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74323965.Pdf Per la riuscita del lavoro, ringrazio di cuore i professori Giovanna Motta e Antonello Biagini A loro, che mi guidano con sapienza e impegno, la mia riconoscenza e la mia ammirazione Niente sarebbe stato possibile senza il sostegno costante e prezioso di Alessandro A lui, che accompagna il mio percorso, i miei sentimenti più sinceri Incondizionato l’amore e la fiducia dei miei genitori Tutto lo devo a loro Indispensabili i consigli del professor Giorgos Freris e l’affetto degli amici Senza di loro la mia strada sarebbe stata incompleta Tante sono state le conoscenze che ho fatto attraverso la ricerca Ringrazio tutti per la loro essenziale collaborazione A Panait Istrati e alla sua incredibile personalità Tento di dare qui il mio piccolo contributo Innescando il suo spirito appassionato di libertà. Università degli Studi di Roma “La Sapienza” L’emigrazione intellettuale dall’Europa centro-orientale Il caso di Panait Istrati Dottorato di Ricerca in Storia d’Europa - XXIV Ciclo Coordinatore Prof.ssa Giovanna Motta Tutor Prof.ssa Giovanna Motta Candidata Elena Dumitru Indice Introduzione 4 I. Un quadro storico. La Grande Romania e l’Europa di Versailles 16 I.1. Il consolidamento della Rivoluzione e il “cordon sanitaire” 22 I.2. Versailles e la nascita della Grande Romania 34 I.3. Stalin e il comunismo internazionale 54 I.4. La nuova destra europea tra fascismo e nazionalsocialismo 69 II. Il caso di Panait Istrati 81 II.1. Dalla Romania alla Francia. Gli inizi 83 II.2.L’incontro con Romain Rolland 90 II.3. L’anno 1927 94 III. In Unione Sovietica. Seguendo il corso della storia 97 III.1. L’esperienza comune. Istrati e Kazantzakis in URSS 103 III.2. In Grecia 108 III.3. Ritorno nella patria del proletariato 113 IV. Verso l’altra fiamma, la confessione di Panait Istrati 119 IV.1. Denuncia del sistema sovietico. Il caso Russakov 125 IV.2. Gli ultimi anni di vita. Dalla Francia alla Romania 132 IV.3. L’eredità di Istrati 149 Bibliografia 184 Introduzione Il lavoro che segue si propone di sviluppare uno studio sul ruolo e le dinamiche connesse all’emigrazione intellettuale dall’Europa centro- orientale nel periodo interbellico, concentrandosi in particolare sull’esperienza romena. In tale contesto è opportuno chiarire il punto di vista da cui viene analizzato questo complesso fenomeno che appare nel presente lavoro come quadro caratteristico che intende completare la serie di alcuni esempi celebri (Cioran, Ionescu, Eliade, Brâncuşi, ecc.) - che sono già stati al centro di numerose ricerche - con il percorso meno conosciuto e per così dire più scivoloso di Panait Istrati (1884-1935), in un contesto in cui il concetto dell’emigrazione stessa viene inteso come abbandono del proprio paese per andare a vivere in un altro (sovente avendo come ragione principale motivi politici, economici, lavorativi), rivelando anche l’impatto culturale nel caso dell’emigrazione letteraria dove l’elemento linguistico gioca un ruolo essenziale, poiché lo scrittore cerca e trova rifugio anche nella nuova lingua, come mezzo di espressione, come elemento necessario del bisogno di comunicare il proprio essere che porta sempre con se la matrice culturale. In una formula edonistica diventata celebre - ubi bene, ibi patria - Cicerone semplifica l’idea di appartenenza a un segmento territoriale e culturale predefinito. La chimera di trovare un mondo migliore ispira all’uomo la libertà di scegliere un luogo - e questo è anche il caso di Istrati, sempre alla ricerca di un paese in cui poter vivere secondo principi che si dimostrano “utopici” - ma a volte il terrore e il dispotismo lo costringono a fuggire alla ricerca di un territorio più accogliente, come succede per i tanti intellettuali romeni che riescono a scappare dalla Romania dopo l’instaurazione del regime comunista. Una storia vera e propria del fenomeno non è stata ancora sviluppata - e non rappresenta neanche l’obbiettivo del presente lavoro - ma alcuni elementi ne possono decifrare l’essenza. L’emigrazione intellettuale è stata moderata nel periodo tra le due guerre mondiali. Più tardi, però, nonostante vietata sotto il regime comunista, ha continuato sotto varie forme. Così, la prima ondata negli anni 1940-1950 con rappresentanti come Mircea Eliade, Vintilă Horia, Monica Lovinescu e Virgil Ierunca, negli anni successivi con Ion Ioanid, Dumitru Ţepeneag e Paul Goma, per arrivare a una terza ondata negli anni Ottanta con Herta Müller, Norman Manea, Ion Caraion, Dorin Tudoran, Mircea Iorgulescu (lui stesso grande esperto di Istrati). Il presente lavoro si propone di esaminare la situazione dell’intellettuale romeno nel periodo fra le due guerre mondiali - in particolare il caso di Panait Istrati - seguendo una struttura che, attraverso un’introduzione storica e la successiva analisi degli elementi di carattere politico e culturale, metta in evidenza il contesto generale all’interno del quale ha vissuto e lavorato lo scrittore romeno, come rappresentante di quella vasta comunità di intellettuali originari della Romania che per motivi professionali o politici si trasferiscono in Occidente, soprattutto in Francia e prendono in seguito parte al dibattito culturale europeo negli anni Venti e Trenta e poi nel momento cruciale della divisione del Continente in blocchi contrapposti. 5 La parte centrale della ricerca è infatti dedicata all’approfondimento delle esperienze di Istrati, benché personaggio poco noto, ma sicuramente tra i più interessanti esponenti dell’emigrazione intellettuale romena nella prima metà del XX secolo. Come elemento centrale dell’analisi viene sviluppato un capitolo dedicato alla personalità e al pensiero di Panait Istrati, non molto conosciuto in Italia, che rappresenta un interessante esempio di percorso personale sul piano culturale e politico - sviluppatosi prima che una vera ondata di letterati romeni scelgano di andare all’estero - che lo ha visto inizialmente vicino al comunismo, tanto da figurare tra gli ospiti ufficiali invitati al decennale della Rivoluzione a Mosca. In seguito, le sue posizioni hanno subito un’evoluzione che lo ha portato ad allontanarsi dal movimento socialista internazionale, criticando apertamente lo Stalinismo - analogamente ad altri personaggi coevi, si pensi ad Orwell nella metà degli anni Trenta - per i suoi eccessi e la sua tendenza totalitaria, che rappresentava una minaccia evidente anche per la libera espressione artistica e il mondo della cultura in generale. L’attività di ricerca si è concentrata su una attenta analisi delle ricche fonti bibliografiche presenti in lingua francese, romena, italiana, greca al fine di tracciare, attraverso l’analisi incrociata dei documenti e della produzione letteraria, pubblicistica e storica, un quadro d’insieme capace di delineare non solo gli aspetti essenziali dell’argomento trattato ma anche evidenziare la specificità di tale esperienza di vita, al fine di completare un quadro interpretativo di un fenomeno che si potrebbe quindi definire come emigrazione intellettuale. Un ruolo essenziale nel contesto generale lo gioca la Russia bolscevica, poi Unione Sovietica, essendo la Rivoluzione russa l’evento che ha 6 influenzato la storia mondiale aprendo una nuova fase politica e portando alla ribalta i grandi temi di un’accesa lotta sociale. Lo Stato, nato dalla Rivoluzione, è infatti il primo tentativo di applicazione pratica delle teorie sociali ed economiche di Karl Marx e Friedrich Engels. All’inizio del 1917 la Russia è stremata da anni di combattimenti sui fronti della prima guerra mondiale. Nelle città mancano viveri e combustibile e nelle campagne l’inquietudine aumenta. Nella confusa situazione seguita alla Rivoluzione di febbraio, evento in cui il ruolo della poco sviluppata borghesia russa è ancora decisivo, la Russia si trova quindi nelle condizioni favorevoli per un tentativo “rivoluzionario”, messo poi in atto dai bolscevichi di Lenin. Questi eventi determinano però l’inizio di una lunga guerra civile, che coinvolge ben presto anche le grandi potenze, interessate ad impedire il dilagare della Rivoluzione. La fine della guerra civile permette finalmente alla direzione bolscevica di avviare i suoi grandi progetti di sviluppo. I piani economici sono però condizionati dalle oggettive difficoltà del paese e giustificano i tentativi di Lenin di ristabilire l’equilibrio ricorrendo ad una parziale liberalizzazione dell’economia (NEP). Anche sul piano prettamente politico si registrano importanti cambiamenti. Mentre la direzione del Partito, fino alla morte di Lenin (1927) era a carattere collegiale, sia pure nell’ambito di una struttura fondamentalmente autocratica e basata su meccanismi cooptativi e continue epurazioni, una serie di importanti cambiamenti nel funzionamento del partito comunista si sviluppa solamente sotto Stalin, fino a raggiungere la forma di una “dittatura di un uomo solo” sull’apparato, sul partito e infine sul paese e su tutto il movimento operaio internazionale. Proprio su questo ultimo aspetto si appunta 7 l’attenzione del presente lavoro, che prende in esame l’esperienza di Panait Istrati, inizialmente entusiasta sostenitore della Rivoluzione ma che negli anni successivi finirà per subire in qualche modo anche il fascino di movimenti vicini alla destra romena. L’avvento al potere di Stalin segna infatti il progressivo slittamento della posizione di tanti intellettuali nei confronti del regime bolscevico. Il corso politico dello stalinismo può essere caratterizzato da vari elementi. Anzitutto una feroce repressione del dissenso politico, reale o anche solo potenziale, che si manifesta
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