Pelé & Garrincha Garrincha
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in collaborazione con con il sostegno di presenta PELÉ &&& GARRINCHA FOTO E VIDEO Palazzo Pamphilj | Galleria Candido Portinari e Biblioteca Tullio Ascarelli Piazza Navona 10 – Roma Mostra dal 27 giugno al 27 luglio 2018, dal lunedì al venerdì, dalle 10:00 alle 17:00. Ingresso libero Info: [email protected] In questo 2018 seguiremo, per un mese, i Mondiali di calcio che si svolgono in Russia. Per l’Ambasciata del Brasile a Roma è un piacere ricordare, in questa mostra, i momenti cruciali delle carriere di due fenomeni del calcio, che tanto hanno contribuito a conquistare simpatia e ammirazione per il calcio brasiliano: Pelé e Garrincha. Insieme, Pelé e Garrincha non hanno mai perso: sono stati imbattibili nelle 40 partite che hanno disputato insieme, registrando 35 vittorie. Hanno conquistato, giovanissimi, la Coppa del Mondo nel 1958 e nel 1962. Pelé, considerato da molti il più grande calciatore della storia, ha segnato 1.282 gol, la maggior parte dei quali per la sua squadra, il Santos. Garrincha, l’“angelo dalle gambe storte”, il più grande dribblatore della storia, si è distinto per il Botafogo. Il Brasile ha conquistato la Coppa del Mondo nel 1958, 1962, 1970, 1994 e 2002, ed è l’unico paese al mondo ad avere cinque titoli mondiali. Molti altri giocatori hanno contrassegnato la storia del calcio e sono, ancora oggi, ricordati a livello mondiale; tra loro citiamo Leônidas da Silva, Nilton Santos, Rivelino, Tostão, Zico, Falcão, Sócrates, Romário, Ronaldo. Tuttavia, pochi, oltre a Pelé e Garrincha, hanno elevato questo bello sport a un’arte. In Brasile si respira calcio. Sin dai primi Mondiali, nel 1930, brasiliani di ogni regione del paese si riuniscono, ogni quattro anni, davanti alla radio e alla televisione per tifare per la nostra nazionale. La nazionale brasiliana è stata l’unica presente in tutte le edizioni dei Mondiali. Non sono pochi coloro che considerano i migliori momenti del calcio come momenti magici che si avvicinano a una vera e propria arte. È in questo spirito che abbiamo riunito, nella Galleria Portinari, alcune fotografie che ritraggono momenti indimenticabili di questo sport, tanto amato da brasiliani e italiani. Antonio de Aguiar Patriota Ambasciatore del Brasile a Roma Due geni a confronto: Pelé e Garrincha Antonio Lombardo * Pelé era puro calcolo e arguzia; la sua continua ricerca dell'eccellenza calcistica, ad un passo dalla perfezione divina, lo avrebbe consegnato alla storia del calcio come il primo dei grandi atleti: O Rei , la Pérola Negra . Mané Garrincha era puro estro e fantasia; lui, che soffriva di problemi fisici, era la dimostrazione che il vero limite dell'uomo è la semplice normalità. I suoi problemi fisici non l'avrebbero mai reso un atleta esemplare, ma del resto è impossibile analizzare un giocatore le cui caratteristiche sono condannate dalla normale logica della vita. Incompreso dalla sua stessa diversità, con i suoi dribbling ha reso il gioco del calcio il più allegro e divertente del mondo. Nel 1958 i medici sconsigliarono la convocazione di entrambi, però il CT Vicente Feola (figlio di immigrati italiani) fu irremovibile e fecero le valigie per la Svezia. Saltarono le prime due partite ma contro la potente URSS il diktat era vincere e il 15 giugno a Göteborg arrivò il loro momento. I primi tre minuti di quella partita sono ricordati come “i tre minuti che cambiarono la storia del calcio”. La vittoria finale lanciò Pelé nell'Olimpo dei grandi campioni; lui stesso affermò anni dopo: “Se non fosse stato per Mané Garrincha, il Brasile non avrebbe mai vinto la prima coppa del mondo”. Nel campionato mondiale del 1962 in Cile, Pelé s’infortunò nella seconda partita contro la Cecoslovacchia e Garrincha caricò su di sé l'intera nazione, dimostrando di non essere mai stato un gregario. Oltre alla coppa del mondo vinse anche il titolo di pallone d'oro del mondiale e capocannoniere. Insieme non persero mai una partita, registrando 35 vittorie e 5 pareggi. La loro strada si divise nel 1966 in Inghilterra, dopo aver vinto la loro ultima partita contro la Bulgaria, in cui segnarono entrambi. In perfetta sincronia divergente, di fronte agli ungheresi giocò solo Garrincha e contro il Portogallo di Eusebio giocò solo Pelé, in entrambe le gare persero 3 a 1. Garrincha iniziò una triste e irreversibile parabola discendente; Pelé consacrò il proprio mito con la terza e ultima coppa Rimet, vinta contro l'Italia in Messico nel 1970 da protagonista assoluto. Pelé ha saputo convivere con la propria fama, gestendola in ogni momento; Garrincha non seppe farlo, schiacciato dal proprio successo. Coloro che hanno vissuto quei giorni di gloria ancora oggi si tolgono il cappello al nome di Pelé, omaggiando il prodigioso fuoriclasse; ma se pronunci il nome di Garrincha, qualche anziano signore si mette a piangere per la triste e straordinaria storia che questo campione ci ha lasciato. Pelé ha segnato la storia, Garrincha ha solcato i cuori. * Collaboratore della mostra e autore de Il passerotto di Magé (2015), romanzo ispirato alla vita di Garrincha .