L'opera Italiana Del Novecento

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L'opera Italiana Del Novecento PIERO MIOLI L'OPERA ITALIANA DEL NOVECENTO MANZONI MILANO, 2018 PREMESSA Cento anni: così Giuseppe Rovani volle intitolare il suo grande romanzo storico-ciclico, narrando vicende comprese fra il 1750 e il 1849 e fra l’altro largheggiando di curiose situazioni e riflessioni musicali (l’edizione definitiva del libro è del 1868-69); e così dovrebbe pur chiamarsi questo sommario panorama del '900 teatro-musicale italiano, nonostante tutti gli imbarazzi che presiedono a tali quadrature cronologiche e tutti i rischi che esso corre fornendo forse più dati che idee. Cent’anni, un secolo, un lungo segmento temporale tutto sommato finito da poco: ma se la fine di questo fatidico '900 si trova a sfumare nell’inizio del secolo seguente, il '100 del Duemila che è in corso, altrettanto si deve riconoscere oggi e si sarà asserito allora del suo inizio sfumato dalla fine del secolo precedente. Nell’impossibilità, dunque, di fissare un avvio riferibile a un preciso fattore di carattere sociale, civile, culturale, per non dire artistico e musicale, sarà provvedimento modesto e rassegnato ma almeno utile e chiaro quello che accetta di dare l'inizio al semplicissimo 1901 e la fine all'altrettanto schietto 2000, permettendosi il credibile lusso di procedere qualche anno ancora. L’imbarazzo non viene a mancare, s’intende, né s’abbassa il rischio, ma da parte sua, almeno, la matematica non ammette né repliche né sfumature. Prima di pervenire al corpo del discorso diacronico, descrittivo, impostato insomma come una giusta suddivisione in periodi, è però sembrato bene fornire degli schizzi storico-culturali che sappiano inquadrare degnamente, si spera, le fasi storiche del genere, un genere significativo ma assai esigente come il teatro d’opera italiano: dunque il diverso “panorama” sincronico promesso dall’indice comprende gli elementi generali, alcuni fenomeni particolari, i luoghi teatrali nel loro complesso e qualche teatro in vista più di altri, ovviamente e principalmente le prime culle della nuova produzione operistica. Ma ecco l’attesa serie degli autori e delle opere, cioè la parte più tradizionale, sostanziosa, importante della trattazione. Dal vecchio Puccini ai giovani compositori che hanno appena fatto capolino sulle finestre del palcoscenico, la serie vuole essere semplicemente temporale, determinata soprattutto dall’anno di nascita, con tutti gli andirivieni voluti dalla varia maturità e operosità dell’uno e dell’altro. Sono quattro le parti del discorso centrale, molto all’incirca corrispondenti a quarti di secolo, che si presentano tutte come segue: un folto notiziario prima storico e poi cultural-artistico, una cronologia operistica nuda e cruda (nascite e morti, premières e riprese, fatti ed eventi diversi), alcune monografie sui grandi compositori, alcuni schizzi su altri compositori. In un percorso così lungo e prevedibilmente ricco, complesso, accidentato, va da sé che si riproponga il problema insolubile della suddivisione, dell’inizio e della fine delle singole parti e particelle, né le brevi somme di due o tre decenni corrispondenti alle generazioni vanno esenti dalle incertezze delle somme maggiori costrette nei limiti del secolo. Per cominciare a tirare le somme, un'altra parte di carattere generale riguarda quei tanti “personaggi” del mondo dell'opera che sono i mediatori, gli interpreti, gli esecutori, dai direttori ai cantanti, dai registi alle case discografiche eventualmente devote all’opera del '900. Per finire sul serio, una doppia bibliografia: una, che costituisce la settima e ultima parte del libro, è commentata, resa essenziale dallo schiacciante cumulo di informazioni oggi usuale che comporrebbe da sé un volume, e dopo un saggio panoramico si sofferma a lungo su Puccini (per sfumare poi in una discografia quanto mai essenziale, in fortunata linea con tutto quanto sia postverdiano e non pucciniano); e un'altra tradizionale, lunghetta sì ma non ragionata. E ora qualche riserva. Si dice sempre che la materia contemporanea sia la più vissuta e quindi anche la più scottante di tutte, da trattare: è verissimo, e tanto più in un ambito teorico, poetico, artistico come quello della musica classica che però è sempre anche pratico, quotidiano, inevitabilmente spettacolare. Inoltre, mentre la corrente storiografia musicale, più o meno vaga di antichità e barocchismi, si ritiene già meritoria se raggiunge il '900 pieno, storico, viennese, francese, russo e altro senza procedere oltre, un'esposizione più specifica come questa, ridotta di spazio (all’Italia) e di genere (al teatro), un tale lusso non se lo può permettere affatto e deve oltrepassare Stravinskij e Webern (dopo averli geograficamente aggirati) per raggiungere capisaldi chiamati Maderna, Nono, Berio, Manzoni, Bussotti, Sciarrino e Tutino; e siccome Nono è scomparso, prematuramente, nel 1990, nemmeno Nono deve considerarlo fra gli ultimi (nel tempo) e quindi procedere ancora, aggirandosi fra i compositori delle generazioni seguenti, quelle apparse fra gli anni '40 e '70. Sui musicisti del secondo e specie del tardo '900 il materiale informativo è molto, si sa, addirittura troppo e quindi disorientante: abbondano notizie biografiche, con nomi e date, luoghi e iniziative, ma scarseggiano le riflessioni critiche, e gli stessi compositori, chiamati a esprimersi a parole, sono spesso più generosi o fascinosi di parole allusive e generiche che di utili dati tecnico-estetici (per tacere di certi teatri, editori, rassegne concertistiche, festival, associazioni, gruppi che non diffondono capillarmente i loro cataloghi o programmi né corrispondono facilmente alle legittime aspettative di pubblico e critica) Cresciuto sopra una prima e diversa edizione del 2006 non abbastanza divulgata, questo libro, giova ripeterlo e precisarlo, è un testo che racconta la storia di un genere d’arte e (perché no?) d’uso lungo tutto un secolo in un paese piuttosto produttivo: nulla di meno e nulla di più. Come ha confini ideali coatti, così ha obbiettivi limiti di spessore, dicasi pur di pagine, onde cerca, perlustra, tratta, descrive ciò che ha trovato più chiaro e creduto più significativo (certo prendendo qualche cantonata, al positivo e al negativo); inoltre tenta anche dei collegamenti, delle suddivisioni, delle scelte, anche se qui deve arrendersi all’ardua sentenza dei posteri (non sulla qualità, effimera, ma sulla varia quantità del suo operato). Una soddisfazione? quella di aver compreso in un unico volume Puccini e Malipiero, Mascagni e Togni, Guarnieri e Battistelli, l’Adriana Lecouvreur di Cilea e l’Ulisse di Dallapiccola. Tanto, è sempre teatro, sempre musica, sempre Italia, sempre Novecento. P. M. Indice 4. Parisina 5. Lodoletta PREMESSA 6. Il piccolo Marat 7. Nerone PRIMA PARTE. V. La tenacia di Alfano PANORAMA 1. Una vita operosa 2. Risurrezione I. Qual risorta fenice novella 3. L’ombra di don Giovanni e Sakùntala 1. Un’espressione d’Italia 4. Cyrano di Bergerac 2. Mezzi di massa VI. Il Medioevo per Zandonai 3. Una fiammella tra vecchio e nuovo 1. Una vita a sé II. Locations 2. Conchita 1. Quasi mille teatri 3. Francesca da Rimini 2. Tredici enti 4. Giulietta e Romeo 3. E fondazioni 5. I cavalieri di Ekebù 4. Alla Scala VII. Con il capolavoro 5. Molto repertorio e un esempio 1. Cilea e Adriana Lecouvreur 6. Teatri di tradizione 2. Franchetti e Germania III. Premières 3. Mancinelli e Paolo e Francesca 1. Firenze a Maggio 4. Montemezzi e L’amore dei tre re 2. Novità a Bergamo 5. Wolf Ferrari e I quatro rusteghi 3. Il faro della Biennale 4. Evviva Spoleto TERZA PARTE. IV. Due RAI PER UN MODERNISMO 1. Opera radiofonica 2. L’isola del tesoro I. Ventennio (1923-1945) 3. Passato d’oggi 1. Molte ombre e qualche luce 2. La seconda guerra mondiale SECONDA PARTE. 3. Annales II TRA VERO E SIMBOLO II. Le fiabe di Busoni 1. Le utopie di una vita I. Dalla nebbia alla tempesta (1901-1922) 2. Arlecchino 1. Due decenni d’Italia 3. Turandot 2. Giolitti, Croce, le riviste III. L’altro Respighi 3. La prima guerra mondiale 1. Primus inter pares 4. Drammatiche conseguenze 2. Re Enzo 5. Annales 1 3. Semirâma II. Sinfonico Smareglia 4. Belfagor 1. Uno fra i tanti 5. La campana sommersa 2. Dal secolo prima 6. Lauda e mistero 3. Oceana 7. La fiamma 4. Abisso 8. Lucrezia 5. I pittori fiamminghi IV. Pizzetti drammaturgo III. Puccini novellatore 1. Longevità 1. Colleganza e poetica 2. Fedra 2. Un abbozzo di biografia 3. Dèbora e Jaéle 3. Da Madama Butterfly a Turandot 4. Lo straniero 4. Drammaticamente 5. Fra Gherardo 5. Musicalmente 6. Orsèolo e altro IV. Il resto di Mascagni 7. Ifigenia 1. Uomo di teatro 8. La figlia di Iorio e dintorni 2. Le maschere 9. Assassinio nella cattedrale 3. Isabeau 10. Clitennestra V. Le metamorfosi di Malipiero VII. La dilogia di Togni 1. Novantun’anni 1. Camillo e Anton 2. L’Orfeide 2. Blaubart e Barrabas 3. Goldoni e Venezia VIII. Operisti in scena 4. Merlino mastro d’organi 1. Frammenti di Realismo 5. Torneo notturno 2. Fecondità e promiscuità 6. La favola del figlio cambiato 3. Grotteschi 7. Quattro opere serie 4. Commedie? 8. Quattro opere comiche 5. Sempre eroi 9. Teatro e autobiografia 6. Liviabella VI. Il lustro di Casella 7. Mannino 1. Pianista e operista 8. Hazon 2. La donna serpente 9. Testi 3. La favola d’Orfeo e Il deserto tentato VII. Antichi e moderni QUINTA PARTE. 1. Mito e dialetto TEATRI D’IDEA E DI VITA 2. Ancora burle 3. Ancora drammi I. Il paese per moto contrario (1969-2000) 1. Disagi e disordini QUARTA PARTE. 2. Voglia di pace AVANGUARDIA D’ITALIA 3. Giro di boa 4. Annales IV I. Miracolata e contestata (1946-1968) II. Berio come Proteo 1. Nazione e liberazione 1. Omnia musica 2. Vie nuove 2. Passaggio 3. Annales III 3. Opera II. Ghedini o dell’equilibrio 4. La vera storia 1. Non solo operista 5. Un re in ascolto 2. Maria d’Alessandria 6. Outis 3. Re Hassan III.
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    ILDEBRANDO PIZZETTI Nato a Parma nel 1880, Ildebrando Pizzetti fu iniziato dal padre allo studio del pianoforte; studiò poi Composizione al Conservatorio della sua città ed ottenne il Diploma nel 1901, mettendosi ben presto in luce con le musiche di scena per “La nave” di D'Annunzio (nel 1908); nello stesso anno assunse la cattedra di Armonia e Contrappunto al Conservatorio di Firenze, che diresse poi dal 1917 al 1923. Nel 1924 venne nominato direttore del Conservatorio di Milano, che lasciò nel 1936 per assumere la cattedra di perfezionamento in Composizione, lasciata vacante da Ottorino Respighi, all'Accademia di Santa Cecilia di Roma (fra i suoi allievi si ricordano Nino Rota, Mario Castelnuovo – Tedesco, Gianandrea Gavazzeni e molti altri). All'intensa attività creativa, il musicista affiancò fin dalla giovinezza quella di critico, di musicologo e di direttore dei propri lavori teatrali e sinfonici in tournées artistiche non solo in Europa, ma anche nell'America del Nord. Fu poi anche presidente dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia (dal 1949) e negli ultimi anni della sua vita diresse l'Istituto di Studi Verdiani a Parma. Anch’egli fu insignito dei titoli di Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana. Partendo dalla produzione strumentale, specificamente dai suoi due Quartetti per archi, dai due Trii per pianoforte e archi, e dalla Sonata per violino e pianoforte, si nota un gusto per la freschezza melodica che troviamo anche nelle pagine operistiche come Fedra e La figlia di Jorio di Gabriele D'Annunzio, in Fra' Gherardo, Lo straniero, Orseolo, Assassinio nella cattedrale (da Eliot) e Clitennestra, l'ultima sua opera.
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