F. ROSSI, I Casi Di Pontevico, Nuvolento E Breno, P. 35
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Filli Rossi 35 I CASI DI PONTEVICO, NUVOLENTO E BRENO La problematica oggetto di questo Convegno, Tale importanza è rimarcata dalla presenza del inerente quel complesso e ancora poco approfondi- vicino santuario dedicato alla Madonna di Ripa to intreccio di vicende storiche e di mutamenti eco- d’Oglio, per il quale non è da escludere il collega- nomici che caratterizzarono nelle campagne la mento con un probabile più antico luogo di culto. fase di passaggio tra tarda antichità e alto medioe- Nel 1987 fu effettuato un sondaggio abbastan- vo non può certo essere esaurita, per quanto za ampio in un settore posto tra il santuario ed il riguarda il territorio bresciano, nella breve analisi fiume (ROSSI, in N S A L 1987, pp. 55-58); le evi- preliminare che segue. denze riscontrate erano riferibili a strutture data- Ritengo tuttavia di poter offrire spunti utili bili tra il I sec. d.C. e l’età tardoantica. Il deposito alla discussione presentando un primo rapporto su archeologico si presentava abbastanza integro, alcuni siti, oggetto di scavi recenti, che esprimono preservato nel tempo da un lato dalla vicinanza peculiarità tali da poter essere assunti come cam- all’attuale cimitero, situazione che ha posto ovvia- pionie e di un particolare ambito storico e cronolo- mente limiti e vincoli all’attività edilizia, dall’altro gico, e di precise modalità di trasformazione dei dalle predominanti colture a orti, che hanno impe- contesti sociali ed economici. dito arature massicce o comunque grossi sconvol- Il periodo a cui ci si riferisce corrisponde alla gimenti del terreno. fase di transizione tra tarda antichità e alto Lo scavo ha messo in luce due grandi vani con medioevo, tra IV e VI secolo, al momento di pas- corridoio o stretto vano di passaggio mediano, rife- saggio da un’economia di mercato e da una civiltà ribili ad un edificio databile agli inizi del I sec. d.C. essenzialmente urbana a un’economia meno aper- I pavimenti dei due ambienti erano costituiti da ta ed evoluta e ad una civiltà rurale frammentaria mattoni, disposti regolarmente per file alternate e diversificata. in senso verticale e orizzontale, come pure erano in I siti campione da me scelti, non pertinenti mattoni i muri perimetrali, costruiti per corsi oriz- all’area gardesana, riguardano rispettivamente zontali regolari, legati con malta povera (Fig. 1). località della pianura, della media Val Sabbia e È possibile che si tratti della pars rustica di una della Valle Camonica, nelle quali sono stati effet- villa; il ritrovamento infatti di frammenti di un tuati sondaggi più o meno ampi nel corso dell’ulti- mosaico policromo nei depositi di livellamento mo decennio. L’ultimo esempio, come vedremo, delle macerie pertinenti al crollo degli alzati e al esula, non solo per ambito geografico ma anche per conseguente abbandono delle strutture fa pensare tipologia dell’insediamento, dal tema qui dibattu- all’esistenza di un settore residenziale con appara- to, ma mi sembra tuttavia interessante proporlo in ti decorativi di maggior pregio. Le strutture quanto documenta in sostanza lo stesso processo dell’edificio romano erano state probabilmente di trasformazione, in ambiente però montano e con distrutte da un incendio del quale si sono trovate modalità diverse, in un contesto culturale del tutto ampie tracce, situabile forse nel corso del III secolo, particolare. ed erano poi crollate sigillando i piani pavimentali. Il primo sito del quale riferirò è Pontevico, un In un momento successivo che è possibile collo- comune nell’estremo settore meridionale della pia- care nel IV sec. d.C. si documentano attività di nura bresciana, posto lungo la direttrice Brescia- livellamento degli strati di crollo; su questa nuova Cremona, in un’area, come sappiamo, fittamente quota si impostano battuti pavimentali assai rudi- popolata in età romana. Ne sono indizio i probabili mentali, in argilla, pertinenti a edifici con perime- elementi di centuriazione e le numerose necropoli.Il trali costituiti da zoccolo in muratura e alzato nome stesso non lascia dubbi circa l’importante ligneo. È ascrivibile ad un momento successivo, significato strategico della località in antico, posta ma pertinente comunque allo stesso più ampio su un’ansa del fiume Oglio, quindi nodo rilevante di ambito cronologico, una capanna con pavimento in traffici e scambi sia per via terrestre che fluviale. argilla concotta, numerose buche di palo e un foco- 36 LA FINE DELLE VILLE Fig. 1) Pontevico (BS) - Resti di un edificio romano. Fig. 2) Pontevico (BS) - Attività insediative successive al degrado dell’edificio romano. Filli Rossi 37 lare per la cui costruzione sono stati reimpiegati i possibilità di verificare concretamente tale notizia mattoni dell’edificio romano. Numerose monete e sembra interessante ritrovare altri esempi di per- una serie di analisi di termoluminescenza datano sistenza insediativa sempre e non a caso lungo la queste strutture tra il IV e il V sec. d.C (Fig. 2). principale arteria di comunicazione. Le strutture tardo-antiche erano sigillate da Il secondo sito campione qui considerato è uno spesso strato limoso, probabilmente riferibile Nuvolento, località pedemontana all’ingresso a movimenti di esondazione dell’Oglio con conse- della Val Sabbia, a est di Brescia, tra la città e il guente impaludamento dell’area. Tali periodiche lago di Garda, posta lungo una probabile antica inondazioni non dovevano costituire un ostacolo diramazione della Via Gallica. Il sito è poco distan- insormontabile alla continuità dell’insediamento; te dall’area della Pieve romanica nella quale in lo dimostra, nel caso specifico, il fatto che sopra passato sono stati rinvenuti reperti architettonici tali livelli, opportunamente regolarizzati, siano e strutture murarie pertinenti ad un edificio forse documentate, a una distanza temporale non ecces- altomedievale. Nella stessa area o poco lontano siva, nuove attività edilizie, con strutture in appa- doveva inoltre essere localizzato un centro curten- renza meno precarie, come un pavimento in argil- se denominato Nuvolento, di proprietà del mona- la e laterizi ben compattati su vespaio di pietre con stero di S.Giulia di Brescia, circostanza che merita grosse buche di palo, o come un tratto di muro in a mio avviso di essere approfondita perchè potreb- rustico opus spicatum. be forse spiegare alcune modalità della evoluzione L’abbandono di queste strutture è documenta- dell’insediamento. to da lenti limose, detriti e macerie, contenenti A Nuvolento, sempre nella località Pieve, è all’interno rifiuti di pasto e ceramica varia: l’ipote- stato indagato tra il 1986 e il 1987 (ROSSI, in si della pertinenza delle strutture stesse a botte- NSAL 1987, pp.51-54) un grande edificio caratte- ghe legate ad attività commerciali, forse diretta- rizzato da un corpo centrale absidato di forma ret- mente riferibili ai transiti che si svolgevano sulle tangolare, con cortile quadrato delimitato da una rive del fiume, ai margini della importante arteria canaletta in marmo, orientato a S e vari ambienti stradale che collegava Brescia a Cremona, è tutto- disposti lungo i lati. I pavimenti erano quasi del ra da verificare. tutto assenti, salvo tratti limitati in laterizio, coc- Per quanto riguarda i materiali, è stato effet- ciopesto o mosaico, le strutture quasi sempre in tuato l’esame di quelli più recenti restituiti da con- fondazione. Non si riuscì a definire il perimetro testi affidabili, come piani d’uso, focolari, riempi- totale degli edifici pertinenti alla villa; essa sem- mento di buche di palo: il risultato di tale primo brerebbe tuttavia estendersi verso la Pieve e verso esame rimanda ad un quadro piuttosto coerente e omogeneo e ad una cronologia in linea di massima riferibile al V o al primo VI secolo, con anfore, sigil- lata africana, invetriata e pietra ollare. Per quan- to concerne la ceramica comune sembrano indica- tivi, tra i vari materiali, le olle con orlo appena ingrossato, estroflesso, spalla obliqua e sulla parte inferiore striature irregolari, frequenti appunto in contesti databili tra il V e il VI secolo, i catini- coperchio; un frammento di coppa in sigillata afri- cana, forma Hayes 61B; un’ anforetta in ceramica invetriata con versatoio a canale. Infine è di parti- colare interesse una lucerna africana (Fig. 3) di imitazione, con motivi circolari al bordo esterno e decorazione del disco intorno al foro di riempimen- to, rappresentata da una losanga con piccole pal- mette a voluta e quadrato interno con iscrizione, purtroppo non leggibile, ed una guarnizione in Fig. 3) Pontevico (BS) - lucerna africana di imitazione. lamina di bronzo decorata a file serrate di piccole losanghe (Fig. 4). La tipologia dei materiali conferma il prevale- re, in questi contesti, di ceramiche grezze. Signifi- cativa però la presenza, accanto a queste e alle invetriate, di sigillata africana d’importazione. Forse non è inutile ricordare che, ancora in comune di Pontevico, sempre lungo la direttrice Brescia-Cremona verso la fine del 1800 venne rin- venuta una necropoli romana e strutture datate Fig. 4) Pontevico (BS) - Elemento in lamina di bronzo ad età tardoromana-altomedievale. Al di là della decorata a losanghe impresse. 38 LA FINE DELLE VILLE Fig. 5) Nuvolento (BS) - Edificio romano: ipocausto. Sud. I dati erano comunque sufficienti a far indivi- Tali dati confermano in linea di massima le duare la parte residenziale di un complesso data- indicazioni già prodotte dal primo intervento, defi- bile al I sec. d.C., che aveva nel tempo subito vari nendo ulteriormente il carattere di villa residen- rifacimenti fino al radicale spoglio finale di mura- ziale del complesso in questione, probabilmente ture ed elementi decorativi. Dello stesso edificio non legato solo a necessità di sfruttamento agrico- venne parzialmente indagata anche la pars rusti - lo del terreno circostante ma anche a esigenze di c a, con semplici vani pavimentati in cocciopesto prestigio in un’area pregevole dal punto di vista disposti sul lato occidentale e meridionale dello paesaggistico.