più democratico e più solidale. dal Paîs di San Marc” - le Terre di uso collettivo sono state un istituto decisivo per le masse rurali del Friuli, rappresen- tando un vitale supplemento di risorse e un potente fattore di massImo moRettuzzo radicamento identitario e di regolazione dei rapporti vicinali. Presidente dell’Associazione “Paîs di S. Marc” Oggi la presenza di queste realtà, chiamate a seconda dei luoghi “Vicinie”, “Comunelle”, “Comunanze”, ecc …, rappre- senta un elemento caratterizzato da una molteplicità di valenze e significati straordinari, non solo dal punto di vista storico- antropologico, ma anche dal punto di vista socio-economico. In tempi come quelli attuali, dove gli aspetti peggiori della globalizzazione economica e di un modello di sviluppo eviden- temente insostenibile stanno determinando delle conseguen- ze molto importanti non solo nei Paesi del Sud del mondo (Asia, Africa, America Latina) ma anche nei Paesi cosiddetti sviluppati, il sistema delle Proprietà collettive rappresenta la possibilità di sperimentare forme diverse di gestione delle risorse e dei territori. Modelli e possibilità basate sui principi della cooperazio- ne all’interno delle comunità invece che della competitività estrema fra gli individui, della sostenibilità ambientale invece che dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, dell’accorciamento del rapporto fra produttore-prodotto-con- Gli usi civici o proprietà collettive a Marano hanno sumatore invece che corsa al consumo come valore in sé, origini antiche

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LA VITTORIA DEI SI NEI REFERENDUM SULL’ACQUA

Massimo Morettuzzo

Il 12 e 13 giugno scorsi la grande due significati prioritari dell’esito maggioranza degli elettori italia- referendario: ni ha espresso in modo netto il 1. la voglia di partecipare e di proprio parere rispetto alla pri- esprimere il proprio parere che le vatizzazione della gestione del persone hanno espresso, rispon- servizio idrico integrato. dendo così a quei rappresentanti Nonostante il silenzio assordante delle istituzioni che invitavano dei mass media nazionali fino a irresponsabilmente all’astensio- pochi giorni dal voto, nonostan- ne, facendo così passare il mes- te l’invito all’astensionismo per- saggio che è inutile partecipare venuto da più forze partitiche, della cosa pubblica, interessarsi, nonostante la collocazione della appassionarsi a questioni così data del voto a ridosso delle va- fondamentali come la gestione canze estive, la risposta del po- dei beni comuni. polo italiano è stata netta: l’acqua Il gazebo a Muzzana “2 sì pe aghe publiche” 2. la messa in discussione, forse deve rimanere fuori dalle logiche per la prima volta in modo così del mercato e del profitto. evidente e condiviso, di quel pen- Questo esito, che può essere definito storico anche rispetto siero unico che vede la mercificazione di qualunque aspetto alla scarsa fortuna ottenuta in termini di partecipazione dalle della vita umana, compresa l’acqua, fonte di vita insostituibile, ultime tornate referendarie, è il frutto di un percorso che è come il principio che caratterizza il nostro modo di vivere. iniziato in Italia ormai 10 anni fa. La risposta data con il voto al referendum dice chiaramente E’ iniziato quando alcuni comitati e movimenti sociali del che ci sono beni, come l’acqua, che devono essere gestiti se- nostro Paese si sono messi in rete con comitati e movimenti condo la logica dei diritti per tutti e non del profitto per pochi. di altri Paesi del mondo e hanno cominciato ad opporsi ai Ora questa presa di posizione degli elettori deve essere presa processi di privatizzazione della gestione dell’acqua proposti in considerazione dalle Istituzioni, sia nazionali che locali. indifferentemente da governi di centro-destra e di centro-si- A questo proposito il Comitato referendario del Friuli Ve- nistra, secondo la logica della sedicente liberalizzazione dei nezia Giulia ha chiesto alla Regione, che entro fine anno servizi pubblici locali. dovrà mettere mano alla L.R.13/2005 (legge sulla gestione Da allora sono state migliaia le Associazioni, le Amministra- del servizio idrico integrato), di recepire i messaggi arrivati zioni Comunali e Provinciali, le Istituzioni religiose, sindacali in modo molto chiaro dal Referendum. e i comitati di svariata provenienza e appartenenza, che hanno In particolare l’attenzione dovrebbe vertere sugli enti deputati aderito alla difesa dell’acqua come bene comune. alla gestione, che dovrebbero essere completamente pubblici, Ed è stata proprio questa molteplicità di soggetti e di appar- sulla possibilità per i Comuni di esercitare un ruolo attivo tenenze che ha permesso di realizzare la più grande mobi- nella gestione del servizio, sulla promozione del consumo litazione referendaria della storia dell’Italia repubblicana, a di acqua del rubinetto invece che dell’acqua in bottiglia, i partire dalla raccolta delle firme a sostegno della richiesta di cui costi economici e ambientali sono assurdi e infine sul referendum: 1.400.000. coinvolgimento dei cittadini nella definizione delle politiche Anche i cittadini e i movimenti sociali della nostra Regio- sull’acqua, secondo i principi della democrazia partecipativa. ne hanno partecipato in modo convinto a questa campagna, Con l’auspicio che l’autoreferenzialità spesso dimostrata da coinvolgendo con questo entusiasmo “dal basso” molte am- chi abita i palazzi del potere non ostacoli anche questa en- ministrazioni locali che si sono schierate apertamente per una nesima, evidente, richiesta di cambiamento. gestione pubblica dell’acqua. Sono stati centinaia gli incontri pubblici, i dibattiti, i banchetti organizzati in modo spontaneo per informare e mobilitare al massImo moRettuzzo voto i cittadini; mobilitazione che si è tradotta in picchi di Delegato CEVI per il settore acqua partecipazione fra i più alti d’Italia. Al di là delle diverse implicazioni legislative e operative che il voto ha determinato, credo si possano individuare almeno

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“L’AN DAI TODESCS” A BUJA I buoni convertibili (29 ottobre 1917 - 5 novembre 1918)

Gemma Minisini Monassi

Pioveva a dirotto la sera del 29 ottobre 1917 quando, verso le proprie funzioni amministrative, su iniziativa dell’Arciprete 20, le prime truppe austro - tedesche fecero il loro ingresso Mons. Giuseppe Bulfoni, alle ore 9 di mattina del giorno 7 a Buja. novembre, tutti i capifamiglia del Comune furono invitati nella Il paese, in preda al terrore, era completamente buio e deserto, Casa Canonica “per discutere e deliberare il miglior modo nessuno era andato incontro ai nuovi venuti, non il Commis- sario Regio cav. Giuseppe Concordi, che aveva abbandonato il suo incarico appena giunta la notizia della disfatta di Ca- poretto, non il segretario comunale Venturini, probabilmente anche lui già al sicuro in qualche angolo del Regno, non un rappresentante del Consiglio Comunale sciolto da tempo … Infatti, quando ci si era resi conto che la rotta aveva assunto gli aspetti terrificanti di una fuga, che i nostri soldati sembra- vano travolti da una tragedia incontrollabile, la popolazione del Friuli, abbandonata a se stessa, in preda al panico, aveva lasciato in massa le proprie case per cercare rifugio in zone non occupate dal nemico. Da Buja erano partiti profughi circa 400 abitanti(1), molti, con i carri pieni di donne e di bambini, di fagotti e di masserizie, avevano preso la strada che portava al ponte di Pinzano, sul Tagliamento in quei giorni in piena. Sulla carreggiata “a rigore dovevano avere la precedenza sol- dati, cannoni, carriaggi militari, ma vi si mescolava anche la gente comune dopo aver abbandonato ogni cosa al di qua… E lì, tutti a premere alla disperata, a infilarsi come in un imbuto. E lì, a perdersi, perché un familiare passava ed uno era respinto dalla folla. Qualcuno precipitava nelle acque e alla fine qualcuno saltò in aria con il ponte”.(2) Eppure quei soldati che si stavano ritirando oltre il fiume, fradici d’acqua, con le facce stravolte dalla stanchezza e dalla fame, con le divise lacere e stracciate, in prima linea, a tu per tu con il nemico, avevano fornito splendidi esempi di fermezza e di coraggio, in mezzo al fango delle trincee per due anni avevano obbedito agli ordini senza mai dar voce ai dubbi… Le truppe che avevano occupato Buja, invece, non trovavano niente di meglio da fare che saccheggiare le case … chi tra- scinava a forza un maiale lungo la strada, chi sollevava sulle spalle un sacco di farina gialla appena rubato, chi invitava i commilitoni a brindare con il vino spillato nelle nostre can- tine … Ed ancora: “Raccontano che a Buja soldati sono andati ad- dosso a donne a strappar loro anelli e orecchini. Al parroco di Madonna han tolte 28 galline”.(3) Poiché in paese non c’era più alcun amministratore comu- nale ed il Comando Militare non si decideva ad assumere le

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onde far funzionare i servizi di ordine e sicurezza pubblica, A Buja avevano ricominciato a vivere nella miseria e nella privata; servizi totalmente cessati per mancanza di autorità rabbia, contro un destino di fame e di privazioni. civili e militari”.(4) Per impegnare manodopera locale e sedare proteste e disordi- Mentre si stavano dibattendo i vari problemi e l’assemblea era ni, già dal 1914, grazie ad alcuni mutui e a qualche prestito particolarmente animata, accompagnato dal maestro Gio Batta ottenuto dalla Banca Popolare, il Comune aveva iniziato una Piemonte, arrivò il signor Luigi Canciani di Mels(5), Sindaco serie di lavori di riatto della rete viaria che collegava le varie di Colloredo di Monte Albano, per esporre ai presenti ciò che frazioni, soprattutto erano stati approvati i progetti delle strade egli aveva già fatto nel suo Comune “onde evitare special- verso Gemona e verso , per una spesa complessiva mente furti e vandalismi, lo immiserimento della popolazione, di oltre 70.000 lire. i furti e la distruzione dei beni dei profughi, il ristabilimento I lavori della “Buja - Tarcento”(11), iniziati nel gennaio del insomma di un po’ di ordine enormemente sconvolto da oltre 1915, da due anni erano sospesi. Ora il Commissario voleva una settimana.”(6) che il cantiere venisse riaperto e che si completasse il primo Propose di nominare immediatamente un Commissario stra- tronco di strada, dal piazzale del Tabeacco fino a Zegliacco. ordinario con pieni poteri, “il quale sieda in permanenza in Poiché il bilancio preventivo per l’anno 1918 registrava una Municipio, per la salute pubblica - assistito da un segretario, “deficienza” di lire 30.266,67, nella seduta del 15 dicembre, da due interpreti, e da quel numero di impiegati che crederà il Commissario propose “di creare un prestito per mezzo di necessario e sia persona di piena e generale stima e fiducia.”(7) buoni speciali di valuta nominale convenzionale per l’importo Vennero subito fatti i nomi di due ex amministratori del Co- di lire 50.000; buoni convertibili in moneta nazionale entro mune, i signori Enrico Minisini e Giovanni Ursella. Ma “il sei mesi dalla conclusione della pace; con impegno da parte signor Enrico Minisini, senza indugio, per propria convinzio- del Comune di garantirne la conversione e il pagamento entro ne ed anche interpretando il pensiero unanime dei presenti il termine fissato”.(12) capi famiglia, propone all’Assemblea che venga nominato L’idea del signor Canciani fu approvata all’unanimità dal Con- Commissario il signor Luigi Canciani, come persona la più siglio Comunale ed anche dal Comando Germanico. adatta e meritevole … Alla proposta del Sig E. Minisini tutta I “buoni di cassa”, dovevano servire soprattutto “per non l’Assemblea applaudì e nominò ad unanimità il signor Luigi lasciare emigrare il denaro”, ma anche per pagare gli operai Canciani Sindaco di Colloredo e Commissario straordinario occupati nei lavori stradali, in particolare quelli impiegati nella pel Comune di Buja”.(8) “Buja - Tarcento” e per compensare la popolazione soggetta Il maestro Gio Batta Piemonte fu nominato segretario ed i a continue requisizioni. signori Luigi Baldassi ed Augusto Tondolo ottennero l’inca- Fu affidato alla tipografia Tabacco, di , rico di interpreti. l’incarico di stamparli su carta color crema in tagli da £ 5, Il primo atto ufficiale del nuovo Commissario, o “Bürgermei- £ 1, cent. 50, cent. 20, ma, invece di eseguire la stampa per ster” come lo chiamavano gli invasori, fu quello di invitare l’importo di lire 50.000 come era stato deliberato, la tiratura gli abitanti delle tre principali frazioni, Santo Stefano, Avilla aumentò a lire 100.000.(13) e Madonna, a scegliere cinque rappresentanti ciascuna. I pre- I “buoni”, emessi nel gennaio del 1918 e numerati uno per scelti, nell’adunanza del giorno 11 novembre, “accettarono uno, per essere validi dovevano portare sul rovescio la firma di coadiuvare il Commissario nella gestione della pubblica autografa del commissario Luigi Canciani, quella del cassiere cosa”.(9) Giuseppe Piemonte ed il timbro del Comune. Il 15 novembre, invece, vennero nominate tre nuove guardie: Ma, a seguito dell’arresto del Commissario, avvenuto a Col- Domenico Molinaro, Angelo Calligaro e Valentino Ganzitti, loredo di Monte Albano il 19 febbraio 1918(14), l’Amministra- che si aggiunsero alle guardie giurate già in servizio: Gaiotti zione Comunale di Buja con il nuovo Sindaco, signor Enrico e Persello.(10) Minisini, dispose il graduale ritiro dei “buoni” già posti in La profonda crisi occupazionale che da anni Buja viveva, circolazione per il valore complessivo di £ 18.400. però, era il problema più grosso che la nuova Amministrazione Per evitare nuove tasse e per poter far fronte “alle passività, Comunale doveva cercare di risolvere. fu disposta la vendita dei generi annonari con lieve guada- La vita, già difficile per tutti, era diventata ancora più dura gno.”(15) da quando, alle prime avvisaglie di guerra, i nostri emigranti Mentre l’Amministrazione Comunale cercava di aiutare come avevano dovuto raccogliere i loro quattro stracci e rientrare meglio poteva la popolazione rimasta, le Autorità austro - un- in Patria. gariche avevano introdotto le leggi di guerra, vessando il paese Fornaciai, muratori, sterratori, scalpellini, uomini consumati con soprusi e continue perquisizioni nelle case. Cominciarono da anni di stenti e di fatica, erano stati costretti a lasciare in a fioccare “Befehle”, ordini, proclami e minacce … fretta e furia il loro posto di lavoro negli Stati degli Imperi Ecco la testimonianza del consigliere comunale Mattia Mo- Centrali e riprendere la strada di casa, a volte senza neppure nassi:(16) un soldo in tasca. 21-9-918 Oggi alle ore 4 il Maresciallo comandante La gen-

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darmeria, e un suo dipendente, si recarono nel mollino cozutti, L’emissione dei “buoni di cassa” fatta dal Comune di Buja e sequestrarono 40 sachetti di biava e formento, apartenenti nel gennaio 1918, ebbe uno strascico l’anno seguente, quan- alla povera gente privi del tutto del vitto, ai sudetti, con di do il Pretore di Gemona, in data 1º maggio 1919, scrisse al più tordine di chiusura del sudetto mollino……. Commissario Prefettizio di Buja, signor Riccardo Nicoloso 10-10-918 Continua il taglio e la devastazione delle legna. (19), quanto segue: Pioppi grossi, e di piccoli pali di viti, e di tutte le qualità, e “Prego la S.V. riferire con cortese sollecitudine quale fu la continuazione la distruzione del grano turco. causa e l’indole della emissione dei “buoni di cassa” da 12-10-918 Continua la devastazione del grano per la campa- parte del Comune di Buja durante l’invasione nemica, se il gna in generale. Sempre peggio. Continuano varie batuglie Comune abbia risentito danno e quale dalla emissione e se per le case col pretesto di requisire cose di lana e prendono coloro che effettuarono l’emissione e misero in circolazione tutto quello che le pare ortaggi e altri vari oggetti. i buoni abbiano conseguito qualche lucro. 15-10-918 per le ore 3 pom. In quest’ultimo caso vorrà indicare le persone che trassero Ordine di convocazione del consiglio straordinario, urgentissi- vantaggio”. mo per provvedere alla requisizione di Nº 70 vacche per dover Al Pretore di Gemona doveva stare particolarmente a cuore consegnare il giorno 17 al comando di Gemona Casa Pittini. il problema se, non avendo ricevuto risposta, dopo quindici 17-10-918 alle ore 4 pom. giunse di nuovo la desolante notizia giorni prese nuovamente in mano la penna e scrisse: dal Comando di Gemona che pel giorno 19 devono presentarsi “Prego rispondere alla mia nota del 1-5-919 avente per in S. Stefano 200 armente di tiro, 100 carri ecc. ecc. e che oggetto informazioni sui buoni di cassa emessi da codesto verrà consegnato il solito rispettivo buono. Comune ed altro”. Come il solito … buono come tutti gli altri. Ecco la risposta del Commissario Prefettizio di Buja: Perché le persone più indigenti del paese potessero raccogliere L’emissione dei buoni di cassa municipali venne deliberata gratuitamente un po’ di verdura, il Comune aveva anche fatto nella 6ª seduta del Consiglio Com.le 15-12-1917, e mi con- coltivare un orto annesso alla Casa di ricovero, “ma le truppe sta essere stata approvata dal Comando Germanico con sua nemiche se lo fecero proprio e di nulla potevano giovarsi i ordinanza e doveva esser di L. 50.000 convertibili in moneta poveri.”(17) nazionale 6 mesi dopo la pace, garantite dal Comune e do- Il 29 luglio “Sono state gettate dalla loro torre anche le veva servire per non lasciar emigrare il denaro di allora e campane della pieve di S. Lorenzo”(18), la stessa sorte era già per dar lavoro agli operai e pagare le requisizioni comunali. toccata a quelle di tutte le altre chiese di Buja, unica eccezione Ditali buoni di diverso taglio si limitò l’emissione a L. 18.400, la campanella di San Giuseppe di Ursinins Piccolo, nascosta che gradualmente furono tutti ritirati. in Andreuzza, in un campo della famiglia Monassi. Non si hanno elementi per giudicare se la suddetta operazione La vita a Buja dipendeva totalmente dal K.u.K Distriktskom- abbia giovato a qualcuno nè se un danno ne sia avvenuto al mando di Gemona. Comune: personalmente credo che un danno indiretto ne sia Se le autorità militari non concedevano permesso, non si po- derivato al Comune perché tutti rifuggivano dall’accettare i teva neppure circolare da una frazione all’altra, se si doveva buoni del Municipio, mentre se le requisizioni fossero state uscire dal paese lo si poteva fare solo con regolare lascia- fatte pagando con danaro della Cassa Veneta (20), essendo passare rilasciato dal Comando, previo versamento di £ 1. moneta corrente e l’accettazione obbligatoria, molti fornitori Durante i primi mesi di occupazione, in Friuli era stato so- sarebbero stati tacitati”. speso anche il servizio postale civile. Solo dopo il 25 aprile 1918 furono istituiti degli “Uffici postali di 1ª classe”, dove tutta la corrispondenza del Distretto passava al vaglio della Gemma mInIsInI monassI censura. Così le lettere e le cartoline scritte dalla popolazione di Buja, prima di iniziare il loro viaggio, dovevano essere portate aperte presso l’Ufficio Postale di Tappa di Gemona, dove venivano controllate e timbrate con un annullo speciale. Ma, dopo l’eroica pagina scritta dai “ragazzi del ’99” sulla NOTE linea del Piave, le truppe austro - ungariche furono costrette a ripiegare. 1) Oltre al Commissario Regio cav. Giuseppe Concordi ed al segretario comunale Venturini, avevano lasciato in gran fretta Buja anche don Ugo Quando il 5 novembre i primi soldati italiani fecero la loro Masotti, i medici del Comune Venchiarutti dott. Domenico e Ferrari dott. comparsa sulla strada di Tonzolano, un gruppo festante di Giuseppe, le ostetriche Pasqua Pellegrini e Domenica Felice. bujesi, guidato da Mattia Monassi Tove, andò ad accoglierli Avevano, invece, scelto di rimanere, l’Arciprete Mons. Giuseppe Bulfoni ed i titolari delle singole parrocchie e cappellanie del Comune, il farmaci- sventolando un grande tricolore ornato da un nastro azzurro sta Luigi Marangoni (che tenne aperta la farmacia fino alla metà di aprile su cui ancora si può leggere: “Incontro ai liberatori - brigata del 1918 quando fu costretto a chiuderla per mancanza di medicinali) e Como - Buia V - XI- MCMXVIIP”. l’ostetrica Luigia Gallina.

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2) Andreina Nicoloso Ciceri, Comunità e famiglie spezzate “Dolori e spe- 14) Antonio Roja, op.cit. , pag. 98 ranze”, estratto da I friulani durante l’invasione da Caporetto a Vittorio Febbraio … “Raccontasi che è stato arrestato il Bürgermeister di Buja Veneto, Arti Grafiche Friulane, Udine 1999, pp. 162-163. signor Luigi Canciani, e sospettasi che la ragion di ciò possa essere l’e- Il ponte venne fatto saltare alle ore 11.25 del giorno 10 novembre 1917. nergia colla quale egli procurava di difendere il suo popolo dai rigori dei Un boato e l’intera esile arcata non c’era più! comando. Pochi minuti prima dello scoppio delle mine, su quel ponte, c’era anche Dicesi che, all’annunzio che la razion di farina di granoturco viene ridotta mia mamma, in lacrime perché nella calca aveva perso i suoi … solo dopo a 200 grammi al dì, quei di Buja han detto che, se non viene aumentata un bel tratto di strada potè riabbracciare uno zio che la stava cercando. tal misura, quando non ne potranno più andranno tutti in massa al fronte Aveva nove anni. e, se loro permetteranno, passeranno in Italia; se non permetteranno di passare, andranno tuttavia innanzi e morranno di palle alla presta dac- 3) Antonio Roja, “Il Friuli da Caporetto alla Vittoria” (1917-1918), Paolo chè vogliono farli morir di fame. Forse l’aver riferito questo sentimento Gaspari editore, Udine 2000, pag. 35 del popolo ha irritato quel comandante, il quale l’ha fatto condurre nelle carceri di San Daniele”. 4) Dal verbale dell’adunanza del giorno 7 novembre 1917 - testualmente ri- Il commissario Canciani, ricevette dal Comune di Buja un’indenità di £ portato nella “Relazione sommaria della gestione morale-amministrativa 120 mensili. (dal novembre 1917 al gennaio 1918). e finanziaria del Comune di Buja durante la dominazione nemica” redatta il 21 novembre 1918 nell’Ufficio municipale di Buja, alla presenza del 15) Dalla “Relazione sommaria della gestione morale-amministrativa e fi- commissario Perissutti avv. Federigo, assistito dal segretario Rossini cav. nanziaria del Comune di Buja durante la dominazione nemica” - op. cit., Carlo, del sindaco Minisini Enrico con l’aiuto del segretario provvisorio Allegato B, pag. 2. maestro Piemonte Gio Batta., pp.2-3 16) Da La “Memoria della guerra austriaca” di Mattia Monassi, a cura 5) Figura piuttosto controversa quella di Luigi Canciani. - Per don Antonio di Gemma Minisini Monassi, in “Buje pore nuje!”, Giornale di Brescia Roja, parroco di , era un uomo dotato di “energia colla quale egli 1995, pp.l3 e seg. procurava di difendere il suo popolo dai rigori del comando”. (op. cit., Su questo argomento si veda anche “L’an dai mucs” nel diario di Fran- pag.98) ceschina Tissino Tove, a cura di Andreina Nicoloso Ciceri, in “Buje pore Di diverso avviso lo storico Giuseppe del Bianco, secondo il quale “il nuje!”, Giornale di Brescia 1988, pp 9-10. Canciani un anno dopo, alla liberazione, destituito dalla carica di Sinda- co (di Colloredo), fu denunziato alla autorità giudiziaria, e per qualche 17) Dalla “Relazione sommaria della gestione morale-amministrativa e fi- giorno soffrì anche il carcere, tanta era l’avversione verso coloro i quali, nanziaria del Comune di Buja durante la dominazione nemica” - op. cit., sia pure a fin di bene, avevano dimostrato acquiescenza versi i tedeschi”. Allegato F - (da “La guerra in Friuli - Caporetto”, Del Bianco Editore, Udine 1958, Per coltivare l’orto nell’anno 1918, il Comune di Buja spese £ 626,15. pp 207-208). Ancora più duro il giudizio espresso su di lui dal tenente Quaranta, 18) Antonio Roja, op. cit., pag. 187. dell’Ufficio Informazioni del Comando dell’8ª Armata. - Infatti nelle: “Note sui comportamento della popolazione di Buja durante il periodo 19) Il signor Riccardo Nicoloso ricoprì la carica di Commissario Prefettizio dell’invasione nemica” (redatte a Codroipo il 20 dicembre 1918), l’Uffi- nel Comune di Buja, dal 9 gennaio 1919 al 31 ottobre 1920. ciale mette il Canciani al primo posto tra i “parecchi che si dimenticarono di essere italiani e non esitarono a mettersi ai servizio del nemico per 20) Nei territori occupati, oltre ai biglietti della Banca d’Italia e alla mone- aiutarlo a depredare la popolazione”. tazione divisionale dell’Austria - Ungheria, circolavano “Buoni di cassa” cartacei, a cura della fantomatica “Cassa Veneta dei Prestiti”. 6) Dalla “Relazione sommaria della gestione morale-amministrativa e fi- Questi “buoni” erano stati emessi dall’Armata austriaca in Italia, con nanziaria del Comune di Buja durante la dominazione nemica” op. cit. l’evidente scopo di diminuire la circolazione di marchi e corone e fre- nare così in Austria il continuo aumento dei prezzi dovuto alla guerra. 7) Ibidem L’emissione, datata 3 gennaio 1918, entrò in circolazione solo nel maggio- giugno dello stesso anno. Era costituita da tagli di Centesimi 5, 10, 50 e 8) Ibidem Lire 1, 2, 10, 100, 1000. Grazie ai “buoni” della “Cassa Veneta dei Prestiti”, gli occupanti pote- 9) Ibidem vano assicurarsi beni di consumo e vettovaglie di ogni genere, a danno della popolazione del Friuli che era costretta ad accettarli. Sul “recto” dei 10) Le tre guardie rimasero in servizio fino al mese di maggio1918. biglietti, infatti, era stampato: “I buoni di cassa devono essere accettati da chiunque per l’intero loro valore nominale”. 11) La spesa del primo tratto della “Buja - Tarcento”, dal piazzale del Tabe- I buoni si cambiavano a 95 corone austriache per ogni 100 lire italiane. acco fino a Zegliacco, fu sostenuta totalmente dal Comune di Buja, mentre Alla fine delle ostilità il nostro Tesoro incassò buoni“ ” per circa 106 mi- l’importo della seconda parte, da Zegliacco alla strada nazionale, venne lioni di lire Venete al cambio prima di cent. 40, poi di cent. 60 per corona. diviso con il Comune di Tarcento. La gara d’appalto fu vinta dall’impresario bujese Domenico Piemonte. Il primo tronco di strada, iniziato nel 1915, venne completato nel 1918.

12) Dalla “Relazione sommaria della gestione morale-amministrativa e fi- nanziaria dei Comune di Buja durante la dominazione nemica” - op.cit., Allegato B, pag. 1.

13) I “buoni di cassa” da 20 centesimi, non furono stampati tutti allo stesso modo, pur portando la stessa data di emissione - Gennaio 1918 - Nei blocchetti N. 01, 02, 03, ad esempio, la dicitura “BUONO DA VENTI CENT” si trova su un’unica riga, mentre nel blocchetto N. 06, la scritta è posta su due righe diverse.- In alto “BUONO DA”, sotto “VENTI CENT”.

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PREMIO “FRIULI APERTO” A MARIO E ARRIGO COLLAVINO Molino di Glaunicco, 4 agosto 2011

Gianfausto Pascoli

La storia dei fratelli Mario e Valentino (o Arrigo come è Non ancora ventenne, per superare la fame, le miserie e le più familiarmente conosciuto) Collavino, almeno per la prima sofferenze lasciate dalla guerra, decide di lasciare il Friuli e parte, è abbastanza simile a quella di tanti altri emigranti raggiungere il fratello maggiore Valentino che qualche anno costretti a lasciare la propria terra e a cercare miglior fortuna prima si era trasferito come tagliaboschi nelle fredde foreste in paesi lontani e sconosciuti. del Canada. Arrigo e Mario Collavino nascono infatti a Muris di Rago- Nella primavera del 1952, con due dollari in tasca e due polli gna in una umile ma operosa famiglia di agricoltori con una arrosto in valigia, Mario parte per l’America senza conoscere piccola casa da abitare e pochi terreni da coltivare. nulla del mondo fuori del Friuli. Non è mai salito su un tre- Mario fin da piccolo vuole rendersi utile in famiglia e per no e tantomeno su una nave. Ha vissuto sempre in paese ed aiutare i genitori va a lavorare nei campi. ha passato la sua adolescenza andando in giro in bicicletta, E’ un ragazzino sveglio e intraprendente che dopo aver con- correndo con gli amici su e giù per la montagna di Muris o seguito la licenza elementare trova subito occupazione in una sguazzando nelle acque del Tagliamento e del lago di . impresa edile di Udine. Ha instaurato un fortissimo legame con la sua terra di origine Per migliorare le sue conoscenze di disegno e di tecnologia e per lenire la solitudine e la tristezza del viaggio, Mario si delle costruzioni decide di iscriversi alla scuola professionale fa accompagnare al porto di Genova dalla sorella Dolinda. Si serale di San Daniele. In bicicletta al mattino si reca sul can- imbarca sulla nave Homeland e dopo due settimane giunge ad tiere e di sera frequenta la scuola, percorrendo ogni giorno, Halifax, nella penisola canadese della Nuova Scozia. sempre in bicicletta, decine di chilometri. Espletate tutte le estenuanti formalità di sbarco richieste agli A 15 anni mette in evidenza le sue attitudini di costruttore immigrati, riesce finalmente a prendere il treno e dopo due edile contribuendo a ricostruire, assieme al parroco di Muris giorni arriva a Windsor, importante città industriale dell’On- e ad altri compaesani, l’antica chiesetta di San Giovanni in tario meridionale, sulle sponde del lago St. Clair e al confine Monte, già semidistrutta dai bombardamenti che diventerà con la città di Detroit e lo stato del Michigan (U.S.A.). poi il sacrario monumentale della brigata Julia dedicato agli Invece di andare a lavorare nelle campagne (come prescri- alpini del btg. Gemona naufragati nel mar Jonio il 28 marzo ve il suo documento ufficiale di immigrazione) Mario si fa 1942, al loro rientro dal fronte greco con la motonave Galilea. assumere in un cementificio e per due anni lavora sodo, per pochi soldi e senza perdere una giornata di lavoro. Il senso di isolamento e di estraneità che lo accoglie, il clima rigido del Canada, la difficoltà della lingua che non conosce e l’insoddisfacente trattamento economico (60 centesimi di dollaro all’ora) sono seri ostacoli e grosse barriere che gli provocano un forte senso di smarrimento. Per guadagnare qualche dollaro in più incomincia a lavorare a contratto e col sostegno dell’affetto della famiglia si licenzia dalla ditta per lavorare in proprio insieme al fratello Valentino, che nel frattempo lo ha raggiunto a Windsor. Mario e Valentino acquistano una carriola e decidono di fon- dare una piccola società, la Collavino Brothers Construction Company, per lavorare insieme nel campo dell’edilizia. Come primo lavoro, ricevono da un privato la commessa di costruire un marciapiede in ciottolato di pietra naturale, un lavoro piccolo che però li mette in luce per la bravura dimo- strata e per l’onestà dei prezzi praticati. Arrivano numerose altre commesse e lavorando 14 ore al Mario Collavino ed Eros Cisilino a Glaunicco giorno per 7 giorni alla settimana (sempre a fare malta e a

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scaricare ed impilare mattoni) la piccola impresa dei fratelli l’esperienza acquisita e per la capacità dimostrata, si pre- Collavino nel giro di qualche anno riesce ad accumulare un sentano come due pionieri in questo campo e si assicurano capitale sufficiente per assumere alcuni operai come dipen- l’ottenimento di diversi appalti dislocati in tutto il Canada. denti fissi che utilizza nella costruzione di nuove case da L’espansione dell’azienda - nelle sue dimensioni e sul terri- vendere ai privati. torio - comporta una naturale diversificazione nelle attività e Alla fine degli anni ’50 la Collavino Brothers Construction nei ruoli dei due fratelli: mentre Valentino si reca sui cantieri Company ha una dozzina di dipendenti a libro paga e nel a controllare ogni giorno la esecuzione dei lavori ed il loro 1960 cresce ancora con l’aumento del mercato delle nuove stato di avanzamento, Mario passa gran parte del suo tempo case in vendita a Windsor. in ufficio a pianificare le attività e a seguirle sotto l’aspetto E fino qui la storia dei fratelli Collavino è simile a quella di economico e finanziario. molti altri emigrati che hanno iniziato a lavorare all’estero Grazie ad una intesa continua ed armonica accompagnata come operai e che sono poi diventati anche imprenditori. sempre da un inesauribile entusiasmo e da una infaticabile Ma a seguito di un provvedimento legislativo che modificava intraprendenza, la Collavino Brothers Construction Company il piano regolatore della città di Windsor e riduceva il campo amplia la sua attività e incomincia a produrre componenti dell’edilizia privata, i fratelli Collavino decidono di entrare strutturali ed architettonici in cemento precompresso da uti- nel settore pubblico e di continuare la loro attività nella co- lizzare poi nella costruzione di stadi, torri e grossi complessi struzione di opere civili. abitativi. Ottengono l’appalto di una scuola nell’Essex County, Ontario, Per realizzare questa nuova attività viene fondata una nuova e riescono a costruire anche altre società, la Prestressed Systems e più importanti opere pubbliche, Incorporated., una azienda spe- come l’edificio della Scuola Su- cializzata nella produzione e periore di Amherstburg e l’impo- nella sistemazione di elementi nente complesso delle Torri della in cemento precompresso che si Solidarietà dell’Unione dei lavo- afferma in tutto il Canada e che ratori di Windsor. si espande ben presto anche al di Nel 1969 i fratelli Collavino af- fuori. frontano e vincono la prima vera Per realizzare i vari progetti di sfida della loro vita, quella di trattamento e di rifornimento del- realizzare il grande impianto di le acque che ormai vengono ap- trattamento delle acque reflue pre- paltati anche fuori del continente visto dal Progetto delle fognature americano, la società si trasforma della parte occidentale della città nella Collavino International Con- di Windsor, un’opera grandiosa ed tractors. affascinante, fortemente criticata Lavorando in qualsiasi tipo di dall’opinione pubblica e dalle im- suolo, dal “permafrost” vicino prese concorrenti perché ritenuta al Polo Nord al deserto sabbioso un grande errore finanziario per del Medio Oriente e dell’Africa l’impresa appaltatrice, un’opera occidentale, la società dei fratelli destinata al fallimento. Collavino si afferma in tutto il L’iniziativa si rivela invece strepi- mondo e costruisce dighe, riserve tosa: con un centinaio di dipen- sotterranee, stazioni di pompag- denti, l’impresa Collavino riesce a gio, depositi e più di 1000 km di completare l’impianto nei tempi e acquedotti. Si tratta di grandi ope- nei costi stabiliti ed il nome della re di irrigazione e di drenaggio Collavino Brothers Construction che nel Canada, negli Stati Uniti, Company si estende anche al di in Egitto, nello Sri Lanka, nello fuori del territorio di Windsor. Yemen, in Kenia e in Camerun In molte province del Canada, hanno aiutato molte zone disagia- dove in quegli anni si sono ini- te a risolvere i loro gravi proble- ziate le costruzioni di complesse mi sociali ed ambientali dovuti a reti fognarie e di sistemi di tratta- siccità, a precipitazioni irregolari mento per il recupero delle acque e inondazioni. di scolo, i fratelli Collavino, per Come sarà la Freedom Tower a New York La Collavino International Con-

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tractors amplia il settore delle sue attività e nel campo dei Company vince la gara per la costruzione in cemento armato trasporti realizza strade in zone rurali, costruisce ponti, strade di tutta la struttura portante della Tower One nel World Trade sopraelevate, strutture innovative per il sistema metropolitano, Center di New York (o Freedom Tower) che con i suoi 1776 parcheggi, garages ed aeroporti. piedi di altezza (pari a 541 metri) ricorda l’anno dell’indi- Nel campo della produzione dell’energia la società realizza pendenza degli Stati Uniti d’America e che con i suoi 108 grossi impianti per sfruttare le fonti naturali come i com- piani sormontati da un’antenna in acciaio sarà la più alta torre bustibili fossili e le risorse idriche. degli U.S.A. sorta al posto delle due Costruisce centri di ricerca informa- Torri Gemelle abbattute sotto i colpi tica, laboratori, strutture sanitarie, del clamoroso attacco terroristico che centri commerciali, complessi abi- tutti abbiamo visto per televisione tativi, catene di alberghi. Insedia i l’11 settembre di dieci anni fa. suoi cantieri in zone spesso remote e E’ un lavoro prestigioso che Ma- che comportano disagiate condizioni rio Collavino ritiene di consegnare lavorative, sia nel Nord America che all’autorità del porto di New York e in Africa, come in Egitto dove rea- New Jersi entro il 2012. Ma non è lizza l’enorme Jeep Plant, per conto l’ultimo progetto appaltato da Mario dell’Arab Organization for Industria- Collavino perché la PCR Contractors lization del Cairo. Inc. sta eseguendo a Windsor i lavori All’inizio degli anni ’90 i due fratelli per costruire il complesso dell’edifi- Collavino, di comune accordo, sepa- cio scolastico destinato ad ospitare la rano le loro attività. Mentre Valentino facoltà di Ingegneria di quella città. continua a produrre i prefabbricati In quasi 60 anni di attività le imprese con la Prestressed Systems Inc, Ma- dei fratelli Collavino hanno realiz- rio rileva la Collavino International zato più di 1000 opere edili e molti Contractors e, con la collaborazione dei loro lavori sono documentati sulle dei figli Renzo e Paolo, ne continua riviste di ingegneria e di architettura l’attività sotto il nome di Renaissance più importanti del mondo. Precast Industries, con 200 dipenden- Da alcuni anni Arrigo Collavino ha ti fissi a libro paga. Questa azienda ceduto l’attività imprenditoriale alla è attualmente ancora operativa col Fasi della costruzione della Freedom Tower a guida del figlio Loris mentre il fratel- nome di International Precast Sy- New York lo Mario continua a seguire i lavori stems. sui cantieri dove sono presenti le sue Nel 2001 Mario Collavino fonda la aziende. Attualmente si occupa del- PCR Contractors Inc., una società di la progettazione e della realizzazione costruzioni e di progettazioni edili- di grandi impianti di produzione di zie, e la affida alla guida del figlio energia eolica e solare e in partico- Paolo. All’altro figlio, Renzo, affida lare dei piloni di sostegno delle pale la presidenza della Collavino Con- eoliche che lui stesso ha ideato per struction Company Inc. essere innestati in terra ferma o in A fianco dei due figli maschi entram- fondo al mare, fino ad una trentina bi ingegneri e pienamente introdotti di metri di profondità. nella sua attività di costruttore edi- le, Mario Collavino continua ad oc- cuparsi della progettazione e della GIanfausto pascolI realizzazione di grandi opere civili. Ottiene l’appalto per la progettazione e la costruzione del Family Credit Union Center di Windsor, un gran- de centro commerciale, con annessi teatro e stadio coperto per l’hockey su ghiaccio, concluso e consegnato nel 2009. Nel 2007 la Collavino Construction

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IL MIO CANADÀ

Paolo Pellarini

Javier Grossutti, docente all’Università di Nel 1914 va e torna, prima sposando Trieste, in un suo studio sull’emigrazione Emilia della Siega di Bertiolo s’imbarca afferma che dal 1875 al 1900 ci furono a Cherbourg sull’Olimpic e il 27 maggio solo trenta friulani (forse altri saranno 1914 passa per Ellis Island (N.Y.) diret- stati clandestini): certamente questi erano to nell’Ontario. Nel 1916 a Coppercliff pionieri. Di mio nonno Enrico Cengarle città fondata da friulani nel 1886 nacque nato nel 1881 ed emigrato da Codroipo mio zio: questa cittadina era un campo nel 1900, non sapevo dove fosse sbarca- minerario creato dalla Canadian Copper to e cosa avesse fatto fino al 1913. Ora Company che aveva assegnato agli emi- vengo a sapere che era un bravo operaio granti friulani le casette di legno come e che sulla Patria del Friuli, sindacalista quelle della diapositiva. La INCa (Item. sui generis, denunciò con una lettera il Nickel Company) mi ha fornito i ruoli- pessimo trattamento avuto durante il viag- ni di lavoro di mio nonno come pittore, gio, e che gli italiani di Montreal implo- muratore “helper rigger”. Mia madre nel ravano pane e lavoro: definiva assassino 1917 a Sault Ste Marie (Ontario) dove Antonio Cordasco (agente della C.P.R.) esistevano grandi acciaierie e cartiere, a che ingaggiava migliaia di friulani senza Villaud poi Welland nel 1917 nacque mia la garanzia di un lavoro, tanto che il mi- Si partiva poveri di averi ma carichi di zia Laura, vivente: la cittadina oggi di nistro canadese di allora nel 1904 avviò speranza. Sullo sfondo Ellis Island oltre 50.000 abitanti venne chiamata “il un’inchiesta su questo caso. “Qui – dice luogo dove rotaie e acqua si incontrano”: – non si fa che girare su e giù per la la popolazione è francofona. Tra il fiume città inoperosi”. La mia indagine ha portato altre conoscenze. e il canale Welland nel 1906 sorse una grande azienda indu- Certamente svolgeva un lavoro dipendente forse bracciante striale la Plymout Cordage Company forse qui trovò lavoro nella Canadian Pacific Railway Co. o come altri boscaiolo mio nonno come autonomo o come indipendente. Nel villaggio o come minatore. Le notizie sulle condizioni del lavoro in minerario di Copperclif forse la nonna Emilia aveva aperto una Canadà sono controverse, ma in ogni caso la situazione nel mensa per emigranti italiani ristabilendo le vecchie tradizioni primi anni del 1900 doveva essere molto difficile. contadine del Friuli, la produzione di vino con l’uva fatta ve-

Pascoli e Pellarini durante l’incontro a Glaunicco il Vicepresidente della Provincia di Pordenone, Eligio Grizzo, con la targa consegnata ai fratelli Collavino

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nire dalla California e di distillati creandovi qualche problema nell’Ontario e negli Usa. Amelia Tonello che scrisse un diario ai tempi del proibizionismo. Enrico tornò in Italia nel 1920 commovente, parlando delle traversie per il lavoro del mari- portando poche notizie, dopo 20 anni di emigrazione: forse to e per trovare alloggio alla sua famiglia. Julian Fantino di partecipò alla costruzione negli Usa dell’ospedale di Chicago Treppo Grande da poliziotto divenne deputato al Parlamento e certamente acquistò un terreno dalla Fiat Corporation nel di Ottawa, Valentino Paoloni che emigra in Canadà nel 1954, Victoria Park (New Yersey). A Codroipo gestì la più vecchia gira per mesi senza trovare un lavoro stabile dopo aver la- locanda “All’Italia” di proprietà di Silvestro suo padre e si vorato come boscaiolo, e manovale. Più fortunato il fratello dedicò all’assistenza alla Cucina Popolare, alle istituzioni par- che si specializza nella costruzione di caminetti in pietra e rocchiali ed alla tutela degli zingari che stanziavano nel vicino in mattoni a Montreal. Infine i fratelli Collavino originari di foro Boario, tanto che la poetessa Anute Fabris lo definì “Siòr Muris di Ragogna impresari che in Canada e negli Usa dove dai puars” ottenendo il titolo di Cav. del Regno d’Italia e di hanno fatto grandi opere (di questi parlerà il prof.Gian Fausto Cittadino Benemerito di Codroipo. Così ho pensato di scri- Pascoli). Oggi tutti questi emigranti hanno già figli adulti che vere un libretto su alcuni emigranti come Giacomo Zucchi hanno fatto carriera in Canadà nella Università, come impresari proveniente da una famiglia contadina di Collalto impresario e nel mondo dell’Istruzione pubblica. a Toronto ed ambasciatore di Friuli nel Mondo, Pietro Bosa Glaunicco 4 agosto 2011 di Bertiolo che divenne senatore a vita ad Ottawa. Edoardo Del Medico che fu presidente della Famee Furlane di Toronto paolo pellaRInI impresario e costruttore di diversi palazzi ed impianti sportivi

P. Pittaro, M. Collavino, M. Daffara, A. Collavino, P. Garofalo Teghil consegna un riconoscimento a Di Luca

Stefano Teghil (assessore della Provincia di Udine), Roberto Molinaro (assessore della Regione FVG), Beniamino Frappa (sindaco di Ca- mino al Tagliamento), Primo Di Luca (presidente della Carib-Euro International di Toronto), Angelo Bertolo, Paolo Garofalo (associazione Incontri Culturali, organizzatore), Rajssa Nosella (associazione Incontri Culturali), Gianfausto Pascoli, Paolo Pellarini, Pietro Pittaro (presidente Ente Friuli nel Mondo), Mario Collavino (alla sua sinistra, non in foto, Arrigo Collavino e Mirco Daffara, sindaco di Ragogna).

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IL SENSO DELLA GIUSTIZIA E LA MEMORIA

Flavio Rovere

In questo periodo buio, caratterizzato dall’incertezza sul futu- settembre ’43, il suolo friulano ha vissuto uno dei momenti ro, da un’economia ferma al palo, da una politica fatta di gen- forse più tremendi della propria storia. Razzie, rastrellamenti e te avvezza all’interesse privato a dispetto del ruolo pubblico fucilazioni fecero da cornice alle direttive dei nazisti austriaci, che ricopre, parlare di Resistenza può sembrare fuori luogo. di fatto signori di una terra divenuta costola meridionale del Quel pezzo della nostra storia infatti pare lontano rispetto al Terzo Reich. Il Friuli cadde sotto la diretta dominazione na- presente, distante anni luce dalla nostra epoca e dai proble- zista – nonostante la Repubblica Sociale Italiana nata di lì a mi che, quotidianamente, ci affliggono: la casa, il lavoro, gli poco avesse da subito tentato di cercare un compromesso per affetti, l’impegno civile o politico, lo sport. Fermarsi un atti- evitare una limitazione alla sua sovranità su queste terre – che mo a riflettere su cosa possa in realtà legare due ambiti così importò il suo regime di polizia ed i suoi metodi brutali per discordanti aiuta forse a capire quanto invece non siano poi sterminare le comunità ebraiche presenti in regione nelle città così diversi l’uno dall’altro. Entrambi nascon- di Gorizia e Trieste e le tenaci fiammelle di dono un senso irrefrenabile di giustizia: una resistenza cresciute sotto le insegne delle Bri- giustizia che al giorno d’oggi appare ostaggio gate Garibaldi ed . Numerosi italiani, della propria lentezza, della burocrazia ed è al contrario di quanti salirono in montagna o oggetto di scontro fra le diverse fazioni poli- tentarono di resistere allo straniero, si fecero tiche che governano la nazione o tentano di interpreti della volontà di potenza dei tedeschi. farlo, capaci unicamente di strillare ai quattro Palmanova è un esempio concreto, rimasto an- venti intenzioni di riforme ciclopiche, fin’ora cora oggi all’oscuro a distanza di tanti anni dai mai attuate o quasi, che a conti fatti finireb- terribili fatti qui avvenuti. Nella cittadina for- bero solamente per favorire pochi a danno di tificata al centro della Bassa friulana fu infatti molti. Alla pari di molte delle riorganizzazioni attivo dal novembre del 1944 un commando di dichiarate negli ultimi anni nei più disparati italiani guidati dal tenente Ernesto Ruggiero, settori da una classe politico-istituzionale le- inglobati all’interno della Milizia Difesa Terri- gata a doppio filo con un mondo che, con la toriale – formazione militare repubblicana po- gente comune, ha poco o nulla a che fare. Da sta sotto il diretto controllo delle SS – adibiti qui nasce il senso di giustizia dei cittadini, al compito di cacciare, arrestare e torturare desiderosi di riappropriarsi di un paese che in chiunque facesse parte del movimento resi- molti non riconoscono più dando un futuro più “giusto” a sé stenziale. Protagonista principale di questo manipolo di italiani ed ai propri figli. Questo sostanzialmente è il filo conduttore al soldo nazista passato alla storia quale “banda Ruggiero” che ci lega alla Resistenza. Al tempo della seconda guerra fu Remigio Rebez, sergente della Decima M.A.S. – corpo mondiale ad esempio non c’erano i telefonini, c’erano poche d’elite della marina repubblicana guidato dal famoso Junio auto e quelle rare in circolazione andavano a gasogeno, denaro Valerio Borghese – rimasto in quei luoghi dopo la partenza e cibo scarseggiavano ed erano razionati ma c’era forse più del suo battaglione, il Nuotatori Paracadutisti, per vendicare felicità e più voglia, o necessità perché no, di stare assieme. la morte di un compagno caduto per mano partigiana. Arruo- Anche la Resistenza, con tutti i suoi meriti e demeriti, è stato lato dal Sicherungskommandt cittadino, capitano SS Herbert un intervallo di tempo nella storia d’Italia in cui i cittadini Packebush, fu adibito all’ufficio inquisitorio del reparto sito hanno voluto e dovuto riappropriarsi di un qualcosa che du- nella Caserma Piave di Palmanova, ricevendo carta bianca rante il regime era andato perduto, offuscato fra i meandri sui metodi da utilizzare per estorcere alle proprie vittime le delle tessere di partito, dei favoritismi, del clientelarismo, delle confessioni necessarie per carpire i segreti sul movimento delazioni. Giustizia appunto, e soprattutto libertà. I due anni resistenziale friulano in rapida ascesa su tutto il territorio conclusivi del secondo conflitto mondiale sono stati terribili circostante. Circa 600 persone finirono nelle mani di questi per la nazione e soprattutto per il nord-est: conquistato dai aguzzini, e circa una settantina di loro non fecero più ritorno tedeschi fattisi occupatori dopo la caduta di Mussolini ed a casa. Le torture subite dalle vittime erano indicibili: legata il conseguente armistizio fra Italia ed Alleati annunciato l’8 una corda ai polsi serrati dietro la schiena, il malcapitato

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veniva issato ad un gancio della cella detta del “Paradiso” novembre 1948 la Corte d’Appello di Venezia convertì la pena subendo il famigerato “trattamento speciale” fatto di calci, di morte in reclusione a vita e tre anni più tardi in trent’anni, pugni, colpi con nervi di bue o legni, spilloni nelle unghie mentre nel 1953 l’indulto varato beneficiò Rebez di un ulterio- e gavette di acque sale. Una volta terminato il supplizio i re sconto di vent’anni portando la sua condanna, comminata destini erano due: o i campi di concentramento tedeschi, op- per cooperazione col nemico, omicidio, furto, lesioni gravi, a pure la fucilazione notturna alla schiena nei terreni adiacenti soli dieci anni di detenzione. Il carnefice di Palmanova uscì alla caserma. Rebez era l’esecutore materiale di tutto ciò. Il dal carcere a metà degli anni cinquanta, potendo rifarsi una sergente della Decima ed i suoi sodali furono il terrore della vita a Napoli dove morì il 27 ottobre del 2005. Oggi come Bassa friulana per tutti i sei mesi che portarono alla fine del allora la giustizia dimostra così d’essere imperfetta. Come fu conflitto. Rastrellamenti, fucilazioni sommarie, furti di ve- possibile liberare e cancellare i reati di quell’aguzzino mentre stiario, bestiame e di cibarie erano il lavoro quotidiano della numerosi partigiani rimasero in prigione per colpe più o meno banda Ruggiero. Terminate le ostilità Rebez ritornò a Trieste: gravi? Come fu possibile concedere ad una simile persona la catturato in un primo momento dagli sloveni ma rilasciato per possibilità di giungere alla vecchiaia non avendo pagato per mancanza di prove, fu in seguito riconosciuto da un gruppo i suoi misfatti? La risposta sta semplicemente nella politica. di partigiani friulani e consegnato ad un commando d’istanza E’ questo infatti che oggi come ieri permette attraverso leggi a Cervignano l’11 maggio 1945. Il passo successivo lo vide confacenti delle valide scappatoie per i meno meritevoli e dei a Udine, dove rimase fra la metà del 1945 e del 1946, poco percorsi tortuosi alla gente per bene. A questo quindi serve prima del processo avvenuto nei mesi di settembre – ottobre il valore della Resistenza: a riappropriarci di una giustizia e dello stesso anno. Le udienze tenute dal presidente della Corte di una libertà che una casta impermeabile ci sta lentamente d’Assise Straordinaria Giuseppe Rota furono molte e duraro- sottraendo e contro cui, metaforicamente parlando, abbiamo il no all’incirca 10 giorni. Al termine del dibattito, Rebez ed i dovere di combattere per non veder cancellati i nostri diritti. suoi compagni furono condannati alla fucilazione alla schiena ma scamparono al loro tragico ma giusto destino grazie alle varie amnistie e condoni che i governi De Gasperi (famosa fl av Io RoveRe fu quella a firma Togliatti) e Pella attuarono nei confronti dei numerosissimi imputati compromessi col regime. Il 10

Flavio Rovere, alla presentazione del libro “La decima M.A.S. in Friuli. Il processo a Remigio Rebez” in sala consigliare a Mereto

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LA PEDALATA ECOLOGICA-LETTERARIA Nel 150º “Sui luoghi del Nievo”. 2ª Edizione. Cronaca di un successo Paolo Garofalo

Si è svolta a Varmo in questi gior- acquisita dalla Michela De Candido). ni (il 4 settembre) la pedalata ciclo Le pedalate culturali in Friuli sono culturale in omaggio a Ippolito Nievo nate a Casarsa a seguito dell’espe- nel 150º anniversario. rienza dell’associazione Primavera L’iniziativa (giunta alla seconda edi- ’90, cui collabora Incroci Culturali zione) promossa dalle Associazioni in Friuli, con la pedalata pasoliniana Villa di Varmo ed Incroci Culturali (allora ero responsabile dell’Archi- in Friuli, quest’anno ha registrato la vio Pasolini) giunta ormai alla 18º collaborazione dei Comuni di Varmo edizione. Quasi venti anni fa non si (assessorato alla Cultura) e di Cami- parlava ancora di ciclo-culturali ed no al Tagliamento e i patrocini della era una novità assoluta: ci abbiamo Provincia di Udine, della, prestigiosa creduto e siamo sati premiati. Oggi Fondazione Nievo di Roma e dell’U- con orgoglio possiamo dire di aver nesco Club di Udine. esportato l’esperienza per altri due Una volontà dichiarata dagli organiz- grandi letterati del Friuli: Nievo a zatori ed enti interessati è quella di Varmo-Camino e Turoldo a Sede- coinvolgere, sempre il più possibile, gliano. gruppi, istituzioni e mondo associa- La bicicletta infatti sembra essere il tivo. mezzo più idoneo, per vedere, sco- Il fatto che i comuni limitrofi di prire, interagire, comunicare. Camino e di Varmo siano presenti a Volgere lo sguardo ai siti letterari questa iniziativa ciclo culturale è un dello scrittore (ricordandone versi segnale di buon auspicio – sostiene lirici, descrizioni, accenni) ci por- il presidente di Incroci Culturali in terà a ricercare le tracce della sua Friuli – per futuri sviluppi atti alla presenza e vuole fornire, per questo conoscenza del territorio e delle sue territorio, anche un’occasione turi- potenzialità e noi ci auguriamo di po- stica. Per occasione turistica non in- ter continuare sulla strada intrapresa. tendiamo – e lo abbiamo più volte La gente comune ha promosso l’ini- sottolineato – quella di massa, che ziativa: circa 200 i partecipanti alla al primo caldo corre al mare o si ciclo culturale per il Nievo e non rifugia in montagna, ma quella riser- poteva esserci risposta più eloquente! vata a persone che vanno alla ricerca La pedalata nieviana, visto il con- costante della genuinità, dello spirito senso e il successo, ormai va “isti- del luogo che esplorano, delle genti tuzionalizzata” e si auspica, data le che vi hanno dimorato, di quelle che premesse, che in futuro essa pos- vi dimorano tuttora, che vanno alla sa ancora crescere ed assumere un riscoperta dell’umore di una roggia, ruolo di grande rilievo nel veicolare o dell’incanto di un vecchio muli- cultura e conoscenza del territorio no, della tranquillità della campagna con ricadute positive sul turismo. o del sapore di una giornata trascorsa all’aperto: e tutto in Ne ha preso atto il sindaco di Varmo quando rivolgendosi ai un rapporto colloquiale tra uomo e natura, perché no, anche partecipanti e ringraziando gli organizzatori, ha confermato il l’enogastronomia. suo impegno a garantirne la continuità appoggiandosi anche Conduttori erano Michela De Candido e Paolo Garofalo. Il alla Proloco e Villa di Varmo (in particolare all’esperienza percorso di circa 18 km, partendo da Villa Giacomini, si è

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snodato tra le risorgive, edi- fici storici, residenze nobili, stradine e campagne: luoghi che sono state le fonti di ispi- razione dell’autore o di am- bientazione dei suoi racconti. Le soste sono state presso il Molino di Gradiscutta, quello di Glaunicco e a Villa Collore- do-Mainardi di Gorizzo dove gli attori Paolo Bortolussi e Nicoletta Vador hanno let- to brani nieviani. Apprezzati anche gli interventi del prof. Gianfranco Scialino sul Nievo e l’unità d’Italia, dello storico ing. Paolo Pellarini sulla pre- senza letteraria a Gorizzo e la prof.ssa Carmela De Caro sul Varmo e Nievo. Si chiedeva, nel convegno “Varmo per Nievo del 3 e 10 giugno”- con gli interventi dell’arch. Paolo De Rocco, dell’ing. Paolo Pellarini e dello scrivente – un atto con- (da dx) P. Garofalo e M. Del Negro Il sindaco S. Michelin alle premiazioni creto soprattutto per Varmo: quello di identificare un luogo di riferimento letterario dedicato a Nievo (come già esistente cia: “Varmo e Camino sono luoghi di memoria letteraria e per esempio a Cordovado, Venchiaredo, Fratta di Fossalta), quando si interviene per la loro tutela e valorizzazione non nel contesto di un percorso nieviano che parta da Torlano e si mette in risalto solamente l’opera dell’autore ma anche il scenda al mare, e renderlo fruibile come luogo della memoria paesaggio, la tradizione, i costumi, la storia, l’artigianato. ai residenti e ai turisti di passaggio e credo che questo in un A Varmo, anche accogliendo la vostra richiesta quanto prima prossimo futuro sarà realizzato. creeremo un angolo di riferimento letterario e luogo della Alla fine della pedalata, riuniti per il ristoro sotto il tendo- memoria dedicato a Ippolito Nievo”. ne della Proloco, il Sindaco Sergio Michelin, alla presenza Un lungo applauso: queste sono le notizie i successi che aspet- dell’assessore provinciale Stefano Teghil, del vice sindaco tavamo per un degno omaggio al 150º anniversario del Nievo. Spagnol e dell’assessore alla cultura Romina Venier, annun-

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IVAN RIZZATO, UN ARTISTA DI PANTIANICCO

Luca Bertolissi

Ivan Rizzato nasce nel 1985 mentre per le finiture usa l’a- ed all’età di 14 anni inizia crilico, lo smalto, la pittura gli studi artistici diventando lavabile, la calce per spatolati Maestro d’Arte in arte dei e ciò che la fantasia e l’i- metalli e dell’oreficeria. spirazione gli suggeriscono. Accompagna i suoi studi Anche lo strumento viene artistici agli studi musicali, sperimentato: dai diversi tipo per poi, una volta diplomato, di spatola ai pennelli. L’ispi- intraprendere il mondo delle razione viene tratta dalla vita pitture edili dove ben presto giornaliera, alla quotidianità, avvia la propria attività arti- nei suoi lati felici e meno. gianale. Solamente nel giu- La persona comune, come gno 2011, rispolverando il l’artista (che però è abitua- passato, inizia nuovamente a to a cogliere la sensibilità cimentarsi con l’arte e con nelle cose), è al centro di le composizioni pittoriche innumerevoli emozioni: sta affiancate al lavoro. all’artista saperle esprimere Rizzato dipinge per passio- ed esaltare e Rizzato si pone ne, lo diverte, gli fornisce la come obbiettivo la massima prova tangibile delle capacità espressività del suo sentire personali. profondo. Trae ispirazione dal pensiero L’avventura artistica, che che muoveva l’animo di pit- visto i promettenti inizi ci tori come Vasilij Kandinskij, auguriamo prosegua, parte per il quale la pittura raffigu- dalla grande volontà di Riz- rava e si compenetrava con zato nel mettersi alla prova, la musica, creava sensazioni. rispolverando in soffitta vec- In musica esiste l’esecutore chi studi svolti durante la sua ed il musicista: il primo ri- formazione. L’inizio è stato produce alla lettera, anzi alla semplice e graduale: dalla nota, il musicista invece elabora e rielabora mentre riproduce, carta e matita è passato ben presto a rielaborazioni artistiche per personalizzare il brano, per trasmettere emozioni, che pos- strutturate e complete. Il desiderio lo spinge verso progetti sono ricalcare il proprio stato d’animo o possono trasmettere entusiasmanti, che sanno coniugare l’attività artistica con la ed ingenerale una sensazione. In fondo anche Picasso diceva professionalità, anche tramite dipinti su parete e composizioni che “il pennello sta nelle mie mani come l’archetto al vio- di dimensioni non convenzionali. linista”. Rizzato si ritiene un pittore e non ancora un artista, termine Rizzato realizza in specialmodo figure ed ambienti astratti, che vorrà serbare per la prossima fase di crescita, tuttavia gli che inglobano idee cubiste, pennellate espressive, esprimendo schemi di ricerca e l’attività di analisi lo volgono verso un note derivanti dal movimento utilizzato dai futuristi. Ivan ha futuro a tinte indiscutibilmente positive. sempre pensato che soffermarsi ad una corrente può essere limitativo per chi ha un grande entusiasmo espressivo. luca beRtolIssI Mescolare e trarre giovamento da stili diversi lo appassiona e lo spinge ad utilizzare e sperimentare su materiali non sempre comodi come supporto, come la tela, il legno, il cartongesso;

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IL CAMPIONATO MONDIALE DI BARBECUE VA A DUE FRIULANI

Alberto Ecoretti

Un mix di identità e d’inge- De Prà del Dolada di Pieve gno culinario sta alla base D’Alpago (BL), Enzo Dal della vittoria al di Simone e Farra della Locanda San Lo- Giovanni Pittis di Lavariano renzo di Puos D’Alpago(BL) (Mortegliano) che si sono e Fabio Tacchella, capitano laureati n°1 al Campionato della Nazionale Italiana Cuo- mondiale di Barbecue di chi. Quest’ultimo ha invitato Carole (VE). Nella ridente i Pittis nel suo ristorante di località a due passi dal Friuli Verona per poter scambiare (e forse anche compresa nel nozioni culinarie. Insom- Friuli Storico di qualche secolo fa) si svolge da sei anni or- ma…giuria senza parole dopo la degustazione dell’opera dei mai un campionato seguitissimo: il campionato del mondo di Pittis, sia per la capacità di abbinamento delle salse che per griglia. Tutto è “sulle spalle” degli iscritti tranne la griglia e la la sapiente cottura. “Abbiamo tagliato la salsiccia a pezzetti e carne che viene fornita dalla Coldiretti Veneto, mentre il resto messa sugli spiedini con marmellata di cipolla e arancia al fine degli ingredienti sono di pertinenza dei provetti cuochi che si di sgrassarla nel modo giusto. Il pollo è stato sempre tagliato cimentano nella gara. Piedi sulla sabbia, mani sulla griglia ed in tranci ma cotto in stampi da biscotto per evitare il com- una sola ora di tempo: forse i due lavarianesi non si aspet- pattamento della massa. Sopra tutto ci abbiamo messo l’aglio tavano il primo posto ma la preparazione non lasciava dubbi di Resia, un prodotto ultimamente ricercato per le sue qualità sulla loro posizione finale da organolettiche. Alla costata, podio. Le armi di cui si sono messa al centro del piatto, avvalsi per strappare la vit- è stata abbinata la Blave di toria a tutti gli altri concor- Mortean”. Gli sfidanti di Si- renti sono inaspettatamente mone e Giovanni non erano semplici ma al contempo solo italiani e provenienti elaborate: si va dalla salsic- da ogni parte della penisola, cia sgrassata con marmellata ma anche venuti da ben 14 di arance e cipolla, alla ta- nazionalità tra cui Australia, gliata di pollo con pestato Polonia, Giordania, Etiopia, di aglio di Resia e costicine Rep. Slovacca. Tra i premiati di maiale con polenta fatta anche i cuochi più simpatici di “Blave di Mortean”. Un con il riconoscimento “Gri- vero inno alla friulanità: ri- glia del Sorriso” ai vinto cercatezza e semplicità unite da Tiberio Furlan e Otello e condite con grande amore D’Arsiè di Treviso in gara I vincitori dal campionato del mondo all’ingresso della prova per il territorio. Non c’è stato culinaria vestiti da guerrieri Templari scampo per la concorrenza di con tanto di note storiche ri- Paola Righi e Federico Motta portate su un pannello posto di Verona, arrivati secondi, e per la coppia slovacca Lenka davanti alla griglia. Pare che comunque Siamone e Giovanni Kullakova e Lubomira Kalinayova, arrivati terzi. I partecipanti non siano stati gli unici a puntare sul territorio, come tra per questa sesta edizione svoltasi in una delle prime nottate l’altro suggeriva il tono della manifestazione, ma anche Luigi d’Agosto non erano affatto pochi: 260 (130 coppie)! La giu- Boldrin e Valerio Alverà di Cortina hanno guadagnato un ria di Franco Favaretto, presidente dell’Associazione Cuochi premio grazie agli ingredienti territoriali: la “Griglia Km 0”. Veneziani, era composta anche da altri cuochi professionisti C’è un altro nome friulano che spicca nella manifestazione: tra cui Alessandro Breda del Gellius di Oderzo (TV), Enzo Matteo Micheluz, astro del motocross, che ha inaugurato la

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Moreno Morello intervista Simone e Giovanni sul Tra gli illustri partecipanti di qualche anno fa anche l’attuale podio a Caorle presidente della Regione Veneto Zaia manifestazione con il proprio mezzo Fantic, tra l’altro sogno di mais prodotta dalla cooperativa presieduta da Mariolino giovanile anche dei Pittis . Novità di quest’anno la grigliata Snidaro. A complimentarsi con loro, che hanno intrattenu- mista con pollo, manzo e maiale o coniglio: la gara è sta- to il pubblico con informazioni sulle ricette, c’erano anche ta davvero ardua…ma ce l’hanno fatta! Premiati da Moreno l’assessore regionale all’agricoltura Claudio Violino e il vice Morello sul palco di Caorle, hanno spiegato alla folla quali presidente della provincia di Udine Daniele Macorig. Una sono state le motivazioni che li hanno portati a partecipare e bella soddisfazione per i Pittis ma anche per tutto il Friuli fortunatamente anche a vincere. che ha visto due friulani arrivare al vertice di un campionato Simone e Giovanni sono stati premiati anche nella natia Mor- mondiale valorizzando proprio la loro terra. tegliano durante il convegno della “Blave di Mortean” tenutosi all’inizio di questo mese. Il sindaco Alberto Comand ha vo- luto complimentarsi con loro principalmente per aver saputo albeRto ecoRettI valorizzare le capacità e gli ingredienti locali, come la farina

(da dx) l’ass. reg. Claudio Violino, il vicepres. prov. di Udine Daniele Macorig, il presidente della coop. Mariolino Snidaro, il sindaco Alberto Comand, Simone e Giovanni Pittis premiati con un riconoscimento da parte della cooperativa ’’La Blave di Mortean’’ (foto Viola - Mortegliano)

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IL MILUÇ SU LA TAULE... RICETTE A BASE DI MELE E MIELE

a cura di Valdea Cisilino

CROSTATA DI MELE CROSTATA RIPIENA DI MELE SAPORI D’AUTUNNO E MANDORLE ALLE MANDORLE Ingredienti: Base (pasta frolla): Ingredienti per la pasta frolla: 300 gr. di farina 250 gr di farina 400 gr di farina 170 gr di burro 150 gr di burro 150 gr di burro 2 uova 3 cucchiai di panna 2 uova intere e 1 tuorlo d’uovo 50 gr di zucchero latte q.b. un pizzico di sale 1 pizzico di sale 4 cucchiai di zucchero 150 gr di zucchero 3-4 cucchiai di miele ½ cucchiaio di sale 1 cucchiaio di lievito 4 biscotti secchi 1 uovo scorza di limone 1 kg di mele golden delicious 80 gr di uvetta Impasto di copertura e farcitura: Ingredienti per il ripieno 2 cucchiaini di rum 150 gr di mandorle macinate 1 kg di mele 3 cucchiai di panna 70 gr di zucchero Preparazione latte q.b. 50 gr di uvetta Mescolate lo zucchero con le uova ed un 1 cucchiaio di cannella 50 gr di mandorle pizzico di sale, unite il burro (150 gr, i 1 fiala di aroma alla mandorla 50 gr di amaretti rimanenti 20 gr serviranno successiva- 80 gr di zucchero cannella mente) a pezzetti ed infine la farina fino 6 mele golden delicious scorza grattugiata di ½ limone ad ottenere un impasto omogeneo. Fate 1 cucchiaio di miele di acacia una palla, avvolgetela nella pellicola e Ricetta di Linda Cisilino lasciatela riposare in frigo per un’ora. Impastare la farina con il burro a pezzet- di Villaorba Nel frattempo sbucciate le mele, affet- tini, la panna o latte, l’uovo, il sale e lo 2ª classificata tatele e mescolatele in una ciotola con zucchero. Imburrare la tortiera e stende- il rum, l’uvetta ed il miele. Dopo di chè re l’impasto. Preparare le mandorle ma- lasciate riposare per 15 minuti. cinate, panna o latte, cannella, aroma di Dividete la pasta precedentemente la- mandorla, 4 mele grattugiate. Adagiare sciata in frigo in due parti, una legger- quest’ultimo impasto sul primo, taglia- mente più grande dell’altra. Stendetele e re a fette le 2 mele rimaste e distribuirle utate la maggiore per foderare una tortie- come copertura. ra da 28 cm imburrata con i 20 gr di bur- Cottura 40-50 minuti a 220°C; dopo la ro non utilizzati nell’impasto. Sbriciolate sforna tuta, lasciar raffreddare e pennel- i biscotti sul fondo di pasta, distribuite lare con miele d’acacia. il ripieno scolato, coprite con la pasta rimanente ed infornate a 130° C per 60 Ricetta di Sara Fidenato minuti. di Tomba di Mereto Per la decorazione usate un letto di foglie 1ª classificata di melo e formate un ricciolo con una mela appositamente tagliata e fermata con degli stuzzicadenti).

Ricetta di Ilaria Fadone di Premariacco 3ª classificata

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REGIONE AUTONOMA FRIULI-V.G. ERSA

COMUNE DI MERETO DI TOMbA

pROVINCIA DI UDINE

CAMERA DI COMMERCIO DI UDINE

Premi speciâl Miluç Friûl 2011 - Pemio Speciale Mela Friuli 2011 CATAS SpA Opera di / Opere di Gianni Cogoi LAbORATORIO AMbIENTE E ALIMENTI

Tal Fûc di un Miluç, Nel FuOCO di uNa Mela, scjaldanT ancjeMò il Friûl SCaldaNdO aNCOra il Friuli Un miluç ros di fûc Una bella mela rossa di fuoco, sul brunît vieri cjavedâl sull’abbrunato antico alare di fier batût, di ferro battuto, UDINE MERCATI al sjalde di gnûf calôr riscalda di nuovo calore THE GLOBAL MARKET li sclipis crasi di simpri, le tiepide case di sempre, ingrumadis a colaç raccolte a catena il plasevui paîs dut ator, n dolci paesi d’attorno, su li sverdis planuris di largjis tavielis su verdi distese di vaste campagne e coronis di stradis e freschi surgjivis. e raggera di strade e fresche sorgive. Fin là, dulà che incoronin altis Fin là, dove coronano alte lis blancjis montagnis le bianche montagne di un Friûl ancjemò fogolâr di un riuli ancora focolare e piçul struc dal univers. e un piccolo compendio dell’universo. E. P. MOSTRA DELLA MELA FRIULANA e Sagre dai Miluçs 42 In copertina: La glesie de Madone di Sterp, juste fûr di Merêt. ApFELFEST - pRAzNIK JAbOLK (foto R. Carretti)