Deborah ha pensato LIBERTÀ
Un’amica di Mafalda si chiamava Libertà. Era piccolissima, impavida, e prendeva spesso le cose alla lettera. E’ la prima cosa che mi viene in mente quando mi dicono “libertà”. Il personaggio di un fumetto. La libertà dovrebbe essere solo lo stato di chi è libero. Ma chi è libero? La definizione è: “colui che non è soggetto al dominio o all’autorità altrui, che ha facoltà di agire a suo arbitrio, senza subire una coazione esterna”. Quindi, ad una prima ricognizione, direi nessuno. La libertà è dunque lo stato di qualcuno che non esiste? Troppo estremo. E il famoso “la libertà è partecipazione” di Gaber? Non è anche quello un modo per provare a dare un senso a qualcosa che, forse, non è realizzabile? Woody Allen ha detto: “L’ultima volta che sono stato dentro una donna è stato quando ho visitato la Statua della Libertà”. E allora mettiamola così: non tutto quello che limita la nostra libertà è negativo, ma questo non diciamolo ai fabbricanti di catene. O per rubare un dialogo a Mafalda e Libertà:
“E tuo padre, Libertà, per chi pensa di votare?” “Taci, ha una faccia, poveretto…” “Non ha ancora deciso per chi votare?” “Sì, ha deciso. E ha una faccia, poveretto.” “Perché, pensa che il suo candidato perderà?” “No, pensa che vincerà. Ha una faccia, poveretto…”