La Compagnia Genovese Delle Indie Orientali E I Rapporti Fra Genova E Le Province Unite Nel Seicento

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La Compagnia Genovese Delle Indie Orientali E I Rapporti Fra Genova E Le Province Unite Nel Seicento Università di Pisa Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea in Storia e Civiltà Tesi di laurea magistrale Anno accademico 2013 - 2014 La Compagnia Genovese delle Indie Orientali e i rapporti fra Genova e le Province Unite nel Seicento Relatore: chiar. prof. Franco Angiolini Controrelatore: chiar. prof. Arturo Pacini Candidato: Giorgio - Giòrs Tosco num. matricola 458690 Ma quando gli dico ch'egli è tra i fortunati che han visto l'aurora sulle isole più belle della terra, al ricordo sorride e risponde che il sole si levava che il giorno era vecchio per loro. Cesare Pavese 2 INDICE Prefazione…………………………………………………………………………………….…4 Introduzione……………………………………………………………………………………6 La situazione preesistente a Genova…………………………………………….……..17 L’arrivo dei Neerlandesi nel Mediterraneo……………………………………………..34 L’inizio dei rapporti fra Genova e le Province Unite……………………………..….49 La crisi del 1637 e i suoi sviluppi…………………………………………………….…66 La CGIO……………………………………………………………………………………….85 La continuazione del programma navalista……………………………………..….115 Conclusione………………………………………………………………………………...144 Fonti d’archivio…….………………………………………………………………………160 Bibliografia primaria………………………………………………………….........……165 Fonti edite…………………………………………………………………………………..166 Strumenti……………………………………………………………………………………166 Bibliografia secondaria………………………………………………………………..…167 3 PREFAZIONE L’oggetto della mia tesi è la Compagnia Genovese delle Indie Orientali, una società che armò due navi per il commercio con l’Estremo Oriente nel 1647. La sua vita fu molto breve, e terminò in un fallimento quando nel 1649, al largo di Sumatra, quelle navi furono catturate e sequestrate dalla VOC, che non voleva concorrenti in quell’area. La vicenda della Compagnia è però molto istruttiva per quanto riguarda la storia genovese. In una città che non aveva mai mandato flotte sui mari extraeuropei, e in cui la nobiltà al governo si era specializzata nell’attività finanziaria e nella gestione e affitto di galee, un gruppo di patrizi decise apparentemente all’improvviso di tentare un’attività completamente nuova come il commercio con l’Oriente; come cercherò di mostrare, questa scelta in realtà affonda le sue radici nel dibattito politico interno a Genova, e in vari progetti per il rilancio navale della Repubblica. Allo stesso tempo, la storia della Compagnia offre l’occasione di indagare i legami di Genova con un paese con cui c’erano significative somiglianze e importanti differenze, i Paesi Bassi. La Compagnia era infatti costituita ad imitazione delle compagnie di navigazione neerlandesi, e nella sua formazione avevano svolto un ruolo importante dei mercanti di quel paese, fra cui lo stesso console neerlandese a Genova. In quegli anni, del resto, le Province Unite erano un modello per molti dei nobili genovesi impegnati nei tentativi di rilancio navale, e fra esse e la Repubblica c’erano dei buoni rapporti diplomatici ed economici. Nella mia tesi seguirò queste linee di ricerca in modo complementare, dato che ognuna di esse può illuminare in maniera significativa l’altra. Cercherò quindi di indagare i rapporti fra Genova e i Paesi Bassi per studiare la Compagnia, e di indagare la Compagnia per studiare quei rapporti. Nel primo capitolo presenterò la storiografia esistente sull’argomento e illustrerò le mie fonti e le mie coordinate cronologiche di riferimento. Nel secondo capitolo riassumerò la storia genovese fino alla metà degli anni ’30 del XVII secolo (una congiuntura critica, come cercherò di dimostrare, per i rapporti con i Paesi Bassi) e nel terzo la storia e la storiografia sulla presenza neerlandese nel Mediterraneo. Nel quarto capitolo descriverò, più in dettaglio, i rapporti fra Genova e i Paesi Bassi fino agli anni ’30, e nel quinto li seguirò fino al momento della costituzione della Compagnia. Nel sesto capitolo parlerò di essa, e nel 4 settimo descriverò la continuazione dei programmi di rilancio commerciale e navale genovese nel corso degli anni ’50. Infine, tirerò le conclusioni del mio lavoro. 5 INTRODUZIONE La ricerca sulla Compagnia Genovese delle Indie Orientali1 è stata condizionata dalla dispersione ed eterogeneità delle fonti esistenti. Gli studiosi di storia genovese, in base ai documenti presenti negli archivi della città, sono riusciti a ricostruirne la vicenda in maniera abbastanza soddisfacente, in una serie di saggi scritti in italiano e spesso di ambito localistico; ovviamente, essi l’hanno inquadrata in primo luogo all’interno dell’evoluzione generale della storia della Repubblica. La storia della Compagnia, conclusasi in maniera così improvvisa ad opera della VOC, ha però lasciato anche delle tracce negli archivi neerlandesi, che sono state utilizzate per un articolo in neerlandese nell’Ottocento. In maniera meno scontata, la vicenda è stata ricordata anche da fonti portoghesi, dato che i due imperi coloniali in quell'occasione collaborarono per soffocare la CGIO. La storiografia sui rapporti italo – neerlandesi è stata spesso condizionata dalla difficoltà degli studiosi di considerare contemporaneamente le fonti scritte in due lingue diverse e le diverse letterature scientifiche basate su di esse2; in questo caso le due ricostruzioni della vicenda sono rimaste reciprocamente impermeabili fino a vent’anni fa3, quando, per la prima volta, uno storico che aveva accesso a tutte e tre queste aree linguistiche (ma che, ironia della sorte, non era né italiano 1 D’ora in poi indicata come “CGIO”. Riprendo l'acronimo da Guido Ferrarini, Origins of Limited Liability Companies and Company Law Modernisation in Italy: a Historical Outline, Università di Genova, Centro di Diritto e Finanza/Centre for Law and Finance, Working Paper Series, n. 5, 2002, p. 7. 2 Se la conoscenza dell’italiano è relativamente diffusa al di fuori della penisola, il neerlandese è decisamente meno studiato da chi non lo parla di lingua madre. Questo ha fatto sì che gli studi basati su fonti scritte in 2 Se la conoscenza dell’italiano è relativamente diffusa al di fuori della penisola, il neerlandese è decisamente meno studiato da chi non lo parla di lingua madre. Questo ha fatto sì che gli studi basati su fonti scritte in entrambe le lingue siano stati scritti da Neerlandesi che avevano studiato l’italiano piuttosto che il contrario: vedi ad esempio Maartje Van Gelder, Trading places : the Netherlandish merchants in early modern Venice, Leiden, Brill, 2009 e Marie – Christine Engels, Merchants, interlopers, seamen and corsairs : the "Flemish" community in Livorno and Genoa, 1615-1635, Hilversum, Verloren, 1997. Questa comunicazione “a senso unico” (dalla storiografia in altre lingue a quella in neerlandese, ma non viceversa) ha avuto effetti singolari per la ricostruzione del commercio neerlandese nel Mediterraneo, che sono stati descritti in Ignacio López Martín, A century of Small Paper Boats: the Hispanic Monarchy, the United Provinces and the Mediterranean, in Ana Crespo Solana – Manuel Herrero Sánchez (a cura di), España y las 17 Provincias de los Países Bajos: una revisión historiográfica (XVI – XVIII), Universidad de Cordoba, 2002, pp. 533 – 562. 3 L'articolo in neerlandese fu in effetti utilizzato per un libro illustrato su Genova, pubblicato in italiano agli inizi del Novecento (Umberto Villa, La città marinara, Genova, Tipografia del Successo, 1903), ma quella pubblicazione fu completamente ignorata dalla storiografia sul tema, e fu segnalata solo da Paolo Ungari, Statuti di compagnie e società azionarie italiane (1638 – 1808): per la storia delle società per azioni in Italia, Roma, Giuffrè, 1993, p. 13. 6 né neerlandese né portoghese) ha potuto farle interagire, per scrivere quella che è ad oggi la storia più completa della Compagnia4. La letteratura in italiano sul tema, che è comunque la più consistente (e si basa su un materiale archivistico molto più ricco), cominciò nel 18765, con una breve comunicazione di Luigi Tommaso Belgrano6. Essa si basava su un’unica fonte, ossia un breve passo di un manoscritto conservato alla Biblioteca Universitaria di Genova7, che non riporta peraltro la conclusione fallimentare della vicenda, e la cui discussione critica da parte dell’autore era scarsa (d’altronde la rivista era dedicata a memorie puntuali e illustrative più che a saggi scientifici veri e propri8). Se a questo si aggiunge la brevità del saggio (quindici pagine in tutto) e l’accostamento della vicenda ad altre, accomunate solo dal fatto di riguardare Genovesi nelle Indie, non si può dire che il testo descrivesse in maniera esaustiva il problema. Lo studio successivo risale a più di mezzo secolo dopo, e fu scritto da un altro studioso di “storia locale”, Giuseppe Pessagno9. La sede della pubblicazione (la rivista municipale del Comune di Genova) non rende forse pienamente giustizia della qualità scientifica dell’articolo, scarsa ma certo non irrilevante. Pessagno si basò su due fondi dell’Archivio di Genova, le filze “Maritimarum” dell’Archivio 4 Sanjay Subrahmanyam, On the Significance of Gadflies: the Genoese East India Company of the 1640s, “journal of European Economic History”, vol. 17, n. 3, 1988, pp. 559 – 581. Questo articolo è stato ripubblicato con poche modifiche all'interno del suo The political economy of commerce: southern India, 1500 – 1650, Cambridge University Press, 1990, pp. 281 – 297. 5 Michele Giuseppe Canale aveva già citato l’atto costitutivo della Compagnia nel 1866, anche se la riconduceva a una richiesta avanzata nel 1620, che non citava e su cui non forniva indicazioni archivistiche, e che molto probabilmente era di tutt’altro genere. Cfr. Michele Giuseppe
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