Studio Ecologico Finalizzato Al Piano Territoriale Di Coordinamento Provinciale

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Studio Ecologico Finalizzato Al Piano Territoriale Di Coordinamento Provinciale STUDIO ECOLOGICO FINALIZZATO AL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE 1. - INTRODUZIONE Uno studio sulle problematiche ecologiche (con attenzione a quelle economiche) su scala provinciale è inevitabilmente un impegno di notevole complessità. L’asserto è giustificato a maggior ragione se ci si riferisce al territorio della provincia di Imperia, che presenta, tra il livello del mare e i 2.200 metri di quota della vetta più elevata (il Monte Saccarello): • un campionario di tutte le comunità vegetali (“fitocenòsi”) esistenti in Liguria (ad eccezione di stagni e paludi) ed alcune comunità esclusive, assenti in tutto il resto della Regione (le abetaie ad abete bianco, i lariceti, gli arbusteti subalpini, le praterie di creste ventose del Piano alpino a Elyna myosuroides); • significativi rapporti di contiguità con realtà naturalistiche di pregio (a livello interregionale - Regione Piemonte, Provincia di Cuneo - ed internazionale - Département des Alpes Maritimes), configurandosi, l’Imperiese, come area di tensione tra differenti settori (mediterraneo, medioeuropeo ed alpino); • boschi a varia composizione floristica, afflitti da problemi ecologici gravi e differenziati; • la maggiore incidenza di incendi colposi (in rapporto all’aridità che regna per buona parte dell’anno) ed una notevole frequenza di quelli dolosi; • la devastazione delle pinete a pinastro per l’aggressione del più virulento parassita giunto in Italia negli ultimi sessant’anni; • la massima incidenza della morìa del bosco per danni di nuovo tipo rispetto a tutto il resto del territorio regionale; • i massimi dislivelli altitudinali e le maggiori differenze climatiche, in rapporto alle altre province liguri; • la contiguità di rilievi aventi un’energia geomorfologica accentuata e di pendii più morbidi ma in cui si evidenziano accumuli detritici di paleofrana che rappresentano punti deboli nell’architettura dei versanti; • gli inverni più miti ma al tempo stesso le buone stagioni più calde e più siccitose riscontrabili in Liguria (con pesanti ripercussioni sull’agricoltura come sulla vitalità dei boschi); • una discreta naturalità dei siti nei distretti interni cui si contrappone un eccezionale livello di artificialità della fascia costiera; • una densità abitativa notevole lungo la costa già nella cattiva stagione (anche per lo sviluppo del turismo stagionale della terza età, di provenienza padana), densità che diviene accentuatissima nel corso della buona stagione (grazie al turismo balneare), cui si contrappone una presenza umana minima in un entroterra in cui lo spopolamento e l’esodo verso la fascia costiera costituiscono fenomeni in via di aggravamento progressivo; • problemi di comunicazione viaria complessi e quasi irresolubili lungo la fascia costiera (per l’antropizzazione del territorio e la mancanza di spazi liberi) e nell’entroterra (per l’impervietà di molti siti e l’onerosità economica delle soluzioni possibili, pur in presenza di spazi idonei, teoricamente disponibili). Nel presente documento si intende fornire un quadro sintetico preliminare delle realtà territoriali, dei problemi ecologici esistenti, dei suggerimenti operativi per risolverli, delle priorità d’intervento, delle scelte che si intendono attuare per armonizzare l’oculata gestione delle risorse ambientali con l’esigenza di non deprimere ed anzi sviluppare l’economia delle comunità locali, specie in un entroterra da molti definito “tradizionalmente” depresso. In pratica nel territorio imperiese esistono: • realtà ambientali destinate ad autogestirsi senza che l’uomo debba intervenire per conservarne un apprezzabile livello qualitativo (ad esempio: i precipiti versanti dei monti Toraggio e Pietravecchia, fatti salvi gli uliveti di Buggio); • realtà che richiedono interventi mirati volti ad ottenere un miglioramento del livello di qualità ambientale (ad esempio: pinete mediterranee, rimboschimenti montani); • realtà che devono essere sfruttate economicamente rispettando l’ottica complessiva di ottenere un incremento del livello di qualità ambientale (ad esempio: molti boschi utilizzati dall’uomo); • realtà nelle quali lo sfruttamento economico deve continuare ad essere prioritario (ad esempio: le aree agricole in cui la prosecuzione delle attività non si riveli disagevole od antieconomica, i pascoli a quote elevate, salvo che sui versanti meridionali della bastionata Saccarello - Fronté); • realtà nelle quali non è stata individuata la reale vocazione dei siti, la quale, invece, va privilegiata (ad esempio: aree cespugliate, con rada vegetazione erbacea, a bassa quota, utilizzate da un pascolo non regolamentato); • realtà sfruttate in passato, oggi non rimunerative, che possono dimostrare nuove potenzialità economiche (ad esempio: aree agricole in ambiti marginali idonee ad ospitare attività vivaistiche specializzate con finalità applicative nel campo del miglioramento ambientale, nella produzione di fronde decorative, nella coltivazione di piante produttrici di frutti di bosco); • realtà sfruttate in passato a fini agronomici, quindi abbandonate, almeno nelle porzioni periferiche (in cui la prosecuzione delle attività si sia rivelata troppo disagevole), ma la cui vocazione, pur in presenza di un ritorno della vegetazione legnosa spontanea, permanga quella colturale, e che potrebbero essere ricuperate (ad esempio: molte zone alla periferia di insediamenti agricoli un tempo più ampi e che subirono una contrazione delle superfici coltivate, in stato di semi abbandono, oggi ricuperabili, a patto che vi sia una specifica disponibilità di nuova forza lavoro locale); 23 Quadro Fondativo del P.T.C. della Provincia di Imperia - TEMA: ECOLOGIA • realtà da lungo tempo neglette dalle pratiche agricole ma in cui possa configurarsi, con un buon rendimento, l’impianto di essenze legnose a rapido accrescimento (ad esempio: immediato entroterra di Cervo Ligure, al di sopra della fascia degli uliveti, in aree ancora poco acclivi ma abbandonate, già servite da una viabilità di tipo interpoderale, in cui il ritorno della vegetazione spontanea è tuttora in uno stadio precoce di ricupero, purché vi sia attuabile un presidio ecologico efficace contro gli incendiari dolosi); • realtà che non hanno mai ospitato un turismo “di élite”, culturale (storico - artistico - naturalistico), ma che presentano un’elevata vocazione al riguardo (i luoghi dell’Imperiese che possiedono notevoli potenzialità sono numerosi, più di quanto non si pensi, in particolare in riferimento al mondo della scuola). Ovviamente, in alcuni di questi casi è necessario modificare in senso di più ampia visuale il Piano territoriale di coordinamento paesistico, per quanto attiene all’Assetto vegetazionale: d’altronde, ragionando in linea generale, la strategia di un Piano paesistico, proprio per le finalità e la connotazione di un tale tipo di studio, è specificamente settoriale, mentre la fisionomia di un Piano territoriale di coordinamento deve essere di tipo globale e tener conto, in maggior misura rispetto ad un Piano paesistico, di interrelazioni tra realtà estetico - paesaggistiche, ambientali ed economiche, mediando, ove possibile, e privilegiando la vocazione naturalistica dei luoghi o le esigenze economiche dell’uomo, a seconda dei casi. Ovviamente si tratta di acquisire gli elementi necessari di giudizio e poi, valutate tutte le variabili in gioco, di operare scelte con competenza, equilibrio, sensibilità, lungimiranza. Ove il P.T.C.P. venisse modificato e certe disposizioni in esso contenute fossero superate e sostituite da nuove norme (in particolare per quanto attiene alle aree agricole abbandonate in tempi recenti), tali novità non dovranno apparire come stravolgimenti o modifiche peggiorative del P.T.C.P., bensì come interpretazioni che, partendo da specifiche realtà a precisa collocazione geografica, si configurano invece come attuazione di un livello “puntuale” del P.T.C.P. (livello che, con riferimento all’Assetto vegetazionale, non ha finora visto la luce, né, presumibilmente, mai la vedrà). 24 Quadro Fondativo del P.T.C. della Provincia di Imperia - TEMA: ECOLOGIA 2. - PREMESSA (Dal Piano territoriale di coordinamento paesistico regionale - P.T.C.P. al Piano territoriale di coordinamento provinciale - P.T.C. prov.le.) 2.1. - IL P.T.C.P.: RIPARTIZIONE IN LIVELLO “TERRITORIALE”, “LOCALE”, “PUNTUALE”: ESAME CRITICO Il Piano territoriale di coordinamento paesistico (P.T.C.P.) della Regione Liguria nacque (in tempi decisamente brevi), sotto la spinta di una specifica normativa statale, la Legge 431 /1985, concepita in modo da esercitare sulle Amministrazioni regionali pressioni determinate dall’esigenza di eliminare vincoli, in alcuni casi alquanto restrittivi, di tipo temporaneo. Prima di tale normativa, la materia era regolata dalla Legge statale n. 1.497 /1939, concepita secondo princìpi all’avanguardia (per i tempi) ma basata su una concezione prevalentemente estetizzante del paesaggio. Inoltre i Piani paesistici erano “pensati” come strumenti simili ai Piani particolareggiati infracomunali: non possedevano quindi una scala che permettesse loro di tutelare ampie porzioni di territorio nazionale. La Legge 431 /1985 innalzò tali Strumenti ad un livello nettamente superiore, in pratica ad una scala regionale; impose però tempi strettissimi determinando, di fatto, un’impossibilità di condurre un adeguato corredo di sperimentazioni e di approfondimenti metodologici preliminari. In Liguria il Piano paesistico venne concepito non come Piano settoriale, bensì come Piano generale: la Legge regionale 39 /1984, consentì
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