L'industria Delle Ombre
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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna DIPARTIMENTO DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE MODERNE Dottorato di Ricerca in Letterature e Culture dei Paesi di Lingua Inglese Settore scientifico-disciplinare: L-LIN /10 Ciclo XIX L’INDUSTRIA DELLE OMBRE LA SHORT STORY FANTASTICA NELL’AUSTRALIA DEGLI ANNI ’70 Coordinatore: Chiarissima Professoressa SILVIA ALBERTAZZI Presentata da: Relatore: Dottor Chiarissima Professoressa MATTEO BARALDI RITA MONTICELLI Esame finale: anno 2007 I Introduzione I.1 Il Fantastico come sovversione I primi anni dell’era brezneviana furono caratterizzati, da un punto di vista letterario, da un’imprevista fioritura, ma meglio sarebbe dire rinascita, del genere fantastico. Un genere che, nel rigido orizzonte seguito al periodo di apertura voluto da Krusciov, si rivelava come uno dei dei più adatti e meno graditi a criticare in modo caustico ed efficace l’oppressione esercitata dal nuovo regime. Molti degli scritti apparsi in questo periodo riuscirono a trovare la strada della pubblicazione solo venendo recapitati oltrecortina in modo tanto clandestino quanto pericoloso. È opportuno ricordare che questa inaspettata ripresa precedette anziché seguire l’avvento del Maestro e Margherita , il capolavoro di Michail Bulgakov che venne anch’esso stampato per vie segrete soltanto nel 1966, apparendo prima in Europa occidentale e poi, solo successivamente, in URSS . Tra gli autori più interessanti di questa vera e propria ‘generazione occulta’ si può certamente annoverare il misterioso Abram Terc o Terz, fantomatico autore di romanzi e racconti dalla vena surreale, lirica, misticheggiante la cui ispirazione attingeva al patrimonio meraviglioso e fiabesco russo, utilizzandolo però in modo del tutto sorprendente e innovativo. Tra le sue opere apparse in occidente in quegli anni ricordiamo Compagni, entra la corte (1959); La gelata (1961); Racconti fantastici (1963) e Ljubimov (1964). La sorpresa non fu di piccola entità quando si scoprì che, dietro a questo pseudonimo, si celava uno dei nomi più insigni dell’accademia letteraria sovietica: Andrej Sinjavskij. Nel febbraio del 1966 questi venne processato insieme al traduttore Julij Daniel’, a sua volta identificato nel vero autore dei libri firmati da N. Aržak, e venne condannato a sette anni di lavori forzati e cinque di confino. I crimini di cui furono imputati questi due intellettuali erano di natura esclusivamente letteraria e Sinjavskij avrebbe potuto scampare una pena tanto severa dichiarandosi colpevole, com’era triste consuetudine in questi casi, una consuetudine a cui però egli rifiutò di sottostare. Il critico e narratore scontò integralmente la pena inflittagli, ottenendo poi asilo politico in Francia, dove si trasferì nel 1974. Se per introdurre il nostro lavoro, dedicato alla nascita del genere fantastico in Australia durante gli anni ’70 del Ventesimo secolo, abbiamo fatto ricorso a un episodio che risaliva a dieci anni prima e riguardava un paese assai distante sotto ogni punto di vista da quello preso da noi in analisi, è perché esso può essere considerato come rivelatore della vera 2 Introduzione natura del genere, o per dirla con Rosemary Jackson, del “modo” fantastico. Contrariamente a quanto si sarebbe inclini a pensare, non esiste un genere altrettanto strettamente vincolato a ciò che noi chiamiamo ‘realtà’ del Fantastico stesso. Si potrebbe quasi azzardare che i severi e implacabili censori dell’ URSS brezneviana si siano rivelati raffinati critici letterari, in questo caso, rifiutando l’apparente estraneità di una narrazione irreale e cogliendo invece il suo valore corrosivo ed eversivo. Non si trattava soltanto di individuare nei romanzi e nei racconti di Sinjavskij un discorso metaforico in grado di interpretare e attaccare il sistema sovietico, perché il sistema sovietico si sentiva oltraggiato dalla natura fantastica delle opere di questo autore. 1 “È evidente che il “modo” fantastico fornisce agli scrittori sovietici una via d’uscita dai vincoli e canoni del ‘realismo socialista’, dai dettami della mimesi realistica e dalla necessità di un ‘eroe positivo’ a tutti i costi.” 2 Ciò che emerge nella riflessione critica sul Fantastico è che esso offre una eversione ancor più radicale che non una semplice opposizione estetica. O meglio, che questa opposizione estetica implica anche un atto rivoluzionario e politico. Bachtin sottolinea il legame del Fantastico moderno con la menippea classica, un genere che, della confusione di altri generi, della miscela di stili, della sovrapposizione di elementi reali e impossibili, plausibili e magici, faceva il suo carattere saliente. Questa sovrapposizione di mondi inconciliabili non si limitava, secondo il critico russo, a confondere il lettore o a creare in lui nuove, inaspettate suggestioni, ma accendeva un conflitto tra reale e irreale, tra mondo concreto e mondo sognato: “Scandali ed eccentricità distruggono l’integrità epica e tragica del mondo, essi formano una spaccatura nel corso stabile e normale degli eventi e delle questioni umane e liberano il comportamento dell’uomo da norme e motivazioni predeterminate.” 3 In questa breve ma folgorante intuizione di Bachtin è racchiusa una parte importante della riflessione novecentesca sul Fantastico che troverà poi in Jackson e nel suo volume critico Fantasy: The Literature of Subversion (1981) uno dei suoi più autorevoli interpreti contemporanei. 4 Il Fantastico, quindi, non rappresenta una fonte d’evasione, una semplice letteratura di genere, ma il suo discorso eccentrico crea una vera e propria “spaccatura” nel corso degli eventi. 5 Non solo. Il critico russo sottolinea infatti come questa spaccatura, o “lacerazione”, come direbbe Bataille, oltre che essere la causa di un trauma, è anche la fonte di un proscioglimento. L’azione del Fantastico è quindi tanto violenta 1 Il rapporto tra genere fantastico e interpretazione metaforica o allegorica è alquanto insidioso. A Goethe si attribuisce l’affermazione che la funzione fantastica di un’opera prevalga sempre su quella allegorica. Questa ambigua relazione viene brillantemente ripresa da Rosemary Jackson quando sostiene che, piuttosto che alla figura retorica della metafora, il Fantastico possa essere paragonato a quella della metonimia. Il Fantastico, cioè, non sta per qualcos’altro, ma diventa qualcos’altro nel suo farsi ed è simultaneamente “questo” e “l’altro”. 2 Gabriella I MPOSTI , “Il fantastico nella letteratura russa”, in Lo specchio dei mondi impossibili. Il fantastico nella letteratura e nel cinema , a cura di Cristina Bragaglia, G. Elisa Bussi, Cesare Giacobazzi e Gabriella Imposti, Firenze: Aletheia, 2001, p. 272. 3 Michail B ACHTIN , Dostoevskij , Torino: Einaudi, 1968, tr.it. Giuseppe Garritano, p. 96. 4 Per quanto riguarda il dibattito italiano sul Fantastico si veda in particolare: Silvia A LBERTAZZI , Il punto su: La letteratura fantastica , Roma-Bari: Laterza, 1993 e Romolo R UNCINI , La paura e l’immaginario sociale nella letteratura , 1. Il Gothic Romance, Napoli: Liguori, 1984 e, sempre del medesimo autore, La paura e l’immaginario sociale nella letteratura , 2. Il Roman du Crime, Napoli: Liguori, 2002. 5 Dostoevskij scrive che il Fantastico, anziché come ‘genere d’evasione’ deve essere considerato come l’unico genere accessibile agli autori contemporanei. Cfr. S. LINNÉR , Dostoevskij on Realism , Stockholm, 1967, p. 55. L’INDUSTRIA DELLE OMBRE 3 quanto “liberatoria”. È poi interessante sottolineare come Bachtin individui in due elementi topici la causa del ‘riscatto’ attuato da questo genere letterario. Da un lato la sua facoltà eccentrica, un attributo da intendersi nella sua doppia accezione di ‘originale’, ‘inusitato’ e come elemento privo di centro, perché si rifiuta di riconoscere in sé un centro o epicentro narrativo, e perché si rifiuta di riconoscerlo al di fuori di sé , in qualsivoglia istituzione sociale, religiosa e politica. Dall’altro la sua facoltà di esercitare scandalo e di interessarsi allo scandalo. Uno degli aspetti chiave del Fantastico è costituito dal suo interesse per il corpo e la sessualità, trattata ora in modo più indiretto, ora in modo tanto esplicito da risultare fuorviante, come ad esempio avviene nell’opera di De Sade. L’interesse nei confronti di tematiche legate alla sessualità, e una sessualità considerata ‘deviante’ rispetto alla norma, sarà uno degli elementi caratterizzanti anche gli scritti dei quattro autori da noi presi in esame nel corso della nostra ricerca: Murray Bail, Peter Carey, Frank Moorhouse e Michael Wilding. Un interesse, il loro, che ancora una volta condurrà in due direzioni, come già era avvenuto nella precedente letteratura fantastica. Ovvero verso una letteratura che scrive nel corpo e con il corpo il proprio inquieto rapporto con la realtà, la propria ansia e la propria speranza di metamorfosi. E un interesse che trova nella sua capacità di scandalo uno dei suoi moventi più forti, per la forza eversiva e destabilizzante che è prerogativa di questo tema. Se il critico russo mette a fuoco una serie di aspetti che si riveleranno centrali nell’analisi e nella comprensione del fenomeno della letteratura fantastica all’interno del Novecento, l’altro grande elemento di riflessione portato da Bachtin sul tema dell’elemento fantastico in letteratura è legato al suo aspetto di “carnevalizzazione” del reale. Il Fantastico si porrebbe quindi come un rovesciamento della vita così come la sperimentiamo quotidianamente. La tesi di un ribaltamento copernicano della mimesi come chiave di lettura prioritaria per l’interpretazione del Fantastico