The Future Sound of Classical
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THE FUTURE SOUND OF CLASSICAL RAI NUOVAMUSICA 2017 AUDITORIUM RAI “ARTURO TOSCANINI” DI TORINO Seguici su Indice Presentazione . Pag. 4 Calendario concerti . » 6 1° concerto . » 7 Note al 1° concerto . » 8 2° concerto . » 14 Note al 2° concerto . » 15 3° concerto . » 21 Note al 3° concerto . » 22 Biografie . » 27 Riconoscimenti e discografia . » 36 Biglietteria e informazioni . » 39 Rai NuovaMusica 2017 Tradizione, innovazione e contaminazione nei concerti di Rai NuovaMusica di ERNESTO SCHIAVI* Ingo Metzmacher, Gergely Madaras e Francesco Lanzillotta faranno musica con la nostra orchestra in questa nuova edi- zione di Rai NuovaMusica, che come nella sua tradizione si propone di mettere a confronto per il nostro ascolto e la nostra riflessione diverse generazioni, correnti di pensiero musicale, ricerche e sperimentazioni di questo e del precedente secolo. Nuova musica in tempi diversi nel primo concerto, dove un solido filo musicale lega Magnus Lindberg, Gérard Grisey ed Edgard Varèse: Lindberg, che con estrema originalità sintetiz- za influenze dello spettralismo di Grisey (di cui è anche allievo a Parigi) a molteplici contaminazioni persino di musica india- na e punk-rock; Grisey, che sublima il materiale sonoro in un continuo mutamento nelle sue luci e ombre; e Varèse che in Amériques percorre territori allora inesplorati, imponendosi come il rappresentante più avanzato della nuova musica del suo tempo. Tradizione, innovazione e contaminazione caratterizzano an- che i contenuti musicali del secondo concerto, dalla partitura di Peter Eötvös, compositore tra i più importanti del panorama musicale contemporaneo, alla personalissima indipendenza poetica pregna di misticismo di Sofija Gubajdulina, per arri- vare alla particolare personalità di Mason, presente con Isola- rion, composizione premiata a Lucerna nel 2013 e importante esempio dei suoi rituali di risonanza naturale. Il brano di Dai Fujikura poi, è stato scritto per l’orchestra che riunisce i giova- ni musicisti del metodo didattico El Sistema che José Antonio Abreu ha fondato in Venezuela nel 1975 e che ha già prodotto numerosi talenti musicali di prima grandezza. Il titolo Tocar y Luchar (suonare e lottare) si riferisce alle difficili condizioni in cui vivono i giovanissimi strumentisti per cui lo studio della musica rappresenta la sola possibilità di fuga da una realtà di- sagiata e spesso violenta. Nel terzo concerto conosceremo le nuove particolari risorse di estensione e timbro del violino elettrico nel Concerto di Brett Dean, concepito in origine per viola (Dean è un eccellente violista) e da lui trascritto per violino. Ma a ritroso nel tempo ascolteremo anche importante nuova musica del secolo scor- 4 so: Introduzione, Passacaglia e Finale di Giovanni Salviucci, che è stato uno dei massimi giovani esponenti della realta musica- le italiana del primo Novecento. Accanto a lui, Niccolò Casti- glioni, con il suo personale linguaggio libero da dogmatismi, ci mostra in Inverno In-Ver tutta la sua originalissima poetica musicale, che lui stesso sintetizza nel titolo dell’ultimo movi- mento della composizione: Il rumore non fa bene, il bene non fa rumore. *Direttore artistico OSN Rai «La partitura è ricca di indicazioni che aiutano a trovare la giusta interpretazione del rapporto tra il solista e gli altri strumenti, per- sonaggi che danno vita a un autentico dramma teatrale dove il fagotto è l’eroico ribelle che viene infine sconfitto dalla “massa” minacciosa degli archi». (Elvio Di Martino sul Concerto per fagotto e archi bassi di Sofija Gubajdulina) «L’uso del violino elettrico a cinque o sei corde permette di otte- nere risultati timbrici e di estensione certamente superiori a quelli del violino tradizionale, e altri compositori, come ad esempio Ivan Fedele, hanno scritto per questo particolare strumento. IlConcerto di Brett Dean è un lavoro entusiasmante, ricchissimo di idee mu- sicali e con una sapiente strumentazione che deriva dall’essere Dean un violista di prim’ordine, un Hindemith dei nostri giorni». (Francesco D’Orazio sul Concerto per violino elettrico e orchestra di Brett Dean) 5 RAI NuovaMusica 2017 1° CONCERTO Dai Fujikura Venerdì 3 febbraio 2017 Tocar y Luchar (2010/12) ore 20.30 (prima esecuzione italiana) Direttore Ingo Metzmacher Christian Mason (1984) Violino Frank Peter Zimmermann Isolarion: Rituals of Resonance (2012/13) Magnus Lindberg (prima esecuzione italiana) Concerto n. 2 per violino e orchestra (2015) (prima esecuzione italiana) _______________ 3° CONCERTO Venerdì 17 febbraio 2017 Gérard Grisey ore 20.30 Modulations, per 33 strumentisti (1976) Direttore (da Espaces acoustiques, IV) Francesco Lanzillotta Violino elettrico Edgard Varèse Francesco D’Orazio Amériques (versione ridotta del 1927/29) Brett Dean Concerto per violino elettrico e orchestra (2015/16) 2° CONCERTO (prima esecuzione Venerdì 10 febbraio 2017 assoluta) ore 20.30 _________________ Direttore Gergely Madaras Niccolò Castiglioni Fagotto Elvio Di Martino Inverno In-Ver, 11 poesie musicali per piccola Peter Eötvös orchestra (1973/78) The Gliding of the Eagle in the Skies (2011/16) Giovanni Salviucci Introduzione, Sofija Gubajdulina Passacaglia e Finale (1934) Concerto per fagotto e archi bassi (1975) __________________ 6 Rai NuovaMusica 2017 VENERDÌ 3 FEBBRAIO 2017 1° ore 20.30 Direttore Ingo Metzmacher Violino Frank Peter Zimmermann __________ Magnus Lindberg (1958) Concerto n. 2 per violino e orchestra (2015) I movimento II movimento Cadenza III movimento (prima esecuzione italiana) [Boosey/Ricordi – 25’ ca.] _______________ Gérard Grisey (1946-1998) Modulation, per 33 strumentisti (1976) (da Espaces acoustiques, IV) [Ricordi – 17’ ca.] Il concerto Edgard Varèse (1883-1965) è trasmesso Amériques in collegamento diretto (versione ridotta del 1927/29) su Radio 3, per il programma “Radio 3 Suite”. [Ricordi – 24’ ca.] 7 Note al 1° concerto In un lavoro del 1974/76, Coro, Luciano Berio mette in luce la stretta analogia tra la coralità delle voci umane e quella degli strumenti di un’orchestra attraverso un elementare espedien- te, disponendo cioè sul palcoscenico ciascun artista del coro accanto a un professore dell’orchestra. In questo modo balza all’occhio come l’orchestra in fondo non sia altro che un coro di voci strumentali, replicando la struttura sonora dal basso verso l’alto dei gruppi vocali e la sovrapposizione verticale dei registri. La musica moderna tuttavia ha elaborato in forma più estesa il concetto di polifonia implicito nella scrittura per orchestra, che non rappresenta soltanto il luogo d’incontro di voci e timbri differenti, ma anche il contenitore di una plura- lità di tecniche e processi compositivi di natura eterogenea. L’orchestra del Novecento, a partire dalle prime esperienze di ribellione contro la musica del secolo precedente, ha in- globato infatti nuove forme espressive, con l’idea di conferire al linguaggio artistico una rappresentazione più profonda e veritiera della realtà umana. Ecco per esempio come Arnold Schönberg immagina di scrivere una sinfonia sfruttando lo sti- le della musica da camera oppure come Stravinskij mescola le eterofonie della musica popolare russa e la scrittura polifonica tradizionale. Un processo analogo avviene anche nello spazio sonoro dell’orchestra, che si dilata nel tempo non solo nell’e- stensione dei suoi confini, ma anche nella struttura stessa del- la materia acustica. Il programma del concerto offre un rapido panorama del percorso compiuto dall’orchestra in un secolo di musica. Il Concerto n. 2 per violino è stato scritto daMagnus Lindberg nel 2015 per Franck Peter Zimmermann, che lo ha eseguito nel giro di poco più di un anno con una nutrita serie di grandi orchestre, a cominciare dalla London Philharmonic Orchestra diretta da Jaap van Zweden. La forma del concerto per violino è una delle più antiche e cariche di storia, cosa che in genere mette a disagio un compositore d’oggi, costretto a confron- tarsi con un genere nel quale sembra molto difficile inventare qualcosa di nuovo. La maggior parte dei musicisti del nostro tempo autori di un concerto per violino, e sono numerosi, si è limitata a scrivere un unico lavoro, riversando in esso una sorta di compendio universale del proprio rapporto con lo strumen- to principe, assieme al pianoforte, della musica occidentale. Lindberg invece ha deciso di affrontare di nuovo, a distanza di dieci anni, il tema del rapporto tra violino e orchestra, svi- 8 luppando l’idea di virtuosimo in una forma nuova. Non è una novità per il compositore finlandese, che aveva già replicato in passato sia il concerto per pianoforte, sia il concerto per vio- loncello. Questa disposizione per il virtuosismo nasce forse dall’esperienza personale di Lindberg, che in passato è stato un pianista di valore, ma più in generale segna una svolta nella musica d’avanguardia alla fine degli anni Ottanta. La maggior parte dei lavori concertanti precedenti infatti tendeva a mette- re in crisi la figura del solista, la sua natura virtuosistica, elabo- rando tecniche di scrittura estranee o in contrasto con la storia dello strumento, riflettendo forse lo spirito dei tempi e il con- troverso rapporto tra individuo e collettività. I Concerti di Lin- dberg, in particolare il primo scritto per il violino, vanno inve- ce nella direzione opposta, recuperando in forma moderna la tradizione virtuosistica. Rispetto al neoclassicismo del Primo Concerto, il Secondo mette in luce un rapporto più complesso con l’orchestra, di ampie dimensioni e di maggior spessore sonoro rispetto al precedente. Per capire come si