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28 orizzonti martedì 24 settembre 2002 Fondazione Bruno Zevi La memoria lavora per il futuro Nasce a Roma l’istituzione dedicata allo storico e architetto

Renato Pallavicini e da una pratica culturale che faceva dell’ar- chitettura moderna, anticlassica e antiaccade- libertà anticlassica mica lo spazio dell’incontro e dell’integrazio- na Fondazione nel nome di Bruno ne tra i valori democratici e le concezioni Quella di Zevi, come ricordiamo qui accan- Zevi, una Fondazione in sua memo- architettoniche. Così, la Fondazione che por- to, è stata una battaglia culturale e politica, Uria. Ma non sarà un’istituzione pol- terà il suo nome e che verrà inaugurata a per l’affermazione di un’idea in cui la cultu- verosa e commemorativa, nata per celebrare Roma, domenica 29 settembre (preceduta la ra (e l’architettura che ne è una sua compo- nostalgicamente il passato. «Sarà una struttu- sera prima da un concerto, organizzato dalla nente) non può fare a meno della libertà: ra - precisa Adachiara Zevi, architetto e stori- stessa Fondazione e dall’Auditorium-Parco libertà dall’accademia, dagli schemi, dalle co dell’arte, che della Fondazione è la presi- della Musica), nasce proprio per propagan- regole. A quelle regole, paradossalmente, dente - che praticherà un concetto di memo- dare e far circolare questa idea di architettu- Bruno Zevi ne contrappose altre, quelle ria come attualità e guarderà molto al futu- ra. del suo «codice anticlassico» fondato su ro». «Era doveroso farla questa Fondazione - ci sette invarianti: 1)l’analisi della funzione e Come sarebbe piaciuto a Bruno Zevi, archi- spiega Adachiara Zevi nella villetta di Via dei contenuti edilizi, 2) il principio della tetto e storico dell’arte, ma soprattutto gran- Nomentana a Roma (già studio dell’architet- dissonanza, 3) la visione antiprospettica de animatore della cultura architettonica ita- to e sede della rivista L’architettura) che sarà spazio-temporale, 4) la disgregazione del- liana ed internazionale, scomparso all’inizio anche la sede della Fondazione - per un’insie- la tradizionale scatola edilizia, 5) la riunifi- del 2001. Zevi apostolo dell’architettura orga- me di ragioni che vanno oltre l’omaggio a cazione dell’ingegneria strutturale con l’ar- nica e delle idee di Franklyn Lloyd Wright; mio padre. C’era, innanzitutto da tutelare e chitettura, 6) la temporalizzazione dello Rita Levi Montalcini, Daniel Libeskind, Ren- zione professionali nei settori dell’architettu- Fu proprio in quell’occasione che Zevi riven- Zevi in prima linea nella battaglia per riorga- riorganizzare l’immenso patrimonio costitui- spazio, 7) la reintegrazione edificio-territo- zo Piano e Dennis Sharp. Un insieme di ra, dell’arte e della cultura; istituirà borse di dicò con orgoglio la vittoria, anche persona- nizzare e svecchiare l’architettura italiana to dalla biblioteca e dall’archivio che hanno rio. Alla luce di questo codice e delle sue grandi personalità della cultura e non solo studio e contratti di ricerca per studenti e le, di un’idea di architettura, vittoria suffraga- uscita dal Fascismo e dalla guerra; Zevi bril- ottenuto dal ministero dei Beni Culturali il successive elaborazioni Bruno Zevi riorga- architetti come si vede, conseguentemente giovani laureati. E, tra l’altro, istituirà in col- ta dall’affermarsi in questi ultimi anni (basta lante professore universitario e autore di una riconoscimento di insieme di “alto valore nizzò alcuni dei suoi contributi critici e ad uno degli intenti della Fondazione che è laborazione con altre istituzioni un «Premio andare a vedere Next la mostra veneziana Storia dell’architettura moderna che è stato il scientifico”. Penso, oltre ai libri e alle riviste, storici, riscrivendo e aggiornando anche la quello di favorire una conoscenza del patri- Bruno Zevi» per l’architettura, l’urbanistica della Biennale Architettura) su scala interna- manuale di formazione di alcune generazio- alle fotografie e alle lettere, una miniera di sua «Storia dell’architettura moderna». Al monio architettonico nei suoi indissolubili e la paesaggistica, da attribuire a personalità zionale di quel linguaggio anticlassico, anti- ni di architetti; Zevi accanito propagandista testimonianze storiche. Mio padre intratte- di là di qualche forzatura e di qualche ec- legami con quello letterario e scientifico, se- del settore non ancora affermate. Non sarà prospettico, espressionista ed informale, in- dell’architettura moderna dalle pagine della neva una fitta corrispondenza e anche nelle cesso di sistematizzazione in contraddizio- condo quella che era la concezione unitaria un premio qualunque e generico ma, coeren- dividuato nelle rotture visionarie e decostrut- sua rivista L’architettura ed implacabile pole- lettere più personali o nelle risposte a scono- ne con la sua concezione anticlassica, ed antiaccademica della cultura di cui Zevi temente alle idee e persino al carattere di tiviste (un esempio per tutti il Museo Gug- mista dalle colonne de L’Espresso con le sue sciuti che gli avevano scritto non si limitava quello di Zevi è stato un tentativo di affer- era propugnatore. Bruno Zevi, decisamente schierato per quan- genheim di Bilbao di Frank O, Gehry) della Cronache di architettura. Zevi, insomma, irri- a cortesi banalità ma esponeva con argomen- mare, sopra ogni cosa, il primato della Per raggiungere quest’obiettivo la Fondazio- to riguarda il tipo di risposte e di soluzioni tradizionale scatola architettonica. Un’archi- ducibile combattente per la libertà: in archi- tazioni e calore la sua idea di architettura e libertà che, in politica, lo portò a schierarsi ne aprirà a studiosi e ad un pubblico più da dare alla crisi megalopolitana ed ambien- tettura, anche, che tiene conto delle più re- tettura e non solo. del mondo». al fianco di molte battaglie radicali e negli vasto la biblioteca e l’archivio; promuoverà, tale. Che vanno rintracciate in quella sorta di centi problematiche ecologiche e bioclimati- Del resto la sua polemica anticlassica, tradot- La Fondazione si avvale di un comitato scien- ultimi anni della sua vita a ricostruire il anche in collaborazione con altre istituzioni «carta» dell’architettura della modernità che che, innestandole sull’antica matrice orga- ta in un vero e proprio codice, non nasceva tifico composto da Luciano Berio, Carlo Ca- Partito d’Azione. scientifiche e culturali, convegni, conferen- Zevi tracciò nel convegno da lui organizzato nica di Wright e Aalto. La stessa che ispirò da questioni di stile, da avversioni formali, racciolo, Furio Colombo, Umberto Eco, re.p. ze, seminari; promuoverà e gestirà corsi per a Modena nel 1997 intitolato Paesaggio e la lunga battaglia per la modernità dell’ar- da antipatie linguistiche, ma da un pensiero Frank O. Gehry, Zaha Hadid, Zvi Hecker, la formazione, l’aggiornamento e la qualifica- grado zero del linguaggio architettonico. chitettura combattuta da Bruno Zevi.

Oggi a Milano la presentazione del libro di Bruno Zanardi che riapre la querelle sui due artisti o Pietro Cavallini?

Ibio Paolucci gna invece riconsiderare il ruolo di Roma e di Cavallini, che sicuramente è a monte delle novità giottesche. iotto o Cavallini? Firenze o Non affermo che fu il maestro di Roma? In una nuova opera Giotto così come quest’ultimo non lo Gedita da Skira, destinata fa- fu di Cavallini. Ma alla luce di que- talmente a riaprire la querelle sui due st’ultime scoperte bisognerà capire grandi artisti, Bruno Zanardi, uno quanto Giotto, durante i suoi primi dei massimi maestri del restauro ita- soggiorni romani, imparò dalla pittu- liani con all’attivo, fra i tanti lavori, ra cavalliniana». gli affreschi della Basilica superiore di Zanardi, nel suo libro, forte della , del Sancta Sanctorum di Ro- propria solida esperienza, entra nel- ma, delle sculture dell’Antelami nel l’argomento usando strumenti rigo- Battistero di Parma, dei rilievi della rosamente scientifici e prima di arri- Colonna Traiana, propende, pur non vare all’interrogativo di fondo illustra abbassando del tutto la saracinesca, una storia dei cantieri medioevali, per la matrice romana. Il libro (Giot- nei quali i «capo-maestri» non suona- to e Pietro Cavallini. La questione di no in prima persona gli strumenti, Assisi e il cantiere della pittura a , essendo piuttosto i direttori di un’or- pagine 296, euro 27) ripropone l’intri- chestra egregiamente condotta, così gante interrogativo sul «giallo» forse dicendo che il tema tanto discusso più emozionante dell’universo figura- dell’autografia è in questa luce che tivo. La storia delle attribuzioni al ci- deve essere valutato. Una luce ridutti- clo francescano della basilica superio- va? Non necessariamente. Ma certo re è vecchia di almeno due secoli. Si è, nella sua visione, che se l’ideazione, scontrarono allora due religiosi: il fra- che naturalmente è quella che più te francescano Guglielmo Della Valle conta, è una, l’esecuzione appartiene e l’abate Luigi Lanzi. Il primo, nel ai diversi membri della «bottega». La 1791, mise in dubbio la paternità del sua analisi passa in rassegna gli uomi- maestro toscano; il secondo, cinque ni, le giornate, i pagamenti, i tempi, anni dopo, replicò seccamente asse- la divisione dei compiti e i «patroni», gnando a Giotto le decorazioni sulla che sono sagome fatte di carta o di vita di San Francesco. Ma prima anco- pergamena pre-disegnate dal mae- ra si erano pronunciati Lorenzo Ghi- stro, che appaiono come precedenti berti e Giorgio Vasari. Il primo - se- storici dei «cartoni» rinascimentali, condo Willibald Sauerlander, che in- normalmente usati anche da grandis- troduce la nuova opera di Zanardi - simi maestri come Leonardo, Miche- «parrebbe affermare che Giotto lavo- langelo, Raffaello. Un lavoro prezio- rò solo nella chiesa inferiore (dipinse so e minuziosissimo in cui si soffer- (..) quasi tutta la parte di sotto)». Il ma in modo particolare sui vari modi secondo lo dichiara autore del ciclo d’esecuzione degli incarnati, metten- francescano. Più recentemente, con do a confronto quattro cicli di affre- la foga e la passione che lo caratteriz- schi, si può dire centimetro per centi- zavano, non accettava metro: la leggenda francescana, il Giu- neppure che si potesse discutere su Giotto, particolari dagli affreschi di Assisi dizio universale di Cavallini nella quella che lui riteneva una verità sola- chiesa romana di Santa Cecilia, i di- re, e cioè che gli affreschi della basili- gresso, subentra un maestro altissi- pinti sicuri di Giotto nella chiesa «di ca superiore appartenessero a mae- mo e libero dalla grammatica roma- sotto» di Assisi e il ciclo padovano stri romani: «Ma quale Giotto? - dis- na». A sua volta il padre Nicola Gian- degli Scrovegni. Zanardi costruisce in se in occasione della presentazione di domenico, incaricato delle relazioni tal modo un monumento di valore un altro poderoso libro di Zanardi esterne della basilica, liquidava le ar- incalcolabile per gli studi dei cantieri sul Cantiere di Assisi dedicato al ciclo gomentazioni di Zeri come una delle medioevali, fissando un punto di rife- francescano - Ma li avete visti gli affre- tante ipotesi: «Zeri sostiene che Giot- rimento essenziale per gli storici del- schi di Padova? E vi sembra che possa- to ha operato solo nella basilica infe- l’arte. Il dilemma Giotto-Cavallini, no avere una qualche somiglianza riore, mentre in quella superiore non tuttavia, non viene sciolto, e chissà se con i dipinti di Assisi? Di Giotto, ad ha messo mano. La maggioranza dei lo sara mai, anche se, per esempio, i Assisi, non c’è neanche l’ombra. So- critici più quotati sostiene esattamen- raffronti delle diverse maniere di ese- no romani quegli affreschi, romanissi- te il contrario, e dunque la posizione guire gli incarnati porterebbe a dare mi». E anche allora, di fronte alla pe- di Zeri lascia il tempo che trova, an- ragione a Zeri e a tutti gli studiosi, rentoria esclusione di Giotto, non che perché non è suffragata da prove ancorchè minoritari, che sostengono mancarono le obiezioni di altri stu- solide». Interessante, al riguardo l’opi- la presenza di Pietro Cavallini nel ci- diosi. Carlo Bertelli, per esempio, pur nione di Alessandro Tomei, docente clo della basilica di Assisi. affermando di ritenere presente la di storia dell’arte medioevale, al mo- Oggi, nella sede di Palazzo Vi- scuola romana, osservava che «a co- mento della scoperta, due anni fa, de- sconti, a Milano, in via Cino del Du- minciare dalla greppia del presepe di gli affreschi in una cappella nella chie- ca 8, alle ore 18,30, verrà presentato il Greccio, con i due animali vivi e veri, sa romana dell’Ara coeli: «Il maestro libro di Bruno Zanardi, Giotto e Pie- che non hanno riscontro in tutta la principale delle storie francescane di tro Cavallini, edito da Skira. Interver- precedente storia della pittura per Assisi fu Giotto. Di questo sono con- ranno Enrico Castelnuovo e Gian- proseguire fino alla facciata interna vinto. All’ipotesi della presenza del franco Fiaccadori, insieme con l’auto- della basilica e al grande arco di in- Cavallini non ho mai creduto. Biso- re.