Leggi, Scrivi E Condividi Le Tue 10 Righe Dai Libri
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leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri http://www.10righedailibri.it Ernesto Capasso Roberto Vecchioni Miti e parole di un lanciatore di coltelli La riproduzione di parti di questo testo con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma senza autorizzazione scritta è severamente vietata, fatta eccezione per brevi citazioni in articoli o saggi Prima edizione: ottobre 2011 © 2011 Arcana Edizioni Srl Via Isonzo 34, Roma Tutti i diritti riservati Copertina: Laura Oliva Tutte le foto presenti nel libro provengono dall’archivio di Roberto Vecchioni ISBN: 978-88-6231-201-1 www.arcanaedizioni.com a Silvia, tenero fiore del maggio odoroso a Sandra che lo ha colto Indice Il lanciatore di coltelli sono io, siamo tutti noi. I coltelli sono i pensieri, le nostre forme d’espressione. “Basta anche un niente per esser felici / Ci sono stati i grandi lanciatori: Raffaello, Einstein. Poi ci sono quelli come me, gli imitatori: faccio del mio meglio, basta vivere come le cose che dici” provo a emozionare e qualche volta riesco a prendere una stella. Incontro con Roberto Vecchioni 11 ROBERTO VECCHIONI I coltelli, l’amore e le parole Un inizio 21 Speranza 23 Lessico familiare 33 Figli 43 Le sentinelle del futuro 49 Le donne e l’amore 57 Voci di madre 77 Amici 85 L’altro se stesso 93 La poesia 105 La signora vestita di nero 115 Miti e leggende 125 Gli amori di carta e le storie 135 Il sogno 145 I luoghi 155 Le parole e gli sguardi 167 Le favole 179 “Basta anche un niente per esser felici Ippopotami, giudici e fantasmi 189 basta vivere come le cose che dici” Il viaggio 199 Incontro con Roberto Vecchioni Il dialogo con Dio 209 Il tempo 219 Pessoa, Catullo e le speranze, un epilogo 235 APPENDICI 237 Il professore e i poeti 239 Roberto Vecchioni e l’arte della narrazione 253 Nota biografica 269 Discografia 271 Note 303 Bibliografia 313 Ringraziamenti 317 Cammino per l’ampia strada che costeggia il lungomare di Napoli, la mia città, in un pomeriggio di primavera inoltrata. Guardando il pano- rama, riaffiora in me un verso di Dante: “La dolcezza ancor dentro mi suona”. Mi soffermo a guardare il castello che domina il paesaggio. Castel dell’Ovo, chiamato così per una leggenda legata a un uovo magi- co appartenuto al poeta Virgilio, è il più antico della città. Sorgendo su un isolotto roccioso, “Megaris”, il palazzo è per una metà sulla terra e per l’altra totalmente immerso nel mare. Osservandolo, in attesa del- l’incontro con Roberto, mi è sembrato una metafora appropriata del percorso musicale e letterario di Vecchioni. Le canzoni e i libri del pro- fessore abitano in una terra di mezzo sempre in bilico tra il sogno e la realtà, tra il desiderio e il rimpianto, fra la nostalgia del passato e la fede in un domani migliore. “Il Castel dell’Ovo fa parte della mia infanzia, io sono figlio di napoletani, ci sono stato tante volte”, mi dice Roberto che, sorridente, mi accoglie nella hall di un hotel nei dintorni. Signor Vecchioni, uno dei suoi dischi più intensi è: IL LANCIATORE DI COL- TELLI, pubblicato nel 2002, a cui ci siamo ispirati per il titolo di questo 11 libro. Che significato hanno, nel suo cammino artistico, questa figura e Che cosa le manca di più, oggi? questa canzone? Mi mancano molte cose, tantissime. Mi manca vedere gli uomini Storia e leggenda del lanciatore è una canzone fondamentale perché è più felici, più allegri, contenti. Vedo sempre persone tristi, arrabbiate una storia totale. È la storia della speranza e degli ideali che si trasmet- con la propria vita, con la società in cui vivono, con la patria che non tono da nonno a padre a figlio. Racconta del vero significato che hanno gli dà nulla. Ecco è per gli altri che sono in pensiero, non per me. i coltelli che certamente non vengono intesi come un mezzo per offen- dere ma rappresentano le esternazioni, i pensieri. E per se stesso, cosa insegue? Io mi accontento di quel che ho, l’ho già scelto quello che ho. Ho C’è un bersaglio non ancora raggiunto verso cui, in questo momento, scelto di non contrabbandarmi in nessun modo, di fare anche cose vorrebbe indirizzare un pensiero, una suggestione, “un coltello”? fuori dalla mia portata intellettuale, se servono e l’ho fatto partecipan- In questo periodo sto facendo tantissimo, penso, anche più di quel- do a Sanremo. Non ho preoccupazioni per me, le mie preoccupazioni lo che mi è permesso perché in realtà non è che io sia un grande poli- sono per gli altri. Quindi tenterò con le parole, con la musica e con i tico, un sociologo o altro. C’è un’enorme differenza tra il ruolo del sentimenti soprattutto, di supportare i discorsi degli altri rappresen- poeta, qualunque tipo di poeta, anche piccolo, come lo intendo io, e tando uno stile di vita a cui non sono capace di dare una risposta. quello del pensatore, del maestro di pensiero. C’è una differenza note- vole: il poeta lavora d’istinto mentre il maestro di pensiero ha a che Prima ha parlato delle parole. Nel suo romanzo Le parole non le por- vedere con la scienza vera e propria. Va da sé quindi che trovare solu- tano le cicogne, le definisce: “Soffi dell’anima dinanzi all’ignoto per defi- zioni per i problemi delle persone, degli uomini, della vita, della civiltà, nirlo e non averne più paura”. Se dovesse scegliere due o tre parole che mag- della cultura non è una cosa che posso permettermi di fare. giormente le fanno compagnia e le sono care, quali sceglierebbe? Indipendenza, carità, gioia, armonia con se stessi, queste sono le Per che cosa uno scrittore di canzoni può trovare soluzioni? cose per me fondamentali. Più ancora di libertà, che pure è bella come Quello che posso fare è trovare soluzioni per l’anima. Aiutare le per- parola, o di amore per se stessi. sone a relazionarsi a se stesse, suggerire agli altri l’importanza dell’abi- tudine alla coerenza e cose di questo genere. Tutto questo ha poco a che Tra carità e amore, quale predilige? vedere con un’analisi politica, partitica o di parte, anche se la mia parte Carità mi piace più di amore come concetto perché la carità è rivol- è abbastanza nota, io sono più a Sinistra che a Destra. Però non è que- ta agli altri, nell’amore c’è sempre qualcosa di egoistico, invece, la carità sto quello che faccio e che voglio fare, non è cercare di mettere insie- è rivolta agli altri. me gli uomini, né far capire a uno come è l’altro e così via. Altre parole? Qual è, secondo lei, oggi, il compito di uno “scrittore di parole”? La semplicità… Io tento, nel mio piccolo, di far capire a ogni uomo com’è dentro, com’è nella sua intimità, nella sua trasparenza o non trasparenza. Cerco E la coerenza? di spingere le persone a porsi delle domande per poi far sì che in un La coerenza non è un concetto che mi coinvolge più di tanto. secondo momento le facciano anche agli altri. Il compito di uno scrit- Dipende da che cosa si intende per “coerenza”, non è mica facile stabi- tore di parole, di sentimenti è leggermente diverso da quello di un lirlo. Io penso di avere una mia coerenza però qualche volta posso costruttore di idee politiche e sociali. Talvolta possono seguire strade anche travisare, andare fuori, se ne ho bisogno per arrivare a un fine comuni ma si tratta comunque di un diverso modo di esprimersi. diverso. 12 13 Quali sono dunque le parole fondamentali, oggi, per Roberto Vecchioni? Gli artisti hanno la capacità di captare, di sentire prima degli altri il La carità, l’armonia con se stessi e con gli altri e… la pazienza. segnale di un cambiamento? Pazienza intesa nel suo senso etimologico, da pathos, cioè questo sof- Questo non saprei stabilirlo. Me l’hanno detto in tanti che l’artista frire la vita e accettarla come gli stoici, come un fatto necessario, riesce a cogliere ogni cosa prima degli altri, anche molto prima. Sì, importantissimo, per non abbattersi mai. Il fine è questo… non abbat- forse è vero, perché l’ho visto e l’ho letto in tanti autori certamente più tersi mai di fronte alle situazioni e non dare la colpa agli altri. Questo grandi di me. Questa forma di preveggenza esiste perché l’artista cal- è un vecchio vezzo italiano, dar sempre la colpa a qualcuno quando la cola in un modo infinitesimale con l’anima e con la sensibilità, non colpa è anche tua. certo con la ragione, alcune cose che stanno per avvenire, per avverar- si e che agli altri sfuggono anche perché nel vivere quotidiano degli Prima ha parlato della necessità di non abbattersi, c’è una parola che altri c’è forse fin troppa realtà. L’artista, invece, riesce ogni tanto a ritorna nel suo percorso artistico ed è: speranza. Chiamami ancora amore vagheggiare e quindi riesce a captare l’evolversi delle cose. è stata definita dal giornalista Michele Serra sul quotidiano «la Repubblica»: “Un manifesto della speranza”. Che valore ha per lei, oggi, la Realtà e immaginazione, l’uomo è sempre in bilico tra due mondi e due speranza? anime? La speranza era una delle più belle dee dei latini. La spes era una delle L’uomo è entrambe le cose: desiderio e delusione, sogno e recrimi- divinità che i latini amavano di più. Non è mai definitiva, è il contro- nazione.