[email protected] Macbeth L'altra Faccia Del Vo- Lontariato Culturale Goffredo Fofi E La Crisi Della Critica Cinemato
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_ n.3 Anno VIII N. 77 | Novembre 2019 | ISSN 2431 - 6739 Goffredo Fofi e la crisi della critica cinemato- Risarcire i Cineclub grafica L’altra faccia del vo- Tornare sui dibattiti a contatto con diverse forme espressive. Ovvia- del passato, può forni- mente, l’elemento polemico non scompare del lontariato culturale re molti spunti validi a tutto, in questi scritti, ma non ne costituisce Questa volta si può evi- chi, oggi, si occupa di l’aspetto principale. Prevale, invece, la pubbli- tare – almeno per l’in- cultura cinematogra- ca condivisione del proprio vissuto di opera- cipit - il tormentone fica. Certo, se lo si fa tore culturale complessivo, che conferisce ai “chi… per chi”, “chi… sulle pagine di un quo- pezzi un taglio inconsueto e che forse può cosa” ecc.., visto che un Stefano Macera tidiano, non ci si può spingere una parte dei lettori ad avviare delle prezioso assist per ri- non riferire a nomi segue a pag. 6 Alberto Castellano flettere sui Festival e le che i più non conoscono o a questioni estra- iniziative culturali sul nee persino al lettore che si dichiara appassio- cinema in Italia, ce lo fornisce la sconcertante nato di cinema. Per Goffredo Fofi, uno dei cri- posizione del MiBACT nel 2017 - e relativa di- tici italiani più noti e influenti, deve trattarsi chiarazione dell’allora Direttore Generale Ci- d’un rischio calcolato. Nella sua collaborazio- nema – nei confronti dell’associazionismo cultura- ne al quotidiano della Conferenza Episcopale le cinematografico italiano. “Se da cinquant’anni Italiana, Avvenire, egli rinuncia positivamente esistono le associazioni di cultura cinemato- al ruolo con il quale viene più spesso identifi- grafica e lo stato attuale della cultura è quello cato nel sistema mediatico: quello del bastian che è, facciamoci qualche domanda. Quel mo- contrario, che polemizza in modi tali da appa- dello era funzionale? – dichiarava il Dottor Ni- rire sin troppo programmati. Sulle pagine cul- cola Borrelli nel corso di un incontro sulla Leg- turali del giornale cattolico, Fofi preferisce tor- ge cinema e audiovisivo. - Non possiamo nare studioso, di cinema come di letteratura, pensare che il tema della formazione del pub- proponendo, di articolo in articolo, una sorta di ri- blico si risolva con la presenza delle associa- capitolazione della sua pluridecennale esperienza zioni di cultura cinematografica perché in 50 anni hanno dimostrato che il modello non è efficace”. Insomma “50 anni di inefficacia nel- “Bagno turco” di Pierfrancesco Uva la formazione del pubblico, vadano a farsi be- Macbeth nedire”. Questa “acuta” riflessione purtroppo Momentaneamente mano mi tenevo in equilibrio nel camminare non fu soltanto una di quelle periodiche ester- passata l’ombra di Ban- del bus per il lungomare e le sue risalite e ridi- nazioni ad effetto alle quali in Italia siamo abi- quo, prima che torni a scese e con l’altra riuscivo a sfogliare le pagine tuati anche in altri settori che servono ad inne- ossessionare Macbeth, del libretto: un’edizione 1993 dell’Unità, com- scare polemiche per poi cadere nel dimenticatoio, un narratore potrebbe mento di Agostino Lombardo, traduzione di perché poi sarebbero seguiti feroci e indiscri- così commentare, dan- Vittorio Gassman. Quanto di quella lettura mi minati tagli a quasi tutte le associazioni. Non do voce a Macduff non è sempre rimasto come leit motiv è l’esorta- crediamo che questa un po’ oscurantista e ot- ancora intaccato dal zione di Malcom a Macduff: “Abbi coraggio. Natalino Piras tusa posizione dipenda dalla disinformazione sospetto contro colui Una ferita mortale si cura vendicandola.”, atto ma che in mala fede rientri in una precisa che gli fu amico: «La notte ha tre momenti di quinto, scena terza. Il figlio del re assassinato, strategia istituzionale di liberarsi di quei “ra- oscurità abissale. Il primo è quando il torpore Duncan, si rivolge a colui che, non nato da mi secchi” in nome di tagli per far quadrare i pervade le membra, all’avvicinarsi del sonno. donna, dovrà, secondo la profezia delle stre- soliti maledetti bilanci e, peggio ancora, di Poi c’è il sonno vero e proprio dove incubi e os- ghe, uccidere il tiranno usurpatore del trono una visione più pseudo moderna della diffu- sessioni coincidono. Il terzo tempo spetta di Scozia. La ferita mortale per Macduff è la sione del cinema e di una gestione più spre- all’ora del lupo, quando ci si risveglia dai brut- notizia che Macbeth ha fatto uccidere la mo- giudicata dei luoghi e degli spazi di visione ti sogni ancora più ossessionati e inquieti, ter- glie e i figli ancora bambini. Macduff rimane con l’alibi della rivoluzione (quale?) della glo- rorizzati e tremanti per non essere riusciti a annichilito dopo essere stato sconvolto, depri- balizzazione. Borrelli e gli altri che gestiscono buttare fuori nessun grido, nessuna parola vato del coraggio che fino ad allora ha con- questi settori ministeriali dovrebbero sapere dalla strozza. Il resto del corpo rimane impos- traddistinto ogni sua azione. Per questo Mal- che le associazioni ed i loro circoli hanno svol- sibilitato a muoversi». In sardo questo mo- com lo esorta. The Tragedy of Macbeth di William to e continuano a svolgere un’importante fun- mento si dice che sia del garriatore, uno degli Shakespeare, la più breve delle tragedie del zione di promuovere la cultura cinematografi- appellativi del diavolo, colui o colei che carica Bardo, è dal 1623 che esiste, presa da fatti sto- ca in modo capillare, funzione tanto più sonno e sonni pesanti. Non c’è potere che ten- rici che così come per il ciclo arturiano ha co- importante se riferita a zone del Paese in cui ga, legittimo o sanguinario. La prima volta me tema fondante e come struttura portante non sono presenti, o sono carenti, sale cine- che ho letto per intero Macbeth è stato in tram, il buio e la cerca di un re legittimo che faccia rina- matografiche. Come dovrebbero sapere che il a Genova, un tragitto accidentato dal porto al scere la terra e gli uomini e le donne che la abita- vero problema sono gli stanziamenti a pioggia, Gaslini. Sono passati ventisette anni e dovevo no. Macbeth diventa re sospinto dalla divorante la demagogica distribuzione indiscriminata di sembrare un poco fuori luogo mentre con un segue a pag. successiva segue a pag. 4 [email protected] n. 77 Lettera al Direttore segue da pag. precedente ambizione della moglie, lady Macbeth. Tradi- A proposito di Produzione sce tutti, il fedele amico Banquo, la cui ombra rimane emblema di tutti i rimorsi, e quanti Bello, molto bello il pezzo sulle produzioni di lui sospetta possano attentare al suo trono lor- Alberto Castellano pubblicato a pag. 1 sul nu- do di sangue. Ma può continuare a ritenere mero 76 - Ottobre di Diari di Cineclub. che il suo regno di terrore continuerà a dura- Una riflessione di puro “materialismo delle re: perché gli hanno predetto le streghe, con emozioni”. L’autore ci fa entrare nella mac- linguaggio che un cuore invido (appunto inca- china (o una delle macchine) che si nasconde pace di vedere) in corpus de brunzu non può in- troppo spesso dietro la magia del cinema. Il terpretare, finirà questo potere assoluto e san- fatto è che oggi non solo si ha poca voglia di guinario quando la foresta di Birnan si “Lady Macbeth siberiana” (Sibirska Ledi Magbet, partecipare a questa magia nel modo più con- muoverà verso il castello di Dunsinane e solo 1962) sono e naturale (andare al cinema) ma se pos- uno non nato da donna potrà ucciderlo. Quan- Stuart Blackton e interpretato da William V. sibile si ha anche meno voglia di approfondi- do mai una foresta si muove e come può uno Ranous. Macbeth (1916) di John Emerson, all’e- re certi aspetti o le dinamiche che alla fine ne poca del muto, settima versione cinematogra- determinano le fortune e l’accessibilità. Si è fica della tragedia, assistente alla regia era detto tante volte dei misteriosi buchi neri che Erich von Stroheim, direttori della fotografia infestano la sgangherata galassia (qui la gran- Victor Fleming e George W. Hill, la produzio- deur è ovviamente puramente sarcastica) del- ne di D. W. Griffith. Macbeth (1948) di Orson la distribuzione in Italia in cui svaniscono Welles.«Il giudice Burgu aveva le fattezze di certi film nostrani e non per non vedere più la Orson Welles che fa Macbeth. Sedeva sul tro- luce se non dopo pochi mesi su altri formati. no di porpora, spiccava imponente, un molos- Un punto molto forte secondo me è la scom- so, sguardo cupo e diabolico, affogato nel suo parsa degli uffici regionali. Questa è solo una stesso male». delle tante forme che ha assunto il neo cen- Il trono di sangue (Il castello delle ragnatele, 1957), tralismo/colonialismo della fruizione a di- di Akira Kurosawa: Macbeth al tempo dei sa- spetto di tanti discorsi beceri sulla centralità murai: un classico. “Macbeth” (1961) di Paul Almond con Sean Connery dei territori nella programmazione delle ca- Macbeth (1961) di Paul Almond. & Zoe Caldwell noniche politiche culturali. È un fenomeno Lady Macbeth siberiana (Sibirska Ledi Magbet, sinistro. Aver abdicato da ogni sforzo di pen- nascere se non da donna? (Macduff fu estratto 1962) di Andrzej Waida: il regista polacco, can- sare un film in una realtà socio-economica e col cesareo dal corpo della madre). Dal 1623, tore delle vittime del realismo socialista e storica di un “territorio” significa rinunciare da 396 anni, la tragedia di Macbeth, conti- all’idea che l’opera d’arte sia alla fine in grado nua a restare contemporanea, resa infinite di dialogare con una comunità, che abbia an- volte al teatro e al cinema: compreso il Mac- cora il potere di essere fruita in un’esperienza bettu di Alessandro Serra, prima rappresen- genuinamente individuale e formativa.