di Provincia di Sindaco Dott. Pietro VICINO

Comune di Celle di Provincia di Salerno Sindaco rag. Gino MAROTTA

Comune di Provincia di Salerno Sindaco Dott. Nicola MAROTTA PUICPIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Comune di PUIC Provincia di Salerno Sindaco Dott. Cono D'ELIA PRELIMINARE DI PIANO

UFFICIO DI PIANO INTERCOMUNALE RESPONSABILE UFFICIO DI PIANO INTERCOMUNALE

RESPONSABILE UTC DI TORRE ORSAIA ing. Nicola RADESCA

CONSULENTI ESTERNI

PROGETTAZIONE URBANISTICA E VAS arch. Domenico NICOLETTI

GIS E ANALISI URBANISTICHE ing. Luca CASTELLUCCIO ing. Mimma CETRANGOLO

STUDI GEOLOGICI dott. geol. Davide PADULO

STUDI AGRONOMICI dott. agr. Raffaele GROSSO

RESPONSABILI UNICI PROCEDIMENTO COMUNALI

RUP COMUNE DI TORRE ORSAIA geom. Carlo COBUCCI

RUP COMUNE DI ing. Roberto CAVALIERI

RUP COMUNE DI ROCCAGLORIOSA geom. Roberto MANFREDI

RUP COMUNE DI MORIGERATI geom. Giuseppe FERRIGNO

UFFICIO VAS INTERCOMUNALE RESPONSABILE UFFICIO VAS

RESPONSABILE UTC DI ROCCAGLORIOSA ing. Mario IUDICE

ELABORATO

Relazione generale

ALLEGATO: TAVOLA: PP/R SCALA: - DATA: 1.1 rev.01 Preliminare di piano 05.12.2015 INDICE: REVISIONE DEL dicembre 2015 PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

INDICE

PREMESSA COERENZA AGLI INDIRIZZI DI PIANIFICAZIONE REGIONALE QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

A - QUADRO CONOSCITIVO

1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 1.1 Inquadramento generale I singoli Comuni 1.2 Piano Territoriale Regionale PTR 1.2.1 Sistema a dominante naturalistica 1.2.2 Descrizione sintetica dei problemi 1.2.3 Lineamenti strategici di fondo 1.2.4 Elementi essenziali di visioning tendenziale e “preferita” 1.2.5 Linee guida per il Paesaggio della 1. 3 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) 1.3.1 Norme di Attuazione del Ptcp 1 1.3.2 Piani Urbanistici Attuativi (PUA) 1.3.3 Attività innovative compatibili 1.4 Piano del Parco 1.4.1 Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano del Parco 1.4.2 Le zone B, di riserva orientata 1.4.3 Le zone C di protezione 1.5 Piano Economico e Sociale della Comunità Montana Bussento Lambro Mingardo

2 SISTEMA AMBIENTALE LOCALE E PROCESSI EVOLUTIVI 2.1 Inquadramento del sistema ambientale (siti di interesse comunitario) 2.2 Caratteri geoambientali 2.2.1 Assetto idrogeologico 2.2.2 Pericolosità e rischio idraulico 2.2.3 Pericolosità e rischio frane 2.2.4 Ipotesi di intervento rischi idrogeologico 2.3 Uso del suolo, aspetti agronomici e territorio rurale 2.3.1 Le nuove politiche per lo sviluppo rurale 2.3.2 Territorio rurale e paesaggio

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3 EVOLUZIONE STORICA DEL TERRITORIO E ASSETTO URBANISTICO 3.1 Evoluzione storico‐insediativa, emergenze attuali storiche e paesistiche

4 QUADRO DEI VINCOLI POTENZIALITA' E VULNERABILITÀ

5 STRUTTURA INSEDIATIVA ATTUALE 5.1 Organizzazione urbanistica vigente , dotazioni servizi attrezzature e programmazione

6 SISTEMA SOCIOECONOMICO 6.1 Alcuni dati generali 6.2 Struttura della popolazione e dinamiche demografiche 6.3 Aspettative attese emerse nel processi partecipato 6.3.1 Criticità e Aspettative emerse nel processo partecipato: Torre Orsaia 6.3.2 Criticità e Aspettative emerse nel processo partecipato: Roccagloriosa 6.3.3 Criticità e Aspettative emerse nel processo partecipato: Celle di Bulgheria 6.3.4 Criticità e Aspettative emerse nel processo partecipato: Morigerati 2

B INDIRIZZI STRATEGICI

7. SCHEMA METODOLOGICO 7.1 Meta>Obiettivi>Progetti-Azioni 7.2 Obiettivi Di Sviluppo, Sostenibilità E Partecipazione ( L.R. 16/04 E Succ. Integr. ) 7.3 Obiettivi Green Communitis (Collegato Ambientale Alla Legge Di Stabilità 2016) 7.4 Indicatori di Efficacia 7.5 La Variabile “Tempo” 7.6 Calendario della Pianificazione

8. PIANIFICAZIONE ASSOCIATA

9. PRINCIPALI PROBLEMI E OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE 9.1 Principali problemi 9.2 Obiettivo prioritario: rigenerare la coesione sociale (la coscienza del luogo). 9.3 Obiettivo della sostenibilità ambientale 9.4 Obiettivi del sistema territoriale: servizi e infrastrutture

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9.5 Obiettivo innovazione, scambi e autoproduzione

10. SCENARI DI RIFERIMENTO ECONOMICO E POTENZIALITÀ DI SETTORI MULTIFUNZIONALI 10.1 Comparto agricolo 10.2 Settore artigianale 10.3 Terziario e turismo

11. I TEMI STRATEGICI DEL PIANO 11.1 Coesione sociale e innovazione istituzionale 11.2 Partecipazione tra opportunità e futuro 11.3 Per una crescita sostenibile 11.4 I laboratori tematici, scambi di idee e confronti con realtà esterne 11.5 Consultazione e sostenibilità

12. QUADRO PRELIMINARE DELLE SCELTE

12.1 Primi indirizzi di assetto territoriale 3 12.2 Orientamenti e criteri di elaborazione del PUI

13 DIMENSIONAMENTO DEL PIANO 13.1 Dimensionamento dei carichi insediativi

14 STRUMENTI PER L'ATTUAZIONE DEL PIANO 14.1 Aree potenziali e perequazione urbanistica 14.2 Gli strumenti di attuazione 14.3 La programmazione negoziata 14.4 Le “Cooperative di Comunità” (C.D.C.) 14.5 Community Led Local Development (CLLD - sviluppo locale di tipo partecipativo) 14.6 Utilizzo dei terreni demaniali e usci civici 14.6.1 - Concessione di terreni agricoli demaniali: “terre ai giovani” 14.6.2 - Valorizzazione dei suoli pubblici a vocazione agricola per contenerne il consumo e favorirne l’accesso ai giovani 14.6.3 Terre vive 14.6.4 Campolibero

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4 Premesse Il Comune di Torre Orsaia, capofila dei Comuni di Celle di Bulgheria, Morigerati e Roccagloriosa, al fine di dare attuazione alla pianificazione territoriale hanno inteso avviare ogni procedura utile al rispetto normativo regionale e alle opportunità di finanziamento per contenere le spese di redazione del Piano Urbanistico Comunale e allinearsi agli indirizzi più avanzati di governo del territorio emanati dalla Regione Campania. A tal fine a seguito di apposito bando della Regione Campania, l’Amministrazione ha avanzato richiesta di contributo per la redazione del Piano Urbanistico Comunale (PUC) e del Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale (RUEC) come hanno fatto Morigerati e Roccagloriosa; Con decreto n° 456 del 14 novembre 2006 è stato disposto il riparto dei fondi per i contributi alla redazione dei P.U.C. e del R.U.E.C. e lo stesso il Comune di Torre Orsaia insieme a Morigerati e Roccagloriosa sono risultati assegnatari di contributo. Lo stesso decreto demanda al rispetto delle procedure previste dall’intesa istituzionale tra l’Assessore all’Urbanistica della Regione e gli Assessori provinciali finalizzata a garantire la coerenza con gli indirizzi del PTR al fine di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano condividere le scelte attraverso i Comitati provinciali di auditing territoriale e la definizione di una Delibera d’indirizzo sulla pianificazione territoriale.

Attività svolta per la redazione del PUIC e RUEC Con delibera n° 146 del 14/10/2009 la G.M. ha affidato all’Ufficio tecnico la redazione del PUC e del RUEC ai sensi della legge regionale n.16 del 22 dicembre 2004; Per dare ulteriore concretezza alle attività di Pianificazione con provvedimento n° 95 del 12.07.2010, il Comune di Torre Orsaia approvava lo schema di accordo amministrativo con la provincia di Salerno per la formazione dei piani urbanistici comunali in forma associata; In attuazione di dette atti è stata predisposta la Relazione di Indirizzo che traccia il percorso che si intende perseguire nel rispetto degli obiettivi di sviluppo, sostenibilità e partecipazione come stabiliti dalla legge regionale n.16/2004. In data 28.06.2010 il Consiglio Comunale con provvedimento n.15 approvava la relazione contenente le linee guida e d’indirizzo strategico per la redazione del PUC e RUEC; Successivamente il Comune di Torre Orsaia ha avviato un processo di 5 concertazione con i Comuni di Morigerati e Roccagloriosa con i quali è stato richiedente e assegnatario del contributo regionale per la redazione del primo Piano Intercomunale della Regione Campania PUIC, per condividere aspettative e indirizzi comuni di carattere strategico e territoriale nel rispetto delle autonome prerogative di indirizzo e governo e delle specifiche esigenze ed esperienze territoriali, convenendo su alcuni assi strategici:  di uniformarsi agli indirizzi della Delibera di Giunta Regionale N. 1956 del 31 novembre 2006 “Approvazione e disciplina del Piano Territoriale Regionale ed in particolare agli art. 5, Conferenza permanente di pianificazione; art. 6 Accordo di pianificazione; art. 7 Laboratori di pianificazione partecipata ;  di attivare il Laboratorio di pianificazione partecipata congiunto che sulla base di un patrimonio comune di informazioni, basi concettuali e riferimenti tecnici in considerazione anche di altre esperienze di pianificazione e programmazione negoziata, sviluppa proposte da far confluire nel preliminare di piano contenuto nel documento operativo di riferimento di cui al comma 6 dell’articolo 5;  di attivare tale strumento anche al fine di promuovere un processo di programmazione di azioni e interventi orientati a realizzare una visione di

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medio-lungo periodo, in una dimensione territoriale di area vasta (area Bussento), con l’uso di metodi e strumenti volti alla consultazione allargata degli attori del territorio e all’integrazione delle politiche e degli interessi sociali, economici e civili (Agenda 21 locale);  di chiedere all’Assessorato all’Urbanistica della Regione possibili forme di sostegno anche finanziarie ai laboratori di pianificazione partecipata; A seguito del rinnovo amministrativo, il Sindaco di Torre Orsaia dando seguito all'esperienza di coordinamento territoriale della pianificazione ha convocato i Sindaci delle Amministrazioni Comunali di Roccagloriosa e Morigerati ampliando l'invito all'Amministrazione di Celle di Bulgheria che hanno data mandato al Sindaco di Torre Orsaia di provvedere in tempi ristretti agli adempimenti comuni per la definizione del Preliminare Strutturale della Pianificazione congiunta affidando al RUP del Comune di Torre ogni ulteriore definizione delle attività tecniche ed operative necessarie. Tale iniziativa attraverso un avviso di interesse per la individuazione di esperti esterni ha portato alla individuazione del Gruppo di Lavoro che si è reso immediatamente disponibile ad attivare l’azione di Pianificazione Preliminare Strutturale per i quattro comuni.

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COERENZA AGLI INDIRIZZI DI PIANIFICAZIONE REGIONALE

La profonda modifica di indirizzo normativo ed urbanistico regionale attuata con l’approvazione del Piano Territoriale Regionale (Legge 13/08) ha stabilito che l’organizzazione del territorio debba avere come obiettivo lo sviluppo socioeconomico, in coerenza con i modelli di sostenibilità, di concertazione e di partecipazione. Detto disegno strategico affida alle norme della pianificazione del territorio la capacità di attivare sviluppo economico e sociale. La capacità di attrarre investimenti dipende, in buona parte, dalla idoneità delle regole e dalla certezza delle procedure stabilite. L'analisi della sostenibilità delle azioni di sviluppo socio- economico deve rendere il disegno congruente con il sistema ambientale del territorio, costituito dai fattori (acqua, aria, suolo, ecc.) e dalle sue componenti (rumore, campi elettromagnetici, ecc.). Il disegno di crescita socio-economica induce azioni apportate al territorio che determinano, in esso, conseguenti modificazioni; le modificazioni producono effetti nei fattori e nelle componenti ambientali; effetti che, di norma, devono

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano essere contenuti in valori tali da garantire che la sollecitazione indotta non vada oltre la "fase elastica" di funzionamento del sistema. Il concetto di "fase elastica" torna molto utile nella modellizzazione della modificazione indotta al sistema territoriale, in quanto associa un importante concetto nell'uso del suolo, che è quello dell’impiego temporaneo del territorio, che non ne comprometta mai definitivamente le qualità intrinseche, garantendo che, una volta dismessa l'attività ipotizzata nella fase di pianificazione, il territorio ritorni alle potenzialità originarie. A questo proposito non si può non fare riferimento al peso che oggi le bonifiche rappresentano nell'ambito delle politiche di governo del territorio, a seguito della dismissione di molte attività produttive avvenuta negli anni scorsi. Detto peso, prima ambientale e poi economico, rappresenta la deformazione residua del sistema, quale effetto della modificazione precedentemente imposta. I modelli di sostenibilità devono, quindi, verificare che, di massima, le previsioni forniscano una stima degli effetti, tale da non superare i valori consentiti, affinché l’insieme dei fattori e delle componenti ambientali permangano in "fase elastica". Con riferimento alle aree dismesse, è il caso che nella fase di pianificazione venga valutato il costo di bonifica in funzione della nuova destinazione d'uso ad esse 7 assegnata: destinazioni non adeguate potrebbero rendere economicamente non conveniente il conseguimento degli obiettivi urbanistici previsti, con il rischio di un ulteriore deterioramento delle condizioni ambientali del territorio. Al concetto di sostenibilità non va associata esclusivamente la funzione di verifica della compatibilità, della tutela, della salvaguardia e della valorizzazione di un’azione e quindi di controllo delle modificazioni e degli effetti, che l’azione determina nei fattori e nelle componenti ambientali; al concetto di sostenibilità va associata l'idea stessa di sviluppo, attraverso un accorto governo del territorio. Elemento della sostenibilità è certamente l’identificazione e la caratterizzazione dei paesaggi, in conformità con gli obiettivi di qualità indicati nelle linee guida allegate al PTR. La legge urbanistica regionale pone come ulteriori direttrici della strategia di pianificazione la concertazione e la partecipazione, che assumono una doppia valenza: la prima, è ancora una volta riferita alla sostenibilità, in quanto esse rappresentano la "prova del nove" per la condivisione degli effetti previsti dai modelli predittivi utilizzati; la seconda, quella propria, riferita alle effettive esigenze di acquisire ogni utile informazione proveniente dal territorio. La concertazione istituzionale e la partecipazione dei cittadini sono fasi che vanno percorse attivando pratiche integrate di buona tecnica professionale. Debbono

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano essere approfonditi tutti gli aspetti che si associano alle modificazioni territoriali ed urbanistiche, da quelli economici, ingegneristici ed architettonici a quelli sociologici e giuridici, affinché sia garantito il rispetto della normativa e la soddisfazione dei partecipanti. Obiettivi ed azioni strategiche condivisi, scaturiti da un confronto programmatico all’interno della amministrazione, verranno forniti ai progettisti per la elaborazione della proposta. Il raggiungimento di un buon livello di “soddisfazione” è fondamentale affinché i processi di pianificazione intesi, dagli enti sottordinati e dai cittadini, come un’opportunità di crescita e non come incomprensibili limitazioni. E' un punto molto delicato della pianificazione: bisognerà distinguere tra le giuste osservazioni che verranno dagli stakeholders, portatori delle istanze dei futuri recettori degli effetti della modificazione e le possibili indicazioni di principio, sorrette da istanze non pertinenti. E' evidente che si dovrà considerare le prime con grande attenzione, verificando se la modellizzazione utilizzata è effettivamente rappresentativa della modificazione. Per quanto riguarda le seconde, è bene non licenziarle senza approfondire le 8 osservazioni proposte, sia per un’eventuale ulteriore verifica circa la capacità di simulazione del modello predittivo, sia per conseguire un ampliamento della platea di condivisione.

QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Legge Regionale n.16/2004 La Regione Campania disciplina con la presente legge la tutela, gli assetti, le trasformazioni e le utilizzazioni del territorio al fine di garantirne lo sviluppo, nel rispetto del principio di sostenibilità, mediante un efficiente sistema di pianificazione territoriale e urbanistica articolato a livello regionale, provinciale e comunale. Regolamento regionale 4 agosto 2011 n.5 di attuazione della L.R. 16/2004 Il regolamento disciplina i procedimenti amministrativi di formazione dei piani, territoriali, urbanistici e di settore, previsti dalla legge regionale 22 dicembre 2004, n. 16 (Norme sul governo del territorio). Manuale operativo del Regolamento 4 agosto 2011 n.5 di attuazione della L.R. 16/2004 in materia di governo del territorio Con la pubblicazione dei Quaderni del Governo del Territorio, la Regione Campania inaugura una nuova modalità di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano accompagnamento e sostegno agli Enti Locali nell’espletamento delle attività amministrative di loro competenza. Elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli artt. 6 e 30 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 "Norme sul governo del territorio Le citate norme disciplinano gli obiettivi, la struttura, i contenuti e le procedure di approvazione del Piano Urbanistico Comunale (PUC) e del Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale (RUEC). DGR 341 del 29.07.2015, Approvazione indirizzi, modalità attuative del programma di rigenerazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica Con Legge di Stabilità per il 2016 approvata dal Consiglio Regionale in data 22.12.2015 è stato disposto di: - Prorogare di due anni i termini per la perequazione delle istanze per l’accesso alla disciplina del piano casa; - Prorogare di un anno i termini per la definizione da parte dei comune delle pratiche di condono (Legge 1985 e Legge 1994) con utilizzo della documentazione semplificata a mezzo autocertificazione; 9 - Prorogare i termini di adeguamento dei PUC ai PTCP per i comuni sottoposti a regime di commissariamento. Nel corso di numerosi incontri presso il Ministero dei Beni Culturali è stato definito lo schema di accordo per l’elaborazione condivisa Regione – Ministero del nuovo Piano Paesaggistico Regionale, ai sensi del T.U. dei Beni Culturali Legge Regionale 5 aprile 2016, n. 6. "Prime misure per la razionalizzazione della spesa e il rilancio dell'economia campana – Legge collegata alla legge regionale di stabilità per l'anno 2016". In coerenza con il decreto legislativo 23 giugno 2011 n. 118 (Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009, n. 42), la presente legge detta disposizioni finalizzate a rendere più efficace l'azione amministrativa nel conseguimento degli obiettivi fissati dal Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR 2016). In particolare la legge intende dare attuazione, in sede di prima applicazione degli strumenti di programmazione economica e finanziaria, alle seguenti misure indicate nella parte seconda del DEFR 2016 recante "La programmazione strategica": misura 2.1 "La programmazione per lo sviluppo delle attività

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano produttive"; misura 2.6 "Agricoltura, ambiente e territorio"; misura 2.8 "Cultura e turismo quali principali fattori di sviluppo economico"; misura 2.9 "Trasporti e reti al servizio del cittadino e del territorio"; misura 2.10 "Sicurezza, cultura della legalità e politiche sociali"; misura 2.11 "Interventi finalizzati all'attuazione delle misure previste dal piano di stabilizzazione finanziaria".

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A - QUADRO CONOSCITIVO

1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

1.1 Inquadramento generale I Comuni di Torre Orsaia, Morigerati, Roccagloriosa e Celle di Bulgheria rientrano nella Provincia di Salerno della Regione Campania (IT) nel Parco Nazionale del Vallo di Diano ed Alburni tra i parchi più importanti d’Europa con numerosi riconoscimenti internazionali (Patrimonio Mondiale dell’Umanità come Paesaggio Culturale, Riserva della Biosfera dell’UNESCO, Comunità emblematica della Dieta Mediterranea quale Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO e recentemente GEO PARCO dell’UNESCO). La sfida culturale di questi quattro comuni rappresenta una ulteriore unicità nel panorama della coesione territoriale della Regione Campania ed implementa un Preliminare di Piano Urbanistico Integrato lungimirante e allo stesso tempo concreto ed operativo sulle difficoltà e fragilità di questi territori che si trovano a gestire ingenti PATRIMONI con poche risorse ed una condizione di spopolamento costante che se non arginato con politiche di economia sostenibile rischia non 11 solo di aggravarsi, quanto di aumentare il livello di desertificazione ambientale e culturale che potrebbe rilevarsi ancora più dannosa in termini di perdita identitaria della stessa Regione Campania e del paese con possibili e gravi disastri naturali con costi elevati per l’intera società nazionale. Ai fini di un più puntuale inquadramento generale si riportano in maniera approfondita i dati e le informazioni aggiornate dei dati ISTATI sugli andamenti della popolazione e le dinamiche evolutive dei singoli comuni.

I singoli Comuni del PUIC

Il Comune di Celle di Bulgheria sito nella parte meridionale della provincia di Salerno in Campania, in base ai dati ISTAT dicembre 2015 presenta i seguenti dati ISTAT:

Provincia Salerno (SA)

Regione Campania Popolazione 1.922 abitanti (01/01/2016 - Istat) Superficie 31,62 km²

Densità 60,79 ab./km² Codice Istat 065038

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

Codice catastale C444

Prefisso 0974 CAP 84040 Altre informazioni Nome abitanti cellesi

Santo Patrono Madonna della Neve - 5 agosto

Località con La località Poderia può essere indicata CAP 84040 direttamente in un indirizzo postale. Esempio: 84040 PODERIA SA

Altre Località, Frazioni e Nuclei abitati Cassolino, Scalo Ferroviario

Pagine utili Elenco dei CAP, prefissi, centralini e sindaci dei comuni della prov. di SA

Servizi utili Calcola il Codice Fiscale di una persona nata a Celle di Bulgheria Cerca le località con cap 84040 ed i comuni con prefisso 0974. Reti di Comuni Il Comune fa parte del Movimento Patto dei Sindaci (Golfo Di Policastro) dal 2012. 12

Classificazione sismica e climatica Zona sismica Zona climatica Gradi giorno 2 C 1.337

Per maggiori dettagli vedi: rischio sismico di Celle di Bulgheria e classificazione climatica.

Dati geografici

Altitudine 234 m s.l.m. Misura espressa in metri sopra il livello del mare del punto in cui è situata la Casa (min 34 - max 1.126) Comunale, con l'indicazione della quota minima e massima sul territorio comunale.

Coordinate Geografiche Le coordinate geografiche sono espresse in latitudine Nord (distanza angolare sistema sessagesimale dall'equatore verso Nord) e longitudine Est (distanza angolare dal meridiano di 40° 5' 44,52'' N Greenwich verso Est). 15° 24' 14,76'' E sistema decimale I valori numerici sono riportati utilizzando sia il sistema 40,0957° N sessagesimaleDMS (Degree, Minute, Second), che il sistema 15,4041° E decimale DD (Decimal Degree).

Il Comune di Roccagloriosa sito nella parte meridionale della provincia di Salerno in Campania, in base ai dati ISTAT dicembre 2015 presenta i seguenti dati ISTAT:

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

Provincia Salerno (SA)

Regione Campania Popolazione 1.722 abitanti(01/01/2016 - Istat) Superficie 40,56 km²

Densità 42,46 ab./km² Codice Istat 065107 Codice catastale H412

Prefisso 0974 CAP 84060 Altre informazioni Nome abitanti rocchesani o roccaglorensi

Santo Patrono San Giovanni Battista - 24 giugno

Località con La località Acquavena può essere indicata direttamente in un indirizzo CAP 84060 postale. Esempio: 84060 ACQUAVENA SA

Pagine utili Elenco dei CAP, prefissi, centralini e sindaci dei comuni della prov. di SA

Servizi utili Calcola il Codice Fiscale di una persona nata a Roccagloriosa 13 Cerca le località con cap 84060 ed i comuni con prefisso 0974. Reti di Comuni Il Comune fa parte del Movimento Patto dei Sindaci (Golfo Di Policastro) dal 2012. Classificazione sismica e climatica Zona sismica Zona climatica Gradi giorno 2 D 1.582 Per maggiori dettagli vedi: rischio sismico di Roccagloriosa e classificazione climatica. Dati geografici Altitudine 430 m s.l.m. Misura espressa in metri sopra il livello del mare del punto in (min 30 - max 1.225) cui è situata la Casa Comunale, con l'indicazione della quota minima e massima sul territorio comunale.

Coordinate Geografiche Le coordinate geografiche sono espresse in latitudine Nord sistema sessagesimale (distanza angolare dall'equatore verso Nord) e longitudine Est 40° 6' 28,80'' N (distanza angolare dal meridiano di Greenwich verso Est). 15° 26' 11,04'' E sistema decimale I valori numerici sono riportati utilizzando sia il sistema 40,1080° N sessagesimaleDMS (Degree, Minute, Second), che il sistema 15,4364° E decimale DD (Decimal Degree).

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

Il Comune di Morigerati sito nella parte meridionale della provincia di Salerno in Campania, in base ai dati ISTAT dicembre 2015 presenta i seguenti dati ISTAT:

Provincia Salerno (SA)

Regione Campania Popolazione 665 abitanti(01/01/2016 - Istat) Superficie 21,19 km²

Densità 31,38 ab./km² Codice Istat 065077 Codice catastale F731

Prefisso 0974 CAP 84030 Altre informazioni Nome abitanti morigeratesi

Santo Patrono San Demetrio - 26 agosto

Località con La località Sicili' può essere indicata direttamente in un indirizzo CAP 84030 postale. Esempio: 84030 SICILI' SA 14 Pagine utili Elenco dei CAP, prefissi, centralini e sindaci dei comuni della prov. di SA

Servizi utili Calcola il Codice Fiscale di una persona nata a Morigerati Cerca le località con cap 84030 ed i comuni con prefisso 0974. Reti di Comuni Il Comune fa parte delle Associazioni Città delle Grotte e Paesi Bandiera Arancione e del MovimentoPatto dei Sindaci (Golfo Di Policastro).

Classificazione sismica e climatica Zona sismica Zona climatica Gradi giorno 2 C 1.319 Per maggiori dettagli vedi: rischio sismico di Morigerati e classificazione climatica.

Dati geografici Altitudine 268 m s.l.m. Misura espressa in metri sopra il livello del mare del punto in (min 43 - max 825) cui è situata la Casa Comunale, con l'indicazione della quota minima e massima sul territorio comunale.

Coordinate Geografiche Le coordinate geografiche sono espresse in latitudine Nord sistema sessagesimale (distanza angolare dall'equatore verso Nord) e longitudine Est

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

40° 8' 25,80'' N (distanza angolare dal meridiano di Greenwich verso Est). 15° 33' 20,52'' E sistema decimale I valori numerici sono riportati utilizzando sia il sistema 40,1405° N sessagesimaleDMS (Degree, Minute, Second), che il sistema 15,5557° E decimale DD (Decimal Degree).

Il Comune di Torre Orsaia sito nella parte meridionale della provincia di Salerno in Campania, in base ai dati ISTAT dicembre 2015 presenta i seguenti dati ISTAT:

Provincia Salerno (SA)

Regione Campania Popolazione 2.118 abitanti(01/01/2016 - Istat) Superficie 21,03 km² Densità 100,70 ab./km² Codice Istat 065149 Codice catastale L274

Prefisso 0974 CAP 84077 Altre informazioni Nome abitanti torresi 15 Santo Patrono San Lorenzo - 10 agosto

Località con La località può essere indicata CAP 84077 direttamente in un indirizzo postale. Esempio: 84077 CASTEL RUGGERO SA

Altre Località, Frazioni e Nuclei abitati Calleo, Castelruggero

Pagine utili Elenco dei CAP, prefissi, centralini e sindaci dei comuni della prov. di SA

Servizi utili Calcola il Codice Fiscale di una persona nata a Torre Orsaia Cerca le località con cap 84077 ed i comuni con prefisso 0974. Reti di Comuni Il Comune fa parte del Movimento Patto dei Sindaci (Golfo Di Policastro) dal 2012.

Classificazione sismica e climatica Zona sismica Zona climatica Gradi giorno 2 C 1.300

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

Per maggiori dettagli vedi: rischio sismico di Torre Orsaia e classificazione climatica.

Dati geografici Altitudine 295 m s.l.m. Misura espressa in metri sopra il livello del mare del punto in (min 16 - max 434) cui è situata la Casa Comunale, con l'indicazione della quota minima e massima sul territorio comunale.

Coordinate Geografiche Le coordinate geografiche sono espresse in latitudine Nord sistema sessagesimale (distanza angolare dall'equatore verso Nord) e longitudine Est 40° 8' 3,48'' N (distanza angolare dal meridiano di Greenwich verso Est). 15° 28' 26,76'' E sistema decimale I valori numerici sono riportati utilizzando sia il sistema 40,1343° N sessagesimaleDMS (Degree, Minute, Second), che il sistema 15,4741° E decimale DD (Decimal Degree).

1.2 Piano Territoriale Regionale PTR La Campania, che si propone di rafforzare la propria identità puntando su un territorio plurale, trova nel deciso potenziamento del policentrismo una delle strategie di fondo, sia per un più efficace bilanciamento nella distribuzione delle 16 funzioni tra i centri maggiori, quelli intermedi e quelli minori, sia per conseguire una configurazione insediativa più giusta. Una Campania plurale è quindi anzitutto una regione policentrica. Per concorrere a sostenere l’immagine della Campania plurale, il PTR punta sulla riduzione della sua relativa perifericità attraverso una decisa strategia di potenziamento del sistema delle interconnessioni. Questa prospettiva di regione plurale, policentrica e fortemente interconnessa, è sostenuta da un sistema di principi e criteri molto rigorosi e definiti per conseguire, attraverso la governance multilivello e la fondamentale sinergia con i PTCP, uno sviluppo sostenibile sorretto dal più basso consumo di suolo perseguibile, attraverso la scelta decisiva di una pianificazione d’area vasta con valenza paesistica sostenuta da una rete ecologica come trama estesa e vitale di tutela, di riqualificazione e connessione delle risorse paesistiche e ambientali: un territorio di vivida reticolarità ecologica. Cui corrisponde un coerente sistema di criteri per guidare uno sviluppo locale tramite il sostegno ad un’agricoltura più sostenibile. Questo scenario è sorretto dalla scelta di conseguire l’assetto di regione sicura con una pianificazione dell’uso del territorio che minimizzi i rischi ambientali di origine naturale ed antropica, e con un’attenzione alle azioni di prevenzione e all’adozione di metodologie di riduzione degli effetti durante il

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano corso dell’evento stesso. Concorre a convalidare tutto ciò una scelta a favore della “messa a norma delle città” come criterio fondamentale per rispondere alla domanda di residenza, sviluppando lo specifico indirizzo strategico, e uno sviluppo degli insediamenti industriali capace di tenere sotto controllo le logiche dispersive e di ridurre il consumo del suolo. La Campania, tra le regioni d’Italia, affianca ad una “perifericità territoriale” (valutata rispetto ai principali nodi di scambio) che risulta maggiore della media nazionale, una diseguale pressione demografica sul territorio e concentrazione delle attività produttive. Se ci riferiamo ai Sistemi Territoriali di Sviluppo individuati nel terzo QTR, possiamo riassumere alcuni elementi caratterizzanti la diversità territoriale considerata dal punto di vista dell’agricoltura. - I Sistemi a dominante naturalistica a cui appartengono i Comuni interessati dalla Pianificazione Intercomunale , seppur in presenza di andamenti decrescenti, ha registrato livelli di riduzione sia del numero di aziende (3,22%) sia della SAU (6,56%) a fronte di una superficie agricola territoriale che si è ridotta di 6.617 ettari (8,00%). Complessivamente, quindi, il sistema ha mostrato nel periodo intercensuario segnali incoraggianti in termini di stabilità del settore agricolo. - Il sistema, pertanto, seppur in presenza di alcune tendenze negative generalizzate per la Regione Campania, ha mostrato 17 una certa stabilità. Rispetto alla media regionale il sistema sembra essere quello più forte in relazione al settore agricolo. Per la coerenza di azioni, piani e progetti Attraverso gli elementi di interpretazione della realtà regionale, delle sue dinamiche e delle sue prospettive, restituiti nei cinque Quadri Territoriali di Riferimento, emergono ipotesi e suggerimenti per il futuro, prevalentemente presentati già negli avviati processi di copianificazione come temi di strategie complesse da precisare e implementare nel contesto della pianificazione provinciale e/o dei programmi per lo sviluppo locale come in maqniera lungimirante hanno scelto i Comuni interessati al PUIC. Le reti, e in primo luogo la rete ecologica regionale (RER), costituiscono il riferimento per l’integrazione delle politiche locali e di quelle settoriali nel contesto più ampio delle politiche regionali. In particolare attraverso la costruzione della rete ecologica ai diversi livelli (regionale, provinciale e locale) si manifesta la concreta possibilità di sviluppare politiche attive di tutela dell’ambiente e del paesaggio, coinvolgendo in ciò anche la pianificazione di settore. La rete ecologica si configura così come uno strumento programmatico che consente di pervenire ad una gestione integrata delle risorse e dello spazio fisico-territoriale regionale, ivi compreso il paesaggio. La costruzione della rete ecologica si avvale di indirizzi che

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano distribuiscono gli interventi sull’intero territorio regionale in maniera capillare, anche se sono privilegiate quelle direttrici che costituiscono gli elementi di collegamento con le realtà extraregionali, sia lungo l’asse longitudinale della penisola italiana (dorsale appenninica e corridoio costiero), sia lungo gli assi trasversali (collegamento Tirreno-Adriatico), coinvolgendo, dunque, sia i “territori della congestione e della frammentazione”, concentrati prevalentemente nelle piane costiere, sia quelli spopolati delle montagne calcaree, e per questo più ricchi di qualità ambientale”, sia infine quelli della dorsale appenninica arenaceo- argillosa, più desolati ma non per questo meno ricchi di valori paesistici. In tutti e tre questi “insiemi” i paesaggi naturali e i paesaggi culturali sono integrati alle reti dei trasporti e a quelle dei rischi. Nel primo caso contenendo i fenomeni di frammentazione indotti le grandi infrastrutture stradali e ferroviarie e, se possibile integrandole nella rete. Nel secondo caso agendo principalmente attraverso il recupero dei fenomeni di degrado rilevati, evitando di accentuare il dualismo fra territori della conservazione e territori della trasformazione. I settori coinvolti sono molteplici. Le politiche residenziali, attraverso la forma degli insediamenti, possono contribuire sia al conseguimento di più elevati livelli di qualità paesistica, sia a contenere i fenomeni di frammentazione ambientale particolarmente intensi 18 nelle aree più densamente abitate. Le politiche agricole, attraverso il mantenimento o l’incremento della biodiversità, nonché attraverso la conservazione delle pratiche agricole all’interno delle aree intercluse negli insediamenti, possono svolgere anch’esse le stesse funzioni attribuite alle politiche residenziali. Anche le politiche industriali possono contribuire agli stessi obiettivi sopra enunciati, sciogliendo il nodo della separatezza fra processi produttivi e territori contermini, integrando gli stabilimenti e le infrastrutture connesse nell’ambiente e nel paesaggio circostanti, sviluppando la costruzione di paesaggi industriali consapevolmente progettati e non casualmente depositati sui territori che li ospitano. La riflessione sugli ambienti insediativi, sviluppata nel secondo Quadro Territoriale di Riferimento, ha evidenziato le possibilità differenti ed articolate di dare in tutta la regione risposte adeguate alla esigenza di perseguire prospettive di riassetto policentrico in una logica di valorizzazione reticolare delle complementarità fra identità locali. Nei grandi “ambienti” interni, infine, del Cilento, ancora i medesimi indirizzi del riassetto policentrico e della reticolarità intermodale accolgono le specifiche prospettive innovative della costruzione di micro-sistemi urbani quali componenti insediative di riequilibrio in territori talora fortemente polarizzati da centri dominanti (i capoluoghi

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano provinciali) e comunque con armatura insediativa tradizionalmente debole. Quanto emerge dal terzo Quadro Territoriale di Riferimento, riguarda fondamentalmente due aspetti della politica territoriale della Regione. Il primo si riferisce alla definizione e delimitazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS); per la loro definizione si è guardato ai processi in atto di auto-identificazione di territori in rapporto a strategie più o meno settoriali di sviluppo. I 45 STS identificati, rappresentano (anche contemplando loro aggregazioni e suddivisioni) un quadro di riferimento per le politiche di sviluppo locale che investono diverse azioni settoriali d’intervento della Regione (agricoltura, industria, turismo, trasporti, ecc.). Si propone quindi di innescare un processo progressivo di verifica e di riunificazione delle diverse suddivisioni del territorio regionale basate sulle aggregazioni dei territori di più comuni. Il secondo aspetto si lega strettamente alla dimensione strategica e co-pianificatrice del PTR. Si è avanzata un ipotesi di “territorializzazione” di alcuni indirizzi strategici, identificando la loro rilevanza in rapporto ai diversi STS. La matrice strategica così ottenuta diventa la base di riferimento per tre ordini di azioni: - verso la Regione consente di leggere le necessarie integrazioni delle politiche settoriali nei confronti dei diversi territori; - verso le Province si configura come un indirizzo strategico da considerare nella 19 redazione dei PTCP; - verso i Sistemi Territoriali di Sviluppo rappresenta una prima base di riferimenti strategici da condividere, precisare ed arricchire per l’avvio di un processo di pianificazione dello sviluppo locale basato su tre fasi (redazione del documento strategico, messa a punto di elementi progettuali e coinvolgimento di attori locali e non, gestione degli interventi e del marketing territoriale anche attraverso agenzie di sviluppo locale). La finalità di questi ambiti è quella di favorire la compatibilità tra le azioni previste o in fase di programmazione con il territorio e di definire criteri ed obiettivi perché tali azioni siano, per quanto possibile, coerenti e radicate alla natura degli “ambienti insediativi” interessati, in modo da orientare ed indirizzare la progettualità locale. Gli indirizzi strategici costituiscono un riferimento per la pianificazione territoriale della Regione e delle Province, e della pianificazione urbanistica dei Comuni, e rappresentano un riferimento per politiche integrate di sviluppo, che coinvolgono più complessivamente l’azione degli Enti Locali. Il PTR, come Documento d’Inquadramento Strategico, contiene la “territorializzazione” di tali indirizzi descritta nel terzo Quadro Territoriale di Riferimento e nella matrice strategica. Gli indirizzi strategici sono gli orientamenti di fondo su cui si articolano i contenuti del PTR. Essi vanno intesi come ordinamenti di azioni, che, sulla base di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano conoscenze e di attori dotati di competenze e di risorse, perseguono determinati obiettivi in tempi e sequenze definiti. Il PTR si fonda su sedici indirizzi strategici riferiti a cinque aree tematiche ponendo al centro della sua strategia tre temi fondamentali, legati a tre “immagini strategiche”: - l’interconnessione come collegamento complesso, sia tecnico che socio- istituzionale, tra i sistemi territoriali di sviluppo e il quadro nazionale e internazionale, per migliorare la competitività complessiva del sistema regione, connettendo nodi e reti; - la difesa della biodiversità e la costruzione della rete ecologica regionale, che parta dai territori marginali; - il rischio ambientale,in particolare quello vulcanico. Accanto ai tre temi generali, vengono evidenziati altri due temi, complementari in qualche misura ai primi, che specificano il quadro strategico di riferimento, in relazione alle caratteristiche dei diversi contesti territoriali della regione: - Assetto policentrico ed equilibrato; - Attività produttive per lo sviluppo economico regionale. I sedici indirizzi strategici sono: A. Interconnessione 20 B. Difesa e recupero della “diversità” territoriale: costruzione della rete ecologica B.1. Difesa della biodiversità B.2. Valorizzazione e sviluppo dei territori marginali B.3. Riqualificazione della costa B.4. Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio B.5. Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione C. Governo del rischio ambientale C.1. Rischio vulcanico C.2. Rischio sismico C.3. Rischio idrogeologico C.4. Rischio incidenti rilevanti nell’industria C.5. Rischio rifiuti C.6. Rischio da attività estrattive D. Assetto policentrico ed equilibrato D.1. Rafforzamento del policentrismo D.2. Riqualificazione e “messa a norma” delle città D.3. Attrezzature e servizi regionali E. Attività produttive per lo sviluppo economico regionale

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Il significato che si attribuisce a “strategico” non è quello di matrice inglese, affine a “strutturale”, ma quello di matrice americana, considerato come espressione di azioni intersettoriali costruite da una ricognizione dei punti di forza e di debolezza dei territori, con considerazione esplicita degli attori coinvolti. I Comuni interessati al PUIC rientrano nei seguenti indirizzi strategici dela PTR della Regione Campania:

Con una contiguità di confini e una forte identità ed orgoglio di appartenenza ad uno stesso contesto urbanistico essi rientrano nei seguenti Sistema territoriali di sviluppo voluti dal Piano Regionale Territoriale PTR:

1.2.1 Sistemi a dominante naturalistica I Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) sono individuati sulla base della geografia dei processi di auto-riconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione 21 nello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e privilegiando tale geografia in questa ricognizione rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatori delle dinamiche di sviluppo. Tali sistemi sono classificati in funzione di dominanti territoriali (naturalistica, rurale-culturale, rurale-industriale, urbana, urbano-industriale, paesistico- culturale). Con tali definizioni si registra solo alcune dominanti, senza che queste si traducono automaticamente in indirizzi preferenziali d’intervento. Si sono individuati 45 sistemi con una definizione che sottolinea la componente di sviluppo strategico (Sistemi Territoriali di Sviluppo). Ciascuno di questi STS si colloca all’interno di una matrice di indirizzi strategici specificata all’interno della tipologia delle sei classi suddette. Attraverso adeguati protocolli con le Province e con i soggetti istituzionali e gli attori locali potranno definirsi gli impegni, le risorse e i tempi per la realizzazione dei relativi progetti locali. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 2 lettera a) e c), dell’articolo 13 della L.R n. 16/04, dove si afferma che il PTR dovrà individuare:

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-gli obiettivi d’assetto e le linee di organizzazione territoriale, nonchéle strategie e le azioni volte alla loro realizzazione; -indirizzi e criteri di elaborazione degli strumenti di pianificazione provinciale e per la cooperazione istituzionale.

Il sistema a dominante naturalistica, seppur in presenza di andamenti decrescenti, ha registrato livelli di riduzione sia del numero di aziende (3,22%) sia della SAU (6,56%) a fronte di una superficie agricola territoriale che si è ridotta di 6.617 ettari (8,00%). Complessivamente, quindi, il sistema ha mostrato nel periodo intercensuario segnali incoraggianti in termini di stabilità del settore agricolo. Infine, osservando le diversità territoriali dal punto di vista insediativo, nella prospettiva di un assetto policentrico, è possibile individuare tre ambiti territoriali dove risultano assenti centri di dimensione demografica (> 5000ab.) idonei ad una sufficiente polarizzazione insediativa: -il settore settentrionale della provincia di Benevento (in particolare Alto Tammaro e Monte Maggiore); -il settore orientale della provincia di Avellino (Alta Irpinia e Valle dell’Ufita); -il Vallo di Diano (Alburni, Alto Calore, Gelbison Cervati, Lambro e Mingardo, 22 Bussento). A5 – LAMBRO E MINGARDO: , , Camerata, Celle di Bulgheria, , , , , , , Roccagloriosa, , , . A6 - BUSSENTO: , , , Morigerati, Santa Marina, , , Torre Orsaia, , .

1.2.2 Descrizione sintetica dei problemi I Comuni interessati al PUIC appartengono alle cosiddette Aree Interne della Campania fortemente caratterizzate dal fenomeno dello spopolamento. Per Aree Interne si intendono, in base allo studio preliminare per la "Strategia Nazionale delle Aree Interne", tutti quei territori significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (di istruzione, salute e mobilità), ricche di importanti risorse ambientali e culturali e fortemente diversificate per natura e a seguito di secolari processi di antropizzazione. Vive in queste aree circa un quarto della popolazione italiana, in una porzione di territorio che supera il sessanta per cento di quello totale e che è organizzata in oltre quattromila Comuni.

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Una parte rilevante delle Aree interne ha subito gradualmente, dal secondo dopoguerra, un processo di marginalizzazione segnato da: - calo della popolazione, talora sotto la soglia critica; - riduzione dell’occupazione e dell’utilizzo del territorio; - offerta locale calante di servizi pubblici e privati; - costi sociali per l’intera nazione, quali il dissesto idro-geologico e il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico. Effetti negativi hanno avuto anche interventi pubblici o privati (sfruttamento o uso inadeguato delle risorse) volti a estrarre risorse da queste aree senza generare innovazione o benefici locali: le amministrazioni locali vi hanno acconsentito anche per le condizioni negoziali di debolezza legate alla scarsità dei mezzi finanziari. In altri casi, l’innovazione è stata scoraggiata da fenomeni di comunitarismo locale chiuso a ogni apporto esterno. Allo stesso tempo, alcune Aree interne hanno cercato di reagire attuando politiche che possano invertire la marginalizzazione, dimostrando così la volontà e capacità di queste aree di concorrere a processi di crescita e coesione. È dunque evidente che esiste in questa ampia parte del paese un forte potenziale di sviluppo che la costruzione di una strategia nazionale, robusta, partecipata e 23 continuativa nel tempo può contribuire a riscattare. I problemi dell’ambiente insediativo sono invece fortemente legati ai profili geologici, geomorfologici, idrogeologici, economici e sociali. Il Cilento è da tempo riconosciuto come uno dei territori a scala regionale maggiormente interessato da fenomeni franosi e da alluvioni. Ben 42 sono, infatti, i centri abitati soggetti a consolidamento tra cui i comuni interessati al PUIC . Il disordinato assetto idrogeologico naturale, la carenza di manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, il modello di gestione del patrimonio idrogeologico, caratterizzato da eccessivi prelievi delle risorse idriche e minerali e da interventi artificiali di sbarramento e imbrigliamento dei corsi d’acqua, fanno sì che dissesti e frane interessino molte aree collinari e montane. Le inondazioni, invece, interessano le aree vallive, in special modo le aste terminali dei corsi d’acqua. Con specifico riferimento al sistema insediativo e infrastrutturale i problemi si possono così riassumere: - il notevole patrimonio culturale e storico, archeologico; - il notevole patrimonio naturalistico; - il complesso reticolo di fragilità legata al dissesto idrogeologico; - la difficile accessibilità esterna aerea e marittima.

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1.2.3 Lineamenti strategici di fondo Le scelte programmatiche che si vanno definendo sia a livello di pianificazione provinciale (PTCP) che comprensoriale (Piano del Parco) si possono ricondurre a quattro assi principali: - lo sviluppo delle risorse endogene e la riduzione degli squilibri interni; - la conservazione della biodiversità; - il miglioramento della qualità insediativa; - lo sviluppo del turismo compatibile. - lo sviluppo delle infrastrutture e collegamenti dei trasporti terrestri e marittimi per il miglioramento dell’accessibilità ai siti naturalistici e turistici in misura sostenibile per il territorio. Le linee generali per l'attuazione di questi processi passano attraverso una vera e propria sfida culturale che riguarda: - la valorizzazione della risorsa umana, partendo dal presupposto che lo sviluppo di un territorio ha il suo fondamento nella cultura degli operatori che in esso agiscono; - il miglioramento della qualità del patrimonio naturalistico e culturale, in un’ottica di tutela e di sviluppo compatibile, nonché di sviluppo e migliore 24 fruizione di attività connesse, quali: - il turismo, costruendo una nuova immagine turistica mediante una diversa impostazione tecnico-urbanistica e, in particolare, attraverso la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio; - l’agricoltura e, in generale, le attività agro-silvo-pastorali, assicurandone, a garanzia della tutela del paesaggio, la permanenza in loco, promovendo il recupero delle tecniche tradizionali e le specie di produzione per conservare la biodiversità e sostenendo, in uno con l’innovazione tecnologica, le produzioni tipiche e di qualità orientandole ad un’agricoltura biologica;

- l’artigianato, con connotazioni spiccatamente qualitative più che quantitative (nascita di nuove aziende e creazione di posti di lavoro). - Il recupero, la riqualificazione e la rivitalizzazione dei centri e dei nuclei storici, intesi come beni culturali, sociali ed economici (per i centri e i nuclei storici abbandonati); - il miglioramento del sistema infrastrutturale delle comunicazioni, soprattutto di avvicinamento all’area cilentana, attraverso:

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- migliore accessibilità aerea mediante il completamento dell’aeroporto di Pontecagnano; - migliore accessibilità ferroviaria attraverso la " metropolitana leggera del Parco ripristinando la tratta ferroviaria -Lagonegro, che, attraversando in senso longitudinale il Vallo di Diano, consente ad est l’ingresso all’area del Parco; - migliore accessibilità marittima, completando e potenziando le infrastrutture portuali esistenti (porti di Scario, , Sapri e Policastro), attrezzando il sistema dei porti e degli approdi per la nautica da diporto, integrando alle linee di traghetti ed aliscafi delle "Vie del Mare" con i trasporti e collegamenti via terra; - migliore accessibilità stradale: con il miglioramento compatibile della percorribilità trasversale all’Ambito. - La riconsiderazione dei modelli di intervento, soprattutto sulla fascia costiera, attualmente ispirati da una strategia di intervento configurata dai problemi e dalle relative istanze di soluzione posti dai singoli individui, al di fuori di una visione collettiva e, quindi, da una efficace pianificazione degli interventi. Ma anche la valorizzazione delle autostrade informatiche (fibra e banda larga) un dfiffuso sistema di CONNESSINI che possano traguardare alla possibilità di 25 mettere in RETE e CONNETTERSI con il mondo riducendo in maniera drastica il digital divide.

1.2.4 Elementi essenziali di visioning tendenziale e “preferita” Per quanto riguarda l’ambiente insediativo n. 5 – Cilento e Vallo di Diano – in linea generale l’assetto che si va definendo risulta essere il seguente: 1. progressivo spopolamento dei nuclei insediativi antichi a favore: a) dei nuovi insediamenti sorti lungo le principali arterie di collegamento stradale e ferroviario; b) di un’edificazione sparsa, diffusa sul territorio, consentita da normative emanate a favore dell’agricoltura (L.R. 14/82), ma che ha comportato, invece, l’occupazione di vaste aree a destinazione agricola; c) degli insediamenti costieri, interessati negli ultimi decenni da un notevole sviluppo legato al turismo balneare; 2 - concentrazione di servizi in pochi centri polarizzanti; 3 - dislocazione lungo il fondovalle del Vallo di Diano di attività commerciali e produttive il cui eccessivo sviluppo lo porrà quale elemento di saldatura fra i nuclei tradizionali pedemontani e collinari;

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4 - accentuate dinamiche insediative interessanti i comuni costieri e legate allo sviluppo del turismo balneare (forte espansione delle seconde case per la villeggiatura, strutture di tipo residenziale-turistico); 5 - sottoutilizzo dei sistemi portuali e criticità dell’offerta diportistica.

Appare, pertanto, necessario ricercare dei correttivi ad un tale processo evolutivo tendenziale, che possono essere individuati nelle seguenti azioni: - recupero, valorizzazione e rivitalizzazione dei centri storici, conferendo agli abitati, in un’ottica di intervento sostenibile, un’immagine di qualità, di confort e di decoro e assegnando ad essi funzioni in grado di frenare l’esodo dei residenti; - promozione di un sistema insediativo unitario, organizzato intorno a centralità di rango locale, assegnando al sistema ruoli urbani significativi e ai centri che lo compongono ruoli e funzioni complementari nel quadro di un’organizzazione policentrica del sistema insediativo complessivo; il tutto supportato da un’adeguata politica di mobilità; - il blocco dello sprawl edilizio, della edificazione diffusa e sparsa sul territorio, nonché delle espansioni lineari lungo le strade principali di collegamento e lungo la fascia costiera; 26 - miglioramento della qualità del patrimonio naturalistico e culturale, in un’ottica di tutela e di sviluppo compatibile; - costruzione di una nuova immagine turistica, mediante una diversa impostazione tecnico urbanistica, la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi, soprattutto della fascia costiera, con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio, l’integrazione tra turismo balneare e turismo culturale, la costruzione di reti di connessione tra gli insediamenti costieri e quelli dell’entroterra. Tutte queste condizioni di indirizzo della pianificazione sovracomunale per l'area di riferimento presuppongono in base alla Strategia Nazionale delle Aree Interne l’inversione e il miglioramento delle tendenze demografiche in atto: riduzione dell’emigrazione, attrazione di nuovi residenti, ripresa delle nascite, modifica della composizione per età a favore delle classi più giovani, secondo misure e modalità che differiranno a seconda dei contesti. Questo obiettivo può essere conseguito a esito di cinque fenomeni che costituiscono (anche qui in misura che dipende dai contesti) altrettanti obiettivi- intermedi fra loro interdipendenti:  aumento del benessere della popolazione locale;

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 aumento della domanda locale di lavoro (e dell’occupazione);  aumento del grado di utilizzo del capitale territoriale;  riduzione dei costi sociali della de-antropizzazione.1  Alle azioni per migliorare tali servizi potranno affiancarsi azioni per migliorare la  connettività e ridurre il digital divide. Tali obiettivi vengono perseguiti dalla strategia attraverso due classi di azioni, fra loro complementari:  Adeguamento della qualità e quantità dei servizi essenziali  Progetti di sviluppo locale. La prima classe di azione riguarda in primo luogo i tre servizi con riguardo ai quali le Aree interne sono state definite: SALUTE, ISTRUZIONE E MOBILITÀ. Si tratta di servizi indispensabili per assicurare l’inclusione sociale dei cittadini e la stessa sostenibilità della loro vita nei luoghi. La seconda classe di azione riguarda progetti di sviluppo locale.

1.2.5 Linee guida per il Paesaggio della Campania

27 Nel PTR sono comprese le Linee guida per il paesaggio in Campania che in particolare: ‐ forniscono criteri ed indirizzi di tutela, valorizzazione, salvaguardia e gestione del paesaggio per la pianificazione provinciale e comunale, finalizzati alla tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, come indicato all’art. 2 della L.R. 16/04; ‐ definiscono il quadro di coerenza per la definizione nei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP) delle disposizioni in materia paesaggistica, di difesa del suolo e delle acque, di protezione della natura, dell’ambiente e delle bellezze naturali, al fine di consentire alle province di promuovere, secondo le modalità stabilite dall’art. 20 della citata L. R. 16/04, le intese con amministrazioni e/o organi competenti; ‐ definiscono gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio, in attuazione dell’art. 13 della L.R. 16/04. Attraverso le Linee guida per il paesaggio in Campania, la Regione indica alle Province ed ai Comuni un percorso istituzionale ed operativo coerente con i principi dettati dalla Convenzione europea del paesaggio, dal Codice dei beni

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano culturali e del paesaggio e dalla L.R. 16/04,definendo direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici il cui rispetto è cogente ai fini della verifica di coerenza dei piani territoriali di coordinamento provinciali (PTCP), dei piani urbanistici comunali (PUC) e dei piani di settore, da parte dei rispettivi organi competenti, nonché per la valutazione ambientale strategica prevista dall’art 47 della L.R. 16/04. Lo Schema di articolazione dei paesaggi della Campania costituisce un primo tentativo di identificazione dei paesaggi regionali sulla base delle elaborazioni relative alle strutture fisiche, ecologiche, agroforestali e storico‐ archeologiche. Il PTR evidenzia che le scelte programmatiche (definite o in via di definizione), sia a livello di pianificazione provinciale (PTCP) che comprensoriale (Piano del Parco), in grado di incidere anche sugli assetti territoriali urbani, si possono ricondurre agli assi programmatici già indicati che necessitano di una serie di interventi orientati alla creazione di un adeguato ambiente di supporto, quali: - la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio, anche attraverso l’agricoltura e le attività agro‐ silvo‐pastorali, (assicurandone la permanenza, a garanzia della tutela del paesaggio, promovendo il recupero delle tecniche tradizionali e le specie di produzione per conservare la biodiversità e sostenendo, con l’innovazione 28 tecnologica, le produzioni tipiche e di qualità orientandole ad un’agricoltura biologica); - il recupero, la riqualificazione e la rivitalizzazione dei centri e dei nuclei storici, intesi come beni culturali, sociali ed economici; - il miglioramento del sistema infrastrutturale delle comunicazioni, soprattutto di avvicinamento all’area (e, in riferimento al Cilento interno, anche migliore accessibilità stradale: con il miglioramento compatibile della percorribilità trasversale all’Ambito). In particolare, negli ambiti locali in cui un unico polo urbano costituisce riferimento per un contesto caratterizzato da centri di limitata consistenza demografica e funzionale, il potenziamento del ruolo del centro maggiore deve integrarsi alla diffusione (sia pure contenuta) di servizi alla collettività nell’intorno territoriale, che può assumere il ruolo di area di relazione e mediazione con un più vasto contesto, ed alla promozione di servizi connessi alla valorizzazione del patrimonio storico‐culturale ed ambientale. Nelle aree a bassa densità, come il Cilento interno, l’obiettivo è duplice: 1. da un lato, il rafforzamento dei ruoli dei centri urbani maggiori, integrandone in maniera più compiuta ed equilibrata il sistema di relazioni con il contesto;

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2. dall’altro il rafforzamento dei centri minori che presentano potenzialità tali di fargli assumere ruoli di raccordo, al fine di configurare sistemi reticolari locali.

1.3 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) La formazione del PTC della Provincia di Salerno, non è solo formazione di strumento urbanistico di "livello superiore", ma un'azione continua di coordinamento delle politiche comunali, per riorganizzare territori ampi, un’azione continua, che partendo dalla tutela e valorizzazione delle risorse naturali, storico-culturali punti allo sviluppo economico sostenibile. Queste le premesse di un piano in progress che assume le politiche dello sviluppo sostenibile come strategia di base per la sua azione. La "scommessa" è utilizzare la formazione del PTC quale occasione per attivare:  nuovi metodi e strategie di gestione del territorio;  uso razionale delle risorse finanziarie pubbliche;  occasione per produrre "idee forti", stimolanti, suggestive che possano mobilitare le capacità imprenditoriali private sulla base di effettive convenienze economiche. Il progetto dovrà funzionare da stimolo e da sfida soprattutto all'imprenditoria 29 locale affinche si cimenti, dia prova di nuova vitalità nei settori:  dell'informatica, la telematica, le biotecnologie;  sviluppo e valorizzazione delle attività artigianali  ma soprattutto risanamento e riqualificazione ambientale. L' "ambiente" e l'economia diventano sempre più fattori "congiunti" di sviluppo. Parlare di economia ecologica non significa riferirsi al verde urbano, al disinquinamento. Sviluppare l'economia ecologica significa:  attivare politiche strutturali finalizzate all'innovazione dei processi di produzione;  agevolare il sistema delle imprese pubbliche e private che possono nascere dalla "chiusura " del ciclo rifiuti.  promuovere "l'industria della natura" collegata alla gestione delle aree protette. Il P.T.C.P. fa un'altra considerazione rispetto alle « ...nuove opportunità di sviluppo da promuovere che possano assumere maggiore rilevanza dal punto di vista dell'impatto occupazionale. ..»: « ...tra le diverse opzioni da privilegiare all'interno del P.T.C. non possiamo che vedere al centro delle politiche di intervento da attuare in ambito locale,

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano l'obiettivo della valorizzazione della filiera: TURISMO -AMBIENTE - BENI CULTURALI.» « ...il turismo, la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale assumono grande rilevanza perché se talune attività (es. legate alla ricettività, alla sistemazione dei siti. ..) possono richiedere cospicui investimenti, nella maggior parte dei casi determinano un assorbimento di manodopera molto rapido e consistente». La politica per la rinascita delle nostre zone e del Mezzogiorno passa sicuramente attraverso:  il ripristino della legalità;  una nuova efficienza dei pubblici servizi e della pubblica amministrazione; ma anche attraverso: -interventi massicci indirizzati alla ricerca ed alla formazione; -politiche di investimento per infrastrutture e servizi, finalizzate a mobilitare anche risorse senza incidere pesantemente sul bilancio pubblico . La politica per la rinascita delle aree interne passa per una grande priorità, una grande scommessa: la valorizzazione delle risorse e vocazioni "naturali" del Sud, delle sue potenzialità locali, delle sue identità mortificate dalla storia recente e 30 oggi occasione di nuove consapevolezze sulla qualità della vita. Un nuovo "mercato" a favore dell’autenticità e della valorizzazione ambientale che fa perno su:  il recupero dei centri storici  la riqualificazione delle produzioni di qualità  le tradizioni, l’artigianato e il commercio,  la riforestazione,  la rinaturalizzazione dei fiumi;  il risparmio energetico;  la diffusione dell'agricoltura biologica sul territorio;  la valorizzazione delle aree protette, dei parchi;  la raccolta differenziata, il riciclaggio rifiuti;  il potenziamento del trasporto pubblico, in particolare su ferro e via mare. A fronte di uno dei più alti tassi di disoccupazione d'ltalia ( in netto peggioramento nel 1995 raggiunge il 28,5 %, la media nazionale è al 13,2%, in provincia si registrano punte del 40% di giovani senza lavoro), a fronte della ridotta capacità in termini dinamici che il nostro tessuto imprenditoriale dimostra, si registra una forte inerzia delle Pubbliche Amministrazioni. Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

Non serve più la denuncia dello stato di crisi della nostra economia, bisogna attivarsi ad ogni livello di responsabilità per rafforzare, rilanciare l'apparato produttivo locale. Dalle proposte bisogna passare rapidamente a progetti operativi, credibili, che possano ottenere adeguati finanziamenti. Progetti credibili sul piano tecnico, ma anche per il necessario consenso acquisito con la partecipazione attiva dei soggetti coinvolti.

1.3.1 Norme di Attuazione del Ptcp Le N.d.A. del PTCP prevedono che i Piani Urbanistici Comunali (PUC): - devono individuare e riconoscere come zone “A”, di cui al D.M. n°1444/1968 i centri storici, comprensivi dei nuclei antichi, dei quartieri urbani della tradizione e delle aree previste dalla normativa vigente; in generale, sono classificate quali insediamenti storici le parti del territorio che risultano edificate con sostanziale continuità al 1955‐1957, come documentato dalle cartografie IGM aggiornate a tale data ed estese a comprendere gli spazi adiacenti ancora liberi che si configurano come spazi di relazione percettiva e di tutela; - devono individuare le aree agricole infraurbane presenti nella zona “A” disponendone la conservazione ed il risanamento; 31 - devono individuare gli elementi isolati, edifici o complessi edilizi, anche collocati in aree non urbane (casali, masserie, conventi, castelli, ecc.), che rivestano, con i propri caratteri architettonici, valore storico o documentario, mantenendone la destinazione d’uso, se compatibile con la loro tutela, o consentendo destinazioni più appropriate al loro mantenimento; - devono censire (avvalendosi anche della cartografia allegata al PTCP) la viabilità storica, le sistemazioni idrauliche storiche, le aree di centuriazione, i beni esposti a rischio idrogeologico elevato e/o molto elevato. Relativamente ai criteri d’uso dei centri e nuclei storici, l’art. 91 stabilisce che: - i PUC devono dettare misure di conservazione e valorizzazione dei centri e nuclei storici e dei quartieri della tradizione, promuovendo, con disciplina rigorosa e premiale, gli interventi ammissibili assumendo quali principali finalità la conservazione integrale dei caratteri strutturali degli insediamenti, la loro fruibilità e la valorizzazione degli elementi di relazione storica con il contesto ed, ove possibile, il loro ripristino. A tal fine, i PUC devono considerare caratteri strutturali dei tessuti storici, il disegno dell’impianto urbano con riferimento ai tracciati ed agli spazi pubblici, l’articolazione dei caratteri tipologici, morfologici, formali e

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano costruttivi dei complessi edilizi e degli spazi aperti, i rapporti tra spazi scoperti, spazi coperti, cortine stradali e volumi edificati. - I PUC disciplinano gli interventi volti alla valorizzazione delle cortine stradali e dei volumi edificati. - Quando i tessuti storici includono impianti industriali dismessi, salvaguardando l’eventuale valore di esempi di archeologia industriale, su di essi sono ammissibili interventi di ristrutturazione finalizzati a riusi urbani compatibili, obbligatoriamente dotati di consistenti aliquote di spazi pubblici e di uso pubblico a verde. - I Comuni, per la conservazione e la valorizzazione di tutte le aree identificate in precedenza redigono un Piano di Recupero o un Piano Attuativo cui riferire gli eventuali Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale previsti dalla normativa vigente; in alternativa i proprietari, riuniti in consorzio, possono proporre la definizione per l’intero ambito di proprietà di un piano di recupero o attuativo ai sensi della normativa vigente. Mancando tali strumenti, per le aree storiche ed antiche, i Comuni possono consentire interventi di manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo ai sensi della normativa vigente, 32 cambiamenti di destinazione d’uso compatibili con la disciplina di zona, interventi relativi alla prevenzione sismica, interventi per le infrastrutture viarie, tecnologiche a rete o puntuali e per l’arredo urbano che rispettino lo stato dei luoghi. - Per i piani di recupero o attuativi ad iniziativa privata che prevedano almeno per l’80% interventi di restauro, risanamento conservativo, per il riuso di edifici o di isolati di superficie utile coperta superiore a cinquecento metri quadrati ovvero a mille metri quadrati nel caso di centri storici di estensione territoriale maggiore di un ettaro, i comuni potranno prevedere per i soggetti che si attivano quantità edificatorie premiali, espresse in superficie utile coperta, il cui valore convenzionale, calcolato sul costo a metro quadrato di superficie lorda complessiva stabilito dalla Regione per gli interventi di nuova costruzione di edilizia residenziale pubblica, non superi il 25 per cento del costo delle opere attuate, asseverate dal progettista, da utilizzare in aree edificabili in zona “B” o “C”, in aggiunta a quelle già previste dallo strumento urbanistico, stipulando apposite convenzioni con il Comune; le quantità premiali devono poter essere utilizzate solo in seguito alla realizzazione degli interventi previsti; al fine di ripristinare la tipologia originaria degli edifici oggetto di intervento potranno

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano anche abbattersi le volumetrie o superfici utili coperte costituenti superfetazioni o soprastrutture incongrue di epoca recente, non abusive, prive di valore storico, le cui quantità potranno aggiungersi a quelle premiali con dimensioni non superiori a due volte quelle dei manufatti oggetto di demolizione. - I PUC devono dettare disposizioni per la conservazione, il recupero e la valorizzazione compatibile della viabilità storica, delle sistemazioni idrauliche storiche (anche in attuazione dei Programmi di Mitigazione del rischio idrogeologico predisposti dalle Autorità di Bacino a corredo dei PAI), delle aree di centuriazione. Per gli insediamenti recenti, l’art. 92, Capo XI stabilisce che i PUC devono individuare, ai sensi del D.M. n°1444/1968, come “zona B”, gli insediamenti recenti a tessuto edilizio consolidato caratterizzati dalla densità edilizia prevista dallo stesso decreto; come “zona C”, gli insediamenti urbani con densità edilizia inferiore a quella delle zone “B” secondo le indicazioni del citato decreto, nei quali i nuovi eventuali interventi abbiano anche il carattere di riqualificazione urbanistica (recupero degli standard) e di riequilibrio ambientale; come “zona E” a carattere agricolo, oltre l’area prevista nel D.M n°1444/1968, anche le aree periurbane libere a ridosso degli insediamenti urbani, da delimitare al fine di 33 salvaguardare l’abitato ed evitarne la saldatura con altri centri attraverso una normativa specifica, diversa da quella per le zone agricole extraurbane, rivolta alla riqualificazione urbanistica e paesaggistica. I PUC dovranno destinare a fini edificatori, in via privilegiata, le aree del proprio territorio riconducibili alle zone B (come sopra definite), esaurendo eventualmente in essa l’intero dimensionamento residenziale, ovvero limitando il più possibile il consumo di nuovo suolo a fini edificatori, attraverso l’individuazione di parti del territorio riconducibili alle zone C. Nelle aree di insediamento recente, i PUC devono individuare: - le aree da sottoporre ad azioni di riqualificazione con prioritaria attenzione allo stato degli insediamenti di edilizia residenziale pubblica, alla carenza di attrezzature pubbliche, alla presenza di aree dismesse, dismettibili o sotto‐ utilizzate; - lo stato di degrado degli insediamenti in relazione allo stato di funzionalità del patrimonio edilizio e delle infrastrutture a rete; - gli ambiti urbani congestionati, attrattori di consistenti flussi di mobilità; - gli ambiti urbani caratterizzati da una commistione disordinata di funzioni residenziali e produttive;

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- gli ambiti, da sottoporre a nuove funzioni congruenti con gli obiettivi di riassetto e promozione di nuove centralità prescrivendovi adeguati standard urbanistici. L’art. 93 delle NdA stabilisce che nelle aree interessate da insediamenti recenti i PUC devono perseguire una serie di obiettivi ed assicurare: - l’utilizzo equilibrato degli impianti urbani, con priorità localizzative per la rete dei servizi sociali, garantendone le condizioni di accessibilità; - i completamenti e la densificazione delle aree già edificate mediante entità spaziali e volumetriche finalizzate a migliorare le condizioni complessive dell’esistente; - il pieno utilizzo del patrimonio esistente; - gli interventi che, a fronte di nuovi impegni di suolo, ai fini insediativi ed infrastrutturali, verifichino preliminarmente la possibilità di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti; - la qualità urbanistica ed architettonica degli insediamenti; - le azioni di ricucitura dei margini mediante realizzazione delle cinture verdi, per consolidare i confini delle comunità e per arrestare il processo di erosione spontanea di nuovo suolo extra‐urbano; - i modelli tipologici residenziali di aggregazione e di uso alternativi, anche 34 mediante il frazionamento delle unità abitative esistenti, e stratificazione di destinazioni d’uso; - l’articolazione di alloggi con diverse pezzature per garantire un mix sociale; - forme insediative che riducano le necessità di spostamento quotidiano coi mezzi privati; - gli interventi dotati dei requisiti di qualità urbana per i nuovi insediamenti di cui alle Linee guida emanate dalla Regione Campania con D.G.R. n°572 del 22.07.2010; - la salvaguardia dell’identità morfologica dei tessuti urbani ed il mantenimento degli elementi naturali di collegamento tra i diversi sistemi ambientali indispensabili per la conservazione dell’ambiente fisico e la tutela della biodiversità; - il potenziamento e/o decentramento dei servizi di livello locale e territoriale, allo scopo di accentuare l’efficienza della struttura urbana per la qualità, disponibilità, accessibilità e fruibilità dei servizi ai cittadini; - la definizione del rapporto tra insediamenti e viabilità con riferimento al ruolo funzionale della strada, alle attrezzature per la sosta e all’arredo urbano; - l’organizzazione di una maglia di percorsi pedonali/ciclabili di collegamento tra le parti edificate ed i luoghi di servizio per la popolazione;

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- il mantenimento di tutte le aree agricole o naturalistiche o a verde presenti nelle zone “B” di cui al D.M. n°1444/1968, salvo la loro compensazione mediante la previsione di adeguate ed ulteriori aree che, a tal fine, i PUC potranno destinare a verde; - l’utilizzazione di indici urbanistici che inducano morfologie urbane compatte onde definire disegni compiuti che si relazionino con la comunità storica, il paesaggio ed il territorio rurale; - il contenimento dell’altezza massima dei nuovi edifici e delle eventuali sovraelevazioni nel limite di quella degli edifici preesistenti e circostanti, con particolare riferimento alle zone contigue o in diretto rapporto visuale con i centri storici (zone A), salvo eccezionali diverse previsioni comunque rispettose dell’art.8 D.M. n°1444/1968, adeguatamente motivate in attuazione dei principi del PTCP, da valutare in sede di verifica di coerenza ex art.3 del Regolamento della Regione Campania n°5/2011. È comunque fatta salva ogni competenza dei soggetti preposti alla tutela dei vincoli; - nelle aree montane e collinari, dove non vi sia contiguità con l’edificato preesistente, contenere l’altezza massima dei nuovi edifici e delle eventuali sovraelevazioni nel limite di tre piani convenzionali. 35 L’art. 94 stabilisce, inoltre, che nelle zone “B”, costituite da “insediamenti recenti a tessuto edilizio consolidato”, la pianificazione comunale deve mantenere, consolidare o immettere valori urbani, identificabili nella complessità funzionale e sociale, nella riconoscibilità dell’impianto spaziale, tipologico e morfologico, nel ruolo del sistema degli spazi pubblici. I PUC devono disciplinare le zone “B” in modo da definire una compiuta riconoscibilità urbana, cioè una adeguata coerenza dimensionale e formale tra spazi privati e spazi pubblici. Nel caso di densità abitative medio‐basse con impianti urbanistici non compiutamente definiti, i PUC devono assentire nuove opere condizionandole alle realizzazione di opere di riqualificazione e ristrutturazione urbanistica. La disciplina dei PUC per le zone “B” deve prevedere: - l’individuazione e la tutela degli edifici e dei complessi edilizi di valore storico, architettonico e documentario eventualmente presenti e la verifica della compatibilità degli usi esistenti con le esigenze di tutela; - l’adeguamento, ove occorra, della dotazione di attrezzature pubbliche, prioritariamente attraverso il riuso di edifici dimessi e/o dimettibili;

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- la riqualificazione degli spazi pubblici scoperti (strade e piazze) anche prevedendo l’ampliamento di marciapiedi, la piantumazione di essenze arboree, l’inserimento di elementi di arredo urbano che ne incoraggino la funzione e la vivibilità; - la localizzazione di attività generatrici di flussi consistenti di utenti in aree adeguatamente servite o servibili dai sistemi collettivi di mobilità urbana; - il recupero di aree ed edifici dimessi, anche con interventi di ristrutturazione edilizia, ed il loro riuso prioritario per funzioni pubbliche e di pubblico interesse, o, in seconda istanza, per attività terziarie finalizzate alla rivitalizzazione dei tessuti urbani; a tali fini potrà essere consentito il mutamento della destinazione d’uso dei locali posti a piano terra ed occupati da depositi, magazzini o abitazioni improprie; - la riconversione funzionale degli impianti industriali esistenti o la loro delocalizzazione, attraverso idonee procedure di trasferimento dei diritti edificatori previste nel PUC; - la realizzazione di parcheggi scambiatori e pertinenziali e la definizione e/o l’incremento di aree pedonali e ciclabili; - l’individuazione di eventuali ambiti per i quali è prevista la rigenerazione 36 urbanistica mediante PUA, consentendo, in caso di riqualificazione urbana, l’incremento premiale dell’indice di utilizzazione edilizia territoriale, a condizione che siano rispettati gli standard e si riduca la superficie del suolo impermeabilizzato; - l’inedificabilità delle aree adiacenti ai canali ed agli alvei per una fascia di almeno mt. 10,00 dalla sponda e l’osservanza delle norme per le fasce fluviali di tipo A dei PAI. I PUC, inoltre, devono assicurare: - la riqualificazione morfologico‐spaziale e paesaggistica dei tessuti edilizi; - la eventuale localizzazione di nuovi insediamenti residenziali in coerenza con la rete dei trasporti pubblici; - l’adeguata dotazione di attrezzature pubbliche, di attività di servizio ed attività terziarie in un equilibrato rapporto con la residenza; - un sistema di spazi pubblici aperti in grado di dare senso urbano alle aree consolidate. In relazione alle zone di espansione, l’art. 95 stabilisce che i PUC devono assicurare alle zone “C” destinate a nuovi complessi insediativi la funzione di riqualificazione urbanistica e di riequilibrio ambientale ovvero di soddisfacimento

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano dei fabbisogni della popolazione residente, realizzando contemporaneamente la riqualificazione, il completamento del tessuto urbanistico esistente ed il miglioramento del paesaggio edificato anche attraverso un nuovo assetto insediativo. Le edificazioni volte a soddisfare il fabbisogno residenziale, devono essere localizzate prioritariamente presso: - gli aggregati urbani discontinui, con diversi livelli di densità e casuale eterogeneità dei caratteri tipo‐morfologici; - le aree parzialmente edificate ai margini degli insediamenti consolidati; - gli aggregati edilizi di significativa consistenza presenti nel territorio extraurbano anche in addensamenti lungo gli assi viari. Per la loro finalità di riqualificazione urbanistica e riequilibrio ambientale, le zone “C” devono essere inserite nelle disposizioni strutturali dei PUC come aree di rigenerazione urbana prevedendo, con gli ambiti residenziali, aree e misure finalizzate al recupero degli standard ed al miglioramento delle condizioni ambientali generali. Le disposizioni programmatiche dei PUC devono individuare e disciplinare attraverso PUA trasformazioni unitarie, anche su base perequativa, per 37 l’acquisizione al patrimonio comunale degli standard, delle superfici per la viabilità e di eventuali altre aree da destinare ad interventi di edilizia residenziale pubblica (ERP) e sociale che saranno sottoposte a vincolo a contenuto espropriativo. Negli interventi di riqualificazione urbanistica con incremento delle densità abitative, relativi a comparti il cui suolo già impermeabilizzato superi l’80% della superficie totale del comparto, bisogna prevedere la riduzione del suolo impermeabilizzato in misura non inferiore al 10%. I PUC devono prevedere misure per incentivare interventi di riqualificazione urbana ed ambientale finalizzati alla ristrutturazione urbanistica delle aree degradate ed all’adeguamento degli standard ai carichi insediativi indotti dalla edificazione di rigenerazione. Inoltre, i piani comunali devono assicurare: - l'individuazione e la tutela degli edifici e dei complessi edilizi di valore storico, architettonico o documentario, eventualmente presenti, e la verifica della compatibilità degli usi esistenti con le esigenze di tutela; - il riuso prioritario delle aree e degli immobili dismessi e/o dismettibili e la riorganizzazione delle zone edificate esistenti, anche con interventi di densificazione verticale, per ridurre l’impegno di suolo a fini insediativi; - la riqualificazione morfologico‐spaziale delle zone edificate;

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- la ricucitura dell’edificato; - la localizzazione della nuova edificazione in aree contigue al tessuto insediativo esistente,configurando margini urbani riconoscibili; - la realizzazione di un equilibrato rapporto tra funzione abitativa, attrezzature pubbliche ed attività terziarie private; - la riqualificazione e/o la realizzazione del sistema degli spazi pubblici (attrezzature e rete di percorsi e piazze) come elemento strutturante dell’organizzazione morfologico‐spaziale e funzionale; - la destinazione prioritaria ad attrezzature pubbliche delle aree inedificate attualmente incolte; - la realizzazione di un equilibrato rapporto tra aree edificate ed aree verdi, aree impermeabilizzate ed aree permeabili (con l’applicazione di parametri massimi, l’idoneo trattamento dei suoli scoperti pavimentati, ecc.); - il rispetto, negli interventi di nuova edificazione nell’ambito della ristrutturazione urbanistica, degli standard ecologici riferiti al rapporto tra superfici permeabili ed impermeabilizzate che non potrà essere inferiore a quello esistente e comunque con un minimo pari a 0,30 mq/mq di cui 0,15 piantumato con alberature di alto fusto; 38 -il recupero di un rapporto qualificante sotto il profilo spaziale e paesaggistico‐ ambientale tra le zone urbanizzate e da urbanizzare ed il contesto agricolo; - la localizzazione delle sedi dei servizi di base in funzione dell’accessibilità anche pedonale; - la localizzazione dei nuovi insediamenti residenziali in coerenza con l’articolazione della rete del trasporto pubblico; -la realizzazione o l’incremento di una rete di percorsi, di aree pedonali e di percorsi ciclabili; - la realizzazione di parcheggi scambiatori; - la verifica, per gli impianti produttivi esistenti, della compatibilità con i tessuti residenziali, prevedendo la delocalizzazione degli impianti incompatibili attraverso la definizione di procedure e modalità per il trasferimento; - l’incentivazione all’utilizzo di materiali edilizi ecocompatibili; - l’inedificabilità delle aree adiacenti ai canali ed agli alvei per una fascia di almeno mt.10 dalla sponda e l’osservanza delle norme per le fasce fluviali di tipo A dei PAI.

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1.3.2 Piani Urbanistici Attuativi (PUA) In relazione ai nuovi insediamenti, i PUC devono definire gli interventi per la realizzazione di parcheggi, percorsi pedonali e ciclabili e sulla rete stradale. In assenza di pianificazione attuativa i PUC, per le costruzioni esistenti, prive di valore storico, architettonico o documentario, applicano la disciplina vigente. Per gli insediamenti turistici esistenti, l’art. 96, Capo XII stabilisce che i PUC devono individuare e perimetrare le aree di edificazione recente formate prevalentemente da insediamenti residenziali a scopo turistico stagionale come aree di riqualificazione urbana, ovvero di ristrutturazione e recupero urbanistico, da attuare attraverso PUA per singoli comparti, che prevedano l’adeguamento degli standard e l’introduzione di attività artigianali e commerciali; i PUC devono, inoltre, individuare e perimetrare le aree edificate caratterizzate dalla presenza prevalente di attrezzature turistiche, alberghiere ed extra‐alberghiere, in conformità alle disposizioni della L.R. n°16/2000, determinandone la relativa disciplina di tutela ed utilizzazione. Per le aree turistiche caratterizzate da insediamenti residenziali, l’art. 97 stabilisce che i PUA, a condizione che le residenze stagionali vengano convertite in strutture ricettive a rotazione d’uso ai sensi della normativa regionale vigente, potranno consentire un incremento 39 massimo di superficie utile del 30%. In assenza di PUA, i PUC possono consentire eclusivamente interventi edilizi diretti a: - la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria e di infrastrutture pubbliche; - al recupero ai sensi della normativa vigente; - l’adeguamento igienico sanitario per una sola volta nei limiti del 10% delle superfici, ove sia dimostrata con documentata relazione asseverata la carenza igienico‐sanitaria e/o funzionale; - l’installazione di pannelli solari, ad esclusivo uso delle unità immobiliari; - il cambio di destinazione d’uso di locali a piano terra per destinazioni commerciali; - per le aree occupate da attrezzature turistiche di tipo stagionale (come campeggi e simili, arenili e stabilimenti balneari disciplinati dai Piani di Utilizzazione delle Aree Demaniali ai sensi della normativa regionale) l’adeguamento igienico funzionale (servizi igienici, spaccio, ricezione) o l’allestimento di strutture a carattere provvisorio, senza in alcun modo consentire la rigenerazione di campeggi in villaggi turistici edificati.

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Per le aree edificate a prevalente presenza di attrezzature turistiche, alberghiere ed extra‐alberghiere, i PUC possono consentire i i seguenti interventi: - l’incremento delle volumetrie esistenti, entro il limite del 20%, per adeguamento dei servizi complementari alberghieri; - l’incremento di attrezzature complementari scoperte a carattere pertinenziale, entro il limite massimo del 30% di quelle esistenti; - il recupero edilizio ai sensi di legge; - la realizzazione di urbanizzazioni primarie e secondarie; - la realizzazione di attrezzature scoperte per lo sport, lo spettacolo ed il tempo libero anche private. I possibili ampliamenti previsti dall’art.97 non sono cumulabili con simili misure straordinarie consentite dalla Legge Regionale n°1/2011 (Piano Casa) o da altre misure previste dalla normativa nazionale. Come più volte evidenziato, il PTCP assume la riqualificazione urbana come azione prioritaria rispetto al consumo di nuove aree per lo sviluppo urbanistico; l’art. 101, Capo XV asserisce che i Comuni, in fase di elaborazione dei PUC, devono procedere alla individuazione e quantificazione del patrimonio di aree e immobili pubblici e/o privati relitti, in disuso, dismessi, sottoutilizzati, degradati, incluso il patrimonio storico disabitato, redigendo un apposito elenco da allegare agli 40 elaborati di piano. Per il recupero degli immobili così individuati, i Comuni potranno promuovere la concertazione con la Regione di cui alla L.R. n°13/2008, per la realizzazione di edilizia sociale. In base all’art. 102, i PUC devono prevedere ed agevolare la riconversione, attraverso recupero e messa in sicurezza delle fabbriche, delle strutture industriali ed agricole in disuso e degli immobili pubblici e/o privati relitti, in disuso, dismessi, sottoutilizzati, degradati o in stato di abbandono, incentivandone il riuso a fini sociali, ricreativi, culturali, turistici, produttivi, commerciali e per l’edilizia sociale. Per favorire gli interventi di riuso per gli immobili così evidenziati, i PUC devono prevedere opportune misure di incentivazione. Per attuare tali disposizioni del Ptcp, i PUC devono procedere alla perimetrazione di comparti con presenza di immobili come sopra individuati, inglobati nei tessuti urbani residenziali, in periferie contigue, in aree produttive o in contesti rurali, da sottoporre a PUA per il riordino complessivo del sistema insediativo preesistente e per la riqualificazione urbana, sulla base dei seguenti indirizzi: - per i comparti che ricadono all’interno dei tessuti residenziali e nelle periferie contigue,andranno prioritariamente recuperati gli standard, anche attraverso

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano l’insediamento di nuove funzioni private, individuate sulla base di analisi dettagliate, che siano compatibili con il riordino del sistema insediativo e privilegiando le attività economiche coerenti con la residenza; - per i comparti che ricadono in aree produttive o che sono ad esse contigui, devono essere prioritariamente insediate nuove attività economiche, con i relativi standard urbanistici, selezionate sulla base di analisi dettagliate, che siano compatibili con il riordino del sistema insediativo e produttivo e privilegiando attività di servizio di tipo urbano (attività commerciali, direzionali, di ristoro, di marketing, ecc.); - per i comparti che ricadono in aree rurali, l’insediamento di nuove funzioni deve essere sottoposto a verifica in relazione ai contesti paesaggistico‐ambientali, ai presumibili impatti sulla agricoltura ed alla dotazione infrastrutturale, nel rispetto delle disposizioni del PTCP per le aree agricole, con preferenza di attività complementari all’agricoltura e/o di valenza turistica integrata per la valorizzazione dei prodotti tipici locali e della cultura rurale. Per gli insediamenti, sopra richiamati, bisogna rispettare i seguenti indirizzi: - in caso di recupero con destinazioni non industriali e con interventi che restino nell’ambito della ristrutturazione edilizia, gli spazi scoperti esistenti devono essere 41 utilizzati per la realizzazione di parcheggi, preservandone la permeabilità, piantumati con alberature di alto fusto in numero sufficiente da abbattere cospicuamente gli inquinamenti prodotti dall’insediamento; in caso di sostituzione edilizia, senza rispetto dei sedimi esistenti, bisognerà rispettare gli indici di permeabilità dettati dai PUC prevedendo, anche in questo caso, la piantumazione con alberature di alto fusto, in numero sufficiente ad abbattere cospicuamente gli inquinamenti prodotti dall’insediamento; - nel calcolo della volumetria complessiva preesistente non sono computabili i volumi eseguiti senza titolo edilizio o in difformità; sono computabili i volumi oggetto di istanza di condono edilizio definita e quelli per i quali l’istanza di condono edilizio non risulti ancora definita, laddove non ricorrano le condizioni di cui all’art.33 della Legge n°47/85. Per le opere pubbliche incompiute, l’art. 103 stabilisce che i PUC dovranno individuare le opere pubbliche rimaste incompiute o che sono inutilizzabili o inagibili, che potranno essere oggetto di proposte di completamento o riconversione o ristrutturazione attraverso forme di partnerariato pubblico/privato. Per gli insediamenti produttivi, il PTCP promuove politiche di coordinamento intercomunale e reticolare per la localizzazione di insediamenti

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano comprensoriali, ecologicamente attrezzati, per contenere l’indiscriminato consumo del suolo agricolo, mettere in rete risorse economiche ed opportunità, razionalizzare gli investimenti per la infrastrutturazione delle aree, promuovere la nascita di polarità produttive ubicate in posizioni strategiche anche con riferimento alle principali reti della mobilità e della logistica, con maggiore capacità di attrarre investimenti esterni, evitando il ricorso alla procedura di variante puntuale, sempre più spesso causa della disordinata localizzazione di insediamenti produttivi sul territorio. Tale indirizzo del Piano provinciale è particolarmente cogente per i territori interni di particolare pregio paesaggistico ed ambientale, per i quali è necessario localizzare e concentrare in apposite aree comprensoriali, le attività, la cui localizzazione è inconciliabile con il tessuto residenziale e con i valori storico‐culturali, ambientali e paesaggistici da valorizzare.

1.3.3 Attività innovative compatibili Sempre al fine di creare condizioni di sviluppo sostenibile e contrastare il fenomeno della desertificazione sociale, il PTCP promuove l’inserimento di attività innovative e compatibili con le esigenze di tutela, quali: 42 1. Istituzione di centri studio e ricerca applicata, ed eventualmente di attività produttive (nel campo delle tecnologie avanzate, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dell’agricoltura, della biodiversità, del paesaggio), incentivandone la localizzazione nei territori più marginali, anche mediante il recupero di manufatti preesistenti o la promozione di programmi complessi di recupero di borghi di grande valore storico, culturale, testimoniali, mediante l’integrazione di tali attività con servizi per l’accoglienza e l’ospitalità; 2. promozione della realizzazione di impianti per la produzione di energia mediante l’impiego di fonti rinnovabili (solare, eolico e biomasse), da dimensionare e localizzare compatibilmente con le esigenze di tutela dei valori paesaggistici delle aree.

1. 4 Piano del Parco Altro strumento strategico e di indirizzo delle politiche territoriali è il Piano del Parco con finalità operative legate alla valorizzazione e tutela dei beni naturali apre nuovi scenari di visibilità internazionale e di competitività. “Il prestigioso riconoscimento recentemente ottenuto dall’Unesco, anche per i termini in cui si è espresso - il PNCVD costituisce “paesaggio culturale” di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano rilevanza mondiale - rappresenta un riferimento obbligato e prioritario per le politiche di gestione del Parco e per i piani che debbono guidarle. Esso implica infatti che le scelte di gestione e le strategie di tutela e valorizzazione siano proiettate in una prospettiva internazionale, tenendo conto adeguatamente del ruolo che il Parco è chiamato a svolgervi e delle responsabilità che ne derivano per le istituzioni a vario titolo coinvolte. In questa prospettiva prendono rilievo non soltanto le qualità specifiche delle sue risorse e delle relazioni “interne”, che ne definiscono i caratteri e l’immagine complessiva, ma anche la posizione geografica e le relazioni “esterne” che ne definiscono il ruolo nel contesto nazionale e mediterraneo, europeo e internazionale.” Già questo sintetico riferimento può aprire ad un nuovo modo di pensare al territorio e alle sue risorse. Il riconoscimento ottenuto implica inoltre una concezione del Parco non già come semplice contenitore di singole risorse naturali o culturali, biotopi o monumenti pur individualmente di grande od eccezionale valore, ma come sistema complesso di terre, “paesaggio vivente, crocevia millenario di popoli e civiltà”, inconfondibilmente caratterizzato dall’equilibrata ed armonica fusione antropico-naturale prodottasi nel corso del tempo e secondo un ‘progetto implicito’ di lunghissimo periodo, che pare 43 sovraordinato rispetto alle dinamiche di corto raggio del nostro tempo. Concezione gravida di importanti riflessi, ancor prima che sulle scelte di gestione operativa, sulle stesse strategie cognitive, volte a consentire una valutazione olistica del paesaggio cilentano ed una comprensione integrata delle sue tendenze evolutive e dei suoi processi di rigenerazione in un orizzonte spaziale e temporale di grande respiro. L’adozione di una prospettiva quale quella qui richiamata è in primo luogo connessa alla rilevanza internazionale del Parco in quanto sistema integrato di risorse. Non soltanto la dimensione del Parco (circa 178.300 ha, quasi cinque volte la dimensione media dei parchi europei) che lo colloca ai primi posti in Italia e in Europa, e la consistenza della popolazione residente nell’area interessata (oltre 220.000 abitanti, circostanza del tutto eccezionale per un parco nazionale), ma ancor più la densità e la rilevanza del patrimonio culturale e la ricchezza dei paesaggi modellati dalle attività antropiche fin dall’antichità, legano in forme uniche e irripetibili i problemi di conservazione della natura ai problemi di valorizzazione delle culture locali e di sviluppo economico e sociale sostenibile delle comunità locali. Se può aiutare il riconoscimento dell’Unesco nel costruire l’immagine internazionale, si deve tuttavia evitare di confondere l’immagine intellettuale di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano paesaggi e percorsi, trasfigurati tra “mito, natura e storia”, e l’attuale divenire dell’organizzazione territoriale dell’area cilentana. Il Cilento oggi ha una riconoscibilità prevalentemente a scala regionale ed i valori socio-culturali che esprime il suo milieu, non sono adeguati alla creazione di un’immagine forte a livello internazionale. Basti pensare ai tratti di paesaggio devastato che si offre a chi transita: dall’urbanizzazione selvaggia della piana del Sele fin dentro l’area archeologica di Paestum alla rigenerazione incontrollata del Golfo di Policastro ma finanche alle tante case sparse che imperversano nei territori del PUIC. L’area cilentana, così complessa da un punto di vista culturale e ricca di storia, è anche un comprensorio di eccezionale valore naturalistico. Basti in proposito pensare alla notevole presenza nel territorio di emergenze floristiche, vegetazionali e faunistiche, oltre che litomorfologiche ed edafiche. L’integrazione da ricercare e la potenzialità del territorio cilentano ad innescare questo processo sembra potersi attuare a tutte le scale:

2 A scala europea (rete dei SITI di IMPORTANZA COMUNITARIA) il Cilento è un nodo di primaria importanza. Basta in proposito citare la presenza di 26 SIC. La 44 presenza inoltre di endemismi e nel suo complesso la presenza di habitat appartenenti alla biocora mediterranea e a quella temperata fanno del Cilento una delle aree di maggiore interesse biologico e lito-morfologico di tutto il bacino del Mediterraneo. A fronte di tutto ciò non vi è dubbio che proprio utilizzando l’idea guida individuata e proposta dall’Unesco di “Parco Mediterraneo”, con tutte le sue aggettivazioni e specificazioni, si può invertire tale tendenza. D’altra parte è evidente per tutti, a partire dalla stessa Unesco, che il carattere distintivo di questo territorio è l’integrazione del sistema delle risorse, con situazioni eccezionali proprio costituite dalla complessa e diffusa interazione tra elementi differenti, storici e naturali. Pertanto l’approccio ai problemi che la pianificazione del Parco pone non può che essere di tipo “sistemico”, in cui tutte le variabili in gioco (fruitive, ambientali, produttive, insediative, etc.) sono tra di loro interdipendenti rispetto all’obbiettivo della conservazione e della valorizzazione del“paesaggio vivente”. - il Cilento si distingue a scala continentale come nodo di una rete euromediterranea di territori di alto valore naturale e culturale, come già evidenziato nel rapporto Unesco;

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- per far emergere la matrice più fruttifera di questa regione si devono esaltare gli effetti della diffusa contaminazione, del sincretismo culturale e della diversità ambientale e storica; - l’identità locale e la diversità naturale e culturale sono in questa prospettiva delle risorse, meglio interpretabili nelle loro potenzialità se lette nelle loro relazioni e negli effetti di sistemi locali o regionali, ai quali si possono riferire le ipotesi di sviluppo sostenibile e di miglioramento della qualità della vita delle comunità abitanti. Questi tre elementi sono fortemente connessi all’azione strategica che i Comuni intendono sviluppare in ottica di crescita socio-economica.

1.4.1 Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano del Parco La relativa disciplina riportata nelle NTA del Piano del Parco stabilisce che la normativa posta in essere dagli strumenti urbanistici, territoriali e paesistici e dalle misure di competenza degli Enti Locali e dell’Ente Parco, deve assicurare la coerenza con gli indirizzi e i criteri contenuti nel Tit. III ed in particolare: a) assicurare la conservazione e la funzionalità strutturale ed ecosistemica delle risorse dell’area protetta e migliorare la fruibilità e il godimento del Parco da parte 45 dei visitatori, nonché le attività agro‐silvo‐pastorali compatibili con le finalità del Parco; b) disciplinare l’esercizio della caccia e della pesca in forma coordinata e controllata, riservata ai residenti dei comuni dell’area naturale protetta e dell’area contigua; c) disciplinare le attività estrattive e l’utilizzazione di tutte le risorse non rinnovabili per la tutela dell’ambiente al fine di garantire ed assicurare la conservazione dei valori dell’area protetta; d) disciplinare le altre attività suscettibili di interferire con il funzionamento strutturale ed ecosistemico dell’area protetta; e) contribuire alla difesa del suolo e all’uso razionale delle risorse idriche. Il comma 4, inoltre, stabilisce che nelle aree contigue sono soggette all’autorizzazione dell’Ente Parco, sentita ove occorra l'Autorità di Bacino competente, le seguenti opere: a) apertura e ampliamento di nuove discariche di qualsiasi tipo. A tale scopo non è considerata attività di discarica il deposito di materiale inerte vagliato, anche se proveniente da risulta, per il recupero ambientale di cave dimesse e abbandonate secondo la L.R. 17/95;

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano b) apertura di nuove attività estrattive e ampliamento di nuove cave, in attesa del piano regolatore regionale delle cave; c) il prelievo di inerti dalle aree demaniali fluviali; d) la derivazione di acque da corpi idrici il cui bacino idrografico ricada anche solo parzialmente nel territorio del Parco o delle aree contigue>>. Il comma 5 riporta che nelle aree contigue non sono mai consentite: a) l’immissione di specie faunistiche o floristiche estranee alle zoocenosi e alle fitocenosi autoctone, comprese quelle interessate dai piani di cui all’art. 4, nonché l’introduzione di piante appartenenti a specie autoctone ma geneticamente modificate nonché di parti di esse come elencate nell’art. 2 della Dir.199/105/CE. b) la coltivazione di piante geneticamente modificate o l’introduzione di semi e parti di pianta che possono potenzialmente riprodursi. Relativamente alle aree contigue, il Piano del Parco chiarisce, infine, che gli Enti sovracomunali e gli enti interessati promuovono piani e programmi (…) per il miglioramento della vita socio‐culturale ed economica delle collettività locali e a migliorare la fruibilità del parco dei visitatori, incentivando attività di servizio connesse alla fruizione dell’area protetta così come previsto al comma 1 dell’art. 14 della L. 394/91. L'attività di rimboschimento e di forestazione produttiva e 46 protettiva potrà essere realizzata nel rispetto del Protocollo d'Intesa di cui all'art.1 del regolamento. Nelle aree contigue è consentito: - restaurare il paesaggio in linea con i caratteri fisici e biologici del sottosistema ambientale, attivare il recupero spontaneo della vegetazione naturale nelle aree agricole abbandonate mediante interventi atti a favorire le popolazioni e le comunità pioniere successionali della serie di vegetazione autoctona (vegetazione naturale potenziale) favorire il mantenimento e lo sviluppo delle aziende agricole locali mediante l’incentivazione delle colture tradizionali. Per quanto riguarda la disciplina delle diverse zone individuate dal Piano, l’art.8 (Zonizzazione) delle NTA, prevede, ai sensi dell’art.12 della L.394/91, la suddivisione del territorio del Parco in zone a diverso grado di tutela e protezione, con riferimento alle seguenti categorie:  zone A, di riserva integrale;  zone B, di riserva generale orientata;  zone C, di protezione;  zone D, di promozione economica e sociale. Nel caso dei comuni del PUIC, gli ambiti maggiormenta interessati riguardano le zone B2 , C2.

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1.4.2 Le zone B, di riserva orientata, sono a loro volta suddivise in due sotto categorie: B1) di riserva generale orientata : si riferiscono ad ambiti di elevato pregio naturalistico, in cui si intende potenziare la funzionalità ecosistemica, conservarne il ruolo per il mantenimento della biodiversità, con funzione anche di collegamento e di protezione delle zone A. Gli usi e le attività hanno carattere naturalistico (N), e comprendono la fruizione che, oltre agli scopi naturalistici, scientifici e didattici, può avere carattere sportivo o ricreativo, (limitatamente a quelle attività che non richiedono l'uso di motori o mezzi meccanici o attrezzature fisse, e che non comportano comunque apprezzabili interferenze sulle biocenosi in atto, o trasformazioni d’uso infrastrutturali o edilizi o modificazioni sostanziali della morfologia dei suoli). Sono ammesse le attività agricole tradizionali (A) e di pascolo brado che assicurino il mantenimento della funzionalità ecosistemica e del paesaggio esistenti e le azioni di governo prevalenti fini protettivi, ivi compresi gli interventi selvicolturali per il governo dei boschi d’alto fusto e le ceduazioni necessarie a tali fini, in base alle previsioni del piano di gestione naturalistico e nelle more della formazione dei piani di assestamento forestale approvati dall’Ente Parco. Gli interventi conservativi (CO) 47 possono essere accompagnati da interventi manutentivi e di restituzione (MA e RE) definiti dal Piano di Gestione Naturalistico. Sono in ogni caso esclusi interventi edilizi che eccedano quanto previsto alle lettere a), b), e c), di cui al comma 1 dell’art.3 del D.P.R. n.380/2001 o interventi infrastrutturali non esclusivamente e strettamente necessari per il mantenimento delle attività agro-silvo – pastorali o per la prevenzione degli incendi. B2) di riserva generale orientata alla formazione di Boschi Vetusti: la fruizione ha carattere esclusivamente naturalistico, scientifico, didattico (N), gli interventi sono esclusivamente diretti alla conservazione (CO) e restituzione (RE) delle cenosi forestali al grado di maturità, comprese le opere per la sorveglianza, il monitoraggio e la prevenzione degli incendi. Sono altresì ammessi interventi diretti alla fruizione didattica e gli interventi per il mantenimento (MA) delle attività pastorali. Valgono le esclusioni di cui alle zone B1.

1.4.3 Le zone C, di protezione, si riferiscono ad ambiti caratterizzati dalla presenza di valori naturalistici ed ambientali inscindibilmente connessi con particolari forme colturali, produzioni agricole e modelli insediativi. Gli usi e le attività sono finalizzate alla

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano manutenzione, il ripristino e la riqualificazione delle attività agricole e forestali, unitamente ai segni fondamentali del paesaggio naturale ed agrario, alla conservazione della biodiversità e delle componenti naturali in esse presenti. Sono ammessi gli usi e le attività agro-silvo-pastorali (A) secondo le indicazioni delle presenti norme. Gli interventi tendono alla manutenzione e riqualificazione del territorio agricolo (MA, RQ), e del patrimonio edilizio, al recupero delle aree degradate (RE) e alla conservazione (CO) delle risorse naturali. Compatibilmente con tali fini prioritari sono ammessi interventi che tendono a migliorare la fruibilità turistica, ricreativa, sportiva, didattica e culturale che richiedano al più modeste modificazioni del suolo. Per gli usi esistenti non conformi con quanto previsto dalla zona C sono ammessi esclusivamente interventi di manutenzione (MA). Le zone C si distinguono in zone C1 (prossime ai centri abitati, interessate da sviluppi infrastrutturali a fini agricoli) e zone C2 (altre zone di protezione). Sono da intendersi assimilate alle zone C le aree, incluse nel perimetro di zone B, che risultino edificate alla data del catasto di impianto in base ad idonea documentazione. Gli interventi ammessi nelle zone C1 sono soggetti alle seguenti limitazioni: a) è esclusa l'apertura di nuove strade, fatte salve quelle espressamente previste 48 dal Piano o necessarie alla difesa del suolo e alla protezione civile o comunque di pubblica utilità previo parere obbligatorio dell’Ente Parco. L’ampliamento di quelle esistenti ad esclusivo uso agricolo o forestale, la cui necessità dovrà essere documentata da piani aziendali o da piani di assestamento forestale approvati dall'Ente Parco deve essere realizzato con sezione, comprensiva di cunette, non superiore a ml 3 e con andamento longitudinale tale da limitare al massimo sbancamenti e riporti, escludendo ogni pavimentazione impermeabilizzante; in tali percorsi potranno essere ubicate piazzole di passaggio della dimensione massima di mt 10,00 di lunghezza, parallela all’asse stradale, e mt 2,50 di larghezza, nel numero minimo sufficiente a consentire il passaggio di due automezzi; b) gli interventi che modificano il regime delle acque sono ammessi solo se previsti in progetti approvati dall'Ente Parco finalizzati alla razionalizzazione dei prelievi e degli smaltimenti o alla messa in sicurezza delle situazioni di criticità idrogeologica o alla prevenzione degli incendi; c) le recinzioni sono ammesse solo se realizzate in siepi vive, formazioni arbustive spinose o pietra naturale locale a secco, o in legno locale secondo le tipologie

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano tradizionali, coerentemente inserite nella trama parcellare, tali da non modificare o essere di ostacolo allo scorrimento delle acque o al movimento della fauna; d) sono ammessi interventi infrastrutturali a servizio delle attività ammesse dalle presenti norme e adeguamenti tecnologici di impianti ed infrastrutture esistenti, purché compatibili con la conservazione delle risorse; e) nelle aree incendiate come per legge sono vietate le modificazioni d’uso del suolo, così come gli interventi di riforestazione, fatti salvi i progetti specificatamente previsti dall’Ente Parco anche d’intesa con le Comunità Montane; f) nelle aree collinari dovranno essere privilegiate le sistemazioni tradizionali su ciglioni o su terrazzi o lunette con muretti a secco e con il ricorso a pali in legno, sono ammessi interventi di parziali modificazioni o ricostruzioni senza la sostanziale modificazione delle altezze e del passo dei terrazzamenti esistente. Gli interventi ammessi nelle zone C2 sono soggetti alle seguenti limitazioni: a) è esclusa l'apertura di nuove strade, fatte salve quelle espressamente previste dal Piano o necessarie alla difesa del suolo e alla protezione civile o comunque di pubblica utilità previo parere obbligatorio dell’Ente Parco. L'ampliamento di quelle esistenti ad esclusivo uso agricolo o forestale, la cui necessità dovrà essere 49 documentata da piani aziendali o da piani di assestamento forestale approvati dall'Ente Parco deve essere realizzato con sezione, comprensiva di cunette, non superiore a ml 3 e con andamento longitudinale tale da limitare al massimo sbancamenti e riporti, escludendo ogni pavimentazione impermeabilizzante; in tali percorsi potranno essere ubicate piazzole di passaggio della dimensione massima di mt 10,00 di lunghezza, parallela all’asse stradale, e m. 2,50 di larghezza, nel numero minimo sufficiente a consentire il passaggio di due automezzi; b) i tagli di alberature, siepi e filari lungo viali e strade, anche parziali, sono ammessi solo in quanto necessari al reimpianto anche su sedi diverse, nel rispetto della funzionalità ecologica e delle trame paesistiche, all’eliminazione di interferenze agronomiche con altre colture in atto e a diradamenti fitosanitari, diradamenti colturali, fatto salvo il parere del Settore Foreste della Regione Campania; c) gli interventi che modificano il regime delle acque sono ammessi solo se previsti in progetti approvati dall'Ente Parco finalizzati alla razionalizzazione dei prelievi e degli smaltimenti o alla messa in sicurezza delle situazioni di criticità idrogeologica, o alla prevenzione degli incendi;

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano d) le recinzioni sono ammesse solo se realizzate in siepi vive, formazioni arbustive spinose o pietra naturale locale a secco, o in legno locale secondo le tipologie tradizionali, coerentemente inserite nella trama parcellare, tali da non modificare o essere di ostacolo allo scorrimento delle acque, o al movimento della fauna; e) il mutamento della destinazione d’uso degli immobili non più utilizzati per le attività agroforestali, ai fini di riutilizzi agrituristici, abitativi, artigianali per le produzioni locali tipiche, ricettivi o di servizio alle attività del Parco, potrà essere consentito soltanto se orientato al massimo rispetto delle tipologie edilizie caratteristiche delle località interessate e qualora non richieda modificazioni significative al sistema degli accessi e alle reti infrastrutturali, eccedenti quanto previsto al successivo punto; f) sono ammessi modesti interventi infrastrutturali, quali: piccole canalizzazioni per smaltimento reflui, allacciamenti ad acquedotti pubblici, linee telefoniche ed elettriche fuori terra a servizio delle attività ammesse dalle presenti norme, adeguamenti tecnologici di impianti ed infrastrutture esistenti, purchè compatibili con la conservazione delle risorse, nonché opere infrastrutturali per fonti energetiche rinnovabili non impattanti per uso proprio; g) nelle aree incendiate come per legge sono vietate le modificazioni d’uso del 50 suolo, così come gli interventi di riforestazione, fatti salvi i progetti specificatamente previsti dall’Ente Parco anche d’intesa con le Comunità Montane; h) nelle aree collinari dovranno essere privilegiate le sistemazioni tradizionali su ciglioni o su terrazzi o lunette con muretti a secco e con il ricorso a pali in legno. Sono ammessi interventi di parziali modificazioni o ricostruzioni senza la sostanziale modificazione delle altezze e del passo dei terrazzamenti esistente: i) è esclusa l’installazione di serre sia fisse che mobili, fatte salve quelle temporanee, per le produzioni tradizionali, specificamente approvate dall’Ente Parco; j) sono ammessi interventi infrastrutturali a servizio delle attività ammesse dalle presenti norme, ed adeguamenti tecnologici di impianti e di infrastrutture esistenti, purché compatibili con la conservazione delle risorse. Nelle zone C1 e C2 la costruzione di nuovi edifici e ogni intervento edilizio eccedente quanto previsto alle lettere a, b, c, dell’art.31 L.457/1978, fatti salvi gli interventi di ricostruzione di immobili danneggiati dai sismi di cui alla L.219/1981, sono ammessi solo in funzione degli usi agricoli, agrituristici nonché della

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano residenza dell’imprenditore agricolo, nei limiti delle esigenze adeguatamente dimostrate e di quanto stabilito dalla LR 14/1982. Per le zone C2 valgono inoltre le seguenti condizioni: a) ciascun edificio deve avere accesso diretto da strade esistenti, con esclusione di apertura di nuove strade; b) deve essere dimostrata l’impossibilità tecnica di soddisfare le esigenze documentate mediante il recupero delle preesistenze, oppure la maggiore razionalità della soluzione proposta, dal punto di vista delle finalità del Parco; c) gli ampliamenti devono essere realizzati in adiacenza al centro aziendale esistente o agli insediamenti rurali preesistenti; d) gli ampliamenti necessari per l’adeguamento igienico-funzionale ed abitativo degli edifici rurali (fermi restando i vincoli di cui alle presenti norme, in particolare all’art. 16) non possono superare il 10% del volume esistente e possono essere concessi una sola volta per la stessa unità abitativa; e) la necessità di nuove costruzioni o di ampliamenti eccedenti i limiti di cui al punto d, deve essere documentata da un apposito “piano di sviluppo aziendale” che riguardi l’insieme dei fondi e delle attività dell’azienda interessata.

51 1.5 Piano Socio Economico Comunità Montana Il Piano Socio-Economico della C.M. permette un focus puntuale sui comuni confinanti ed una proiezione delle volontà territoriali proponendo un pacchetto di 33 progetti necessari a dare nuovo impulso al sistema economico locale. Tali indirizzi assolvono ad uno integrazione territoriale di prossimità del sempre più articolato sistema di ottimizzazione dei servizi a scala territoriale tra questi: a. Difesa e tutela elle risorse forestali - Tali interventi mirano essenzialmente a salvaguardare, da una parte, il patrimonio boschivo della Comunità e, dall'altra, a migliorarlo sia in termini di quantità che di qualità prodotta. Gli interventi miranti alla ricostituzione e al miglioramento dei boschi degradati ed interventi miranti alla manutenzione e al rimboschimento di alcune aree. La necessità di interventi di manutenzione sul patrimonio boschivo dipende dal grave stato di abbandono in cui essi versano e interessano piccole aree di boschi sfuggiti alle distruzioni divario tipo. Più consistenti appaiono invece gli interventi di rimboschimento, che interessano vaste aree. I benefici derivanti da tali interventi sono da ravvisarsi, oltre che sul piano economico, anche nella funzione protettiva del territorio, nella utilizzazione a fini ricreativi e nei valori paesaggistici che imprimono all'ambiente.

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano b. Protezione idrogeologica - La protezione idrogeologica assume carattere di urgenza in tutto il territorio comunitario, poiché il fenomeno di degrado è presente in modo diffuso e con una elevata potenzialità al dissesto. I piccoli smottamenti, le frane superficiali e 1' erosione dei versanti sono le forme più diffuse ed i responsabili di ingenti danni alla collettività sotto forma di continui oneri per il ripristino delle infrastrutture viarie e di perdite di produttività in agricoltura. Il piano socio-economico, allo scopo di garantire un servizio continuo sul territorio prevede l'istituzione di un Servizio di Protezione Idrogeologica avente finalità di progettazione ed esecuzione delle opere e divulgazione delle tecniche di difesa idrogeologica. I benefici derivanti dagli interventi nel settore possono essere individuati si nell'impiego di manodopera locale, sia nel recupero dei terreni ad uso agricolo. A questi vanno ovviamente sommati i benefici indiretti, derivanti dal recupero di risorse della Comunità e della riduzione del rischio connesso al deterioramento del fenomeno di cui trattasi. c. Approvvigionamento idrico - La necessità di reperimento di nuove fonti d approvvigionamento idrico è molto sentita in tutta la comunità, poiché alla cronica scarsità contrappone una sempre crescente richiesta sia di acqua potabile (specie in estate per l'afflussi turistico) sia di acqua ad uso irriguo, per gli 52 interventi in agricoltura. I benefici che potranno derivare da tali indagini sono da ravvisarsi prima di tutto nella conseguente possibilità di irrigazione di terreni tuttora incolti, abbandonati o ad uso estensivo anche nella disponibilità di maggiori quantità d'acqua potabile, che permetteranno un maggio sviluppo del settore turistico. L'evoluzione normativa e tecnica permette oggi di valorizzare questo potenziale ad uso pubblico e privato attraverso innovative forme di gestione del patrimonio comune.

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2. SISTEMA AMBIENTALE LOCALE E TENDENZE EVOLUTIVE

2.1 Inquadramento del sistema ambientale Il sistema ambientale si contraddistingue essenzialmente per la presenza di siti di interesse comunitari nella parte montana e dei seguenti siti nella parte valliva che interessano parti rilevanti vicino agli abitati in particolare: - SIC IT8050013 fiume Mingardo - SIC IT 8050016 Grotte del Bussento. - SIC IT 8050001 Alta Valle del Fiume Bussento - SIC IT 8050007 Basso corso del Fiume Bussento Il Bussento e il Minigardo caratterizzano in maniera determinante la morfologia del territorio e il suo carattere paesaggistico ed ambientale. La vegetazione in fondo alle gole, infatti, è caratterizzata dalla presenza di muschi e felci e da arbusti di ontano e salice. In alto sul vallone a nord-ovest, il boschi di leccio, roverella, frassino, carpino, mentre sul versante opposto predomina la macchia mediterranea, composta da euforbia arborea, lentisco. Fauna: nelle acque limpide dei due fiumi sono presenti trote, gambero di fiume, granchio di fiume e si possono individuare i segni del passaggio della lontra. Nei 53 boschi di leccio si possono incontrare invece le tracce di mammiferi altrettanto elusivi quali istrice, gatto selvatico, lupo. Tra gli uccelli spiccano i rapaci: gheppio, astore, nibbio bruno, nibbio reale e l'altrettanto imponente corvo reale. I Fiumi Bussento e Mingardo, comprendono i Comuni di Torre Orsaia, Morigerati, Celle di Bugheria, Roccagloriosa. All’interno risultano predominante gli habitat fluviali con vegetazione ripariale mediterranea e foreste di salici e pioppi, non mancano i boschi misti (in particolare le faggete con tasso e agrifoglio) e una vasta porzione occupata da arbusteti mediterranei. L’importanza del Mingardo è legate alla presenza di habitat, nonché di specie animali elencate nell’allegato II della Direttiva Habitat quali la lontra (Lutra lutra), diverse specie di chirotteri, anfibi e pesci. Il valore del sito è dato anche dalla presenza di uccelli nidificanti (pellegrino, martin pescatore e averla piccola) elencati nell’Allegato I della Direttiva Uccelli. In virtù del range altimetrico in cui si collocano i comuni rientrano nella tipologia di siti montano-collinari. All’interno del sito risulta predominante l’habitat prioritario caratterizzato dalle foreste caducifoglie mediterranee delle “Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex” (cod.9210*), ma non mancano habitat di prateria e vegetazione rupicola. La sua qualità ed importanza sono legate alla presenza di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano faggete di notevole valore ambientale e foreste miste ben conservate, per quanto riguarda la fauna nel sito sono presenti interessanti specie di ornitofauna nidificante quali il picchio nero (Dryocopus martius) ed il gracchio corallino (Pyrrocorax pyrrhocorax). La struttura morfologica del paesaggio, in funzione dello specifico assetto territoriale assunto nel tempo, è risultato caratterizzato complessivamente da diversi valori paesaggistici e funzionali mostrando, soprattutto nella parte montana caratteri di forte naturalità.

2.2 Caratteri Geoambientali L’area in oggetto si sviluppa su una superficie complessiva di 113,50 kmq e ricade nell'entroterra prevalentemente montuoso e collinare del Golfo di Policastro.

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Il comprensorio confina (vedi Fig. 1): - a Nord con i comuni di Montano Antilia, Laurito, Alfano, Rofrano e Caselle in Pittari; - a Est con il Comune di Casaletto Spartano; - a Sud con i comuni di , S. Giovanni a Piro, Santa Marina e Tortorella; - a Ovest con il Comune di Centola. Il territorio ha approssimativamente una forma allungata in direzione Est - Ovest che si estende dalle propaggini meridionali di Monte Rotondo (1.177 m s.l.m.), a Est, fino a Monte Bulgheria (1.225 m s.l.m.) a Ovest. Dal punto di vista idrografico l'area ricade all'interno dei bacini del Fiume Bussento (territori comunali di Morigerati, Torre Orsaia e parte di Roccagloriosa) e del Fiume

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Mingardo (territori comunali di Celle di Bulgheria e restante porzione di Roccagloriosa). I principali elementi nella fisiografia del territorio sono rappresentati soprattutto dalle morfostrutture di Monte Bulgheria, a Ovest, e di M.te S. Michele- M.te Pannello a Est. Queste risultano collegate da più modeste dorsali collinari allungate sia in direzione NESW (senso appenninico) che in direzione opposta NW- SE (senso antiappenninico). L'escursione altimetrica è significativa: le massime altitudini, infatti, si hanno in corrispondenza del rilievo di Monte Bulgheria (1.225 m s.l.m.); le quote più basse, invece, si ritrovano lungo i fondovalle del Fiume Mingardo e soprattuto del Fiume Bussento, nel settore più meridionale del territorio comunale di Torre Orsaia, in corrispondenza della confluenza con il Vallone Isca (a circa 10 m s.l.m.). L'intera area rientra nel territorio di competenza dell'Autorità di Bacino Sinistra Sele che ha approvato il vigente P.S.A.I. con Delibera Comitato Istituzionale n. 11 del 16/04/2012. Dal 15 maggio 2012, tuttavia, le autorità di Bacino Destra Sele, Sinistra Sele e l’Interregionale Sele sono state accorpate nell’unica Autorità di Bacino regionale Campania Sud ed interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele, ai sensi del D.P.G.R. n. 142 del 15.5.2012 in attuazione della L.R. 4/2011 55 art. 1, comma 255.

2.2.1 Assetto idrogeologico

L’analisi dell'assetto idrogeologico è stata effettuata mediante un approfondimento degli studi effettuati in precedenza, sia nell’ambito del Progetto CARG (Foglio 520 “Sapri”) e sia della cartografia di base redatta nell’ambito dell’Aggiornamento PSAI 2012 per la quale la competente A.d.B. Campania Sud (ex-Sinistra Sele) ha ufficialmente fornito la specifica banca dati del tipo shape-file

ASPETTI GEOLOGICI INQUADRAMENTO GEOLOGICO REGIONALE Il territorio in esame, in riferimento alla Cartografia Ufficiale dello Stato, è localizzato nel Foglio Geologico “520 - Sapri”, scala 1:50.000, del Progetto CARG in corso di stampa da parte dell’ISPRA. L'intera area rientra nell'ambito della c.d. “Provincia Morfostrutturale Cilentana” (Guida et alii, 1980) che rappresenta una subunità della più vasta Regione Tettonica Campano-Lucana. Pertanto, per avere una chiara visione delle

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano caratteristiche geologiche dell'area non si può prescindere da una conoscenza generale dell'assetto stratigrafico e strutturale del Cilento. Il Cilento è una delle aree geologicamente più interne dell'Appennino Meridionale, dove i terreni affioranti possono essere ricondotti a due grandi insiemi, nettamente differenti per litologia e posizione strutturale e provenienti da domini paleogeografici ben distinti: o le unità terrigene, note come “Internidi”; o la successione carbonatica di piattaforma, nota come piattaforma carbonatica interna dell'Appenino Meridionale o dei Monti Alburno-Cervati-Pollino con la sua copertura terrigena (Cocco & Pescatore, 1968; Ogniben, 1969; ecc.). Le unità terrigene “Internidi” sono costituite da torbiditi bacinali argilloso- calcaree ed argilloso-arenacee, di età per lo più Oligo-Miocenica, originariamente deposte su un substrato di tipo oceanico o su crosta continentale assottigliata. Esse sono strutturate in almeno tre unità tettoniche, intendendo per “unità tettonica” un corpo roccioso, di importanza regionale, limitato alla base e al tetto (quando affiorante) da superfici di scorrimento e che si differenzia dalle altre unità tettoniche per diverse caratteristiche strutturali e per una diversa successione stratigrafica. 56 Si tratta dei terreni riferibili, dall'alto verso il basso, alle seguenti formazioni:  Unità Nord-calabrese (formazioni delle Crete Nere e del Saraceno) di Bonardi et alii (1988);  Terreni ad “Affinità Sicilide” Auctt. (Bonardi et alii, 1988);  Terreni delle Unità Sicilidi s.s. Sull'unità tettonica più alta giace in discordanza una successione torbiditica sintettonica prevalentemente arenacea e marnoso-arenacea, di bacino confinato di età miocenica media, riferibile al Gruppo del Cilento Auctt., correlata con la Formazione di Albidona del confine calabro-lucano (Selli, 1962; Ietto et alii, 1965; Vezzani, 1970; ecc.), e quindi i Conglomerati di Monte Sacro del Miocene superiore, correlati con il Flysch del Gorgoglione (Amore et alii, 1988; Guerra et alii, 1993). La successione carbonatica affiorante è costituita da calcari di piattaforma, di età compresa tra il Cretacico inferiore ed il Miocene inferiore (Selli, 1957, 1962; Sgrosso, 1968; Cestari, 1961; ecc.), su cui poggiano in discordanza argille e marne emipelagiche con intercalazioni di torbiditi calcareo-marnose di bacino profondo del Miocene medio (Formazione del Bifurto) ed un'unità terrigena di piggy back

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano costituita da brecce e torbiditi arenaceo-pelitiche del Miocene medio e superiore (Calciruditi ed Arenarie di ). Ancora oggi i rapporti tra le unità “Internidi” e i carbonati sono quasi ovunque di sovrapposizione tettonica delle prime sulla successione carbonatica; tuttavia, localmente queste relazioni di sovrapposizione sono rielaborate e mascherate dalla tettonica recente, responsabile del forte sollevamento dei carbonati e di locale inversione dei rapporti. Infatti, quasi sempre, le cime più alte sono costituite da rilievi carbonatici (come Monte Bulgheria, a Ovest, e Monte Rotondo a Est), mentre le unità pelitico-arenacee, più facilmente erodibili, sono conservate solo nelle valli e nei bassi strutturali. I rilevamenti e i nuovi dati di terreno hanno sostanzialmente confermato la strutturazione in unità tettoniche e successioni sopra sinteticamente illustrata e già descritta da vari Autori (Ogniben, 1969; Amore et alii, 1988; Bonardi et alii, 1988; ecc.). In sintesi, la successione geometrica delle unità pre-quaternarie che compongono l'edificio strutturale di questo settore del Cilento è così costituita,

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Fig. 2 dall'alto (vedi Fig. 2):

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 Gruppo del Cilento e Conglomerati di Monte Sacro;  Unità Nord-Calabrese;  Unità di (cfr. “affinità sicilide” Auctt.);  Unità Sicilide;  Unità carbonatiche dei Monti Alburno-Cervati-Pollino e di Monte Bulgheria. Su queste unità giacciono in discordanza dei depositi continentali, essenzialmente quaternari, riferibili ai Conglomerati di Centola oltre che a più recenti depositi alluvionali e detritici di versante. CARTA GEOLITOLOGICA La Carta Geolitogica illustra i principi formazionali e stratigrafici in senso stretto, secondo le indicazioni contenute nella “Guida al rilevamento geologico” edita dal Servizio Geologico Nazionale (Quaderni, Serie III, vol.1, 1992), dove sono riportate metodologie, simbologia ecc. Nell’area di studio i terreni affioranti sono stati raggruppati con riferimento ai contenuti della Carta Geologica F. 520 “Sapri”,del Progetto CARG, secondo lo schema tettonico illustrato in Fig. 3

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A tal fine sono stati distinti i terreni litoidi del substrato pre-quaternario (“Bedrock”) da quelli delle sovrastanti coperture quaternarie, prevalentemente sciolte. SUBSTRATO IN POSTO PRE-QUATERNARIO Nella legenda integrale, vengono riconosciute per l’area di studio le principali unità stratigrafico-strutturali o gruppi dall’alto verso il basso: Unità Sintematiche (successioni post-orogene) comprendente le seguenti Formazioni: Sintema di Lentiscosa (LNT) costituito da peliti e ghiaie anche grossolane riferibili ad ambienti di mare basso e costieri (età Pleistocene inf.). Sintema del Torrente Faraone (TFN) comprende conglomerati e ghiaie fluvio- torrentizie in matrice sabbioso-ghiaiosa (età Pleistocene inf.). Sintema di Camerota (AET) comprende peliti, areniti e ghiaie anche grossolane poligeniche riferibili ad ambienti da costiero-transizionale fino a mare basso (età Pleistocene inf.). 14. Sintema di Licusati (LIC) costituito da limi argillosi e sabbiosi lacustri (età Pliocene sup.). 59

15. Sintema di Rofrano (ROF), cfr. Conglomerati di Centola Auct., comprende conglomerati caotici eterometrici con matrice sabbioso-siltosa (età Pliocene sup.). Gruppo del Cilento comprendente le seguenti Formazioni:

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16. Calciruditi ed arenarie di Piaggine (PGN) comprendenti conglomerati e brecce calcaree passanti verso l'alto a peliti scure, in strati sottili, e arenarie torbiditiche in strati sottili e medi (età Tortoniano med. - sup.). 17. Conglomerati di Monte Sacro (SRO) costituita da conglomerati poligenici in abbondante matrice arenacea, in strati spessi e molto spessi (età Tortoniano sup. - Pliocene inf.). 18. Formazione di Albidona (ABD) costituita da torbiditi arenaceo-pelitiche, da grossolane a medio-fini in strati da medi a spessi, alternate a torbiditi marnose grigio chiare in strati molto spessi e banchi plurimetrici (età Langhiano – Tortoniano inf.). L'unità è suddivisa in due membri, dal basso: - Membro marnoso-calcareo (ABD2); - Membro arenaceo-argilloso (ABD3) All'interno del membro superiore sono state individuati due litofacies costituite rispettivamente da marne grigie tipo “fogliarina” (ABD3a) e depositi caotici tipo olistostromi (ABD3b). 19. Formazione di San Mauro (MAU) costituita da torbiditi arenaceo-pelitiche e marnoso-calcarenitiche in strati da sottili a molto spessi (età Langhiano – Tortoniano inf.). L'unità è suddivisa in due membri: 60 - Membro di Isca di Masi (Mau2); - Membro del Vallone Cugnulo stretto (Mau1) All'interno di questi ultimi sono stati distinti una serie di orizzonti guida, formati da megastrati marnoso-calcarei (note in letteratura con il termine “fogliarine”) e da depositi caotici (slumps e olistostromi), riassumibili dall'alto nella seguente tabella. Orizzonte Sigla Olistostroma superiore ol3 Fogliarina superiore (cfr. strato di S. f2 Mango) Olistostroma intermedio ol2 Fogliarina inferiore (cfr. strato di f1 Sezzamezzana-Zoppi)

20. Arenarie di (PLL) costituite da arenarie torbiditiche da fini a grossolane, in strati da sottili a medi, e subordinate peliti siltose grigio- verdastre in strati da sottili a medi (età Burdigaliano - Langhiano). Nella parte

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano bassa dell'unità è presente un membro arenaceo-pelitico basale (PLL1) dove sono distinte una litofacies arenaceo-pelitica fittamente stratificata (PLL1a) ed una litofacies estremamente caotica (PLL1b). Unità Nord-Calabrese comprende due distinte subunità tettoniche: - Superiore (cfr. Unità Tettonica Liguride Auct.): - Inferiore (cfr. Terreni ad “affinità sicilide” auct. o Unità Tettonica di Castelnuovo Cilento) La prima è costituita dalle seguenti Formazioni: 21. Formazione del Saraceno (SCE) costituita da torbiditi prevalentemente calcareo-marnose, nella parte inferiore e media, e arenaceo-pelitiche verso l'alto (età Rupeliano - Aquitaniano). Nella parte alta è distinto un un membro arenaceo-pelitico (Membro di Sovereto auct., SCE1) costituito da torbiditi generalmente sottili e medie con arenarie fini e peliti siltose grigio-verdastre. 22. Formazione delle Crete Nere (CRN) comprende argilliti foliate grigio, di colore variabile da scuro a verdognole e rossastre, in strati di spessore variabile fino ad alcuni decimetri (età Bartoniano – Rupeliano). La subunità inferiore, invece, comprende le seguenti Formazioni: 23. Arenarie di Pianelli (PNL), costituita da arenarie torbiditiche e peliti 61 siltose in strati da sottili a medi (età Burdigaliano). Marne e calcareniti di Torrente Trenico (TNC), comprende torbiditi marnoso- calcaree e marnoso-arenacee in strati tabulari da medi a molto spessi (età Oligocene sup. - Burdigaliano). Alla base è presente localmente un intervallo costituito da marne ed argilliti scure in strati da sottili a spessi (TNCa). Nella parte superiore della formazione è presente un membro costituito da argilliti scagliettate varicolori (da verdognolo a vinaccia) in strati sottili (Membro di M.te Fico, TNC1). Argilliti di Genesio (GSO), è costituita da prevalenti argilliti foliate generalmente scure, con subordinate marne scure e torbiditi, in strati da sottili a medi (età Bartoniano – Oligocene sup./Miocene inf.).Nella parte superiore affiorano intervalli argilloso-marnosi variegati (GSOa) e intercalazioni di arenarie quarzose sottilmente stratificate (GSOb). d) Subunità di Monte Bulgheria comprendente le seguenti Formazioni: 24. Argilliti e calcari di S. Giovanni a Piro (GIP), costituite da argilliti varicolori (da giallastro a nerastro), in strati sottili, e calcari marnosi e marne grigio- nerastre talora silicifere (età Aquitaniano – Burdigaliano).

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Scaglia (SGC), comprende calcilutiti marnose varicolori (giallastro, grigio, rosa e verde), subordinatamente calcareniti grigie e argille marnose giallastre in strati generalmente sottili (età Campaniano sup./Maastrichtiano inf. - Oligocene). Nella parte media affiorano pochi metri di marne argillose rossastre e verdognole in strati sottili (SGCa). 25. Calcari bioclastici con rudiste (CBI), costituita da calcareniti e calciruditi bioclastiche in strati da sottili a molto spessi (età Albiano sup./Campaniano sup. - Maastrichtiano inf.). 26. Calcari ad ellipsactinie (ELL), comprende calcari bioclastici e detritici (età Titonico - Berriasiano). 27. Calcari oolitici di Monte Croce del Calcario (OOC), comprende calcilutiti e calcareniti stratificati, da grigie a nerastre, passanti inferiormente a calcareniti grigie oolitiche e bioclastiche in strati da medi a spessi (età Aaleniano – Titonico). 28. Calcari con selce e marne (BHE), è rappresentata da una successione composita formata alla base da brecce calcaree e calcareniti passanti verso l'alto a calcilutiti con selce e successivamente marne sottilmente stratificate (età Sinemuriano sup. - Aaleniano). 62 L'unità è suddivisa nei seguenti membri: - Membro calcareo marnoso (BHE2); - Membro calcareo con liste di selce (BHE1), con alla base intercalazione di litofacies a calciruditi litoclastiche e livelli calcarenitici (BHE1a). 29. Calcari di Monte Crivo (CRH), costituiti da calcilutiti e calcareniti oolitiche e bioclastiche grigio chiare, in strati da medi a spessi (età Retico – Sinemuriano). 30. Dolomia superiore (DBS), comprendente dolomie cristalline grigie e nere, in strati da sottili a molto spessi (età Norico - Retico). e) Subunità di Roccagloriosa comprendente le seguenti Formazioni: 31. Argilliti e calcari di S. Giovanni a Piro (GIP), costituite da argilliti varicolori (da giallastro a nerastro), in strati sottili, e calcari marnosi e marne grigio- nerastre talora silicifere, calcareniti (età Miocene inf. – Miocene med.). Superiormente è presente un livello potente alcune decine di metri formato da calcareniti, brecce e brecciole in strati lenticolari (Membro di Aria della Serra, GIP1) 32. Calcari e argilliti di Roccagloriosa (RCG), comprende calcareniti grigiastre, in strati da medi a molto spessi, passanti verso l'alto a calcareniti

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bioclastiche grigie in strati sottili e medi. (età Maastrichtiano – Oligocene). La prozione superiore della formazione è costituita da argilliti e argille marnose varicolori (da verdognolo a vinaccia) in strati sottili e medi (Membro di Monte Capitenali, RCG1). f) Unità carbonatica Alburno-Cervati-Pollino comprendente le seguenti Formazioni: 33. Formazione del Bifurto (BIF), costituita da quarzoareniti rossastre torbiditiche, in strati da sottili a spessi, argilliti e argille grigio-brune e verdastre (età Burdigaliano med. sup. - Langhiano). 34. Formazione di Cerchiara (FCE) comprende calcareniti bioclastiche, da fini a grossolane, e subordinatamente calciruditi grigio-giallognole in strati medi e spessi (età Aquitaniano - Burdigaliano inf.). 35. Argille lateritiche (ALR), costituita da lenti e sacche di argille residuali generalmente rossastre (età Oligocene - Aquitaniano). 36. Formazione di (TRN), formata da calcilutiti e calcareniti grigio chiare, in strati da sottili a spessi, e calcari marnosi verdognoli (età Ypresiano – Luteziano inf.). 37. Calcari a radiolariti (RDT), comprende calcareniti e calciruditi bioclastiche 63 grigie, in strati da medi a spessi, con calcilutiti stromatolitiche (età Turoniano – Campaniano). 38. Calcari con requienie e gasteropodi (CRQ), costituita da calcari grigi, in strati medi e spessi, subordinatamente calcari scuri, calcari dolomitici e dolomie grigio scure (età Neocomiano - Cenomaniano). Nella parte superiore si distinguono calcareniti e calciruditi bioclastiche, grigio chiare e biancastre, in strati medi e spessi (Membro dei calcari ad alveolinidi e dolomie laminate, CRQ4). 39. Calcari con cladocoropsis e clypeina (CCM), comprende calcari, da grigio a grigio scuro, in strati medi e spessi (età Retico – Sinemuriano). COPERTURE QUATERNARIE I terreni delle coperture quaternarie presentano una composizione prevalentemente clastica ed una genesi quasi esclusivamente continentale. Il comportamento geomeccanico di tali depositi è fortemente influenzato dalla distribuzione granulometrica, dal grado di addensamento, dalla natura della porzione fine, dallo spessore del deposito e dal contatto con il substrato. L’estrema variabilità litologica, sedimentologica e giaciturale è legata essenzialmente alle rocce madri, al processo genetico ed, infine, al meccanismo di messa in posto.

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L’area oggetto di studio è caratterizzata soprattutto da accumuli detritici continentali di tipo gravitativo e/o di dilavamento. Le coperture quaternarie sono state distinte, oltre che sulla base delle caratteristiche granulometriche e stratigrafiche, secondo un criterio genetico e sedimentario (vedi tabella seguente).

Caratteri litologici Ambiente deposizionale Accumuli con scheletro ghiaioso eterometrico Versante in matrice limo-argillosa Accumuli sabbioso-limosi di fondovalle Fondovalle mobilizzabili Accumuli sabbioso-limosi stratoidi Versante Alternanza di sabbie limose e limi sabbiosi di Costiero piana costiera Brecce e conglomerati in matrice sabbioso- Versante limosa Conglomerati più o meno cementati con Fondovalle/Alluvionale 64 ciottoli arrotondati stratoidi Conglomerati più o meno cementati con Fondovalle/Alluvionale ciottoli poligenici ed eterometrici arrotondati in matrice sabbioso-limosa Detriti calcarei a blocchi in matrice sabbioso- Versante limosa-argillosa Ghiaie sabbiose alterate con a luoghi lenti Alluvionale sabbioso-limose Ghiaie sabbiose e lenti sabbioso-limose Alluvionale mobilizzabili Ghiaie sabbiose pedogenizzate e lenti Alluvionale sabbioso-limose Limi argillosi con livelli e lenti di sabbie e Alluvionale ghiaietto Sabbie con stratificazione incrociata più o Fondovalle/Alluvionale

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meno cementate Sabbie e ghiaie sciolte Fondovalle/Alluvionale Accumuli caotici con blocchi eterometrici Versante spigolosi in matrice limo-argillosa rimaneggiata

ASPETTI IDROGEOLOGICI INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO IDROLOGIA SOTTERRANEA Le diversità geologiche dell’area di studio condizionano notevolmente la circolazione idrica sotterranea in termini idrodinamici e quantitativi; infatti, si possono distinguere tre grandi categorie di terreni, contraddistinte da tipologie differenti per quanto riguarda la permeabilità, l’approfondimento della circolazione idrica, il coefficiente d’infiltrazione potenziale e la potenzialità idrica sotterranea. Questi si possono riassumere in tre grandi settori: - i massicci carbonatici; - i rilievi costituiti dalla successione terrigena e fliscioide; 65 - i depositi clastici quaternari che riempiono le piane alluvionali dei principali elementi idrografici del territorio. Le successioni carbonatiche meso-cenozoiche costituiscono le principali fonti di risorse idriche. Esse si compongono essenzialmente di rocce calcaree che, per il comportamento fragile a seguito delle vicissitudini del passato geologico, risultano essere generalmente molto fratturate e che, per la loro composizione chimica, sono soggette a fenomeni carsici mediante i quali l'azione di dissoluzione delle acque meteoriche tende ad ampliare e a sviluppare la rete delle fratturazioni preesistenti fino alla formazione di grandi sistemi carsici epigei ed ipogei. La presenza di queste discontinuità diffuse e dei condotti carsici induce intensi fenomeni di infiltrazione, che si concretizzano in un prevalente deflusso sotterraneo (85 - 95 %) rispetto al ruscellamento superficiale. Inoltre, l’omogeneità litologica verticale e la sviluppata rete di fratture permettono all’acqua di generare notevoli riserve idriche sotterranee in termini di veri e propri serbatoi (falda di base) al contatto con l’impermeabile relativo sottostante e/o laterale, rappresentato dai depositi terrigeni arenaceo-argillosi. Abbiamo così le Unita idrogeologiche di M.te Cervati-M.te Vesole, M.te Forcella-

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M.te Salice-M.te Coccovello e M.te Bulgheria che rappresentano, per i motivi sopraesposti, i migliori acquiferi dell’area cilentana (Celico P., 1978; 1982; 1983; Civita M., 1977; Guida D., 1980). I terreni flyschoidi terrigeni, invece, presentano potenzialità idriche minori in quanto la natura litologica, rappresentata da alternanze di termini conglomeratici, arenacei ed argilloso-marnosi, non permette l’instaurarsi delle stesse condizioni presenti nei massicci carbonatici. In questo caso, infatti, il deflusso idrico globale avviene prevalentemente come ruscellamento superficiale ed in un’aliquota minore come infiltrazione (10-30 %). Tutto ciò è dovuto alla presenza di strati argilloso-marnosi che, agendo da impermeabile relativo, limitano notevolmente il deflusso in sotterraneo dell’acqua, generando più falde sovrapposte, limitatamente alla porzione più alterata dei versanti, e numerose sorgenti di piccola entità (pochi l/s). La principale struttura idrogeologica terrigena è sicuramente quella di M.te Sacro in quanto la particolare struttura geologica sinclinalica e la presenza di terreni conglomeratici fratturati alla sommità, consentono la formazione di cospicui serbatoi idrici sotterranei che alimentano sorgenti con portate anche di diverse decine di litri al secondo. Subordinatamente abbiamo le strutture 66 idrogeologiche di M.te Centaurino, M.te Pruno, M.te Fico, etc. le quali, pur se con potenzialità idriche modeste, rappresentano una risorsa importante da sfruttare e proteggere. I terreni quaternari, costituiti dai depositi di riempimento delle piane alluvionali dei principali corsi d’acqua dell’area (fiumi Bussento, Mingardo e dei relativi tributari) ed in maniera minore dai detriti di fondovalle e dai depositi al bordo dei massicci carbonatici, rappresentano il naturale punto di recapito delle acque provenienti dalle strutture idrogeologiche limitrofe, ma la loro eterogeneità litologica e l’eterometria dei depositi li rende marginali. Recentemente è stato stimato che, in alcuni casi, è possibile sfruttare questi acquiferi senza intaccare il minimo deflusso vitale dei corsi d’acqua, emungendo quantitativi idrici facilmente ripristinati dal ruscellamento superficiale. IDROLOGIA SUPERFICIALE Il reticolo idrografico superficiale è rappresentato principalmente dai fiumi Mingardo e Bussento. Essi mostrano un andamento abbastanza regolare ed allineato rispetto all'assetto geologico-strutturale del territorio e sono tutti incisi entro valli alluvionali simmetriche. In molti casi, sui fianchi dei corsi d'acqua principali sono presenti conoidi più o meno ampie e spesse, solitamente con

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano gradiente molto basso; bassi valori di pendenza caratterizzano anche il profilo dei tributari. I corsi d'acqua hanno un carattere torrentizio con piene stagionali controllate dalla variabilità del regime pluviometrico. Nel complesso l'idrografia superficiale disegna un pattern rettangolare e/o angolato, evidentemente controllato dai lineamenti struttuali. La disposizione e lo sviluppo del reticolo drenante è decisamente condizionata dai fenomeni franosi e dalle linee di discontinuità tettoniche (faglie) su cui sono impostate gran parte delle incisioni vallive. Nei complessi litologici più litoidi la rete idrografica è poco sviluppata, e rappresentata da un numero limitato di impluvi ad andamento pressoché rettilineo ed insediati lungo linee di discontinuità. Presentano alvei ristretti ed approfonditi a causa della compattezza della roccia incisa, predominante, in queste zone è l'erosione verticale con conseguente approfondimento progressivo degli alvei. La rete idrografica risulta, invece, piuttosto sviluppata nelle aree dove sono prevalenti i terreni relativamente erodibili (successioni pelitiche e argilloso-marnose) in quanto le componenti argillose essendo dotate di scarsa permeabilità, facilitano un diffuso ruscellamento superficiale delle acque che confluiscono in collettori ramificati con andamenti tortuosi. 67 2 Il fiume Bussento alla foce sottende un bacino idrografico di 316 km . Il corso d’acqua nasce alle pendici del monte Cervati (m 1899) e, poco a monte dell’attraversamento denominato “Ponte dei Francesi”, viene intercettato da uno sbarramento artificiale (Diga Sabetta) dando luogo ad un ampio invaso. Poco a valle della diga, presso il monte Cozzetta nel comune di Caselle in Pittari, il corso d’acqua sprofonda in un condotto carsico per riaffiorare, dopo 5 km circa, presso Morigerati. Sfocia nel golfo di Policastro nel comune omonimo presso la località Torre dell'Oliva. Tra gli affluenti più importanti del fiume Bussento sono sicuramente da annoverare il torrente Sciarapotamo ed il torrente Isca delle Lame. Nel tratto compreso tra le origini e l’inghiottitoio, il corso del fiume Bussento si presenta con un alveo inciso di tipo torrentizio e si contraddistingue per le forti pendenze di fondo alveo. A valle della risorgenza il corso d’acqua scorre in un greto ghiaioso largo assumendo una configurazione in prevalenza unicorsale. Nel tratto terminale il corso d’acqua si presenta arginato sia in sinistra che in destra idraulica. 2 Il fiume Mingardo alla foce sottende un bacino idrografico di 224 km . Il corso d’acqua è caratterizzato da un alveo inciso nel tratto compreso tra la sorgente e la

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano località Tempa Spagazzi, a 20 Km a monte della foce, per poi assumere le caratteristiche tipiche di un alveo alluvionato di larghezza trasversale pari a circa 150 – 200 m e pendenza media del 7 – 8% per una lunghezza di circa 10 Km fino all’area di confluenza con il torrente Serrapotamo, dove la piana alluvionale dei due corsi d’acqua si estende per circa 70 ha. Immediatamente a valle della confluenza, il fiume Mingardo corre per 8 Km, con pendenza dell’ordine del 4 – 5% in una gola larga mediamente 30 – 40 m. All’uscita della gola si apre la piana alluvionale di foce, dove le pendenze diventano dell’ordine dello 0.2%. Soltanto nel tratto compreso tra il ponte della ex SS 562 ed il mare, per circa 800 m, l’alveo è caratterizzato da una savanella incassata e da una piana golenale molto ampia. CARTA IDROGEOLOGICA La carta Idrogeologica contiene i seguenti dati (UNESCO, 1976):  la ripartizione delle acque superficiali, subsuperficiali e sotterranee;  le condizioni di infiltrazione;  le modalità e le quantità di immagazzinamento;  la più probabile direzione e velocità di deflusso ed i recapiti superficiali;  le sorgenti, i pozzi e le zone di perdita relative a ciascun orizzonte acquifero; 68  la profondità e la oscillazione del tetto della superficie piezometrica. La Carta Idrogeologica è stata redatta allo scopo di cartografare i principali complessi idrogeologici ricadenti nel territorio e rappresentare l'andamento principale del deflusso idrico superficiale e sotterraneo. Col termine “complesso idrogeologico” (CIVITA, 1973) si intende un insieme di termini litologici aventi unità spaziale e giaciturale dotati di un tipo di permeabilità prevalente comune ed un grado di permeabilità abbastanza omogeneo. La differenziazione tra un complesso idrogeologico ed un altro è data principalmente dal diverso grado di permeabilità relativa. Nel territorio di competenza sono stati individuati i seguenti complessi idrogeologici:  Complesso argilloso subordinatamente sabbioso (AS) litologicamente costituito da peliti e arenarie. Tale complesso risulta caratterizzato da una Permeabilità per fessurazione bassa (B), localmente media (M).  Complesso argilloso limoso (A) litologicamente costituito da peliti. Tale complesso risulta caratterizzato da una Permeabilità bassa (B).

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 Complesso ghiaioso-sabbioso (GS) litologicamente costituito da ghiaie. Tale complesso risulta caratterizzato da una Permeabilità per Porosità da Medio Alta (M) ad Alta (A).  Complesso ghiaioso grossolano con intercalazioni sabbiose (G) litologicamente costituito da conglomerati e ghiaie con blocchi. Tale complesso risulta caratterizzato da una Permeabilità per Porosità Alta (A).  Complesso argilloso caotico passante a complesso arenaceo peliticosubordinato (ABK) litologicamente costituito da argille e marne fluidali (B3) con intercalazioni di olistoliti di varia natura e corpi calciruditici canalizzati passanti verso l'alto a successione arenaceo-pelitiche. Tale complesso risulta caratterizzato da una Permeabilità per Fessurazione bassa (B), localmente media (M).  Complesso calcareo (C) litologicamente costituito da Calciruditi e megabrecce in corpi lenti a luoghi imballati in ABK_B3. Tale complesso risulta caratterizzato da una Permeabilità per Fratturazione da Media (M) ad una Permeabilità per Fratturazione Alta (A).  Complesso delle argille rosse lateritiche (ABX) litologicamente costituito da Argille residuali fratturate e scagliettate (A2). Tale complesso risulta essere 69 Impermeabile (I).  Complesso calcareo con livelli marnosi (CM) litologicamente costituito da una successione in strati e banchi calcarenitici, calcilutitrici ed alla base interstrati marnosi verdastri ("pseudogalets"). Fratture aperte e condotti carsici. Tale complesso risulta essere caratterizzato da una Permeabilità per Fratturazione e Carsismo Alta (A), localmente Media Alta (M).  Complesso conglomeratico(CG) litologicamente costituito da conglomerati ed arenarie In strati e locali banchi, a luoghi amalgamati, verso l'alto banconi- Fratturazione elevata. Tale complesso risulta essere caratterizzato da unaPermeabilità per Porosità e Fratturazione da Alta (A), a una Permeabilità Medio Alta (M).  Complesso arenaceo marnoso (ARM) litologicamente costituito da arenarie in strati a banchi a luoghi amalgamati con membri pelitico-marmosi e verso l'alto conglomeratici. Fratturazione media. Tale complesso risulta essere caratterizzato da una Permeabilità per Porosità e Fratturazione da Media (M), a Medio Alta (A).  Complesso arenaceo conglomeratico (CGA) litologicamente costituito da arenarie e conglomerati in strati e banchi, subordinatamente orizzonti. Peliticomarmosi Fratturazione media, alterazione elevata. Tale complesso risulta

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano essere caratterizzato da una Permeabilità per Porosità da Media (M), a Medio Alta (A).  Complesso marnoso (M) litologicamente costituito da banchi e banconi di calcareniti e calcilutiti passanti a marne con fratturazione amigdaloide. Fratturazione media. Tale complesso risulta essere caratterizzato da una Permeabilità per Fratturazione Media (M).  Complesso argilloso caotico (AO) litologicamente costituito da un membro a struttura caotica con matrice pelitica fluidale e blocchi da varia natura e volumetria. Spessore variabile fino e oltre 50 m. Tale complesso risulta essere caratterizzato da una Permeabilità da Bassa (B) a Impermeabile (I). Localmente Permeabilità Media (M).  Complesso arenaceo-pelitico (AR) litologicamente costituito da una successione arenaceo-pelitico regolarmente stratificata. Tale complesso idrogeologico risulta essere caratterizzato da una Permeabilità da Bassa (B) a Media Bassa (M).  Complesso marnoso argilloso (MA) litologicamente costituito da alternanze di marne-calcaree, marne arenacee e argilliti. Deformazione media. Tale complesso risulta essere caratterizzato da una Permeabilità da Bassa (B) a 70 Medio Bassa (M).  Complesso argillitico (AM) litologicamente costituito da una successione di argilliti, marme, siltiti e rare arenarie. Tale complesso idrogeologico risulta essere caratterizzato da una Permeabilità da Bassa (B) a Impermeabile(I).  Complesso calcareo-argilloso (CA) litologicamente costituito da una Successione di calcareniti, arenarie e siltiti molto deformate. Tale complesso risulta essere caratterizzato da una Permeabilità da Bassa (B) a Permeabilità Molto Bassa.  Complesso argilloso marnoso (ACM) litologicamente costituito da alternanze di argille, calcilutiti e marne in giaciture da contorta a caotica.  Complesso calcareo marnoso ed argille (CMA) litologicamente costituito da alternanze di calcilutiti argille e marne. ASPETTI GEOMORFOLOGICI INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO L’attuale fisionomia acquisita dall'area rappresenta il prodotto risultante dal controllo strutturale e morfogenetico prodotto sui rilievi dalla tettonica recente e dalle vicissitudini climatiche.

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Gli effetti combinati del controllo strutturale acquisito dalla tettogenesi, della neotettonica, della morfogenesi e delle oscillazioni glacioeustatiche del livello del mare, hanno condotto alla formazione delle principali morfostrutture riconosciute nel Cilento. La morfologia del territorio è contraddistinta da almeno tre settori caratterizzati da diverse tipologie di forme e processi differenti:  settore dei rilievi carbonatici: caratterizzato da forme a prevalente controllo strutturale, pendenze molto elevate e da numerose scarpate morfologiche;  settore dei rilievi flyscioidi: caratterizzato da pendenze da medie ad elevate, da irregolarità del profilo dei versanti, riconducibili a frane di substrato, e da una media densità di drenaggio;  settore di fondovalle: caratterizzato da pendenze molto basse, inferiori al 10%, esso corrisponde all’area di raccordo dei rilievi collinari con la piana alluvionale. Pertanto si possono riconoscere le seguenti morfostrutture principali:  Morfostrutture dei massicci montuosi carbonatici (M.te Bulgheria, M.te Rotondo-Forcella, ecc.). Queste morfostrutture, di cui a luoghi ancora si riconosce l’originario assetto monoclinalico ed emianticlinalico, sono caratterizzate da 71 lembi, più o meno estesi e disposti su varie quote, di superfici carsiche sommitali, con doline e campi carsici, e da grandi versanti bordieri relativamente acclivi ed il profilo poco regolarizzato, con i piedimonti costituiti in genere da paesaggi collinari evoluti su terreni argillosi, disposti in forma di depressioni intermontane. I massicci sono profondamente carsificati con sistemi ipogei sviluppati, sia orizzontalmente che verticalmente, di notevole interesse speleologico e socioeconomico ( Santo A., 1988, 1990, 1991, 1993).  Morfostrutture dei massicci montuosi terrigeni (M.te Sacro, M.te Centaurino, ecc.). Queste presentano lembi molto più limitati di paesaggi sommitali, in quanto l’attività di smantellamento areale e lineare dei corsi d’acqua ha fatto arretrare talmente le testate vallive da serrare quasi completamente gli spartiacque ridotti a displuvi stretti ed irregolari. I versanti bordieri, residui del modellamento passato, sono ridotti a tipiche “faccette triangolari” disposte in forma di interfluvi tra gli sbocchi dei valloni principali. Il profilo irregolare dei rilievi risente della alternanza di successioni litologiche a diversa competenza, modellate secondo il meccanismo della morfoselezione.  Morfostrutture dei rilievi alto collinari (Valle dell’alto Mingardo, Valle del medio e basso Bussento). Costituiscono la tipica morfologia alto-collinare, con

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano crinali sommitali che non superano gli 800 metri, modellati in tempi successivi a quelli delle superfici dei massicci maggiori; i versanti conservano ancora tracce del controllo strutturale, anche se il reticolo drenante è sensibilmente influenzato dagli eventi erosivi e gravitativi (frane). E’ nell’ambito di queste morfostrutture che si è svolta maggiormente l’occupazione antropica del territorio durante i secoli, e dove si registrano le modificazioni, positive e negative, indotte dalle attività umane.  Morfostrutture dei rilievi basso collinari (Valle del Basso Mingardo e del Bussento) caratterizzati da quote che in genere non superano i 400 m e da morfologie ondulate con un reticolo drenante ad andamento detritico.  Morfostrutture alluvionali (Valle medio-bassa del Mingardo e del Bussento). Costituiscono l’effetto deposizionale di intensi fenomeni di alluvionamento E di tutti gli eventi morfogenetici avvenuti nelle zone a monte. CARTA GEOMORFOLOGICA La Carta Geomorfologica rappresenta, a copertura completa, le componenti morfografiche e morfometriche del rilievo, nonché le forme denudazionali (erosionali e/o gravitative) e deposizionali legate alla evoluzione recente della superficie terrestre ed i processi che ne determinano il modellamento attuale. In 72 tale elaborato, infatti, vengono distinte le forme di carattere deposizionale (e/o denudazionale) a morfogenesi differenziata in modo tale da consentire di: - delimitare le aree in frana attuali, storiche ed antiche, ciascuna, con il suo rispettivo grado di attività (attiva, quiescente e stabilizzata); - riconoscere e cartografare gli elementi morfologici connessi con i fenomeni d'instabilità reale o potenziale; - cartografare le particolarità geomorfologiche, anche non direttamente connesse con i fenomeni di instabilità, ma che rappresentano evidenze di fattori litostratigrafici e litostrutturali che condizionano o possono condizionare la circolazione idrica superficiale o sotterranea. L'elaborato si basa sulla classificazione tassonomica delle entità territoriali, sullo schema proposto da Guida et alii (1994), schematizzata nella tabella seguente. SISTEMA COMPLESSO MORFOLOGICO UNITA' MORFOLOGICA MORFOLOGICO Sistema Crinali principali e secondari sommitale Spianate carsiche Polje Sistema di Versante aperto (<30°)

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano versante Versante aperto (>30°) Talus e concavità morfologiche, piane e ripiani intermedi e sommitali Valli e impluvi incisi, fossi, scarpate naturali Forra o valle fluviale molto e artificiali incisa Fosso Fosso in approfondimento Inghiottitoio Limite di probabile Aree con fenomeni gravitativi esondazione Valletta a fondo concavo Area a franosità diffusa Colata Creep Crollo DGPV Espansione laterale Scrorrimento rotazionale Scorrimento traslativo Sistema di Fondovalle alluvionale Alveo fluviale o torrentizio fondovalle Alveo fluviale o torrentizio in 73 approfondimento Pianura aggradazionale Terrazzo fluviale antico Terrazzo fluviale o torrentizio Terrazzo fluviale recente Valle a fondo piatto sovralluvionata Superficie d'erosione fluviale Conoidi alluvionali non conformata a terrazzo Accumulo detritico di fondovalle generato da sovralluvionamento Conoide alluvionale Conoide alluvionale inattivo Conoide alluvionale quiescente Conoide colluviale Conoide detritico alluvionale Conoide detritico alluvionale inattivo Conoide detritico alluvionale quiescente

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Sistema costiero Piana costiera Complesso spiaggia-duna Spiaggia attuale Cordone dunare antropizzato Sistemi idrici Scarpata fluviale soggetta a scalzamento al naturali piede per erosione laterale Lago artificiale

Lo stesso elaborato è stata redatto sulla base delle indicazioni contenute nella "Guida al rilevamento della Carta Geomorfologica alla scala 1:50.000" edita dal Servizio Geologico Nazionale (Quaderni, Serie III, vol. 4, 1994). RISCHIO IDROGEOLOGICO I fenomeni di natura geologica-idraulica (quali frane e alluvioni), a causa soprattutto dell’intensità e della durata con cui si verificano, possono determinare un numero elevato di vittime ed ingenti danni alle attività antropiche; hanno, pertanto, grande rilievo nella valutazione della vulnerabilità di un territorio. Il Cilento è storicamente riconosciuto essere uno dei territori che a scala regionale risulta maggiormente interessato da dissesti idrogeologici, come dimostra il gran numero di abitati ammessi a consolidamento e a trasferimento a cura e spese dello Stato, ai sensi della Legge 445/1908. Tra questi rientrano, in 74 tutto o in parte, anche diversi centri abitati del comprensorio in oggetto, come sintetizzato nella tabella seguente in cui vengono fornite le relative indicazioni. COMUNE ABITATO NORMA TIPO TABELLA RIFERIMENTO Torre Orsaia capoluogo D.Luog. 22/12/1918 Consolidamento D GU n° 418 del n. 2006 17/1/1919 Roccagloriosa capoluogo D.P.R. 9/12/1955 n. Consolidamento D GU n° 33 del 1470 9/2/1956 Morigerati Sicilì R.D. 22.5.1941 n. 747 Consolidamento D GU n° 186 del 8/8/1941 Fonte: Regione Campania Attualmente uno dei principali strumenti in materia di difesa del suolo è rappresentato dal Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (P.S.A.I.), approvato ai sensi della legge 183/1989, che persegue l’obiettivo di garantire per il territorio un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico, attraverso il ripristino degli equilibri idrogeologici e ambientali, il recupero degli ambiti idraulici e del sistema delle acque, la programmazione degli usi del suolo ai fini della difesa, della stabilizzazione e del consolidamento dei terreni.

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Il PSAI è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, le norme d’uso del suolo e gli interventi riguardanti l’assetto idrogeologico. Esso, quindi, assume un alto valore strategico per lo sviluppo economico ed ecocompatibile del territorio perché rappresenta soprattutto lo strumento su cui si basa l'A.d.B. per predisporre il piano finanziario degli interventi sul territorio. Il PSAI in definitiva:  individua le aree a rischio idrogeologico (idraulico e da dissesti di versante), ne determina la perimetrazione, stabilisce le relative norme tecniche di attuazione;  delimita le aree di pericolo idrogeologico quali oggetto di azione organiche per prevenire la formazione e l’estensione di condizioni di rischio;  delinea le direttive alle quali devono uniformarsi la difesa del suolo, la sistemazione idrogeologica ed idraulica e l'utilizzazione delle acque e dei suoli;  individuazione delle prescrizioni, dei vincoli e delle opere idrauliche, con particolare riferimento alle opere idraulico-agrarie, idraulico-forestali, di forestazione, di bonifica idraulica, di stabilizzazione e consolidamento dei terreni e di ogni altro intervento o norma di vincolo o d' uso, finalizzati alla conservazione 75 del suolo ed alla tutela dell' ambiente ed alla protezione dal rischio idrogeologico ed idraulico;  indica gli strumenti per assicurare coerenza tra la pianificazione stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico e la pianificazione territoriale anche a scala comunale;  individua le tipologie, la programmazione degli interventi di mitigazione o eliminazione delle condizioni di rischio e delle relative priorità, anche a completamento ed integrazione dei sistemi di difesa esistenti.

2.2.2 Pericolosità e rischio idraulico

Il PSAI ha individuato le aree a maggiore pericolosità idraulica lungo le aste principali dei bacini d'interesse costituiti dai fiumi Bussento e Mingardo che rappresentano certamente le più importanti emergenze idrogeologiche dell'area, sia per il loro pregio naturalistico che per l’importanza nello sviluppo socio economico del comprensorio. Tale condizione è stata purtroppo confermata dai frequenti eventi alluvionali, non ultimi quelli molto gravosi del dicembre 1997 e del dicembre 2008/gennaio

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2009, che hanno interessato negli anni soprattutto le aree dove sono presenti confluenze con gli affluenti secondari, attraversamenti, opere di derivazione in disuso ed in generale modifiche antropiche dei corsi d’acqua, dissesti idrogeologici interferenti con il deflusso delle piene, e le aree di foce, causando ingenti danni soprattutto alle numerose attività antropiche dislocate in prossimità di detti fiumi. Il vigente PSAI definisce le seguenti fasce fluviali:  Alveo di piena ordinaria. Costituisce la parte della regione fluviale interessata dal deflusso idrico in condizioni di piena ordinaria, corrispondente al periodo di ritorno T=2-5 anni. Nel caso di corsi d’acqua di pianura, l’alveo di piena ordinaria coincide con la fascia fluviale compresa tra le sponde dell’alveo incassato. Nel caso di alvei alluvionati, l’alveo di piena ordinaria coincide con il greto attivo, interessato (effettivamente nella fase attuale oppure storicamente) dai canali effimeri in cui defluisce la piena ordinaria. La delimitazione può essere effettuata considerando il più esterno tra il limite catastale demaniale ed il piede esterno delle opere di arginatura e protezione esistenti.  Alveo di piena standard (Fascia A). Comprende l’alveo di piena che assicura il libero deflusso della piena standard, corrispondente ad un periodo di ritorno pari 76 a 100 anni.  Fascia di esondazione (Fascia B). Comprende le aree inondabili dalla piena standard, eventualmente contenenti al loro interno sottofasce inondabili con periodo di ritorno T < 100 anni. In particolare, sono state considerate tre sottofasce:  Sottofascia B1 è quella compresa tra l’alveo di piena e la linea più esterna tra la congiungente l’altezza idrica h=30 cm delle piene con periodo di ritorno T=30 anni e altezza idrica h=90 cm delle piene con periodo di ritorno T=100 anni;  Sottofascia B2 è quella compresa fra il limite della Fascia B1 e quello dell’altezza idrica h=30 cm delle piene con periodo di ritorno T=100 anni;  Sottofascia B3 è quella compresa fra il limite della Fascia B2 e quello delle piene con periodo di ritorno T=100 anni.  Fascia di inondazione per piena d’intensità eccezionale (Fascia C). La fascia C comprende le aree inondabili dalla piena relativa a T=300 anni o dalla piena storica nettamente superiore alla piena di progetto.

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I risultati del modello idraulico realizzato e le conseguenti perimetrazioni delle aree inondabili, delle aree a differente pericolosità e rischio idraulico consentono di effettuare le seguenti considerazioni:  Le aree inondabili di maggiore estensione sono ubicate lungo il fiume Bussento tra la confluenza con il torrente Isca delle Lame e la foce, sullo stesso torrente Isca della Lame e sul torrente Sciarapotamo a monte dell’attraversamento della SS 517;  le aree a più alta pericolosità idraulica (Fascia A) si concentrano nei tratti indicati al punto precedente;  gli argini nel tratto di valle sono sufficienti a garantire il transito della piena per i periodi di ritorno considerati;  gli attraversamenti esistenti lungo i principali corsi d’acqua sono quasi tutti sufficienti al transito di dette portate;  Le aree a rischio idraulico classificate come R3 ed R4 si concentrano nel tratto di foce del Fiume Bussento e sull’affluente Isca delle Lame.

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2.2.3 Pericolosità e rischio frane

Il PSAI definisce la carta degli scenari di pericolosità da frana in cui sono distinte le seguenti classi in termini di pericolosità:  P4 (pericolosità molto elevata). Rientrano in questa classe le frane di alta intensità e stato attivo.  P3 (pericolosità elevata). Appartengono a questa classe le frane da media ad alta intensità e stato rispettivamente da attivo a quiescente.  P2 (pericolosità media). Rientrano in questa classe le frane da bassa ad alta intensità e stato rispettivamente da attivo ad inattivo.  P1 (pericolosità moderata). Rientrano in questa classe le frane di bassa/media intensità e stato inattivo o quiescente. Nella tabella seguente vengono riportate per l'intero comprensorio l'entità (in termini assoluti e relativi) delle superfici classificate a pericolosità da frana.

Grado di pericolosità Superficie (Ha) Incidenza %

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Pericolosità Molto Elevata (P4) Pericolosità Elevata (P3) Pericolosità Media (P2) Pericolosità Moderata (P1) TOTALI

Il rischio esprime il valore del danno atteso agli elementi vulnerabili conseguente al verificarsi di un evento franoso di data pericolosità. La valutazione del rischio da frana è basata sulla stima della pericolosità del fenomeno, sul valore (in termini non solo economici) degli elementi a rischio e sulla loro vulnerabilità, mentre la classificazione del rischio viene eseguita secondo una scala relativa che tiene conto, in accordo con quanto prescritto dal DPCM 29/9/98, del danno atteso all’ambiente e agli elementi antropici. Si è quindi considerata una separazione tra le classi di rischio valutata in base alla possibilità o meno di un coinvolgimento diretto o indiretto delle persone. Sono state distinte, pertanto, quattro classi di rischio: 78  R4 (rischio molto elevato): per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socioeconomiche;  R3 (rischio elevato): per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale;  R2 (rischio medio): per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità del personale, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche;  R1 (rischio moderato): per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali. Anche per la carta del rischio è stata elaborata un’analisi quantitativa delle aree critiche del comprensorio riassumibile nella tabella seguente.

Grado di rischio Superficie (Ha) Incidenza % Rischio Molto Elevato (R4)

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Rischio Elevato (R3) Rischio Medio (R2) Rischio Moderato (R1) TOTALI

La frequenza, l’entità e la tipologia dei fenomeni franosi sono condizionati fortemente dalla natura e dall’assetto strutturale dei terreni affioranti. Ai diversi ambiti morfostrutturali corrisponde infatti una franosità caratteristica. L’area di affioramento del substrato litoide è caratterizzata da frane del tipo crollo, colata detritica e, laddove è presente una diffusa copertura detritico- colluviale, colata detritico-fangosa. I crolli coinvolgono prevalentemente le scarpate in roccia situate a più altezze lungo i versanti mentre le colate si innescano per la maggior parte dalle concavità morfologiche che presentano significativi accumuli di depositi di copertura. L’area di affioramento delle successioni terrigene è caratterizzato da frane di tipo scorrimento rotazionale e colata lenta; spesso i fenomeni riconosciuti sono misti: derivanti cioè dalla combinazione dei due tipi di movimento appena citati. In 79 alcune concavità morfologiche caratterizzate dall’accumulo di depositi colluviali e, talvolta, a monte dei fenomeni franosi, sono riconoscibili movimenti lenti del tipo creep superficiale. Per quanto attiene ai centri abitati del comprensorio, gran parte di questi sono caratterizzati da condizioni di rischio idrogeologico che interessano zone anche molto ampie e con grave pericolo per l'incolumità pubblica. Il caso più emblematico è rappresentato dell'abitato di Torre Orsaia il quale, come indicato nella “Carta Inventario Frane” del vigente PSAI (vedasi stralcio in Fig. 4), è interessato da un vasto dissesto di tipo complesso, riguardante l'intero versante collinare a partire dalla sommità (su cui sorge il centro storico della frazione Castel Ruggero), che evolve:  nella parte alta sottoforma di Deformazione Gravitativa Profonda di Versante (D.G.P.V.) di bassa intensità in quanto caratterizzato da velocità estremamente lente (<1,6 mm/anno, così come indicato nella classificazione di Cruden & Varnes, 1996);  verso valle il fenomeno si disarticola in scorrimenti rotazionali multipli, con vaste zone in contropendenza, i quali localmente (soprattutto a valle del capoluogo) si trasformano in sistemi interconnessi di colamenti di terra, in

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano corrispondenza di litologie argillose scagliose e di coperture colluviali (questi fenomeni sono caratterizzati da movimenti da “lenti” a “molto lenti” con velocità generalmente <1 m/anno).

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Fig. 4

L'intero sistema franoso è stato oggetto di massicci interventi di consolidamento e di stabilizzazione iniziati già agli inizi del secolo scorso (quando l'abitato è stato inserito tra quelli ammessi a consolidamento ai sensi della Legge 445/1908) e ripresi soprattutto a partire dall'anno 2005 con interventi (in parte già completati e in parte da avviare a breve) attuati sia dall'Amministrazione Comunale che dalla competente Comunità Montana Bussento. Per il Comune di Roccagloriosa, invece, si segnalano:

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 gravi fenomeni di colata detritica (molto pericolosi in quanto caratterizzati movimenti molto rapidi con velocità >5 m/sec) provenienti dall'esteso e ripido versante carbonatico di Monte Bulgheria situato a ridosso dell'abitato di Acquavena;  fenomeni di crollo e/o ribaltamenti diffusi lungo le ridotte pendici carbonatiche sulle quali sorge il centro storico di Roccagloriosa;  diffusi fenomeni di tipo prevalentemente complesso (da scorrimento roto- traslativo a colata) che interessano la fascia collinare, caratterizzate dall'affioramento di terreni prevalentemente argillosi, lungo la direttrice collegante gli abitati di Roccagloriosa e Acquavena (questi fenomeni, come già detto, sono caratterizzati da movimenti da “lenti” a “molto lenti” con velocità generalmente <1 m/anno). Per il Comune di Celle di Bulgheria si evidenziano:  fenomeni molto pericolosi di colata detritica lungo l'esteso versante carbonatico di Monte Bulgheria situato a ridosso del capoluogo e della frazione Poderia;  diffusi fenomeni di tipo complesso (prevalentemente scorrimento-colata) che interessano le zone collinari del piedimonte in particolare a valle degli abitati e 81 lungo le principali direttrici di collegamento.

Per il Comune di Morigerati si segnalano:  fenomeni di crollo e/o ribaltamenti diffusi, localmente alternati a modeste colate detritiche, lungo i ripidi versanti carbonatici a ridosso del capoluogo;  diffusi fenomeni di tipo complesso (prevalentemente scorrimento e/o colamento) che interessano in particolare la zona a valle dell'abitato di Sicilì dove si registrano delle situazioni particolarmente gravose (presenza di strutture ed infrastrutture in gravi condizioni di stabilità) che richiederebbero degli urgenti interventi di salvaguardia. 

RISCHIO SISMICO

Nel territorio della Provincia di Salerno, la sismicità costituisce un’importante sorgente di pericolosità naturale, la quale, associata alla presenza di insediamenti umani ed infrastrutture, determina un elevato livello di rischio.

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Con rischio sismico si indica il probabile danno che un determinato sito può subire in occasione di un sisma. Il principale moderno provvedimento normativo italiano sul problema del rischio sismico è dato dalla Legge 2/02/1974, n° 64 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”, che prevedeva la ripartizione del territorio nazionale in aree (Macrozone) comunali sismiche di I, II e III categoria alle quali era assegnato un “grado di sismicità S” pari, rispettivamente, a 12, 9 e 6. La sismicità del territorio in oggetto non appare poco rilevante, se si pensa che i comuni del comprensorio (già classificati sismici ai sensi della L. 64/74), a seguito del terremoto del 23 novembre 1980, sono stati inseriti nell’elenco dei comuni danneggiati (con danni compresi tra il 5% e il 40%), ai sensi del D.P.C.M. Del 22/05/1981. Nel 2002, con Delibera n. 5447 del 07/11/2002, la Regione Campania ha aggiornato la classificazione sismica dei comuni del proprio territorio, individuando tre categorie, a cui corrispondono diversi gradi di sismicità decrescenti dalla I alla III (vedi Fig. 4)

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Fig. 5

Sulla base di tale riclassificazione gran parte dei comuni del comprensorio hanno subito un significativo aumento della classe di sismicità (da 3 a 2) come indicato nella tabella seguente.

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COMUNE DATA DI VECCHIA NUOVA PRIMA CLASSIFICAZI CLASSIFICAZIO CLASSIFICAZIO ONE NE NE Celle di Bulgheria 03/06/81 3 2 Morigerati 07/03/81 2 2 Roccagloriosa 03/06/81 3 2 Torre Orsaia 03/06/81 3 2

Il complesso delle nuove conoscenze scentifiche acquisite hanno portato alla proposta di una nuova classificazione sismica introdotta con l’Ordinanza P.C.M. del 20/03/2003 n° 3274 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” che ha suddiviso il territorio nazionale in quattro zone omogenee a cui corrisponde un’accelerazione orizzontale di riferimento a(g) secondo lo schema riportato nella seguente tabella: 83 Zona a (g) 1 0,35 2 0,25 3 0,15 4 0,05

Il recente D.M. 14 gennaio 2008 (Norme Tecniche per le Costruzioni) ha introdotto una nuova metodologia per definire la pericolosità sismica di un sito consistente nella suddivisione del territorio nazionale mediante una maglia di punti notevoli, al passo di 5 km, per ognuno dei quali sono noti i parametri per la definizione degli spettri di risposta per i diversi stati limite di riferimento. In Fig. 5 si riporta uno stralcio della vigente mappa della pericolosità sismica riguardante l'area del Cilento ove ricade il comprensorio in esame (immagine tratta da internet all’indirizzo http://esse1-gis.mi.ingv.it) da cui si evince che questo è caratterizzato da un’accelerazione orizzontale di riferimento a(g) compresa tra 0,10 e 0,15.

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Fig. 6

Appare evidente, quindi, come il rischio sismico per questa area assume una 84 notevole importanza che induce certamente una maggiore prudenza ed oculatezza nella pianificazione e gestione dell’ambiente fisico e delle risorse naturali. GESTIONE DEI RISCHI E DELLE RISORSE IDROGEOLOGICHE Le componenti riguardanti l'assetto idrogeologico (aria, acqua e suolo) sono caratterizzate dalla capacità di offrire sia benefici (in termini di utilizzi attivi e passivi) che danni (per fenomeni estremi di tipo meteorologico, geomorfologico, sismico, ecc.). Di seguito vengono focalizzati alcuni temi che si ritiene possano essere approfonditi nella successiva fase definitiva della pianificazione urbanistica e che possono sicuramente contribuire ad un più adeguato e corretto sviluppo socio- economico del territorio.

LE RISORSE GEOSITI E AMBITI DI PAESAGGIO Buona parte del comprensorio ricade all'interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano che recentemente (nel 2010) è stato inserito nella rete europrea dei Geoparchi.

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Un Geoparco è un territorio che possiede, oltre ad una strategia di sviluppo sostenibile, un particolare patrimonio geologico comprendente un certo numero di siti geologici di speciale importanza in termini di qualità scientifica, rarità, richiamo estetico o valore educativo. Il Geoparco del Cilento è caratterizzato da un elevato grado di valenza geologica e di geodiversità espressa dai c.d. “Ambiti di Paesaggio” e dai relativi “Geositi”. Per “Ambiti di Paesaggio” si intendono delle porzioni di territorio omogenee dal punto di vista litologico, geomorfologico, stratigrafico e idrografico, correlate con importanti e ben definiti elementi strutturali (Guida et al., 1996). Entro ciascun ambito di paesaggio sono stati individuati suddivisi e codificati i geositi, definendo per ognuno sia l’importanza che l’interesse geologico (Aloia et alii 2010-2011). Per quanto riguarda il parametro “importanza” vengono definiti quattro livelli gerarchici: - Principale: geosito di particolare interesse geologico, sia come unicità/rappresentatività a livello europeo, che come valenza didattico-scientifica; - Focale: geosito principale, a cui si associa la reale o potenziale fruizione dal punto di vista del geoturismo. Si tratta di geositi già attrezzati con strutture e/o 85 percorsi esplicativi o in via di strutturazione geoturistica; - Complementare: geosito principale, a cui si associa la presenza di un sito archeologico o insediamenti antropici di grande valenza storico-architettonica;  Secondario: geosito di interesse geologico a livello nazionale o regionale. All'interno del comprensorio in esame sono stati distinti ben quattro ambiti di paesaggio:  Monte Bulgheria;  Monte Centaurino;  Monte Forcella-Serralunga con il Fiume Bussento;  Roccagloriosa - Torre Orsaia.

Nella tabella seguente vengono riassunti, per ciascun ambito, i geositi inclusi che sono stati differenziati in base al livello d'importanza.

GEOSITI INCLUSI Monte Monte Monte Forcella- Roccagloriosa - Bulgheria Centaurino Serralunga con Torre Orsaia il Fiume Bussento

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Principale 3 1 1 1 Focale 2 1 1 Complementare Secondario 18 2 22 TOTALE 23 4 24 1

ATTIVITA' ESTRATTIVE Le attività estrattive rappresentano uno dei più importanti interventi di modifica definitiva e rilevante dell’ambiente e dell’assetto urbanistico-territoriale, anche in aree di alto valore naturalistico. Lo stretto e delicato rapporto tra problematiche economico-occupazionali e l’esigenza di tutela del territorio, nonché la caratteristica dei giacimenti quale risorsa naturale non rinnovabile, determina l’assoluta necessità di governare la materia attraverso adeguati strumenti normativi, di pianificazione, autorizzativi e di controllo. Il piano regionale delle attività estrattive (P.R.A.E.), approvato con Ordinanza Commissariale n. 11 del 07/06/2006, è l’atto di programmazione settoriale, con il quale si stabiliscono gli indirizzi, gli obiettivi per l’attività di ricerca e di coltivazione 86 dei materiali di cava nel rispetto dei vincoli ambientali, paesaggistici, archeologici, infrastrutturali, idrogeologici, ecc. nell’ambito della programmazione socio- economica. Esso persegue il fine del corretto utilizzo delle risorse naturali compatibile con la salvaguardia dell’ambiente, del territorio nelle sue componenti fisiche, biologiche, paesaggistiche, monumentali. Il PRAE è uno strumento gerarchicamente sovraordinato rispetto agli strumenti generali comunali, è di pari grado rispetto alla pianificazione paesistica e ambientale regionale. Attraverso di esso si intende garantire un equilibrio dinamico tra l’esigenza di soddisfacimento del fabbisogno regionale di materie prime e l’esigenza di preservare le risorse naturali non rinnovabili, prevedendo la riduzione del loro prelievo nel tempo, anche attraverso l’incentivazione di tecnologie alternative. In definitiva, la pianificazione dell’attività estrattiva prevista dal PRAE è incentrata sui seguenti obiettivi strategici elencati in ordine di priorità:  recupero ed eventuale riuso del territorio con cessazione di ogni attività estrattiva;  riduzione del consumo di risorse non rinnovabili;

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 sviluppo delle attività estrattive in aree specificatamente individuate;  recupero delle cave abbandonate;  prevenzione e repressione del fenomeno dell’abusivismo nel settore estrattivo. Il PRAE prevede le aree estrattive suddivise in tre gruppi:  aree suscettibili di nuove estrazioni (ex area di completamento);  aree di riserva (ex area di sviluppo);  aree di crisi distinte in:  zone critiche (zone di studio e verifica);  aree di particolare attenzione ambientale (Apa);  zone altamente critiche (Zac). Nelle aree suscettibili di nuove estrazioni sono consentiti la prosecuzione e l’ampliamento di cave autorizzate e l’apertura di nuove cave. Nelle aree di riserva la coltivazione è consentita solo quando le cave attive non soddisfano il fabbisogno e non è possibile coltivare nelle aree suscettibili di nuove estrazioni. Nelle aree di crisi è consentita la prosecuzione di cave esistenti per limitati periodi, mentre non è consentita l’apertura di nuove cave.

Per le zone critiche, oggetto di verifica, è prevista la riclassificazione in aree di 87 crisi con prosecuzione dell’attività o in zone altamente critiche (Zac) per cui è prevista la dismissione controllata dell’attività estrattiva. Nelle aree di particolare attenzione ambientale (Apa) è consentita la coltivazione finalizzata alla ricomposizione ambientale di durata limitata. Per quanto riguarda il comprensorio in esame si osserva che il PRAE, oltre a classificare le cave presenti sul territorio come abbandonate, individua la presenza di litotipi estraibili del tipo calcari coincidenti con le principali morfostrutture di M.te Bulgheria e M.te Rotondo (Fig. 6)

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Fig. 7

In realtà il comprensorio è caratterizzato dalla presenza, oltre che dell'ampia 88 cava a ridosso dell'abitato di Acquavena nel Comune di Roccagloriosa, soprattutto di piccole cave (generalmente con estensione < 5 Ha) realizzate e utilizzate nel passato in maniera del tutto indiscriminata e che, attualmente, versano in condizione di completo abbandono. Tutti questi siti estrattivi richiederebbero degli urgenti interventi di recupero ambientale volti soprattutto a:  garantire la stabilità dei luoghi;  rimodellare l’area e integrarla nel contesto circostante, in modo tale da creare nuovo valore naturalistico e offrire nuovi spazi fruibili alla collettività. ENERGIA VERDE Con il termine Energia Verde si considera quella modalità di produzione ed utilizzazione dell'energia che permette uno sviluppo sostenibile in quanto basata sull'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Si tratta quindi di un tema oggi di grande attualità in quanto si inserisce in un'ottica complessiva di sviluppo sostenibile e di economia verde.

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Tra le principali fonti di energia rinnovabile - oltre al solare, all'eolico e alle biomasse – rivestono un ruolo sempre più importante la geotermia e l'energia idraulica. L'energia geotermica si basa sullo sfruttamento del calore naturale della Terra (gradiente geotermico) dovuto all'energia termica rilasciata dai processi di decadimento nucleare naturale degli elementi radioattivi (quali l'uranio, il torio e il potassio) contenuti naturalmente all'interno della Terra. La geotermia è una delle fonti rinnovabili più interessanti, poiché possiede un'enorme potenziale finora sfruttato solo in minima parte. Esistono due diverse forme di geotermia, a seconda della temperatura delle risorse sotteranee e delle diverse tecnologie impiegate.Infatti, oltre alla geotermia “ad alta temperatura” (coltivata in grosse centrali presenti solo in alcune Regioni dell'Italia), si sta progressivamente affermando un nuovo sistema di sfruttamento della geotermia (c.d. “a bassa temperatura”) che sfrutta il calore degli strati più superficiali del terreno per riscaldare (e anche raffrescare) gli edifici, mediante pompe di calore. E' la forma di geotermia ideale per le applicazioni di piccola scala, in quanto:  sfrutta la temperatura costante del terreno (o dell'acqua di falda) negli strati più superficiali; 89  integra o sostituisce efficacemente i tradizionali impianti domestici di climatizzazione;  può dare un fondamentale contributo alla riduzione della nostra dipendenza dai combustibili fossili tradizionalmente utilizzati per riscaldare gli edifici;  è una tecnologia consolidata e commercialmente matura. I 3 elementi fondamentali di un impianto geotermico sono (vedi fig. 8): 1. Un sistema di captazione del calore. Di norma si tratta di tubature in polietilene che fungono da scambiatori di calore, sfruttando l’energia termica presente nel sottosuolo o nell’acqua. Le tubature possono essere interrate verticalmente nel terreno a grandi profondità (sonde geotermiche verticali che arrivano a profondità variabili dai 50 m ai 250 m), oppure orizzontalmente a 1-2 metri di profondità (sonde o collettori orizzontali). 2. La pompa di calore geotermica Installata all’interno degli edifici, la pompa di calore geotermica è il cuore dell'impianto. Consente infatti di trasferire calore dal terreno o dall’acqua all’ambiente interno –in fase di riscaldamento- e di invertire il ciclo nella fase di raffrescamento.

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3. Un sistema di accumulo e distribuzione del calore Gli impianti geotermici sono particolarmente adatti per lavorare con terminali di riscaldamento/raffrescamento funzionanti a basse temperature (30-50°C)

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Fig. 8

L'energia idraulica (o energia idroelettrica) è l’energia elettrica ottenibile da una massa d’acqua sfruttando l’energia potenziale che essa cede con un salto o un percorso in discesa. In Italia lo sfruttamento dell’energia idraulica per la produzione di energia elettrica ha rappresentato la base dell’elettrificazione del paese e, ancora oggi, l’acqua rappresenta la fonte energetica rinnovabile più consistente e contribuisce a soddisfare circa il 15% della richiesta di energia elettrica nazionale. Questa lunga storia di sfruttamento della risorsa idrica ha fatto si che non ci siano ulteriori margini di sviluppo per grandi impianti idroelettrici che, sebbene non producano emissioni inquinanti durante il loro funzionamento, necessitano della costruzione di opere che hanno un grosso impatto ambientale sul paesaggio, sulla difesa del suolo e sugli altri utilizzi della risorsa idrica. Maggiori possibilità di sviluppo esistono al contrario per il cosiddetto mini- hydro, ovvero piccoli impianti con potenze fino a 10 MW che presentano alcuni vantaggi: Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

 un limitato impatto ambientale;  una modesta richiesta di manutenzione;  un alto rendimento di conversione energetica. Le piccole centrali idroelettriche possono, inoltre, essere facilmente integrate in sistemi di utilizzo plurimo delle risorse idriche come ad esempio gli acquedotti ed i sistemi di irrigazione. Gli impianti mini-hydro si suddividono in:  micro impianti, P < 100 kW;  mini impianti, 100 kW < P < 1.000 kW;  piccoli impianti, 1.000 kW < P < 10.000 kW. Nei documenti programmatici che riguardano le fonti rinnovabili il mini-hydro è considerato come uno dei settori dove è possibile operare maggiori sviluppi: infatti, a fronte di 2.300 MW installati gli obiettivi del 2012 prevedono una potenza installata di 3.000 MW. Nell’ambito delle energie rinnovabili, quindi, l’utilizzo della tecnologia idroelettrica sta registrando nuovi input d’interesse, in particolare per ciò che concerne l’idroelettrico in piccola scala. Impianti mini e micro-hydro, pur essendo di limitata potenza unitaria, presentano notevoli vantaggi sia dal punto tecnico 91 che da quello economico. Tali impianti possono trovare applicazione in tutte quelle situazioni in cui esiste un fabbisogno energetico da soddisfare e la disponibilità di una portata d’acqua, anche limitata, su di un salto anche di pochi metri. In simili circostanze l’introduzione di sistemi di utilizzo delle acque risulta di impatto limitato senza modificare l’uso prevalente del corso d’acqua che può essere vitale per alimentare utenze isolate. La maggiore diffusione degli impianti di piccolissima taglia è riscontrabile in aree montane, difficilmente raggiungibili e non servite dalla rete nazionale. In queste zone possono essere realizzate, o rimesse in funzione, microcentrali su corsi d’acqua a regime torrentizio o permanente, spesso a servizio di piccole comunità locali o fattorie ed alberghi isolati. Il vantaggio dal punto di vista operativo è la facilità nella gestione dovuta all’introduzione di telecontrollo e telecomando, in un’ottica di risparmio del personale di gestione che si limita alla sola manutenzione ordinaria e straordinaria. Parimenti possono essere utilizzati piccoli corsi d’acqua, ruscelli e torrenti con applicazioni mininvasive (turbina-alternatore stagni, inseriti direttamente nell’alveo del corso d’acqua con il cavo della energia elettrica – generalmente in corrente continua – che giunge direttamente all'utilizzatore).

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I RISCHI Come già specificato in precedenza, il principale riferimento in materia di difesa del suolo è rappresentato dal Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (P.S.A.I.) che è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, le norme d’uso del suolo e gli interventi riguardanti l’assetto idrogeologico. Esso, infatti, delinea tra l'altro:  le direttive alle quali devono uniformarsi la difesa del suolo, la sistemazione idrogeologica ed idraulica e l'utilizzazione delle acque e dei suoli;  le prescrizioni e dei vincoli finalizzati alla conservazione del suolo ed alla tutela dell' ambiente ed alla protezione dal rischio idrogeologico ed idraulico;  gli strumenti per assicurare coerenza tra la pianificazione stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico e la pianificazione territoriale anche a scala comunale;  le tipologie, la programmazione degli interventi di mitigazione o eliminazione delle condizioni di rischio e delle relative priorità, anche a completamento ed integrazione dei sistemi di difesa esistenti. In particolare per il rischio idraulico il PSAI ha evidenziato una serie di problematiche delle quali non è possibile non tenere conto in una pianificazione quale quella che è oggetto del 92 presente studio, e che tuttavia è opportuno sottolineare in quanto problematiche locali che vanno opportunamente approfondite. In particolare è stato rilevato che:  lungo il corso d’acqua è evidente il cattivo stato di manutenzione di molte opere di difesa spondale (gabbioni);  gli argini presenti nel tratto di foce necessitano di un’accurata manutenzione in quanto versano in cattive condizioni. Tale situazione può compromettere, durante un evento di piena, la stabilità degli argini stessi;  sono presenti vari affluenti dei fiumi Bussento e Mingardo che presentano alla confluenza un’ampia area di conoide attiva;  sono presenti alcuni affluenti laterali che, durante gli eventi di piena del fiume Bussento, vengono rigurgitati e determinano l’inondazione delle aree circostanti tra cui anche le aree retro arginali in sinistra e destra idraulica. A livello locale (ambito comunale e/o intercomunale) i principali strumenti di protezione civile contro il rischio da catastrofi idrogeologiche comprendono:  il piano di emergenza;  il presidio territoriale.

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PIANO DI EMERGENZA L’art. 108 del D. Lgs.vo n.112 del 31 marzo 1998 attribuisce ai Comuni in materia di Protezione Civile le funzioni relative alla predisposizione dei piani di emergenza, l’attuazione dei primi soccorsi alla popolazione e gli interventi urgenti e necessari a fronteggiare lo sviluppo di eventi calamitosi sul proprio territorio. Recentemente la Regione Campania, con D.G.R. n.146 del 27/05/2013, ha approvato le “Linee Guida” per la redazione dei Piani di Protezione Civile. Un piano di emergenza è l’insieme delle procedure operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio. Esso, quindi, è lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio. Un piano per le operazioni di emergenza è un documento che:  assegna la responsabilità alle organizzazioni e agli individui per fare azioni specifiche, progettate nei tempi e nei luoghi, in un’emergenza che supera la capacità di risposta o la competenza di una singola organizzazione;  descrive come vengono coordinate le azioni e le relazioni fra organizzazioni;  descrive in che modo proteggere le persone e la proprietà in situazioni di emergenza e di disastri; 93  identifica il personale, l'equipaggiamento, le competenze, i fondi e altre risorse disponibili da utilizzare durante le operazioni di risposta;  identifica le iniziative da mettere in atto per migliorare le condizioni di vita degli eventuali evacuati dalle loro abitazioni. Il piano si articola in tre parti fondamentali: 1. Parte generale: raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio; 2. Lineamenti della pianificazione: stabiliscono gli obiettivi da conseguire per dare un’adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione d’emergenza, e le competenze dei vari operatori; 3. Modello d’intervento: assegna le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo, utilizza le risorse in maniera razionale, definisce un sistema di comunicazione che consente uno scambio costante di informazioni. Una delle componenti fondamentali del sistema di protezione civile è rappresentato dal volontariato. Con la Legge 24/02/1992 n. 225, che ha il Servizio Nazionale della Protezione Civile, le organizzazioni di volontariato hanno assunto il ruolo di "struttura operativa nazionale" (insieme a Vigili del Fuoco, Forze Armate, Croce Rossa Italiana, ecc.).

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Nella Regione Campania il sistema del volontariato della protezione civile comprendono in particolare:  organizzazioni o associazioni di volontariato costituite ai sensi della legge 11 agosto 1991, n. 266 (Legge-quadro sul volontariato), iscritte nel registro regionale delle organizzazioni di volontariato di cui Regolamento 07/04/2014, n. 4, “Regolamento di attuazione della legge regionale 23 ottobre 2007, n.11”;  gruppi comunali e intercomunali costituiti dai comuni singoli o associati nelle forme previste dalla vigente normativa statale e regionale. Questi operano di norma all’interno del territorio comunale, ovvero nell’ambito dei territori dei comuni associati, e sono formati da volontari che si rendono direttamente disponibili all’organo di vertice competente, che ne assume la responsabilità. I compiti svolti dai volontari, individuati nell’allegato 2 all’articolo 2 del Decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile 12 gennaio 2012, comprendono tra l'altro:  assistenza alla popolazione (intesa come attività psicosociale ed attività socio-assistenziale);  assistenza ai soggetti maggiormente vulnerabili (minori, anziani, malati, disabili); 94  informazione alla popolazione;  soccorso e assistenza sanitaria;  presidio del territorio;  attività di ripristino dello stato dei luoghi di tipo non specialistico;  attività formative. La partecipazione dei volontari alle attività operative di protezione civile è possibile per le persone di età compresa tra i 18 ed i 75 anni di età che sia in possesso di adeguati dispositivi di protezione individuale e che abbia ricevuto la necessaria formazione e/o addestramento. I volontari possono essere impiegati: a) in attività ordinarie di previsione, prevenzione, formazione e addestramento; b) in attività di emergenza. PRESIDIO TERRITORIALE I presidi territoriali sono preposti allo svolgimento, a supporto delle autorità locali di protezione civile, delle azioni di monitoraggio e controllo del territorio esposto ai rischi naturali e, in particolare, al rischio idrogeologico e idraulico.

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La necessità del presidio del terriotorio è ormani unanimemente riconosciuta come rimedio decisivo all'abbandono dei terreni montani, all'occupazione di zone di pertinenza fluviale, alla mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d'acqua, tutti fattori che contribuiscono ad aggravare il dissesto. Il territorio ha, dunque, la necessità improcrastinabile di essere adeguatamente presidiato con attività che comprendano, da un lato il costante aggiornamento e verifica delle situazioni di rischio identificate (a partire dal vigente PSAI), dall'altro l'adozione di misure – sia in fase preventiva che in fase di emergenza – commisurate opportunamente al livello di rischio atteso. I presidi territoriali, sperimentati per la prima volta durante l’alluvione del nel 1998, corrispondono a strutture operanti sul territorio che, in relazione al livello di criticità prevista o in atto, provvedono a fronteggiare le situazioni di rischio negli ambiti territoriali di loro competenza. I presidi sono istituiti per garantire servizi preventivi ed operativi ed in particolare: 1) rilevamento e censimento preventivo di protezione civile degli elementi che interagiscono con i corsi d’acqua; 2) monitoraggio idraulico preventivo di protezione civile, per verificare 95 l’esistenza di dissesti, 3) monitoraggio idraulico di protezione civile, finalizzato alla osservazione sistematica e programmata sia qualitativa che quantitativa di parametri fisici dei processi in atto nel bacino; 4) controllo idraulico di protezione civile che regolamenta le attività di vigilanza, sorveglianza e verifica dell’evoluzione del processo in atto. 5) sostegno, che comprende il supporto e concorso, nella logistica alle attività di ricognizione e di sopralluogo; 6) protezione civile, secondo le disposizioni contenute nelle pianificazioni comunali di protezione civile. I presidi, pertanto, costituiscono un supporto imprescindibile alle autorità di protezione civile, in relazione all’assunzione delle decisioni dirette ad assicurare la tutela e la messa in sicurezza della popolazione esposta al rischio. Operativamente i presidi territoriali vengono organizzati attraverso la costituzione di unità, adeguatamente addestrate, che svolgono i compiti di monitoraggio locale delle aree ad elevato rischio idrogeologico finalizzato alla valutazione, diretta e in tempo reale, dell’insorgenza di fenomeni precursori di dissesto potenzialmente pericolosi per l’incolumità delle persone, funzionali

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano all’adozione delle misure di coordinamento, comando e controllo previste dalla pianificazione di emergenza. Dette unità, quindi, svolgono la propria attività di ricognizione del territorio periodicamente e costantemente nel tempo, venendo inoltre specificatamente allertato all'insorgenza di avverse condizioni meteo. Più in dettaglio le attività da assolvere constano:  assicurare, in tempo di pace, un'adeguata attività di ricognizione del terriotorio di competenza, attraverso il monitoraggio continuativo dei movimenti franosi, della officiosità degli alvei e dello stato delle sponde e delle arginature, se presenti, nonché di ciascun fattore di rischio idrogeologico rilevante per la medesima area;  supportare i comuni ricadenti nell'area di propria competenza, nella predisposizione dei piani urgenti di emergenza;  procedere, in caso di attivazione di una fase di pre-allarme o di allarme da parte delle autorità competenti, alla intensificazione ed alla specializzazione delle attività di sorveglia almeno fino alle 24 ore successive al dichiarato esaurimento dell'evento ovvero alla cessazione dell'allarme;  individuare e proporre, in corso d'evento, alle autorità competenti, i 96 necessari servizi di contrasto, in particolare di pronto intervento e di prevenzione non strutturale. In mancanza di una normativa nazionale che disciplini l'azione delle unità di presidio, si ritiene necessario prevedere all'avvio del progetto una specifica attività di formalizzazione di un Protocollo e di un Regolamento di Presidio, che rispettivamente individuino gli obbiettivi da perseguire oltre che le norme comportamentali del personale impegnate nel presidio, le modalità di redazione e diffusione dei report delle attività svolte, nonché le regole di comunicazione e di trasferimento delle informazioni agli Enti coinvolti (sia comunali che sovraccomunali). Un efficace presidio territoriale non può prescindere anche da un adeguato monitoraggio strumentale soprattutto dei fattori e delle situazioni che più incidono sulle condizioni di rischio idrogeologico. Si ritiene che tale monitoraggio venga basato in particolare su:  stazioni pluviometriche, indispensabili al controllo in tempo reale ed all'allertamento (anche mediante moderni sistemi informatici) conseguente al raggiungimento di determinate soglie critiche per l'innesco di fenomeni idrogeologici (soprattutto alluvioni e colate detritiche che, come evidenziato in

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano precedenza, risultano tra i processi a maggiore intensità e con relativa diffusione sul territorio)  stazioni integrate automatizzate, costituite da strumentazioni geotecniche multisensore (estensimetri, fessurimetri, inclinometri, ecc.) collegati in rete per il controllo di fenomeni franosi complessi (quali scorrimenti e/o colamenti) molto diffusi sul territorio e che interessano frequentemente strutture ed infrastrutture antropiche se non interi nuclei abitati.

2.2.4 Ipotesi di intervento difesa rischio idrogeologico Tra gli obiettivi della pianificazione nel campo della difesa dei rischio idrogeologici, alla luce delle gravi condizioni viste in precedenza, rientrerebbe sicuramente quello riguardante il controllo dei dissesti volto soprattutto all'allertamento ai fini della protezione civile (c.d. PROGETTO SALVAVITA). Il progetto da attuare prevede il monitoraggio di una data area interessata da fenomeni franosi attraverso l’acquisizione di informazioni di tipo quantitativo relativamente alle variazioni nel tempo di parametri ritenuti rappresentativi dell’evoluzione dello specifico dissesto. Esso, quindi, consiste nella misura in continuo di parametri che caratterizzano 97 le frane potenzialmente attivabili nell’area di indagine (frane da crollo, scorrimento rotazionale, colamento ecc) al fine di attuare un tempestivo piano di allerta. L’area di riferimento è caratterizzata da condizioni geologiche molto complesse e differenti tra loro, pertanto, in questa fase preliminare, viene descritto un sistema di “monitoraggio tipo” che dovrà essere adattato ai diversi scenari geologici e conseguentemente alle diverse tipologie di frana che possono attivarsi nei comuni coinvolti nel progetto. L’obiettivo principale del monitoraggio consiste nel prevenire l’innesco di un evento franoso al fine di garantire un margine di tempo sufficiente ad attivare delle procedure volte alla riduzione del rischio connesso. Il punto di forza del sistema di monitoraggio proposto risiede nell’accessibilità del dato, infatti sarà possibile avere in ogni momento e da qualsiasi dispositivo, la situazione real-time della stabilità dell’area sottoposta a monitoraggio.

Componenti principali del sistema di monitoraggio Un sistema di monitoraggio integrato è sostanzialmente costituito da una serie di unità principali:

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1. gli strumenti di misura di una determinata grandezza fisica con i relativi sensori (prismi di lettura, estensimetri, sensori inclinometrici, etc, 2. il sistema di acquisizione dei dati raccolti; 3. il sistema di trasferimento dei dati dal punto di acquisizione ad un sistema di archiviazione e/o ad un centro di elaborazione dati; 4. il sistema di elaborazione, validazione ed archiviazione dei dati; 5. il sistema di pubblicazione dei dati

La scelta degli strumenti e della sensoristica automatica da installare in campo rappresenta un aspetto fondamentale ai fini dell’efficacia di un sistema di monitoraggio; da essi, infatti, dipende in maniera preponderante la qualità delle misure. La scelta dei sensori è preceduta dall’individuazione dei parametri da misurare e dei punti critici da monitorare, per questo motivo è fondamentale il contributo che deriva da indagini e studi preliminari di tipo geologico, geomorfologico e geotecnico delle aree di indagine. Da valutare con cautela è anche la scelta della frequenza e ridondanza delle 98 misure che dipendono, in particolare la prima, dalle caratteristiche cinematiche riconosciute o supposte del fenomeno. Le principali grandezze fisiche ritenute significative nel controllo di un versante instabile sono le seguenti: Cinematiche I parametri cinematici sono rilevati con la misura di spostamenti superficiali e/o profondi; sono riassumibili in: - posizione di un punto nello spazio; - distanza (tra un punto fisso ed uno mobile); - deformazione (la dislocazione relativa tra due punti). Idrogeologiche I parametri idrogeologici sono rilevati con la misura essenzialmente delle pressioni interstiziali e sono riconducibili essenzialmente a: variazioni del livello della falda freatica (piezometria). Meteorologiche I parametri meteorologici sono rilevati con la misura della quantità di precipitazioni liquide (pioggia) o solide (neve) e con misure dirette di temperatura dell’aria, dell’umidità e anche del vento.

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- piovosità; - umidità dell’aria; - direzione e velocità del vento; - temperatura (dell’aria, della neve); - l’altezza della neve in zone di alta montagna con rischio valanghe. Geofisiche I parametri geofisici sono rilevati attraverso la misura delle vibrazioni trasmesse; i sistemi di rilevazione permettono di quantificare: - le emissioni acustiche (EA) ed in particolare le vibrazioni prodotte dalle infrastrutture presenti o che ricadono nell'intorno dell'area da monitorare (strade, ferrovie, ecc.);

Il sistema di acquisizione dati Il sistema di acquisizione dati assolve il compito di comunicare con il sensore (o i sensori) a cui è collegato e di memorizzare il dato e trasformarlo da unità elettrica (es. volt) ad unità fisica (es. millimetri).

Il sistema di trasmissione dati 99 Consente il trasferimento dei dati dal punto di acquisizione (prossimo o remoto rispetto alla centrale di archiviazione ed elaborazione dati) al punto di utilizzo. Esistono diversi sistemi da adottare, la cui scelta dipende essenzialmente dalle condizioni operative suddette. In particolare: - sistemi via linea telefonica fissa (modem) o mobile cellulare. Quest'ultima presenta le potenzialità maggiori rispetto soprattutto ai costi da sostenere e alla recente implementazione da parte dei maggiori operatori di telefonia di standard di quarta generazione (4G, ovvero LTE); il sistema di trasmissione può anche essere dotato di SIM con trasmissione dati su standard di terza generazione (3G, in Europa di tipo UMTS). - sistemi via cavo (elettrico o a fibre ottiche); - sistemi via radio di tipo wireless o wimax (4G).

Il sistema di archiviazione ed elaborazione dati Consente la catalogazione e conservazione dei dati al fine del loro utilizzo interpretativo del fenomeno sotto osservazione. Sovrintende alla restituzione dei dati in forma grafica e/o di tabella ed all’eventuale attivazione di allertamento in caso di superamento di soglie prefissate. Può essere dotato di modelli numerici

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Fruizione dei dati di monitoraggio e gestione allarmi Durante la fase di acquisizione dei dati, il sistema automatico provvede ad effettuare, tramite specifici algoritmi, delle verifiche di superamento di soglia predefinite precedentemente per lo studio e la comprensione del fenomeno. In questo modo, al superamento della soglia, la RTU provvede ad informare, mediante l’invio di SMS, il personale preposto. È tuttavia possibile verificare lo stato degli allarmi in qualsiasi momento, accedendo all’area utente del portale a tal fine predisposto. Si sottolinea però che i dati registrati dalla strumentazione di monitoraggio, così come gli stati di allarme, se pur immediatamente fruibili ed utilizzabili, necessitano comunque di elaborazione e validazione da parte di tecnici esperti. Come detto, al fine di rendere immediata la fruizione delle informazioni a tutti i soggetti coinvolti, verrà realizzato un sistema di procedure software atte a gestire l’acquisizione, l’archiviazione, l’elaborazione, la validazione e la condivisione in internet dei diversi dati di monitoraggio acquisiti, attraverso un portale web specificamente predisposto. All'interno di detto portale, accessibile mediante procedura di identificazione (Password ed Username predisposte per il personale autorizzato), si potrà 101 scegliere tra: La visualizzazione dei dati di monitoraggio attraverso la loro rappresentazione grafica mediante la selezione sulla mappa del sensore prescelto ed avendo anche la possibilità di variare il periodo di visualizzazione, accedendo alla specifica sezione: “Telecontrollo Viadotto”. Sempre in questa sezione si potrà inoltre visualizzare l’immagine live della videocamera di sorveglianza. L’analisi della reportistica realizzata settimanalmente in: “Report Settimanali”. La visualizzazione dello stato complessivo degli allarmi per ciascun sensore dalla sezione: “Allarmi”.

Requisiti principali di un sistema di monitoraggio I requisiti hardware del sistema di monitoraggio devono assicurare caratteristiche ben precise che ne garantiscano la funzionalità e l'operabilità in un tempo sufficientemente lungo. Tra i principali requisiti di tale sistema ricoprono un ruolo fondamentale:

- Flessibilità

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I componenti del sistema debbono potersi facilmente adattare alle molteplici necessità delle situazioni ed alle condizioni ambientali in cui si opera; nel sistema debbono poter essere integrate eventuali strumentazioni e reti già esistenti e/o comunque informazioni e dati provenienti da altre fonti;

- Scalabilità Il sistema deve poter essere facilmente ampliato, ridotto e riposizionato in relazione all’evoluzione dei fenomeni e dalle mutate necessità conoscitive;

- Affidabilità Deve essere garantita la funzionalità dei componenti per lunghi periodi ed in condizioni ambientali anche critiche, durante le quali spesso sono richieste le maggiori prestazioni;

- Disponibilità Il sistema deve disporre di risorse interne (ridondanza dei componenti critici, capacità di funzionamento indipendente, ecc.) per garantire adeguati livelli di 102 funzionamento anche a fronte di eventi imprevisti, situazioni di crisi, ecc;

- Manutenibilità Gli interventi di manutenzione, essenziali ai fini della funzionalità del sistema, devono poter essere eseguiti in modo semplice grazie alla standardizzazione dei componenti e a una progettazione che tenga conto della necessità di intervenire sugli apparecchi. La manutenibilità definisce anche la capacità di un sistema di essere facilmente ripristinato qualora sia necessario realizzare un intervento di manutenzione.

Le caratteristiche più importanti delle componenti strumentali software del sistema riguardano l’interfaccia uomo/macchina e le funzionalità di elaborazione. L’interfaccia generale del sistema deve consentire la massima semplicità e flessibilità di utilizzo dei diversi componenti funzionali, i cui requisiti principali sono: - la semplicità delle istruzioni; - la disponibilità di funzioni di aiuto (help) in linea per l’utente; - l’accessibilità agevole alle diverse possibilità offerte dal sistema;

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- il mantenimento di una traccia di tutto quanto avviene in una sessione di lavoro. Per quanto riguarda l’elaborazione sono necessarie diverse funzionalità: - gestione dei dati, con funzioni di inserimento, modifica, interrogazione e cancellazione; - comunicazione con sistemi esterni; - modelli interpretativi e previsionali; - analisi statistica e restituzione grafica; - elaborazione in tempo reale (real‐time).

2.3 Uso del suolo ed aspetti agronomici La conoscenza dell’uso del suolo e la relativa copertura vegetale, rappresenta un primo livello di analisi nell’ambito dell’intero territorio intercomunale, utile per inquadrare gli spazi aperti, formulare le strategie di gestione sostenibile del patrimonio paesistico-ambientale e contribuire alla pianificazione territoriale dei quattro comuni interessati. Lo studio ha come obiettivo la conoscenza del territorio intercomunale, al fine di potere disporre di informazioni territoriali e cartografiche finalizzate alla messa a 103 punto di progressive carte tematiche, utilizzando nelle fasi preliminari le informazioni contenute nella cartografia già esistente (CUAS Regione Campania), ed eseguendo successivamente le modifiche e gli aggiornamenti opportuni (secondo lo stato di fatto), utilizzando le metodologie derivate da quella elaborata in sede europea per il progetto CORINE Land Cover. Lo scopo è quello d’individuare ed illustrare la distribuzione dei differenti tipi di ecosistemi presenti in fase si analisi (naturali, seminaturali, agricoli e forestali), i quali opportunamente elaborati, vanno opportunamente considerati in uno studio di pianificazione e governo del territorio, che pone lo stesso in un sistema integrato, influenzato da dinamiche in continua evoluzione, senza dimenticare le potenzialità agro- zootecniche e forestali presenti. Le informazioni ottenute sono state verificate ed integrate anche mediante sopralluoghi di campo che hanno interessato le aree comunali oggetto di studio. La fase successiva ha riguardato l’implementazione delle informazioni e la creazione di una rappresentazione dettagliata in un sistema informativo geografico (GIS), il cui risultato opportunamente elaborato è stato restituito in scala 1.xxxxxxx, con la suddivisione del territorio intercomunale in xxxx quadranti, NE / NO / SE / SO.

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Si tratta di una carta tematica di base che rappresenta all’atto del rilevamento, lo stato di utilizzo dell’uso agricolo nelle zone comunali non urbanizzate, la qualità delle colture in atto, e si pone come strumento conoscitivo utile ed indispensabile per programmare, coordinare, pianificare e definire le strategie da perseguire secondo l’uso razionale ed ordinato del territorio, secondo la sua peculiare multifunzionalità, anche in una visione futura di assetto e sviluppo interterritoriale congiunto (sistema rurale-paesistico-ambientale).La classificazione utilizzata è strutturata in 4 livelli gerarchici del sopraindicato progetto CORINE Land Cover (Aree antropizzate, Aree agricole, Territori boscati ed ambienti seminaturali, Corpi idrici); nell’ambito del secondo livello per motivi esemplificativi vengono predisposte le classe “PP, PP e P” – prati pascoli, prati permanenti e pascoli, i seminativi (in aree irrigue ed asciutte) e i frutteti (vigneti, oliveti e frutti minori). La classe bosco comprende sia le aree boscate in senso stretto (spp. di latifoglie) che le aree a vegetazione arbustiva ed erbacea; nell’ambito di tale livello al fine di distinguere le aree innanzi citate da quelle realizzate dall’uomo nel passato per uso produttivo (progetto speciale 24, ecc), è stata introdotta la classe boschi artificiali, che comprende gli impianti artificiali composti da spp. esotiche, come le conifere (resinose), nonché gli eucalipteti. 104 Nella tabella di seguito riportata vengono illustrati per singolo comune, per livelli e classi colturali, i dati elaborati e riferiti all’estensione complessiva (espressa in ettari di superficie coperta) e in % rispetto al valore totale, che rappresentano elementi utili per poter programmare in futuro le strategie del settore rurale e forestale. Tab. - rappresentazione dei dati elaborati, raggruppati per livelli e classi

LIVELLI E CLASSI COLTURALI Zone PP, PP Seminati B. Corpi Comuni urbaniz. e P vi Frutteti Boschi Artificiali Rocce idrici Tare

HA 26,00 1032 49 532 1344 90 124 69 3,1 Celle di B. % 0,85 33 1,57 16 42 0,03 3,96 2,2 0,09

HA 18,65 219 26 269 1353 120 34 21 17 Morigerati % 0,89 10 1,23 13 64 5,7 1,6 0,99 0,81

HA 89,53 729 156 1128 2024 11 63 7,4 17,64 Roccagloriosa % 2,22 18 3,88 18 50 0,27 1,56 0,18 22

HA 74,60 302 78 574 1024 112 --- 28 7,7 Torre Orsaia % 3,55 9,7 3,7 27 48 5,3 --- 1,34 0,36

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2.3.1 LE NUOVE POLITICHE PER LO SVILUPPO RURALE La Programmazione dello Sviluppo Rurale in Regione Campania riferita al periodo 2014-2020 rappresenta un primo ed importante strumento disponibile per dare una concreta forma alle politiche regionali per lo sviluppo dei settori agroforestali, al rilancio delle aree rurali e per tracciare le strategie di base che orienteranno le politiche finalizzate allo sviluppo rurale. Le opportunità offerte dalle politiche di sviluppo rurale 2014-2020 rappresentano un primo strumento per indirizzare tale cambiamento, ma vanno opportunamente orientate. In tale ottica le linee d’indirizzo strategico si muovono in linea con gli obiettivi di “Europa 2020, per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva”, e su più dimensioni.

Le nuove politiche per lo sviluppo rurale, dovranno riguardare: A. Un’agricoltura più forte, giovane e competitiva L’obiettivo è quello di consolidare le dinamiche in atto, che mostrano una tendenza ad un ampliamento delle dimensioni medie aziendali puntando verso le imprese orientate al mercato. Ciò porterà ad un profilo strutturale più adeguato ad affrontare le dinamiche competitive, attraverso investimenti che 105 possano favorire aziende potenzialmente competitive ed orientate alle esigenze del consumatore, ridare competitività al sistema agricolo e forestale regionale puntando soprattutto sull’adozione di innovazioni immediatamente trasferibili alle imprese, favorire il processo di ampliamento delle dimensioni aziendali sia in termini fisici che economici, potenziare le infrastrutture a servizio delle filiere agroalimentari e forestali e favorire la creazione di una logistica efficace, incentivare il ringiovanimento della classe imprenditoriale per raggiungere l’obiettivo, al 2020, di un’età media inferiore ai 55 anni, e favorire investimenti tesi al potenziamento dell’internazionalizzazione delle imprese soprattutto attraverso la leva della qualità delle produzioni agroalimentari. B. Imprenditori innovatori, competenti e dinamici Questi elementi rappresentano una condizione indispensabile per conferire alle imprese un profilo più competitivo ed aperto alle sollecitazioni dei mercati. Quanto descritto dovrà essere perseguito attraverso la necessità di sostenere il sistema della conoscenza in agricoltura come supporto delle priorità strategiche per lo sviluppo rurale, il rafforzamento delle relazioni tra imprenditoria e ricerca, allo scopo di favorire l’introduzione e la propagazione di nuove tecnologie, nuovi prodotti, nuovi processi, nonché la crescita

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professionale degli imprenditori sul versante delle tecniche produttive, e soprattutto sulla gestione strategica, del marketing e della comunicazione. C. Filiere meglio organizzate, efficienti e vicine al consumatore La frammentazione dell’offerta rappresenta uno dei principali punti di debolezza del sistema. Occorre superare i vincoli alla crescita derivanti dalle ridotte dimensioni aziendali, e favorire processi di governance in grado di restituire efficienza ai mercati e maggiori quote di valore aggiunto agli operatori del settore primario. Quanto descritto va perseguito attraverso il rafforzamento del ruolo dell’associazionismo e dell’interprofessione al fine di migliorare il coordinamento tra gli attori della filiera e di incentivare la contrattazione collettiva, perseguendo condizioni di equilibrio e di stabilità dei mercati, il sostegno di iniziative finalizzate ad avvicinare l’agricoltore al consumatore finale, e ad assicurare al settore primario una maggiore quota di valore aggiunto, la valorizzazione concreta dei Marchi a denominazione d’origine e incrementare la quota di prodotto registrato, incentivando l’adesione, da parte dei produttori, ai Consorzi di tutela, fino a rendere trasparenti tutti i passaggi della filiera come garanzia e rispetto di quel tacito patto con i consumatori, sempre più esigenti e consapevoli. 106 D. Aziende dinamiche e pluriattive La diversificazione delle fonti di reddito, soprattutto nelle aziende di piccole dimensioni e nelle aree rurali meno sviluppate rappresenta, in molti casi, un’opportunità per ricollocarsi in termini competitivi su nuovi mercati. Essa, tuttavia, non deve essere limitata alle attività legate ai servizi turistici in ambito rurale, ma deve potersi esprimere anche mobilitando risorse su settori e prodotti innovativi e tecnologicamente avanzati, o servizi di utilità sociale. Sarà necessario favorire l’incremento del numero di imprese che diversificano la loro attività soprattutto nei territori in cui è più probabile l’abbandono, attraverso la diffusione di attività innovative connesse alla principale (energie rinnovabili, cosmesi con il recupero della materia prima seconda, agricoltura sociale, ospitalità rurale), promuovere e valorizzare il ruolo sociale delle aziende agricole, e la loro capacità di rispondere alla richiesta di beni e servizi per la collettività, valorizzare e promuovere le aziende e le imprese che utilizzano terreni agricoli confiscati alle mafie per favorire l’aumento dell’occupazione e l’inclusione sociale attraverso lo sviluppo di azioni multidisciplinari e multifunzionali. E. Un’agricoltura più sostenibile

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La sostenibilità dello sviluppo non deve tradursi in un vincolo alle attività produttive. Essa può tradursi nell’adozione di tecniche e processi produttivi economicamente sostenibili, fonti di reddito e, contestualmente, in grado di sostenere gli sforzi delle politiche tesi a perseguire obiettivi ambientali. Favorire un uso sostenibile delle risorse (suolo, acqua, energia) per ridare vivibilità alla aree rurali puntando, oltre al greening, allo sviluppo di tecniche che salvaguardino la sicurezza alimentare, la salubrità dell’ambiente e la sicurezza dei lavoratori, sostenere l’obiettivo dell’autosufficienza energetica delle aziende agricole e silvicole, favorire la nascita e lo sviluppo delle filiere corte agro-energetiche, in attuazione delle linee guida regionali per l’agroenergia, sostenere l’introduzione dell’innovazione tecnologica nell’utilizzo delle materie prime residuali per favorire lo sviluppo di prodotti agrotecnologici (bioplastiche, bioedilizia, etc), favorire lo sviluppo di sistemi colturali complessi basati sulla coltivazione di più specie, favorire una gestione delle risorse idriche economicamente ed ambientalmente sostenibile. F. Tutela e valorizzazione degli spazi agricoli e forestali L’imperativo da seguire è quello di conservare gli spazi agricoli e forestali, difendendoli dai processi di caotica urbanizzazione in atto da decenni. Ma la 107 conservazione degli spazi significa anche e soprattutto agire a difesa della biodiversità e dei paesaggi rurali. In tal senso, il ruolo multifunzionale delle attività agricole va adeguatamente valorizzato. Stabilizzare la frangia rurale periurbana, assegnandole il ruolo spazio verde multifunzionale di servizio alle città, sostenere il coinvolgimento delle imprese agricole e silvicole per la manutenzione e il presidio dei territori rurali, valorizzare il patrimonio forestale campano pubblico e privato, come bene di interesse collettivo, per la difesa del suolo, la tutela delle risorse idriche, la lotta al cambiamento climatico, la tutela dei paesaggi, la valorizzazione delle filiere forestali, valorizzare il paesaggio rurale della regione, sulla base di obiettivi specifici di tutela e gestione sostenibile, modulare le misure agroclimaticoambientali e silvoclimaticoambientali in funzione delle specifiche caratteristiche fisiografiche, ecologiche, agronomiche e paesaggistiche dei sistemi rurali regionali. G. Un territorio rurale per le imprese e per le famiglie L’impoverimento sociale e demografico delle aree rurali non è legato solo alle scarse opportunità di reddito che offre il settore primario. Occorre favorire, da un lato la rivitalizzazione produttiva delle aree interne, puntando sul sostegno e

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano l’infittimento della trama di piccole imprese locali; dall’altro, adeguare i livelli di fruibilità dei servizi alla persona, per conseguire condizioni di cittadinanza dignitose nelle comunità rurali. Assicurare la dotazione, per l’intero territorio rurale regionale, dei servizi strategici di base (diffusione e utilizzo delle TIC; sistemi innovativi per la fornitura di servizi alla persona, alla famiglia, all’infanzia, agli anziani; presidi sanitari e sistemi di pronto soccorso), migliorare il grado di attrattività delle aree rurali per gli investimenti produttivi, creare le condizioni per lo sviluppo di piccole attività produttive in settori strategici. H. Un nuovo quadro di regole Al fine di rendere operative le scelte strategiche adottate, è indispensabile definire un quadro politico-normativo all’interno del quale gli attori del sistema agricolo dovranno muoversi. Occorre una riorganizzazione delle normative regionali in materia che definisca il quadro operativo di azione degli strumenti regionali. Questa operazione meramente tecnica, appare strumentale rispetto all’implementazione degli indirizzi strategici adottati, e riafferma il ruolo e le competenze attribuite, in materia, dalla Costituzione. Elaborazione ed approvazione di un Testo unico che definisca il quadro normativo di riferimento per l’agricoltura regionale, in collegamento con la Legge di orientamento di cui al 108 D. Lgs 228/2001. Nelle aree rurali (orientativamente rappresentate dalle macroaree C, D1 e D2 dell’attuale PSR 2007-2013 della Campania, con l’eccezione degli STS che includono i comuni capoluogo) il Fondo capofila è il FEASR. In queste aree le strategie di sviluppo locale potranno sviluppare i sottoprogrammi tematici di cui alle lettere b), e d) illustrati di seguito “Sottoprogrammi tematici ed integrazione”. In materia di sviluppo rurale, la proposta di regolamento relativa al Feasr consente di promuovere la realizzazione di sottoprogrammi tematici che contribuiscano alla realizzazione delle priorità dell'Unione e rispondano a specifiche esigenze riscontrate, in particolare per quanto riguarda: (a) i giovani agricoltori; (b) le piccole aziende agricole di cui all'articolo 20, paragrafo 2, terzo comma; (c) le zone montane di cui all'articolo 33, paragrafo 2; (d) le filiere corte; (e) le donne nelle aree rurali; (f) la mitigazione dei cambiamenti climatici e la biodiversità. L’Assessorato all’agricoltura propone alla discussione dei partner l’attivazione dei seguenti 3 sottoprogrammi:

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. Sottoprogramma 1 - piccole aziende agricole di cui all'articolo 20, par. 2, terzo comma (b) L’obiettivo è quello di sostenere gli investimenti in aziende di piccole dimensioni, attivando una pluralità di strumenti (sia di tipo materiale che immateriali) ma concentrando l’attenzione su specifici temi al fine di affrontare in modo efficace questioni di particolare rilievo su scala locale. In altre parole occorre sostenere il mantenimento di una base produttiva in aree nelle quali l’attività agricola non è in grado di assicurare apprezzabili risultati economici o appare seriamente compromessa dalle condizioni di contesto, ma che al tempo stesso, è necessario preservare e rilanciare sia in chiave competitiva, sia in funzione della produzione di beni pubblici. Tali sottoprogrammi andranno dunque caratterizzati dal punto di vista tematico, abbinando alla componente competitiva una qualificazione in chiave multifunzionale (es: tutela del paesaggio e della biodiversità, mantenimento dei versanti, ecc.). In tal modo, in essi verrebbero ad essere integrate anche le finalità riconducibili alle ipotesi di sottoprogramma di cui alla lettera (f). I possibili ambiti tematici da sviluppare necessariamente su scala locale, 109 riguarderanno: - la conservazione attiva del paesaggio in aree ad alto valore paesaggistico e naturalistico; - la riconversione produttiva (no food) in aree compromesse da emergenze ambientali. . Sottoprogramma 2 - filiere corte (d) In particolare, l’intenzione è quella di porre in essere un sottoprogramma articolato su sue aree tematiche: le filiere agroalimentari e le filiere agro energetiche: - Filiere corte agroalimentari. L’obiettivo mira a razionalizzare il percorso “dai campi alla tavola” migliorando l’efficienza del sistema e riequilibrando i pesi negoziali tra gli operatori, al fine di aumentare la quota di valore aggiunto per le imprese del settore primario. Le dimensioni su cui intervenire sono sia di tipo relazionale ed organizzativo (aggregazione dell’offerta, razionalizzazione dei canali, comunicazione e marketing), sia di tipo strutturale (adeguamento tecnologico, miglioramento della qualità) ed infrastrutturale (logistica, mobilità).

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Ne consegue che il sottoprogramma dovrà essere implementato su base collettiva, possibilmente su scala territoriale, attivando processi di co- progettazione locale tramite il Community-Led Local Development (CLLD). - Filiere corte agroenergetiche. L’Assessorato all’Agricoltura intende concentrare l’attenzione sulle tematiche legate allo sviluppo delle filiere agroenergetiche, dando seguito agli indirizzi formulati nel Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) approvato con DGR n. 475 del 18.03.2009, ed a tal fine intende proporre uno specifico sottoprogramma che consenta di coordinare al meglio le attività. Tale scelta è mossa da una serie di considerazioni: - occorre ridurre l’impatto ambientale delle attività agricole e, soprattutto zootecniche. Per raggiungere risultati apprezzabili, è opportuno indirizzare gli investimenti aziendali ma anche creare condizioni infrastrutturali e di contesto adeguate; - le politiche tese alla riduzione dell’impatto ambientale non devono tradursi in una mera apposizione di vincoli, ma trasformarsi in opportunità di reddito; - occorre favorire una più efficace gestione delle risorse forestali. Gli ambiti di applicazione del sottoprogramma “filiere corte agroenergetiche”, in linea con gli indirizzi dettati dal PEAR, sono: 110 - filiera delle biomasse ligno-cellulosiche; - filiera del biogas. Fatta eccezione per aree caratterizzate da uno status agro-ambientale alterato (presenza di cuneo salino, compromissione da inquinanti, ecc.), l’azione pubblica sosterrà esclusivamente interventi relativi all’utilizzo di biomasse residuali delle attività agroforestali e zootecniche, in filiera corta. Fondamentale è la costruzione di una politica di governance su scala locale, che si radichi sul territorio sviluppando un sistema competitivo mediante l’incentivazione della filiera corta. Il ruolo degli enti locali in questo senso può diventare essenziale nel favorire l’aggregazione volontaria dei diversi attori, integrando nella filiera non solo i fornitori, i produttori ed i trasformatori, ma anche il sistema amministrativo, il sistema creditizio e il terziario e creando la massa critica necessaria alla sostenibilità di un progetto di investimento in energia da fonti rinnovabili. Per tali motivi, e soprattutto per introdurre un reale cambiamento che produca impatti significativi sul territorio, è indispensabile combinare la strumentazione del Feasr con quella degli altri fondi comunitari (in particolare, il Fesr). Quanto alle modalità di attuazione, la soluzione più efficace è quella di attivare il

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano sottoprogramma in esame attraverso il Community-Led Local Development (CLLD). . Sottoprogramma 3 - zone montane di cui all'articolo 33, paragrafo 2 (c) Quanto alla sottoprogrammazione per le zone montane di cui all'articolo 33, paragrafo 2, del Regolamento per lo sviluppo rurale, occorre segnalare che il Comitato Aree Interne –Sottogruppo Selezione delle Aree - istituito nell’ambito della definizione dell’Accordo di Partenariato, ha già elaborato delle riflessioni sui criteri di selezione e sugli strumenti attuativi. In particolare, con specifico riferimento alle modalità con cui il Feasr potrà fornire un suo contributo alla strategia nazionale per le aree interne, il suddetto Comitato suggerisce di definire un sottoprogramma specifico per le aree montane nei PSR, anche attraverso il coinvolgimento dei soggetti attuatori del CLLD. In tale ottica la sottoprogrammazione per le zone montane darà origine ad un processo di coprogettazione locale ispirato agli indirizzi enunciati nel documento Metodi ed obiettivi per un uso efficace dei Fondi comunitari 2014-2020, coerente con la strategia nazionale per le aree interne. Pertanto, verificate con le Autorità di Gestione coinvolte le condizioni di attuazione del Progetto per le Aree interne, e considerando utile integrare la programmazione del Feasr con quella degli altri 111 fondi del QSC, l’Assessorato all’Agricoltura, in attuazione dell’Accordo di Partenariato, ritiene necessario condividere, nell’ambito della Programmazione unitaria, una strategie per le aree interne della Campania - e, specificamente, per le aree montane – nella quale sia previsto un robusto supporto da parte degli altri fondi del QSC, nell’ambito di un processo di co-progettazione collettiva da parte delle comunità (soggetti pubblici, imprese, associazioni, ecc) che vivono negli ambiti montani. Per tali motivi la specifica sottoprogrammazione per le aree montane dovrà necessariamente collegare la strumentazione del Feasr con quella degli altri fondi, attraverso il Community-Led Local Development (CLLD). Naturalmente, tale ipotesi andrà verificata puntualmente, in coerenza con l’impianto programmatorio della Strategia per le Aree Interne in via di definizione nell’ambito dell’Accordo di Partenariato e con i relativi strumenti di intervento. In mancanza delle condizioni di base richieste per l’adesione a tale strategia, la previsione di uno specifico sottoprogramma per le aree montane non avrebbe possibilità di successo e la partecipazione del Feasr agli obiettivi della Strategia per le aree interne potrà essere garantita solo attraverso la individuazione di specifiche priorità territoriali, nel quadro dei bandi per la selezione dei progetti ricadenti in queste aree.

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2.3.2 TERRITORIO RURALE E PAESAGGIO Il contesto socio-economico e rurale è stato caratterizzato da tassi negativi di sviluppo del tessuto produttivo e del livello di competitività del sistema regionale e dal relativo incremento delle aree di povertà e delle disuguaglianze sociali che hanno determinato un allontanamento progressivo dell’Italia e della Campania dai target della Strategia Europa 2020. La Regione Campania è classificata come regione meno sviluppata ai sensi della Decisione di esecuzione della Commissione 2014/99/UE. Riguardo gli indicatori macroeconomici, il PIL regionale è in costante diminuzione ed i risultati economici sono complessivamente peggiori della media nazionale; uguale discorso vale per l’occupazione del mercato del lavoro, i cui indicatori mostrano una situazione particolarmente problematica caratterizzata da una riduzione dell'occupazione, accompagnata dal contestuale aumento sia dei disoccupati sia, almeno fino al 2011, della popolazione inattiva. Nelle aree rurali la qualità della vita è nel complesso “insoddisfacente” in termini infrastrutturali, economici e di servizi. In particolare la dotazione infrastrutturale risulta inadeguata sia per quanto riguarda le reti di collegamento verso i principali centri erogatori dei servizi essenziali sia relativamente alla rete viaria minore di 112 pertinenza comunale. I Comuni delle Aree Rurali della Campania, (macroaree B, C e D), per il 30,77% appartengono, per tempi di percorrenza, alle classi di “periferico” ed “ultraperiferico” a fronte del 7,29%, dei comuni appartenenti alla macroarea A, per le medesime tipologie di classe. Lo stesso dicasi per le infrastrutture immateriali quali la banda larga. Il territorio di area vasta oggetto di studio, presenta un’orografia caratterizzata per la maggior parte da pendenze tipiche nelle aree collinari, che diventano estreme per le aree che compongono le pendici del Monte Bugheria (1220 m slm). La natura dei terreni genera diffusamente fenomeni carsici non consentendo la formazione di corsi d’acqua perenni e tali da assicurare soddisfacenti riserve idriche; come conseguenza solo una ridotta porzione della superficie è irrigabile. Le caratteristiche pedologiche, orografiche e climatiche hanno favorito nel corso dei secoli lo sviluppo di aree boscate composte in prevalenza da latifoglie; nelle aree a vocazione agricola di collina le colture maggiormente rappresentate sono i frutteti (quasi esclusivamente oliveti da olio appartenenti alla varietà autoctona Pisciottana, in misura minore vigneti e ficheti), le quali si alternano ad erbacee annuali (seminativi), prati stabili e pascoli permanenti.

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I caratteri strutturali delle aziende agricole nell’ambito del territorio in esame, presentano una generale ed estrema polverizzazione, soprattutto quelle di piccole e piccolissima dimensione, spesso accompagnata da una scarsa specializzazione produttiva delle stesse. La maggior parte presenta un orientamento produttivo misto (non specializzata), una organizzazione aziendale di tipo tradizionale e a conduzione individuale (diretta coltivatrice). La coltivazione dell’olivo è tradizionalmente presente nelle realtà rurali del territorio oggetto si studio, dove occupa un posto di rilievo non solo per l’opportunità competitiva offerta dalle aziende agricole, ma anche per il ruolo ambientale di salvaguardia del paesaggio e di protezione del suolo. Spesso vengono praticate ancora con metodi scarsamente meccanizzati e caratterizzati da criteri di gestione diseconomica, la quale riducendo notevolmente i margini ed incidendo negativamente sulla qualità del prodotto finale, disincentiva gli olivicoltori ad investire e a programmare positivamente per il futuro. Nonostante la qualità non elevata il prodotto può essere etichettato con la Denominazione di Origine Protetta (DOP) “Cilento”. Purtroppo l’apparato produttivo è caratterizzato dalla piccola dimensione aziendale e dalla conduzione familiare che limita la propensione all’adozione delle innovazioni tecnologiche. 113 Nonostante la forte presenza della filiera olivicola, la produzione olearia non riesce ad essere adeguatamente valorizzata, sia per alcune caratteristiche delle piante autoctone (notevole sviluppo vegetativo) che spesso non consentono un’adeguata meccanizzazione di alcune fasi del processo colturale (raccolta delle drupe), sia per le caratteristiche organizzative e tecnologiche degli impianti di trasformazione, che per lo scarso collegamento con i settori della commercializzazione. Situazione molto simile caratterizza il settore vitivinicolo, il quale anche se può fregiarsi del marchio DOP (denominazione di origine protetta), la produzione è relegata a limitate superfici agricole ad esclusiva conduzione famigliare. Bisogna anche sottolineare come negli ultimi anni i settori arborei citati hanno visto una favorevole interesse ed una ripresa positiva, attraverso la realizzazione di nuovi impianti colturali specializzati e meccanizzabili, che hanno visto l’utilizzo di materiale di propagazione composto da varietà autoctone, ovvero il recupero di impianti arborei abbandonati dal punto di vista colturale, la trasformazione e il confezionamento del prodotto in azienda, condizione che ha interessato anche il settore dell’olio di oliva e del fico, interessi e tendenze che fanno ben sperare per il futuro.

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Il settore lattiero caseario soffre di gravi problemi di natura strutturale legati principalmente a piccoli impianti produttivi, alle condizioni igienico-sanitarie delle stalle, alle dotazioni aziendali, alla arretratezza dei metodi di allevamento (capacità produttiva, standard qualitativi). Identico discorso vale per l’allevamento degli animali da carne (bovini, ovi-caprini), le cui produzioni nonostante le notevoli potenzialità e le risorse del territorio non risultano particolarmente sviluppate, spesso a causa delle dimensioni modeste degli allevamenti e delle tecniche di allevamento poco razionali (disponibilità di struttura per l’ingrasso), che spesso trovano negativi sbocchi commerciali sia in ambito locale che all’esterno. Le problematiche che attanagliano il settore zootecnico, vanno ricercati nella mancanza di strutture presso la quali conferire il prodotto da trasformare (latte, carne); spesso gli allevatori del settore carne, sono costretti a commercializzare capi in età giovanile (pochi mesi dalla nascita), ad intermediari, commercianti o stalle di sosta non locali, condizioni che limitano notevolmente le possibilità di sviluppo e crescita futura del settore.

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3 EVOLUZIONE STORICA DEL TERRITORIO E ASSETTO URBANISTICO

3.1 Evoluzione storico‐insediativa emergenze attuali storiche e paesistiche

CELLE DI BULGHERIA E IL SUO TERRITORIO

Situato nella parte meridionale del Cilento, è posto a 230 m s.l.m. tra il Monte Bulgheria (da cui prende il nome) e il fiume Mingardo. Celle di Bulgheria è un comune la cui storia è caratterizzata almeno da tre eventi rilevanti: lo stanziamento dei bulgari, quello dei monaci, e la partecipazione di Celle di Bulgheria ai moti cilentani del 1828. I bulgari abitarono questa terra, giungendo fino alle falde del Monte Bulgheria e fondando dei villaggi. I monaci arrivarono dalla Bulgaria e dalla Grecia e fondarono cenobi e celle attorno ai quali sorsero i primi centri abitati. Probabilmente, in uno dei villaggi alle falde del Monte Bulgheria nacque la sede di una laura (luoghi di preghiera) con celle; il nucleo che si creò attorno a questi siti prese il nome di "celle". Alla fine se ne ricavò il nome di Celle di Bulgheria. Sui moti cilentani del 1828 Celle di Bulgheria ebbe un ruolo rilevante nel 115 capeggiare tale rivolta. Tornati sul trono i Borboni con Francesco I, re delle due Sicilie, Celle di Bulgheria, così come gli altri centri vicini, visse giorni difficili per le tasse esose e la crisi del grano. Il popolo cilentano, incoraggiato da alcuni patrioti di Celle Bulgheria, tra cui il Reverendo Canonico Antonio Maria De Luca, si sollevarono contro Francesco I. Il 30 giugno 1828, una schiera di rivoltosi si presentò alle porte di S. Giovanni a Piro. Al contrario di quanto era accaduto negli altri Comuni, il Sindaco ed il Parroco della cittadina si rifiutarono di partecipare alle funzioni in chiesa imposte dai rivoltosi, per cui questi, visto il rifiuto, saccheggiarono le loro case. La sera stessa i rivoltosi, giunti a Bosco, dove non incontrarono nessuna accoglienza da parte della popolazione, proseguirono per dove furono sorpresi dalle truppe e dispersi sui monti. La repressione fu violenta. Si susseguirono accuse, condanne, arresti, fucilazioni e la distruzione di Bosco a seguito di un regio decreto. Antonio Maria De Luca (Celle di Bulgheria, 20 ottobre 1764 – Salerno, 28 luglio 1828) è stato l'organizzatore e la vittima più illustre dei moti del Cilento del 1828. Appartenente alla Congregazione del Santissimo Redentore, dove sembra sia stato allievo di Alfonso Maria de' Liguori, dopo la laurea in teologia (1791), il

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano canonico De Luca si dedicò all'insegnamento nel seminario di dedicandosi inoltre alla predicazione in molte località del Regno di Napoli. Prese parte al dibattito politico nel regno di Napoli già alla fine del XVIII secolo.Carbonaro, aveva preso parte ai moti carbonari del biennio 1820-21 ed era stato deputato al Parlamento napoletano nel breve periodo costituzionale. Da deputato si batté in favore dei contadini, nelle nascenti lotte al latifondismo, contro la nobiltà e il clero cilentani; in questa occasione, fa dono ai contadini di Celle di parte delle sue proprietà terriere. L'avventura da parlamentare fu fugace come la costituzione di re Ferdinando e, alla restaurazione della monarchia, il De Luca fu uno dei principali sorvegliati speciali della polizia borbonica. Abbandonata la Carboneria aveva aderito alla setta dei Filadelfi. In occasione dei moti del Cilento del 1828 il canonico espose in un'omelia tenuta nel villaggio di Bosco i vantaggi della Costituzione (7 luglio 1828). All'arrivo delle truppe borboniche, dopo una breve latitanza, il canonico De Luca fu arrestato da Francesco Saverio Del Carretto. Scomunicato da mons. Camillo Alleva, arcivescovo di Salerno, De Luca venne fucilato a Salerno il 28 luglio 1828. La casa del Canonico sorge nel Centro di Celle di Bulgheria e si affaccia sulla Piazzetta Crocevia dove una lapide ne commemora le virtù ed il ricordo indelebile 116 di patriota e precursore delle vicende che portarono al Risorgimento Italiano, alla liberazione dall’oppressore ed all’Unità d’Italia. Il Monte Bulgheria ha dato il nome a Poderia che deriva da due parole greche poùs= piede e òros= monte, vale a dire ai piedi del monte. In epoche successive a causa di movimenti tellurici il mare si ritirò e nella valle del Mingardo rimase solo il fiume; quando scomparve il mare, Poderia era molto più esposta agli attacchi dei pirati, quindi gli abitanti decisero di spostarsi in una zona più sicura dove oggi si trova il quartiere più antico del paese, il "pedale", che significa ai piedi del monte. Questi paesi nacquero dalla necessità degli antichi di nascondersi dalle insidie degli invasori, infatti, molta gente veniva a trovarvi rifugio.

Sviluppo storico urbanistico Il nucleo originario di Celle di Bulgheria sorse probabilmente intorno all'anno 700 d.C. In quel periodo giunse nel beneventano una colonia di soldati bulgari ed il Duca Romoaldo consentì che una parte di essi si insediasse in luoghi intorno a Cepino, Isernia e Boviano, mentre un'altra parte della colonia si insediasse nella zona di Paestum.

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Successivamente giunsero alle falde del Monte che da essi prese il nome "Monte Bulgheria", ove fondarono dei villaggi. Probabilmente uno dei villaggi fondati fu sede di una laura con celle di monaci italo-greci, per cui l'abitato che vi sorse intorno prese anche il nome di "Celle". Nei secoli successivi il villaggio seguì le sorti di Roccagloriosa, di cui fu casale fino alla sua elevazione a sede comunale. Ancora negli anni '700 era feudo dei D'Afflitto di Roccagloriosa. Il Giustiniani ubica il villaggio alle falde del Monte Bulgheria, come casale di Roccagloriosa e scrive che contava 730 abitanti e che era distante 60 miglia da Salerno. Nell'800 Celle di Bulgheria ebbe un ruolo di rilievo nei moti rivoluzionari del '28. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Torreorsaja, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Torre Orsaja, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.

Caratteristiche ambientali e paesaggistiche

Buona parte del territorio comunale di Celle di Bulgheria è compreso nel 117 perimetro del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Il paesaggio è prevalentemente montano con ampie superfici coltivate a ulivo, selvatici e alberi da frutto, numerose sono anche le coltivazioni di meli e peri. L’elevato valore naturalistico e ambientale della zona ha fatto sì che oltre 500 ettari del territorio comunale ricadessero in Siti di Interesse Comunitario “Mingardo” e “Bulgheria”. La particolare orografia ha determinato un limite di riconoscibilità e di differenziazione rispetto al resto del territorio. Una caratteristica peculiare di quest’area geografica risulta essere il suo forte grado di antropizzazione. Piccoli insediamenti sparsi dovunque si dispongono in modo da formare un tutt’uno ordinato con la natura. La morfologia dell’ambiente ha indirizzato verso una forma d’insediamento costituita da un nucleo compatto che si è allungato e cresciuto intorno alla Strada Provinciale, (Celle di Bulgheria) come la stessa Frazione Poderia e i più piccoli nuclei abitativi lungo gli assi viari di collegamento e inseriti organicamente nella natura e nel paesaggio circostante.

Trasformazioni edilizie ed ambientali

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L’impianto urbanistico di Celle di Bulgheria e Poderia è rimasto inalterato nel tempo con la crescita di nuovi insediamenti sparsi lungo gli assi viari. Vi permangono infatti i caratteri originari dell’insediamento storico come l’aggregazione dei corpi di fabbrica, la morfologia e la tipologia degli edifici, la definizione dei particolari costruttivi e dei dettagli ornamentali, assumendo particolare importanza la presenza dei di palazzi, chiese e chiesette padronali.

Quadro sinottico delle risorse

Come tutti i comuni limitrofi, Celle di Bulgheria è interessato, già da tempo, da un processo di abbandono da parte degli abitanti originari aggravato dal recente calo delle nascite (vedi grafico in premessa). La popolazione è ad oggi rappresentata da 1922 abitanti, molti dei quali anziani.

All’economia locale un grande contributo è fornito dalla silvicoltura, con la produzione di olio e prodotti delle attività agricole e pastorali; un’alta percentuale della forza lavoro è impiegata inoltre nel settore dell’edilizia e solo recentemente si è sviluppata una ospitalità diffusa legata al turismo sulla scorta degli 118 investimenti attuati dall’amministrazione negli ultimi anni in relazione all’enorme patrimonio culturale paesaggistico ed ambientale del territorio . Le attività commerciali sono limitate ai beni di prima necessità, esiste qualche negozio di abbigliamento, più di un bar e qualche altra attività commerciale.

Nel complesso i centri abitati mantengono uno stato di conservazione discreto, non mancano però episodi di totale abbandono soprattutto per quanto riguarda i numerosi palazzi storici, un tempo abitati dalle famiglie L’abbandono di questi ultimi da parte dei proprietari, trasferitisi in città o in altre più comode dimore, ne ha consentito spesso la conservazione dei caratteri originari, preservandoli da disinvolte trasformazioni e adeguamenti a moderne esigenze. Purtroppo però ne è anche conseguita un’incuria che oggi mette in serio rischio di perdita definitiva sia della testimonianza materiale (edificio in quanto tale) sia dell’aggregato sociale (vita del rione). Gli edifici compromessi dal punto di vista statico e strutturale sono comunque pochi e sono per lo più case rurali sparse; molti sono invece gli edifici che necessitano di interventi di restauro e consolidamento o soltanto di un ripristino, gran parte degli interventi di manutenzione condotti negli anni passati, infatti,

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano non ha quasi mai rispettato i criteri filologici e conservativi, alterando l’aspetto originario.

Emergenze storico culturali , architettoniche e ambientali A Celle di Bulgheria sono da visitare il caratteristico centro storico con i numerosi portali in pietra, il Palazzo De Luca, la chiesa della Madonna della Neve con un altare del 1700 molto caratteristico, realizzato in marmo di vivi colori (bianco, rosso, arancione, turchino e verde scuro). Dietro l'abside con semicupola e pareti poligonali, tutte decorate di stucchi e fregi di stile neoclassico. A Poderia, frazione di Celle di Bulgheria, è molto forte la devozione a Santa Sofia, alla quale è dedicato il santuario votivo sito sulle pendici del Monte Bulgheria. Da non perdere le escursioni sul Monte Bulgheria, che è un massiccio calcareo la cui cima più alta raggiunge i 1225 metri. Qui si trova la grotta che la popolazione conosce come "Grotta della Madonna", denominata così per due motivi: il primo perché si narra in una leggenda che vi abitasse la Vergine, il secondo perché uno scultore realizzò l'immagine della Madonna ricavata da una stalagmite.

ROCCAGLORIOSA E IL SUO TERRITORIO 119

Il Comune di Roccagloriosa, con la sua frazione Acquavena, è situato a sud della Provincia di Salerno, inserito nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dal 1998 dichiarato dall’ UNESCO patrimonio dell’ Umanità. Ricco di bellezze paesaggistiche, storiche, architettoniche, archeologiche e culturali, è arroccato su uno sperone roccioso (a circa 450 m. s.m.) che domina le vallate dei fiumi Mingardo e Bussento. La sua strategica ed incantevole posizione offre una suggestiva veduta panoramica che consente di spingere lo sguardo dal Monte Cervati al Monte Bulgheria, dal mare di Palinuro al Golfo di Policastro fino alla costa calabro- lucana. Il nome Roccagloriosa è sinonimo di antichità. ROCCAE, è dovuto alla sua collocazione strategico-difensiva situata su un colle; GLORIOSA, alla venerazione della Gloriosa Madre di Dio, oppure, alle sue vicende storiche: sia la storia che la devozione si fondono in un'unica tradizione e ROCCAGLORIOSA ne ha tanta e tutta da scoprire. Roccagloriosa comprende anche una frazione, Acquavena, alle falde del monte Bulgheria, così chiamata, probabilmente, per le numerose sorgenti di acqua fresca che ancora oggi sono utilizzate per dissetare e irrigare le terre. Questo centro che

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano lega da sempre le sue vicende storiche a Rocca, si è sviluppato intorno all’antica chiesa di S. Maria la Vena, la cui origine risale intorno all’anno 1000, ma ebbe il suo culmine devozionale tra il 1600 e 1700, tanto che fu denominata la Potentissima. Roccagloriosa, un luogo dalla storia millenaria come documentato dai diversi ritrovamenti. Alcuni frammenti di ceramica dell’età del bronzo, rinvenuti sia sulle pendici del castello che sulla sommità della collina denominata de “Le Chiaie”, documentano una frequentazione del territorio di Roccagloriosa già nel II millennio a.c. Una testimonianza più consistente relativa ad un tipo di abitazione, probabilmente stagionale, è stata recuperata per l’età del ferro (VIII-VI a. C.). A partire dal V secolo a.C. i rinvenimenti archeologici dell’area di Roccagloriosa, sia pur scarsi, permettono di delineare un quadro meno ipotetico degli sviluppi storico culturali sul pianoro centrale segnalati da alcune case a pianta rettangolare allungata, su zoccolo di pietra.

Sviluppo storico urbanistico L’abitato raggiunge il suo massimo sviluppo nel corso dell’età lucana (IV – III secolo a.C.) quando la parte più elevata dell’insediamento, per una superficie di 15 ettari, viene racchiusa da un poderoso muro di fortificazione. Una Cinta costruita con 120 blocchi rettangolari di calcare che si addossa, per circa 1200 metri, alla cresta della dorsale dei Capitenali, lasciando all’esterno la necropoli e definendo, così, una vera e propria acropoli a sua volta distinta da una sottostante città bassa di maggiore estensione. All’interno dell’arce fortificata le abitazioni si dispongono in maniera regolare, per isolati. Alcuni di queste unità abitative, sia dell’acropoli che della citta bassa, sono costruite intorno a cortili basolati , in cui si trovano piccoli sacelli destinati a raccogliere le offerte connesse i sacra gentilizia (culti familiari). Un frammento di tavola bronzea recentemente rinvenuto, con iscrizione osca, la lingua dei sanniti, su ambedue le facce include una serie di statuizioni prescrittive inerenti gli ordinamenti istituzionali della vita civile ed amministrativa di una “ancora anonima” città stato (touta) lucana. Confermando, così, il livello di complessità organizzativa raggiunto dai lucani di Roccagloriosa fra gli anni finali del IV secolo e l’inizio del III secolo a.C. A partire dal I secolo a.C. i superstiti dell’insediamento lucano di Orbitania, costretti probabilmente da eventi avversi, si trasferirono lungo lo stesso crinale di sviluppo, non lontano dal vecchio insediamento dei Capitenali, e si arroccarono nei pressi di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano una rupe, chiamata Armo. Il nome della nuova sede fu Patrizia, l’attuale Rocchetta, dove vissero durante tutto il periodo di romanizzazione fino al IV secolo d.C. Alla fine del IV secolo d.C. , il generale Stilicone , di ritorno dalla Grecia sbarcò con i suoi soldati nel Golfo di Policastro, trovò la regione del Mingardo adatta per l’accampamento delle sue truppe che razziarono, derubarono e dissanguarono anche nelle zone vicine. Alla loro partenza lasciarono il luogo estremamente impoverito e le abitazioni di Patrizia depredate e devastate e spinsero i nuclei preesistenti e sparsi a consolidarsi in un solo insediamento in un luogo più sicuro e maggiormente adatto alla difesa. Così, nel 412, sulla cima più alta che sta a guardia delle vallate del Mingardo e del Bussento, poco distante da Patrizia, fu costruita una chiesetta dedicata alla Gloriosa Madre di Dio benedetto intorno alla quale si sviluppo la città, ancora oggi, chiamata “Rocca”. Questo insediamento si incrementò nei secoli successivi, specialmente in seguito alla venuta di Narsete con le sue orde di Bulgari, VI secolo, che diedero vita ai villaggi devastati e ne costituirono altri: Acquavena, Celle Bulgheria e Rocchetta e concorsero, insieme, alla costruzione del castello intorno al quale si costituì il centro abitato ancora esistente. Verso il 590, i Longobardi, spingendosi verso Policastro, cacciarono i bulgari e presero possesso di tutte le terre. A Rocca, proprio in cima alla 121 collina, edificarono un castello con torri merlate e fortificazioni. Il castello di Roccagloriosa (Rocca de Gloriosa in età medioevale) assume un’importanza particolare nel XIII secolo quando l’imperatore Federico II di Svevia lo fa inserire nella lista dei castra exempta della Campania, ossia quei castelli il cui affidamento spettava direttamente all’imperatore, insieme a pochi altri (nella Provincia di Salerno, ricordiamo Salerno, Giffoni, Olevano e ).

Caratteristiche insediative

Il carattere insediativo di Roccagloriosa, dei borghi e della frazione Aquavena si relaziona perfettamente alle strutturazioni antropiche che si possono riscontrare nel territorio dell’entroterra cilentano. E’ necessario sottolineare lo stretto legame esistente tra la morfologia naturale dei siti e la presenza di insediamenti, caratteristica che alla fine dell’Ottocento il viaggiatore francese Francois Lenormant così descriveva: << Il carattere proprio del Cilento consiste, dunque, nel fatto che è abitato in modo completamente differente dal resto delle province meridionali dell’Italia. (…) non si trovano che dei

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano piccoli paesi di qualche centinaia di anime, come quelli dei nostri paesi, che sono sparsi un po’ dappertutto e spesso molto ravvicinati gli uni agli altri >>.1 Riferendoci a tali osservazioni, possiamo dire che i nuclei che compongono Roccagloriosa si inseriscono in questo insieme organico di piccoli paesi sparsi nell’ambiente naturale e collegati tra loro da un reticolo di strade di diversa importanza che si sono mantenute nel corso dei secoli. Nel complesso del territorio cilentano alcuni studi hanno distinto modalità ricorrenti di aggregazione che dipendono strettamente dall’orografia dei luoghi e che, con una terminologia propriamente cilentana, possono essere definiti insediamenti “re cuozzo”, “re chiano” e “re via”2. I primi sorgono generalmente sulla cima di colli o promontori e presentano un unico nucleo centrale intorno al quale si dispongono le abitazioni come nel caso di Roccagloriosa; quelli del secondo tipo si sviluppano nelle zone pianeggianti alle pendici dei monti e sono generalmente l’aggregazione di più nuclei tra loro slegati e senza una gerarchia. Infine, quelli del terzo tipo, traendo dalla strada la loro matrice morfologica, sono caratterizzati da una schiera di abitazioni senza nuclei o centri rappresentativi, a volte riconosciuti in strutture conventuali distinte dall’insediamento e collocate in punti strategici. 122 Come in molti altri paesi del Cilento anche qui ritroviamo la stessa maniera di aggregazione di matrice medievale : il castello presso la chiesa parrocchiale, distaccata da ogni aggregato urbano.

Caratteristiche ambientali e paesaggistiche

Circa il 50% del territorio comunale di Roccagloriosa è compreso nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Il paesaggio è prevalentemente montano con ampie superfici coltivate a ulivo, selvatici e alberi da frutto, numerose sono anche le coltivazioni di meli e peri. L’elevato valore naturalistico e ambientale della zona ha fatto sì che oltre 500 ettari del territorio comunale ricadessero in Siti di Interesse Comunitario “Mingardo” e “Bulgheria”. La particolare orografia ha determinato un limite di riconoscibilità e di differenziazione rispetto al resto del territorio. Una caratteristica peculiare di

1 F.LENORMANT, A travers l’Apulie et la Lucanie, Paris, 1883, vol.II 2 Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano quest’area geografica risulta essere il suo forte grado di antropizzazione. Piccoli insediamenti sparsi dovunque si dispongono in modo da formare un tutt’uno ordinato con la natura. La morfologia dell’ambiente ha indirizzato verso una forma d’insediamento costituita da un nucleo compatto ben distinto, (Roccagloriosa) dalla Frazione Acquavena e da più piccoli nuclei abitativi lungo gli assi viari di collegamento e inseriti organicamente nella natura e nel paesaggio circostante.

Trasformazioni edilizie ed ambientali

L’impianto urbanistico di Roccagloriosa e di Aquavena è rimasto inalterato nel tempo. Vi permangono infatti i caratteri originari dell’insediamento storico come l’aggregazione dei corpi di fabbrica, la morfologia e la tipologia degli edifici, la definizione dei particolari costruttivi e dei dettagli ornamentali, assumendo particolare importanza la presenza dei di Palazzi signorili, Chiese e chiesette padronali. Come ricordato, nel VI secolo, in seguito alle invasioni bulgare, presso la Rocca venne costruito un castello, e si costituirono gli abitati di Aquavena, Celle 123 Bulgheria e Rocchetta. Nel 590 fu conquistata dai Longobardi, che ingrandirono il castello. Nel XIII secolo questo era uno dei castra exempia di Federico II di Svevia, e se ne riservava l'affidamento direttamente alla casta regnante. In epoca moderna, il castello dovette subire il saccheggio delle truppe napoleoniche, il 3 agosto 1806. Questo fu incendiato e devastato, per poi essere demolito negli anni '50 del XX secolo.Nello stesso periodo Celle ottene l'indipendenza amministrativa. Unica cellula vivente dell'abitato è oggi il Borgo nato a valle del castello.

Quadro sinottico delle risorse

Come tutti i comuni limitrofi, Roccagloriosa è interessato, già da tempo, da un processo di abbandono da parte degli abitanti originari aggravato dal recente calo delle nascite (vedi grafico allegato). La popolazione è ad oggi rappresentata da 1686 abitanti, molti dei quali anziani. All’economia locale un grande contributo è fornito dalla silvicoltura, con la produzione di olio e prodotti delle attività agricole e pastorali; un’alta percentuale della forza lavoro è impiegata inoltre nel settore dell’edilizia e solo recentemente

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano si è sviluppata una ospitalità diffusa legata al turismo sulla scorta degli investimenti attuati dall’amministrazione negli ultimi anni in relazione all’enorme patrimonio culturale paesaggistico ed ambientale del territorio . Le attività commerciali sono limitate ai beni di prima necessità, esiste qualche negozio di abbigliamento, più di un bar ed un’unica farmacia a Roccagloriosa. Nel complesso i centri abitati mantengono uno stato di conservazione discreto, non mancano però episodi di totale abbandono soprattutto per quanto riguarda i numerosi palazzi storici, un tempo abitati dalle famiglie L’abbandono di questi ultimi da parte dei proprietari, trasferitisi in città o in altre più comode dimore, ne ha consentito spesso la conservazione dei caratteri originari, preservandoli da disinvolte trasformazioni e adeguamenti a moderne esigenze. Purtroppo però ne è anche conseguita un’incuria che oggi mette in serio rischio di perdita definitiva sia della testimonianza materiale (edificio in quanto tale) sia dell’aggregato sociale (vita del rione). Gli edifici compromessi dal punto di vista statico e strutturale sono comunque pochi e sono per lo più case rurali sparse; molti sono invece gli edifici che necessitano di interventi di restauro e consolidamento o soltanto di un ripristino, gran parte degli interventi di manutenzione condotti negli anni passati, infatti, 124 non ha quasi mai rispettato i criteri filologici e conservativi, alterando l’aspetto originario.

Emergenze storico culturali , architettoniche e ambientali NECROPOLI La necropoli, con sepolture “emergenti”, era situata immediatamente all’esterno della fortificazione, nella sella denominata “La Scala”. La distribuzione delle tombe nella pianta generale, lascia cogliere con chiarezza i raggruppamenti generazionali tra la fine del V secolo a.C. e i primi decenni del III secolo a.C. Attraverso le testimonianze della necropoli si colgono i segni che caratterizzano queste deposizioni come appartenenti a gruppi aristocratici dominanti. Essi, infatti, sia fisicamente, attraverso la scelta di un luogo di sepoltura in posizione elevata, sia concettualmente, attraverso al scelta di particolari oggetti di corredo e di ornamento che ne connotano lo stato sociale, occupano una posizione “emergente” nell’ambito della comunità. In tal senso sono esemplificative le due tombe a camera 19 e 24, appartenenti verosimilmente ad uno stesso gruppo parentale che ci hanno restituito un notevole numero di vasi figurati di ottima qualità… (dott.sa Carla Antonella Fiamminghi)

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La tomba che più di tutte colpisce per la ricchezza dei suoi ritrovamenti è la tomba 9: la caratteristica del tutto eccezionale del letto funebre in pietra e l’ampiezza della fossa segnalano la particolare importanza di questa sepoltura femminile. Una donna di età compresa tra 25 e 30 anni. Il ricco corredo di oreficeria, da un lato ci indica stretti contatti con le produzioni tarantine, dall’altro mostra legami con antiche tradizioni italiche. Riferibile ad officine lucane è invece la ceramica a figure rosse fra cui spicca la grande anfora attribuita al cosiddetto pittore del primato. VASI Alcuni degli oggetti ritrovati nella tomba 19, a camera parzialmente ipogea del IV secolo a.C., sottolineano la posizione sociale del defunto mettendo in risalto la qualifica di cavaliere. Tra i vasi a figure rosse spiccano tre pezzi di grandi dimensioni e di elevata qualità: la loutrophoros (vaso nuziale la cui altezza è circa un metro). E’ l’unico vaso di questa particolare forma rinvenuto al di fuori dell’ Apulia; il cratere , alto 112 cm., con grandi anse a volute decorate con teste di gorgone; un terzo vaso, a forma di grande brocca con becco trilobato, è anch’esso di dimensioni al di fuori della norma. I tre vasi sono da attribuire al Pittore degli Inferi. 125 FONTANA DEI TRE CANNOLI La porta di accesso al centro antico è il Borgo, contraddistinto da una fontana del 1893 detta fontana TRE CANNOLI, collegata ai sottostanti lavatoi delle “fontanelle” attraverso canali e cisterne sotterranee. Edifici Religiosi CAPPELLA DEL SS. SACRAMENTO, DETTA DI SANT’ ANGELO Costruita da Marino Crasso di Roccagloriosa, medico personale di Carlo V, sulla porta della cappella è scritto in latino: “Questa è la cappella dell’ Angelo a cui il pontefice Clemente VII concesse l’ indulgenza di 1.200 giorni in favore di chi la visita. Anno 1525”. Sull’ altare maggiore vi è una tela riproducente l’ultima cena, del 1780, di Salvatore Mollo. CRISTO IN CROCE, DETTO DELLA SANTA CROCE DI LUCCA La scultura alta 220 centimetri e larga 240, mantiene le stesse caratteristiche dell’esemplare di Lucca. Il Cristo è posto su di una croce in legno che alle estremità si conclude in forma trilobata. Al di sopra del capo sono stigmatizzati i simboli dell’essenza divina alfa ed omega. Il Cristo non mostra il suo corpo nudo e manifesta la sua regalità anche nella ricca veste: una tunica scura bordata in oro con evidenti richiami all’apparato di fine

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano oreficeria della Croce di Lucca. In effetti la committente, Cremona Spinelli, nobildonna di origini lucchesi, fece realizzare questo Crocifisso, nella prima metà del XVI secolo, sul modello di quello di Lucca. CHIESA DI S. GIOVANNI BATTISTA Fondata nel 1101 dal principe Ruggero come commenda, fu donata all’Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme. Diventata chiesa parrocchiale, fu restaurata dall’università, come è indicato, ancora oggi, sul frontale della chiesa, da una lapide di pietra, con la croce dei Cavalieri di Malta, riportante la scritta: “Universitae Roccagloriosae 1520”. Sul portale si legge anche un’altra scritta che ricorda l’antichità della chiesa dedicata al Battista, santo patrono, e restaurata la terza volta dal Comune nel 1763. CENOBIO DI SAN MERCURIO La prima costruzione risale al 900. Fondato nel 1100 dal Conte Leone Normanno. Diventa residenza delle monache che lo abbandonarono nel 1400, perché fuori le mura. Nel 1475 i signori di Roccagloriosa, Guglielmo San Severino e sua madre contessa di Capaccio, rivolsero una petizione alla Santa Sede per trasferire le monache cistercensi, abitanti nel monastero di San Mercurio fuori le mura, in un nuovo monastero, perchè venivano spesso infastidite dagli uomini di passaggio. 126 Nel 1500 fu occupato dai monaci che vi fecero anche dei lavori, infatti è possibile scorgere al suo interno dei rifacimenti che risalgono, appunto, a quel periodo. Dopo svariate vicende, passò alla mensa vescovile di Policastro e nel 1816 l’edificio fu concesso da Ferdinando I di Borbone al Vescovo per adibirlo a seminario estivo Nel 1998 restaurato è passato all’ordine delle monache carmelitane. CHIESA SAN NICOLA La prima costruzione risale al 1400-1500 e consisteva in una piccola cappella. Nel 1600- 1700 ampliata e modificata. CHIESA DELLA GLORIOSA Costruita nel 412 A.C. dagli abitanti di Patrizia (attuale Rocchetta), sulla cima del monte roccioso che domina le vallate del Mingardo e del Bussento. Dedicata alla “Gloriosa Madre di Dio benedetto” (da cui deriva il termine gloriosa che si unisce a Rocca), intorno ad essa si sviluppò l’abitato, ancora oggi chiamato Rocca.Distrutta dai francesi nel saccheggio del 1806, fu subito ricostruita e restò in piena efficienza fino all’anno 1848, quando ebbe ancora bisogno di un restauro. CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA Il principe normanno Ruggiero nel 1001 fondò la commenda dedicata a “San Giovanni in Fonte” (attuale chiesa parrocchiale) con annesso un grande palazzo e

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano con un’estensione di circa 1.000 tomoli di terreno. Questa commenda fu poi donata all’Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme che la governò sino al XVI sec.Con il tempo, la chiesa della commenda diventò parrocchiale e perciò ceduta dall’Ordine e restaurata dall’università. Difatti il frontale della chiesa reca ancora una lapide di pietra con la croce dei Cavalieri di Malta e la scritta “universitas Roccagloriosae 1520”.Sul portale si legge anche un’altra scritta che ricorda l’antichità della chiesa dedicata al Battista e restaurata per una terza volta dal Comune nel 1763. L’interno presenta otto altari laterali con stemma delle famiglie gentilizie che ne avevano cura, l’altare maggiore si trova nella posizione centrale dell’ abside e vi sono tre campane, due piccole e una grande. Sotto il pavimento furono sepolti i defunti fino al 1831. CHIESA DI SANTA MARIA DEI MARTIRI Chiesa sconsacrata, di rito greco, situata nella località detta “Borgo Sant’Antonio” , oggi sede di uno dei due musei municipali di Roccagloriosa, ivi sono esposti i reperti e gli ori trovati nella necropoli dell’abitato lucano.Quando questa chiesa fu costruita, aveva annesso un frantoio per olive ed era dotata di rilevanti censi.Del tutto scomparsa, di essa si conserva soltanto un portale in pietra scalpellata, sul cui architrave è riportata una data di restauro ( A.D. 1509 o 1503? ) ed al fianco del 127 portale una lapide che reca una scritta del tutto incomprensibile, parte in latino e parte in greco. La sola cosa che si riesce a leggere è l’anno 1424, che forse indica la fondazione della chiesa. Sotto il pavimento di essa furono seppelliti i soldati francesi che morirono nell’assalto del castello durante il saccheggio del 1806. La statua di Santa Maria dei Martiri oggi si trova nella chiesa del Rosario, accanto alla statua di Santa Maria Greca. CHIESA DEL ROSARIO Costruita intorno al 1570, quando erano signori i Carafa, subito dopo il saccheggio del paese da parte dei Mori, avvenuto nel 1550. Dopo questa invasione, il popolo di Rocca stabilì, come per voto, di costruire una nuova chiesa e di fondarvi la congregazione del SS.Rosario alla quale i fedeli si sarebbero dovuti iscrivere. Per le celebrazioni del culto si scelse la chiesa di Santa Maria la Greca e si decise, altresì, di ingrandirla con 200 ducati offerti dal Papa Pio V e con offerte volontarie di tutto il popolo. Stando ad un’antica scrittura, la chiesa di Santa Maria la Greca era stata fondata dai cristiani greci durante il periodo longobardo ed aveva per altare maggiore quello su cui oggi è posta la statua di Santa Maria Greca. Il campanile della vecchia chiesa risale al 1000 ed è ancora in equilibrio. La nuova chiesa dedicata, appunto,

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano alla Madonna del Rosario ebbe l’atto di fondazione e di erezione nel 1571. Dal 1831 al 1838, si seppellirono i defunti sotto il pavimento. Verso la metà del 700, la chiesa incomincia a dare i primi segni di fatiscenza e incominciano le prime riparazioni, l’ultima delle quali si è avuta circa un decennio fa. CAPPELLA DI SANT’ ANGELO Costruita da Marino Crasso di Roccagloriosa, medico personale di Carlo V, si trova sotto la Chiesa di San Giovanni Battista. Sulla porta della cappella è scritto in latino: “Questa è la Cappella dell’Angelo a cui il Pontefice Clemente VII concesse l’indulgenza di 1.200 giorni in favore di chi la visita”. All’interno si può vedere un affresco che rappresenta Santa Caterina, si possono ammirare, inoltre, affreschi riproducenti la Natività, il sacrificio d’Isacco e così via tutti del 1600. Sull’altare maggiore vi è una tela rappresentante l’ultima cena che è del 1780 con firma di Salvatore Mollo. Edifici Civili CASTELLO La costruzione incominciò nel VI sec. per mano dei Bulgari di Narsete di Bisanzio, intorno alla Chiesa della Gloriosa, e venne ultimata, con torri merlate e fortificazioni, dai Longobardi verso il 590, allorquando cacciarono i bulgari. 128 Il castello aveva la parte urbana abitata dai signori e la parte rustica per la gente soggetta.Intorno c’erano due mura di difesa separati da fossato intermedio e la porta principale, provvista di torri verso levante, era munita di ponte levatoio Al centro, davanti la chiesetta, fu costruita una larga cisterna, tuttora visibile. Il 3 agosto 1806, le truppe napoleoniche saccheggiarono e bruciarono il castello, le chiese e le case..La devastazione francese rese inaccessibile il castello, successivamente demolito negli anni 50 del XX sec. PALAZZO LA QUERCIA Una delle dimore di Andrea Carafa, conte di Santa Severina, divenuto signore di Policastro dopo gli avvenimenti della congiura dei baroni contro il re, Ferrante di Aragona, e suo figlio, il duca di Calabria, Alfonso. Nel palazzo si conserva un dipinto, forse il più importante esistente a Roccagloriosa; un singolare, e monumentale, affresco sicuramente commissionato dal feudatario. Il dipinto mostra rapporti marginali con l’ ambiente artistico napoletano e si inserisce invece appieno nell’ ambito della cultura figurativa lucana.Il palazzo fu fatto costruire nel 1475 da Guglielmo Sanseverino e sua madre, contessa di Capaccio, per ospitare le monache cistercensi che dovevano trasferirsi dal monastero di S. Mercurio fuori le mura in un luogo più sicuro e tranquillo all’

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano interno della cinta muraria. Il nuovo monastero di S. Mercurio (detto oggi palazzo La Quercia) venne utilizzato dalle monache per circa due secoli, poi, nel 1650 il monastero fu adattato a palazzo dai signori d’Afflitto, i quali, avendo lasciato il Castello, vi abitarono fino al principio del XIX secolo. “PALAZZO DE CARO” Palazzo dove oggi vive la famiglia CARUSO. Questo palazzo è molto antico, risale a prima del 1500. Antico monastero di monaci, al suo interno vi era un Ospedale. Intorno al 1500 diventò di proprietà dei DE CARO. La vecchia struttura era molto diversa dall’attuale. Non esisteva l’odierna strada, ma era un unico grande palazzo, addirittura, la casa dove oggi vivono i Caruso era collegata con la Cappella di Santo Spirito tramite un passaggio. La Cappella di Santo Spirito, chiesa di rito greco, è stata costruita da Marsilio De Caro, Monaco dei Templari appartenente alla doppia croce di Malta. Al suo interno si conserva un sarcofago che riproduce la figura del Monaco, oltre diversi affreschi non ancora completamente scoperti.. E’ possibile vedere l’Arco della Cappella di San Nicola I DE CARO hanno venduto nel 1928, parte del palazzo ai Caruso, i quali l’hanno restaurato nel 1930, all’interno dell’ androne è visibile una cisterna. PALAZZO CAVALIERI 129 Costruito in due fasi. Un primo livello costruito nel 1500, da varie famiglie dell’epoca.Un secondo livello costruito nel 1700 da Ferdinando CAVALIERI, ed in tale occasione è stato costruito il portone, tuttora visibile, e i due livelli sono stati uniti per così costituire un unico palazzo. Si dice che da tale famiglia proviene Anna CAVALIERI, madre di S. Alfonso dei Liguori. PALAZZO BALBI Questo palazzo si è ingrandito con il trascorrere del tempo. La prima parte, ormai diruta, di circa dieci stanze, fu costruita agli inizi del 1800. La seconda parte, costruita alla fine del 1800, consta di un piano terra nel quale era sito l’antico frantoio della fam. Balbi, nonché una cisterna per il deposito dell’acqua, tuttora visibile. Un secondo e terzo piano di circa 12 stanze complessive, adibiti ad appartamenti. Al palazzo si accede tramite il portone posto nella parte nuova. Adibito per alcuni anni ad edificio scolastico. PALAZZO DE CURTIS Palazzo del 1500, costruito in stile neoclassico. Danneggiato dai Napoleonici, fu, poi, ricostruito, intorno alla prima metà del 1800 da un Ing. Della Costiera Amalfitana, a forma di nave, con adiacente giardino della medesima forma e

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano scalone in pietra. Nelle vicinanze si trova chiesetta del Carmine, ormai diroccata, di proprietà dei De Caro. PALAZZO MAROTTA Costruito nella seconda metà del 1700 per volere del Dr. Don Clemente Grippi, nella zona lo Chiaio. A seguito del matrimonio tra l’ultima erede della fam. Grippi con un membro della fam. BORTONE, entra a far parte, intorno alla metà dell’800, della proprietà di questi ultimi. Era residenza del famosissimo Prof. BORTONE…. Consta di quattro appartamenti in uno dei quali vi era una biblioteca contenente circa 900 volumi. Nella seconda metà dell’800, diventa di proprietà di Gennaro MAROTTA. Vi è annessa una cappella gentilizia, dedicata alla Madonna del Divino Amore, costruita, con permesso reale, su ordinazione del Vescovo Grippi, e al cui interno è tuttora visibile una tela settecentesca. PALAZZO BORTONE L’originaria costruzione, risalente agli inizi del 1600, insisteva sulla antica cinta muraria di Rocca.Ultimato, poi, nella prima metà dell’800, appartenne prima alla antica fam. Padronella, e poi nella seconda metà dell’800, divenne di proprietà della fam. Perilli, a seguito di successione ereditaria, per poi passare, alla fine 130 dell’800, alla fam. Bortone. Vi è annessa la cappella di San Giuseppe, contenente busto settecentesco del Santo e affreschi ancora da scoprire. PALAZZO BORTONE 2 La struttura più antica di questo palazzo, risale al medioevo ed era costituita da due soli torri. Queste erano collegate con il Castello, situato alle loro spalle, e fungevano da torri di difesa della cinta muraria sottostante. Il palazzo fu costruito nel 1700, inglobando le due torri, delle quali una è tuttora visibile. E’ collegato con il precedente Palazzo Bortone a mezzo di un giardino. PALAZZO PAPPAFICO Poche notizie su questo palazzo, si sa, appunto, che era di proprietà della nobile fam. Pappafico, estinta agli inizi del 1800. Passato, poi, ai DE CURTIS. Si sa inoltre, che nell’attuale casa dei Petraglia si trovava il frantoio di proprietà dei De Curtis. PALAZZO LA QUERCIA Fatto costruire nella seconda metà del 1400 dalle monache che lo abitarono per circa un secolo, poi passato a privati. Appartenuto ai Conti Petrucci di Policastro e poi agli inizi del 500 ai Conti Carafa, sempre di Policastro, come si evince dall’affresco - raffigurante un santo cavaliere che atterra un gruppo di nemici –

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano ella cui parte destra è possibile vedere lo stemma dei Carafa. Divenne, poi, di proprietà dei D’Afflitto, ultimi feudatari di roccagloriosa. I La Quercia ne sono diventati proprietari intorno alla metà dell’ottocento. Vi è una cappella palatina dedicata a Santa Caterina e molti affreschi. Roccagloriosa la Città della Principessa “ La tomba che più di tutte colpisce per la ricchezza dei suoi ritrovamenti è la tomba 9: la caratteristica del tutto eccezionale del letto funebre in pietra e l'ampiezza della fossa segnalano la particolare importanza di questa sepoltura femminile. Una donna di età compresa tra 25 e 30 anni. Il ricco corredo di oreficeria, da un lato ci indica stretti contatti con le produzioni tarantine, dall'altro mostra legami con antiche tradizioni italiche. Riferibile ad officine lucane è invece la ceramica a figure rosse fra cui spicca la grande anfora attribuita al cosiddetto pittore del primato.” Con questa frase la Soprintendenza Archeologica di Salerno dà il senso della ricchezza dei ritrovamenti ed in particolare degli ori di fattura Magno Greca di già esposti in tutto il modo in mostre dedicate ai “Greci in Occidente”. La fattura e la preziosità di questo ritrovamento unito all'ampiezza della fossa segnalano “ la particolare importanza di questa sepoltura femminile” che viene indicata come la sepoltura della “Principessa” dell’antico insediamento della Città di Roccagloriosa. 131 La “Principessa” di età compresa tra 25 e 30 anni è accompagnata nella sua sepoltura da un ricco corredo di oreficeria che da un lato ci indica stretti contatti con le produzioni tarantine, dall'altro mostra legami con antiche tradizioni italiche.

Questo ritrovamento l’eco della sua qualità e importanza per la cultura Magno Greca, ma soprattutto per Roccagloriosa ha spinto l’Amministrazione ad individuare in questo simbolo di grandiosità e bellezza, il carattere distintivo ed

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano unico del territorio di Roccagloriosa intorno al quale rinnovare l’impegno per il recupero dell’identità fondamento del futuro della Città e quindi “la Città della Principessa” indica un percorso in gran parte già avviato di valorizzazione e riqualificazione ambientale, urbana e culturale della città che si intende consolidare nelle scelte di futuro della città con interventi sempre più sostenibili e rispettosi della cultura e dell’ambiente ma fortemente innovativi e orientati alle esigenze della contemporaneità, per la qualità della vita dei residenti e degli “ospiti” della città.

MORIGERATI E IL SUO TERRITORIO

Stando alle fonti storiche, Morigerati trae le sue origini da un villaggio fortificato fondato dall'antica popolazione italica dei Morgeti. In seguito, la rupe fu sede di una piccola colonia romana, come testimoniano i ruderi che affiorano in località "rumanuru". L'attuale abitato sorse intorno all'VIII secolo d.C. grazie all'arrivo di un nutrito gruppo di monaci greco-orientali scampati alle persecuzioni iconoclaste. I monaci custodivano la Sacra Icona di San Demetrio, oggi conservata nell'omonimo 132 Santuario del XVII secolo. Durante la dominazione angioina, e in particolare con la guerra del Vespro (1282- 1302) contro gli aragonesi, l'abitato fu fortificato. Come gli altri paesi del Cilento, Morigerati appartenne a vari feudatari e nel 1400, per una vicenda matrimoniale, passò, insieme al casale di Sicilì a Matteo Comite di Salerno, per essere poi venduto a Pietro de Stefano, sotto i cui successori divenne baronia. Risale a quest'epoca la costruzione del castello baronale che, nei secoli successivi, ospitò i signori che si succedettero al governo del paese; gli eredi di questa famiglia ancora oggi abitano nel trecentesco castello. Nel XIV secolo anche Morigerati, come i paesi vicini, entrò a far parte dei possedimenti dei Sanseverino. Oggi la graziosa cittadina offre un caratteristico centro storico, in cui stradine acciottolate si alternano a cortili impreziositi da splendidi portali. A Morigerati è inoltre possibile visitare un pregevole museo della civiltà contadina, che ben documenta gli usi e i costumi cilentani. Il paese di Sicilì, in particolare, è adagiato sulle falde della verde collina di M.te Mamino, dominando la media valle del fiume Bussento.

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Caratteristiche insediative Grazie alla sua felice posizione geografica, il paese gode di un clima mite che dona fertilità ai suoi campi e che induce i turisti a sostare a lungo nella piazzetta situata al centro del paese. Da essa si dipartono le strade, in parte ancora oggi lastricate in pietra, che percorrono l'abitato. L'ambiente urbano è avaro di eccezionalità monumentali, ma la sua omogenea qualità fisica e paesaggistica lo configura come uno dei centri più autentici del territorio bussentino. La sua particolare situazione orografica dà luogo al singolare sviluppo urbanistico ed alle pittoresche abitazioni distribuite su più livelli. Esse sono collegate da una trama di rampe e percorsi, che generano un particolare aspetto scenografico che si apre sulle vallate circostanti. Ci troviamo di fronte ad una architettura spontanea che testimonia una scelta abitativa, dettata dal naturale ed organico adattamento della popolazione e dalla conformazione geomorfologica del sito.

Caratteristiche ambientali e paesaggistiche All'interno del più vasto comprensorio del Parco, il territorio, che comprende 133 Grotte di Morigerati e una parte della valle del fiume Bussento, rappresenta un ambito di particolare valore ambientale e paesaggistico; la presenza del corso d'acqua e le diverse esposizioni dei versanti determinano diverse situazioni vegetazionali. Nel Comune di Morigerati sono presenti 3 Siti di Importanza Comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE: - SIC IT 8050016 Grotte del Bussento - SIC IT 8050001 Alta Valle del Fiume Bussento - SIC IT 8050007 Basso corso del Fiume Bussento Il Bussento caratterizza in maniera determinante la morfologia del Comune e il suo carattere paesaggistico ed ambientale. La vegetazione in fondo alle gole, infatti, è caratterizzata dalla presenza di muschi e felci e da arbusti di ontano e salice. In alto sul vallone a nord-ovest, il bosco è composto da leccio, roverella, frassino, carpino, mentre sul versante opposto predomina la macchia mediterranea, composta da euforbia arborea, lentisco. Fauna: nelle acque limpide del fiume Bussento sono presenti trote, gambero di fiume, granchio di fiume e si possono individuare i segni del passaggio della lontra. Nel bosco di leccio si possono incontrare invece le tracce di mammiferi altrettanto elusivi quali istrice,

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano gatto selvatico, lupo. Tra gli uccelli spiccano i rapaci: gheppio, astore, nibbio bruno, nibbio reale e l'altrettanto imponente corvo reale.

La risorgiva di Morigerati. Si tratta di un ambiente ipogeo fluviale, tra gole e valle fluviale. Dalle viscere della montagna, ricoperta da una lussureggiante vegetazione, risorge da una imponente grotta, dopo un lungo cammino sotterraneo, il fiume Bussento, tra alti e scoscesi canyon. Da qui inizia una mulattiera che sale su per circa 1 km e mezzo, fino a raggiungere il centro abitato di Morigerati, ameno ed antico paesino adagiato su una montagna della dorsale del Monte Cervati, la più alta vetta appenninica della Campania (1.898 m.). Dall’altro lato della montagna di Morigerati il fiume Bussento è inghiottito dalle rocce carsiche e scompare in un cunicolo, lasciando immaginare chissà quali paesaggi sotterranei tra sifoni, cascate, rapide e laghetti racchiusi dall’imponenza delle rocce calcaree. In questo luogo nasce una delle più importanti Oasi Italiane gestita dal WWF.(www.grottedimorigerati.it) L’Oasi è il progetto di conservazione più importante del WWF Italia e rappresenta l'intervento concreto in difesa del territorio naturale e della biodiversità. Creata 134 nel 1985, ha una estensione di 607 ettari. È un'oasi di protezione della fauna, soggetta a vincolo paesaggistico ed idrogeologico. La gestione è diretta, in convenzione con il comune di Morigerati.

L'abitato è adagiato sulla sommità di una rupe che domina l'Oasi WWF della grotta di Morigerati, al cui interno si possono ammirare le meravigliose risorgenze del Bussento.

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È dotata di percorso natura ed area attrezzata per la visita alle grotte. Si effettuano: visite guidate, campi di lavoro, settimane verdi, campi di studio e ricerche.

L’Oasi è prima di tutto salvaguardia di un territorio, tutela della biodiversità, 135 mantenimento di paesaggi e valori naturali, ma non solo. L’esistenza di un’Oasi ha permesso e permette la tutela di un tassello di territorio che sarebbe andato perduto o avrebbe subito azioni di degrado anche irreversibili.

Il WWF ha deciso di allestire i percorsi natura in modo che tutti possano apprezzare e godere pienamente dell’ambiente naturale in cui si muovono, offrendo degli stimoli validi per tutti i sensi: per la vista, con particolari scorci mediante la realizzazione di piccole zone di sosta e con la possibilità di osservazione degli animali in condizioni di tranquillità per il visitatore e per gli animali stessi. Un percorso che faciliti il contatto con la natura, senza comportare alcun disturbo.

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Il comune di Morigerati è ubicato nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano ed è valorizzato nell’ambito dello stesso con l’itinerario n° 15 del Parco.

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Il fiume Bussento, che nasce dal versante meridionale del monte Cervati, in prossimità di Caselle in Pittari si inabissa in un colossale inghiottitoio per riapparire, dopo aver percorso il suo viaggio misterioso nelle viscere della terra, pochi chilometri più a sud, sotto l'abitato di Morigerati. L'intera zona offre uno degli spettacoli più belli e di maggior richiamo naturalistico del Parco. La passeggiata inizia da Morigerati con una bellissima mulattiera lastricata in pietra ed in parte scavata nella roccia che, dopo una serie di tornanti in discesa, porta fino all'ingresso della grotta. Da qui si entra con una stretta scaletta in pietra e si oltrepassa il profondo e spettacolare canyon, scavato dal fiume, con due ponticelli in legno. All'esterno, poi, il fiume offre delle suggestive vedute lungo la gola, dove acque limpide e fresche formano scorrendo tra profonde e suggestive pozze,

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano rapide e cascate. Tutta la zona per la sua straordinaria bellezza paesaggistica e naturalistica merita una sosta prolungata.

Trasformazioni edilizie ed ambientali L’impianto urbanistico di Morigerati è rimasto inalterato nel tempo. Vi permangono infatti i caratteri originari dell’insediamento storico come l’aggregazione dei corpi di fabbrica, la morfologia e la tipologia degli edifici, la definizione dei particolari costruttivi e dei dettagli ornamentali, assumendo particolare importanza la presenza dei di Palazzi signorili, Chiese e chiesette padronali. Il borgo di Sicilì ha subito una trasformazione pur mantenendo i caratteri originari lo sviluppo edilizio lungo l’asse viario di accesso ha determinato nuove esigenze urbanistiche e insediative. In particolare la crescita del centro urbano è stata influenzata, nel tempo, dalla presenza di corsi d'acqua (canali a regime torrentizio) che originariamente attraversavano il paese. Oggi il piccolo borgo presenta un'area centrale, la più antica, in cui è ubicata la Chiesa della SS.Annunziata e diverse ramificazioni lungo le quali sono sorte le aree più moderne.

Quadro sinottico delle risorse 137 Come tutti i comuni limitrofi, Morigerati è interessato, già da tempo, da un processo di abbandono da parte degli abitanti originari aggravato dal recente calo delle nascite. All’economia locale un grande contributo è fornito dalla silvicoltura, con la produzione di olio e prodotti delle attività agricole e pastorali; un’alta percentuale della forza lavoro è impiegata inoltre nel settore dell’edilizia e solo recentemente si è sviluppata una ospitalità diffusa legata al turismo sulla scorta degli investimenti attuati dall’amministrazione negli ultimi anni in relazione all’enorme patrimonio culturale paesaggistico ed ambientale del territorio . Le attività commerciali sono limitate ai beni di prima necessità, esiste qualche negozio di abbigliamento, un ristorante, più di un bar ed un’unica farmacia a Morigerati. Nel complesso i centri abitati mantengono uno stato di conservazione discreto, non mancano però episodi di totale abbandono soprattutto per quanto riguarda i numerosi palazzi storici, un tempo abitati dalle famiglie L’abbandono di questi ultimi da parte dei proprietari, trasferitisi in città o in altre più comode dimore, ne ha consentito spesso la conservazione dei caratteri originari, preservandoli da disinvolte trasformazioni e adeguamenti a moderne esigenze. Purtroppo però ne

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è anche conseguita un’incuria che oggi mette in serio rischio di perdita definitiva sia della testimonianza materiale (edificio in quanto tale) sia dell’aggregato sociale (vita del rione). Gli edifici compromessi dal punto di vista statico e strutturale sono comunque pochi e sono per lo più case rurali sparse; molti sono invece gli edifici che necessitano di interventi di restauro e consolidamento o soltanto di un ripristino, gran parte degli interventi di manutenzione condotti negli anni passati, infatti, non ha quasi mai rispettato i criteri filologici e conservativi, alterando l’aspetto originario.

Emergenze architettoniche e ambientali Come già esposto Morigerati capoluogo è un tipico borgo medievale che conserva ancora integri i caratteri dell'architettura e dell'urbanistica originari. Arroccato su uno sperone roccioso, in posizione di difesa strategica, il centro abitato si sviluppa su diversi terrazamenti che si chiudono ad anelli concentrici attorno al fulcro centrale rappresentato dall'antica chiesa di S. Demetrio e dal Palazzo Baronale. Il centro storico che si articola in un susseguirsi di vicoli, sottopassaggi e piccole piazze, dona ancora oggi al visitatore la suggestione di tempi lontani, quando tutti gli elementi, naturali e costruiti, erano perfettamente armonizzati tra loro. 138 Il centro abitato di Sicilì presenta un'area centrale, la più antica, in cui è ubicata la Chiesa della SS.Annunziata e diverse ramificazioni lungo le quali sono sorte le aree più moderne. I caratteri paesaggistici ed ambientali sono di eccezionale valore ed oltre ai riconoscimenti nazionali ed internazionali preservano una condizione di stupefacente naturalità fortemente caratterizzata dalla geomorfologia dei luoghi. La presenza dell’Oasi del WWF, la completa inclusione del territorio Comunale nell’area perimentrata del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano dichiarato Riserva di Biosfera dall’UNESCO ne fanno uno dei luoghi più autentici del Parco e meta di un turismo naturalistico appassionato e molto preparato. Un elemento fondamentale del paesaggio che caratterizza il territorio del comune di Morigerati è la presenza del Fiume Bussento e del relativo bacino idrografico di riferimento. Tale corso d’acqua attraversa il territorio comunale, per circa 7 Km, a partire dalla zona della risorgenza (grotte del Bussento); tale corso d’acqua segna in maniera profonda il territorio e costituisce uno dei fenomeni di maggiore rilevanza dal punto di vista paesaggistico-ambientale; inoltre il tratto sotterraneo

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano del Bussento dà vita ad uno dei fenomeni carsici di maggiore importanza presenti in Italia. Edifici Religiosi Chiesa di S. Demetrio Chiesa della SS.Annunziata Edifici Civili Palazzo Baronale Emergenze naturalistiche e paesaggistiche La valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche passa attraverso la tutela di un’area di pregio naturalistico, caratterizzata dalla presenza della riserva biologica delle grotte di Morigerati.

139 Il fondo della gola del fiume Bussento offre un habitat suggestivo in cui la vegetazione di ripa è caratterizzata dallo sviluppo di muschi e felci, e tra gli alberi, di salici ed ontani. A nord-ovest, in posizione dominante sul vallone, si estende una lecceta ben conservata. Sugli altri versanti esposti a nord il leccio è accompagnato dalla roverella, dal frassino e dal carpino, mentre sul versante verso il paese di Sicilì si estende in prevalenza la macchia mediterranea. Il versante a sud-est favorisce piante amanti del clima caldo-arido come l'euforbia arborea, l'ampelodesma e il lentisco. La presenza di molte specie animali, alcune delle quali in via di estinzione, conferma l'importanza di conservare l'ecosistema del fiume Bussento.Molto ricca è anche la fauna dei corsi d'acqua dove senza dubbio domina la popolazione di lontre (Lutra lutra), forse la più ricca d'Italia. Nelle aree più prossime alle sorgenti, dove l'acqua è più fredda, più costante ed i folti boschi ripariali forniscono abbondante ombra, vivono la rara Salamandra dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), endemismo italiano di grande interesse naturalistico, e la più comune Salamandra (Salamandra salamandra). La fauna acquatica è caratterizzata inoltre dalla presenza di trote, gamberi e granchi. Nei siti con acque più limpide e ricche di ossigeno abbondano la Trota (Salmo macrostigma) ed il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), lungo le sponde sono

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano frequenti piccoli trampolieri limicoli come il Corriere piccolo (Charadrius dubius) mentre nelle piccole pozze la Rana italica, la Rana dalmatina, l'Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypu) e il Rospo (Bufo bufo); tra le gole rocciose il raro Biancone (Circaetus gallicus), rapace di grandi dimensioni che si nutre prevalentemente dei rettili che frequentano l’oasi. Nelle leccete sono presenti il gatto selvatico e il lupo. Tra gli uccelli più significativi ricordiamo i rapaci, come il raro astore, il gheppio e i nibbi. È inoltre presente il corvo imperiale.

Emergenze culturali I valori culturali e la storia della cultura immateriale di Morigerati sono ampiamente rappresentati in una delle più interessanti strutture Museali dell’area del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano: il MUSEO ETNOGRAFICO DI MORIGERATI Un pò di storia Clorinda e Modestina Florenzano negli anni '60 iniziarono a raccogliere gli oggetti della cultura contadina sul territorio 140 bussentino. Erano due insegnanti elementari e quindi potevano avere contatti quotidiani con i bambini e le famiglie che hanno condiviso questa raccolta. Un impegno durato anni, con l'idea di evitare la dispersione di un patrimonio. Poi la consapevolezza, nell'icomprensione generale, di aver creato una vera e propria collezione etnografica. Con la complicità di personalità quali Pietro Dhorn, medico tedesco, l'ultimo presidente e proprietario della stazione zoologica di Napoli, di Giuseppe Sebesta, l'etnologo italiano che aveva già fondato importanti musei , e di altri amici, l'istituzione della mostra permanente nel 1976. Le attività di ricerca e di comunicazione scientifica sono state realizzate, in venti anni, con la Fondazione Florenzano e quindi, nel 1994 l'istituzione del Museo comunale. Manufatti tessili, utensili Il museo di Morigerati conserva centinaia di manufatti tessili : complementi ed ornamenti di arredi lavorati all'uncinetto, biancheria ricamata e teli tessuti a telaio tradizionale, abiti per l'uso quotidiano e cerimoniale. Non vi è traccia di un modello di 'costume tradizionale' ovvero di una qualche foggia d'abito che, almeno per un periodo, abbia connotato la comunità sia in relazione ad eventi festivi sia in relazione a cerimonie familiari legate al ciclo della vita . Preziosi alcuni

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano scialli in seta ed un abito matrimoniale nei toni del verde e bleu-viola. I tessuti pregiati non sono di fattura locale, mentre erano realizzati tessuti di lino e lana al telaio per la confezione di abiti di uso quotidiano o di coperte e tappeti. Due coperte, realizzate attorno alla fine dell'ottocento, sono tessute con fibre di lino e ginestra, tinteggiate con elementi vegetali. A Morigerati, per le necessità locali, si coltivava la pianta di lino che era poi lavorata fino a ridurla in fibra tessile. Tutti gli utensili utilizzati sono stati raccolti ed esposti in museo. Sono : il mangano, per la battitura della pianta di lino essiccata, macerata e quindi di nuovo asciugata; la spatola con l'asse, per continuare con la sfibratura della pianta; il cardo e quindi gli altri utensili per la filatura. Il museo conserva due modelli di telaio tradizionale con il quale si realizzavano pezze di tessuto della larghezza di circa 60 centimetri. Insieme al telaio sono conservati gli attrezzi per 'armare' l'orditoio e per realizzare con il filato, matasse e gomitoli .

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La cereria La cereria di Morigerati ha iniziato l'attività, presumibilmente, a metà 800 ad opera di Nicola Prota che aveva appreso il mestiere di ceraiuolo soggiornando per tre o quattro anni a Messina. In seguito lavorarono nella cereria Pasquale Prota, figlio di Nicola e Attilio, figlio di Pasquale. Alla morte di Attilio nel 1944, si chiude l'attività ma l'impianto rimane integro fino al 1960. I manufatti prodotti sono oggetti devozionali: ex voto a forma anatomica, candele e ceri. Nel laboratorio Prota due persone , in genere maschi adulti, eseguivano le fasi principali, altre cinque o sei ,donne e bambini, collaboravano. Il ciclo di lavorazione era continuo, fatte salve alcune fasi che potevano essere eseguite solamente nei mesi di luglio ed agosto. La cera d'api è il componente fondamentale per la composizione della materia prima; veniva acquistata in occasione della fiera di San Leonzio (22 settembre) nel

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano vicino paese di Torre Orsaia. La cera era liquefatta, mista ad acqua in una caldaia di rame. Quindi era fatta freddare in acqua. Scolata in cassette di legno, veniva stesa su lunghi tavolacci e nelle ore notturne era frantumata . Il lavoro doveva essere ultimato prima del sorgere del sole, affinché la cera non si ammorbidisse con il calore del giorno. Era quindi esposta al sole per renderla bianca. Mista alla paraffina era usata per la fattura di candele, pura per gli ex voto. Per la confezione degli ex voto anatomici erano usati gli stampi a due e tre valve. La cera calda e liquefatta era colata all'interno dello stampo precedentemente tenuto in immersione nell'acqua. Gli ex voto anatomici erano acquistati da tutti i paesi del circondario ed erano donati nei culti dedicati a: a San Lazzaro a Vibonati; a Santa Maria dei Martiri a Casaletto Spartano; a San Biagio di Sicilì; a San Demetrio di Morigerati; alla Madonna del Rosario di Pompei.

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Le terrecotte Gli oggetti esposti sono databili dalla metà dell’800 fino agli anni ’80 del secolo scorso. Non presentano particolari decorazioni ad eccezione di alcuni piccoli recipienti da cottura, anche di particolare pregio (sono visibili nella grande vetrina di fronte a chi entra nella sala) e dei piatti e bacili.

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Gli orci sono decorati con superfici graffiate ovvero con disegni geometrici, ripetuti, a sbalzo, lungo l’area mediana. Tutti i contenitori in terracotta non sono stati realizzati nella valle del Bussento ma acquistati dalle famiglie di Morigerati e dei comuni limitrofi nei mercati e fiere locali. Nella memoria dei più anziani si parla spesso di barche che approdavano al porto di Sapri e sbarcavano terraglie di vari formati. Gli oggetti sono tutti di area campana e forse anche di origine lucana e calabrese. Alcuni sono stati sicuramente realizzati nel Cilento a Camerota dove ancora oggi si producono manufatti in terracotta. Negli ambienti domestici i contenitori in terracotta erano adibiti a molte funzioni legate soprattutto alla conservazione di cibi, bevande, e prodotti alimentari in genere. Sono esposti, tra gli altri: i contenitori a forma cilindrica con o senza impugnatura chiamati ‘salaturi’ utilizzati soprattutto per la conservazione di cibi sotto sale; vari recipienti in terracotta rossa, quindi con un’alta percentuale di ferro , particolarmente adatta per resistere alle alte temperature della cottura sul fuoco. A forma tronco-conica con interno invetriato, colorazione nei toni del verde-bianco di diverse dimensioni, sono i bacili.Le grandi giare in terracotta invetriata sono state usate per contenere 143 l’olio d’oliva.Sono apprezzabili i grandi e medi contenitori per liquidi : acqua, vino, olio; i grandi piatti con decorazioni fitomorfe a colori vivaci. Si tratta dei piatti un tempo utilizzati per la lavorazione del pomodoro al fine di produrre la conserva. Di recente è stato acquisito il tornio per la modellatura dell'argilla, appartenuta all'artigiano Cammarano di Camerota.

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Agricoltura e pastorizia Nella valle del Bussento si coltivavano gran parte dei vegetali destinati ad uso alimentare ed il frumento era il cereale più diffuso. A Morigerati fino al 1960 era ancora in funzione il mulino ad acqua.Il mulino, oggi ristrutturato, è situato nei pressi del fiume Bussentino. Nel territorio bussentino, caratterizzato da monti, ammantato da boschi e fitta vegetazione, sono diffuse piante legnose, in specie fico, vite ed olivo, tipiche dell’area mediterranea. L’olivo si coltiva per i suoi frutti; le olive, utilizzate per la produzione di olio. La raccolta delle olive avveniva quando queste erano completamente mature e veniva effettuata a mano per non 144 danneggiare i frutti e le piante. Una volta raccolte, le olive venivano portate al frantoio, dove per mezzo della spremitura si estraeva l’olio. I frantoi o ‘trappito’ erano molto diffusi su tutto il territorio ed ogni comune poteva averne anche più di uno. Attualmente in Morigerati è un moderno frantoio nella frazione Sicilì che con un sistema di spremitura a freddo è in grado di produrre un ottimo olio extravergine. Nello stesso comune, fino a pochi anni fa e cioè fino agli anni ’90, era anche presente, in un locale al piano terra dell’antico palazzo baronale, un frantoio aperto nel 1935 da Francesco Florenzano coadiuvato dalla moglie Rosaria. Il frantoio era originariamente fornito di macine in pietra azionate da un asino o un mulo, successivamente le presse erano realizzate in metallo e manovrate dai lavoranti. Molto diffusa era anche la pastorizia, praticata a livello locale: bovini ma soprattutto caprini e ovini venivano ed ancora oggi vengono allevati soprattutto per l’utilizzo dei loro prodotti: le carni, il latte ed i derivati e la lana. Si era soliti riunire le greggi, anche se appartenenti a pastori diversi: ogni pastore provvedeva alla marcatura dei propri capi, stampigliando sul dorso con vernice scura le iniziali del nome o qualche segno rudimentale come stelle, croci, cuori. I pastori traevano i mezzi del proprio sostentamento direttamente dagli animali allevati e il latte

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano veniva utilizzato anche per la preparazione di formaggi e ricotta. I formaggi potevano essere preparati in due modi: a caldo e a freddo. La differenza stava nel fatto che questa ultima procedura, un volta aggiunto il caglio, non richiedeva ulteriore cottura. Il caglio è una sostanza naturale derivata dall’apparato digerente di capre e pecore e serve per ottenere la coagulazione del latte. Nella sala che ospita oggetti, utensili e manufatti legati all’agricoltura ed alla pastorizia sono visibili: l’aratro in legno con il grande timone, un antico modello diffuso in tutta l’area mediterranea ed azionato con l’ausilio di una coppia di buoi specificamente addestrati; contenitori in fibra vegetale intrecciata, adibiti per il trasporto di ortaggi e per la soma dell’asino e del mulo che veniva fissata al basto; il giogo che veniva posto sulla nuca dei bovini che erano utilizzati per trascinare l’aratro; il basto per il mulo, ed alcuni finimenti in legno cuoio e metallo. I finimenti provengono dall’area campana ed erano utilizzati per scopi non strettamente connessi ai lavori agricoli. Nei tre oggetti sono visibili delle decorazioni raffiguranti San Giorgio nell’atto di uccidere il drago, decorazioni floreali o anatomorfe (mani) , le iniziali dei proprietari originari, ed altre simbologie anche a carattere apotropaico, con la funzione, cioè, di proteggere magicamente dal cosiddetto ‘malocchio’. Sono conservate le parti metalliche di utensili per i lavori agricoli : 145 zappe di varie dimensioni , picconi, falci messorie utilizzate per la mietitura del grano diversa dalle falci per l’erba poiché realizzate con il taglio seghettato; il ditale in canna usato per proteggere le dita del mietitore da un eventuale contatto con la lama della falce; una serie di contenitori in doghe di legno per la misura del volume dei cereali ed in particolare del grano. L’utilizzo degli ‘stoppelli o stuppielli’ come sono definiti in termine dialettale, era molto diffuso, con diversi nomi e differenti misure di volume, in quasi tutte le regioni italiane ed in Morigerati ancora oggi indica non solamente una misura di volume ma anche una misura di superficie intendendo per essa un appezzamento di terreno agricolo dell’estensione adatta per la semina della quantità indicata di cereali. Poi vi sono altri attrezzi agricoli quali il correggiato o flagello per la trebbiatura dei legumi e dei cereali, formato da una lunga impugnatura legata ad un altro sottile e robusto asse mobile . Una volta disposti i legumi ed i cereali sull’aia venivano battuti con il flagello fino a far separare i semi dai baccelli e dalle spighe. Sono anche esposti dei contenitori in metallo per l’olio di diverse capacità ed un manufatto a forma circolare di fibre intrecciate usato per la molitura delle olive. Proseguendo con l’esposizione sono visibili delle caldaie in rame per la produzione casearia e quindi , dello stesso ciclo produttivo, le ‘fiscelle’ per scolare la ricotta,

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano un ‘colalatte’ in legno ed alcuni manufatti realizzati da pastori. Tra questi sono una serie di bastoni con fogge molto diverse alcuni lavorati con soggetti antropomorfi e zoomorfi. Sono anche esposti dei collari per ovini ed alcuni modelli in miniatura realizzati da giovani figli di pastori. Falegname e manufatti in legno Il Museo conserva molti manufatti in legno e l'intero corredo di attrezzi di due falegnami, uno operante in Morigerati e l'altro a Vibonati. Nelle due botteghe venivano realizzati, con utensili a mano e meccanici, mobili di semplice fattura in legno di castagno e noce locale. Si trattava degli arredi indispensabili in una casa contadina: piccoli armadi, casse per la biancheria, culle, madie per impastare e riporre il pane... Erano prodotte anche macchine semplici ed altri utensili o parti di questi. Il lavoro non era particolarmente specializzato ed un artigiano doveva essere in grado di produrre tutto ciò che occorreva alla comunità: mobili, infissi, attrezzi, botti e parti di carri agricoli. Gli oggetti esposti sono solamente una parte di quelli appartenenti al museo e sono databili attorno ai primi anni del '900 fino al 1960. Interessante è il tornio a pedale che testimonia di lavorazioni di un qualche pregio e di una certa serialità. Gli arredi non presentano ornamentazioni incise e/o applicate. Oltre ai pialloni erano in uso anche pialletti a cornice, attualmente in 146 restauro, trapani a mano, martelli di differenti grammature, seghe a telaio ...a proposito degli strumenti da taglio sono state raccolte alcune seghe a due, così denominate perchè impugnate e manovrate da due uomini per tagliare gli alberi. Un altro modello era parte di una struttura per tagliare i tronchi in modo da realizzare tavole. Nella sala sono anche esposti dei recipienti in fibbra vegetale intrecciata per il trasporto della biancheria e per portare in campagna i bambini durante il lavoro dei genitori. Il ciabattino-calzolaio I ciabattini a Morigerati non ci sono più. Gli attrezzi ed il piccolo tavolo da lavoro conservati nel Museo sono stati usati fino agli anni 60. Non si trattava di un riparatore di scarpe ma di un calzolaio, creava scarpe per il lavoro nei campi in cuoio e suole di gomma. A Morigerati l'uso delle scarpe, nelle classi popolari, non era molto diffuso fino agli anni cinquanta. Poi si cominciarono ad usare delle calzature realizzate con i copertoni d' auto come suole con tre fori in cui erano inseriti lunghi lacci, a guisa di coturni o 'ciocie'. Per le scarpe erano usate le forme in legno, su cui veniva modellato il cuoio per la tomaja e per le suole. Queste venivano poi cucite con il cordino di canapa in cui era inserita una setola di maiale quale ago. Il cuoio era infatti bucato con le subbie.

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E' anche esposto un utensile adoperato per lisciare il bordo delle scarpe, il bisegolo, realizzato in legno di bosso. Il fabbro ferraio - lattoniere I fabbri a Morigerati erano impegnati soprattutto nella realizzazione di manufatti da utilizzare in casa, catene per il camino, inferriate per le finestre ed i balconi...ma anche nella costruzione di utensili da usare in altre professioni e mestieri. Il lavoro più diffuso era quello della riparazione degli attrezzi agricoli insieme all'attività di maniscalco sia per gli equini sia per i bovini. Il lattoniere era impegnato nella realizzazione di manufatti per uso domestico quali : oliere, coperchi per le pentole, teglie da forno, pentolini. Interessanti i boccali realizzati con il corpo costituito da un bossolo di cannone a cui è stato applicata un'impugnatura. Tra i reperti è la trombetta usata dal banditore comunale per dare notizia dei provvedimenti della pubblica amministrazione e per altre informazioni utili alla collettività Paramenti sacri e libri delle messe Clorinda Florenzano ha donato, di recente, la collezione di paramenti sacri e documenti ecclesiastici . Si tratta di una preziosa raccolta di indumenti liturgici non 147 più in uso dalla riforma del rito, dopo il Concilio vaticano II. Sono numerose pianete, stole, piviali ed altri paramenti di differenti colorazioni a seconda del periodo liturgico e delle cerimonie specifiche legate al ciclo della vita umana e delle feste annuali ricorrenti. Di pregio i tessuti e le ornamentazioni. E' anche esposto un tappeto funebre, un tempo utilizzato nei funerali per accogliere, in chiesa, la bara del defunto. Oltre agli indumenti sono esposti i libri delle messe datati da metà ottocento ai primi lustri del 900, in cui sono annotate le richieste di messe a suffraggio delle anime dei defunti. Morigerati la Città dell’Ospitalità, “ Paese Ambiente turismo ecologico e responsabile per uno sviluppo sostenibile”.“ Il progetto Paese Ambiente Morigerati è un progetto di sviluppo sostenibile verso un turismo responsabile ambientale e sociale, sostenuto dal Comune di Morigerati, dal WWF Italia e dall´Associazione Slow Food. Chi viene in vacanze da noi sostiene il progetto e ci aiuta a valorizzare il nostro ambiente e creare del lavoro per i nostri giovani.” Morigerati. Il Piccolo borgo medievale e la sua frazione Sicilì, situati nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano a pochi chilometri dal mare del Golfo di Policastro, sperimentano una nuova forma di turismo responsabile. Con uno dei

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano più belli e più suggestivi paesaggi nel Parco, tra le gole del Bussento ed il Rio Casaletto (Bussentino), grotte carsiche e macchia mediterranea, Morigerati offre molto per un turista che ama la natura. A metà strada, tra mare ed alta montagna, Morigerati è meta ideale per un turismo escursionistico.Per rendere tutta la bellezza del posto accessibile a chi viene da fuori, abbiamo trasformato i nostri borghi in un paese albergo, aprendo le porte delle nostre case, offrendo un´accoglienza calda e familiare. L´ospite può scegliere tra 30 strutture ricettive con 120 posti letto (tra alberghi, agriturismi, b&b, appartamenti e case vacanze) la soluzione più adatta alle proprie esigenze. Inoltre, 5 ristoranti convenzionati e molte donne del paese sono pronti ad offrire dei piatti tipici cilentani. Cosa offre il Paese Ambiente agli ospiti? Una settimana in mezza pensione in una delle nostre strutture ricettive a soli 210 Euro a persona l´offerta si riferisce al periodo da aprile al 15 luglio 2009 e dal 1 settembre al 15 novembre 2009 ed è valido per un minimo di 7 notti. Alcune strutture offrono dei servizi extra con un supplemento. Per ospiti singoli si chiede un supplemento. Una serie di servizi, messi a disposizione degli ospiti, Vi renderanno la vacanza a Morigerati unica ed indimenticabile:  Gite ed escursioni nelle mete più belle del Cilento 148  La nostra famosa Oasi Wwf "Grotte del Bussento" -  Torrentismo nella gola del Bussento  Canoa  Biciclette in noleggio gratuito.  Antichi sentieri per gli amanti del trekking  Sul mare si offrono corsi di sub o vela  Convenzioni con lidi sulle spiaggie del Golfo di Policastro  Corsi di cucina cilentana  Corsi di lingua per gli stranieri Questa l’ipotesi di un progetto che l’Amministrazione Comunale ha inteso promuovere a livello nazionale ed internazionale come una vera e propria “META” del suo impegno politico ed istituzionale. Morigerati “Città dell’Ospitalità” indica un percorso in gran parte già avviato di valorizzazione e riqualificazione ambientale, urbana e culturale della città che si intende consolidare nelle scelte di futuro con interventi sempre più sostenibili e rispettosi della cultura e dell’ambiente ma fortemente innovativi e orientati alle esigenze della contemporaneità, per la qualità della vita dei residenti e degli “ospiti” della città.

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TORRE ORSAIA E IL SUO TERRITORIO

Il Comune di Torre Orsaia, è un comune sito nella parte meridionale della provincia di Salerno in Campania. . Dal 1859 al 1927 è stato capoluogo dell'omonimo mandamento appartenente al Circondario di Vallo della Lucania. Il Comune fa parte della Comunità Montana Bussento - Lambro e Mingardo. Inserito nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dal 1998 dichiarato dall’ UNESCO patrimonio dell’ Umanità, Green Globe e Riserva di Biosfera dal 1999. Il territorio comunale si estende su una superficie di 23,8 Kmq. Gli abitanti sono 2.280 (dati Istat 2009), divisi fra il capoluogo e le frazioni Castel Ruggero, Cerreto e Torre Orsaia Scalo . La via per Torre Orsaia passa su uno stretto ponte sul torrente Sciarapotamo, importante affluente del fiume Bussento. Il borgo medievale è adagiato su verdi colline digradanti verso il mare, tra le belle chiome di secolari ulivi pisciottani e i profumi del mirto e del lentisco. Le fontane in pietra, da quella della Pergola, che alimenta l’antico lavatoio pubblico nel centro del paese, alle fontane dell’Olmo e della Scalitta, che si incontrano appena fuori dall’abitato, stanno a testimoniare la 149 tradizionale abilità artigiana nella lavorazione della famosa pietra locale. Chiamato un tempo Torre Inferiore, il paese fu antico feudo del vescovado di Policastro. Poco oltre, lungo la statale 18, sorge l’antica Torre Superiore, oggi Castel Ruggero, nome che deriverebbe da Castrum Rogerii, ad indicare l’accampamento qui posto da Ruggero I il Normanno nella guerra contro il conte di Laurito. Al culmine della rocca medievale si trova un belvedere, da cui si ammira un ampio panorama, che abbraccia, a nord, le valli superiori del Bussento e del Mingardo, tra i rilievi del Centaurino, sovrastante l’amena valle del Borgo Cerreto, e le leggendarie cime del Monte Sacro. A sud, invece, si contempla la cresta dei Capitenali, costellata da grotte e anfratti, antichi rifugi dei briganti, ed il profilo austero del Monte Bulgheria, che si affaccia precipite sul placido Golfo di Policastro, non distante dalla foce del fiume che ha dato il suo nome a questa valle, il Bussento. La caratteristica principale del paese è costituita da quel che rimane dell’area sacra tardo-medievale. Essa comprendeva la Chiesa di San Lorenzo Martire, rifatta nel XIX secolo, il Campanile monumentale, il Seminario e il Palazzo Vescovile, edificato ai tempi del Vescovo Pagano nel 1301 e demolito negli anni Cinquanta del Novecento.

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La maestosa Torre Campanaria fu elevata su un’antica struttura difensiva, risalente al XII secolo. Essa assunse le sue attuali funzioni a partire dal 1576, arricchita, in epoca successiva, da un elemento ottagonale coronato da una cupola. Sulle pareti dell’ampio corridoio voltato a botte che la attraversa, vi sono esposti gli emblemi di alcuni Vescovi che dimorarono a Torre Orsaia e il monumentale stemma, un tempo collocato sull’ingresso del palazzo Vescovile, sede estiva del prelato. Salendo verso la parte alta del paese, si incontra la Cappella del Carmine, in origine serbatoio d’acqua per gli approvvigionamenti idrici dell’orto e del palazzo Vescovile. Poco oltre, si trova la Fontana della Pergola, con tre bocche principali e una laterale, che alimentano l’ampia vasca di pietra. Un tempo, qui si raccoglievano le acque per rifornire gli edifici del Vescovado e il Lavatoio pubblico. Quest’ultimo fu costruito nel 1569 e rifatto, a cura del governatore Giovan Battista Scarpitta, nel 1770. Si segnalano la Chiesa dell’Immacolata, di gusto neo-gotico, risalente alla fine dell’Ottocento; la Cappella dell’Annunziata, con un pavimento ottocentesco per lo più intatto e la pregevole tela dell’Annunciazione; la Cappella di San Rocco e quella della Madonna delle Grazie. A poca distanza da Torre Orsaia, sorge l’antico 150 borgo di Castel Ruggero, arroccato su uno spuntone di roccia. Inerpicandosi per le stradine lastricate di pietra, si arriva a piazza della Vittoria, dove sorgono Palazzo Pecorelli e la Chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Nevi, costruita nei primi decenni del Cinquecento e oggi chiusa al culto. A pochi metri, attraversata via Gelso secondo, raro scorcio di perfetta integrità urbanistica medievale, si raggiunge il Palazzo del prelato Mariosa, che conserva un delizioso portale in pietra del 1764, di gusto rococò. Degni di nota, sono anche i due portali settecenteschi di Palazzo Imbriaco e di Palazzo De Siervi. Imponente, nonostante le trasformazioni, la facciata di Palazzo Mariosa, di sobrie linee settecentesche. La lunga balconata, che si apre come suggestivo belvedere sulla valle, poggia su larghi mensoloni di pietra, tre dei quali, ancora effigiati con mascheroni. Il portale d’ingresso del 1723, è ornato, in chiave di volta e nei piani d’imposta

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano dell’arco, con raffinate figure di cherubini ad altorilievo. Sull’altura che sovrasta il moderno abitato, vi è il Santuario di Sant’Antonio, eretto nel 1945. Al lato opposto, poco oltre le pendici della rocca su cui sorge l’antico paese, sono i resti della diruta Cappella cimiteriale di Santa Sofia. A Borgo Cerreto, in aperta campagna, l’antico Casino del cardinale Mariosa, oggi palazzo Donnabella, e l’annesso lavatoio rupestre.3

Sviluppo storico urbanistico La storia di Torre Orsaia ha inizio intorno alla metà del secolo undicesimo, all'epoca del condottiero normanno Roberto il Guiscardo, quando le incursioni dei pirati, la malaria e la distruzione di Policastro operata dallo stesso Guiscardo (1065) spinsero le popolazioni costiere a spostarsi verso zone più interne del territorio; venne così a costituirsi un primo centro abitato nella Terra Turris Ursajae. Il luogo su cui attualmente sorge Castel Ruggero, poi, considerato di grande importanza strategica già dai Longobardi, ospitò intorno al 1150 un accampamento di truppe di Ruggero II il Normanno (da cui il nome Castra Roggerii). Nel 1301 monsignor Pagano, Vescovo di Policastro, deciso a far valere i propri diritti feudali sul territorio della Diocesi, ordinò la costruzione di una sede 151 estiva dell'Episcopio a Torre Orsaia, ed emanò un bando nel quale prometteva, a tutti coloro i quali avessero voluto prendere dimora vicino al Palazzo Vescovile, terra a sufficienza per una casa, una vigna, un orto e un pagliaio, dietro pagamento di un'imposta detta pregata. Come abbiamo detto, nel 1301 un nucleo abitativo, per quanto piccolo, esisteva già: il bando di monsignor Pagano e la redazione dei Capitula terre turris ursaye, un codice legale che regolava la convivenza civile e i rapporti della popolazione con il Vescovo-Barone, servirono unicamente a ratificare situazioni e usanze che si erano oramai consolidate nel corso di due secoli. Mensa Vescovile e Università: cinque secoli di contese Fondato il nucleo originario del paese, redatti i Capitoli, istituita l'Università (un organismo che rappresentava i cittadini), Pagano e i suoi successori iniziarono ad affermare i propri privilegi feudali: i cittadini di Torre, vassalli dei Vescovi (e relativamente indipendenti dall'autorità dei Conti di Policastro, appartenenti alla famiglia Carafa della Spina, avversari storici della Mensa Vescovile), rimpinguavano le casse della Mensa con decime e pregate e fornivano mano

3 tratto dal sito della Pro Loco di Torre Orsaia Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano d'opera gratuita (nelle forme e nei limiti stabiliti dai Capitoli) nelle terre, nei mulini e nei frantoi episcopali. I privilegi di cui godevano i Vescovi-Baroni e le angherie che essi imponevano alla popolazione torrese provocarono ben presto la reazione dei cittadini, che tentarono più volte, nel corso di quasi cinque secoli di battaglie legali, di dimostrare l'illegittimità delle pretese vescovili sul feudo. Nel 1479 si consumò addirittura una piccola scissione: un gruppo di cittadini torresi chiese di poter edificare un nuovo centro a poca distanza da Torre Pulsaria -come allora si chiamava il paese- nel luogo che i soldati normanni avevano scelto per il loro castrum tre secoli prima. Ferrante d'Aragona, re di Napoli, con un decreto datato 15 giugno 1479 diede facoltà di edificare "in loco dicto Castra Ruggerii, quod numquam fuit habitatum" (nel luogo detto Castel Ruggero, che non fu mai abitato) e stabilì che il nuovo centro sarebbe dipeso amministrativamente da Torre Pulsaria, che si ebbe così la promozione da casale (frazione) di Policastro a Oppido (Comune). Castel Ruggero ottenne successivamente l'indipendenza amministrativa (1808), per ritornare frazione di Torre Orsaia nel 1929. Distruzione e ricostruzione: le alterne fortune di Torre Pulsaria L'undici luglio del 1552 si registrò la pagina più drammatica della storia torrese: i 152 pirati saraceni, sbarcati nei pressi di Scario, distrussero Torre Pulsaria e Castel Ruggero. La ricostruzione regalò ai cittadini torresi il lavatoio comunale (1569, ricostruito nel 1770), la torre campanaria (1576), la fontana (fine '500). Fra la fine del 1500 e i primi anni del 1600 il Vescovo Filippo Spinelli fece ristrutturare l'Episcopio e istituì il Seminario, dapprima ospitato nello stesso edificio episcopale, poi spostato in una sede propria fatta costruire dal Vescovo Pietro Magrì (1639). Di queste opere, purtroppo, restano solo poche tracce, per lo più lapidi attualmente esposte sotto l'arco di ingresso alla torre campanaria: il Seminario fu venduto a privati nel 1817 e successivamente smembrato e distrutto, il palazzo vescovile è stato abbattuto intorno alla metà del ventesimo secolo per fare posto alla nuova sede comunale. Si direbbe quasi che Torre abbia voluto cancellare ogni traccia della presenza dei Vescovi di Policastro, i quali, perdute alcune battaglie legali intorno alla fine del 1700, costretti a rinunciare ai privilegi feudali sotto Giuseppe Bonaparte (legge eversiva della feudalità, 1806), chiusero il Seminario con il pretesto della malaria e commissionarono ad un anonimo medico un velenoso quanto noioso e mendace trattato sulla "Impurità dell'aere della terra di Torre Orsaja".

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Dall'unità d'Italia ai giorni nostri I moti del 1828 non riuscirono a coinvolgere la popolazione torrese; così non si può dire del fenomeno del brigantaggio: per un cittadino torrese, Antonio Fortunato, a capo di una banda di briganti che dal 1866 al 1869 che imperversò fra Torre Orsaia, Sapri e il Vallo di Diano. Nel decennio 1880-1890 furono realizzate opere pubbliche di primaria importanza: la strada rotabile (l'attuale Strada Statale 18), la linea ferroviaria Napoli- e lo scalo di Torre Orsaia, il cimitero, il telegrafo. Per la corrente elettrica dobbiamo aspettare il 22 dicembre 1928. Il resto è storia recente: le due guerre mondiali, con il tragico, ineluttabile tributo di vite umane che anche il nostro paese ha dovuto versare, l'emigrazione, l'emorragia di cervelli e di forza lavoro; qui la storia del nostro Comune si confonde con la storia di mille altri centri del Meridione. Il resto appartiene alla storia recente con l'analisi della complessa serie di fenomeni e dinamiche sociali che da più di un secolo va sotto il nome di "Questione Meridionale". Il mistero dei nomi I toponimi Castel Ruggero e Cerreto non lasciano molti dubbi interpretativi: nel primo caso, come abbiamo detto, l'originario Castra Roggerii, ovvero 153 "Accampamento di Ruggero", testimonia la presenza di truppe normanne nella zona, luogo strategico già al tempo dei Longobardi; nel secondo caso, invece, si tratta di un dendrònimo (toponimo che deriva dal nome di un albero) piuttosto comune. Più insidiosa e incerta, invece, è l'analisi di Torre Orsaia:  alcuni (il Vescovo Laudisio, autore, o più probabilmente committente, nel 1831, della Paleocastren Dioeceseos Historico-Chronologica Synopsis Erudita) sostengono che il nome sia stato ispirato dalla presenza di orsi nei boschi torresi -ipotesi accettata dal Dizionario dei toponimi UTET;  altri affermano che il nome sia dovuto agli Ursitani, uno dei popoli lucani che abitavano queste zone;  una terza corrente di pensiero (rappresentata dal notaio Giuseppe De Santis, vissuto nel diciassettesimo secolo) fa risalire il nome del borgo a un tale Urso, custode di una torre, ricovero per i viandanti, che sorgeva nelle selve del territorio torrese;  l'ultima ipotesi, infine, riguarda la possibilità che il toponimo derivi dai nomi di due antichi proprietari del feudo, che in alcuni documenti è indicato come Terra Turris et Ursajae.

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L'ultimo nodo da sciogliere riguarda il nome Turris Pulsaria, che compare in alcuni documenti del quindicesimo secolo e sulla lapide posta sull'ingresso della torre campanaria. L'aggettivo pulsaria potrebbe derivare dal verbo latino pellere (respingere), e assumerebbe quindi il significato di combattente; altri sostengono che debba essere interpretato come squillante, vibrante, che risuona. Se i dubbi interpretativi restano, il nome è oramai scomparso, o quasi: fallito un tentativo di far cambiare il nome del Comune in Torre Pulsaria (1891), alla Torre che combatte (o che risuona) è stata intitolata, quale parziale risarcimento, una via del paese.

Il Castello di Ruggero La memoria popolare ha tramandato il ricordo di un castello, edificato da Ruggero II, che comprendeva buona parte dell'attuale centro storico di Castel Ruggero. Alcuni documenti (fra i quali un dipinto del pittore francese Jean-Baptiste-Camille Corot) ed un sopralluogo, effettuato proprio a partire dalla tela di Corot, testimonierebbero a favore dell'esistenza del castello. La corrente degli scettici oppone due argomenti: il primo linguistico (castrum in latino significa accampamento fortificato più che castello), il secondo basato sull'evidenza sperimentale: è mai possibile, si chiedono, che un castello imponente come quello 154 riprodotto (a Napoli, sulla base di alcuni schizzi, al termine di un lungo giro nel Napoletano e nel Salernitano) da Corot intorno alla metà del 1800 sia scomparso senza lasciare tracce? La partita è ancora aperta; se volete entrare in campo al fianco dell'una o dell'altra parte vi consigliamo vivamente una visita a questo suggestivo borgo.4

Caratteristiche insediative Il carattere insediativo di Torre Orsaia, dei borghi e delle frazioni Castel Ruggero, Cerreto e Torre Orsaia Scalo si relaziona perfettamente alle strutturazioni antropiche che si possono riscontrare nel territorio dell’entroterra cilentano.

44 Testo tratto dal sito internet del Comune con i seguenti testi di riferimento : F. Caputo (a cura di), Torre senza Orsi. Raccolta di documenti storici, Sapri 1994 G. De Rosa, Storia moderna, Minerva Italica, Milano 1982 G. De Rosa, Età medievale, Minerva Italica, Milano 1992 P. Girardi, manoscritti conservati presso la Biblioteca Comunale di Torre Orsaia A. Guzzo, Il castello di Castelruggero, da "Annali Cilentani" 10/1994, pp. 215-217 G. Vallone, Torre Orsaia: una torre in mezzo al bosco, da "Cilento ieri, oggi, domani", anno II, n. 9, ottobre 1996, pp.9-10 G. Vallone (a cura di), Stemmi e lapidi torresi, Edizioni del Centro di Promozione Culturale per il Cilento, Acciaroli 1999 Ulteriori informazioni sulla storia di Torre Orsaia possono essere reperite presso l'Archivio di Stato di Napoli e presso l'Archivio della Diocesi di -Policastro.

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E’ necessario sottolineare lo stretto legame esistente tra la morfologia naturale dei siti e la presenza di insediamenti, caratteristica che alla fine dell’Ottocento il viaggiatore francese Francois Lenormant così descriveva: << Il carattere proprio del Cilento consiste, dunque, nel fatto che è abitato in modo completamente differente dal resto delle province meridionali dell’Italia. (…) non si trovano che dei piccoli paesi di qualche centinaia di anime, come quelli dei nostri paesi, che sono sparsi un po’ dappertutto e spesso molto ravvicinati gli uni agli altri >>.5 Riferendoci a tali osservazioni, possiamo dire che i nuclei che compongono Torre Orsaia si inseriscono in questo insieme organico di piccoli paesi sparsi nell’ambiente naturale e collegati tra loro da un reticolo di strade di diversa importanza che si sono mantenute nel corso dei secoli. Nel complesso del territorio cilentano alcuni studi hanno distinto modalità ricorrenti di aggregazione che dipendono strettamente dall’orografia dei luoghi e che, con una terminologia propriamente cilentana, possono essere definiti insediamenti “re cuozzo”, “re chiano” e “re via”6. I primi sorgono generalmente sulla cima di colli o promontori e presentano un unico nucleo centrale intorno al quale si dispongono le abitazioni come nel caso di Torre Orsaia; quelli del secondo tipo si sviluppano nelle zone pianeggianti alle pendici dei monti e sono 155 generalmente l’aggregazione di più nuclei tra loro slegati e senza una gerarchia. Infine, quelli del terzo tipo, traendo dalla strada la loro matrice morfologica, sono caratterizzati da una schiera di abitazioni senza nuclei o centri rappresentativi, a volte riconosciuti in strutture conventuali distinte dall’insediamento e collocate in punti strategici. Come in molti altri paesi del Cilento anche qui ritroviamo la stessa maniera di aggregazione di matrice medievale : il seminario presso la chiesa parrocchiale, a consolidare l’ aggregato urbano. Caratteristiche ambientali e paesaggistiche Torre Orsaia è un centro agricolo adagiato su colline digradanti verso il mare tra uliveti secolari e boschi di querce. Il territorio è costituito principalmente da calcari e da dolomie, la vegetazione è composta da macchia mediterranea, residui boschi di querce e di olivi, questi ultimi utilizzati per la produzione di olio. Il clima è mite, tipicamente mediterraneo con estati calde e asciutte, inverni non particolarmente freddi; le piogge sono concentrate prevalentemente nei periodi autunnale e

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano primaverile. L’idrografia di superficie è povera data la natura dei terreni: l’unico fiume di una certa rilevanza è il Bussento lungo il cui corso si osservano interessanti fenomeni carsici. Si incontrano poi numerosi torrenti dal corso breve e precipitoso e che incidono profondamente il territorio.. La sua strategica ed incantevole posizione offre una suggestiva veduta panoramica che consente di spingere lo sguardo dal Monte Cervati al Monte Bulgheria, dal Golfo di Policastro fino alla costa calabro- lucana. Trasformazioni edilizie ed ambientali L’impianto urbanistico di Torre Orsaia e delle. frazioni Castel Ruggero, Cerreto e Torre Orsaia Scalo appartiene al suo consolidato storico di cui si è fatto ampio cenno.Il decennio 1880-1890 vide la nascita e crescita delle principali infrastrutture tra cui: la Strada Statale 18, la linea ferroviaria Napoli-Reggio Calabria e lo scalo di Torre Orsaia, il cimitero, il telegrafo. Queste realtà hanno consolidato la crescita urbanistica di quegli anni che ha subuti le vicende delle due guerre mondiali, con il tragico, ineluttabile tributo di vite umane, l'emigrazione, l'emorragia di cervelli e di forza lavoro; come tanti altri comuni cilentani. Il terremoto degli anni ottanta ha inciso nell’edificato storico spesso con interventi impropri ai caratteri e alla qualità ambientale del centro storico. Di fatto le vicende storiche e le trasformazioni 156 edilizie hanno lasciato un assetto ancora di valore soprattutto nell’impianto urbanistico originario del capoluogo e delle frazioni. Interessante in proposito l’analisi condotta nel PRG del 2004 per verificare lo stato di conservazione del patrimonio edilizio, con una indagine diretta, all'interno del centro abitato di Torre Orsaia e di Castel Ruggiero, con esclusione cioè delle parti del tessuto edificato di più recente realizzazione (dal 2001 ad oggi). I risultati di detta indagine, che ha riguardato 530 unità edilizie, hanno consentito di quantificare lo stato di conservazione, secondo tre parametri prescelti, e cioè: -buono stato di conservazione; -edilizie degradate; -edilizie con gravi dissesti o dirute In rapporto ai tre suddetti parametri si è riscontrato, nel complesso, che i valori percentuali, sostanzialmente uguali per quanto riguarda le U.E. in buono stato di conservazione, si differenziano in modo significativo negli altri due casi, infatti, come si può dedurre dalla tabella che segue, le unità in stato di avanzato degrado risultano in percentuale, maggiori nel capoluogo di ben 8 punti % mentre quelle gravemente dissestate o dirute risultano maggiori nella frazione di Castel Ruggiero di oltre 11 punti %.

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4 QUADRO DEI VINCOLI POTENZIALITA' E VULNERABILITÀ

Ai fini dell’individuazione delle aree suscettibili di rigenerazione ambientale ed insediativa si sono, prioritariamente, evidenziati tutti i fattori di vulnerabilità ed i vincoli che gravano sul territorio dei Comuni del PUIC facendo espresso riferimento alle indicazioni ed indirizzi dei piani e programmi sovra-ordinati, alle individuazioni di siti e peculiarità ambientali ed ecologiche ai vincoli sul territorio comunale di norme e regolamenti per la tutela e valorizzazione delle sue risorse riferendosi specificamente al Piano del Parco del Cilento e Vallo di Diano.

Per definire lo stato della pericolosità e del rischio idrogeologico, che caratterizza il territorio, si è fatto riferimento al Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI), redatto dall’Autorità di Bacino Sinistra Sele, pubblicato sul BURC n°40 del 26/08/2002 e al relativo aggiornamento attualmente in vigore come da tavole allegate.

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5 STRUTTURA INSEDIATIVA ATTUALE

5.1 Organizzazione urbanistica vigente, dotazioni servizi attrezzature e programmazione

Organizzazione urbanistica vigente Il primo rilevante dato che è emerso dall’indagine ricognitiva condotta nei riguardi della pianificazione vigente è la forte disomogeneità dei quattro territori comunali rispetto alla tematica in esame. L’indagine ha permesso, infatti, di evidenziare quanto segue: - il comune di Torre Orsaia è privo di uno strumento urbanistico rimandando di fatto la regolamentazione edilizia alla mera applicazione della Lr 14/82 che spesso, in ragione di una errata interpretazione, ha portato all’accentuazione del fenomeno della dispersione edilizia; - il comune di Roccagloriosa risulta dotato di un Programma di Fabbricazione datato 1980; - il comune di Celle di Bulgheria è dotato di Piano Regolatore Generale adottato con delibera di Consiglio Comunale n. 6 del 04.03.1999 come successivamente modificato e approvato su BURC n. 10 del 12 febbraio 2007; - il comune di Morigerati è dotato di Piano Regolatore Generale redatto nel 1988 e successive modifiche come approvato con Decreto del presidente della Comunità 158 Montana n. 7/1661 in data 24.04.1992. Il confronto con il più ampio territorio del Parco evidenzia la presenza di un quadro generale, in tal senso, variamente articolato a conferma che il dato locale sui quattro comuni è fortemente rappresentativo dell’intero territorio.

Figura 1 _ Articolazione della strumentazione urbanistica comunale nel territorio del Parco Nazione dal Cilento. Fonte: relazione piano del PNCVD.

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Sulla base dei dati cartografici disponibili si è, successivamente, effettuata una valutazione del grado di attuazione della pianificazione vigente. L’analisi è stata condotta in ambiente Gis sovrapponendo la zonizzazione territoriale di piano allo stato di fatto come rilevabile dalle ortofoto Agea2011. Al fine della valutazione del grado di attuazione si è utilizzato, quale parametro di riferimento, il rapporto tra l’area residua di piano e l’area totale della zona omogenea. L’area residua di zona è stata stimata, in via approssimativa, sottraendo dalla superficie complessiva di zona la somma delle aree edificate e/o occupate dalla viabilità. La superficie viaria è stata stimata come percentuale sul totale considerando un indice territoriale pari allo 0,08 mentre la valutazione dei lotti edificati è stata ricavata considerando un’area perimetrale agli edifici ricadenti nella zona omogenea tenendo conto, in tal modo, di un lotto fittizio. Il rapporto tra l’area residua e la superficie totale è stato assunto quale parametro di riferimento per la valutazione del grado di attuazione definendo le seguenti categorie: basso/nullo indice compreso tra 1 e 0,65 medio indice compreso tra 0,64 e 0,36 alto indice compreso tra 0,35 e 0,0. L’analisi è stata, ovviamente, condotta con riferimento alle zone omogenee di espansione (zone C), alle zone per attrezzature di interesse comune (zone F) e alle aree per insediamenti produttivi (zone D). Per queste ultime si è inoltre valutata l’eventuale compromissione dell’attuabilità tenendo conto dell’edificato 159 in esse presente. Ne è emerso un dato sostanzialmente uniforme per i comuni indagati con valori dell’indice attestati essenzialmente tra 1 e 0.65 (bassa o nulla attuazione delle previsioni di piano). Passando alla ricerca delle possibili motivazioni per le quali è venuta meno l’espansione attesa e prevista si può certamente imputare lo scarso indice di utilizzo delle zone C, per il comune di Roccagloriosa, ad un generale sovradimensionamento che caratterizza, in sostanza, il programma di fabbricazione. Per l’unica zona D dello stesso comune, presente tra l’altro nell’elaborato adottato, ma non nella versione approvata, l’insuccesso è dovuto certamente alla errata localizzazione. Lo sviluppo edilizio registrato ha, ad ogni modo, privilegiato la posizione lungo l’asse viario provinciale. Ulteriore limite all’edificazione è, altresì, da ricercare nelle ristrettive possibilità offerte dal Piano del Parco. Caso diverso, invece, si riscontra nel comune di Morigerati che deve il generale insuccesso del piano alla congiuntura in cui andava a inserirsi caratterizzata da un blocco generale della produzione edilizia e che evidentemente lo stesso non è riuscito a sbloccare stando alle risultanza delle analisi sula stratificazione edilizia. Per quanto attiene le zone D, altresì, c’è da rilevare l’errata collocazione per l’area prevista nel centro capoluogo contrariamente alla scelta dell’area maggiore collocata in corrispondenza dello svincolo di Sicilì sulla Bussentina. In tal caso le

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano ragioni della mancata attuazione sono da ricercare, verosimilmente, nella non particolarmente felice condizione economica dell’area che si è registrata a partire proprio dagli anni novanta. Il comune di Celle di Bulgheria registra un quasi totale fallimento del piano legato in larga parte agli stretti vincoli dettati dal Piano del Parco. Un cenno di merito è da riservare in conclusione alle zone E che risultano essere disciplinate in modo assai generico e comunque volto prioritariamente a normare le modalità di edificazione, senza tenere in considerazione gli aspetti paesistici, ecologici ed idrogeologici.

La rete infrastrutturale della mobilità Il sistema viario locale si articola secondo due corridoi principali costituiti dalla SS517Var “Bussentina” e la Sp430 (exVar SS18) che vanno a comporre la rete secondaria con funzione di penetrazione. Svolgono la funzione fondamentale di collegamento del golfo di Policastro con lo svincolo autostradale (A3) di , nel primo caso, e con l’area della piana del Sele, nel secondo. La rete locale con funzione di accesso, trova articolazione nei seguenti tratti viari: - la SS18, collegamento principale per l’intero entroterra cilentano; - la SP19 che collega i centri di Torre Orsaia e Roccagloriosa; - la SP17 che attraversa gli abitati di Celle di Bulgheria e Poderia unendoli a Roccagloriosa e alla citata SP430; 160 - la SS517 tra Torre Orsaia e la Bussentina; - la SP210 di connessione per Morigerati e Sicilì alla SS517Var. Il livello terminale si identifica, infine, in una maglia di percorsi irregolari, spesso semplicemente sterrati o di stretti percorsi scarsamente carrabili. Il sistema infrastrutturale comporta i problemi più complessi e gravi all’interno dell’assetto insediativo. Gli interventi, relativamente recenti, di potenziamento dell’armatura di viabilità principale (variante SS18 e potenziamento Bussentina) se, da un lato, hanno consentito la realizzazione di una connessione più rapida del golfo di Policastro (area costiera turistica) con gli assi della piana del Sele, per contro ha causato, di fatto, il declassamento del sistema della viabilità storica. Questa, infatti, formata da strade di ridotta sezione e percorribili a bassa velocità si è mostrata poco adeguata alle esigenze di mobilità imposte dalla formazione di economie reticolari e relazioni sociali diffuse sul territorio. A tali problematiche sono da aggiungere, poi, i non trascurabili effetti dell’instabilità dei versanti. Le numerose frane che colpiscono l’area, spesso, vedono interessati proprio gli assi stradali che nella totalità dei casi si presentano con tracciati cosparsi da dissesti più o meno gravi. La situazione si aggrava nel tempo tenuto conto della scarsa presenza di investimenti economici tesi alla manutenzione e all’adeguamento delle infrastrutture.

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Il trasporto pubblico non sembra d’altro canto reagire a questa dinamica, anzi al contrario l’abbandono delle tratte locali delle ferrovie, e nel merito anche degli scali di Torre Orsaia e Celle di Bulgheria, e la mancanza di servizi “dedicati” di trasporto su gomma (bus a chiamata, navette ecc.) rende sempre meno compatibile con il moderno modello di vita la reazione storica dei centri costieri e centri interni. In un siffatto quadro, appare chiaro il rischio sempre più concreto di un progressivo e definitivo abbandono dei centri interni. Le opportunità derivano dalla particolare attenzione riversate nel settore da parte dell’Europa che anche nella prossima programmazione vede tra le tematiche strategiche quella della sostenibilità dei trasporti.

La rete dei servizi

La rete idrica dei comuni fa capo all’azienda “Consac gestioni idriche spa” che nasce nei primi anni cinquanta quale consorzio volontario di enti locali tra i Comuni del Cilento per la gestione del servizio di distribuzione dell’acqua potabile e del servizio fognario e depurativo. Oggi è una società per azioni a totale capitale pubblico detenuto dai 53 Comuni soci per la gestione del servizio idrico integrato. Dall’aprile 2011 la società è divenuta il gestore idrico integrato per l’intera area del parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. 161 La rete gestita risulta per larga parte vetusta. Testimonianza ne sono le continue interruzioni idriche cui i comuni si vedono a cadenza più o meno regolare sottoposti. Il problema è particolarmente grave nei periodi invernali quando le precipitazioni rendono difficoltosa l’individuazione dei punti di rottura. Nel complesso si rileva una percentuale elevata di perdite che fanno emergere l’urgente necessità di interventi di manutenzione complessiva del sistema. A tale problematica si aggiunge, poi, la questione dei livelli di risorsa idrica che nel tempo fa segnare preoccupanti abbassamenti.

L’energia elettrica deriva dalla centrale idroelettrica del Bussento, sita nel comune di Morigerati a ridosso del confine con Torre Orsaia, accanto alla Bussentina. Si tratta di una centrale a bacino, costruita nel 1958 e che con una potenza di 55 MW rappresenta una delle principali centrali della Campania. Lo sbarramento del fiume è stato realizzato a quota 290 m, poco a monte della grotta di Caselle, dando luogo ad un ampio serbatoio di raccolta delle acque (lago Sabetta). La galleria di derivazione ha una lunghezza di circa 7,5 Km e a circa 2 Km dall’imbocco attraversa il fiume Bussento con un tubo appoggiato su una struttura portante ad arco. Al termine della galleria, è stato realizzato il pozzo piezometrico costituito da una struttura cilindrica avente diametro di 13 m, con una svasatura superiore di 16 m e con altezza complessiva di 40 m. La sua funzione è quella di proteggere la

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano galleria dai colpi di ariete dovuti alle possibili onde di deflusso. Al pozzo piezometrico segue la condotta forzata, senza giunti di dilatazione, lunga circa 1260 m, con diametro variabile 3,40-2,50 m. L’opera, date le sue dimensioni, caratterizza inevitabilmente l’intera area. Non sono trascurabili, inoltre, gli effetti negativi sul sistema ambientale del corso fluviale con influenze dirette sull’intero sistema paesaggio.

Le reti fognarie coprono la quasi totalità delle aree urbanizzate con un sistema di raccolta prevalentemente di tipo misto. Gli impianti di depurazione sono presenti in tutti e quattro i comuni anche se resta da verificarne la reale efficienza legata in particolar modo alla natura mista delle rete adduttrice. Importante in tale senso il recente finanziamento regionale ottenuto dal comune di Torre Orsaia per la ristrutturazione della rete fognaria del centro storico.

Il sistema di gestione dei rifiuti presenta un’elevata percentuale di differenziazione sia alla raccolta che al deposito. I dati certificati dal SIORR Campania per la provincia di Salerno nell’anno 2011 attestano per i comuni in esame una media del 50-70% di rifiuti differenziati, anche se è da rilevare una non particolare selezione tipologica del rifiuto urbano.

Dal punto di vista energetico emerge una scarsa propensione, pubblica e privata, 162 al ricorso alle fonti rinnovabili. In tale senso un utile riferimento è costituito dal rapporto ricognitivo allegato al Joint Paes del Golfo di Policastro presentato qualche anno addietro alla commissione europea da parte dei sindaci sottoscriventi ed aderenti al Patto dei Sindaci.

Sul settore delle comunicazione è da rilavare la presenza, nel comune di Torre Orsaia, del punto di installazione delle antenne di telefonia mobile e di connessione internet wifi. Un grande opportunità in tal senso deriva dal piano di diffusione della banda larga avviato dalla regione Campania e dalla provincia di Salerno.

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6 SISTEMA SOCIOECONOMICO

6.1 Alcuni dati generali

Tutti i Comuni del PUIC sono interessati, già da tempo, da un processo di abbandono da parte degli abitanti originari aggravato dal recente calo delle nascite. All’economia locale un grande contributo è fornito dalla silvicoltura, con la produzione di olio e prodotti delle attività agricole e pastorali; un’alta percentuale della forza lavoro è impiegata inoltre nel settore dell’edilizia e solo recentemente si è sviluppata una ospitalità diffusa legata al turismo sulla scorta degli investimenti attuati dalle singole amministrazioni negli ultimi anni in relazione all’enorme patrimonio culturale paesaggistico ed ambientale del territorio . Le attività commerciali sono limitate ai beni di prima necessità, e a servizi di comunità.

6.2 Struttura della popolazione e dinamiche demografiche

Celle di Bulgheria 163 Andamento demografico della popolazione residente nel comune di Celle di Bulgheria dal 2001 al 2015. Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno.

La tabella in basso riporta il dettaglio della variazione della popolazione residente al 31 dicembre di ogni anno. Vengono riportate ulteriori due righe con i dati rilevati il giorno dell'ultimo censimento della popolazione e quelli registrati in anagrafe il giorno precedente. Anno Data rilevamento Popolazione Variazione Variazione Numero Media residente assoluta percentuale Famiglie componenti per famiglia

2001 31 dicembre 2.055 - - - -

2002 31 dicembre 2.028 -27 -1,31% - -

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2003 31 dicembre 2.017 -11 -0,54% 715 2,82

2004 31 dicembre 2.022 +5 +0,25% 713 2,84

2005 31 dicembre 1.995 -27 -1,34% 711 2,81

2006 31 dicembre 1.999 +4 +0,20% 714 2,80

2007 31 dicembre 1.983 -16 -0,80% 713 2,78

2008 31 dicembre 1.961 -22 -1,11% 708 2,77

2009 31 dicembre 1.936 -25 -1,27% 698 2,77

2010 31 dicembre 1.934 -2 -0,10% 731 2,65

2011 (¹) 8 ottobre 1.945 +11 +0,57% 731 2,66

2011 (²) 9 ottobre 1.968 +23 +1,18% - -

2011 (³) 31 dicembre 1.959 +25 +1,29% 731 2,68

2012 31 dicembre 1.964 +5 +0,26% 742 2,65

2013 31 dicembre 1.944 -20 -1,02% 749 2,60

2014 31 dicembre 1.933 -11 -0,57% 734 2,63

2015 31 dicembre 1.922 -11 -0,57% 741 2,59 (¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011. (²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011. (³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010. 164 La popolazione residente a Celle di Bulgheria al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è risultata composta da 1.968 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati 1.945. Si è, dunque, verificata una differenza positiva fra popolazione censita e popolazione anagrafica pari a 23 unità (+1,18%). Per eliminare la discontinuità che si è venuta a creare fra la serie storica della popolazione del decennio intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in Anagrafe negli anni successivi, si ricorre ad operazioni di ricostruzione intercensuaria della popolazione. I grafici e le tabelle di questa pagina riportano i dati effettivamente registrati in Anagrafe. Variazione percentuale della popolazione Le variazioni annuali della popolazione di Celle di Bulgheria espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Salerno e della regione Campania.

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Flusso migratorio della popolazione Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Celle di Bulgheria negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti ecancellati dall'Anagrafe del comune. Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative).

La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al 2015. Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione. Anno Iscritti Cancellati Saldo Saldo 1 gen-31 dic Migratorio Migratorio DA DA per altri PER PER per altri con l'estero totale 165 altri comuni estero motivi altri comuni estero motivi (*) (*)

2002 13 0 1 42 0 0 0 -28

2003 22 1 0 41 0 0 +1 -18

2004 19 1 0 15 0 0 +1 +5

2005 16 0 0 44 0 0 0 -28

2006 20 9 0 31 2 0 +7 -4

2007 12 4 0 21 0 0 +4 -5

2008 10 1 0 20 1 0 0 -10

2009 12 3 0 30 0 0 +3 -15

2010 28 0 11 15 0 14 0 +10

2011 (¹) 19 3 1 9 0 0 +3 +14

2011 (²) 4 0 0 6 0 4 0 -6

2011 (³) 23 3 1 15 0 4 +3 +8

2012 27 8 0 24 0 0 +8 +11

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2013 24 3 1 37 2 7 +1 -18

2014 9 1 16 26 7 0 -6 -7

2015 27 3 0 31 4 0 -1 -5 (*) sono le iscrizioni/cancellazioni in Anagrafe dovute a rettifiche amministrative. (¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre) (³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti. Movimento naturale della popolazione Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee.

166

La tabella seguente riporta il dettaglio delle nascite e dei decessi dal 2002 al 2015. Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione. Anno Bilancio demografico Nascite Decessi Saldo Naturale

2002 1 gennaio-31 dicembre 16 15 +1

2003 1 gennaio-31 dicembre 19 12 +7

2004 1 gennaio-31 dicembre 22 22 0

2005 1 gennaio-31 dicembre 22 21 +1

2006 1 gennaio-31 dicembre 22 14 +8

2007 1 gennaio-31 dicembre 12 23 -11

2008 1 gennaio-31 dicembre 13 25 -12

2009 1 gennaio-31 dicembre 11 21 -10

2010 1 gennaio-31 dicembre 10 22 -12

2011 (¹) 1 gennaio-8 ottobre 16 19 -3

2011 (²) 9 ottobre-31 dicembre 1 4 -3

2011 (³) 1 gennaio-31 dicembre 17 23 -6

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2012 1 gennaio-31 dicembre 14 20 -6

2013 1 gennaio-31 dicembre 15 17 -2

2014 1 gennaio-31 dicembre 13 17 -4

2015 1 gennaio-31 dicembre 14 20 -6 (¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre) (³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti.

Roccagloriosa

Andamento demografico della popolazione residente nel comune di Roccagloriosa dal 2001 al 2015. Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno.

167

La tabella in basso riporta il dettaglio della variazione della popolazione residente al 31 dicembre di ogni anno. Vengono riportate ulteriori due righe con i dati rilevati il giorno dell'ultimo censimento della popolazione e quelli registrati in anagrafe il giorno precedente. Anno Data rilevamento Popolazione Variazione Variazione Numero Media residente assoluta percentuale Famiglie componenti per famiglia 2001 31 dicembre 1.748 - - - - 2002 31 dicembre 1.763 +15 +0,86% - - 2003 31 dicembre 1.756 -7 -0,40% 636 2,75 2004 31 dicembre 1.747 -9 -0,51% 635 2,74 2005 31 dicembre 1.710 -37 -2,12% 625 2,72 2006 31 dicembre 1.696 -14 -0,82% 620 2,72 2007 31 dicembre 1.684 -12 -0,71% 618 2,71 2008 31 dicembre 1.682 -2 -0,12% 620 2,70

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2009 31 dicembre 1.666 -16 -0,95% 602 2,76 2010 31 dicembre 1.650 -16 -0,96% 645 2,55 2011 (¹) 8 ottobre 1.654 +4 +0,24% 650 2,54 2011 (²) 9 ottobre 1.716 +62 +3,75% - - 2011 (³) 31 dicembre 1.724 +74 +4,48% 763 2,26 2012 31 dicembre 1.734 +10 +0,58% 768 2,25 2013 31 dicembre 1.742 +8 +0,46% 751 2,32 2014 31 dicembre 1.750 +8 +0,46% 749 2,34 2015 31 dicembre 1.722 -28 -1,60% 740 2,33 (¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011. (²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011. (³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010. La popolazione residente a Roccagloriosa al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è risultata composta da 1.716 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati 1.654. Si è, dunque, verificata una differenza positiva fra popolazione censita epopolazione anagrafica pari a 62 unità (+3,75%). Per eliminare la discontinuità che si è venuta a creare fra la serie storica della popolazione del decennio intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in Anagrafe negli anni successivi, si ricorre 168 ad operazioni di ricostruzione intercensuaria della popolazione. I grafici e le tabelle di questa pagina riportano i dati effettivamente registrati in Anagrafe. Variazione percentuale della popolazione Le variazioni annuali della popolazione di Roccagloriosa espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Salerno e della regione Campania.

Flusso migratorio della popolazione Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Roccagloriosa negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti ecancellati dall'Anagrafe del comune.

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative).

La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al 2015. Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione. Anno Iscritti Cancellati Saldo Saldo 1 gen-31 dic Migratorio Migratorio DA DA per altri PER PER per altri con totale altri comuni estero motivi altri comuni estero motivi l'estero (*) (*)

2002 37 5 0 30 0 0 +5 +12 169 2003 27 7 0 29 0 0 +7 +5

2004 23 7 0 27 0 0 +7 +3

2005 20 2 0 26 26 0 -24 -30

2006 27 6 0 42 0 0 +6 -9

2007 28 15 0 41 1 0 +14 +1

2008 24 11 5 31 7 0 +4 +2

2009 21 8 0 40 6 0 +2 -17

2010 29 4 0 35 3 0 +1 -5

2011 (¹) 26 8 0 16 5 0 +3 +13

2011 (²) 9 2 3 3 3 0 -1 +8

2011 (³) 35 10 3 19 8 0 +2 +21

2012 37 6 18 32 12 3 -6 +14

2013 34 4 16 28 3 0 +1 +23

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2014 32 5 0 18 3 1 +2 +15

2015 12 5 1 31 8 2 -3 -23 (*) sono le iscrizioni/cancellazioni in Anagrafe dovute a rettifiche amministrative. (¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre) (³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti. Movimento naturale della popolazione Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee.

170

La tabella seguente riporta il dettaglio delle nascite e dei decessi dal 2002 al 2015. Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione. Anno Bilancio demografico Nascite Decessi Saldo Naturale 2002 1 gennaio-31 dicembre 20 17 +3 2003 1 gennaio-31 dicembre 18 30 -12 2004 1 gennaio-31 dicembre 11 23 -12 2005 1 gennaio-31 dicembre 17 24 -7 2006 1 gennaio-31 dicembre 8 13 -5 2007 1 gennaio-31 dicembre 11 24 -13 2008 1 gennaio-31 dicembre 15 19 -4 2009 1 gennaio-31 dicembre 20 19 +1 2010 1 gennaio-31 dicembre 14 25 -11 2011 (¹) 1 gennaio-8 ottobre 8 17 -9

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2011 (²) 9 ottobre-31 dicembre 2 2 0 2011 (³) 1 gennaio-31 dicembre 10 19 -9 2012 1 gennaio-31 dicembre 16 20 -4 2013 1 gennaio-31 dicembre 14 29 -15 2014 1 gennaio-31 dicembre 8 15 -7 2015 1 gennaio-31 dicembre 14 19 -5 (¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre) (³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti.

Morigerati Andamento demografico della popolazione residente nel comune di Morigerati dal 2001 al 2015. Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno.

171

La tabella in basso riporta il dettaglio della variazione della popolazione residente al 31 dicembre di ogni anno. Vengono riportate ulteriori due righe con i dati rilevati il giorno dell'ultimo censimento della popolazione e quelli registrati in anagrafe il giorno precedente. Anno Data rilevamento Popolazione Variazione Variazione Numero Media residente assoluta percentuale Famiglie componenti per famiglia 2001 31 dicembre 779 - - - - 2002 31 dicembre 758 -21 -2,70% - - 2003 31 dicembre 742 -16 -2,11% 248 2,99 2004 31 dicembre 743 +1 +0,13% 260 2,86 2005 31 dicembre 738 -5 -0,67% 268 2,75 2006 31 dicembre 731 -7 -0,95% 288 2,54

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2007 31 dicembre 744 +13 +1,78% 278 2,68 2008 31 dicembre 748 +4 +0,54% 288 2,60 2009 31 dicembre 747 -1 -0,13% 294 2,54 2010 31 dicembre 736 -11 -1,47% 300 2,45 2011 (¹) 8 ottobre 729 -7 -0,95% 304 2,40 2011 (²) 9 ottobre 699 -30 -4,12% - - 2011 (³) 31 dicembre 700 -36 -4,89% 301 2,33 2012 31 dicembre 690 -10 -1,43% 307 2,25 2013 31 dicembre 691 +1 +0,14% 297 2,33 2014 31 dicembre 676 -15 -2,17% 292 2,32 2015 31 dicembre 665 -11 -1,63% 292 2,28 (¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011. (²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011. (³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010. La popolazione residente a Morigerati al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è risultata composta da 699 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati729. Si è, dunque, verificata una differenza negativa fra popolazione censita e popolazione 172 anagrafica pari a 30 unità (-4,12%). Per eliminare la discontinuità che si è venuta a creare fra la serie storica della popolazione del decennio intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in Anagrafe negli anni successivi, si ricorre ad operazioni di ricostruzione intercensuaria della popolazione. I grafici e le tabelle di questa pagina riportano i dati effettivamente registrati in Anagrafe. Variazione percentuale della popolazione Le variazioni annuali della popolazione di Morigerati espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Salerno e della regione Campania.

Flusso migratorio della popolazione

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Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Morigerati negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti ecancellati dall'Anagrafe del comune. Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative).

La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al 2015. Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione. Anno Iscritti Cancellati Saldo Saldo 1 gen-31 dic Migratorio Migratorio DA DA per altri PER PER per altri con totale altri comuni estero motivi altri comuni estero motivi 173 l'estero (*) (*)

2002 2 2 2 21 0 0 +2 -15

2003 5 5 1 15 3 2 +2 -9

2004 22 3 1 12 10 1 -7 +3

2005 11 8 0 18 0 0 +8 +1

2006 10 2 1 8 7 0 -5 -2

2007 8 16 0 6 1 0 +15 +17

2008 17 16 0 15 12 0 +4 +6

2009 9 14 0 10 9 0 +5 +4

2010 10 8 0 24 4 0 +4 -10

2011 (¹) 9 3 0 7 2 0 +1 +3

2011 (²) 4 1 0 3 1 0 0 +1

2011 (³) 13 4 0 10 3 0 +1 +4

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2012 15 1 0 15 1 4 0 -4

2013 8 4 13 15 1 1 +3 +8

2014 7 3 1 18 0 0 +3 -7

2015 5 9 0 11 8 0 +1 -5 (*) sono le iscrizioni/cancellazioni in Anagrafe dovute a rettifiche amministrative. (¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre) (³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti. Movimento naturale della popolazione Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee.

174

La tabella seguente riporta il dettaglio delle nascite e dei decessi dal 2002 al 2015. Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione. Anno Bilancio demografico Nascite Decessi Saldo Naturale 2002 1 gennaio-31 dicembre 4 10 -6 2003 1 gennaio-31 dicembre 6 13 -7 2004 1 gennaio-31 dicembre 4 6 -2 2005 1 gennaio-31 dicembre 5 11 -6 2006 1 gennaio-31 dicembre 3 8 -5 2007 1 gennaio-31 dicembre 1 5 -4 2008 1 gennaio-31 dicembre 4 6 -2 2009 1 gennaio-31 dicembre 3 8 -5

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2010 1 gennaio-31 dicembre 3 4 -1 2011 (¹) 1 gennaio-8 ottobre 2 12 -10 2011 (²) 9 ottobre-31 dicembre 2 2 0 2011 (³) 1 gennaio-31 dicembre 4 14 -10 2012 1 gennaio-31 dicembre 2 8 -6 2013 1 gennaio-31 dicembre 4 11 -7 2014 1 gennaio-31 dicembre 5 13 -8 2015 1 gennaio-31 dicembre 3 9 -6 (¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre) (³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti.

Torre Orsaia Andamento demografico della popolazione residente nel comune di Torre Orsaia dal 2001 al 2015. Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno.

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La tabella in basso riporta il dettaglio della variazione della popolazione residente al 31 dicembre di ogni anno. Vengono riportate ulteriori due righe con i dati rilevati il giorno dell'ultimo censimento della popolazione e quelli registrati in anagrafe il giorno precedente. Anno Data rilevamento Popolazione Variazione Variazione Numero Media residente assoluta percentuale Famiglie componenti per famiglia 2001 31 dicembre 2.391 - - - - 2002 31 dicembre 2.384 -7 -0,29% - - 2003 31 dicembre 2.361 -23 -0,96% 855 2,75

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2004 31 dicembre 2.352 -9 -0,38% 877 2,67 2005 31 dicembre 2.338 -14 -0,60% 900 2,58 2006 31 dicembre 2.319 -19 -0,81% 914 2,53 2007 31 dicembre 2.303 -16 -0,69% 923 2,49 2008 31 dicembre 2.293 -10 -0,43% 926 2,47 2009 31 dicembre 2.280 -13 -0,57% 936 2,43 2010 31 dicembre 2.259 -21 -0,92% 938 2,40 2011 (¹) 8 ottobre 2.234 -25 -1,11% 936 2,38 2011 (²) 9 ottobre 2.185 -49 -2,19% - - 2011 (³) 31 dicembre 2.176 -83 -3,67% 930 2,33 2012 31 dicembre 2.169 -7 -0,32% 918 2,36 2013 31 dicembre 2.161 -8 -0,37% 911 2,37 2014 31 dicembre 2.145 -16 -0,74% 889 2,41 2015 31 dicembre 2.118 -27 -1,26% 885 2,39 (¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011. (²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011. 176 (³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010. La popolazione residente a Torre Orsaia al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è risultata composta da 2.185 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati 2.234. Si è, dunque, verificata una differenza negativa fra popolazione censita epopolazione anagrafica pari a 49 unità (-2,19%). Per eliminare la discontinuità che si è venuta a creare fra la serie storica della popolazione del decennio intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in Anagrafe negli anni successivi, si ricorre ad operazioni di ricostruzione intercensuaria della popolazione. I grafici e le tabelle di questa pagina riportano i dati effettivamente registrati in Anagrafe. Variazione percentuale della popolazione Le variazioni annuali della popolazione di Torre Orsaia espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Salerno e della regione Campania.

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Flusso migratorio della popolazione Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Torre Orsaia negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti ecancellati dall'Anagrafe del comune. Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative).

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La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al 2015. Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione. Anno Iscritti Cancellati Saldo Saldo 1 gen-31 dic Migratorio Migratorio DA DA per altri PER PER per altri con totale altri comuni estero motivi altri comuni estero motivi l'estero (*) (*)

2002 35 14 1 41 12 0 +2 -3

2003 38 6 2 46 15 1 -9 -16

2004 42 12 0 41 13 0 -1 0

2005 43 15 0 54 9 0 +6 -5

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2006 34 5 0 40 19 0 -14 -20

2007 23 12 0 34 3 0 +9 -2

2008 27 12 0 41 3 0 +9 -5

2009 36 12 0 50 4 1 +8 -7

2010 29 7 0 46 5 0 +2 -15

2011 (¹) 13 6 0 39 2 0 +4 -22

2011 (²) 4 0 4 12 0 0 0 -4

2011 (³) 17 6 4 51 2 0 +4 -26

2012 48 2 0 48 2 0 0 0

2013 26 4 10 39 0 1 +4 0

2014 26 4 1 23 4 0 0 +4

2015 23 6 0 39 3 0 +3 -13 (*) sono le iscrizioni/cancellazioni in Anagrafe dovute a rettifiche amministrative. (¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) 178 (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre) (³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti. Movimento naturale della popolazione Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee.

La tabella seguente riporta il dettaglio delle nascite e dei decessi dal 2002 al 2015. Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione.

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Anno Bilancio demografico Nascite Decessi Saldo Naturale 2002 1 gennaio-31 dicembre 21 25 -4 2003 1 gennaio-31 dicembre 17 24 -7 2004 1 gennaio-31 dicembre 12 21 -9 2005 1 gennaio-31 dicembre 21 30 -9 2006 1 gennaio-31 dicembre 19 18 +1 2007 1 gennaio-31 dicembre 16 30 -14 2008 1 gennaio-31 dicembre 24 29 -5 2009 1 gennaio-31 dicembre 22 28 -6 2010 1 gennaio-31 dicembre 20 26 -6 2011 (¹) 1 gennaio-8 ottobre 17 20 -3 2011 (²) 9 ottobre-31 dicembre 2 7 -5 2011 (³) 1 gennaio-31 dicembre 19 27 -8 2012 1 gennaio-31 dicembre 19 26 -7 2013 1 gennaio-31 dicembre 14 22 -8 179 2014 1 gennaio-31 dicembre 12 32 -20 2015 1 gennaio-31 dicembre 17 31 -14 (¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre) (³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti.

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6.3 Aspettative attese emerse nel processo partecipato Le Amministrazioni Comunali hanno ritenuto opportuno e prioritario promuovere un processo di «pianificazione partecipata» coinvolgendo anche i cittadini, le scuole e tutte le attività economiche, commerciali e imprenditoriali presenti sul territorio. Il coinvolgimento di tutti i soggetti è fondamentale nel procedimento di formazione e approvazione dei piani e delle loro varianti. Il regolamento rafforza il principio di partecipazione e pubblicità nel processo di pianificazione, quale strumento essenziale di una corretta condivisione delle scelte sul governo del territorio. La partecipazione è intesa come un processo decisionale inclusivo, in cui i soggetti pubblici e privati concorrono alla formazione del piano già dalla fase Preliminare (art. 7, comma 2 Manuale Operativo del Regolamento n. 5/2011) e trova il suo culmine nella fase delle osservazioni. In ognuno dei quattro comuni che si sono uniti per la redazione condivisa del Piano Urbanistico Comunale è stato organizzato un incontro/dibattito pubblico (secondo il calendario riportato di seguito), durante il quale sono stati illustrati gli indirizzi strategici che le amministrazioni hanno intenzione di mettere in atto nel redigendo strumento di Pianificazione e sono stati raccolti i primi commenti ed impressioni da parte dei cittadini e degli attori locali, che interverranno 180 nell’ambito del dibattito finale.

INCONTRO N.1 – COMUNE DI TORRE ORSAIA Data 05/02/2016 Luogo Sala delle conferenze della Comunità Montana Bussento, Lambro e Mingardo Piazza L. Padulo – 84077 Torre Orsaia (SA) INCONTRO N.2 – COMUNE DI ROCCAGLORIOSA Data 14/02/2016 Luogo Sala Consiliare del Comune di Roccagloriosa – Via San Cataldo – 84060 Roccagloriosa (SA) INCONTRO N.3 – COMUNE DI CELLE DI BULGHERIA Data 20/02/2016 Luogo Sala polifunzionale capoluogo - Area scolastica – 84040 Celle di Bulgheria (SA) INCONTRO N.4 – COMUNE DI MORIGERATI Data 11/60/2016 Luogo Sala consiliare del Comune di Morigerati - P.zza S. Laverio, n.1 – 84030 Morigerati (SA)

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Tabella: Calendario degli incontri svoltesi nei comuni di Torre Orsaia, Roccagloriosa, Celle di Bulgheria e Morigerati

Pertanto, al fine di agevolare la più ampia ed efficace partecipazione, è stato formulato un semplice questionario (riportato di seguito a titolo esemplificativo) per consentire ai soggetti interessati di individuare temi, argomenti e problemi importanti per lo sviluppo del territorio e di evidenziare aspetti di criticità, potenzialità e necessità. La raccolta e l’analisi dei questionari ha costituito un ulteriore strumento di conoscenza e coinvolgimento per la definizione degli obiettivi, priorità e strategie da perseguire con il Piano Urbanistico Intercomunale/Comunale. I problemi, i bisogni, le esigenze che sono emerse sono utili suggerimenti alle Pubbliche Amministrazioni per meglio indirizzare le azioni e gli interventi sul territorio.

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Durante la fase di consultazione sono stati raccolti complessivamente n.56 questionari, nei paragrafi successivi vengono riportate le criticità evidenziate e le proposte e le aspettative emerse dall’analisi dei questionari compilati, distinte per singolo comune.

6.3.1 Criticità e Aspettative emerse nel processo partecipato: Torre Orsaia

CRITICITÀ:

 la mancanza di collaborazione;  la carenza di pulizia, di vigilanza e controllo di strade, vicoli e piazze;  l’inesistenza di trasporti pubblici;  il costo elevato per la gestione della pubblica illuminazione e la poca incentivazione agli investimenti per la realizzazione di impianti fotovoltaico e/o eolici e installazione a led;  la scarsa valorizzazione del territorio e delle sue risorse;  la disoccupazione, il degrado sociale, la dispersione scolastica e la dispersione dell’identità culturale locale;  la mancanza di servizi e la perdita di quelli esistenti che comportano una drastica riduzione del benessere sociale e commerciale del paese. 186

ASPETTATIVE:

 favorire una politica sociale più impegnata e competente;  sensibilizzare ed educare i cittadini sulle problematiche della comunità e sul rispetto delle regole;  garantire maggiore presenza sul territorio dei vigili urbani al fine di limitare i parcheggi selvaggi e l’abbandono indiscriminato di rifiuti;  favorire l’aggregazione giovanile ed incentivare i giovani a sviluppare nuove idee per la crescita del territorio;  valorizzare il Bussento e la stazione ferroviaria di Torre Orsaia creando strutture di intrattenimento turistico nei suoi pressi e/o attivando un servizio navetta che consenta il collegamento dello Scalo Ferroviario ai comuni limitrofi;  garantire l’impegno continuo e concreto di tutti per raggiungere gli obbiettivi prefissati e gli impegni presi e per favorire le iniziative pubbliche e private che consento la crescita e lo sviluppo del territorio e della comunità;  potenziare e valorizzare le risorse del territorio e far sì che il turismo diventi la fonte dello sviluppo futuro;  abbandonare i campanilismi e rendersi parte integrante e fondamentale di Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

un territorio che va oltre i confini amministrativi del comune di Torre Orsaia;  incentivare un progetto per l’Ospitalità diffusa;  affidare in gestione la struttura “casa per anziani”, anche gratuitamente e sponsorizzare a livello nazionale/europeo tale agevolazione;  incentivare la creazione di quotidiano locale;  garantire la presenza costante dei rappresentanti eletti nelle iniziative private;  incentivare la partecipazione alle manifestazioni storico-culturali;  favorire la realizzazione di area attrezzate, scuole e centri di aggregazione per anziani e ragazzi.

6.3.2 Criticità e Aspettative emerse nel processo partecipato: Roccagloriosa

CRITICITÀ:

 la mancanza di strutture destinate all’aggregazione giovanile e di un polo scolastico;  la gestione del traffico veicolare nel centro storico è inesistente, il turismo è trascurato, le strutture recettive sono assenti;  la chiusura di spazi e strade pubbliche attuata dai privati e la mancanza di 187 controllo su di essi;  la sfiducia nei confronti delle grandi risorse e potenzialità del territorio, accompagnata da una dilagante chiusura mentale;  la mancanza di lavoro;  la mancanza di fondi, senza i quali non è possibile pianificare;  l’inesistenza di trasporti pubblici;  il continuo dissesto delle strade comunali;  le strutture pubbliche esistenti avrebbero bisogno di ristrutturazione e di adeguamenti per l’abbattimento delle barriere architettoniche;  lo spopolamento del territorio e il conseguente invecchiamento della popolazione residente;  l’isolamento dai grossi centri di distribuzione e dai circuiti turistici.

ASPETTATIVE:

 creare un ufficio turistico che coordini l’offerta turistica e attivi una campagna di conoscenza del territorio che consenta di inserire il comune di Roccagloriosa nei circuiti turistici nazionali ed internazionali;  attivare una campagna di rivitalizzazione del centro storico con l'incentivazione delle attività esistenti, la promozione della manutenzione

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dei fabbricati, lo stimolo di nuove iniziative, comprendendo tra queste, quelle di iniziativa pubblica;  ampliare l’organico del personale comunale;  incentivare la raccolta differenziata;  valorizzare le grandi ricchezze archeologiche, storiche, paesaggistiche e culturali del comune anche al fine di favorire lo sviluppo dell’attività turistiche e creare posti di lavoro (creazione di un albergo diffuso nel centro storico);  realizzare una funivia che colleghi il mare di Policastro, il monte Bulgheria. la valle del Mingardo e quella del Bussento;  rendere fruibili alla comunità le strade comunali illecitamente ostruite da privati cittadini;  pianificare degli interventi di manutenzione delle strutture pubbliche, di miglioramento dell’illuminazione pubblica e di valorizzazione architettonica degli spazi pubblici;  adottare una linea amministrativa che sia al servizio del cittadino e garantisca una maggiore organizzazione dei servizi ed una maggiore collaborazione con i cittadini stessi;  realizzare spazi verdi e strutture per il divertimento e l’aggregazione di ragazzi e anziani e/o formare i ragazzi sull’assistenza degli stessi;  creare una zona industriale; 188  educare al rispetto per la natura;  favorire la creazione di marchi DOP per i prodotti tipici prima e poi di una cooperativa di distribuzione degli stessi che si inserisca nei grandi circuiti commerciali;  favorire attività che consentano lo sviluppo dell’agricoltura di qualità, viste le grandi aree comunali a disposizione, e lo sviluppo di un turismo di qualità che sfrutti le grandi potenzialità storico-culturali-archeologiche mediante l’organizzazione di visite guidate e laboratori con adulti e bambini.  investire sui giovani creando delle cooperative e costruendo degli impianti sportivi e delle strutture polifunzionali (piscine, palestre, oratori, biblioteche) o delle aree di aggregazione dove i ragazzi possano passare del tempo sano insieme;  favorire la divulgazione di leggi regionali ed europee volte al finanziamento di attività agricole/turistiche e artigianali e garantire assistenza nella redazione e nella presentazione dei progetti per usufruire di tali agevolazioni;  intervenire sull’attuale assetto urbanistico e individuare altre aree sulle quali è possibile costruire;  promuovere o agevolare le idee di chi ha intenzione di investire sul territorio e dare risposta ad una crescente domanda nei campi agrituristico,

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enogastronomico, vacanza attiva e di benessere, al fine di allungare la stagione turistica e nel contempo incrementare l’occupazione giovanile;  realizzare opere pubbliche ben pensate e ben fatte;  rivedere l’ubicazione delle aree industriali sulla base dei seguenti criteri:  valutare la quantità di risorsa suolo da impiegare, per tale scopo, sulla base della domanda espressa dalla collettività in termini di progetti pendenti, distinguere le attività artigianali suscettibili di buona integrazione ambientale da quelle che per loro natura sono difficilmente integrabili perché richiedono strutture ad elevato impatto ambientale ( ì cosiddetti capannoni, gli impianti ad elevato impatto e simili).  nell’ambito di una programmazione urbanistica intercomunale si deve pensare di “fare insieme per avere vantaggio comune a minor costo" e questo nel caso specifico significa individuare un'area baricentrica rispetto ai quattro comuni da destinare ad attività industriale per quelle iniziative che non possono trovare una idonea integrazione ambientale nei territori comunali.  destinare ad attività industriale un suolo poco in vista specialmente da quella striscia (la strada denominata cilentana) che attraversa il nostro territorio e che condividiamo nel definire “via verde” un’ideale finestra sulle bellezze naturali del nostro basso Cilento.  tra i suoli rispondenti ai punti (b) e (c) scegliere quelli di proprietà comunale 189 per avvantaggiare le casse comunali ed evitare fenomeni speculativi  aumentare la segnaletica turistica e la pubblicità sulla strade di collegamento intercomunali e statali e riqualificare la rotatoria di ingresso al comune di Roccagloriosa;  attivare una politica di riqualificazione della zona commerciale che si sta sviluppando in Via San Cataldo, affinché si sviluppino nuove attività, e della stessa Casa Comunale oramai fatiscente;  investire sulle energie rinnovabili, fotovoltaico ed eolico anche al fine di creare opportunità di lavoro;  incentivare e organizzare manifestazioni sportive e culturali di spessore e/o giornate di escursioni valorizzando i numerosi percorsi esistenti sul territorio;  migliorare la fruibilità del patrimonio storico culturale, rendendo accessibili, pervio accordo anche con soggetti privati, le numerose cappelle pubbliche e private;  riqualificare la futura Green way mediante bonifica delle aree attualmente oggetto di abbandono indiscriminato di rifiuti ed interventi di manutenzione;  migliorare i sistemi di sicurezza con eventualmente l’inserimento di un sistema di video sorveglianza.

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LE ASPETTATIVE DEI RAGAZZI

 diminuire la disoccupazione e dare più spazio e opportunità ai giovani per farli rimanere nel paese;  realizzare un campo sportivo, una palestra per la scuola, una pista ciclabile, una piscina, un campo da tennis, luoghi per stare insieme anche all’aperto e fare attività sportiva e un centro di ritrovo per gli anziani;  approfondire le attività archeologiche per avere più turismo e commercio nel paese;  realizzare centri commerciali, una scuola nuova e migliore con computers nuovi, finestre nuove e una mensa più attrezzata  garantire il servizio scuolabus per tutti i ragazzi;  realizzare un centro storico più attrezzato, una biblioteca, un centro turistico, un cinema;  incentivare al creazione di aziende agricole e di allevamenti di bovini, ovini e suini;  creare spazi e strutture fruibili anche dai disabili;  garantire la manutenzione e la pulizia degli spazi comunali e della zona archeologica che deve essere valorizzata attraverso l’illuminazione e la sentieristica sia naturalistica che archeologica;  educare al rispetto dell’ambiente anche mediante l’organizzazione di 190 giornate ecologiche;  investire sulla sicurezza della strade e dei parchi giochi comunali;  migliorare la raccolta differenziata;  creare opportunità anche mediante la realizzazione di corsi di formazione;  costruire un impianto sportivo (utilizzabile anche dalla scuola), che offra abbonamenti vantaggiosi per i ragazzi e dia lavoro ai giovani.

6.3.3 Criticità e Aspettative emerse nel processo partecipato: Celle di Bulgheria

CRITICITÀ:

 la vetusta linea idrica che crea spesso disservizi:  l’inesistenza di parcheggi pubblici alla frazione Poderia;  la disoccupazione.

ASPETTATIVE:

 incentivare e sostenere tutte le idee che possono apportare sviluppo, crescita per la comunità e la creazione di strutture atte ad incentivare il turismo e quindi l’occupazione;

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 investire nella realizzazione di nuove aree adibite a parcheggio;  realizzare aree a verde dedicate alle aggregazione di giovani e di anziani, allestite con panchine e fontane e realizzazione di marciapiedi per tutelare i pedoni;  migliorare le strade e l’illuminazione pubblica;  realizzare un canile comunale al fine di ridurre il randagismo e l’abbondono degli animali e al contempo creare opportunità di lavoro;  valorizzare il territorio, in particolare il Monte Bulgheria ed il fiume Mingardo, creando oasi verdi in prossimità delle sorgenti e percorsi pedonali e ciclabili, in modo da far vivere a pieno il territorio ai residenti e non, incentivando anche i rapporti di partenariato tra soggetti pubblici e privati;  incentivare, sfruttando i terreni agricoli, la produzione di prodotti tipici, tipo il fico bianco del Cilento, le ciliege, le noci, le pere, le mele, ecc., anche al fine di creare opportunità di lavoro;  incentivare, anche tramite perequazione e/o permuta di terreni comunali, le iniziative dei privati volte a creare opportunità di crescita e sviluppo commerciale e/o artigianale nel territorio;  incentivare la realizzazione di nuove costruzioni, nel rispetto dell’ambiente e del contesto paesaggistico in cui si inseriscono;  ricercare tutte le fonti di finanziamento possibili da investire per il 191 miglioramento e la valorizzazione del territorio;  intervenire sui limiti stringenti imposti dal Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, che costituiscono al momento un vincolo allo sviluppo di numerose attività sul territorio;

6.3.4 Criticità e Aspettative emerse nel processo partecipato: Morigerati

CRITICITÀ:

 l’abbandono indiscriminato dei rifiuti;  la scarsa manutenzione delle strutture pubbliche;  la carenza di pulizia, di vigilanza e controllo di strade, vicoli e piazze.

ASPETTATIVE:

 migliorare la fruibilità delle strade di passeggio con cestini di raccolta rifiuti e zona di soste e/o di aggregazione;  migliorare l’efficienza energetica;  garantire tutti i servizi ai cittadini e riqualificare il paese nel rispetto del

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contesto paesaggistico, naturalistico e storico;  realizzare strutture e/o spazi per le attività ludiche dei ragazzi e dei bambini;  creare dei parcheggi pubblici;  incentivare e agevolare le giovani coppie, per incrementare la popolazione residente e la crescita del territorio;  manutenere costantemente il cimitero comunale, attualmente in stato di abbandono;  evitare l’assistenzialismo;  attivare una rete wi-fi gratuita in tutto il comune.  incentivare le attività produttive artigianali;  pianificare la riqualificazione dei bacini fluviali per attivare forme di sfruttamento “soft” (piccole attività produttive, sviluppo di fonti energetiche rinnovabili..); come i progetti per la PESCA NO KILL sul fiume che potrebbero essere un’attrattiva e consentirebbero di sfruttare una risorsa importante del territorio;  intervenire sui limiti stringenti imposti dal Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, che costituiscono al momento un vincolo alo sviluppo a numerose attività sul territorio.  garantire dei tempi certi alle procedure amministrative in modo da incentivare anche i giovani che vogliono investire nel territorio. 192

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B INDIRIZZI STRATEGICI

Schema Metodologico

La definizione del preliminare di piano passa dal rispetto delle indicazioni procedurali e d’indirizzo emanate dalla Regione Campania e intende procedere secondo il metodo della pianificazione strategica. La pianificazione strategica e' il processo che mobilita una pluralità di soggetti nelle attività di costruzione della “visione del futuro” della città e del suo contesto definita a partire dalle aspirazioni espresse dagli attori locali. E' un processo creativo, in cui ciascun soggetto coinvolto, portatore di una specifica definizione dei problemi, delle priorità e delle domande emergenti, contribuisce a creare una visione della comunità locale, contribuisce cioè a ridefinirne l'identità. E’ una cornice che descrive i traguardi che la città intende perseguire, delinea le strategie e le azioni da percorrere, individua gli strumenti e i progetti necessari per raggiungere la meta. In sintesi l’ipotesi di preliminare di piano urbanistico intercomunale vuole tracciare 193 delle linee guida per una programmazione di azioni e interventi orientati a realizzare una visione di medio-lungo periodo, con uno sguardo all’integrazione con la dimensione territoriale di area vasta (Sistema Territoriale di Sviluppo - Parco del Cilento e Vallo di Diano), con l’uso di metodi e strumenti volti alla consultazione allargata degli attori del territorio e all’integrazione delle politiche e degli interessi sociali, economici e civili. Ma è anche una azione di continua verifica e monitoraggio dei risultati e degli scostamenti, e di revisione delle iniziative da assumere in funzione dei mutamenti che possono incidere nel contesto locale o extra-locale. Sperimentare un modello di pianificazione partecipata intercomunale è una sfida culturale che vuole tentare di consolidare e rilanciare le aspettative degli attori locali e renderli protagonisti del proprio futuro in ambito territoriale vasto. In questa ottica è importante che lo schema metodologico sia chiaro a tutti gli attori e da loro condiviso. Per esemplificare lo schema metodologico potrebbe essere rappresentato dalle seguenti fasi:

Meta>Azioni>Progetti

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Attraverso preliminari incontri con le amministrazioni atti e deliberati, la presente relazione d’indirizzo di piano preliminare (strutturale) intercomunale, individua una meta possibile da raggiungere per i comuni e il loro contesto territoriale. La meta articolata in ambiti strategici sarà elaborata nel preliminare di piano in macro-obiettivi e sequenze di azioni da percorrere nell'arco temporale scelto, il piano operativo dei singoli comuni oltre al rispetto degli indirizzi regionali e alle indicazioni procedurali e di contenuto, preciserà gli strumenti e i progetti da mettere in cantiere. Come premessa di metodo va sottolineato che lo schema proposto è percorribile, e andrà percorso, non in un solo senso, cioè non solo dall'obiettivo finale alle operazioni strumentali per conseguirlo. Esso potrà essere altresì seguito in senso circolare e ricorsivo: è possibile, cioè, riaprire il processo partendo volta a volta dai singoli progetti, o da un asse strategico, o dall'identificazione di un'idea di città. Questa diversa "razionalità", distintiva della pianificazione strategica, è dialogica anziché assertiva. Non è interessante cioè la semplice indicazione dell'obiettivo, come nei vecchi stili di politiche pubbliche, quanto la sua costruzione congiunta da parte degli attori del territorio. La costruzione del preliminare di piano si identifica così in primo luogo con la 194 strutturazione del dialogo collettivo inter-organizzativo, dove i "parlanti" sono non solo persone ma soggetti collettivi del territorio vasto.

- La meta

La meta è lo "stato finale desiderato" del territorio interessato al 2020. Non una astratta, ma la concreta società locale in relazione al suo contesto che si prospetta e si proietta in un futuro possibile. "Pro-iettare" significa infatti progettare. In prima istanza si tratta di rappresentare un'espressione dell'idea, o la "visione", di territorio. Una visione condivisa del futuro della territorio, una cornice innanzitutto conoscitiva e cognitiva che inquadri i punti di vista, le azioni e i diversi attori della territorio.

La meta da proposta dalle amministrazione attiene alla valorizzazione sostenibile delle proprie risorse umane, culturali e territoriali ipotizzabile nella realizzazione degli obiettivi di una:

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“Green Community dei territori del Bussento, Mingardo e Monte Bulgheria" a) promozione di interventi integrati finalizzati alla valorizzazione dei servizi ecosistemici dei territori individuati per il loro valore ambientale e naturale secondo l'approccio partecipativo delle Comunità Sostenibili; b) nuovi stili di vita sul modello della Dieta Mediterranea. c) efficienza energetica e infrastrutture verdi; d) nuova occupazione determinata dai valori e dal PATRIMONIO territoriale; e)sviluppo della connettività e dell’agenda digitale (oltre digital divide).

Molti di questi obiettivi già avviati con l’adesione al progetto UNCEM “Green Communities” vengono perseguiti attraverso diverse linee di attività attinenti la programmazione di ipotesi progettuali, studi di fattibilità e la definizione di un sistema di gestione, manutenzione e valorizzazione del patrimonio ambientale a 195 fini di turismo sostenibile.

- Le azioni

Il Piano preliminare individua macroazioni necessarie per dare concretezza alla visione di territorio futuro. "Azioni" significa qui assi strategici, direzioni di marcia nell'avvicinamento alla meta, piuttosto che iniziative puntuali e concrete che è invece compito dei progetti individuare. Le azioni vanno considerate le tappe di avvicinamento al meta-obiettivo e insieme come occasioni per sperimentare i nuovi policy networks che gestiranno le azioni di Piano operativo. Le indicazioni delle Amministrazioni sarà oggetto dei processi di partecipazione previsti dalla Legge regionale 16/2004 secondo le procedure dell’Agenda 21 Locale in coerenza con i principi di sostenibilità ambientale. Le indicazioni e le scelte potranno anche subire modifiche e proporre altre “mete” da tale decisone conseguiranno le scelte strategiche che a loro volta presuppongono azioni come ad esempio : - la creazione di scuole di alta formazione di skills nelle arti antiche e tradizionali per la produzione e il design;

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- la progettazione di circuiti integrati e di pacchetti compositi per le attività di fruizione culturale, artistica e ambientale, ecc.; - lo sviluppo della società dell’informazione e della conoscenza nei servizi e nella comunicazione per attività spettacolari e delle arti rappresentative; - promozione di siti per la localizzazione di attività produttive di eccellenza; - lo sviluppo di forme sistematiche di marketing territoriale per l'attrazione di operatori e di risorse qualificate e sostenibili, nazionali ed internazionali; - il rafforzamento delle infrastrutture economiche a disposizione del territorio, a partire da quelle di accessibilità e logistiche; - la gestione di una rete integrata di servizi ai cittadini in cui siano impegnate le risorse pubbliche, private e del terzo settore.

Con le conseguenti scelte di piano coerenti alle strategie ed azioni prescelte.

- I progetti-azioni

Il Piano preliminare rinvia alla redazione del Piano Operativo e al Regolamento il maggiore dettaglio per un'ampia articolazione di strumenti per la messa in opera delle azioni delineate. Lo scenario di sperimentazione dei progetti-azioni deve 196 attingere ad ogni iniziativa che abbia una serie di condizioni preliminari tra cui la prioritaria è il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini del comprensorio PUIC oltre alla necessità di sperimentare modelli e strategie che puntano sul minimo spreco e la massima valutazione della riqualificazione e rigenerazione del proprio PATRIMONIO culturale e naturale e delle proprie risorse umane e culturali che trovano fondamenti teorici in alcune interessanti approcci culturali che permettono di riflettere sulle scelte strategiche della pianificazione come il caso delle 8 "erre" di Serge Latouche7 che identificano otto passi fondamentali da

7 RIVALUTARE Riconsiderare i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che abbiamo adottato per osmosi, ma che in realtà non ci appartengono e sono frutto di bisogni indotti dal mercato e dal martellamento pubblicitario. Un sano egoismo dovrà prevalere sul finto altruismo, il piacere del tempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il bello e l’efficiente sul degrado e sullo spreco, il razionale sull’irrazionale. 2. RICONCETTUALIZZARE Riappropriarsi dei concetti rubati, delle parole distorte ad uso e consumo pubblicitario e tornare ad usare il pensiero critico,interrogandosi razionalmente sul senso delle cose. Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente per scarsità e abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario economico. È più ricco chi possiede più risorse o più denaro? Una buona teoria del valore dovrebbe considerare che le cose dovrebbero avere un senso prima ancora di avere un prezzo. (Ha senso comprare asparagi peruviani o vino californiano solo perché costano leggermente meno dell’equivalente locale? L’impatto ambientale di un prodotto che ha consumato 20 litri di kerosene per “atterrare” sugli scaffali di un supermarket dall’altra parte del globo può essere assorbito dal prezzo di vendita? Assolutamente no, è evidente). Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano compiere per un nuovo modello di qualità della vita orientato a recuperare il carattere resiliente delle piccole comunità ricche di storia cultura e natura. Queste, ovviamente, non pretendono di essere la risposta, unica ed esauriente, ma UNA risposta; sufficientemente ragionevole ed efficace per costruire una base comune da cui (ri)partire per (ri)trovare la giusta rotta, ovvero uno stile di vita responsabile, dai ritmi sostenibili tanto per l’Uomo quanto per il Pianeta che ci ospita. 8 Altro processo innovativo e sperimentazioni di rilievo per la definizione di un quadro strategico coerente con la programmazione nazionale, riguarda la recente approvazione della "Strategia Nazionale delle Aree Interne" per le quale si stanno attuando modelli e processi di consapevole necessità di attenzione per le aree distanti dai grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma tuttavia dotata di risorse che mancano alle aree centrali, con problemi demografici ma anche fortemente policentrica e con forte potenziale di

3. RISTRUTTURARE E RIGENERARE In senso strettamente architettonico, anzi urbanistico, puntare sul riuso e sul recupero dell’esistente, piuttosto che sull’occupazione di suolo agricolo e sulla cementificazione selvaggia del territorio. Quanto più questa ristrutturazione (in senso lato) sarà radicale, tanto più si innesterà un circolo virtuoso che porterà sempre più persone ad avviarsi verso la rigenerazione del proprio contesto di vita. 197 4. RILOCALIZZARE Consumare essenzialmente prodotti locali, a km zero, frutto della biodiversità endemica dei luoghi. Di conseguenza, ogni decisione di natura economica dovrà essere presa partendo dalla scala locale, per uno sviluppo davvero sostenibile. Inoltre, se è vero che le idee devono ignorare le frontiere, i movimenti delle merci devono invece essere ridotti al minimo, abbattendo drasticamente i costi, i consumi e le ripercussioni ambientali legate ai trasporti. 5. RIDISTRIBUIRE Garantire a tutti gli abitanti l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti quei paesi. 6.RIDURRE Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica pari ad un pianeta (attualmente servirebbero quattro pianeti Terra per soddisfare il fabbisogno della moderna società energivora, ovvero stiamo consumando più di quanto il nostro pianeta non riesca a rigenerare). La potenza energetica necessaria ad un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene personale, illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore da 1 kW acceso di continuo. Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben sotto questa soglia. 7. RIUTILIZZARE Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua abitudine allo spreco che caratterizza i paesi ricchi da ormai mezzo secolo. 8. RICICLARE Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle attività umane, prendendo come modello i virtuosi paesi scandinavi e i sistemi più moderni ed efficienti di raccolta differenziata porta a porta. Va inoltre ricordato che maggiore è la quantità di rifiuti differenziati, minore è la quantità di rifiuti che finiscono per essere “termovalorizzati”.Queste otto azioni lungimiranti sono a tutti gli effetti atti rivoluzionari ma, al tempo stesso, sono anche un ritorno intelligente verso il futuro sostenibile.

8 "Tutto ciò comporta una forte presa di coscienza, e non si può sperare che un simile sforzo possa partire dall’alto delle istituzioni, è necessario che i singoli inizino da soli tale cammino, ognuno nel proprio lavoro e nella propria quotidianità. Una cosa molto simile al downshifting (o simple living), ovvero quel fenomeno in espansione di origine anglosassone che riguarda la scelta di vita da parte di diverse figure di lavoratori, particolarmente i liberi professionisti, di giungere ad una libera, volontaria e consapevole autoriduzione dei propri ritmi di lavoro logoranti, preferendo la qualità della vita, l’indipendenza e la libertà ad una dorata schiavitù moderna che porta sì all’accumulo di molti più soldi e beni, ma senza il tempo o le energie necessari per goderseli." Serge Latouche

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano attrazione. L’individuazione delle Aree Interne del Paese parte da una lettura policentrica del territorio Italiano, cioè un territorio caratterizzato da una rete di comuni o aggregazioni di comuni (centri di offerta di servizi) attorno ai quali gravitano aree caratterizzate da diversi livelli di perifericità spaziale. La metodologia proposta si sostanzia in due fasi principali: 1 - Individuazione dei poli, secondo un criterio di capacità di offerta di alcuni servizi essenziali; 2 - Classificazione dei restanti comuni in 4 fasce: aree peri-urbane; aree intermedie; aree periferiche e aree ultra periferiche, in base alle distanze dai poli misurate in tempi di percorrenza. La mappatura finale risulta quindi principalmente influenzata da due fattori: i criteri con cui selezionare i centri di offerta di servizi e la scelta delle soglie di distanza per misurare il grado di perifericità delle diverse aree. A tale proposito, la classificazione dei comuni è stata ottenuta sulla base di un indicatore di accessibilità calcolato in termini di minuti di percorrenza rispetto al polo più prossimo. Le fasce che si ottengono, visibili nella mappa che segue, sono calcolate usando il secondo e terzo quartile della distribuzione dell’indice di distanza in minuti dal polo prossimo, pari circa a 20 e 40 minuti. È stata poi inserita una terza 198 fascia, oltre 75 minuti, pari al 95-esimo percentile, per individuare i territori ultra periferici. Pur non rientrando nei Comuni prescelti dalla Regione Campania per questa fase del processo attuativo è interessante approfondire una linea di condotta nazionale e comunitaria verso le aree interne ed assumere un quadro di prospettive organico con i presupposti di tale indicazione. Una parte rilevante delle Aree interne ha subito, a partire dagli anni cinquanta dello scorso secolo, un processo di marginalizzazione che, innanzitutto, si è manifestato attraverso intensi fenomeni di de-antropizzazione: a) riduzione della popolazione sotto la soglia critica e invecchiamento demografico; b) riduzione dell’occupazione e del grado di utilizzo del capitale territoriale. In secondo luogo, tale processo si è manifestato nella progressiva riduzione quantitativa e qualitativa dell’offerta locale di servizi pubblici, privati e collettivi – i servizi, cioè, che definiscono nella società europea contemporanea la qualità della cittadinanza. Da questo processo di marginalizzazione hanno tratto profitto e a questo processo hanno contribuito alcuni soggetti – che possiamo definire “nemici delle Aree interne”. Si tratta di quegli attori privati e pubblici che hanno estratto risorse – costruendo posizioni di rendita significative – anziché innovare.

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Sono stati realizzati interventi – discariche, cave, impianti per l’energia eolica o l’utilizzazione di biomasse e altro ancora – che non hanno generato benefici locali di rilievo. Si è trattato di modalità d’uso del territorio alle quali le amministrazioni locali hanno in genere acconsentito per il fatto di trovarsi in condizioni negoziali di debolezza a causa della scarsità di fonti di finanziamento/investimento. Ma “nemici delle Aree interne” si possono considerare anche i fautori di un comunitarismo locale chiuso, che si oppone alle iniziative dei soggetti portatori di innovazione e costruttori di ponti verso altre comunità e altri territori. Le Aree interne sono state, tuttavia, anche uno spazio di “buona politica” e “buone pratiche”. In effetti, il processo di marginalizzazione non ha interessato le Aree interne in modo omogeneo, tanto che in alcuni territori si può osservare che: a) la popolazione è rimasta stabile; b) le risorse ambientali e culturali sono state oggetto di progetti di valorizzazione; c) sono state realizzate forme di cooperazione tra comuni per la produzione di alcuni servizi di base. Si tratta di fattori che, presumibilmente, segnalano anche la presenza di buone capacità di governo da parte delle comunità locali. Per la costruzione di una strategia di sviluppo economico per le Aree interne questo rapporto parte dal “capitale territoriale” inutilizzato presente in questi 199 territori: il capitale naturale, culturale e cognitivo, l’energia sociale della popolazione locale e dei potenziali residenti, i sistemi produttivi (agricoli, turistici, manifatturieri). Il capitale territoriale delle Aree interne è oggi largamente inutilizzato come esito del processo di de-antropizzazione richiamato in precedenza. In una strategia di sviluppo locale il capitale non utilizzato deve essere considerato come una misura del potenziale di sviluppo. Le presenze di soggetti innovativi che pure esistono nelle Aree interne come i presidii manifatturieri avanzati possono rappresentarne l’innesco. Le politiche di sviluppo locale sono, in primo luogo, politiche di attivazione del capitale latente. Da una prospettiva nazionale, le Aree interne mostrano tutto il loro rilievo se descritte in termini di “potenziale di sviluppo economico”. Porre l’attenzione sulla grande estensione delle Aree interne – in termini demografici e territoriali – rende immediatamente evidente quanto sia consistente il potenziale di sviluppo che esse oggi esprimono nel loro insieme e quanto sia quindi importante il loro contributo a stabilizzare la traiettoria di sviluppo economico nazionale. Lasciare inutilizzato un capitale territoriale che, come si vedrà in seguito, è così vasto, eterogeno e specifico è dunque incoerente da un punto di vista economico. L’Italia dispone di una consistente forza lavoro non occupata alla scala nazionale,

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano la quale potrebbe essere occupata attraverso la ri-attivazione del capitale territoriale locale. Per queste stesse ragioni è evidente che una rinnovata strategia per le Aree interne ha come obiettivo ultimo, che tutti gli altri riassume, l’inversione del trend demografico, sia in termini di numero di residenti, sia in termini di composizione per età e natalità. Dalla prospettiva di questo rapporto la situazione demografica è il tema centrale da affrontare nella formulazione di una strategia di sviluppo economico per le Aree interne. Come conseguenza del declino demografico che ha caratterizzato gran parte del loro territorio – in genere molto forte e in alcuni casi drammatico – si ha una situazione generalizzata di debolezza demografica strutturale, la quale è destinata quasi ovunque ad aggravarsi per inerzia. Su questo sfondo, si può affermare che l’obiettivo preliminare (ultimo?) che la strategia di sviluppo persegue – in quanto condizione necessaria per il suo successo – è il rafforzamento della struttura demografica dei sistemi locali delle Aree interne. Rafforzamento che si può realizzare attraverso una crescita demografica o un aumento delle classi di popolazione in età lavorativa, o quantomeno un arresto del declino. Il contributo al superamento della dinamica demografica inerziale dei sistemi locali delle Aree interne diventa, quindi, un criterio fondamentale di valutazione dei progetti di sviluppo locale. Le 200 Aree interne devono essere oggi considerate una “questione nazionale”. Oltre al tema del potenziale di sviluppo di cui dispongono – appena richiamato – le Aree interne hanno un rilievo nazionale per altre due ragioni: i costi sociali determinati dalla condizione in cui versano. In molti casi esse sono caratterizzate da processi di produzione e investimento che, come conseguenza della loro scala e della loro tipologia, generano ingenti costi sociali. L’instabilità idro-geologica è un esempio dei costi sociali che si associano alle modalità attuali di uso dei paesaggi umani nelle Aree interne. Si possono indicare altri esempi altrettanto rilevanti come la perdita di diversità biologica o la dispersione della conoscenza pratica (”saper fare”). Il terzo elemento da considerare in una prospettiva nazionale è il basso grado di accessibilità ai beni di base – sanità, istruzione, mobilità, cui oggi si deve aggiungere la connettività virtuale (accesso ad internet) – per la popolazione residente. La scarsa accessibilità ai servizi di base, oggi considerati in Europa servizi che identificano il diritto di cittadinanza, riduce grandemente il benessere della popolazione locale residente e limita il campo di scelta e di opportunità degli individui – anche dei nuovi potenziali residenti. Considerando quanto sia elevata la quota della popolazione che vive nelle Aree interne, questa situazione di disparità ha un evidente rilievo sociale e politico.

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Per essere coerenti con le premesse delle indicazioni strategiche e non affrontare solo questioni di metodo e indirizzo è utile raccogliere e proporre progettualità che nel rispetto dei principi sopra richiamati deve tradursi in opportunità e azioni attraverso un percorso informativo formativo di interscambio tra aspettative e sostenibilità. Esperienze legate alla partecipazione attiva della comunità alle problematiche emergenti e alle conseguenti scelte operative hanno visto nel recente passato impegnato il GAL Casacastra attraverso l'esperienza di Agenda 21 locale che allegata alla presente relazione ne forma parte integrante e sostanziale. Nel Piano programmatico, queste esperienze saranno meglio definite, ampliate e raccordate sempre più alle aspettative ed esigenze della comunità che sugli stimoli del preliminare di piano sarà attivata a proporre iniziative ed azioni nell'ambito del quadro strategico delineato attraverso strumenti e metodi di partecipazione attiva e propositiva. Sulla base di un primo lavoro di definizione di massima dei progetti, sarà avviata una seconda fase di progettazione volta a sviluppare le ipotesi progettuali fino ad una fase di prefattibilità. Per ciascun progetto verranno definiti: l'obiettivo, lo stato di partenza e di arrivo, le tappe intermedie, la tempistica, il grado di fattibilità, gli attori da coinvolgere, il 201 benchmarking di altri progetti simili, le leve finanziarie da attivare, una valutazione dell'impatto del progetto sul futuro della comunità, la necessaria expertise per la stesura del progetto esecutivo. I progetti sono assegnati in sede di redazione del piano programma alla responsabilità di gruppi di lavoro nell’ambito del LABORATORIO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATO, ciascuno guidato da un project leader individuato all'interno dei partecipanti alle attività. Ciascuno di questi progetti fa riferimento a un'azione. E' utile partire anche dalle azioni che i diversi attori pubblici e privati della territorio avevano già avviato, o prevedevano di avviare nelle aree rilevanti di policy. Verranno inoltre indicati i progetti nuovi, che dovranno essere avviati per la realizzazione delle azioni strategiche, rendendo sistematico questo lavoro di progettazione. Sulla base di un primo lavoro di definizione di massima dei progetti, sarà avviata una seconda fase di progettazione volta a sviluppare le ipotesi progettuali fino ad una fase di prefattibilità. Per ciascun progetto vengono definiti: l'obiettivo, lo stato di partenza e di arrivo, le tappe intermedie, la tempistica, il grado di fattibilità, gli attori da coinvolgere, il benchmarking di altri progetti simili, le leve finanziarie da attivare, una valutazione dell'impatto del

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano progetto sul futuro della territorio, la necessaria expertise per la stesura del progetto esecutivo.

Obiettivi del Preliminare di Piano

Il compito della previsione del Laboratori di Pianificazione Partecipata è quello di costruire la partecipazione, la cooperazione e l'integrazione fra istituzioni, fra istituzioni e interessi economici, tra politica e tecnica, tra diversi settori e politiche e tra diversi livelli di governo. Il Preliminare di Piano (Strutturale) intercomunale, vuole avviare un processo di condivisione da parte degli attori di una visione di lungo periodo, con particolare attenzione a una dimensione allargata della partecipazione e del territorio. Obiettivo di tale processo è l’identificazione e la selezione delle strategie di sviluppo da realizzare per favorire l’attrazione di nuovi investimenti nel territorio comunale e accrescere la competitività, su scala locale, nazionale ed europea, della territorio. E’ noto che il successo competitivo di un’area territoriale si fonda sulla capacità di combinare in maniera ottimale quattro fattori: 202

1) una visione chiara e coerente della politica di sviluppo; 2) l’efficienza delle strutture e dei processi della pubblica amministrazione; 3) le relazioni intra e interistuzionali funzionali alla crescita del territorio; 4) gli strumenti per la realizzazione e il controllo delle azioni programmate.

Tenendo presente questa prospettiva, gli obiettivi della proposta di preliminare di piano possono essere ricondotti a due livelli: a) indirizzi e strumenti per la redazione di un piano, ispirato dalle metodologie e dall’approccio tipico del marketing urbano e territoriale; b) delineare in maniera chiara e strutturata il ruolo e la funzione del successivo Laboratorio di pianificazione partecipata nel rispetto delle indicazioni regionali e per lo start up del PUC e del RECU, con la messa a punto di progetti finanziabili e formazione del personale interno necessario alla realizzazione delle attività previste.

Indicatori di Efficacia

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La Regione Campania pone particolare attenzione agli strumenti e alla valutazione di indicatori di efficacia per la formazione e gestione dei Piani a tal fine è stata pubblicata la Deliberazione Giunta Regionale N. 834 del 11 maggio 2007 riguardante “Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli artt. 6 e 30 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 "Norme sul governo del territorio" che fissa in modo puntuale gli elaborati del PUC e gli indicatori di efficacia rapportati ai valori limite previsti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale. I Piani Urbanistici Comunali (PUC), comprese le loro varianti, i piani di settore ed piani attuativi, non ancora adottati alla data di esecutività della deliberazione che approva le seguenti norme tecniche, sono redatti e valutati, con riferimento al comma 1 dell’art. 2 della legge regionale 16/04, almeno attraverso gli indicatori di efficacia suddivisi in Tematiche Territoriali: - di cui alla seguente tabella “B” per la pianificazione comunale. a. POPOLAZIONE E TERRITORIO 1. Struttura della popolazione. 2. Tasso di attività. 3. Tasso di occupazione/disoccupazione. 203 4. Livello locale del reddito. 5. Uso sostenibile del territorio. 6. Accrescimento e salvaguardia del contesto abitativo e funzionalità di spazi ed edifici. 7. Livello di criminalità. (micro – macro – devianza giovanile). 8. Percezione del livello di criminalità. 9. Soddisfazione dei cittadini. 10. Comunicazione ambientale. 11. Accessibilità delle aree verdi pubbliche e dei servizi locali. 12. Superamento delle barriere architettoniche. 13. Vivibilità dei diversamente abili. 14. Spostamento casa scuola dei bambini. 15. Cave ed attività estrattive. 16. Estrazione di idrocarburi. 17. Superficie occupata da discariche. 18. Uso del suolo (cambiamento da area naturale ad area edificata). 19. Superficie agro-pastorale per fascia altimetrica. 20. Area disboscata sul totale di area boschiva. 21. Superficie aree golenali occupate da insediamenti infrastrutturali. 22. Riconoscimento degli aspetti semiologico-antropologici per la percezione del sistema paesaggistico. 23. Livello di riconoscimento dell’identità locale. Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

24. Attrattività economico-sociale. b. TUTELA E PROTEZIONE AMBIENTALE 1. Minimo consumo di suolo. 2. Biodiversità. 3. Vulnerabilità del territorio ed eventi idrogeologici, vulcanici e sismici. 4. Inquinamento acustico. 5. Inquinamento da campi elettromagnetici. 6. Densità delle infrastrutture legate alla rete dei trasporti. 7. Area adibita ad agricoltura intensiva. 8. Zone edificate. c. SVILUPPO SOSTENIBILE 1. Prodotti sostenibili. 2. Risorse naturali rinnovabili e non rinnovabili. 3. Protezione, conservazione e recupero dei valori storici, culturali ed architettonici. 4. Tutela e sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse. 5. Tutela e sviluppo del paesaggio mare-terra e delle attività produttive e turistiche connesse. 6. Tutela e sviluppo di paesaggi lacuali o fluviali e delle attività produttive e turistiche connesse. 7. Risorse energetiche. 8. Area adibita ad agricoltura di prodotti di pregio e/o biologici. 204 d. ACQUA 1. Consumi idrici. 2. Qualità delle acque superficiali. 3. Collettamento delle acque reflue. 4. Balneabilità delle acque marine, lacuali e dei corsi d’acqua. 5. Qualità delle acque sotterranee. e. MOBILITÀ 1. Mobilità locale e trasporto passeggeri. 2. Composizione del parco circolante pubblico per combustibile. 3. Composizione del parco circolante privato per combustibile. 4. Modalità di circolazione dei veicoli. f. ARIA 1. Contributo locale al cambiamento climatico globale. 2. Qualità dell’aria. 3. Rete di monitoraggio della qualità dell’aria. g. RIFIUTI 1. Produzione di rifiuti. 2. Raccolta differenziata. 3. Trattamento dei rifiuti.

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Gli indicatori di efficacia sono stati desunti dalla normativa C.E. 42/2001 “V.A.S.”, dal progetto “I.C.E.” Indicatori Comuni Europei e dall’Agenda 21 locale del Comune di Pavia. I valori degli indicatori di efficacia sono rapportati ai valori limite previsti dalla normativa nazionale e regionale; ove ciò non sia possibile, per mancanza di questi ultimi, si farà riferimento ai valori di letteratura. In ogni caso sarà necessario argomentare sulla congruità dei valori derivati dagli indicatori rispetto alla complessiva strategia del piano. I risultati attesi, per ognuno degli indicatori stabiliti, debbono essere esplicitati negli atti di pianificazione, al fine di consentire il monitoraggio, da parte della stessa Amministrazione titolare del relativo potere pianificatorio (ad es. i Comuni per i PUC e i PUA), degli effetti nel periodo successivo alla loro entrata in vigore, nonché per la redazione e l’approvazione dei connessi atti di programmazione. Al fine di acquisire una conoscenza del territorio riferita ai suoi parametri descrittivi, è promossa dalla Regione Campania l’attività di auditing territoriale, con le modalità di cui al punto 3 della Deliberazione della Giunta Regionale n. 1673 del 26.11.05, pubblicata nel BURC n. 25 del 9 maggio 2005. Piano d’Azione del Paesaggio 205 Il Piano Intercomunale è impegnato in un processo di coopianificazione territoriale secondo gli indirizzi del PTR adottato dalla Regione Campania. Unitamente al PTR la Regione Campania ha inteso approvare le linee guida per il paesaggio che: a) costituiscono, il quadro di riferimento unitario, relativo ad ogni singola parte del territorio regionale, della pianificazione paesaggistica; b) forniscono criteri ed indirizzi di tutela, valorizzazione, salvaguardia e gestione del paesaggio per la pianificazione provinciale e comunale, finalizzati alla tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, come indicato al comma 1, lettera c), dell’articolo 2 della l.r. 16/04; c) definiscono, ai sensi dell’articolo 13 della l.r. n. 16/04, gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio; d) contengono direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici il cui rispetto è cogente ai soli fini paesaggistici per la verifica di compatibilità dei piani territoriali di coordinamento provinciali (PTCP), dei piani urbanistici comunali (PUC) e dei piani di settore di cui all’articolo 14 della. l.r. n. 16/04, da parte dei rispettivi organi

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano competenti, nonché per la valutazione ambientale strategica di cui alla direttiva 42/2001/CE del 27 giugno 2001, prevista dall’articolo 47 della l.r. n. 16/04.

Inoltre nell’ambito delle procedure per la pianificazione paesistica si precisa che: b) linee guida per il paesaggio in Campania, di cui al comma 3 dell’articolo 1, contenenti direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici per la salvaguardia, gestione e valorizzazione del paesaggio da recepirsi nella pianificazione paesaggistica provinciale e comunale; E’ evidente che per la redazione dei PUC sono necessari approfondimenti e sperimentazioni innovative coerenti ai principi e agli indirizzi delle linee guida. Il Piano Intercomunale intende approfondire nella fase operativa tale sperimentazioni in un modello applicativo denominato PIANO D’AZIONE PER IL PAESAGGIO attraverso il già più volte citato “Laboratori di pianificazione partecipata”. Il Piano d’Azione congruente con gli strumenti di attuazione (CLLD), vuole rappresentare un punto di arrivo del processo di partecipazione, oltre a definire direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici per l’attuazione del Piano nelle sue componenti operative . 206

Obiettivo delle sperimentazioni “paesaggio in Agenda 21”  stimolare nel percorso di attivazione e di gestione di processi di A21 l’attenzione ai temi paesaggio, beni culturali e turismo sostenibile;  accompagnare gli Enti locali in percorsi di partecipazione che affrontino queste tematiche;  verificare potenzialità e prospettive sul tema del paesaggio nei processi partecipativi (ed in particolare in Agenda 21), con due riferimenti chiave:  L’agenda 21 e le sue metodologie  La Convenzione Europea del Paesaggio La CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO (C.E.P.) rappresenta lo strumento per sperimentare una lettura partecipata del paesaggio inteso come “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” Obiettivo comune di Agenda 21 e della Convenzione Europea del Paesaggio Dare la possibilità ai cittadini di influire con il loro punto di vista sul proprio ambiente di vita e sulle sue trasformazioni, e quindi anche sulle scelte di governo del territorio e del paesaggio, attraverso la definizione di:

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-Una Politica per il Paesaggio -Obiettivi della Qualità Paesistica In particolare: •è necessario condividere e valorizzare gli studi e le conoscenze specialistiche sul tema (PTPR, PTCP, Piani Parco) per poter riconoscere nell’ambito locale i caratteri e le componenti del paesaggio e le sue trasformazioni •attraverso percorsi e itinerari di interpretazione del paesaggio sollecitare la riappropriazione dei luoghi e della loro storia da parte della comunità ed in particolare delle giovani generazioni. Piano Energetico Comunale (PEC) La peculiarità energetica già sviluppata nell’ambito del progetto “Green Comunities” dell’UNCEM oltre che la responsabilità del Comune di Celle di Bulgheria sulla metanizzazione del territorio induce alla previsione in fase operativa della redazione di un Piano Energetico Intercomunale che oltre a recepire le recenti indicazioni della Comunità Europea del governo nazionale intende dare attuazione integrata agli indirizzi regionali di cui alla delibera di Giunta Regionale N. 659 - del 18 aprile 2007 “Indirizzi in materia energetico - ambientale per la formazione del Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale 207 (RUEC), ai sensi del comma 3 dell'art. 28 della legge regionale 16/2004” che fissa principi di rispetto normativo e regolamentare in materia energetico-ambientale. Su questo tema le premesse e la condizione ambientale e climatica è particolarmente favorevole secondo i dati appresso indicati.

Appartenenza ad una medesima zona climatica La classificazione climatica dei comuni italiani è stata introdotta dal D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993, tabella A e successive modifiche ed integrazioni: Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della L. 9 gennaio 1991, n. 10. In breve gli oltre 8.000 comuni sono stati suddivisi in sei zone climatiche. Sono stati forniti inoltre, per ciascun comune, le indicazioni sulla somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura dell'ambiente, convenzionalmente fissata a 20 °C, e la temperatura media esterna giornaliera; l'unità di misura utilizzata è il grado giorno (GG). Un valore di GG basso indica un clima invernale mite, con temperature medie

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano giornaliere prossime a 20 °C (temperatura fissata per l'ambiente riscaldato) e quindi la necessità di un breve periodo di riscaldamento. Al contrario, valori di GG elevati, indicano un clima invernale freddo (con temperature medie giornaliere nettamente inferiori ai 20 °C) e quindi periodi di riscaldamento prolungati. La zona climatica di appartenenza indica in quale periodo e per quante ore è possibile accendere il riscaldamento negli edifici. I sindaci dei comuni possono ampliare, a fronte di comprovate esigenze, i periodi annuali di esercizio e la durata giornaliera di accensione dei riscaldamenti, dandone immediata notizia alla popolazione. Al di fuori di tali periodi, gli impianti termici possono essere attivati solo in presenza di situazioni climatiche che ne giustifichino l'esercizio e, comunque, con durata giornaliera non superiore alla metà di quella prevista a pieno regime. La seguente tabella esplicita le zone climatiche approvate nel D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993: Tabella delle zone climatiche Zona climatica Periodo di accensione Orario consentito A 1º dicembre - 15 marzo 6 ore giornaliere B 1º dicembre - 31 marzo 8 ore giornaliere 208 C 15 novembre - 31 marzo 10 ore giornaliere D 1º novembre - 15 aprile 12 ore giornaliere E 15 ottobre - 15 aprile 14 ore giornaliere F nessuna limitazione nessuna limitazione La zona dell’area del Cilento comprende comuni ricadenti in zona C. Vocazione Energetica A. Presenza di impianti per la produzione di energia rinnovabile Nell’area considerata è presente l’invaso tra Caselle e Morigerati che produce energia idroelettrica: la diga realizzata dall’ENEL nel comune di Caselle in Pittari. L’Ente parco ha realizzato interventi di compattamento delle biomasse agricole e di riuso dei mulini e ferriere (torre Orsaia e Morigerati) per fini idroelettrici ancora da utilizzare. Manca invece un sistema di sfruttamento adeguato delle biomasse forestali ad uso energetico che sembra essere la fonte locale più ragionevole e promettente.

B. Esistenza di una coalizione produttiva o filiera in ambito energetico Il territorio del Cilento è “marginale” rispetto alle principali vie di traffico. In base agli indicatori insediativi, che misurano le condizioni di accessibilità, la quantità di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano popolazione che in media ciascun centro insediato può raggiungere entro mezz’ora è limitata ai 15.000 abitanti. Lo spazio delle relazioni frequenti e quotidiane è quindi confinato, favorisce il permanere di un capitale sociale “chiuso” e di una forte identità comunitaria. Per contro si tratta di un’area con tassi di sviluppo dell’economia piuttosto limitati. Gli indicatori demografici mostrano infatti un saldo migratorio negativo ( – 4 per mille) ed un indice di ricambio sociale inferiore a 0,20. Anche la presenza di stranieri è contenuta (sotto il 2%) e conferma di un capitale sociale chiuso e di una struttura familiare e demografica stabile (oltre i 2,6 componenti per famiglia). Dal punto di vista produttivo il coefficiente di occupazione è basso (40 attivi per 100 abitanti) e il tasso di disoccupazione raggiunge livelli superiori al 20%. E diverse sono le realtà economiche che si caratterizzano per una permanenza agricola ancora significativa. E’ proprio a partire dal Turismo che, nelle nuove accezioni più "slow", dagli indicatori sintetici può venire qualche suggestione non trascurabile sui profili della sostenibilità. Un recente studio ha definito l’area come “Distretto della filiera corta,anzi cortissima”.I comuni del territorio fuori dall’ambiente turistico costiero 209 hanno un patrimonio di ricettività turistica trascurabile nelle sue dimensioni non solo nella componente alberghiera ma anche in quella extralberghiera (case di vacanza) pur in presenza di un patrimonio immobiliare non utilizzato per la residenza permanente. Proprio nella ricerca di una più appropriata valorizzazione del patrimonio esistente sta una delle sfide cruciali della sostenibilità. E qui il rapporto con il sistema di offerta ambientale (misurato intanto dagli indicatori ambientali nella presenza di territori interessati da aree protette che nel Cilento investono oltre il 50 % della superficie totale per la presenza del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano) rappresenta una chanche sicuramente rilevante. Una particolare attenzione alle filiere corte, la ricostruzione di un rapporto tra cultura del cibo e ambiente rurale, una visione del benessere dove salute e alimentazione sono più strettamente connesse, è per questo un profilo da esplorare con interesse nella realtà locale, provando a concretizzare le suggestioni che una rassegna (per quanto preliminare e di vasto spettro - ma non superficiale - come quella che i nostri indicatori ci hanno proposto) consente di elaborare, alla ricerca di un radicamento locale e di una condivisione diffusa della strategia della sostenibilità efficiente.

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C. Presenza di risorse naturali utilizzabili ai fini energetici La presenza di boschi estesi, parzialmente integrati con l’attività agricola e dell’allevamento, costituisce la principale risorsa da utilizzare a fini energetici. Si tratta di capire in che modo sia possibile non solo ricavare biomasse di qualità sufficiente, ma anche approfittare degli interventi di riqualificazione del bosco e del territorio come occasione per migliorare la qualità del bosco e la sua capacità di catturare la CO2. Una riflessione in particolare è stata fatta sugli scarti del Castagno e dell’Ulivo, che oggi costituiscono una risorsa non recuperata.

D. Disponibilità di biomasse, preferibilmente forestali, in loco Oltre 40.000 ettari di bosco, più di 20.000 ettari di uliveto e circa 2.500 ettari di castagno di frutto rappresentano una buona disponibilità di biomassa da raccogliere e valorizzare localmente. Attualmente, l’utilizzo delle biomasse è limitato a pochissimi casi a carattere sperimentale. Sono di sicuro interesse le possibilità di utilizzare le biomasse provenienti dall’ulivo pisciottano, sia per la sansa che per i residui della potatura e dal castagno. Si tratterebbe di pratiche da introdurre anche per limitare il ricorso al fuoco per la pulitura delle aree interessate. 210

La variabile “tempo” La nuova pianificazione regionale colloca il “tempo” tra i parametri fondamentali della pianificazione, imponendo di evidenziare le disposizioni programmatiche all’interno di un più vasto quadro generale costituito dalle disposizioni strutturali.

Calendario della pianificazione A seguito della sottoscrizione dell’Intesa Istituzionale le amministrazioni hanno adottato uno schema di indirizzo comune, secondo le indicazioni di cui alla nota della Giunta Regionale della Campania Area Generale di Coordinamento Settore Urbanistica n° 0501893 del 4/o6/2007. Il Calendario segue le previsioni della legge 16/2004.

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8. PIANIFICAZIONE ASSOCIATA

Con decreto n° 456 del 14 novembre 2006 è stato disposto il riparto dei fondi per i contributi alla redazione dei P.U.C. e del R.U.E.C. e nello stesso i Comuni di Morigerati e Rocca Gloriosa risultano assegnatari di contributo. In esecuzione di detto decreto i Comuni di Morigerati, Torre e Rocca Gloriosa con adesione del Comune di Celle di Bulgheria hanno avviato l’intesa sulle linee strategiche dei rispettivi strumenti di pianificazione in linea con gli indirizzi della Regione Campania condividendo le seguenti linee strategiche nell’ambito della rispettiva Pianificazione comunale:

a) Istituzione del Laboratorio di pianificazione partecipata, così come indicato dal Disegno di Legge Regionale, che, con specifico riferimento alla sperimentazione di modelli di sviluppo sostenibile, attraverso studi, conoscenze, informazioni e riferimenti tecnici territoriali, genererà proposte comuni da fare confluire nel Preliminare di Piano.

b) Elaborazione degli indirizzi e sperimentazione attuativa dei riferimenti 211 programmatici previsti nelle Linee guida per il paesaggio presenti nel PTR. A tal fine i due Comuni, attraverso il Laboratorio di pianificazione partecipata, approfondiranno tale sperimentazione in un modello applicativo denominato PIANO D’AZIONE PER IL PAESAGGIO che dovrà definire direttive specifiche, criteri e indirizzi di tutela, valorizzazione salvaguardia e gestione del paesaggio, e indicare gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri metodologici per l’attuazione del Piano nelle sue componenti operative .

c) Eleborazione di un PIANO ENERGETICO INTERCOMUNALE in attuazione di quanto già indicato nel capitolo precedente.

d) Elaborazione di un’unica Valutazione Ambientale Strategica (VAS) dei contenuti del PUC che l’articolo 47 della legge regionale n. 16 obbliga i Comuni ad effettuare sulla base del Rapporto Ambientale redatto dai progettisti del piano.

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano e) L’obiettivo comune dei quattroEnti di puntare sulla valorizzazione ambientale e culturale come vera e propria infrastruttura economica e sociale attraverso l’integrazione di più opere in corso di attuazione e in fase di progettazione e programmazione costituirà la base dell’elaborazione di strategie, obiettivi ed azioni coerenti alla politiche regionali e del Parco del Cilento e Vallo di Diano.

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9. PRINCIPALI PROBLEMI E OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE

L'obiettivo generale, verificato in questa prima fase, riguarda la redazione del PUIC attraverso la definizione di politiche e programmi in grado di attivare la riorganizzazione sostenibile dei singoli territori comunali e la fattibilità di iniziative per lo sviluppo locale. A tal proposito, l'analisi dei sistemi territoriali rapportato all'area vasta provinciale‐ regionale e all'ambito locale cilentano, ha messo particolarmente in evidenza le seguenti criticità generali che caratterizzano il contesto di riferimento: - il mancato raggiungimento dell'obiettivo regionale di integrazione dei sistemi locali di sviluppo (STS) e dei progetti locali d'investimento pubblico realizzati con i fondi europei e regionali; - un sostegno insufficiente al principio di sussidiarietà malgrado un quadro ampio e definito della governance d'area vasta (PTR, Ptcp, Piani di settore, ecc.), oggi non più supportato da risorse finanziarie; - la stagnazione delle dinamiche in atto a livello provinciale e regionale associata allo storico immobilismo locale, che non favoriscono le previste e indispensabili condizioni di sistema (condivisione, copianificazione, integrazione, ecc.) per la 213 governance locale dei territori e il loro sviluppo; - l'inadeguatezza di strumenti e competenze locali che non consentono l'avvio dei processi necessari al rinnovamento amministrativo e gestionale per il riassetto e la valorizzazione dei territori e del patrimonio di risorse diffuse; - la mancanza di coesione e di una visione strategica di medio‐lungo periodo su cui basare la regolamentazione e l'efficacia di politiche e programmi locali. A fronte di tali criticità generali si confermano tuttavia quelle condizioni territoriali, locali e d'area vasta, che hanno definito il contesto di sostanziali opportunità evidenziato dalle analisi precedenti. A ciò si riferiscono l'attivazione di politiche territoriali e ambientali di salvaguardia e di sviluppo, per i diversi settori d'interesse dei comuni e del territorio di riferimento, nonché la disponibilità di strumenti di supporto d'area vasta alla pianificazione e programmazione locale. Come pure vanno riconosciute le azioni per il consolidamento dell’organizzazione policentrica del sistema insediativo provinciale e regionale, a cui sono associate politiche di rafforzamento dei centri minori e la promozione e il coordinamento intercomunale e reticolare per la localizzazione di funzioni ad elevato valore aggiuntivo.

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In questo contesto ampio, va tuttavia analizzato precisamente il quadro delle principali problematiche che emergono a livello comunale e comprensoriale, con cui confrontarsi facendo anche ricorso all'ampia disponibilità di strumenti disponibili per coinvolgere sia gli operatori e la società locale, sia le rappresentanze istituzionali, a tutti i livelli di competenza, nonché gli altri comuni del comprensorio. Ciò, come si è detto, al fine di individuare obiettivi e tematiche di interesse strategico e potenzialità locali in grado di sostenere iniziative per la riorganizzazione e lo sviluppo del territori comunali a differenti gradi di operatività, oltre che a differenti livelli di cooperazione interna, interistituzionale e intercomunale. Le analisi fin qui svolte, sulla base di dati ufficiali (dalle fonti di: regione, provincia, comune,pncvd, autorità di bacino, comunità montana, camera di commercio, enti settoriali, ecc), e riportate in sintesi nei precedenti paragrafi, consentono di elaborare una prima selezione: - dei problemi prioritari; - dei relativi obiettivi a partire dai problemi identificati ; - dei possibili interventi che ne conseguono, verificandone congruenza e fattibilità.

214 Problemi Prioritari La problematica strutturale dello spopolamento e dell'invecchiamento della popolazione, che interessa l'intero territorio cilentano, è per i comuni del PUIC una "emergenza" prioritaria, che sembra aggravarsi di fronte alle dinamiche congiunturali di crisi economico‐finanziaria e di recessione in atto. Tutto ciò, unito alla storica dipendenza dell'economia locale da sussidi e interventi pubblici e alla frammentazione territoriale, sociale e politico‐amministrativa, ha limitato ulteriormente la già scarsa inclinazione locale all'autopropulsività, e aggrava la debole propensione all'aggregazione e all'organizzazione sociale e solidaristica che pure in passato ha dato interessanti risultati ma su cui poco hanno influito le politiche reticolari e gli incentivi per lo sviluppo locale promosse in questi anni dalla programmazione europea e regionale. I Comuni del PUIC in questo scenario non sono stati fermi ma hanno posto questioni territoriali e di merito in relazione alla cura e tutela del territorio. Lo scenario che propone il preliminare di piano, in questo contesto di azione, è riprendere in maniera determinata e decisa a fare comunità, con nuovi statuti e strumenti amministrativi, riscoprendo quanto è parte della cultura locale un sistema di relazioni e solidarietà produttiva multilivello non limitandosi al settore

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano delle imprese e del lavoro, ma ampliata ad attivare relazioni territoriali allargate e diversificate di cooperazione con il coinvolgimento di soggetti interni ed esterni al territorio (Pubblica Amministrazione, Università, sistema della formazione, centri di servizio, associazioni di categoria, ecc.) in grado di interscambiare , innovazioni, creatività, economie interne ed esterne a sostegno della capacità produttiva e della competitività delle piccole realtà produttive locali. Le reti relazionali costituiscono un’ossatura, attraverso la quale, il territorio può attrezzarsi per rilanciare e riequilibrare il sistema economico locale attraverso iniziative ed azioni capaci di ricomporre vantaggi competitivi localizzati, in uno scenario globale di accresciuta concorrenza fra territori nell’attrazione di fattori d'investimento e di sviluppo.

Obiettivo prioritario: rigenerare la coesione sociale (la coscienza del luogo). Il concetto di auto-sostenibilità (economica e di governo) è il nodo attorno a cui ricostruire la coesione sociale che aspira a creare una nuova relazione co- evolutiva tra abitanti-produttori e territorio; una relazione che possa essere capace, attraverso la “cura” della Comunità, di determinare nuovi rapporti di lunga durata tra insediamento umano e ambiente. Da queste premesse, quindi, “si 215 delinea un processo che dalla partecipazione evolve verso la produzione sociale di piano, fino alla produzione sociale del territorio, questo concetto di “produzione sociale del territorio” diventa fondamentale anche per ricostruire FIDUCIA verso la componente amministrativa che nel passato ha allontanato l’abitante dalle scelte sociali riguardanti la propria Vita. Il lavoro autonomo senza più remore di conoscenza partecipata alle scelte, deve diventare il connettore di informazione e conoscenza, capace di mettere in moto un meccanismo virtuoso di creazione di relazioni sociali che, appunto, producano Comunità (e Territorio). Così l’abitante-consumatore, potrà finalmente tramontare favorendo la nascita di un abitante-produttore, pienamente consapevole del proprio contesto sociale e protagonista della vera partecipazione al processo di crescita e coesione sociale. Esperienze ed iniziative creative vanno affermandosi e potrebbero caratterizzare questa nuova e continua attività costituente. Certo gli elementi che caratterizzano queste esperienze sono molto diverse da quelli del passato, dispersi nel terremoto territoriale che ha sconvolto gli assetti del dominio e delle forme di governance delle società contemporanee. Oggi si dovrebbero rintracciare e riconnettere, minuziosamente, tutte quelle pratiche vitali di “critica,

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano rifiuto, conflitto” e di “riappropriazione diretta dei saperi produttivi, costruzione di nuovi simbolici e immaginari” che si riproducono caoticamente sui territori. Perchè nella connessione di queste pratiche c’è l’alternativa di Comunità ed “il passaggio verso la coscienza del luogo (unità fra diverse componenti sociali in un progetto locale condiviso fondato sull’autoriconoscimento delle caratteristiche identitarie e patrimoniali del luogo)”. Anche la coscienza di Luogo, però, ha bisogno di uno “scenario” in cui potersi lanciare: lo scopo principale dello scenario è quello di aprire concreti spazi di trasformazione sociale: lo scenario come strumento per la dislocazione in avanti dell’immaginario collettivo, come strumento euristico per alzare il tiro sugli orizzonti di trasformazione facendo perno sulla cultura della tradizione per essere certi di raccogliere elementi costituenti di lunga durata, che vincano la contingenza emergenziale dell’attualità per tuffarsi nella costruzione di domani. Di fatto il nostro impegno sarà delineare un Piano Progetto che guardi ai Cicli di lunga durata e definisce nel Territorio il proprio spazio di condensazione (tanto di soggettività quanto di programmazione). In definitiva tre sono i nodi da sciogliere e riconnettere su nuove prospettive : -ilTerritorio, descritto e vissuto come una spazialità viva e concreta da 216 organizzare; - il “processo decisionale”, inteso nelle forme molteplici della Democrazia partecipata e dell’autogoverno territoriale; -gli “attori costituenti”, ovvero la complessità insorgente provocata dalla Comunità locale.

L'obiettivo della sostenibilità ambientale La conoscenza e l'interpretazione dei problemi e del livello di aspettative del tessuto sociale è un passaggio fondamentale anche per l'individuazione del potenziale locale da rendere riconoscibile ai fini della salvaguardia e dello sviluppo del territorio. Sistemi ecologici e sistemi sociali, nei risvolti di un approccio improntato alla sostenibilità dei processi, rappresentano insieme il limite decisivo per la fattibilità di piani e progetti. In base alla loro capacità di resilienza e di reazione ai cambiamenti, si determinano o meno le condizioni per una evoluzione bilanciata e un progresso autoregolato, su cui si fondano i noti principi di Agenda 21. I punti di forza del territorio dei comuni interessati al PUIC e dell'intera macroarea cilentana, li abbiamo già evidenziati in precedenza e sono ben noti: la riconosciuta

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano qualità delle risorse paesistiche e ambientali; l'elevato potenziale produttivo agricolo e agroalimentare; la crescente notorietà dell'area nei circuiti turistici regionali, ma anche nazionali e internazionali. In riferimento agli obiettivi generali delineati, la pianificazione del territorio comunale nella prospettiva di creare le condizioni per la fattibilità di iniziative finalizzate allo sviluppo locale e alla sua sostenibilità, potrà puntare prioritariamente ad interventi di riorganizzazione degli ambiti produttivi locali, manifatturieri, artigianali, agricoli, e delle relative infrastrutture di servizio, materiali e immateriali, tenendo conto delle criticità ambientali e insediative, evidenziate nei precedenti capitoli, nonché della necessità di attivare innovativi e necessari contesti di relazione e di scambio a scala locale e comprensoriale. A ciò potrà collegarsi anche il valore aggiunto della multifunzionalità, quale potenzialità di supporto all'agricoltura e all'artigianato produttivo e di servizio. In tal senso, una strategia di supporto alla crescita strutturale dell’economia locale, può essere proprio quella già citata delle reti di nuovi produttori di economie di scala, cioè di una rete territoriale di rapporti e collaborazioni fra operatori locali e non, non necessariamente formalizzati, in grado di attivare forme cooperative di settori anche differenziati (produzione, commercio e servizi) volte alla condivisione di costi e rischi su progetti di sistema 217 e/o di filiera per settori innovativi e tradizionali emergenti. Le reti possono attivare, infatti, quelle forme di economia di scala, di agglomerazione, di scambio e di migliore circolazione delle conoscenze e delle competenze tipiche dei dei cluster produttivi locali attivando di fatto forme di sviluppo sostenibile e creativo.

Obiettivi del sistema territoriale: opportunità, servizi e infrastrutture Per il recupero di una prospettiva locale economica e sociale, di cui dovrà farsi carico il nuovo piano urbanistico e i relativi progetti prioritari, bisognerà operare facendo scelte in grado di favorire il loro perseguimento ed attuazione nello scenario della sostenibilità e della volontà gestionale ed amministrativa. Censire nuove risorse, mettere a disposizione scenari e prospettive , proporre nuove modalità di uso e valorizzazione del patrimonio dinamizzare nuovi processi di mobilità e attrattività locale implementando produttivamente nuove suggestioni, passioni e unicità alimente da volontà e curiosità , favorendo lo scambio e l'uso amplificato del PATRIMONIO (pubblico e privato) che in quanto tale deve rendere nuove ricchezze e offrire nuove prospettive. Le soluzioni fin qui ipotizzate possono concorrere anche alla necessità di incrementare la dotazione di spazi, strutture e servizi ad uso pubblico, funzionali

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano alla pianificazione e per gli obiettivi di riqualificazione e riequilibrio insediativo. In questa ottica un luogo di concentrazione ed azione per il suo valore storico e identitario saranno i CENTRI STORICI (dal quale promana vitalità e futuro il messaggio valoriale e territoriale della "Città del Parco" genesi di tanta progettualità territoriale). Ripartire dai centri storici per la integrazione di servizi, prossimità e attrazioni con nuova accessibilità e nuova disponibilità allo scambio e all'uso anche temporaneo (delle cantine, come delle residenze, delle piazze, degli slargi e vie come degli orti e giardini, degli impianti come delle fontane con accordi pubblico privato (di scambi per manutenzione e rigenerazione), ad esempio, potrà consentire anche lo svolgersi, a costi minimi, di attività di promozione e sostegno alla rete locale produttiva e creative di nuove offerte attrattive ed originali per lo svago e il tempo libero, (e nelle principali feste dell'anno come in estate) implementando un turismo culturale con politiche e strumenti di animazione a supporto alle attività economiche locali e alla loro diversificazione, a cui va associata l'opportunità di ampliare la disponibilità di servizi ricettivi e ricreativi, nelle diverse soluzioni possibili, valorizzando prioritariamente l'esistente tessuto di accoglienza e ospitalità. 218 In questa ottica è necessario attivare veri e propri Piani di Azione coordinati per i Centri Storici ( con incentivi e fiscalità di vantaggio) che mobiliti risorse umane e culturali ma soprattutto risorse economiche pubbliche e private con strumenti di contrattazione avanzata per una RINASCITA vitale e produttiva che ricorra anche alla edilizia economica come strumento di rigenerazione urbana. In questo scenario l'ipotesi preliminare è proporre una "manifestazione d'interesse di garanzia" all'adesione di un nuovo modello di scambio del patrimonio per la rigenerazione del tessuto produttivo esistente e la sua innovazione nella mobilità, produttività e vitalità. La valorizzazione del patrimonio territoriale a partire dalla costruzione di ‘statuti dei luoghi’ da parte delle municipalità diviene, in questo modello, la condizione necessaria per la produzione di nuova ricchezza. Questo approccio trova il suo referente concreto nell’esistenza di un multiverso di "energie da contraddizione”9 sociali, istituzionali, economiche e culturali, che già praticano nuove relazioni di cura dell’ambiente e del territorio, nuove forme di comunità, di economia solidale, di ricostruzione dello spazio pubblico.

9 Alberto Magnaghi "Il progetto Locale" Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

Obiettivo innovazione: scambi culturali e autoproduzione “Innovare per Intraprendere” è la filosofia di azione del Piano. Già secondo Schumpeter, l’imprenditore è soprattutto un innovatore, ma mai prima di oggi ciò è apparso più evidente: la globalizzazione, la convergenza delle tecnologie, l’evoluzione degli stili di vita, hanno indotto nelle imprese, come in tutte le istituzioni dell’economia, della società e dei territori, un continuo processo di innovazione, in cui la capacità di intercettare, interpretare e strutturare la conoscenza aumenta di pari passo con la flessibilità organizzativa e finanziaria e con la consapevolezza dell’interdipendenza con gli altri attori dell’ecosistema. Diminuisce la differenza tra impresa strutturata e iniziative individuali, in cui singole persone si sentono chiamate a interpretare una realtà complessa e mutevole, oltre a coltivare le proprie competenze e le proprie relazioni. Corrispondentemente, i policy-maker saranno interpreti di indirizzi strategici, aperti a opportunità emergenti, uscendo da settori o ruoli predeterminati. La contemporanea generazione di spin-off e start-up emerge come modalità di adattamento del sistema economico a scenari in trasformazione, in cui le eredità storiche sono importantissime, ma richiedono di essere ripensate 219 e riproposte in nuove forme. Questa prevalenza dell’innovazione va di pari passo con una rinnovata attenzione al significato e al valore dei territori come “nodi” di conoscenza. Quali sono i luoghi della conoscenza in un’economia ormai da essa dominata? Non più tanto i contenitoriazienda (con le rispettive organizzazioni), e neppure le reti globali omologate e omologanti, ma ecosistemi complessi, come i territori, in cui la storia ha sedimentato specifici “genii loci”, che permettono capacità di interpretazione originali e destinate a essere valorizzate nelle reti globali. La nota frase "Think globally, act locally", oggi può essere rovesciata: "Think locally, act globally", “Pensa localmente e agisci globalmente”, nel senso che la connessione locale – globale non avviene più secondo standard basati su una visione unificata del mondo, ma si avvale della diversità culturale degli infiniti “loci” con le loro molteplici “conoscenze situate”.

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10. SCENARI DI RIFERIMENTO ECONOMICO E POTENZIALITÀ DI SETTORI MULTIFUNZIONALI

10.1 Comparto agricolo

Per quanto concerne gli scenari che si prospettano per il sistema economico locale, alcune valutazioni merita in primo luogo il comparto agricolo da considerarsi centrale per i comun del PUIC , tanto quanto è ritenuto fondamentale per il sistema locale e dell'intero Cilento, dalla programmazione regionale e provinciale. Lo sviluppo agricolo della provincia di Salerno è trainato prevalentemente dalle produzioni orticole e zootecniche, ma assumono una rilevanza crescente altre attività economiche, alcune trasversali come ad esempio le produzioni tipiche e di qualità, altre invece caratteristiche del nuovo ruolo economico, ma anche sociale, che l’agricoltura sta assumendo nell’ambito dello sviluppo rurale. In quest’ultimo caso ci si riferisce in particolare alla multifunzionalità in agricoltura e alle sue molteplici forme, dall’agriturismo alla bioenergia, passando per le attività di rigenerazione in prodotti agroalimentari e l'artigianato produttivo. 220 Da un punto di vista tecnico, al termine produzioni agricole di qualità si associano solitamente i prodotti certificati con riconoscimento comunitario che in Campania rappresentano uno scenario in continua evoluzione, testimoniando, da una parte, la dinamicità del sistema agroalimentare regionale e, dall’altra, l’interesse crescente da parte delle organizzazioni di produttori nei confronti degli strumenti di valorizzazione commerciale. Alla data attuale, come evidenzia un recente studio di settore della CCIAA di Salerno, le produzioni agricole ed agroalimentari campane oggetto di tutela in base ai sistemi di protezione nazionali e comunitari sono costituiti da 8 DOP, 8 IGP, che collocano la Campania al quinto posto della classifica italiana per le produzioni agroalimentari di qualità dietro Emilia‐Romagna (27), Veneto (26),Lombardia (21) e Toscana (20). A questi prodotti si aggiungono, inoltre, i 33 vini con marchioDOC, DOCG e IGT, senza considerare che esiste un ampio paniere di prodotti che sono in corso di registrazione presso l’Unione europea godendo della protezione transitoria nazionale. Si tratta di numeri di una certa rilevanza che consolidano il binomio prodotto‐territorio esistente a livello regionale contribuendo, inoltre, a consolidare il ruolo di leader dell’Italia per numero di produzioni registrate a livello europeo (194 tra DOP, IGP e STG). A livello regionale, considerando le singole tipologie di prodotto, si evince che il

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano segmento più significativo è rappresentato dai prodotti ortofrutticoli e cerealicoli, seguito da quello dell’olio di oliva. Passando a considerare le specificità provinciali, emerge che la provincia di Salerno è leader indiscussa per le produzioni di qualità, con una incidenza sul totale regionale del 44%, seguita dalla provincia di Napoli con il 24%. Si tratta sicuramente di un dato che testimonia l’identità culturale ed il radicamento locale delle produzioni di qualità a livello provinciale. Tuttavia le denominazioni di origine non sono di per sé degli strumenti di commercializzazione, per cui, al fine di valorizzare le eccellenze locali, gli operatori del settore dovranno iniziare ad affrontare strategie di associazionismo e di branding. I principali obiettivi delle politiche a sostegno del settore in Campania riguardano lo sviluppo di iniziative nei settori più dinamici, l’innovazione di processo e di prodotto e l’aumento di competitività e capacità produttiva. Tra i molteplici strumenti di finanziamento a disposizione delle imprese agroalimentare campane sono ancora operative le forme di finanziamento pubblico e le iniziative che rivestono importanza maggiore in termini di sovvenzione alle imprese ed incremento occupazionale, segnatamente: finanziamenti POR FESR 2007‐2013; progetti di filiera; interventi a supporto del sistema agroalimentare. Anche la nuova programmazione europea 2014‐2020, assegna al settore agricolo una 221 rinnovata centralità, puntando all'obiettivo della "manutenzione e sviluppo del paesaggio", attraverso temi che riguardano: acqua, agricoltura, energia, ruralità e accoglienza, per l’integrazione e la crescita locale. In tal senso va considerata la necessità di operare un salto di scala organizzativo dei Sistemi Territoriali Locali e delle Regioni Ecologiche del Cilento, dal momento che il coordinamento delle politiche macroeconomiche per la crescita, passa attraverso la concentrazione dei fondi strutturali su poche priorità coerenti con gli obiettivi di Europa 2020 e le nuove Macroaree Europee, quali scenari di riferimento per attuare la politica di coesione. L'adesione dei Comuni al BioDistretto Cilento è una innovazione straordinaria di scambio e prospettiva da ricomporre sull'intero territorio comunale come modello si integrazione delle politiche multifunzionalità in agricoltura promanate dal decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, "Orientamento e modernizzazione del settore agricolo", applicando norme e prospettive. Un Bio-distretto è un’area geografica dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Nel Bio-distretto, la promozione dei

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità, per raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali. Art. 14 Contratti di collaborazione con le pubbliche amministrazioni 1. Le pubbliche amministrazioni possono concludere contratti di collaborazione, anche ai sensi dell'articolo 119 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con gli imprenditori agricoli anche su richiesta delle organizzazioni di settore” questa inedita cooperazione pubblico privato, ampliate nei recenti decreti, “Terre vive" già approvato e “Campolibero” approvato al Senato (un piano di azioni e misure in favore dell’agroalimentare italiano, n.d.a.), si inseriscono nel piano che il Governo sta portando avanti nell’agroalimentare e si coordina con le azioni di finanza agevolata come i mutui a tasso zero per i giovani e la detrazione del 19% per l’affitto di terreni da parte degli under 35” oltre naturalmente alle nuove agevolazione del PSR della Regione Campania sul primo insediamento in agricoltura.

10.2 Settore manifatturiero e artigianale

Per quanto concerne il settore manifatturiero e artigianale, come si evince dai dati 222 2010 della CCIAA di Salerno, il 43% delle imprese artigiane opera nel settore dei servizi, il 31,4% nelle costruzioni, il 24,5% nell’industria manifatturiera ed il rimanente 1% negli altri comparti produttivi. Rispetto ai corrispondenti valori medi nazionali, la provincia di Salerno si contraddistingue dunque per una più spiccata terziarizzazione delle attività artigianali. Il che è confermato dall’elevata percentuale di aziende dedite alla riparazione di autoveicoli e motocicli (10,2%), ai trasporti e magazzinaggio (6,2%), alla ricezione e ristorazione (4,6%) e soprattutto all’erogazione di “altri servizi alle famiglie” (17,2%); settore, quest’ultimo, che comprende un’ampia gamma di attività soggette spesso ad autorizzazione e svolte con tecniche prevalentemente manuali (parrucchieri, barbieri, estetisti, ecc.). Dai dati camerali, osservando la dinamica dei primi tre trimestri del 2010 (rispetto al consuntivo 2009), a fronte di una ulteriore contrazione della base imprenditoriale, pari al ‐0,7%, che coinvolge quasi tutti i macrosettori artigiani, si distinguono favorevolmente le attività ricettive (alloggio e ristorazione; +2,6%) e le agenzie di viaggi e noleggio (+4%). Nel dettaglio delle attività professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale, per la promozione delle vocazioni produttive del territorio e la tutela delle produzioni di qualità e delle tradizioni alimentari locali.

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I contratti di collaborazione sono destinati ad assicurare il sostegno e lo sviluppo dell'imprenditoria agricola locale, anche attraverso la valorizzazione delle peculiarità dei prodotti tipici, biologici e di qualità, anche tenendo conto dei distretti agroalimentari, rurali e ittici. Al fine di assicurare un'adeguata informazione ai consumatori e di consentire la conoscenza della provenienza della materia prima e della peculiarità delle produzioni di cui al commi 1 e 2, le pubbliche amministrazioni, nel rispetto degli Orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato all'agricoltura, possono concludere contratti di promozione con gli imprenditori agricoli che si impegnino nell'esercizio dell'attività di impresa ad assicurare la tutela delle risorse naturali, della biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio agrario e forestale. Art. 15 Convenzioni con le pubbliche amministrazioni 1. Al fine di favorire lo svolgimento di attività funzionali alla sistemazione ed alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura ed al mantenimento dell'assetto idrogeologico e di promuovere prestazioni a favore della tutela delle vocazioni produttive del territorio, le pubbliche amministrazioni possono stipulare convenzioni con gli imprenditori agricoli. 223 2. Le convenzioni di cui al comma 1 definiscono le prestazioni delle pubbliche amministrazioni che possono consistere, nel rispetto degli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato all'agricoltura anche in finanziamenti, concessioni amministrative, riduzioni tariffarie o realizzazione di opere pubbliche. Per le predette finalità le pubbliche amministrazioni, in deroga alle norme vigenti, possono stipulare contratti d'appalto con gli imprenditori agricoli di importo annuale non superiore a 50 milioni di lire nel caso di imprenditori singoli, e 300 milioni di lire nel caso di imprenditori in forma associata. produttive, tuttavia, emerge uno spiccato dinamismo per le imprese attive nel comparto agroalimentare (+12,9%), della fabbricazione della carta (+8,3%), dei prodotti chimici (+4,5%) e della riparazione e manutenzione (+10,8%). Tra le attività terziarie si distinguono per dinamismo imprenditoriale alcuni comparti come pubblicità e ricerche di mercato: 5,3%, servizi per edifici e paesaggio (+6,4%) ed altre attività di servizio alla persona (+1,1%). Nel contesto delle analisi effettuate dalla CCIAA emergono, in particolare, le complessità evidenziate dalle imprese riguardanti il rapporto con la Pubblica Amministrazione e la contestuale assenza, sul territorio locale, di una adeguata dotazione infrastrutturale, dotazione che si estende anche alle reti immateriali

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano inerenti i processi di comunicazione. Tra i principali ostacoli di natura esterna si evidenziano, infine, le difficoltà a reperire le professionalità richieste, nonché nel controllo dei prezzi/costi ed una non adeguata conoscenza del mercato. Dalle analisi si conferma il dato che le imprese artigiane costituiscono una realtà di tutto rilievo del sistema produttivo della provincia di Salerno, affermandosi quali depositarie di conoscenze e capacità professionali che rappresentano un patrimonio imprescindibile per la promozione dello sviluppo economico locale. Alla luce di tali considerazioni, emerge, per il settore artigiano delle diverse aree della provincia, Cilento incluso, l’esigenza di promuovere, a favore dell'artigianato specie artistico e tradizionale, politiche di promozione, valorizzazione e competitività, nell’ottica di realizzare un percorso di sviluppo locale. Le difficoltà dell’artigianato, infatti, sono quelle tipiche delle piccole imprese ed investono l’intera economia locale. Tali considerazioni indicano come, anche per il settore, occorra sostenere il sistema economico attraverso una maggiore propensione all’aggregazione, alle reti di impresa ed all’associazionismo. In altri termini, una maggiore competitività dell’artigianato, nonché dell’economia locale, deve passare attraverso una maggiore solidità delle relazioni che intercorrono tra le imprese. L'aspetto della multifunzionalità caratterizza anche il settore artigianale 224 con lo svolgimento di attività plurime che si possono manifestare attraverso attività miste artigianali e commerciali, o la presenza di due o più attività di natura artigiana nella medesima impresa (attività promiscua). Nel primo caso l’attività commerciale risulta complementare rispetto a quella artigiana, mentre nella seconda ipotesi, l'esercizio di due o più attività artigiane nella medesima impresa, facente capo ad un unico titolare, si riferisce alla natura delle diverse attività e alla loro eventuale integrazione e/o affinità. Anche in questo caso proposte ed iniziative emergenti potranno essere accompagnate da accordi pubblico private nell'ambito delle possibilità di implementare azioni di fiscalità di vantaggio e assistenza all'innovazione.

10.3 Terziario e turismo Per quanto concerne specificamente il settore dei servizi, vengono considerati di particolare interesse per l'area i segmenti dei servizi alla persona e socio‐ assistenziali, servizi per la cultura, il tempo libero e il turismo. Il settore dei servizi alla persona e socio assistenziali, nel contesto dell'attuale crisi economica e occupazionale, svolge sempre più una importante funzione

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano anticiclica conseguente all'invecchiamento della popolazione, ai processi in atto di deospitalizzazione e alla modifica delle strutture familiari. A fronte di tali fenomeni cresce il fabbisogno di intervento delle famiglie con un significativo aumento della domanda di prestazioni dedicate (domestiche, sociali, sanitarie, ecc.), destinata a crescere ulteriormente. La riduzione della capacità finanziaria degli enti pubblici locali ad offrire prestazioni adeguate alla crescente domanda di servizi territoriali di assistenza, configura l'opportunità di una evoluzione dei modelli organizzativi e la progettazione di attività in tema di servizi alla persona, al fine di creare un sistema integrato di offerta (imprese qualificate, cooperative sociali, ecc.) anche con il parziale sostegno di risorse pubbliche, capace di favorire l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro tra le famiglie e gli addetti all'assistenza familiare e ai servizi alla persona, favorendo la professionalizzazione e l'inserimento di giovani nel mercato del lavoro nonché di quei lavoratori esclusi dagli altri settori produttivi a causa della crisi economica attuale. Tale inserimento può riguardare anche il settore dei servizi per la cultura, il tempo libero e il turismo. Il settore è connesso ai processi in atto localmente che puntano alla valorizzazione del territorio cilentano e del sistema di risorse diffuse culturali, naturalistiche e paesaggistiche, enogastronomiche, salutistiche, ecc.. I servizi 225 riguardano la presenza di visitatori nel territorio, in lenta ma progressiva crescita, l'accoglienza, i servizi per la fruizione dei luoghi e del contesto territoriale di riferimento e l’erogazione di servizi avanzati e complementari. Ciò valorizzando il contesto territoriale di riferimento, incentivando la partecipazione del capitale privato ed in particolare dei consorzi di operatori, promuovendo anche forme di partenariato pubblico‐privato. Il turismo dell’area, concentrato nella stagione estiva, interessa prevalentemente la fascia costiera cilentana, collegato alle attività balneari. Qui il territorio vanta un buon numero di strutture ricettive dalle quali risulta un movimento turistico di un certo interesse negli esercizi alberghieri ed extralberghieri. Molte aspettative di miglioramento sono riposte nella realizzazione delle iniziative avviate a sostegno di privati e della pubblica amministrazione per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni di fruizione delle risorse locali storiche, ambientali e insediative. A ciò potrà contribuire la prevista realizzazione di infrastrutture e servizi a forte connotazione agroambientale per le aree interne, che potrà consentire la definizione di un’offerta di attività e servizi altamente innovativa per il territorio interessato e l’intero bacino cilentano. Ulteriori considerazioni a tal proposito riguardano la possibilità di incentivare attività e servizi nel campo della produzione artistica, in

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano tutte le sue espressioni (musica, cinema, teatro, arti figurative, eventi, ecc.), che possano interagire con l'elevata qualità paesaggistica del contesto locale. Esperienze sperimentate con successo, come quelle della Public Art o della Land Art, oltre a fungere da "attrattori", hanno aperto un dialogo tra artisti e cittadinanza e sono riusciti a far percepire l'arte come servizio pubblico. E' da segnalare a tal proposito, oltre alla presenza delle risorse storiche e naturalistiche già citate precedentemente, l'esistenza di associazioni che operano per la promozione della cultura tradizionale locale, a cui si collegano periodicamente eventi rievocativi e di folklore. D'altra parte la componente di integrazione che caratterizza il settore dei servizi per la cultura, il tempo libero e il turismo si evidenzia con il collegamento agli altri comparti progettuali che hanno interessato e interesseranno l’area vasta provinciale e del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Tra questi coesistono interrelazioni evidenti relativamente sia alla natura dei beni e dei servizi offerti, sia alla domanda complessiva (interna ed esterna) da soddisfare, riguardante la dotazione nell’ambito territoriale di spazi e attività per la fruizione, lo sport e il tempo libero, l’informazione culturale, l’agricoltura, il commercio, i servizi di rango superiore, ecc.. E’ anche per questa ragione che, in realtà, più di altri il comparto dei servizi per la cultura, il tempo libero e il turismo 226 copre una domanda territorialmente estesa ad un ambito che va oltre la dimensione locale. A tal proposito l'esperinza di ospitalità per istituti di studio e ricerca come i workshop organizzati questa estate sono un terget straordinario sperimentato e da tenere come riferimento puntuale e possibile nelle proposte sul settore che implementa reti di qualità e accordi per i "turismi" che primo tra tanti sta sperimentando modelli concreti verificandone la fattibilità e produttività.

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11. I TEMI STRATEGICI DEL PIANO

Il processo di pianificazione avviato con i Comuni di Torre Orsaia (capofila) , Celle di Bulgheria, Morigerati e Roccagloriosa ha in se diversi caratteri innovativi nel panorama delle autonomie locali del territorio del Cilento: 1- La capacità di condividere una Pianificazione Integrata tra 4 Comuni; 2- Il dialogo e la lungimiranza di guardare al territorio come unicum e di integrare risorse territoriali, culturali ed ecologiche per un nuovo modello di sviluppo; 3- Puntare sulla green economy per favorire un modello integrato di green community nel quadro normativo della nuova legge 221/2015 hanno fatto emergere già nella fase di confronto con i cittadini dei Comuni tre ambiti strategici di intervento:  COESIONE SOCIALE E INNOVAZIONE ISTITUZIONALE  PARTECIPAZIONE TRA OPPORTUNITÀ E FUTURO  PER UNA CRESCITA SOSTENIBILE Tali ambiti sono stati inquadrati come:

‐ tematiche individuate sulla base della analisi e della valutazione delle criticità e 227 degli obiettivi analizzati; ‐ problematiche complesse e diversificate tra loro interconnesse che coinvolgono una pluralità di soggetti. A ciascuno degli ambiti individuati è sottesa una visione strategica che il piano propone di perseguire, attraverso azioni e progetti specifici da attuare in un orizzonte temporale di breve, medio e lungo periodo. Nella fase successiva al processo di consultazione pubblica, gli approfondimenti sugli ambiti strategici proposti consentiranno di apportare un contributo decisivo in base: ‐ alla costruzione di visioni e scenari condivisi; ‐ alla condivisione di obiettivi; ‐ alla selezione di progetti e azioni per il perseguimento degli obiettivi.

11.1 Coesione sociale e innovazione istituzionale Coesione sociale e innovazione istituzionale rappresentano le due facce della stessa medaglia: la capacità della comunità locale a rinnovare la propria comune identità riconoscendosi nei valori contemporanei che esprime il territorio di appartenenza in uno sforzo continuo di integrazione (assolutamente inedito nel panorama del

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano contesto cilentano). A tal fine la principale strategia proposta, oltre a quanto indicato precedentemente in termini di SPERIMENTAZIONE, è quella di attivare forme di COPIANIFICAZIONE a livello interno ed esterno per condividere servizi, progettualità, e finizlizzazionje di obiettivi ed azioni comuni, con il coinvolgimento di cittadini e attori locali. L'obiettivo è quello di proseguire nel ridurre la frammentazione sociale e istituzionale, attivando opportune forme di collaborazione interistituzionale come il caso del Preliminare di Pianificazione che rende merito ad una capacità di integrazione nella presa d’atto della esiguità delle risorse economiche e nel contempo di condivisione, sensibilizzazione e partecipazione dei cittadini ala contingenza economica e istituzionale che richiede di stare insieme e ottimizzare risorse e servizi territoriali come nel processo di pianificazione avviato. Tale approccio potrà far emergere anche nuovi progetti sugli stimoli già prima evidenziati che, in un più opportuno inquadramento d’area vasta, potranno sostenere più efficacemente la manutenzione e la valorizzazione del paesaggio e della rete ecologica diffusa, nonché lo sviluppo di forme collaborative per le attività produttive e nei servizi. Tutto ciò praticando un percorso di rinnovamento amministrativo e di rilancio dei contenuti e dei metodi della 228 governance, realizzando cioè processi di copianificazione, infrastrutturazioni compatibili e di sviluppo locale sostenibile, capaci di invertire i processi di spopolamento che determinano criticità e rischiano di compromettere lo stato di qualità ambientale, principale risorsa del territorio e di conseguenza di qualità della vita che caratterizza i luoghi. Il processo di pianificazione, attraverso il coinvolgimento delle diverse istituzioni associate e della società locale, potrà far emergere anche la necessità di ampliare attrezzature e attività per favorire l'aggregazione sociale e per supportare una rinnovata capacità pubblica e pubblico‐privata di rispondere alla crescente domanda sociale di più qualificate prestazioni.

11.2 Partecipazione tra opportunità e futuro La visione proposta punta su un processo che dalla partecipazione evolve verso la produzione sociale di piano, fino alla produzione sociale del territorio, questo concetto di “produzione sociale del territorio” diventa fondamentale anche per ricostruire FIDUCIA verso la componente amministrativa attore artefice di un rinnovamento amministrativo nella gestione dei rapporti pubblico privati orientati ad attivare una produzione sociale del piano nel rispetto aspettative dei cittadini,

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano entrambi capaci di mettere in moto un meccanismo virtuoso di creazione di relazioni sociali che, appunto, producano Comunità (e Territorio). Nell'ambito territoriale si tratta invece di definire interventi capaci di qualificare il ruolo e il rango dei Comuni in riferimento ai poli di Sapri e Vallo della Lucania, della costa, e all’area vasta cilentana, e sviluppare una qualità dell’abitare diffusa nel territorio comunale considerando la specificità e la caratterizzazione dei luoghi e della popolazione residente. La qualificazione della residenzialità nelle sue diverse forme, comprese quelle turistiche, giovanili e di studio, dell'housing sociale, ecc., sia di iniziativa privata che pubblica, dovrà essere arricchita da funzioni e servizi di supporto in grado di interpretare le esigenze differenziate del sistema sociale e produttivo locale e sovralocale, centrando l'obiettivo di un esperimento innovativo e fortemente concentrato sul ruolo e nuove funzioni del Centri Storici dei Comuni quali poli funzionali alla qualità della vita. Le problematiche precedentemente evidenziate mettono in luce diversi ambiti di intervento su cui concentrare l’attenzione del piano strategico, attraverso azioni e progetti capaci di: 1. definire l’assetto e il disegno urbano dei singoli comuni qualificando la residenzialità del centro e le relazioni interne ed esterne; 229 2. garantire la necessaria accessibilità ai servizi sia pubblici che privati, ampliando e qualificando la mobilità interna per e tra i comuni del PUIC verso l’area vasta cilentana; 3. mobilitare le risorse dello spazio geografico fisico e strutturale dei territori comunali nelle risorse naturali, rurali e culturali, favorendo l'uso del patrimonio pubblico, degli usi civici e del demanio; 4. Attivare in ogni fase del processo di pianificazione, o il coinvolgimento della società locale.

11.3 Per una crescita sostenibile La strategia proposta per il sistema delle attività economiche e produttive è quella di promuovere la sostenibilità delle attività tradizionali agricole e artigianali e, nel contempo, supportare quelle forme di innovazione dei processi interni ed esterni, capaci di accompagnare anche il riequilibrio degli altri settori produttivi, del commercio e, soprattutto, dei servizi. L'innovazione è identificata essenzialmente nella costruzione di una rete territoriale di rapporti e collaborazioni fra imprese locali e nel promuovere lo sviluppo di relazioni, settoriali e intersettoriali con il coinvolgimento di soggetti

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano interni ed esterni al territorio, in grado di fornire economie esterne a sostegno della capacità produttiva e della competitività delle piccole imprese locali. L'obiettivo di rilanciare e riequilibrare il sistema economico locale si collega anche all'opportunità di considerare il valore aggiunto della multifunzionalità, quale potenzialità di supporto all'agricoltura e all'artigianato produttivo e di servizio, in grado di diversificare le attività interne e di attivare forme cooperative più idonee ad affrontare investimenti in settori innovativi e mercati in crescita. Particolare attenzione per i soggetti portatori d'interesse, potrà suscitare la creazione e il sostegno a una rete locale di strutture e servizi per il tempo libero e il turismo, a cui associare l'opportunità di ampliare la disponibilità di servizi ricettivi e ricreativi, anche tenendo conto delle politiche di qualificazione e ampliamento delle forme di residenzialità che potranno riguardare il settore dell'accoglienza.

11.4 I laboratori tematici, scambi di idee e confronti con realtà esterne Le azioni per sostenere gli indirizzi generali delineati, potranno inquadrarsi anche nell'ambito di laboratori tematici utili alla rilettura delle dinamiche e delle tendenze dello sviluppo territoriale, considerate anche dal punto di vista della 230 sostenibilità dei modelli insediativi adottati. Tali iniziative in via sperimentale (Workshop, Corsi e Cooperazioni Istituzionali), stanno già interessando vari settori dell'economia locale (castanicoltura) e alimentano un confronto utile e proficuo per accrescere le competenze e le capacità di condivisione dei processi. Tali esperienze stanno dando i loro frutti e vengono assunti come occasione per rileggere e riconsiderare obiettivi ed azione che il PUC intende proporre e promuovere. I laboratori tematici potranno reinterpretare le istanze di rigenerazione del territorio secondo nuovi strumenti e regole adeguate, ma soprattutto formulare in maniera innovativa approcci e visioni in modo da consentire una nuova flessibilità nella valutazione dei progetti, sulla base di nuovi parametri di sostenibilità. D’altra parte la pianificazione urbanistico‐ambientale richiede una rinnovata strumentazione, circa la formazione delle previsioni insediative (residenza, produzione, servizi, infrastrutture) e la loro realizzazione, che concorra ad un miglioramento complessivo della qualità del progetto urbanistico‐ territoriale, della dotazione infrastrutturale e di servizio, della qualità edilizia, compresi gli aspetti storici e identitari e di fruibilità culturale.

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L'assunzione dell'approccio‐laboratorio aperto, oltre a rispondere all'esigenza di SPERIMENTAZIONE, potrà inoltre consentire di identificare e promuovere, strumenti e buone pratiche che possono contribuire alla realizzazione degli obiettivi di “qualità territoriale”.

11.5 Consultazione e sostenibilita' L’integrazione delle previsioni di piano urbanistico, su scala sovracomunale, alla luce di adeguate informazioni, dovrà realizzarsi prioritariamente attraverso percorsi partecipativi e inclusivi della popolazione, oltre quelli già avviati con una prima conferenza pubblica in occasione della presentazione del documento strategico, con il presente preliminere sono stati consegnati questionari alle famiglie e alle imprese per valutare idee proposte e prospettive (allegato report processo partecipato). Il processo di redazione del PUC integrato con le procedure di VAS, infatti, richiama la necessità di un coinvolgimento strutturato di soggetti diversi dall'Amministrazione competente della elaborazione del PUC. Tali soggetti comprendono Enti Pubblici locali e sovralocali e il pubblico nelle sue diverse articolazioni. Ciascun soggetto può apportare al processo complessivo un contributo di conoscenza e di identificazione dei problemi e delle potenzialità. 231 Per quanto riguarda specificamente la procedura di VAS, quest'ultima come è noto, è un processo interattivo da condurre in parallelo con la formazione del Piano, allo scopo di: • indirizzare le scelte verso obiettivi coerenti con i principi dello sviluppo sostenibile; • integrare in modo sistematico e partecipativo le considerazioni di carattere ambientale. La VAS, dunque, rappresenta un insieme di passaggi logici per organizzare la preparazione del piano, approfondendo l’analisi e la valutazione degli aspetti ambientali e restituendo i risultati in un apposito documento, il Rapporto Ambientale (RA), che accompagna il processo di Piano.

Le attività di consultazione delle autorità con competenza ambientale e di partecipazione ed informazione dei cittadini, che costituiscono un obbligo stabilito dal quadro normativo regionale, nazionale e comunitario, sono elementi fondamentali del processo integrato di programmazione e valutazione e ne garantiscono l’efficacia e la validità. Al fine di pervenire alla costruzione di un Piano il più possibile condiviso, le amministrazioni hanno già avviato un processo

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano partecipativo sin dalle prime fasi di elaborazione del PUIC ed alcune anche nel mondo delle scuole con un concorso sulle mappe di comunità processo integrato nella metodologia dell’ECOMUSEO. La predisposizione di un documento preliminare di indirizzi strategici, infatti, ha consentito un preventivo coinvolgimento di cittadini e attori locali anche su obiettivi e interventi che riguardano specificamente la riorganizzazione insediativa e lo sviluppo del territorio, (nei workshop ed eventi connessi, oltre che sulle tematiche di sostenibilità ambientale previste dalla VAS. La distribuzione di questionari ha consentito sia di sensibilizzare la popolazione sui temi della sostenibilità ambientale e insediativa, sia di raccogliere informazioni e indicazioni utili alla valutazione delle scelte operate in questa fase e illustrate nel preliminare, opzioni che saranno nuovamente sottoposte a consultazione pubblica. La valorizzazione della procedura di consultazione e partecipazione delle parti interessate e dei cittadini, all’interno del processo di pianificazione comunale e di VAS, fa si che questo non si limiti al solo coinvolgimento degli stakeholders e non si riduca ad un ovvio impegno procedurale associato a tecniche di bilancio quantitativo. Al contrario, vuole rappresentare anche un modo per considerare, nella maniera più adeguata possibile, ugualmente la varietà delle opinioni e dei 232 punti di vista della cittadinanza, nonché l’interazione, la concertazione e il reciproco convincimento verso politiche e programmi in grado di attivare la riorganizzazione sostenibile del territorio comunale e la fattibilità di iniziative per lo sviluppo locale.

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12. QUADRO PRELIMINARE DELLE SCELTE

12.1 Primi indirizzi di assetto territoriale Il presente piano preliminare, configura l'approccio assunto per il PUIC in relazione agli obiettivi fissati dalle Amministrazioni comunali nell'ambito del Documento di Indirizzi strategici per i PUC come previsto dagli artt. 4 e 40 della L.R. 16/2004 e degli incontri con i cittadini. Particolare attenzione è stata rivolta alle tematiche strategiche precedentemente delineate al fine di configurare un sistema generale di guida delle azioni di piano, un masterplan di riferimento utile ad individuare e supportare progetti di breve e di medio‐lungo periodo, capaci di incidere positivamente sull'assetto urbano, sociale ed economico dell’intero territorio interessato in maniera da non disperdere risorse di area vasta e servizi associati. Nell'ambito del masterplan, oltre ai riferimenti già richiamati per i settori del rischio ambientale, del riequilibrio produttivo/commerciale, della valorizzazione rurale e agricola, della fruizione sociale e turistica,ecc., sono precisati particolarmente i principi generali di rigenerazione urbana e la valutazione del patrimonio edilizio esistente, la sua consistenza e il grado di compromissione. 233 Per quanto concerne i principi di rigenerazione urbana, i riferimenti essenziali riguardano: ‐ riposizionamento e potenziamento delle centralità territoriali/urbane esistenti e potenziali; ‐ riqualificazione e recupero di contesti/edifici degradati/dismessi risultato di processi insediativi inadeguati; ‐ potenziamento del tessuto funzionale e della dotazione di servizi; ‐ miglioramento e diversificazione della rete infrastrutturale -sperimentazione di modelli di accordi pubblico-privati di uso e valorizzazione del patrimonio esistente anche temporanei. In base ai riferimenti suddetti, sono stati individuati 3 ambiti prioritari che riguardano l'intero territorio distinti per vocazione e potenzialità: 1- Ambito ad Alta Valenza Naturalistica; 2- Sistema Insediativo e Produttivo 3- Ambito di Interesse per lo sviluppo di un Distretto Rurale. Nell'ambito di questo assetto generale sono individuati gli ambiti di rigenerazione Integrata potenziale, il sistema delle infrastrutture esistenti e programmate, le

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano ipotesi di valorizzazione del patrimonio boschivo sulla scorta del Piano di Gestione dei beni agro-silvo pastorali. Particolare attenzione, nell'ottica di sviluppare modelli e strumenti di utilizza del patrimonio "comune" è stata rivolta al censimento delle proprietà comunali che apre a nuovi scenari di innovazione amministrativa e di riequilibrio insediativo e ambientale, da collegare a criteri d'intervento che, a seconda dei casi, potranno comportare il ricorso a procedure perequative, compensative, di intervento diretto, ecc., tenendo conto della necessità di adottare gli strumenti negoziali più appropriati in sostituzione dei meccanismi espropriativi, per la realizzazione delle necessarie opere pubbliche, a partire dalle urbanizzazioni primarie e secondarie oltre che degli interventi nel Centro Storico. La finalità è quella di gestire la rigenerazione insediativa secondo le modalità più idonee alla realtà sociale e culturale locale, tenendo conto che, come già si è detto in precedenza, l’obiettivo ineludibile del miglioramento delle dotazioni di standard, va affiancato ad una nuova flessibilità nella definizione e valutazione dei progetti d'intervento, tenendo conto di un quadro sempre più consolidato e diffuso di criteri e parametri di sostenibilità. Dalla valutazione degli ambiti e delle procedure si proseguirà con il 234 dimensionamento del piano considerando i passaggi basilari, con riferimento al quadro normativo, che comprendono: a) l'esame della consistenza residua; b) l'indicazione delle previsioni; c) la detrazione della consistenza esistente; d) la determinazione dei parametri dimensionali; f) la qualificazione degli standard. A tal proposito, essendo in corso di approfondimento l'analisi della consistenza residua dei PRG vigenti, nel presente preliminare vengono riportati i criteri e i dati relativi ai parametri dimensionali e alla qualificazione degli standard, rinviando la loro precisa e definitiva quantificazione alla conclusione delle analisi ancora in corso. Per quanto riguarda la valutazione del patrimonio edilizio esistente, la necessaria ricognizione di quest'ultimo collegata alla redazione del piano, intercetta anche l'obiettivo di avviare il previsto rinnovamento dell'organizzazione amministrativa. Si prevede in tal senso la realizzazione di una Anagrafe Edilizia comunale, funzionale alla conoscenza e alla gestione del patrimonio edilizio esistente attraverso la sua classificazione in una apposita Scheda del Fabbricato. I dati del tessuto insediativo comunale potranno essere raccolti e gestiti in un

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano archivio informatizzato collegato alla cartografia del piano, così da consentire il progressivo aggiornamento dei dati. Nella formulazione della scheda potranno prevedersi sia informazioni tipologico‐costruttive che urbanistico‐ amministrative; inoltre andranno annotati i livelli di criticità e di rischio (geologico, idrogeologico, sismico, ambientale) e di vulnerabilità, specie per i fabbricati storici e rurali.

12.2 Orientamenti e criteri di elaborazione del PUIC Il piano urbanistico intercomunate è orientato essenzialmente a rigenerare una coscienza del luogo (di comunità) che miri a tutelare e rivalutare i beni patrimoniali comuni, ossia culture, paesaggi urbani e rurali, produzioni locali, saperi in un processo di riordino, riqualificazione e razionalizzazione dell’esistente, a fronte di un assetto urbano disaggregato e frammentato nell'ambito di un contesto ambientale ad elevata valenza/fragilità ecologica e paesistica. Considerando i principi di rigenerazione urbana precedentemente richiamati, il presente preliminare di PUIC inquadra in questa fase come ambiti di rigenerazione l'intero tessuto edificato e urbanizzato, cioè servito da infrastrutture viarie e di rete, sia orientato ad un disegno integrato di nuova mobilità e fruibilità del Patrimonio (corridoio della green economy). Ciò al fine di includere in tale 235 inquadramento tutte le possibili aree di completamento (residenziali, produttive, commerciali e turistiche), la cui riqualificazione e riequilibrio comporterà l'incentivazione di interventi coordinati e integrati di ripristino ambientale e di mitigazione degli impatti. Questi ultimi, oltre alla realizzazione di spazi e attrezzature ad uso pubblico, verde attrezzato e orti urbani, potranno riguardare ambiti agricoli periurbani in cui risultano presenti attualmente condizioni inadeguate, che richiedono una più specifica regolamentazione produttiva. (Polo intercomunale dei servizi e poli a carattere produttivo). D'altra parte le strategie di livello sovracomunale che emergono dal quadro della pianificazione regionale e provinciale (Ptr e Ptcp.) evidenziano precisi indirizzi in tal senso, a cui il PUIC intende fare riferimento. In relazione al territorio urbanizzato e semiurbanizzato, le tematiche della riqualificazione e ristrutturazione urbana si impongono con crescente necessità, anche in relazione alle qualità ambientali, paesaggistiche e storiche dell'area, peraltro interessata da flussi turistici curiosi e interessati alle relazioni cultura e paesaggio. (Sentieri da valorizzare e promuovere). In tale quadro, il piano si incentrerà verso la riqualificazione del tessuto urbano consolidato, nonché sul riordino e lo sviluppo del territorio urbano più recente.

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Allo stesso tempo punterà alla riorganizzazione delle funzioni e degli insediamenti diffusi che gravitano negli ambiti periurbani e marginali ai tessuti consolidati. L’integrazione funzionale degli ambiti urbani e periurbani intende rispondere anche alla maggiore tendenza allo sviluppo delle attività del settore terziario, commercio, turismo e servizi collegati, trovando una allocazione ideale sia ai margini che all’esterno degli impianti urbani consolidati. Allo stesso modo, la riorganizzazione e la regolamentazione del territorio rurale aperto, in linea con la pianificazione regionale e provinciale e con gli scenari di riferimento della multifunzionalità per il settore agricolo, verso un modello innovativo di gestione rurale integrata con attrattori e dotazioni infrastrutturali che comporteranno una differenziazione ed una più precisa definizione delle classificazioni d’uso per gli insediamenti rurali e le aree intermedie, essendo queste ultime di fatto aree già oggetto di rigenerazione, prevedendo anche l’insediamento di attività misto‐ produttive, collegate o meno alla residenza, comunque nel rispetto dei caratteri territoriali di pregio. Per quanto riguarda le nuove esigenze residenziali ed extraresidenziali della popolazione, il Piano farà fronte a queste ultime mediante la riqualificazione urbanistica ed edilizia dei vuoti urbani e degli spazi correlati , soprattutto nel 236 centri storici, così da rafforzare anche la pluralità di funzioni e vocazioni proprie del territorio, tra cui il commercio e i servizi, nonché tutte le attività connesse allo sviluppo del tempo libero organizzato e del turismo. (Rete dei borghi e dell'ospitalità diffusa). In questa direzione nell'ambito delle iniziative di partecipazione e confronto con le Amministrazione il preliminare del piano intercomunale si è consolidato come un vero ed unico piano che mette in rete servizi senza sovrapposizioni, propone assi e corridoi di interscambio e produzione, innova i livelli di reinsediamento sostenibile promuove la qualità e la qualificazione delle risorse. Tra queste proposte tracciate nelle previsioni strutturali sono stati individuati:

Polo intercomunale dei servizi Il Polo raccorda le volontà e le vocazioni territoriali dei Comuni rispetto alla presenza di più funzioni (sede comunità montana, poliambulatorio sanitario, centro servizi polivalente) siti in Torre Orsaia in posizione centrale rispetto alle vocazioni di Celle di Bulgheria (collegata agli attrattori naturali del bulgheria e allo svincolo produttivo e di accesso agli attrattori culturali territoriali) e Rocca (con le alte valenze archeologiche e la previsione di un polo culturale e formativo). Nel mentre

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Morigerati con i suoi grandi attrattori naturalistici e di modello integrato dell’ospitalità e cultura svolge il ruolo di attrattore a sud (con la rilevante presenza di geositi Unesco come la risorgiva del Bussento). In questo modo ogni comune svolge un ruolo produttivo di sostenibilità per orientare beni e risorse verso un modello di formazione, informazione e comunicazione che orienti in base alle peculiarità territoriali il proprio luogo della condivisione e propulsione dell'occupazione e lavoro (incubatore di attività produttive tematico ed orientato alle specificità locali per attivare e promuovere la nascita di start up e nuove imprese verdi utilizzando e valorizzando la legge 221/15 che promuove modelli e processi innovativi della green economy e green community.

Poli intercomunali a carattere produttivo Il Polo raccorda le volontà dei Comuni in maniera integrata ma in primis dei Comuni di Torre Orsaia e Morigerati per le responsabilità territoriali e di promozione di un piano di assetto della green economy innovativo e autopropulsivo invertendo la tendenza di diffondere solo infrastrutture e servizi (ex aree industriali) che spesso diventato isole vuote di contenuti, ma l'attivazione 237 di un processo istituzionale pubblico-privato che metta a disposizione luoghi di produzione con servizi avanzati ormai mature per essere riprodotti a scala territoriale (connessioni e nuove energie – cogenerazione e geotermia bassa entalpia – rigenerazione e riciclo, riuso – recupero e valorizzazione delle acque usate e piovane – valorizzazione del paesaggio) integrando un livello di qualificazione del lavoro nel contesto ecologico e paesaggistico rigenerante.

Sentieri da valorizzare e promuovere Entrare nella seconda fase della cultura della fruizione del territorio è la consapevolezza di integrare fruitori-interpreti-territorio-paesaggio qualificato da modelli di occupazione che si occupano di integrare dalla fruizione alla manutenzione, alla gestione produttiva dei sentieri, dei boschi, dei fiumi, degli ambienti utili ala gestione di questa nuova frontiera occupazionale. Associazioni, federazioni, e giovani amanti del “camminare”, vivere e fruire della qualità ambientale ha aperto al ruolo e alla scoperta di nuovi mondi da offrire a turisti, amanti della natura, cooperanti, attori protagonisti della volontà della cura e del rispetto dell'ambiente. Un insieme di attori sempre più crescente, di volontari e produttori di opportunità integrata di gestione e cura del territorio.

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Questa nuova modalità di vivere i sentieri e la loro valorizzazione e promozione deve far parte se non essere protagonista di un modello di “governance” territoriale da sperimentare nei comuni aderenti al PUIC e attivare una sinergia gestionale che può solo far bene al territorio e alla sua cura.

Corridoio della green economy L’approccio regionale alle reti, e in primo luogo alla rete ecologica regionale (RER), costituiscono il riferimento per l’integrazione delle politiche locali e di quelle settoriali nel contesto più ampio delle politiche regionali. In particolare attraverso la costruzione della rete ecologica ai diversi livelli (regionale, provinciale e locale) si manifesta la concreta possibilità di sviluppare politiche attive di tutela dell’ambiente e del paesaggio, coinvolgendo in ciò anche la pianificazione di settore. La rete ecologica si configura così come uno strumento programmatico che consente di pervenire ad una gestione integrata delle risorse e dello spazio fisico-territoriale regionale, ivi compreso il paesaggio. La costruzione della rete ecologica si avvale di indirizzi che distribuiscono gli interventi sull’intero territorio regionale in maniera capillare, anche se sono privilegiate quelle direttrici che costituiscono gli elementi di collegamento con le 238 realtà extraregionali, sia lungo l’asse longitudinale della penisola italiana (dorsale appenninica e corridoio costiero), sia lungo gli assi trasversali (collegamento Tirreno-Adriatico), coinvolgendo, dunque, sia i “territori della congestione e della frammentazione”, concentrati prevalentemente nelle piane costiere, sia quelli spopolati delle montagne calcaree, e per questo più ricchi di qualità ambientale”, sia infine quelli della dorsale appenninica arenaceo-argillosa, più desolati ma non per questo meno ricchi di valori paesistici. In tutti e tre questi “insiemi” i paesaggi naturali e i paesaggi culturali sono integrati alle reti dei trasporti e a quelle dei rischi. Nel primo caso contenendo i fenomeni di frammentazione indotti le grandi infrastrutture stradali e ferroviarie e, se possibile integrandole nella rete. Il tentativo di costruire un corridoio della green economy tende ad integrare elementi naturali di paesaggio e di nuova qualificazione dell’attraversare la più importante arteria del territorio interessato al PUIC (la cilentana) quale elemento di qualificazione e attrattore dei PATRIMONI valoriali delle aree interne.

Rete dei borghi e dell'ospitalità diffusa L'esperienza di Morigerati su questo tema è assolutamente un riferimento della volontà, della determinazione, della consapevolezza della possibilità di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano sperimentare, promuovere e rinnovare sperimentazione e innovazione per raggiungere un obiettivo possibile (come già descritti nella scheda del Comune) fortemente legato ad una risorsa immateriale di grande rilevanza per i territori interesssati al PUIC “l'ospitalita”. Già il Parco del Cilento VDA aveva sperimentato un modello diffuso su tutto il territorio con “Ospitalità da Favola” facendo leva su questo carattere integrato con “Cilentani nel mondo” che a Morigerati analogamente ssi è sviluppato con il “paese albergo” e il progetto “Radici” con la riscoperat dei cittadini di Morigerati nel mondo (soprattutto con il Brasile). Il modello si incentra nell'individuare prima di tutto disponibilità e rete interna di offerta ed integrarla con il targhet di attrazione esterna che facendo riferimento alle “radici” di chi ha lasciato la propria terra con sofferenza oggi potrebbe affrontare la ricerca dis coperta delle proprie origini diventando l'ospite più nobile e consapevole della qualità autentica della propria terra. Da qui l'attrattore di un mondo da riscoprire valorizzare e rilanciate senza nostalgie ma nella modernità con servizi avanzati di connettività ed esperienze emozionali immergendosi nelle tante storie e narrazione di quel patrimonio culturale, artigianale, architettonico, archeologico paesaggistico e storico ampiamente descritto in precedenza. 239 Attrarre oggi è narrazione ed emozione insieme a chi vive la qualità della vita con semplicità e forza di storie affascinanti e ricchid di emozioni vive nel rapporto intimo tra natura e cultura in una parola nel “PAESAGGIO”.

Centri di accoglienza e di informazione per i turisti Tali postazioni non sono i luoghi dell'attesa del turista ma i luoghi di produzione innovazione e rielaborazione creative di offerta, fruizione e produzione di video, racconti, design, delle vere e proprie SCUOLE DI APPRENDIMENTO loign leardning (che devono entrare nei modelli innovativi della buana scuola ed essere istituzionalizzati nelle norme a favore dei piccoli comuni) sostenuto in maniera integrata dalle associazioni, federazioni, fondazionie ecc.

Infrastrutture verdi Il crescente interesse europeo per le infrastrutture verdi è motivato dalla ormai riconosciuta importanza di pianificare, programmare, realizzare reti connesse di are naturali, ma anche seminaturali (aree per esempio agricole o periurbane), per assicurare, mantenere e sviluppare una serie di servizi ecosistemici. Tali servizi, forniti dalla natura, sono di vari tipi: di approvvigionamento (cibo, acqua, legname

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano ecc.), di regolazione (del clima, del ciclo delle acque, delle precipitazioni etc.), di supporto (la fotosintesi, la formazione del suolo, la depurazione dell’aria e delle acque ecc.), di benessere (di attività culturali, educative, ricreative ecc.). Crescenti e insostenibili pressioni antropiche – inquinamento, prelievi, consumo di suolo ‐ stanno intaccando e riducendo i servizi ecosistemici, depauperando la biodiversità, compromettendo la resilienza. Progettare e realizzare infrastrutture verdi si rende necessario sia per fermarne il degrado, sia per sviluppare e valorizzare i servizi ecosistemici. In questa loro duplice funzione, le infrastrutture verdi assumono un ruolo strategico per una green economy che punta su un’elevata qualità ecologica e sulla ricostituzione e valorizzazione del capitale naturale, basi indispensabili per il benessere e per un durevole sviluppo economico. Nella definizione originaria dell’UNEP la green economy, infatti, persegue benessere e maggiore equità, riducendo i rischi e i costi derivanti dal degrado ambientale e dalla scarsità delle risorse. Sulle infrastrutture verdi la Comunità europea sta predisponendo una strategia per creare nuovi tra le aree naturali esistenti e favorire il miglioramento della qualità e delle funzionalità ecologiche del territorio. La realizzazione di infrastrutture verdi promuove un approccio integrato alla gestione del territorio, con effetti positivi anche dal 240 punto di vista economico: sia per la prevenzione, la riduzione dei danni e delle spese di riparazione derivanti dai dissesti idrogeologici e ambientali, sia per le attività e gli investimenti che sono in grado di attivare, rafforzare e assicurare nel tempo. Gli investimenti per la pianificazione, la conservazione, la manutenzione, il recupero, il miglioramento, il completamento e la creazione di infrastrutture verdi, producono risultati e ritorni anche economici nel tempo e sono in grado di generare nuove opportunità di lavoro. Le infrastrutture verdi forniscono servizi che non hanno solo un valore ambientale: servizi che possono essere, a volte, alternativi ( si pensi a opere di prevenzione di frane e alluvioni), a volte complementari, più efficaci e meno impattanti, di quelli forniti dalle tradizionali infrastrutture grigie, realizzate in cemento e altri materiali inerti. Lo sviluppo delle infrastrutture verdi ‐ come ben indicato dalla strategia UE 2020 per la tutela della biodiversità – ha altresì un ruolo importante per il ripristino degli ecosistemi degradati, per proteggere il nostro capitale naturale : fattore trainante nel percorso di sviluppo di una green economy in grado di assicurare una crescita intelligente, sostenibile e durevole. Va anche meglio sviluppato l’impiego di infrastrutture verdi nella bonifica dei siti contaminati che, in diversi casi, potrebbero assicurare migliore efficacia e sostenibilità economica degli

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano interventi. Fra gli obbiettivi della programmazione dei fondi strutturali europei 2014‐2020 troviamo esplicitamente individuato il ruolo strategico delle infrastrutture verdi nella tutela dell'ambiente e delle risorse. Il Fondo di coesione e il Fondo europeo di sviluppo regionale, infine, promuovono le infrastrutture verdi come mezzo per la protezione e il ripristino della biodiversità.

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13 DIMENSIONAMENTO DEL PIANO PRELIMINARE

13.1 Dimensionamento dei carichi insediativi Nella componente delle disposizioni strutturali del PUC è contenuto il dimensionamento dei carichi insediativi connessi al fabbisogno residenziale, produttivo, terziario e dei servizi di scala locale e/o sovralocale (e connessi standard urbanistici ed ambientali). Tale dimensionamento dovrà essere elaborato ottemperando agli indirizzi contenuti nel Titolo IV e nel Titolo V delle norme di attuazione del PTCP. Inoltre, la distribuzione dei carichi insediativi (e conseguente individuazione delle aree di trasformabilità), dovrà essere accompagnata (rif. art.125 NtA PTCP): «dalla verifica della capacità delle risorse del territorio di sostenere i carichi aggiuntivi. Da un punto di vista strettamente operativo, la determinazione della capacità di carico dovrà prendere avvio dalla completa ricognizione delle risorse stesse e da una accurata ricostruzione del quadro conoscitivo, a cui viene quindi affidato il compito di organizzare un sistema di conoscenze non limitato all’uso del suolo, ma esteso e mirato alla descrizione di stato e disponibilità delle risorse quali quelle idriche, energetiche, etc.». 242

Nel corso della IV e V seduta delle Conferenze di Piano Permanente (aprile-luglio 2013) è stata condivisa la redistribuzione del fabbisogno residenziale, come derivante dalle computazioni elaborate sulla base delle proiezioni demografiche (anche in relazione alla composizione del nucleo familiare), della ricognizione del disagio abitativo esistente, nonché delle politiche di riequilibrio del sistema insediativo contenute nei piani sovraordinati (PTR e PTCP). Si riporta nel seguito uno schema di riepilogo degli alloggi assegnati ai singoli Comuni coinvolti nel redigendo PUIC e come approvati nel corso della seduta del 6 giugno 2013 delle Conferenze di Piano Permanente per l’ambito Cilento: Calore, Alento, Mingardo, Bussento e Alburni sud est

Ipotesi di redistribuzione del carico insediativo relativo al COMUNE STS fabbisogno residenziale (n. alloggi) Celle di Bulgheria A5 Lambro e Mingardo 60 Roccagloriosa A5 Lambro e Mingardo 41

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Torre Orsaia A6 Bussento 40 Morigerati A6 Bussento 30 Il dimensionamento del fabbisogno residenziale è stato condotto sulla scorta delle indicazioni riportate nei documenti di riferimento appresso indicati: - Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp), approvato dal Consiglio provinciale con deliberazione n.15 del 30.3.2012, e, in particolare, del titolo V, Indirizzi operativi per il dimensionamento dei Puc, e alla Scheda di dimensionamento dei fabbisogni residenziali delle Nta dello stesso Ptcp. - documento dell’Assessorato all’Urbanistica e politiche del territorio della Regione Campania, dal titolo “La stima del fabbisogno abitativo e la definizione degli indirizzi per la determinazione dei pesi insediativi nei Ptcp”, del settembre 2009, e della nota di aggiornamento di tale documento dal titolo “La stima del fabbisogno abitativo al 2019”; - Linee Guida per la costruzione del quadro conoscitivo dei Piani Urbanistici Comunali, presentate e distribuite nel corso del secondo incontro della Conferenza Permanente di Piano, nell’ottobre 2012. Dalle indicazioni fornite dal documento regionale e dal Ptcp, emerge che il fabbisogno abitativo complessivo sia da valutarsi come somma del fabbisogno 243 pregresso e del fabbisogno aggiuntivo o futuro: Fabbisogno complessivo = Fabbisogno pregresso + Fabbisogno aggiuntivo Il quadro appresso riportato schematizza il processo adottato per la stima del fabbisogno residenziale.

Figura 1 _ Fonte “la stima del fabbisogno abitativo al 2019” _ Nota di aggiornamento del Giugno 2010 _ Ass. Urbanistica - Regione Campania

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La popolazione residente è stata stimata partendo dai dati noti riferiti al censimento Istat 2011 considerando, quindi, lo stesso come anno base per le previsioni. La popolazione presente è stata utilizzata per la stima del fabbisogno aggiuntivo secondo le disposizioni del documento regionale, mentre per il computo del fabbisogno aggiuntivo secondo il Ptcp si è fatto riferimento alla popolazione residente.

Il fabbisogno pregresso di nuova residenza deriva dal numero di famiglie che vivono in riconosciute condizioni di disagio abitativo. Le indicazioni normative tecnico-procedurali riportate nelle Nta del PTCP e nel documento regionale citato suggeriscono di computare la domanda complessiva derivante da pregresse condizioni di disagio abitativo secondo le appresso indicate componenti: a. Componente di fabbisogno residenziale pregresso derivante da famiglie che vivono in alloggi impropri. In tale categoria confluiscono le famiglie di cui alle voci censuarie “famiglie che occupano un altro tipo di alloggio”, “famiglie senza tetto o senza abitazione” e “famiglie in coabitazione”; b. Componente di fabbisogno pregresso derivante da famiglie che vivono in condizioni di sovraffollamento; 244 c. Componente di fabbisogno pregresso derivante da famiglie che vivono in alloggi malsani e non recuperabili. Alle quote di fabbisogno pregresso indicate si è, inoltre, aggiunta la domanda di alloggi connessa all’edilizia pubblica sociale.

Il fabbisogno aggiuntivo di alloggi residenziali risulta connesso alla dinamica demografica e nel merito alle nuove famiglie che, prevedibilmente, nel prossimo futuro faranno richiesta di nuove abitazioni nel territorio di riferimento. Ne scaturisce la necessità di dover effettuare, in fase di stima, delle attendibili previsioni demografiche capaci di fornire un dato che sia il più realistico possibile sulla futura popolazione residente per singolo comune. La stima del fabbisogno residenziale aggiuntivo è stata calcolata sulla base di scenari di proiezione demografica relativi sia alla componente naturale che alla componente migratoria, con riferimento ad un arco temporale decennale. La procedura di stima attuata per la quantificazione del fabbisogno derivante da nuova domanda di alloggi è sintetizzabile nel modo seguente: 1. Previsione della popolazione futura a mezzo dell’elaborazione di adeguate procedure di estrapolazione dei dati sugli anni trascorsi; al fine di conformare il

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano documento alle indicazioni di regione e provincia si è opportunamente applicata una doppia procedura di previsione; 2. Stima della dimensione media dei nuclei familiari; 3. Calcolo del numero di famiglie previste agli orizzonti temporali di riferimento rapportando la popolazione residente stimata sulla dimensione medie delle famiglie stimata per ciascun comune; 4. Stima del numero di alloggi aggiuntivi e quindi del fabbisogno aggiuntivo ricavato dal bilancio tra il numero di alloggi esistenti e il numero di famiglie previste all’orizzonte temporale di riferimento (il calcolo è condotto sulla base del rapporto di 1 alloggio per ciascun nucleo familiare).

Fasi successive di redazione del PUIC

Alla luce delle attività svolte, e al fine di fornire le indicazioni di rotta per le successive fasi di redazione del PUIC, si richiama l’attenzione sulle raccomandazioni rassegnate in sede di Conferenza di Piano Permanente: “in fase di redazione dei PUC è necessario dettagliare, per quanti non l’avessero già fatto, il bilancio di attuazione della strumentazione urbanistica comunale vigente (generale 245 ed attuativa), nonché la ricognizione: • del patrimonio condonato/condonabile; • degli interventi realizzati/realizzabili ai sensi della LrC n.19/2009 per ampliamenti, cambi di destinazione d’uso, riqualificazione urbana, demolizione e ricostruzione, etc.; • dei programmi di edilizia residenziale sociale ex art.8 del DPCM 16/07/2009 (housing sociale), per i Comuni che hanno attivato tale procedura; • del patrimonio edilizio dimesso e/o dismettibile. In fase di redazione dei PUC, attesa la quantificazione dei carichi insediativi presente nella componente strutturale del piano, e sulla base del carico insediativo sostenibile di ogni area di trasformabilità (come da procedura VAS, in coerenza con il comma 7 dell’art.125 delle norme di attuazione del piano provinciale), è necessario precisare la quota di fabbisogno insediativo che sarà inserita nella componente programmatica/operativa e per la quale saranno state dettagliate le aree di trasformazione. Per il fabbisogno residenziale di cui sopra, dovrà inoltre essere calcolata ed allocata la corrispondente quota di standard urbanistici ed ambientali, necessari per soddisfare le esigenze future e gli eventuali deficit pregressi.

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Si precisa, altresì, che la quantità di alloggi da realizzare nel breve e/o lungo termine dovrà, in termini dimensionali, rispettare le indicazioni dettate dalla vigente normativa, con specifico riguardo al DM n.1444/68». È necessario che il progetto definitivo di PUIC contenga la puntuale localizzazione degli alloggi connessi a nuove edificazioni e/o al recupero/sostituzione dell’esistente, in ottemperanza ai criteri di localizzazioni definiti dal piano provinciale per indirizzare la trasformabilità territoriale verso il minor consumo di suolo. In tale ottica sono sempre da privilegiare gli interventi di riuso del patrimonio edilizio disponibile pubblico e privato, dismesso o dismettibile, anche attraverso una programmata e governata politica di cambio di destinazione d’uso degli immobili esistenti, finalizzata a salvaguardare la mixitè funzionale della città ed a garantire che ogni area urbana sia adeguatamente dotata dei necessari standard urbanistici. A tal fine particolare cura andrà dedicata alla ricognizione ed al dimensionamento degli standard urbanistici, non declinati meramente in termini quantitativi, ma piuttosto progettati in chiave qualitativa, con attenzione alla reale fruibilità dei servizi da parte degli abitanti (residenti) e - per contesti maggiormente urbanizzati 246 - da parte dei city user (può essere utile riferirsi a pratiche consolidate di pianificazione strategica dei servizi). La riqualificazione della città esistente e le eventuali nuove «espansioni» dovranno, inoltre, contenere adeguati standard ambientali aggiuntivi, necessari tanto per qualificare maggiormente gli interventi di riqualificazione, quanto per compensare gli inevitabili impatti negativi conseguenti alle politiche di trasformazione urbana. In fase di attuazione del dimensionamento del fabbisogno residenziale, i Comuni dovranno includere tutte le categorie residenziali e tipologie di intervento connesse all’alloggio sociale, in relazione alle specificità socio-economiche del contesto locale, in dettaglio: - edilizia sovvenzionata che fruisce di contributo diretto dello Stato ed è finalizzata a realizzare alloggi da destinare permanentemente in locazione agli aventi titolo (in base a parametri legati al reddito e alla categoria lavorativa) destinati a ruotare man mano che gli assegnatari escono dai parametri reddituari; - edilizia agevolata diretta alla proprietà della casa per categorie “protette o corporative” con la previsione di agevolazioni statali circa la copertura degli interessi sui mutui contratti dagli assegnatari;

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- edilizia convenzionata diretta anch’essa alla proprietà della casa e per specifiche categorie, che si avvale di prezzi di locazione, o di acquisto successivo, calmierati in base a convenzioni stipulate con i Comuni; - housing sociale che si focalizza su quella fascia di cittadini che sono disagiati in quanto impossibilitati a sostenere un affitto di mercato, ma che non lo sono al punto tale da poter accedere all’edilizia residenziale pubblica (nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o monoreddito; giovani coppie a basso reddito; anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate; studenti fuori sede; immigrati regolari a basso reddito).

Nelle successivi fasi di redazione del PUIC sarà quindi necessario approfondire la domanda abitativa a livello locale, atteso che: «L’emergenza abitativa è sempre più determinata non tanto dalla domanda di alloggi di chi non ha una casa in cui vivere, ma da chi ha una casa e paga, con sempre maggiore difficoltà, un canone di affitto (o una rata di mutuo). Al progressivo aumento dei costi per l’acquisto e l’affitto delle case si è associato un generale impoverimento delle famiglie, con la conseguenza che è cresciuto il numero di quanti incontrano difficoltà nel sostenere le spese per il mantenimento della propria abitazione. È così cresciuta la domanda di quelle 247 famiglie che hanno un reddito troppo alto per l’edilizia residenziale pubblica, ma troppo basso per accedere al mercato degli affitti e della proprietà». Di fronte ad un problema complesso come quello abitativo sarà necessario quindi mettere in campo una pluralità di interventi, con il coinvolgimento di tutti gli attori, anche in considerazione dei diversi target da raggiungere. La risposta al disagio abitativo non può che essere articolata lungo una strategia plurilivello, volta a: • definire strumenti normativi e fiscali finalizzati innanzitutto a facilitare l’affitto, promuovendo il pieno utilizzo del consistente patrimonio sfitto esistente e l’emersione degli affitti in nero; • potenziare il sostegno alle famiglie in condizioni di difficoltà economica e prevenire gli sfratti per morosità attraverso contributi per l’integrazione all’affitto; • promuovere interventi di riqualificazione e di rigenerazione urbana; • conferire agli enti locali patrimonio immobiliare da rendere disponibile; • rilanciare l’offerta abitativa per le fasce sociali più povere con l’edilizia residenziale pubblica a canoni sociali; • facilitare l’accesso al mercato dell’affitto per famiglie in grado di pagare un affitto moderato attraverso il social housing.

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14 STRUMENTI DI RIFERIMENTO PER L'ATTUAZIONE DEL PIANO

14.1 Aree potenziali e perequazione urbanistica Come indicato in precedenza, particolare attenzione, nell'ottica di sviluppare modelli e strumenti di utilizzo del patrimonio "comune" è stata rivolta al censimento delle proprietà comunali e demaniali (Agenzia Nazionale del Demanio) che apre a nuovi scenari di innovazione amministrativa e di riequilibrio insediativo e ambientale, da collegare a criteri d'intervento che, a seconda dei casi, potranno comportare il ricorso a procedure perequative, compensative, di intervento diretto, ecc., tenendo conto della necessità di adottare gli strumenti negoziali più appropriati in sostituzione dei meccanismi espropriativi, per la realizzazione delle necessarie opere pubbliche, a partire dalle urbanizzazioni primarie e secondarie oltre che degli interventi nel Centri Storici. La perequazione, di cui all’articolo 32 e 33 della legge regionale n. 16/2004. Il Capo V della legge regionale prevede che: “La perequazione urbanistica persegue lo scopo di distribuire equamente, tra i proprietari di immobili interessati dalla trasformazione oggetto della pianificazione urbanistica, diritti edificatori e obblighi nei confronti del comune o di altri enti pubblici aventi titolo.” 248 L’art 132 del PTCP precisa che i PUC, può definire, in base al dimensionamento complessivo, che una parte o l’intera potenzialità edificatoria venga distribuita attraverso lo strumento della perequazione, previsto dall’articolo 32 della L.R.C. n 16/04, finalizzato all’equa distribuzione dei diritti e degli obblighi edificatori tra i proprietari degli immobili interessati dalle trasformazioni urbanistiche previste dal piano. Il riparto della potenzialità edificatoria va effettuato sulla base della preventiva classificazione del territorio in “ambiti di equivalenza”, costituiti dai suoli cui viene riconosciuto lo stesso valore, rappresentato da un indice di edificabilità virtuale, tenendo conto dello stato di fatto e di diritto dei suoli, prescindendo pertanto dalla specifica disciplina d’uso del territorio previsto dal PUIC. La perequazione dovrà realizzarsi attraverso comparti edificatori soggetti alla disciplina degli articoli 33, 34, 35, 36 e 37 della L.R.C. n 16/04. Nell’ambito delle procedure perequative, agli standard urbanistici minimi inderogabili deve sommarsi lo standard aggiuntivo (superficie compensativa) non inferiore a 10 mq di suolo ogni 30 mq di superficie utile residenziale e/o ogni 20 mq di superficie utile terziaria (commercio, esercizi pubblici, uffici o servizi privati) e/o ogni 50 mq di superficie coperta artigianale o industriale.

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Il comparto è costituito da una o più aree di trasformazione, inclusive degli standard urbanistici e della viabilità, che vengono sottoposte a progettazione e gestione unitaria, da attuare con PUA diretto a garantire: - la corretta trasformazione urbana del territorio; - l’utilizzazione proporzionale dei diritti edificatori dei proprietari di tutti gli immobili compresi nel comparto, indipendentemente dalla loro destinazione urbanistica nel piano; - la realizzazione dell’edificazione dell’intero comparto concentrata unicamente in apposite superfici individuate nel PUA; - la cessione gratuita al Comune delle aree per standard e viabilità attraverso apposita convenzione; - la realizzazione e cessione gratuita al Comune delle opere di urbanizzazione primaria, con le relative aree, previste dal PUA, attraverso convenzione. Le aree di trasformazione, d’iniziativa pubblica, sono quelle destinate ad insediamenti di ERP nonché ad insediamenti produttivi e sono sottoposte a vincolo espropriativo, ove non siano cedute in sede di perequazione. Per l’attuazione dei singoli comparti dovrà essere stipulata apposita convenzione per i cui contenuti si rinvia all’art. 37 della L.R.C. n. 16/04. 249 In merito all'attuazione del comparto edificatorio esso può essere attuato dai proprietari degli immobili inclusi nel comparto stesso, anche riuniti in consorzio, dal comune, o da società miste, anche di trasformazione urbana. La convenzione deve prevedere: a) le prestazioni oggetto delle convenzioni; b) la durata degli obblighi assunti, i termini di inizio e di ultimazione degli interventi; c) le garanzie reali e finanziarie da prestare per l’adempimento degli obblighi e le sanzioni per l’inosservanza degli stessi, ivi compresa la possibilità della risoluzione contrattuale; d) gli elementi progettuali, le garanzie e le modalità di controllo dell’esecuzione delle opere di urbanizzazione. La indicazione perequative e le sue articolazioni applicative sono orientative e di indirizzo per l’amministrazione in base alle scelte di pianificazione dei fabbisogni insediativi e di servizio e gli strumenti attuativi.

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14.2 Gli strumenti di attuazione Oltre alle regole dello strumento di perequazione urbanistica altra regola riguarda la concentrazione delle nuove quote di edificabilità all’interno degli ambiti di trasformazione che va considerata indifferente rispetto alla proprietà fondiaria, oltre che basata su una valutazione urbanistica qualitativa. I proprietari delle aree interessate, partecipano pro‐quota ai vantaggi e agli oneri della trasformazione urbanistica, indipendentemente dall'intervento previsto dal piano. Su questa impostazione, gli indici territoriali che definiscono le quote di edificabilità degli ambiti di trasformazione, sono identici per tutte le aree appartenenti alla stessa tipologia, in relazione alla localizzazione dell’area rispetto all'intero contesto urbano. Gli indici sono inferiori rispetto alla pratica urbanistica corrente, sia perché relativi ad ambiti vasti, sia perché assicurano la massima qualità urbanistica ed ecologica della trasformazione. Altro aspetto da evidenziare concerne le modalità attuative degli ambiti di trasformazione che prevedono un unico strumento esecutivo, il comparto, integrato da una convenzione che disciplina la partecipazione pro‐quota dei proprietari alle volumetrie consentite, ma anche gli impegni relativi alle aree da cedere con modalità compensativa e agli oneri da sostenere. Infine le aree da 250 destinare ad uso pubblico presenti negli ambiti che eccedono gli standard urbanistici, relativi agli interventi e destinate a soddisfare bisogni pregressi, vanno obbligatoriamente cedute all’amministrazione comunale, o gratuitamente o tramite acquisizione da parte di quest’ultima a bassi valori. Il ricorso all’esproprio sarà limitato solo ai casi di inadempienza da parte dei proprietari e quando il Comune ritiene necessaria la immediata utilizzazione di un’area. Le Aree di trasformazione, comprese nelle zone A, B, e C sono quelle nelle quali promuovere, attraverso meccanismi di carattere perequativo, il rinnovamento urbano, la creazione di servizi, di verde pubblico e la nuova edificazione. Il sistema dei servizi, e cioè il sistema degli spazi, delle infrastrutture e delle attrezzature pubbliche o di uso pubblico, sarà presente in tutti gli ambiti, nella quantità prescritta dalle norme vigenti. Il piani urbanistici dei singoli comuni definiranno, in base al loro dimensionamento, la quantità massima del nuovo edificato previsto nel territorio comunale e la sua qualificazione. La maggior parte di tale potenzialità edificatoria verrà distribuita equamente a tutti i suoli compresi nelle ipotesi di rinnovamento urbano, indipendentemente dalle diverse scelte urbanistiche. Il riparto è effettuato sulla base della classificazione del territorio in “Ambiti di equivalenza ”, intendendo con

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano ciò l’insieme dei suoli cui si attribuisce lo stesso valore, rappresentato da un indice di edificabilità virtuale. I suoli interessati saranno tutti quelli che, compresi nel limite dei nuclei consolidati, sono destinati a standard d’interesse locale (Aree Standard) o ad accogliere nuovo edificato (Aree di Trasformazione) e quelli relativi alla viabilità strettamente connessa. La potenzialità edificatoria stabilita dal PUC sarà ripartita equamente tra tutti i suoli coinvolti in base agli Indici di edificabilità virtuale, essa viene, però, “concentrata” – ai soli fini della edificazione ‐ esclusivamente nelle Aree di Trasformazione, per le quali il PUC stabilisce i parametri urbanistici che ne regolano l’attuazione. La coerenza formale delle nuove realizzazioni, previste nelle Aree di Trasformazione, sarà assicurata da idonei piani urbanistici attuativi (PUA). Il PUA sarà elaborato nel rispetto degli indici e delle destinazioni funzionali fissati per ciascuna Area di Trasformazione, in base agli elaborati prescritti dalle normative nazionali e regionali per i piani attuativi. Il PUA determinerà la forma ed il carattere dello spazio pubblico, gli usi generali, la morfologia e la tipologia architettonica; la rete viaria, esistente e di progetto; le aree destinate alla riqualificazione degli edifici esistenti; la posizione degli edifici di progetto con indicazione delle altezze, tipologie e destinazioni; l’indice di permeabilità. 251 Il PUC individuerà e regolamenterà gli ambiti del territorio comunale per i quali è prevista, su base perequativa, la trasformazione edilizia attraverso un insieme sistematico di opere che, definite in un PUA determinino l’esecuzione: ∙ dei fabbricati privati con destinazione coerente a quella prevista dal PUC; ∙ delle opere di urbanizzazione inerenti il nuovo insediamento; ∙ degli standard conseguenti al carico urbanistico indotto dalla nuova edificazione. La destinazione delle Aree di Trasformazione potrà essere di tipo prevalentemente residenziale (70%), o di tipo prevalentemente produttivo (70%). Il PUC individuerà anche gli ambiti del territorio comunale destinati al soddisfacimento degli standard di interesse locale, che partecipano alla perequazione. Tali ambiti prenderanno il nome di “Aree Standard”, le cui destinazioni saranno definite sulla base delle scelte strategiche operate per il territorio comunale e delle effettive necessità degli ambiti o delle singole località. L’efficacia del piano comporterà l'individuazione dei soggetti, delle risorse finanziarie e delle procedure su cui si ritiene di poter fare affidamento per l'attuazione concreta del piano. In tal senso si farà ricorso a informazioni estimative, indispensabili per valutare i valori immobiliari, i costi di produzione, il costo del denaro, il prelievo fiscale, ecc..

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Altra questione cardine per la fattibilità sarà la dimensione temporale della pianificazione. La verifica di fattibilità finanziaria, attraverso l’analisi della domanda, delle sua evoluzione, nonché l’analisi dell’offerta e della sua evoluzione; l’analisi dei costi iniziali di investimento e di quelli di manutenzione/gestione; l’analisi dei canoni e delle tariffe applicabili, consentirà di controllare i benefici netti nel tempo per ciascuno dei molteplici soggetti coinvolti, elaborando altrettanti bilanci finanziari. A tal proposito potranno risultare utili le valutazioni riguardanti: -la stima dell’investimento, l’analisi finanziaria, l’analisi costi/benefici, ecc.

Il piano in tal senso pone l’attenzione necessaria anche al mercato, dunque all’analisi finanziaria la cui applicazione risponde prevalentemente a scopi quali il controllo della sostenibilità finanziaria degli investimenti in relazione alla capacità di spesa del promotore (sia pubblico che privato) e la verifica della convenienza alla realizzazione. Con l’analisi finanziaria non solo saranno individuati i parametri economici (prezzi e costi) che delimitano il campo all’interno del quale verificare le soluzioni più efficaci, ma condiziona anche le scelte relative alla qualità del progetto, all’appetibilità sul mercato del bene prodotto, al controllo dei costi e tempi di realizzazione, alla gestione nel tempo. 252 Ai fini della fattibilità del piano si rende necessario ricorrere allo strumento della programmazione negoziata per l’intrinseca diversità degli obiettivi che riguardano l'amministrazione pubblica, che persegue gli interessi generali, e gli operatori privati, che guardano agli interessi particolari connessi con l’appropriazione delle rendite urbane. Basato su una chiara integrazione dei ruoli, il rapporto pubblico/privato punterà a costruire un gioco a somma positiva, con la rinunzia da parte di ciascun soggetto alla possibilità di massimizzare il perseguimento dei propri obiettivi e la ricerca, invece, di soluzioni capaci di combinare obiettivi multipli e eterogenei.

14.3 La programmazione negoziata Nell'ordinamento italiano, la programmazione negoziata è definita dalla legge n.662/1996, articolo 2 comma 203 lettera a, come «regolamentazione concordata tra soggetti pubblici o tra il soggetto pubblico competente e la parte o le parti pubbliche o private per l'attuazione di interventi diversi, riferiti ad un'unica finalità di sviluppo, che richiedono una valutazione complessiva delle attività di competenza», nell'ambito degli regioni e degli altri enti locali.

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Attraverso la programmazione negoziata, quindi, enti locali e altri portatori di interessi operanti sul territorio perseguono obiettivi di sviluppo il più possibile in maniera coordinata e armonica. Gli strumenti della programmazione negoziata, definiti dallo stesso testo legislativo, sono: - l'intesa istituzionale di programma, ovvero un accordo di collaborazione tra diversi livelli dell'amministrazione (Stato, regione e provincia autonoma); - l'accordo di programma quadro, un accordo tra gli enti locali e i soggetti interessati (i cosiddetti stakeholder) allo sviluppo locale, promosso in base all'Intesa istituzionale di programma; - il patto territoriale, un accordo stilato, nell'ambito dell'accordo di programma quadro, tra enti locali, parti sociali e soggetti interessati (sia pubblici che privati); - il contratto di programma, ovvero il contratto che lega l'amministrazione statale, le grandi imprese, i consorzi di PMI, nonché i rappresentanti dei distretti industriali, stipulato per il perseguimento degli scopi della programmazione negoziata; - il contratto di area, cioè un accordo attraverso il quale parti sociali, amministrazioni e altri soggetti interessati, in aree giudicate di crisi dal presidente 253 del Consiglio dei ministri, su indicazione del ministro dell'Economia, perseguono l'obiettivo di aumentare l'occupazione; - il contratto di localizzazione introdotto con la deliberazione CIPE n. 16 del 9 maggio 2003, è nel nostro ordinamento quale nuova modalità d’attrazione di investimenti privati di grande portata nelle aree sottoutilizzate del Paese, attraverso l’utilizzo degli strumenti di contrattazione già esistenti (in particolare, del contratto di programma e dell’accordo di programma quadro) ma dando forte rilievo alla creazione di condizioni di contesto capaci di radicare nel territorio gli stessi investimenti collegati a tali moduli della programmazione negoziata. Questa nuova forma di promozione degli investimenti si realizza attraverso l’inserimento di un tradizionale contratto di programma all’interno di un accordo di programma quadro sottoscritto dai Ministeri dell’Economia e delle Finanze e delle Attività Produttive (attualmente Ministero dello Sviluppo Economico), dalla Regione presso cui deve essere realizzato l’investimento e dall’Agenzia nazionale per l’attrazione d’investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a., concretamente responsabile delle attività di promozione e realizzazione degli interventi. L’accordo consente di affiancare ai tradizionali incentivi all’investimento previsti nel contratto di programma, accordi operativi per la realizzazione mirata di

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano infrastrutture materiali ed immateriali, per la garanzia di servizi amministrativi e di semplificazioni procedurali da parte degli enti locali. Il contratto di localizzazione costituisce, pertanto, una species del contratto di programma, garantito peraltro da un iter amministrativo più rapido in quanto privo del preventivo vaglio del CIPE ai fini dell’approvazione e della gestione del contratto medesimo. Nel dettaglio, l’investitore inoltra una prima istanza all’Agenzia nazionale per l’attrazione d’investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a., cui compete la verifica di ammissibilità e la valutazione delle infrastrutture di sostegno necessarie all’investimento. Se l’istanza è ritenuta ammissibile, l’investitore presenta la domanda di accesso al contratto di programma Ministero dello Sviluppo Economico. Trascorsi 30 giorni dalla presentazione della domanda, il Ministero –Direzione generale per il coordinamento degli incentivi alle imprese procede, mediante decreto, alla selezione ed all’approvazione delle proposte Vagliata e approvata la proposta di contratto, il passo successivo è la firma dell’accordo di programma quadro tra i due Ministeri competenti e l’Agenzia nazionale per l’attrazione d’investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a. e i soggetti interessati alla realizzazione del piano di investimenti ammesso. Da ultimo, è stipulato il contratto di programma tra il Ministero dello Sviluppo 254 Economico, l’Agenzia nazionale per l’attrazione d’investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a. e l’impresa interessata. L’erogazione delle agevolazioni è effettuata dal Ministero predetto – Direzione generale per il coordinamento degli incentivi alle imprese. Il contratto di localizzazione è rivolto a imprese estere medie e grandi; imprese italiane medie e grandi controllate (almeno al 51%) da investitori esteri; imprese italiane medie e grandi che hanno delocalizzato la produzione all’estero prima del 17 marzo 2005 ma che intendono reinvestire nelmterritorio nazionale. Possono usufruire del contratto i progetti localizzati in tutte le regioni del Mezzogiorno (Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Campania, Basilicata, Molise e Abruzzo).

14.4 Le “Cooperative di Comunità” (C.D.C.) La particolare attenzione al cambio di VISIONE dello strumento di pianificazione e innovazione amministrativa per valorizzare il ruolo della PARTECIPAZIONE dei cittadini si iscrive lo strumento delle “Cooperative di Comunità” (C.D.C.), nato per fornire alle comunità locali, soprattutto dei piccoli comuni della aree “interne”, uno strumento per mantenere il livello essenziale dei servizi e per curare e

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano valorizzare il territorio. Cioè per “sopravvivere” ai processi di impoverimento, spopolamento e abbandono che caratterizzano tante parti del nostro Paese, e che sono enfatizzati dall’attuale crisi economica e finanziaria, che tra le altre cose sta comportando una riduzione delle risorse a disposizione delle amministrazioni locali per mantenere i servizi pubblici essenziali. La C.D.C vuole favorire il protagonismo dei cittadini nella gestione dei servizi e nella valorizzazione dei territori ed è agevolata dalle ultime disposizioni governative. Il processo di liberalizzazioni tracciato dal decreto “Cresci Italia” interessa anche il settore dei servizi locali, dove il soggetto pubblico dovrà progressivamente lasciare spazio all’intervento del privato. Una prospettiva che rischia di creare non pochi problemi soprattutto nelle realtà di più piccole dimensioni. In Italia ci sono, infatti, 5.683 comuni con meno di 5.000 abitanti (pari al 70,2% del totale), nei quali vivono oltre 10 milioni di persone, pari al 17% della popolazione complessiva; sono centri di dimensioni ridotte, spesso collocati in contesti territoriali disagiati, con difficoltà di accesso e di collegamento con le reti infrastrutturali e di servizi appannaggio delle città. Si tratta di cooperative polifunzionali che provvedono ai bisogni degli anziani (con 255 la cura o la consegna a domicilio di spesa e farmaci); al potenziamento del turismo (tracciando itinerari paesaggistici o organizzando eventi per attirare visitatori); alla creazione di lavoro per le nuove generazioni (soprattutto nell’ambito del dissesto idrogeologico nelle molte aree nazionali considerate a rischio).

14.5 Community Led Local Development (CLLD - sviluppo locale di tipo partecipativo) Il Community-led local development (CLLD) è uno strumento normato dai regolamenti comunitari per perseguire finalità di sviluppo locale integrato su scala sub-regionale con il contributo prioritario delle forze locali. IL CLLD si basa su una progettazione e gestione degli interventi per lo sviluppo da parte degli attori locali che si associano in una partnership di natura mista (pubblicoprivata) e affidano un ruolo operativo (gestionale e amministrativo) al territorio anche attraverso i GAL, con il quale si elabora un Piano di Azione Locale per tradurre gli obiettivi in azioni concrete dotandosi di una struttura tecnica in grado di effettuare tali compiti. L’attuazione del Piano Intercomunale, perseguano finalità di sviluppo locale di tipo partecipativo potrebbe adottare tutte questo strumento operativo. Nell’attuazione di strategie di sviluppo locale bottom-up, l’Italia ha accumulato un

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano ricco e diversificato patrimonio di esperienze, susseguitesi a partire dagli anni ‘90 con denominazioni ed in contesti diversi, che vanno messe a frutto anche attraverso la valorizzazione di capacità ed energie già esistenti sul territorio. Nel futuro, le sfide che il CLLD dovrà affrontare sono strettamente legate al contributo che tale strumento può concretamente fornire al miglioramento delle politiche di sviluppo. Queste possono essere declinate nel seguente modo: - migliorare il design e l’implementazione delle politiche a favore di specifiche aree, attraverso un maggiore focus territoriale su tali aree in modo da accrescerne l’efficacia. - promuovere una maggiore qualità della progettazione locale; - promuovere con flessibilità e su un terreno concreto il coordinamento tra le politiche, con una logica ispirata alla semplificazione sia degli strumenti di governance, sia delle procedure per accedere ai finanziamenti comunitari. In passato questi risultati sono stati perseguiti fra numerose difficoltà, con effetti diseguali ma comunque rilevanti in alcuni territori. In altri sono stati mancati in tutto o in parte per la novità del compito e la prevalenza di logiche amministrative poco compatibili e per l’incapacità di promuovere approcci innovativi da parte delle strutture nazionali o regionali. Il potere disciplinante di una visione condivisa fra i diversi livelli di governo espressa nelle regole proprie dello strumento CLLD, 256 unito alla consapevolezza frutto dell’esperienza del passato, possono consentire nel periodo 2014-2020 di affrontare queste sfide con maggior successo. Gli obiettivi e le priorità Lo strumento CLLD ha la proprietà distintiva di arruolare le forze e le competenze del settore privato, in partenariato con gli enti locali, al perseguimento agli obiettivi di sviluppo territoriale. Per questo gli obiettivi che ciascun piano di azione CLLD perseguirà saranno finalizzati a precisi ambiti tematici in cui i partner coinvolti dispongano di competenze ed esperienze specifiche. Al fine di rafforzare la concentrazione finanziaria e orientare le esperienze maturate in tema di progettazione locale su obiettivi realistici e suscettibili di reale impatto locale, gli ambiti tematici su cui puntare devono essere più specifici di quelli utilizzati in passato. I Piani di Azione dovranno concentrarsi su un esiguo numero di ambiti di intervento, in ogni caso non superiore a tre, su cui impostare la progettazione locale 2014-2020. Se coinvolti i GAL sceglieranno gli ambiti tematici di intervento per i rispettivi piani di azione da una lista predefinita. Gli ambiti di intervento scelti dovranno essere coerenti con i fabbisogni emergenti e le opportunità individuate per i propri territori dal Piano Intercomunale, nonché con le competenze e le esperienze maturate dai soggetti attori locali, per rafforzare la qualità della

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano progettazione e dell’attuazione degli interventi. All’interno degli ambiti tematici, del Piano Intercomunale potranno essere scelte azioni/misure prioritarie da attivare in funzione dei risultati attesi individuati nel Piano. I programmi operativi, sotto questo punto di vista, dovranno consentire tutta la flessibilità necessaria, come è nello spirito del regolamento comunitario, per la definizione delle azioni coerenti con gli ambiti tematici selezionati. Nel caso in cui il Piano includa più di un ambito tematico su cui costruire la strategia locale, questi devono essere connessi tra loro per il raggiungimento dei risultati attesi e non essere concepiti come una mera sommatoria di ambiti tematici. La concentrazione su risultati ben specificati non implica l’elaborazione di una strategia mono-tematica, quanto piuttosto di una strategia che ricerchi e valorizzi i legami tra gli interventi proposti (es. turismo-beni culturali, energia, qualità della vita , ecologia). Tale strategia dovrebbe puntare alla creazione di occupazione in ambito locale e alla valorizzazione di risorse locali incentivando attività produttive sostenibili sotto il profilo ambientale ed economico-sociale e servizi per la popolazione e l’inclusione sociale. La lista degli ambiti tematici di intervento comprende i seguenti: - Sviluppo e innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali (agro-alimentari, artigianali e manifatturieri, produzioni ittiche); 257 - Sviluppo della filiera dell’ energia rinnovabile (produzione e risparmio energia); - Turismo sostenibile; - Cura e tutela del paesaggio, dell’uso del suolo e della biodiversità (animale e vegetale) - Valorizzazione di beni culturali e patrimonio artistico legato al territorio; - Accesso ai servizi pubblici essenziali; - Inclusione sociale di specifici gruppi svantaggiati e/o marginali; - Legalità e promozione sociale nelle aree ad alta esclusione sociale ; - Riqualificazione urbana con la creazione di servizi e spazi inclusivi per la comunità; - Reti e comunità intelligenti; - Diversificazione economica e sociale connessa ai mutamenti del regolamento comune stabilisce che ogni strategia di sviluppo locale debba articolarsi nei seguenti punti: a) la definizione dell’area e della popolazione interessata; b) una analisi dei bisogni e delle potenzialità dell’area; c) una descrizione della strategia e degli obiettivi; d) la descrizione del coinvolgimento della comunità locale;

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano e) un piano di azione che dimostri come gli obiettivi si traducano in azioni concrete; f) i meccanismi di gestione, monitoraggio e valutazione del piano di azione; g) il piano finanziario, con l’allocazione di ciascun Fondo per le proposte di progetti azioni e misure di natura trasversale rispetto agli ambiti tematici sopra menzionati, quali, ad esempio, la formazione del capitale umano, il trasferimento tecnologico, la diffusione delle ICT, ecc. che possono rivelarsi funzionali al raggiungimento dei risultati negli ambiti di cui sopra e, come tali, dovrebbero essere inclusi, laddove necessario, nel Piano. Nel finanziamento di progetti CLLD in ciascuna regione potranno essere coinvolti più Fondi, sia pure in modo diverso in funzione dei territori interessati e degli ambiti tematici di intervento prescelti. L’approccio multi-fondo è da ritenersi preferibile per assicurare una maggiore apertura ed efficacia dei Piani di Azione. Per assicurare l’utilizzo dello strumento CLLD in forma coerente con le sue potenzialità occorre che i programmi regionali allochino una dotazione minima di risorse finanziarie comunitarie e nazionali a beneficio del CLLD. Per il FEASR il regolamento sullo sviluppo rurale impone una riserva minima di allocazione finanziaria del 5% di ciascun PSR. Per gli altri fondi (FESR e FSE), qualora le Regioni 258 decidano di utilizzarli con modalità attuativa community-led, dovrà essere assicurata una adeguata dotazione di risorse finanziarie, indicativamente comparabile a quella che il Programma di Sviluppo Rurale deve destinare al CLLD all’interno della regione. Il FEAMP contribuirà agli interventi Community-led almeno il 10% del suo programma nazionale. I meccanismi di coordinamento l’impiego di più fondi strutturali richiede necessariamente la messa a punto di efficaci meccanismi di coordinamento a livello regionale. In ciascuna regione, al fine di guidare il processo di individuazione dei temi di intervento sulla base dei piani d’azione che essi propongono e delle caratteristiche del partenariato, sarà necessario creare un Comitato tecnico per l’attuazione dell’intervento Community-led. A questo prenderanno parte le autorità di gestione di tutti i programmi coinvolti (una per ciascun Fondo) ed esperti di sviluppo locale, con il compito di seguire l’attuazione degli interventi CLLD in tutte le loro fasi, nonché di garantire il collegamento con la più ampia politica territoriale della regione inclusiva della strategia per le aree interne e dell’agenda urbana. Detto comitato si occuperà di definire i risultati attesi e gli obiettivi dell’intervento community-led, le priorità territoriali e tematiche che lo guidano, rendendoli operativi attraverso opportuni criteri di selezione di Piani di Azione. Per queste ragioni, tale Comitato

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano regionale per l’attuazione inter-fondo dovrà contemplare la presenza di adeguate competenze tecniche per Fondo e potrà includere altre amministrazioni che la regione eventualmente consideri rilevanti o competenti in relazione agli interventi da attivare. Nello specifico, il Comitato tecnico avrà il compito di: - Individuare le risorse dei vari Fondi da impegnare in ciascun processo di selezione - Definire i criteri di selezione dei Piani di Azione - Istruire e valutare i Piani, predisporre e trasmettere le graduatorie alle AdG dei programmi; - Armonizzare i tempi nel funzionamento dei diversi Fondi; - Monitorare le operazioni (finanziario e procedurale); - Esprimere un parere su modifiche/emendamenti dei Piani di Azione. La predisposizione e la pubblicazione dei bandi per la selezione dei Piani, l’approvazione della graduatoria, i flussi finanziari e di controllo saranno curati dalle AdG dei programmi regionali, che dovranno lavorare in modo coordinato per evitare discrasie temporali. Nel caso di PdA finanziati da più fondi, il fondo prevalente in termini di dotazioni finanziarie assumerà il ruolo di fondo capofila (lead) ai fini degli adempimenti previsti dai regolamenti comunitari. A livello nazionale, la sfida dell’approccio pluri-fondo impone un’assunzione di 259 responsabilità anche per le amministrazioni nazionali capofila di Fondo,. A tal fine appare necessaria la creazione di un Comitato di Pilotaggio nazionale che, rispecchiando la composizione dei comitati, ma con competenze più di indirizzo generale e trasversale: - affronti problematiche di carattere tecnico, amministrativo, giuridico, e finanziario comuni attinenti la selezione, il controllo e l’eleggibilità delle spese; - individui iniziative comuni di supporto ai Comitati regionali di attuazione, per migliorare la qualità del coordinamento e la velocità della attuazione del CLLD (su temi quali ad es. la gestione dei flussi finanziari, la cooperazione interterritoriale e transnazionale, ecc); - imposti e conduca attività di monitoraggio e valutazione; - diffonda al pubblico informazioni sistematiche sullo stato di attuazione e sugli effetti del CLLD. Il Comitato nazionale dovrà includere anche una rappresentanza delle Regioni. I territori interessati I territori nei quali applicare il CLLD potranno essere molteplici: rurali, urbani e del mare. La loro individuazione dovrà essere effettuata dai programmi regionali, in modo coordinato dai diversi Fondi, allo scopo di evitare che sullo stesso territorio

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano si sovrappongano due o più CLLD e che si duplichino strutture e costi amministrativi sullo stesso territorio. Nelle aree rurali - che in linea generale coincideranno con le aree C e D del PSN della programmazione 2007-2013, il fondo capofila (lead) dei PdA sarà in genere il FEASR, in particolar modo laddove le aree tematiche di intervento siano quelle di responsabilità primaria del Fondo medesimo. Le aree costiere e della pesca sono quelle considerate eleggibili dal programma nazionale FEAMP. In queste aree il FEAMP assumerà il ruolo di fondo capofila. In alcuni casi, si potranno prevedere progetti di cooperazione inter- territoriale, ad esempio, coinvolgendo GAL “rurali”, GAL “urbani” e Gruppi di Azione Costiera (GAC) per sviluppare iniziative e interventi comuni che colleghino aree diverse per raggiungere risultati concreti. Il ruolo dei Gruppi di Azione Locale ed i criteri di selezione per GAL Il ruolo previsto per i GAL includerà almeno quei compiti minimi stabiliti dal regolamento comune (art. 30.3), che a sua volta ciascun programma dovrà assumere come dimensione minima in riferimento alle funzioni da assicurare ai GAL. Partendo da queste funzioni minime, le AdG potranno eventualmente delegare altre funzioni, ove opportuno. Tali compiti minimi comprendono: a) costruire la capacità degli attori locali a definire e implementare le operazioni; 260 b) predisporre procedure e criteri di selezione non discriminatori e trasparenti; c) assicurare la coerenza con la strategia di sviluppo locale nella selezione delle operazioni, dando priorità a quelle che raggiungono obiettivi e targets della strategia; d) preparazione e pubblicazione dei bandi o delle procedure per la presentazione di progetti, includendo la definizione dei criteri di selezione; e) raccolta delle domande di finanziamento e loro valutazione; f) selezione delle operazioni e decisione sull’ammontare di finanziamento e, laddove rilevante, presentazione delle proposte (di operazioni da finanziare) all’autorità responsabile per una verifica finale dell’eleggibilità prima dell’approvazione; g) monitoraggio dell’attuazione della strategia di sviluppo locale e delle operazioni finanziate, svolgimento di attività specifiche di valutazione della strategia di sviluppo locale (coerenti con i sistemi di monitoraggio e valutazione dei programmi La realizzazione di progetti secondo le modalità del CLLD impone che sia assicurata ai GAL una dotazione adeguata di risorse finanziarie e che gli interventi siano caratterizzati da una certa «massa critica», pur senza raggiungere livelli di complessità attuativa e gestionale eccessivi.

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Per tale motivo, è necessario che la dotazione finanziaria pubblica complessiva (comunitaria + nazionale) messa a disposizione di ciascun CLLD e PdA sia delimitata da una soglia minima ed una massima. Queste soglie sono fissate a livelli diversi in relazione al fondo che svolge ruolo di capofila per l’attuazione di ciascun progetto, indipendentemente dal fatto che le risorse finanziarie ad esso attribuite provengano da un unico Fondo Strutturale o da più di uno. Fondo interessato Soglia minima (€) Soglia massima (€) FEASR 4 milioni 12 milioni FESR/FSE 1 milione 5 milioni FEAMP 1 milione 5 milioni Tra i criteri previsti per la selezione di GAL, da definire in modo coordinato a cura dei programmi regionali, vanno inclusi, oltre alla qualità della proposta progettuale contenuta nel PdA, la sua focalizzazione tematica, e la coerenza fra l’esperienza e le competenze dei partner associati al GAL e l’ambito di intervento proposto. IX. Il supporto al CLLD Il supporto al CLLD dovrebbe perseguire tre diversi obiettivi: 1) Il sostegno alla qualità della strategia locale con particolare riguardo per la sua focalizzazione tematica di tipo non generalista, ed all’individuazione di indicatori di risultato che siano ad un tempo realistici e stringenti; 2) La condivisione del metodo e dell’approccio Community Led all’interno della filiera di attuazione, attraverso interventi di affiancamento e di formazione che saranno rivolti particolarmente ai 261 soggetti che andranno ad utilizzare il CLLD per la prima volta e che per questo presentano un fabbisogno più elevato; 3) L’efficiente ed efficace funzionamento dei Comitati tecnici regionali nelle diverse fasi di programmazione, selezione e finanziamento dei Piani Locali, finalizzato ad agevolare e snellire la governance e l’attuazione degli interventi. Tale supporto, nelle sue diverse forme, andrebbe attuato con risorse nazionali e una struttura tecnica adeguata alle diverse esigenze. Le risorse nazionali potrebbero essere assicurate da programmi di assistenza tecnica nazionali che, fra le altre cose, coprano anche le esigenze di supporto dei CLLD. Strumenti di sostegno economico l FEAMP sostengono l'attuazione di strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo (cd. CLLD). Il Community Led Local Development (CLLD - sviluppo locale di tipo partecipativo), previsto dagli artt. 32-35 del Regolamento (UE) N. 1303/2013 e dagli artt. 58-64 del Regolamento (UE) n. 508/2014 (FEAMP) è uno degli strumenti di intervento a sostegno della progettazione integrata nel periodo 2014-2020.Il CLLD rispetto alla programmazione FEP 2007/2013 affida un ruolo più operativo (gestionale e amministrativo) al FLAG, il quale deve elaborare un Piano di Azione Locale per tradurre gli obiettivi in azioni concrete dotandosi di una

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano struttura tecnica in grado di effettuare tali compiti. Al fine di rafforzare la concentrazione finanziaria e orientare le esperienze maturate in tema di progettazione locale su obiettivi realistici e suscettibili di reale impatto locale, gli ambiti tematici su cui puntare devono essere più specifici di quelli utilizzati in passato. I Piani di Azione, come indicato nell'Accordo di Partenariato, dovranno concentrarsi su un ridotto numero di ambiti di intervento su cui impostare la progettazione locale 2014-2020. I FLAGs sceglieranno gli ambiti tematici di intervento per i rispettivi piani di azione da una lista definita all'interno del Programma Operativo nazionale con un livello di ampiezza adeguato allo scopo di stimolare e non restringere le possibilità di azione dei gruppi. Gli ambiti di intervento scelti dai FLAGs dovranno essere coerenti con i fabbisogni emergenti e le opportunità individuate per i propri territori, nonché con le competenze e le esperienze maturate dai soggetti facenti parte del gruppo, per rafforzare la qualità della progettazione e dell'attuazione degli interventi. I territori nei quali applicare il CLLD potranno essere molteplici. A differenza dell'attuale programmazione FEP, nel futuro potranno essere ricomprese anche aree interne non soltanto quelle costiere. Ai sensi del regolamento generale n.1303/2013, il primo ciclo di selezione delle 262 strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo deve essere completato entro due anni dalla data di approvazione dell'Accordo di partenariato. Gli stati membri possono selezionare strategie aggiuntive di sviluppo locale di tipo partecipativo successivamente a tale data, ma non oltre il 31 dicembre 2017.L'art. 78 del Reg. (UE) n. 508/2014, prevede inoltre la creazione ed implementazione di una rete nazionale dei FLAG. In considerazione del numero rilevante di FLAG istituiti nel periodo 2007-2013, il PO FEAMP intende allocare risorse di assistenza specifiche da dedicare alle azioni di scambio, coordinamento e networking tra questi soggetti. Per questa azione sarà riservata una allocazione specifica delle risorse destinate all'assistenza tecnica. La rete rappresenterà, da un lato, uno strumento di coordinamento e condivisione per fornire informazioni, orientamenti, modelli di riferimento, consulenza, etc. sull'attuazione delle strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo.Allo stesso tempo, la rete favorirà il coinvolgimento attivo dal basso dei diversi attori coinvolti, incentivando lo scambio di esperienze, di buone pratiche, la diffusione dei risultati, le informazioni sulle iniziative progettuali, etc. La rete svolgerà le seguenti funzioni: ■ Diffusione di informazioni ■ Scambio di esperienze

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■ Data base progettuale ■ Identificazione best practis/case histories ■ Promozione di progetti di valenza nazionale/trasnazionale Le modalità operative previste comprendono l'organizzazione di conferenze ed incontri, l'erogazione di servizi di formazione, FAQ, help desk, la realizzazione di ricerche e studi, di attività di monitoraggio e valutazione, la pubblicazione di guide, tool-kit, materiali divulgativi, etc.La rete potrà avvalersi di una Piattaforma on line accessibile ai FLAG istituiti, mediante la quale garantire l'accesso ai contenuti messi a disposizione dalla rete.In relazione alle modalità gestionali, l'attività sarà coordinata dall'AdG con l'individuazione di una expertise specifica che garantirà il supporto adeguato per lo svolgimento delle diverse azioni previste.

14.6 - Utilizzo dei terreni demaniali e usci civici

14.6.1 - Concessione di terreni agricoli demaniali: “terre ai giovani”

Le amministrazioni comunali al fine di cercare nuove opportunità di lavoro per i giovani che si vogliono avvicinare all’agricoltura, hanno la possibilità di concedere 263 in fitto o comodato gratuito, le aree demaniali; in questo modo oltre a creare nuove opportunità di lavoro, viene valorizzato il patrimonio pubblico. I giovani sono i protagonisti del futuro e dell’economia agricola; spesso risulta per loro impossibile l’accesso alla terra, soprattutto per chi non ha una storia agricola famigliare. La concessione in affitto consente di promuovere l’agricoltura, che rappresenta oggigiorno uno strumento di sviluppo importante per l’area intercomunale oggetto di studio. In questo modo viene offerta un’opportunità agli imprenditori agricoli interessati, ma soprattutto ai nostri giovani che potranno crearsi un’occasione di lavoro, contribuendo allo stesso tempo alla tutela e alla manutenzione delle nostre terre. La possibilità di utilizzare i terreni pubblici per finalità agricole, consente di rimettere in circolo le terre attraverso l’assegnazione a coloro che sono intenzionati a coltivarla per trarne un reddito ma non hanno i mezzi per procurarsela. Sicuramente con tali concessioni si potranno creare le condizioni per dare nuove opportunità di lavoro nel settore agricolo per i giovani residenti, e nello stesso tempo recuperare alla coltivazione, all’attività di allevamento e in genere alle attività agroalimentari, terreni che risultano abbandonati o incolti.

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La possibilità di far fruttare i terreni incolti a valenza agricola, oltre a creare nuove opportunità di lavoro, svolge un importante attività di salvaguardia del paesaggio e di contrasto ai danni causati dagli incendi e dalle avversità atmosferiche. In questo modo l’agricoltura può divenire davvero un'attività redditizia per le nuove generazioni e al contempo, le operazioni colturali contribuiranno a garantire e ad incrementare i livelli di sicurezza idraulica e idrogeologica del territorio.

14.6.2 - Valorizzazione dei suoli pubblici a vocazione agricola per contenerne il consumo e favorirne l’accesso ai giovani

La Regione Campania valorizza le terre agricole incolte coerentemente con la tutela degli interessi sociali, economici e ambientali delle comunità locali per favorire il recupero delle aree abbandonate, contenere il degrado ambientale, salvaguardare il suolo e gli equilibri idrogeologici, limitare gli incendi boschivi, favorire l'ottimale assetto del territorio attraverso lo svolgimento delle attività agro - forestali, tutelare l'ambiente ed il paesaggio e conservare le biodiversità, attraverso l’istituzione della “Banca delle terre Campane” - (cfr. Legge regionale n 21 del 13/06/2016)10. 264 La Banca delle terre Campane rappresenta un elenco completo ed aggiornato dei terreni e fabbricati di proprietà pubblica e privata dichiarati disponibili per operazioni di locazione o di concessione. L'elenco contiene terreni di proprietà regionale, comunale e di altri enti pubblici, compresi quelli eventualmente affidati in gestione con convenzione dalla Regione o da soggetti privati nonché i fabbricati rurali e terreni privati, dichiarati temporaneamente disponibili, abbandonati o incolti. La banca è strutturata in beni di proprietà pubblica, regionale, comunale e di enti pubblici, beni di proprietà privata i cui proprietari fanno domanda di inserimento nella banca dati per la loro messa a disposizione ai fini della presente legge. La Giunta regionale attraverso la struttura amministrativa competente predispone i bandi o avvisi contenenti le modalità ed i termini per la presentazione delle istanze sia per gli Enti pubblici che per i soggetti privati. I beni elencati sono destinati esclusivamente alle attività di cui all'articolo 2135 del codice civile, e finalizzati ad incentivare lo sviluppo della filiera agricola campana.

10 BURC n. 38 del 15 Giugno 2016 Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano

14.6.3 Terre vive

È stato denominato “terrevive” il Decreto di attuazione del Decreto-legge 24 gennaio 2012 n. 1, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, con cui il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali – di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, consente la messa in vendita o in locazione di terreni agricoli pubblici, con prelazione agli under 35. È la prima volta in assoluto che i terreni pubblici statali vengono coinvolti in un progetto di questa portata, per incentivare il ricambio generazionale e l'imprenditorialità giovanile in campo agricolo. Con questa iniziativa, si intende far “rivivere” i terreni statali, in uso al CFS o di proprietà del CRA, adatti alla coltivazione, trasformandoli in un’occasione di lavoro per le nuove generazioni; i giovani imprenditori agricoli hanno diritto di prelazione nell’acquisto o nell’affitto di terreni pubblici, che possono così essere riportati alla produzione agricola. Con tale progetto si vogliono rendere di nuovo produttive tante terre, troppo spesso frazionate, che potranno contribuire al rilancio del settore e del ruolo ad esso riconosciuto (multifunzionale), attraverso 265 l’impiego e l’applicazione di modelli di agricoltura sostenibile (biologica e conservativa), e nel contempo contrastare il degrado ambientale e la valorizzazione dell’ambiente, del territorio e del paesaggio rurale.

14.6.4 Campolibero

Le misure a favore dell'imprenditorialità giovanile prevista dal cosiddetto “pacchetto generazione campolibero”, prevede mutui a tasso zero, crediti per favorire l'imprenditoria giovanile, fondi per supportare la nascita e lo sviluppo di start up agri-food, nonché più innovazione con il credito di imposta per il commercio elettronico di prodotti agroalimentari. Verranno finanziate sono l'inizio di un percorso che andrà monitorato e sostenuto nel tempo nell'ambito di una politica economica che guarda con particolare interesse ai giovani. Si prevedono oltre ad un pacchetto specifico a favore dei giovani, che include la concessione di mutui a tasso zero per investimenti e detrazioni fiscali per gli affitti dei terreni agricoli agli under 35, incentivi all’assunzione, anche novità di rilievo in

Comuni di Torre Orsaia (capofila) Celle di Bulgheria, Roccagloriosa, Morigerati PIANO URBANISTICO INTERCOMUNALE Preliminare di Piano materia di lavoro e assunzioni, deduzioni, semplificazioni, sicurezza, e innovazione d'impresa.

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