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I CASI DI PONTEVICO, E BRENO

La problematica oggetto di questo Convegno, Tale importanza è rimarcata dalla presenza del inerente quel complesso e ancora poco approfondi- vicino santuario dedicato alla Madonna di Ripa to intreccio di vicende storiche e di mutamenti eco- d’, per il quale non è da escludere il collega- nomici che caratterizzarono nelle campagne la mento con un probabile più antico luogo di culto. fase di passaggio tra tarda antichità e alto medioe- Nel 1987 fu effettuato un sondaggio abbastan- vo non può certo essere esaurita, per quanto za ampio in un settore posto tra il santuario ed il riguarda il territorio bresciano, nella breve analisi fiume (ROSSI, in N S A L 1987, pp. 55-58); le evi- preliminare che segue. denze riscontrate erano riferibili a strutture data- Ritengo tuttavia di poter offrire spunti utili bili tra il I sec. d.C. e l’età tardoantica. Il deposito alla discussione presentando un primo rapporto su archeologico si presentava abbastanza integro, alcuni siti, oggetto di scavi recenti, che esprimono preservato nel tempo da un lato dalla vicinanza peculiarità tali da poter essere assunti come cam- all’attuale cimitero, situazione che ha posto ovvia- pionie e di un particolare ambito storico e cronolo- mente limiti e vincoli all’attività edilizia, dall’altro gico, e di precise modalità di trasformazione dei dalle predominanti colture a orti, che hanno impe- contesti sociali ed economici. dito arature massicce o comunque grossi sconvol- Il periodo a cui ci si riferisce corrisponde alla gimenti del terreno. fase di transizione tra tarda antichità e alto Lo scavo ha messo in luce due grandi vani con medioevo, tra IV e VI secolo, al momento di pas- corridoio o stretto vano di passaggio mediano, rife- saggio da un’economia di mercato e da una civiltà ribili ad un edificio databile agli inizi del I sec. d.C. essenzialmente urbana a un’economia meno aper- I pavimenti dei due ambienti erano costituiti da ta ed evoluta e ad una civiltà rurale frammentaria mattoni, disposti regolarmente per file alternate e diversificata. in senso verticale e orizzontale, come pure erano in I siti campione da me scelti, non pertinenti mattoni i muri perimetrali, costruiti per corsi oriz- all’area gardesana, riguardano rispettivamente zontali regolari, legati con malta povera (Fig. 1). località della pianura, della media Val Sabbia e È possibile che si tratti della pars rustica di una della Valle Camonica, nelle quali sono stati effet- villa; il ritrovamento infatti di frammenti di un tuati sondaggi più o meno ampi nel corso dell’ulti- mosaico policromo nei depositi di livellamento mo decennio. L’ultimo esempio, come vedremo, delle macerie pertinenti al crollo degli alzati e al esula, non solo per ambito geografico ma anche per conseguente abbandono delle strutture fa pensare tipologia dell’insediamento, dal tema qui dibattu- all’esistenza di un settore residenziale con appara- to, ma mi sembra tuttavia interessante proporlo in ti decorativi di maggior pregio. Le strutture quanto documenta in sostanza lo stesso processo dell’edificio romano erano state probabilmente di trasformazione, in ambiente però montano e con distrutte da un incendio del quale si sono trovate modalità diverse, in un contesto culturale del tutto ampie tracce, situabile forse nel corso del III secolo, particolare. ed erano poi crollate sigillando i piani pavimentali. Il primo sito del quale riferirò è Pontevico, un In un momento successivo che è possibile collo- nell’estremo settore meridionale della pia- care nel IV sec. d.C. si documentano attività di nura bresciana, posto lungo la direttrice - livellamento degli strati di crollo; su questa nuova Cremona, in un’area, come sappiamo, fittamente quota si impostano battuti pavimentali assai rudi- popolata in età romana. Ne sono indizio i probabili mentali, in argilla, pertinenti a edifici con perime- elementi di centuriazione e le numerose necropoli.Il trali costituiti da zoccolo in muratura e alzato nome stesso non lascia dubbi circa l’importante ligneo. È ascrivibile ad un momento successivo, significato strategico della località in antico, posta ma pertinente comunque allo stesso più ampio su un’ansa del fiume Oglio, quindi nodo rilevante di ambito cronologico, una capanna con pavimento in traffici e scambi sia per via terrestre che fluviale. argilla concotta, numerose buche di palo e un foco- 36 LA FINE DELLE VILLE

Fig. 1) Pontevico (BS) - Resti di un edificio romano.

Fig. 2) Pontevico (BS) - Attività insediative successive al degrado dell’edificio romano. Filli Rossi 37

lare per la cui costruzione sono stati reimpiegati i possibilità di verificare concretamente tale notizia mattoni dell’edificio romano. Numerose monete e sembra interessante ritrovare altri esempi di per- una serie di analisi di termoluminescenza datano sistenza insediativa sempre e non a caso lungo la queste strutture tra il IV e il V sec. d.C (Fig. 2). principale arteria di comunicazione. Le strutture tardo-antiche erano sigillate da Il secondo sito campione qui considerato è uno spesso strato limoso, probabilmente riferibile Nuvolento, località pedemontana all’ingresso a movimenti di esondazione dell’Oglio con conse- della Val Sabbia, a est di Brescia, tra la città e il guente impaludamento dell’area. Tali periodiche lago di Garda, posta lungo una probabile antica inondazioni non dovevano costituire un ostacolo diramazione della Via Gallica. Il sito è poco distan- insormontabile alla continuità dell’insediamento; te dall’area della Pieve romanica nella quale in lo dimostra, nel caso specifico, il fatto che sopra passato sono stati rinvenuti reperti architettonici tali livelli, opportunamente regolarizzati, siano e strutture murarie pertinenti ad un edificio forse documentate, a una distanza temporale non ecces- altomedievale. Nella stessa area o poco lontano siva, nuove attività edilizie, con strutture in appa- doveva inoltre essere localizzato un centro curten- renza meno precarie, come un pavimento in argil- se denominato Nuvolento, di proprietà del mona- la e laterizi ben compattati su vespaio di pietre con stero di S.Giulia di Brescia, circostanza che merita grosse buche di palo, o come un tratto di muro in a mio avviso di essere approfondita perchè potreb- rustico opus spicatum. be forse spiegare alcune modalità della evoluzione L’abbandono di queste strutture è documenta- dell’insediamento. to da lenti limose, detriti e macerie, contenenti A Nuvolento, sempre nella località Pieve, è all’interno rifiuti di pasto e ceramica varia: l’ipote- stato indagato tra il 1986 e il 1987 (ROSSI, in si della pertinenza delle strutture stesse a botte- NSAL 1987, pp.51-54) un grande edificio caratte- ghe legate ad attività commerciali, forse diretta- rizzato da un corpo centrale absidato di forma ret- mente riferibili ai transiti che si svolgevano sulle tangolare, con cortile quadrato delimitato da una rive del fiume, ai margini della importante arteria canaletta in marmo, orientato a S e vari ambienti stradale che collegava Brescia a Cremona, è tutto- disposti lungo i lati. I pavimenti erano quasi del ra da verificare. tutto assenti, salvo tratti limitati in laterizio, coc- Per quanto riguarda i materiali, è stato effet- ciopesto o mosaico, le strutture quasi sempre in tuato l’esame di quelli più recenti restituiti da con- fondazione. Non si riuscì a definire il perimetro testi affidabili, come piani d’uso, focolari, riempi- totale degli edifici pertinenti alla villa; essa sem- mento di buche di palo: il risultato di tale primo brerebbe tuttavia estendersi verso la Pieve e verso esame rimanda ad un quadro piuttosto coerente e omogeneo e ad una cronologia in linea di massima riferibile al V o al primo VI secolo, con anfore, sigil- lata africana, invetriata e pietra ollare. Per quan- to concerne la ceramica comune sembrano indica- tivi, tra i vari materiali, le olle con orlo appena ingrossato, estroflesso, spalla obliqua e sulla parte inferiore striature irregolari, frequenti appunto in contesti databili tra il V e il VI secolo, i catini- coperchio; un frammento di coppa in sigillata afri- cana, forma Hayes 61B; un’ anforetta in ceramica invetriata con versatoio a canale. Infine è di parti- colare interesse una lucerna africana (Fig. 3) di imitazione, con motivi circolari al bordo esterno e decorazione del disco intorno al foro di riempimen- to, rappresentata da una losanga con piccole pal- mette a voluta e quadrato interno con iscrizione, purtroppo non leggibile, ed una guarnizione in Fig. 3) Pontevico (BS) - lucerna africana di imitazione. lamina di bronzo decorata a file serrate di piccole losanghe (Fig. 4). La tipologia dei materiali conferma il prevale- re, in questi contesti, di ceramiche grezze. Signifi- cativa però la presenza, accanto a queste e alle invetriate, di sigillata africana d’importazione. Forse non è inutile ricordare che, ancora in comune di Pontevico, sempre lungo la direttrice Brescia-Cremona verso la fine del 1800 venne rin- venuta una necropoli romana e strutture datate Fig. 4) Pontevico (BS) - Elemento in lamina di bronzo ad età tardoromana-altomedievale. Al di là della decorata a losanghe impresse. 38 LA FINE DELLE VILLE

Fig. 5) Nuvolento (BS) - Edificio romano: ipocausto.

Sud. I dati erano comunque sufficienti a far indivi- Tali dati confermano in linea di massima le duare la parte residenziale di un complesso data- indicazioni già prodotte dal primo intervento, defi- bile al I sec. d.C., che aveva nel tempo subito vari nendo ulteriormente il carattere di villa residen- rifacimenti fino al radicale spoglio finale di mura- ziale del complesso in questione, probabilmente ture ed elementi decorativi. Dello stesso edificio non legato solo a necessità di sfruttamento agrico- venne parzialmente indagata anche la pars rusti - lo del terreno circostante ma anche a esigenze di c a, con semplici vani pavimentati in cocciopesto prestigio in un’area pregevole dal punto di vista disposti sul lato occidentale e meridionale dello paesaggistico. Tuttavia gli elementi di grande stesso complesso. I materiali recuperati nel corso interesse e che rientrano assai opportunamente di quella indagine erano in prevalenza databili tra nella discussione affrontata da questo Convegno il I e il II secolo (sigillata, vetri, ceramica comune, sono altri. bronzi) con pochi elementi, tra cui una moneta, Nel corso dell’ultimo scavo è stato verificato ascrivibili al IV secolo. che l’edificio termale, probabilmente obliterato a Sembrava però evidente che l’edificio era stato conclusione di complessi interventi di ristruttura- in uso fino alla tarda antichità ricevendo ristrut- zione protrattisi fino ad età tardoantica e che ave- turazioni notevoli negli aspetti funzionali interni, vano modificato in alcuni casi integralmente nei servizi e nell’articolazione degli spazi. La forma e funzione dei vani subì poi una radicale distruzione finale fu operata dai lavori agricoli in opera di degrado e demolizione: le macerie furono genere ed in particolare dalle massicce arature livellate. Su tale deposito, opportunamente com- dell’ultimo secolo. pattato, sono stati individuati i resti evidenti di Nel 1995, grazie al generoso interessamento e attività insediative minori: piccoli vani con pavi- al contributo finanziario del proprietario, è stato menti in battuto (argilla o malta), alzati e copertu- possibile effettuare una’indagine ulteriore nella re lignei, focolari in argilla e laterizi. Come accade stessa area: è stato così messo in luce l’edificio ter- di solito in tali situazioni, le buche di palo erano male annesso alla villa. Fornito di vani adibiti a sempre disposte lungo i muri rasati dell’edificio calidarium (Fig. 5), di un ampio praefurnium, che romano e ciò indica la probabile presenza di strut- occupava tutta l’ampiezza dell’area indagata, ture lignee inserite negli ambienti preesistenti, aveva forma rettangolare e alimentava un esteso e ormai quasi completamente demoliti. Queste atti- articolato sistema di ipocausti. vità insediative sembrano svilupparsi nel corso di Filli Rossi 39

Fig. 6) Nuvolento (BS) - Attività insediative successive al degrado della villa. due momenti distinti, anche se ravvicinati nel tempo (Fig. 6). Dai contesti immediatamente precedenti a tale periodo e relativi in pratica alla demolizione dell’edificio romano e al livellamento dell’area allo scopo di utilizzarla per nuove attività provengono un mortaio in ceramica invetriata con orlo a tesa appiattito, ben pronunciato, a leggere scanalatu- re, con versatoio a canale (Fig. 7), due coppe in sigillata africana di importazione, forma Hayes 61B, databili al V-VI secolo d.C. e un frammento di bottiglia o boccale longobardo, in ceramica a superficie stralucida, decorata con motivi impressi a punzone databile, in base ai confronti puntuali Fig. 7) Nuvolento (BS) - Mortaio in ceramica invetriata. con il materiale di S.Giulia, alla fine del VI secolo (Fig. 8). La cronologia di questi materiali fornisce quin- di un termine preciso e credibile per inquadrare il nuovo insediamento. La relazione fra le classi cita- te, invetriata, sigillata africana e ceramica longo- barda mi sembra interessante e forse aggiunge elementi significativi alla conoscenza delle produ- zioni di questa fase di transizione. Sia il mortaio sia la coppa in sigillata sono quasi integri, difficile quindi considerarli un fenomeno di residualità. Probabilmente produzioni tradizionalmente consi- derate tardoromane persistettero con tenacia dal IV fino a tutto il VI secolo e forse oltre; il dato con- fermerebbe in tal modo un modello evolutivo basa- Fig. 8) Nuvolento (BS) - Frammento di ceramica longobarda. 40 LA FINE DELLE VILLE

to sulla continuità, almeno in parte, delle forme e tuario extraurbano. delle tecnologie. Si tratta senza dubbio di una digressione dal Il caso di Pontevico e quello di Nuvolento, al di là tema di questo Convegno, ma ritengo che il caso delle evidenti differenze, documentano un fenome- meriti comunque una breve riflessione: è singolare no di transizione assai simile nelle forme; dai gran- infatti che le attività insediative altomedievali, di complessi residenziali agricoli, che sia nella pia- quasi sempre microstrutture, si sovrappongano nura sia nelle aree perilacustri rispecchiavano i senza differenze ad edifici romani con carattere e modelli diffusi in tutto l’Impero, cioè edifici di strut- destinazione diversi, sulla base di criteri di sele- tura e apparato decorativo sofisticati, con suppellet- zione che sembrano determinati fondalmental- tili domestiche provenienti da un mercato ad ampio mente del vantaggio di occupare posizioni favore- raggio, sintomo di un fenomeno di concentrazione voli nel territorio, lungo le strade o i fiumi e da della proprietà e di riorganizzazione economica quello di sfruttare elementi strutturali che garan- delle campagne, si passa in conseguenza della crisi tiscano solidità e insieme costi minimi, di materia- di quegli stessi modelli, ai sistemi di edilizia povera li e manodopera, per le nuove unità abitative. ormai ben noti, strutture lignee o in pietre legate da È per evidenziare principalmente questo aspet- argilla che dovevano rendere assai facile lo sposta- to che presenterò brevemente alcuni dati relativi mento degli abitati e che, come già in passato è stato allo scavo del santuario di Breno. osservato (G.P.BROGIOLO, La campagna tra tar - In questa località, posta nel punto in cui la doantico e altomedioevo, in Archeologia in Lombar - media Val Camonica si chiude sotto i primi rilievi di a , Milano 1982, p. 214) alpini, è stato messo in luce, nel corso di campa- potevano indicare la presenza di piccole unità gne di scavo proseguite sistematicamente ormai agricole nell’ambito o ai margini del sistema eco- per otto anni, un santuario di età flavia dedicato a nomico delle ville stesse, nell’ultima fase di vita di Minerva ed al culto delle acque (ROSSI, in N S A L queste, oppure potevano più direttamente essere 1992-93, pp.35-36 e numeri precedenti 1986, sintomo di disgregazione della proprietà e di un 1988-89, 1990, 1991). Si tratta di un edificio ad deciso degrado del tenore di vita. ali, con aula centrale e celle minori sul fondo, por- Tra questi due momenti, la villa ed il nuovo tici lungo i lati e sulla fronte, pronao avanzato, insediamento, la cesura è costituita dall’abbando- collegato mediante una breve gradinata all’atrio no conseguente alla grande crisi economica che si di accesso. Lo schema, simile a quello di tanti fa tradizionalmente coincidere con il periodo delle Capitolia imperiali, tra i quali ovviamente quello invasioni. La continuità insediativa si manifesterà di Brescia, è perfettamente inserito nel paesaggio probabilmente, e anche questo è già stato acuta- naturale. L’edificio è addossato a uno sperone roc- mente osservato da Brogiolo, nei bacini territoria- cioso percorso da grotte; atrio e portici affacciano li caratterizzati da attività economiche esercitate direttamente su un’ansa del fiume Oglio. Uno dei da compatti e ben definiti gruppi sociali; in tali vani del santuario comprendeva una vasca rica- contesti preferibilmente si inseriscono i villaggi vata nella roccia naturale nella quale confluiva il dell’alto Medioevo che non sembrano peraltro getto di una cascata che fuoriusciva dalle rocce modificare del tutto gli assetti preesistenti anche sovrastanti. Senza dilungarmi oltre sul complesso per evidenti ragioni di opportunità economica. di età romana, vorrei sottolineare che l’uso di Sia nel caso di Pontevico sia in quello di Nuvo- esso, peraltro impostatosi su di un edificio cultua- lento non è stato finora riconosciuto un nucleo le costruito in età augustea, è documentato fino a accentrato di età romana; le evidenze testimonia- tutto il IV secolo. Ne sono testimonianza i nume- no a favore di un insediamento a carattere sparso, rosi oggetti votivi rinvenuti sparsi sui livelli pavi- caratterizzato da ville e piccoli edifici. mentali, che coprono un arco temporale di quattro Se in area di pianura e pedemontana il dissol- secoli, dalle pareti sottili, i vetri, le terrecotte di vimento del sistema delle ville ha portato, come si età augusteo-tiberiana fino alle ceramiche, alle è visto, a radicali trasformazioni, in alcuni casi con monete e ad alcuni monili d’epoca tardoantica. In la nascita di nuove microstrutture con economia un momento non ben precisato, ma probabilmen- integrata in altri con il dissesto del territorio, te riferibile al V secolo, il santuario venne incen- anche per le probabili difficoltà nella manutenzio- diato e distrutto. ne della rete idrica, nell’area montana invece è A seguito di tale evento si verificò un pressochè stata sempre riscontrata una maggiore continuità, totale spoglio degli elementi architettonici e mura- con situazioni nelle quali a processi di sviluppo più ri, in particolare delle numerose lastre in arenaria lenti si affiancano elementi di maggiore stabilità. locale, considerata materiale di pregio, con la Le ville sono quasi assenti e l’organizzazione quale erano costruite le soglie, i rivestimenti del territoriale, per quanto almeno ad oggi conoscia- basso podio del santuario, le gradinate, le fontane mo, sembra essere per piccoli nuclei o villaggi. ed il pavimento dell’atrio. L’esempio del quale riferirò non riguarda infatti le Per il periodo successivo sono state documenta- trasformazioni subite da una villa ma le vicende te, in alcuni dei vani, modeste attività di reimpie- relative all’ultima fase di vita dei ruderi di un san- go delle strutture: rocchi di colonna sostenevano Filli Rossi 41

Fig. 9) Breno (BS) - Resti di edificio successivo all’abbandono del santuario romano. pali lignei per nuovi perimetrali addossati ai pre- incrostazioni presenti sulle pietre e la posizione cedenti in muratura, già in parte demoliti; vari della struttura fanno ritenere che si trattasse di focolari erano ricavati sui pavimenti in battuto. una piccola darsena o approdo per un’imbarcazio- Tali evidenze potrebbero alludere all’esistenza di ne evidentemente in uso, insieme al vicino edificio, una piccola unità abitativa (sono stati recuperati quando già del santuario restavano solo i ruderi. ceramiche da fuoco e resti di pasto) che visse per Tra gli oggetti recuperati si segnalano fram- un certo periodo tra i ruderi del santuario utiliz- menti di contenitori in ceramica grezza, di uso zando le vicine sorgenti e la favorevole posizione comune, che potrebbero datarsi tra la fine del V ed sul fiume. il VI secolo. Forse contemporaneamente o comunque a non Mi sembra che l’esempio di Breno, ed è facile grande distanza di tempo un nuovo edificio si collegarsi come confronto alle abitazioni e alle addossò al muro del portico del santuario, utiliz- strutture artigianali insediatesi sulle rovine di zandone la struttura evidentemente ancora inte- altri complessi monumentali a Brescia, anche lì e gra. I muri, in corsi di pietre e ciottoli, includevano non a caso in una posizione significativa dal punto vari elementi di reimpiego tra cui una lastra riuti- di vista geografico oltre che per la vicinanza a stra- lizzata come soglia. All’interno del vano era un de ed aree da sempre centro di attività commercia- focolare, ricavato in una fossa semicircolare, costi- li e di scambio, mi sembra quindi che questo esem- tuito nella base d’appoggio da pietre squadrate e pio dimostri ulteriormente, in maniera inequivo- nel piano di cottura da argilla concotta. Il livello cabile, la frattura compiutasi al passaggio tra d’uso del vano era un battuto di sabbia, ghiaia e mondo romano e medioevo che si esprime, oltre frammenti di laterizi, coperto da un livello nero che in un mutamento radicale delle consuetudini carbonioso, con varie buche per palo (Fig. 9). di vita e delle regole economiche, anche nella rimo- All’esterno dell’ambiente era un muro ad anda- zione, più o meno cosciente, delle esigenze prima- mento curvilineo che riutilizzava reimpiegandoli rie, in questo caso cultuali, che avevano ispirato la vari elementi di una lastra di fontana. Il tipo di nascita dei più antichi insediamenti.*

(Filli Rossi)

* Ho potuto discutere dei dati forniti dai materiali raccolti in que- ste indagini con alcuni colleghi, Elisabetta Roffia, Serena Massa, Marina De Marchi e Angela Guglielmetti, che qui ringrazio.