euro 2,50 www.deportati.it TRIANGOLO Giornale a cura dell’Associazione nazionale ex deportati nei Campi nazisti e della IT Fondazione Memoria della Deportazione Nuova serie - anno XXXVII Numero 1-3 Gennaio-Marzo 2021 ROSSO Sped. in abb. post. art. 2 com. 20/c legge 662/96 - Filiale di Milano

Moltissime le iniziative organizzate per il Giorno della Memoria direttamente dall’Aned o dalla Fondazione Memoria della Deportazione o da altre Associazioni, Enti locali, scuole I cento anni Tante manifestazioni e il concerto di Gianfranco della Scala per il Giorno della Memoria Maris Una importante serie di iniziative di Aned e di Fondazione Memoria della Deportazione ricordano i cento anni di Gianfranco Maris. Su proposta di Aned, e con il consenso unanime delle associazioni che vi hanno sede e dell’Amministrazione comunale, il grande salone della Casa della Memoria di Milano viene intitolato a Gianfranco Maris. Un libro, incontri, iniziative varie lungo tutto l’anno promuovono una riflessione profonda sulla vita e suoi valori che hanno ispirato la sua lunga esistenza.

A causa della pandemia si sono svolte ELLEKAPPA quasi sempre in videoconferenza, ma il Dall’Italia numero dei partecipanti è stato altissimo e la qualità degli interventi e dei dibattiti ad Auschwitz rilevante. Nelle pagine intere parliamo di alcune manifestazioni, ma ci sembra Una mostra che rilevante segnalare il concerto della Scala di Milano il 27 gennaio con musiche di segna una svolta Johann Sebastian Bach e Igor Stravinskij. Una mostra molto ricca di La serata, dopo il saluto della sen. Liliana documenti d’archivio e di Segre, è iniziata con interventi del immagini che segna una novità metodologica importante, presidente dell’Anpi provinciale Roberto considerando in modo unitario Cenati, della presidentessa il complesso della deportazione dell’Associazione Figli della Shoah italiana verso Auschwitz. Daniela Dana Tedeschi e del presidente di Aned Dario Venegoni. A pag. 5 Venegoni a pagina 10 IT Questo numero Pag. 3 L’ANED il 27 gennaio e il covid di Giorgio Oldrini Triangolo Rosso Pag. 4 Intitolata a Gianfranco Maris la sala delle manifestazioni della Casa della Periodico dell’Associazione nazionale memoria di Milano ex deportati nei Campi nazisti e Pag. 5 Tante manifestazioni e il concerto al teatro della Scala per il Giorno della della Fondazione Memoria della Deportazione Memoria Pag. 6 «Memoria è vita». La Fondazione Memoria della Deportazione per il Una copia euro 2,50, abbonamento euro 10,00 Centenario di Gianfranco Maris di Massimo Castoldi Inviare un vaglia oppure effettuare un bonifico a: DIbATTITI Pag. 10 Dall’Italia ad Auschwitz. Una mostra a Roma che segna una svolta Aned - c/o Casa della Memoria, di Dario Venegoni Pag. 12 1933-1945 Lager Europa. 700 fotografie per documentare 130 campi di Via Federico Confalonieri 14 - 20124 Milano concentramento di Leonardo Visco Gilardi conto corrente c/o Banca Prossima, Piazza Paolo Ferrari 10 Milano, SAGGI IBAN: IT53 S033 5901 6001 0000 0141934 Pag. 14 Storia e memoria, tre dibattiti. Un successo straordinario: gli incontri per riflettere su fascismo e nazismo e costruire una nuova Europa Telefono 02 68 33 42 di Giorgio Oldrini e-mail Aned nazionale: [email protected] Pag. 16 Milena Bracesco, il racconto nelle scuole. Le domande degli studenti di oggi alla figlia di un deportato di Milena Bracesco Fondazione Memoria della Deportazione Pag. 18 A scuola la lezione sulla Deportazione. La scoperta: nei campi anche gli biblioteca Archivio Pina e Aldo Ravelli oppositori politici di Mariela Valota Via Dogana 3, 20123 Milano- Tel. 02 87 38 32 40 Pag. 21 Pezzi di storia “molto veri” per conoscere e così capire e-mail: [email protected] i docenti dell’I.C. di Cairo Montenotte

CONTRIbUTI Triangolo Rosso Pag. 24 Qualcosa di cui mio papà, Nedo Fiano, non parlava Direttore Giorgio Oldrini Pag. 25 La scomparsa a Verona di Vittore Bocchetta Pag. 26 Il racconto dell’uomo Piero Terracina. Roma popolana e i romani: Comitato di redazione Sauro borelli un’intera società e il suo mondo, le sue due vite di Aldo Pavia bruno Cavagnola Pag. 29 Giulio Amati, da uomo a numero. La normalità diventata l’incubo di Giuseppe Ceretti riuscire a salvare la propria famiglia di Gianni Focacci Oreste Pivetta Pag. 32 Un nuovo libro sulla memoria di Piazzale Loreto di Massimo Castoldi Angelo Ferranti DOSSIER Segreteria di redazione Vanessa Matta Pag. 34 Vernichtungslager Majdanek. Il lager di cui non si parla di Laura Tagliabue Collaborazione editoriale Franco Malaguti Pag. 40 Namibia, dove si è preparato il nazismo di Guido Lorenzetti Isabella Cavasino Pag. 44 A volte anche il ritorno dai lager non è stato facile. Perfino storie di [email protected] dolorosi scontri con la libertà di Ivano Mariconti Pag. 46 Scoperto a Verona un quadro del pittore ritornato da Buchenwald Chiuso in redazione il 15 marzo 2021 di Alfio Antonio Greco Stampato da Stamperia scrl - Parma Pag. 48 Col filo spinato tra gli acquerelli. Il lager dipinto dagli internati di Mauro Bonciani NOSTRE STORIE 5 per mille all’ANED Pag. 50 Renato Sandri, mantovano. Famiglia e giovinezza, da partigiano e diventa ambasciatore del Pci di Giorgio Oldrini I NOSTRI LUTTI Pag. 58 La scomparsa di Nedo Fiano, uno dei testimoni più assidui tra i giovani di tutta Italia Pag. 59 Sauro Cappelli, lo scomparso empolese: diceva di sè “sono la partita e il Partito” Pag. 60 Angelo Farfazi, detto Bruno dalla fonderia al Lager, l’esperienza intensa di un ragazzo rivoluzionario di Maria Bolla 5 per mille alla Fondazione LIbRI Pag 62 Quel giorno rivedendoti ti avrei chiesto: dove sei stato? se tu fossi tornato… Memoria della Deportazione di Renato Sarti e Valeria Malvicini Pag 64 “Lezioni di persiano” si salva dall’Olocausto fingendo di sapere una lingua che non conosce di Paolo Mereghetti Pag 65 Arriva ora la vera storia di Freddie Oversteegen, un libro sulla più giovane partigiana d’Olanda L’ASSOCIAZIONE Pag. 66 La tessera dell’ANED il primo impegno per difendere la memoria Pag. 67 Cresce il 5 per 1000 per l’ANED. E deve aumentare ancora 2 L’ANED IT il 27 gennaio e il Covid C’è stato un paradosso in questo lungo periodo di quarantena che per noi ha avuto il suo culmine durante il “Giorno della memoria”. Perché abbiamo tutti sofferto molto l’impossibilità di trovarci per le cerimonie di ricordo e di riflessione.

i è mancato il momento ’altro dato importante da corale degli incontri, degli registrare è che non si è Cabbracci, delle emozioni che Ltrattato solo di ragazzi nati ci vengono in tempi normali dal con le nuove tecnologie con le quali rivedere, magari dopo qualche hanno una dimestichezza spontanea, tempo, amici, compagni di una vita ma anche di meno giovani che o recenti. hanno affrontato per la prima volta i Ma l’Aned, la Fondazione Memoria nuovi strumenti di comunicazione e della Deportazione, molti Comuni, hanno imparato a destreggiarsi tra varie istituzioni hanno saputo internet, whatsapp, zoom, siti, adeguarsi ai tempi difficili e hanno gruppi, chat e altre diavolerie fatto dell’uso delle nuove tecnologie moderne. una risorsa con un successo che spesso ha superato le nostre più utti noi, naturalmente, rosee aspettative. speriamo di tornare presto a Treincontrarci di persona, a difficile elencare tutte le sentire anche fisicamente il calore di videoconferenze che hanno un abbraccio e la passione di una èaccompagnato, e a volte discussione a viso aperto, con la addirittura si sono sovrapposte, vivacità e la spontaneità, con la questi mesi. ricchezza che ci viene dal contatto Alcune sezioni dell’Aned e varie umano. scuole in differenti parti d’Italia hanno persino costruito viaggi della a se un insegnamento ci memoria ai lager, visibili e viene da questo periodo scaricabili dal web. Spettacoli Mdifficile è che anche nel teatrali, presentazione di libri, a futuro, finito l’incubo del covid, cominciare da quelli che sono stati potremo usare i nuovi strumenti per organizzati dall’Aned nazionale, che allargare la possibilità di esprimerci sono stati visti in diretta e ricercati e di costruire percorsi condivisi. poi anche settimane dopo per essere scoperti. n fondo anche questo tremendo periodo ci ha detto che l’Aned ha igliaia e migliaia di Idimostrato una grande vitalità e contatti, spesso di persone che il desiderio di coltivare i valori Mche per la prima volta per cui tante e tanti sono stati hanno incontrato le nostre parole e i deportati nei lager è stato più forte ragionamenti sulla attualità della di una tragedia epocale come la memoria, hanno di fatto ampliato in pandemia. modo impressionante la platea di coloro che sono stati interessati. Giorgio Oldrini 3 Due foto della sala gremita in tempi pre-covid.

l grande salone della Casa della Memoria di Milano Isarà dedicato alla Memoria di Gianfranco Maris. è questa la proposta che unitariamente hanno avanzato Intitolata a al Comune le organizzazioni che hanno sede in quel pa- lazzo. L’iniziativa è stata presa dall’ANED, nel centena- Gianfranco Maris rio della nascita del suo storico presidente. Maris fu an- che, per un lungo periodo, contemporaneamente vice- presidente nazionale dell’ANPI e direttore dell’Istituto la sala delle Nazionale Parri (allora INSMLI), e in questa triplice ve- ste trattò a lungo con l’amministrazione comunale di manifestazioni Milano sul progetto della Casa della Memoria. Tanto che di questa realizzazione può a buon titolo essere conside- della Casa della rato il padre. Gianfranco Maris dedicò la sua ultima uscita, nel marzo del 2015, proprio all’ANED e alla Casa della Memoria: Memoria si fece accompagnare in un locale di fronte all’edificio, al- lora ancora non inaugurato, per incontrare il Consiglio di Milano Nazionale dell’Associazione che non a caso aveva scel- to quel ristorante per un pranzo in una pausa dei lavori. Le organizzazioni che hanno sede in via Confalonieri 14

a Milano – oltre all’ANED, all’ANPI e al Parri anche

l’Associazione vittime del terrorismo e l’Associazione delle vittime di Piazza Fontana – hanno proposto all’u- nanimità al Comune“ di apporre al piano terreno della Casa della Memoria una targa con questo testo: La proposta dell’ANED A

fatta propria da Gianfranco Maris Antifascista, partigiano, deportato politico a Mauthausen tutte le associazioni difensore dei valori della Costituzione “ costruttore della memoria della Resistenza con sede nel palazzo nel centenario della nascita Milano, 24 gennaio 2021 4 Tante manifestazioni e il concerto al teatro della Scala per il Giorno della Memoria

Lo scorso 27 gennaio la sezione ANPI del Teatro alla Scala d’intesa con la direzione ha organizzato un concerto straordinario per il Giorno della Memoria con la collaborazione dell’ANPI provinciale, dell’ANED e dell’Associazione Figli della Shoah. L’incontro è stato introdotto da un saluto di . Il presidente dell’ANED Dario Venegoni ha porta- to il saluto dell’associazione ricordando il sogno del musicologo Ugo Sesini, che a Mauthausen par- lava del grande concerto che avrebbe voluto orga- nizzare nel centro di Milano in onore dei tanti che nei Lager avevano perso la vita. “Questo concerto - ha detto Venegoni - sembra proprio una risposta a quel sogno, che purtroppo Sesini non ebbe la pos- sibilità di realizzare”. ’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, ha espresso parere favorevo- Lle alla proposta, impegnandosi a portarla all’esa- me della Giunta. Quando si potrà riprendere finalmen- te a organizzare incontri con la partecipazione fisica del pubblico, dunque, alla Casa della Memoria di Milano tutte le iniziative si terranno nella “Sala Gianfranco Maris”. L’ANED ha avviato le celebrazioni del centenario del- la nascita di Maris, che fu ininterrottamente presidente dell’Associazione dal 1978 al 2015, con un incontro on- line il 19 gennaio scorso, nel corso del quale l’ex pro- curatore militare di Verona Bartolomeo Costantini, che condusse l’accusa nel processo a carico di Michael Seifert per i delitti compiuti nel campo di Bolzano, ne ha ricordato l’opera come avvocato di parte civile nei pro- cessi contro i criminali nazisti. La data del 19 gennaio non è stata scelta a caso: Maris amava dire di essere nato tre volte: la prima appunto il 19 gennaio 1921, quando effettivamente nacque; la se- conda il 24 gennaio dello stesso anno, quando il padre ne registrò la nascita all’anagrafe; la terza, infine, il 5 mag- gio 1945, quando finì anche per lui l’incubo del Lager, a Gusen. el nome di Gianfranco Maris, per ricordare il suo costante impegno a favore della ricerca e della Ndiffusione della cultura e della memoria l’ANED ha organizzato anche il 28 gennaio un seminario onli- ne gratuito dedicato agli insegnanti attorno al corso ANED “Storia e memoria delle deportazioni nazifa- sciste”, realizzato da Laboratorio Lapsus e disponibile gratuitamente sulla piattaforma universitaria di e-lear- Si può rivivere la serata cliccando su ning Eduopen. Altre manifestazioni seguiranno lungo www.teatroallascala.org o collegandosi tutto l’arco del 2021. ai siti facebook o youtube della Scala. 5 «Memoria è vita». La Fondazione Memoria Deportazione per il Centenario di Gianfranco Maris

di Massimo Castoldi Una serie di importanti iniziative che si svolgeranno lungo tutto l’arco dell’anno per riflettere sui valori che hanno ispirato una vita impegnata fino all’ultimo

Un protagonista della storia del ’900 Tutti lo ricordiamo e gli siamo debitori come a un protagonista della storia del ’900: anti- fascista, partigiano, deportato a Mau thausen, avvocato penalista e senatore della Repubblica, eletto nel Pci dal 1963 al 1972, e componen- te del Consiglio superio re della magistratura dal 1972 al 1976. Presidente dell’Aned dal 1978 e fondatore e presidente dal 1999 della Fondazione Memoria della Deportazione su la- scito di Pina e Aldo Ravelli. Vice presidente nazionale dell’Anpi e direttore generale dal 2002 al 2013 dell’Insmli, oggi Istituto Parri, Maris ha saputo vivere appieno il suo secolo con la consapevolezza del passato e l’imma- ginazione del futuro. Morì a Milano il 14 ago- sto 2015. La Fondazione ha voluto non tanto celebrar- Copertina della nuova edizione degli scritti di lo, ma riflettere e far riflettere sul signi ficato Gianfranco Maris, a cura di Emanuele Edallo della sua vita di uomo d’azione, impegnato a e con prefazione di Enzo Collotti. Contiene le fare della propria esperienza uno strumento memorie “Per ogni pidocchio cinque bastonate”. per la costruzione di un mondo migliore di “I miei giorni a Mauthausen” quello nel quale aveva vissuto. e trentadue scritti e discorsi contro l’oblio. La sua vita rappresenta in modo compiuto la stretta contiguità tra la memoria individuale 6 dell’orrore dell’esperienza concentraziona- Marenco alla fisarmonica, insieme con Floriana ria, della necessità di resistere per se stessi e e Gianluca ci hanno raccontato Gianfranco per tutti i compagni morti nel campo, e la vo- dall’interno dell’ex carcere di Sant’Agata di lontà di costruire su questa immedicabile tra- Bergamo, dove Maris fu imprigionato prima gedia una società democratica, fondata sul ri- di essere deportato. L’iniziativa è stata rea- fiuto della guerra, sulla solidarietà tra i popo - lizzata grazie all’im pegno del Comune di li e sulla condivisione globale dei diritti. Bergamo, di Isrec e dell’Associazione Maite, nel quadro del pro getto Se quei muri potes- Un libro, un ricordo e una proposta sero parlare. In questa prospettiva il primo atto che si è re- so necessario e opportuno è stato quello di Un manifesto una nuova edizione dei suoi scritti sulla de- Floriana Maris, riprendendo alcune parole di portazione e sull’impegno civile che ne è de- suo padre, ha ricordato: «Mio padre è sempre rivato. stato molto consapevole dell’impor tanza del- Questo volume, dal titolo emblematico Oltre la comunicazione visiva, del gesto ar tistico Mauthausen. Sulle strade della giusti zia, la in grado di radicare il passato nella sensibi- globalizzazione dei diritti, a cura di Emanuele lità del presente». Edallo e con una prefazione di Enzo Collotti, Con tale premes sa si è deciso, in collabora- pubblicato da Mimesis edi zioni, è uscito nei zione con Aiap (Associazione italiana de sign primi giorni di gennaio. della comunicazione visiva), di promuo vere Maris diceva sempre che «la memoria è co- un concorso dal titolo Un Manifesto per il noscenza e la conoscenza è matrice di co- Centenario di Gianfranco Maris: con corso scienze vigili, avvertite, impegnate nella co- di idee, per la realizzazione di un manifesto che struzione di una società aperta all’amo re, al- lo rappresentasse nel suo sistema di valori: la giustizia e all’uguaglianza». libertà, uguaglianza, legali tà e giustizia. Con tale premessa abbiamo scelto il motto Spiega Marco Tortoioli Ricci, presidente Aiap: rappresentativo del centenario Memoria è vi- «Il manifesto, strumento centrale in alcune ta e abbiamo pensato di creare percorsi dif- grandi stagioni della comunicazione soprat- ferenziati in tale senso: storici, artisti, attori, tutto militante e politica, ha la capacità e ne- registi, musicisti hanno deciso così di colla- cessità di sedimentare messaggi complessi in borare con noi. un messaggio che deve essere visivo, pre- Tutti gli eventi e le iniziative del Centenario gnante forte e capace di coinvolgere». sono visibili in uno spazio appositamente de- La partecipazione è aperta a grafici e desi- dicato sul nostro sito: Memoria è vita. 100 gner singoli o organizzati in gruppo. Maris. Gli elaborati progettuali dovranno pervenire http://www.fondazionememoriadeportazione.it/ esclusivamente per via telematica, inviando una PEC all’indirizzo Il 19 gennaio Floriana Maris, figlia di Gian - franco e oggi presidente della Fon da zione [email protected] entro le ore 24.00 del giorno 29 Memoria della Deportazione, ha inaugura to il marzo 2021. centenario, descrivendone gli intenti. Il 24 gennaio Moni Ovadia, accompagnato All’autore del progetto (o agli autori riuniti da Maurizio Dehò al violino e da Nadio in gruppo) risultato vincitore sarà ricono- 7 sciuto, a titolo di rimborso spese e per l’ope- ra intellettuale svolta, un premio complessi- vamente pari ad Euro 1.500. Il bando è disponibile sul sito Aiap all’indirizzo https://aiap.it/100-maris/ Un convegno Alla figura di Gianfranco Maris, vero mili- tante della memoria, si dedicherà anche un’ini - ziativa scientifica, mirante a inquadrare il suo percorso all’interno di un ragionamento com- plessivo e sullo stato degli stu di riguardanti la deportazione in Kon zen trationslager e sul- l’impronta che quelle vicende hanno lasciato nella memoria col lettiva dell’Italia e dell’Europa. Infatti, se in una primissima fase successiva alla Liberazione l’attenzione fu inevita bilmente concentrata sulle figure militanti, in una suc- cessiva fase, che possiamo datare dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso, venne al- la ribalta l’universo comples sivo dei perse- guitati e delle vittime dei regimi fascisti, in- trecciando in tal modo grande storia, grandi sto- rie e piccole storie individuali. Ciò permise un incomparabile arricchimen to delle conoscenze sull’universo concentra- zionario ed una fondamentale estensione del- le informazioni sulle vicende delle deportazioni anche nella memoria collettiva. Nello stesso tempo, tuttavia, attraverso un autonomo ma pa- rallelo percorso della memoria pubblica, ine- vitabilmente influenzato dal crollo del socia- lismo reale attraverso prima il collasso della sfera egemonica sovietica, e poi il decom- porsi della medesima URSS in Stati tenden- zialmente nazionali, le figure di riferimento a cui ancorare una futuribile identità europea iniziarono a non esser più i militanti, quanto le vittime. Si costituì di conseguenza il «paradigma vitti - mario», secondo il quale sono le vittime il ne- 8 Spunti visivi, dallo spettacolo di Moni Ovadia ambientato tra le celle all’interno dell’ex carcere di Sant’Agata di bergamo, dove Maris fu imprigionato prima di essere deportato.

cessario fondamento dell’autopercezione del - ciale: 24 gennaio 1921, il giorno in cui mio pa- l’Europa postbellica, vittime che, per un pro- dre andò in Comune per registrarmi. […] Ma gressivo slittamento, hanno cominciato ad es- mi considero nato una terza volta il 5 mag- sere dipinte, non poco surrettiziamente, con i gio 1945, quando, arrampicato in cima alla colori dell’eroismo. s di una torretta del campo di concentramento Ci sembra di conseguenza necessario, a que- di Mauthausen-Gusen, vidi arrivare una ca- sto punto, richiamare invece l’attenzione sul- mionetta di soldati americani». le figure degli oppositori coscienti dei fasci- Se per Maris la deportazione fu esperienza smi europei, ed in particolare su quelle di co- politica e culturale fondamentale nella co- loro che, passati dal sistema concentraziona- struzione dell’identità del nostro Paese, il ter- rio nazionalsocialista, hanno unito su di sé ritorio nazionale diventa così l’orizzonte per nei decenni successivi l’immagine dell’anti- strutturare una lettura diffusa nei luoghi più si- fascista con quella dell’ex deportato, convinti gnificativi della sua biografia, che si terrà il come siamo che proprio l’esser stata portata 5 maggio nello stesso momento, con azioni alla luce, dagli anni Ottanta del secolo scor- teatrali, che porranno al centro dell’attenzio - so in poi, la trama costituita da numerosissi- ne la deportazione politica. La lettura sarà mi percorsi individuali permetta di mettere coordinata da Milano, città di nascita e di vi- meglio in luce, in tutte le loro sfaccettature, le ta di Maris e da lì sarà dato il segnale d’inizio personalità dei «grandi oppositori», militan- per tutte le letture che si terranno sul territo- ti e testimoni. rio italiano. Si parlerà così di Bruno Vasari, Teresa Noce, Il progetto sarà realizzato in collaborazione col Marek Edelmann, Angelo Adam, Charlotte Collettivo Progetto Antigone: un collettivo Delbo, Hermann Langbein, , Mau - costituito da un gruppo di donne, che condi- rice Goldestein, Andrea Gaggero, Martin Nie - vide con Maris la consapevolezza che non si möller, Shlomo Venezia. danno lezioni, ma si lasciano tracce, storie Il Convegno sarà presentato a Milano in apri- dalle quali ognuno «prende ciò di cui ha bi- le e si terrà, sempre a Milano, nel mese di ot- sogno e ne farà ciò che vorrà e ciò che po- tobre in due mezze giornate, si spera ormai, co- trà». me oggi si suole dire, in presenza. Una lettura diffusa Una biografia Ancora il 5 maggio, nell’anniversario della Nei primi mesi dell’anno 2021 abbiamo avviato liberazione del campo di Mauthausen, è pre- il lavoro di riordino dell’archivio di Gianfranco vista una lettura diffusa su tutto il territorio Maris e la contestuale ricerca sulla sua vi- nazionale dal titolo Una tensione che dura cenda umana, culturale e politica, con lo sco- tut ta una vita. po prioritario di scriverne una biografia. Per Maris il 5 maggio era una terza nascita, scri- A tale fine stiamo raccogliendo memorie scrit- veva infatti: «Mi chiamo Gianfranco Maris te e testimonianze orali, con l’auspicio di ave- e sono nato tre volte. La prima quando mi re in questo progetto la collaborazione di tut- par torì mia madre, nella nostra casa di cor- te le sezioni Aned di Italia, che vorranno in- so Buenos Aires 65 a Milano. Era il 19 gen- viarci loro materiali, che speriamo di poter naio 1921. La seconda nascita è quella uffi- valorizzare nel modo migliore. 9 Inaugurata alla Casina Vallati una documentatissima Dall’Italia adAuschwitz

Una mostra a Roma che segna una svolta

a cerimonia di inaugurazione si è svolta il 27 gennaio in una inedita forma mista, un po’ in presenza un Lpo’ con collegamenti digitali, a causa della pandemia in corso. Si tratta di una mostra molto ricca di documenti d’archivio e di immagini che segna una novità metodologica importante, considerando in modo unitario il complesso della deportazione italiana verso Auschwitz, esaminando contemporaneamente, senza artificiose distinzioni, sia la deportazione ebraica – largamente prevalente, in quel campo – che quella politica, che comunque ha avuto dimensioni importanti, troppo spesso dimenticate. Un capitolo inedito riguarda poi la deportazione di Rom e Sinti dall’Italia fino a birkenau. Alla ricerca hanno collaborato con spirito aperto diverse sezioni ANED – in particolare quelle di Trieste e di Sesto San Giovanni-Monza - la Fondazione Memoria della Deportazione, la Fondazione Museo della Shoah di Roma, il CDEC, lo stesso Museo statale di Auschwitz. Il risultato è stato davvero per molti aspetti sorprendente.

10 rassegna di Sara berger e Marcello Pezzetti a deportazione politica sulta essere soprav vissuto – in gran de maggioran- alla fine della guerra. Lza rappre sen tata da Un piccolo approfondimento donne catturate nel Nord-Est, è dedicato a un gruppetto di nella regione del “Litorale an tifascisti della prima ora, Adriatico” annesso di fat to al già sche dati nel Casellario Reich – viene raccontata per Politico Cen trale prima del la prima volta in una mostra 25 luglio del 1943, giunti per di questo genere nelle sue diverse vie nel com plesso del reali dimensioni. Ma anche grande Lager nazista in nello stu dio della Shoah ci Polonia: operai, braccianti, so no novità signi ficative, intellettuali accomunati dal- come l’indivi dua zione di tra - l’impegno della lotta al regi- sporti di ebrei mai consi - me e dai lunghi anni di carce- derati finora. re e di confino patiti a causa Si avverte nell’impianto della della loro op posizione al mostra un po’ dell’insegna- fascismo. Persone che an cora mento di Italo Ti baldi che per dopo l’8 settembre 1943 si primo, già diversi de cenni fa, im pegnarono attivamente aveva concentrato la sua at - nella Resi sten za, nell’orga- tenzione sui “trasporti” degli nizzazione degli scioperi, italiani verso i Lager, come nella lotta armata. E che metodo fonda men tale di ritroviamo ad Auschwitz a indagine. In questo caso i quasi 20 anni di distanza convogli partiti dall’Italia per dalle prime condanne inflitte il La ger sono descritti per loro dal regime di Mussolini. data e luogo di partenza, e Anche per loro, in diversi attraverso la elencazione casi, questo Lager segnò degli ebrei, dei “politici” e l’ulti ma stazione di una vita degli “zin gari” partiti. Così si da leggenda. verifica che so prattutto da Trieste e dal va goni piombati diretti verso Litorale Adriatico e gli stes si vagoni Birkenau. Dove non arriva la docu- l merito degli autori della mostra, con dus sero ad Ausch witz nello stesso mentazione ven gono in soccorso i Sa ra Berger e Marcello Pezzetti, è inu mano modo uomini, donne e bam- disegni e gli acque relli di deportati, Iquello di essersi spinti oltre il ri - bini di “cate gorie” diverse. Gli ebrei, che illustrano scene e ambienti che saputo, e di avere condotto ricerche in come noto, giunti a destinazione pas- altrimenti sa reb be impossibile mostra- proprio in una pluralità di archivi, in savano attra verso una selezione che re. Ita lia e all’estero. E anche di avere sol - salvava tem poraneamente la vita solo lecitato e ottenuto collaborazioni che a una mi noranza degli arrivati. La una gal leria di ritratti che si fati- non erano scontate a priori in ambiti mag gio ranza, infatti, veniva imme - ca a reg gere: bambini, vecchi, diversi da quelli del solo mondo delle diatamente avviata alle camere a gas e èdonne, in te re famiglie ebree fal- organizzazioni ebraiche. L’ANED, per solo i ri manenti venivano condotti alla ciate dallo ster minio nazista, e poi i parte sua, ha offerto la propria colla bo - imma tricolazione. volti del le ope raie, delle donne di cul - razione, soprattutto attraverso l’impe - tura slovena e croata sradicate a forza gno di Dunja Nanut di Trieste e di deportati politici non subi vano que- dal Nord Est e avviate allo sterminio. Laura Tagliabue della sezione di Sesto sta terrificante sele zione: tutti veni- Per la prima volta si documenta in San Giovanni-Monza. Ivano in tro dotti nel campo per lavo - alcuni convogli la presenza di alcuni Il risultato è una mostra che per la rare. Eppure anche per i de por tati po li - Rom. E si de ve prendere atto che di prima volta offre della deportazione tici – che furono soprat tutto don ne, questo grup po di deportati nessuno ri - italiana ad Auschwitz una visione d’in- come si è detto – Au schwitz sieme, corale, veritiera, al di là di rimane un luogo di mor te, se è anacronistici steccati nella me - vero che su 1.222 iden tificati moria collettiva del paese. Un con certezza almeno 281 – quasi decisivo passo avanti verso una uno ogni quattro – non han no più forte consapevolezza della fatto ritorno a casa. E an cora, unitarietà del disegno dello ster - così come fece Italo Ti baldi nel mi nio nazista. suo fondamentale Com pagni di In occasione di questa mostra è viaggio, pub bli cato quasi 30 stato pubblicato anche un ric - anni fa, anche in que sta mostra chis simo, emozionante catalogo ogni singolo trasporto è il lustrato che è un importante libro di sto - attra verso le immagini e i docu- ria: Sara Berger e Marcello Pez - menti dei bambini, delle don ne, zetti, Dall’Italia ad Auschwitz, delle persone di ogni età che fu - Gangemi Editore, Roma. rono rinchiusi in quegli specifici Dario Venegoni 11 Ilde bottoli, insegnante di Cremona e Francesco Pinzi, 1933 1945 Lager Europa

Settecento fotografie per documentare 130 campi di concentramento lde Bottoli, insegnante di Cremona, e Francesco Pinzi, fotografo, hanno impiegato per moltissimi anni le loro vacanze estive e invernali per visitare e documentare 130 lager in 14 Paesi europei. Con loro, nel I2015, Aned ha realizzato una grande mostra alla Loggia dei Mercanti. Ora il loro lavoro si sta concludendo con la pubblicazione di un volume di 450 pagine e 700 fotografie, più un ricco apparato documentale e il diario dei viaggi. Aned patrocina la pubblicazione e il segretario generale Leonardo Visco Gilardi ha scritto la prefazione che qui di seguito pubblichiamo

121212 fotografo, hanno impiegato per anni le loro vacanze

NED – l’Associazione Ita liana “Nacht und Nebel”, notte e neb bia, soldati e ufficiali del l’Esercito Italiano, de gli Ex Deportati nei cam pi era il progetto, per cui ogni “ne mi co” abbandonati senza di rettive a se stessi Anazisti, che rappre sen ta i do veva scomparire senza la scia re trac - dopo il tradimento del re, di Badoglio e deportati politici e razziali dal l’Italia – cia e memoria di sé. “Lager”, cam po la vergognosa fu ga a Brindisi assieme saluta con am mi razione il lungo (ma un “campo” di con cen tra mento – a tutto lo Stato Mag giore, privati dei viaggio di Ilde Bot toli e Fran cesco non quindi uno da col ti vare – doveva diritti previsti per i prigionieri di guerra Pinzi nel si ste ma concen tra zionario essere gestito, es sere ri for nito, e “venduti” da Mus solini come europeo, che si conclude con questo organizzato, doveva “fun zio nare”); va “schiavi-di-Hitler”. Ed anche gli monu men ta le volume di do cu men - inteso quindi co me “ma gazzino”, “Arbeitslager”, campi di la voro, dove tazione fo to grafica di ben 130 luoghi innocente e bu giarda de nominazione erano rinchiusi centinaia di migranti del terrore spar si in 14 paesi; e con il di luoghi in cui, con ef ficiente logica economici e di rastrellati, ne cessari per diario – ric co di dati e in formazioni – mercantile – in una inimmaginabile soddisfare le esigenze produttive, ma di un do loroso (e do ve roso) pel - sequenza di vio len ze, di vere e proprie soprattutto gli interessi eco nomici del legrinaggio nella Memo ria e nella Sto - torture e di umi liazioni – venivano sistema industriale ger manico. ria. “gestiti” i de portati. Ridotti a Stücke, Una rete di “campi” – ma an che una Un viaggio – durato anni, con co stan - pezzi, pri vati di ogni parvenza di organizzazione criminale – che copriva za, determinazione e ostina zio ne, identità con la depilazione totale e la tutta l’Europa, le git timata e ratificata anche – nei campi del lavoro-schiavo ve sti zio ne di un pigiama a strisce, dalle leggi del re gime na zista, fino alla consunzione fisica, do po forniti di zoccoli causa di piaghe, minuziosamente organiz za ta e pro - quella morale, dei deportati con dannati “clas si fi ca ti” con triangoli di diversi grammata, gestita da migliaia di ze lanti a morire in pochi mesi per produrre colori, “nu merati” e appellati con una e feroci sbirri, con il con senso dif fuso armi e beni per la gran de industria ma tri cola da pronunciare sempre e della massima parte del popolo te - germanica e per il popo lo tedesco; e solo in tedesco, obbligati a suon di le - desco, l’indifferenza delle “zo ne gri - nei campi di sterminio di massa gna te ad obbedire ad ordini semplici e gie” della società e il sup porto attivo concepiti per eliminare – in no me di gutturali – Raus, via!, Schnell, in fret - dei numerosi regimi col laborazionisti un razzismo feroce e spie ta to – tutti ta!, Los, fuori!, Auf, su!, strillati da fascisti, come la Repub blica di Salò e coloro che il fanatismo na zista e Kapò e Totenköpfe, teste di mor to, lo altri (Norvegia, Unghe ria, Francia, e fascista dichiarava “esseri in fe riori”, speciale corpo SS di guar dia nia nei via enumerando). “vite indegne”, “bocche inu ti li”: non lager – i deportati veni vano quotidia solo ebrei, capro espia to rio ideale e namente “conta bi liz zati” – vi vi e uesto, sommariamente, il qua - principale bersaglio di odio, ma anche morti – nelle este nuanti ceri mo nie dro che ha ispirato il paziente, “comunisti” e oppo si tori politici di dell’appello, per poi – inqua dra ti per Qlungo, appassionato percorso di ogni orientamento, re sistenti, bambini, cinque, come auto mi – es se re condotti Ilde e Francesco: la documentazione uomini, donne vec chi, “popoli slavi”, al lavoro-schiavo. fo tografica e documentata di migliaia disabili, rom e sinti, omosessuali, di luoghi del terrore, del disprezzo del - religiosi cat to li ci protestanti ortodossi come “schiavi” venivano la vita, della violenza sistematizzata, e Testimoni di Geova, “neri” e “noleg giati” dalle SS alle della sopraffazione e del sopruso, dove “colorati” … E imprese, ben liete di sfruttare la morte era l’esperienza quotidiana di manodopera a bas sis simo costo. mi lioni di esseri umani. Questo fu il ernichtung”, can cel la zio ne L’aberrazione del na zi smo è stata nazifascismo. Nel gennaio 2015, imme dia ta degli Un ter - anche la meticolosa, indifferente, ANED con ANPI e il Progetto “Essere “Vmenschen (sotto-uo mi ni) in spietata capacità di “pen sare”, cit tadini europei” della Rete delle autentiche fabbriche di mor te, o organizzare e far funzio na re il Scuole cremonesi, organizzò alla Log - “Vernichtung durch Ar beit”, eli mi - “sistema” concentrazionario. gia dei Mercanti una prima grande nazione lenta dei “nemi ci” – tra mi te lo “KZ, Konzentrationslager”, campi di espo sizione – intitolata “Perché?- sfruttamento totale, la denu tri zione, le concentramento, centri di sof fe renza 1933-1945 LAGER EUROPA” – delle sevizie e le umi liazioni pia nificate e per i moderni schiavi del na zi - bel le foto di Francesco Pinzi. inferte da spe cialisti ap po sitamente fascismo. Ma non dobbiamo di men - Oggi, quella tappa della vicenda – addestrati nel le decine di migliaia di ticare – Ilde e Francesco non li han no uma na, storica e politica – di Ilde Bot - campi di con cen tra mento collocati trascurati – gli “Stalag, Stam mla ger”, toli e di Francesco si conclude e si con - presso ogni luogo di pro duzione: esito campi principali, e gli “Of flag, cretizza in un volume riccamente il - ne ces sario alla glo ria del Reich mil le - Offizierlager”, campi per uffi ciali – in lustrato di oltre 450 pagine che cer - nario, in cui i la ger erano territorio di cui furono internati gli oltre 650.000 tifica la brutalità e l’assurdità del “si - disumanità strut turata, organiz za ta, stema” nazifascista in una dozzina coerente e con seguente al raz zismo di Paesi europei, ma soprattutto la nazista. disu manità e la regressione civile cui gli uomini – accecati dal “Blut und Boden”, sangue e terra, razzismo, dai na zionalismi, dagli era il fondamento ideologico iden - interessi economici, dal fanatismo ti ta rio che trasformò un popolo di – possono arrivare. gran de cultura e civiltà in una “co - ANED è lieta di patrocinare la mu nità” intollerante e asservita a pubblicazione del volume. un so lo uomo, venerato come un Leonardo Visco Gilardi dio, il Führer. segretario generale ANED 13 Storia e memoria, tre dibattiti Un successo straordinario gli incontri per riflettere su fascismo e nazismo e costruire una nuova Europa

di Giorgio Oldrini Il libro di Paolo Mieli Il 18 gennaio, dopo la presentazione del Decine di migliaia di contatti Presidente della Fondazione Corriere del- la Sera Piergaetano Marchetti, si è dibat- alle videoconferenze in cui si tuto sul libro di Paolo Mieli “ La terapia è discusso delle ragioni dell’oblio ” con Marino Livolsi e il coor- che hanno portato ad una rinascita dinamento di Gadi Luzzatto Voghera. della xenofobia. Il libro di Marcello Flores Il 20 gennaio Floriana Maris, Presidente della Fondazione Memoria della De por - Dopo le conferenze dell’anno tazione, ha presentato il confronto sul te- sto di Marcello Flores “ Cattiva memoria: scorso, le tre ultime sono state perché è difficile fare i conti con la sto- organizzate dalla Fondazione ria” con David Bidussa della Fondazione Feltrinelli e il coordinamento di Gadi Memoria della Deportazione Luzzatto Voghera. insieme alla Fondazione Corriere Il libro di Valentina Pisanty della Sera e al CDEC con il Infine il 22 gennaio è stata la volta di Giorgio Sacerdoti, Presidente del CDEC, contributo di Fondazione Cariplo. nel presentare il libro di Valentina Pisanty “Le politiche della memoria e il ritorno Si sono discussi tre libri delle destre xenofobe ” con Marco Bertoli, Direttore della Fondazione Memoria del- usciti in questi mesi sul tema. la Deportazione.

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aturalmente i dibattiti sono stati dativo della nuova Europa. Eppure mai trasmessi in videoconferenza sui come ora e mai come in Europa risorgo- Nsiti della Fondazione del Corriere no il nazismo, il razzismo, l’antisemiti- e del Corriere della Sera, oltre che su quel- smo. Alcuni stati poi, soprattutto la Po - li della Fondazione Memoria e del CDEC, lonia, hanno fatto della propaganda anti- dove continuano ad essere visibili. nazista un elemento fondante di una ideo- Ebbene i numeri di coloro che si sono col- logia nazionalista e xenofoba. legati sono strabilianti: per l’incontro sul I tre libri danno risposte diverse a questa libro di Mieli 25 mila contatti, per quel- domanda, ma cercano tutti di esaminare il lo di Flores 22 mila, per quello della rapporto tra memoria e storia e lamenta- Pisanty 24 mila. E, dato che le registrazioni no una prevalenza della memorialistica continuano ad essere visibili altri si col- sulla storiografia, cioè di una visione in- legano e partecipano agli incontri. dividuale basata sui ricordi non sempre Questi tre dibattiti sono il momento fi- verificabili dei protagonisti sulla ricerca nale della iniziativa politico culturale che storiografica che tenga conto delle vitti- la Fondazione Memoria della De por - me, ma anche dei carnefici e di coloro che tazione ha organizzato l’anno scorso par- in quei frangenti scelsero di rimanere in tendo dalla riflessione su come attualiz- una zona più o meno grigia. zare i valori della Resistenza e la memo- I tre dibattiti, come detto, sono visibili ria della deportazione. ancora sul sito della Fondazione Corriere In particolare si può dire che i tre incon- della Sera e costituiscono un momento tri sono partiti dalla constatazione di importante dello sforzo di attualizzazio- Valentina Pisanty: nel nostro continente ne dei valori della Resistenza e della me- in questi ultimi 30 anni si è discusso, ri- moria della deportazione. flettuto, si sono organizzate iniziative va- Chi volesse approfondire il tema può fa- rie e diverse per ripudiare il nazismo e cilmente accedere ai siti che ripropongo- l’antisemitismo e farne anzi il valore fon- no quei dibattiti.

15 Milena Bracesco, il racconto nelle scuole Le domande degli studenti di oggi alla figlia di un deportato

1 Il resto della sua famiglia era d’accordo con quello che fa- I giovani si meritano un mondo ceva suo padre contro il regime fascista? migliore. C’è una sana gioventù 2 Sua madre le ha mai detto se approvava le scelte di suo padre o se era contraria? Suo padre ha mai coinvolto sua ma- di cui è bene parlare. dre nella sua attività antifascista? 3 Si è mai chiesta se lei avrebbe fatto le stesse scelte di suo padre se fosse stata al suo posto? Grazie ad un film, una poesia, Altre domande vertevano direttamente sul rapporto che sento di avere con mio padre e sulla deportazione di papà un testo si può riflettere sulle e quanto la mia vita sia stata influenzata dalle sue scelte. Mi hanno poi chiesto di mettere a confronto la mia giovane età esperienze più tragiche all’epoca dei fatti con la loro condizione attuale, cercando di trovare dei riferimenti nelle mie risposte, non sempre fa- cili da dare. è ciò che tanti ragazzi hanno “Da piccola si è mai posta dei quesiti, riguardo ad alcune decisioni difficili che aveva preso suo padre, ai quali è riu- avuto modo di fare anche scita a trovare risposta avanzando con l’età o mentre ri- costruiva la sua storia?” quest’anno in occasione del “Può sembrare banale come domanda, eppure non so co- me ci si sente a passare la vita senza una figura paterna “Giorno della Memoria”. ma so che, oltre a lei, molti ragazzi ci sono passati. Mi in- teressa in particolare il periodo della vita che sto passan- di Milena bracesco* do in questo momento. Com’è stata la sua adolescenza sen- za un padre? Chi ha fatto da figura paterna durante la sua infanzia/adolescenza?” Alcune prime classi del liceo artistico Nanni Valentini E poi ancora - “Egoisticamente parlando avrebbe preferi- di Monza hanno voluto darmi nel mese di dicembre scor- to che suo padre fosse stato un fascista e quindi avrebbe po- so “il compito per le vacanze” dopo aver letto il libro che tuto vivere con lei?” ho scritto sulla deportazione di mio padre e sulla vita “Come ha iniziato le ricerche? chi l’ha spinta a farlo?” della mia famiglia, in preparazione del collegamento “Che consigli darebbe a noi ragazzi per cambiare la men- previsto per il mese di gennaio. talità di persone razziste e antisemite?” “Quale è la lezione di vita che suo padre le ha dato e che Nelle foto (sopra) del libro, poi, ci sono i “momenti” come lei si sente di dare a noi?” quando a Mauthausen io passo un fazzolet to sul volto di E ancora “Conoscendo quello che ha fatto suo padre, in mio padre Enrico ucciso dalla ferocia nazista. quale situazione sarebbe intervenuto oggi in questa so- cietà? E come? (corruzione, politica, inquinamento abien- Riporto qui parte delle domande che mi sono state rivolte. tale, ecc...)” Alcune erano sul rapporto tra mia madre, me stessa e la “Ha mai desiderato di potersi ‘liberare’ del suo passato scelta di mio papà. come di un peso?” “Lei è orfana di guerra. Cosa prova e pensa oggi quando Le domande degli studenti aiutano oggi a capire il loro sente al telegiornale parlare di guerra?” mondo e inducono a riflessioni su quello che era successo “È mai stata guardata con diffidenza/ostilità/indifferenza in quella vicenda... per il passato di suo padre”. 16 Le considerazioni dei ragazzi L’attualità come spunto

Queste sono state solo alcune delle questioni che le ragaz- Poi una riflessione sulla attuale situazione: “Il senso di im- ze e i ragazzi mi hanno posto e qui di seguito trascrivo so- potenza provato da Anna Frank, però, è molto simile a quel- lo tre commenti che la professoressa mi ha segnalato dopo lo che ho provato io quando la notizia del virus ha comin- il nostro incontro. Io ho cercato di rispondere scrupolosa- ciato a diffondersi. Il non poter oppormi a qualcosa di più mente a tutte queste domande. Non vi nascondo che mi grande di me mi ha fatto sentire fuori luogo e a volte anche hanno sottoposta ad una riflessione retroattiva sulla mia inutile. Anche la storia di Enrico Bracesco mi ha fatto ca- gioventù che ho però trovato molto stimolante. pire che per contrastare il nemico è necessario uno sforzo. Non posso sconfiggere il virus da solo e sicuramente que- Considerazioni di alcuni studenti dopo il collegamento. sta situazione non se ne andrà da un giorno all’altro, però “Ho imparato cosa vuol dire guerra dal bellissimo ed emo- con uno sforzo collettivo si può fare la differenza. zionante racconto di Milena. Sono sicuro di questa cosa perché sto scrivendo questo te- In fondo noi siamo fortunati ad essere in una situazione ma dopo la caduta del regime fascista e devo ringraziare del genere piuttosto che nella sua. Ammiro molto questa persone come Enrico Bracesco se sono in grado di farlo al donna. Prima non pensavo che una dittatura fascista po- sicuro, ma ci sono delle persone che in questo periodo stan- tesse infliggere tanta sofferenza sulla pelle di una persona no soffrendo a causa della perdita di amici, e familiari do- come suo padre. Un uomo che ha solo cercato di cambia- vuta al virus. Ringrazio il fatto di non essere ancora una di re la situazione, ed è stato pure deportato in quel terribile queste. Castello, dove finì la sua vita. Nonostante ciò il racconto di Milena Bracesco mi ha aper- Mi ha molto commosso la bellissima frase detta esplicita- to gli occhi facendomi capire quanta sofferenza c’è stata a mente da Milena per lui: ‘Io non penso, io lo amo’. In es- seguito della guerra e quanto anche le persone comuni ab- sa, sono racchiuse tante sconfitte, tanto affetto mancato biano dovuto lottare per ottenere la libertà”. ed abbracci mai dati, tanto dolore, ma anche tanta gioia. Cioè, vorrei tanto sapere come ha fatto, come si fa ad ama- Pensieri e filmati dei giovani re una persona mai vista? Forse è proprio questo l’amore che si prova per un genitore”. Molti altri pensieri sono arrivati prendendo spunti da Primo E ancora: “In questa esperienza ho imparato cose che per Levi che scuote le coscienze e non può lasciare indifferenti, me sono fondamentali per andare avanti nel corso della altre classi hanno preso alcuni passaggi significativi del mia vita. Ho imparato ad essere coraggiosa come Milena, mio testo ed hanno elaborato filmati molto belli. Il tutto è perché lei ha sofferto perdendo suo padre, mentre io ho stato molto appagante e da qui il desiderio di condividere. sofferto perdendo mio nonno. Quando tutte le persone mi Tra i tanti collegamenti vorrei citarne ancora due fatti in chiedevano ‘Ma Raisa, perché sei così turbata, perché tandem con Leonardo Zanchi, lui a Bergamo, io comoda- piangi sempre?’ E così via, ogni giorno mi venivano a fa- mente nella mia casa di Monza con l’Istituto tecnico re domande su mio nonno e mi facevano stare male sempre Hesembergher. più, ed è per questo motivo per cui non avevo il coraggio Il primo si è svolto per gli studenti e i genitori del serale, il di fare delle domande a Milena riguardanti suo padre, sem- secondo una mattina. è stato bello rispondere con le no- plicemente perché avevo paura di farla soffrire.. Milena è stre storie ed avere anche un confronto tra generazioni e stata davvero ammirevole a parlare della sua vita, di suo penso lo sia stato anche per i ragazzi che si sono espressi a padre, nonostante tutto quello che le è successo. Credo che posteriori con altre domande ancora più specifiche ed estre- non dimenticherò mai le parole che ha detto Milena in pub- mamente profonde. blico, mi sono rimaste nel cuore”. *Vicepresidente della sezione Aned Sesto / Monza 17 A scuola la lezione sulla Deportazione La scoperta: nei campi anche gli oppositori politici

Oggi la società è indif ferente a quello che ci di Mariela Valota circonda, a quello che accade anche a pochi chi- lometri da casa nostra, ma noi cosa possiamo fare? Una pri ma risposta è stata: “non essere Alla Media dove insegno, indifferen ti, ma questo noi ragazzi lo pos - siamo fare impegnandoci e non girandoci dal- la Don Milani di Sesto San Giovanni, l’altra parte quando qualcosa di poco gra - questa volta ho parlato come nipote dito accade mol to vicino a noi, per esempio in classe, dob biamo imparare a prenderci le no- di un deportato, ucciso nella marcia stre responsabilità e dobbiamo prende re una posizione”. L’altra ri flessione è stata che “dob- della morte verso Mauthausen. biamo sforzarci di avere interesse per tut to ciò che accade intorno a noi, dobbiamo as - solutamente studiare, capire, documentarci, Ho portato la mia testimonianza alle riconoscere col loro nome le cose che ci ven - gono dette e soprattutto riconoscere quello classi terze medie dell’Istituto, in più che può portare lentamente a situazioni pe- ricolose per cui non è più possibile tornare giorni, davanti a decine di studenti. in dietro. Bisogna agire prima che sia troppo tar di”. Che dire sentendoli parlare ho acquisito tan- ta fiducia per il nostro e il loro futuro. Grazie ragazzi. Sono stati cinque incontri intensi, Ecco alcuni dei loro pensieri. commossi e faticosi, ma soprattutto Marco E. interessanti per la restituzione Lunedì 25 gennaio la mia classe ha fatto un in- contro veramente interessante con la prof. da parte dei ragazzi che hanno Valota, la quale ci ha parlato del periodo del- fatto tantissime domande oltre la Seconda guerra mondiale, più precisamente dei campi di concentramento e degli sciope- che produrre delle riflessioni ri avvenuti nel Nord Italia. La prof. Valota ci ha spiegato che suo nonno profonde sulle storie che hanno era stato deportato nei campi di concentra- mento perché era considerato un oppositore po- sentito raccontare. litico, in realtà aveva solamente scioperato per avere un salario migliore per sfamare la sua famiglia. Abbiamo riflettuto soprattutto Suo nonno purtroppo, è morto in una cosiddetta “marcia della morte”, che veniva fatta fare ai sul perché è importante ricordare. prigionieri da un campo all’altro per scappa- re delle armate rosse. Quando la prof. ci ha raccontato questa cosa 18 In queste pagine i disegni dalla 3C della scuola me- dia Don Milani di Sesto San Gio - van ni sul Giorno della Memoria e un disegno della Scuola Santa Ca - terina dove Giu - seppe e Ma riela Valota hanno avu to un incontro di testimonianza.

era molto emozionata perché credo che per perso la parola, bambini che non sapevano lei suo nonno sia una figura veramente im- come si chiamassero. portante e da seguire, anche se non l’ha mai Quindi questo intervento mi ha fatto capire conosciuto. Poi ci ha raccontato che il giorno molte cose e me le porterò dietro tutta la vi- in cui è morto suo nonno, lei è nata, anche qui ta. si vedeva che lei era molto emozionata perché Riva C. le brillavano gli occhi e ogni tanto si blocca- va, però ho capito anche che lei ha una forza L’incontro che si è svolto lunedì con la prof. immensa, perché raccontando queste cose sta Valota è stato molto importante e significati- male, ma allo stesso tempo sta facendo del vo. La professoressa ci ha raccontato la sto- bene a noi per il nostro futuro. ria di suo nonno, deportato nel campo di con- Questo incontro mi è servito molto a capire che centramento di Mauthausen, che ho visitato con la memoria è una cosa molto importante per la mia famiglia. proteggere le nuove generazioni, e ho com- Per lei deve essere stato difficile raccontare una preso anche che nella vita di tutti i giorni non tragedia così grande, ma è necessario sapere bisogna mai essere indifferenti. Grazie anco- che cosa è successo in quell’epoca per non ra alla prof. Valota e all’ANED per tenere in commettere gli stessi errori che hanno cau- vita la memoria della storia. sato la morte di milioni di persone innocenti. Davide Io sapevo già della crudeltà dei campi di con- centramento e del modo in cui i detenuti veni - A me questo intervento è piaciuto molto, pen- vano trattati, ma lunedì, grazie all’incontro, mi so il più importante e il più bello di tutti gli in- so no reso conto ancora di più di quanto le per- terventi di esperti di qualsiasi genere. sone possano essere cattive con i propri si- La prof. era molto emozionata mentre lo rac- mili. contava e me l’ha passato bene il suo messag - Io sono rimasto molto stupito da varie cose: gio. Non so bene cosa provasse lei in quel mo- quan do la professoressa ci ha raccontato che mento, ma una cosa è certa era molto dispia- per arrestare suo nonno (perché aveva parteci - ciuta. pato ad uno sciopero) si presentarono 13 per- Mi ha fatto commuovere molto tutta la lezio- sone ed uno di questi era il questore di Sesto, ne, ma specialmente il video di Angelo Ratti so no rimasto sbalordito perché significa che anche lui ex deportato; nel video raccontava anche le autorità erano dalla parte sbagliata. a una classe la sua esperienza e aveva una for- Sono rimasto colpito anche dai kapò che era- za nel raccontare la storia che era sovrauma- no dei ladri (infatti erano in prigione) scelti dai na. nazisti per picchiare e mettere in riga gli altri Era forte e determinato, ma velocemente quel- detenuti, con moltissima cattiveria. la forza e determinatezza diventò un occhio lu- Ho scoperto anche i sottocampi che erano dei cido e una voce molto sottile come quando campi di concentramento più piccoli che si stai per piangere. trovavano nelle vicinanze di quelli maggiori. Comunque mi sento fortunato dopo questi La professoressa ci ha parlato del sottocam- racconti. Mi lamento come tutti per questo po di Gusen che viene anche chiamato il “cimi - periodo: il covid di qui il covid di là, ma non tero degli italiani”. è niente in confronto alla guerra e quello che La cosa che mi ha fatto rabbrividire di più è hanno vissuto quelle persone. Gente che ha sta ta la testimonianza di 2 sopravvissuti al 19 Ho scoperto alcune cose, non sapevo che gli oppositori politici venivano deportati

cam po di concentramento di Mauthausen, che Sara b. rac contavano in prima persona la loro storia. Questo incontro mi è servito a capire che la cru- L’incontro con la professoressa Valota è sta- deltà e le discriminazioni non sono mai giu- to molto molto interessate, soprattutto perché ste e giustificabili e quello che hanno fatto i ci ha raccontato la storia di suo nonno. nazisti contro gli ebrei deve far pensare le è stato un bel modo per ricordare. persone per far sì che non accada mai più una Ho scoperto anche alcune cose, ad esempio cosa di questo genere. non sapevo che gli oppositori politici veni- Secondo me la Giornata della memoria è mol- vano deportati. Ciò che mi ha colpito di più è to importante, perché l’unico metodo per fa- stato di sicuro il video che abbiamo guardato re in modo che certi avvenimenti non accada - alla fine, perché mi hanno colpito tutte le im- no più è capire e ricordare quello che è suc- magini dei detenuti, nudi, magrissimi, al fred- cesso e l’orrore che fu, e solo ritornando in- do. Le immagini dei campi di concentramen- dietro e capendo ciò che successe potremo to fanno venire i brividi, perché è un luogo veramente andare avanti. che porta alla mente tutto quello che è suc- cesso. Molto spesso se si pensa ai campi di concen- Inoltre mi ha colpito parecchio il modo in cui tramento si pensa subito agli ebrei, ed è anche il signor Angelo Ratti ha raccontato tutta la giusto perché la maggior parte di persone de- storia, mi è sembrata una persona molto for- cedute in quei luoghi erano ebrei, ma c’era- te, perché raccontava come se fosse una sto- no anche molte altre persone che si trovava- ria, una cosa normale, e penso proprio che sia no nella stessa situazione non perché erano difficile, raccontare robe del genere, se le hai ebree ma per altri motivi. Un esempio sono gli vissute. oppositori politici, perciò quegli uomini che Ho pensato anche, quando la professoressa rischiarono (e molti persero) la loro vita per ha detto che Angelo Ratti è morto l’anno scor- combattere contro gli ideali che ritenevano so, che tutto questo è successo anche a per- sbagliati. sone così vicine a noi, non sappiamo cosa ha La professoressa Valota ha parlato in parti- passato la persona che ci passa di fianco. colar modo dei deportati delle fabbriche di Oltre al video però mi è interessato anche tut- Sesto tra i quali c’era anche suo nonno e che to il resto, quando ha raccontato dell’arresto quindi anche solo scioperando (che dovreb- di suo nonno, mi ha colpito molto il fatto che be invece essere un diritto) si rischiasse di es- ci fossero così tanti dettagli nella storia, co- sere arrestati e portati nei campi di concen- me la nonna che aveva ricordato i vestiti dei tramento e di sterminio. soldati. Penso davvero che questo incontro Ho trovato la storia del nonno della prof. sia servito per la mia crescita e che non è sta- Valota veramente molto toccante e interes- to assolutamente tempo perso. sante, e posso solo immaginare il dolore che ha dovuto provare lui e anche la sua famiglia Io non riuscirò mai a spiegarmi come tutto dopo la sua morte. questo possa essere successo, quale menta- Mi ha particolarmente colpito il fatto che lei lità avevano tutti coloro che uccidevano, va be- sia nata lo stesso giorno della morte di suo ne avere le proprie idee, ma se hai delle idee nonno e io non credo sia solamente una coin- sbagliate tienitele per te, non diffonderle, non cidenza, ma qualcosa di più. ha senso creare tanta sofferenza. 20 Pezzi di storia “molto veri” per conoscere e così capire

In mostra un “pezzo” che evoca: il veleno per le docce

riali espositivi, hanno rivestito anche il ruolo di La Scuola secondaria di Primo guide e hanno illustrato i contenuti dei ta voli te- grado dell’Istituto Comprensivo matici agli alunni delle altre classi del l’Istituto, a genitori, a persone esterne alla scuola che, su invito, di Cairo Montenotte ha, negli anni, hanno potuto accedere all’even to. Negli anni scolastici successivii materiali della realizzato diverse iniziative mostra sono stati ripresi, rispristinati e perfe zionati, nella Giornata della Memoria, con nuovi contributi, dagli alunni delle classi ter- ze della sede di Cairo Montenotte, che li hanno anche e soprattutto in collaborazione usati come base per approfondimen ti ulteriori; la consuetudine di coinvolgere guide e visitatori è con l’ANED (associazione proseguita come una tradizione per diverso tempo, sino all’anno scolastico 2019/2020 e si è rivelata degli ex deportati) di Savona. una metodologia adatta a coinvolgere e responsa- bilizzare maggiormente i ragazzi, rendendoli pro- Cartelloni col contributo degli allievi tagonisti. A partire dall’anno scolastico 2012/2013 è stata presentata una mostra itinerante, costituita da ma- Le dodici tavole tematiche teriali messi a disposizione dalla sede ANED di A conclusione dell’attività, il 27 gennaio 2020, gli Savona, accompagnata da cartelloni e lavori rea- alunni hanno incontrato il rappresentante del - lizzati dagli alunni del plesso di Dego. l’Associazione nazionale Ex deportati (ANED), In tale occasione il Presidente ANED Sa vona- professor Adalberto Ricci, ed Ennio Ca viglia, fi- Imperia Maria Bolla, già Vicepresidente Na - glio di Battista, sopravvissuto al cam po di stermi- zionale, ha offerto alla scuola un importante con- nio di Buchenwald. I due relatori hanno presenta- tributo, costituito da una testimonianza sulla de- to ai ragazzi rispettivamente le iniziative dell’ANED, portazione nei campi di concentramento nazisti, a come le visite ai campi di concentramento, e un seguito del quale sono stati coinvolti gli alunni che video, in cui Battista racconta la sua deportazione. hanno partecipato con letture, domande e momenti Il significato dell’esperienza vissuta dagli studen- di riflessione. ti può essere riassunto dalle parole di Ennio Caviglia: Le altre classi dell’Istituto sono state coinvolte a va- “Ragazzi non dimenticate e sappiate che queste rio titolo dai rispettivi docenti anche attraverso let- cose sono successe”. ture specifiche, visione di film e rea lizzazione di La mostra è stata composta da dodici tavoli tema- attività artistico-musicali-teatrali dedicate. tici e da alcuni pannelli in cui sono riportate le ri- Dietro suggerimento di alunni e docenti del ples- cerche effettuate dalle alunne e dagli alun ni delle so di Dego e con la fattiva collaborazione dei do- classi terze e si conclude con la proiezione di alcuni centi della sede di Cairo Montenotte, negli anni lavori multimediali molto importanti: uno sul Cam - successivi è stata realizzata dagli studenti delle po di smistamento di Cairo Montenotte in Località classi terze una mostra interna, con allestimento Ve sima e l’altro sui personaggi letterari collegati di tavoli tematici corredati di espositori cartonati al la Shoah. rappresentanti fatti, oggetti e scene legate alla I nuclei tematici dei dodici tavoli sono i seguenti: Shoah. Le leggi razziali; il ghetto; l’arresto; i luoghi di La mostra è stata allestita nei locali della scuola; gli carcerazione in Italia; il viaggio dei deportati; l’ar- alunni delle classi terze, oltre a realizzare i mate- rivo e l’ingresso nei lager; la vita nel lager; i cam- 21 Nel plesso di Dego la mostra, con anche un allestimento di tavoli tematici: sopra quello delle donne nella Shoah

pi dipendenti; la soluzione finale; la marcia della anni era diventata una consuetudine in quanto coin- morte; la liberazione e il ritorno; i prigionieri po- volgeva tutti gli studenti delle classi terze della litici; il Giardino dei Giusti; le donne e la Shoah; scuola secondaria, come illustrato in precedenza, i genocidi nel mondo. si è pensato di organizzare una ‘mostra a distanza’, Il percorso dalla mostra quindi segue un filo cro- con l’ausilio di applicazioni informatiche per la nologico che ripercorre i tristi eventi, quali la pro- didattica. mulgazione delle leggi razziali in Germania e Grazie soprattutto ai docenti di materie letterarie, Italia, il percorso dei treni della morte, le condizio - tecnologia, matematica, sostegno, gli studenti han- ni di vita nei lager, fa accenni alle testimonianze no creato alcune presentazioni (incentrate sui nu- dei soprav vissuti e alle storie personali dei Giusti clei tematici fondamentali della Shoah e del ge- tra le Nazioni. nocidio) contenenti immagini, testi esplicativi, in Fra gli approfondimenti, una sezione dedicata al- alcuni casi musiche e letture, fissati su diapositiva. le donne che hanno vissuto e combattuto la Shoah Le presentazioni ultimate sono state poi riunite su ed una sezione che chiarisce il significato di ge- una bacheca virtuale e condivise sia con tutte le nocidio e riporta altri dolorosi esempi di cui la sto- classi della scuola secondaria, sia con alcune del- ria dell’uomo è stata tragica, quali lo sterminio dei la primaria, affinché gli studenti potessero visionare nativi americani, delle genti armene, curde, africane, il lavoro nel suo complesso e discuterne colletti- non senza dimenticare i gravi fatti avvenuti nella vamente con i loro insegnanti. ex Jugoslavia. Il tutto introdotto dal quadro normativo che sancisce Un passo anche sulla figura di bartali la ricorrenza del Giorno della Memoria. Il materiale così composto, inoltre, rappresenta un valido aiuto, a disposizione in ogni momento per “Vedere insieme” e valutare fra tutti i docenti, per successive trattazioni dell’argomento. Nell’anno scolastico in corso l’Istituto ha avviato Il 3 febbraio 2021 tutti gli studenti della scuola se- alcu ne iniziative per celebrare il Giorno della Me - condaria sono stati inoltre coinvolti in un incon- moria, seppure all’interno di un contesto emer- tro in video conferenza con Gioia Bartali, nipote del genziale che ha condizionato, inutile dirlo, l’attivi - grande Gino. tà di ogni scuola. L’incontro è stato preparato con alcune lezioni in- Nonostante le difficoltà derivate dal ricorso alla troduttive in cui gli studenti hanno approfondito didattica a distanza e al procedere discontinuo del la conoscenza di inizialmente come percorso scolastico, con grande impegno gli studenti, sportivo, mentre la sua figura di Giusto fra le Nazioni coordinati e supportati dai loro insegnanti, si sono è stata poi chiarita e sviluppata durante la conver- dedicati ad un lavoro che li ha condotti ad analiz- sazione avvenuta in modalità a distanza con la re- zare le tematiche inerenti la Shoah; l’analisi ha latrice. preso avvio dai fatti storici che ne sono stati la cau- L’incontro è stato seguito con grande interesse da- sa, per giungere ad una riflessione più ampia che, gli studenti, che hanno contribuito al dibattito fi- in un’ottica diacronica e sincronica, potesse av- nale ponendo molte domande. viare la formazione di una coscienza critica atta a Al termine delle iniziative gli studenti sono stati ul- rifiutare prontamente ogni forma di odio e discri- teriormente coinvolti con attività di tipo metaco- minazione e favorire il dialogo, come strumento gnitivo, atte a mettere in luce la validità dei contenuti per superare dicotomie e divergenze. appresi, la capacità di riflessione sui temi affron- Poiché non è stato possibile allestire nei locali del- tati nell’incontro e la consapevolezza personale. la scuola la mostra sulla Shoah, che negli ultimi I docenti dell’I.C. di Cairo Montenotte 22 NOTIZIE In base alla legge liberticida polacca condannati due storici che provano le complicità con i nazisti arrivata la condanna in Polonia, in base alla legge Secondo la Lega il libro ha danneggiato “la reputazione approvata tre anni fa dal Parlamento, che colpisce non solo di Edward Malinowski, ma anche di altri polacchi èogni discussione, anche motivata, sulle complicità di e persino della Polonia” e i due autori sono stati accusati di singoli o istituzioni sulla persecuzione degli ebrei durante il “uso in cauto delle fonti storiche”. nazismo. Con dannati due importanti storici, Barbara La condanna è avvenuta applicando la legge votata tre anni Engelking e Jan Grabowski, autori di Notte senza fine, un fa che si propone di “avviare e sostenere azioni volte a cor- libro in due volumi di ben 1.700 pagine sulle vicende degli reggere le false affermazioni sulla storia della Polonia” e ebrei in Polonia dopo il 1942. ad opporsi alla “pedagogia della vergogna”. In particolare i due storici hanno riportato le dichiarazioni In pratica una legge di pesante censura che vieta la ricerca e di una sopravvissuta allo sterminio, Estera Siemiatycka, che la pubblicazione di notizie sulle complicità di polacchi con i ha accusato esplicitamente Edward Malinowski, un vicino nazisti, anche se, come nel caso del libro condannato, di casa nel villaggio di Malinowo do ve vivevano, di essere ampiamente documentate. La corte ha condannato Barbara stato un collaboratore dei nazisti du rante l’occupazione e in Engelking e Jan Gra bowski perché hanno “violato il rispet- particolare di avere denunciato un gruppo di ebrei che vive- to della memoria di un parente della denunciante”. vano nel paese che vennero di conseguenza deportati nei Contro questa legge tre anni fa si erano levate le proteste di lager. organizzazioni internazionali e di associazioni legate alla Un’anziana nipote del Malinowski, Filomena Leszczynska resistenza e alla deportazione. di 81 anni, ha denunciato i due autori del libro. L’anziana Il tentativo di soffocare qualsiasi ricerca che metta in rilievo querelante non aveva letto il libro e non avrebbe mai sporto complicità anche individuali, di polacchi con il nazismo e le denuncia, ma è stata spinta a farlo e pagata per questo, dalla deportazioni, ha ora fat to un salto di qualità con la condan- “Lega polacca contro la diffamazione” legata al partito na di Engelking e Grabowski. nazionalista “Legge e giustizia” al governo. Giuseppe bonumi NOTIZIE La neve ricopriva gli undici partigiani uccisi quel gelido febbraio per colpa del traditore In ricordo dell’eccidio di Pian dei Corsi u radio ANPI 25 Aprile di Finale Ligure è stato ricor- L’eccidio di Pian dei Corsi avvenne per il tradimento di dato l’eccidio di Pian dei Corsi, nel quale vennero as- Tarzan, un repubblichino fascista che prima si unì ai pa- Ssassinati 11 partigiani del distaccamento Rebagliati, trioti e poi li tradì accompagnando il battaglione dei San trucidati dai nazifascisti la notte tra l’ 1 e il 2 febbraio 1945. Marco sino all’accampamento dei partigiani. L’iniziativa è stata curata dalle sezioni Anpi di Finale Li - Quella notte dell’ 1 e 2 febbraio era molto fredda e senza gure, Calice, Orco Feglino con la collaborazione e gli in- nebbia. I fascisti circondarono il campo e trucidarono tut- terventi dei sindaci dei comuni, ad incominciare da quel- ti i partigiani che stavano dormendo. La mattina seguente, lo di Finale Ligure Frascherelli. quando si era sparsa per tutta la vallata la notizia dell’as- Vi è poi stato il saluto del segretario della Cgil di Savona sassinio, il parroco don Bianchi si recò sul posto per sep- Pasa e l’intervento di alcuni famigliari come Piero Barsotti, pellire i cadaveri e vide lo scempio che i fascisti avevano presidente onorario della sezione Anpi di Quiliano e fratello fatto sui corpi già martoriati dei partigiani. Il sangue degli di Renzo, uno degli undici partigiani uccisi. Piero ha ri- undici patrioti copriva la neve che era scesa la notte pre- cordato la figura del fratello che dopo l’8 settembre 1943, cedente. lui militare, aveva iniziato la lotta di liberazione. Ha ri- Ogni anno il 2 febbraio le Sezioni Anpi del finalese orga- cordato quando i fascisti più volte andavano nella loro ca- nizzano la cerimonia in memoria degli undici martiri. sa, terrorizzando lui e i genitori in cerca proprio del fra- Quest’anno con la pandemia si è voluto organizzare que- tello che aveva dato un importante contributo alla lotta par- sto ricordo on line, ma la mattina del 2 febbraio una dele- tigiana. I tre fratelli Renzo, Rivo (importante ceramista va- gazione ha deposto una corona dove oggi sorge il cippo dese e della provincia) e Piero erano nati a Vado Ligure da commemorativo realizzato proprio dal fratello di Renzo una famiglia di lavoratori del marmo. Barsotti. Simone Falco 23 Il libro di Emanuele Fiano sulla vita con un genitore ritornato dall’inferno

A gennaio è uscito, in ritardo di qualche settimana sui tempi previsti causa Covid, Qualcosa di cui l’intenso libro di Emanuele Fiano “Il profumo di mio padre. L’eredità di un figlio della Shoah”, mio papà, editrice Piemme. Parla della vita, dei sentimenti profondi, delle Nedo Fiano paure e delle speranze del figlio di un padre deportato ad Auschwitz, Nedo, unico non parlava sopravvissuto al lager della sua famiglia

anche, naturalmente, to uno dei più attivi culto- ci descrive sua ma- ri della memoria tra i so- Edre, sposata da Nedo pravvissuti ai lager. Ha per- nel 1947, che convive con corso l’Italia parlando con un marito amato, forte, ma la sua voce forte e le sue pro fondamente segnato da emozioni profonde in infi- quel la tremenda esperien- niti incontri in tantissime za. E per uno di quei casi scuole, in tutti i luoghi do- significativi di cui parla ad ve è stato chiamato a parla - un certo punto Emanuele, re della deportazione. pochi giorni dopo l’uscita Fino a quando per un cru- del libro sono morti uno do- dele gioco del destino, or- po l’altro Nedo e la moglie. mai molto anziano, non ha Il passaggio del testimone perso definitivamente la sua tra padre, madre e figlio di- memo ria. venta dunque con questo li- Anche di questo raccon ta bro evidente e fisicamente con infinito affetto il figlio visibile. Emanuele nel suo bel libro. Del resto, dopo un periodo Qui di seguito pubblichia- di silenzio sugli orrori che mo un brano del primo ca- aveva vissuto, Nedo è sta- pitolo.

...un numero misterioso marchiato su un braccio e spesso molte lacrime... 24 Aveva compiuto 102 anni ...inspiegabile e La scomparsa Emanuele Fiano non spiegato, Il profumo di mio padre. a cui sapevo di a Verona L’eredità di un figlio della Shoah dovere l’assenza Piemme di Vittore pag. 192 dei nonni, nonne, euro 17,50 zii e zie e cugini bocchetta

“Papà aveva buchi sulle gambe e un alluce spezzato; un numero misterioso marchiato sul braccio e spesso molte lacrime, ma non una parola che spiegasse quelle ferite e quel dolore. Per me bambino la spiegazione che lui stesso mi aveva dato era che il suo numero sul braccio fosse un modo per ricordarsi il numero del telefono, che le ferite sulla gamba fossero la “banghina malata”, come la chiamava lui, che l’alluce fosse nato così, come mi raccontava per impedirmi di sapere, o di soffrire. Treblinka, invece, come mi fu detto con sofferenza, in un episodio che avrete modo di conoscere, era un generale tedesco cattivo e quando appariva l’immagine di Hitler in televisione, o anche quella di Mussolini, quello era un porco, come papà urlava fino alle lacrime di fronte allo schermo. Mentre noi rimanevamo attoniti, e impauriti. Ma io non sapevo di chi fosse quel volto in televisione. Poi venne la lettura. Da solo. Da adolescente. Nel salotto con le pareti fatte di libri, vicino alle immagini dei tarocchi appesi al muro; il fato, l’impiccato, la fortuna. Una strana scelta questa dei tarocchi, così inconsueta in casa mia, così estranea a qualsiasi nostra tradizione; messa lì, quasi a vigilare le migliaia di libri così drammatici, e a ricordarci del destino e della morte. Libri devastanti. Immagini insopportabili. Veri traumi morto a Verona nella quieto, non avrebbe ap- appesi all’albero della conoscenza di un figlio di un sua casa in quartiere prezzato panegirici, perciò, sopravvissuto di Auschwitz. Corpi nudi, ammassati, Catena, dopo aver vis- insieme alla promessa di bambini, sigle, casacche, racconti di violenze, di torture, di è suto con caparbietà mille continuare anche in suo no- cani sanguinari. Inesistenti o quasi in casa, le immagini vite, Vittore Bocchetta, 102 me la Memoria delle de- della famiglia che non c’èra più. anni compiuti il 15 novem- portazioni, gli dedichiamo Auschwitz è stato per me, per lungo tempo, da bambino, bre scorso. Artista, sculto- solamente alcune note bio- una sorta di non-luogo della memoria della nostra famiglia. re, scrittore, testimone anar- grafiche e ricordiamo gli ul- Un qualcosa che c’era e non c’era. Una parola sconosciuta chico della deportazione e timi momenti vissuti con lui che vagava nell’aria di casa, quando la mamma mi dell’antifascismo e a lui dedicati. allontanava perché papà piangeva, nei silenzi di fronte a un Nel dolore del distacco, ci è Nell’occasione straordina- nome sulla lapide, fuori dalla sinagoga di Firenze, nelle urla di conforto sapere che la sua ria del suo 102° complean- quando qualcuno metteva il pane al contrario a tavola, o Memoria resterà viva in noi no il 15 novembre scorso quando lo gettava perché secco, senza baciarlo, o quando il e nei tanti che lo hanno co- ANED Verona, come già letto non era rifatto alla perfezione, senza una piega. Nella nosciuto e che serberanno negli scorsi anni, gli aveva commozione per una musica o una parola. Nel silenzio per sempre, insieme ai suoi consegnato la prima tesse- pesantissimo quando incontravamo un tedesco della preziosi scritti e alla forza ra 2021, cosa che lo aveva generazione di papà, e quando papà si raggelava nel delle sue sculture e dei suoi particolarmente commosso guardarlo. disegni, la testimonianza di e reso felice, insieme a un Io sono cresciuto, da bambino, con la consapevolezza uno spirito libero e di una video di auguri di amici, di un male esistito e terribile, inspiegabile e non spiegato, personalità fuori del comu- compagni e compagne che a cui sapevo di dovere l’assenza dei nonni, ne. avrebbero voluto abbrac- nonne, zii e zie e cugini”. Istintivo, passionale, irre- ciarlo... 25 “Scrivilo tu”, queste le parole di Piero Terracina a Elisa Guida. E le fece promet Il racconto dell’uomo Piero Terracina Roma popolana e i romani: un’intera società e il suo mondo, le sue due vite

di Aldo Pavia

Impegno, di scrivere un libro, che è ben facile pensare abbia fatto tremare i polsi alla giovane storica Elisa Guida anche se era già passata attraverso l’esperienza della scrittura di un’opera complessa come “La strada di casa. Il ritorno in Italia dei sopravvissuti alla Shoah”.

La vita di Terracina viene inserita, così, nel mondo ebrai- co e in quello romano.

a scrivere un libro intera società. Elisa ha man- La Roma dell’antico ghetto Quelle ebraiche ancor più, sulla vicenda di tenuto la promessa dando- è la Roma popolana e po- ma non è un caso che gli MPie ro Terracina ci un libro che è molto di polare dei romani. I suoni, ebrei siano la componente com portava non solo misu- più di una biografia o di una le parole e le atmosfere, i più antica della popolazio- rarsi con la Storia, con il ri- autobiografia. giorni, le attese sono quelle ne della capitale. Ripre sen - gore della ricerca e della do- Non vi è solo il racconto di una città che stava cam- tarci quel mondo era fonda- cumentazione, ma ancor più della vita di Piero, ma que- biando ma che manteneva mentale per farci meglio ca- con una vicenda umana ar- sta viene inse rita nella ri- le sue peculiari caratteristi- pire la successione degli ticolata, complessa e inte- costruzione del mondo che. even ti e come a questi non ramente radicata in un con- ebraico, e di quello di solo Piero, ma una intera co- testo di non facile ricostru- Roma, in particolare, del munità si trovò a fare fron- zione, soprattutto per gli secolo scorso ancor prima te. La famiglia di Piero di- aspetti più umani non solo della sciagurata promulga- Era il 16 venta la cartina di tor nasole. del protagonista, ma di una zione delle leggi razziali. ottobre del Dalla partecipazione alla 1943 Repubblica Roma na all’u- il "sabato nero" scita definitiva dal ghetto, del ghetto alla decisa partecipazione di Roma alla costruzione del l’Italia postrisorgimentale, alla ade- sione profonda agli ideali del Regno, all’italianità, al- l’avvento del fascismo. Riconoscendosi total mente italiani come li aveva, dopo secoli di discriminazioni, ri- conosciuti un re Savoia, per vedersi poi, un secolo dopo, traditi da un altro re della stessa dina stia, che con la vergognosa fir ma delle leg- gi razziali can cellò quella che era stata la coraggiosa scelta di civiltà, di ricono- scimento di di ritti che spet- tano ad ogni essere umano. 26 tere che avrebbe onorato questo impegno

Elisa Guida Senza perdere la dignità. Una biografia di Piero Terracina Ed. Viella pag. 288 euro 27,00 Alla presentazione I giochi con i fratelli a luglio, nel parco del volume che si è svolta a Villa Sciarra, elegantemente vestiti in diretta su ANED La vita di Piero prende ini- ra nensi con i quali venne Nazionale zio il 12 novembre 1928 in san cita essere la religione e ANED una casa di Trastevere, quar- cat tolica quella di Stato. Le Deportazione tiere in cui viveva la mag- altre religioni tollerate, ma sono gior parte degli ebrei prima con controlli, limitazioni, intervenuti di essere costretti all’entrata di vieti. Ne conseguiva, e Amedeo Osti nel ghetto. E chi è più roma - non tanto larvatamente, che Guerrazzi no di un trasteverino! gli ebrei si stavano avvian- della E buona parte della sua vi- do al ritorno alla diversità, Fondazione ta si snoderà a Trastevere. al l’essere altro. Museo della La Milah (circoncisione) Questo segnale tuttavia non Shoah, Ettore nell’apparta mento di piaz- venne percepito dalla mag- Terracina za Ippolito Nie vo, i giochi gior parte degli ebrei e an- nipote di con i suoi fra telli a Villa che i Ter racina continuaro- Piero, Sciarra, immortalati in una no senza problemi a vivere Lello foto di una calda giornata la loro vita religiosa. Si ac- Dell’Ariccia di luglio tutti elegantemen- centuò invece una certa ul- Presidente te vestiti. Il de siderio sem- teriore diffidenza tra gli dell’ pre vivo di cor rere, di gio- ebrei che erano rimasti ad Associazione care, di nascon dersi, di abitare nel ghetto e il mon- Progetto acchiappar si. Quanto di più do a questo ester no che non Memoria, naturale in un fanciullo. aveva perso di manifestare Elisa Guida Ma già nel 1929 un brutto avversione per i “giudeac- dell’ se gnale dato dai Patti Late - ci”. Università degli studi Costruendo quello che è diventato della Tuscia e Dario un affresco di vivace quotidianità Venegoni Passo per passo Elisa Guida, to ad Auschwitz): “la vita Presidente seguendo la narrazione del- in piazza era bellissima, bel - Aned le vicende della famiglia lissima, c’erano tutte trat - Nazionale Ter racina, ci offre un preci - torie che mettevano il ta - so panorama di tutti quei volo fori: uno portava la se- lunghi anni, intrecciando le ra d’estate il fagotto con la parole di Piero con quelle cena, ce si metteva sedu ti, si di altri preziosi testimoni. ordinava un litro e si sta va Co struendo quello che io fino a mezzanotte a chiac- trovo essere un affascinan- chierare”. Potrebbe sem - te affresco certamente di brare un acquarello, invece sto ria ma anche di vivace è la più vera rappresenta- quo tidianità. Mi piace qui zione di una vita non pri va citare le parole di Sabatino di difficoltà, ma che non era Finzi (che il 16 ottobre verrà solo vita ebraica ben sì vita razziato al ghetto e deporta - comune, di popo lo. 27 Il libro di Elisa Guida racconta l’uomo Piero Terracina Il suo mondo e le sue due vite

quanto più possibile il rac- sione per così dire che po- Non è più come la descrisse Sabatino. conto dell’orrore, perché co purtroppo recensisce. Ciò di ceva: “C’è un limite an- che è vero è che il libro mi I ristoranti ci sono, ma resta nostalgia che all’orrore”. Limite che piace e non poco. Della qua- La “piazza” era ed è anco- bam bino disperato. Che oltrepassato poteva solo lità e della serietà storico ra oggi l’antico ghetto, cen- ama va la scuola, che ama- creare incredulità. scientifica si può solo assi- tro della vita comunitaria va lo studio e che si vedrà Tutto ciò chi lo ha cono- curare. Ma personalmente de gli ebrei romani. Pur trop - vil mente ed incomprensi- sciuto può solo decisamen- voglio ringraziare Elisa per po non è più come ce la de- bilmente respinto, scaccia- te confermare. aver deciso di ritrarsi come scrisse Sabatino. I ristoranti to. Dopo Regina Coeli ci fu storica, pur tessendo un’in- ci sono ancora, ma sono al- Avendo personalmente co - Fossoli e infine l’inferno. tensa trama storico/docu- tro e resta sicuramente la nosciuto e frequentato Piero “Quel piano inclinato sul- mentaria, e di aver dato to- nostalgia per i biscotti, “i posso sostenere che per lui l’abisso”, così definiva Pie - tale spazio a Piero, alla sua gi netti caldi” del fornaio di quello fu un dolore, cer - ro il lager in cui era arriva- umanità facendo di lui il te- piazza Costaguti. Così co- tamente non paragonabi le to a quindici anni. Infine le stimone della qualità uma- me Piero non dimenticò mai alla deportazione ed alla pagine del ritorno. Potrebbe na e non il “superstite da le zollette di zucchero che per dita di tutta la sua fami- sembrare un romanzo, in- mostrare” come e non poche suo nonno gli portava da un glia, tuttavia profondo e vece è il vero e documen- volte altri hanno fatto, spes- bar di corso Vittorio, pren- nep pur minimamente ridu- tato racconto del ritorno e so impadronendosi dei sen- dendole in più quando sorbi - cibile. I capitoli del libro dell’inizio della seconda vi- timenti di chi veramente è va un caffè. che affrontano gli anni del- ta di Piero. pro tagonista, che poi sono Elisa Guida affronta poi, la perdita dei diritti, della Molti conoscono quello di ciò che più ha valore. ov viamente seguendo lo se parazione, della guerra Primo Levi, cre do pochi ciò Di averci fatto conoscere sno darsi del racconto di so no di assoluta importan- che Piero do vette vivere, Piero a 360 gradi, la perso- Piero, gli anni dalle leggi za, grazie anche alla cura ciò che trovò e provò uscen- na nella sua dimensione to- raz ziali all’occupazione na- tanto rigorosa quanto par- do da un mondo fuori dal tale e non solo il soprav- zifascista della capitale. Ed tecipata di ricostruzione che mondo e ciò che fece per vissuto. Che fosse un bam- è la testimonianza di un Elisa ci propone. poter tornare a Ro ma, per bino, un po co timido, con tornare a casa dove si trovò la passione della bicicletta pressoché solo. Pagine da e del mare, o il lettore ac- La vicenda “concentrazionaria”: fare conoscere a chi oggi canito che po co orecchio chiede come i sopravvissu- prestava a ciò che intorno lo squallore delle pratiche carcerarie ti sono tornati. E anche que- gli accadeva, o l’ebreo di- sta è una vicenda molto sperato e disperante del la- Della vicenda poi concen- re disse loro: “Possono ac- umana prima che stretta- ger con nel cuore le ultime trazionaria, per altro piut- cadere delle cose terribili. mente storica. Ho parlato parole della madre avviata tosto nota, credo di non do- Mi raccomando. Siate uomi - di “seconda vita” proprio al gas, o il raffinato gastro- ver spendere parole. Se non ni e non perdete mai la di- perché tale la definiva Pie - nomo appassionato alla gui- per un momento veramen- gnità”. Queste parole, racco - ro. Queste le sue parole: da come io l’ho conosciu- te significativo. Quando, il mandazione e ammoni- “Non è vero che la vita con - to, Piero era totalmente un 7 aprile 1944, i Terracina mento, furono per Piero il tinua. La vita finisce. Poi uomo che non ha mai perso tra diti e arrestati giungono co mandamento cui si riferì ricomincia. Ma è un’altra”. la dignità. E neppure sacri- al carcere di Regina Coeli per tutta la sua “seconda vi- Così fu per Piero e così cre- ficata la veri tà se, come dal- e vengono sottoposti allo ta”, quella dopo Aushwitz- do sia stato per tutti i so- le ultime parole del libro, squal lore ed alla violenza Birkenau. Nonché la conno - pravvissuti. non rispondeva quando del le pratiche carcerarie, tazione della sua dolorosa Concludendo: molto altro qualcuno gli chiedeva, che an cor più devastanti per chi te stimonianza, certamente si dovrebbe dire del libro di poi era il suo gran de fratel- nulla ha a che fare con la du ra, ma senza pericolosi e Elisa, ma credo che la cosa lo più che amico Sami de linquenza, il padre rivol- dan nosi cedimenti, senza migliore e più intelligente Modiano, come fos se pos- to ai figli che riteneva di spettacolarizzazione o sen- sia leggerlo e credo anche sibile essere anco ra vivi e non aver saputo protegge- sazionalismo. Evitando che questa sia una recen- perché. 28 La sua vicenda narrata con trasporto dal nipote Andrea Di Veroli Giulio Amati, da uomo a numero La normalità diventata l’incubo di riuscire a salvare la propria famiglia di Gianni Focacci Un aspetto ben evidenziato nel libro riguarda la delazione e il tradimento È significativo il motivo per cui è nato nell’autore il biso- gno prepotente di raccontare la storia di suo nonno e Penso che per capire ed in- ta, sposato felicemente e teriorizzare fino in fondo il con tre bellissime bambi- della sua famiglia e la migliore definizione ce la offre la dramma della deportazio- ne, inserito bene nel con- Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth ne dei cittadini romani testo cittadino fino a quan- Dureghello quando ci dice nella prefazione che i racconti ebrei possa essere di aiuto do le leggi razziste rende- di nonni, zii, genitori si sedimentano nelle nostre menti ed addentrarsi nelle storie del- ranno impossibile la vita entrano nella memoria personale di ciascuno di noi. le famiglie che hanno vis- della sua famiglia. suto tutto questo e non sol- Non vado oltre, la storia tanto a partire dalla de- merita di essere letta, la Ed è proprio da questo che viene fuori quel bisogno forte portazione fino alla fine normalità di una vita di- di Andrea Di Veroli di narrare, per un desiderio profondo della guerra ma anche nei ventata l’incubo di non riu- di sentirsi accanto ai propri cari ma anche per il desiderio momenti precedenti la cat- scire a salvare la propria ed il dovere che avverte di far memoria e contribuire alla tura, nella vita che fino a famiglia. conoscenza delle vicende di quel periodo. quel momento si svolgeva in una apparente norma- Un aspetto che mi ha col- a sua famiglia, come prima ad Auschwitz e poi a lità. pito ed è ben evidenziato tantissime pagò un tri- Buchen wald e non lo ha mai Ed è quello che ha fatto nel libro riguarda la dela- Lbuto altissimo a causa conosciuto, i bisnonni ma- Andrea, con una prosa di- zione, il tradimento. Erano delle leggi razziste, suo non- terni furono catturati nella retta e scorrevole che of- italiani insospettabili, che no Giulio venne deportato razzia dell’ex ghetto il 16 fre al lettore un quadro di frequentavano le famiglie Ottobre 1943, il fratello del- quegli anni. e ne godevano della fidu- Era il 16 la nonna ed il fratello del Nonno Giulio Amati ave- cia. Italiani come noi, una padre furono deportati e per va un negozio a Genzano, vergogna da non dimenti- ottobre del fortuna tornarono. conduceva una vita agia- care mai. 1943 il "sabato nero" del ghetto di Roma Alle 5.15 del mattino le SS invasero le strade del Portico d’Ottavia e rastrellarono 1024 persone, tra cui oltre 200 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partirono dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arrivarono al campo di concentramento di Auschwitz in territorio polacco. 29 Giulio Amati da uomo a numero. L’incubo di salvare la propria famiglia

Il coinvolgimento di tanti cittadini che si sono voltati dall’altra parte Nel libro viene riportata la non vedere e non capire, citazione di Piero Terracina per interesse o per ignavia. che dice che per ogni ebreo Tutta una triste casistica. che si è salvato c’era die- Ed ancora, erano italiani tro chi lo aveva aiutato e coloro che scortavano con per ogni ebreo che non ce la le SS i convogli verso i fece qualcuno che lo ave- campi, così come erano ita- va denunciato. liani gli aguzzini della ban- E questo ci fa pensare alle da Koch a Roma o della responsabilità italiane nel- banda Carità a Firenze che la deportazione, non parlo si sono macchiati di omi- solo della responsabilità cidi e torture tremende ver- Questo lavoro è pubblicato da Edizioni Chillemi storico-politica del fasci- so loro concittadini. è a tut- ed ha ottenuto prefazioni significative da parte di smo, ma del coinvolgi- ti chiaro che alle leggi raz- Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità mento di tanti cittadini nor- ziali ci ha condotto il fa- Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, mali che si sono voltati dal- scismo ma non è sempre presidente della Comunità Ebraica di Roma, l’altra parte, hanno colla- chiaro a tutti quanto il com- Aldo Pavia, presidente dell’ANED di Roma, borato, sono diventati infor- portamento e l’opportuni- Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, matori o, nel migliore dei smo di tanti lo abbia fatto Daniele Ognibene, consigliere regionale e casi, hanno fatto finta di crescere. Francesco Tagliente, prefetto della Repubblica. Era il 16 ottobre del 1943 il "sabato nero" del ghetto di Roma

Uomini, donne e bambini furono caricati sui carri bestiame alla stazione Tiburtina e deportati ad Auschwitz. Soltanto 16 di loro - tra cui una sola donna, Settimia Spizzichino - sono riusciti a tornare a casa alla fine della guerra. Fino alla liberazione di Roma il 4 giugno 1944, gli arresti e le deportazioni degli ebrei della città continuarono attraverso una caccia all’uomo autorizzata per decreto della Polizia italiana, che incentivava le delazioni offrendo una ricompensa di 5 mila lire per ogni ebreo che veniva fatto catturare. 30 In memoria e ricordo delle vittime dell’Olocausto, Genzano dedica il parco pubblico di Viale Andrea Di Veroli Lenin a Giulio Amati, il Giulio Amati concittadino morto nel campo di da Uomo a Numero lavoro di Landsberg nel 1945. Edizioni Chillemi pag. 190 euro 15,00

Ricordiamo che gli italiani deportati attenta e sensibile descri- ve le varie difficoltà dopo non ebbero alcuna forma di assistenza la liberazione dei soprav- vissuti. Gli italiani non eb- Andrea ci ricorda inoltre biamo sempre tenere a bero alcuna assistenza del- la posizione ambigua del- mente. lo Stato, i Comitati dei la Chiesa e di Pio XII. Altra Fa bene Andrea ad inclu- Prigionieri che si forma- re capiti. Ma chi ascolta- brutta pagina della nostra dere nel libro il giuramen- rono in alcuni campi com- va poteva comprendere storia. Ma ci ricorda anche to di Buchenwald, un te- pirono sforzi notevoli per l’inimmaginabile? del contributo di tanta gen- sto unico da leggere, i so- supportare i deportati ma In conclusione, “Da te, semplici sacerdoti nel- pravvissuti che onorano gli a centinaia non ce la fece- Uomo a Numero” è un li- le loro chiese in città e nel- internati assassinati e ci la- ro a resistere e purtroppo bro scritto in maniera mol- le campagne o comuni cit- sciano il loro grande idea- morirono. to accurata e con un pen- tadini nelle proprie abita- le di costruire un nuovo E ritornati nelle proprie siero particolare che zioni che si sono prodiga- mondo nella pace e nella città, malati e provati nel- Andrea rivolge a Grazia ti a rischio della propria libertà. Una grande lezio- lo spirito e nel fisico, si Di Veroli, la vice presi- vita per salvare concitta- ne! confrontarono con le dif- dente dell’ANED scom- dini ebrei, partigiani, staf- L’ultimo capitolo riguar- ficoltà enormi a ricon- parsa prematuramente ma fette. E sono queste le per- da il ritorno, altra pagina giungersi con chi era riu- soprattutto una persona sone che, con i loro gesti della storia nazi-fascista scito a salvarsi della fami- buona, semplice, prepa- di grande altruismo e soli- che meriterebbe maggiore glia e poi il ritegno a par- ratissima e di grande spes- darietà, preferiamo e do- informazione. In maniera lare, il timore di non esse- sore umano.

Era il 16 ottobre del 1943 il "sabato nero" del ghetto di Roma

All’indomani dell’occupazione tedesca di Roma (10 settembre 1943), , tenente colonnello delle SS, comandante dell’SD e della Gestapo a Roma, ricevette un messaggio da Heinrich Himmler, ministro dell’interno, comandante delle forze di sicurezza della Germania nazista e teorico della soluzione finale della questione ebraica. La scena è forse il fotogramma di un film, ma la crudeltà è reale. 31 Non erano ostaggi, ma tutti detenuti politici, arrestati perché si erano opposti

Un nuovo libro Massimo Castoldi Piazzale Loreto. Milano, l’eccidio e il sulla memoria di “contrappasso” Roma Donzelli, 2020 Piazzale Loreto pag. 240 euro 25,00

di Massimo Castoldi lerie Ferrarini di via Gran che contiene una dichiara- Sasso e di via Pecchio e nel- zione dell’avvocato varesi- Alle ore 4 e 30 del mattino del 10 agosto 1944 quindici uo- la cartoleria Perini di viale no Mario Gal lini, ho avuto mini detenuti a Milano nel carcere di San Vittore furo- Lombardia. Da recentissi- modo di verificare che me indagini, successive alla Principato si preoc cupava no svegliati e raccolti in uno spazio prossimo all’uscita. pubblicazione, e sulla base anche della diffusione della di un documento consegna- stampa clandestina nella pro- Quasi tutti provenivano dal sesto raggio: Domenico Fio - tomi da Franco Giannantoni vincia di Varese. rani, Umberto Fogagnolo e Giulio Casiraghi venivano dal - la cella 95, Giovanni Galimberti, detto Tullio, e An to nio I contatti di Principato, il più anziano bravin dalla 71, Renzo Del Riccio dalla 69, Vitale Ver - del gruppo coi suoi cinquantadue anni temati dalla 75, Libero Temolo dalla 111, Emidio Ma - strodomenico dalla 136, Angelo Poletti dal camerone 7, Ho trovato poi tracce di con- Castelli era stato alunno di Salvatore Principato ed Eraldo Soncini dal camero ne 8. tatti tra Salvatore Principato, Principato, operò con lui nel- il più anziano del gruppo coi la Resistenza e ci ha lascia- Alcuni di loro erano stati da poco trasferiti di cella; sol- suoi cinquantadue anni, e al- to un’importante testimo- tri dei Quindici fucilati, a nianza del loro ultimo in- tanto Andrea Esposito aveva trascorso la notte al quin- partire da Emidio Mastro - contro a San Vittore, nel qua- to raggio nella cella 17, Vittorio Gasparini e Andrea Ra - do menico, perito elettrotec- le ricorda anche che lavora- gni furono prelevati in infermeria. nico, che lavorava come va con Giovanni, detto Tul - agente di Pubblica Sicurezza lio, Galimberti e con Antonio molto difficile rico- Willy Ten sfeld e condotto presso il commissariato di Bravin. struire un’attività che inizialmente nel carcere di Lambrate. Fu arrestato in- Da altre testimonianze so èera inevitabilmente e Monza: Sal vatore Principato sieme con Francesco, detto che Salvatore Principato co- to talmente clandestina, ma (8 luglio), Eraldo Soncini (9 Franco, Castelli (poi deporta - nosceva Libero Temolo, già i Quindici martiri di Piaz - luglio), Renzo Del Riccio to a Flossenbürg e a Da chau), negli anni precedenti al zale Loreto avevano lavo- (11 luglio), Giulio Casiraghi il 30 giugno 1944, per ché 1943, e Angelo Poletti, fin rato insieme nella Resi sten - (12 lu glio), Sergio Foga - sorpresi «a far da palo nei dal la nascita del Centro in- za, e questa è una delle ac- gnolo (13 luglio), Domenico pressi di [...] Piazza San terno socialista nel 1934, quisizioni del mio libro Fiorani (25 luglio). Fu un’u- Babila durante una riunio- quando si riunivano con Piazzale Loreto. Milano, nica operazione, che volle ne di elementi sovversivi», Eraldo Soncini, Mino Mi - l’eccidio e il “contrappas- colpire un settore della rete scrisse la polizia fascista. che li, Rodolfo Morandi, Ro - so” degli organizzatori degli Le tracce che non venivano scioperi del marzo prece- Del libro Milano, l’eccidio e il «contrappasso», l’autore ha lasciate allora, non sono re- dente, ma anche diffusori di discusso, in diretta sulla pagina facebook della biblioteca peribili oggi. In clandestini - propaganda clandestina e in Universitaria di Pavia, con Antonella Campagna Roberto tà chi compie un’azione non stretto contatto con le bri- Lodigiani e Pierangelo Lombardi. conosce spesso chi la coman - gate partigiane sulle mon- da, le catene di contatti sono tagne. programmaticamente fran- Domenico Fiorani, che alla tumate. Falck lavorava con Vitale Non tutti sanno di tutti. Forse Ver temati, diffondeva in fab- nessuno conosce interamente brica stampa clandestina, la rete nella quale opera. Non che riceveva tramite suo cu- ho dunque certezza che tut- gino Eugenio Sighinolfi, che ti i Quindici si conoscesse- a sua volta si recava a Milano Del libro Piazzale Loreto. Milano, l’eccidio e il ro tra loro, ma cooperavano dai diffusori coordinati da “contrappasso”, l’autore ha discusso, in diretta sulla tra loro. Molto compatto fu Salvatore Principato, che pagina facebook della biblioteca Universitaria di Pavia, il gruppo arrestato nel luglio ope ravano in alcuni negozi con Antonella Campagna Roberto Lodigiani e Pierangelo 1944 dalle SS del generale e in particolare nelle calzo- Lombardi. 32 al fascismo e all’occupazione nazista. Furono fucilati all’alba in Piazzale Loreto

Una veduta di piazzale Loreto negli anni ‘30 in cui è ben evidente la stazione di servizio (col distributore) berto Veratti, Livio Agostini, tore Principato non so se si e fuori la Ercole Marelli, co- Quando dico che alle ore 14 Antonio Greppi e Piero e conoscessero tra loro, ma sì Salvatore Principato, in- del 29 aprile 1945 il corpo Paolo Treves. Meno chiari avevano in comune un con- segnante, lavorava a stretto di Mussolini era già all’obi- so no i rapporti di Andrea Ra - tatto importante nel dott. contatto con l’operaio del- torio, la gente resta incre- gni e di Andrea Esposito con Sandro Beltramini, medico, la Pirelli Eraldo Soncini. dula, il tempo dell’esposi- gli altri fucilati, ma quasi figlio del noto avvocato An - Erano entrambi socialisti. zione pubblica di quel corpo cer tamente per mancanza di drea, che collaborava con Oggi solo per qualche mi- è percepito per un’estensio- do cumenti e testimonianze. gli Alleati, gestendo un cen- gliaio di persone Piazzale ne molto più prolungata. Vittorio Gasparini e Sal va - tro radio clandestino. Loreto è un luogo simbolo Il 10 agosto 1944 i corpi dei della Resistenza e di tutti co- 15 martiri rimasero al con- Nessuno ricorda cosa avvenne in loro che diedero la vita per trario esposti fino a sera, ol- la libertà del popolo italiano traggiati dai guardiani e com - piazzale Loreto il 28 e il 30 aprile 1945 dalla dittatura fascista e dal- pianti dalla gente di Mi lano. l’occupazione nazista, per Nessuno ricorda cosa av- Le fonti sulle quali ho lavo- gente, dai nazisti e dai fa- molti altri è invece soltanto venne in piazzale Loreto il 28 rato sono le diverse memo- scisti che avrebbero, e han- il luogo simbolo della fine aprile e il 30 aprile 1945. rie di parenti e collaborato- no, poi distrutto e depreda- del fascismo, nel quale fu- Anche a questa distorsione ri, le carte della questura, le to. L’at tività antifascista mu- rono esposti i cadaveri di storica ho cercato di porre testimonianze nei processi tava a seconda dei momen- Mussolini e dei gerarchi al- riparo nel libro. Nei tre gior- postumi subiti da fascisti e ti e delle necessità ed era tra- lo sguardo della folla. Non ni la piazza era ugualmente nazisti, qualche documento sversale, non sempre poli- ho ripetuto a caso due volte affollata, ma erano folle di- sparso. Ed è dal dialogo di ticamente e socialmente con- la parola simbolo, perché in- verse. Il 28 vi si celebrò ve- queste fonti che è nata la sto- notata, nonostante l’alta co- torno a Piazzale Loreto l’im- ramente la conquista della ria. scienza politica di alcuni. maginario ha lavorato mol- libertà e il 30, proprio in piaz- Nell’imminenza della Li - Giulio Casiraghi, operaio to più che la ricerca storica, zale Loreto, di fronte a una berazione si dovevano difen - comunista, e Umberto Foga - generalizzando, semplifican - foto dei martiri, incominciò dere gli impianti industria- gnolo, ingegnere azionista, do, mitizzando, ma anche il difficile cammino della li, le dighe in montagna, la lavoravano insieme dentro ba nalizzando e distorcendo. memoria. 33 “

Si tratta di militari deportati che erano diventati antifascisti dopo aver vissuto tragiche esperienze Vernichtungslager Majdanek Il lager di cui non si parla

Foto del carcere italiano di Capodistria.

di Laura Tagliabue Il carcere militare di Pizzighettone, (Cremona).

Si arriva al lager di Lublin-Majdanek (foto sopra) dopo aver visto città gioiello come Zamość e Lublino stessa, Auschwitz è situata a qualche decina di chilometri dalla incantevole Cracovia, birkenau fa ancora parte del “bosco di betulle” che ne dà il nome. Natzweiler è immerso in un bosco profumato di pini, il lager di Dachau è prossimo al castello che domina la collina. Al campo di Neuengamme si giunge dopo distese di fiori e splendide case a graticcio. Come se un perverso contrappasso abbia guidato la progettazione di quei luoghi di sofferenza e di morte in mezzo ad ameni paesaggi. Una veduta della fortezza di Peschiera del Garda. 34 “

Il trasporto da Capodistria, il primo in assoluto: erano in gran parte cittadini del Litorale Adriatico

on ho citato nomi a caso: un filo invisibile collega e loro destinazioni furono Dachau, Neuengamme molti deportati italiani a tutti quei luoghi, che nel e Natzweiler. Il trasporto da Capodistria – il primo NGiorno della Memoria, in cui Auschwitz concentra Lin assoluto – comprende in gran parte cittadini del- l’attenzione dei media, non vengono quasi mai nominati, la zona del Litorale Adriatico occupata dai nazisti, con rischiando lentamente l’oblio. l’istituzione della Operationszone Adriatisches Küstenland. Le vicende che portarono a Majdanek oltre 200 italiani Il carcere di Capodistria aveva già rivestito un ruolo im- hanno caratteristiche diverse dalla deportazione verso portante dopo l’annessione al Regno d’Italia come luogo Auschwitz, differenti le cause del trasferimento, uguale il di detenzione per antifascisti sloveni, istriani e della suo scopo: campo di sterminio. Venezia Giulia. Il giorno dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati erano ancora rinchiusi nelle celle di Capodistria Chi erano gli italiani passati da Majdanek? centinaia di oppositori istriani: la popolazione cercò inu- I primi rastrellati dopo l’armistizio tilmente di liberarli. Il 9 settembre, la rivolta generale di- sarmò circa 8.600 soldati italiani. L’11 settembre il car- I primi italiani catturati dai nazisti per l’invio nei lager si cere passò sotto il comando tedesco, e immediatamente concentrano a settembre 1943: sono i militari rastrellati circa 350 detenuti e rastrellati vennero portati via mare a nei primi giorni dopo l’armistizio e quelli già detenuti Trieste e destinati al lavoro forzato in Germania, a nelle carceri militari di Peschiera, Sulmona, Pizzighettone, Neuengamme, lager nato per la fabbricazione di matto- Capodistria. Numerosi i militari condannati “per diser- ni e passato alla produzione di armi, e dal 1942 destina- zione”, come Albino Legovinic, rientrato con 15 giorni di to agli oppositori politici. Un testimone racconta: “ci por- ritardo dalla “licenza agricola” e condannato a tre anni e sei tarono a Postumia, poi a Lubiana, a Fürstenberg, a mesi di detenzione; come Paris Bellucci, che scontava a Berlino, e da lì verso Amburgo, a Neuengamme. Durante Gaeta e poi a Peschiera il rientro tardivo - di due soli gior- il viaggio fummo seviziati, a Fürstenberg fummo costretti ni - dalla licenza dal suo incarico nei Balcani; come Luigi a fare esercizi fisici tutto il giorno” [dichiarazione di Cappiello, “rientrato al domicilio senza permesso”; come Dinko Brazzoduro, in Archivio di Stato di Fiume – Luigi Cardone, che a Dnjepropetrovsk è accusato di “di- Commissione distrettuale per l’accertamento dei crimi- struzione colposa di armi”; come Michele Marchesani che, ni di guerra]. rientrato a casa in licenza per la nascita di una figlia, non rientra in servizio e viene arrestato dai carabinieri. Il caso i tratta quindi soprattutto di italo-jugoslavi - 64 dei forse più significativo è quello di Gaetano Fiore, condan- quali finirono a Majdanek - a cui vanno aggiunti mi- nato “per avere in tempo di guerra comunicato notizie fal- Slitari unitisi alle forze partigiane e militari inviati se esagerate e tendenziose atte a deprimere lo spirito pub- nei mesi precedenti da Gaeta: come Oreste Lutzu, con- blico […] per aver offeso l’onore e il prestigio del Duce dannato in Grecia dal Tribunale di Guerra; come Natale del Fascismo”. Nella sentenza che lo condanna a sei anni Pazzano, proveniente dal fronte greco. La necessità di in- di reclusione si apprende che avrebbe affermato che la viare manodopera e di punire la resistenza nascente si Germania ha giocato la sua ultima carta dichiarando guer- mescolavano nelle intenzioni dei nazisti. ra alla Russia, che i tedeschi operano con violenza nei ter- La repressione nazista sul Litorale proseguì serrata nei ritori occupati e che i bollettini del Comando delle nostre mesi successivi: mentre sull’Italia del Nord iniziava l’ar- Forze Armate non hanno mai comunicato la verità sui fat- resto e l’avvio verso Auschwitz degli ebrei e cominciavano ti d’arme. Quelle che oggi sappiamo essere verità. Altrettanto i trasporti degli oppositori verso Mauthausen, dal Litorale esemplare il caso di Leonardo Perrone che, imbarcato su una partirono per Dachau altri tre trasporti, che comprendo- vedetta antisommergibile, è testimone della violenza fa- scista a Cefalonia e, rientrato a La Spezia, diserta ed entra in contatto con un gruppo di antifascisti. O quello di Salvatore Primi Trasporti di italiani nei Koncentrationlager Esposito, condannato alla pena di morte dopo quattro arresti dal carcere di Capodistria e due tentativi di fuga durante il 1942 in Russia e Ucraina, 13 settembre 1943 a Neuengamme la pena commutata in ergastolo da scontarsi a Pizzighettone. dal carcere di Pizzighettone Non riuscì a sopravvivere alla deportazione. 18 settembre 1943 a Natzweiler 20 settembre 1943 dal carcere di Peschiera a Dachau i tratta di militari che erano diventati antifascisti do- po aver vissuto le tragiche esperienze di una guerra 8 ottobre 1943 dal carcere di Sulmona a Dachau Sin cui credeva ormai una scarsa minoranza, che prima di tanti altri intravedevano gli esiti della sciagurata alleanza Trasporti dal Litorale Adriatico dell’autunno 1943 con la Germania nazista o mal sopportavano una dittatura 28 ottobrebre 1943 da Trieste a Dachau che condannava gli italiani a morire. Sono le prime vittime dell’ultima disastrosa scelta del governo Mussolini, il ver- 17 novembre 1943 da Pola a Dachau gognoso comportamento del re e del maresciallo Badoglio 30 novembre 1943 da Trieste a Dachau con l’armistizio di Cassibile. 17 dicembre 1943 da Trieste a Dachau 35 “

Molti, che avevano lavorato nelle fabbriche celate nei tunnel, avevano perso la vista

no soprattutto membri del Movimento di Liberazione ju- goslava, su cui i Tedeschi si concentravano con l’Operazione Nubifragio, accanimento che andrà poi a rivolgersi alle donne – madri, mogli, sorelle dei parti- giani – e che porterà alla deportazione di più di un mi- gliaio di donne a Birkenau. Majdanek “secondo campo”, in cui si va per morire, a qualsiasi età. Pochi mesi dopo, dai campi di primo invio partivano i trasporti per trasferire i prigionieri malati: a Dachau, Sachsenhausen, Dora e Ravensbrück si lascia spazio a nuovi prigionieri provenienti da tutta Europa che so- stituiscano lavoratori incapaci di lavorare. Majdanek, che già si era dimostrata in grado di sterminare in un solo giorno 18400 persone del Ghetto di Lublino, diventò il laz- zaretto a cui destinare i moribondi, il viaggio stesso in stagione invernale su vagoni bestiame costituiva già di per sé una sentenza di morte. Quello che risulta dalla data di decesso registrata attesta che la gran parte di essi morì infatti nei primi giorni dopo l’arrivo. Forse non fu nem- 270 ettari con 18 torri di guardia e 108 baracche il campo meno necessario lo Zyklon B, possiamo chiamarli “tra- venne munito con una doppia recinzione di filo spinato. sporti di eliminazione”. L’unica costruzione rimasta intera è il forno crematorio. primi italiani vi giunsero il 6 gennaio 1944 da Dachau: ritorno, né essendosi più avuto notizie della sua sorte”. 102 deportati che non avevano superato i tre-quattro Il gruppo comprendeva principalmente uomini di età avan- Imesi di lavoro sfiancante. Molti, che avevano lavora- zata, come il più anziano del gruppo, Martin Surani, nato to nelle fabbriche celate nei tunnel, avevano perso la vi- nel 1868 in provincia di Pola, che aveva già 75 anni al mo- sta. Si ha certezza di morte per 33 di essi e nessuna noti- mento della deportazione; come Domenico Angelini di 74 zia per gli altri. Il Libro dei morti non li comprende, non anni; come Antonio Ledda di 70 anni. si registra nessun altro trasferimento a loro nome: scom- parsi “nella notte e nella nebbia” in osservanza del decreto el gennaio 1944 arrivarono a Majdanek malati anche Keitel. Per molti lo Stato italiano indica a posteriori la da Dora e da buchenwald, tra cui 16 italiani, che ave- morte con la seguente dicitura: “Da ritenersi scomparso Nvano subito altri trasferimenti da Dachau prima di es- durante la prigionia in mano tedesca in Polonia – cam- sere inviati a morire. Tra essi Giovanni Giustiniani, de- po di concentramento di Majdanek – non avendo fatto portato dall’Italia il 20 settembre, passato da Dachau a

Una impressionante visione dei deportati al lavoro a Neungamme: spostano a mano carrelli per sbancare macerie. 36 “

Avanza dalla garitta una grande folla di spettri. Brancolano, cadono, si sostengono a vicenda

Foto trovate alla liberazione dei prigionieri Truppe sovietiche a Majdanek stanno deportati a Majdanek, (vengono da United States esaminando i resti del forno crematorio rirovato Olocaust Memorial). nel campo di concentramento.

Buchenwald, quindi a Dora e infine mandato a Majdanek A Majdanek per lavorare in Lipowastraße perché gravemente malato di tubercolosi, che muore al- e poi morire durante l’evacuazione del Lager l’età di 45 anni; così pure Italo Becci, passato da Dachau a Buchenwald, poi a Dora e infine a Majdanek, dove spira al- Il complesso del Konzentrationslager di Lublino occupava l’età di 55 anni. L’11 marzo arrivarono altri 36 detenuti un’area di 270 ettari e, oltre alla zona del campo, com- italiani da Flossenbürg. Quasi tutti di giovane età, periro- prendeva il castello nel cuore della città, dove aveva se- no nel giro di una quindicina di giorni, dopo “soli sei me- de anche la Gestapo, e varie zone cittadine in cui i lavo- si” di detenzione: Luciano Mattavelli di 20 anni, Gioachino ratori venivano impiegati in officine, fabbriche e ma- Di Pasquale e Carmine Todino 21 anni, Luigi Cardone, gazzini. La più famosa sede di lavoro forzato era in via Francesco Lindolfo, Giuseppe Prota e Nicola Riccardi ave- Lipowa 7, dove dal 1939 aveva sede la DAW Deutsche vano tutti 23 anni, Giuseppe Farieri 24 anni; Nicola D’Agnese Ausrüstungswerke, impresa di proprietà delle SS, dove era- di 27 anni morì durante il trasporto; Ermenegildo Fontecedro no stati utilizzati i prigionieri del Ghetto di Lublino per trasferito da Dachau a Sachsenhausen giunse il 16 marzo la produzione di oggetti artigianali come ferri da caval- e si spense otto giorni dopo, a 22 anni. lo, mobili, vestiti, stivali, intelaiature metalliche. Dopo lo sterminio in massa degli ebrei nel novembre del 1943 - l 13 marzo 1944 sopraggiunsero 46 deportati italiani quando furono sterminate 18400 persone in un solo gior- malati dal Lager di Neuengamme, così descritti dal no - la produzione si era interrotta, impedendo le conse- Itestimone polacco Zacheusz Pawlak: “Avanza dalla gne ai clienti di varie parti della Germania. garitta una grande folla di spettri. Brancolano, cadono, W. Benz e B. Distel scrivono: “Nel gennaio 1944 i respon - si sostengono a vicenda, continuano ad avanzare […] sabili hanno optato per una riorganizzazione della DAW Tutti hanno lo stesso pallido volto, quasi verdastro, con nel Governatorato generale. Il ramo di Lublino, ridotto impressa su tutti l’immagine della sofferenza” [in A. al campo nella Lipowastraße, doveva essere riattivato Fillippi-L. Ferracin, Deportati italiani nel Lager di con effetto immediato. Il personale permanente del cam- Majdanek]. Tra essi 46 italiani deportati in settembre a po doveva essere formato da 250 lavoratori qualificati dei Neuengamme, che morirono nel corso del mese successivo: campi ‘Werken’ DAW di Sachsenhausen, Dachau e è il caso di Pio Roverini, deportato il 13 settembre, il 20 Buchenwald e 1500 lavoratori non qualificati. Nei cam- dicembre ricoverato nell’ospedale di Neuengamme per pi i lavoratori dovevano essere attivi nel settore legno e bronchite (pesava già solo 45 kg), dimesso dall’ospeda- ferro. Due giorni dopo la conferma di queste decisioni, le e caricato lo stesso giorno sul trasporto per Majdanek. il 21 gennaio 1944 nel KZ Sachsenhausen, era pronto un I deceduti complessivi a Majdanek sono il 49% del tota- trasporto di detenuti, che arrivò a Lublino cinque gior- le, ma contando anche gli immatricolati che risultano poi ni dopo. Li raggiungono 133 detenuti di Dachau e 252 di dispersi o di cui la registrazione di morte è andata di- Buchenwald. Dopo la registrazione e una breve quaran- strutta, la percentuale dei morti supera il 60%. tena a Majdanek i detenuti furono portati nell’edificio

37 “ Il trasporto significa la decimazione: un terzo muore durante la marcia a piedi per più di 100 km

abbandonato del campo nella Lipowastraße, che ha ripreso Provenzano, di anni 20: ad Auschwitz viene liberato dai il suo funzionamento come sub-KZ l’1 febbraio 1944” [in sovietici e riesce a rientrare in Italia nel maggio 1945. Aveva “Il luogo del terrore”]. 19 anni al momento della deportazione, avvenuta mentre scontava a Gaeta la pena per la condanna di diserzione. Era una circostanza molto particolare la presenza di sopravvissuto a Dachau, Majdanek e Auschwitz. Al suo Transportlisten che hanno le caratteristiche di una rientro è arrestato dai carabinieri e nuovamente incarcera- èvera accurata scelta di manodopera specializza- to a Gaeta per terminare la condanna, anche se gli vengo- ta: vi sono elencati falegnami, metalmeccanici, calzolai, no calcolati “anche” gli anni di deportazione. Viene scar- mobilieri, fabbri, rilegatori, tappezzieri, spedizionieri. cerato solo con l’indulto del 1946, avrebbe dovuto restare Sono gli unici trasporti verso Majdanek di lavoratori va- in carcere fino al 1951. lidi. Tra essi almeno 14 italiani. Per molti di loro questa assegnazione significa la salvez- Perché ad Auschwitz? za per alcuni mesi. La descrizione di Benz e Distel pun- D. Czech in Kalendarium descrive minuziosamente l’ulti- tualizza infatti che le condizioni di lavoro erano relati- ma evacuazione verso il lager, che dista 350 chilometri: “Il vamente meno pesanti: anche se con turni di lavoro di 10- trasporto di oltre 1000 detenuti ha lasciato il lager di 12 ore i prigionieri potevano godere di porzioni di cibo mag- Lublino il 22 luglio, scortato da SS e soldati dell’esercito. giori. La sopravvivenza di questi prigionieri si prolunga I prigionieri sono portati dapprima verso Kraśnik. Durante fino alla prima evacuazione del campo, in aprile: Mario la marcia a piedi di alcuni giorni, i deboli e i malati ven- Orsini, di 22 anni, schedato tra i tappezzieri, lavorò in gono uccisi. Infine, i detenuti vengono ammassati su un LIpowastrasse fino al 6 aprile, quando fu inviato a Gross treno merci e internati nel campo di concentramento di Rosen e da lì nel febbraio 1945 a Flossenbürg, sottocam- Auschwitz. Degli oltre 1000 evacuati, arrivano ad Auschwitz po di Hersbruck, dove fu liberato. 681 uomini, tra cui 229 ebrei e 156 ebree”.

li ultimi ad essere frettolosamente evacuati da na spiegazione di questa ulteriore tragica destina- Majdanek, il 21 luglio, vennero inviati ad Auschwitz. zione, che costringe i deportati a un trasferimento GIl trasporto significa la decimazione: un terzo muo- Umassacrante in parte con marce forzate che ne uc- re durante la marcia a piedi di alcuni giorni per più di cidono un gran numero, e poi per i prigionieri ancora vivi 100 chilometri. su vagoni merci senza scorte di cibo e di acqua, può esse- Al mio conteggio gli italiani impiegati nella DAW so- re cercata nella semplice volontà di ucciderli lontano dai ne- pravvissuti dopo l’evacuazione sono solo 3; tra essi Antonio mici che sopraggiungevano. Anche il primo terribile trasporto

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E dei 230 italiani ne sopravvivono 25: in Italia forse nessuno ha raccontato tutta la vicenda

Nella lista dei morti del 23 marzo 1944 (figura in basso a sinistra col riquadro rosso) c’è Antonio Ledda che aveva già 70 anni.

Nell’elenco dei caduti troviamo chi come Enrico Estelli, (a lato a sinistra) lavoratore alla Lipowastrasse, morì nel dicembre 1944 a 25 anni dopo quindici mesi di prigionia. di evacuazione, giunto il 9 aprile ad Auschwitz, era com- settembre iniziarono i trasferimenti di evacuazione di posto da malati e può essere definito l’ennesimo “traspor- Auschwitz. I deportati italiani vennero in parte inviati a to di eliminazione”: dei 2000 prigionieri in partenza 99 Flossenbürg e da lì a Leitmeritz, come Enrico Estelli, la- giunsero a destinazione ormai morti. voratore alla Lipowastrasse, che morì nel dicembre 1944 a è credibile altresì che nasca da un’ultima selezione verso 25 anni dopo quindici mesi di prigionia. Invece Gaetano i Lager che avevano ancora – in quel tragico anno 1944 in Fiore, di 42 anni, inviato a Flossenbürg e da lì a Zwickau, cui era incrementato freneticamente lo sforzo bellico te- riuscì a salvarsi. In ottobre era stato trasferito con altri da desco e lo sfruttamento della manodopera schiava – spazi Auschwitz a Sachsenhausen, dove era stata costituita una liberatisi dalla morte dei detenuti precedenti. Lo dimo- Eisenbahnbaubrigade, una brigata per il ripristino dei bi- strerebbe il fatto che le prime destinazioni per avviare lo sfol- nari danneggiati dai bombardamenti: i prigionieri viveva- lamento del campo erano dirette anche verso Gross Rosen, no sui treni, in veri e propri KL su rotaie. Natzweiler, Flossenbürg. Ma la spiegazione che più convince All’avvicinarsi degli alleati la brigata si spostò verso sud è quella che nel mese di luglio, con l’avanzata sovietica or- e Gaetano fu liberato in maggio, tornò a casa ferito a un mai alle porte e il vicino campo di sterminio di Belzec già polmone, sopravvisse. smantellato, Auschwitz fosse ritenuto il luogo in cui più rapidamente celare ai nemici imbarazzanti testimoni, or- principali tracciati della liquidazione finale di Auschwitz ganizzandone la fine con un trasporto inesorabile. del gennaio 1945 si dirigono verso Natzweiler e da lì a IDachau; alcuni prigionieri sono avviati a piedi per 63 25 dei 53 italiani giunti ad Auschwitz tra aprile e luglio chilometri fino a Wodzislaw e poi su vagoni scoperti a muoiono nell’HKb di birkenau, di 2 non si conosce la sor- Mauthausen; altri verso Gliwice e poi su carri scoperti a te, probabilmente dispersi nelle marce. Colpisce la netta Buchenwald e Gross Rosen e da lì, a causa dell’eccessivo prevalenza di età giovane: la metà di essi aveva 20 anni o affollamento del campo, a Mittelbau-Dora e molti desti- pochi di più. Gli altri, più anziani, erano già deceduti. Si mo- nati al Kommando Harzungen. riva di cancrena ai piedi, di TBC, di tifo e malaria, per car- Qui muore Michele Cittadino, dopo essere passato da set-39 diomiopatia, deperimento organico o – come generica- te campi, avviato in marcia di evacuazione. Per alcuni si con- mente viene indicato – per “arresto cardiocircolatorio” tano fino a nove trasferimenti. E dei 230 italiani ne so- pravvivono 25. Rientrano in Italia, si sposano, hanno dei Qualcuno resiste quasi fino alla fine, figli, ma colpisce che quasi nessuno abbia raccontato tut- pochi sfuggono alla morte. ta la sua vicenda ai familiari. Forse perché è indicibile l’or- rore declinato in diverse forme che hanno visto, “un’offe- I mesi successivi seguono un copione che conosciamo: in sa che nessuna cura può riparare”, come disse Italo Tibaldi.

39 “ In fatto di deportazioni e campi di concentramento (e di razzismo) i nazisti non hanno inventato niente Namibia, dove si è preparato il nazismo di Guido Lorenzetti

Dalla fine dell’800 i tedeschi in questa colonia hanno teorizzato la superiorità razziale e organizzato lo sterminio di massa. La Germania, unificata solo nel 1870, arrivò tardi nella corsa alla conquista delle colonie, come del resto l’Italia. Francia e Inghilterra si erano già ‘mangiate’ la maggior parte l libro che racconta la storia dimenticata di questa co- dell’Africa. Inoltre, il cancelliere bismarck, lonia è : Kaiser’s Holocaust, scritto dall’anglo-nige- uomo forte del regime, preferiva concentrarsi riano David Olusoga e da Casper W. Erichsen, un da- sull’Europa e non voleva altre guerre. Solo dopo I nese residente in Namibia. Gli autori mostrano il ruolo la sua uscita di scena, l’imperatore Guglielmo II cruciale che il periodo coloniale ha giocato nello svilup- perseguì una politica coloniale, soprattutto in po del dogma hitleriano. Africa, ma anche in Oceania con le isole Samoa, Molte delle caratteristiche del nazismo derivano dallo mentre in America del Sud l’espansione si limitò scontro con le etnie africane degli Herero e dei Nama. a piccoli insediamenti tedeschi in brasile e Dicono gli autori: la somiglianza tra le tecniche genoci- Paraguay (piccoli, ma importanti in futuro, de usate in Africa e quelle più tardi utilizzate nell’Europa quando si tratterà di far sparire, dopo il 1945, occupata è ‘chilling’, cioè fa ‘rabbrividire’. centinaia di criminali tedeschi in fuga). he il massacro degli Herero del 1904 fosse stato in un certo senso la ‘premessa’ della Shoah, lo com- Anche in Africa, tuttavia, fallì il tentativo di creare prese chiaramente Hannah Arendt: «La distruzione una grande colonia con continuità territoriale, C dei popoli coloniali fu una preparazione all’Olocausto – come avevano fatto i francesi e gli inglesi, e quindi scrisse ne Le origini del totalitarismo del 1951 – i campi la Germania ottenne i di raccolta e le impiccagioni di massa degli Herero, un gi- territori del Camerun e gantesco e infernale addestramento ai campi di concen- del Togo, sul versante tramento nazisti; stessi i cognomi dei protagonisti, iden- atlantico, e del tici i metodi; gli africani vittime tra le vittime». Tanganica, sull’Oceano Indiano. Oltre a questi, E il professor Jurgen Zimmerer, dell’Università di Amburgo, iniziando con l’acquisto ha scritto: “Non possiamo più considerare i dodici anni del nazismo una parentesi tragica: c’è un prologo. La diffe- di un territorio da parte renza della Namibia con gli altri colonialismi è anzitut- di un privato, Herr to il genocidio come guerra dello Stato, e non come espres- Luderitz (nome sione di violenza privata. Lo sterminio di Herero e Nama profetico: Adolf) nel non è un effetto collaterale: è l’obiettivo, è una pulizia 1883, vi fu la graduale etnica sistematica e centralizzata”. conquista della colonia chiamata Deutsche Analizziamo ora i comportamenti dei tedeschi di fine Sudwest Africa (oggi ‘800, e vediamo le inquietanti analogie con quelli dei na- Namibia). zisti. 40 “ Nel 1904 i superstiti furono mandati al lavoro coatto nella così chiamata “Auschwitz africana”

Lebensraum (spazio vitale) e deportazioni. Sotto il titolo la copertina del libro scritto da Olusoga ed In un saggio del 1897, Politische Geographie, l’etnologo Erichsen: Kaiser’s Holocaust. e geografo tedesco Friedrich Ratzel scrisse che la conquista dell’Africa era necessaria per trovare nuovi spazi per la po- polazione tedesca in espansione, e teorizzò che le con- quiste coloniali fossero dovute alla ‘debolezza cultura- le’ dei nativi di Africa, Asia e America. Certo, le conqui- ste erano avvenute attraverso ‘fucili e forche’, ma questa era la conseguenza inevitabile dello scontro tra ‘razze su- periori’ e ‘inferiori’. Questa teoria trovò la sua realizzazione nella colonia, e le ‘razze inferiori’ delle tribù locali, Herero e Nama, vennero deportate nel deserto, a morire di fame e sete, in modo che i coltivatori tedeschi avessero a disposizione le superfici coltivabili del territorio. I carri bestiame in cui li depor- tarono ricordano sinistramente quelli del nostro Binario 21 di Milano..

Pronti per la deportazione nel deserto, a destra le squadre di addetti al lavoro coatto.

nche i nazisti ebbero un problema di Lebensraum. Ecco quindi il concentramento Quando, nel luglio del 1941, Hitler riunì i suoi più e il lavoro coatto Astretti collaboratori (con Martin Bormann a ver- balizzare), venne elabo rato il NOE, Nuovo Ordine Europeo, che, tornando nella Namibia del 1904, i superstiti di cioè la sistemazione dell’Europa alla fine della guerra, quelli mandati a morire nel deserto, dovranno compie- che i nazisti erano sicuri di aver già vinto. Il primo spa- re nella così chiamata Auschwitz africana, l’isola di zio vitale previsto era la Crimea, dalla quale si dovevano Shark nel sud del paese. Qui si registrò una mortalità scacciare russi e ucraini per insediare al loro posto gli al- del 70% (non molto diversa da quella degli italiani di toatesini, poi anche la Boemia e Moravia. In generale Mauthausen). l’Europa dell’Est fino agli Urali avrebbe dovuto essere svuotata di quasi tutti i suoi abitanti e destinata alle po- polazioni tedesche, cioè gli Obermenschen, i superuomi- i trattava di costruire il nuovo molo del porto del- ni. l’adiacente città di Luderitz: i prigionieri doveva- Negli anni successivi la parola deportazione assunse un Sno trasportare delle pesanti pietre attraverso l’iso- nuovo, sinistro significato, e riguardò milioni di persone la per depositarle poi nelle acque gelide del porto, in che, da tutta l’Europa occupata, furono trascinati a lavo- modo da costituire le fondamenta del molo. rare come schiavi per supportare lo sforzo bellico del Tutto ciò non ricorda l’orrenda cava di Mauthausen, con Reich. la scala della morte? I luoghi in cui vennero concentrati sono i lager, costruiti Ebbene, allora il progetto non fu terminato, perché la invariabilmente nelle vicinanze di qualche luogo di pro- maggior parte degli uomini morì e i pochi rimasti era- duzione. no in fin di vita.

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La storia terribile dei genocidi degli Herero e Nama è stata dimenticata per circa un secolo

bambini pronti per diventare cavie umane.

Il padre dell’euge- netica na- zista, il dottor Eugen Fischer, fece il suo apprendi- stato nella colonia.

Esperimenti medici su cavie umane melli, avrebbe lavorato ad Auschwitz con le cavie uma- ne. Inutile dire che Fischer non pagò mai per i suoi delit- Ossessionato dalla purezza razziale, nel lager della ti: morì nel suo letto, ultranovantenne, nel 1967. Shark Island, nel frattempo riunita alla terraferma, usò Per completare i ricorsi storici, va ricordato che il primo come cavie centinaia di bambini, figli dei prigionieri governatore della colonia africana era stato Heinrich Herero, e anche altri bambini, figli di unioni miste, tra Göring, padre di quell’Hermann Göring divenuto poi il brac- uomini tedeschi e olandesi e donne locali. cio destro di Hitler. Molti ufficiali in servizio nella colo- nia divennero nazisti e seguaci di Hitler già negli anni entinaia di teste mozzate di queste cavie umane e ‘20. Tra questi il generale Franz von Epp, il cui vice fu il di prigionieri furono mandate a Berlino, per di- fondatore delle SA, Ernst Rohm. Von Epp gli fece avere Cmostrare la superiorità della ‘razza bianca’ e proi- un consistente surplus di uniformi coloniali, di colore bire i matrimoni misti, che avrebbero causato il preva- ‘Desert Braun’: le squadracce di Rohm presero quindi il lere di una ‘razza impura’. Non si parlava ancora di so- nome di Camicie Brune. stituzione etnica, ma la lacuna è stata colmata ai nostri giorni. Fischer negli anni ‘30 sarebbe diventato il teo- a storia terribile dei genocidi degli Herero e Nama rico dell’eugenetica nazista, e, per restare in allena- è stata dimenticata per circa un secolo, anche perché mento, sterilizzò – tra il 1937 e il 1938 – centinaia di bam- Li tedeschi del primo ‘900 hanno cercato in tutti i mo- bini della Renania, figli di soldati africani dell’eserci- di di far sparire le tracce dei loro delitti, proprio come fe- to francese di occupazione e donne tedesche. Iniziò an- cero i nazisti al momento della liberazione dei lager. che i primi esperimenti sugli zingari, che secondo i na- Solo negli ultimi anni, dopo il 2000, si è cominciato ad af- zisti erano una razza degenerata, e verranno infatti ster- frontare il problema, con un negoziato tra Germania e minati nel 1943-44. Il suo più promettente allievo, il Namibia, senza risarcimenti e senza assunzione di re- dottor Josef Mengele, che aveva l’ossessione dei ge- sponsabilità da parte tedesca.

Il dottor Josef Mengele, che aveva l’ossessione dei gemelli, avrebbe lavorato ad Auschwitz con le cavie umane. Adunata delle SA a berlino nella primavera del 1933. Le squadracce di Rohm presero il nome di “Camice brune”.

42 NOTIZIE

“Destinazione Ravensbrück - l’orrore e la bellezza nel lager delle donne” A Vado Ligure il ricordo di Ravensbrück. La violenza, lo sfruttamento e la tortura Dopo gli interventi di Maria bolla, pre sidente Aned di Savona e Im peria, del presidente ANPI di Vado Ligure Giu seppe Degrandi dell’Isrec di Savona Giosiana Carrara, ecco i lavori, Maurizio barbero dell’Anpi di Va do Ligure.

anno preso la parola Laurenzi presidente del Co - Simone Falcos e gre - mitato Internazionale di Ra - Htario dell’Aned di Donatella Alfonso vensbrück e figlia di Mirella Savona e Im peria, che ha Laura Amoretti e Stanzione sopravvissuta al ricordato la figura di Gian - Raffaella Ranise lager, furono vari le azioni franco Maris. Destinazione di resistenza all’interno e gli A seguire Donatella Alfonso Ravensbrück - atti di sabotaggio durante il ha presentando il libro ed ha l’orrore e la bellezza duro lavoro nello stabili- analizzato i punti principali nel lager delle donne mento della Siemens, che del volume. Ha spiegato la All Around venivano fatti in maniera ricerca sul cam po di interna- pag. 186 oculata come quello di per- mento di Valle crosia, dove euro 15,20 mettere al manufatto di pas- furono deportate sei donne, sare il controllo e poi rom- e sugli altri “campi del persi al pri mo utilizzo. Duce”, come quelli di Nel suo intervento Ambra Fossoli o di Cairo Monte– Laurenzi ha ricordato che la notte, dove vennero internati deportazione femminile non gli ebrei rastrellati, famiglie deve essere dimenticata. intere, e i partigiani arrestati Il campo di Ravensbrück fu dai nazifascisti. Da qui veni- costruito dai prigionieri di vano deportati nei principali Sachsenhausen e venne reso campi nazisti. Si è voluto operativo già nel settembre ribadire, e non di men ticare, del 1939. Come in tutti i la - le responsabilità del regime ger del sistema concentra- fascista nella de portazione. zionario nazista anche qui Nel proseguo Donatella Al - avvenne lo sterminio di tanti fonso ha raccontato che so - innocenti attraverso il lavoro no state raccolte le testimo- forzato e l’omicidio di nianze delle sopravissute, Nelle celebrazioni è stato deposto un mazzo di fiori da massa che è proseguito sino co me quella di Mirella parte dell’Anpi di Vado Ligure e dell’Aned di Savona alla alle ultime ore prima della Stanzione o di Maria Musso lapide che ricorda i deportati politici uccisi a Mauthausen Li berazione dei campi. Oggi e si è soffermata sulla disu - e sono stati letti i nomi sia dei morti che delle uniche due sono stati letti i nomi sia dei ma nizzazione che veniva ritornate, Fiorina Sac cone sopravvissuta a Ra vensbrück morti che delle uniche due inflitta alle deportate all’arri- e Maria Montini ad Auschwitz. ritornate, Fiorina Sac cone vo al campo dopo un viag- sopravvissuta a Ravens - gio massacrante, senza man- brück e Maria Montini ad va insegnato loro ad usare la fino alla morte, sono donne Auschwitz. giare, nè bere e neppure dor- massima ferocia sulle pri- che diventano carnefici, so - mire. All’arrivo venivano A distanza di 76 anni prose- gioniere, come ha racconta- no carnefici”. gue il compito nella ricerca, spogliate di tutto, venivano to Jaqueline Fleury deporta- Oltre a questo aspetto del- loro rasati capelli e denudate ma soprattutto nel ricordo e ta francese. “Dal momento l’orrore messo in rilievo dal - nella memoria dei tantissimi di fronte ai nazisti. Molte stesso in cui scendiamo dai la ricerca, vi sono stati mol- hanno subito torture e vio- che dai lager non fecero più vagoni sentiamo urlare, ve - tissimi episodi di aiuto e so - ritorno. Ricordare significa lenze commesse dalle niamo insultate in tutti i mo - lidarietà, di umanità della Ausfse herinnen, le guardia- soprattutto conoscere ciò di. I soldati delle SS hanno “bellezza”. Nonostante che che è avvenuto e le sue cau - ne naziste. Il lager di Ra - un bastone chiamato "gum - esse furono rinchiuse in un vensbrück è stato anche luo - se perché, come ammonisce mi", con cui picchiano; in - campo di sterminio come Primo Levi “se comprende- go di addestramento per le dos sano gli stivali e spesso Ravensbrück, le prigioniere guardiane dei reparti femmi- re è impossibile, conoscere è se ne servono per prenderci accudivano i figli delle de - necessario”. nili, da impiegare poi negli a calci, lo hanno fatto anche portate uccise oppure, come altri campi nazisti. Qui veni- Simone Falco con le donne cadute a terra, ha raccontato anche Ambra Organizzazione Savona-Imperia 43 “

Improvvisamente, la domanda di dove sarei andato a vivere adesso che ero stato liberato? A volte anche il ritorno dai lager non è stato facile. Perfino storie di dolorosi scontri con la libertà

Il “Foglio di viaggio” rilasciato a Mariconti in data 26 di Ivano Mariconti giugno 1945 dal Comitato d’Assistenza di bolzano

L’abbattimento dei cancelli di Auschwitz l processo di distruzione ed evacuazione dei lager il 27 gennaio 1945 viene riconosciuto ebbe inizio già dal 1943 con lo smantellamento dei nell’immaginario collettivo come il momento Icampi di sterminio di Belzec, Sobibor (in seguito ad una rivolta di circa 600 prigionieri), Treblinka e Majdanek finale di tutta l’esperienza concentrazionaria nel (questi ultimi nel luglio 1944), ad opera degli stessi na- continente europeo, una sorta di «happy end». zisti che avevano cercato di occultare le prove prima dell’arrivo dell’Armata Rossa, e proseguì fino al mag- In questi anni, l’attenzione si è spesso gio1945 con la liberazione di Ebensee, Gusen e focalizzata sull’esperienza della deportazione, Mauthausen da parte degli eserciti alleati. dell’internamento e dello sterminio con una La fine della detenzione nei lager nazisti viene abitual- scarsa riflessione su un momento fondamentale mente vista – come scrisse Corrado Stajano - «come quale quello della liberazione dei vari lager. una festa, un tripudio di voci, le mani dei sopravvissu- ti vicino ai cancelli, sotto quella scritta indecente Arbeit Un libro degli anni sessanta come i superstiti macht frei (Il lavoro rende liberi), ad applaudire i sol- dati russi, americani, inglesi, di altre nazionalità fi- raccontano un “non più ma non ancora”. nalmente arrivati. Il sogno esaudito». Ecco come la storia è stata raccontata da Gianfranco Mariconti e riproposta dal figlio n realtà i momenti della liberazione furono ben diversi Ivano. da quelli spesso edulcorati proposti dall’immagina- Irio cinematografico che ha tentato di ricostruire l’in- Che al suo ritorno dal campo di prigionia dette dicibile. alle stampe le la vicenda col titolo “Memorie di I superstiti liberati dovettero affrontare un momento ca- vita e di inferno” stampato nel 1966. tartico, tra il «non più e il non ancora». 44 “

La risposta fu negativa. Bussai a diverse porte, ma trascinavo il fardello di partigiano...

«Sappiamo veramente ciò che successe il giorno della l periodo successivo alla liberazione fu per molti liberazione? Chi di noi, che pesavamo una trentina di caratterizzato principalmente da dolore e solitudi- chili, - scrisse Siggi Wilzig, deportato ebreo-polacco Ine. Significò anche permanenza nelle stesse strut- ad Auschwitz - aveva la forza per saperlo?». ture precedentemente utilizzate per la detenzione e Francine Christophe, bambina francese internata a Bergen trasformate in campi profughi, oppure migrazione «il- Belsen, così descrive la “sua liberazione”: «Oh! Mia legale», che portò spesso ad entrare in conflitto con liberazione, quanto t’immaginavo esaltante! Numerose le popolazioni e le autorità militari e civili locali nel- donne vengono molestate, una delle nostre è addirittu- l’attesa di un ritorno nella loro patria o nella terra che ra violentata davanti al figlio! Mia liberazione, quan- consideravano tale. Decine di migliaia di deportati to t’immaginavo gioiosa! Mamma, distesa su una barella (soprattutto ebrei) rimasero nei campi sfollati per an- posata sul suolo del cortiletto, ha il tifo ed io sto aspet- ni anche dopo la conclusione delle ostilità. tando che arrivi qualcuno a prenderla per portarla al- Il momento del ritorno e del reinserimento nel tessu- l’ospedale allestito dai russi. Le parlo, ma ormai non può to sociale fu contrassegnato per molti da privazioni e più udirmi, perché il tifo l’ha resa sorda. Ciondolo da- difficoltà, come ha ricordato mio padre, ex deportato vanti a lei, e l’ascolto con le lacrime agli occhi». politico nel campo di Flossenbürg: «Venne il tempo di Joel Sack, deportato a Dachau, così ricorda quel gior- cercare lavoro. […] La risposta fu la medesima (ne- no: «Con quale prospettiva eravam sopravvissuti? Un gativa). Bussai a diverse porte, ma trascinavo il far- sentimento di profonda disperazione mi fece sudare dello di partigiano e la nomea di “ladro” che veniva freddo dalla testa ai piedi […]. Improvvisamente, la do- data automaticamente» (Gianfranco Mariconti, manda di dove sarei andato a vivere adesso che ero sta- Memoria di vita e d’inferno). to liberato diventò un peso che mi schiacciava come un macigno». l diritto alla libertà non si mendica, si con- «Mi ricordo dopo la liberazione - scrisse Rabbi Israel quista»: così è riportato in portoghese su una Shapira, sopravvissuto a Theresienstadt - Ho sofferto, «Itarghetta che mio padre ricevette in dono da probabilmente, più per la solitudine e l’isolamento… un suo grande amico e che conservo tuttora nel mio più che durante il periodo della Shoah… Percepivo, studio. La strada che portò dalla liberazione alla li- certo, di essere vivo; ecco tutto. Il resto non conta. bertà fu una difficile risalita dall’abisso del lager, non Nessuna ambizione. più questa volta ostacolata dai carcerieri, ma da una sor- Per che cosa? Per chi? Nessuno spirito di iniziativa. ta di «rifiuto sociale» da parte delle popolazioni lo- Così me ne sto lì, immobile. Se mi dici di sedermi, mi sie- cali, che vissero spesso con indifferenza il ritorno e la do. È stato così per molto tempo». presenza degli ex deportati.

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La copertina del libro di Gianfranco Mariconti uscito nel 1996. La foto è del Congresso Nazionale dell’Aned a Sesto S. Giovanni (Milano), nel 1966. In prima fila (da sinistra) Mariconti, Angelo Castiglioni, Vito Arbore. Nel riquadro, particolare di Gianfranco Mariconti al Congresso. 45 “

Dopo la morte mi rialzo: “Post fata resurgo” Scritto da chi quel periodo l’ha vissuto sopravvivendo Scoperto a Verona un quadro del pittore ritornato da buchenwald Segalla è anche l’unico personaggio che volge lo sguardo di Alfio Antonio Greco allo spettatore. Con il braccio teso rivolgono alle bandie- re, un saluto romano rivolto verso il basso con l’intento di A Verona, a dieci minuti a piedi dal carcere capovolgerne il significato politico, ma non simbolico. degli Scalzi, lungo la via Postumia -oggi via Cavour- il palazzo bevilacqua che ospita ’autore del quadro firma la sua opera in basso a de- l’Istituto tecnico commerciale Lorgna stra con il suo autoritratto. Si raffigura irriconosci- Pindemonte nasconde, come nel “La lettera Lbile per il lavoro estenuante e le privazioni subite nel- la divisa del campo di concentramento e sterminio di rubata” un pezzo di storia. Mi riferisco al Buchenwald nel 1944. Dai simboli dei suoi pantaloni si dipinto “Post fata resurgo” appeso nella legge: prigioniero politico italiano n.43936, sorvegliato penombra del corridoio al pianterreno. Questa speciale per fuga. tela di grandi dimensioni ci riporta indietro agli anni dell’immediato dopoguerra e ci Commento racconta le storie, ci ricorda i volti di chi quel Il dipinto non credo sia peculiare per le capacità artistiche periodo l’ha vissuto sopravvivendo. del pittore che non vanno oltre quelle di un buon profes- sionista. La tecnica che Giovanni Longhetto usa fa riferi- ost fata resurgo”, titolo dell’opera, (trad: Dopo mento al classicismo francese ottocentesco di David, ma non la morte mi rialzo) è un motto che fa riferi- “Pmento alla fenice, uccello mitologico che ri- nasce dalle proprie ceneri. Anche il popolo italiano e la comunità veronese risorgono dalle macerie nelle quali erano stati ridotti nella seconda guerra mondiale. L’umanità tutta festeggia e celebra la fine del tremendo conflitto in cui l’uomo ha colto i migliori frutti del peggior albero nel giardino delle possibilità. Ognuno festeggia la pace ritornando all’attività che più gli è propria. Un’umanità indaffarata popola i bordi del quadro. I soldati vanno via e prendono il loro posto tra le ombre lasciando in piena luce le arti, i mestieri, il lavoro nei campi e nelle offici- ne. Ognuno che può si prende cura di ciò che c’è da ri- costruire, dei sopravvissuti che vanno curati, degli eroi che vanno sepolti. Le due figure al centro vogliono rap- presentare la comunità tutta che rende omaggio alle ban- diere. I due togati al centro sono figure nelle quali lo spet- tatore non può immedesimarsi per i dettagli con i quali sono descritti i volti. Colui il quale porta il volto di Silvio 46 “

Sui simboli dei suoi pantaloni si legge: 43936 prigioniero politico italiano sorvegliato speciale

Chi è’autore del dipinto il numero di matricola 43936 e viene classificato come deportato per motivi poli tici (POL - Longhetto Giovanni, partigiano, Politisch). Alla schedatura subita dagli internati del campo figlio di Girolamo e di Alfonsina Cardin dichiara di svolgere la professione di pittore Nasce il 15 ottobre 1915 a Meolo (Venezia). artistico (in tedesco Kunst Maler). Lo stesso Coniugato con Veclinda Rausse (che risiedeva a mestiere lo ha dichiarato agli americani all’atto Vicenza in Corso Muti, 132) e, al momento della libe razione l’11 aprile 1945. Longhetto dell’arresto, padre di un figlio di sei anni. Viene passa quin di un anno presso il campo di arrestato all’età di 28 anni a Monfalcone (Rione Buchenwald. Ha lavorato anche all’interno Villaraspa) dalle SS italiane per propaganda dell’infermeria del cam po ed è stato accanto, nel antifascista l’11 aprile 1944 (in un documento momento della morte, a Francesco Viviani il 9 tedesco viene riportato che fu arrestato il 16 aprile del ‘45. Questi era stato alla guida del aprile 1944). primo Cln di Ve rona dal 1943 fino al suo arresto il 2 luglio Viene detenuto per quindici giorni a Monfalcone e poi 1944. Negli anni ‘60 Longhetto, risiedeva a Verona in Via trasferito nel carcere di Trieste (Coroneo) per altri due Luigi Da Porto e ha ricoperto negli anni 80 il ruolo di mesi. Su disposizione del SD (Sicher heit sdienst - Servizio consigliere provinciale ANED di questa città veneta. Ha di Sicurezza delle SS) di Trieste, il 21 giu gno 1944, viene pubblicato un libro di memorie intitolato “Buchenwald, gli deportato nel Campo di con cen tramento e sterminio di altri e io” e ha scritto un articolo per Patria Indipendente: Il Buchenwald. All’arrivo, il 24 giugno 1944, gli viene piccolo campo. ne riesce a riprodurre né la sintesi compositiva né l’intro- deportato ed internato nel campo di Buchenwald. In que- spezione psicologica dei personaggi. sto campo si è praticato lo sterminio attraverso il lavoro. Il valore della tela sta nelle storie che racconta rispetto al Il fatto che Giovanni Longhetto sia sopravvissuto e tor- contesto nel quale è nata. nato in Italia è un’ode alla forza che ognuno di noi può tro- vare in se stesso ed alla motivazione che ci permette di af- I riferimenti culturali frontare le avversità. Il quadro culturale antiquato e lontano dal dibattito arti- stico è testimone di come la dittatura fascista prima e la I significati simbolici guerra poi abbiano influito sul progresso culturale della L’esaltazione dell’uomo tramite la forza, come proposto nazione e della comunità cittadina. nel quadro, è un concetto che non trova quasi più appli- La tela è quindi una buona occasione per riflettere su quan- cazione nel mondo del lavoro contemporaneo. Il lavoro to deleteri siano gli effetti delle dittature. fisico è quasi scomparso in Italia come testimonia il fat- to che il settore terziario occupi il 67% della popolazio- La committenza ne attiva. La donna è dipinta come madre e crocerossina Il committente del quadro mi è sconosciuto. Ritengo però, in un ruolo che non si discosta tanto da quello di angelo per la posizione che il quadro occupa e per le figure che ri- del focolare. Come quando veniva celebrata nel mettere trae, che esso sia stato fortemente voluto dal preside di al- al mondo il maggior numero di figli possibili -e possi- lora, Silvio Sagalla. bilmente maschi- nel nome dell’impero. Oggi essere don- ne non vuol dire solamente poter essere madri. Oggi le redo che egli intendesse usarlo per poter testimo- donne sono avviate a prendere in mano la maggior parte niare quanto lui fosse genuinamente felice tanto del- dei ruoli dirigenziali della nostra comunità e questo è un Cla fine delle atrocità della guerra quanto della cadu- processo tanto lungo quanto inarrestabile. ta del regime. Regime all’interno del quale egli aveva ri- coperto il ruolo di costitutore del sindacato fascista dei uesta tela ci ricorda quindi quanto si sia evoluta la professori medi nel ‘23, membro del direttorio della se- nostra società in un periodo che se anche può sem- zione fascista di Bolzano nel ‘26, membro del direttorio Qbrarci breve è comunque uno dei periodi di pace più federali nel ‘29 e successivamente vicepresidente dell’o- duraturi che l’Europa abbia mai conosciuto da sempre. pera nazionale Balilla, capo dell’avanguardia giovanile, Da qui nascono le ovvie -ma mai scontate- considera- Com missario del fascio nel ‘30, vicesegretario federale zioni sul valore della pace tra i popoli e l’importanza che del fascismo bolzanino nel ‘31 e preside, prima a Macerata, ha avuto la comunità europea nel creare e mantenere una poi a Verona. La tela offre quindi uno spunto di riflessio- pace tanto duratura. ne sui compromessi che si è disposti ad accettare per rag- giungere prima o mantenere poi un posto di potere. Nell’ultima pagina di Triangolo Rosso il dipinto a colori Chi scrive Alfio Antonio Greco, nato a Varese, cresciuto in Sicilia, vivo a Padova. I miei antenati furono profughi, i miei nonni contadini; i L’autore miei genitori insegnanti mi hanno passato la passione e la professione. Giovanni Longhetto, il pittore del quadro, è stato classifi- Io ho vissuto, per studio e per lavoro, in 10 città, 4 stati, 3 continenti. cato come un “nemico incorreggibile” dal regime nazista Ritengo le frontiere superflue. 47 “

Quando fu trasformato in prigioniero di guerra, come tanti altri non raccontò nulla ai familiari Col filo spinato tra gli acquerelli Il lager dipinto dagli internati

fosse il filo spinato e il suo numero di matricola come in- di Mauro bonciani ternato ma poi non condivise più i ricordi dal 1943 al 1945. Lui, quarantanovenne ufficiale di Marina, quando fu tra- Li commissionò ai compagni Giuseppe sformato in prigioniero di guerra, come tanti altri non rac- Orlando, nipote del fondatore dei cantieri di contò nulla ai familiari — spiega Elisabetta Ricciardi, pro- Livorno. Era un militare, non aderì a Salò e fu nipote di Giuseppe, ricercatrice di storia militare — Il suo internato in Polonia e Germania. silenzio, come quello di altri, fu causato non solo dal ca- rattere, ma anche dal fatto che i militari al ritorno in Italia furono accolti con indifferenza, se non disprezzo. Erano «Qua siamo fuori dal mondo e non sappiamo considerati “imboscati”, si esaltava il fatto che i parti- esattamente quello che succede e per questo in giani avevano combattuto e a volte gli stessi familiari, bom- tanto disordine l’unica cosa che ci resta da fare bardati dalla propaganda fascista sui “traditori”, non ca- è di appoggiarci ai nostri pochi principi pivano quella scelta. Che, come scrive Giuseppe al fratel- fondamentali. lo Paolo, si basava su principi forti, sulla lealtà alla Patria». Sono principi che non si discutono». rlando era a Rodi e dopo l’8 settembre, nonostante le campagne di reclutamento della Repubblica di osì nel maggio 1944 Orlando, prigioniero dei na- OSalò non scese a compromessi, commissionando nel zisti con altre centinaia di militari per non aver ade- corso dei mesi gli acquerelli ai suoi compagni di prigionia Crito alla Repubblica di Salò, sintetizza la sua scel- e vivendo nei lager di Polonia e Germania umiliazioni, fa- ta. «La stessa di tanti altri militari, che furono i primi me, freddo. “resistenti” dopo l’8 settembre e che pagarono in pri- «Non era un appassionato di arte, ma un collezionista di ma persona», sottolinea Elisabetta Ricciardi, che ha cu- cose che lo attiravano, ad esempio non aveva quadri di pit- rato il libro che raccoglie gli acquerelli commissionati tori importanti, ma collezionava clessidre ed evidentemente da Giuseppe Orlando ai compagni di prigionia, per decenni colpì la sua attenzione il fatto che i commilitoni dipinges- rimasti segreti. sero — spiega Ricciardi — E così commissionò questi pic- Il libro, grazie agli acquerelli, apre un’altra finestra sul- coli acquerelli che pagava con cibo e sigarette ma per cui la vita dei militari nei campi, un mondo che, coinvolse cir- più tardi mandò assegni da 10 mila e 5 mila lire ai loro au- ca 600 mila italiani. L’opera nasce dai tre album rilega- tori, alla moglie di Giuseppe ti che i cugini di Giuseppe Orlando - nipote di Luigi Tortorelli, che ha dipinto la Orlando, il fondatore dei cantieri Orlando di Livorno - il maggior parte degli oltre 220 Elisabetta Ricciardi cui figlio rilevò la Smi, Società metallurgica italiana, che acquerelli, e alle figlie di Una collezione di durate la seconda guerra mondiale produceva munizio- Arnaldo Brausa che ho cono- acquerelli ni a Campo Tizzoro . sciuto mentre facevo le mie ri- per sopravvivere cerche. Non è chiaro come sia Scalpendi Editore i hanno ritrovati nel 2007 nella villa di famiglia di riuscito a portali a casa dai pag. 240 Bellagio. Giuseppe Orlando non ne aveva quasi lager, forse ponendoli sul fon- euro 30,00 Lmai parlato. «Sulla copertina degli album volle ci do di una valigia». 48 “

è importante che si parli degli Imi. In tanti scelsero di dire no al fascismo

l libro è frutto di sei anni di lavoro e ricerche iniziate nel 2014. «Ho frugato negli archivi di Firenze, Roma, IMilano, nella vasta bibliografia sugli Imi, gli internati militari italiani, nella nostra famiglia e tra la corrispondenza di più di settanta anni fa. È importante che si parli degli Imi, italiani che scelsero di dire no al fascismo. Spero di poter fare una mostra con gli acquerelli appena la pandemia lo consentirà, di presentare il libro a Firenze, città così im- portante per la nostra famiglia e per la Smi, ma anche a Roma». E intanto per la famiglia Orlando lavoro per rendere frui- bile al pubblico l’archivio Orlando-Smi che si trova a Fornaci di Barga e che racconta oltre un secolo di storia industria- le e del Paese.

49 Risalta la figura del padre di Renato, Oliviero, volontario nella Prima guerra

Le nostre Renato Sandri, mantovano. storie Famiglia e giovinezza, da partigiano e diventa ambasciatore del Pci di Giorgio Oldrini

“Dai Monti Lessini a Santiago del Cile” è un interessante libro che racconta “il lungo cam- mino di Renato Sandri”. Curato da Roberto borroni e da Cesare Guerra, edito da Man - tova 2020, si avvale del contributo di vari autori.

Questi raccontano la vita straordinaria di Renato Sandri mantovano, giovanissimo parti- giano, appunto sui Monti Lessini, poi dirigente del Pci, deputato, parlamentare europeo e, soprattutto, ambasciatore del Partito comunista in vari Paesi del mondo ma, in special modo, in America latina. omo di una cultura nelle fila dei partigiani. raffinata e di una Oliviero Sandri era andato Ugen tilezza d’altri a combattere nella Grande tem pi, ha incontrato nelle guerra prima ancora di ave- sue missioni dirigenti poli- re l’età richiesta, a soli 17 tici e guerriglieri, capi di anni. stato e poeti, pittori e mini- Vedeva in quel conflitto la stri, con i quali ha intratte- continuazione e il possibi- nuto rapporti profondi e che le completamento del Ri - hanno permesso, in una lun- sorgimento e dei valori che ga stagione politica, di col- lo avevano ispirato. Era la legare il Pci e l’Italia con tradizione della fami glia, tan te nazioni del mondo. soprattutto della mamma di Il libro si compone di vari Oliviero e nonna di Renato, contributi scritti da coloro Silvia Piazzi, che era im- che hanno conosciuto San - parentata con patrioti e che Insieme ad un sentimento antitedesco dri nei vari momenti della vantava di avere stret to la sua vita e nei differenti mo- mano a Ga ribaldi, ad ali- che rimase in lui per sempre forte menti politici che ha vissu- mentare quegli ideali fino In questa formazione, tra i sco che rimase in lui forte to. a spingere il ragazzo ad an- più eroici, vi era un giova- per sempre. Ma qui vorrei segnalare so- dare volontario in guerra e ne ebreo di cui Sandri pa- Alla fine della guerra di- prattutto il saggio di Mau - addirittura a falsificare l’at- dre era diventato amico, un venne fascista, convinto che rizio Bertolotti “Fa mi glia e to di nascita per permetter- sentimento cementato nei l’Italia si fosse lasciata scip- giovinezza di un partigia- gli di andare al fronte no- pericoli delle battaglie e nei pare la vittoria e che colo- no” nel quale si tratteggia nostante non avesse anco- comuni ideali risorgimen- ro che avevano combattuto la figura del padre di Renato, ra compiuto i 18 anni. tali. Aveva sviluppato un veramente, come lui, erano Oliviero, volontario nella Nelle trincee Oli viero si di- profondo disprezzo e l’av- stati messi da parte da una Prima guerra mondiale, ar- stinse per coraggio, diven- versione per i raccomanda- democrazia corrotta ed im - dito, fascista che alla fine tando alla fine comandan- ti e i privilegiati, insieme belle. Si laureò in medici - spinge il figlio ad entrare te di un gruppo di arditi. ad un sentimento antitede- na e teneva in bella mostra 50 mondiale, che alla fine spinge il figlio ad entrare nelle fila dei partigiani Alcuni momenti “storici” di Renato Sandri “ambasciatore” del Partito Comunista Italiano. Qui a destra è nella delegazione (pantaloni chiari) con Fidel Castro a Cuba. In basso è con berlinguer in una delegazione in america latina. Gli è accanto (con i baffi) Giorgio Oldrini, al tempo corrispondente dell’Unità da Cuba. nello studio il ritratto di Ce - Polonia contro l’invasione sare Battisti, simbolo dell’ir - tedesca. redentismo. Il suo sentimen - Il suo distacco dal regime to antitedesco lo spinse a ebbe due momenti decisi- manifestare forte consenso vi, la proclamazione delle quando Mussolini decise di leg gi razziali che colpiva- schierare l’esercito al confi - no tra l’altro il suo amico ne dopo che Hitler ebbe con- che aveva combattuto tan- sumato l’assassinio di Dol - to valorosamente al suo fuss. fian co per completare il Insieme ai cugini si era ad- Risorgimento dell’Italia, e dirittura proposto di an dare l’al leanza di Mussolini con volontario a combat tere in Hitler e i tedeschi. sa età, si era arruolato per tano la vicenda dei brac- E spinge il figlio adolescente a partire la Grande guerra. cianti mantovani, di cui Re - Mi pare molto interessante nato Sandri fu dirigente sin- per la montagna come lui, alla stessa età il racconto di questa espe- dacale, e poi delle sue Subito do po la promulga- te successivi all’8 settem- rienza di un uomo che tro- straor dinarie esperienze di zione delle leggi razziali, bre Oliviero va ad accoglie - va nel fascismo la risposta politico e di ambasciatore Oliviero de cise che il figlio re il figlio alla stazione di al suo nazionalismo e alla del Pci in giro per il mon- Renato sarebbe andato a ri- Man tova e sul piazzale vi sua avversione ai poteri for- do. Il ritratto a più voci di un petizione di matematica dal so no “centinaia di nostri ti, salvo poi scoprire quel- uomo colto e libero, capace prof. Angelo Coen. “Ma è sol dati ammassati sotto il lo che per lui è un insoppor - di parlare con la stessa cre- un ebreo” obiettarono in controllo di una decina di tabile tradimento e arrivare dibilità ai braccianti della fami glia. “Appunto” rispo- te deschi in tuta mimetica”. al punto di riscatto da spin- sua terra e a Salvador Al - se lui. Renato, che ha 17 anni, gere il proprio figlio adole - len de, a Fidel Castro, a Pa - Renato ricorda il momento scop pia a piangere e il padre scente a combattere con i blo Neruda e ad Alfaro Si - culminante della ribellione non ha dubbi “adesso tocca par tigiani. queiros, a Dolores Ibarruri contro il fascismo e il nazi- a voi”. E spinge il figlio ado- Naturalmente il libro di Bor - e ai resistenti greci al tem- smo di suo padre e del suo. lescente a partire per la mon- roni e Guerra si compone po della dittatura dei co- Nei giorni immediatamen- tagna come lui che, alla stes- di altri capitoli che raccon- lonnelli. Deputato al Parlamento italiano per quattro legislature (1963-1979), è stato anche membro del Parlamento Europeo dal 1972 al 1979.

51 I Comuni del Nord Milano ricordano con due manifestazioni i grandi scioperi e le centinaia di deportati dalle aziende locali Le giornate di ricordo del lavoro nelle fabbriche intorno al monumento del Parco Nord a Milano el pomeriggio di sabato 6 febbraio 2021, con uno Così le Associazioni hanno deciso di tornare questa vol- slittamento temporale di qualche giorno rispetto ta più numerosi al Monumento, naturalmente mantenen- Nal Giorno della Memoria, dal momento che la tra- do tutte le misure di sicurezza, le mascherine, il distan- dizionale manifestazione non si è tenuta per restrizioni ziamento sulla montagnetta del grande Parco Nord. di carattere sanitario, i familiari dei deportati delle fabbriche Il presidente dell’ANED sezione Sesto – Monza Giuseppe sestesi si sono ritrovati per commemorare i propri cari Valota ha raccontato degli episodi di solidarietà che non presso il Monumento del Parco Nord Milano. Insieme a sono mancati durante la guerra, momenti in cui piccoli loro compagni ed amici delle associazioni con le quali gesti contribuivano anche a rinsaldare rapporti umani, condividono un comune percorso civile ed umano. donando speranza, all’interno di un generale clima di dif- Erano presenti le autorità del Parco, le Guardie Ecologiche ficoltà. Qualcosa da mangiare, o anche qualche pezzo di Volontarie e le forze dell’ordine a presidio di una breve ce- carbone potevano trasformarsi in risorse preziose. rimonia che ha visto i partecipanti deporre un fiore in ri- Valota ha ricordato che, proprio nelle immediate vici- cordo degli operai e delle operaie arrestate dopo gli scio- nanze del monumento, passava il treno che dalla Breda peri del marzo 1944 che da San Vittore, per lo più via portava, alternativamente, all’esterno i residui delle la- Bergamo e poi Bolzano, sono stati trasferiti nei campi di vorazioni e, verso l’interno della fabbrica, il carbone per Dachau – Gusen – Mauthausen – Ebensee. Moltissimi fare funzionare gli alto forni e di come gli addetti spesso non sono tornati. “lasciassero cadere” pezzi di carbone che le donne, na- In realtà una quindicina di giorni prima si era svolta una scoste nelle vicinanze, si affrettavano a raccogliere, per poi manifestazione riservata a poche autorità e a rappresen- utilizzarli per riscaldare le proprie case. tanti di Anpi, Aned e altre associazioni, per scelta di alcune Valota ha poi ricostruito la genesi del Monumento ed il per- Amministrazioni che si sono fatte scudo del problema co- corso che ha portato l’architetto Belgiojoso alla scelta del vid per ridurre la partecipazione al tradizionale incontro. luogo dove farlo sorgere, nelle vicinanze della Breda, i

Sesto San Giovanni e bresso sono due comuni della periferia Nord milanese che si sono “riuniti” verso la grande città e praticamente hanno dato vita ad un unico complesso urbanistico. La grande area del complesso siderurgico della breda (vedi l’articolo accanto) è diventata il Parco Nord, ora centro nel verde della memoria operaia della vecchia zona industriale. 52 NOTIZIE cui operai variamente organizzati contribuirono a com- battere il regime fascista attraverso diverse forme di Resistenza. Il monumento sorge su una montagnetta crea- ta nel corso dei decenni dai residui della lavorazione del- la Breda ed è realizzato col ferro e le pietre, simboli del lavoro in fabbrica il primo, del lavoro forzato in cava il se- condo, stilizzate nella forma di un uomo allo stremo, che porta sopra la propria testa i pesanti sassi che avrebbero finito per ucciderlo. Il Monumento ha ai suoi piedi alcune urne che contengo- no pietre portate lì da diversi campi che videro i nostri 573 concittadini prigionieri, 233 dei quali perirono. Il piazzale che si apre di fronte, sull’altura su cui sorge la costruzione, guarda verso il tramonto. Nelle belle giornate, oltre al Parco, al campo volo ed agli edifici di Bresso, si vedono anche le montagne ed è deli- mitato da 26 lapidi sulle quali sono riportati i nomi dei deportati, raggruppati in base alle aziende presso cui la- voravano. Dal 1999, anno in cui fu inaugurato, questo luogo è tap- pa fondamentale del percorso della memoria che costel- la l’intero territorio circostante. Molti luoghi che videro la Città delle Fabbriche in piena attività oggi appaiono sotto altre forme, sono diventate aree riconvertite ad altri usi produttivi e ad abitazioni, ma le vie intitolate ai partigiani, ai deportati, agli attori poli- tici che per primi subirono le angherie del fascismo, con- tribuiscono, insieme alla costante attività svolta dall’ANED a ricordare chi siamo, da dove veniamo e quali sono i no- stri riferimenti culturali per cercare di dare e di darci un futuro migliore Marco Locati Le donne degli arrestati, così arrivava qui il carbone col trenino della breda Riportiamo qui le parole di ricordo di Peppino Valota durante la manifestazione al Parco Nord Milano Sesto San Giovanni perché ci sembra che nella loro semplicità esprimano bene le difficoltà della vita del tempo e le occasioni di solidarietà uesta montagnetta ha una storia che va vapore portava gli scarichi, raccontata. Qui sotto ci sono gli scarti ma a volte dentro i “Qdella produzione dell’acciaio della Breda. vagoncini c’era anche il C’era un trenino a vapore con dei vagoncini che carbone. Come faceva la usciva dalla portineria verso il viale Sarca, passava Breda a far sapere a mia dietro la chiesetta, sfiorava tutto il muro e veniva qui mamma, che non lavorava alla base a scaricare. E anno dopo anno, scarica in fabbrica, quando oggi, scarica domani, è nata la montagnetta e poi la arrivava il carbone per natura ha prevalso e ha avvolto gli scarti con l’erba e alimentare i forni. Le donne gli alberi. Quando siamo venuti qui con l’architetto si nascondevano alla Belgojoso per decidere dove costruire il monumento, e Cascina Torretta, a due gli ho raccontato questa storia lui ha detto: ‘questo è passi da qui, il trenino fischiava, il ferroviere si il posto, è qui perché qui c’è la storia’. guardava in giro e rovesciava apposta il vagoncino col La Breda ha avuto 199 deportati. Una testimonianza carbone. Si prendeva una bella responsabilità. Mi personale. Ero un ragazzetto, mio padre era stato già immagino la scena, queste donne che stanno nascoste deportato, mia mamma diceva a me e a mio fratello nel buio, poi escono come i funghi, tutte con i borsoni, qualche notte ‘State qui in casa, tra un po’ tornerò’. allora non c’erano sacchetti di plastica, e poi tutte a Non ci diceva dove andava per non spaventarci. Lei e mettere dentro il carbone, dentro il carbone... dentro il altre donne, dato che non c’era niente per scaldarci, carbone... Gli uomini li hanno portati via, ma le donne venivano qui vicino. L’ometto che guidava il trenino a hanno fatto una vita terribile”. 53 Concorso borsa di Studio – Aned La Spezia ricorderà Franco Cetrelli na- Avviato alla Caserma Adriana Revere nasce sce alla Spezia il 24 XXI Reggimento alla Spezia il 18 dicem- dicembre 1930; ap- Fanteria della Spezia bre 1934; i genitori prendista nel nego- e successivamente al Emilia De benedetti ed zio del fotografo di Campo di bolzano, è Enrico Revere sono ar- Migliarina, è cattu- deportato a Maut - restati in Vezzano Ligure rato assieme al tito- hausen con il tra- per appartenenza alla lare il 19 settembre sporto n. 119. Il 22 “razza ebraica”; la pic- 1944, durante una se- aprile 1945 è fucila- cola è catturata insieme rie di arresti di par- to per rappresaglia a loro e inviata al Campo tigiani e collabora- dalle SS nell’Appel - di concentramento di tori della Resistenza. platz. Fossoli.

NOTIZIE Roberto bagnoli nuovo Presidente, con voto telematico, della sezione toscana Empolese-Valdelsa: quando un’associazione locale incide sulla memoria e sul “contare” nella società

a sezione Empolese-Valdelsa dell’Associazione ha timi due anni. Sarà così lui a un nuovo consiglio direttivo ed un nuovo presiden- prendere per mano la sezio- Lte. I soci, attraverso una votazione on-line, che è sta- ne ed a guidarla nei prossi- ta molto partecipata, hanno rinnovato il Direttivo il cui mi anni tenendo sempre ben mandato era scaduto. Del nuovo consiglio fanno parte: presente gli obiettivi e le fi- Gianni Bagnoli, Roberto Bagnoli, Franco Castellani, Ma - nalità. Su tutti la difesa del- rinella Catagni, Rossella Dei, Raffaele Donati, Nadia Frizzi, la memoria da portare avan- Marco Mainardi, Sandra Maionchi, Alessio Mantellassi, ti attraverso i contatti con le Nadia Meacci, Alberto Michelucci, Franco Nardini, Vittorio scuole, le diverse iniziative Nencioni. Nilo Frediani è consigliere onorario. pubbliche e, quando sarà di Nella prima riunione che si è svolta in modalità telemati- nuovo possibile, i viaggi del- ca, è stato nominato presidente il dottor Roberto Bagnoli. la memoria. “È con grande Medico, presidente del Consiglio Comunale di Empoli nel- emozione che inizio questa l’ultima legislatura e socio ormai da molti anni, succede esperienza - dice il nuovo ad Alberto Michelucci che ha occupato la carica negli ul- presidente - e rivolgo un grande ringraziamento ad Alberto Michelucci, di cui spero di essere degno successore e a tut- Il 1° febbraio del ti gli altri consiglieri, ai quali chiederò stretta collabora- 1908 nasceva a zione. Il mio primo pensiero va al ricordo di Sauro Cappelli, Empoli Remo presidente onorario della sezione Aned, che ha rappre- Scappini, uno sentato un fondamentale punto di riferimento per l’asso- dei grandi ciazione e per la nostra comunità. Grazie Sauro per tutto protagonisti della quello che mi hai insegnato. A noi l’impegno di prosegui- Resistenza re sulla strada che hai tracciato”. italiana. Assieme Roberto Bagnoli è alla guida di una sezione che, nono- all’inseparabile stante le difficoltà della pandemia che ha creato problemi moglie Rina, è anche per il tesseramento, si è dimostrata una volta di più stato uno dei viva e partecipe. A confermarlo le 101 tessere fatte nel- massimi l’anno appena trascorso e i tanti voti che ci sono stati in esponenti dell’antifascismo e, per questo e per quanto forma telematica visto che, al momento delle elezioni, la fece nella sua vita, il Comune ha dedicato alla coppia un Toscana si trovava in zona arancione. Ora non resta che murales. continuare a lavorare nella speranza di poter tornare quan- La sezione Empolese Valdelsa dell’Aned lo ricorda con to prima alle normali attività in presenza. immutato affetto e gratitudine. Marco Mainardi 54 sempre i suoi ‘piccoli’ Franco Cetrelli e Adriana Revere Il 22 febbraio 1944, con ’ANED, sezione provinciale della Spezia, anche per l’anno scolastico 2020/21 ha or- lo stesso trasporto di ganizzato il concorso provinciale intitolato a Franco Cetrelli e Adriana Revere, ri- Primo Levi, la famiglia è Lvolto agli studenti del triennio superiore. Il concorso gode del patrocinio di Regione deportata al Campo di Liguria, Pro vin cia e Comune della Spezia e Ufficio Scolastico Pro vin ciale. La proclama- sterminio di Auschwitz; zione dei vincitori si è svolta durante la se du ta solenne del Consiglio Comunale Straordinario il padre trasferito a dedi cato al “Giorno della Memoria” il 27 gennaio 2021. Flossenburg è ucciso ot- Tra i tanti lavori pervenuti è stato segnalato, come uno dei vincitori, il componimento in ver- to mesi dopo l’arrivo; la si “Franco e Adriana, una storia infelice” di Alessio Romagnoli della Classe III dell’Istituto piccola e la madre sono superiore “G. Capellini – N. Sauro” - indirizzo nau tico. Anche il brano musicale originale uccise il giorno stesso del- “Mai più” – di Maria Isi de Fiore della classe III E del liceo classico “Lorenzo Costa” e l’e- l’arrivo ad Ausch witz, il laborato “19 settembre e 22 febbraio 1944” di Gaia Bertoni della classe III E del lliceo clas- 24 febbraio 1944. sico “Lorenzo Costa” sono risultati vincitori . Doriana Ferrato NOTIZIE Il 27 gennaio, data della liberazione del campo di Auschwitz, viene ricordato uno dei periodi più bui dell’umanità Incontri con gli studenti, Medaglie di benemerenza ai parenti dei deportati, omaggio alle lapidi

’incontro con gli studenti è stato organizzato dal Comune di Savona in collaborazione con ANED di LSavona e Imperia e con il patrocinio dell’Istituto Storico della Resistenza e con il Provveditorato agli Studi. Dopo i saluti del sindaco Ilaria Caprioglio ha preso la pa- rola Alessandro Raso coordinatore e docente sulla didat- tica della Shoah in rappresentanza del provveditorato agli studi; il prof Raso ha ricordato agli studenti "l’impegno e la vigilanza contro ogni forma di razzismo e di discri- minazione è fondamentale ripudiare ogni indifferenza per mantenere viva la memoria dei morti e dei sopravvissuti ai campi nazisti". Maria Bolla Cesarini, presidente dell’ANED " ha ricor- dato il sacrificio dei militari italiani he non aderirono al- la Repubblica Sociale e furono deportati in 600 mila e ha ricordato impegno del movimento partigiano e delle don- Durante Giovanni deportato militare l’8settembre 1943 ne come staffette in gran partedeportate nel campo di da di Udine da parte della gestapo e delle SS, viene deportato Ravensbruck". A seguire ha preso la parola Franca nel campo di Bado Orf Stanlager XI dove è deceduto il 25 Ferrando, presidente dell’Isrec di Savona e Claudio Bosio settembre 1944 ed è sepolto nel cimitero militare di in qualità di segretario provinciale della CSIL ; durante gli Francoforte. Barbara Marinelli ha invece ritirato la me- interventi è stata letta la testimonianza di Maria Musso daglia di nipote di Angelantonio Marinelli anch’esso mi- deportata da Bolzano ai campi di Mauthausen, Ravensbruck. litare deportato dopo 8 settembre 1943 dall’Isola di Rodi Sempre nella mattinata del 27 Gennaio nell salone delle e deportato nei campi di Lundwigshafen e Oppenau (sot- cerimonie nella Prefettura di Savona, il prefetto dott tocampi di Neuengamme), poi liberato alla fine di aprile Antonio Cananà ha consegnato sei Medaglie d’Onore con- del 1945; Tutti e tre i famigliari sono iscritti alla sezione ferite dalla presidenza del Consiglio dei Ministri ai fa- di Savona e Imperia migliari degli ex deportati nei campi nazisti, Hanno riti- Alle ore 18 sempre nella Giornata del 27 Gennaio è stata rato la Medaglia la signora Vanda Oliveri a nome del pa- deposta una corona di alloro in ricordo delle vittime in- dre Giovanni militare deportato nel campo di Wietzendorf nocenti della deportazione razziale, politica e militare da (sottocampo di Dora Mittelbau) liberato il 29 Aprile 1945 parte del prefetto di Savona , Antonio Cananà del sinda- e lo zio Pietro Oliveri deportato militare nel campo di co di Savona, Ilaria Caprioglio, della presidente dell’Aned Greifiwland Neuvendof, morto il 4 maggio 1945. Altro di Savona e Imperia Maria Bolla Cesarini e della presidente riconoscimento a Durante Giovanni Pietro, nipote di dell’Isrec di Savona, Teresa Ferrando. Simone Falco 55 NOTIZIE

Anche i cittadini considerano Il sindaco della città di Savona, Ilaria Caprioglio un onore la sua “cittadinanza” mette la firma alla pergamena che certifica la cittadinanza onoraria Liliana Segre è l’esempio alla senatrice Liliana Segre. Qui sotto la bella di un’Italia orgogliosa risposta della Senatrice alla sindaca di Savona, ella seduta del Consiglio Comunale dello scorso 2 febbraio, il sindaco della città di Savona, Ilaria NCaprioglio ha dato lettura ai presenti della lettera che la senatrice a vita Liliana Segre ha voluto far recapi- tare di ringraziamento, dopo che il consiglio comunale a la vergogna ma lei lo ha sempre portato con onore perchè maggioranza ha votato per il conferimento della “citta- sopravvivendo ha vinto sul fascismo e sul razzismo, co- dinanza onoraria” alla senatrice Segre, avvenuta il 21 me fu un’infamia quando gli venne assegnata la scorta novembre 2019. per le minacce subite e che continua a subire da parte dei Liliana Segre è una degli ultimi testimoni sopravvissuti al- neofascisti e sopratutto dei nazifascisti. la deportazione nei campi nazisti; E’nata a Milano il 10 All’ingresso del a Milano, dove settembre 1930 con le leggi razziali del 1938 volute dal si trovava il binario 21, c’è un muro con una scritta, vo- fascismo e firmate dal Re Vittorio Emanuele III. Non po- luto proprio da Liliana Segre, quella parola è “INDIF- trà proseguire gli studi e come tutti gli ebrei italiani sarà FERENZA”, perchè non furono solo le leggi razziali a man- discriminata. dare a morte milioni di innocenti, ma fu sopratutto l’in- Liliana Segre insieme a suo padre saranno arrestati l’8 di- differenza delle persone cosiddette per bene, quella mat- cembre 1943 dai fascisti della Rsi al confine con la Svizzera tina del 30 gennaio 1944, quando dal carcere di San Vittore nella zona del varesotto, e trasferiti prima nel carcere di vennero trasferiti settecento persone. Solo ai detenuti del Varese poi in quello di San Vittore a 13 anni insieme al pa- carcere consegnarono chi una coperta o chi un’arancia; i dre Alberto, ex ufficiale dell’esercito italiano. milanesi per bene si voltarono dall’altra parte mentre La mattina del 30 gennaio 1944 i fascisti italiani e le SS Segre insieme agli altri veniva carica sui treni della mor- li trasferiscono dal carcere di San Vittore alla stazione te, questa è una delle tante lezioni che dobbiamo impara- centrale di Milano e dal binario 21 e saranno deportati re dai sopravvissuti, quella di non voltarci mai dall’altra con altri 700 uomini, donne e bambini con destinazione parte, quella di lottare sempre contro qualsiasi discrimi- Auschwitz Birkenau. Arriveranno sulla judenramp il 6 nazione, contro chi vorrebbe cancellare o riscrivere la sto- febbraio 1944, in pochissimi riuscirono a sopravvivere ria della morte di milioni di innocenti che i nazifascisti alla morte nella camera; giunti al campo, dopo essere sta- hanno organizzato e pianificato. ti scaraventati dai vagoni dai nazisti, qui Liliana lascerà Il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita dal per sempre la mano di suo padre, che sarà inviato alla ca- Presidente della Repubblica Sergio Mattarella «per ave- mera a gas. re illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo so- ciale». Simone Falco Liliana sopravvive ad Auschwitz e sopravvive ad un al- Responsabile organizzazione Sezione Aned Savona-Imperia tra prova durissima, quella della “marcia della morte”, quando le SS ordinano l’evacuazione del campo di Auschwitz lasciando solamente i moribondi il 17 gennaio Senatrice a vita Liliana Segre 1945. Dieci giorni dopo l’Armata Rossa libererà i so- pravvissuti del comprensorio di Auschwitz: tra essi vi era Gentile Sindaco di Savona anche Primo Levi; Liliana Segre viene trasferita a piedi in- sieme agli altri prigionieri ad ovest in un sottocampo di È un onore per me ricevere la cittadinanza onoraria della Ravensbruck dove sarà liberata il 30 aprile 1945. vostra città, che dunque da oggi sarò anche un po’ mia. Per oltre 70 anni ha raccontato la sua Testimonianza in- Ringrazio Lei e l’intero Consiglio Comunale per questa sieme agli altri sopravvissuti e così facendo continua a onoreficenza che istituisce tra noi un vincolo sentimentale ricordare tutti gli innocenti che non sono più tornati dal la- oltre che democratico e civico. ger, che sono stati deportati solo per la “colpa di essere na- Purtroppo ragioni di età, di salute e di sicurezza, oltre ti”, non dimentica la deportazione degli operai che fece- che i noti attuali divieti, mi impediscono di essere presen- ro la scelta di scioperare contro l’occupante nazifascista te in città come vorrei, ma ci tengo a condividere con voi o degli appartenenti alla Lotta partigiana, la stragrande i sentimenti democratici ed antifascisti che storicamente maggioranza dei quali verrà assassinata nel campo di ster- sono appannaggio della terra ligure. mini. Per oltre 70 anni Liliana Segre è stata una donna di Certa che la comune cittadinanza renderà più saldi i pace che si è rivolta ai giovani: vivo è in me il ricordo nostri valori e i nostri principi auguro alla vostra, anzi dell’incontro a Genova il 9 ottobre 2018, dove in occasione alla nostra, comunità un futuro di prosperità e di progres- dell’80° anniversario della promulgazione delle leggi raz- so morale e civile. In un periodo drammatico come l’at- ziste, raccontò la sua Storia a migliaia di giovani studen- tuale ne abbiamo tutti bisogno. ti liguri presenti. Il numero che Liliana Segre porta sul Grazie di nuovo a Lei e alle Istituzioni di Savona, ai miei braccio sinistro 75190 è il “marchio” dell’infamia e del- nuovi concittadini. Liliana Segre 56 NOTIZIE

Su occupazione nazifascista, della Resistenza e delle deportazioni Le borse premio Grazia Di Veroli ’ANED e l’UCEI hanno bandito un concorso per Grazia Di l’assegnazione di 5 borse premio dell’importo di Veroli era L€ 1000 ciascuna, a laureate/i in Italia per tesi di vicepresidente laurea triennali o magistrali o di dottorato discusse ne- della Sezione gli anni 2018-2019-2020 che trattino le tematiche del- ANED di l’occupazione nazifascista, della Resistenza e delle de- Roma, portazioni. consigliera Il bando è stato proposto nel primo anniversario della nazionale, scomparsa di Grazia Di Veroli, vicepresidente della rappresentante Sezione ANED di Roma, consigliera nazionale, rap- italiana nel presentante italiana nel Comitato internazionale di Comitato Auschwitz. Grazia, ebrea romana, orgogliosamente fi- internazionale glia di un partigiano e appartenente a un numeroso grup- di Auschwitz. po famigliare, i Di Veroli e i Piazza, colpito e sconvol- to duramente dalle persecuzioni e dalla deportazione razziale, fin da giovane aveva collaborato con l’ANED Segni, presidente dell’UCEI, Dario Venegoni, presi- nazionale e di Roma, curando tra l’altro e in particola- dente dell’ANED, i/le componenti della commissione esa- re l’iter delle domande per l’ottenimento dell’assegno minatrice, gli autori e le autrici delle cinque tesi pre- vitalizio spettante ai superstiti dei lager. miate. L’ANED e l’UCEI hanno annunciato le tesi vincitrici del La Commissione esaminatrice era composta da Livia bando nel corso di un incontro online organizzato con- Ottolenghi, Sandra Terracina, Aldo Pavia ed Elisa Guida. giuntamente a pochi giorni dal Giorno della Memoria, il Al termine dei suoi lavori ha decretato all’unanimità i 21 gennaio. Hanno partecipato all’incontro Noemi Di seguenti vincitori: TESI TRIENNALI • Valentina Vit (Univ. degli Studi di Trieste) Titolo della tesi: Le lettere di Vittorio Hering (1944-1945). Storia di un deportato ebreo triestino • Leonardo Zanchi (Univ. degli Studi di Milano) Titolo della tesi: Nella Babele del Lager: lingue e parole nei campi nazisti

TESI MAGISTRALI • Emilia Peatini (Ca’ Foscari, Venezia) Titolo della tesi: Olga Bluementhal (1873 – 1945). Storie di una famiglia e di una vita • Pierluigi bolioli (Univ. di Pisa) Titolo della tesi: L’internamento civile in Italia nelle disposizioni del ministero dell’Interno TESI DI DOTTORATO • Fabrizio Nocera (Univ. Degli Studi del Molise) Titolo della tesi: Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart

La Commissione ha altresì individuato menzioni di merito per le seguenti tesi: • Francesca Baldini, La Resistenza dei “triangoli rossi” nel campo di Fossoli (triennale) • Elisa Destefanis, Resistenza e filosofia nel pensiero di Bobbio, Chiodi, Pareyson (triennale) • Daniele Trematore, L’antisemitismo nel pensiero di Guido Fubini (magistrale) • Eleonora Gallo, Il Frauenkonzentrationslager di Ravensbrück (magistrale) 57 I NOSTRI LUTTI La scomparsa di Nedo Fiano uno dei testimoni più assidui tra i giovani di tutta Italia

Si è spento il 19 dicembre scorso a Milano, nella residenza per anziani dove viveva da molti anni, Nedo Fiano, 95 anni, testimone di Auschwitz birkenau, per molti anni uno dei superstiti più attivi negli incontri nelle scuole di tutta Italia.

er qualche decennio la vita. fu autorevole mem- Nato a Firenze nel 1925, e Pbro del Consiglio na- arrestato da fascisti italia- zionale dell’ANED; fino al ni nella sua città il 6 feb- giorno della morte il suo braio 1944, Nedo fu de- nome appariva tra quelli portato con tutta la fami- dei componenti del nostro glia prima a Fossoli e poi a Comitato d’Onore. Negli Birkenau, dove tutti i suoi ultimi anni la malattia gli furono sterminati. aveva tolto ogni memoria e Lui sopravvisse, lavoran- ogni possibilità di com- do per lungo tempo sulla prendere e riconoscere il “Rampa”, dove arrivava- mondo attorno a sé: una tra- no i treni dei deportati. gica beffa per un uomo che Aveva una magnifica vo- proprio alla memoria ave- ce e amava cantare, e que- va dedicato tanta parte del- sto lo aiutò a sopravvivere, perché talvolta le guardie lo chiamavano a intonare ce- lebri arie per loro, in cam- bio di un pezzo di pane. Da Auschwitz uscì solo con la terribile “marcia della morte” che lo condusse fi- no a Buchenwald, dove la liberazione lo colse quan- do ormai le sue energie era- no totalmente esaurite, e la sua fine vicina. Alla scomparsa di Nedo è seguita, a poche settimane di distanza, quella della moglie “Riri”, compagna di tutta la vita. A Emanuele Fiano, ai suoi fratelli e ai familiari tutti le condoglianze e l’ab- braccio della grande fami- glia dell’ANED. Nedo nelle foto con la sua casacca da deportato. Eccolo con i ragazzi ad ascoltarlo in palestra. 58 I NOSTRI LUTTI

Si è spento Sauro Cappelli, protagonista della vita di Empoli, un personaggio che nella sidente del Consiglio comu - sua comunità era una vera e propria istituzione non solo per aver ricoperto per 25 anni nale, ha ricordato come la carica di Assessore con deleghe diverse ma anche e soprattutto per l’impegno civile “Sauro è stato un punto di che, nel corso della sua vita, ha dimostrato verso la sua città. ri ferimento per intere ge- nerazioni, ci ha presi per Sauro Cappelli, lo scomparso empolese: ma no e ci ha accompagna- ti a conoscere la storia, a prendere conoscenza del- diceva di sè “sono la partita e il Partito” l’orrore, a riflettere e ra- gionare per trasformare l’a- empre in prima linea ad marezza e la tristezza di ogni momento ufficia- quelle visite in orgoglio e Sle, sempre presente ai impegno civile”. viaggi della Memoria sal- Anche Alberto Michelucci, tando solo per motivi di sa- presidente al momento del- lute gli ultimi due prima del- la sua scomparsa, non ha esi- la pandemia, sempre pron- tato a dire che “Perdiamo to a ricordare a centinaia e un amico ed un punto di ri- centinaia di giovani cosa so- ferimento. In tutti questi an- no stati la deportazione ed ni Sauro ha avuto un ruolo il fascismo. I pilastri su cui molto importante nella vita ha fondato la sua vita sono della nostra sezione a cui stati l’antifascismo, l’amo- ha dedicato impegno e pas- re per la sua città, nel cui sione, riuscendo a trasmet- centro ha sempre vissuto, e tere i valori che da sempre quello per la famiglia. difendiamo a tutti coloro che La moglie Anna, da lui so- abbiamo incontrato, so- prannominata ‘Germania’, prattutto nelle scuole e nei diceva sempre scherzando viaggi della memoria”. che la sua vita si svolgeva Nel 2019 la Giunta aveva in un’unica parola declina- omaggiato Sauro con la mas- ta al maschile ed al femmi- sima onoreficenza cittadi- nile, la partita ed il partito, a na, il Sant’Andrea d’oro che significare l’amore per la viene consegnato ad una per- squadra di calcio dell’Empoli sona che si è particolarmente e l’attaccamento a quel par- distinta per l’attaccamento tito a cui si era iscritto nel alla città. Quella è stata la 1949 quando si chiamava sua ultima apparizione pub- Pci. blica, il suo ritorno ad Em - Sauro ha rappresentato una poli che, dopo la scompar- delle anime della nostra se- sa della moglie Anna nel zione ed anche della città 2018, aveva lasciato per an- tan to che, al momento della dare a Pistoia ed avvicinar- sua scomparsa, la Sindaca si così al figlio Carlo. No - Bren da Barnini non ha esita - La consegna del Sant’Andrea d’oro a Sauro Cappelli nostante questo eravamo to a dire che “Sauro era il (sono sue anche le altre di questa pagina) di Gianni Nucci sempre in contatto telefo- Co mune. Il rapporto della nico con lui, per informarlo città con lui non si è mai in- sulla vita della sezione e per terrotto perché lui ha conti- chiedergli consigli che non nuato per tutta la vita con mancava mai di dispensare spirito di servizio ad essere con la consueta affabilità. un punto di riferimento, una La sua Empoli lo ha saluta- guida, un grande padre per to come meritava, con una tutti coloro che ha accom- cerimonia laica a cui, nel ri- pagnato nella difficile mis- spetto delle regole imposte sione di amministrare il be- dalla pandemia, autorità, as- ne pubblico. Lascia un vuo- sociazioni e semplici citta- to enorme nella nostra co- dini sono stati presenti per munità e nel mio personale salutarlo un’ultima volta. percorso di vita”. Da parte dell’Aned Empo - Alessio Mantellassi, nostro lese-Valdelsa un sincero e ex presidente ed attuale pre- commosso grazie. 59 I NOSTRI LUTTI

AngeloLe nostre Farfazi, detto bruno dallastorie fonderia al Lager, l’esperienza intensa di un ragazzo rivoluzionario

di Maria bolla*

Alla notizia della morte del deportato Angelo Farfazi ho realizzato che la pandemia cancella il trascorre del tempo, e subentra in noi il rifiuto della possibilità che le persone che si sono vicine muoiano.

Per questo ho sentito ancora più forte la necessità di ricordare la sua vita. arfazi aveva una per- che non ha mai scritto nel- sonalità complessa, la sua testimonianza. Fan che nei rapporti con Angelo Farfazi, detto Bru - l’Associazione, cercava e no, mi raccontò che a 15 an- vo leva partecipare, ma a ni dopo l’8 settembre 1943, Fu arrestato dai militari della RSI nel condizione che tutto avve- aveva aderito al Fronte del- nisse alla perfezione ed in la Gioventù, gruppo di gio- reparto calderai dell’ILVA ordine secondo il suo giu- vani comunisti, organizza- dizio. Brontolava spesso ri- to da Stefano Peluffo (18 Le motivazioni dello scio- altri arrestati pro venienti da marcando la delusione per en ne che venne fucilato il pero erano facilmente com- diverse fabbriche della la politica, che a suo avvi- 1 novembre 1944 sulla for- prensibili per i giovani, per- Provincia o addirittura dal so non era fedele ai suoi tezza del Priamar). Da que- ché le condizioni degli an- carcere di Sa vona. ideali, da lui abbracciati al- gli anni e per tutta la sua ni di guerra era no terribili, Con una tradotta ferroviaria l’età 15 anni. esistenza il suo ideale è sta- mancavano i generi ali- di carri bestiame, li portaro - Spesso cercammo di com- to il comunismo. mentari, non esisteva alcun no a Genova (Villa di Ne - prendere questa sua insod- Il movimento dei giovani tipo di libertà, la paga de- gro) ove avvenne una pri- disfazione, senza riuscirci era molto attivo tra i lavo- gli apprendisti era ir risoria ma selezione, da lì a Sesto pienamente. ratori nello stabilimento ac- (80 centesimi all’ora), ed in San Giovanni dove, dopo Era dotato di intelligenza ciaierie ILVA, dove Bruno casa vi era molta miseria. le visite mediche, Farfazi creativa e pratica, una ma- lavorava come apprendista. Con l’avvento della RSI, fu messo nel gruppo degli nualità eccezionale, a dispo - Farfazi partecipò attiva- vo luta da Mussolini, nella ido nei al lavoro ed inviato sizione di tutte le richieste. mente a preparare lo scio- città vigeva anche dopo una in Germania a Vatenstedt, Cercava e voleva l’amici- pero del 1 marzo 1944. certa ora di sera il coprifuo - operaio in un’acciaieria. zia, amava e proteggeva i Fu arrestato dai reparti mi- co per cui non si poteva as- Era il 12 marzo 1944. bam bini, i quali lo ricam- litari della Repubblica So - solutamente circolare. Lavorava 12 ore al giorno, biavano e a distanza di 40 ciale Italiana, nel reparto Gli scioperanti vennero ra- dormiva in baracche, un so- an ni, donne e uomini ormai calderai dell’ILVA. dunati alla portineria dello lo pasto con un pezzo di pa- adulti hanno partecipato per Questo era un reparto fra i stabilimento, poi incolon- ne nero, un mestolo di rape ricordarlo al suo funerale più combattivi dello stabi- nati per due e li portarono in cotte e 20 gr di margarina. commuovendosi e dimo- limento, perché i lavorato- una caserma. Certe volte la temperatura strando di ricambiare l’af- ri cercavano spesso di co- Dopo l’interrogatorio furo- scendeva a 20 gradi sotto fetto che lui aveva loro elar- municare fra loro nono- no traspor tati in 300 pres- zero e cercavano di usare gito. Arrivò il giorno in cui stante ci fosse il divieto as- so l’Istituto della Colonia per riscaldarsi un secchiel- ho compreso le sue asprez- soluto di scambiarsi opinio - Merello nel comune di lo di ovu li di carbone. ze, e i suoi stati d’animo, ni politiche. Spotorno, dove già vi erano Fu liberato dagli america- 60 ni l’11 aprile 1945 e la spersonaliz zazione era rimpatria to il 15 luglio, con totale, viveva con altri di un viaggio avventuroso che cui non capiva la lingua. La durò 12 giorni. fame rendeva tutti meno so- Durante la sua permanen- lidali e poco fiduciosi in un za nel campo di lavoro, si contesto in cui la vita era accorse con dolo re che i na- solo dolore, e persino la zisti erano riusciti a rende- morte poteva sembrare una re i prigionieri de gli automi, liberazione. Gli anni dello smantellamento delle industrie destinate alla produzione bellica Al rientro a Savona, lo at- ro, negli anni dello sman- tendeva una notizia doloro - tellamento delle industrie sa, la casa di famiglia non che era no state destinate esi steva più, una sorellina alla produzione bellica. era morta durante il bom- Fortu na tamente in porto bardamento. ebbero bisogno di “ camal- L’intera famiglia sinistrata li”, era un’epoca in cui si era alla miseria, lui avreb- caricava e scaricava a brac- be voluto lavorare, invece cia, dice Bru no, che porta- non gli riconobbero la de- va sulle spal le “cuffe ” (ce- portazione e quindi dovet- stoni) di carbone pesanti te assolvere all’obbligo di 50 kg, come altri, perciò leva in marina. Una volta gli pareva di essere torna- congedato si presentò la to al lager, no nostante aves- difficoltà di trovare lavo- se almeno un panino per

colazione, e nonostante lui segnata da numerosi avve- fosse un operaio specializ- nimenti negativi. zato. Purtroppo il destino Nonostante brontolasse si accanì ancora contro spes so, all’Aned gli ricono - Bruno e sua moglie, che scevamo tutte le sue capa- dovettero sop portare una cità e tutti i suoi meriti. terribile tragedia, la perdi- Sic come siamo persone e ta dell’unica fi glia in tene- non automi vogliamo con ra età. Ecco spiegato il mo- queste poche righe, ricorda - tivo del suo ca rattere par- re un uomo vero, e siamo ticolarmente dif ficile, ave- grati di aver potuto godere va vissuto un trauma da della sua amicizia giovanissimo e anche in se- *Presidente sezione Aned guito la sua vita era sta ta Savona-Imperia

Angelo Farfazi, scomparso recentemente, lavorava nelle acciaierie a Savona. Per un lungo periodo, pur di lavorare, si adattò a fare il “camallo”, cioè colui che al porto movimentava merci a spalla: anche sacchi di carbone da 50 kg. Ecco qui sopra un gruppo di uomini temprati da quel duro mestiere.

bruno Farfazi insieme a Ezio baggioli sopravvissuto a Mauthausen-Gusen, Eugenio Largiu sopravvissuto al campo di Neuengamme e a Watenstedt e Luciano Guarena sopravvissuto al campo di Ilkerode, in questa immagine sono vicini al monumento del deportato in località Lavagnola a Savona. 61 PALCOSCENICO

Le “Vite Sospese” nella strage di Fossoli Quel giorno rivedendoti ti avrei chiesto: dove sei stato? se solo tu fossi tornato… Non molti sanno che sul territorio italiano ci furono campi di concentramento e transito come quello di Fossoli (Modena) e di sterminio come la a Trieste. Nasce un progetto allo scopo di affidare la memoria dei 67 fucilati al poligono di tiro del Cibeno (Carpi) del 12 luglio 1944 agli studenti, perché ne conoscano le biografie e possano immaginare di “riannodare” le loro “vite sospese”

osa avrebbe potuto fa - re in una baracca separata. La stampa re, dire, quali desideri Qualcuno intuisce che ver- dell’Italia liberata Ce scelte avrebbe com- ranno fucilati. diede grande piuto se oggi fosse di nuovo Alle quattro del mattino se - rilievo qui tra noi, ognuna delle 67 guente vengono fatti uscire all’esumazione vite spezzate quel 12 luglio in tre gruppi. Due dei pri- (foto qui sotto) del ‘44 per mano delle SS gionieri, Renato Carenini e delle vittime e alle nel barbaro eccidio del Ci - Te resio Olivelli, riescono a esequie solenni beno? sot trarsi, rimangono in 69. del 24 maggio Quel mattino 67 uomini di Parte un primo gruppo di 20 1945, avvenute di versa età - il più giovane per sone su un autocarro sco- presso il Duomo ave va meno di 17 anni e il perto, seduti sul pianale con di Milano, e più anziano 64 - provenienti 4 tedeschi in piedi, con i mi - celebrate da varie parti d’Italia e non tra spianati agli angoli del dall’arcivescovo so lo, appartenenti a estrazio- cas sone. Dopo mezz’ora dell’epoca Alfredo ni sociali e partiti politici dif- par te il secondo gruppo di Ildefonso ferenti, vennero fucilati in 25 persone. L’automezzo Schuster. quella che venne chiamata la pren de la via di Carpi, ma Fu forse il primo “strage di Fossoli”, ancora poi devia verso Nord, sulla momento po co conosciuta. strada per il poligono di tiro pubblico dopo la Rinchiuso nell’omonimo del Cibeno. Arrivati qui guerra in cui cam po di concentramento, ven gono fatti sedere a terra popolazione, vicino a Carpi, nel modene- su due file. Non è ancora vi - personalità se, un gruppo di 71 persone, sibile la fossa con i compa- politiche e militari la notte precedente la strage, gni uccisi. si fusero unanimi viene condotto al vicino po - Viene letta la sentenza della nel compianto e ligono di tiro di Cibeno, con condanna a morte. A due a nella condanna. il compito di scavare la fos - due vengono fatti avanzare sa. Nel frattempo giungono e in ginocchiare fino al bor - zione, Mario Fasoli e Euge - sporche di sangue, ormai le SS di rinforzo da Verona e do della fossa, dove già so - nio Jemina, coloro che si fa - consapevoli della sorte che posizionano le mitragliatrici no caduti i loro compagni. ran no testimoni diretti del- li aspetta. per controllare l’area del- Segue il tentativo di una l’accaduto. I prigionieri del Bisognerà attendere la Li - l’appello nominale. Si deci- lotta disperata che porta alla ter zo gruppo partono amma- berazione prima che, su de che quella notte i 71 de - fuga di due persone attra- nettati, scortati dai militari indicazione dei contadini del portati verranno fatti dormi- verso uno spiraglio di recin- con le divise in disordine e luo go, venga scoperta la fos - 62

sa con i corpi, in seguito ri - compito di restituire voce a e, attraverso la scrittura e i compagni delle altre classi co nosciuti dai familiari dai queste persone, partendo lin guaggi delle arti, i ragazzi dell’istituto attraverso un vi - nu meri di matricola e dagli dal le loro biografie, co - hanno ricostruito l’ipotetico deo-trailer toccante che rac- og getti personali. me una sorta di “Spoon Ri - futuro, le scelte di vita, gli coglie alcune delle letture Nonostante siano passati più ver” padana, utilizzando la amori spezzati di coloro che ela borate e interpretate dai di 70 anni, le motivazioni ric chezza dei linguaggi dovettero sacrificarsi in no - ragazzi. del la strage di Fossoli sono espres sivi e del teatro. me degli ideali di libertà. Il lavoro con le classi conti- an cora oscure, come per an - “La nostra famiglia è stata Ogni vita sospesa ha ricevu- nua: coltivare la Memoria, ni sono stati nascosti i fasci- toc cata da una tragedia an - to un nuovo corpo e una scoprire la storia attraverso coli delle indagini in quello cora prima di esistere: il pa - nuo va voce nel nostro pre- le piccole storie e guardare che è stato definito “l’arma- dre di mio marito Renato, sente, aiutando a prendere all’oggi, al mondo ma anche dio della vergogna”. Chissà il nonno dei miei figli, è sta - coscienza delle tragedie alle scelte di libertà e se mai si saprà perché dal to fucilato a Fossoli con al - atro ci che ancora lo affliggo- responsabilità che quotidia- co mando di Verona arrivò tre 67 persone. Si chiamava no: segregazioni, discrimi- namente attendono tutti noi, quel la lista nominativa con Luigi Vercesi, aveva 30 anni nazioni politiche e ideologi- i ragazzi prima di tutti. Il l’ordine della fucilazione. e due figli: Rosetta di 9 anni che e genocidi. In occasione video-trailer è disponibile Proprio dalla volontà di non e Renato, mio marito ap - del Giorno della Memoria è sul canale Youtube del dimenticare uno degli episo- punto, di poco più di un me - stata realizzata, sotto la gui - Teatro della Cooperativa. di più dolorosi della storia e se” racconta Valeria Mal - da dell’attrice Rossana Mo - Renato Sarti e di consegnare l’eredità della vicini “più volte negli anni, la, una restituzione rivolta ai Valeria Malvicini Memoria nelle mani delle ascoltando o leggendo i no - ge nerazioni future, una dei mi dei fucilati durante la ce - fa miliari delle 67 vittime, rimonia di rievocazione at - Valeria Malvicini, nuora del torno al 12 luglio, mi sono de portato fucilato Luigi Ver - do mandata come fosse la vi - cesi, ha ideato, insieme alla ta di quelle persone e come Cooperativa Pandora e al avrebbe potuto essere senza Tea tro della Cooperativa, il la guerra, la ribellione, il progetto “Vite Sospese”. car cere, l’internamento ed Sostenuto da ANED, ANPI in fine la fucilazione. Di al - e Coop Lombardia, il pro- cu ni conosco i figli e i nipo- getto ha potuto contare sul- ti, ma di altri, anche gli sto- l’appoggio e sulla testimo- rici non sono riusciti a rico- nianza viva di un gruppo di struire le vicende umane.” familiari delle vittime che in Il percorso è stato realizzato questi anni si sono avvicina- all’interno del Liceo Carlo ti alla ricerca delle motiva- Tenca di Milano, grazie al - zioni della strage - Alice l’impegno di un gruppo Ver cesi (nipote di Luigi Ver - mol to attivo di professoresse cesi), Carla Bianchi Iacono e di studenti delle classi 1E, (figlia di Carlo Bianchi) e 2C, 2O, i quali hanno lavo- co-autrice del libro “Uomini rato sulle biografie dei 67 e nomi memoria”, Elena An - sui documenti dell’epoca, to nia Magnini (nipote di An - pro vando a ricucire il filo tonio Manzi), Gabriele Mor - spez zato dalla fucilazione e mino (nipote di Pietro Mor - a raccontare come sarebbe mino), Pier Gabriele Molari stata la loro vita se fossero (figlio di Gabriele Molari). tornati. Chi ne aveva la pos- Il progetto “Vite Sospese” sibilità ha dialogato con i na sce per affidare agli stu- pro pri nonni, analizzato il Disegni di alcuni alunni denti delle scuole il delicato contesto della grande Storia del liceo Carlo Tenca 63 SULLO SCHERMO

Racconta la storia un deportato che per salvarsi giura alle guardie di essere persiano “Lezioni di persiano” si salva dall’Olocausto fingendo di sapere una lingua che non conosce

Non ci fosse la scritta che testimonia il debito da «fatti realmente accaduti», potrebbe anche sorgere il dubbio sulle intenzioni del regista: si può usare anche - anche, non solo - la commedia per raccontare la vita nei lager?

ono passati sessant’an- un panino da un ebreo che siano per raggiungere, dopo sono 24 a set timana, 96 ni da Kapò e dall’inte- viaggiava con lui (e che è la guerra, il fratello a Te he - parole al mese e 1.152 Smerata di Rivette e a ap pena stato ucciso), ma ran e aprire un ristorante di parole all’anno». E sic come volte sembra che la rifles- che gli salva la vita perché il specialità tedesche. lui pensa che la guerra sione su quello che si può ca so vuole che un superiore Il problema è che evidente- durerà ancora un paio d’an- mo strare al cinema sia fermi di quei soldati stia cercan- mente Gil les/Reza non sa ni, eccolo pronto nelle sue an cora lì, all’«abie zione». do proprio un persiano. una parola di farsi ma per previsioni a partire per Te - Lezioni di persiano, presen- E così Gilles (Nahuel Pérez sopravvivere do vrà inge- heran conoscendo alme - tato fuori concorso all’ulti- Biscayart) diventa Reza, in - gnarsi a inventare tutto un no duemila parole. mo festival di Berlino, cerca caricato di insegnare il far - vocabolario (ha confessato Una situazione da vera in vece un’altra strada, sor- si al tenente Koch (Lars subito di non saperlo né leg- commedia dell’assurdo, che prendente proprio perché Eidinger), responsabile delle gere né scrivere: a casa lo sa reb be forse piaciuta a fuori dagli schemi, imprevi- cu cine di un campo di tran- parlava e basta) perché il Jarry, ma che qui si svolge sta e imprevedibile. sito in Germania (dove gli tenente ha messo a punto in un la ger (sopra l’ingresso Siamo in Francia, nel 1942. ebrei venivano raccolti pri - una rigorosa tabella di mar- si leg ge «Jedem das Seine», Un camion tedesco sta tra- ma di essere mandati verso cia che tiene conto anche a ciascuno il suo, come a sportando degli ebrei verso la loro destinazione finale) e del ri poso domenicale: Bu chen wald) e che costrin- una destinazione che si sco- deciso a imparare il per - «Quattro pa role al giorno ge lo spettatore a non prirà essere la morte e che si lasciarsi mai andare del con clude nel più agghiac- tutto, a compensare i sorrisi ciante dei modi: in fila con la memoria della Storia indiana, per essere falciati e che troverà nel l’ultim - alle spalle dai mitra. Solo issima (usando come parole una per sona evita la sventa- i cognomi dei depor - gliata, get tandosi a terra, e tati)scena una sua ulteriore, quando un soldato si avvici- commovente let tura. na per fi nirlo con la pistola, L’abilità del regista Va dim strilla di non essere un ebreo Perelman, ebreo ucrai no ma un persiano. E mostra il naturalizzato canadese (con libro che stringe tra le all’attivo un buon mani, Miti della Persia. esordio, La casa di sabbia e Un’autodifesa inventata su di nebbia, 2003, tre nomina- due piedi, usando il tion agli Oscar) e dello sce- libro che abbiamo visto neggiatore Ilja Zofin (da un aver ottenuto in cambio di romanzo) sta proprio in 64 bIbLIOTECA

e imbroglia i tedeschi Una vicenda rimasta sconosciuta per più di settant’anni Arriva ora la vera storia di Freddie Oversteegen, un libro sulla più giovane partigiana d’Olanda Questo romanzo incalzante e ricco di colpi di scena rende omaggio a una donna eccezionale che ha vissuto in tempi eccezionali, e che tuttavia ha saputo preservare la sua umanità, la sua voglia di vivere, il suo desiderio di amare e di essere amata. questo gioco di equilibrio utto comincia nel ti compiti innocui, come tra- tra le atrocità dei campi e 1941, quando un si - smettere messaggi o sa bo - Wilma Geldof dell’ideologia nazista — Tgnore distinto bussa tare linee elettriche. Poi, pe - La ragazza con le che non ci vengono mai alla porta di casa Over - rò, le regole del gioco cam - trecce nascoste — e l’assurdità steegen. biano e le viene chiesto di Edizioni Nord della situazione in cui si L’uomo ha una proposta per andare nei locali frequentati pag. 372 ritrova Gil les/ Reza. la giovane Freddie, che con dai nazisti, farsi no tare dal- euro 18,00 A cui va aggiunta l’idea non quel le trecce e il fisico mi - l’obiettivo e convincerlo a peregrina (e coerente con nuto dimostra anche meno seguirla in un luogo apparta- personalmente i bersagli. l’impianto del film) di met - dei suoi sedici anni. Nes - to, nel bosco, do ve lo atten- Sono in guerra, e in guerra terci a parte delle invidie, suno sospetterebbe di lei, deranno i si cari dell’orga- tutto è pos sibile, perché il delle meschinità o delle pic- quindi è la candidata ideale nizzazione clan destina. male de ve essere estirpato a cole vendette che si consu- per entrare nella re sistenza Freddie non ha dimenticato ogni costo. mano tra i militari stessi, di contro gli occupanti tede- la sua promessa, eppure fa Ma, in un cli ma di sospetto cui fanno parte anche due schi. Freddie ac cetta, a una ciò che è ne cessario. A poco e delazioni, Freddie è dav- don ne — la rossa Els e la condizione: non uccidere. a poco, il limite che si era vero pronta a sacrificare la bion da Jana — naturalmen- Non vuole di ventare come i imposta scivola sempre più sua giovinezza, la sua iden - te al centro di molte atten- mo stri che combattono. in là e lei inizia a pia nificare tità, le amicizie e, for se, zioni. In questo modo il All’inizio le vengono affida- attentati e an che a liquidare anche l’amore? film aggira il rischio della retorica (e di qualche possi- Freddie bile lungaggine) offrendo (secondo nome di tutti i personaggi dei Nanda) ritratti sfaccettati, dove la era nata simpatia non na sconde le nel settembre colpe e la disperazione non del 1925 in un cancella le re sponsabilità, villaggio durante perché come di ce il regi- l’occupazione sta «non esiste un be ne tedesca assoluto e non esiste un dell’0landa nella male assoluto». Anche se seconda guerra. alla fine — e non è uno È scomparsa nel spoi ler — la Giustizia si 2018. pren derà le sue rivincite. Paolo Mereghetti 65 La tessera dell’ANED il primo impegno per difendere la memoria el volgere di pochi giorni una dall’altro, sono andati nella sede milanese dell’ANED presso la NCasa della Memoria due superstiti dei Lager na- zisti. La prima è stata Loredana bulgarelli, ex operaia del- la Caproni di Milano, deportata a 18 anni – lei, unica don- na – con un gruppo di suoi compagni dello stabilimen- to di Taliedo, all’indomani degli scioperi del marzo 1944. Arrivata con i suoi compagni a Mauthausen, fu chiusa nel Bunker con altre donne a loro volta arrestate in al- gliendo un numero sempre crescente di compagni che ma- tri stabilimenti milanesi dopo gli scioperi. Questo grup- no a mano cedevano, sfiniti dalla fame, dalle violenze, po di donne, una quarantina in tutto, fu poi deportato ad dalle malattie. Due storie eccezionali, come solo posso- Auschwitz, dove Loredana fu immatricolata con il nu- no essere quelle dei testimoni dei Lager nazisti. Due iscrit- mero 78971. Di lì fu spostata nella seconda metà di set- ti all’ANED che nonostante le restrizioni hanno voluto tembre a Plauen (Flossenbürg), dove fu costretta a la- passare di persona in sede a rinnovare la loro adesione al- vorare per la fabbrica di lampadine Osram fino alla li- l’associazione. Due esempi da seguire. Se l’hanno fatto lo- berazione. ro, verrebbe da dire, possiamo farlo tutti, a cominciare Il secondo è stato Alessandro Scanagatti, che a 17 an- dalle figlie e dai figli e dai nipoti dei deportati, se davve- ni era partigiano combattente attivo nella provincia di ro vogliamo dare un futuro alla memoria delle vittime di Milano. Arrestato il 2 novembre del 1944, fu deporta- Hitler. to a Bolzano e di lì all’inizio del febbraio 1945 a In questi mesi di pandemia e di restrizioni l’ANED ha Mauthausen, matricola 126425. Qui il ragazzo fu adi- continuato a operare, nei limiti imposti dalle autorità sa- bito alla raccolta dei cadaveri nel campo principale: in- nitarie. La tessera dell’associazione è il minimo che si sieme a un compagno li andava a prendere con una spe- può fare per sostenere un’attività di cui ogni giorno di più cie di rudimentale barella, e li portava fin davanti al si avverte la necessità. crematorio. Per tre mesi, tutti i giorni, Alessandro co- L’elenco delle sezioni presso le quali rinnovare l’adesio- nobbe del campo solo questo terribile aspetto, racco- ne è reperibile sul nostro sito: www.deportati.it/sezioni

monumenti e luoghi di memoria. Non Hai mai pensato di fare testamento occorre possedere grandi patrimoni o immobili per compiere un atto di valo- disponendo un lascito all’ANED? re. Anche un piccolo lascito è impor- tante. Fare testamento è una pratica ancora poco diffusa in Per ANED assume un grande valore anche il lascito di documenti e oggetti Italia, ma il testamento rappresenta uno strumento che riguardanti la storia di coloro i quali ci offre la possibilità di esprimere le nostre scelte. hanno subito la deportazione nazifa- scista, una memoria familiare da cui è Con il testamento abbiamo la certezza tuoi valori continueranno a vivere e a difficile pensare di separarsi, ma che che la nostra volontà verrà rispettata, costruire un futuro di pace, diritti e non deve rimanere chiusa in un casset- che i nostri beni, e anche in nostri più dignità nel ricordo di quanti subirono to, bensì essere custodita negli archivi ca ri ricordi, siano affidati a chi voglia- la ferocia nazifascista. storici per il futuro. Fare testamento in mo aiutare, siano essi persone o asso- Con un lascito testamentario al - favore dell’ANED significa esprimere ciazioni. Altrimenti sarà la legge a sta- l’ANED puoi davvero fare la differen- il proprio impegno sociale e umano. bilire come verranno suddivisi e, se za. Sono ormai passati più di 75 anni Può però essere anche il modo per non ci sono eredi, sarà lo Stato ad ere- dal l’apertura dei cancelli di Mau - ricordare una persona cara: è infatti ditare ogni proprietà. Se facciamo te - thausen, l’ultimo campo a essere libe- possibile predisporre che il lascito sia sta mento la legge tutela comunque i rato dagli Alleati, i testimoni diretti utilizzato per istituire una borsa di stu- no stri affetti più vicini, ovvero il co - sono purtroppo sempre di meno. Con dio a suo nome o che i documenti niuge, i figli, o in assenza di questi, i un lascito ci aiuterai a preservarne la donati vadano a costituire un fondo pro pri genitori: a essi spetta infatti la voce e i valori. Ci permetterai di conti- archivistico a lui intitolato. co siddetta quota legittima del patrimo- nuare a realizzare studi, raccolte di nio. documenti, interventi nelle scuole, atti- Come fare un lascito all’Aned Con un lascito solidale all’ANED i vità di divulgazione, a conservare Tutti possono fare testamento, a condi- 66 Cresce il 5 x 1000 per l’ANED. E deve aumentare ancora

egli ultimi tre anni l’ANED ha ricevuto com- plessivamente 17.180 euro grazie alle sottoscri- Nzioni di tante cittadine e di cittadini contribuen- ti che hanno destinato all’associazione il loro 5 per 1000 al momento della dichiarazione dei redditi. Si tratta di una somma importante che ha consentito all’ANED di finanziare in tutto o in parte progetti rile- vanti, in difesa della memoria delle deportazioni ita- liane. Interessante è osservare che il trend delle adesioni è de- cisamente in crescita. zazione la Presidenza nazionale ha deliberato di distri- Nel primo anno nel quale l’associazione è stata am- buire alle sezioni territoriali una somma uguale a quel- messa a raccogliere il 5 per 1000 – il 2017 – 95 perso- la raccolta con il 5 per 1000. In questo modo anche nei ne hanno destinato la loro quota all’ANED. territori in cui l’ANED è presente le sezioni avranno Le firme nell’apposito modulo della dichiarazione dei delle risorse aggiuntive per organizzare maggiori atti- redditi – o del Modello 730 – sono diventate in segui- vità politiche e culturali. to 154 nel 2018 e 203 nel 2019. Si è così potuti passa- Nei prossimi mesi saranno resi noti i risultati del 2020 re dai 3.928 euro del primo anno ai 5.651 del secondo e, contemporaneamente, inizieranno le nuove dichia- per arrivare ai 7.601 del terzo. In pratica, quindi, le ade- razioni dei redditi. sioni sono più che duplicate nel giro di due anni, una cre- scita che ha portato quasi al raddoppio del contributo ar- Bisogna ricordare a tutti che anche nel 730 si può di- rivato alla associazione. sporre la destinazione del 5 per 1000: è una firma che non Si tratta di una tendenza molto importante, che inco- costa nulla a chi la appone, ma che ha importanti rica- raggia a sperare in una crescita anche più significativa dute nella vita delle organizzazioni senza fine di lucro, nei prossimi anni. Per dimostrare a tutte le organizza- come sono l’ANED e la Fondazione Memoria della zioni locali dell’ANED che un impegno concreto nel- Deportazione: poche centinaia di adesioni in più por- la raccolta è importante per tutti i livelli della organiz- terebbero risorse importanti per il nostro impegno.

• documenti, fotografie, oggetti, ine- renti alla deportazione dei propri parenti • una somma di denaro, titoli, azioni o fondi di investimento • beni mobili come gioielli o arredi • beni immobili, come una casa o un terreno. Se vuoi avere maggiori informa- zioni, assistenza sulle corrette modalità per disporre un lascito testamentario all’ANED o discute- re con noi l’obiettivo che vorresti fosse perseguito grazie al tuo gesto, contatta la segreteria nazio- nale dell’associazione: ANED ASSOCIAZIONE NAZIONALE EX DEPORTATI NEI CAMPI NAZISTI Via F. Confalonieri 14 20124 Milano zione di essere maggiorenni, capaci per infermità mentale. Email: [email protected] d’intendere e volere e non interdetti Si può decidere di destinare: Telefono: 02 683342 67 Giovanni Longhetto “Post fata resurgo” è il quadro a colori che abbiamo riprodotto nella pagine interne.