È il momento dei saluti: l’ultimo giorno di scuola è arrivato

L’ultimo giorno di scuola è arrivato.

La Didattica a Distanza (DaD), necessaria per il Coronavirus, ha negato l’arte del salutarsi come rito necessario per tutti.

La DaD ha le sembianze di un mostro.

Se lo vediamo dal punto di vista delle Istituzioni, la didattica a distanza è un passo avanti concreto che ha dato buoni frutti.

Il mondo dell’istruzione subirà un effetto positivo.

L’accelerazione di una didattica mista, con un impiego più significativo e continuo dei contenuti digitali, migliorerà la qualità dell’istruzione del nostro Paese.

Certo questa pandemia ha toccato tutti nel profondo.

Ci ha privato di affetti e libertà e ci ha portato restrizioni e paure nuove.

I ragazzi più di tutti hanno sofferto questo spettro, privati di una considerevole parte della loro libertà di espressione, di movimento e di socializzazione.

Purtroppo sappiamo tutti che non si poteva fare diversamente.

Ci sono stati ultimi giorni di scuola in cui il suono della campanella finale ha significato canti e abbracci, alcuni fatti di salti di gioia per la campanella che segnava la fine dell’ultima ora.

Quest’anno tutto ciò non è successo. È il momento dei saluti, in cui chi proseguirà si scambia la promessa del “ci rivediamo a settembre”, imparando a costruire nel cuore e nel pensiero la costanza dell’oggetto, ovvero del fatto che le persone a cui vuoi bene rimangono e ci aspettano anche se non ci vedranno per tanto tempo; che le amicizie costruite sapranno resistere al tempo tanto quanto il sorriso e l’affetto dei professori.

È il momento che segna l’inizio degli esami, i primi e unici momenti di passaggio ancora segnati da una ritualità precisa, in cui si deve dimostrare di essere diventati grandi abbastanza per fare il grande salto e affrontare la vita.

Negando l’ultimo giorno di scuola, abbiamo negato tutto questo a milioni di futuri cittadini del mondo e stiamo consigliando loro di mantenere le distanze e nascondere il cuore dietro ad una mascherina colorata.

Sanremo 2021, la finale: premiati i Maneskin con

I vincitori della 71esima edizione del Festival di Sanremo sono i Maneskin con il brano Zitti e buoni.

Il gruppo, lanciato da X-Factor, ha superato, in finale, e , secondi con , ed , terzo con Un milione di cose da dirti.

Un verdetto storico perché premia un genere che ha frequentato poco l’Ariston.

Il Premio della Critica – Sezioni Campioni, è attribuito dalla Sala Stampa a Willie Peyote con il brano Mai dire mai (La locura).

Colapesce e Dimartino con Musica Leggerissima hanno conquistato, invece, il Premio Lucio Dalla assegnato dalla Sala Stampa Radio-Tv-Web.

Il Premio per il miglior testo a Madame con Voce.

Premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale è stato assegnato dall’orchestra ad Ermal Meta con Un milione di cose da dirti.

L’ultima serata del Festival di Sanremo ha un’apertura patriottica, con l’inno di Mameli eseguito dalla Banda della Marina Militare.

La serata finale di un’edizione difficile, in un momento drammatico, in una città semi-deserta, mentre sui social il Festival è in testa ai trending topic, soggetto principale dei numerosissimi meme che si sono moltiplicati negli ultimi giorni.

Fiorello, giubbotto di pelle rossa con le frange, rende omaggio a Little Tony.

Poi scherza con Amadeus che ha escluso l’ipotesi di un Festival-ter (“Ti capisco, perché è impegnativo, hai un’età, ma se non lo fai tu finalmente sto in pace”) e lancia una “maledizione” sul futuro: “In bocca al lupo a quelli che verranno l’anno prossimo a fare il festival: vi auguro questa platea piena, la galleria piena, il pubblico in mezzo all’orchestra, milioni persone fuori dell’Ariston, ospiti internazionali, ma vi deve andare malissimo, ve lo auguro con tutto il cuore“.

“Ultima cosa. Mi ha chiamato Franceschini, sai che noi della cultura abbiamo la chat, e mi ha chiesto di ricordare che sono i 700 anni di Dante.

Mi ha chiesto di leggere qualcosa: ma io le cose le so a memoria, declamo“. Recita l’incipit dell’Inferno, l’ultimo verso del Paradiso e dice: “Quello che c’è in mezzo ve lo leggete voi perché noi abbiamo 26 cantanti”.

La gara è aperta da Ghemon, ma non mancano le gag sull’opera lirica (“si potrebbero dire anche le parolacce, non se ne accorge nessuno”), il balletto (“Il lago dei cigni dura due ore e mezza, il cigno non muore mai”) e le recite scolastiche.

Zlatan Ibrahimovic, venuto a commissariare il festival, ha definito la sua squadra: “In attacco Zlatan Ibrahimovic, a centrocampo Fiorello perché serve il fantasista, in difesa l’orchestra perché ha difeso con i denti la forza della musica , Ama tu come portiere e come stopper Achille Lauro perché così allo stadio hanno paura. Lauro mi è simpatico, volevo fare lo scambio di maglia, ma non si può, perché è sempre nudo”.

Il bomber del Milan ripercorre la sua carriera stellare, tra successi e sconfitte, e spiega il senso della sua presenza: “Il fallimento non è il contrario del successo, è una parte del successo. Fare niente è il più grande sbaglio che puoi fare. La cosa più importante è fare ogni giorno la differenza, con impegno, dedizione, costanza, concentrazione. Non è il mio Festival, né quello di Amadeus, ma è il vostro, dell’Italia intera, la mia seconda casa”.

Ornella Vanoni si prende la scena: “Il pubblico non c’è, ma l’emozione è uguale“. E punzecchia Fiorello: “Ma la tua passione è cantare? È un Festival di musica, se canti anche tu non va bene, noi chi siamo?”. Poi si rivolge agli orchestrali: “Sono più importanti loro del pubblico, magari ne capiscono di più. Ma sono stanchi, sfatti”.

Al pubblico regala il medley su Una ragione di più, La musica è finita, Mi sono innamorato di te, Domani è un altro giorno, poi duetta con su Un sorriso dentro al pianto.

Canta anche Serena Rossi, che dopo il successo di Mina Settembre è pronta per il nuovo show La canzone segreta, dal 12 marzo su Rai1, e sorprende ed emoziona Amadeus dedicandogli ‘A te’ di Jovanotti.

Giovanna Botteri cita L’anno che verrà di Dalla, poi accenna alla sua esperienza da corrispondente in Cina, quando un anno fa il Paese scoprì di essere in guerra contro il virus.

Achille Lauro per il quadro finale ha scelto la sua C’est la vie, con un omaggio all’orchestra, e stavolta invoca la benedizione di Dio “su tutti noi, esseri umani”.

LA CLASSIFICA FINALE

1. Maneskin con Zitti e buoni;

2. Francesca Michielin e Fedez con Chiamami per nome;

3. Ermal Meta con Un milione di cose da dirti;

4. Colapesce e Dimartino con Musica leggerissima;

5. Irama con La genesi del tuo colore;

6. Willie Peyote con Mai dire mai (La locura);

7. Annalisa con Dieci;

8. Madame con Voce;

9. Orietta Berti con Quando ti sei innamorato;

10. Arisa con Potevi fare di più;

11. La Rappresentante di lista con Amare;

12. Extraliscio con Davide Toffolo con Bianca Luce Nera; 13. Lo Stato Sociale con Combat Pop;

14. Noemi con Glicine;

15. Malika Ayane con Ti piaci così;

16. Fulminacci con Santa Marinella;

17. Max Gazzè con Il farmacista;

18. Fasma con Parlami;

19. Gaia con Cuore amaro;

20. Coma_Cose con Fiamme negli occhi;

21. Ghemon con Momento perfetto;

22. Francesco Renga con Quando trovo te;

23. Gio Evan con Arnica;

24. Bugo con E invece sì;

25. Aiello con Ora;

26. Random con Torno a te.

Sanremo 2021: in attesa della finale

In attesa dell’ultima puntata di questa sera c’è già il primo vincitore di Sanremo 2021: il foggiano Gaudiano con il brano Polvere da sparo ha trionfato tra le Nuove Proposte e dedicato la vittoria al padre, scomparso. La co-conduttrice per una sera è Barbara Palombelli.

Amadeus e Fiorello la presentano leggendo il gobbo in coro.

La giornalista prosegue, auspicando cheSanremo sia “un segnale di ripartenza per tutto lo spettacolo dal ”.

Poi dedica il suo monologo alle ragazze, alle donne, alle nonne: “La chiave del nostro futuro è ribellarci sempre, tanto ci umilieranno, ci metteranno le mani addosso, non saremo mai perfette, non andremo mai bene come non va bene Liliana Segre, senatrice a vita che a 90 anni non può vaccinarsi senza scatenare odi micidiali”.

La giornalista racconta la sua storia di ragazza ribelle che iniziò a lavorare a 15 anni: “Studiate fino alle lacrime e lavorate fino all’indipendenza, perché alla fine funziona”, raccomanda.

Coglie nel segno, invece, l’appello di Alessandra Amoroso e Matilde Gioli per i lavoratori dello spettacolo, rappresentati da una presenza simbolica sul palco:“Come voi vogliamo provare a tornare a sognare – dicono – ma il nostro sogno ha bisogno di altri cuori, delle mani e delle braccia di altre persone. Ora che il mondo si è fermato, le platee sono vuote, ci sono tante viste sospese in attesa di una ripartenza difficile da immaginare o di un aiuto che non è mai arrivato. Il lavoro deve essere un diritto di tutti, non un colpo di fortuna”.

E sullo sfondo parte l’applauso registrato di attori, musicisti, cantanti.

Tocca a Fiorello aprire la quarta serata del Festival di Sanremo, entrando in scena con la parrucca anni ’80-’90, un assaggio dell’annunciato duetto su Siamo donne, portato all’Ariston da Sabrina Salerno e Jo Squillo nel 1991.

E poi, mantello nero e corona di spine, entra nel quadro di Achille Lauro.

La performance è “punk rock”.

Dalla performance dei Maneskin ad Orietta Berti avvolta tra gli strass, da Max Gazzè, travestito da Dalì con i baffi a punta e la camelia tra i capelli, a Madame a piedi nudi, fino ad Ermal Meta, il palco accoglie tutti e 26 i Big.

Tornato per controllare il Festival di Amadeus,Zlatan Ibrahimovic rende omaggio agli orchestrali.

All’Ariston torna Mahmood, a due anni dalla vittoria con ‘’ che propone in un medley di successi accompagnato dal battito di mani ritmato dell’orchestra.

L’Ariston si scatena con Bottari di Portico ed Enzo Avitabile che rende omaggio a Renato Carosone con Caravan Petrol.

La classifica generale dei Big in gara al festival di Sanremo, frutto della media tra le votazioni nelle prime tre serate:

1) ERMAL META – Un milione di cose da dirti;

2) WILLIE PEYOTE – Mai dire mai (La Locura);

3) ARISA – Potevi fare di più;

4) ANNALISA – Dieci;

5) MANESKIN – Zitti e buoni;

6) IRAMA – La genesi del tuo colore;

7) LA RAPPRESENTANTE DI LISTA – Amare;

8) COLAPESCE DIMARTINO – Musica leggerissima;

9) MALIKA AYANE – Ti piaci così;

10) NOEMI – Glicine. Gaudiano, Polvere da sparo: un vittoria da Foggia a Milano

A scaldare la serata la quarta serata del Festival di Sanremo ci hanno pensato le Nuove Proposte, che hanno dato il via alla competizione.

A contendersi la vittoria: Davide Shorty, con la sua ‘Regina’, Folcast, con la sua ‘Scopriti’, Gaudiano, con ‘Polvere da Sparo’, e Wrongonyou, con ‘Lezioni di volo’.

Grandissima era la voglia di vincere delle quattro giovani proposte, così come innegabile è il loro talento.

Ma solo uno di loro ha potuto toccare con mano il gradino più alto del podio.

A conquistarlo, è stato il foggiano classe 1991, Gaudiano, vincitore del 71° Festival di Sanremo nella categoria ‘Nuove Proposte‘ con la sua canzone ‘Polvere da sparo‘.

Un’enorme soddisfazione per il giovane che, abbandonandosi alla commozione, ha dedicato la vittoria al padre scomparso due anni fa, a causa di un tumore.

“È qualcosa di eccezionale. Dedico questa vittoria a mio padre, alla mia famiglia a tutte le persone che mi hanno permesso di essere qui. Due anni fa mio padre è andato via, ma ora lo sento qua con me. Grazie a tutti”, ha detto il giovane cantante, ricevendo il premio.

Sono oltre 700 i chilometri che separano Foggia da Milano. Il tempo che bastava per sognare.

E’ quello che è successo a Luca Gaudiano.

Nessun nome d’arte, ha scelto di farsi chiamare semplicemente Gaudiano.

Il successo ieri: proprio quel viaggio dalla città natale, Foggia, verso quella dove si sta realizzando a livello lavorativo, Milano, ha dato una svolta alla sua vita.

‘Polvere da sparo‘ racconta il dolore per la perdita del padre e l’elaborazione del lutto.

È un brano pop dalla forte identità, dalle ritmiche incalzanti.

Affronta in modo autentico il dolore per la perdita di una persona amata: uno dei tanti tabù della società moderna.

Descrivendo la propria sofferenza, Gaudiano racconta la rabbia, l’impotenza,la solitudine, tutti quei sentimenti che divampano nell’animo di fronte al proprio lutto.

È la canzone dell’assenza, ma lascia spazio ad un messaggio: accettando il dolore si può dareun nuovo senso all’esistenza.

La musica è lo strumento attraverso il quale esorcizzare il proprio dolore.

Di dubbi ce ne sono ben pochi: ha davanti a sé una lunghissima carriera.

E, in futuro, – magari – potrebbe tornare a calcare il palco dell’Ariston nella categoria dei cantanti Big. Sanremo 2021, la serata delle cover e dei duetti: si celebra la grande musica d’autore

Risalgono gli ascolti al Festival di Sanremo. Sono stati 10 milioni 596 mila, pari al 42.4% di share, i telespettatori che hanno seguito ieri su Rai1 la prima parte della terza serata, dedicata alle cover della musica d’autore; la seconda parte ha ottenuto 4 milioni 369 mila con il 50.6%.

Cresce l’audience anche se sono ancora lontani i numeri dello scorso anno.

La grande musica d’autore è il tema che trascina la serata delle cover e dei duetti a Sanremo.

Emozionante l’apertura con i Negramaro che rendono omaggio a Lucio Dalla – nel giorno in cui avrebbe compiuto 78 anni – con 4/3/1943, a 50 anni esatti dalla presentazione del brano a Sanremo, e riprendono la versione originale non censurata, con l’accompagnamento dell’orchestra.

Nella sequenza di esibizioni – sottoposta al voto degli orchestrali e segnata da qualche problema tecnico – c’è spazio per l‘ironia di Fiorello sulla satira politica e poi, pur di non assomigliare a D’Alema, si fa tagliare ibaffetti da Amadeus (“Così sono di nuovo George Clooney”).

La serie di duetti si apre con Noemi e Neffa sulle note di ‘Prima di andare via’.

Fulminacci ‘pensa positivo‘ con Jovanotti, accompagnato da Valerio Lundini – ma l’energia vera è quella della tromba di Roy Paci – e cambia il verso finale della canzone citando “la pandemia”.

Anche Random ha scelto Jovanotti e canta Ragazzo fortunato con i The Kolors.

Francesco Renga ha voluto accanto a sé la giovanissima Casadilego, vincitrice di X Factor, per ‘Una ragione di più’ di Ornella Vanoni.

A tutto ritmo l’esibizione degliExtraliscio , con Davide Toffolo e Peter Pichler, che trasformano l’Ariston in una balera con il medley di Rosamunda, classico di Gabriella Ferri.

Interruzione per Fasma e Nesli che cambiano il microfono e cantano ‘La fine’ dello stesso Nesli.

Era il 1959 quando Lucio Battisti al Festival cantava ‘Un’avventura‘ con Wilson Pickett: Bugo la rilegge con i Pinguini Tattici Nucleari.

Francesca Michielin e Fedez osano con il medley ‘E allora felicità’ spaziando da Calcutta ai ad Al Bano e Romina.

Non manca Irama, anche nella serata delle cover, che gareggia in video (“in smart working”, scherza Amadeus) – e convince – con il video della prova di Cyrano di Guccini, con la voce del cantautore ad accompagnare l’intro.

I Maneskin si cimentano con i CCCP in Amandoti, con Manuel Agnelli.

Samuele Bersani torna all’Ariston per accompagnareWillie Peyote nella sua ‘Giudizi universali’.

Valeria Fabrizi presenta Orietta Berti che presta la voce a ‘Io che amo solo te’ di con Le Deva.

Gio Evan duetta con i finalisti di The Voice Senior per ‘Gli anni’ degli 883.

Ghemon con i Neri per caso il medley Le ragazze, Donne, Acqua e sapone, La canzone del sole.

Grande ritorno, quello di Donatella Rettore che accompagna La Rappresentante di Lista in ‘Splendido splendente’.

Emozionanti Arisa e Michele Bravi con ‘Quando’ di Pino Daniele.

La prima donna della terza serata è Vittoria Ceretti, arrivata direttamente dalle passerelle di Parigi, che manda un bacio a mamma Francesca.

Ad un’altra donna,Antonella Ferrari, testimonial dell’Associazione italiana sclerosi multipla, è affidato uno dei messaggi più potenti della serata: l’importanza ed il coraggio di restare attrice nonostante la malattia, “camminando luminosa anche quando sarà buio”.

“Facciamo un gran tifo per il teatro”, invoca Amadeus nella serata che vede sul palco anche Monica Guerritore, ospite con Emma del nuovo quadro di Achille Lauro.

È pop il terzo quadro di Achille Lauro, come annunciato sui suoi social nel pomeriggio.

“Questa notte sarò il genere più incompreso della storia, il pop”, aveva scritto. Così, appare sul palco in versione neoclassica, come una statua greca tra colonne ed alloro, ma coperto d’oro: indossa una tunica monospalla in maglia metallica argento e una coroncina in metallo con finitura oro antico.

Con le sue performance, Achille Lauro sottolinea come la musica sia il motore del cambiamento.

“Ha cambiato il modo di pensare, di vestire, di ballare, di interpretare la realtà e di esprimersi. Ha legittimato la ribellione, la libertà e ha aperto le porte all’individualità“, spiega. Ma il viaggio, dice, “sarà davvero chiaro solo alla fine“.

Madame si traveste da professoressa e insieme a un gruppo di ballerini e coristi si esibisce nel suo personale omaggio a Adriano Celentano, con Prisencolinensinainciusol.

C’è chi non scherza affatto, comeLo Stato Sociale, con Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino, che cantano Non è per sempre degli Afterhours.

Ed ancora, Annalisa, con Federico Poggipollini.

Convince la magia di Gaia e Lous and the Yazuka che cantano Tenco.

Colapesce e Dimartino si cimentano in Povera Patria, mentre il magnifico Il mio canto libero di Battisti è proposto dai Coma_Cose.

Rino Gaetano è portato verso il rap da Aiello e Vegas Jones.

Max Gazzè e Daniele Silvestri rileggono Del Mondo.

Malika Ayane interpreta Insieme a te non ci sto più di Caterina Caselli ed Ermal Meta commuove con una bella versione di Caruso.

Entra in scena solo intorno alle 23:00 Zlatan Ibrahimovic, il quale spiega di essere rimasto bloccato in autostrada – causa un incidente – e di essere arrivato a Sanremo in moto – tramite l’autostop – per salvare il ‘suo’ Festival.

Poi accoglie sul palco Sinisa Mihajlovic: dalla testata del 2005 – Sinisa era nell’Inter, Ibra nella Juve – all’amicizia nata nella stagione giocata insieme all’Inter. Il fuoriclasse del Milan e l’allenatore del Bologna raccontano le rivalità, le invidie reciproche e la battaglia di Mihajlovic contro la leucemia. Finisce in musica, con ilquartetto sulle note di ‘Io vagabondo’ dei Nomadi con Amadeus e Fiorello che ribattezza subito il gruppo ‘gli Abbadeus’. Poi Ibrahimovic palleggia con Donato Grande, atleta di powerchair football, il calcio in carrozzina. L’appello di Amadeus è per il rispetto delle esigenze dei disabili: “E’ troppo facile pensare che è colpa delle istituzioni, siamo tutti responsabili”.

La classifica nella serata delle cover, votata dall’orchestra del Festival di Sanremo.

1) ERMAL META con NAPOLI MANDOLIN ORCHESTRA; “Caruso”

2) ORIETTA BERTI con LE DEVA “Io che amo solo te”;

3) EXTRALISCIO feat DAVIDE TOFFOLO con PETER PICHLER “Medley Rosamunda”;

4) WILLIE PEYOTE con SAMUELE BERSANI “Giudizi universali”;

5) ARISA con MICHELE BRAVI “Quando”;

6) MANESKIN con MANUEL AGNELLI “Amandoti”;

7) ANNALISA con FEDERICO POGGIPOLLINI “La musica è finita”;

8) MAX GAZZE’ con DANIELE SILVESTRI e la MAGICAL MISTERY BAND “Del mondo”;

9) LA RAPPRESENTANTE DI LISTA con DONATELLA RETTORE “Splendido splendente”;

10) GHEMON con I NERI PER CASO – medley – L’Essere infinito (L.E.I.);

11) LO STATO SOCIALE con FRANCESCO PANNOFINO Ed EMANUELA FANELLI “Non è per sempre”;

12) GAIA con LOUS AND THE YAKUZA “Mi sono innamorato di te”;

13) IRAMA “Cyrano”; 14) COLAPESCE DIMARTINO “Povera Patria”;

15) FULMINACCI con VALERIO LUNDINI e ROY PACI “Penso positivo”;

16) MALIKA AYANE “Insieme a te non ci sto più”;

17) NOEMI con NEFFA “Prima di andare via”;

18) MADAME “Prisencolinensinainciusol”;

19) FRANCESCO RENGA con CASADILEGO “Una ragione in più”;

20) FASMA con NESLI “La fine”;

21) FRANCESCA MICHIELIN E FEDEZ – medley – “E allora felicità”;

22) AIELLO con VEGAS JONES “Gianna”;

23) BUGO feat PINGUINI TATTICI NUCLEARI “Un’avventura”;

24) GIO EVAN con i cantanti di THE VOICE SENIOR “Gli anni”;

25) RANDOM con THE KOLORS “Ragazzo fortunato”;

26) COMA_COSE con ALBERTO RADIUS e MAMAKASS “Il mio canto libero”.

Sanremo 2021: secondo emozionante appuntamento

Dopo una prima serata emozionante, è arrivato anche il secondo appuntamento con il Festival di Sanremo 2021.

Superata l’ansia causata dallaplatea vuota, Amadeus e Fiorello hanno portato sul palco dell’Ariston, ancora una volta, non solo canzoni e grandi ospiti, ma anche la loro complicità. Ad aprire la seconda serata di Sanremo 2021 è Fiorello che entra dall’esterno dell’Ariston, il costume total black piumato, un po’ Achille Lauro, un po’ Trono di spade.

In sala le poltroncine non sono più vuote, ma coperte di palloncini colorati: “E’ la festa dell’unità delle poltrone, questa è la platea che piace a me”, sentenzia Fiorello. Salvo più tardi pentirsi “Era( meglio la platea vuota, era poeticamente spettacolare”).

La gara va avanti con ritmo più serrato. Tra leNuove Proposte, passano in finale Davide Shorty e Wrongonyou; eliminati i Dellai e Greta Zuccoli. Tra i Big, ‘recuperato’ in gara Irama – costretto alla quarantena per casi di positività al Covid nel suo staff – con il video registrato delle prove.

Fiorello, dopo aver fatto scoppiare qualche palloncino in platea, dà il meglio di sé presentando in musicaLaura Pausini e cantando La solitudine sulle note di Bohemian Rhapsody dei Queen.

Tornata sul palco dell’Ariston dopo tanti anni dal suo debutto, non nasconde l’emozione e canta Io sì (Seen), la canzone premiata ai Golden Globe come migliore canzone originale, per il film Netflix di Edoardo Ponti La vita davanti a sé, con Sofia Loren: “Non ci si abitua mai ed è strano pensare di aver vinto un premio simile con una canzone tutta italiana”, dice Laura Pausini avvolta nella lunga cappa argentata, “la lingua a cammello tipica di quando sono a Sanremo”, palco su cui ha debuttato nel 1993, e le lacrime trattenute a stento, che sono ancora quelle della “ragazza di Solarolo”.

Poi si lascia andare a una performance in trio: Fiorello si trasforma in beatbox, Laura Pausini canta The rythm of the night e Amadeus si agita come cubista. La performance fa ballare anche l’orchestra.

E’ lei, la star dalle decine di premi vinti collezionati in casa dal padre e da 1 miliardo di streaming su .

Il Festival vola sulle note di Morricone: il trombettista Nello Salza suona il tema de “Il buono, il brutto e il cattivo”, Andrea Morricone dirige l’orchestra in “Metti una sera a cena”.

Ennio Morricone non si discute, si ama, e si dimostra all’altezza nel rendergli omaggio. A dirigere l’orchestra di Sanremo è sempre il figlio del grande maestro e l’emozione è grandissima.

Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble ci regalano uno dei momenti più emozionanti della seconda serata di Sanremo 2021.

Il Volo anticipa ill tributo al maestro che sarà al centro di un concerto evento a Giugno.

La signora della serata è Elodie.

Si concede un fuori programma perdendo un orecchino (“Sono un po’ buffa”).

Elodie ha realizzato un medley, ballato e cantato, in cui ha mixato le sue canzoni con grandi successi della musica italiana, da Raffaella Carrà a Raf, sino a Mahmood.

“Sono felicissima, molto orgogliosa di essere qui”, aggiunge la cantante che dopo il successo di Andromeda, il brano presentato in gara l‘anno scorso, è la co-conduttrice della seconda serata del Festival.

“Sono qui perché ho abbattuto un muro, e tutte le volte che sono riuscita da abbattere un muro, sono successe cose belle nella mia vita”. Sbocciando dall’abito rosso a fiore, Elodie si commuove sul palco dell’Ariston raccontando la sua storia.

“Vengo da un quartiere popolare di Roma, una borgata crudele, onesta, straordinaria, dove le persone possono essere demoralizzate, arrabbiate, e io ero una di quelle, dove non arriva l’acqua calda, non si arriva a fine mese, non si riescono a pagare le bollette. Fin da bambina volevo fare questo mestiere, era il mio sogno, ma non mi sentivo all’altezza, non mi piaceva la mia voce, non ho finito il liceo, non ho preso la patente, non ho studiato canto. Ho sbagliato. Ma è difficile in certi contesti focalizzarsi su quello che vuoi essere da grande. A 20 anni avevo deciso che la musica era già finita per me, poi ho conosciuto il pianista jazz Mauro Tre”, con lei sul palco e con cui ha eseguito ‘Mai così’ di Mina.

Altro grande momento con alcuni grandi successi del Festival cantati dagli interpreti originali, (Non ho l’età, Dio come ti amo), Marcella Bella (Senza un briciolo di testa, Montagne verdi) e (Io amo, Mi manchi) che portano splendidamente gli ‘anta’.

Fiorello lancia un appello per i vaccini: “Mi rivolgo ai grandi: bisogna organizzare quanto prima una campagna vaccinale di quelle potenti, vogliamo vaccinarci tutti affinché questo incubo finisca”, dice prendendo a pretesto i giovani, che seguono numerosi il Festival e che stanno per tornare in Dad: “Ragazzi so che non è facile, ma dobbiamo resistere, questi bei momenti della vostra età in qualche modo vi verranno restituiti e questo sarà solo un ricordo”.

“Nessuno“, invece, restituirà la vita persa ad Alex Schwazer: “Non si può tornare indietro, ma si può rimediare, non si possono perdere altre gare senza avere colpe. Ho vinto in tribunale, ma sono uno sportivo e vinco sul campo da gara”, dice il marciatore altoatesino raccontando la sua determinazione a “essere di nuovo giudicato dalla giustizia sportiva” che non gli ha annullato la squalifica fino al 2024 per doping dopo che il gip di Bolzano ha archiviato le accuse penali a suo carico.

Achille Lauro omaggia Mina e propone Bam Bam Twist, coinvolgendo nell’esibizione Francesca Barra e Claudio Santamaria. Il bacio fra la giornalista e l’attore è quella normalità di cui il pubblico di Sanremo, forse, aveva bisogno, dopo le distanze rispettate e i fiori portati su un carrellino.

Questa la classifica generale, sulla base del voto della giuria demoscopica di Sanremo chiamata a esprimersi nelle prime due serate, per i 26 Big in gara.

1) ERMAL META – Un milione di cose da dirti

2) ANNALISA – Dieci

3) IRAMA – La genesi del tuo colore

4) MALIKA AYANE – Ti piaci così

5) NOEMI – Glicine

6) FASMA – Parlami

7) FRANCESCA MICHIELIN e FEDEZ – Chiamami per nome

8) LO STATO SOCIALE – Combat Pop

9) WILLIE PEYOTE – Mai dire mai (la locura)

10) FRANCESCO RENGA – Quando trovo te

11) ARISA – Potevi fare di più

12) GAIA – Cuore Amaro

13) FULMINACCI – Santa Marinella

14) LA RAPPRESENTANTE DI LISTA – Amare 15) MANESKIN – Zitti e buoni

16) MAX GAZZÈ – Il farmacista

17) COLAPESCE DIMARTINO – Musica leggerissima

18) COMA_COSE – Fiamme negli occhi

19) EXTRALISCIO con Davide Toffolo – Bianca Luce Nera

20) MADAME – Voce

21) GIO EVAN – Arnica

22) ORIETTA BERTI – Quando ti sei innamorato

23) RANDOM – Torno a te

24) BUGO – E invece sì

25) GHEMON – Momento perfetto

26) AIELLO – Ora

Sanremo 2021, la prima serata: show, emozioni e la classifica dei Big

“Quest’anno il cuore batte più forte dell’anno scorso”: così all’ingresso sul palco Amadeus apre la 71esima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo. Il Festival più complicato di sempre, reso insolito dalle misure contro il Coronavirus, ma con un impegno che lo stesso conduttore sottolinea. “L’ho fatto con tutto me stesso, pensando a chi vive di musica, televisione, spettacolo, al Paese reale che sta lottando per ritrovarsi”.

Lo stesso Festival diventa un’occasione per lanciare un appello a rispettare le regole del distanziamento.

“Ci siamo sentiti con il Ministro Speranza: mi ha chiesto di ricordare a tutti che c’è un solo modo per uscire dalla pandemia: dobbiamo usare la mascherina, mantenere le distanze, lavarci le mani”, dice Amadeus, che ha invitato all’Ariston Alessia Bonari, infermiera simbolo della lotta al Covid.

Sanremo – che aspetta il responso del tampone molecolare per un collaboratore di Irama, a rischio esclusione dalla gara dei Big – obbedisce a un rigido protocollo e va in scena nell’Ariston vuoto: una sfida per Amadeus – che annuncia gli applausi registrati, “mi rincuora pensare che siano i vostri, da casa” – e soprattutto per i tempi comici di Fiorello.

Ma è subito Fiorello show, che arriva in stile Achille Lauro con indosso un mantello a fiori «che pesa 21 kg…», rossetto e smalto nero, intrattenendo il «non pubblico» con una parodia di Grazie dei fiori e giocando a fare lo scaldapubblico con le poltrone: “Su i braccioli, giù i braccioli”.

Nel Festival, regolato dal protocollo anti-Covid, non si possono consegnare i fiori, per evitare i contatti: e così entra in scena il carrello.

A rompere il ghiaccio sono state le Nuove Proposte, quattro esibizioni consecutive che hanno mandato Folcast e Gaudiano alla finale di venerdì e stoppato qui la corsa di Elena Faggi e Avincola.

Saltellando in platea, ballando e cantando con Amadeus la sigla ‘Love Sanremo’ in stile vecchio varietà, Fiorella accenna anche a qualche battuta disatira politica. Anche Zlatan Ibrahimovic gioca sull’ironia: il campione del Milan, tra le presenze fisse del Festival, è lì per dettare le sue regole. “Il direttore è Zlatan, me l’ha detto Zlatan.

Regola numero uno, il festival sarà di 22 cantanti, 11 contro 11. Gli altri? Li vendiamo al Liverpool che sta cercando 4 difensori. Regola numero due, il palco non va bene, deve essere 105 metri per 68, come San Siro, sennò il festival è annullato”.

E’ spigliata Matilda De Angelis, che a 25 anni dalla ribalta internazionale approda all’evento nazional popolare per eccellenza: “Questo palco ti fa dimenticare tutte quelle cose che sai fare”, ammette. Poi scherza su Hugh Grant, compagno di set nella serie The Undoing, “l’ho bloccato su Whatsapp perché manda vocali di 4-5 minuti“. Poi impartisce ad Amadeus una ‘lezione di baci’.

Di impatto, come sempre, la performance di Achille Lauro: collare di piume rosa, capelli blu, armatura, canta Solo noi e piange lacrime di sangue.

La serata si apre definitivamente con , tornato a ‘fare rumore’ all’Ariston ad un anno dalla vittoria. E in un attimo il pensiero va all’immagine della finale dello scorso anno, a prima della pandemia. Amadeus, Fiorello e Diodato rifanno la storica foto: l’emozione non manca.

A dare una scossa è Loredana Bertè, che porta sul palco una scarpa rossa, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, canta un medley di hit e la nuovissima ‘Figlia di’.

La classifica provvisoria

In una serata extralarge, in cui c’è spazio anche per l’appello alla liberazione di Patrick Zaki, lo studente dell’università di Bologna detenuto da un anno in Egitto, sono in gara i primi tredici Big. Questa la classifica, sulla base del voto dellagiuria demoscopica chiamata a esprimersi per i 13 Big che si sono esibiti.

1) ANNALISA – Dieci

2) NOEMI – Glicine

3) FASMA – Parlami

4) FRANCESCA MICHIELIN e FEDEZ – Chiamami per nome

5) FRANCESCO RENGA – Quando trovo te

6) ARISA – Potevi fare di più

7) MANESKIN – Zitti e buoni

8) MAX GAZZE’ – Il farmacista

9) COLAPESCE DIMARTINO – Musica leggerissima

10) COMA_COSE – Fiamme negli occhi

11) MADAME – Voce

12) GHEMON – Momento perfetto

13) AIELLO – Ora

Smart Future Academy: i ragazzi sono i veri protagonisti

Immancabile appuntamento per gli studenti del Pascal al PCTO in data 05/03/2021 con il progetto Smart Future Academy.

Smart Future Academy è l’innovativo progetto rivolto alle scuole superiori.

Il suo obiettivo?

Aiutare gli studenti a comprendere cosa vorrebbero fare “da grandi” grazie al contatto configure di eccellenza dell’imprenditoria, della cultura, della scienza e dell’arte.

In tempi di Covid è essenziale dare un segnale di fiducia nel futuro e sono proprio gli studenti i primi a dover essere incoraggiati al fine di continuare a progettare il proprio avvenire.

Il progetto sarà trasformato in evento Online, al posto del consueto evento fisico.

L’evento sarà condotto da speaker, i quali racconteranno la loro esperienza e di come sia possibile raggiungere la realizzazione personale e lavorativa seguendo la propria passione e inclinazione.

Ci sarà inoltre un momento di interazione tra speaker ed alunni, con domande ed un confronto e dialogo one-to-one.

A separare gli interventi degli speaker, ci saranno degli intervalli durante i quali gli animatori esperti di ScuolaZoo utilizzeranno il gioco nelle sue molteplici possibilità: come strumento di relazione, educativo e aggregativo; per l’inclusione e la coesione sociale; nella formazione e per la realizzazione di laboratori creativi.

Impossibile non partecipare: i ragazzi sono i veri protagonisti! Grani Digitali: il talento va coltivato

I ragazzi delle quinte del Pascal hanno incontrato, nei loro PCTO, i responsabili della Marketing Movers – nell’incubatore Grani Digitali – i quali hanno spiegato agli studenti il percorso per il lancio delle loro startup.

L’obiettivo non deve essere quello di arrivare ad un posto di lavoro.

L’obiettivo deve essere quello di essere continuamente impiegabili nelle nuove situazioni.

Quindi, bisogna sviluppare unaforte adattabilità ai cambiamenti e soprattutto bisogna capire che il momento formativo, purtroppo, non si chiude più con il periodo scolastico.

Il nuovo atteggiamento è accompagnare tutta la vita da una fase di apprendimento continuo rispetto al cambiamento intorno.

Oggi, la maggior parte delle aziende italiane, non ha il problema di prodotto o di mercato, ma dirigidità delle strutture: non riescono ad adattarsi ai tempi che cambiano, alla tecnologia, ai mutamenti di mercato.

Anche il Covid, che stiamo vivendo oggi, in realtà, è fortemente rappresentativo di cosa può succedere tutti i giorni dal punto di vista finanziario, economico e dei mercati.

Oggi c’è una velocità ed una globalizzazione tale per cui, se crolla un mercato in Cina, muoiono 500 aziende in America. Tutto è connesso e mutabile da un giro o all’altro.

Non ci sono più mercati stabili, business garantiti, monopoli come prima. C’è una concorrenza continua diretta ed indiretta su qualsiasi prodotto, servizio o mercato.

La startup, che uno dei temi all’interno del concetto di Grani Digitali, è una modalità nuova di fare impresa, molto flessibile. Perché la startup parte da una idea, da un progetto, e ,nel suo svolgimento,si adatta il meglio possibile alle mutazioni del mercato.

Oggi si dice che qualsiasi impresa dovrebbe essere in un atteggiamento di startup continua.

Servono delle persone flessibili. La loro adattabilità va sviluppata da subito, quando i ragazzi sono nel loro percorso scolastico. Bisogna avere una visione della realtà per fare le proprie scelte.

I ragazzi delle quinte hanno accolto con entusiasmo l’incontro e hanno partecipato in modo attivo, interagendo con i moderatori dell’incontro – svoltosi in webinar secondo le disposizioni anti-Covid vigenti – e ponendointeressanti interrogativi. Questi ultimi troveranno modo di ampliarsi e svilupparsi nel corso dei successivi webinar.

Questo incubatore ha tante funzioni e deve essere molto coinvolgente per ragazzi al fine di dare lorotutti gli elementi per mettergli in condizione di scegliere del loro futuro nella mia maniera più giusta possibile. Spesso le scelte future sono influenzate dall’ambiente che abbiamo intorno.

Tra le tante attività che si faranno, si darà una panoramica visiva e tattile di quante opportunità ci sono nel mercato, da sviluppare autonomamente.

Il talento va coltivato. I ragazzi saranno messi nelle condizioni di capire che hanno molti più talenti di quelli che immaginano. Saranno individuati e verrà data ai ragazzi l’opportunità di svilupparli.

25 Novembre: cosa intendiamo per violenza sulle donne

Il 25 novembre si ricorda in tutto il mondo laGiornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

L’Italia, per l’ennesimo anno, si ritrova atracciare un bilancio impietoso che parla di una donna uccisa ogni tre giorni, 91 da inizio anno. Con l’aggravante, poi, del fattore lockdown che, a causa delle misure restrittive, ha visto triplicare i femminicidi.

«Abbiamo involontariamente creatoprofondo disagio» ha spiegato il premier Giuseppe Conte durante un incontro al Senato sui centri antiviolenza.

Nella maggior parte dei casi, però,non si arriva alla denuncia, ma ci si rivolge aicentri antiviolenza.

La sudditanza psicologica è un fattore chiave della dipendenza tra vittima e partner violento.

C’è però un’altra circostanza che rende difficile rompere questo legame: la mancata autonomia economica della donna.

Gli effetti della pandemia hanno inciso sull’indipendenza finanziaria femminile. Secondo i dati illustrati ieri dal Censis, tra uomini e donne ci sono circa20 punti di differenza nel tasso di occupazione (48,4% donne, 66,6% uomini) e, in questo periodo, il tasso di occupazione delle donne è diminuito quasi del doppio rispetto a quello degli uomini, facendo segnare un -2,2% rispetto al 2019, contro il -1,3% degli uomini.

Il 54% delle donne che lavorano, inoltre, sottolinea come in questi mesi siano aumentati stress e fatica, mentre tra gli uomini è il 39% a sostenerlo.

Il contesto, insomma, non fa che aggravare situazioni già a rischio. E il contesto dentro cui matura la violenza va ben oltre le mura domestiche.

“La ricorrenza di oggi induce a riflettere su un fenomeno che purtroppo non smette di essere un’emergenza pubblica. Le notizie di violenze contro le donne occupano ancora troppo spesso le nostre cronache, offrendo l’immagine di una società dove il rispetto per la donna non fa parte dell’agire quotidiano delle persone, del linguaggio privato e pubblico, dei rapporti interpersonali”.

Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una dichiarazione in occasione della “Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne”.

“Le istituzioni – sostiene Mattarella – hanno raccolto il grido di allarme lanciato dalle stesse donne e dalle associazioni che da decenni sono impegnate per estirpare quella che è, ancora in troppe situazioni, una radicata concezione tesa a disconoscere la libertà delle donne e la loro capacità di affermazione. Per questo resta fondamentale, per le donne che si sentono minacciate, rivolgersi a chi può offrire un supporto e prevenire la degenerazione della convivenza in violenza”.

Per violenza non si può intendere solo l’uso della forza fisica. Più volte, in questi anni e soprattutto quando si parla di donne-vittime, è stato ribadito che la violenza è anche psicologica. Per definizione, «è l’abuso della forza rappresentata anche da sole parole o da sevizie morali, minacce, ricatti come mezzo di costrizione, di oppressione, per obbligare cioè altri ad agire o a cedere contro la propria volontà».

Il 25 Novembre, dunque, può essere una buona occasione per ricordare tutte quelle situazioni che mettono le donne in difficoltà.

Lo ha fatto questa settimana Chiara Ferragni, influencer da oltre 22 milioni di follower su Instagram, a cui non sono stati risparmati orribili commenti dagli haters sotto il video «Essere donna nel 2020». La Ferragni ha parlato di slut shaming, victim blaming, revenge porn, spiegando cosa siano questi fenomeni. Ed è andata oltre.

Nel video ha anche sottolineato come non solo gli uomini, ma anche le donne stesse cadano nel tranello del (pre)giudizio. Per l’aspetto fisico, per l’abbigliamento, per le scelte nella vita privata.

Lo fa dopo aver preso appunti, dopo essersi informata, non con la presunzione di insegnare, ma di far riflettere a tutti.

Racconta cosa significhi essere donna nel 2020 e,quando parla di sbagli,soprattutto delle donne, utilizza la prima persona plurale.

Simbolo del riscatto femminile, da tre settimane a questa parte, c’è la prima vice-Presidente donna degli Stati Uniti d’America: Kamala Harris. Di lei si è scritto molto, il più delle volte usando il suo nome e non il suo cognome, come invece è consuetudine accada per gli uomini. Raramente abbiamo letto «la vicepresidente Harris», mai abbiamo trovato «il presidente Joe». Ed è un uso, questo, che fanno anche le donne.

Viene dunque da chiedersi: «Se fosse un uomo, ci rivolgeremmo a lui così?». Il discorso è ampio, e non vale ovviamente solo per come viene chiamata la vice-Presidente Harris.

Giovanna Pancheri, corrispondente dagli Stati Uniti di SkyTg24, nelle stories di Instagram ha raccontato come spesso le si faccia notare di non essere molto sorridente in video. «A un uomo chiederebbero mai di sorridere di più?» si è chiesta la reporter. E con l’hashtag #nosmilenojob non sono mancate testimonianze di altre donne, con altri impieghi, a cui è stata fatta la stessa osservazione.

Ora, in senso stretto questa non può essere considerata violenza, ma è indicativa di ciò che ci si aspetta dalle donne e non dagli uomini.

Ci sono mamme che vorrebbero un part time, ma per ragioni economiche o di disapprovazione del partner non lo fanno. Ci sono mamme che si licenziano, alcune perché devono, altre perché vogliono. Ci sono donne chepensano che abbiano mollato, mentre semplicemente hanno fatto una scelta.

Il punto è che il centro di queste discussioni sono quasi sempre le donne.

Secondo un report Istat del 2018, tra le coppie con figli sono tre le tipologie più diffuse: solo il padre occupato a tempo pieno (32,4%); entrambi i genitori lavorano a tempo pieno (27,5%); padre occupato full-time e madre occupata part-time (16,0%). La categoria della madre full-time e padre part- time non esiste, o, almeno, è molto molto rara.

Scardinare consuetudini e tradizioni non è facile, ma la lingua italiana ha già avviato il meccanismo. L’assessora, la direttrice, la calciatrice: ruoli solitamente maschili ora sono anche appannaggio delle donne.

La versione femminile suona male perché contrasta con l’idea che abbiamo di un impiego storicamente ricoperto da un uomo. Continuando a ripeterla sarà probabilmente più facile superare certi stereotipi. Il compito spetta a tutti, uomini e donne. E se si pensa che alle Europee del 2019 in Italia ha votato solo il 50% delle aventi diritto, nonostante le elettrici siano circa 2 milioni più degli elettori, c’è da chiedersi in questo 25 Novembre quanta strada, ma soprattutto quanto impegno, debbano metterci le donne stesse perché non ci sia più una giornata che le ricordi come vittime.