UNIONE DEI COLLI MARITTIMI PISANI Provincia di

PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE

AVVIO DEL PROCEDIMENTO articolo 17 della L.R. 65/2014

Arch. Gabriele Banchetti Documento di Avvio del Procedimento

Dott.ssa Simona Fedeli Presidente Unione dei Colli Marittimi Pisani

Arch. Paola Pollina Responsabile del Procedimento e Coordinamento Ufficio di Piano - Unione Colli Marittimi Pisani

Dott. Marco Ciancaglini Garante della Comunicazione e dell’Informazione - Unione Colli Marittimi Pisani

Dott.ssa Elena Rapisardi Collaborazione specialistica per la comunicazione e la partecipazione

Dott.ssa Agr. Irene Giannelli Collaborazione specialistica per gli aspetti agro-forestali

Techne srl SIT e supporto tecnologico al piano

DICEMBRE 2016 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE

INDICE

1. LA PREMESSA ...... 5 2. IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ...... 6 3. L’AVVIO DEL PROCEDIMENTO DEL PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE ...... 7 3.1. Il procedimento di redazione del Piano Strutturale Intercomunale ...... 8 3.2. Il procedimento di adeguamento al PIT/PPR ...... 9 3.3. Il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica ...... 9 4. LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA VIGENTE ...... 11 4.1. La struttura del Piano Strutturale coordinato vigente ...... 11 4.1.1. Il Quadro Conoscitivo ...... 13 4.1.2. La struttura e gli obiettivi del Piano Strutturale coordinato ...... 25 4.1.2.1. I sottosistemi territoriali ...... 26 4.1.2.2. I sottosistemi funzionali ...... 28 4.1.2.3. Le UTOE ...... 34 4.2. Il Piano di Indirizzo Territoriale - Piano Paesaggistico ...... 47 4.2.1. Il Piano di Indirizzo Territoriale ...... 48 4.2.2. Il Piano Paesistico ...... 51 4.2.2.1. La scheda d’ambito nr. 13 Val di Cecina ...... 53 4.2.2.2. La descrizione interpretativa - Strutturazione geologica e geomorfologica ...... 54 4.2.2.3. La descrizione interpretativa - Processi storici di territorializzazione ...... 55 4.2.2.4. La descrizione interpretativa - Caratteri del paesaggio ...... 60 4.2.2.5. Le invarianti strutturali - caratteri idro-geo-morfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici ...... 61 4.2.2.6. Le invarianti strutturali - I caratteri ecosistemici del paesaggio ...... 62 4.2.2.7. Le invarianti strutturali - Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali ...... 66 4.2.2.8. Le invarianti strutturali - I caratteri morfotipologici dei sistemi agro ambientali dei paesaggi rurali ...... 68 4.2.2.9. Le interpretazione di sintesi - Patrimonio territoriale e paesaggistico ...... 69 4.2.2.10. Le Interpretazione di sintesi - Criticità ...... 71 4.2.2.11. Gli indirizzi per le politiche ...... 73 4.2.2.12. La disciplina d’uso – Obiettivi di qualità e direttive ...... 75 4.2.3. La disciplina dei beni paesaggistici ...... 78 4.3. Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pisa ...... 92 4.3.1. La Variante al P.T.C. per la disciplina del territorio rurale ...... 95 4.4. Il Programma Integrato d’Intervento ...... 97 4.5. Il Regolamento Urbanistico di Castellina Marittima: stato di attuazione ...... 99 4.6. Il Regolamento Urbanistico di Montescudaio: stato di attuazione ...... 100

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4.7. Il Regolamento Urbanistico di Riparbella: stato di attuazione ...... 102 4.8. Il Piano di Protezione Civile ...... 104 5. IL QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO ...... 105 5.1. La struttura idro-geomorfologica ...... 105 5.1.1. L’inquadramento geologico ...... 105 5.1.2. La geomorfologia ...... 115 5.1.3. La litotecnica ...... 116 5.1.4. Il reticolo idrografico principale ...... 117 5.1.5. Lo stato normativo delle indagini geologico tecniche degli strumenti urbanistici vigenti ...... 118 5.1.6. Gli adeguamenti alla normativa vigente ...... 119 5.1.7. Il Piano delle Attività Estrattive della Provincia di Pisa (P.A.E.R.P.) ...... 120 5.2. La struttura insediativa ...... 121 5.3. Gli aspetti demografici, sociali ed economici ...... 128 5.3.1. Castellina Marittima ...... 128 5.3.1.1. Gli aspetti demografici e sociali ...... 128 5.3.1.2. Il turismo ...... 133 5.3.1.3. Le attività economiche: il sistema produttivo locale ...... 135 5.3.2. Montescudaio ...... 138 5.3.2.1. Gli aspetti demografici e sociali ...... 138 5.3.2.2. Il turismo ...... 143 5.3.2.3. Le attività economiche: il sistema produttivo locale ...... 145 5.3.3. Riparbella ...... 148 5.3.3.1. Gli aspetti demografici e sociali ...... 148 5.3.3.2. Il turismo ...... 153 5.3.3.3. Le attività economiche: il sistema produttivo locale ...... 155 5.3.3.4. Il Parco Eolico di Riparbella ...... 157 5.3.4. Il Montescudaio DOC e il suo consorzio ...... 158 5.4. La struttura agroforestale ...... 159 5.4.1. L’inquadramento normativo ...... 159 5.4.2. Le aree boscate ...... 159 5.4.3. Il territorio rurale ...... 160 5.4.4. L’evoluzione del territorio rurale e delle attività agricole ...... 161 5.4.5. Le aree protette ...... 166 5.5. Il patrimonio storico e culturale ...... 167 5.5.1. L’insediamento etrusco di Belora ...... 167 5.5.2. Il Medioevo nella Bassa Val di Cecina ...... 168 5.5.3. L’ecomuseo dell’alabastro ...... 169 5.6. Il benessere equo e sostenibile nelle città ...... 170

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5.6.1. Salute ...... 171 5.6.2. Istruzione ...... 172 5.6.3. Lavoro e conciliazione dei tempi di vita ...... 173 5.6.4. Benessere economico ...... 174 5.6.5. Relazioni sociali ...... 175 5.6.6. Politica e istituzioni ...... 176 5.6.7. Benessere soggettivo ...... 177 5.6.8. Paesaggio e patrimonio culturale ...... 178 5.6.9. Ambiente ...... 179 5.6.10. Qualità dei servizi ...... 180 6. GLI OBIETTIVI SPECIFICI DA PERSEGUIRE CON IL PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE ...... 181 6.1. L’elaborazione del Piano Strutturale Intercomunale ...... 182 6.1.1. Il Quadro Conoscitivo ...... 183 6.1.2. Lo Statuto del Territorio ...... 183 6.1.2.1. Il patrimonio territoriale e le invarianti strutturali ...... 183 6.1.2.2. Il territorio urbanizzato e non urbanizzato (territorio rurale) ...... 184 6.1.2.3. Gli ambiti di pertinenza dei centri e nuclei storici ...... 185 6.1.2.4. I riferimenti statutari per l’individuazione delle UTOE e per le relative strategie ...... 185 6.1.2.5. I caratteri geo-fisici del territorio ...... 185 6.1.3. La strategia dello sviluppo sostenibile ...... 185 6.1.3.1. Il patto per uno Sviluppo Urbano Sostenibile ...... 186 7. LA COMUNICAZIONE E IL PROCESSO PARTECIPATIVO ...... 188 7.1. Gli enti coinvolti nel processo partecipativo ...... 188 7.2. Il Piano Strutturale Intercomunale: informazione, comunicazione e partecipazione al cittadino ...... 189 7.2.1. La premessa concettuale ...... 189 7.2.2. I fattori di successo ...... 191 7.3. La Prima Fase: definizione degli obiettivi del processo partecipativo ...... 192 7.4. Le aree tematiche ...... 192 7.5. I canali partecipativi del progetto ...... 193 7.6. I materiali infirmativi a stampa ...... 194 7.7. La piattaforma WEB ...... 194 7.7.1. Linguaggio e comprensione ...... 194 7.7.2. Costruire una relazione: comunicazione a due vie ...... 194 7.8. Webhub Development ...... 195 7.8.1. Information Architecture ...... 195 7.8.2. Le attività ...... 196 7.8.3. Il visual design ...... 197 7.8.4. Web develoment ...... 197

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7.8.5. Testing ...... 197 7.8.6. Content design and entry ...... 197 7.8.7. Testing ...... 198 7.9. La campagna di comunicazione ...... 198 7.9.1. L’analisi e il monitoraggio ...... 199 7.9.2. Comunicare i dati ...... 199 7.10. Le aree di competenza ...... 199 7.11. L’appendice ...... 200 7.11.1. Transect walk ...... 200 7.11.2. Iniziative di piazza ...... 201 7.11.3. Concorsi ...... 201 7.12. Bibliografia ...... 201 8. GLI STRUMENTI DIGITALI DELL’UNIONE DEI COMUNI ...... 202

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1. LA PREMESSA

La Regione Toscana ha modificato, con la Legge Regionale 10 novembre 2014, nr. 65, la normativa regionale in materia di governo del territorio. Questa nuova legge nasce dall’esigenza di pervenire ad un sistema complessivo del governo del territorio che, alla luce dell'esperienza maturata con l'applicazione della L.R. 1/2005 e prima ancora della L.R. 5/95, garantisca un’azione pubblica più efficace. Essa nasce inoltre dalla necessità sia di rendere effettivo il principio per il quale nuovi impegni di suolo sono ammessi solo se non sussistono possibilità di riuso degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti, che di definire in modo puntuale, negli atti di programmazione e di sviluppo comunale, il territorio urbanizzato, differenziando le procedure per intervenire all’interno dello stesso da quelle per le trasformazioni di aree esterne, con particolare riferimento alla salvaguardia del territorio rurale e al fine di promuovere il riuso e la riqualificazione delle aree urbane degradate o dismesse. La nuova legge urbanistica definisce ed individua gli atti di governo che si suddividono in: a. Strumenti della pianificazione territoriale: - PIT – Piano di Indirizzo Territoriale; - PTC – Piano Territoriale di Coordinamento; - PTCM – Piano Territoriale della Città Metropolitana (inserito con la L.R. 65/2014); - Piano Strutturale comunale; - Piano Strutturale intercomunale (inserito con la L.R. 65/2014); b. Strumenti della pianificazione urbanistica: - Piano Operativo comunale (inserito con la L.R. 65/2014 in sostituzione del Regolamento Urbanistico); - Piani Attuativi, comunque denominati

Il Piano Strutturale costituisce lo strumento fondamentale di pianificazione territoriale del , definisce le scelte principali relative all’assetto del territorio, sia di carattere statuario di lungo periodo, sia di carattere strategico, rivolte a definire gli obiettivi, gli indirizzi, i limiti quantitativi e le direttive alle concrete trasformazioni. La componente strategica del Piano Strutturale trova nel Piano Operativo la progressiva attuazione, mediante programmazione quinquennale delle trasformazioni degli assetti insediativi ed infrastrutturali del territorio comunale. Il percorso per la formazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale nasce come percorso sperimentale alla fine del 2015: “La Toscana dei campanili guarda al futuro e svolta verso la pianificazione territoriale di area vasta, così come previsto dalla nuova legge regionale per il governo del territorio nr. 65/2014”. Tale percorso è stato presentato dalla Regione Toscana a dicembre 2015 e ha coinvolto sei Unioni di Comuni, all’interno delle quali, le amministrazioni comunali si impegnano a redigere il nuovo Piano Strutturale intercomunale entro cinque anni. Per questo la Regione Toscana ha destinato una somma complessiva di 1.300.000 euro. Le unioni dei Comuni che sono state coinvolte dalla sperimentazione sono le seguenti:

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1 - Unione dei Comuni del Casentino (Bibbiena, Pratovecchio-Stia, Poppi, Castel San Niccolò, Castel Focognano, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Talla); 2 - Unione dei Comuni del Mugello (Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Dicomano, Firenzuola, Marradi, Palazzuolo sul Senio, Scarperia e San Piero, Vicchio); 3 - Comuni dell'Area Pisana (Pisa, , , , , ); 4 - Unione dei Comuni della Valdera (, Buti, , , -Lari, , , , , , , ); 5 - Unione dei Comuni dell'Amiata grossetano (Arcidosso, Castell'Azzara, Cinigiano, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano, Semproniano, Castel del Piano); 6 - Unione dei Comuni dei colli marittimi pisani (, Castellina Marittima, , Montescudaio, Riparbella). Ogni Unione dei Comuni ha sottoscritto con la Regione Toscana un accordo attuativo. L’Unione dei Colli Marittimi Pisani e la Regione Toscana hanno sottoscritto l’accordo per la promozione della pianificazione intercomunale nell’agosto del 2016.

2. IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Dall’approvazione del Piano Strutturale Coordinato tra i Comuni di Castellina Marittima, Riparbella, Montescudaio e Guardistallo, redatto ai sensi della Legge Regionale n.1 del 3 gennaio 2005, avvenuta tra il dicembre 2007 e il novembre 2008, la Regione Toscana e la Provincia di Pisa hanno modificato i rispettivi strumenti di governo del territorio e in particolare: - La Regione Toscana ha approvato la Legge Regionale n.10 del 12 febbraio 2010 “Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza”; - nell’ottobre 2011, la Regione ha provveduto anche a modificare i criteri da utilizzare per le indagini geologiche, con il Regolamento di attuazione dell’Art. 62, della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1 (Norme per il governo del territorio), in materia di indagini geologiche (il 53/R). - La Provincia di Pisa ha approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 7 del 13 gennaio 2014 la variante al PTC per la Disciplina del Territorio Rurale. - Il Consiglio Regionale, inoltre, ha approvato la nuova Legge regionale n. 65 del 10 novembre 2014 “Norme per il governo del territorio”, abrogando la LR 1/2005. - il Consiglio Regionale, infine, con Deliberazione n. 37 del 27 marzo 2015, ha approvato l’Atto di integrazione del Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) con valenza di Piano Paesaggistico Regionale (PIT/PPR).

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3. L’AVVIO DEL PROCEDIMENTO DEL PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE

Il presente documento costituisce atto di Avvio del Procedimento, ai sensi dell’art. 17 della L.R. 65/2014, per la redazione del Piano Strutturale Intercomunale dell’Unione dei Comuni dei Colli Marittimi Pisani. Questa prima parte del percorso di formazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale si comporrà di tre distinte fasi: 1) FASE INIZIALE: predisposizione del Documento di Avvio del Procedimento. Il documento è stato redatto dall’arch. Gabriele Banchetti, incaricato dall’Unione dei Colli Marittimi Pisani, in collaborazione con l’arch. Paola Pollina, responsabile dell’Area Urbanistica Ambiente Protezione civile e strumenti informatici dell’Unione dei Colli Marittimi Pisani e coordinatrice dell’Ufficio di Piano dell’Unione; 2) PRIMA FASE: implementazione, da parte dell’Ufficio di Piano dell’Unione dei Colli Marittimi Pisani, del quadro conoscitivo del documento di Avvio del Procedimento. In questa fase saranno allestiti l’Ufficio dell’informazione e comunicazione e una “piazza virtuale”. Saranno, inoltre, organizzate delle specifiche consultazioni pubbliche. La sintesi di quanto raccolto in questa fase confluirà in un specifico documento unitario che recepirà i contribuiti emersi, specificando e dettagliando così gli obiettivi vincolanti per la formazione del piano; 3) SECONDA FASE: Il quadro conoscitivo aggiornato e il documento redatto alla fine della precedente fase, contenenti gli obiettivi vincolanti, sarà consegnato ai progettisti del piano che verranno selezionati utilizzando procedure di evidenza pubblica.

Il presente documento di Avvio del Procedimento che costituisce, pertanto, la base di partenza (FASE INIZIALE) del percorso di formazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale, si articola in quattro parti distinte:  una prima parte dedicata al Piano Strutturale Intercomunale con particolare riferimento ai contenuti e all'iter di formazione del nuovo strumento;  una seconda parte finalizzata a comporre un primo quadro territoriale comprensivo della disamina degli strumenti urbanistici e atti della pianificazione vigenti e sovraordinati e nello specifico: - Piano Strutturale Coordinato vigente; - Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico della Regione Toscana, - Piano territoriale di Coordinamento della Provincia di Pisa - Regolamento Urbanistico di Castellina Marittima - Regolamento Urbanistico di Montescudaio - Regolamento Urbanistico di Riparbella - Piano di Protezione Civile  una terza parte dedicata ad una prima ricognizione del quadro conoscitivo disponibile e all’individuazione delle eventuali ulteriori integrazioni che sarà necessario svolgere;  una quarta parte relativa al processo partecipativo.

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Il documento, nello specifico, contiene: a) la definizione degli obiettivi di piano o della variante e delle azioni conseguenti, comprese le eventuali ipotesi di trasformazioni al di fuori del perimetro del territorio urbanizzato che comportino impegno di suolo non edificato per le quali si intende attivare il procedimento di cui all’articolo 25, nonché la previsione degli effetti territoriali attesi, ivi compresi quelli paesaggistici; b) un’analisi del quadro conoscitivo di riferimento comprensivo della ricognizione del patrimonio territoriale ai sensi dell’articolo 3, comma 2, e dello stato di attuazione della pianificazione, nonché la programmazione delle eventuali integrazioni; c) l’indicazione degli enti e degli organismi pubblici ai quali si richiede un contributo tecnico specificandone la natura e l’indicazione del termine entro il quale il contributo deve pervenire; d) l’indicazione degli enti ed organi pubblici competenti all’emanazione di pareri, nulla osta o assensi comunque denominati, necessari ai fini dell’approvazione del piano; e) il programma delle attività di informazione e di partecipazione della cittadinanza alla formazione dell’atto di governo del territorio; f) l’individuazione del garante dell’informazione e della partecipazione, per le finalità di cui all’articolo 36, responsabile dell’attuazione del programma di cui alla lettera e).

Inoltre il documento di Avvio del Procedimento è redatto e trasmesso contestualmente al Documento Preliminare di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), di cui all'art. 23 della L.R. 10/2010. La redazione di questo nuovo strumento di pianificazione territoriale necessita dell’avvio di diverse procedure con percorsi che si sovrappongono. Risulta necessario, quindi, descrivere l’iter procedurale delle varie fasi con i relativi tempi.

3.1. Il procedimento di redazione del Piano Strutturale Intercomunale Questo procedimento, disciplinato dagli articoli 17, 18, 23 e 24 della LR 65/2014, si articola nelle seguenti fasi: 1) avvio delle procedure urbanistiche e conseguenti consultazioni di enti, organi pubblici, organismi pubblici (i termini sono stabiliti nell’atto del Consiglio d’Unione); 2) svolgimento della conferenza di copianificazione (art. 25 della LR 65/2014) nei casi di ricorrenza indicati dalla legge regionale stessa; 3) svolgimento di attività di partecipazione del pubblico; 4) adozione; 5) pubblicazione sul BURT e presentazione di osservazioni (60 giorni); 6) istruttoria e controdeduzioni alle osservazioni pervenute; 7) approvazione e pubblicazione sul BURT.

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3.2. Il procedimento di adeguamento al PIT/PPR Questo procedimento, disciplinato dagli articoli 20 e 21 della “Disciplina di Piano del PIT/PPR7, 18, 23 e 24 della LR 65/2014, prevede svolgimento di un’apposita conferenza paesaggistica a cui partecipano la Regione e gli organi ministeriali competenti (Soprintendenza) e dove sono invitati l’Ente titolare dell’atto e la Provincia interessata. Ai fini di tale conferenza, l’Ente, dopo essersi espresso sulle osservazioni pervenute successivamente all’adozione dello strumento urbanistico, invia tutta la documentazione alla Regione che convoca la conferenza nei 15 giorni successivi. I lavori della Conferenza si concludono nei 60 giorni seguenti alla data di convocazione e si esprime sulla conformazione dello strumento urbanistico al PIT/PPR. Infine lo strumento urbanistico, dopo aver ottenuto la conformazione, viene approvato definitivamente dall’Ente titolare dell’atto.

3.3. Il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica Questo procedimento è disciplinato dagli articoli 23, 24, 25 26 e 27 della LR 10/2010. La normativa regionale in merito alla Valutazione Ambientale Strategica fa riferimento alla Dir. 2001/42/CEE e prevede la redazione del Rapporto Ambientale così come definito all’Allegato I della stessa direttiva. Il Procedimento di Valutazione Ambientale Strategica è contestuale e parallelo alle forme di adozione e approvazione degli strumenti urbanistici, ma costituisce un processo separato volto a valutare la compatibilità ambientale della pianificazione urbanistica presentata ed, eventualmente, a condizionarla a prescrizioni per il raggiungimento della sostenibilità ambientale, così come di seguito illustrato nel dettaglio. Le figure che intervengono nel processo di approvazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale e della relativa Valutazione Ambientale Strategica: - Progettista del nuovo Piano Strutturale Intercomunale: dovrà essere individuato presumibilmente utilizzando procedure di evidenza pubblica. - Soggetto Proponente il Rapporto Ambientale VAS: da individuare presumibilmente utilizzando procedure di evidenza pubblica. - Responsabile del Procedimento: Arch. Paola Pollina, Responsabile Area Urbanistica Protezione Civile e strumenti informatici dell’ufficio unificato dell’Unione Colli Marittimi Pisani - Autorità Competente ai sensi dell'art. 12 della L.R. 10/2010: Comitato Tecnico di Valutazione Ambientale dell’Unione Colli Marittimi Pisani, che esercita le Funzioni di Autorità Competente in materia di V.A.S.; - Autorità Procedente ai sensi dell'art. 15 della L.R. 10/2010: Consiglio dell’Unione dei Comuni dei Colli Marittimi Pisani con il supporto dei propri uffici, del soggetto proponente e dell'autorità competente per la elaborazione, l'adozione e l'approvazione del Piano Strutturale Intercomunale. - Autorità Garante della Comunicazione e della Partecipazione ai sensi dell'art. 9 della L.R. 10/2010 e dell'art. 37 della L.R. 65/2014: Dott. Marco Ciancaglini Il nuovo Piano Strutturale Intercomunale deve seguire il seguente l’iter procedurale:

PRIMA FASE L'Ente titolare dell’atto, contestualmente all'avvio del procedimento di redazione dello strumento urbanistico, approva il Rapporto preliminare ambientale VAS per la PS intercomunale ai sensi dell’art.23 della LR 10/2010.

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SECONDA FASE Il Responsabile del Procedimento, previo parere dell'Autorità Competente, richiede ai Soggetti Competenti in materia ambientale, i pareri sul Rapporto preliminare VAS relativo al Piano Strutturale Intercomunale, dando loro 90 giorni di tempo per l'invio dei contributi. Tale documento deve essere inoltrato contemporaneamente al Documento di Avvio del Procedimento, redatto ai sensi dell'art. 17 delle L.R. 65/2014. Contemporaneamente il Responsabile del Procedimento assieme al Garante dell’Informazione e della Partecipazione attiva forme di informazione e partecipazione dei cittadini su quanto richiesto al fine di recepire pareri e suggerimenti.

TERZA FASE Il Responsabile del procedimento raccoglie dati e pareri, dai Soggetti Competenti in materia ambientale e dai cittadini, da fornire all'estensore del Piano Strutturale Intercomunale e al soggetto proponente il Rapporto Ambientale al fine di recepire i contributi e i pareri utili per la definizione dello strumento urbanistico stesso e del Rapporto Ambientale VAS da adottare assieme al Piano Strutturale Intercomunale: questa fase deve utilmente vedere la collaborazione fra il Responsabile del Procedimento, l'Autorità competente per la VAS e l'estensore dello strumento urbanistico e del Rapporto Ambientale VAS.

QUARTA FASE Adozione da parte dell’Autorità Procedente del nuovo Piano Strutturale Intercomunale, ai sensi dell' art.19 della L.R. 65/2014 e del Rapporto Ambientale VAS redatto ai sensi dell'art. 23 della L.R.10/2010; di seguito il Responsabile del Procedimento si attiva per la pubblicazione sul BURT sia della delibera di adozione del nuovo strumento urbanistico che del Rapporto Ambientale VAS, al fine della presentazione di eventuali osservazioni.

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4. LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA VIGENTE

I Comuni di Castellina, Riparbella, Montescudaio e Guardistallo hanno approvato, tra la fine del 2007 e quella del 2008, il Piano Strutturale Coordinato tuttora vigente. Si è trattata di una esperienza che ha richiesto sinergie e risorse da parte delle amministrazioni coinvolte e può essere considerata come un’esperienza di grande utilità nella formazione del nuovo piano intercomunale e nell’applicazione di tutte le novità introdotte dalla legge urbanistica regionale nr. 64/2015 e dal PIT con valenza di Piano Paesistico. Il Piano Strutturale coordinato è stato approvato dai singoli comuni: - Castellina Marittima: Delibera di Consiglio Comunale nr. 2 del 22.02.2008 pubblicata sul BURT della Regione Toscana il 12.03.2008; - Guardistallo: Delibera di Consiglio Comunale nr. 7 del 23.04.2008 pubblicata sul BURT della Regione Toscana il 11.06.2008; - Montescudaio: Delibera di Consiglio Comunale nr. 70 del 21.12.2007 pubblicata sul BURT della Regione Toscana il 12.03.2008; - Riparbella: Delibera di Consiglio Comunale nr. 35 del 28.11.2008 pubblicata sul BURT della Regione Toscana il 29.01.2009. Riparbella ha successivamente redatto una variante al Piano Strutturale approvata con Delibera di Consiglio Comunale nr. 21 del 29.06.2015 e pubblicata sul BURT della Regione Toscana il 16.09.2015.

4.1. La struttura del Piano Strutturale coordinato vigente Il Piano Strutturale vigente definisce le indicazioni strategiche per il governo del territorio dei quattro comuni, esso detta Norme, Prescrizioni e Salvaguardie per la tutela dell’integrità fisica e della identità culturale e per lo sviluppo sostenibile del territorio dei Comuni di Castellina Marittima, Guardistallo, Montescudaio e Riparbella. Il Piano Strutturale persegue le finalità di tutela delle risorse essenziali del territorio ed in particolare: • il fiume Cecina • le aree boscate e le formazioni riparali • le sorgenti • gli edifici di valore storico testimoniale • il sistema delle fortificazioni urbane • sistemi di crinale • il sistema delle pievi e dei tabernacoli • la struttura agraria consolidata • le aree archeologiche • le alberature in filare • la maglia dei percorsi storici • i coni visivi

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Le tavole di P.S. e gli articoli relativi delle Norme Tecniche di Attuazione, descrivono la ricognizione di tutti gli elementi di valore paesaggistico presenti sul territorio comunale. Inoltre il Piano Strutturale specifica inoltre tra obiettivi di tutela del Sistema funzionale ambientale e del Sottosistema funzionale ambientale delle aree boscate e delle aree verdi, la conservazione e la valorizzazione dei corsi d’acqua e del reticolo idraulico minore, l’intera superficie territoriale coperta da boschi e le aree verdi di valore ambientale come la vegetazione di ripa e l’intero sistema del Fiume Cecina. Gli elaborati che compongono il Piano Strutturale sono: QUADRO CONOSCITIVO - Tavola 1 – Inquadramento d’area vasta con infrastrutture stradali – scala 1:25.000 - Tavola 2 – Carta Regionale Tecnica integrata ed aggiornata a colori – Nord e Sud – scala 1:10.000 - Tavola 3 – Fasi dello sviluppo urbanistico - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 3b – Uso del suolo al 1905 – Scala 1:25.000 - Tavola 4 – Vincoli - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 5 – Schema PRG vigenti - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 6.1 – PRG vigente Riparbella paese, frazioni “Fagiolaia” e “San Martino”. Stato di Attuazione – Scala 1:2.000 - Tavola 6.2 – PRG vigente Castellina Paese. Stato di Attuazione – Scala 1:2.000 - Tavola 6.3 – PRG vigente delle frazioni di “” e “Le Badie”, Comune di Castellina. Stato di Attuazione – Scala 1:2.000 - Tavola 6.4 – PRG vigente Montescudaio. Capoluogo, stato di attuazione – Scala 1:2.000 - Tavola 6.5 – PRG vigente della frazione di “Fiorino”, Comune di Montescudaio – Scala 1:2.000 - Tavola 6.6 – PRG vigente Guardistallo, Capoluogo, , Frazione ed estratti. Stato di Attuazione – Scala 1:2.000 - Tavola 7 – Rete idrica - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 8 – Rete fognante - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 9 – Viabilità e percorsi - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 10 – Uso del suolo - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 10b – Uso del suolo integrato con l’uso prevalente del lotto urbano - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 11.1 – Uso del piano terra e tipo di suolo. Riparbella capoluogo – La Fagiolaia (frazione), San Martino (frazione) – Scala 1:2.000 - Tavola 11.2 – Uso del piano terra e uso del suolo. Castellina Marittima capoluogo – Scala 1:2.000 - Tavola 11.3 – Uso del piano terra e uso del suolo. Comune di Castellina Marittima. Frazioni di Malandrone e le Badie – Scala 1:2.000 - Tavola 11.4 – Uso del piano terra e uso del suolo. Comune di Montescudaio - Capoluogo – Scala 1:2.000 - Tavola 11.5 – Uso del piano terra e uso del suolo. Comune di Montescudaio. Frazione il Fiorino – Scala 1:2.000 - Tavola 11.6 – Uso del piano terra e uso del suolo. Comune di Guardistallo capoluogo e frazione Casino di Terra – Scala 1:2.000

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- Tavola 12 – Servizi attività ricettive e produttive – Scala 1:10.000 - Relazione del Quadro Conoscitivo - Allegato – Schede Archeologiche

STRATEGIA DELLO SVILUPPO - Tavola 1 – Le risorse valutate secondo le prestazioni - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 2 – Criticità - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 3 – Sottosistemi territoriali - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 4a – Sistemi e sottosistemi funzionali - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 4b – Caratterizzazione agraria del territorio - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Tavola 5 – Le strategie del territorio - Nord e Sud – Scala 1:10.000 - Norme Tecniche di attuazione

4.1.1. Il Quadro Conoscitivo Il Quadro Conoscitivo piuttosto corposo è parte integrante del Piano Strutturale, ed è finalizzato alla conoscenza dettagliata del territorio ed al riconoscimento delle risorse. Esso si articola in diverse sezioni, alle quali corrispondono specifici elaborati di Piano Strutturale, che vengono di seguito elencate:  Gli strumenti di Pianificazione superiore: vengono analizzati e dettagliati il Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana, il Piano Regionale delle Attività Estrattive, il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pisa. Particolare attenzione viene posta all’analisi di quest’ultimo strumento di pianificazione. Il PTC della Provincia di Pisa detta disposizioni specifiche riferite alle componenti ambientali nonché ai sistemi ed alle aree di rilevante pregio. Infatti Le prescrizioni, le direttive e gli indirizzi del piano sono il riferimento essenziale per la formazione e l’adeguamento degli strumenti di pianificazione comunale. Infine le disposizioni del P.T.C. rispetto alle componenti ambientali stabiliscono criteri e parametri per la valutazione delle condizioni alla trasformabilità delle stesse, in particolare quelle che riguardano la tutela idrogeologica del territorio. Il Quadro Conoscitivo del PS analizza inoltre le disposizioni strutturali per le situazioni di fragilità di componenti naturali, cioè quelle disposizioni volte a garantire la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio e che definiscono, inoltre, il grado di trasformabilità delle aree e gli usi compatibili negli ambiti territoriali. Nello specifico vengono descritti ed elencati il sistema vegetazionale, il sistema delle zone agricole e il sistema idraulico. Successivamente vengono analizzati e descritti i sistemi insediativi e nello specifico i nuclei urbani storici e le espansioni urbane consolidate. Infine vengono esaminate le componenti insediative urbane da qualificare suddividendole in espansioni periferiche ina addizione al nucleo storico consolidato e altre espansioni periferiche. L’analisi del PTC si conclude con la disamina delle azioni sovracomunali individuate dal P.T.C. al fine di realizzare una programmazione di interventi che abbia per obiettivo il miglioramento della qualità sociale e ambientale del territorio e che vengono di seguito elencate: - Nel sistema ambientale: Valorizzazione delle risorse ambientali e naturali delle colline Pisane

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Figura 1 - Estratto Tavola 3 – Fasi dello sviluppo urbanistico del Quadro Conoscitivo del PS - Nel Sistema della Qualità Urbana: Carta archeologica della Provincia, Depurazione delle acque superficiali, ammodernamento e rifacimento delle reti fognarie e dei sistemi di depurazione, Circuito del sistema museale e Progetto sui castelli e sulle fortificazioni della Repubblica Pisana Il Quadro Conoscitivo del PS elenca ulteriori progetti che interessano parzialmente il territorio del comprensorio: - L’Ecomuseo dell’Alabastro L’ANPIL del fiume Cecina - L’ ANPIL Giardino, Belora e fiume Cecina - Linea ferroviaria Cecina – Saline di  I vincoli sovraordinati: viene analizzato e dettagliato il sistema dei vincoli, definiti in base alla normativa vigente al momento della redazione del Piano Strutturale, con le relative fasce di rispetto,

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relative ad “oggetti” territoriali generatori di rischio e/o bisognosi di tutela, che devono essere recepite dallo strumento urbanistico. - Testo Unico in materia di beni culturali e ambientali (D.P.R. 490/99). Oltre ai beni tutelati per legge sono elencati gli immobili vincolati per decreto e che sono di seguito elencati: - L'ex Chiesa di S. Giovanni a Castellina (data provvedimento 22/10/1984), - Il Cimitero di Castellina (data provvedimento 08/07/1981) - Le Mura del castello di Montescudaio (data provvedimento 18/11/1978), foto 1 e 2. - Il Cimitero di Montescudaio (data provvedimento 08/07/1981) - La Torre civica di Montescudaio (data provvedimento 18/11/1978), foto 3. - Il Cimitero di Riparbella (data provvedimento 09/07/1981) - Il Cimitero di Guardistallo (data provvedimento 08/07/1981) - Il Teatro Virgilio Marchionneschi di Guardistallo (data provvedimento 20/12/1978). Da considerare come caso a sé stante il Parco archeologico della Belora nel Comune di Riparbella, anch'esso vincolato dallo stesso Testo Unico. - Vincolo idrogeologico: il Regio Decreto 3267/23 indica le disposizioni per sottoporre a vincolo idrogeologico i terreni che “possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque” - Vincolo Cimiteriale: Il rispetto cimiteriale è regolato dal R.D. n. 1265/34 “Testo Unico delle leggi sanitarie”, che all’articolo 338 dispone 200 metri la distanza a cui i cimiteri devono essere collocati dai centri abitati, vietando entro tale fascia, ampliamenti e nuove edificazioni. Il rispetto può essere diminuito sino a 100 metri per i centri abitati sino a 20.000 abitanti e sino a 50 metri per gli altri Comuni. - Elettrodotti: nel territorio dei quattro comuni sono presenti quattro elettrodotti di cui tre sono caratterizzati da un voltaggio di 132 kV ( Livorno -Grosseto; Livorno - ; Terricciola - Cecina/Saline) ed il quarto, l'elettrodotto Rosen-, ha un voltaggio si 380 kV. I due enti gestori TERNA e RFI si occupano rispettivamente degli elettrodotti Terricciola - Cecina/Saline e Rosen – Acciaiolo, Livorno – Grosseto e Livorno - Larderello. - Fasce di rispetto stradale: le fasce di rispetto vengono indicate nel Codice della Strada in base alla classificazione della viabilità. Nel territorio dei quattro comuni sono presenti le seguenti arterie stradali: - Autostrada A11 - SS Aurelia1 - SR 68 Val di Cecina (collega con Volterra) - SR 206 Via Emilia (per Pisa) - SP 13 del Commercio (percorso storico di collegamento con Pisa) - SP 14 di - SP 18 dei 4 Comuni - SP 19 della Camminata (percorso storico consolidato in direzione Volterra) - SP 28 dei 3 Comuni

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- SP 29 di Val di Cecina - SP 33 Castellina - le Badie - SP 48 di Montevaso verso Chianni - SP 57 del Poggetto - SP 60 di Poggiberna - Fasce di rispetto dei pozzi di captazione: ai sensi del D.L. 152/1999 (ex articolo 6 D.P.R. 236/88) la fascia di rispetto introno ai pozzi di prelievo per l’approvvigionamento degli

Figura 2 - Estratto Tavola 4 – Vincoli del Quadro Conoscitivo del PS acquedotti è di 200 metri. - L’ANPIL: Le Aree Naturali Protette di Intere sse Locale - A.N.P.I.L - sono state introdotte dalla legge regionale 49/1995 (Art. 19) che delega ai Comuni o le Comunità montane le funzioni relative alla gestione delle suddette aree, anche in forma associata, direttamente o attraverso la costituzione di aziende speciali. I comuni d'Ambito i cui territori sono in parte inseriti nell'

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A.N.P.I.L sono Riparbella e Montescudaio essendo compreso in esso anche tutto il corso del fiume Cecina e il Parco Archeologico della Belora.  La pianificazione comunale: vengono analizzati e dettagliati gli strumenti urbanistici vigenti al

Figura 3 - Estratto Tavola 5 - Schema PRG vigenti del Quadro Conoscitivo del PS

momento della redazione del Piano Strutturale. - Castellina Marittima: il Comune era dotato di Piano Regolatore Generale (redatto dagli Architetti Giuseppe Milanesi, Roberto Idà e Gilberto Guidi), adottato il 30/9/1986 ed approvato con D.C.R. n. 216 del 5/5/1992. - Guardistallo: il Comune era dotato di Piano Regolatore Generale (redatto dall’architetto Daniele Lotti e dall’ingegnere Massimo Tamberi) adottato con D.C.C. n. 31 del 14/06/1994 e approvato con D.C.R. n. 753 del 30/06/1997.

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- Montescudaio: il Comune era dotato di Piano di Fabbricazione adottato con D.C.C. n. 32/94 e approvato con D.G.R.T. n. 643 del 1997. - Riparbella: il Comune si era dotato di P.R.G. nel 1998, fino a tale data era dotato di P.d.F. al quale avevano fatto seguito numerose varianti, tra cui la più significativa è quella relativa al centro storico effettuata in applicazione della L.R. 59/80, approvata nel 1983 (con una schedatura puntuale effettuata dall’associazione intercomunale 14), ma che non ha avuto grande applicazione a causa della scarsa attività edilizia del Comune. Lo strumento urbanistico, redatto dagli architetti R. Gori e M. Baggiani, è stato adottato con D.C.C. n. 43 del 9/7/93 e ha avuto la sua approvazione definita con D.G.R. 174 del 2 marzo 1998. Il Quadro Conoscitivo esamina inoltre lo stato di attuazione degli strumenti urbanistici dei quattro comuni. Le tabelle seguenti rappresentano l’attuazione dei PRG dei singoli comuni:

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 La demografia: vengono analizzati gli aspetti demografici relativi agli anni tra il 1982 e il 2002. Per ogni comune del comprensorio vengono approfonditi gli aspetti legati alla popolazione residente, alle

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caratteristiche e dinamiche delle famiglie, i saldi naturali e quelli migratori, la struttura per età. Nello capitolo vengono analizzate anche le caratteristiche del patrimonio edilizio in riferimento ai dati pubblicati nei censimenti del 1981, del 1991 e del 2001. L’immagine sottostante è relativa al patrimonio edilizio del Comune di Castellina Marittima al 1991.

 Il fabbisogno residenziale: il Quadro Conoscitivo, partendo dalle metodologie utilizzate per la stima del fabbisogno insediativo relativo alle analisi della “domanda da disagi esistenti”, della “domanda aggiuntiva di alloggi necessari a soddisfare le domande che le famiglie di futura formazione esprimeranno” e della “domanda sociale”, propone i seguenti risultati: - la domanda da disagi esistenti è sostanzialmente risolta (coabitazione e alloggi impropri pari a zero, sovraffollamento in casi ridotti ed oggetto di politiche di sostegno più che politiche quantitative); - la domanda aggiuntiva proviene in misura molto ridotta dalle giovani coppie dei quattro Comuni ed in quantità maggiori dal mercato; la domanda solvibile sul mercato attiene ad un ampio sistema territoriale, ben più vasto dell’ambito e, per le seconde case, è alla scala sovranazionale; - il tema delle politiche sociali di sostegno rimane valido, per ridotte quantità, per casi più che per quantità di rilievo statistico. Un accenno viene rivolto anche al tema delle politiche del riuso finalizzato al miglior utilizzo del patrimonio, senza generare inutili nuove domande e nuovo consumo di suolo.

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 La storia del territorio: il Quadro Conoscitivo ripercorre tutte le vicende storiche che hanno caratterizzato questo territorio partendo dal periodo preistorico – etrusco, passando per l’età romana, per il periodo imperiale e medievale fino ad arrivare al periodo granducale della metà dell’Ottocento.  Il sistema delle acque: vengono analizzati i seguenti aspetti: - Le acque superficiali: reticolo idrografico principale (Fiume Cecina e il Torrente Sterza) e qualità delle acque superficiali; - Le acque sotterranee: pozzi pubblici, sorgenti e pozzi privati; - I consumi e i fabbisogni: bilancio idrico e disponibilità idrica; - Le reti idriche: la rete acquedottistica, la rete fognaria; - Gli impianti di depurazione: la depurazione delle acque reflue;

Figura 4 - Quadro Conoscitivo del PS coordinato – Comune di Castellina Marittima

Figura 5 - Quadro Conoscitivo del PS coordinato – Comune di Riparbella

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Figura 6 - Quadro Conoscitivo del PS coordinato – Comune di Montescudaio

Figura 7 - Quadro Conoscitivo del PS coordinato – Comune di Guardistallo

 Il sistema suolo e sottosuolo: il Quadro Conoscitivo raccoglie in questo capitolo le risorse legate alle caratteristiche geologiche e idrologiche, alle componenti vegetali e di uso del suolo. Le informazioni sono suddivise secondo la seguente articolazione: - Geologia e geomorfologia che si articola in geologia, geomorfologia, litotecnica e pericolosità geomorfologica; - Idrologia che si articola in reticolo idrografico, rischio idraulico, pericolosità idraulica, carta della pericolosità idraulica ai sensi del PTC, carta della pericolosità idraulica ai sensi del PIT e ambiti di salvaguardia per il rischio idraulico; - Sistema vegetazionale che si articola in inventario forestale, vegetazione ripariale, aree verdi attrezzate, Il Giardino, Naturalità del paesaggio – Indice di boscosità, modalità di intervento riferite alle condizioni delle cenosi, elementi di criticità generali e obiettivi auspicabili;

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- Uso del suolo che si articola in Atlante territoriale ed urbano – Metodologia e uso del suolo in ambiente extra urbano

Figura 8 - Estratto Tavola 10 – Uso del suolo del Quadro Conoscitivo del PS

 L’aria, il rumore, le radiazioni non ionizzanti e i rifiuti: il Quadro Conoscitivo analizza le singole componenti utilizzando i dati disponibili presenti.

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- Il sistema aria viene analizzato utilizzando i dati messi a disposizione dall'Inventario regionale delle emissioni in aria ambiente, elaborato dalla Regione Toscana con riferimento all'anno 1995.

Figura 9 – Le sostanze analizzate sono: il monossido di carbonio (CO), i composti organici volatili (COV), gli ossidi di azoto (NOX), il materiale particolato solido fine (PM 10) e gli ossidi di zolfo (SO X)

- Il rumore: vengono descritti gli elementi principali per la redazione di un piano del rumore finalizzato all’individuazione della classificazione del territorio comunale. Il Quadro Conoscitivo evidenzia, per questo aspetto, che i comuni di Castellina, Guardistallo, Montescudaio e Riparbella non hanno un Piano di zonizzazione acustica vigente, ma sono dotati di uno progetto di zonizzazione redatto nel dicembre 2001 dal Gruppo Enel Erga in collaborazione con i tecnici dei comuni interessati. - L’inquinamento elettromagnetico e le radiazioni non ionizzanti: vengono descritte le caratteristiche di questi due elementi in riferimento alla normativa nazionale. - I rifiuti: in questa corposa sezione vengono ripercorsi tutti quegli elementi che concorrono alla definizione e gestione del ciclo dei rifiuti. La sezione analizza nello specifico, per i comuni dell’ambito: - La produzione di rifiuti urbani; - La raccolta differenziata - La produzione di rifiuti speciali; - I servizi di igiene urbana - Gli impianti di stoccaggio, trattamento e smaltimento

 La partecipazione: questo capitolo descrive il percorso partecipativo relativo alla formazione del Piano Strutturale elencando gli incontri svolti sia con la cittadinanza che con le scuole.

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Figura 10 - Estratto Tavola 12 – Servizi, attività ricettive e produttive del Quadro Conoscitivo del PS

4.1.2. La struttura e gli obiettivi del Piano Strutturale coordinato Lo Statuto del Territorio del Piano Strutturale coordinato si struttura con l’articolazione dei connotati territoriali ed di alcune regole fondamentali attraverso l’individuazione di:  due sottosistemi territoriali che coprono tutto il territorio d’ambito, il sottosistema territoriale della Pianura (T.P.) e il sottosistema territoriale della Collina (T.C.);  quattro sistemi funzionali trasversali ai sottosistemi territoriali così caratterizzati: il sistema funzionale insediativo, il sistema funzionale ambientale, il sistema funzionale delle attività estrattive, il sistema funzionale infrastrutturale e tecnologico;  invarianti strutturali quali il fiume Cecina, le aree boscate e le formazioni ripariali, le sorgenti, gli edifici di riconosciuto valore storico testimoniale, il sistema delle fortificazioni urbane di PDF create di crinale, il

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sistema delle pievi e dei tabernacoli, la struttura agraria consolidata, le aree archeologiche, le alberature in filare, la maglia dei percorsi storici, i coni visivi;  lo stato delle risorse essenziali del territorio d’ambito.

4.1.2.1. I sottosistemi territoriali I sottosistemi territoriali indicano gli obiettivi e le disposizioni generali strategiche; attraverso i sistemi funzionali, che si articolano in sottosistemi, il P.S. indica gli obiettivi e le politiche peculiari di ogni settore territoriale. Di seguito si riportano i due sottosistemi territoriali per i quali vengono indicati gli obiettivi e descritti le invarianti: 1) Sottosistema territoriale della Pianura (T.P.): Il sottosistema comprende l’ambito della pianura alluvionale del fiume Cecina con i suoi maggiori affluenti, il Linaglia, l’Acquerta e lo Sterza. L’ambito e interessato, inoltre, dall’ANPIL del Fiume Cecina.

Figura 11 - Estratto Tavola 1 – Statuto “Le risorse valutate secondo le prestazioni” del PS

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Gli obiettivi per questo sottosistema sono relativi alla tutela e valorizzazione delle caratteristiche geomorfologiche e culturali dell’ambito di pianura del fiume Cecina, alla valorizzazione dei percorsi tematici di tipo culturale e naturalistico ambientale e alla tutela e valorizzazione degli edifici e dei

Figura 12 - Estratto Tavola 3 – Sottosistemi territoriali del PS

manufatti d’interesse testimoniale storico-ambientale. Le invarianti di questo sistema, oltre a quelle indicate nella tavola dello Statuto nr. 1 “Le risorse valutate secondo le prestazioni”, riguardano tutte le discipline di conservazione, tutela e valorizzazione delle risorse del territorio come emergenti all’interno dei sistemi e sottosistemi. E’ opportuno ricordare, quali elementi statutari del territorio per il loro alto valore ambientale, storico, culturale ed economico, gli ambiti boscati, la vegetazione di ripa, gli alberi in filare, il corso del fiume Cecina e la maglia della rete idrografica minore, così come il patrimonio edilizio esistente con valore storico-testimoniale. Sono inoltre da considerarsi invarianti strutturali tutti gli elementi paesaggistici ed agroambientali presenti anche

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all’interno delle UTOE ed ai margini degli abitati, anche se non espressamente perimetrati nella relativa tavola di PS, riguardanti gli assetti vegetazionali di alto fusto anche isolati o di limitate dimensioni, gli oliveti e vigneti specializzati, i crinali e vedute paesaggistiche, gli ambiti connotati da forti pendii e ambiti di rispetto panoramico intorno ai centri storici.

2) Sottosistema territoriale della Collina (T.C.): Il sottosistema comprende la gran parte del territorio d’ambito con l’esclusione del sottosistema della pianura. Si caratterizza per i connotati simili degli ambiti della prima collina. Vi troviamo aree destinate all’attività agricola, aree con copertura forestale di pregio e caratteristica ed i capoluoghi. Il territorio si caratterizza appunto per la presenza di edificato sparso anche di pregio e di valore storico ambientale, si connota per la frammentazione fondiaria con interessanti colture tradizionali quali la vite e l’ulivo, con una pluralità di insediamenti sparsi e funzioni insediate, di interesse paesaggistico. Una serie di edifici ed insediamenti agrari presentano caratteri di interesse per il valore di testimonianza della cultura agricola. Gli obiettivi per questo sottosistema sono la valorizzazione ed il potenziamento dell’attività agraria e delle attività collegate, favorendo l’integrazione con attività compatibili, la tutela e le valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio agrario, l’uso collettivo della risorsa ambientale mediante l’integrazione con i percorsi del tempo libero, il recupero ed il pieno utilizzo del patrimonio edilizio esistente, la tutela e valorizzazione dei percorsi; la tutela e valorizzazione degli edifici e manufatti d’interesse storico- testimoniale, il potenziamento e la valorizzazione delle attività agricole nel loro insieme, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio agrario ed infine il potenziamento e la valorizzazione delle attività agricole e pastorali. Le invarianti di questo sistema, oltre a quelle indicate nella tavola dello Statuto nr. 1 “Le risorse valutate secondo le prestazioni”, riguardano tutte le discipline di conservazione, tutela e valorizzazione delle risorse del territorio come emergenti all’interno dei sistemi e sottosistemi. Tra questi sono da ricordare quali elementi statutari del territorio per il loro alto valore ambientale, storico, culturale ed economico, gli ambiti boscati, la vegetazione di ripa, gli alberi in filare, il corso del fiume Cecina e la maglia della rete idrografica minore, così come il patrimonio edilizio esistente con valore storico testimoniale. Sono inoltre da considerarsi invarianti strutturali tutti gli elementi paesaggistici ed agroambientali presenti anche all’interno delle UTOE ed ai margini degli abitati, anche se non espressamente perimetrati nella relativa tavola di PS, riguardanti gli assetti vegetazionali di alto fusto anche isolati o di limitate dimensioni, gli oliveti e vigneti specializzati, i crinali e vedute paesaggistiche, gli ambiti connotati da forti pendii e ambiti di rispetto panoramico intorno ai centri storici.

4.1.2.2. I sottosistemi funzionali Il Piano Strutturale coordinato individua i seguenti sottosistemi funzionali 1) Sottosistema funzionale insediativo a prevalente destinazione residenziale (S.F.I.R.): Il sottosistema è composto da ambiti insediati consolidati quali i capoluoghi e da ambiti da consolidare. Sono inoltre previsti, al di fuori della UTOE del nucleo antico, nuovi interventi di rilevanza urbanistica, al fine di soddisfare i fabbisogni di spazi per la residenza, per le attività urbane e produttive definendo

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luoghi ed aree pubbliche. Sono comprese anche le frazioni. Il sottosistema comprende le aree da destinare agli insediamenti di completamento urbanistico, integrate al potenziamento della dotazione di aree per servizi ed attrezzature. Comprende gli insediamenti storici di crinale (i capoluoghi) con le

Figura 13 - Estratto Tavola 4 – Sistemi e sottosistemi funzionali del PS

relative addizioni recenti. Gli obiettivi del presente sottosistema riguardano la riqualificazione dei nuclei storici e delle relative aree di pertinenza paesistica, l’integrazione delle addizioni recenti con i nuclei storici, attraverso la qualificazione dei percorsi e degli spazi pubblici, la qualificazione ed il consolidamento dei servizi pubblici e generali, la qualificazione delle funzioni insediate, con particolare riguardo a servizi, attività urbane e produttive, la realizzazione delle edificazioni finalizzate agli obiettivi di integrazione delle addizioni, della acquisizione di aree pubbliche, della realizzazione di significativi spazi pubblici, del soddisfacimento dei fabbisogni, la tutela e valorizzazione degli edifici e manufatti d’interesse storico –

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testimoniale, la tutela e la valorizzazione del tessuto agricolo rispettandone il valore paesaggistico soprattutto nell’inserimento dei nuovi interventi, la realizzazione degli interventi infrastrutturali che favoriscano la diminuzione dei flussi di attraversamento e l’articolazione dei punti di sosta in luoghi che non inducano traffico interno, il recupero ed il pieno utilizzo del patrimonio edilizio esistente, l’adeguamento degli spazi alle attività insediate compatibili. Gli elementi che costituiscono invarianti strutturali sono indicati nella tavola dello Statuto n. 1 “Le risorse valutate secondo le prestazioni”. Tra questi sono da ricordare come elementi di fondamentale importanza, il patrimonio edilizio esistente con valore storico testimoniale, il tessuto agricolo con ruolo di interesse paesaggistico, quali oliveti, vigneti, formazioni arboree lineari o puntuali così come i coni visivi panoramici.

2) Sottosistema funzionale insediativo a prevalente destinazione produttiva (S.F.I.P.): Il sottosistema detta obiettivi generali per le Attività produttive, le Attività urbane ed i servizi relativi. Tali attività sono rilevanti per l’evoluzione del settore economico ed il loro sviluppo integrato e considerato obiettivo generale del piano. Gli obiettivi del presente sottosistema sono relativi a utilizzare al meglio le aree messe a disposizione dal piano per le attività produttive a migliorare l’integrazione delle attività al fine di fornire un “prodotto” più completo, a favorire l’azione integrata tra soggetti pubblici e privati, consentendo, nel rispetto dei poteri e dei ruoli, l’espletamento di sinergie, a promuovere il massimo utilizzo degli impianti a promuovere l’impianto di nuove attività negli spazi attrezzati, alla tutela e la valorizzazione del tessuto agricolo esistente rispettandone il valore paesaggistico soprattutto nell’inserimento dei nuovi interventi.

3) Sottosistema funzionale ambientale delle aree boscate e della vegetazione di ripa (S.F.A.B): comprende le aree con copertura arborea e le formazioni di vegetazione di ripa tipica dei corsi d’acqua e dei torrenti. Le aree boscate presenti sul territorio insieme alle radure ad esse correlate e la vegetazione di ripa si caratterizzano per una maglia fitta di diffusione e costituiscono un ambito omogeneo e ricco di div ersità biologica; queste aree si connotano come corridoi ecologici che permettono il passaggio e la vita di specie diverse, per il loro indubbio valore paesaggistico ambientale. Gli obiettivi del presente sottosistema sono relativi alla tutela e alla valorizzazione delle aree boscate, della vegetazione di ripa e del paesaggio naturale con i suoi elementi di peculiarità e valenza ambientale, al il potenziamento e la valorizzazione delle attività agricole, la coltivazione del bosco, all’uso collettivo della risorsa ambientale mediante l’integrazione con i percorsi del tempo libero, alla tutela e valorizzazione degli ambiti e dei percorsi;

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Figura 14 - Estratto Tavola 4b – Caratterizzazione economico agraria del territorio del PS

4) Sottosistema funzionale ambientale delle aree ad alta valenza ambientale (S.F.A.V): comprende le aree del territorio d’ambito che si distinguono per il loro valore ambientale. Sono sostanzialmente tre aree: il Bosco della Lecciarella a nord dell’abitato di Castellina Marittima, il territorio compreso nell’ANPIL del Giardino e del Fiume Cecina ricadente nel comune di Riparbella e Montescudaio ed il Bosco dello Scornabecchi di proprietà demaniale interamente compresa nel comune di Montescudaio. Gli obiettivi del presente sottosistema sono relativi alla tutela e alla valorizzazione delle aree boscate e della vegetazione arbustiva per consolidare la presenza di fauna diversificata e valorizzare il paesaggio con i sui elementi di connotato fondamentali, alla la bonifica delle aree inquinate o il monitoraggio delle opere di bonifica ambientale, al il potenziamento della risorsa ambientale attraverso indagini specifiche e l’attivazione di circuiti legati all’educazione ambientale, all’uso collettivo della risorsa ambientale e territoriale mediante l’integrazione con la rete dei percorsi per il tempo libero, al potenziamento dell’attività di servizio del Centro di educazione ambientale;

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5) Sottosistema funzionale ambientale agricolo (S.F.A.A.): comprende gli ambiti collinari a maggiore frammentazione fondiaria, interessati dalle colture tradizionali della vite e dell’ulivo, con pluralità di insediamenti sparsi e funzioni insediate, di interesse paesaggistico. Il sottosistema comprende cinque ambiti, derivanti da una analisi di caratterizzazione economico-agraria del territorio. I cinque ambiti individuati sulla tavola 4b “Caratterizzazione economico agraria del territorio” saranno oggetto di particolari norme di dettaglio in sede di R.U. e sono così definiti: 1. Aree ad economia agricola debole contigua agli aggregati urbani 2. Aree ad economia agricola debole determinata dall’influenza urbana 3. Aree marginali ad economia debole 4. Aree ad economia sviluppata estensiva 5. Aree ad agricoltura intensiva o specializzata Gli obiettivi del presente sottosistema sono relativi alla valorizzazione ed al potenziamento dell’attività agraria e delle attività collegate, favorendo l’integrazione con attività compatibili, anche attraverso una maggior dotazione di servizi, alla tutela e le valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio agrario, all’uso collettivo della risorsa ambientale mediante l’integrazione con i percorsi del tempo libero, al recupero ed il pieno utilizzo del patrimonio edilizio esistente, al la tutela e valorizzazione dei percorsi, alla tutela e valorizzazione degli edifici e manufatti d’interesse storico - testimoniale.

6) Sottosistema funzionale ambientale agricolo produttivo (S.F.A.P.): comprende quegli ambiti territoriali che sono risultati essere destinati esclusivamente all’attività agricola con un livello discreto di produttività per colture che principalmente risultano essere olivo e vite oltre che cerealicola. L’articolazione è relativa alle maggiori aziende ed alle aree da tutelare per le attività agricole di pregio. Tale sottosistema presenta un’economia agricola sviluppata con prevalente presenza di colture intensive o specializzate, svolgendo un ruolo fondamentale per il mantenimento e lo sviluppo del paesaggio rurale quindi rientra nella categoria 5 della caratterizzazione economico agraria come area ad agricoltura intensiva e/o specializzata. Gli obiettivi del presente sottosistema sono relativi al potenziamento e la valorizzazione delle attività agricole nel loro insieme, alla tutela e le valorizzazione del territorio e del paesaggio agricolo di pianura e di collina, al potenziamento e la valorizzazione delle attività agricole e pastorali, alla tutela e la valorizzazione e del paesaggio naturale, all’uso collettivo della risorsa ambientale mediante l’integrazione con i percorsi del tempo libero, al recupero ed il pieno utilizzo del patrimonio edilizio esistente, alla tutela e valorizzazione dei percorsi, alla tutela e al mantenimento della rete idrografica minore, alla tutela e valorizzazione degli edifici e manufatti d’interesse storico - testimoniale.

7) Sottosistema funzionale delle attività estrattive (S.F.A.E.): comprende gli ambiti indicati dalla programmazione di settore vigente, i giacimenti per le attività estrattive del Piano Regionale delle Attività Estrattive 1995 secondo le varianti approvati dai Comuni: Castellina Marittima CC n. 42 del 1998, Guardistallo ha recepito la perimetrazione PRAE, Montescudaio CC n. 3 del 27-02-1997, Riparbella CC 18-11-1997. I perimetri riportati sono frutto dell’interpretazione di altri sistemi cartografici, riportati sulla nuova Carta Tecnica Regionale digitale.

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8) Sottosistema funzionale infrastrutturale e tecnologico della rete fognante: questo sottosistema funzionale raccoglie tutta la rete di raccolta delle acque reflue in dotazione all’ambito territoriale del P.S. comprensiva degli impianti di depurazione valutati secondo la loro efficienza depurativa. Il sottosistema presenta deficit di efficienza sia per quanto riguarda la rete di distribuzione che gli impianti puntuali di depurazione. Gli obiettivi del presente sottosistema sono relativi alla dotazione di impianti di depurazione efficienti e calibrati rispetto alla quantità di abitanti insediati, all’ampliamento della rete di raccolta delle acque reflue, alla promozione di politiche alternative nel territorio d’ambito che siano improntate al risparmio idrico e alla conoscenza e diffusione di pratiche ecologicamente più sostenibili al fine di ridurre il consumo di risorse essenziali e alla promozione di criteri progettuali volti alla salvaguardia della risorsa.

9) Sottosistema funzionale infrastrutturale e tecnologico della rete idrica: Questo sottosistema funzionale raccoglie tutta la rete d’acquedotto in dotazione all’ambito territoriale del P.S. comprensiva dei depositi di sollevamento, comprensiva degli interventi di settore previsti dalla programmazione specifica sulla base delle indicazioni di ATO 5 e dell’ente gestore. Gli obiettivi del presente sottosistema sono relativi alla realizzazione degli obiettivi previsti dal piano di programmazione territoriale previsto da ATO 5, all’ampliamento della rete d’acquedotto, alla promozione di politiche alternative nel territorio d’ambito che siano improntate al risparmio idrico e alla conoscenza e diffusione di pratiche ecologicamente più sostenibili al fine di ridurre il consumo di questa particolare risorsa essenziale, al monitoraggio dello stato della rete al fine di evitare pericoli per la salute pubblica e alla promozione di criteri progettuali volti alla salvaguardia della risorsa.

10) Sottosistema funzionale infrastrutturale e tecnologico della rete stradale e ferroviaria: sono comprese le infrastrutture lineari di collegamento come: le autostrade, le strade statali, le strade provinciali, le strade comunali e le strade vicinali asservite all’uso pubblico, la ferrovia e la viabilità di progetto. Gli obiettivi del presente sottosistema sono relativi all’adeguamento della rete stradale di collegamento alle reali esigenze, al potenziamento dei collegamenti principali, alla razionalizzazione dei flussi di traffico attraverso interventi compatibili con le caratteristiche territoriali e all’incremento della sicurezza.

11) Sottosistema funzionale infrastrutturale e tecnologico della rete del gas, elettrodotti e ponti radio: il sottosistema comprende tutte le infrastrutture espressamente legate al servizio di distribuzione del gas, quindi la rete territoriale del metanodotto, oltre alle infrastrutture collegate alla grande distribuzione di energia elettrica (elettrodotti a varia intensità) e alle infrastrutture puntuali della telefonia mobile e dei nuovi sistemi tecnologici. Gli obiettivi del presente sottosistema sono relativi all’ampliamento della rete di distribuzione, la promozione di politiche energetiche alternative nel territorio d’ambito che siano improntate al risparmio energetico e alla conoscenza e diffusione di pratiche alternative per il riscaldamento interno degli edifici, per il riscaldamento dell’acqua, per l’illuminazione degli ambienti, alla collaborazione con gli enti gestori al fine di condividere la programmazione di settore sul territorio e all’incremento della sicurezza.

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4.1.2.3. Le UTOE Le Unità Territoriali Organiche Elementari - UTOE sono ambiti identificati sulla base di relazioni funzionali e assetti morfologici consolidati entro i quali si programmano, si attuano e si controllano coerentemente ai principi generali del piano strutturale, e per soddisfarne gli obiettivi, le azioni ammissibili e attese ed i loro effetti secondo le specifiche dettate dagli atti operativi e gestionali. Le UTOE sono trasversali ai sistemi e sottosistemi e individuano ambiti organici di riferimento per le strategie di sviluppo. Il perimetro delle UTOE contiene, con particolare riferimento a quelle il cui perimetro risulta essere abbastanza ampio, sia ambiti soggetti a trasformazione sia ambiti agricoli o paesaggistici di pregio circostanti alle aree potenzialmente soggette ad interventi insediativi e/o infrastrutturali. Le UTOE sono state individuate per ognuno dei comuni dell’ambito territoriale: 1) CASTELLINA MARITTIMA: - U.T.O.E. C.01 - Nucleo antico. Comprende tutta l’area posta all’interno dell’attuale centro storico.

Figura 16 - Estratto Tavola 5 – Le strategie del territorio del PS – Comune di Castellina Marittima

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- U.T.O.E. C.02 - Addizioni. E’ caratterizzata dalla presenza di un’edificazione più recente rispetto a quella del nucleo antico del capoluogo. Comprende aree completamente urbanizzate ed edificate esterne all’attuale centro storico ed aree, seppur parzialmente urbanizzate, ancora da edificare ma in posizione adiacente a quelle già costruite.

Figura 17 - Estratto Tavola 5 – Le strategie del territorio del PS – Comune di Castellina Marittima

- U.T.O.E. C.03 – Periurbano. E’ caratterizzata dalla notevole frammentazione della proprietà fondiaria e dalla presenza di orti ed annessi per il ricovero degli attrezzi da lavoro, spesso realizzati con materiale precario. - U.T.O.E. C.04 - Le Badie. E’ caratterizzata da un tessuto urbano costituito, in massima parte, dagli antichi agglomerati rurali attorno ai quali si sono costruiti nuovi gli edifici in epoca recente.

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- U.T.O.E. C.05 - Le Badie. E’ caratterizzata dalla presenza di numerose attività artigianali di recente insediamento. - U.T.O.E. C.06 - Malandrone. E’ caratterizzata dalla presenza di numerose attività artigianali: alcune insediate da molto tempo ed molte di recente insediamento. La presenza, nelle immediate vicinanze, di arterie viarie di primaria importanza, con flussi di traffico veicolare a carattere regionale e nazionale, ne hanno favorito lo sviluppo e ne possono consentire la qualificazione. - U.T.O.E. C.07 - Crossodromo. E’ caratterizzata dalla presenza di una pista per gli allenamenti e le manifestazioni amatoriali di motocross. - U.T.O.E. C.08 - San Girolamo. E’ caratterizzata dalla presenza di attività artigianali e industriali in attività e di vecchi opifici non più utilizzati da bonificare e recuperare. - U.T.O.E. C.09 - Knauf. E’ caratterizzata dalla presenza di un’importante attività. - U.T.O.E. C.10 - Lecciarella. Comprende un’ampia area boscata, ubicata a ridosso del capoluogo, caratterizzata dalla presenza di numerose essenze arboree ed arbustifere tra le quali spiccano il cerro ed il leccio e da una fauna minore costituta da numerose specie animali. - U.T.O.E. C.11 - . E’ caratterizzata dalla presenza di un’importante azienda agricola produttrice, tra l’altro, di pregiati vini apprezzati sul mercato mondiale. È compreso all’interno dell’ U.T.O.E. un antico borgo rurale destinato alle abitazioni degli addetti dell’azienda, agli uffici, alle cantine ed alle rimesse. È presente anche una chiesetta, ancora consacrata. - U.T.O.E. C.12 - Poggio Iberna. E’ caratterizzata dalla presenza di un vecchio salumificio, non più attivo ormai da molti anni, con volumetrie di varia natura e consistenza da bonificare e recuperare. - U.T.O.E. C.13 – Agrifoglio. E’ caratterizzata dalla presenza di una struttura turistico ricettiva, finalizzata alla ristorazione, presente da numerosi anni e recentemente ristrutturata e potenziata.

La tabella sottostante riporta il dimensionamento per il territorio comunale di Castellina Marittima:

NOTE

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*1 - il numero degli abitanti insediabili è calcolato tenendo conto della dimensione dell’alloggio tipo fissata in mc. 300 e della composizione del nucleo familiare tipo (2,3 persone) *2 - destinato esclusivamente ad attività urbane; *3 - il posto letto è dimensionato in mq. 25 slp comprensivo della quota parte servizi oltre ai servizi complementari fino ad un massimo di mq. 35 slp . *4 - I 90 posti letto indicati derivano dal residuo del vecchio strumento urbanistico *5 - I nuovi abitanti insediabili nel recupero saranno definiti attraverso una dettagliata schedatura in sede di RU nel limite massimo del 20% del totale insediabile fermo restando il dimensionamento del PS.

2) GUARDISTALLO: - U.T.O.E. G.01 - Nucleo antico.

Figura 18 - Estratto Tavola 5 – Le strategie del territorio del PS – Comune di Guardistallo

- U.T.O.E. G.02 - Addizioni. - U.T.O.E. G.03 - Casino di Terra

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- U.T.O.E. G.04 - Tabaccaia - U.T.O.E. G.05 - Fattoria il Ricrio - U.T.O.E. G.06 - Le Cerretelle - U.T.O.E. G.07 - Il Paradiso - U.T.O.E. G.08 - Il Borgo

La tabella sottostante riporta il dimensionamento per il territorio comunale di Guardistallo:

NOTE *1- il numero degli abitanti insediabili è calcolato tenendo conto della dimensione dell’alloggio tipo fissata in mc. 300 e della composizione del nucleo familiare tipo (2,3 persone) *2 - il posto letto è dimensionato in mq. 25 slp comprensivo della quota parte servizi oltre ai servizi complementari fino ad un massimo di mq. 35 slp. *3 - il RU potrà prevedere lo spostamento fino ad un massimo del 40% della SLP del fabbricato ex pastificio; *4 - di cui 90 per 30 piazzole per campeggio; *5 - l’incremento è riferito all’attuale proprietà Paparelli.

3) MONTESCUDAIO: - U.T.O.E. M.01 - Nucleo antico. Contiene sia il nucleo di edifici più antichi del centro abitato, sia porzioni di terreno inedificato circostante, che dovranno essere utilizzati, nel rispetto delle “regole di intervento”, per il raggiungimento degli “obbiettivi” indicati al punto successivo. L’impianto urbanistico è medioevale, con fabbricati privi di caratteri monumentali o architettonici di pregio, ma importanti per il loro valore di documentazione storica. Il nucleo più antico, denominato usualmente “Il Castello”, si è formato intono ad un monastero Benedettino fondato nel 1091: è caratterizzato dalla piazza del “Castello” con le sue mura e la torretta di guardia di fronte alla chiesa e dalla torre dell’orologio a fianco alla canonica. Edifici di epoca settecentesca ed ottocentesca, che mantengono caratteristiche architettoniche e tipologiche specifiche della propria epoca, rappresentano la testimonianza storica delle fasi di sviluppo urbanistico. La piazza del castello è stata liberata dalle superfetazioni edilizie nel dopoguerra e rappresenta un fondamentale punto panoramico nel cuore del paese antico. Come perimetro dell’UTOE è stato scelto quello che individuava il centro abitato nel 1956, periodo dopo il quale hanno cominciato le espansioni edilizie al contorno. L’UTOE comprende anche l’area scoperta racchiusa tra via Vittorio Veneto, piazza Gherardini, Via delle Fontanelle e la strada Provinciale dei tre Comuni. Questa area per la sua posizione baricentrica è destinata ad essere utilizzata per il

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Figura 19 - Estratto Tavola 5 – Le strategie del territorio del PS – Comune di Montescudaio raggiungimento degli obbiettivi precisati al punto successivo ed è stata inserita nel “Nucleo Antico” per far si ché i previsti interventi residenziali siano condizionati da apposite regole di tutela ambientale. Obiettivo principale del RU sarà individuare e incrementare il patrimonio di aree ed immobili destinati all’uso pubblico ed il mantenimento dei luoghi di valenza sociale e culturale. - U.T.O.E. M.02 - Addizioni. Il perimetro dell’UTOE comprende non solo il nuovo tessuto propriamente urbanizzato realizzato dagli anni ’60 in poi in ampliamento del cosiddetto “Centro storico” (coincidente con l’UTOE M.01 di cui al punto precedente), ma comprende anche tutti gli insediamenti residenziali e turistico ricettivi che nel tempo sono stati realizzati in un “intorno” ritenuto congruente per distanza dal centro, per consistenza edilizia e omogeneità tipologica . Tale perimetro non vuole rappresentare il futuro sviluppo del sistema insediativo del capoluogo, ma il limite estremo entro il quale i prossimi Regolamenti Urbanistici indicheranno l’ubicazione dei comparti di nuova edificazione dove insediare

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gli abitanti previsti dal dimensionamento del Piano Strutturale. Oltre tale perimetro si sconfina nel territorio aperto. - U.T.O.E. M.03 - Poggio Gagliardo. Coincide con l’area destinata ad attività produttive, la vecchia zona D, nel P.d.F. previgente. La sua collocazione è conseguente alla prossimità con la grande viabilità di scorrimento (Variante Aurelia).

Figura 20 - Estratto Tavola 5 – Le strategie del territorio del PS – Comune di Montescudaio

- U.T.O.E. M.04 - Insediamento produttivo sulla S.P. Val di Cecina. Lungo la strada Provinciale n. 29 “della Val di Cecina”, detta anche “dei gorili”, esiste un complesso produttivo che prende il nome (ex solai omnia bausta) dallo stabilimento di produzione di solai latero-cementizi tipo “Bausta” che la LaterItalia ha prodotto nella zona fino alla cessazione dell’attività (primi anni 90). - U.T.O.E. M.05 - Fiorino. Possiede le caratteristiche architettoniche tipiche degli agglomerati urbani nati in modo disorganico negli anni 60 e 70. E’ in qualche modo assimilabile all’UTOE M.02, cioè le

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addizioni di Montescudaio Capoluogo, ma con caratteristiche di maggiore degrado architettonico e distributivo. - U.T.O.E. M.06 - Insediamenti lineari lungo la S.P. Val di Cecina. Lungo la strada Provinciale n° 29 “della Val di Cecina”, detta anche “dei gorili”, esiste un tessuto urbano lineare costituito da case rurali, edifici di civile abitazione, attività urbane, ecc… che si susseguono in modo disorganizzato in quanto sono nate in modo spontaneo, in tempi molto lunghi (certamente oltre 80 anni), senza un piano urbanistico di riferimento. - U.T.O.E. M.07 - Fattoria Casal Giustri. Si tratta di un nucleo edilizio in territorio aperto di consistenza e importanza tale da essere considerato UTOE. Nel precedente strumento urbanistico era già stato classificato come sottozona A2, cioè assimilato a Centro Storico, per il suo carattere di documento della culturale locale. - U.T.O.E. M.08 - Poggio Fedeli. Si tratta di un area in territorio aperto a prevalente (non esclusiva) funzione agricola, ma immediatamente a ridosso dell’UTOE M.02 (Addizioni). - U.T.O.E. M.09 – Depuratore. Individua la posizione del nuovo impianto di depurazione consortile che dovrà servire sia l’abitato di Montescudaio che quello di Guardistallo. La sua posizione discende da considerazioni svolte nel progetto preliminare (già approvato dalla P.A.) che attengono sia alla

Figura 21 - Estratto Tavola 5 – Le strategie del territorio del PS – Comune di Montescudaio

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notevole quantità di scarichi che riesce a raccogliere, sia alla sua scarsa visibilità dai percorsi di interesse panoramico della zona. - U.T.O.E. M.10 - Scornabecchi. Si tratta di un poggio collinare di proprietà pubblica, coperto da bosco di notevole pregio ambientale e come tale rappresenta una risorsa essenziale del territorio comunale. - U.T.O.E. M.11 - Fiume Cecina. Al suo interno sono comprese le aree facenti parte dell’A.N.P.I.L. Fiume - U.T.O.E. M.12 - Santa Perpetua/Pianetto. Anche in questo caso si tratta di un nucleo edilizio in territorio aperto di consistenza e importanza tale da essere classificato UTOE. Il complesso è già stato trasformato in struttura ricettiva destinata al turismo rurale e risulta in attività da ormai due anni. Il P.S. conferma la destinazione d’uso e consente un ampliamento dell’attività turistico-ricettiva, rendendo ammissibile la nuova costruzione di ulteriori superfici, nei limiti indicati al successivo art. 36 “dimensiomento”. - U.T.O.E. M.13 - Salumificio. Individua un complesso edilizio appositamente costruito per ospitare l’attività del salumificio “Sandri”. Si tratta di un’attività artigianale “storica”, nel senso che rappresenta una realtà produttiva di notevole interesse da un punto di vista occupazionale e di prestigio per la comunità di Montescudaio. L’attività e stata trasferita nel sito individuato dall’UTOE M.13 negli anni 90, in quanto il precedente stabilimento, posto in prossimità del centro abitato, non rispondeva più ai requisiti igienico-sanitari imposti dalle normative europee di settore. - U.T.O.E. M.14 - Camping Montescudaio. La dimensione e importanza in termini di presenze turistiche legate al campeggio “Camping Montescudaio” e tale da giustificare l’individuazione di un’apposita UTOE. E’ posto lungo la Provinciale del Poggetto, che da Poggio Gagliardo porta al Comune di Guardistallo, si estende su oltre 10 ettari di area boscata e rappresenta da molti anni un riferimento importante per il turismo itinerante straniero della Val di Cecina.

La tabella sottostante riporta il dimensionamento per il territorio comunale di Montescudaio.

NOTE *1 - il numero degli abitanti insediabili è calcolato tenendo conto della dimensione dell’alloggio tipo fissata in mc. 300 e della composizione del nucleo familiare tipo (2,3 persone)

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*2 - il posto letto è dimensionato in mq. 25 slp comprensivo della quota parte servizi oltre ai servizi complementari fino ad un massimo di mq. 35 slp.

4) RIPARBELLA: - U.T.O.E. R.01 - Nucleo antico. E’ caratterizzata dal nucleo di edifici più antichi del centro abitato; il più antico di essi è denominato “La Fattoria” ed è posto sulla piazza principale; da esso in modo contiguo è avvenuto lo sviluppo sul crinale ad attorno alla piazza stessa; detto edificio, origine della comunità di Riparbella pur essendo in cattivo stato di manutenzione conserva ancora le caratteristiche storico architettoniche dell’epoca a cui risale. Prospiciente la piazza, che all’attualità costituisce uno slargo della carreggiata della S.P. 13 del Commercio, vi si trovano anche il Palazzo Civico con la torre dell’orologio ed altri significativi edifici che analogamente a “La Fattoria” mantengono caratteristiche architettoniche e tipologiche specifiche della propria epoca a testimonianza storica delle fasi di sviluppo urbanistico. Le stesse peculiarità, per caratteristiche diverse in base all’epoca di origine, si ritrovano all’interno di tutta l’U.T.O.E. in esame.

Figura 22 - Estratto Tavola 5 – Le strategie del territorio del PS – Comune di Riparbella

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- U.T.O.E. R.02 – Addizioni. In essa sono contenute le parti nuove del paese; la definizione del perimetro e stata eseguita nel rispetto dell’impostazione urbanistica originaria e dello sviluppo successivo, nel tentativo contestuale di ricollegare la parte vecchia con la nuova, favorendo principalmente aree già fornite di servizi e di opere di urbanizzazione, allo scopo di ritrovare all’interno del perimetro dell’UTOE anche quegli spazi necessari agli standards pubblici, fulcri connettivi del tessuto edilizio vecchio e nuovo. - U.T.O.E. R.03 – Periurbano. Essa comprende per la maggior parte terreni caratterizzati da economia. - U.T.O.E. ATu.04 - Mandriacce. La configurazione ricalca il perimetro di una zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo e la cui area è caratterizzata da un’economia agricola debole e, in minima parte, da bosco. - U.T.O.E. ATu.05 - Bandita del Giardino, Belora e fiume Cecina. Al suo interno sono comprese le aree facenti parte dell’A.N.P.I.L. Giardino-Belora-Fiume Cecina. In particolare ne fanno parte la Bandita del Giardino, l’area di interesse archeologico di Belora e la fascia costeggiante il Fiume Cecina. - U.T.O.E. ATu.06 - Porcareccia del Giardino. Racchiude al suo interno il complesso edilizio facente parte del patrimonio agricolo forestale di proprietà pubblica, tale complesso è già stato sottoposto ad

Figura 23 - Estratto Tavola 5 – Le strategie del territorio del PS – Comune di Riparbella

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alcuni interventi di restauro e recupero volti alla conservazione ed all’adattamento dello stesso in funzione del Centro di Educazione Ambientale che vi svolge la propria attività operativa. La struttura merita particolare attenzione al fine di sviluppare il potenziamento delle attività educative e di ricerca già in essere da tempo. - U.T.O.E. R.07 - San Martino. Il perimetro abbraccia l’area posta al bivio tra la S.R.T. 68 della Val di Cecina e la S.P. 13 del Commercio che conduce al Capoluogo. L’U.T.O.E. comprende al suo interno un nucleo edificato misto tra residenza e attività produttiva. - U.T.O.E. ATu.10 - Pieve Vecchia. La configurazione ricalca il perimetro di una zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo la cui area è caratterizzata da edificazione esistente concentrata che assume le caratteristiche di “borgo” a destinazione turistica. - U.T.O.E. ATu.11 - San Martino nucleo. La configurazione ricalca il perimetro di zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo la cui area è caratterizzata da edificazione esistente concentrata che assume le caratteristiche di “borgo” a destinazione turistica e, in minima parte, residenziale. - U.T.O.E. ATu.12 - Nocolino. La configurazione ricalca il perimetro di zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo la cui area è caratterizzata da edificazione esistente concentrata che assume le caratteristiche di “borgo” a destinazione turistica e, in minima parte, residenziale. - U.T.O.E. ATu.13 - San Pecoraio. La configurazione ricalca il perimetro di una zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo la cui area e caratterizzata da edificazione a destinazione turistico-ricettiva in parte sorta dal recupero di volumi esistenti ed in parte realizzata ex novo, che ha assunto le caratteristiche vere e proprie di un piccolo villaggio turistico. - U.T.O.E. ATu.14 – Le Debbiare. La configurazione ricalca il perimetro di una zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo la cui area e caratterizzata da edificazione a destinazione turistico-ricettiva in parte sorta dal recupero di volumi esistenti ed in parte realizzata ex novo, che ha assunto le caratteristiche vere e proprie di un piccolo villaggio turistico. - U.T.O.E. ATu.15 – Il Doccino. La configurazione ricalca il perimetro di una zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo la cui area è caratterizzata da edificazione a destinazione turistico-ricettiva in parte sorta dal recupero di volumi esistenti ed in parte realizzata ex novo, che ha assunto le caratteristiche vere e proprie di un piccolo villaggio turistico - U.T.O.E. ATu.16 – Borgo Felciaione. La configurazione ricalca il perimetro di una zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo la cui area è caratterizzata da edificazione a destinazione turistico-ricettiva in parte sorta dal recupero di volumi esistenti ed in parte realizzata ex novo, che ha assunto le caratteristiche vere e proprie di un piccolo villaggio turistico - U.T.O.E. ATu.17 – Podere Aiuccia. La configurazione ricalca il perimetro di una zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo la cui area è caratterizzata da edificazione a destinazione turistico-ricettiva in parte sorta dal recupero di volumi esistenti ed in parte realizzata ex novo, che ha assunto le caratteristiche vere e proprie di un piccolo villaggio turistico - U.T.O.E. ATu.18 – Valdimare. La configurazione ricalca il perimetro di una zona che viene riconfermata in ambito turistico ricettivo la cui area è caratterizzata da edificazione a destinazione

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turistico-ricettiva in parte sorta dal recupero di volumi esistenti ed in parte realizzata ex novo, che ha assunto le caratteristiche vere e proprie di un piccolo villaggio turistico.

La tabella sottostante riporta il dimensionamento per il territorio comunale di Riparbella. Tale dimensionamento è relativo alla Variante 1 al Piano Strutturale approvata con Delibera di Consiglio Comunale nr. 21 del 29.06.2015:

NOTE * 1- il numero degli abitanti insediabili è calcolato tenendo conto della dimensione dell’alloggio tipo fissata in mc. 300 e della composizione del nucleo familiare tipo (2,3 persone) * 2 - destinato esclusivamente ad attività urbane e alloggio per custode/guardiania; * 3 - il posto letto è dimensionato in mq. 25 slp comprensivo della quota parte servizi oltre ai servizi complementari fino ad un massimo di mq. 35 slp.

(*5) il totale dei residui deriva in parte da rilocalizzazione di previsioni di PRG vigente ** I Posti Letto nel territorio aperto vengono inseriti all’interno degli Ambiti Turistici

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4.2. Il Piano di Indirizzo Territoriale - Piano Paesaggistico Il vigente PIT della Regione Toscana è stato definitivamente approvato con Delibera di Consiglio Regionale nr. 72 del 24.7.2007; inoltre il 16 giugno 2009 è stato adottato il suo adeguamento a valenza di Piano Paesaggistico. Esso rappresenta l’implementazione del piano di indirizzo territoriale (PIT) per la disciplina paesaggistica – Articolo 143 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio ai sensi dell'articolo 10 della L. 6 luglio 2002, n. 137) e articolo 33 della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1 (Norme per il governo del territorio). Le norme si allineano ai contenuti e alle direttive della Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta a Firenze nel 2000, da 26 paesi europei. Nel giugno 2011 è stata avviata la procedura la redazione del nuovo Piano Paesaggistico, adottato successivamente con delibera del C.R. n. 58 del 2 luglio 2014, approvato con delibera C.R. nr. 37 del 27 marzo 2015 e pubblicato sul BURT della Regione Toscana nr. 28 del 20 maggio 2015. Il PIT quindi si configura come uno strumento di pianificazione regionale che contiene sia la dimensione territoriale sia quella paesistica. E’ uno strumento di pianificazione nel quale la componente paesaggistica continua a mantenere, ben evidenziata e riconoscibile, una propria identità. L’elemento di raccordo tra la dimensione strutturale (territorio) e quella percettiva (paesaggio) è stato individuato nelle invarianti strutturali che erano già presenti nel PIT vigente. La riorganizzazione delle invarianti ha permesso di far dialogare il piano paesaggistico con il piano territoriale. Il Codice prevede che il Piano Paesaggistico riconosca gli aspetti, i caratteri peculiari e le caratteristiche paesaggistiche del territorio regionale, e ne delimiti i relativi ambiti, in riferimento ai quali predisporre specifiche normative d’uso ed adeguati obiettivi di qualità. Per l'individuazione degli ambiti sono stati valutati congiuntamente diversi elementi quali i sistemi idro- geomorfologici, i caratteri eco-sistemici, la struttura insediativa e infrastrutturale di lunga durata, i caratteri del territorio rurale, i grandi orizzonti percettivi, il senso di appartenenza della società insediata, i sistemi socio- economici locali e le dinamiche insediative e le forme dell'intercomunalità. Tale valutazione ragionata ha individuato 20 diversi ambiti ed in particolare i comuni di Castellina Marittima, Montescudaio e Riparbella ricadono nell’AMBITO 13 – Val di Cecina insieme ai comuni di Bibbona (LI) Casale Marittimo (PI), Castagneto Carducci (LI), Castelnuovo di Val di Cecina (PI), Cecina (LI), Guardistallo (PI), Montecatini Val di Cecina (PI), (PI), (PI), Radicondoli (SI) e Volterra (PI). Le finalità del Piano Paesaggistico passano attraverso tre “meta obiettivi”:  Migliore conoscenza delle peculiarità identitarie che caratterizzano il territorio della regione Toscana, e del ruolo che i suoi paesaggi possono svolgere nelle politiche di sviluppo regionale.  Maggior consapevolezza che una più strutturata attenzione al paesaggio può portare alla costruzione di politiche maggiormente integrate ai diversi livelli di governo.  Rafforzamento del rapporto tra paesaggio e partecipazione, tra cura del paesaggio e cittadinanza attiva. Difronte a questi a questi metaobiettivi che si configurano come cornice complessiva, il Piano Paesaggistico individua i dieci punti essenziali, di seguito elencati:

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1) Rappresentare e valorizzare la ricchezza del patrimonio paesaggistico e dei suoi elementi strutturanti a partire da uno sguardo capace di prendere in conto la “lunga durata”; evitando il rischio di banalizzazione e omologazione della complessità dei paesaggi toscani in pochi stereotipi. 2) Trattare in modo sinergico e integrato i diversi elementi strutturanti del paesaggio: le componenti idrogeomorfologiche, ecologiche, insediative, rurali. 3) Perseguire la coerenza tra base geomorfologia e localizzazione, giacitura, forma e dimensione degli insediamenti. 4) Promuovere consapevolezza dell’importanza paesaggistica e ambientale delle grandi pianure alluvionali, finora prive di attenzione da parte del PIT e luoghi di massima concentrazione delle urbanizzazioni. 5) Diffondere il riconoscimento degli apporti dei diversi paesaggi non solo naturali ma anche rurali alla biodiversità, e migliorare la valenza ecosistemica del territorio regionale nel suo insieme. 6) Trattare il tema della misura e delle proporzioni degli insediamenti, valorizzando la complessità del sistema policentrico e promuovendo azioni per la riqualificazione delle urbanizzazioni contemporanee. 7) Assicurare coevoluzioni virtuose fra paesaggi rurali e attività agro-silvo-pastorali che vi insistono. 8) Garantire il carattere di bene comune del paesaggio toscano, e la fruizione collettiva dei diversi paesaggi della Toscana (accesso alla costa, ai fiumi, ai territori rurali). 9) Arricchire lo sguardo sul paesaggio: dalla conoscenza e tutela dei luoghi del Grand Tour alla messa in valore della molteplicità dei paesaggi percepibili dai diversi luoghi di attraversamento e permanenza. 10) Assicurare che le diverse scelte di trasformazioni del territorio e del paesaggio abbiano come supporto conoscenze, rappresentazioni e regole adeguate.

4.2.1. Il Piano di Indirizzo Territoriale Il PIT con le sue politiche ed i suoi indirizzi è riferito all’intero spazio regionale e per intere componenti del sistema territoriale regionale e la sua strategia si traduce in disposizioni disciplinari generali in ordine alle tematiche dell’accoglienza del sistema urbano toscano, del commercio, dell’offerta di residenza urbana, della formazione e ricerca, delle infrastrutture di trasporto e mobilità, dei porti e approdi turistici nonché in merito alla disciplina relativa alle funzioni degli aeroporti del sistema toscano. Il PIT individua inoltre dei metaobiettivi tematici quali: 1) Integrare e qualificare la Toscana come “città policentrica” attraverso la tutela del valore durevole e costitutivo delle rispettive centralità urbane, il conferire alla mobilità urbana modalità plurime, affidabili ed efficaci, il mantenere le funzioni socialmente e culturalmente pubbliche negli edifici, nei complessi architettonici e urbani, nelle aree di rilevanza storico-architettonica, il consolidare, ripristinare ed incrementare lo spazio pubblico che caratterizza i territori comunali e che li identifica fisicamente come luoghi di cittadinanza e di integrazione civile; 2) La presenza “industriale” in Toscana intesa come “operosità manifatturiera” che è fatta, certo, di industrie e fabbriche propriamente dette, ma anche di ricerca pura e applicata, di evoluzione e innovazioni tecnologiche, di servizi evoluti a sostegno degli attori, dei processi e delle filiere produttive e distributive;

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3) I progetti infrastrutturali composti non solo dalle arterie di interesse regionale, porti ed aeroporti ma anche dagli impianti destinati alla erogazione e circolazione delle informazioni mediante reti telecomunicative, dai grandi impianti tecnologici finalizzati al trattamento di rifiuti e alla produzione o distribuzione di energia, con massima attenzione allo sviluppo delle fonti rinnovabili, e alla loro localizzazione più efficiente e paesaggisticamente compatibile. La tabella seguente riassume quanto detto.

OBIETTIVO METAOBIETTIVO SPECIFICAZIONI CONSEGUENTE 1. Integrare e qualificare la 1.1. Potenziare l’accoglienza Una nuova disponibilità di case in affitto con una Toscana come “città della “città toscana” corposa attivazione di housing sociale. Un’offerta policentrica”. mediante moderne e importante e mirata di alloggi in regime di affitto, sarà dinamiche modalità al centro dell’agenda regionale e della messa in opera dell’offerta di residenza di questa Piano. Parliamo certamente di interventi urbana. orientati al recupero residenziale del disagio o della marginalità sociale. Ma parliamo anche di una politica pubblica di respiro regionale e di lungo periodo che, proprio come modalità generale - “… molte case ma in affitto” – vuol consentire a giovani, a cittadini italiani e stranieri e a chiunque voglia costruirsi o cogliere nuove opportunità di studio, di lavoro, d’impresa, di poterlo fare in virtù del solo valore che attribuisce a quella stessa opportunità di crescita, non in dipendenza delle vischiose e onerose capacità – proprie o indotte - di indebitarsi per comprarsi o rivendersi una casa. Di qui anche la possibilità di “rimovimentare” logiche e aspettative del risparmio e degli investimenti privati, oltre ad una riqualificazione funzionale e culturale del bene casa e delle aree ad esso destinabili.

1.2. Dotare la “città toscana” Accogliere in modo congruo e dinamico studenti e della capacità di offrire studiosi stranieri che vogliano compiere un’esperienza accoglienza organizzata e di formativa o di ricerca nel sistema universitario toscano qualità per l’alta formazione e nella pluralità della sua offerta scientifica immaginare e la ricerca. apposite convenzioni tra Comuni, Regione, Atenei toscani e rispettive Aziende per il diritto allo studio al fine di costruire e far funzionare una serie di opportunità insediative in grado di attrarre e di accogliere sia quanti sono interessati a svolgere specifiche esperienze formative e di ricerca innovativa che le nostre Università stiano sviluppando, così come quegli studenti e quegli studiosi interessati alla frequentazione scientifica e formativa del patrimonio storico-artistico dell’Occidente situato in Toscana.

1.3. Sviluppare la mobilità “rimettere in moto” la “città” regionale e stimolarne le intra e inter-regionale. opportunità rendendo agevole il muoversi tra i suoi centri e le sue attività. In particolare del sistema ferroviario toscano, che potrà configurarsi come una delle più importanti reti metropolitane di scala regionale; del sistema portuale toscano e della sua rete logistica a partire dalla sua configurazione costiera secondo le previsioni del master plan dei porti; del compimento della modernizzazione e dello sviluppo del

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sistema stradale e autostradale regionale; dell’integrazione del sistema aeroportuale regionale, sempre secondo le previsioni del relativo master plan.

1.4. Sostenere la qualità La qualità non può solo basarsi sul postulato dei buoni della e nella “città toscana” ed efficaci servizi alle persone e alle imprese. L’umanità gioca il suo futuro attorno alle capacità innovative e trainanti delle città che più sanno attrarre le intelligenze, le energie, gli stili di vita e le opportunità di azione per chi vuole sviluppare la propria creatività. Da questo deriva che la “città toscana” deve rimuovere le contrapposizioni concettuali e funzionali tra centralità urbane e periferie urbane. Deve in particolare sapere - e dimostrare di sapere - che ogni periferia è semplicemente una parte di un sistema urbano. Ciò che conta è che le città della “città toscana” non perdano né impediscano a se stesse di acquisire la qualità e la dignità di “luoghi” in movimento: dunque, di luoghi che permangono ma che sanno anche essere cangevoli e attrattive fonti di innovazione e di mobilità sociale e culturale.

1.5. Attivare la “città Stimolare e sostenere lo sviluppo delle autonomie toscana” come modalità di territoriali e sociali che cooperano tra loro perché governance integrata su sanno valorizzare le risorse e le opportunità che scala regionale. possono mutuamente alimentare e non i vincoli o gli ostacoli che possono giustapporre le une alle altre in nome di reciproci poteri di veto o “…lo si faccia pure ma non nel mio orticello!”

2. La presenza “industriale” Introdurre un criterio guida unitario nel trattamento in Toscana. pianificatorio, normativo e progettuale delle aree, dei manufatti e dei “contenitori” urbani suscettibili di riuso alla fine della loro funzionalizzazione “industriale”.

3. I Progetti infrastrutturali Alimentare, nella misura di quanto possibile e auspicabile sul piano normativo e programmatorio, strategie di interesse regionale attinenti a specifiche progettazioni infrastrutturali, alla cui definizione e/o messa in opera possa venire destinato un apposito impiego dell’istituto dell’accordo di pianificazione privilegiando, così, una logica di condivisione pattizia, ancorché diretta e coordinata ad iniziativa regionale.

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4.2.2. Il Piano Paesistico Il Piano Paesaggistico costituisce quindi parte integrante del Piano di Indirizzo Territoriale, indicando alle amministrazioni e ai cittadini quali tipi di azioni saranno possibili all'interno di un determinato sistema territoriale ed offrendo strumenti urbanistici volti a migliorare e qualificare il paesaggio. Il piano è organizzato su due livelli, quello regionale e quello d’ambito. Il livello regionale è a sua volta articolato in una parte che riguarda l’intero territorio regionale, trattato in particolare attraverso il dispositivo delle “invarianti strutturali”, e una parte che riguarda invece i “beni paesaggistici”. Lo schema successivo evidenzia le relazioni tra i due livelli:

La lettura strutturale del territorio regionale e dei suoi paesaggi è basata sull’approfondimento ed interpretazione dei caratteri e delle relazioni che strutturano le seguenti invarianti: 1. i caratteri idrogeomorfologici dei sistemi morfogenetici e dei bacini idrografici, che costituiscono la struttura fisica fondativa dei caratteri identitari alla base dell’evoluzione storica dei paesaggi della Toscana. La forte geodiversità e articolazione dei bacini idrografici è infatti all’origine dei processi di territorializzazione che connotano le specificità dei diversi paesaggi urbani e rurali; 2. i caratteri ecosistemici del paesaggio, che costituiscono la struttura biotica che supporta le componenti vegetali e animali dei paesaggi toscani. Questi caratteri definiscono nel loro insieme un ricco ecomosaico, ove le matrici dominanti risultano prevalentemente di tipo forestale o agricolo, cui si associano elevati livelli di biodiversità e importanti valori naturalistici;

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3. il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, infrastrutturali e urbani, struttura dominante il paesaggio toscano risultante dalla sua sedimentazione storica dal periodo etrusco fino alla modernità. Questo policentrismo è organizzato in reti di piccole e medie città di alto valore artistico la cui differenziazione morfotipologica risulta fortemente relazionata con i caratteri idrogeomorfologici e rurali, solo parzialmente compromessa dalla diffusione recente di modelli insediativi centro-periferici; 4. i caratteri identitari dei paesaggi rurali toscani, pur nella forte differenziazione che li caratterizza, presentano alcuni caratteri invarianti comuni: il rapporto stretto e coerente fra sistema insediativo e territorio agricolo; l’alta qualità architettonica e urbanistica dell’architettura rurale; la persistenza dell'infrastruttura rurale e della maglia agraria storica, in molti casi ben conservate; un mosaico degli usi del suolo complesso alla base, non solo dell’alta qualità del paesaggio, ma anche della biodiversità diffusa sul territorio.

L’Ambito 13 – Val di Cecina si compone di una documentazione suddivisa in sei sezioni:

Figura 24 – Piano Paesaggistico - Profilo d'ambito

PROFILO D’AMBITO

1. DESCRIZIONE INTERPRETATIVA, articolata in: 1.1. Strutturazione geologica e geomorfologica 1.2. Processi storici di territorializzazione 1.3. Caratteri del paesaggio 1.4. Iconografia del paesaggio

2. INVARIANTI STRUTTURALI, articolate in: 2.1. I caratteri idro-geo-morfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici 2.2. I caratteri ecosistemici del paesaggio 2.3. Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali 2.4. I caratteri morfotipologici dei sistemi agro ambientali dei paesaggi rurali

3. INTERPRETAZIONE DI SINTESI:

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3.1. Patrimonio territoriale e paesaggistico 3.2. Criticità

4. INDIRIZZI PER LE POLITICHE

5. DISCIPLINA D’USO: 5.1. Obiettivi di qualità e direttive 5.2. Norme figurate (esemplificazioni con valore indicativo) 5.3. Rappresentazione cartografica dei beni paesaggistici di cui all’art. 136 del Codice

4.2.2.1. La scheda d’ambito nr. 13 Val di Cecina Il paesaggio della Val di Cecina è caratterizzato dall’incedere regolare delle forme, dal mare alle colline. La profonda fascia di “Costa a dune e cordoni” sostiene una testimonianza, ben conservata, delle pinete litoranee. Immediatamente alle spalle, la fascia di Depressioni retrodunali, le storiche ‘Maremme’, oggi in gran parte bonificate ma ancora ospitanti l’eccellenza del Padule di Bolgheri. L’ambiente costiero è tuttavia caratterizzato dalla considerevole espansione edilizia legata al turismo balneare che, concentrandosi dapprima nei centri sub-costieri di Cecina e Donoratico e nelle Marine, è poi diventato un fenomeno esteso nella forma di villaggi turistici e di campeggi. I centri urbani situati in posizione collinare a ridosso della pianura costiera hanno subito crescite contenute, mantenendo il loro carattere di borghi, ma perdendo importanza rispetto ai nuovi centri sviluppatisi sulla costa. Tipica dell’ambito l’estesa fascia di Margine a raccordare la costa alle colline, che si estende sui due versanti della Valle del Cecina, dal confine settentrionale fino a Bibbona. Le sue caratteristiche hanno influenzato in modo determinante la nascita di una nuova tradizione della viticoltura di pregio in Toscana. Di particolare interesse i dolci rilievi collinari affacciati sulla pianura costiera (il complesso di Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo, la collina di Castagneto Carducci), che ospitano oliveti specializzati, associati a seminativi semplici talvolta punteggiati di alberi sparsi o a vigneti. Alle spalle delle catene costiere, si struttura un paesaggio complesso, una seconda serie di catene collinari segue a breve distanza, talvolta senza soluzione di continuità, raccordandosi alle propaggini settentrionali delle Colline Metallifere, cui è associata dalle emergenze vulcaniche e minerarie. Dietro a questa seconda compagine collinare si estendono i paesaggi dei bacini neo-quaternari di Volterra – Pomarance con, al limite orientale, già visibili le avanguardie delle Colline senesi. Le colline del volterrano si distinguono per l’elevato valore estetico-percettivo dato da morfologie dolci nelle quali si aprono spettacolari fenomeni erosivi (balze, calanchi) e dagli orizzonti continui dei seminativi estensivi, sporadicamente interrotti da un sistema insediativo rarefatto, in cui si riconosce Volterra come

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 53 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE centro d’importanza territoriale (e Pomarance come centro legato alla geotermia), piccoli nuclei minori di origine rurale e sporadiche case sparse.

4.2.2.2. La descrizione interpretativa - Strutturazione geologica e geomorfologica L’evoluzione geologica della Val di Cecina è legata alle vicende orogenetiche dell’Appennino Settentrionale, e gli affioramenti delle formazioni presenti in questo territorio permettono la ricostruzione della storia geologica di questo settore di Toscana da circa 250 milioni di anni fa ai giorni nostri. L’ambito è stato interessato inizialmente da una tettonica compressiva che ha messo in posto le Unità Liguri sopra le Unità Toscane, e che ha determinato la strutturazione dei rilievi principali che delimitano l’ambito: la Dorsale medio Toscana, a nord di Volterra, la dorsale peritirrenica tra Chianni, Castellina e Montecatini Val di Cecina, e, a sud - est, le Colline Metallifere, che separano l’ambito dalla Val di Cornia. Le litologie prevalenti nell’ambito appartengono al Dominio Ligure; rocce del Dominio Toscano affiorano solamente nei pressi di Castelnuovo Val di Cecina e sui rilievi tra Donoratico e San Vincenzo. Sono presenti diversi affioramenti di ofioliti, nelle unità Liguri, che rappresentano lembi del bacino oceanico ligure piemontese dislocati dai movimenti tettonici. I principali affioramenti si trovano nella zona di Monterufoli – Caselli, altri sono compresi in aree protette come la Macchia di Tatti e Berignone, Montenero e Valle del Pavone, e Rocca Sillana. A queste litologie spesso si associa la presenza di mineralizzazioni, in particolare di rame, che furono sfruttate fin dall’epoca etrusca, e che favorirono l’espansione di insediamenti come Montecatini Val di Cecina. Alla fase compressiva seguì un processo distensivo che ha determinato la creazione di bacini (graben), separati da alti strutturali (horst), ancor’oggi riconoscibili nel territorio. Questi bacini o fosse tettoniche, che nell’ambito della Val di Cecina sono rappresentate dal Bacino di Volterra – Val d’Era, della Val di Fine e della Bassa Val di Cecina, divennero inizialmente sede di bacini continentali, in cui si sedimentarono depositi di tipo fluvio lacustre, che con la prosecuzione della fase distensiva e dello sprofondamento si evolsero in bacini marini: a testimonianza di ciò restano numerosi rinvenimenti di fossili di organismi marini, tra cui lo scheletro di una balena. Tra i diversi ambienti che si erano venuti a formare, l’alternanza di ingressioni marine e di ritiro delle acque, determinò la presenza di un dominio lagunare salmastro che favorì la deposizione di minerali come il gesso o il salgemma, particolarmente diffusi nella zona di , dove sono tuttora coltivati in miniera. Circa 3 milioni di anni fa, nel Pliocene medio, l’area venne interessata da un lento e progressivo sollevamento che ha sollevato i sedimenti marini e fluvio-lacustri, e che ha determinato un assottigliamento della crosta terrestre che ha favorito l’insorgere di manifestazioni geotermiche per cui l’ambito è noto al mondo. In questa fase un corpo magmatico, dotato di varie ramificazioni, si intruse ad una profondità di circa 6/7 Km favorendo la nascita di un sistema idrotermale caratterizzato da emissioni di gas e acque termali, come soffioni, lagoni, fumarole, putizze e sorgenti termali, che caratterizzano le valli e i versanti dell’ambito tra Larderello e Lagoni Rossi. I fanghi e le acque ricche di minerali idrotermali vennero utilizzati a scopi terapeutici già dagli etruschi e dai romani, a cui seguì uno sfruttamento dei minerali associati alle manifestazioni geotermiche a partire dal Medioevo. Lo sfruttamento dell’energia geotermica per la produzione di energia elettrica iniziò a Larderello solo agli inizi del XX secolo quando il principe Ginori-Conti progettò un motore accoppiato ad una dinamo in grado di trasformare la forza del vapore in energia elettrica.

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Questa fase venne accompagnata anche dalla messa in posto di corpi magmatici intrusivi che nel territorio dell’ambito sono rappresentati dalla Lamproite di Montecatini Val di Cecina o i Filoni porfirici a composizione trachiandesitica e riolitica che si ritrovano sui Monti di Campiglia Marittima-San Vincenzo. La pianura costiera è costituita da una copertura sedimentaria recente che sormonta un substrato costituito da unità liguri, sub liguri e toscane, ribassato da una serie di faglie ad alto angolo. Le unità che compongono la copertura sedimentaria appartengono a successioni continentali e marino lagunari Tortoniane e Pleistoceniche, organizzate in più cicli sedimentari. Questo sistema è sormontato da depositi fluviali recenti e da alluvioni terrazzate, deposti dal Fiume Cecina e dal Fiume Fine, e dalle sabbie di duna e di spiaggia della fascia costiera. La presenza di residui di aree umide, come il padule di Bolgheri, testimoniano la passata tendenza della fascia costiera all’impaludamento: storicamente la fascia retrodunale era interessata da vaste paludi, “maremme”, bonificate a partire dal XVIII secolo (bonifiche leopoldine).

4.2.2.3. La descrizione interpretativa - Processi storici di territorializzazione Le conoscenze sul popolamento di età preistorica sono scarse anche se l’area è stata frequentata fin dal Paleolitico Inferiore, come testimoniato da alcuni rinvenimenti nei Comuni di Bibbona (Podere Sassetta) e Radicondoli (Podere Casino) e altri rinvenimenti che coprono l’intero arco del periodo paleolitico, fra i quali si segnala l’industria musteriana di Poggio al Medico, presso Cecina. Soltanto a partire dal X sec. a.C., con la diffusione della cultura villanoviana, iniziano le testimonianze certe di un popolamento diffuso; il numero dei ritrovamenti si moltiplica dimostrando l’esistenza di numerosi villaggi distribuiti su tutto il territorio. Oltre che nei dintorni di Volterra, infatti, sono state rinvenute numerose aree sepolcrali villanoviane anche presso Montecatini, Pomarance e Castagneto Carducci. L’economia di questa fase era legata probabilmente all’agricoltura e al commercio dei prodotti minerari, che iniziano ad essere esportati anche in altre aree dell’Italia Centrale. Nel periodo etrusco le presenze nel territorio si infittiscono dal IX secolo a.C.: un allineamento di villaggi costieri sembra anticipare la direttrice della via Aurelia. Sono per lo più assenti i piccoli insediamenti. Il processo di urbanizzazione si muove in sostanziale sincronia con quello di altri centri etruschi, che mostrano, in quest’epoca, concentrazione del popolamento rurale, definizione di luoghi e culti pubblici, riorganizzazione dello spazio urbano. Volterra è una città di pianoro con impianto irregolare; alleata di Roma dal III secolo a.C., diverrà municipio nel 90 a.C. e colonia in età giulio-claudia. L’elemento etrusco conserva forte visibilità anche nel periodo romano. Volterra ha, però, un territorio di eccezionali dimensioni, che rendono necessario un controllo capillare da parte delle aristocrazie. La presenza di queste élites è indicata dalle tombe a tumulo lungo il corso del Cecina e da materiali di prestigio nei villaggi. Nel cuore della valle del Cecina prevale, accanto all’agricoltura, lo sfruttamento dei giacimenti minerari. Grandi trasformazioni avvengono fra la tarda età classica e l’età ellenistica. Da un lato si assiste ad una forte espansione politica ed economica. Le campagne appaiono ora costellate di piccoli insediamenti rurali, che costituiscono il tessuto del popolamento rurale. La fascia costiera assume un assetto sempre più complesso, soprattutto per effetto della crescita costante dei centri portuali, come Castiglioncello (fuori ambito, sebbene non di molto). Compaiono a questo punto le prime ville, forse di proprietà di aristocratici etruschi, che emulano il comportamento dei loro equivalenti romani.

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Figura 25 – Piano Paesaggistico - Rappresentazione della rete insediativa di periodo etrusco

Fra III e II secolo a.C. il territorio costiero vive una fase di grande prosperità grazie all’infittirsi dei rapporti politici e militari con Roma. I villaggi precedenti si ampliano e nelle zone pianeggianti e adatte alla coltivazione dei cereali nascono numerose piccole case rurali, nelle quali risiedevano i ceti tradizionalmente subalterni della società etrusca. Le valli del Fine e del Cecina appaiono densamente popolate da insediamenti di medie e piccole dimensioni e da scali marittimi, come nel caso di Vada Volterrana e Castiglioncello (altro ambito). Gli scavi archeologici svolti a Vada e quelli nelle vicine aree interessate dalla presenza di necropoli coeve (nelle quali sono stati rinvenuti corredi) hanno confermato che il territorio era attivamente inserito nelle correnti commerciali del tempo. Nel periodo romano, la conquista di Volterra avviene nei primi anni del III secolo a.C. Volterra entra a far parte dello Stato romano nel 90 a.C. ma dieci anni più tardi verrà privata della cittadinanza romana (punizione successivamente cancellata) pagando, dopo due anni di assedio, la fedeltà che aveva manifestato a Mario nel corso della guerra civile. Importante doveva essere l’estrazione del sale. Numerose sono le fornaci di laterizi, anfore e ceramica. L’agricoltura appare, quindi, ben integrata dalle manifatture e dal commercio, a sua volta supportato dalle felici scelte vocazionali dei porti e degli scali, quali Vada Volaterrana. Nell’interno, al contrario, le ville non ci sono e sono quindi assenti quelle forme di sfruttamento intensivo e schiavistico del suolo tipiche della costa. Prosegue, probabilmente, la cerealicoltura e si mantengono le forme tradizionali di dipendenza fra coltivatori e

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 56 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE aristocratici risalenti al periodo etrusco. A partire dalla medio-tarda età repubblicana, si sviluppa un centro di pur modesta entità urbana, in località , ai margini del comprensorio geotermico e quindi verosimilmente incentrato sullo sfruttamento delle acque termali della zona (viene proposta l’identificazione con le Aquae Volaterranae di età tardoantica citate nella Tabula Peutingeriana). Complessivamente, Volterra controllava quindi un distretto ricco di risorse agro-silvo-pastorali, minerarie ed estrattive (rame, salgemma, alabastro), geotermiche, oltre che caratterizzato da intense e vivaci attività manifatturiere e commerciali, come testimoniato dall’abbondanza, oltre che di grandi ville, anche di fattorie e piccoli insediamenti a carattere artigianale. Nel II secolo d.C., mentre il modello dell’agricoltura schiavistica entra in crisi un po’ in tutta l’Italia centrale tirrenica, le ville della costa volterrana (il cui territorio viene centuriato) continuano la loro esistenza, almeno fino al V secolo d.C. Si manifestano tuttavia, i primi segni di deterioramento del modello urbano (Volterra) e, dal secolo successivo, anche del territorio, oggetto di un lento e inesorabile declino, in quanto la politica commerciale dell’impero romano privilegia le zone più vicine alle vie consolari. In Val di Cecina solo le aree intorno alla via Aurelia continuano infatti ad essere sfruttate per l’agricoltura, mentre nel resto del territorio ai campi coltivati si sostituiscono progressivamente i boschi e le miniere vengono chiuse. Nella tarda antichità le aristocrazie, alcune delle quali ancora di discendenza etrusca, spostano nuovamente il loro baricentro sulla sfera privata e rurale. Il tessuto delle campagne è ora fatto di villaggi e di fattorie. Nel periodo medioevale, a partire dall’avanzato V secolo d.C., e soprattutto con la guerra gotica, città e territorio appaiono significativamente devastati. L’arrivo dei Longobardi modifica l’assetto territoriale e il ruolo di Volterra che, una volta conquistata, viene promossa a capoluogo di un gastaldato sotto il ducato di . Un’ulteriore trasformazione si verifica in epoca carolingia, quando la città opera il suo controllo sul territorio non mediante un conte (come altrove in Toscana) ma affidando il potere al vescovo cittadino, che governa capoluogo e comprensorio fino all’epoca dei Comuni (XII secolo). In epoca altomedievale il territorio muta quindi in maniera sostanziale rispetto all’età classica, sia a causa dei continui cambi di governo (Goti, Longobardi, Franchi) che dei frequenti conflitti e delle pestilenze. La rete del popolamento subisce una forte contrazione e sopravvivono pochi insediamenti, per lo più fortificati, mentre prendono il sopravvento i boschi e, nel fondovalle, le aree di palude; la viabilità non è più soggetta a manutenzione. La nascita dei primi castelli risale al X secolo ma il loro maggiore sviluppo si registra nei secoli XII e XIII, quando nascono nuovi centri e quelli esistenti si dotano di potenti strutture in pietra. Proprio in questo periodo il Comune di Volterra (formatosi intorno alla metà del XII secolo), il Vescovo e le grandi casate nobiliari tentano di assicurarsi il dominio dei castelli più importanti, allo scopo di controllarne il territorio le ingenti risorse minerarie. Sarà il Comune ad uscire rafforzato da questo confronto, conquistando il diritto all’autonomia decisionale e sostituendosi al vescovo nella decisione e riscossione di tasse, gabelle e diritti, ottenendo inoltre il monopolio dell’estrazione mineraria, soprattutto del sale che ha rappresentato la principale ricchezza della città per secoli. Nel periodo moderno l’ambito Val di Cecina è suddiviso nelle diocesi di Volterra (che copre il bacino idrografico della Cecina, alta Valdera, alta val d’Egola e, in parte, la media Val d’Elsa), di Pisa (a nord della Cecina, nel suo tratto terminale) e di Massa Marittima, sotto la cui giurisdizione sono comprese – per quanto riguarda l’area di indagine – l’alta val di Cornia, il fronte occidentale dei monti della Gherardesca fino al forte di

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Bibbona, e l’alta valle dello Sterza. Con la ridefinizione dei confini amministrativi voluta da Ferdinando III negli anni ’90 del XVIII secolo, l’area, che si trova a cavallo tra Stato fiorentino e senese, è ripartita in più cancellerie, a loro volta suddivise in comunità. Nel Fiorentino: cancelleria delle Pomarance (comunità delle Pomarance; di Monte Catini; di Monte Verdi; di Castelnovo); cancelleria di Volterra (comunità di Volterra); cancelleria di Lari (comunità di Riparbella; della Castellina); cancelleria di Campiglia (comunità di Bolgheri; di Monte Scudajo; di Bibbona; di Casale; di Guardistallo). La città di Volterra e i castelli della val di Cecina prediligono le posizioni d’altura. Volterra, sul crinale tra le valli dell’Era e di Cecina, inespugnabile, è sovrastata dalla mole della Fortezza nuova, ampliata nel 1472 dopo la presa medicea della città: vi furono aggiunti i rivellini, il Maschio (1474) con carceri sotterranee. Durante il periodo lorenese, la Fortezza sarà ridotta a stabilimento penale. I Medici esercitano su questa area marginale, lontana da Firenze e priva di porti, tuttavia ricca di risorse naturali (terre da pascolo, legna, salgemma, allume, alabastro, “marmi”, etc.), una politica di stampo coloniale che, unita alla conquista medicea di Siena (1555-1557), determina una fase involutiva caratterizzata da crisi demografica ed economica, avanzamento di acquitrini e malaria, impraticabilità delle strade, abbandono dei centri abitati e loro contrazione, inselvatichimento delle aree agricole. Fino alla seconda metà del Settecento il paesaggio della bassa val di Cecina è segnato dalla conduzione agricola a latifondo: estesi seminativi a grano concessi in affitto; sterpaie, macchie, paludi a perdita d’occhio in cui vagano le greggi di bestiame transumante; boschi cedui in cui operano squadre di boscaioli provenienti dall’Appennino; presenza di capanne in materiali deperibili per gli operai e le bestie; siepi di rami di scopa o di tavole di cerro per protezione dei campi dal bestiame brado (ovino, suino, bovino, equino); assenza di popolazione rurale nelle campagne. I latifondi sono

Figura 26 - Piano Paesaggistico - Rappresentazione della rete insediativa di periodo medievale

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 58 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE condotti a “conto diretto” per mezzo di braccianti. Bosco e pasture occupano la maggior parte del territorio, mentre i terreni coltivati – secondo l’arcaico sistema del “terratico” con eccessivamente lunghi cicli agrari (terzerìa, quarterìa) – producono esclusivamente grano; le colture arboree sono infatti sconosciute in queste aree, e solo nei pressi dei paesi o nelle “chiuse” crescono ulivi e viti coltivate a palo. Il latifondo procura una rendita sicura ai proprietari che, al contempo, trascurano la manutenzione di corsi d’acqua, paduli, fosse di scolo e fabbricati, determinando un forte degrado dell’assetto ambientale e l’espansione dell’acquitrino e della malaria. Successivamente, lungo la costa, iniziano i primi interventi di bonifica. Durante il regno di Pietro Leopoldo (1765-1790), in clima di riforme liberiste si provvide ad eliminare feudi, monopoli, privative e protezionismi su generi agricoli iniziando, così, un periodo di ripresa economica di tutta la zona. Le molteplici ricchezze del sottosuolo hanno determinato la distribuzione dell’insediamento dell’alta Maremma. Tra queste, le saline di Volterra, utilizzate fin dall’antichità e potenziate in epoca pietroleopoldina (Moje nuove o di S. Leopoldo), ampliate successivamente da Leopoldo II. I boschi limitrofi, del Berignone, di Decimo e Stincano, sono riservati al taglio per il rifornimento di combustibile delle saline. Le allumiere di Castelnuovo di Val di Cecina rifornivano ancora nel XVI sec. l’Arte della Lana di Firenze; nella stessa comunità è presente una fabbrica di vetriolo verde (solfato di ferro); zolfo è estratto presso i Lagoni di . Estrazione e manifatture dell’alabastro sono documentate in età moderna a Volterra e a Castellina Marittima. Calcedonie sono tratte dalle cave di Monterufoli. Marmi bianchi e broccatello dai monti della Gherardesca alle spalle di Castagneto Carducci. Negli anni ’70 del Settecento il chimico Francesco Höfer rileva le presenza dell’acido borico nelle acque dei lagoni e qualche decennio dopo, nel 1818, Francesco De Larderel vi avvia l’estrazione dell’acido borico. Nel 1846 il granduca Leopoldo II impone il nome di Larderello allo stabilimento. La miniera di rame di Caporciano presso Montecatini di Val di Cecina è riaperta nel 1827 per impulso del francese Luigi Porte. Durante il periodo contemporaneo, negli anni Sessanta dell’Ottocento, con l’istituzione delle province, derivata dalla nuova definizione dell’assetto amministrativo unitario, l’area ricade interamente nella provincia di Pisa (comuni di: Bibbona, Casale Marittimo, Castellina Marittima, Castagneto Marittimo - dal 1907, Castagneto Carducci –, Castelnuovo di Val di Cecina, Guardistallo, Montecatini di Val di Cecina, Montescudaio, Monteverdi Marittimo, Pomarance, Riparbella, Volterra). Nel 1925 saranno ceduti alla provincia di Livorno i comuni di Bibbona, Castagneto Carducci e Cecina, quest’ultimo istituito nel 1906 a detrimento dell’estensione del territorio comunale di Bibbona. I comuni di Castelnuovo, Montecatini, Monteverdi, Pomarance, Volterra si sono riuniti nella Comunità montana Alta Val di Cecina; attualmente, in attuazione della riforma delle comunità montane, l’Unione Montana della Val di Cecina vede associati i comuni di Montecatini, Monteverdi, Pomarance. In un panorama di sostanziale conservazione dimensionale e qualitativa del tessuto urbano degli insediamenti storici, costituiscono un’eccezione i nuovi centri della pianura costiera, allineati lungo la via Aurelia (Cecina, La California, Donoratico) o sui lidi (Cecina Marina, Marina di Bibbona e Marina di Castagneto); questi ultimi centri hanno sviluppo limitato, privo di qualità urbana.

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4.2.2.4. La descrizione interpretativa - Caratteri del paesaggio

Figura 27 - Piano Paesaggistico - Caratteri del paesaggio

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4.2.2.5. Le invarianti strutturali - caratteri idro-geo-morfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici L’ambito della Val di Cecina comprende una ricca articolazione di paesaggi collinari, dei bacini neogenici e costieri, a cavallo tra i bacini idrografici dell’, dell’Ombrone e della Costa Toscana. Il paesaggio costiero rappresenta la manifestazione più settentrionale del concetto di “Maremma” ed è caratterizzato dall’incedere regolare, quasi solenne, delle forme, dal mare alle colline. La profonda fascia di Costa a dune e cordoni sostiene una testimonianza ben conservata, con minime interruzioni, del movimento delle pinete litoranee. Il sistema idraulico delle bonifiche si estende anche a coprire i Bacini di esondazione, presenti nella parte centrale dell’ambito. Fortemente tipica dell’ambito, un’estesa fascia di Margine raccorda la costa alle colline, questa fascia è interrotta dalla valle fluviale del Cecina, composta in prevalenza di terrazzi di Alta pianura; la fascia di Alta pianura davanti a Castagneto Carducci rappresenta invece una prosecuzione del Margine, differenziata per l’età più giovane di suoli e depositi, ma analoga al Margine per valori e criticità.

Figura 28 - Piano Paesaggistico - Sistemi morfogenetici Il territorio della Val di Cecina è ricco di risorse geologico - paesaggistiche e geositi, spesso inclusi in aree protette. Fortemente rappresentativi dell’ambito sono elementi geomorfologici quali i calanchi, le balze, le biancane; in particolare il paesaggio delle Balze di Volterra (SIR Balze di Volterra e crete circostanti), originatosi in tempi storici dalle dinamiche erosive tipiche di questo sistema morfogenetico. La manifestazione

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 61 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE particolarmente accentuata di questi fenomeni ha causato danni al patrimonio storico e paesaggistico, ma al contempo ha creato un paesaggio unico. Sono presenti affioramenti di ofioliti, sotto forma di gabbri, basalti o serpentiniti. I principali si trovano nella zona di Monterufoli – Caselli (SIR Caselli e Complesso di Monterufoli); altri sono compresi in aree protette (SIC, SIR e ZPS) come il Bosco di Bolgheri, Bibbona e Castiglioncello, Macchia di Tatti e Berignone, Montenero e Valle del Pavone e Rocca Sillana. Di notevole valore le aree di pertinenza del Fiume Cecina e dei suoi affluenti inclusi nelle Anpil Fiume Cecina e di Giardino – Belora – Fiume Cecina e nel SIR Fiume Cecina da Berignoni a . Lungo i Fiumi Fine e Cecina sono presenti ex-siti estrattivi rinaturalizzati dall’importante valore naturalistico. Il territorio della Val di Cecina ha conservato un buon grado di naturalità, anche grazie alla presenza di numerose aree protette. Tuttavia sono presenti elementi di criticità. La pressione antropica sul territorio, accumulata nella storia, è maggiore di quanto valutabile dalla situazione presente, e ogni aumento non necessario dovrebbe essere prevenuto. Lungo i principali corsi d’acqua, in particolare lungo il Cecina, si registra l’espansione delle attività agricole nelle aree sondabili. Aree a pericolosità idraulica da elevata e molto elevata sono individuate lungo i principali corsi d’acqua, mitigate da opere idrauliche di difesa (argini, casse di espansione, etc.) già costruite o in progetto. Rischi di esondazione e ristagno sono presenti nei Bacini di esondazione costieri. I versanti, soprattutto quelli dei sistemi di Collina dei bacini neo-quaternari, sono tendenzialmente instabili; fenomeni analoghi alle balze di Volterra sono possibili in molte località, spesso in associazione con gli insediamenti.

4.2.2.6. Le invarianti strutturali - I caratteri ecosistemici del paesaggio L’ambito si sviluppa su gran parte del bacino del Fiume Cecina, e su parte degli alti bacini dei Fiumi Era e Cornia. L’area interessa quindi la fascia costiera livornese tra Cecina e San Vincenzo, la pianura interna del Fiume Cecina e il ricco reticolo idrografico minore, e il sistema collinare e montano interno dominato da matrici forestali (in particolare nelle Colline Metallifere) o da matrici agricole. Le zone collinare interne sono dominate da paesaggi agro-silvo-pastorali di elevato valore naturalistico, attraversati dal largo corso del Fiume Cecina e da un denso reticolo idrografico. Vasti complessi forestali di sclerofille e latifoglie termofile (Monterufoli, Caselli, Berignone, Tatti, ecc.), si alternano a paesaggi agricoli tradizionali ed estensivi (colline di Pomarance, Radicondoli), spesso mosaicati con tipiche formazioni dei calanchi e delle biancane (Volterra), o a una agricoltura più intensiva (alta Valdera). Pur in un contesto di elevata naturalità, rilevanti attività antropiche hanno condizionato il paesaggio della Val di Cecina e i suoi valori ecosistemici: dalla presenza di vaste aree minerarie per l’estrazione del salgemma (Saline di Volterra), alle numerose attività estrattive nelle aree di pertinenza fluviale del Cecina e allo sviluppo dell’industria geotermica (con particolare riferimento alla zona di Larderello e alle colline metallifere interne). Il territorio dell’ambito presenta dinamiche territoriali diversificate con settori interessati da processi di abbandono delle attività agro-silvo-pastorali e aree collinari con agricoltura intensiva ed elevato utilizzo selvicolturale, ambienti fluviali ad elevata naturalità contrapposti a tratti fluviali fortemente alterati e inquinati e aree di pertinenza fluviale fortemente antropizzate. Pur caratterizzata da un territorio prevalentemente forestale e agricolo, la Val di Cecina è stata interessata da una sviluppata industria estrattiva, mineraria e geotermica. Le aree di pertinenza fluviale del Fiume Cecina

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 62 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE sono state interessate da numerose attività di escavazione del materiale alluvionale, oggi in parte abbandonate e trasformate in specchi d’acqua, o ancora attive ed associate a frantoi e vasche di decantazione dei fanghi. Dal dopoguerra alla fine degli anni ottanta sono state prelevate notevoli quantità di materiali alluvionali dalle aree golenali e dal letto del fiume, abbattendo così drasticamente la capacità delle falde ad esso collegate e accentuando il carattere torrentizio del fiume Cecina. La parte centrale del bacino del Cecina, attorno all’abitato di Saline di Volterra, è interessata da vaste concessioni minerarie e da storiche attività di estrazione del salgemma con elevata captazione di risorse idriche dall’alveo e subalveo del Fiume Cecina per la produzione della salamoia. L’alto bacino del Cecina e della Cornia, così come gran parte del territorio delle Colline Metallifere, ha visto il notevole sviluppo, tuttora in corso, dell’industria geotermica, con il suo centro principale a Larderello. Lo sviluppo di queste attività, assieme alla creazione di un’area industriale a Saline di Volterra, ha fortemente condizionato il paesaggio e le risorse naturalistiche dell’area, con riferimento alle qualità delle risorse idriche del Fiume. Cecina, particolarmente critiche per i fenomeni di inquinamento da mercurio e boro, per le elevate captazioni idriche e per la concomitante riduzione delle precipitazioni atmosferiche nel bacino del Cecina. Lo sviluppo del settore energetico ha interessato recentemente anche i versanti alto collinari in sinistra idrografica del Fiume Cecina, con la realizzazione di nuovi impianti eolici. Gli ambienti forestali della Val di Cecina hanno subito nel passato una intensa utilizzazione. Rilevante, fino agli anni ’60 del secolo scorso, il prelievo di risorse legnose per fornire legna da ardere alle caldaie di evaporazione delle saline di Volterra. Dopo un abbandono diffuso dei boschi verificatosi nel dopoguerra, nell’ultimo ventennio tali attività sono riprese con maggiore intensità, soprattutto nelle proprietà private, per effetto concomitante della maggior richiesta sul mercato di biomassa a scopo energetico, della maggior quantità di legname presente e, infine, della disponibilità di manodopera a basso costo. Al forte prelievo nelle proprietà private, spesso causa di forti alterazioni della struttura ecologica e del valore naturalistico dei boschi, si contrappone una gestione più conservativa nell’ambito del patrimonio agricolo-forestale regionale e nel sistema delle Riserve Naturali. La gestione di tipo naturalistico, finalizzata a conservare la foresta, anche mediante interventi di miglioramento ambientale, ha restituito notevoli elementi di naturalità e maturità al bosco, accentuandone il valore paesaggistico ed ecologico. La rete ecologica forestale dell’ambito si caratterizza per l’elevata estensione della sua componente di matrice, interessando in modo continuo i rilievi costieri e interni, con prevalenza di boschi termofili di latifoglie e sclerofille. Le aree forestali di maggiore valore funzionale si localizzano all’interno dei vasti complessi forestali di Monterufoli, di Caselli, di Tatti o della Bandita del Giardino, un gran parte interni al patrimonio agricolo forestale regionale e al locale sistema di Aree protette. Aree forestali in evoluzione (macchie e garighe) si localizzano mosaicate nel paesaggio forestale dei boschi di sclerofille, quali stadi di degradazione legati agli incendi o quali formazioni sviluppate su litosuoli ofiolitici, spesso a costituire vasti ed estesi complessi (ad esempio nelle Macchie di Berignone). Inoltre un denso e articolato reticolo idrografico attraversa tutto il territorio dell’ambito, caratterizzandosi per la presenza di importanti formazioni arboree ripariali, con salici, pioppi e ontani, con eccellenze nell’ambito dell’alto e basso corso del Fiume Cecina (in particolare nell’ANPIL Fiume Cecina e nel tratto interno alla Riserva di Berignone) e lungo i Torrenti Sellate, Pavone, Trossa, Sterza e alto corso del fiume Cornia.

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Figura 29 - Boschi ripariali con pioppi, salici arborei ed arbustivi e ontani, lungo le sponde del Fiume Cecina, a valle di Ponteginori - (Foto L. Lombardi, archivio NEMO)

Per quanto riguarda gli aspetti agro-silvo-pastorali, la porzione centrale e meridionale dell’ambito presenta un paesaggio di elevato valore naturalistico, con pascoli, oliveti e seminativi mosaicati con la copertura forestale e con una elevata densità degli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, siepi alberate, boschetti, ecc.). Gli agroecosistemi frammentati attivi e quelli in abbandono costituiscono elementi agricoli residuali nella matrice forestale alto collinare e montana fortemente soggetti, i secondi, a rischio di scomparsa per abbandono e ricolonizzazione arbustiva (in particolare nelle porzioni più interne delle Colline Metallifere). Aree arbustive in evoluzione caratterizzano anche gli ambienti agricoli e calanchivi presso Volterra, i versanti presso Montecatini Val di Cecina e la vasta zona dei pozzi minerari ad ovest di Saline di Volterra. Gli ecosistemi fluviali e torrentizi interessano gli elementi fluviali principali (Fiume Cecina, Cornia ed Era) e il reticolo idrografico minore (Torrenti Sellate, Pavone, Trossa, Fosci, Possera, ecc.). L’ambito interessa gran parte del bacino idrografici del Fiume Cecina con ecosistemi fluviali di elevato interesse naturalistico (habitat ripariali arbustivi ed arborei e specie vegetali e animali di interesse regionale e/o comunitario) localizzati soprattutto nell’alto corso del Fiume Cecina e in gran parte dei suoi affluenti (in particolare nei Torrenti Pavone, Trossa, Ritasso, Sellate e Sterza), ciò in considerazione dei forti elementi di pressione ambientale esercitati sul medio corso del Fiume Cecina. Da segnalare l’importanza naturalistica del Fiume Cecina a monte della confluenza del T. Possera, in loc. Mulino di Berignone e Masso delle Fanciulle, con elevata qualità delle acque, presenza di habitat fluviali e di importanti specie di fauna ittica, in contesti territoriali di elevata naturalità (Riserva Naturale Foresta di Berignone e Sito Natura 2000 Fiume Cecina da Berignone a Ponteginori). Infine, analizzando le criticità, emerge che quelle principali si localizzano lungo il corso del Fiume Cecina, con intense attività antropiche e la riduzione dei livelli qualitativi e quantitativi delle acque, e nella fascia costiera caratterizzata da locali e intensi fenomeni di artificializzazione, di urbanizzazione e di consumo di suolo delle pianure retrodunali. Ulteriori elementi di criticità sono legati ai processi di abbandono delle attività agro-silvo-pastorali delle zone interne (ad es. nelle Colline metallifere).

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Figura 30 - Piano Paesaggistico - Rete degli ecosistemi (estratto)

Gli ecosistemi fluviali del Cecina risultano oggi fortemente condizionati, nel loro medio e basso corso, dalla presenze di attività estrattive (fortemente rilevanti nel passato) e minerarie, e da attività agricole spesso sviluppate fino all’alveo. La parte centrale del bacino del Cecina, attorno all’abitato di Saline di Volterra è interessato da storiche attività minerarie di estrazione del salgemma (in particolare della salamoia), con l’elevata captazione di risorse idriche. Oltre all’inquinamento delle acque derivante dalle attività estrattive e minerarie (perdite di acqua salata dai bacini di coltivazione), il Fiume Cecina risente di un marcato inquinamento da boro e cloruri per le acque superficiali, e di mercurio e arsenico relativamente ai sedimenti. Tale condizione è legata alla presenza di attività industriali nella zona di Saline di Volterra, con elevato inquinamento del Botro di S. Maria, e nel bacino del Torrente Possera (zona di Larderello) e alla presenza di discariche di rifiuti tossici nelle aree di pertinenza fluviale del Cecina. Tali problematiche hanno rappresentato le principali criticità ecosistemiche nell’ambito del Piano di Gestione del Sito Natura 2000 “Fiume Cecina da Berignone a Ponteginori” e hanno contribuito alla individuazione del Fiume Cecina come bacino pilota nazionale ai sensi della Direttiva comunitaria 2000/60. La riduzione della capacità delle falde legata all’intenso prelievo di materiale alluvionale, la riduzione delle portate del fiume per minori precipitazioni e per gli intensi prelievi industriali dall’alveo e dal subalveo, e i fenomeni di inquinamento delle acque hanno messo in forte crisi gli ecosistemi fluviali del medio e basso corso del Fiume Cecina, con particolare riferimento alla zona situata presso Saline di Volterra e alla confluenza del T. Possera. La riduzione delle attività agropastorali in ambito collinare e montano, e in particolare nelle zone interne delle Colline Metallifere, ha innescato rapidi

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 65 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE processi di ricolonizzazione arbustiva e arborea delle aree aperte, con perdita di ambienti agricoli e pascolivi e aumento della superficie forestale. Relativamente agli utilizzi delle risorse forestali anche in questo ambito, dopo le intense utilizzazioni del passato (in particolare per fornire legna da ardere alle caldaie di evaporazione delle Saline di Volterra), a partire dall’ultimo dopoguerra i boschi hanno subito una riduzione della frequenza delle utilizzazioni con l’allungamento dei turni di ceduazione e, in parte, anche con l’abbandono di ogni attività selvicolturale. Nell’ultimo ventennio tali attività sono riprese con maggiore intensità, sia nel patrimonio pubblico che privato, per effetto concomitante della maggior richiesta sul mercato di biomassa a scopo energetico, della maggior quantità di legname presente e, infine, della disponibilità di manodopera a basso costo. La fase attuale vede un patrimonio boschivo ancora troppo povero dal punto di vista qualitativo e con eccessivi prelievi forestali nei querceti. A tale criticità si associa anche l’elevato carico di ungulati, i tagli periodici della vegetazione ripariale a fini idraulici, il rischio di incendi nelle formazioni forestali costiere, e l’isolamento dei nuclei forestali nell’ambito delle matrici agricole (nuclei forestali costieri o dei paesaggi agricoli della Valdera).

4.2.2.7. Le invarianti strutturali - Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali La struttura insediativa è caratterizzata prevalentemente dal morfotipo insediativo n. 4 “Morfotipo insediativo a pettine delle penetranti vallive sull’Aurelia” (Articolazione territoriale 4.1 Val di Cecina). Le zone collinari di Castellina e di Riparbella afferiscono inoltre al morfotipo n. 5 “Morfotipo insediativo policentrico a maglia del paesaggio storico collinare” (Articolazione territoriale 5.2 Le colline pisane). Il sistema insediativo della Val di Cecina è caratterizzato da due elementi strutturanti fondamentali che danno luogo a due sistemi insediativi diversi: il corridoio infrastrutturale sub-costiero Aurelia-ferrovia, che struttura la pianura costiera, e la Via Salaiola (ora S.R. 68 di Val di Cecina), che rappresenta il principale asse di attraversamento trasversale tra la costa e l’interno e ripercorre l’antica via d’acqua rappresentata dal fiume Cecina. Il sistema insediativo della pianura costiera è recente ed è contraddistinto dalla presenza di due centri sub-costieri maggiori (Cecina e Donoratico) che si sono sviluppati lungo la viabilità litoranea principale e la ferrovia. Il sistema insediativo legato al fiume Cecina è caratterizzato invece dall’asse trasversale che, partendo dalla costa e dal corridoio sub-costiero Aurelia-ferrovia, lambisce la piana alluvionale del fiume Cecina e si dirige verso l’entroterra, fino a Volterra per poi proseguire in direzione di Pontedera e Pomarance. I centri urbani maggiori (Montescudaio, Guardistallo, Figura 31 - Piano Paesaggistico – Carta dei morfotipi insediativi (estratto)

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Riparbella, Casale Marittimo, Castellina Marittima e Pomarance) sono collocati lungo i percorsi principali di crinale a vedetta dell’antica via d’acqua che da Volterra conduceva fino al mare, e connessi, attraverso una fitta rete di percorsi che innervano il territorio, alle ville e fattorie collocate sui crinali secondari e ai poderi. Il patrimonio edilizio rurale rappresenta l’elemento strutturante del paesaggio, a testimonianza di un passato caratterizzato dalla grande proprietà terriera. Lungo il fiume sono situati piccoli insediamenti storici di origine rurale (San Martino, Casino di Terra) ad eccezione di Saline di Volterra e Ponte Ginori. Saline di Volterra, sorto come borgo in una posizione strategica di passaggio, riveste il ruolo di vero polo industriale per Volterra ed è cresciuto cospicuamente intorno al grande stabilimento industriale, andando ad occupare i versanti delle colline circostanti. L’identità storica dei borghi della Val di Cecina è tuttora inalterata, ma le espansioni edilizie recenti, soprattutto nel caso di Pomarance che presenta anche una piccola espansione produttiva a valle del centro urbano, rischiano di cancellare la struttura tipologica originaria. I nuclei di origine rurale, immersi nel paesaggio agricolo, sono per la maggior parte ancora utilizzati e non subiscono il rischio di spopolamento, anche se l’utilizzo attuale è in prevalenza legato alla residenza ed in alcuni casi alle attività ricettive e sempre meno all’esercizio dell’attività agricola. La ferrovia che percorre la valle da Cecina a Volterra, costruita nel 1863 come diramazione della ferrovia “Maremmana” lungo la costa, risulta attualmente un’infrastruttura marginale, soprattutto per il numero delle corse in servizio. La scheda d’ambito ha inoltre individuato, per il territorio dell’Unione dei Colli Marittimi Pisani, i seguenti valori:  le reti di città storiche identificati nella carta delle “Figure componenti i morfotipi insediativi” e nello specifico il Sistema a pettine dei centri affacciati sulla valle e nella piana alluvionale costiera del Cecina e del Cornia; con i borghi collinari di Montescudaio, Guardistallo, Riparbella, Casale Marittimo, Castellina Marittima e Pomarance affacciati sulla Val di Cecina e i centri di Casale Marittimo, Bibbona, Bolgheri, Castagneto Carducci affacciati sulla piana costiera;  la viabilità storica principale di collegamento con l’entroterra (S.S.68 di Val di Cecina) e la ferrovia che percorre la valle da Cecina a Volterra, la viabilità storica principale di collegamento litoranea (Aurelia- ferrovia) che attraversa ambiti di alto valore paesaggistico;  i sistemi di strade locali che collegano tra loro i principali nuclei urbani, attraversando paesaggi di pregio e intercettando le maggiori emergenze storico-culturali. Queste strade rappresentano la rete fruitiva privilegiata dei beni paesaggistici e storico culturali da salvaguardare e valorizzare. In particolare rappresentano un valore, nella Val di Cecina: la SP13 che scende da Riparbella, la SP 32 che scenda da Montecatini Val di Cecina, la SP47 che arriva a Pomarance, la SS 439 che connette Pomarance con Castelnuovo val di Cecina attraversando Montecerboli e Larderello e l’antica Strada dei tre Comuni collega Montescudaio, Guardistallo e Casale;  le emergenze visuali e storico-culturali con scorci panoramici di alto valore paesaggistico rappresentate dai borghi collinari di Montescudaio, Guardistallo, Riparbella, Casale Marittimo, Castellina Marittima e Pomarance che si stagliano in posizione dominante sulla valle del Cecina e dai borghi storici di Casale Marittimo, Bibbona, Bolgheri, Castagneto Carducci che si affacciano sulla pianura costiera  il paesaggio della bonifica con la rete dei poderi e borghi rurali dal ritmo seriale e dai manufatti idraulici;

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Sono stati individuate, inoltre, le principali criticità:  abbandono delle aree collinari interne della Val di Cecina con fenomeni di accentramento della popolazione verso i poli industriali di fondovalle, a discapito degli insediamenti più storicizzati e decadimento delle economie ad esse connesse;  indebolimento delle relazioni territoriali, ambientali e paesaggistiche tra il sistema di città sub-costiere e marine e l’entroterra con perdita delle funzioni storiche di presidio territoriale dei centri collinari interni;  scivolamento a valle delle espansioni dei centri urbani collinari Casale Marittimo, Bibbona, Bolgheri e Castagneto Carducci, a ridosso della pianura costiera in corrispondenza della viabilità principale di pianura, con possibilità di future espansioni non controllate;

4.2.2.8. Le invarianti strutturali - I caratteri morfotipologici dei sistemi agro ambientali dei paesaggi rurali L’ambito della Val di Cecina coincide con un territorio in gran parte collinare, articolato in due compagini principali poste rispettivamente a nord e a sud del fiume Cecina, quella dei Monti di Castellina e delle colline argillose del volterrano, e quella dei Monti di Campiglia Marittima e delle Colline Metallifere. La transizione tra collina e fascia costiera avviene tramite una formazione di Margine che va approssimativamente da Rosignano a Castagneto Carducci, definisce il piede dei rilievi e sfuma nella pianura, compresa tra la foce del Cecina e San Vincenzo. Il paesaggio collinare è strutturato dalla presenza di grandi rilievi boscati: le propaggini settentrionali dei Monti di Campiglia Marittima; parte delle Colline Metallifere; i colli posti lungo il limite orientale dell’ambito, al confine con la Valdelsa. I boschi sono per lo più costituiti da leccete, cerrete e da associazioni di sempreverdi e latifoglie decidue. Ai rilievi dominati dalla matrice forestale si affiancano formazioni collinari caratterizzate dall’alternanza tra bosco e tessuto coltivati. Sui Monti di Castellina, attorno all’insediamento storico di Riparbella, prevalgono oliveti d’impronta tradizionale (morfotipo 12), talvolta disposti su terrazzi sostenuti da ciglioni e organizzati in una trama fitta, densa mente infrastrutturata da un corredo di siepi e macchie boscate. Più spesso gli oliveti si trovano in associazione con i seminativi semplici o punteggiati di alberi sparsi (morfotipo 16) come attorno a Castellina Marittima. L’associazione tra oliveti e seminativi è uno dei tratti distintivi del paesaggio rurale della Val di Cecina e, più in generale, della Toscana centromeridionale. Non di rado, in questi contesti, siepi e formazioni boschive si insinuano capillarmente tra le colture bordando i confini degli appezzamenti che assumono quasi l’aspetto di campi chiusi. Molto alto il valore ambientale di queste porzioni di paesaggio, quasi tutte coincidenti con nodi della rete ecologica regionale degli ecosistemi agropastorali. In prossimità della fascia costiera il quadro paesistico muta radicalmente. I dolci rilievi collinari che si affacciano sulla pianura costiera (il complesso di Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo, la collina di Castagneto Carducci) ospitano prevalentemente colture legnose di impronta tradizionale come oliveti specializzati (morfotipo 12), associati a seminativi semplici eventualmente punteggiati di alberi sparsi (morfotipo 16), o a vigneti (morfotipo 18). Questa struttura paesaggistica consente di individuare i principali aspetti di valore del territorio collinare della Val di Cecina che fanno riferimento alle due grandi articolazioni paesaggistiche presenti nell’ambito:

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 68 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE quella delle colline caratterizzate dall’alternanza tra bosco e tessuti agricoli e quella delle colline argillose del volterrano. Nei contesti che ricadono nella prima di queste configurazioni (Monti di Castellina, Valle dello Sterza, propaggini occidentali delle Colline Metallifere nei pressi di Monteverdi Marittimo) i valori sono rappresentati dalla permanenza di coltivazioni tradizionali come gli oliveti - specializzati o in associazione con seminativi e vigneti (morfotipi 12, 16 e 18) – organizzati in una maglia agraria fitta, ben equipaggiata dal punto di vista dell’infrastrutturazione paesaggistica ed ecologica. Sulla gran parte delle Colline Metallifere l’elemento maggiormente qualificante il paesaggio è la presenza di estese superfici agricole e pascolive a campi chiusi (morfotipo 9), che costituiscono testimonianza storica di una particolare modalità di organizzazione del territorio rurale, diversificano il manto forestale contenendo al proprio interno una fitta e articolata rete di equipaggiamento vegetale della maglia agraria dalle importanti funzioni di connettività ecologica, creano un quadro paesistico caratterizzato dall’alternanza tra apertura e chiusura visiva, prodotte rispettivamente da praterie e colture erbacee e dal passo di siepi, filari, macchie boscate. Inoltre e colline che delimitano la pianura costiera compongono un quadro paesistico di notevole valore, con i nuclei storici di Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo sorti sui supporti più stabili e sicuri rispetto alla pianura sulla quale si affacciano, in posizione dominante delle pendici sottostanti, intensamente coltivate secondo modalità e impianti per lo più di tipo tradizionale (morfotipo 16). La scheda d’ambito ha individuato, per il territorio dell’Unione dei dell’Unione dei Colli Marittimi Pisani, alcune criticità: i paesaggi collinari caratterizzati dall’alternanza tra bosco e colture legnose vedono come criticità maggiore l’abbandono delle colture, principalmente oliveti in forma specializzata o associati ai seminativi (morfotipi 12 e 16). Situazioni di questo tipo evidenziate da conseguente ricolonizzazione arbustiva e arborea sono presenti sui versanti posti a sud-ovest di Castellina Marittima, nei pressi di Monteverdi Marittimo e di Sassa. Più in generale, le dinamiche di abbandono sono molto visibili in corrispondenza delle isole coltivate, tradizionalmente occupate da seminativi e oliveti, immerse nelle grandi formazioni forestali che coprono i Monti di Castellina e le Colline Metallifere.

4.2.2.9. Le interpretazione di sintesi - Patrimonio territoriale e paesaggistico Il patrimonio territoriale e paesaggistico è dato dall’insieme delle strutture di lunga durata prodotte dalla coevoluzione fra ambiente naturale e insediamenti umani. L’individuazione dei caratteri patrimoniali scaturisce dall’esame della consistenza e dei rapporti strutturali e paesaggistici intercorrenti fra le quattro invarianti: il sistema insediativo storico, il supporto idrogeomorfologico, quello ecologico e il territorio agroforestale. Il territorio della Val di Cecina presenta un’articolazione morfologica e paesaggistica molto complessa, data dal succedersi di diversi sistemi morfogenetici che hanno a loro volta condizionato lo sviluppo di forme insediative e paesaggi agrosilvopastorali differenziati:  le colline delle catene costiere, in parte boscate in parte coltivate, che chiudono la pianura formando una quinta di notevole impatto visivo;  il secondo fronte di rilievi collinari si dispone ai lati del fondovalle del Cecina raccordandosi a sud del fiume con le Colline Metallifere, a nord con le Colline Pisane;

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Le colline della catena costiera comprendono il grande promontorio boscato posto in sinistra idrografica del torrente Sterza, i rilievi più addolciti che si affacciano sulla piana alluvionale (e ospitano i centri di Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo), e infine i Monti di Castellina Marittima e Riparbella. La seconda serie di rilievi collinari comprende paesaggi per lo più boscosi interrotti da tessuti coltivati. Anche qui le formazioni forestali sono costituite prevalentemente da leccete, cerrete e da associazioni di sempreverdi e latifoglie decidue, mentre i tessuti coltivati vedono una prevalenza dei seminativi, ora nudi, ora associati agli oliveti, ora alternati a pascoli in una struttura a campi chiusi. Muovendo ancora verso la parte più interna dell’ambito, il paesaggio muta radicalmente. Alle grandi masse boscate caratterizzanti le colline costiere e i rilievi retrostanti, si sostituiscono estesi orizzonti di seminativi nudi Figura 32 -Piano Paesaggistico – Patrimonio territoriale e paesaggistico (estratto) tipici dei suoli argillosi. Le morfologie sono addolcite, e talvolta interessate da imponenti fenomeni di erosione (balze, calanchi) e da pendici denudate (biancane) che rappresentano uno dei tratti identitari più importanti di

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 70 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE questo tipo di paesaggio. Di grande rilevanza sono, in particolare le Balze di Volterra (SIR Balze di Volterra e Crete circostanti), originatesi dalle dinamiche erosive tipiche di questo sistema morfogenetico. Malgrado gli aspetti di criticità collegati a questi fenomeni geomorfologici, essi hanno contribuito alla formazione di un paesaggio unico e dagli eccezionali valori estetico-percettivi. La maglia agraria e insediativa appare molto rada, punteggiata da alcuni nodi che emergono visivamente con il loro corredo di coltivi. Tra questi il più rilevante per valori storico-testimoniali, per il ruolo territoriale storicamente svolto all’interno dell’ambito e per gli aspetti estetico-percettivi è Volterra, collocata in posizione dominante su un crinale arborato e coltivato con oliveti d’impronta tradizionale a maglia fitta. Il fiume Cecina - vera e propria “spina dorsale” del territorio – ha definito, invece, un ampio fondovalle che comprende ecosistemi di elevato interesse naturalistico (habitat ripariali arbustivi e arborei e specie vegetali e animali di interesse regionale e/o comunitario) localizzati soprattutto nell’alto corso del fiume e in gran parte dei suoi affluenti (in particolare Torrenti Pavone, Trossa, Ritasso, Sellate e Sterza). Infine sono presenti, all’interno dell’ambito, notevoli emergenze geomorfologiche: Oltre alle già citate Balze di Volterra, ai calanchi e alle biancane, si segnalano affioramenti di ofioliti (sotto forma di gabbri, basalti o serpentiniti) a creare paesaggi di particolare valore che si distinguono dal territorio circostante con forme uniche, complesse e accidentate (SIR Caselli e Complesso di Monterufoli; altri elementi di rilievo sono compresi in aree protette come il Bosco di Bolgheri, Bibbona e Castiglioncello, Macchia di Tatti e Berignone, Montenero e Valle del Pavone e Rocca Sillana). Associate alle ofioliti ritroviamo le principali mineralizzazioni della Val di Cecina, già sfruttate dagli Etruschi, come i calcedoni e i depositi cupriferi di Monterufoli, la miniera di Villetta o la Miniera di Caporciano (nei pressi di Montecatini Val di Cecina).

4.2.2.10. Le Interpretazione di sintesi - Criticità Le principali pressioni che interessano il patrimonio territoriale e paesaggistico della Val di Cecina risultano distribuite con pesi e modalità differenti) tra la fascia costiera, i contesti di pianura e i rilievi collinari. Un sistema complesso e articolato di criticità caratterizza, anzitutto, i paesaggi costieri e di pianura, oggetto di urbanizzazioni conseguenti, in particolar modo, alle dinamiche di “scivolamento a valle” dei pesi del sistema insediativo collinare. A tale progressivo “scivolamento” ha contribuito anche il potenziamento del corridoio infrastrutturale “Aurelia-ferrovia”, con significative ripercussioni sull’ambito: svuotamento dei centri urbani dell’entroterra; fenomeni di accentramento della popolazione verso i poli industriali di fondovalle; l’incremento dei fenomeni di congestione e frammentazione dei delicati ambiti costieri, in particolare dei cordoni dunali o retrodunali, delle zone umide residuali, delle pinete costiere, e degli ambiti fluviali. Questi processi hanno, inoltre, provocato l’indebolimento della rete di relazioni territoriali, ambientali e paesaggistiche, che legava il sistema di città sub-costiere, le marine e l’entroterra e la perdita delle funzioni di presidio territoriale dei centri collinari interni. Cave attive e dismesse sono diffuse in tutto l’ambito; in particolare, risultano attivi siti per l’estrazione di materiali lapidei da costruzione e ornamentali e cave di inerti. Gli impatti maggiori si registrano presso il polo estrattivo di Saline di Volterra, con profonde alterazioni del paesaggio dell’alta Val di Cecina.

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Le aree interne sono caratterizzate in modo significativo dalla presenza di impianti per lo sfruttamento delle risorse geotermiche, che hanno configurato nel tempo paesaggi artificiali di forte impatto unici nel loro genere. I versanti, soprattutto quelli dei sistemi di Collina dei bacini neo-quaternari, sono tendenzialmente instabili e fortemente suscettibili all’erosione; fenomeni analoghi alle balze di Volterra sono possibili in molte località, spesso in associazione con gli insediamenti, mentre la stabilità dei calanchi e delle biancane, obliterate meccanicamente, non può essere considerata acquisita e rappresenta un rischio significativo. Nei territori collinari, l’intensificazione e la specializzazione delle attività agricole hanno determinato, in taluni casi limitati, la riduzione dei valori ecologici e paesaggistici associati agli agro ecosistemi tradizionali.

Figura 33 - Piano Paesaggistico – Criticità (estratto)

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4.2.2.11. Gli indirizzi per le politiche Gli indirizzi per le politiche contenuti nella scheda di ambito costituiscono riferimento per l'elaborazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale dell’Unione dei Comuni delle Colline Marittime Pisane affinché esse possa concorrere al raggiungimento degli obiettivi del piano. Pe la scheda d’ambito della Val di Cecina sono stati individuati tre gruppi di indirizzi: il primo riferito ai sistemi della Montagna, Dorsale, Collina, Collina dei bacini neo-quaternari e del Margine, il secondo riferito ai sistemi della Costa, Pianura e Fondo-valle ed il terzo riferito a sistemi o elementi distribuiti in tutto il territorio dell'ambito. Ai fini del presente studio verranno analizzati gli indirizzi del primo e del terzo gruppo ed in diretta relazione con il territorio dei tre comuni. Nelle aree riferibili ai sistemi della Montagna, Dorsale, Collina, Collina dei bacini neo-quaternari e del Margine:

Indirizzo 1: garantire azioni volte a tutelare le peculiarità geomorfologiche dei paesaggi dell'ambito e, in particolare, finalizzate a: Ind.1.1. preservare calanchi e balze, anche promuovendo la creazione di fasce tampone accessibili solo ad attività a basso impatto quale il pascolo, evitando attività di discarica e la realizzazione di interventi infrastrutturali ed edilizi; Ind.1.2. tutelare gli affioramenti di ofioliti anche attraverso interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico, secondo le indicazioni generali per il sistema della Collina a versanti ripidi sulle Unità Liguri.

Indirizzo 2: nei sistemi di Collina dei bacini neo-quaternari, al fine di garantire la stabilità dei versanti, è opportuno: Ind.2.1. evitare ulteriori insediamenti nelle aree vulnerabili caratterizzate da forme di erosione intensa; Ind.2.2. favorire l’adozione di metodi colturali e sistemi d’impianto atti a contenere l’erosione del suolo.

Indirizzo 3: prevedere interventi rivolti ad assicurare una densità faunistica sostenibile, con particolare riferimento agli ungulati, al fine di prevenire i danni alle colture arboree in fase di impianto, ai boschi in rinnovazione, alle produzioni agrarie, ed a mantenere la biodiversità negli ambienti forestali.

Indirizzo 4: al fine di tutelare il sistema insediativo collinare e la leggibilità della sua relazione con il paesaggio agrario, prevedere misure e azioni volte a tutelare l’integrità morfologica dei centri, nuclei, aggregati storici ed emergenze di valore architettonico-testimoniale, dei loro intorni agricoli e delle visuali panoramiche da e verso tali insediamenti, anche contenendo ulteriori espansioni.

Indirizzo 5: al fine di preservare i valori identitari, ambientali e paesistici del territorio collinare favorire, ove possibile e anche attraverso forme di sostegno finanziario: Ind.5.1. per le colture specializzate di grandi estensioni con ridisegno integrale della maglia agraria attraverso soluzioni che garantiscano la funzionalità del sistema di regimazione idraulico- agraria e di contenimento dei versanti, con sistemazioni coerenti con il contesto paesaggistico

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e che prevedano adeguate dotazioni ecologiche (siepi, filari alberati) in grado di migliorarne i livelli di permeabilità ecologica; Ind.5.2. nelle aree a prevalenza di colture cerealicole, soluzioni che prevedano adeguate dotazioni ecologiche (siepi, filari alberati) in grado di migliorarne i livelli di permeabilità ecologica.

Indirizzo 9: al fine di migliorare la qualità ecologica e paesistica del territorio rurale di pianura, garantire programmi e azioni volti a favorire, ove possibile, soluzioni che prevedano adeguate dotazioni ecologiche (siepi, filari alberati) in grado di migliorarne i livelli di permeabilità ecologica ed il mantenimento della continuità della rete di infrastrutturazione paesaggistica, data da viabilità minore, rete scolante, vegetazione di corredo.

Indirizzo 10: al fine di preservare i valori paesaggistici e ambientali del sistema idrografico dell'ambito garantire azioni volte a: Ind.10.1. promuovere interventi di riqualificazione naturalistica del reticolo idrografico minore di collegamento tra la fascia costiera e le colline boscate (con priorità per le aree classificate come “corridoio ecologico fluviale da riqualificare”); Ind.10.2. salvaguardare gli spazi inedificati perifluviali del fiume Cecina e la loro valorizzazione come fasce di mobilità fluviale da destinare alla dinamica naturale del corso d’acqua (con priorità per le aree classificate come “corridoio ecologico fluviale da riqualificare”), anche al fine di assicurare un maggiore trasporto solido del fiume, elemento fondamentale per la riduzione dei processi di erosione costiera; Ind.10.3. promuovere azioni volte a valorizzare il ruolo connettivo del fiume Cecina come corridoio ecologico multifunzionale nonché i collegamenti tra costa ed entroterra, costituiti da tratti di viabilità storica e dai tracciati ferroviari secondari (ferrovia Cecina-Saline), anche attraverso lo sviluppo di modalità di spostamento multimodali integrate e sostenibili.

Indirizzo 11: favorire la conservazione attiva degli agroecosistemi, recuperando e incentivando le attività agricole e quelle zootecniche nelle aree in abbandono, e migliorando le dotazioni ecologiche delle aree agricole intensive;

Indirizzo 12: al fine di tutelare gli elevati valori ecologici e paesistici dei sistemi forestali, promuovere azioni volte ad assicurare: Ind.12.1. il miglioramento della gestione complessiva degli habitat forestali;

Indirizzo 13: nella realizzazione dei nuovi impianti eolici garantire che la valutazione dei relativi impatti tenga conto degli effetti cumulativi paesaggistici ed ecosistemici.

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4.2.2.12. La disciplina d’uso – Obiettivi di qualità e direttive Gli obiettivi di qualità, indicati di seguito, riguardano la tutela e la riproduzione del patrimonio territoriale dell’ambito e nello specifico sono relativi alla zona oggetto di studio. Questi obiettivi sono individuati mediante l’esame dei rapporti strutturali intercorrenti fra le quattro invarianti, in linea con la definizione di patrimonio territoriale: sono, perciò, formulati, generalmente, come relazioni tra il sistema insediativo storico, il supporto idrogeomorfologico, quello ecologico e il territorio agroforestale; completano gli obiettivi contenuti negli abachi, validi per tutto il territorio regionale, e integrano gli ‘indirizzi’ contenuti nella scheda, relativi a ciascuna invariante. Gli enti territoriali, ciascuno per la propria competenza, provvedono negli strumenti della pianificazione e negli atti di governo del territorio al raggiungimento degli obiettivi attraverso specifiche direttive correlate.

OBIETTIVO 1: Tutelare gli elementi naturalistici di forte pregio paesaggistico dell’ambito, costituiti dalle significative emergenze geomorfologiche, dagli ecosistemi fluviali e dalle vaste matrici forestali e salvaguardare i caratteri funzionali, storici e identitari del fiume Cecina e del suo bacino Direttive correlate: Dir.1.1 - tutelare le forme erosive residue (calanchi, balze e relittuali testimonianze delle biancane) del paesaggio collinare del volterrano e dell’alta Val d’Era escludendo gli interventi antropici suscettibili di alterarne le caratteristiche geomorfologiche attraverso la promozione di pratiche agricole conservative dei caratteri dei suoli anche attraverso l’individuazione di opportune fasce di rispetto e di forme di delocalizzazione di attività e manufatti non compatibili con la loro conservazione.

Dir.1.2 - tutelare gli affioramenti ofiolitici e gli habitat di interesse conservazionistico ad essi associati, con particolare riferimento ai versanti meridionali del Corno al Bufalo (complesso di Monterufoli), dei versanti del Poggio Donato (complesso di Caselli) e dell’alta valle del T. Strolla (Riserva di Montenero), gli affioramenti della Valle del T. Pavone, della Riserva di Berignone (ad es. al Masso delle Fanciulle) e del Monte Aneo.

Dir.1.3 - salvaguardare e riqualificare i valori ecosistemici, idrogeomorfologici e paesaggistici del bacino del Fiume Cecina, anche al fine di ridurre i processi di erosione costiera e tutelare i paesaggi dunali (in particolare i Tomboli di Cecina) attraverso: Dir.1.3.1 la razionalizzazione delle attività e i processi produttivi presenti nell’alto bacino del Fiume Cecina (Larderello, Castelnuovo Val di Cecina, Monteverdi Marittimo, Sasso Pisano) e nelle aree di fondovalle (tra Saline di Volterra e Ponteginori), bonificando le aree inquinate legate allo sfruttamento delle risorse minerarie attive e abbandonate, nonché escludendo nuove attività estrattive nelle aree di pertinenza fluviale; Dir.1.3.2 la regolazione dei prelievi idrici dall’alveo e dal subalveo del fiume Cecina e tutelare gli ecosistemi fluviali e ripariali presenti lungo il medio e basso corso dell’asta fluviale con particolare riferimento alla zona situata presso Saline di Volterra e alla confluenza del Torrente Possera; Dir.1.3.3 l’individuazione di una fascia di mobilità fluviale da destinare alla dinamica naturale del corso d’acqua;

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Dir.1.3.4 la valorizzazione delle testimonianze storico-culturali e i luoghi fortemente identitari presenti lungo il fiume; Dir.1.3.5 Il miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali e il loro grado di continuità ecologica trasversale e longitudinale, evitando i processi di artificializzazione degli alvei, delle sponde e delle aree di pertinenza fluviale, con priorità per l’area classificata come “corridoio ecologico fluviale da riqualificare”.

Dir.1.4 - tutelare e valorizzare il ricco ed importante sistema di siti estrattivi di valore storico e identitario dell’alta Val di Cecina, con particolare riferimento ai siti di Monterufoli, Villetta e Caporciano nei pressi di Montecatini Val di Cecina, alle numerose sorgenti sulfuree (, Libbiano e nella zona di Pomarance) e termali (Sasso Pisano), ai giacimenti di alabastro (lungo il crinale che degrada da Montecatini verso Castellina, a Riparbella, Montecatini Val di Cecina e Volterra) e alle antiche cave romane di travertino.

OBIETTIVO 2: Salvaguardare la pianura costiera qualificata dalla presenza di aree umide, ambienti dunali e dai paesaggi agrari della bonifica storica, le colline retrostanti caratterizzate da oliveti, vigneti, colture promiscue e aree boscate, nonché le relazioni percettive, funzionali, morfologiche ed ecosistemiche tra la pianura e l’entroterra. Direttive correlate: Dir.2.2 - assicurare che eventuali nuove espansioni e nuovi carichi insediativi siano coerenti per tipi edilizi, materiali, colori ed altezze, e opportunamente inseriti nel contesto paesaggistico senza alterarne la qualità morfologica e percettiva.

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Dir.2.6 - valorizzare i percorsi lungo il fiume Cecina e i tracciati di valore storico e/o paesaggistico (anche in considerazione del Progetto Pilota per la valorizzazione della tratta ferroviaria Cecina – Saline di Volterra) anche al fine di recuperare le relazioni territoriali e paesaggistiche tra il sistema delle città costiere e l’entroterra. Dir.2.7 - proteggere le aree di ricarica rappresentate dalla fascia del Sistema di Margine e del Sistema di Collina calcarea o sulle Unità Toscane (individuati nella carta dei Sistemi Morfogenetici), e garantire la manutenzione del sistema idraulico costituito dai canali storici e dalle relative infrastrutture, al fine di preservare l’equilibrio degli acquiferi costieri rispetto ai rischi di ingressione salina che minacciano i sistemi retrodunali e le risorse idriche. Dir.2.8 - contrastare i fenomeni di spopolamento delle aree più interne, individuate come seconda serie di rilievi collinari, e la contrazione delle economie ad esse connesse.

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4.2.3. La disciplina dei beni paesaggistici Il PIT con valenza di Piano Paesaggistico, individua i beni sottoposti a vincolo paesaggistico ai sensi dell’articola 142 del Codice; per ogni “bene” sottoposto a vincolo, il PIT stabilisce specifici Obiettivi, Direttive e Prescrizioni elencati nell’allegato 8B Disciplina dei beni Paesaggistici. I Comuni sono tenuti a recepire tali indicazioni all’interno dei propri strumenti urbanistici. Il nuovo Piano Strutturale Intercomunale dovrà necessariamente confrontarsi ed analizzare con attenzione quanto prescritto per ogni “bene”. Di seguito vengono riportati i beni sottoposti a vincolo paesaggistico:

Beni paesaggistici art.142 c.1, lett. b, Codice – I territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi. OBIETTIVI Gli strumenti della pianificazione territoriale, gli atti di governo del territorio, i piani di settore e gli interventi devono perseguire i seguenti obiettivi: a - tutelare la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri naturalistici, storico-identitari ed estetico- percettivi dei territori contermini ai laghi salvaguardando la varietà e la tipicità dei paesaggi lacustri; b - salvaguardare la continuità ecologica, le relazioni ecosistemiche, funzionali e percettive dei territori contermini ai laghi; c - evitare i processi di artificializzazione dei territori contermini ai laghi e garantire che gli interventi di trasformazione non compromettano gli ecosistemi, e non alterino i rapporti figurativi consolidati dei paesaggi lacustri; d - garantire l'accessibilità e la fruibilità sostenibile dei territori perilacuali anche attraverso la creazione o il mantenimento di adeguati accessi pubblici e varchi visuali verso il lago; e - favorire la ricostituzione della conformazione naturale dei territori perilacuali interessati da processi di antropizzazione ed il recupero e la riqualificazione delle aree compromesse o degradate. DIRETTIVE Gli enti territoriali e i soggetti pubblici, negli strumenti della pianificazione, negli atti di governo del territorio e nei piani di settore, ciascuno per la propria competenza, provvedono a: a - individuare, tra i laghi rappresentati sulla CTR in scala 1:10.000, gli invasi artificiali realizzati per finalità aziendali agricole; b - individuare gli ecosistemi lacustri di rilevante valore paesaggistico e naturalistico (con particolare riferimento alle aree interessate dalla presenza di habitat di interesse comunitario e/o regionale e di specie vegetali e animali di interesse conservazionistico); c - Individuare le aree contermini ai laghi soggette a pressioni e criticità paesaggisti che e ambientali prevedere interventi di riqualificazione paesaggistica e ambientale al fine di recuperare i caratteri propri dello specifico ambiente lacuale anche attraverso il recupero dei manufatti esistenti o la loro eventuale delocalizzazione. d - Definire strategie, misure e regole/discipline volte a: 1 - Garantire la conservazione dei territori perilacuali nelle loro componenti geomorfologiche, vegetazionali, ecosistemiche e paesaggistiche;

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2 - Riconoscere e conservare le aree caratterizzate dalla presenza di testimonianze storico-culturali, di valori paesaggistici e di valori ecosistemici, nelle quali escludere interventi di trasformazione edilizia ed infrastrutturale; 3 - Conservare le formazioni vegetali autoctone e le loro funzioni di collegamento ecologico e paesaggistico tra l’ambiente lacustre e il territorio contermine, contrastando la diffusione di specie aliene invasive; 4 - Contenere i nuovi carichi insediativi entro i limiti del territorio urbanizzato e garantire che gli interventi di trasformazione urbanistico ed edilizia non compromettano le visuali connotate da un elevato valore estetico-percettivo; 5 - Promuovere la realizzazione, manutenzione, adeguamento di percorsi pedonali e per mezzi di trasporto non motorizzati, lungo le rive dei laghi. PRESCRIZIONI a - Gli interventi di trasformazione, compresi quelli urbanistici ed edilizi, ove consentiti, fatti comunque salvi quelli necessari alla sicurezza idraulica, sono ammessi a condizione che: 1 - non alterino l’assetto idrogeologico e garantiscano la conservazione dei valori ecosistemici paesaggistici, la salvaguardia delle opere di sistemazione idraulico agraria con particolare riferimento a quelle di interesse storico e/o paesaggistico testimoniale; 2 - si inseriscano nel contesto perilacuale secondo principi di coerenza paesaggistica, ne rispettino le caratteristiche morfologiche e le regole insediative storiche preservandone il valore, anche attraverso l’uso di materiali e tecnologie con esso compatibili; 3 - non compromettano le visuali connotate da elevato valore estetico percettivo; 4 - non modifichino i caratteri tipologici e architettonici del patrimonio insediativo di valore storico ed identitario; 5 - non occludano i varchi e le visuali panoramiche, che si aprono lungo le rive e dai tracciati accessibili al pubblico verso i laghi e non concorrano alla formazione di fronti urbani continui; 6 - non riducano l’accessibilità alle rive dei laghi. b - Le opere e gli interventi relativi alle infrastrutture viarie, ferroviarie ed a rete (pubbliche o di interesse pubblico) sono ammesse a condizione che il tracciato dell’infrastruttura non comprometta i caratteri morfologici, ecosistemici dell’area perilacuale e garantisca, attraverso la qualità progettuale e le più moderne tecnologie di realizzazione, il minor impatto visivo possibile. c - La realizzazione di nuove strutture a carattere temporaneo e rimovibile, ivi incluse quelle connesse all’attività agricola e turistico-ricreativa, è ammessa a condizione che gli interventi non alterino negativamente la qualità percettiva dei luoghi, l'accessibilità e la fruibilità delle rive e prevedano altresì il ricorso a tecniche e materiali ecocompatibili, garantendo il ripristino dei luoghi e la riciclabilità o il recupero delle componenti utilizzate. d - Gli interventi che interessano l’assetto geomorfologico ed idraulico devono garantire il migliore inserimento paesaggistico privilegiando, ove possibile, l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica. e - Fatti salvi gli adeguamenti e gli ampliamenti di edifici o infrastrutture esistenti alle condizioni di cui alla lettera a) del presente articolo, non sono ammesse nuove previsioni, fuori dal territorio urbanizzato, di: - attività produttive industriali/artigianali;

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- medie e grandi strutture di vendita; - depositi a cielo aperto di qualunque natura che non adottino soluzioni atte a minimizzare l’impatto visivo e di quelli riconducibili ad attività di cantiere; - discariche e impianti di incenerimento dei rifiuti autorizzati come impianti di smaltimento (All.B parte IV del D.Lgs. 152/06); f - Non sono ammessi interventi che possano compromettere la conservazione degli ecosistemi lacustri di rilevante valore paesaggistico e naturalistico (con particolare riferimento alle aree interessate dalla presenza di habitat di interesse comunitario e/o regionale e di specie vegetali e animali di interesse conservazionistico). All'interno di tali formazioni non sono ammessi nuovi interventi che possano comportare l'impermeabilizzazione del suolo e l’aumento dei livelli di artificializzazione.

Figura 34 - Cartografia del PIT con valenza di Piano Paesaggistico – I territori contermini ai laghi

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Beni paesaggistici art.142 c.1, lett. c, Codice - fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal R.D. 11 dicembre 1933, n.1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna. OBIETTIVI Gli strumenti della pianificazione territoriale, gli atti di governo del territorio, i piani di settore e gli interventi, fatti salvi quelli necessari alla messa in sicurezza idraulica, devono perseguire i seguenti obiettivi: a - tutelare la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri naturalistici, storico-identitari ed esteticopercettivi delle sponde e delle relative fasce di tutela salvaguardando la varietà e la tipicità dei paesaggi fluviali, le visuali panoramiche che si aprono dalle sponde ed in particolare dai ponti quali luoghi privilegiati per l’ampia percezione che offrono verso il paesaggio fluviale; b - evitare i processi di artificializzazione degli alvei e delle fasce fluviali e garantire che gli interventi di trasformazione non compromettano i rapporti figurativi consolidati dei paesaggi fluviali, la qualità delle acque e degli ecosistemi; c - limitare i processi di antropizzazione e favorire il ripristino della morfologia naturale dei corsi d’acqua e delle relative sponde, con particolare riferimento alla vegetazione ripariale; d - migliorare la qualità ecosistemica dell'ambiente fluviale con particolare riferimento ai corridoi ecologici indicati come “direttrici di connessione fluviali da riqualificare” nelle elaborazioni del Piano Paesaggistico; e - riqualificare e recuperare i paesaggi fluviali degradati; f - promuovere forme di fruizione sostenibile del fiume e delle fasce fluviali. DIRETTIVE Gli enti territoriali e i soggetti pubblici, negli strumenti della pianificazione, negli atti di governo del territorio e nei piani di settore, ciascuno per la propria competenza, fatti salvi gli interventi necessari alla sicurezza idraulica privilegiando quelli coerenti con il contesto paesaggistico, provvedono a: a - individuare i corsi d’acqua caratterizzati dalla presenza di rilevanti valori ecosistemici e paesaggistici, con particolare riferimento alla presenza di habitat fluviali di interesse comunitario e/o regionale; b - riconoscere il sistema storico delle opere idrauliche di valore testimoniale e dei manufatti edilizi connessi con la presenza del corso d’acqua, promuovendone altresì il mantenimento, la conservazione e la valorizzazione; c - riconoscere i principali punti di vista e le visuali percepibili anche dagli attraversamenti, connotati da un elevato valore estetico-percettivo; d - individuare i tratti fluviali che presentano potenziale di navigabilità e le sponde accessibili al pubblico con i relativi punti di vista e percorsi pedonali e ciclabili; e - tutelare e riqualificare i caratteri morfologici e figurativi dei fiumi e torrenti anche in relazione alle loro aree di pertinenza; f - garantire che gli interventi volti a mantenere e ripristinare la funzionalità del reticolo idraulico, con particolare riferimento al fondovalle e alle aree di pianura, rispettino i caratteri ecosistemici, identitari e percettivi propri del contesto fluviale; g - tutelare e valorizzare i caratteri geomorfologici tipici dei corsi d’acqua quali ad esempio cascate, forre, orridi, meandri, golene, terrazzi alluvionali;

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h - tutelare le formazioni vegetali autoctone (ripariali e planiziali) e individuare le fasce ripariali da sottoporre a progetti di riqualificazione, con particolare riferimento ai corridoi ecologici da riqualificare come individuati dagli elaborati del Piano Paesaggistico; i - promuovere, anche attraverso sistemi perequativi, la delocalizzazione, all’esterno delle fasce di pertinenza fluviale, degli insediamenti produttivi non compatibili con la tutela paesaggistica, idraulica ed ecosistemica degli ambiti fluviali, anche sulla base delle criticità individuate dal Piano Paesaggistico; l - contenere nuovi carichi insediativi entro i limiti del territorio urbanizzato e garantire che gli interventi di trasformazione urbanistico ed edilizia non compromettano il contesto paesaggistico e le visuali connotate da un elevato valore estetico-percettivo; m - favorire la creazione di punti di sosta, itinerari, percorsi di mobilità dolce, e incentivare iniziative volte al recupero di manufatti e opere di valore storicoculturale, comprese le opere idrauliche storicamente legate al corso d’acqua (mulini, chiuse, ponti, briglie, vasche), al fine di valorizzare e ricostituire le relazioni tra comunità e fiume; n - realizzare una gestione sostenibile delle periodiche attività di taglio della vegetazione ripariale, evitando alterazioni significative degli ecosistemi fluviali e della continuità e qualità delle fasce ripariali; o - promuovere interventi che assicurino l’incremento delle superfici permeabili e degli spazi aperti incentivandone la fruizione collettiva anche attraverso interventi finalizzati alla rimozione di elementi artificiali che compromettono le visuali connotate da un elevato valore estetico-percettivo. PRESCRIZIONI a - Fermo restando il rispetto dei requisiti tecnici derivanti da obblighi di legge relativi alla sicurezza idraulica, gli interventi di trasformazione dello stato dei luoghi sono ammessi a condizione che : 1 - non compromettano la vegetazione ripariale, i caratteri ecosistemici caratterizzanti il paesaggio fluviale e i loro livelli di continuità ecologica; 2 - non impediscano l’accessibilità al corso d’acqua, la sua manutenzione e la possibilità di fruire delle fasce fluviali; 3 - non impediscano la possibilità di divagazione dell’alveo, al fine di consentire il perseguimento di condizioni di equilibrio dinamico e di configurazioni morfologiche meno vincolate e più stabili; 4 - non compromettano la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri e dei valori paesaggistici e storico- identitari dei luoghi, anche con riferimento a quelli riconosciuti dal Piano Paesaggistico. b - Le trasformazioni sul sistema idrografico, conseguenti alla realizzazione di interventi per la mitigazione del rischio idraulico, necessari per la sicurezza degli insediamenti e delle infrastrutture e non diversamente localizzabili, sono ammesse a condizione che sia garantito, compatibilmente con le esigenze di funzionalità idraulica, il mantenimento dei caratteri e dei valori paesaggistici, anche con riferimento a quelli riconosciuti dal Piano Paesaggistico. c - Gli interventi di trasformazione, compresi gli adeguamenti e gli ampliamenti di edifici o infrastrutture esistenti, ove consentiti, e fatti salvi gli interventi necessari alla sicurezza idraulica, sono ammessi a condizione che: 1 - mantengano la relazione funzionale e quindi le dinamiche naturali tra il corpo idrico e il territorio di pertinenza fluviale;

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2 - siano coerenti con le caratteristiche morfologiche proprie del contesto e garantiscano l’integrazione paesaggistica, il mantenimento dei caratteri e dei valori paesaggistici, anche con riferimento a quelli riconosciuti dal Piano Paesaggistico; 3 - non compromettano le visuali connotate da elevato valore estetico percettivo; 4 - non modifichino i caratteri tipologici e architettonici del patrimonio insediativo di valore storico ed identitario; 5 - non occludano i varchi e le visuali panoramiche, da e verso il corso d’acqua, che si aprono lungo le rive e dai tracciati accessibili al pubblico e non concorrano alla formazione di fronti urbani continui.

Figura 35 - Cartografia del PIT con valenza di Piano Paesaggistico – I fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua d - Le opere e gli interventi relativi alle infrastrutture viarie, ferroviarie ed a rete (pubbliche e di interesse pubblico), anche finalizzate all’attraversamento del corpo idrico, sono ammesse a condizione che il tracciato dell’infrastruttura non comprometta i caratteri morfologici, idrodinamici ed ecosistemici del corpo idrico e

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 83 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE garantiscano l’integrazione paesaggistica, il mantenimento dei valori identificati dal Piano Paesaggistico e il minor impatto visivo possibile. e - Le nuove aree destinate a parcheggio fuori dalle aree urbanizzate sono ammesse a condizione che gli interventi non comportino aumento dell’impermeabilizzazione del suolo e siano realizzati con tecniche e materiali ecocompatibili evitando l’utilizzo di nuove strutture in muratura. f - La realizzazione di nuove strutture a carattere temporaneo e rimovibili, ivi incluse quelle connesse alle attività turistico-ricreative e agricole, è ammessa a condizione che gli interventi non alterino negativamente la qualità percettiva, dei luoghi, l'accessibilità e la fruibilità delle rive, e prevedano altresì il ricorso a tecniche e materiali ecocompatibili, garantendo il ripristino dei luoghi e la riciclabilità o il recupero delle componenti utilizzate. g - Non sono ammesse nuove previsioni, fuori dal territorio urbanizzato, di: - edifici di carattere permanente ad eccezione degli annessi rurali; - depositi a cielo aperto di qualunque natura che non adottino soluzioni atte a minimizzare l’impatto visivo o che non siano riconducibili ad attività di cantiere; - discariche e impianti di incenerimento dei rifiuti autorizzati come impianti di smaltimento (All.B parte IV del D.Lgs. 152/06). Sono ammessi alle condizioni di cui alla precedente lett c) punti 2 , 3, 4 e 5: - gli impianti per la depurazione delle acque reflue; - impianti per la produzione di energia; - gli interventi di rilocalizzazione di strutture esistenti funzionali al loro allontanamento dalle aree di pertinenza fluviale e alla riqualificazione di queste ultime come individuato dagli atti di pianificazione. h - Non è ammesso l’inserimento di manufatti (ivi incluse le strutture per la cartellonistica e la segnaletica non indispensabili per la sicurezza stradale) che possano interferire negativamente o limitare le visuali panoramiche.

Beni paesaggistici art.142 c.1, lett. g ,Codice – I territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227. OBIETTIVI Gli strumenti della pianificazione territoriale, gli atti di governo del territorio, i piani di settore e gli interventi devono perseguire i seguenti obiettivi: a - migliorare l’efficacia dei sistemi forestali ai fini della tutela degli equilibri idrogeologici del territorio e della protezione dei rischi derivanti da valanghe e caduta massi; b - tutelare la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri e dei valori paesaggistici e storico-identitari dei territori coperti da boschi salvaguardando la varietà e la tipicità degli ambienti forestali; c - tutelare e conservare gli elementi forestali periurbani e planiziali per le loro funzioni di continuità paesaggistica tra questi e le matrici forestali collinari e montane; d - salvaguardare la varietà e la qualità degli ecosistemi forestali, con particolare riferimento alle specie e agli habitat forestali di interesse comunitario e regionale e ai nodi primari e secondari della rete ecologica forestale riconosciuti tali dalle elaborazioni del Piano Paesaggistico;

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e - garantire che gli interventi di trasformazione non alterino i rapporti figurativi consolidati dei paesaggi forestali e non ne compromettano i valori ecosistemici, storico -culturali ed estetico- percettivi; f - recuperare i paesaggi agrari e pastorali di interesse storico, soggetti a ricolonizzazione forestale; g - contrastare la perdita delle aree agricole ad alto valore naturale e preservare le radure identificabili come prati-pascoli, ancorchè arborati, mediante la salvaguardia delle tradizionali attività agro-silvo- pastorali; h - promuovere la valorizzazione e la fruizione delle risorse del patrimonio storicoartistico, ambientale e paesaggistico rappresentato dal bosco, con particolare riferimento alle zone montane e a quelle a rischio di abbandono; i - valorizzare le produzioni locali legate alla presenza del bosco e promuoverne forme di fruizione sostenibile, anche al fine di ricostituire le relazioni tra il bosco e le comunità . Direttive - Gli enti territoriali e i soggetti pubblici, negli strumenti della pianificazione, negli atti di governo del territorio e nei piani di settore, ciascuno per la propria competenza, provvedono a: a - Riconoscere, anche sulla base delle elaborazioni del Piano Paesaggistico: 1 - le aree di prevalente interesse naturalistico, con particolare riferimento ai nodi primari e secondari forestali della Rete Ecologica Regionale di cui all’Abaco regionale della Invariante “I caratteri ecosistemici dei paesaggi “del Piano Paesaggistico e alle aree interne ai sistemi di Aree protette e Natura 2000; 2 - le formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: - boschi di latifoglie mesofile a prevalenza di faggio e/o abetine; - boschi di latifoglie a prevalenza di specie quercine; - castagneti da frutto; - boschi di altofusto di castagno; - pinete costiere; - boschi planiziari e ripariali; - leccete e sugherete; - macchie e garighe costiere; - elementi forestali isolati e paesaggisticamente emergenti e caratterizzanti; 3 - i paesaggi rurali e forestali storici (come riconosciuti dalle elaborazioni del Piano Paesaggistico e dalla legislazione nazionale e regionale vigente in materia). b - Definire strategie, misure e regole / discipline volte a: 1 - promuovere la gestione forestale sostenibile finalizzata alla tutela degli ecosistemi forestali di valore paesaggistico e naturalistico nonché della loro funzione di presidio idrogeologico e delle emergenze vegetazionali; 2 - promuovere tecniche selvicolturali volte a contenere e/o contrastare la diffusione di specie aliene invasive soprattutto nelle zone di elevato valore paesaggistico e naturalistico; 3 - evitare che gli interventi di trasformazione e artificializzazione delle aree e delle formazioni boschive, di cui al presente comma lettera a, riducano i livelli e qualità e naturalità degli ecosistemi e alterino i rapporti figurativi consolidati dei paesaggi forestali e ne compromettano i valori, storico-culturali ed estetico percettivi; 4 - favorire il recupero delle attività agro-silvo-pastorali, al fine della conservazione dei caratteri storico- identitari e dei valori paesaggistici da esso espressi;

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5 - tutelare i caratteri tipologici e morfologici degli insediamenti, degli edifici e dei manufatti di valore storico e architettonico, con particolare riferimento alle testimonianze della cultura agro-silvo-pastorale favorendone il recupero e il riuso compatibile con i valori del contesto paesaggistico; 6 - potenziare e valorizzare le attività economiche tradizionali nel campo della selvicoltura, e delle attività connesse, in particolar modo nelle zone montane e nelle aree economicamente svantaggiate; 7 - incentivare, laddove possibile anche mediante idonee misure contrattuali, il mantenimento e/o recupero: - dei castagneti da frutto; - dei boschi di alto fusto di castagno; - delle pinete costiere; - delle sugherete; - delle sistemazioni idraulico-agrarie e forestali quali ciglionamenti, lunette, terrazzamenti, acquidocci, scoline, fossi; 8 - promuovere il recupero e la manutenzione della sentieristica, garantendone, ove possibile, l’accessibilità e la fruizione pubblica; 9 - perseguire la tutela, il miglioramento e la valorizzazione paesaggistica e naturalistica, delle proprietà pubbliche forestali, con particolare riferimento al patrimonio agricolo forestale regionale e alle proprietà comunali. PRESCRIZIONI a - Gli interventi di trasformazione, compresi quelli urbanistici ed edilizi, ove consentiti, sono ammessi a condizione che: 1 - non comportino l’alterazione significativa permanente, in termini qualitativi e quantitativi, dei valori ecosistemici e paesaggistici (con particolare riferimento alle aree di prevalente interesse naturalistico e delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio), e culturali e del rapporto storico e percettivo tra ecosistemi forestali, agroecosistemi e insediamenti storici. Sono comunque fatti salvi i manufatti funzionali alla manutenzione e coltivazione del patrimonio boschivo o alle attività antincendio, nonché gli interventi di recupero degli edifici esistenti e le strutture rimovibili funzionali alla fruizione pubblica dei boschi; 2 - non modifichino i caratteri tipologici-architettonici del patrimonio insediativo di valore storico ed identitario, mantenendo la gerarchia tra gli edifici (quali ville, fattorie, cascine, fienili, stalle); 3 - garantiscano il mantenimento, il recupero e il ripristino dei valori paesaggistici dei luoghi, anche tramite l’utilizzo di soluzioni formali, finiture esterne e cromie compatibili con i caratteri del contesto paesaggistico. b - Non sono ammessi: 1 - nuove previsioni edificatorie che comportino consumo di suolo all’interno delle formazioni boschive costiere che “caratterizzano figurativamente” il territorio, e in quelle planiziarie, così come riconosciuti dal Piano Paesaggistico nella “Carta dei boschi planiziari e costieri “di cui all'Abaco regionale della Invariante “I caratteri ecosistemici dei paesaggi”, ad eccezione delle infrastrutture per la mobilità non diversamente localizzabili e di strutture a carattere temporaneo e rimovibile;

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2 - l’inserimento di manufatti (ivi incluse le strutture per la cartellonistica e la segnaletica non indispensabili per la sicurezza stradale) che possano interferire o limitare negativamente le visuali panoramiche.

Figura 36 - Cartografia del PIT con valenza di Piano Paesaggistico – I territori coperti da foreste e da boschi

Beni paesaggistici art.142 c.1, lett. m ,Codice – Le zone di interesse archeologico Zona comprendente l’insediamento etrusco di Belora (PI07) In località Belora fin dall'Ottocento sono stati rinvenuti manufatti di periodo neolitico e reperti databili all'età tardo imperiale romana, ma i ritrovamenti più rilevanti sono di epoca etrusca (L. Palermo, in Riparbella. Terra della Maremma pisana dalle origini ai nostri giorni, 2006, pp. 43-133). L'area interessata da presenze archeologiche sorge su una collina che domina la strada “Salaiola” che collega il mare con Riparbella,

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 87 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE degradando sulla pianura costiera, costituendo così un balcone naturale affacciato sulle isole dell'arcipelago toscano, una posizione ottimale sfruttata già nell'antichità. Sulla collina situata a nord del sito etrusco di Belora, separata da questo da una piccola vallecola, su un terrazzo di origine marina ricco di conglomerati, sono state raccolte alcune testimonianze del paleolitico (F. Sammartino, in Riparbella 2006, 22). All'età del Bronzo finale (X secolo a.C.) risale una fibula di bronzo della collezione Chiellini conservata al Museo Civico di Livorno. Gli sporadici reperti di Belora attestano già in età arcaica una presenza aristocratica in un luogo che sarà in età tardo-etrusca uno dei centri primari di tutto il comprensorio volterrano, anch'esso prossimo alle zone minerarie di Riparbella (Le Botra), e Castellina (Poggio Nocola, Castellina, , Terriccio); testimoniano inoltre particolari connessioni di cultura materiale con la vicina area populoniese. A partire dalla fine del IV fino al I secolo a.C. un insediamento sulla collina di Belora sembra sostituirsi a Casaglia nella funzione di controllo strategico di un comprensorio vasto e ricco di risorse minerarie. Il luogo, ancora preservato dal punto di vista paesaggistico, testimonia la volontà delle popolazioni etrusche di individuare luoghi dominanti e ben difendibili. OBIETTIVI 1a – Conservare, al fine di salvaguardare l’integrità estetico-percettiva, storico-culturale, nonché la valenza identitaria del patrimonio archeologico e del contesto territoriale di giacenza: - le reciproche relazioni figurative tra l’insediamento e il contesto paesaggistico di inserimento; - la leggibilità delle permanenze archeologiche; - gli elementi costitutivi del patrimonio archeologico. DIRETTIVE Gli enti territoriali e i soggetti pubblici, negli strumenti della pianificazione, negli atti di governo del territorio e nei piani di settore, ciascuno per la propria competenza, provvedono a definire strategie, misure e regole/discipline volte a: 1b – Riconoscere e tutelare la relazione tra il patrimonio archeologico e il contesto paesaggistico di giacenza, con riferimento ai caratteri idro-geo-morfologici, eco-sistemici, culturali, storici ed estetico-percettivi. 2b – Riconoscere e tutelare le eventuali relazioni esistenti, anche in considerazione della loro percezione visiva, tra il patrimonio archeologico e i complessi e i manufatti di valore storico-architettonico espressione dell’evoluzione storica del territorio caratterizzante il contesto paesaggistico. 3b – Riconoscere e tutelare i coni visivi verso il sito e da questo verso il paesaggio circostante. 4b – Tutelare la consistenza materiale e la leggibilità del patrimonio archeologico, comprese le aree di sedime, al fine di salvaguardarne l’integrità estetico-percettiva e storico-culturale, nonché la valenza identitaria. 5b – Conservare e valorizzare i percorsi e le permanenze della viabilità antica di epoca etrusca e dei segni che costituiscono valore culturale particolarmente significativo per la storia del popolamento antico, dell'organizzazione territoriale e dello sfruttamento delle risorse locali (strade, ponti, ecc…). 6b – Individuare gli eventuali interventi non correttamente inseriti nel contesto e gli elementi di disturbo delle visuali da e verso il patrimonio archeologico, al fine di orientare e promuovere azioni di riqualificazione paesaggistica.

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7b – Individuare le trasformazioni e le funzioni compatibili con la tutela delle relazioni figurative tra patrimonio archeologico e contesto territoriale di giacenza e la relativa percettibilità e godibilità. 8b – Evitare gli interventi di trasformazione territoriale che comportino impegno di suolo al di fuori del territorio urbanizzato. 9b – Individuare, tutelare e valorizzare i tracciati panoramici, i principali punti di vista e le visuali da/verso i beni archeologici. 10b – Pianificare e razionalizzare i tracciati delle infrastrutture o degli impianti tecnologici, non diversamente localizzabili, (impianti per telefonia, sistemi di trasmissione radio-televisiva, elettrodotti…) al fine di garantire la conservazione materiale dei beni archeologici e minimizzare l’interferenza visiva con detti beni e il contesto paesaggistico di giacenza, anche mediante soluzioni tecniche innovative che consentano la riduzione dei dimensionamenti e la rimozione degli elementi obsoleti e permettano la condivisione delle strutture di supporto per i vari apparati dei diversi gestori. 12b – Individuare e pianificare, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, le eventuali aree all’interno della zona dove, per gli interventi che comportino opere di scavo, la sopra citata Soprintendenza potrà motivatamente prescrivere al committente indagini archeologiche preventive. In caso di interventi da realizzarsi da parte di soggetti giuridici sottoposti alle norme del Codice dei Contratti di cui al D.Lgs. 163/2006 e s.m.i., resta salva l’applicazione delle procedure previste dagli art. 95 e 96 del medesimo D.Lgs. 13b – Escludere l’apertura di nuovi siti estrattivi o l’ampliamento di quelli eventualmente esistenti nelle aree ove le attività di coltivazione e quelle ad esse collegate, possano compromettere le relazioni figurative/interrelazioni tra il patrimonio archeologico e il contesto territoriale di giacenza, la conservazione materiale e la leggibilità delle permanenze archeologiche e del sistema, nonché le visuali dell’insieme e la relativa godibilità. L’attività estrattiva, laddove possibile, dovrà privilegiare l’eventuale estrazione di materiali ornamentali. L’ampliamento di siti esistenti dovrà essere funzionale al ripristino e/o alla adeguata sistemazione paesaggistica dei luoghi. Qualora siano presenti cave dismesse, gli interventi di recupero ambientale dovranno garantire la conservazione del patrimonio archeologico, del contesto di accoglienza e delle relative relazioni figurative/interrelazioni, nonché la salvaguardia del sistema. PRESCRIZIONI 1c – Non sono ammesse le trasformazioni territoriali che compromettano le relazioni figurative tra il patrimonio archeologico e il contesto territoriale di giacenza e la relativa percettibilità e godibilità, nonché la conservazione materiale e la leggibilità delle permanenze archeologiche. 2c – Gli interventi sulla viabilità antica di epoca etrusca sono ammessi a condizione che: - siano conservati i percorsi nella loro consistenza materiale e configurazione, evitando modifiche degli sviluppi longitudinali e trasversali; - siano conservate le opere e i manufatti di corredo di valore storico culturale e documentale; - sia mantenuto l’assetto figurativo delle aree a margine dei tracciati antichi e le alberature a corredo di valore paesaggistico, verificandone la compatibilità con la conservazione della stratificazione archeologica.

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3c – L’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili è consentita a condizione che sia conforme alle “Norme comuni per l’inserimento paesaggistico degli impianti per la produzione di energie da fonti rinnovabili e l’individuazione dei limiti localizzativi per l’istallazione dei medesimi impianti, nelle aree tutelate ai sensi dell’art. 142, comma 1 del D.lgs 42/2004 (quale mera estrapolazione, dal documento avente come oggetto: “Collaborazione nella definizione di atti in materia di istallazione di impianti di energia da fonti rinnovabili. Contributo della Direzione Regionale MiBAC, Allegato alla nota prot. 5169 del 23/03/2012 e nota prot.5656 del 30/03/2012”). 4c – Non sono ammessi nuovi siti estrattivi nei beni archeologici sottoposti alle disposizioni di cui alla parte seconda del D.lgs 42/2004 e s.m.i.

Figura 37 - Cartografia del PIT con valenza di Piano Paesaggistico – Le zone tutelate di cui all’art. 11.3 lett. a) e b) dell’Allegato 13 della Disciplina dei beni paesaggistici

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Beni architettonici tutelati ai sensi della Parte II del D.Lgs 42/2004 Il Piano Paesaggistico individua i beni e le aree soggette a vincolo architettonico – monumentale. Nel territorio dell’Unione dei Colli Marittimi Pisani sono presenti i seguenti beni: CASTELLINA MARITTIMA - EX CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI (PI0703) - ZONA DI RISPETTO ALL'EX CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI (PI0539) - CIMITERO COMUNALE (PI0740) - VILLA RENZETTI (PI1084) MONTESCUDAIO - MURA DEL CASTELLO E TORRE CIVICA (PI0367) - CIMITERO COMUNALE (PI0743) - ABBAZIA DI SANTA MARIA ASSUNTA (PI1063) RIPARBELLA - CIMITERO COMUNALE (PI0745)

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4.3. Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pisa La Provincia di Pisa ha approvato, con Delibera di C.P. n. 100 del 27.07.2006, il Piano Territoriale di Coordinamento (d’ora in avanti P.T.C.) che è lo strumento di pianificazione territoriale della Provincia diretto al coordinamento e al raccordo tra gli atti della programmazione territoriale regionale e la pianificazione urbanistica comunale. Il P.T.C. si applica all’intero territorio della Provincia di Pisa ed in riferimento a tale ambito persegue i seguenti obiettivi generali: a. la tutela dell'integrità fisica ed il superamento delle situazioni di rischio ambientale; b. la tutela e la valorizzazione dell’identità culturale del territorio; c. lo sviluppo equilibrato, integrato e sostenibile del territorio, in coerenza con il quadro conoscitivo delle risorse, che fa parte integrante del P.T.C.; d. il miglioramento della qualità della vita ed il perseguimento di pari opportunità di vita per tutti i cittadini; e. la valutazione preventiva degli effetti territoriali ed ambientali di ogni atto di governo del territorio e la massima sinergia tra i diversi livelli di pianificazione; f. l’integrazione delle politiche di settore, territoriali, ambientali, culturali, economiche e sociali.

La Provincia, a seguito delle analisi e degli approfondimenti condotti nel Quadro Conoscitivo individua, quali sistemi territoriali locali, un’aggregazione diversa dai Sistemi economici locali (S.E.L.) e più esattamente: - il “Sistema territoriale locale della “Pianura dell’Arno” che comprende i Comuni di Pisa, S. Giuliano Terme, Vecchiano, Cascina, Calci, Buti, Calcinaia, Pontedera, Ponsacco, Vicopisano, Bientina, S. Maria a Monte, , S. Croce sull’Arno, Montopoli Val d’Arno e S. Miniato. Questo sistema è suddiviso, sotto il profilo delle gravitazioni, in un sub-sistema territoriale da Pisa a Pontedera, comprendente i Comuni di Pisa, S. Giuliano Terme, Vecchiano, Cascina, Calci, Calcinaia, Vicopisano, Buti, Bientina, Pontedera e Ponsacco e in un subsistema del Cuoio, comprendente i Comuni di S. Maria a Monte, Castelfranco di Sotto, S. Croce, Montopoli e S. Miniato. - il “Sistema territoriale locale delle Colline Interne e Meridionali” che comprende i Comuni di , Orciano, , Lari, , Capannoli, Palaia, Peccioli, Terricciola, Casciana Terme, Chianni, Lajatico, Volterra, S. Luce, Castellina M.ma, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo, Montecatini V.C., Pomarance, Monteverdi M.mo, e Castelnuovo V.C.;

Al Comune di Pontedera è affidato un ruolo di cerniera tra il sistema territoriale della Pianura dell’Arno e quello delle Colline Interne e Meridionali. Questo sistema è suddiviso, dal punto di vista delle gravitazioni, in tre sub-sistemi: - il Sub-sistema delle Colline della Valdera, comprendente il Comune di Crespina e il Comune di Lari, il Comune di Capannoli, Palaia, Peccioli, Terricciola, Casciana Terme, Lajatico, Chianni, gravitanti per lo più sul sistema della pianura dell’Arno ed in particolare sul sistema produttivo e di servizi di Cascina e di Pontedera; per la parte pianeggiante i territori di Lari e di Crespina condividono i caratteri del sistema territoriale provinciale della pianura dell’Arno; - il Sub-sistema delle Colline litoranee e della Bassa Val di Cecina comprendente il Comune di Fauglia, Lorenzana, Orciano, S. Luce, Castellina M.ma, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo e Casale M.mo e gravitante anche sui comuni livornesi; la parte pianeggiante del territorio di Fauglia gravita e condivide i caratteri del sistema territoriale provinciale dell’Arno;

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- il Sub-sistema delle Colline dell’Alta Val di Cecina, interessante le aree più meridionali ed interne della provincia e costituito dai territori dei Comuni di Volterra, Montecatini V.C., Pomarance, Monteverdi M.mo e Castelnuovo V.C., che invece gravitano su Volterra e Pomarance.

Figura 38 – PTCP di Pisa – Tavola P.01 “I Sistemi Territoriali Locali della Provincia” (estratto)

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I due sistemi territoriali provinciali costituiscono il riferimento primario per l’organizzazione delle strategie provinciali, per la verifica delle coerenze della programmazione settoriale provinciale e comunale, della coerenza tra i programmi di sviluppo locale e gli atti della pianificazione provinciale e comunale. Il territorio dell’Unione dei Colli Marittimi Pisani è ricompreso nel “Sistema territoriale locale delle Colline Interne e Meridionali” e nello specifico nel sub-sistema delle Colline litoranee e della Bassa Val di Cecina”. Di seguito sono stati individuati gli obiettivi, suddivisi per risorse, relativi al “Sistema territoriale locale delle Colline Interne e Meridionali” che coinvolgono direttamente il territorio dei tre comuni. CITTA’ ED INSEDIAMENTI:  il contenimento e l’inversione di tendenza nell’abbandono dei centri antichi, il superamento del degrado edilizio ed ambientale, il miglioramento delle prestazioni di edifici e servizi e l’allocazione delle funzioni compatibili, in relazione agli usi della popolazione e la valorizzazione delle risorse storiche, architettoniche, naturali e produttive;  il miglioramento della qualità e delle opportunità di determinazione rispetto ai tempi di vita;  la crescita qualitativa e quantitativa dei processi produttivi (compresa la riduzione del consumo energetico, di acqua, delle emissioni e dei rumori), dei caratteri insediativi (contenimento delle impermeabilizzazioni dei suoli, qualità edilizia, verde ed arredo urbano), dei livelli servizio delle infrastrutture viarie ferroviarie e telematiche e dei servizi alle imprese;  l’approccio integrale alla problematica dell’offerta turistica, intesa come insieme di servizi, prodotti (attrattive culturali, manifestazioni e spettacoli folcloristici, eventi religiosi, turismo congressuale di studio, termale, archeologico, attrattive naturalistiche, risorse faunistiche, itinerari rurali ciclo- pedonali, enogastronomia ecc..) e qualità ambientale (S.I.R., A.N.P.I.L. e Riserve Naturali);  la prevenzione e mitigazione del rischio geomorfologico ed idraulico nelle aree che espongono la popolazione ad eventi esondativi, franosi ed erosivi.;  l’adozione di misure di prevenzione contro il rischio sismico nella pianificazione territoriale e nella costruzione di nuovi edifici nelle aree ad elevato rischio;  la messa in atto di strategie per il risparmio della risorsa idrica, in particolare nei Comuni a media criticità per consumi industriali e civili e della risorsa energetica, anche in relazione all’applicazione della normativa vigente in materia di contenimento dell’inquinamento luminoso;

TERRITORIO RURALE:  il risanamento dal dissesto geomorfologico e la riduzione della pericolosità idraulica attraverso interventi sui corsi d’acqua e sui terreni, coordinata con le politiche e le pratiche agricole e di forestazione, in coerenza con le previsioni strutturali e le discipline del P.A.I. del Piano di Bacino Toscana Costa;  la salvaguardia della risorsa idrica del Cecina e più in generale dei corsi d’acqua superficiali;  la valorizzazione e lo sviluppo della fruizione dei sistemi ambientali ed in particolare delle aree protette, l’attuazione del recupero del patrimonio edilizio delle Riserve Naturali, la promozione di nuove Riserve Naturali ed Aree Protette d’Interesse Locale (A.N.P.I.L) ed il sostegno delle attività previste nei regolamenti;

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 la promozione di sinergie tra agricoltura, ambiente, attività produttive tipiche, attività di servizio culturali, commerciali, sportive, turistiche, (turismo termale, d’arte, archeologico, escursionistico, naturalistico, rurale, venatorio, equestre, golfistico ecc.);  la crescita strutturale turistica (ricettività e servizi turistici) coordinata, equilibrata e tipologicamente differenziata, nelle aree collinari interne, in alternativa alla costa, previe attente valutazioni a scala sovracomunale;  il recupero prioritario e il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente ed il rafforzamento degli insediamenti rurali, prioritariamente per il turismo rurale e l’agriturismo;  il contenimento della dispersione insediativa nelle aree agricole;  la promozione della gestione con finalità ambientali e per il tempo libero di aree rurali di frangia agli insediamenti (in particolare produttivi o ad aree per impianti tecnologici) e delle aree di paesaggio fluviale e lacuale, per le finalità di rafforzamento della rete ecologia;  il mantenimento della qualità del paesaggio rurale, favorendo la ricostituzione, il ripristino e la valorizzazione degli elementi tradizionali del paesaggio agrario, l’adeguamento delle strutture e la sostituzione delle attrezzature finalizzata ad un minor impatto ambientale;

INFRASTRUTTURE:  il recupero e lo sviluppo della rete escursionistica;  lo sviluppo della rete ciclabile extra urbana tra centri urbani e tra i luoghi di residenza e di lavoro e della rete cicloturistica attraverso l’integrazione con i percorsi forestali, la rete sentieristica e poderale esistente, in particolare per collegare le aree protette ed i luoghi d’interesse culturale ed ambientale;

4.3.1. La Variante al P.T.C. per la disciplina del territorio rurale La variante al P.T.C. Provinciale per la disciplina del territorio rurale, avviata ai sensi dell’art.15 della Legge Regionale 1/2005 con Delibera di Consiglio Provinciale n. 44 del 23/06/2011, è stata approvata con DCP n. 7 del 13 gennaio 2014. Tale variante si è resa necessaria per dettagliare e adeguare gli indirizzi e le prescrizioni del piano provinciale del 2006 alle sopravvenute disposizioni normative regionali e agli strumenti urbanistici sovraordinati. Gli obiettivi di questa variante per il territorio rurale partono dalle seguenti considerazioni:  il territorio rurale come luogo della produzione agricola in quanto l'agricoltura detiene un peso nell'economia e nell'occupazione a scala provinciale;  il territorio rurale come luogo di attività legate al tempo libero e al turismo ;  il territorio rurale come elemento rappresentativo della identità provinciale per la caratteristica di ruralità diffusa del suo territorio e coincidente in buona parte con l’immagine stessa della Provincia;  Il territorio rurale come sistema ambientale, dotato di ecosistemi strettamente connessi alla pratica dell’agricoltura;  Il territorio rurale come bene culturale, in quanto vi è coincidenza tra paesaggio rurale e paesaggio di eccellenza;

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 Il territorio rurale come molteplicità di valori da conservare e valorizzare. La variante ha individuato delle azioni strategiche che si rivolgono all’incentivazione e al sostegno del lavoro agricolo e alla salvaguardia e alla valorizzazione del territorio rurale. Per quanto riguarda l’incentivazione e il sostegno del lavoro agricolo, le azioni sono rivolte a: - sostenere gli agricoltori innovatori; - ridefinire la distribuzione, invertendo il percorso produttivo tra consumatore e agricoltore; - valorizzare i nuovi stili di vita per il risparmio energetico e l’economia sostenibile; - sostenere e finanziare i prodotti agricoli e alimentari di qualità e identitari dei nostri paesaggi; - incoraggiare le imprese che praticano i nuovi valori dell’economia sostenibile; Per quanto riguarda la salvaguardia e la valorizzazione del territorio rurale, le azioni sono rivolte a : - recuperare, conservare e rigenerare la biodiversità e sostenerne la ricerca; - valorizzare i paesaggi rurali riattivando pratiche colturali tradizionali, coerenti con il contesto paesaggistico, conservando i caratteri di ruralità; - difendere l'equilibrio fisiologico, biologico ed ecologico del territorio e della collettività; - difendere il paesaggio agrario e i valori geologici, storici, artistici ed ambientali; - difendere l’ idrogeologica del suolo anche con la messa in atto di strategie per il risparmio della risorsa idrica; - ripristinare le sistemazioni agrarie , le infrastrutture poderali; - creare parchi naturali , parchi agricoli , realizzare interventi ambientali, costituire corridoi ecologici; - applicare le normative vigenti sulle fonti rinnovabili di energia; - utilizzare correttamente i fanghi in agricoltura, anche con il supporto di un piano aziendale.

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4.4. Il Programma Integrato d’Intervento I Comuni collinari della Bassa Val di Cecina della Provincia di Pisa (Montescudaio, Riparbella, Castellina Marittima, Guardistallo e Casale Marittimo) hanno aderito al Programma Regionale di Edilizia Residenziale pubblica 2003-2005 - Programma Integrato di Intervento ai sensi dell’art.15 del DDRT n. 4114 del 25 Luglio 2005. L’approvazione del piano operativo degli interventi è avvenuta da parte dei singoli comuni con i seguenti atti: • Castellina Marittima con Deliberazione di Giunta Comunale nr. 62 del 19 Giugno 2007 • Riparbella con Deliberazione di Giunta Comunale nr. 60 del 05 Luglio 2007 • Guardistallo con Deliberazione di Giunta Comunale nr. 70 del 16 Luglio 2007 • Montescudaio con Deliberazione di Giunta Comunale nr. 66 del 17 Luglio 2007 • Casale Marittimo con Deliberazione di Giunta Comunale nr. 50 del 17 Luglio 2007

L’accordo prevedeva la realizzazione di complessivi venti alloggi in locazione e di opere integrative connesse agl’interventi. Le tabelle seguenti esplicitano l’articolazione del piano suddivisa per Amministrazione Comunale:

ALLOGGI IN LOCAZIONE COMUNE NUMERO Via di Fonte Marina Montescudaio 3 Via del Borgo centro storico Montescudaio 2 Piazza Gherardini Montescudaio 5 Località ex Macelli Casale Marittimo 4 Capoluogo Riparbella 3 Capoluogo Castellina Marittima 3

OPERE INTEGRATIVE COMUNE DESCRIZIONE CONNESSE Piazza Gherardini Montescudaio Piazza e parcheggio nel centro storico Via del Mandorlo Guardistallo Spazi pedonali parcheggio centro storico Località ex Lavatoi Castellina Marittima Servizi collettivi Località ex Macelli Casale Marittimo Servizi collettivi Area ex Cimitero Riparbella Area attrezzata Piazza Gherardini Montescudaio Piazza e parcheggio nel centro storico

Gli interventi si sono conclusi complessivamente nel 2012 con una modifica al Piano Integrati che ha comportato la riduzione degli alloggi in locazione. Di seguito si indicano gli interventi residenziali e le opere integrative connesse realizzate.

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ALLOGGI IN LOCAZIONE COMUNE NUMERO FINE LAVORI Via di Fonte Marina Montescudaio 3 24.09.2010 Località ex Macelli Casale Marittimo 4 21.07.2010 Capoluogo Riparbella 3 24.06.2010 Capoluogo Castellina Marittima 3 24.06.2010

OPERE INTEGRATIVE COMUNE DESCRIZIONE FINE LAVORI CONNESSE Piazza Gherardini Montescudaio Piazza e parcheggio nel centro storico 26.09.2011 Via del Mandorlo Guardistallo Spazi pedonali parcheggio centro storico 20.07.2010 Località ex Lavatoi Castellina Marittima Servizi collettivi 25.06.2010 Località ex Macelli Casale Marittimo Servizi collettivi 30.03.2012 Area ex Cimitero Riparbella Area attrezzata 29.07.2010

Figura 39 – Montescudaio: piazza e parcheggio nel Centro Storico

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4.5. Il Regolamento Urbanistico di Castellina Marittima: stato di attuazione

Il Regolamento Urbanistico del Comune di Castellina Marittima è stato approvato con Deliberazione di Consiglio Comunale nr. 42 del 29.06.2012. La tabella seguente è relativa al dimensionamento del Regolamento Urbanistico:

REGOLAMENTO URBANISTICO TABELLA COMPLESSIVA DEL DIMENSIONAMENTO RESIDENZIALE ATTIVITA' PRODUTTIVE ATTIVITA' Att. Nuovo Recupero RICETTIVE residuo nuovo recupero Urbane UTOE SLP slp slp Slp Slp Slp Slp abitanti abitanti impegnata impegnata impegnabile impegnata impegnata impegnata impegnata insediati insediati RU RU mq mq mq mq mq CASTELLINA C2 102 4.450 16 700 600 525 LE BADIE C4 117 5.100 630 0 LE BADIE C5 1.670 MALANDRONE 2.800 2.950 8.400 CROSSODROMO C7 200 SAN GIROLAMO C8 20.000 5.000 KNAUF C9 6.000 8.000 TERRICCIO C11 0 1.575 POGGIO IBERNA C12 0 1.750 AGRIFOGLIO C13 840 TOTALE 220 9.550 700 1.430 7.490 28.950 23.070

Dall’analisi effettuata in questa fase di Avvio del Procedimento non sono risultate attuate nessuna delle previsioni contenute nell’Allegato 1 – Schede Norma al Regolamento Urbanistico. In fase di redazione del Quadro Conoscitivo del nuovo Piano Strutturale Intercomunale dovranno essere verificati gli eventuali posti letto turistico-ricettivi di nuova previsione e quelli derivanti da recupero. Tale verifica dovrà essere effettuata in collaborazione con l’ufficio SUAP dell’Unione.

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4.6. Il Regolamento Urbanistico di Montescudaio: stato di attuazione Il Regolamento Urbanistico del Comune di Montescudaio è stato approvato con Deliberazione di Consiglio Comunale nr. 50 del 28.12.2011. Successivamente sono state approvate le seguenti varianti: • Piano di recupero di iniziativa del complesso turistico ricettivo Rio del Sole e contestuale variante puntuale al Regolamento Urbanistico per inserimento scheda norma n. 32 e documenti VAS. Approvata con Deliberazione di Consiglio Comunale nr. 53 del 10.11.2014. • Variante di manutenzione al Regolamento Urbanistico ai sensi dell'art. 30 L.R. 65/2014. Approvata con Deliberazione di Consiglio Comunale nr. 6 del 18.03.2016.

La tabella seguente è relativa al dimensionamento del Regolamento Urbanistico:

Figura 40 – Tabella del dimensionamento del RU di Montescudaio – Art. 22 delle Norme Tecniche di Attuazione

La seguente tabella elenca gli interventi previsti in ogni UTOE, suddivisi per zone omogene e territorio aperto. Nella colonna “ATTUAZIONE” è indicata l’attuazione dell’intervento. La Scheda Norma si intende attuata nel caso di sottoscrizione di apposita convenzione tra il soggetto attuatore e l’Amministrazione Comunale per la realizzazione e/o cessione di opere pubbliche.

UTOE Scheda nr. Nome scheda Modalità di attuazione Attuazione 1 Via Sassicaiola Piano Attuativo privato NON ATTUATA M1 2 Poggiarello Piano Attuativo privato NON ATTUATA 3 Fontanelle / Gherardini Piano Attuativo privato ATTUATA

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UTOE Scheda nr. Nome scheda Modalità di attuazione Attuazione 4 Castel Moretti Piano Attuativo privato NON ATTUATA 5 Monumento Piano Attuativo privato NON ATTUATA 6 Campo sportivo Servizi Pubblici NON ATTUATA 7 Fonte Marina zona B Intervento Convenzionato NON ATTUATA M2 8 Bandello zona B Intervento Convenzionato NON ATTUATA 9 P.d.L. Bandello Intervento Convenzionato NON ATTUATA 10 S.P. dei tre Comuni Piano di Recupero NON ATTUATA 32 Rio del Sole Piano di Recupero Convenzionato NON ATTUATA 11 Montalto Piano Attuativo privato NON ATTUATA 12 Zona C Via Giglio Piano Attuativo privato ATTUATA 13 Poggetto Piano Attuativo privato NON ATTUATA 15 Fiorino Vecchio Piano Attuativo privato NON ATTUATA 16 Via Moro Piano Attuativo privato ATTUATA M5 17 Via Giglio Piano Attuativo privato NON ATTUATA 18 Via Elba Piano Attuativo privato NON ATTUATA 19 Via Nenni Piano Attuativo privato NON ATTUATA 20 Villa Lavinia Piano Attuativo privato NON ATTUATA 21 Piazza di Fiorino Piano Attuativo pubblico NON ATTUATA M6 22 La Bandita Piano Attuativo privato NON ATTUATA M8 24 Poggio Fedeli Piano Attuativo privato NON ATTUATA M12 25 Santa Perpetua Piano Attuativo privato NON ATTUATA 26 La Prugnola Piano Attuativo privato NON ATTUATA 27 Mezzavia Piano Attuativo privato ATTUATA 28 S. Maria Piano Attuativo privato NON ATTUATA ZA 29 Steccaia Piano Attuativo privato NON ATTUATA 30 Parco del Cecina Piano di settore pubblico/privato NON ATTUATA 31 Fattoria di Poggio Gagliardo Piano Particolareggiato Unitario NON ATTUATA

In fase di redazione del Quadro Conoscitivo del nuovo Piano Strutturale Intercomunale dovranno essere verificati gli eventuali abitanti insediati nel territorio agricolo derivanti dal recupero di fabbricati agricoli.

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4.7. Il Regolamento Urbanistico di Riparbella: stato di attuazione Il Regolamento Urbanistico del Comune di Riparbella è stato approvato con Deliberazione di Consiglio Comunale nr. 21 del 29.06.2015. Le tabelle seguenti, suddivise per destinazione, sono relative al suo dimensionamento:

RESIDENZIALE - ABITANTI INSEDIABILI REGOLAMENTO URBANISTICO RESIDUO PRG NUOVO RECUPERO TOTALE SUL/MQ ABITANTI SUL/MQ ABITANTI SUL/MQ ABITANTI SUL/MQ ABITANTI R01 NUCLEO ANTICO 0 0 0 0 0 0 0 0

R02 ADDIZIONI

ZONE B1 820 19 0 0 0 0 820 19 IDC1 0 0 575 13 0 0 575 13 IDC2 0 0 345 8 0 0 345 8 TOTALE R02 ADDIZIONI 820 19 920 21 1740 40

R03 AMBITO PERIURBANO 0 0 0 0 0 0 0 0

A4 LE MANDRIACCE 0 0 0 0 0 0 0 0

R05 BANDITA GIARDINO CECINA 0 0 0 0 0 0 0 0

A6 PORCARECCIA 0 0 0 0 0 0 0 0

R07 SAN MARTINO

IDC3 0 0 260 6 0 0 260 6 TOTALE R07 SAN MARTINO 0 0 260 6 0 0 260 6

A10 PIEVE VECCHIA 0 0 0 0 0 0 0 0

A11 NUCLEO SAN MARTINO 0 0 0 0 0 0 0 0

A12 NOCOLINO 0 0 0 0 0 0 0 0

A13 SAN PECORAIO 0 0 0 0 0 0 0 0

A14 LE DEBBIARE 0 0 0 0 0 0 0 0

A15 IL DOCCINO 0 0 0 0 0 0 0 0

A16 BORGO FELCIAIONE 0 0 0 0 0 0 0 0

A17 PODERE AIUCCIA 0 0 0 0 0 0 0 0

A18 VALDIMARE 0 0 0 0 0 0 0 0

TOTALE UTOE-AMBITI 820 19 1180 27 0 0 2000 46

TERRITORIO APERTO 0 0 0 0 1650 38 1650 38

TOTALE COMUNE 820 19 1180 27 1650 38 3650 84

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ATTIVITA' RICETTIVE ATTIVITA' RICETTIVE ATTIVITA' RICETTIVE POSTI LETTO POSTI LETTO POSTI LETTO REGOLAMENTO RESIDUO PIANO PIANO STRUTTURALE URBANISTICO STRUTTURALE NUOVO RECUPERO TOTALE NUOVO RECUPERO TOTALE NUOVO RECUPERO TOTALE P.L. P.L P.L P.L P.L. P.L. P.L. P.L. P.L. R01 NUCLEO ANTICO 0 0 0 0 15 15 0 15 15

R02 ADDIZIONI 0 0 0 0 0 0 0 0 0

R03 AMBITO PERIURBANO 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A4 LE MANDRIACCE 48 32 80 48 32 80 0 0 0

R05 BANDITA GIARDINO CECINA 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A6 PORCARECCIA 8 0 8 16 0 16 8 0 8

R07 SAN MARTINO 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A10 PIEVE VECCHIA 0 13 13 0 13 13 0 0 0

A11 NUCLEO S. MARTINO 14 8 22 28 8 36 14 0 14

A12 NOCOLINO 20 0 20 20 0 20 0 0 0

A13 SAN PECORAIO 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A14 LE DEBBIARE 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A15 IL DOCCINO 20 0 20 30 0 30 10 0 10

A16 BORGO FELCIAIONE 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A17 PODERE AIUCCIA 0 0 0 0 0 0 0 0 0

A18 VALDIMARE 6 0 6 10 0 10 4 0 4

TOTALE UTOE-AMBITI 116 53 169 152 68 220 36 15 51

TERRITORIO APERTO 0 0 0 0 0 0 0 0 0

TOTALE COMUNE 116 53 169 152 68 220 36 15 51

ATTIVITA’ PRODUTTIVE UTOE R07 - SAN MARTINO RESIDUO PRG NUOVO RECUPERO TOTALE

SUL/MQ SUL/MQ SUL/MQ SUL/MQ

REGOLAMENTO URBANISTICO 0 0 0 0

PIANO STRUTTURALE 780 0 0 780

RESIDUO PIANO STRUTTURALE 780 0 0 780

Dall’analisi effettuata in questa fase di Avvio del Procedimento non sono risultate attuate nessuna delle previsioni contenute nell’Allegato C – Normativa Specifica del Regolamento Urbanistico. In fase di redazione del Quadro Conoscitivo del nuovo Piano Strutturale Intercomunale dovranno essere verificati gli eventuali abitanti insediati nel territorio agricolo derivanti dal recupero di fabbricati agricoli.

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4.8. Il Piano di Protezione Civile L’Unione dei Colli Marittimi Pisani ha recentemente adottato, con Deliberazione del Consiglio dell’Unione nr. 33 del 28.09.2016, il Piano di Protezione Civile Intercomunale. Il principio organizzativo che sta alla base del Sistema Regionale di Protezione Civile presuppone che, in previsione o al verificarsi di un qualsiasi evento di protezione civile qualunque sia la sua natura o l'estensione dei suoi effetti, la prima risposta deve essere garantita dalla struttura locale, cioè dal Comune. La normativa attribuisce infatti al Sindaco il ruolo di “autorità di protezione civile” (L. 225/92 confermata dalla 100/2012), oltre che autorità sanitaria (L. 833/78) e di pubblica sicurezza (L. 121/86) ed individua il piano come strumento di riferimento con cui il Sindaco garantisce la necessaria organizzazione del livello comunale per lo svolgimento delle attività di propria competenza. Il Piano individua alcune finalità principali che vengono di seguito elencate:  salvaguardare e informare la popolazione;  provvedere al censimento dei danni alle persone e alle cose;  assicurare la continuità della amministrazione pubblica;  assicurare la funzionalità delle comunicazioni e dei servizi essenziali;  salvaguardare il sistema produttivo locale;  salvaguardare gli eventuali beni culturali.

Tali obiettivi si raggiungono con l’individuazione minima:  dei responsabili nelle varie attività che si creeranno nella emergenza  delle procedure operative per le varie fasi dell'emergenza.

Va ricordato che l’attività ordinaria di protezione civile è indirizzata alle attività di previsione, prevenzione, informazione alla popolazione e all’aggiornamento del piano intercomunale di protezione civile, alla stesura e revisione delle procedure e del quadro dei rischi. Tale attività, pur non rappresentando una fase operativa, è funzionale all'efficienza ed efficacia della parte operativa, in quanto durante la fase ordinaria l’Ufficio di Protezione Civile provvede a tutte le operazioni propedeutiche alla gestione di una eventuale emergenza. La strumentazione urbanistica è tenuta ad uniformarsi al Piano di Protezione Civile. In questa fase di redazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale sarà opportuno analizzare con attenzione gli elaborati che compongono il Piano di Protezione Civile. Successivamente i Piani Operativi dei singoli comuni dovranno, come indicato all’art. 95 comma 3 lettera h), individuare e definire anche il piano di protezione civile che costituisce parte integrante del Piano Operativo stesso. Il Piano di Protezione Civile sarà aggiornato a seguito di eventi calamitosi. Tale aggiornamento costituirà variante automatica al Piano Operativo.

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5. IL QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO

Il presente capitolo descrive il quadro conoscitivo di riferimento necessario alla redazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale. Le informazioni di base sono state in parte desunte dal Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale Coordinato vigente ed in parte derivano da un primo aggiornamento effettuato in fase di redazione dell’Avvio del Procedimento. La redazione del Nuovo Piano Strutturale Intercomunale prevedrà, necessariamente, l’approfondimento e l’integrazione dei dati contenuti nei seguenti paragrafi anche a seguito del mutato quadro normativo che è intervenuto dopo l’approvazione del Piano Strutturale Coordinato. Questa parte si articola in:  La struttura idro-geomorfologica  La struttura insediativa  Gli aspetti demografici e sociali ed economici  La struttura agroforestale  Il patrimonio storico e culturale  Il benessere equo e sostenibile nelle città

5.1. La struttura idro-geomorfologica 5.1.1. L’inquadramento geologico Le numerose formazioni che costituiscono il territorio dei Comuni presi in esame sono riconducibili al Complesso Neoautoctono e al Complesso del Dominio Ligure. All’interno dei due complessi sono poi distinguibili depositi distinti, a loro volta comprendenti un numero variabile di formazioni. I depositi individuati, dal basso verso l’alto risultano i seguenti. - depositi del Dominio Ligure, che costituiscono il substrato pre-neogenico, riferibili all’Unità Ofiolitica (Monti di Castellina, Riparbella e Terriccio) - depositi del Neoautoctono Toscano sin-rift, ulteriormente suddivisi in • depositi miocenici (Torrente Marmolaio-margine meridionale della Val di Fine, Località Strido, margine occidentale del Terriccio, Val di Lopia e area ad est di Guardistallo) • depositi plio-pleistocenici (Val di Fine, margine occidentale del Terriccio, bacino neogenico di Guardistallo); - depositi del Neoautoctono Toscano post-rift, pleistocenici (margine occidentale del Terriccio, Torrente Acquerta, versante occidentale delle Colline di Montescudaio e Guardistallo); - depositi recenti ed attuali. Di seguito viene fornita una descrizione delle singole formazioni individuate, procedendo da quelle più antiche alle più recenti. La denominazione delle formazioni riprende quella introdotta nel Progetto CARG, intrapreso dal Servizio Geologico per uniformare le varie unità litostratigrafie presenti sul territorio regionale. Ne deriva che alcuni termini risultano diversi dal toponimo classico utilizzato fino ad ora, che viene comunque riproposto. Analogamente la sigla associata ed indicata sulla carta geologica è quella prevista dal progetto CARG. Per facilitare la correlazione, nella successiva descrizione litologica, a fianco della denominazione della formazione, è indicata tra parentesi sia la sigla CARG sia quella classica, utilizzata finora in bibliografia.

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Nel caso in cui la seconda sia assente, questo indica l’istituzione di una nuova formazione operata nel contesto del CARG, oppure la coincidenza delle due sigle. Depositi del Dominio Ligure I depositi appartenenti a questa Unità affiorano nei Monti di Casciana Terme e di Castellina M.ma, che costituiscono il margine orientale della Val di Fine. Nella zona di Castellina M.ma- Il Terriccio-Riparbella, i depositi in oggetto sono caratterizzati da una complessa situazione strutturale, dovuta almeno a tre fasi deformative duttili ed alle successive deformazioni fragili. Delle deformazioni duttili la prima, la più intensa, ha determinato la formazione di pieghe isoclinali a nucleo duttili la prima, la più intensa, ha determinato la formazione di pieghe isoclinali a nucleo ofiolitico, caratterizzate da vergenza occidentale. Alla scala cartografica, di queste sono riconoscibili alcuni megafianchi rovesci. Della seconda fase deformativa si riconoscono, sia a scala cartografica che a quella dell’affioramento, alcune pieghe anticlinali e anticlinali rovesciate, con vergenza Nord-Est, e delle sinclinali a nucleo di Calcari a Calpionelle (sez. Riparbella) o a nucleo di Basalti, individuabili alle Pruniccie ed al Giardino (sez. Terriccio). Della terza fase deformativa, alla scala cartografica è possibile osservare alcune pieghe a largo raggio di curvatura con assi per lo più antiappenninici. Alcune probabili zone di taglio, di natura fragile-duttile, marcano alcuni contatti tettonici tra unità liguri, probabilmente riferibili a sovrascorrimenti dei quali però rimane incerta la collocazione cronologica (Nocolino, sez. Riparbella). La deformazione fragile si esplica sotto forma di faglie dirette a direzione appenninica che ribassano a Sud-Ovest le varie porzioni dell’edificio ligure. Esse portano, così, in contatto porzioni di fianco diritto della megapiega isoclinale con il fianco rovescio della stessa. Ad esempio in corrispondenza della faglia di Ortacavoli Vecchia (sez. Terriccio) nel settore a ovest si ha una successione diritta, data da Basalti, Diaspri, Calcari a Calpionelle ed Argille a Palombini, mentre nel settore ad est della faglia si ha la successione di fianco rovescio, data da Argille a Palombini seguite da Calcari a Calpionelle, Diaspri e Basalti. Un sistema di faglie antiappenniniche a cinematica sia trascorrente che diretta interessa infine l’intero edificio. Della citata unità ofiolitica del dominio ligure fanno parte le seguenti formazioni. Serpentiniti (Σ) Affiorano nei Monti di Castellina M.ma e Riparbella. Sono comunemente interpretate come rocce di mantello legate all’apertura del bacino oceanico giurassico Ligure-Piemontese. Costituiscono, insieme ai Gabbri, il basamento della sequenza ofiolitica. Si tratta di ultramafiti che si presentano in masse rocciose costituite da blocchi compatti, da metrici a decametrici, di roccia nero-verdastra, interessati da una rete diffusa di vene di minerali serpentinitici (crisotilo, lizardite), di clorite e di calcite. Nei blocchi compatti meno alterati si riconoscono lherzoliti tettonitiche caratterizzate da tessiture protogranulari e tettonitiche. Nelle prime si possono osservare cristalli di bastite pseudomorfica su pirosseno, di dimensioni da qualche millimetro fino a 1 cm, immersi in una pasta di fondo basica. Le tessiture tettonitiche sono caratterizzate da un’anisotropia planare dei minerali (principalmente pirosseno e olivina) che costituiscono la paragenesi della roccia. Sono presenti anche lenti di duniti cumulitiche. Raramente sono conservati i rapporti primari con gli altri litotipi della sequenza ofiolitica. Le potenze della formazione non sono determinabili in affioramento. Gabbri (Г) Si osservano in limitati e ridotti affioramenti (Terriccio, Torrente Le Botra). Sono caratterizzati da cristalli chiari di plagioclasio immersi in un aggregato scuro di minerali femici, tra i quali è riconoscibile il

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 106 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE clinopirosseno. Si tratta prevalentemente di Mg-gabbri, con paragenesi data da plagioclasio, clinopirosseno ed olivina. All’affioramento si presentano prevalentemente con struttura isotropa e, subordinatamente, con struttura flaser-gabbro (T. Le Botra), caratterizzata da anisotropie planari più o meno marcate. Talvolta sono attraversati da piccoli filoni chiari di plagiogranito. La potenza non è determinabile in affioramento. I gabbri sono interpretati come residui delle camere magmatiche legate all’apertura del bacino oceanico giurassico. Brecce di Serpentiniti (Σbr) Le finalità tecniche del presente lavoro hanno determinato il raggruppamento in questa unità di tutti i tipi di brecce ofiolitiche ed oficalcitiche affioranti nella zona, senza una distinzione sulle loro origini tettoniche o sedimentarie, ma tenendo in considerazione solo la prevalenza litologica all’interno dell’ammasso roccioso, che in questo caso è marcatamente serpentinitica. Basalti (Δ) Ampiamente diffusi nell’area dei Monti di Castellina e Riparbella, sono presenti come basalti massicci, basalti filoniani e basalti a pillows, con l’aggiunta di brecce di pillows. I basalti massicci hanno tessitura afanitica ed un colore variabile da grigio scuro a verde scuro. Spesso le patine di alterazione sono arrossate per la presenza di ossidi di ferro. Sono prevalenti le facies afiriche, subordinate le varietà porfiriche e doleritiche. Le paragenesi primarie consistono di plagioclasio+clinopirosseno+minerali opachi (ilmenite+magnetite) cui si sovrappongono paragenesi metamorfiche di basso grado. I filoni di basalto si ritrovano sia nelle Serpentiniti sia nei Gabbri (Terriccio), sia all’interno delle colate rappresentate dai basalti a pillows che hanno una tessitura prevalentemente porfirica e subordinatamente afirica. Nella facies porfirica i fenocristalli sono costituiti da plagioclasi e sono immersi in una pasta di fondo con struttura contenente plagiocalsio, pirosseno alterato (spesso completamente sostituito da aggregati fibroso raggiati di tremolite- attinolite e FeMg-clorite) e minerali opachi. I Basalti a pillows rappresentano le colate vulcaniche che ricoprono il basamento ofiolitico. Sono ammassi di ellissoidi (“cuscini”) di varie dimensioni (assi da decimetrici a metrici) con l’asse maggiore di solito disposto secondo la stessa direzione del piano di stratificazione delle sovrastanti coperture sedimentarie e con un “picciolo” non molto sviluppato posizionato nella parte inferiore del corpo. I cuscini sono caratterizzati da marcate variazioni strutturali dal nucleo alla periferia (rispettivamente da intersertale a grana medio-fine a intersertale a grana molto fine, a vitrofirica e con fessurazioni radiali e concentriche) e colori che variano dal grigio scuro, al rosso fegato, al marrone. Le zone interstiziali tra i cuscini sono riempite da una matrice cloritico-ematitica di colore verde-rossastro. La superficie esterna dei cuscini è caratterizzata da una crosta variolitica di colore rosso fegato. In alcuni casi (Pod. I Prati sez. Riparbella) i basalti a pillows contengono livelletti di radiolariti ed areniti ofiolitiche. La potenza degli affioramenti non è determinabile. I Basalti a pillows della località Aiola-Terriccio, nei pressi di Castellina M.ma, sono stati datati a 158 Ma (Oxfordiano sup.) utilizzando il metodo 40Ar/39Ar (Bortolotti et alii, 1991). Brecce di Mt.Zenone (Гbr) Si tratta di un tipo particolare e ben riconoscibile di breccia sedimentaria, costituita prevalentemente da brecce decimetriche, da subangolari a subarrotondate, di Mg-gabbro alterato, sia isotropo che flaser, immerse in una matrice cloritico-carbonatica, alle quali sono intercalati alcuni strati sottili e discontinui di areniti a composizione ofiolitica. Sono subordinatamente presenti clasti di serpentiniti e di basalti a pillows. La denominazione deriva dal fatto che questa breccia mostra una stretta somiglianza con le Brecce del Monte

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Zenone della Liguria orientale (Picchi, 1985). Gli spessori variano da decametrici a metrici (Ceppo Nero- Castellina M.ma), rendendo la formazione spesso non cartografabile. Diaspri di Monte Alpe (DSA-g) Si identifica con una formazione sedimentaria, distribuita in esigui affioramenti che fasciano le principali masse ofiolitiche, con particolare riguardo a quelle basaltiche. I Diaspri sono costituiti da strati silicei di origine organica (radiolariti), alternati a strati pelitici scuri (mudstone silicei). Gli strati silicei hanno spessori da molto sottili a sottili (0.5 - 10 cm). Essi sono prevalentemente di colore rosso fegato (per la presenza di un pigmento ematitico), ma anche bianco. Talora sono infine presenti zonature di color verde tenue, che osservate sulla superficie di strato disegnano una rete a maglia vagamente romboidale che ricalca, alterandolo, un preesistente sistema di vene e/o fratture. Gli strati pelitici sono caratterizzati da spessori molto sottili e da colore rosso con zonature verdi. Alle Debbiare (sez. Terriccio) e al Ceppo Nero (sez. Castellina) i diaspri hanno intercalate nella parte sommitale delle peliti marnose color nocciola rosato, con spessore di 2-4 metri. Questa unità presenta i caratteri di un sedimento emipelagico deposto direttamente su crosta oceanica. In questa zona la formazione presenta uno spessore ridotto rispetto agli affioramenti dell’Appennino Ligure, e non supera mai i 10-20 metri (Poggio delle Pianacce). I Diaspri del vicino Monte Vitalba sono datati all’Oxfordiano superiore-Titoniano inferiore (facies A, “basale”, di Picchi, 1985) e al Berriasiano superiore (facies B, “sommitale”, di Picchi, 1985). I Diaspri dell’Aiola-Terriccio hanno invece datazioni riferibili all’Oxfordiano superiore-Kimmeridgiano inferiore per dei livelli intercalati nei Basalti, e al Kimmeridgiano medio-Titoniano inferiore per gli strati deposti sopra i Basalti (Nozzoli, 1986). Calcari a Calpionelle (CCL-c2) La migliore esposizione dei Calcari a Calpionelle si osserva nella cava dei Sassi Bianchi a Nord-Est di Castellina M.ma. I Calcari a Calpionelle sono costituiti da strati, con spessori variabili, di calcilutiti di colore grigio chiaro, che acquisiscono un tipico colore bianco-latte sulle superfici di alterazione, oppure rosa chiaro in prossimità del contatto con i Diaspri. In alcuni casi si osserva l’intercalazione di strati sottili di argilliti scure nella parte basale della formazione. In altri casi (Ceppo Nero) il passaggio tra Diaspri e Calcari a Calpionelle è marcato da strati medio-spessi di marne beige chiaro. Lo spessore massimo è quantificato in 80-90 metri. L’ambiente di sedimentazione è di tipo marino pelagico. I Calcari a Calpionelle del Monte Vitalba sono stati datati da Perilli (1998) al Berriasiano superiore-Valanginiano inferiore (Cretaceo inferiore). Argille a Palombini (APA-c2) Le Argille a Palombini affiorano diffusamente in tutta l’area dei Monti di Castellina M.ma e Riparbella. Esse danno generalmente origine ad una coltre pedogenetica prevalentemente argillosa, spessa alcuni metri, caratterizzata da scarse proprietà geotecniche. Gli affioramenti che presentano le caratteristiche litologiche originarie si possono invece osservare prevalentemente nelle incisioni di vari torrenti e botri o in coincidenza delle cerniere dei crinali. La formazione è costituita da un’alternanza di strati torbiditici calcarei, calcareo- marnosi, calcareo-silicei ed emipelagici privi di CaCO3. Gli strati calcareo silicei (“Palombini”) hanno spessori che generalmente variano da pochi centimetri ad un metro. Sono di solito a grana finissima e presentano, in assenza di alterazione, un colore grigio. Gli strati marnosi presentano spessori da sottili a medi e grana fine o medio-fine. All’interno degli strati calcarei-marnosi-silicei sono state riconosciute strutture sedimentarie che testimoniano la natura torbiditica del deposito. Le emipelagiti sono costituite da argilliti di colore grigio scuro- nero prive di CaCO3, con potenze che variano fino a raggiungere i 2 metri di potenza. Lo spessore totale della

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 108 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE formazione è mal definibile per l’elevata deformazione, sia duttile che fragile, che l’ha interessata. Si presume in ogni modo una potenza massima di 200 metri. L’ambiente di sedimentazione è riferibile ad una piana abissale interessata da episodi torbiditici siliciclasticidi. Le Argille a Palombini del vicino Monte Vitalba sono datate al Valanginiano inferiore-Barremiano inferiore (Perilli, 1998). Formazione di Lanciaia (CAA-pe1) Membro delle Marne sabbiose del T. Pesciera Affiora lungo l’incisione del T. Pesciera e lungo il Botro della Carbonaia, circa 4 km ad WSW di Castellina Marittima. Si tratta prevalentemente di marne sabbiose di colore rosso mattone, alle quali si intercalano livelli di argilliti grigio scure e argilliti marnose varicolori di spessore metrico, e livelli biocalcarenitici grigi gradati in sequenze di 25-80 cm. Inglobati nelle marne si rinvengono sia areniti ofiolitiche che brecce ofiolitiche a granulometria varia. Si sovrappongono con contatto stratigrafico, marcato da brecce serpentinitiche, e con netta discordanza angolare alle Serpentiniti. Al tetto sono coperte, con contatto tettonico, dalle Argille a Palombini, Lo spessore massimo è stimabile in 40-50 m. Le Marne sabbiose del T. Pesciera sono state attribuite alla metà superiore dell’Ypresiano (Eocene inferiore) (Maccantelli e Mazzei, 1994).

NEOAUTOCTONO TOSCANO, depositi SIN RIFT Depositi miocenici Conglomerati di Podre Luppiano (LUP) Affiorano nella zona di Strido (sez. Mt. Vitalba), dove giacciono in discordanza sulle Unità liguri. Sono costituiti da conglomerati scarsamente organizzati, malclassati, clasto-sostenuti e con scarsa matrice arenacea rossastra. I ciottoli, di forma da subangolosa a subarrotondata, hanno dimensioni medie di 10 cm e massime fino a 30 cm. La composizione è prevalentemente calcareo-silicea e, in subordine, radiolaritica e ofiolitica. Una patina di ossidi ricopre tutti i tipi di ciottoli determinando una generale colorazione rossastra. Gli spessori sono mal valutabili per le pessime esposizioni e per le complicazioni tettoniche. Si tratta di un deposito continentale, legato a conoidi alluvionali al quale è attribuita un’età turoliana (Tortoniano superiore). Argille del Torrente Fosci (FOS) Affiorano nella zona di Strido (sez. Mt. Vitalba) e sono costituite da argille grigie massicce, talvolta caratterizzate da sottili intercalazioni di arenarie, di conglomerati minuti e, occasionalmente, di marne. Possibile il ritrovamento di sottili lenti e livelli di lignite. La potenza delle Argille del Torrente Fosci è assai variabile. L’ambiente di sedimentazione è di tipo lacustre. Nel tratto sommitale è documentabile un ambiente lagunare salmastro (Lazzarotto et alii, in stampa). L’età è Turoliana riferibile al Tortoniano superiore per la porzione depostasi in ambiente lacustre, e al Messiniano inferiore per quella deposta in ambiente lagunare- salmastro Formazione del Torrente Sellate (Arenarie della Caprareccia) (SLTr) Affiora ad est di Guardistallo nella Valle del T. Sterza di Cecina (sez. Guardistallo). Si presentano interdigitate con la litofacies dei conglomerati di Monte Soldano. Si tratta di arenarie di colore giallo-ocra a grana da media a grossolana, nelle quali si rinvengono livelli e lenti di conglomerato (massimo 5 m) generalmente costituito da elementi minuti, eterogenei (calcilutiti, ofioliti e diaspri) e elaborati. Le caratteristiche sedimentologiche indicano una deposizione in ambiente di tipo fan-delta (Martini et alii, 1995). L’età delle arenarie della Caprareccia è generalmente Turoliana del Tortoniano superiore, in analogia alle altre litofacies della Formazione del T. Sellate. Solo la parte più alta è riferibile al Messiniano inferiore.

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Formazione del Torrente Sellate (Conglomerati del Monte Soldano) (SLTc) Come le precedenti arenarie, affiorano ad est di Guardistallo nella Valle della Sterza. Si tratta di conglomerati clasto-sostenuti organizzati, poligenici e con matrice arenacea polimodale. I ciottoli, di solito arrotondati e con dimensioni generalmente medie o minute, provengono dalle Unità Liguri e sono immersi in una matrice argillosa grigio-nocciola a luoghi predominante. Gli spessori sono valutabili nell’ordine di alcuni metri. L’ambiente di deposizione è riferibile al tipo braided stream impostato nella parte subaerea di un fan- delta (Martini et alii, 1995). L’età è riferita al Turoliano del Tortoniano superiore. Formazione della Spicchiaiola (SPC) Anche la Formazione della Spicchiaiola è presente ad est di Guardistallo. Essa è costituita da argille e argille sabbiose, di colore grigio o grigio-nocciola, con intercalazioni di arenarie quarzoso-carbonatiche (con spessori variabili da pochi centimetri fino a 50 cm) di colore giallo-ocra, e con laminazione parallela orizzontale. Localmente si segnala la presenza di Anellidi. L’ambiente di sedimentazione è di tipo lagunare. Dal punto di vista cronostratigrafico essa è attribuita al Messiniano inferiore (Bossio et alii, 1996). Calcare di Rosignano (Conglomerati di Villa Mirabella) (CVM-m3) A Montermoli, a Poggio ai Gabbri, alla Fattoria Le Giunche (sez. Guardistallo) la formazione si identifica con conglomerati medio-grossolani, rossastri o grigio-verdi, con clasti subarrotondati prevalentemente di Serpentiniti ed Argille a Palombini. La matrice è sabbioso argillosa. Sono presenti livelli lenticolari con spessore decimetrico, di siltiti marnose grigio verdi con litici ofiolitici alternati a livelli microconglomeratici. Contengono malacofauna di ambiente marino-salmastro: Ostrea, Pycnodonte, Cardium e Dentalium. Alla Capraleccia (sez. Guardistallo) ed a Pod. Urlarino, Pod. Torricella (sez. Riparbella) la formazione si identifica invece con conglomerati medio grossolani nocciola rossastri, matrice sostenuti. I clasti sono ben arrotondati e rappresentati, in ordine di abbondanza, da Serpentiniti, Argille a Palombini, Gabbri e Diaspri. La matrice è sabbioso argillosa con lenti di silt argilloso nocciola chiaro. I conglomerati sono in parte eteropici con le soprastanti sabbie con biocalcareniti algali dei Calcari di Castelnuovo. L’ambiente di sedimentazione è lagunare-salmastro. Lo spessore massimo (250 metri) si registra a Poggio i Gabbri (sez. Guardistallo). L’età è riferibile al Messiniano inferiore. Calcare di Rosignano (Calcari di Castelnuovo) (CCS-m4) Affiorano nella Val di Lopia (sez. Riparbella) e presso il Poggio di Val di Perga (sez. Castellina M.ma). Si tratta di calcari detrico-organogeni, da giallo-avana a bianco, ricchi di materiale terrigeno (sabbie medie giallo- ocra), con livelli microconglomeratici ad elementi appartenenti alle formazioni dell’Unità Ofiolitifera, ed interstrati argillitici. Contengono livelli di calcareniti algali e di calcari oolitici. Ai corpi biocostruiti (composti dal corallo Porites e da alghe rosse) si associano abbondanti bioclasti tra cui sono riconoscibili Pectinidi ed Ostreidi. L’ambiente deposizionale è marino della facies di spiaggia. Gli spessori, difficilmente valutabili in affioramento, si attestano intorno ai 20 metri. L’età è riferibile al Messiniano inferiore. Formazione del Torrente Raquese (RAQ-m5) Affiorano a Sud del T. Sterza, nella sezione Guardistallo. Si tratta di limi giallo chiari e limi argillosi grigi, laminati con faune oligotipiche (Pycnodonta navicularis ed Amusium). L’ambiente deposizionale è lagunare- salmastro per la parte limosa, e marino per quella prevalentemente argillosa. Lo spessore medio è di 30 metri. L’età è il Messiniano inf.

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Argille e gessi del Fiume Era Morta (EMOg-m7) Affiorano a Sud del T. Sterza nella sezione Guardistallo. Si tratta di un’alternanza di banchi di gesso selenitico (cristalli in posizione di crescita), di gesso microcristallino (alabastro) e di gessoareniti, con spessore da qualche dm. a 2 metri, con interstrati di argille-silt-marne laminitiche grigio brune. L’ambiente deposizionale è salmastro (il cosiddetto “lago-mare”). Gli spessori sono estremamente variabili: quelli osservati si attestano sui 150 metri. L’età è il Messiniano superiore. Conglomerati di Sant’ al Poggio (CSP) Affiorano nella zona del Torrente Marmolaio (sez. Castellina M.ma). Sono rappresentati da conglomerati grigi e localmente arrossati, medio-fini, matrice sostenuti, ben sortiti. I clasti sono subarrotondati e di provenienza dall’Unità Ofiolitica. E’ presente una stratificazione pianoparallela ed intercalazioni di limi marnosi grigi con livelli microconglomeratici. L’ambiente deposizionale è deltizio retrogradante. Lo spessore è di 150 metri. L’età è riferibile al messiniano superiore. Areniti dei Conglomerati di Sant’al Poggio (CSPa) Affiorano nella zona del Torrente Marmolaio. Sono costituite da sabbie e limi giallo chiari, localmente ben cementati, con lenti di biocalcareniti algali e di marne contenenti spicole ed Ostracodi. Malacofauna oligotipica: caratteristici gli Ostreidi di dimensioni ridotte. In affioramento sono individuabili delle strutture sedimentarie a ripples. L’ambiente deposizionale è il deltizio retrogradante (marino ristretto – lagunare). Lo spessore è quantificabile in alcune decine di metri. L’età è messiniana superiore. Calcari stromatolitici di Casa San Giovanni (CSG) Come i precedenti affiorano nella zona del Torrente Marmolaio. Si tratta di calcari stromatolitici e di calcareniti beige chiaro, con litici e frammenti di Lamellibranchi e Gasteropodi. La maggior parte degli stromatoliti ha un diametro di 10-30 cm, ma alcuni orizzonti mostrano grandi duomi con diametro di 1 metro, localmente estesi fino a 5 metri. Si tratta di depositi lagunari deposti in ambiente intertidale. Lo spessore è quantificato in 15 metri. L’età è riferita al messiniano superiore. Marne e sabbie fini di Cava Serredi (MSS) Compaiono in piccoli affioramenti nella zona del Torrente Marmolaio. Si tratta di litofacies marnoso- siltose beige con ripples sinusoidali. L’ambiente deposizionale è lagunare subtidale con caratteristiche distali. Sono riconosciuti ambienti deposizionali varialbili dall’off-shore al prodelta. Gli spessori sono nell’ordine di pochi metri. L’età è il messiniano superiore. Gessi del T. Marmolaio (GMA-m7) Affiorano estesamente alla cava Knauf del T.Marmolaio e alla cava del T. Pesciera (sez. Castellina M.ma). Si tratta di gessi selenitici e microcristallini (alabastro), in banchi con spessore da 50 cm. a 3 metri, intercalati da livelli di argille laminate grigio-rossastre con livelli marnosi dolomicritici. L’ambiente deposizionale è salmastro (il cosiddetto “lago-mare”). Lo spessore è di 35-40 metri. L’età è il Messiniano superiore. Argille e gessi del Fiume Era Morta (Argille laminitiche) (EMO-m5) Affiorano nel bacino dei Fiumi Tora e Fine (sez. Castellina M.ma e Terriccio) e nel bacino di Guardistallo- . Si identificano con argille marnose nocciola-grigio-rosate, con laminazione pianoparallela, ricche di Ostracodi. Sono presenti lenti di gessoareniti e noduli di gesso microcristallino (alabastro EMOg). Lo spessore è di 40-50 metri. L’ambiente di sedimentazione è il deltizio lacustre. L’età è riconducibile al Messiniano superiore.

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NEOAUTOCTONO TOSCANO, depositi SIN RIFT Depositi pliocenici e pleistocenici Argille azzurre (FAA-p) Sono argille grigio azzurre e limi argillosi grigio nocciola. Nella parte alta sono presenti livelli lenticolari di calcisiltiti e calcareniti grigio scure. La malacofauna presente è data da Glycymeris, Turritella, Tellina, Natica e Murex ed è particolarmente abbondante nella parte alta della successione. Nelle sezioni esaminate le Argille azzurre costituiscono il termine più basso del ciclo sedimentario pliocenico, non affiorando infatti mai i depositi arenitici basali. Nella sezione Castellina M.ma poggiano con debole discordanza angolare sulle argille e gessi del Messiniano superiore (Matassina bassa, lato sinistro T. Marmolaio). Nella sez. Guardistallo, laddove è preservato l’appoggio sui sottostanti termini del Messiniano sup. (argille laminitiche e gessi), questo avviene in concordanza degli strati. Al tetto passano gradualmente, con contatto stratigrafico concordante, alle argille sabbiose della Formazione di Guardistallo (Argille sabbiose di San Cipriano). Lo spessore è di circa 100 metri nella sez. Castellina M.ma. L’ambiente è il marino, da neritico a batiale superiore. L’età è riconducibile al Pliocene inferiore medio. Formazione di Villamagna- Argille sabbiose di San Cipriano (VLMa-p2) Coincide con il membro argilloso sabbioso della ex Formazione di Guardistallo. Nell’area esaminata affiorano solo nella sez. Guardistallo. Il corpo sedimentario risulta costituito da limi argilloso-sabbiosi di colore nocciola, con abbondante malacofauna (Cladochora caespitosa, Turritella, Cerithium, Murex, Nassa, Natica, Ostreidi Pectinidi). Contengono livelli cartografabili di sabbie medio fini (Sabbie di S. Giusto, VLMs) in un numero variabile da 1 a 5. Si sovrappongono con contatto stratigrafico concordante alle Argille azzurre e sono sormontate in discordanza angolare dalle Sabbie ed argille ad Arctica islandica (AIS). Lo spessore complessivo, comprendendo anche le intercalazioni sabbiose, è di circa 250 metri. L’ambiente di deposizione è quello di mare basso e spiaggia. L’età è il Pliocene medio. Formazione di Villamagna- Sabbie di S.Giusto (VLMs – p3) Corrisponde al membro delle sabbie e conglomerati della ex Formazione di Guardistallo. E’ costituito da sabbie fini grigio chiaro o gialle, massive o con stratificazione piano parallela talvolta ben cementate, con frequenti livelli o bancate di conglomerati ad elementi di provenienza per lo più ligure ed interstrati di limi argillosi. I livelli più cementati sono ricchi di Ostreidi, Pectinidi e Balanidi. Nella zona di Guardistallo affiorano in livelli (da 3 metri a 20 metri di spessore) intercalati nelle citate argille sabbiose (VLMa). L’ambiente di deposizione è quello di mare basso e spiaggia. L’età è il Pliocene medio Sabbie ed Argille ad Arctica islandica (AIS – q2) Affiorano estesamente nelle sezioni Riparbella e Guardistallo. Si identificano con sabbie fini, giallo chiaro, alternate ad argille sabbiose brune e grigie. Presentano una laminazione piano-parallela, incrociata piana o flaser. Intercalate alle sabbie sono spesso presenti livelli calcarenitici ad andamento lenticolare, che in alcune situazioni raggiungono anche notevoli spessori. La formazione si presenta ricca di macrofossili, tra cui Ostrea, Lopha, Glycymeris, Pecten. Cararatteristica è la presenza di Cladochora caespitosa e di Arctica islandica. Sono infine presenti bioturbazioni, ciottoli molli e resti vegetali. Si sovrappongono in discordanza angolare sui depositi del Pliocene inferiore-medio. L’ambiente è il marino ristretto. Lo spessore raggiunge anche i 100 metri. L’età è riferita al Pleistocene inferiore (Santerniano-Bossio et.alii 1981, Santerniano-Emiliano p.p. Bartoletti et. alii., 1985).

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Conglomerati di Riparbella (CEP -qr) Affiorano nella sez. Riparbella ed a nord del Fiume Cecina nella sez. Guardistallo. Sono in parte eteropici con le sottostanti Sabbie ed argille ad Arctica islandica, mentre passano lateralmente verso sud (sez. Guardistallo) ai Calcari di Montescudaio. Al Podere Vallari (sez. Terriccio) sono ricoperti con superficie d’erosione ed in discordanza angolare dai Conglomerati di Bolgheri (Siciliano), appartenenti al ciclo deposizionale successivo. Si tratta di conglomerati matrice sostenuti, beige grigi, con ciottoli subarrotondati che solitamente costituiscono barre ghiaiose e riempimenti di canale, con stratificazione incrociata piana o concava, e sabbie fini e limi con laminazioni a basso angolo localmente più cementate. I ciottoli, da 2 cm. a 10 cm., a luoghi fortemente eterometrici ma perlopiù mediamente sortiti, sono di provenienza dal substrato ligure. Contengono Ostreidi, Pectinidi, Arctica islandica e frammenti di lamellibranchi, Turritella e coralli. I ciottoli calcarei hanno spesso fori di Litodomi. Si identificano con un deposito di mare basso-spiaggia. Lo spessore è di 20-30 metri. L’età è riferita all’Emiliano. Calcari di Montescudaio (MSC – q3) Affiorano nella sezione Guardistallo. Sono almeno in parte eteropici dei Conglomerati di Riparbella e delle Sabbie ed argille ad Arctica islandica (Mazzanti e Sanesi, 1986; Bartoletti et al., 1985) a cui si sovrappongono con contatto stratigrafico concordante. Sono sormontati dalle calcareniti sabbiose della Formazione di Bibbona con contatto stratigrafico concordante. La formazione è rappresentata da calcari detritici più o meno ricchi di frazione sabbiosa e a variabile grado di cementazione. Gli strati sono nettamente suddivisi in elementi di 30- 50 cm. di spessore nella parte inferiore, mentre passano in genere verso l’alto a bancate di calcare detritico decisamente competenti e di notevole potenza. Nel suo insieme la formazione si presenta comunque omogenea, con spessori costanti intorno ai 100 metri. Molto ricca è la componente fossile (Ostreidi e Pectinidi). Si identificano con un deposito di mare basso. L’età è l’Emiliano.

NEOAUTOCTONO TOSCANO, depositi POST RIFT Formazione di Bibbona (BBB – q5) Affiora nelle sezioni Terriccio, Riparbella, Guardistallo. Il corpo sedimentario costituisce un insieme assai variabile lateralmente e verticalmente di calcareniti sabbiose diversamente cementate, di sabbie a varia granulometria e vario grado di addensamento, e di conglomerati a matrice sabbiosa e calcareo detritica. Strati e banchi hanno andamento lenticolare, spesso con ulteriore suddivisione in lamine pianoparallele o sigmoidali, incrociate specialmente nella frazione sabbiosa. Le areniti contengono quarzo, litici, frammenti di gusci ed intraclasti carbonatici (ooliti-oncoliti), hanno stratificazione incrociata piana e a lisca di pesce. I conglomerati hanno ciottoli provenienti da tutte le formazioni delle Unità Liguri, di dimensioni assai diverse, pur nell’ambito delle medio piccole, e ben selezionati. Si presentano spesso in plaghe di uguale misura. In prevalenza la loro forma è “a piattella” ben accentuata. E’ noto il ritrovamento di “choppers” uni e bifacciali (Galiberti, 1974,1982) riferiti al ciclo della “Pebble culture”. I rapporti giaciturali alla base sono di discordanza angolare in aree adiacenti a quella in esame, e di generale concordanza in quest’ultima. La formazione riflette un ambiente di deposizione di spiaggia sommersa ed emersa. Lo spessore è assai modesto e non supera i 30 metri. L’età è infine riconducibile al Siciliano.

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Conglomerati di Casa Poggio ai Lecci (CPL – q6) Nella terminologia locale sono noti con il termine di Conglomerati di Bolgheri. Affiorano nella stessa regione della sottostante Formazione di Bibbona. Si tratta di un corpo sedimentario costituito da conglomerati bruno rossastri, ad elementi molto eterometrici, spesso anche grossolani, in cui si riconoscono i tipi litologici delle formazioni dell’Alloctono Ligure cui si aggiunge il calcedonio ed il plagiogranito. La matrice inglobante, anch’essa rossastra, è eterogenea sia in percentuale sia in distribuzione laterale e verticale. Essa è in genere sabbiosa, pur essendo presente una certa componente argillosa in quantità variabile. La stratificazione è in genere piuttosto disordinata, talora inclinata, mentre la potenza originaria è difficilmente valutabile. In base alle caratteristiche sedimentologiche questi depositi sono riconducibili ad un ambiente di delta fluviale e presentano sia zone di deposizione subacquea che zone di deposizione continentale. In queste ultime si notano paleosuoli riferibili ad ultisuoli secondo la classificazione USDA (1975) (Mazzanti & Sanesi, 1987). Canalizzano le Areniti della Formazione di Bibbona. Presentano per quanto detto variazioni nell’accumulo a seconda delle località, ma la sua potenza può essere valutata al massimo in non più di una ventina di metri. L’età è riferita al Pleistocene medio. Sabbie di Val di Gori (VGR – q7) Affiorano nelle sezioni Cecina e Guardistallo. Si tratta di sabbie di colore rosso vivo, con notevole scheletro argilloso e assetto massivo, talora con ciottoli sparsi, ben arrotondati da 2 a 4 cm. di diametro. Sono presenti lenti di sabbie più grossolane, agglutinate in calcareniti, e lenti interessate dal passaggio di dilavamenti colluviali, con il conseguente deposito di materiali più grossolani, fino alla formazione di lenti alluvionali di conglomerati. Gran parte della formazione è interessata da un’intensa pedogenesi con suoli riferibili ad Alfisuoli palexeralfs (Mazzanti & Sanesi, 1987) che richiedono un’evoluzione in un clima caldo-umido verosimilmente corrispondente all’ultimo interglaciale (Tirreniano). Si sovrappongono trasgressivamente sui Conglomerati di Bolgheri e sui depositi più antichi. Si tratta di un deposito d’ambiente di sedimentazione continentale, con azioni miste in prevalenza colluviali ed eoliche, e temporanei episodi torrentizi là dove affiorano estesamente i ciottoli sparsi, riconducibile al Pleistocene medio. Lo spessore degli affioramenti individuati è limitato a 5 – 20 metri.

DEPOSITI RECENTI ED ATTUALI Depositi alluvionali in terrazzi (at) Si identificano con depositi ghiaiosi e sabbiosi che formano terrazzi intravallivi posti a quote superiori a quelli dei fondovalle attuali, in quanto relativi ad una rete idrografica non dissimile dall’attuale ma distribuita ad una quota superiore. Lo spessore è ridotto a pochi metri. L’età è Olocene. Depositi alluvionali di fondovalle (a) Costituiscono il riempimento delle principali incisioni vallive. Sono dati da alternanze di limi e limi argillosi con livelli e lenti ghiaioso sabbiose. I depositi alluvionali principali si identificano con quelli della valle del Fiume Cecina. Qui essi sono costituiti in superficie da sedimenti di natura limo sabbiosa, dello spessore medio di circa 4-5 metri, a granulometria molto fine, sovrastanti un notevole spessore di sabbie grossolane e/o ghiaie immerse in un’abbondante matrice sabbiosa o argillosa. La notevole presenza dei litotipi a minore granulometria si spiega con la relativa vicinanza al mare, e quindi con la minor energia del corso d’acqua. Le

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 114 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE alluvioni mostrano una stratificazione piuttosto complessa, inclinata o lenticolare. Il loro spessore si aggira nell’ordine di qualche decina di metri. L’età e riferita all’Olocene.

5.1.2. La geomorfologia I territori dei quattro Comuni analizzati possiedono caratteristiche prettamente collinari, tanto da poter essere considerati come l’appendice sud-occidentale delle cosiddette “Colline Pisane”. Esistono comunque anche due importanti aree di fondovalle: quella relativa al fiume Cecina, che segna il limite meridionale del comune di Riparbella e nord-occidentale dei comuni di Montescudaio e Guardistallo, e quella del Torrente Pesciera-Gonnellino, situata all’estremità occidentale del territorio comunale di Castellina Marittima. In particolare l’estensione della parte collinare copre il 70-80 % dell’intero territorio esaminato. La morfologia tipica di queste zone è riconducibile alla media collina maremmana, costituita da una serie di alture con versanti moderatamente acclivi ed asse morfologico avente direzione appenninica (NNO-SSE). Gli elementi geomorfologici emersi dall’indagine, sono stati raggruppati in tre distinte categorie:

1) Forme e depositi di versante A questo raggruppamento appartengono le più importanti forme di instabilità, cioè i movimenti franosi (attivi e non attivi), i soliflussi, le scarpate di degradazione (attive, non attive e strutturali) ed i depositi detritici. Una particolare attenzione è stata posta nel rilevamento delle frane che, come si evince anche dall’analisi della carta in oggetto, si sviluppano preferenzialmente all’interno delle masse detritiche e dei terreni argillosi (sia Neoautoctoni che Liguri). Le aree con maggiori instabilità sono infatti da ricercare nel settore orientale dei territori comunali di Guardistallo e Montescudaio e ad ovest dell’abitato di Castellina Marittima. Nel primo caso i dissesti si identificano prevalentemente con frane a scoscendimenti multipli a sviluppo rotazionale, mentre nel secondo si riflettono in dissesti di tipo colamento. Con altrettanta cura sono state cartografate le coperture detritiche e le zone soggette ad instabilità superficiale diffusa (soliflussi). Le prime si ritrovano in prevalenza in prossimità dell’abitato di Castellina e sono riconducibili all’accumulo del materiale derivante dallo smantellamento e dall’alterazione delle rocce ofiolitiche che costituiscono la dorsale ad est dell’abitato. I soliflussi si presentano come un susseguirsi di rigonfiamenti ed avvallamenti del terreno, che stanno a testimoniare deformazioni del sottosuolo lente e permanenti, le quali non determinano vere e proprie rotture, coinvolgendo infatti solo la porzione superficiale (1-2 metri) del versante. Interessano preferenzialmente la coltre di alterazione delle argilliti e calcari a Palombini (zona a nord di Riparbella) e la parte superficiale delle argille plioceniche (ad est di Guardistallo). Anche le scarpate rappresentano un elemento morfologico molto importante. Per questo sono state messe in risalto cercando di individuarne la tipologia: attiva, cioè quella che determina un arretramento morfologico più o meno accentuato, inattiva, rappresentante una rottura di pendio in equilibrio e strutturale (di natura tettonica).

2) Forme e depositi fluviali e di dilavamento In questa categoria sono state inserite tutte quelle forme riconducibili, in qualche modo, all’azione erosiva delle acque. Pertanto vi ritroviamo le scarpate di erosione fluviale, le forme di dilavamento (su versante) concentrato e diffuso, le aree calanchive (concentrate nell’alta valle del Fosso a Pelliccia e del Botro Capannari, rispettivamente a nord e sud di Guardistallo.) ed i depositi alluvionali di fondovalle, questi ultimi

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 115 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE particolarmente significativi dal punto di vista morfologico in quanto individuano aree pressoché pianeggianti. E’ stato inoltre messo in risalto l’intero reticolo idrografico.

3) Forme e depositi antropici In questo raggruppamento sono stati inseriti, per i quattro comuni studiati, gli invasi, le aree estrattive (attive e non attive) ed i terrazzamenti, i quali rappresentano forme di rilevante importanza poiché spesso contribuiscono alla stabilità di un pendio.

5.1.3. La litotecnica Ogni classe della carta litotecnica (Tavola. 4 dello studio tecnico geologico del Piano Strutturale Coordinato vigente) identifica una distinta litologia, indipendentemente dall’età e dalla posizione stratigrafica. E’ stata costruita su base geologica, raggruppando le formazioni della Carta Geologica aventi caratteristiche geomeccaniche simili. Seguendo le indicazioni e i criteri indicati nella metodologia per la redazione degli strumenti cartografici, edito dalla Provincia di Pisa ed utilizzato da questa per la redazione della cartografia di supporto al Piano Territoriale di Coordinamento, sono state distinte sei classi litotecniche: Classe I: formazioni coerenti di elevata e media resistenza; corrisponde ai litotipi rocciosi e comprende le rocce ofiolitiche (gabbri, basalti e serpentine), i diaspri e i calcari a calpionelle, appartenenti al dominio ligure. La classe è rappresentata da sedimenti di natura litoide, affioranti direttamente in superficie o ricoperti solo da un livello corticale terrigeno di alterazione. Classe II: formazioni semicoerenti e conglomeratiche; sono state inserite in questa classe le formazioni con un distinto grado di addensamento costituite da alternanze irregolari di livelli sabbiosi e calcarei e/o calcarenitici, mostranti rapporti di proporzione variabili e passaggi eteropici tra le varie litologie, e le formazioni conglomeratiche, rappresentate mediamente da litotipi con valido grado di cementazione, spesso ricoperte solo da uno spessore superficiale di materiale sciolto, derivante dall’alterazione del livello litoide sottostante. Classe III: formazioni incoerenti sabbiose; comprende i depositi manifestamente di natura sabbiosa, riconducibili al quaternario, e i deposti alluvionali. Coincidono con i litotipi sciolti, caratterizzati da grado di addensamento molto variabile. Classe IV: formazioni coerenti di scarsa resistenza; sono state inserite in questa classe formazioni distinte ma caratterizzate da livelli o porzioni litoidi, intercalati o frammisti a livelli di natura argillosa, che ne riducono le proprietà meccaniche, condizionandone quindi il comportamento generale. Rientrano in questo gruppo le brecce delle formazioni litoidi, i cui clasti sono immersi in una matrice quasi sempre argillosa, le formazioni gessose, caratterizzate da livelli e blocchi lapidei immersi in matrice argillosa e le formazioni flyscioidi dei Palombini e di Lanciaia, caratterizzate da livelli calcarei alteranti in maniera caotica ad importanti strati argilloscistosi. Classe V: formazioni pseudocoerenti argilloso sabbiose; comprende le sabbie ad Arctica e le sabbie argillose di Guardistallo. Si tratta di alternanze irregolari e con soluzione di continuità di livelli di sabbie e di argille, il cui comportamento meccanico è condizionato dalla quantità della frazione argillosa che si plastifica in presenza di acqua, la cui percolazione è richiamata dalle intercalazioni sabbiose. Classe VI: formazioni pseudocoerenti argillose; comprende i depositi manifestamente di natura argillosa.

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Riprendendo quanto indicato nel PTC di Pisa, per i litotipi prevalentemente sabbiosi ed argillosi, in base alla distribuzione delle frane in relazione alla pendenza dei versanti e all’angolo di attrito interno, attribuito dalla letteratura ai singoli materiali costituenti l’unità litologica, è stata individuata per ciascuna classe litotecnica una soglia di pendenza, oltre la quale vi è una maggiore propensione al dissesto. L’individuazione di una franosità potenzialmente elevata sulla base dell’acclività del versante non è stata invece condotta per le formazioni lapidee (classe litotecniche I e IV), dal momento che la franosità è condizionata fortemente dall’assetto e dalla distribuzione delle discontinuità, che si identificano con fattori difficilmente valutabili in uno studio condotto su vasta scala. Relativamente alla classe litotecnica IV, data l’abbondante distribuzione di situazioni di soliflusso e di materiale detritico su tale litologia, e il condizionamento meccanico imputabile alla caotica distribuzione della frazione argillosa, è stata assunta una pendenza critica del versante pari al 15%.

Tabella 1 - Classi litotecniche - soglie di pendenza - pendenze critiche

Classe litotecnica Soglia di pendenza Pendenza critica I II 75% (37°) III 50% (26.5°) IV 15% (8,5°) V 35% (19°) VI 25% (14°)

5.1.4. Il reticolo idrografico principale Il territorio dei comuni in analisi è attraversato dal bacino del Fiume Cecina, in direzione est/ovest, e da quello del fiume Fine molto parzialmente poiché interessa solo in parte il comune di Castellina Marittima, in direzione nord. La valle del Fiume Cecina è una depressione che si allunga, prevalentemente in direzione est/ovest, per circa 45 km dalla costa tirrenica. Il reticolo idrografico presenta una notevole dissimmetria in senso trasversale: gli affluenti di destra (sul lato nord) hanno corsi più brevi ed alvei con maggiore pendenza rispetto a quelli di sinistra. Il corso del Fiume Cecina sorge nella provincia di Grosseto (le Cornate) attraversa quindi il territorio della Provincia di Siena fino alla confluenza con il Torrente Pavone, poi il suo corso entra nella Provincia di Pisa e solo nel tratto prefociale attraversa la pianura costiera in Provincia di Livorno. Il Fiume Cecina raggiunge, nella parte terminale del suo corso che si estende per circa 75 km, il comune di Guardistallo attraversandolo in direzione est/nord-ovest. Il fiume è in questa parte caratterizzato da numerosi meandri che, nel corso dei secoli, si sono modificati a causa del naturale andamento delle correnti e degli interventi umani direttamente legati al fiume. Questo è particolarmente evidente per le comunità limitrofe di Montescudaio e Riparbella che avevano individuato nel corso d’acqua i confini dei territori di pertinenza dell’una e dell’altra amministrazione che oggi si discostano parzialmente con il corso del fiume Cecina. I comuni di Riparbella e Montescudaio sono quelli più direttamente interessati dal passaggio del Fiume Cecina, che, come abbiamo già ricordato, segna il confine fra le due amministrazioni i cui territori si sviluppano

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5.1.5. Lo stato normativo delle indagini geologico tecniche degli strumenti urbanistici vigenti Il Piano Strutturale Coordinato dei Comuni di Castellina Marittima, Guardistallo, Montescudaio e Riparbella è stato supportato da uno studio geologico tecnico di redatto ai sensi della Direttiva Regionale 94/1985, della Del. Reg. 12/00, della Del. Reg. 1030 del 20 ottobre 2003, consegnate nell’ottobre 2003. Le indagini sono state depositate presso l’URTAT di Pisa in data 03.11.2003 come depositi n° 179-180 -181-182. Il Piano Strutturale è stato però approvato solo nel 2007. Essendo nel frattempo state attivate l’Autorità di Bacino Toscana Costa e quella del Fiume Arno entrambe hanno richiesto di adeguare le indagini geologico tecniche di supporto al Piano Strutturale ai dettami delle rispettive Norme. Le indagini sono pertanto state adeguate al Piano di Bacino Toscana Costa per tutti i quattro i territori comunali e al Piano di Bacino del Fiume Arno per il limitato territorio d’ambito (Comuni di Riparbella e Castellina). La documentazione integrativa di adeguamento è stata depositata presso il Comune di Riparbella, in quanto capofila, in data 05.04.2007 e da questo trasmessa ai due enti. Nel 2011 è stato approvato il Regolamento Urbanistico del Comune di Montescudaio. Successivamente all’approvazione del Piano Strutturale il quadro normativo di riferimento in materia di pianificazione urbanistica è variato; in particolare è stata emanata la Delibera del Presidente della Giunta Regionale n.26/R del 27/04/2007 (Regolamento di attuazione dell’art.62 della L.R. n.1 del 03/01/2005). Tale normativa ha indicato come le indagini geologico-tecniche di supporto agli Atti di Pianificazione dovessero essere supportate dalla carta di pericolosità geomorfologica, idraulica e sismica. Il RU del Comune di Montescudaio è quindi dotato delle tre carte a cui ha fatto seguito la fattibilità degli interventi di pianificazione. In particolare la carta della pericolosità idraulica prevedeva o di recepire tal quale la perimetrale del PAI del bacino di competenza (nella fattispecie il Toscana Costa) o di valutare il rischio idraulico tramite uno studio idrologico idraulico di dettaglio, omologata dalla stessa Autorità di Bacino. Per il Comune di Montescudaio lo studio è stato redatto dall’Ing. Muccetti relativamente il tratto del Fiume Cecina a valle della “barriera della Steccaia”, per il tratto terminale del Botro il Rio e quello terminale del Fosso Linaglia. All’inizio di ottobre 2011 è stato avviato il Regolamento Urbanistico del Comune di Castellina, definitivamente approvato con Deliberazione di Consiglio Comunale nr. 42 del 29.06.2015, in maniera da redigere lo stesso ancora secondo le direttive della DPGR 26/R del 2007, escludendo cioè l’applicabilità della successiva DPGR 53/R del 25/10/2011. Il RU del Comune di Castellina è pertanto dotato della carta di pericolosità geomorfologica, idraulica e sismica, a cui ha fatto seguito la fattibilità degli interventi di

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 118 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE pianificazione. A differenza del RU di Montescudaio non sono però stati eseguiti studi idrologico idraulici; la carta della pericolosità idraulica ricalca quindi pedissequamente la perimetrazione del PAI del Bacino Toscana Costa. Nel dicembre 2015 è stato successivamente presentato uno studio idrologico idraulico redatto dall’Ing. Chiavaccini e relativo il Botro Canale, il Torrente Pesciera e il Torrente Ricavo, interni il territorio comunale di Castellina; lo studio è stato omologato dall’Autorità di Bacino; lo scopo era quello di attuare una Variante generale al RU vigente al fine di dare attuazione ad alcune previsioni urbanistiche fino ad allora bloccate a causa del rischio idraulico. Nel 2015 è stato approvato il Regolamento Urbanistico del Comune di Riparbella e le relative indagini geologico tecniche sono state redatte ai sensi del DPGR 53/R del 25/10/2011. Analogamente al RU di Castellina non sono però stati eseguiti studi idrologico idraulici; la carta della pericolosità idraulica ricalca quindi pedissequamente la perimetrazione del PAI del Bacino Toscana Costa. In merito a questo è però necessario evidenziare come lo studio idraulico redatto dall’Ing. Muccetti per il RU di Montescudaio, avendo preso in esame il tratto del Fiume Cecina a valle dalla Stecca, e dal momento che il fiume segna il confine tra il territorio comunale di Montescudaio e di Riparbella, valga anche per il tratto relativo a Riparbella; sarà necessario solo una dichiarazione di asseverazione da parte dell’originario estensore. Si rileva inoltre come esista un vecchio studio idraulico relativo il Torrente Acquerta, redatto dall’Ing. Colombi secondo modalità non ritenute oggi conformi dal Bacino (e quindi da integrare), e come esista uno studio idraulico relativo il tratto terminale del Torrente Le Botra, commissionato dalla Provincia di Pisa; questo è stato però finalizzato alla quantificazione del trasporto solido e andrà quindi implementato in merito alle portate associate a vari tempi di ritorno indicati dalla Normativa.

5.1.6. Gli adeguamenti alla normativa vigente Nel seguente paragrafo vengono indicati di adempimenti da svolgere a suspporto del nuovo Piano Strutturale Intercomunale. E’ necessario ricordare che il PAI del Bacino Toscana Costa è stato sostituito (2016) dalla Direttiva sui PGRA (perimetrazione), ad oggi però mancante del Regolamento attuativo e delle norme. MONTESCUDAIO  Carta della pericolosità geomorfologica: da adeguare al DPGR 53/R/2011;  Carta della pericolosità idraulica: da adeguare al DPGR 53/R/2011 e al PGRA; sarà opportuno valutare la necessità di eseguire gli studi sui tratti di corso d’acqua interni il territorio comunale e non presi in esame dal precedente studio idraulico dell’ing. Muccetti;  Carta della pericolosità sismica: da adeguare al DPGR 53/R/2011 a seguito delle opportune indagini sismiche.

CASTELLINA MARITTIMA  Carta della pericolosità geomorfologica: da adeguare al DPGR 53/R/2011;  Carta della pericolosità idraulica: da adeguare al DPGR 53/R/2011 e al PGRA; sarà opportuno valutare la necessità di eseguire gli studi sui tratti di corso d’acqua interni il territorio comunale e non presi in esame dal precedente studio idraulico dell’ing. Chiavaccini;

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 Carta della pericolosità sismica: da adeguare al DPGR 53/R/2011 a seguito delle opportune indagini sismiche.

CASTELLINA MARITTIMA  Carta della pericolosità geomorfologica: da confermare al DPGR 53/R/2011;  Carta della pericolosità idraulica: da adeguare al DPGR 53/R/2011 e al PGRA; sarà opportuno valutare la necessità di prendere in carico lo studio idraulico relativo il tratto di Fiume Cecina redatto dall’ing. Muccetti per Montescudaio, e di eseguire gli studi idraulici per tutti gli altri corsi d’acqua interni il territorio comunale (Acquerta, Le Botra, Rialdo, Lopia);  Carta della pericolosità sismica: da confermare al DPGR 53/R/2011.

5.1.7. Il Piano delle Attività Estrattive della Provincia di Pisa (P.A.E.R.P.) La Provincia di Pisa, in attuazione del Piano Regionale delle Attività Estrattive, ha approvato il I° stralcio del Piano delle Attività Estrattive, di Recupero delle aree escavate e Riutilizzo dei residui recuperabili della provinciale (PAERP), riguardante i Comuni di: Casale Marittimo, Castellina Marittima, Castelnuovo Val di Cecina, Guardistallo, Montecatini Val di Cecina, Montescudaio, Monteverdi Marittimo, Pomarance, Riparbella, e Volterra (Delibera di Consiglio Provinciale nr. 105 del 12.12.2010). Il Comune di Castellina Marittima e di Montescudaio hanno recepito all’interno dei propri Regolamenti Urbanistici quanto previsto dal PAERP. Il Comune di Riparbella ha recepito il PAER all’interno della variante 1 al Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico. Successivamente con una variante al PS e al RU (approvata con Delibera di Consiglio Comunale nr. 48 del 07.12.2016) sono stati corretti alcuni errori materiali.

Figura 41 - Riparbella - Perimetro Cava - stato modificato

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5.2. La struttura insediativa La struttura insediativa della Val di Cecina, come descritta nella scheda d’ambito 13 del Piano Paesaggistico “è caratterizzata prevalentemente dal morfotipo insediativo n. 4 “Morfotipo insediativo a pettine delle penetranti vallive sull’Aurelia” (Articolazione territoriale 4.1 Val di Cecina ed in parte 4.2 Val di Cornia). Le zone collinari interne afferiscono invece al morfotipo n. 5 “ Morfotipo insediativo policentrico a maglia del paesaggio storico collinare” (Art. 5.6 “Volterra” e Art. 5.14 “I rilievi boscati di Radicondoli”). Il sistema insediativo è caratterizzato da due elementi strutturanti fondamentali che danno luogo a due sistemi insediativi diversi: il corridoio infrastrutturale sub-costiero Aurelia-ferrovia, che struttura la pianura costiera, e la Via Salaiola (ora S.S.68 di Val di Cecina), che rappresenta il principale asse di attraversamento trasversale tra la costa e l’interno e ripercorre l’antica via d’acqua rappresentata dal fiume Cecina. Il sistema insediativo della pianura costiera è recente ed è contraddistinto dalla presenza di due centri sub- costieri maggiori (Cecina e Donoratico) che si sono sviluppati lungo la viabilità litoranea principale e la ferrovia. Dal corridoio infrastrutturale Aurelia-ferrovia, che attraversa longitudinalmente il territorio dell’ambito, dipartono direttrici di collegamento a pettine con i centri collinari di Casale Marittimo, Bibbona, Bolgheri e Castagneto Carducci, nuclei urbani murati dalla morfologia compatta, collocati a seconda della particolare conformazione morfologica lungo i crinali o su poggi, in posizione dominante sui promontori che affacciano verso la pianura ed il mare. Un sistema di centri minori, stazioni e marine è legato alla proiezione a valle di tali borghi storici in corrispondenza della viabilità sub-costiera principale (via Aurelia) e degli scali ferroviari Il sistema insediativo della pianura costiera è recente ed è contraddistinto dalla presenza di due centri sub- costieri maggiori (Cecina e Donoratico) che si sono sviluppati lungo la viabilità litoranea principale e la ferrovia. Dal corridoio infrastrutturale Aurelia-ferrovia, che attraversa longitudinalmente il territorio dell’ambito, dipartono direttrici di collegamento a pettine con i centri collinari di Casale Marittimo, Bibbona, Bolgheri e Castagneto Carducci, nuclei urbani murati dalla morfologia compatta, collocati a seconda della particolare conformazione morfologica lungo i crinali o su poggi, in posizione dominante sui promontori che affacciano verso la pianura ed il mare. Un sistema di centri minori, stazioni e marine è legato alla proiezione a valle di tali borghi storici in corrispondenza della viabilità sub-costiera principale (via Aurelia) e degli scali ferroviari (La California, Marina di Bibbona, Marina di Castagneto Carducci, Stazione di Bibbona, Stazione di Bolgheri). Il sistema insediativo legato al fiume Cecina è caratterizzato invece dall’asse trasversale che, partendo dalla costa e dal corridoio sub-costiero Aurelia-ferrovia, lambisce la piana alluvionale del fiume Cecina e si dirige verso l’entroterra, fino a Volterra per poi proseguire in direzione di Pontedera e Pomarance. I centri urbani maggiori (Montescudaio, Guardistallo, Riparbella, Casale Marittimo, Castellina Marittima e Pomarance) sono collocati lungo i percorsi principali di crinale a vedetta dell’antica via d’acqua che da Volterra conduceva fino al mare, e connessi, attraverso una fitta rete di percorsi che innervano il territorio, alle ville e fattorie collocate sui crinali secondari e ai poderi. Il patrimonio edilizio rurale rappresenta l’elemento strutturante del paesaggio, a testimonianza di un passato caratterizzato dalla grande proprietà terriera. Lungo il fiume sono situati piccoli insediamenti storici di origine rurale (San Martino, Casino di Terra) ad eccezione di Saline di Volterra e Ponte Ginori.” 1

1 Piano Paesaggistico - Scheda d’Ambito 13 “Val di Cecina”. Invarianti Strutturali – Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali.

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Il Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale contiene l’analisi storica del territorio, tipologica ed ambientale del territorio e dei centri abitati e l’individuazione della viabilità e dei percorsi che collegano i centri dei tre comuni dell’Unione. Queste indagini costituisco una base di partenza importante per l’eventuale approfondimento del Quadro Conoscitivo del nuovo Piano Strutturale Intercomunale. Di seguito si riporta alcuni estratti, relativi ai vari centri urbani e alle viabilità, degli elaborati QC 3 “Fasi dello sviluppo urbanistico” utili alla comprensione della struttura insediativa ed il suo rapporto con il territorio circostante.

Figura 42 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) - Castellina Marittima

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Figura 43 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – Le Badie (Castellina Marittima)

Figura 44 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – San Girolamo (Castellina Marittima)

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Figura 45 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – San Girolamo (Castellina Marittima)

Figura 46 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – Riparbella Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 124 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE

Figura 47 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – San Martino e Pieve Vecchia (Riparbella)

Figura 48 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – Montescudaio

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Figura 49 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – La Fornace (Montescudaio)

Figura 50 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – Fiorino (Montescudaio)

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Figura 51 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – Poggio Gagliardo (Montescudaio)

Figura 52 - PS Tavola QC 3 Fasi dello sviluppo urbanistico (estratto) – Rio del Sole (Montescudaio)

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5.3. Gli aspetti demografici, sociali ed economici In questo paragrafo vengono inseriti una serie di dati demografici, sociali ed economici che dovranno essere necessariamente sviluppati e dettagliati durante la redazione del Quadro Conoscitivo del nuovo Piano Strutturale Intercomunale. Le informazioni sono suddivise per singoli comuni: vengono inseriti sia le informazioni desunte dal Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale Coordinato (approvato dalle singole amministrazioni comunali tra il 2007 e il 2008) sia i dati più recenti reperiti sul web (ISTAT ed altri istituti di analisi e statistiche).

5.3.1. Castellina Marittima 5.3.1.1. Gli aspetti demografici e sociali La popolazione residente del territorio di Castellina Marittima, negli anni dal 1979 al 2002, mostra un andamento di complessiva lieve crescita (poche decine di unità) con un dato di partenza di 1.815 residenti nel 1979 e 1.847 nel 2002; l’andamento è giunto al minimo con 1.812 residenti nel 1986 e al massimo di 1.898 nel 1995.2

CASTELLINA MARITTIMA Popolazione residente 1979-2002

1.900

1.880

1.860

1.840

1.820

1.800 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Dal 2002 fino ad oggi si osserva un andamento complessivamente in crescita. Tale crescita risulta abbastanza marcata fino al 2010, per mantenersi costante fino ad oggi. Nel 2010 la popolazione residente raggiunge le 2.055 unità. Dal 2009 al 2015 il trend risulta leggermente negativo con una percentuale media annua pari a - 0,17%. Al 31 dicembre 2015 la popolazione residente di Castellina Marittima è pari a 2.025 abitanti.

2 Quadro Conoscitivo del PS. Capitolo 4 “Demografia”

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Figura 54 - fonte www.urbistat.it

Figura 53 - fonte www.urbistat.it

I grafici successivi rappresentano la distribuzione della popolazione residente a Castellina Marittima per età, sesso e stato civile al 1° gennaio 2002 (il Quadro Conoscitivo del PS Coordinato è stato redatto utilizzando i dati del 2002) e al 1° gennaio 2016.

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La popolazione è riportata per classi quinquennali di età sull'asse Y, mentre sull'asse X sono riportati due grafici a barre a specchio con i maschi (a sinistra) e le femmine (a destra). I diversi colori evidenziano la distribuzione della popolazione per stato civile: celibi e nubili, coniugati, vedovi e divorziati.

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Un altro dato analizzato è relativo alla popolazione straniera residente a Castellina Marittima relativa al 2004 e al 2016. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.

Gli stranieri residenti a Castellina Marittima al 1° gennaio 2004 erano 66 e rappresentavano il 3,5 della popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa era quella proveniente dalla Svizzera con il 25,8% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Germania (22,7%).3

3 Elaborazioni Tuttitalia.it su dati ISTAT al 1° gennaio 2004

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Gli stranieri residenti a Castellina Marittima al 1° gennaio 2016 sono 131 e rappresentano il 6,5% della popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 24,4% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Svizzera (17,6%) e dal Marocco (16,0%).4

4 Elaborazioni Tuttitalia.it su dati ISTAT al 1° gennaio 2016

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5.3.1.2. Il turismo Le attività turistiche sono distribuite su tutto il territorio comunale di Castellina Marittima e l'offerta turistica è pari a 354 posti letto distribuiti in 15 strutture ricettive suddivise in tre tipologie, elencate nella seguente tabella:

CAPACITA' TIPOLOGIA NR. RICETTIVA Alberghi - hotel 4 104 Agriturismi 7 88 Affittacamere 4 32 TOTALE 15 354

Fonte http://pisa.toscanaeturismo.net - 2016

0,9% 10,5% Campeggi

11,6% Casa per vacanze

Residenze turistico alberghiere 77,0%

Villaggi turistici

Figura 55 – Elaborazione dati da http://pisa.toscanaeturismo.net - 2016

Dal grafico emerge in maniera predominante la presenza di posti letto in albergo (46,4% sulla capacità ricettiva totale), al secondo posto gli agriturismi (39,3 %) ed al terzo gli affitta camere con 14,3 % dei posti letto complessivi. Le tabelle successive analizzano i flussi turistici. Per arrivi turistici vengono sommati il numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati nel periodo considerato; mentre per presenze si sommano il numero delle notti trascorse negli esercizi ricettivi.

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Il movimento turistico del Comune di Castellina Marittima ha avuto, dal 2008 al 2014, un andamento altalenante, con il picco di presenze raggiunto nel 2013. Negli ultimi tre anni gli arrivi si sono attestati intorno 3.700 / 4.100 unità che si traducono in circa 11 mila presenze all’anno (elaborazione dati Osservatorio Turistico Provincia di Pisa). Tabella 2 - Provincia di Pisa – Osservatorio turistico provinciale, 2015

ANNO ARRIVI PRESENZE 2008 3.426 11.678 2009 2.983 9.203 2010 2.849 13.000 2011 2.393 17.015 2012 3.704 11.736 2013 4.147 11.492 2014 3.695 11.917

Castellina Marittima - Movimento turistico - arrivi 2007 - 2014 4.500 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 ARRIVI 1.500 1.000 500 0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Castellina Marittima - Movimento turistico - presenze 2008 - 2014 18.000 16.000 14.000 12.000 10.000 8.000 PRESENZE 6.000 4.000 2.000 0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

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5.3.1.3. Le attività economiche: il sistema produttivo locale Le attività economiche prevalenti nel Comune di Castellina Marittima sono quelle relative al commercio all’ingrosso e al dettaglio seguite dalle attività di costruzione e dalle attività manifatturiere. Nel 2011 (ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011) a Castellina si contavano 603 addetti distribuiti in 173 unità attive (UA). La dimensione media delle Unità Attive, intesa come numero medio di addetti, è pari a 2,5. Dalla seguente tabella emerge come siano le “attività manifatturiere” a presentare la dimensione media più estesa (12), a seguire il “attività dei servizi di alloggio e di ristorazione” e le “attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento” con 3,3 addetti e il “noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” con 3 addetti.

Unità Attive Numero Dimensione Settore di attività economica (ateco 2007) (UA) addetti media UA

agricoltura, silvicoltura e pesca 2 3 1,5

attività manifatturiere 21 252 12,0 fornitura di acqua reti fognarie, attività di 1 0 0,0 gestione dei rifiuti e risanamento costruzioni 38 82 2,2

commercio all'ingrosso e al dettaglio 46 110 2,4

trasporto e magazzinaggio 9 20 2,2

attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 16 52 3,3

servizi di informazione e comunicazione 1 1 1,0

attività finanziarie e assicurative 4 6 1,5

attività immobiliari 4 5 1,3

attività professionali, scientifiche e tecniche 8 17 2,1 noleggio, agenzie di viaggio, servizi di 9 27 3,0 supporto alle imprese sanità e assistenza sociale 4 4 1,0 attività artistiche, sportive, di intrattenimento e 6 20 3,3 divertimento altre attività di servizi (altre attività di servizi 4 4 1,0 per la persona) TOTALE 173 603 2,5

ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

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Tabella 3 - Dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

Ripartizione percentuale degli addetti e delle unità attive del Comune di Castellina Marittima 45,0% 40,0% 35,0% 30,0% 25,0% 20,0% 15,0% 10,0% 5,0% 0,0%

unità attive numero addetti

Tabella 4 - Confronto fra il numero di addetti nel 2001 con quelli del 2011 – Dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

300

250

200

150

100

50

0

2001 numero addetti 2011 numero addetti

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Tabella 5 - Confronto fra il numero delle unità attive nel 2001 con quelli del 2011 – Dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0

2001 unità attive 2011 unità attive

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5.3.2. Montescudaio 5.3.2.1. Gli aspetti demografici e sociali La popolazione residente del territorio di Montescudaio, negli anni dal 1980 al 2002, mostra una costante crescita della popolazione: da 1.175 nel 1980 a 1.561 alla fine del 2002, con un incremento del 33% (+386 abitanti).5

MONTESCUDAIO Popolazione residente 1980-2002

1.600

1.550

1.500

1.450

1.400

1.350

1.300

1.250

1.200

1.150

1.100 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Dal 2002 fino ad oggi si osserva un andamento complessivamente in crescita. Tale crescita risulta abbastanza marcata fino al 2014. Dal 2009 al 2015 il trend risulta positivo con una percentuale media annua pari a + 2,03 %. Nel 2015 si assiste ad un lieve calo (-1.33 %). Al 31 dicembre 2015 la popolazione residente di Montescudaio è pari a 2.144 abitanti.

Figura 56 - fonte www.urbistat.it

5 Quadro Conoscitivo del PS. Capitolo 4 “Demografia”

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Figura 58 - fonte www.urbistat.it

Figura 57 - fonte www.urbistat.it

I grafici successivi rappresentano la distribuzione della popolazione residente a Montescudaio per età, sesso e stato civile al 1° gennaio 2002 (il Quadro Conoscitivo del PS Coordinato è stato redatto utilizzando i dati del 2002) e al 1° gennaio 2016.

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La popolazione è riportata per classi quinquennali di età sull'asse Y, mentre sull'asse X sono riportati due grafici a barre a specchio con i maschi (a sinistra) e le femmine (a destra). I diversi colori evidenziano la distribuzione della popolazione per stato civile: celibi e nubili, coniugati, vedovi e divorziati.

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Un altro dato analizzato è relativo alla popolazione straniera residente a Montescudaio relativa al 2004 e al 2016. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.

Gli stranieri residenti a Montescudaio al 1° gennaio 2004 erano 96 e rappresentavano il 6,1% della popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa era quella proveniente dal Marocco con il 21,9% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Germania (17,7%) e dall’Albania (13,5%).6

6 Elaborazioni Tuttitalia.it su dati ISTAT al 1° gennaio 2004

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Gli stranieri residenti a Montescudaio al 1° gennaio 2016 sono 155 e rappresentano il 7,2% della popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 29,0% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’Albania (18,7%) e dalla Germania (12,9%).7

7 Elaborazioni Tuttitalia.it su dati ISTAT al 1° gennaio 2016

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5.3.2.2. Il turismo Le attività turistiche sono distribuite su tutto il territorio comunale e l'offerta turistica è pari a 2.999 posti letto distribuiti in 23 strutture ricettive suddivise in diverse tipologie, elencate nella seguente tabella:

CAPACITA' TIPOLOGIA NR. RICETTIVA Agriturismi – agricampeggi 13 192 Affittacamere 3 28 Campeggi 1 2.140 Casa per vacanze 4 321 Residenze turistico alberghiere 1 26 Villaggio turistico 1 292 TOTALE 23 2.999

Fonte http://pisa.toscanaeturismo.net - 2016

0,9% 0,9% 9,7% 6,4% Agriturismi - agricampeggi

Affittacamere 10,7% Campeggi

Casa per vacanze

Residenze turistico alberghiere 71,4% Villaggi turistici

Figura 59 - Elaborazione dati da http://pisa.toscanaeturismo.net - 2016

Dal grafico emerge in maniera predominante la presenza di posti letto in campeggio (71,4 % sulla capacità ricettiva totale), al secondo posto le case per vacanze (10,7 %) ed al terzo i villaggi turistici con 9,7 % dei posti letto complessivi. Le tabelle successive analizzano i flussi turistici. Per arrivi turistici vengono sommati il numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati nel periodo considerato; mentre per presenze si sommano il numero delle notti trascorse negli esercizi ricettivi.

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Il movimento turistico del Comune di Montescudaio ha avuto, dal 2008 al 2014, un andamento abbastanza lineare ad esclusione del 2012 dove si è registrato un consistente picco di arrivi e di presenze. Negli ultimi due anni gli arrivi si sono attestati intorno 9 mila unità che si sono tradotte in circa 87 mila presenze nel 2013 e 72 mila presenze nel 2014. (elaborazione dati Osservatorio Turistico Provincia di Pisa). Tabella 6 - Provincia di Pisa – Osservatorio turistico provinciale, 2015

ANNO ARRIVI PRESENZE 2008 7.625 88.181 2009 9.239 96.747 2010 9.245 95.542 2011 8.890 83.515 2012 4.309 28.183 2013 9.081 87.004 2014 9.273 72.696

Montescudaio - Movimento turistico - arrivi 2008 - 2014 10.000 9.000 8.000 7.000 6.000 5.000 ARRIVI 4.000 3.000 2.000 1.000 0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Montescudaio - Movimento turistico - presenze 2008 - 2014 120.000

100.000

80.000

60.000 PRESENZE 40.000

20.000

0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

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5.3.2.3. Le attività economiche: il sistema produttivo locale Le attività economiche prevalenti nel Comune di Montescudaio sono quelle relative al commercio all’ingrosso e al dettaglio seguite dalle attività di costruzione e dalle attività manifatturiere. Nel 2011 (ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011) a Montescudaio si contavano 510 addetti distribuiti in 197 unità attive (UA). La dimensione media delle Unità Attive, intesa come numero medio di addetti, è pari a 3,7. Dalla seguente tabella emerge come siano le “estrazione di minerali da cave e miniere” a presentare la dimensione media più estesa (13), a seguire il “fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento” con 11 addetti e le “attività manifatturiere” con 4,7 addetti.

unità attive Numero Dimensione Settore di attività economica (ateco 2007) (UA) addetti media UA

agricoltura, silvicoltura e pesca 3 3 1,0

estrazione di minerali da cave e miniere 1 13 13,0

attività manifatturiere 25 118 4,7 fornitura di acqua reti fognarie, attività di 1 11 11,0 gestione dei rifiuti e risanamento costruzioni 27 61 2,3

commercio all'ingrosso e al dettaglio 65 153 2,4

trasporto e magazzinaggio 4 17 4,3

attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 20 44 2,2

servizi di informazione e comunicazione 1 1 1,0

attività finanziarie e assicurative 1 2 2,0

attività immobiliari 10 14 1,4

attività professionali, scientifiche e tecniche 12 14 1,2 noleggio, agenzie di viaggio, servizi di 9 40 4,4 supporto alle imprese istruzione 5 5 1,0

sanità e assistenza sociale 6 6 1,0 attività artistiche, sportive, di intrattenimento e 1 1 1,0 divertimento altre attività di servizi (altre attività di servizi 6 7 1,2 per la persona) TOTALE 197 510 3,7

ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

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Tabella 7 - Dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

Ripartizione percentuale degli addetti e delle unità attive del Comune di Montescudaio 35,0% 30,0% 25,0% 20,0% 15,0% 10,0% 5,0% 0,0%

unità attive numero addetti

Tabella 8 - Confronto fra il numero di addetti nel 2001 con quelli del 2011 – Dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

250

200

150

100

50

0

2001 numero addetti 2011 numero addetti

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Tabella 9 - Confronto fra il numero delle unità attive nel 2001 con quelli del 2011 – Dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

70

60

50

40

30

20

10

0

2001 unità attive 2011 unità attive

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5.3.3. Riparbella 5.3.3.1. Gli aspetti demografici e sociali La popolazione residente del territorio di Riparbella, negli anni dal 1982 al 2002, ha avuto due diversi andamenti: in calo sino al 1997 (minimo di 1.294 residenti) e successiva crescita; i due contrastanti processi mantenevano valori immutati negli abitanti agli anni estremi dell’analisi: 1.357 residenti nel 1982 e 1.355 nel 2002.8

RIPARBELLA Popolazione residente 1982-2002

1.400 1.390 1.380 1.370 1.360 1.350 1.340 1.330 1.320 1.310 1.300 1.290 1.280 1.270 1.260 1.250 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Dal 2002 fino al 2009 si osserva un andamento marcatamente in crescita. Dal 2009 ad oggi il trend risulta negativo con una percentuale media annua pari a -0,47%. Al 31 dicembre 20015 la popolazione residente di Riparbella è pari a 1.603 abitanti.

Figura 60 - fonte www.urbistat.it

8 Quadro Conoscitivo del PS. Capitolo 4 “Demografia”

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 148 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE

Figura 62 - fonte www.urbistat.it

Figura 61 - fonte www.urbistat.it

I grafici successivi rappresentano la distribuzione della popolazione residente a Riparbella per età, sesso e stato civile al 1° gennaio 2002 (il Quadro Conoscitivo del PS Coordinato è stato redatto utilizzando i dati del 2002) e al 1° gennaio 2016.

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 149 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE

La popolazione è riportata per classi quinquennali di età sull'asse Y, mentre sull'asse X sono riportati due grafici a barre a specchio con i maschi (a sinistra) e le femmine (a destra). I diversi colori evidenziano la distribuzione della popolazione per stato civile: celibi e nubili, coniugati, vedovi e divorziati.

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 150 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE

Un altro dato analizzato è relativo alla popolazione straniera residente a Riparbella relativa al 2004 e al 2016. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.

Gli stranieri residenti a Riparbella al 1° gennaio 2004 erano 96 e rappresentavano il 6,8% della popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa era quella proveniente dal Marocco con il 31,3% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’Albania (18,8%) e dalla Germania (16,7%).9

9 Elaborazioni Tuttitalia.it su dati ISTAT al 1° gennaio 2004

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Gli stranieri residenti a Riparbella al 1° gennaio 2016 sono 172 e rappresentano il 10,7% della popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dall’Albania con il 25,6% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’Romania (16,3%) e dal Marocco (14,0%).10

10 Elaborazioni Tuttitalia.it su dati ISTAT al 1° gennaio 2016

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5.3.3.2. Il turismo Le attività turistiche sono distribuite su tutto il territorio comunale e l'offerta turistica è pari a 1.341 posti letto distribuiti in 37 strutture ricettive suddivise in diverse tipologie, elencate nella seguente tabella:

CAPACITA' TIPOLOGIA NR. RICETTIVA Alberghi - hotel 3 125 Agriturismi 16 208 Affittacamere 1 12 Casa appartamenti vacanze (CAV) 11 636 Campeggi 1 142 Residenze Turistico Alberghiere 5 218 TOTALE 37 1.341

Fonte http://pisa.toscanaeturismo.net - 2016

Alberghi - hotel 16,3% 10,6% Agriturismi 9,3% Affittacamere

Casa appartamenti 15,5% vacanze Campeggi 47,4%

Residenze Turistico Alberghiere 0,9%

Figura 63 - Elaborazione dati da http://pisa.toscanaeturismo.net - 2016

Dal grafico emerge in maniera maggioritaria la presenza di posti letto nelle CAV (47,4 % sulla capacità ricettiva totale), al secondo posto le residenze turistico alberghiere (16,3 %) ed al terzo gli agriturismi con 15,5% dei posti letto complessivi. Le tabelle successive analizzano i flussi turistici. Per arrivi turistici vengono sommati il numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati nel periodo considerato; mentre per presenze si sommano il numero delle notti trascorse negli esercizi ricettivi.

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 153 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE

Il movimento turistico del Comune di Riparbella ha avuto, dal 2008 al 2014, un andamento sempre crescente. Negli ultimi due anni gli arrivi si sono attestati intorno 11 mila unità che si sono tradotte in circa 65 mila presenze nel 2013 e 80 mila presenze nel 2014. (elaborazione dati Osservatorio Turistico Provincia di Pisa). Tabella 10 - Provincia di Pisa – Osservatorio turistico provinciale, 2015

ANNO ARRIVI PRESENZE 2008 5.571 38.427 2009 8.048 59.442 2010 8.364 58.855 2011 8.735 64.034 2012 9.456 59.398 2013 10.601 64.799 2014 11.030 80.455

Riparbella - Movimento turistico - arrivi 2007 - 2014 12.000

10.000

8.000

6.000 ARRIVI 4.000

2.000

0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Riparbella - Movimento turistico - presenze 2007 - 2014 90.000 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 PRESENZE 30.000 20.000 10.000 0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

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5.3.3.3. Le attività economiche: il sistema produttivo locale Le attività economiche prevalenti nel Comune di Riparbella sono quelle relative alle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione seguite dalle attività di costruzione e dalle commercio all’ingrosso e al dettaglio. Nel 2011 (ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011) a Riparbella si contavano 219 addetti distribuiti in 110 unità attive (UA). La dimensione media delle Unità Attive, intesa come numero medio di addetti, è pari a 1,5. Dalla seguente tabella emerge come siano le “attività manifatturiere” a presentare la dimensione media più estesa (4,2), a seguire “agricoltura, silvicoltura e pesca” con 2,7 addetti e le “attività dei servizi di alloggio e di ristorazione” con 4,7 addetti.

unità attive Numero Dimensione Settore di attività economica (ateco 2007) (UA) addetti media UA

agricoltura, silvicoltura e pesca 3 8 2,7

attività manifatturiere 9 38 4,2

costruzioni 21 45 2,1

commercio all'ingrosso e al dettaglio 18 28 1,6

trasporto e magazzinaggio 2 2 1,0

attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 26 60 2,3

servizi di informazione e comunicazione 2 2 1,0

attività finanziarie e assicurative 3 4 1,3

attività professionali, scientifiche e tecniche 7 8 1,1

noleggio, agenzie di viaggio, servizi di 9 13 1,4 supporto alle imprese

sanità e assistenza sociale 3 3 1,0

attività artistiche, sportive, di intrattenimento e 2 2 1,0 divertimento altre attività di servizi (altre attività di servizi 5 6 1,2 per la persona)

TOTALE 110 219 1,5

ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

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Tabella 11 - Dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

Ripartizione percentuale degli addetti e delle unità attive del Comune di Riparbella 30,0%

25,0%

20,0%

15,0%

10,0%

5,0%

0,0%

unità attive numero addetti

Tabella 12 - Confronto fra il numero di addetti nel 2001 con quelli del 2011 – Dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

70

60

50

40

30

20

10

0

2001 numero addetti 2011 numero addetti

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Tabella 13 - Confronto fra il numero delle unità attive nel 2001 con quelli del 2011 – Dati ISTAT, Censimento Industria e Servizi, 2011

25

20

15

10

5

0

2001 unità attive 2011 unità attive

5.3.3.4. Il Parco Eolico di Riparbella Il progetto del Parco Eolico è maturato nel 2008, con una proposta privata autorizzata nel maggio del 2010, l’inizio dei lavori, 2011, è stato preceduto da una accesa fase di dibattiti e contrasti a tutti i livelli, che hanno coinvolti la cittadinanza e le istituzioni, il parco, comunque, in forma ridotta è stato inaugurato nel 2013. Il parco si compone di 10 turbine eoliche Vestas V90 della potenza totale di 20 MW per una produzione teorica di 36 GWh all’anno. Nel corso del 2014 sono stati immessi in rete 31.804 MWh. (fonte www.comune.riparbella.pi.it)

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5.3.4. Il Montescudaio DOC e il suo consorzio Questo territorio è da sempre vocato alla produzione vinicola fin dai tempi degli Etruschi. Sono presenti quattordici gioielli vinicoli incastonati in un paesaggio toscano influenzato dal mare. La Doc, infatti, comprende tutti i comuni della Val di Cecina ad esclusione di Volterra. Una storia millenaria che viene ricordata dal "cinerario di Montescudaio" (VII sec. a.C.) raffigurante un banchetto funebre con un grande vaso "cratere" nel quale veniva mescolato il vino con l’acqua, secondo l'uso greco. Dalla Convenzione europea sul paesaggio Firenze 20 Ottobre 2000 si concretizza il Valore identitario del paesaggio agrario e della coltivazione vitivinicola. Questa eccellenza ha permesso la nascita del Consorzio Vino Montescudaio Doc che si estende su un territorio vocato da sempre alla viticoltura. Nel 1968 nasce la Sagra del vino, mentre nel 1977, si ha l'ottenimento della Doc con due tipologie: un rosso a base di sangiovese, trebbiano, malvasia, e altre varietà come canaiolo e colorino, ed un bianco, a base di trebbiano, malvasia e vermentino, che può essere prodotto anche come Vin Santo, secco, semisecco o dolce (disciplinare che, dal 1999, prevede l’utilizzo dei vitigni cosiddetti "innovativi" come il cabernet, ad esempio). In questi quaranta anni il Consorzio si è consolidato ed ha raggiunto obiettivi importanti portando il nome di questa zona su scenari internazionali grazie a prodotti di qualità. Negli ultimi anni, poi, si è accentuata sempre di più la volontà di far parlare di Montescudaio e del suo territorio fuori dal contesto locale e regionale. (Montescudaio tra i 17 paesi in Toscana che fanno parte dei Borghi più belli d’Italia ) Nello specifico Il Montescudaio Rosso è una DOC nata nel 1977 e si produce solo in 7 comuni della provincia di Pisa: Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo, Castellina Marittima, Montecatini Val di Cecina, Riparbella, Santa Luce. Aziende vitivinicole associate al Consorzio Vino Montescudaio DOC:  Colline di Sopra: 5 ettari di nuovi vigneti - Montescudaio  Fattoria Santa Maria: 12 ettari a vigna - Montescudaio  Fattoria Sorbaiano: 27 ha a vigneto - Montecatini Val di Cecina  Fattoria Fontemorsi: 23 ettari coltivati a vigneto e oliveto - Montescudaio  Marchesi Ginori Lisci: 2000 ettari, 700 dei quali coltivati - Ponteginori  Pagani de Marchi - Casale Marittimo PI  Pakravan - Papi: 65 ettari di cui 17 a vigneto - Riparbella  Podere Morazzano: 9 ettari - Montescudaio  Tenuta La Macchia: 2,5 ettari - Pisa Altre importanti aziende sul territorio del Doc sono: - Castellina Marittima: Il Terriccio e Poggio agli Scalzi; - Montescudaio: Fattoria Poggio Gagliardo, Serre del Pino, Chiti, Fattoria San Giovanni e parte dell’azienda Ferrari Iris con sede a Cecina; - Riparbella: La Regola (in parte anche su Montescudaio ), Due Mani, Caia Rossa, Nencini.

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5.4. La struttura agroforestale (a cura della dott.ssa agr. Irene Giannelli) 5.4.1. L’inquadramento normativo Il Piano Strutturale Coordinato dei Comuni di Castellina Marittima, Guardistallo, Montescudaio e Riparbella è stato approvato solo nel 2007; nel frattempo è stato approvato il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pisa con delibera C.P. n° 100 il 27/07/2006 ai sensi dell’art. 51, L.R. 1/2005 e successivamente con DCP n.7 del 13/01/2014 è stata approvata la “Variante per la disciplina del territorio rurale” pubblicata sul BURT n.8 del 26/02/2014. Recentemente con Deliberazione Consiglio Regionale 27 marzo 2015, n.37 è stato approvato il Piano di Indirizzo Territoriale con Valenza di Piano Paesaggistico della Regione Toscana. Recentemente con Deliberazione Consiglio Regionale 27 marzo 2015, n.37 è stato approvato il Piano di Indirizzo Territoriale con Valenza di Piano Paesaggistico della Regione Toscana.

5.4.2. Le aree boscate Le aree boscate rientrano in quelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi dell'art. 142, comma 1 lettera g) del Codice del Beni Culturali e del Paesaggio “i territori coperti da foreste e boschi ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento” così come definiti dall’articolo 3 della legge regionale 39/2000 e s.m.i.: “Ai fini della presente legge costituisce bosco qualsiasi area, di estensione non inferiore a 2.000 metri quadrati e di larghezza maggiore di 20 metri, misurata al piede delle piante di confine, coperta da vegetazione arborea forestale spontanea o d'origine artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, che abbia una densità non inferiore a cinquecento piante per ettaro oppure tale da determinar e, con la proiezione delle chiome sul piano orizzontale, una copertura del suolo pari ad almeno il 20 per cento. Costituiscono altresì bosco i castagneti da frutto e le sugherete”…” La continuità della vegetazione forestale non è considerata interrotta dalla presenza di infrastrutture o aree di qualsia si uso e natura che ricadano all’interno del bosco o che lo attraversino e che abbiano ampiezza inferiore a 2000 metri quadrati e larghezza mediamente inferiore a 20 metri.”. L’Allegato 8b del PIT-PPR specifica all’art. 5 comma 1 “… comprende la ricognizione delle aree tutelate per legge di cui al comma 1 dell’art.142 del Codice, la loro delimitazione e rappresentazione cartografica in scala 1.10.000….” ammettendo che la rappresentazione cartografica di dette aree “per la metodologia utilizzata e per la natura stessa dei beni, ha valore meramente ricognitivo, ferma restando la sussistenza dei requisiti indicati all’allegato 7B” (cfr. Art. 5 comma 3). L’art. 5 comma 4 dell’elaborato 8B del PIT-PPR dispone: “Gli enti territoriali e gli altri soggetti pubblici con competenze incidenti sul territorio, nell’ambito delle procedure di adeguamento e conformazione degli strumenti della pianificazione territoriale e urbanistica, possono proporre le individuazioni, i riconoscimenti e le precisazioni previste nelle direttive della specifica disciplina e un quadro conoscitivo di maggior dettaglio che, una volta validate dal MiBACT e dalla Regione Toscana, nell’ambito delle suddette procedure, sono recepite negli elaborati del Piano, ai sensi dell’art.21 della LR65/ 2014 Dati gli elementi sopracitati e la dinamicità del vincolo bosco si reputa necessario una verifica ed eventuale revisione della perimetrazioni della copertura forestale ponendo attenzione ad aree in stato di abbandono o in via di rinaturalizzazione, ad aree nei pressi di corsi d’acqua caratterizzati da vegetazione

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 159 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE erbacea e arbustiva (canneti, roveti), ad aree perilacuali caratterizzate da vegetazione erbacea e arbustiva (canneti, roveti), ad aree prossime ad infrastrutture (rotatorie, scarpate stradali e ferroviarie), ad aree già presenti negli atti pianificatori ed infine ad aree non definibili bosco ai sensi della L.R. 39/2000 Art.3 comma 5: “a) i parchi urbani, i giardini, gli orti botanici e i vivai; b) gli impianti per arboricoltura da legno, i noceti, i noccioleti specializzati e le altre colture specializzate realizzate con alberi ed arbusti forestali e soggette a pratiche agronomiche; c) le formazioni arbustive ed arboree insediatesi nei terreni già destinati a colture agrarie e a pascolo, abbandonate per un periodo inferiore a quindici anni.”

5.4.3. Il territorio rurale Il territorio rurale nel corso degli anni subisce trasformazioni agricole dovute a fattori imprenditoriali per questo motivo molte aree afferenti ad aziende nel corso degli ultimi 10 anni possono essere state modificate per quanto all'utilizzazione delle superfici. Pertanto nell'ambito nel nuovo Piano Strutturale si ritiene necessario aggiornare l’attuale cartografia relativa all’Uso del suolo conformandolo alle classi relative alle “Specifiche tecniche per l’acquisizione in formato digitale di dati geografici tematici – Uso e copertura del suolo” del dicembre 2012 della Regione Toscana. Inoltre, si ritiene opportuno l’adeguamento al PIT-PPR Regione Toscana conformandosi all’elaborato della IV invariante "I caratteri morfotipologici dei paesaggi rurali" in conformità all'abaco delle invarianti e alla scheda d'ambito n. 8 del PIT. A seguito dell'approvazione della L.R. 65/2014 e del relativo Regolamento di attuazione 63/R del 2016, tali normative dovranno essere recepite nell'ambito delle NTA del Piano Strutturale, in particolare: • Recepire e valorizzare l'installazione di manufatti aziendali in assenza di Programma aziendale come disciplinato dal LR 65/2014 art.70 e Regolamento di attuazione n° 63/R agli art. 1, 2, 3 • Valorizzare strutture in abbandono a tipologia artigiano-industriale recependo l’art. 75 della L.R.. 65/2014 come disciplinato dal Regolamento di attuazione n° 63/R all’art. 11 • Valorizzare le attività agricole amatoriali come disciplinato dal Regolamento di attuazione n° 63/R all’art. 12 con finalità di incentivazione al mantenimento del territorio • Disciplinare la costituzione di attività agricole per l’allevamento e detenzione di animali come disciplinato dal Regolamento di attuazione n° 63/R all’art. 13 • Zonizzazione di aree da destinare ad "Orti Urbani" o "Orti Sociali". • Verificare le zone idonee alla raccolta del tartufo e elaborare un opportuna mappatura.

Per una corretta lettura del territorio rurale viene prevista la verifica delle aziende agricole presenti, la loro ampiezza, l’utilizzo dei terreni e la presenza o meno di attività connesse quali attività agrituristiche e faunistico venatorie.

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5.4.4. L’evoluzione del territorio rurale e delle attività agricole Il territorio rurale nel corso degli ultimi trenta anni si è trasformato molto sai a causa delle Politiche Agricole Comunitarie sia a causa dell'esodo dalle campagne che ha portato ad un abbandono delle attività agricole. Dai grafici riportati di seguito si evidenzia come nei Comuni di Riparbella e Montescudaio il numero di aziende presenti sul territorio si è dimezzato dal 2000 al 2010, mentre nel Comune di Castellina Marittima il numero di aziende è rimasto pressoché costante dal 1982. Anche il trend della Superficie Agricola Totale e della Superficie Agricola Utilizzata segue l'andamento del numero delle aziende ad eccezione:  nel Comune di Riparbella dal 1990 al 2000 vi è stato un forte aumento di SAT ma con un andamento costante di SAU segno di un acquisizione da parte di aziende agricole di aree boscate o aree destinate all'arboricoltura da legno:  nel Comune di Montescudaio dal 2000 al 2010 le aziende e la SAU sono diminuite mentre la SAT ha subito un lieve aumento, anche in questo caso, attribuibile all'acquisto da parte di aziende agricole di superfici destinate a bosco e/o all'arboricoltura da legno.

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Nel Comune di Castellina Marittima, dai dati del 2010 ISTAT si evince che le superfici agricole sono destinate prevalentemente a seminativi, a boschi ed a coltivazioni legnose, quali vite e olivo. In particolare dal 1982 al 2010 le superfici destinate a olivo sono triplicate a discapito di quelle su cui insiste la vite. Per quanto ai prati permanenti e ai pascoli vi è stata una riduzione pari all'83% dovuta anche alle Politiche Comunitarie. Dal 1990 si assiste anche alla comparsa della coltivazione di essenze arboree atte alla produzione di legname data la richiesta di tale prodotto in quegli anni sul mercato e dagli incentivi regionali che venivano erogati. Un forte incremento si è verificato per le superfici destinate a orti familiari segno di un aumento dell'agricoltura amatoriale svolta da anziani o da giovani che vogliono produrre piccole quantità per autoconsumo. Nel territorio comunale di Montescudaio le colture principali al 2010 sono i seminativi, i boschi ed i prati permanenti e i prati. In particolare le superfici destinate a seminativi ed a boschi hanno lo stesso valore, avendo un andamento diametralmente opposto: le superfici destinate a seminativo hanno subito una riduzione di circa il 40% mentre quelle destinate a boschi sono aumentate del 60% negli ultimo trenta anni. Una riduzione evidente, di circa il 97%, si è verificata con le superfici a prati permanenti e pascoli. Infine le superfici vitate hanno subito una riduzione dal 1982, ma nell'ultimo decennio vi è stato un incremento del 7%. Nel comune di Riparbella nel 2010 le superfici sono prevalentemente destinate a seminativi, boschi, coltivazioni agrarie legnose ed a prati permanenti e pascoli. Dato discordante con i precedenti mostra che le superfici destinate ad arboricoltura da legno nel 2010 sono pari a 0. Anche in questo comune le superfici vitate si sono ridotte del 37%, mentre quelle destinate a olivo sono state raddoppiate fino al 2000 , riducendosi del 23% nell'ultimo decennio. Mentre le aree boscate negli ultimi trenta anni hanno subito un andamento altalenante, riducendosi nell'ultimo decennio del 36%. Di seguito si riportato i grafici e i dati tabellari ricavati dal sito internet ISTAT riferiti agli ultimi trenta anni.

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Tipo dato superficie - ettari

Caratteristica della azienda azienda con coltivazioni Anno 1982 1990 2000 2010 Territorio Utilizzazione dei terreni superficie totale (sat) 2087,31 3600,88 3473,3 2833,85 Castellina Marittima superficie agricola utilizzata (sau) 1331,64 2046,7 2089,74 1736,55 seminativi 1005,32 1518,35 1562,15 1376,49 legumi secchi .. 5,5 19,31 61,03 patata 0,2 0,1 .. .. barbabietola da zucchero .. 8,2 .. .. piante industriali 6 97 8,03 86,76 tabacco 6 7 .. .. piante da semi oleosi .. 90 8,03 86,76 ortive 35,32 44,8 6,57 1,89 fiori e piante ornamentali .. 3 3,03 .. foraggere avvicendate 173,45 254,1 297,98 416,56 terreni a riposo 16,24 47,5 193,64 219,18 coltivazioni legnose agrarie 221,48 256,48 324,38 307,5 vite 140,86 132,24 84,43 68,8 olivo per la produzione di olive da tavola e da olio 79,12 120,26 230,17 223,2 agrumi ...... 1,1 fruttiferi 1,5 3,98 9,78 11,9 orti familiari 0,15 0,61 3,64 4,49 prati permanenti e pascoli 104,69 271,26 199,57 48,07

arboricoltura da legno annessa ad aziende agricole .. .. 4,16 2,93 boschi annessi ad aziende agricole 683,81 1338,78 1207,58 938,62 superficie agricola non utilizzata 20,15 110,18 41,29 124,36 altra superficie 51,71 105,22 130,53 31,39 superficie totale (sat) 1729,9 1827,27 1388,06 1575,16 Montescudaio superficie agricola utilizzata (sau) 1174,44 1193,17 958,26 679,52 seminativi 753,88 696,84 659,46 413,88 legumi secchi .. .. 2 44 patata 0,7 0,3 .. .. barbabietola da zucchero 36 ...... piante industriali 7,7 58,25 18,28 17,5 piante da semi oleosi 7,7 58,25 18,28 17,5 ortive 14,05 6,5 5,92 6,9 fiori e piante ornamentali .. .. 2,05 0,82 foraggere avvicendate 170,77 10,03 45,05 114,59 terreni a riposo 36,89 180,2 285,23 98,53 coltivazioni legnose agrarie 376,06 323,33 282,76 255,45 vite 249,53 169,14 126,03 134,29 olivo per la produzione di olive da tavola e da olio 111,41 129,93 139,17 112,2 fruttiferi 14,12 23,77 17,56 7,92 vivai ...... 1,04 orti familiari 0,6 6,6 3,79 4,7 prati permanenti e pascoli 43,9 166,4 12,25 5,49

arboricoltura da legno annessa ad aziende agricole 1,91 1 1 1 boschi annessi ad aziende agricole 422,74 482,34 363,14 680,36 superficie agricola non utilizzata 57,92 93,08 4,46 175,81 altra superficie 72,89 57,68 61,2 38,47

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Tipo dato superficie - ettari

Caratteristica della azienda azienda con coltivazioni Anno 1982 1990 2000 2010 Territorio Utilizzazione dei terreni superficie totale (sat) 4289,83 3972,88 4974,18 3384,99 Riparbella superficie agricola utilizzata (sau) 1936,26 2011,45 2023,95 1420,22 seminativi 1074,33 1304,92 1237,81 787,11 legumi secchi 2 28,5 3,73 .. patata .. 1,94 1 .. barbabietola da zucchero 2 13,5 27,1 .. piante industriali .. 17,49 36,42 50 piante da semi oleosi .. 17,49 27,42 50 ortive 9,39 16,81 6,18 1,55 fiori e piante ornamentali .. 0,15 .. 0,32 foraggere avvicendate 296,34 327,64 228,72 253,75 terreni a riposo 81,78 314,99 337,43 187,39 coltivazioni legnose agrarie 357,74 422,44 542,16 410,38 vite 138,59 152,07 96,92 96,82 olivo per la produzione di olive da tavola e da olio 208,15 249,51 421,7 307,91 agrumi .. .. 0,22 .. fruttiferi 9,2 19,6 23,32 5,65 orti familiari 1,89 10,85 3,51 3,74 prati permanenti e pascoli 502,3 273,24 240,47 218,99

arboricoltura da legno annessa ad aziende agricole 0,2 .. 3,58 .. boschi annessi ad aziende agricole 2196,8 1728,29 2733,67 1757,66 superficie agricola non utilizzata 61,64 81,2 104 87,81 altra superficie 94,93 151,94 108,98 119,3

Per quanto alle attività di allevamento tutti i comuni hanno subito una riduzione dal 1982 al 2010, i Comuni di Castellina Marittima e Montescudaio di circa l'80% mentre Riparbella di circa il 70%. Ad oggi, solo sul territorio del Comune di Riparbella insistono un numero di allevamenti superiore a 16, probabilmente dovuto anche alle attività faunistico venatorie presenti.

Tipo dato numero di aziende

Caratteristica della azienda azienda con allevamenti Anno 1982 1990 2000 2010

Territorio Tipo allevamento

totale bovini 14 10 6 7 Castellina totale equini 4 9 13 7 Marittima totale ovini 6 2 4 1 totale caprini 12 6 3 2 totale suini 62 37 9 1 totale avicoli 84 46 11 2 galline da uova .. 40 11 2 altri avicoli 83 15 6 .. totale conigli 67 34 6 .. tutte le voci 89 58 28 16

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Tipo dato numero di aziende

Caratteristica della azienda azienda con allevamenti Anno 1982 1990 2000 2010 totale bovini 24 10 5 3 Montescudaio totale equini 3 5 8 3 totale ovini 2 3 3 3 totale caprini 18 12 5 1 totale suini 40 24 6 1 totale avicoli 56 39 16 1 polli da carne 37 33 12 .. galline da uova 47 38 16 1 altri avicoli 23 14 5 .. totale conigli 38 30 12 2 tutte le voci 63 46 25 13 totale bovini 56 28 16 15 Riparbella totale equini 7 9 12 8 totale ovini 15 19 13 6 totale caprini 23 8 3 2 totale suini 58 42 19 5 scrofe 7 .. .. 3 totale avicoli 75 62 33 5 polli da carne 67 58 23 5 galline da uova 72 59 32 5 altri avicoli 31 15 15 /1 totale conigli 62 44 20 4 tutte le voci 98 89 54 34

Le aziende agricole con produzioni biologiche sono presenti in ogni Comune, con un numero rilevante nel Comune di Riparbella (11).

5.4.5. Le aree protette All’interno del confine comunale di Riparbella ricade l’Area Naturale Protetta di Interesse Locale (ANPIL) del Giardino-Belora-Fiume Cecina, mentre all’interno del confine comunale di Montescudaio ricade l’Area Naturale Protetta di Interesse Locale (ANPIL) del Fiume Cecina.

GIARDINO-BELORA G.C. nr. 79 31 dic. 1998 APPI05 Amm. Com. PI RIPARBELLA FIUME CECINA C.C. nr. 20 29 feb. 2000 APPI06 FIUME CECINA G.C. nr. 27 27 mar. 1999 Amm. Com. PI MONTESCUDAIO

Tali aree, già individuate nel precedente Piano Strutturale ai sensi della 49/1995 non hanno subito modifiche per quanto alla perimetrazione e in merito alla forma di istituto di conservazione. A seguito all’entrata in vigore della L.R. 30/2015 "Norme per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale regionale. Modifiche alla L.R. 24/19 9 4 , alla L.R. 65/1997 , alla L.R. 24/2000 ed alla L.R. 10/2 010", si ritiene che tali istituti debbano essere modificati, in conformità della normativa vigente.

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5.5. Il patrimonio storico e culturale Questo territorio è stato da sempre legato alle vicende insediative, agricole ed economiche che si svilupparono con gli Etruschi già a partire dal IX secolo a.C. Alcuni caratteristiche rendono ancora presente la cultura antica in queste terre:  gli insediamenti etruschi e medievali  l’alabastro

5.5.1. L’insediamento etrusco di Belora Nei pressi della località Belora, fin dall'Ottocento, sono stati rinvenuti manufatti di periodo neolitico e reperti databili all'età tardo imperiale romana, ma i ritrovamenti più rilevanti sono di epoca etrusca (L. Palermo, in Riparbella. Terra della Maremma pisana dalle origini ai nostri giorni, 2006, pp. 43-133). L'area interessata da presenze archeologiche sorge su una collina che domina la strada “Salaiola” che collega il mare con Riparbella, degradando sulla pianura costiera, costituendo così un balcone naturale affacciato sulle isole dell'arcipelago toscano, una posizione ottimale sfruttata già nell'antichità. Sulla collina situata a nord del sito etrusco di Belora, separata da questo da una piccola vallecola, su un terrazzo di origine marina ricco di conglomerati, sono state raccolte alcune testimonianze del paleolitico (F. Sammartino, in Riparbella 2006, 22). All'età del Bronzo finale (X secolo a.C.) risale una fibula di bronzo della collezione Chiellini conservata al Museo Civico di Livorno. Gli sporadici reperti di Belora attestano già in età arcaica una presenza aristocratica in un luogo che sarà in età tardo-etrusca uno dei centri primari di tutto il comprensorio volterrano, anch'esso prossimo alle zone minerarie di Riparbella (Le Botra), e Castellina (Poggio Nocola, Castellina, Pomaia, Terriccio); testimoniano inoltre particolari connessioni di cultura materiale con la vicina area populoniese.

Figura 64 - Perimetro della zona comprendente l'insediamento etrusco di Belora

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A partire dalla fine del IV fino al I secolo a.C. un insediamento sulla collina di Belora sembra sostituirsi a Casaglia nella funzione di controllo strategico di un comprensorio vasto e ricco di risorse minerarie. Il luogo, ancora preservato dal punto di vista paesaggistico, testimonia la volontà delle popolazioni etrusche di individuare luoghi dominanti e ben difendibili.

5.5.2. Il Medioevo nella Bassa Val di Cecina Oltre che per gli aspetti legati alla presenza degli Etruschi, questi territori possiedono una particolare importanza legata alla presenza di numerosi insediamenti medievali dell’antica Tuscia. La trasformazione delle zone costiere in luoghi particolarmente insalubri a causa della presenza della malaria portò al rafforzamento dei centri e della viabilità collinare. Nel periodo medievale la Val di Cecina fu sede di significativi centri religiosi dell’ordine Benedettino; furono fondati monasteri in località Masio nel comune di Bibbona, in località Moxi a Castellina M.ma, nel territorio di Montescudaio e di Monteverdi. L’ordine religioso stimolò anche la costruzione di pievi sia nel perimetro dei castelli sia nel territorio extraurbano distinguendosi per l’utilizzo della pianta a navata unica anziché basilicale. I castelli di Riparbella, Montescudaio, Casale, Guardistallo e Bibbona acquistarono importanza grazie anche alla disponibilità delle risorse economiche e produttive di particolare pregio. Ai centri maggiori vanno aggiunti anche i siti minori ubicati a Casalgiustri e a S. Perpetua, del colle sotto Monte Petruzzi per la parte antica, della Badia, del cassero di Montescudaio e di Poggio Castello. Di Possiedono, infine, particolare importanza, in quanto rappresentano elementi che ben concretizzano le forme abitative e le attività produttive dell’area, le località della Steccaia, di case Scialicco, di S. Perpetua, del Perticaio e i poderi nell’area delle Basse. E’ quindi di fondamentale importanza la valorizzazione degli elementi che ci raccontano di un periodo di notevole interesse sia per gli aspetti storici, architettonici, culturali che ha contribuito al disegno dell’identità territoriale dei colli marittimi pisani. Per tale motivo l’Università di Pisa in accordo con la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, insieme con le Istituzioni Comunali di Montescudaio ha promosso un progetto di ricerca e di censimento in questa parte della vallata, che ha previsto come primo passo la costituzione di un centro di documentazione delle evidenze storiche ed archeologiche di età medievale e moderna situate in questo comprensorio, con il recupero e la valorizzazione di alcune di esse per il momento comprese nel territorio di Montescudaio stesso (loc. Badia, Chiesa di Santa Lucia). Tale centro che ha assunto il nome di Centro di Documentazione Intercomunale di Archeologia Medievale e Postmedievale (CeDIAMP) è stato istituito con Delibera di Consiglio Comunale il 29.03.2009. Il CeDIAMP ha il compito di raccogliere e di coordinare le informazioni derivanti da fonti diverse (storiche, archeologiche, orali e visive) che, pur avendo come promotori principali ricercatori dell’Università, si colloca nel territorio stesso oggetto di indagine, non solo per facilitare l’acquisizione delle informazioni, ma perché queste diventino più rapidamente e direttamente patrimonio dei cittadini e utili strumenti di governo per le amministrazioni locali dell’area.

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5.5.3. L’ecomuseo dell’alabastro L’Ecomuseo dell’Alabastro si sviluppa nella Provincia di Pisa in un’area costituita essenzialmente dai comuni di Castellina Marittima, Santa Luce e Volterra. In particolare i Comuni di Castellina e Santa Luce sono stati nel passato caratterizzati dalla presenza di cave lungo il torrente Marmolaio, che costituisce un tratto di confine tra le due comunità. Giacimenti di questa pietra interessano a diverso titolo anche i centri di Riparbella, Montecatini Val di Cecina e Volterra. In quest’ultima città fino da epoca etrusco-romana la lavorazione dell’alabastro aveva prodotto oggetti di grande pregio artistico e dato luogo ad un artigianato specializzato assai importante (urne cinerarie e reperti archeologici sculturei del Museo Guarnacci di Volterra). L’Ecomuseo è l’istituzione che si occupa di studiare, conservare, valorizzare e presentare la memoria collettiva globale dell’area delimitata, interessata dall’attività alabastrifera (escavazione /lavorazione/ commercializzazione). Esso opera a più livelli: l’ecomuseo infatti è un museo in cui la popolazione è parte attiva nel processo di conoscenza e fruizione del territorio, in quanto custode della propria memoria e tramite tra il passato ed il presente. L’ecomuseo si caratterizza e si differenzia dal museo per essere un museo del tempo e dello spazio: del tempo perché privilegia sezioni storiche particolari e definite, ma svolge un percorso diacronico di lungo periodo, dal passato all’attualità; dello spazio perché la formula di ecomuseo è legata alle particolari caratteristiche geomorfologiche, ambientali. Il percorso museale, ospitato a Castellina, è allestito in modo da evocare la visita a una cava. Presenta la documentazione storica e alcuni strumenti legati al lavoro dell’alabastro. Nel settore archeologico sono esposti reperti provenienti dal territorio comunale. Nel secondo piano del museo è collocata la collezione d'arte moderna e contemporanea.

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5.6. Il benessere equo e sostenibile nelle città Il presente paragrafo prendo spunto dall’analisi del “Rapporto sul Benessere Equo e sostenibile (BES)”11 redatto per la prima volta nel 2013 dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e dall’Istituto nazionale di statistica (Istat). Questo studio presenta i risultati di un’iniziativa inter-istituzionale di grande rilevanza scientifica, che pone l’Italia all’avanguardia nel panorama internazionale in tema di sviluppo di indicatori sullo stato di salute di un Paese che vadano “al di là del PIL”. Negli ultimi anni il dibattito sulla misurazione del benessere degli individui e delle società è emerso prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Le crisi degli ultimi anni (alimentare, energetica e ambientale, finanziaria, economica, sociale) hanno reso urgente lo sviluppo di nuovi parametri di carattere statistico in grado di guidare sia i decisori politici nel disegno delle politiche, sia i comportamenti individuali delle imprese e delle persone. Ferma restando l’importanza del Prodotto interno lordo come misura dei risultati economici di una collettività, è indispensabile integrare tale misura con indicatori di carattere economico, ambientale e sociale che rendano esaustiva la valutazione sullo stato e sul progresso di una società. Il concetto di benessere cambia secondo tempi, luoghi e culture e non può quindi essere definito univocamente, ma solo attraverso un processo che coinvolga i diversi attori sociali. Quindi individuazione una misura del benessere condivisa a livello nazionale, che diventi un riferimento per il dibattito pubblico e che serva a meglio indirizzare le scelte democratiche rilevanti per il futuro del Paese, ha richiesto un confronto continuo tra il CNEL e l’ISTAT. Da tale confronto ha permesso l’individuazione di 134 indicatori raggruppati per 12 domini che vengono di seguito elencati: - salute; - istruzione; - lavoro e conciliazione dei tempi di vita; - benessere economico; - relazioni sociali; - politica e istituzioni; - sicurezza; - benessere soggettivo; - paesaggio e patrimonio culturale; - ambiente; - ricerca e innovazione; - qualità dei servizi.

Di seguito si riportano alcune schede, estratte dal Rapporto BES 2013, relative agli indicatori che riteniamo utili per il percorso di formazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale. Le schede sono state

11 http://www.misuredelbenessere.it

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5.6.1. Salute La salute rappresenta un elemento centrale nella vita e una condizione indispensabile del benessere individuale e della prosperità delle popolazioni.

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5.6.2. Istruzione L’istruzione, la formazione e il livello di competenze influenzano il benessere delle persone e aprono opportunità altrimenti precluse.

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5.6.3. Lavoro e conciliazione dei tempi di vita Un’attività adeguatamente remunerata, ragionevolmente sicura e corrispondente alle competenze acquisite nel percorso formativo costituisce un’aspirazione universale e contribuisce in modo decisivo al benessere delle persone.

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5.6.4. Benessere economico Ai fini del benessere complessivo, le capacità reddituali e le risorse economiche sono il mezzo indispensabile attraverso il quale un individuo riesce a sostenere un dignitoso standard di vita.

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5.6.5. Relazioni sociali La famiglia e le amicizie sono una componente essenziale del benessere individuale. Le reti relazionali sono una risorsa importante che consente di perseguire i propri fini potendo contare su risorse aggiuntive rispetto al capitale economico e culturale di cui il soggetto dispone.

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5.6.6. Politica e istituzioni La fiducia espressa dai cittadini nei confronti delle istituzioni, nonché la partecipazione civica e politica, favoriscono la cooperazione e la coesione sociale e consentono una maggiore efficienza ed efficacia delle politiche pubbliche.

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5.6.7. Benessere soggettivo Sapere come le persone giudicano la propria vita, se sono soddisfatte di una dimensione fondamentale dell’esistenza come il tempo libero e che percezione hanno della loro situazione personale rispetto al futuro costituisce un complemento necessario alle misure “oggettive” di benessere.

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5.6.8. Paesaggio e patrimonio culturale Il binomio “paesaggio e patrimonio culturale” abbraccia nel suo insieme la straordinaria eredità materiale della storia italiana, dalla ricchezza delle opere d’arte a quella della città e del territorio.

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5.6.9. Ambiente Per migliorare il benessere attuale e futuro delle persone è essenziale ricercare la soddisfazione dei bisogni umani promuovendo attività che non compromettano le condizioni e gli equilibri degli ecosistemi naturali. Un ambiente vitale e in grado di rispondere positivamente ai cambiamenti costituisce un requisito essenziale per garantire un autentico benessere per tutte le componenti della società.

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5.6.10. Qualità dei servizi L’accesso diffuso a servizi di qualità è un elemento fondamentale per una società che intenda garantire ai suoi cittadini uno standard minimo di benessere e pari opportunità su cui fondare percorsi di crescita individuali. L’inadeguata disponibilità di servizi colpisce particolarmente chi non ha risorse sufficienti per ricorrere ad alternative e aumenta il rischio di povertà e di esclusione.

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6. GLI OBIETTIVI SPECIFICI DA PERSEGUIRE CON IL PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE

La finalità e gli obiettivi del Piano Strutturale Intercomunale sono stati in parte già definiti nella Relazione di fattibilità allegata alla manifestazione di interesse del 15.09.2015. Nel seguente capitolo tali obiettivi vengono ampliati e maggiormente definiti. Il primo e prioritario obiettivo sarà la partecipazione attraverso l’azione del Garante e le azioni descritte nel successivo capitolo 8. I principali obiettivi individuati per la redazione del Piano Strutturale Intercomunale sono i seguenti: Ob.1. - la qualità dell’abitare (sociale, architettonica, urbanistica, economica): uno sviluppo urbano sostenibile; Ob.2. - la tutela e valorizzazione del paesaggio agrario della vite: un piano di settore specifico; Ob.3. - la qualità del viaggiare: i limiti del potenziamento del corridoio infrastrutturale “Aurelia-Ferrovia” per gli insediamenti a monte ed i temi della mobilità lenta; Ob.4. - la riqualificazione delle aree agricole: recupero dei terreni dismessi delle fattorie storiche, ridisegno della maglia agraria e aumento della regimazione idraulica; Ob.5. - la ricerca storica e l’archeologia: la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico; Ob.6. - il potenziamento dei percorsi museali: l’Eco Museo dell’Alabastro e il CeDIAMP; Ob.7. - la percezione dei valori di paesaggio con particolare attenzione all’ambito collinare e all’asse fluviale del Cecina; Ob.8. - la sicurezza del territorio: idrogeologica e geomorfologica; Ob.9. - la qualità ambientale: acqua, aria, depurazione, rifiuti; Ob.10. - le potenzialità per il turismo stagionale e diffuso in relazione alla resilienza del territorio. Ob.11. - la salvaguardia del sistema insediativo collinare rispetto ai fenomeni di accentramento della popolazione verso i poli e le frazioni di fondovalle. E’ opportuno sottolineare l’importanza che rivestono gli obiettivi 1 e 2. L’obiettivo 1 è stato dettagliato nel paragrafo 6.1.3.1. “Il patto per uno sviluppo urbano sostenibile”. L’obiettivo 2 riveste una particolare importanza che è legata alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio agrario della vite: il nuovo Piano Strutturale Intercomunale dovrà porre le basi per la creazione di un piano unitario di intervento che tuteli il paesaggio, contribuisca al superamento delle criticità idrogeologiche del territorio, promuova sinergie ambientali e turismo di settore e che valorizzi la permanenza del presidio umano sul territorio rurale. La condivisione e l’implementazione del quadro conoscitivo del PS sul paesaggio vitininicolo e sulle realtà locali di eccellenza, come il Consorzio Vino Montescudaio Doc, saranno la base per la redazione di uno specifico piano di settore sul paesaggio agrario della vite. Al primo gruppo di obiettivi si aggiungono anche quelli finalizzati alla specifica formazione del Piano Strutturale Intercomunale così come indicato dalla LR. 65/2014: Ob.12. - la definizione del territorio urbanizzato e del territorio rurale e dei criteri per formulare il dimensionamento per allineare il PS ai contenuti della LR 65/2014; Ob.13. - la conformazione del Piano Strutturale Intercomunale ai contenuti del Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico, approvato con D.G.R.T. n° 37 del 27/03/2015;

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Ob.14. - l’aggiornamento ed l’integrazione del Quadro conoscitivo e l’aggiornamento del patrimonio territoriale (materiale e immateriale); Ob.15. - la promozione di nuove forme di perequazione edilizia in relazione alle caratteristiche morfologiche dei territori, una strategia nello sviluppo del territorio intercomunale, sia dal punto di vista economico-sociale che dal punto di vista edilizio, attraverso l’integrazione delle attività turistico- collinari e dell’attività agricola di qualità.

6.1. L’elaborazione del Piano Strutturale Intercomunale La formazione del Piano Strutturale Intercomunale deve seguire quanto indicato nella L.R. 65/2014 ed in particolare agli articoli 92 e 94. L’articolo 92 prevede che il Piano Strutturale si componga del Quadro Conoscitivo, dello Statuto del Territorio e della strategia dello sviluppo sostenibile. Il quadro conoscitivo comprende l’insieme delle analisi necessarie a qualificare lo Statuto del Territorio ed a supportare la Strategia dello sviluppo sostenibile. Lo Statuto del Territorio contiene, specificando rispetto al PIT ed al PTCP: a) l’individuazione delle UTOE; b) gli obiettivi da perseguire nel governo del territorio comunale e gli obiettivi specifici per le diverse UTOE; c) le dimensioni massime sostenibili dei nuovi insediamenti e delle nuove funzioni collegate agli interventi di trasformazione urbana previste all’interno del territorio urbanizzato, articolate per UTOE e per categorie funzionali; d) i servizi e le dotazioni territoriali pubbliche necessarie per garantire l’efficienza e la qualità degli insediamenti e delle reti infrastrutturali, nel rispetto degli standard di cui al DM. 1444/1968, articolati per UTOE; e) gli indirizzi e le prescrizioni da rispettare nella definizione degli assetti territoriali e per la qualità degli insediamenti, ai sensi degli articoli 62 e 63, compresi quelli diretti a migliorar e il grado di accessibilità e stabilità delle strutture di uso pubblico e degli spazi comuni delle città; f) gli obiettivi specifici per gli interventi di recupero paesaggistico-ambientale, o per azioni di riqualificazione e rigenerazione urbana degli ambiti caratterizzati da condizioni di degrado di cui all’articolo 123, comma 1, lettere a) e b); g) gli ambiti di cui all’articolo 88, comma 7, lettera c), gli ambiti di cui all’articolo 90, comma 7, lettera b), o gli ambiti di cui all’articolo 91, comma 7, lette a b).

Il Piano Strutturale contiene altresì: a) le analisi che evidenziano la coerenza interna ed esterna delle previsioni del piano; b) la valutazione degli effetti attesi a livello paesaggistico, territoriale, economico e sociale; c) l’individuazione degli ambiti caratterizzati da condizioni di degrado di cui all’articolo 123, comma 1, lettere a) e b); d) la mappatura dei percorsi fondamentali per la fruizione delle funzioni pubbliche urbane; e) le misure di salvaguardia.

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L’articolo 94, comma 2, prevede che i Piani Strutturali Intercomunali devono essere formati con i contenuti dell’art. 92 sopra descritto, e deve contenere “le politiche e le strategie di area vasta in coerenza con il PIT ed PTC delle province di riferimento., con particolare riferimento a) alla razionalizzazione del sistema infrastrutturale e della mobilità. Al fine di migliorare il livello di accessibilità ai territori interessati, anche attraverso la promozione dell’intermodalità; b) all’attivazione di sinergie per la valorizzazione ed il recupero dei sistemi insediativi; c) alla razionalizzazione e riqualificazione del sistema artigianale ed industriale; d) alla previsioni di forme di perequazione territoriale previste dall’art. 102 della LR 65/2014.

6.1.1. Il Quadro Conoscitivo La presente relazione di Avvio del Procedimento contiene gli elementi di partenza per l’aggiornamento del Quadro Conoscitivo. E’ tuttavia necessaria la verifica e ed il completamento dello stato di pianificazione dei tre comuni ed il perfezionamento per la parte relativa alla verifica dello stato di attuazione dei vigenti piani per quella relativa al riconoscimento delle risorse patrimoniali. Questa prima parte servirà come scenario di riferimento sia per gli aspetti socio-economici che per quelli settoriali (mobilità, gestione delle acque. igiene urbana ecc.). Infine sarà opportuno restituire, su base cartografica, i tematismi che costituiscono il Quadro Conoscitivo.

6.1.2. Lo Statuto del Territorio Lo Statuto del territorio comprende, con i necessari elementi di dettaglio riferiti al territorio comunale, quanto contenuto nel PIT e nel PTC. Esso costituisce l’atto di riconoscimento identitario del patrimonio territoriale per la comunità locale che partecipa alla sua formazione, ne individua le regole di tutela, riproduzione e trasformazione. Costituisce il quadro di riferimento prescrittivo per le previsioni di trasformazione contenute negli atti di governo del territorio. I paragrafi successivi descrivono gli elementi principali dello Statuto del Territorio.

6.1.2.1. Il patrimonio territoriale e le invarianti strutturali Il punto di partenza per l'individuazione delle invarianti e del patrimonio territoriale sono i quadri conoscitivi e gli statuti del Piano Strutturale Coordinato vigente, del PTC e del PIT. E’ quindi necessaria l’individuazione e la condivisione delle risorse patrimoniali dell’area intercomunale a partire da quelle già riconosciute dai PS vigente e dal PIT con valenza di Piano Paesaggistico. Gli elementi raccolti confluiranno nella costruzione della Carta del Patrimonio per sezioni tematiche generali (inquadramento dell’area, processi storici di territorializzazione, ecc.) e specifiche riferite alla quattro “strutture territoriali” in cui è articolato il PIT/PPR, che dovranno essere organizzate secondo lo schema ricorrente, in parte analitica, interpretativa e disciplinare. Nella costruzione della carta sarà interessante inserire anche quella parte dell’identità del territorio che potrà emergere dallo svolgimento del processo partecipativo

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Infine il riconoscimento delle invarianti strutturali e la loro disciplina, ai sensi dell'art. 5 comma 3 della LR 65/2014 richiedono: a) la rappresentazione dei caratteri che qualificano gli elementi e le relazioni costitutive di ciascuna invariante; b) l’individuazione dei principi generativi e delle regole che ne hanno consentito la riproduzione nel tempo; c) la valutazione dello stato di conservazione dell’invariante, la definizione delle azioni per mitigare o superare le criticità e per valorizzare le potenzialità d’uso e prestazionali.

6.1.2.2. Il territorio urbanizzato e non urbanizzato (territorio rurale) Si procederà all’individuazione del “territorio Urbanizzato” definito dall’art. 4 della L.R. 65/2014 come il territorio “costituito dai centri storici, le aree edificate con continuità dei lotti a destinazione residenziale, industriale e artigianale, commerciale, direzionale, di servizio, turistico-ricettiva, le attrezzature e i servizi, i parchi urbani, gli impianti tecnologici, i lotti e gli spazi inedificati interclusi dotati di opere di urbanizzazione primaria”. Questa sarà una fase molto importante in quanto sarà il momento in cui si potrà ridefinire anche il disegno del territorio intercomunale rispetto alle strategie socio-economiche e territoriali perseguite. E’ da tenere presente che il territorio dell’Unione dei Colli Marittimi Pisani è caratterizzato da un sistema insediativo di tipo collinare e/o pedecollinare, sviluppatosi per lo più da processi antropici di impostazione storica. Sarà quindi necessario approfondire il disegno strategico per questi insediamenti che favoriscano lo sviluppo o la riqualificazione, anche attraverso il consumo di nuovo suolo non edificato, attivando il procedimento previsto dall’art. 25 della L.R. 65/2014 (conferenza di copianificazione). In generale comunque l’individuazione del territorio urbanizzato/non urbanizzato dovrà scaturire dalla sovrapposizione di più analisi ed in particolare: - dalla lettura dei tessuti urbani contemporanei ed i loro morfotipi; - dalla lettura del sistema insediativo sparso che caratterizza le aree pedecollinari e collinari del territorio intercomunale, dalla quale dovrà emergere il riconoscimento dei nuclei rurali e le case sparse; - dallo stato di attuazione della pianificazione dei tre comuni con particolare riferimento agli eventuali interventi di riqualificazione dei tessuti insediativi d i margine e della dotazione di standard connesse alle urbanizzazioni esistenti. Si dovrà infine: - predisporre una disciplina volta a riqualificare i margini di città e campagna con la definizione dei confini dell’urbanizzato e la promozione dell’agricoltura periurbana multifunzionale come strumento per migliorare gli standard urbanistici; - predisporre una disciplina volta a ristabilire i corridoi infrastrutturali in relazione ai caratteri policentrici dei sistemi insediativi, riabilitando le funzioni della viabilità storica e di quella rurale ed i nodi di interscambio con la rete della mobilità dolce; - Assicurare una pianificazione intercomunale al fine di coordinare in modo efficace, anche attraverso forme perequative territoriali, le azioni comuni in materia di paesaggio, territorio rurale, infrastrutture per la mobilità, aree produttive azioni volte alla riqualificazione dei centri commerciali naturali.

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Il punto di partenza per l'individuazione delle invarianti e del patrimonio territoriale sono i quadri conoscitivi e gli statuti del Piano Strutturale Coordinato vigente, del PTC e del PIT.

6.1.2.3. Gli ambiti di pertinenza dei centri e nuclei storici L'articolo 92 comma 3 lett. c) della LR 65/2014 prevede che il PS individui i centri ed i nuclei storici con i relativi ambiti di pertinenza. Gli Ambiti di pertinenza dei centri e nuclei storici sono definiti dalla LR 65/2014 all'art. 64 comma 3 lett. a) come “aree ad elevato valore paesaggistico il cui assetto concorre alla valorizzazione dei centri e dei nuclei storici di cui costituiscono il contesto”. L'articolo 66 prevede che gli strumenti urbanistici comunali, in coerenza con il PIT-PPR individuino gli ambiti e ne identifichino gli aspetti paesaggistici da mantenere e promuovere anche in caso di trasformazione.

6.1.2.4. I riferimenti statutari per l’individuazione delle UTOE e per le relative strategie Lo Statuto del Territorio del PS dovrà gettare le basi per una coerente suddivisione del territorio in Unità Territoriali Omogenee Elementari e per una conseguente definizione delle strategie di Piano riferite a ciascuna UTOE.

6.1.2.5. I caratteri geo-fisici del territorio Sulla base delle indagini già svolte dai comuni (vedi paragrafi 5.1.5 e 5.1.6) si dovrà prevedere nella parte statutaria del Piano riferimenti anche gli adeguamenti delle norme per la prevenzione dei rischi connessi alle fragilità del territorio: rischi per effetti geomorfologici, rischi per effetti idraulici e rischi legati alla vulnerabilità ed all'inquinamento delle falde acquifere. L'esigenza di aggiornare queste norme è motivata, oltre che da una conoscenza più approfondita del territorio anche dalle modifiche della disciplina di settore DPGR 53R/2011 relativo alle indagini geologiche idrauliche e dalle recenti disposizioni della LR 21/2012.

6.1.3. La strategia dello sviluppo sostenibile La parte strategica del PS si presenta come un “Programma” continuamente aggiornabile, di ampio respiro, che consente inserimenti per lo sviluppo di nuovi progetti e/o il superamento di alcune parti propositive a seguito di fatti non prevedibili, purché siano in coerenza con le sue linee generali. Alla redazione di questa parte fondamentale contribuisce anche il processo partecipativo con i cittadini, i rappresentanti delle categorie economiche, della cultura, delle professioni, le imprese, le associazioni del volontariato culturali, sociali, sportive e le istituzioni. E’ bene ricordare che il primo obiettivo da perseguire, come già definito precedentemente, è quello della qualità dell’”abitare” che include al suo interno la qualità sociale, architettonica, di progettazione urbanistica, di conoscenza della struttura economica, dove i parametri qualitativi prevalgono su quelli quantitativi. La parte strategica del Piano fissa, quindi, gli obiettivi, le azioni e i progetti da attuare nel territorio dell’Unione dei Colli Marittimi Pisani su un arco di durata almeno di 15/20 anni, sui quali i Comuni si assumeranno il ruolo essenziale di regia e di coordinamento, valutando le ipotesi progettuali che nel tempo

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 185 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE saranno proposte, le fonti finanziarie da attivare, le strategie di investimento ed il monitoraggio degli effetti prodotti dal Piano. Operando in una logica intercomunale, sulla base degli obiettivi strategici del Piano Strutturale Coordinato vigente, si rende necessario verificare, aggiornare ed integrare gli obiettivi e gli indirizzi per la programmazione del governo del territorio, le perimetrazioni delle UTOE ed il dimensionamento del Piano e i criteri e la disciplina per la progettazione degli assetti territoriali. Il processo di puntualizzazione ed ove necessario di ridefinizione delle linee strategiche del Piano sarà accompagnato da una costante verifica della sostenibilità delle scelte da condurre attraverso le procedure della valutazione ambientale strategica (VAS) ed all'interno del Piano attraverso una mirata valutazione degli effetti delle previsioni a livello paesaggistico, territoriale, economico, sociale e per la salute umana. Per quanto riguarda il tema del dimensionamento, le previsioni del vigente PS dovranno essere verificate in relazione alle nuove strategie a livello intercomunale con particolare attenzione all'insieme delle funzioni ammesse dal Piano nel territorio dei tre comuni. In relazione alla definizione delle strategie del Piano per il sistema insediativo si rende necessaria una attenta lettura degli effetti territoriali delle trasformazioni socio economiche ed in particolare degli effetti della pesante crisi economica in atto, allargando all'indietro nel tempo anche la conoscenza delle trasformazioni urbanistiche che si sono succedute (o non si sono succedete come per Riparbella e Castellina Marittima). Con tale tema dovranno misurarsi sia l'aggiornamento delle politiche di gestione degli insediamenti esistenti, sia le opzioni strategiche per la trasformazione degli assetti insediativi. La parte strategica del Piano dovrà misurarsi anche con i contenuti del PIT – Piano paesaggistico appena adottato ed in particolare con le indicazioni contenute nella scheda di ambito e con la disciplina di uso in essa definita. Complessivamente la messa a punto della parte strategica del Piano richiede azioni che possono così essere sintetizzate:  innovare le strategie per la trasformazione degli assetti territoriali  aggiornare il dimensionamento del Piano  garantire la qualità e la sostenibilità delle trasformazioni previste dal Piano  definire strategie di recupero paesaggistico ambientale e di rigenerazione urbana

6.1.3.1. Il patto per uno Sviluppo Urbano Sostenibile L’Unione dei Colli Marittimi Pisani, con delibera di Giunta nr. 141 del 15.12.2016, ha aderito al programma UNESCO di Sviluppo Urbano Sostenibile. L’Unesco ha tra i suoi obiettivi quello di sensibilizzare governi e società civili di tutto il mondo verso la necessità di un futuro più equo ed armonioso, rispettoso del prossimo e delle risorse del pianeta. In questa azione di sensibilizzazione allo sviluppo sostenibile viene auspicato il coinvolgimento di diversi attori (istituzioni, privati, società civile, associazioni, scuole, università), per costruire un indispensabile legame con il contesto culturale e territoriale di riferimento, nell’ottica di comprendere e valorizzare le specificità culturali, ambientali, e storiche che lo caratterizzano ed agire, ciascuno nel proprio ruolo, con idonei strumenti e

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 186 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE conoscenze per affrontare le diverse interdipendenti dimensioni (economiche, sociali, ambientali e culturali) dello “sviluppo sostenibile”. Oggi le città sono i luoghi dove maggiormente si manifesta la sofferenza sociale, anche in riferimento alle drammatiche emergenze che stanno interessando l’Italia, mettendo in luce quasi dovunque carenze programmatorie e gestionali: edifici a rischio sismico, periferie degradate, patrimonio storico privo di tutela, inadeguatezza di servizi e trasporti pubblici, dissesti idrogeologici, verde urbano non curato, inquinamento, ecc. L’adesione al programma UNESCO impegna l’Unione dei Colli Marittimi Pisani ad improntare le azioni di programmazione, pianificazione, sensibilizzazione ed educazione all’obiettivo generale di rendere il territorio e le comunità di Castellina Marittima, Montescudaio e Riparbella resilienti per la costruzione di un futuro sostenibile. Tale costruzione si basa sull’intraprendere ogni iniziativa che permetta il raggiungimento dei seguenti obiettivi specifici, dichiarati di comune interesse: - accelerare la realizzazione delle opere pubbliche necessarie per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio, tali da avere la capacità di resistere a sollecitazioni impulsive senza spezzarsi, attraverso forme di adattamento controllate, mantenendo riconoscibili funzioni, strutture e identità urbane (resilienza); - applicare le misure di sicurezza in particolare nei centri storici e/o borghi con il permanente rispetto dei valori storici e paesaggistici; - tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse, proteggendo e sviluppando il patrimonio culturale e i paesaggi; - promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nei territori urbanizzati (smart city) attraverso l’accessibilità, l’uso e la qualità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC); - promuovere la cultura della riduzione del consumo di suolo ed incoraggiare le ristrutturazioni, favorendo l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili; - adoperarsi per l’inclusione sociale e lo sviluppo economico delle zone periferiche e marginali per realizzare un welfare di qualità ed efficiente, con un rinnovato patto di responsabilità e solidarietà.

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7. LA COMUNICAZIONE E IL PROCESSO PARTECIPATIVO

L’elaborazione del Piano Strutturale Intercomunale rappresenta una fase fondamentale nel processo di pianificazione del territorio. E’ necessario garantire, prima e durante la redazione e al momento dell’ adozione, la massima comunicazione ed informazione e la piena e corretta partecipazione dei cittadini affinché lo strumento urbanistico stesso risponda efficacemente alle esigenze di sviluppo ordinato del territorio. Sarà quindi definita una strategia di comunicazione e di partecipazione che tenga ben presenti le due fasi e che distingua, secondo il meccanismo dell’individuazione degli elementi di riferimento e della categorizzazione sociale, i soggetti destinatari dell’informazione ed i protagonisti del processo di partecipazione. Nel presente capitolo sono state indicate le forme di partecipazione che saranno avviate durante la formazione del nuovo Piano Strutturale Intercomunale.

7.1. Gli enti coinvolti nel processo partecipativo Il documento di Avvio del Procedimento, redatto ai sensi dell’art. 17 della L.R. 65/2014, contiene l’indicazione degli enti e degli organismi pubblici ai quali si richiede un contributo finalizzato alla redazione della variante, nel rispetto del principio del mantenimento di una “governance territoriale” quale modello di relazioni costruttive tra i vari soggetti pubblici competenti in materia urbanistica. Questo permetterà una maggiore responsabilizzazione di ciascun soggetto, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza che caratterizzano ogni ente coinvolto, sulle scelte assunte nei due strumenti urbanistici. Riteniamo di inviare il presente documento ai seguenti enti:  Regione Toscana – Governo del Territorio;  Provincia di Pisa  Autorità di Bacino Fiume Arno  Autorità di Bacino Toscana Costa  Autorità Idrica Toscana  ANAS  ASA SpA  Ferrovie dello Stato  Consorzio di bonifica  ENEL SpA  Telecom Italia SpA  Azienda Usl Toscana nord ovest  ARPAT  Comuni dell’Unione dei Colli Marittimi Pisani  Comune di Rosignano Marittimo  Comune di Santa Luce  Comune di Chianni  Comune di Lajatico  Comune di Montecatini Val di Cecina

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 Comune di Guardistallo  Comune di Cecina  Segretariato Regionale del Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo per la Toscana  Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno  WWF sezione Regionale Toscana  REA Spa  Corpo Forestale dello Stato  Ufficio Regionale del Genio Civile

Si propone di assegnare il termine di 60 giorni per i pareri ed i contributi nel rispetto dell’art.17 comma 3 lettera c).

7.2. Il Piano Strutturale Intercomunale: informazione, comunicazione e partecipazione al cittadino (a cura della dott.ssa Elena Rapisardi)

7.2.1. La premessa concettuale L’informazione e la comunicazione sono alla base di qualsiasi iniziativa partecipativa, che ha come obiettivo far emergere la saggezza collettiva (di una comunità), renderla pubblica e condivisa. I processi deliberativi riconoscono che gli stessi partecipanti sono portatori di rilevanti conoscenze, percezioni, preferenze e valori che condividono attraverso il dialogo. Oltre ad acquisire informazioni, i partecipanti sono quindi chiamati a esercitare una «valutazione ponderata» delle opinioni espresse dagli altri partecipanti, testimoni ed esperti. Perché un sistema possa dirsi realmente democratico tra i suoi requisiti deve comprendere una «chiara conoscenza», che può realizzarsi quando ogni cittadino ha facilità e molteplicità di accesso a risorse adeguate per scoprire e validare le proprie preferenze in merito alle questioni su cui si decide [Dahl 1985, citato da Lewanski, 2016]. In altre parole i cittadini debbono poter disporre delle informazioni necessarie per poter esprimere il proprio consenso o dissenso, ma anche per poter dare un proprio contributo. [Salvadori 2009] Informazione e conoscenza costituiscono quindi la conditio sine qua non per la partecipazione e per il dialogo tra istituzioni e cittadini. La critica che viene fatta ai processi partecipativi è ben sintetizzata da Giovanni Boniolo: ”Non è tanto affidare ai colti, ma a coloro che sanno abbastanza per non dire stupidaggini. Non ha senso che a scegliere su staminali, organismi geneticamente modificati o definizioni di morte siano persone che non sanno nulla di quello di cui stanno parlando. E' questo non-sapere ad essere una minaccia per la democrazia”. Avere la possibilità/opportunità di esprimere un’opinione è diverso da avere la competenza per farlo perché si ha una visione della questione in discussione. E’ quindi oltremodo importante distinguere tra le opinioni grezze (Lewanski 2016) e le opinioni informate. Affinché sia possibile realmente coinvolgere i cittadini nella loro eterogeneità e beneficiare dell’esperienza diretta che hanno del territorio, non è sufficiente fornire

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 189 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE l’opportunità di partecipare, ma bisogna offrire strumenti affinché sia possibile partecipare. (Reed, M. S. 2008). Questo è particolarmente importante allorché le decisioni riguardano argomenti di natura tecnica e richiede quella che potremmo chiamare “formazione” dei partecipanti per sviluppare la conoscenza e la competenza necessaria per essere coinvolti nel processo partecipativo in modo sensato.

Ne consegue che la partecipazione non è semplicemente un input, o uno strumento, ma tanto un principio

operativo quanto un approccio che incide nella sfera culturale.

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Affinché il processo partecipativo sia aperto e trasparente, la partecipazione dei cittadini deve essere nell’agenda fin dall’inizio (Steiner, M. 2016). Si inserisce in questa prospettiva il co-design del sito informativo qui proposto (si veda paragrafo “La Piattaforma Web”). Bisogna comunque considerare che la capacità dei cittadini di incidere nel processo, diminuirà naturalmente man mano che l’iter di definizione del piano andrà avanti. Per questo sarà importante considerare come meta obiettivo di tutto il progetto partecipativo la creazione di un solido rapporto di fiducia tra amministrazione e cittadini, stimolando nella popolazione un generale interesse e una comprensione condivisa (Steiner 2016) sui temi in discussione e sulle finalità del piano.

7.2.2. I fattori di successo La letteratura accademica e alcune esperienze europee forniscono alcuni suggerimenti per realizzare un percorso partecipativo di successo: • suddividere il processo in fasi separate, per ridurre la complessità e focalizzare meglio le azioni. Curare con attenzione la fase iniziale e pianificare le diverse fasi in modo collaborativo coinvolgendo sia esperti sia il team di progetto • Ascoltare e comprendere i bisogni espressi dai cittadini, incluso il bisogno di informazione; coinvolgere gli stakeholders principali con particolare attenzione per quei gruppi portatori di interessi specifici. • mantenere sempre un approccio aperto alle idee diverse e nuove, senza dimenticare che un approccio “Open Innovation” è fondato sull’essere aperti sia alla conoscenza degli altri sia ad approcci diversi, con l’obiettivo di generare insieme una conoscenza condivisa nella comunità. Essere aperti alla conoscenza degli altri comprende però garantire rigore (offerto e richiesto) dell’informazione o della conoscenza. In questo senso è importante distinguere con chiarezza tra opinioni grezze e opinioni informate. Uscire dalla retorica del Vox populi, Vox Dei perché il processo partecipato non è finalizzato al consenso (politico-elettorale, ma alla gestione condivisa, informata e partecipata del territorio in una prospettiva di bene comune. • sostenere la fiducia reciproca (amministrazione-cittadini): il processo partecipativo dovrebbe configurarsi come un modello di azione generale dell’amministrazione locale che in questo periodo storico fa le spese di una crisi di credibilità causata non tanto dalla propria azione reale sul territorio, ma da una crisi nazionale (ndr e anche internazionale) della democrazia costituzionale e della democrazia politica.12 La scelta di un percorso partecipativo per la redazione del piano strutturale, innovando le regole del gioco della relazione con il cittadino e gli stakeholders, avrà quindi anche l’obiettivo di dare un segnale preciso fondato sull’interazione e la fiducia reciproca (in questo senso sarà importante dare dei nomi e dei volti al team di progetto).

12 Si veda a questo proposito Fabio Marcelli e Giovanni Incorvati (a cura di), Crisi della democrazia e crisi dei partiti in Italia e nel mondo con gli atti del convegno sulla democrazia nei partiti promosso dall’Associazione nazionale dei giuristi democratici (Roma, Facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza, 6 febbraio 2009): interventi di Antetomaso, Adami, Azzariti, Barbarossa, D’Amico, Del Re, Ferrajoli, Ferraris, Incorvati, Lanchester, Mattioli, Montanari, Novelli, Picciolini, Stella, Ventricelli

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• Un piano di Comunicazione Esterna, importante per tenere costantemente informati i cittadini con contenuti e azioni di comunicazione specifici per i diversi target group. La campagna di comunicazione, descritta più avanti, sarà definita in un piano di comunicazione.

7.3. La Prima Fase: definizione degli obiettivi del processo partecipativo

• Identificazione dei gruppi di stakeholder groups, evidenziandone ruolo, responsabilità e coinvolgimento nella comunità • Identificazione degli approcci partecipativi e dei metodi • Identificazione degli strumenti • Stesura delle principali attività da realizzare • Quantificazione delle risorse necessarie anche in termini di competenze • Milestones per misurare l’efficacia del percorso partecipativo

7.4. Le aree tematiche La complessità del Piano Strutturale Intercomunale e dei suoi obiettivi richiede un’estrema chiarezza nell’esposizione degli obiettivi che si propone l’amministrazione, rendendo chiaro anche il ruolo dei cittadini nel collaborare alla migliore definizione del piano. Questo si traduce anche nella capacità di definire in modo preciso i temi e le domande. In prima istanza alcuni dei temi che saranno proposti all’attenzione dei cittadini e degli utenti saranno : - la qualità dell’abitare (sociale, architettonica, urbanistica, economica); - la qualità del viaggiare: i limiti del potenziamento del corridoio infrastrutturale “Aurelia-Ferrovia” per gli insediamenti a monte ed i temi della mobilità lenta; - la riqualificazione delle aree agricole: recupero dei terreni dismessi delle fattorie storiche, ridisegno della maglia agraria e aumento della regimazione idraulica; - la percezione dei valori di paesaggio con particolare attenzione all’ambito collinare e all’asse fluviale del Cecina; - la sicurezza del territorio: idrogeologica e geomorfologica; - la qualità ambientale: acqua, aria, depurazione, rifiuti; - le potenzialità per il turismo stagionale e diffuso in relazione alla resilienza del territorio. - la salvaguardia del sistema insediativo collinare rispetto ai fenomeni di accentramento della popolazione verso i poli e le frazioni di fondovalle. I temi proposti affinati ed integrati dai contributi del percorso partecipativo e dai contributi conoscitivi e propositivi degli Enti definiranno gli obiettivi finali del Piano.

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7.5. I canali partecipativi del progetto Le azioni che saranno realizzate nell’ambito del percorso partecipativo comprenderanno dei momenti mirati all’informazione, quindi alla illustrazione del contesto territoriale, e momenti dedicati alla raccolta delle opinioni informate dei cittadini. A questo scopo sarà importante coinvolgere sia esperti, che possano illustrare e rispondere alle domande, sia dei facilitatori che avranno il ruolo di mediatori (in caso di conflitti o di contrapposizioni).

Target Target Group Target Group Target Group Target Group Group Adulti Imprese Associazioni Stakeholder Scuole

incontri pubblici con esperti X X X X (community meeting)

focus group X X X

transect walk* X

interviste individuali semi- X X strutturate

laboratori X X

Iniziative di piazza* X

sondaggi X X X X X via web

concorsi X X

*si veda appendice al documento

Per la realizzazione delle diverse iniziative sarà fondamentale il coinvolgimento attivo di: - insegnanti - associazioni locali - guide ed esperti locali - pensionati

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7.6. I materiali infirmativi a stampa Verranno ideati e realizzati materiali informativi a stampa per - illustrare l’iniziativa partecipativa: brochure, Posters e manifesti - illustrare i contenuti del quadro conoscitivo: presentazioni, documenti - promuovere le diverse iniziative partecipative In particolare i materiali analitici saranno realizzati sia per un pubblico adulto sia per i ragazzi e i bambini.

7.7. La piattaforma WEB Per il progetto sarà sviluppata una piattaforma web che fungerà da hub (strumento di raccordo) di informazione e comunicazione, sia nella fase preparatoria che in quella successiva alla stesura del piano.

L’Hub Web sarà uno strumento di comunicazione inteso come “content as service” che permetterà di: - visualizzare i dati cartografici corredati da legende e informazioni a più livelli di approfondimento - divulgare materiali informativi (web e in formato stampabile) differenziati per adulti e ragazzi, saranno focalizzati su i seguenti argomenti: il contesto territoriale, cosa è il piano strutturale, come viene realizzato e a cosa serve, le norme, quali informazioni contiene e quale sarà il processo di aggiornamento, quali siano gli attori coinvolti - informare costantemente sul processo che porterà alla redazione del piano strutturale, secondo i criteri stabiliti dalle norme vigenti informare costantemente i cittadini e gli attori del territorio sulle diverse fase del progetto di attuazione - partecipare dando suggerimenti e condividendo la propria conoscenza del territorio - scaricare materiali e dati

7.7.1. Linguaggio e comprensione Poiché l’obiettivo del sito è di veicolare informazioni e di rispondere al bisogno di informazione degli utenti, sarà di cruciale importanza curare il linguaggio, fornire spiegazioni per facilitare la comprensione dei temi trattati. In questa prospettiva alcune ricerche illustrano quanto un linguaggio chiaro e semplice (non semplificato né semplicistico) unito a strumenti terminologici aumenti e/o faciliti la comprensione di tematiche complesse (Rapisardi et al. 2014). In virtù di questo approccio il sito conterrà un glossario interattivo associato ad una funzione che evidenzia il termine in un qualsiasi testo del sito, aggiungendo un link alla pagina della definizione termine del glossario. L’aspetto della rappresentazione visiva di alcuni contenuti sarà un punto di forza per migliorare l’immediatezza e la memorabilità delle informazioni; saranno quindi realizzate infografiche e presentazioni su alcuni argomenti, declinate per diversi target group.

7.7.2. Costruire una relazione: comunicazione a due vie La finalità principale del web hub è di fornire informazione ai cittadini, ma anche di stabilire una relazione.

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Il sito sarà potenziato con alcune funzionalità specifiche per aprire un canale di comunicazione a due vie tra istituzioni e cittadini, inclusi gli attori del territorio, elementi tesi a migliorare lo scambio, la condivisione e la comunicazione tra istituzioni e cittadini. Uno scambio improntato alla trasparenza, ma anche alla responsabilità delle informazioni fornite, onde evitare spiacevoli interazioni e conflitti che possono emergere nelle interazioni web allorché sono destrutturate e anonime. (es. iscrizione al sito con codice fiscale in modo da rendere evidente l’assunzione di responsabilità da parte degli utenti che contribuiranno alla discussione). Strumenti come google groups, sondaggi e commenti saranno strumenti utili e realizzati all’interno del sito. A questi potranno essere associati i canali web social per i quali però bisognerà definire delle linee guida editoriali specifiche, un calendario editoriale ad hoc e una gestione specifica (social media management). Punto importante per ottimizzare le attività social, sarà il costante monitoraggio che permetterà anche di ricalibrare e modulare la presenza social. Se ad esempio emergerà uno scarso utilizzo dei social da parte dei cittadini, il calendario editoriale verrà modificato e anche le attività saranno distribuite diversamente. In ogni caso per ottimizzare la distribuzione dei contenuti sui social, nel sito saranno attivate delle funzionalità di pubblicazione automatica nei canali social selezionati dei contenuti come news o altri articoli.

7.8. Webhub Development 7.8.1. Information Architecture L’architettura del sito (IA - Information Architecture) sarà costruita in modo da garantire sia il raggiungimento degli obiettivi di comunicazione/informazione del progetto sia fornire un alto livello di user experience. La IA includerà: - usability - interaction design - user interface design e graphic design - information design - web design - content strategy

L’architettura dell’informazione del WebHub sarà costruita tenendo conto degli obiettivi di usability e di organizzazione concettuale in modo da garantire la più adeguata facilità di accesso alle informazioni. In questa prospettiva sarà importante prevedere una fase di studio preliminare nel corso della quale sarà creato un thesaurus del dominio di riferimento che guiderà la definizione delle categorie gerarchiche per la classificazione dei documenti e per l’architettura concettuale del WebHub. Sulla base dei contenuti disponibili, degli obiettivi di comunicazione e delle tipologie di utenti, si procederà alla stesura di una bozza dell’architettura del sito.

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Il criterio di ispirazione principale che guiderà la realizzazione dell’hub sarà quello di rispondere ai bisogni di informazione degli utenti e migliorare l’accesso e la comprensione ai contenuti informativi tanto del piano strutturale tanto dell’iniziativa. Sin dall’inizio della progettazione del sito sarà importante avere un approccio user-centred. Per questo sarà adottato un approccio di co-design, prevedendo il coinvolgimento di gruppi di utenti nel Card Sorting, un metodo largamente utilizzato nella progettazione web per indirizzare il design di un sito o valutare l’architettura dell’informazione definita dal team di progettazione web. In breve una sessione di card sorting (in presenza o online) chiede ai partecipanti di organizzare gli argomenti in categorie, o gruppi di categorie, di definirne il nome, sulla base del loro schema mentale, per arrivare a definire l’organizzazione dei contenuti e delle funzionalità del sito come risultato di un processo condiviso. Per il card sorting si possono organizzare degli incontri mirati o online card-sorting software tools. (es. https://www.optimalworkshop.com/treejack) Anche la usabilità del sito sarà testata attraverso usability test (si veda https://www.usability.gov/how-to- and-tools/methods/running-usability-tests.html ) fatti con utenti tipici. Un approccio user centered prevede infatti la definizione di “personas” ossia di tipologie di utenti, come dei personaggi di una storia, che aiuteranno nella definizione delle funzionalità del sito, ma anche delle azioni di comunicazione. Lo sviluppo della IA sarà coerente con le più recenti linee guida e tendenze del web design in modo da realizzare uno strumento di comunicazione web coerente con i linguaggi e le rappresentazioni visive correnti. L’obiettivo del processo di definizione dell’Information Architecture è di creare un blueprint del website: è il processo di comprendere ciò che il sito/applicazione si propone di offrire e la progettazione della struttura che permetta di raggiungere gli obiettivi previsti.

7.8.2. Le attività ‣ creazione di una sitemap: una lista della maggior parte delle pagine del sito organizzate in modo gerarchico, dove siano presenti le pagine e la struttura di navigazione (menu di navigazione). ‣ card sorting sessions ‣ creazione dei “wireframes” dell’applicazione: realizzazione di un documento visivo in cui sia definita la struttura delle principali pagine, inclusi tipo di contenuti e funzionalità. I wireframe sono essenzialmente lo scheletro delle pagine senza elementi di visual design. - home page - principali landing page del sito - user workflows - labelling - functional specification - interaction design

NOTA: le attività prevedono un’interazione con il team di progetto e con le persone responsabili dello sviluppo dell’applicazione

[deliverables: sitemap, wireframes - draft]

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7.8.3. Il visual design Obiettivo del visual sarà di coniugare forma e contenuto in modo da rispondere ai bisogni degli utenti e facilitare i percorsi di navigazione (es. contenuti distintivi per tipologia di utente, calls to actions, ecc.). ‣ logo design ‣ homepage look and feel ‣ 3 content page template ‣ creazione di elementi grafici e illustrazioni (max 2)

NOTA: le attività prevedono un’interazione con il team di progetto e con le persone responsabili dello sviluppo dell’applicazione [deliverables: logo, template grafici - draft, discussione con il team di progetto e eventuali modifiche e approvazione]

7.8.4. Web develoment ‣ CMS Setup and configuration (CMS OS es. Wordpress) ‣ templating (garantire requisiti di responsiveness, html5) ‣ Interaction Design Development (funzionalità di interazione con l’utente es. newsletter, forum, forms) ‣ SEO tools ‣ web analytics

NOTA: le attività prevedono un’interazione con il team di progetto e con le persone responsabili dello sviluppo dell’applicazione

7.8.5. Testing ‣ usability testing ‣ report ‣ modifiche ‣ versione definitiva [deliverable: report sintetico]

7.8.6. Content design and entry ‣ Content Assessment: valutazione e quantificazione della disponibilità di contenuti a carattere informativo ‣ Definizione di un template grafico per documenti e presentazioni ‣ Homepage copywriting

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‣ popolamento del sito ‣ upload dei contenuti (es. sulle piattaforme di content sharing - apertura account e upload) - max 5 presentazioni, max 3 video - max 10 immagini

NOTA: le attività prevedono un’interazione con il team di progetto e con le persone responsabili dello sviluppo dell’applicazione

[deliverable: web site]

7.8.7. Testing ‣ Internal functional testing ‣ user testing [deliverable: report sintetico]

7.9. La campagna di comunicazione La campagna di comunicazione sarà quasi una campagna permanente per tutta la durata del processo. A questo scopo verrà redatto un apposito piano di comunicazione per definire le azioni, i materiali e le iniziative necessarie per perseguire l’obiettivo di comunicazione: far conoscere e informare costantemente sul processo partecipato e coinvolgere attivamente i cittadini in questo processo. Il piano di comunicazione, in base all’obiettivo da perseguire, definirà in modo puntuale i messaggi, destinatari delle azioni di comunicazione, quali canali di comunicazione (es. media tradizionali - radio e tv locali -, social media, pubblicità, cartellonistica, relazioni pubbliche, email marketing), come verranno utilizzati (prodotti di comunicazione) e con quale frequenza. In sintesi il piano di comunicazione riguarda a chi ci si rivolge, quando con quali messaggi e come. L’idea di fondo della campagna sarà quella di far conoscere ai cittadini l’iniziativa partecipativa, i suoi scopi e obiettivi, e soprattutto stimolare la partecipazione attiva. Uno strumento cruciale per la gestione della campagna sarà il sito WebHub che fungerà da snodo nella gestione di tutta l’informazione e anche come canale di interazione tra i cittadini e l’amministrazione. Per il sito sarà realizzato anche un “calendario editoriale” per definire frequenza e scadenze della pubblicazione di articoli e altre informazioni. Data l’area geografica considerata dal progetto, l’hub avrà la funzione di catalizzatore e collettore dell’informazione. Considerando il possibile digital divide e la disomogenea alfabetizzazione al web saranno organizzati momenti sia pubblici, che nelle scuole come momenti di formazione/informazione. Stesso approccio potrebbe essere utilizzato per attivare le altre realtà locali (associazionismo, volontariato, strutture economiche e di servizio) per alimentare una banca dati territoriale per diverse aree tematiche: dagli eventi, alle segnalazioni paesaggistiche, le strutture ricettive, le attività di produzione agricola. Tutto questo

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 198 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE nello spirito collaborativo tra enti e cittadini, o attori locali, a condizione che lo scambio, ovvero l’accesso all’informazione in forma esplicita, avvenga in modo reciproco. Faranno parte della strategia di comunicazione anche l’organizzazione di eventi locali, come assemblee pubbliche e altre iniziative culturali, che abbiano scopo informativo e divulgativo Un ruolo importante avranno i media locali affinché collaborino per una migliore diffusione dell’informazione. La campagna dovrà prevedere anche dei momenti dedicati ai rappresentanti degli organi di stampa locali con l’obiettivo di creare con i media una relazione collaborativa e positiva, fondamentale per la migliora divulgazione dei contenuti dell’azione partecipativa e dei suoi risultati. In questa prospettiva sarà creata una sezione del sito ad accesso riservato dedicata ai media, dove sarà possibile scaricare materiali, accedere ad informazioni ad hoc per la stampa, e interagire direttamente con l’amministrazione per richiedere e/o fissare interviste.

7.9.1. L’analisi e il monitoraggio Un’attività importante sarà quella dell’analisi e del monitoraggio delle attività di comunicazione e informazione realizzate. A partire della raccolta dei dati sulla partecipazione alle iniziative fino ad arrivare all’analisi dei web analytics (statistiche del sito) e degli eventuali canali social utilizzati. Questi dati, analizzati in modo opportuno e continuato forniranno preziose indicazioni per capire l’andamento del progetto partecipato, calibrare e migliorare le azioni di comunicazione e di informazione.

7.9.2. Comunicare i dati Ci sono molte sfide nella comunicazione dei dati da un processo partecipativo. I dati devono essere trasparenti. • La trasparenza dei dati significa renderli disponibili, facilmente accessibili e opportunamente illustrati. • La comunità deve essere il principale utilizzatore dei dati. • La fonte e l’autore dovranno essere sempre esposti in modo chiaro • L’amministrazione dovrà sempre essere disponibile a fornire spiegazioni dettagliate e approfondimenti. • Sarà importante prevedere anche la rappresentazione visiva per facilitarne la comprensione.

7.10. Le aree di competenza

- project management, web project management - web design e web development - interaction design e Information architecture - visual design, illustrazione picture editing - Content design e management - copy e web copywriting - video e audio producer

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- SEO e web analtics - Social Media Management - comunicazione pubblica - realizzazione e gestione progetti partecipativi

7.11. L’appendice 7.11.1. Transect walk Descrizione Transect Walk (anche field trip) è una passeggiata con un itinerario predefinito per il territorio guidata da guide locali e/o insegnanti. Il ruolo di chi condurrà la transect walk sarà quello di: - guidare i partecipanti nella scoperta o anche nella semplice illustrazione di alcuni aspetti del territorio che saranno oggetto del piano - rispondere alle domande e facilitare la discussione - incoraggiare la comprensione degli aspetti fisici, economici, culturali e sociali della vita comunitaria - Illustrare le dinamiche del territorio, e capire il livello di comprensione e il tipo di percezione che hanno i partecipanti

Obiettivo Capire la relazione tra le persone e le risorse naturali e la percezione delle caratteristiche, criticità e potenzialità percepite

Cosa è necessario Questo tipo di azione richiede molto tempo, ma è molto coinvolgente per i partecipanti. Richiede il coinvolgimento di guide locali, insegnanti, community leaders, anziani. E’ necessaria una pianificazione preventiva insieme agli esperti, in modo da focalizzare meglio gli obiettivi.

Durata - solitamente una mezza giornata

Materiali - materiali informativi e quaderni per annotare alcune informazioni

Feedback - al termine sarà organizzata una sessione per raccogliere i feed-back e discutere ciò che hanno osservato

Output - Relazione

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- nel corso della passeggiata potranno essere fatte foto e brevi video da poter pubblicare sul sito (previo consenso firmato dei partecipanti e in caso dei genitori in caso si tratti di minori).

7.11.2. Iniziative di piazza Saranno organizzate delle iniziative di piazza che potranno aver luogo in concomitanza con i mercati settimanali e le feste paesane. Obiettivo di questi momenti pubblici: sensibilizzare la popolazione sul percorso partecipato, sulle iniziative e gli strumenti dedicati alla partecipazione e anche per raccogliere le loro idee e proposte.

7.11.3. Concorsi I concorsi, sono uno strumento utile per coinvolgere cittadini, soprattutto i ragazzi e i più piccoli, condividere idee e percezioni, stimolare la creatività, e realizzare anche materiali di comunicazione da utilizzare per divulgare il progetto. Ad esempio potrebbe essere organizzato un concorso dal titolo “Il territorio che vorrei”, dove i partecipanti potranno concorrere per diverse categorie: - scrittura: brevi componimenti/racconti - disegni/illustrazioni - fotografie - video. I diversi materiali potranno essere inviati attraverso il sito webhub e votati sia dagli user, che da una giuria costituita da esperti del settore e professionisti. Ai vincitori potrà essere donata una piccola borsa di studio o altro premio. La premiazione sarà un evento di promozione per tutti i cittadini e anche un momento di condivisione del progetto. Sarà importante coinvolgere i media locali sia per la promozione del concorso, ma soprattutto nell’evento finale così da veicolare anche i contenuti del progetto partecipato.

7.12. Bibliografia Abelson, J., Forest, P. G., Eyles, J., Smith, P., Martin, E., & Gauvin, F. P. (2003). Deliberations about deliberative methods: Issues in the design and evaluation of public participation processes. Social Science and Medicine, 57(2), 239–251. http://doi.org/10.1016/S0277-9536(02)00343-X

Rapisardi E., Di Franco S., Giardino M., Web Participatory Framework for Disaster Resilience: Coping with Information Deluge, Conference Paper · September 2014 DOI: 10.1007/978-3-319-09303-1_33 Conference: IAEG 2014, At Turin, Volume: G. Lollino et al. (eds.),Engineering Geology for Society and Territory – Volume 7, DOI: 10.1007/978-3-319-09303-1_33, Springer International Publishing Switzerland 2014

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Reed, M. S. (2008). Stakeholder participation for environmental management: A literature review. Biological Conservation, 141(10), 2417–2431. http://doi.org/10.1016/j.biocon.2008.07.014

Steiner, M. (2016). reviewed paper Success Factors of Participatory Processes in Urban Development Marianne Steiner, 2(June 2014), 699–708.

Lewanski, R. (2016). La Prossima Democrazia.

Salvadori, M. 2009 Democrazie senza democrazia, Bari: Laterza.

8. GLI STRUMENTI DIGITALI DELL’UNIONE DEI COMUNI

(a cura della società Techne srl)

Durante la Prima Fase del procedimento di redazione del nuovo Piano Strutturale intercomunale, grazie all’apporto di conoscenze specialistiche, saranno realizzati nuovi strumenti digitali al fine di facilitare la comunicazione e la partecipazione. In particolare si prevede di effettuare le seguenti attività:  aggiornamento e integrazione dei dati territoriali disponibili, prodotti nella fase di redazione del Piano Strutturale coordinato, tuttora vigente, con le successive varianti. Questa attività ha come obbiettivo la realizzazione di un SIT dell’Unione dei Comune e la produzione e pubblicazione di cartografia tematica su base intercomunale;  predisposizione di strumenti di consultazione e condivisione dei dati con tutti i soggetti coinvolti nel procedimento. Per quanto riguarda la riorganizzazione e l’integrazione dei dati territoriali, in un’ottica di riuso delle risorse degli enti partecipanti all’Unione, è prevista l’adozione del sistema webGIS già in funzione presso il Comune di Montescudaio come strumento di lavoro per la raccolta e la pubblicazione dei dati del nuovo SIT. La base di dati geografica esistente sarà completata con i contenuti provenienti dalla revisione del quadro conoscitivo e dei dati dei piani comunali. La tecnologia webGIS adottata consentirà di realizzare applicazioni geografiche in ambiente web differenziati per le varie finalità e tipologie di utenti. In pratica saranno realizzati degli ambienti di lavoro per l’inserimento e la gestione dei dati da parte dei tecnici dell’Unione e delle mappe per la sola consultazione e condivisione d’informazioni, con accesso riservato agli amministratori e agli utenti degli enti ed organismi pubblici chiamati dare il proprio contributo nel procedimento di formazione dei nuovi strumenti urbanistici. Per incoraggiare e facilitare la partecipazione dei cittadini e di tutti i soggetti coinvolti sarà realizzato il progetto denominato “Piano strutturale partecipato”. Tale progetto prevede l’implementazione di un sito web integrato con il portale istituzionale, articolato in una sezione in cui sarà possibile condividere, consultare e scaricare i contenuti di pubblico interesse e una sezione contenente appositi strumenti per raccogliere

Documento programmatico per l’Avvio del Procedimento - Art. 17 della L.R. 65/2014 Pagina 202 di 203 Unione dei Colli Marittimi Pisani PIANO STRUTTURALE INTERCOMUNALE commenti e ogni altro tipo di feedback da parte della cittadinanza sui diversi passaggi e documenti prodotti durante il percorso di formazione dei nuovi strumenti urbanistici: moduli predisposti, survey, collegamenti con i canali del social network. I dati geografici e tutti i documenti prodotti dall’Unione saranno resi pubblici, ovvero liberamente fruibili da parte della cittadinanza, associazioni, enti e organismi pubblici e tutti gli altri soggetti interessati, nel rispetto del principio di partecipazione attiva. Nella sezione dedicata potrà essere effettuato il download dei dataset con i relativi metadati redatti secondo gli standard, indispensabili per attestare la validità spazio-temporale delle informazioni contenute. Inoltre i dati territoriali di interesse saranno erogati come servizi cartografici online utilizzando lo standard WMS rilasciato dall’Open Geospatial Consortium. Tali dati, organizzati in strati informativi secondo le regole tecniche previste dalla direttiva INSPIRE, potranno essere utilizzati da professionisti e tecnici degli enti pubblici direttamente all’interno delle proprie applicazioni desktop GIS e webGIS utilizzando l’URL messo a disposizione dall’Unione dei Comuni.

Figline e Incisa Valdarno (FI), Dicembre 2016

Arch. Gabriele Banchetti

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