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ASPETTI CARATTERISTICI DEL LAVORO IN CARNIA MAURIZIO LUCCHETTA L'artigianato in Carnia ebbe un ruolo e uno te che ama ingentilire a questo modo gli oggetti sviluppo svincolati dall'arte, in quanto crebbe e che le proprie mani devono usare e quanto fa par si affinò indipendentemente da essa. La faticosa te della propria vita nell'interno della casa, dimo esistenza condotta per millenni da quella popola stra una civiltà recondita delle più raffinate e che zione, costretta ad una laboriosa povertà per l'av dà sicura promessa di un artigianato prezioso, solo versa natura del suolo e del clima, portò per se che venga aiutato a risorgere », scriveva Giovanni coli ad una emigrazione diffusa nella quale l'indu Comisso. Tra lo studio quindi di questa terra e striosità delle genti carniche fece sì che la lunga e quello delle opere artigiane degli uomini che lo forzata lontananza non intaccasse il rapporto con abitano non esiste alcuna discontinuità, essendo il paese natale, ma contribuisse anzi ad ogni gene queste il frutto di quella. razione a costituire una gerarchia di patrimoni più In questo senso il Museo delle Arti e Tradizioni o meno consistenti, quindi una diversa capacità e Popolari di Tolmezzo si pone come il punto di par conomica e abitazioni di diversa struttura e diver tenza per un recupero e per una rinascita culturale samente arredate, pur sempre restando nell'ambi della Carnia. La Carnia, del resto, che aveva una to delle arti e tradizioni popolari. Gli artigiani del propria identità culturale, non poteva sentire al la Carnia ritornando in patria certo portavano an cuna influenza determinante da parte dei movimen che gli influssi di quanto di meglio avevano impa ti paralleli operanti allora in altri luoghi del Friu rato nei paesi di emigrazione, sia nel resto d'Ita li e nelle alte vallate carinziane. Vittime della pia lia che all'estero. Tuttavia l'abilità dei nostri arti ga secolare dell'emigrazione che li costringeva ad giani seppe assimilare le caratteristiche di questi abbandonare la terra nativa magra di risorse eco vari stili, dando vita comunque ad una produzio nomiche muratori, tagliapietra, carpentieri andava ne originale in cui la matrice carnica è fondamen no per il mondo lasciando in patria i boscaioli (bo tale. La virtù della pazienza e il gusto di caratte scad6rs), i segantini (segàz), i tessitori (tessérs), i rizzare anche i più modesti oggetti casalinghi sono costruttori di talz, le strisce elastiche di faggio quelli particolari delle genti nordiche, destinate al che sagomano i formaggi, i dalmenars costruttori la clausura dei lunghi inverni: non soltanto ma di dalmine, i guardiani del bestiame a monte e i die, armadi, tavole e sedie sono sempre religio lavoratori delle malghe, le donne con l'inseparabi samente scolpiti, ma anche le mestole, i porta po le gerla (zei) le quali dovevano curare i campi, sate, i soffietti per attizzare il fuoco, i cucchiai di i prati, la stalla, custodire le case. legno, le grattugie, le navette per tessere e persi Non si ritrovano in Carnia le comunità mono no la lamina per togliere dalla caldi era le croste tipiche di mestieri che caratterizzano altre parti della polenta sono tutte minutamente e fantasio della nostra Regione, se si fa eccezione per i mo samente istoriate. Uguale armonia si ritrova negli bilieri di Sutrio, che vanta una fiorente industria alari, nei bronzini e nei secchi di rame. « Una gen- di mobili di tipo pregiato e comune, In stile car- 229 Molino a MisincÌnis 230 Molino e lavatoio, "in dai Vìdui" (Paularo - 1940). 231 nico, con esposizioni permanenti e con l'esistenza di arti e mestieri (avvocati, medici, setaioli, lanaio di un consorzio di artigiani mobilieri. Ci si è in li, pellicciai ... ). Le città, ben difese da mura, ricche nestati nel solco della tradizione, qui, dove anche di botteghe artigiane, officine e magazzini erano nel passato si fabbricavano cassettoni da camera e dunque i luoghi in cui di preferenza lavoravano tinelli perfino nelle case. i commercianti. Ma le città erano rare, i mercati Bisogna risalire al '700 per trovare un altro in pochi. sediamento rilevante; quello della tessitura di Li Si ha notizia di una comunità artigiana in quel nussio, a Tolmezzo, di cui diremo in seguito. di Gorto, il 5 dicembre 1259, allorché il Patriar L'artigianato della Carnia è quasi sempre in ca Gregorio da Montelongo concesse il permesso funzione della stessa gente carnica e non rivolto « di cavare oro e argento da un monte ». Agli arti all'esterno. L'artigianato aveva inoltre caratteristi giani fu inoltre consentito di costruirsi sul luogo, che stagionali. Quasi tutte le contadine lavoravano case, forni, e mulini. Con speciali disposizioni si il lino di cui era fatta la loro biancheria. Si usava provvedeva alla mutua sicurezza di questo agglo seminare un po' di canapa e di lino che venivano merato artigiano. Sempre Gregorio da Montelongo, filati e tessuti dalle donne; così si preparava in ca nel 1258, aveva concesso a Tolmezzo un mercato sa la biancheria domestica. Le donne, in molte lo che richiamò venditori, compratori e altra gente calità, cardavano, filavano, torcevano e tingevano che aveva convenienza a vivere stabilmente nei anche la lana e con questa facevano calze, maglie pressi di un centro commerciale: prestatori di de e berretti per ragazzi. Tessevano anche, aggiungen naro, artigiani, osti, locandieri, mercanti, magazzi do alla lana altre fibre filamentose, certe stoffe nieri. Così Tolmezzo diventò il centro più impor dette mezza-lana. tante della Carnia. I boschi, soprattutto nella conca d'Ampezzo, Di un molino sul rivo della villa di Cavazzo vi famosa per i noci, erano una ricchezza amministra è cenno in un documento del 19 giugno 1290. L' ta scrupolosamente. artigianato nell'ultimo secolo del Patriarcato di A Se ci si guarda attorno in Carnia ci si accorge quileia visse un periodo florido, e fu saldamente che quello che ha saputo dare l'anima popolare per inserito in tutti i settori dell'economia, iniziando millenni, lo ha detto con il linguaggio degli artigia ad affermarsi anche in Carnia. La caduta del Go ni. Tenteremo pertanto di risalire storicamente al verno parti arcale e l'avvento di quello veneziano le origini delle attività artigianali in Carnia. Du ebbero notevoli ripercussioni sul piano sociale ed rante il periodo patriarcale tutte le attività erano economico. Vi fu un evidente salto di qualità che sottoposte ai voleri feudali. I feudatari facevano permise un'avanzata in tutti i campi. Tuttavia gli pagare gabelle e pedaggi alle merci in transito sui artigiani furono favoriti solo quando le loro ini loro territori. Le banche erano rare. I contadini ziative non disturbarono i traffici e gli artigiani del producevano le stesse merci in ogni luogo (frumen la Serenissima. Né Venezia mancò di imporre agli to, sorgo, vino, latte) e fabbricavano in casa anche artigiani, così come accadeva precedentemente, pre attrezzi e prodotti artigianali perché avevano po stazioni obbligatorie in caso di interesse pubblico. chi soldi da spendere. Fra le corti o fra i paesi c'e Cosicché ci si guardò bene dall'approfittare della rano quindi poche possibilità di scambio, ma il com situazione apparentemente favorevole per assume mercio poteva svilupparsi tra città e campagna, re iniziative di ordine politico ed economico tali perché i cittadini avevano bisogno di alimenti e da disturbare il predominio veneto. offrivano merci, e «servizi» che potevano es Oltre che del mercato di Tolmezzo, le genti sere prodotti solo dai membri delle corporazioni carniche avevano forse indirettamente potuto av- 232 vantaggiarsi della pOSIZIone di privilegio che fin terra necessaria al fabbisogno. Ogni insediamento dalla metà del '200 Gemona godeva, con il Nider era una piccola unità autosufficiente che risolveva lech, o diritto di scaricamento, abbastanza diffuso nel proprio interno le necessità · basilari per la so nei paesi germanici, in forza del quale tutte le mer pravvivenza: forno, fontane, lavatoio e, ove pos ci in entrata dai Paesi d'oltre Alpe dovevano sa sibile, il molino. lire a Gemona, essere scaricate e poi ricaricate su Il 23 gennaio 1356 il Patriarca Nicolò di Lus carri friulani, pagando un dazio. Parimenti le mer semburgo (1350-1358) assegnava a Tolmezzo la ei in uscita dovevano essere caricate su carri tede Braida «Pralongiades », un fondo argilloso pres schi per proseguire il viaggio, con l'obbligo a tut so Invillino, perché vi si piantasse una fornace di te le persone che accompagnavano i trasporti di tegole da coperto, utili a difendere le case dal fuo pernottare in paese. Per effetto del Niderlech, Ge co. E' presumibile che fino da allora si avvertisse mona aveva visto sviluppare in vantaggio dei suoi la necessità di edificare le case in mura tura, vista abit~nti una remunerativa attività che aveva con la frequenza degli incendi per cui le vicìnie ordina sentito il formarsi di un buon numero di attività rono turni di vigilanza e misure intese a scon artigianali, quali fabbri, maniscalchi, carpentieri, fa giurare il ripetersi di tali disastri. legnami, ecc. I mercati di Tolmezzo e Gemona a~ Alla fine del '400 si fecero strada i pittori e vevano grande importanza. Erano istituzioni per gli intagliatori tolmezzini: è la maggiore espres manenti, a differenza di altre in Friuli a carattere sione dell'arte in Carnia e fa capo alle tre Casate temporaneo, intorno alle quali operavano fondaci, che conquisteranno le botteghe d'arte di Udine: negozi e botteghe artigiane. i Floreani, i Martini e i Mioni. La scultura lignea Con l'avvento della Repubblica Veneta, le piaz in Friuli rappresentò, a differenza di quella in pie ze commerciali di Gemona, Venzone, Cividale ven tra, un fatto di costume, oltre che artistico, per nero abolite, cosicché frequenti furono le lamente ché rispose alla pratica esigenza di una popolazio le degli artigiani al Parlamento della Patria per la ne impossibilitata, per le scarse disponibilità eco mancanza di ferro e di altre materie prime.