Vitorchiano (Vt)

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Vitorchiano (Vt) ITINERARIO 6 parte più antica dell’abitato, di pretta impron- ta medievale, caratterizzata dal color grigio del peperino, con i suoi vicoli, gli archetti e i profferli che ne fanno una “piccola Viterbo”: notevoli il Palazzo del Podestà, la Casa del Vescovo e la struttura gotica della Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo (XIII sec.); pit- toresco anche lo slargo ove sorge la Casa di ITORCHIANO (VT) Santa Rosa, la patrona viterbese che qui fu V costretta in esilio nel 1250, compiendo svariati miracoli tra cui la conversione di una “strega”. L’atmosfera di questa zona del paese è Un gioiello medievale Appena varcata la turrita Porta Romana cupa e la luce si insinua a fatica lasciando (presso la quale è peraltro visibile un’inquie- in ombra molte case: si rimane felicemente Di origine etrusca e nota per la sua storica tante iscrizione, che ricorda probabilmente sorpresi, dunque, allorquando si giunge a un fedeltà a Roma nelle lotte medievali contro una terribile epidemia di peste o una strage: piccolo belvedere, laddove il borgo termina Viterbo (come recita il motto civico Summa A Messina fu il contagio e qui le guardie), ci all’improvviso su un burrone e lo sguardo Fidelitas), Vitorchiano conserva intatte torri si immerge in un ambiente urbano di stampo spazia libero sulla Valle del Fosso dell’Acqua e mura merlate e costituisce, nel Lazio, uno per lo più rinascimentale, elegante e severo Fredda. Da qui si nota il Monastero di San Michele Arcangelo (XIV sec.), in suggestiva posizione fra i boschi di querce, raggiungibile tramite un bel percorso che parte da Porta Tiberina. Il Moai Oltre alle vestigia architettoniche, questo pic- colo villaggio nei pressi di Viterbo regala al visitatore un’eccezionale sorpresa. Tutti forse hanno visto almeno una volta, in qualche do- cumentario, le enormi ed enigmatiche scultu- re che sorvegliano solennemente da millenni gevole Annunciazione del 1514, attribuita a l’Isola di Pasqua, il minuscolo fazzoletto di Valentino Pica, si percorre il corso e si giun- terra sperduto nel Pacifico, scoperto nel 1772 ge subito all’armoniosa piazza principale del dall’ammiraglio olandese Jacob Roggeveen. paese, dove spiccano due massicce torri alle Sicuramente pochissimi, però, sono a cono- spalle dell’austero palazzo comunale e una scenza del fatto che anche in Italia, proprio a splendida fontana a fuso di stile viterbese. Vitorchiano, si trovi un esemplare di “Moai”, Un arco sulla sinistra permette l’accesso alla l’unico al mondo fuori dell’isola. In realtà, la storia del Moai di Vitorchiano è ben più re- tra gli esempi più notevoli di borgo fortificato. allo stesso tempo, ricco di botteghe, bar e ri- cente. Venne infatti creato nel 1990 da undici Il paesaggio è quello “classico” della Tuscia, storanti. Si ha la sensazione di trovarsi in un artigiani appartenenti ad una famiglia d’etnia con il paese che emerge quasi come un ele- piccolo “salotto”, “vissuto” e “vivibile” ove ar- Maori, giunta dall’Isola di Pasqua in Italia mento naturale dalla sua rupe, a strapiombo chitettura e ambiente si danno la mano. Dopo A lato: Vitorchiano, scorcio del borgo su invito della trasmissione RAI Alla ricerca su una selvaggia forra invasa da una fittissi- la visita della Chiesa della Santissima Trinità In alto: mura medievali, scorcio dell’Arca per denunciare il grave stato di de- ma vegetazione. (o di Sant’Amanzio), che custodisce una pre- In basso: mura medievali, par colare terioramento delle loro incredibili sculture. In 78 79 quell’occasione i Maori soggiornaro- rivestita di un’intricata no nel paesino del Viterbese con cui macchia dove anche strinsero un gemellaggio, in ragione di gli ordinati e annosi una comune tradizione di estrazione noccioleti sembrano e lavorazione della pietra. In omaggio ormai un elemento na- all’ospitalità ricevuta, gli “ambasciatori” turale, è dominata da dell’isola decisero allora di realizzare alte e frastagliate rupi anche qui uno di questi monumenti. In vulcaniche dalle quali, una vicina cava di peperino ne venne nel corso di migliaia così prelevato un gigantesco blocco di di anni, innumerevoli circa trenta tonnellate, che gli affabili enormi macigni roto- abitanti di Rapa Nui scolpirono con larono sui pendii in un attrezzi rudimentali e manuali, come caos di massi erratici, asce e pietre taglienti. La statua rica- molti dei quali scolpiti vata, alta sette metri e pesante quattro dall’uomo: tutto concor- quintali, raffigura una divinità Maori: re a creare un paesag- fu collocata in diretta televisiva nella gio fantastico unico nel piazzetta antistante al borgo, dopo un suo genere, che rimane rito propiziatorio eseguito nientemeno impresso nella mente che dalla lontanissima Isola di Pasqua. del visitatore. Fino a qualche anno fa la statua si Frequentata sin dal- ergeva nella piazzetta di fronte a Porta le epoche più remote, Romana, conferendo col suo ieratico la valle è un museo a “faccione” un aspetto fantastico allo cielo aperto, un susse- scenario in cui era inserito. Tuttavia guirsi ininterrotto di ar- molti ne denunciarono presto la com- cheologia che in buona pleta estraneità a livello estetico, tant’è parte possiamo definire che successivamente fu spostato al di fuori patto che non venga mai spostato; viceversa, “misteriosa” per l’origi- del borgo: defilato e discreto, oggi attira l’at- se rimosso dal punto ove è stato originaria- ne e la funzione a dir tenzione di chi transita sulla strada per Grotte mente scolpito, causerebbe immani disgra- poco incerte di svariati di Santo Stefano e abbellisce il panoramico zie: molti asseriscono che toccare l’ombelico manufatti, dall’architet- parcheggio per i camper e l’annessa area del Moai porti fortuna e altri che sia stato dav- tura rupestre spesso pic-nic, che offre uno scorcio mozzafiato sul vero opportuno cambiargli collocazione, ma grezza e primitiva, che profilo turrito di Vitorchiano. quel che è certo è che i vitorchianesi hanno sembra voglia rimandare alle origini dell’uo- essere interpretati come altari. Qui sarebbe Qualcuno, con un po’ di fantasia, ha volu- osato sfidare la superstizione. mo: è chiamata la “Valle dei Predicatori” (o però esclusa la funzione sacrificale poiché to collegare la bizzarra costruzione al vicino dei Megaliti), secondo un toponimo entrato risultano assenti canali di scolo, mentre se Sacro Bosco di Bomarzo, quasi alla ricerca in uso spontaneamente fra gli escursionisti ne potrebbe ipotizzare l’utilizzo sotto forma di una continuità simbolica ed ermetica tra il Corviano, il Bosco del Pietreto negli ultimi anni. Accanto ai reperti ben collo- di punti di osservazione degli astri o del volo Dio di pietra dei Maori e le grottesche figure e la Valle dei Predicatori cabili quanto a epoca di realizzazione, come degli uccelli, entrambe pratiche tipicamente del Parco dei Mostri. Ad ogni modo, anche ad esempio i sepolcri romani, le iscrizioni la- etrusche e mantenute dalla cultura romana. se il significato di questi misteriosi colossi Fra Vitorchiano, Soriano e Bomarzo, la Valle tine, le vie cave o le tombe etrusche – che Avvolti da un silenzio e da una solitudine non è stato mai chiarito del tutto, il Moai di del Vezza con i suoi affluenti segna l’ampio attestano la fruizione soprattutto agricola di irreali, possiamo percorrere un unico e ri- Vitorchiano fu realizzato seguendo un vero e tavolato cimino digradante verso il Tevere, questa zona in età antica – spiccano i cosid- proprio rito, che, secondo i suoi costruttori, come le nervature di una foglia. L’aspetto detti “sassi dei predicatori”, macigni simili alla conferisce alla scultura una valenza sacra. Il arcaico della vallata, pressoché disabitata e Piramide di Bomarzo (v.), benché più minuti, Moai, infatti, come affermò uno degli indigeni e come quest’ultimo vi sono stare realizza- In alto: Valle del Vezza, Primo Sasso del Predicatore impegnati nell’opera, assicura prosperità al te delle scale che portano alla sommità di In basso: Valle del Vezza, Secondo Sasso del luogo che osserva e sorveglia, ma soltanto a Il Moai quelli che anche in codesto caso potrebbero Predicatore 80 81 Situato nella Selva sempre da un monoli- di Malano, il “Primo to di peperino, ha for- Sasso del Predicatore”, ma squadrata con una forse il più suggestivo breve scalinata che dei due, si apre nella conduce alla minusco- macchia, quasi all’im- la “terrazza” in cima a provviso, destando esso, la quale offre un stupore: è costituito da suggestivo panorama un masso di forma va- sull’impressionante e gamente ellittica, inciso compatta massa ver- da una decina di scalini de della valle, in cui per salire alla sua som- si intravedono sì e no mità da dove si gode un paio di casaletti. un panorama incan- Qui si nota una croce tevole: qui, secondo a cui sono state date l’ipotesi più diffusa, si molteplici spiegazioni: effettuavano pratiche l’indizio riconducibile divinatorie. Intorno al all'esistenza di un altare pagano ripreso poi trovati i resti di persone alte in media due sasso giacciono diversi da popolazioni cristiane? Oppure un segno metri, risalenti a tremila anni prima di Cristo. altri reperti, fra cui un’a- di orientamento finalizzato all’osservazio- Quel che è certo è che molti di questi macigni ra cubica di età repub- ne degli astri o all’interpretazione del canto vennero sfruttati nel corso dei secoli anche blicana e la maestosa Tomba D. Coelius, tutti o quasi caratterizzati da struggenti iscrizioni lati- ne che riportano i nomi di liberti che si erano “rifatti una vita” acqui- stando terreni agricoli. Ci rendiamo così conto di essere al centro di lassante sentiero per raggiungerli entrambi, una vasta area sepolcrale, che ci narra di partendo direttamente dalla Chiesa di Santa tante storie lontane di cui l’animo sensibile Maria di Monte Casoli, presso l’omonima ri- può percepire l’eco.
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