Tracce Di Storia VI

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Tracce Di Storia VI Tracce di storia VI Quaderni guidizzolesi Con il patrocinio VI-2 Amministrazione Comunale Provincia di Mantova Associazione Società Guidizzolo Colline Moreniche del Garda Solferino e San Martino Ringraziamenti L’Editore intende ringraziare quanti hanno agevolato con piena disponibilità il suo compito, fornendo utili indicazioni e suggerimenti, in particolare l’autore dei testi Prof. Massimo Marocchi, il curatore del “quaderno” e autore delle fotografie Andrea Dal Prato, i preziosi collaboratori Graziano Pelizzaro, Francesca Cargnoni, Maria D’Arconte, Anselmino Salandini, Anna Maria Cresci, Antonio Malaguti, Maurizio Bottoli, Luigi Grassi, Silvio Froldi, Vinicio Paganini, Adelio Zampolli, Gianfranco Ruffoni. Le fotografie dei “cimeli” custoditi nei musei, sono state eseguite grazie al permesso della “Società Solferino e San Martino”, Ente Morale costituito con R.D il 20 aprile 1871, deputato a conservare e onorare la memoria dei caduti e gli ideali del Risorgimento italiano. Riproduzione vietata Il “Quaderno” è stato realizzato grazie al contributo: Amministrazione Comunale di Guidizzolo e “Calzificio BBF” di Gambetti. Presentazione VI-3 Sono trascorsi quasi centocinquantanni dalla battaglia di “Solferino e San Martino”, eppure l'evento continua a far parte della nostra quotidianità, della nostra vita. Non è raro imbattersi in qualcosa che ce lo riporti in qualche modo all'attenzione, mentre di solito siamo tanto avvezzi a conviverci, che nemmeno ce ne accorgiamo. Ma qualcosa è sempre rimasto, di irrisolto, di non mai sufficientemente chiarito. Qualcosa di sospeso tra la memoria ed il bisogno di ridisegnare una certa verità storica. Da sempre si è definita quella storica battaglia come battaglia di “Solferino e San Martino”: quelle località infatti assunsero a simbolo perché attorno ad esse si svolsero le fasi decisive, quelle che fecero volgere l'esito a favore dei franco-piemontesi. Ma è altrettanto noto che nei diversi momenti della battaglia tanti altri furono i paesi, le bor- gate, le contrade ove aspro infuriò lo scontro tra gli opposti eserciti, come molte furono le genti che si trovarono, poi, a prestare soccorso ai feriti o a raccogliere i caduti, per dar loro una pietosa sepoltura. Naturale quindi che in qualcuno potesse maturare il desiderio di rivalutare, in chiave storica, quanto avvenuto in questa o quella località. E' ciò che, da tempo, si stava pensando, in particolare per Rebecco. Progetto ardito, ma non singolare. In momenti ed ambienti diversi, l'idea iniziava a prender corpo. Ed è così che nasce questo “quaderno”, con l'obiettivo di contribuire a dare la giusta eviden- za a quanto avvenne a Rebecco e dintorni, con l'apporto di quanti ne hanno in vario modo cullato l'idea, dal Centro Culturale San Lorenzo, alla Biblioteca Comunale, all'Associazione Amici di Rebecco. Rovistando tra documenti e testimonianze dell'epoca, si sopre così che tre furono i “fronti” della battaglia: Solferino, al centro, poi San Martino a nord e Rebecco, sul fronte sud. Si scopre poi che i caduti nel territorio di Guidizzolo furono appena inferiori a quelli raccolti altrove. Tant'è che nelle giornate immediatamente successive il Comune di Guidizzolo si trovò a dis- porre apposito servizio per la raccolta e la sepoltura degli innumerevoli cadaveri. E le lapidi, quante ce ne sono in giro, sparse nella campagna tra Rebecco e le colline? E forse lo stesso Henri Dunant, mentre si portava verso Brescia, non ebbe il primo impatto con quella cruda realtà appena uscito da Guidizzolo? Forse questo non sarà sufficiente per riscrivere, o completare alcune pagine di storia, altri approfondimenti sararebbero necessari. Nemmeno ne varrebbe la pena, ma quantomeno anche se non potremo chiamarla “Battaglia di Solferino, San Martino e Rebecco”, avremo la consapevolezza di aver contribuito a perpetuare la memoria di eventi che hanno reso i nostri paesi protagonisti di quelle pagine della storia italiana. Graziano Pelizzaro Tracce di storia La II guerra d’indipendenza nel Risorgimento Italiano VI-5 Con il Congresso di Vienna (1814-1815) i delle rivolte che però sono stroncate dall’inter- regnanti d’Europa ristabiliscono gli ordinamenti vento austriaco. La sconfitta dei moti del ’31 favo- politici precedenti alla rivoluzione francese e al risce l’opera di Giuseppe Mazzini: il suo pensiero dominio napoleonico. è incentrato sul raggiungimento dell’indipenden- Anche in Italia viene riassestata la situa- za dell’Italia (che deve darsi una forma di governo zione anteriore alle guerre napoleoniche, più repubblicana) da conseguirsi non più mediante forte però si riafferma sulla penisola l’egemonia cospirazioni settarie ma attraverso un’autentica dell’Austria che è compensata della perdita dei lotta di popolo. Accanto a questo orientamento, Paesi Bassi dall’acquisto del Veneto. Questa nel corso degli anni ’40, emergono indirizzi politi- regione viene unita alla Lombardia (già sotto l’ ci più moderati (quelli sostenuti ad esempio da autorità dell’Austria con i trattati di Utrecht e Vincenzo Gioberti, Massimo D’Azeglio e Carlo Rastadt del 1713-1714) nel Regno Lombardo- Cattaneo) che comunque hanno come obiettivo Veneto. l’indipendenza e l’unità nazionale. L’equilibrio che i governanti hanno cerca- Proprio per liberarsi dall’ingerenza degli to di garantire con il Congresso è però particolar- austriaci, nel marzo 1848, il re di Sardegna Carlo mente instabile: i moti del 1820 e del 1821 (orga- Alberto, in un momento in cui diversi moti rivolu- nizzati perlopiú in forme clandestine dai complot- zionari scuotono la Francia, l’Impero asburgico, la ti delle società segrete, fra cui la celebre Confederazione germanica e la stessa penisola Carboneria) coinvolgono quasi tutti i paesi euro- italiana (a Venezia è stata proclamata la repubbli- pei dove si verificano, a danno del potere costitui- ca, a Milano, dopo “cinque giornate” di insurrezio- to, insurrezioni, energiche ma non risolutive, che ne, si è costituito un governo provvisorio) dichia- hanno in comune la richiesta di libertà politiche ra guerra all’Austria, ottenendo il sostegno del re e di democrazia. Le stesse istanze motivano le delle due Sicilie, del granduca di Toscana e del sommosse degli anni ’30: in questo periodo l’ papa, che di lì a poco però, consapevoli del reale iniziativa rivoluzionaria è incoraggiata, a livello obiettivo di Carlo Alberto, cioè l’annessione del europeo, dall’insurrezione popolare che, a Parigi, Lombardo-Veneto, ritirano il loro appoggio. nel luglio 1830, costringe il re alla fuga e porta Anche per la scarsa risolutezza delle ope- all’affermazione di una monarchia orientata ad un razioni militari Carlo Alberto è sconfitto a Custoza moderato liberalismo. (luglio 1848): fallisce così la guerra piemontese Anche in Italia settentrionale scoppiano che si è trasformata nel primo tentativo di indi- Moneta da 5 lire in argento del “Governo provvisorio di Moneta da 5 lire in argento del “Regno di Sardegna e Lombardia”, in corso legale all’epoca della Battaglia Piemonte”, in corso legale all’epoca della Battaglia Tracce di storia VI-6 pendenza nazionale. L’offensiva alleata investe gli austriaci il Il Piemonte è di nuovo protagonista della 20 maggio a Montebello e il 30 maggio questi guerra contro l’Austria una decina d’anni dopo: subiscono un’altra sconfitta a Palestro. Gli eserci- Cavour riesce ad ottenere l’appoggio di ti franco-piemontesi battono poi ancora quello Napoleone III che stringe con il presidente del austriaco a Magenta (4 giugno) e lo costringono Consiglio piemontese un accordo (Patti di ad abbandonare Milano. Intanto vengono liberate Plombières). L’alleanza militare franco-piemonte- le zone prealpine da Varese a Brescia grazie all’a- se (1858) è la premessa che porterà alla II guerra zione dei Cacciatori delle Alpi, un corpo volonta- d’indipendenza e alla cacciata degli austriaci rio guidato da Garibaldi. dalla Lombardia. Scossi dagli insuccessi delle ultime bat- taglie gli austriaci si ritirano progressivamente La Battaglia di Solferino e S. Martino: dalla Lombardia con l’intenzione di concentrare il culmine delle azioni belliche la resistenza attorno alle fortezze del Quadrilatero (Mantova, Peschiera, Verona, Legnago) . I precedenti L’alleanza franco-piemontese ha un La battaglia del 24 giugno carattere difensivo e quindi è necessario che sia l’Austria ad attaccare. Dal momento dell’accordo Poiché gli austriaci si sono ritirati al di là quindi Cavour comincia a preparare la guerra e a del Mincio le truppe franco-piemontesi (un eser- punzecchiare l’Austria con la formazione di corpi cito di 150.000 uomini, come riferisce Henri armati di volontari, le continue manovre di trup- Dunant), per costringere di nuovo a battaglia gli pe lungo il Ticino, l’intensificarsi delle scherma- avversari (circa 170.000), non possono fare altro glie diplomatiche. che attraversare il Chiese e seguire il nemico oltre Il confronto militare fra gli austriaci e gli il Mincio. alleati franco-piemontesi prende avvio il 29 aprile A seguito di un ripensamento tattico 1859 quando il comandante delle truppe austria- però gli austriaci, durante la giornata del 23 giu- che Giulay, convinto di poter battere i piemontesi gno, ripassano il Mincio e occupano la linea che prima dell’arrivo dei francesi, invade il Piemonte va da San Martino per Pozzolengo, Solferino, superando il Ticino. Nel frattempo un contingen- Cavriana, Guidizzolo, Medole fino a Castel te di truppe francesi riesce, a metà maggio, a col- Goffredo. Gli alleati si dispongono invece sulla legarsi all’armata piemontese. linea di Mezzane, Carpenedolo,
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