Le Scoperte Dei Codici Latini E Greci Ne'secoli 14 E 15

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

Le Scoperte Dei Codici Latini E Greci Ne'secoli 14 E 15 ir- -i yJlV- i |irxu«j(^WM "M ^ R. SABBADINI LE SCOPERTE CODICI LATINI E GEECI :n^e' secoli XIV e xv IN FIRENZE G. e. SANSONI, EDITORE 1905 PROPRIETÀ LETTERARIA 51 0,[ Firenze - Stab. G, Carnesecchi e Agli, Piazza Mentana- A TEODORO, MIO FRATELLO, CHE ROVESCIA LE ZOLLE DEL PODERETTO DOMESTICO CON l' AMORE E LA FEDE ch'io PORTO NELLO SQUADERNARE I CODICI. * * '. INDICE V \ Proemio . t^ . Pag. \tii Gap. I. Gli scopiitoii veronesi (prima metà del seu. xiv) . ^ 1 » II. La triade fiorentina (seconda metà del sec. xi\). .... 28 » III. Le scoperte dei codici greci (sec. xv) .43 » IV. Le scoperte durante il concilio di Costanza (1415-1417) . •%x72 » V. Le esplorazioni in Italia (1420-1430). "" a) Gli umanisti fiorentini .".... 8!^ b) Gli umanisti italiani del settentrione 96 » Yl. Le esi)lorazioni fuori d'Italia (1425-1430) 106 » VII. Le scoperte durante il concilio di Basilea (1432-1440). 114 , » Vili. Le scoperte anonime 125 » IX. Le ultime esplorazioni (seconda metà del sec. xv). La ji^rande scoperta a Bobbio (1498) 186 » X. Le finte scoperte (falsificazioni) 172 » XI. Le collezioni e le biblioteche (sec. xv) 182 Riepilogo e conclusione 208 Giunte 215 Elenco degli autori antichi e medievali 221 Elenco degli scopritori, raccoglitori, possessori, copisti 229 PROEMIO Nel proemio d'un altro mio libro, La scuola e gli studi di Guarino Guarini Veronese, Catania 1896, cosi ' scrivevo (p. vi): Se è giusto il mio discorso, i cultori naturali dell'umanismo avrebbero ad essere gli studiosi del classicismo e, parmi, non a torto. Infatti finché nel- "J l'umanista consideriamo l'uomo, avremo una serie di indagini biografiche cronologiche storiche, alle quali la classicità rimane o può rimanere estranea; ma quando in lui consideriamo il maestro il grammatico il lessico- grafo il commentatore il traduttore il retore lo stilista lo scopritore de' codici l'emendatore dei testi, allora en- triamo nei domini del classicismo, il quale non avrebbe senza l'umanista i sussidi di cui oggi dispone e soprat- tutto molti testi, che dai soli umanisti ci furono sal- vati '. E da allora in poi s' è ogni giorno più confermata in me la persuasione che nello studio dell'umanismo siano da distinguere nettamente le indagini di indole storica dalle indagini di indole filologica; e non senza rammarico osservavo che mentre di quelle avevamo numerosi e insigni cultori, queste invece erano e sono trascurate o toccate solo occasionalmente e saltuaria- mente. Il libro che viene ora innanzi al pubblico vuole appunto offrire nel campo umanistico un esempio di ricerca filologica sistematica, quale io la vagheggio. vili PROEMIO Il titolo, come si legge preannunziato nel programma che sta in fronte al primo volume di questa raccolta, suona: Scoperte e divulgazione dei classici latini nel sec. XV. Nel primitivo disegno pertanto mi restringevo al sec xv e ai classici latini, escludendo cioè i testi greci e i la- tini non classici, che sono i cristiani; e dopo un'intro- duzione sugli scopritori, mi proponevo di trattare la divulgazione e propagazione dei singoli autori e la filia- zione dei manoscritti. Senonché messomi a stendere la narrazione, mi accorsi che l'introduzione minacciava di diventare essa stessa un libro ; né io violentai la natura del soggetto, e rimandata ad altro tempo la divulga- zione e la filiazione dei codici, allargai il piano della storia delle scoperte, inchiudendovi anche il sec. xiv, e ai codici classici latini accompagnando i greci e i cri- stiani latini: di maniera però che il capitolo dedicato ai greci formasse non più che un intermezzo e che i cristiani latini venissero nominati qua e ]h quando se ne porgesse l'occasione. Accanto alle scoperte vere at- tirarono la mia attenzione le false o meglio le contraf- fazioni : e di esse pure credetti opportuno dare un cenno, non foss' altro per avere un saggio di psicologia let- teraria. E siccome le scoperte ebbero il loro supremo e pieno coronamento nelle collezioni e nelle biblioteche, COSI anche a queste è stato consacrato un capitolo, l'ultimo. Ma nonostante l'allargamento del disegno originario, ebbi sempre di mira di condensare l'esposizione in modo ch'ella riuscisse a una rapida sintesi; dove, per man- canza di studi preparatori, fosse bisognato oltrepassare i confini della brevità, ho chiesto ospitalità alle note, le quali se in generale eccedono la misura che io re- puto conveniente, non è tutta mia la colpa. Dal vasto, vario e sparso materiale edito e inedito ammannite PBOEMIO IX sia da altri sia da me^ ho tratto il partito che seppi migliore; ma non tutti i libri e manoscritti che desi- deravo vedere mi fu dato vedere e molti altri mi sa- rebbero stati utili, dei quali purtroppo ignoro l'esistenza : talché mi è forza contare sulla generosità dei lettori, ciascuno dei quali potrà assai facilmente possedere in- torno a ogni singola questione un'utile notizia di più di quelle da me raccolte e vorrà o indicarmela pubbli- camente comunicarmela privatamente. E oltre che sulla generosità dei lettori, bramerei mi fosse lecito contare sulla loro collaborazione, poiché parecchie in- vestigazioni preparatorie e complementari restano a intraprendere, e talune si trovano notate nel corso della narrazione, 2 alle quali un uomo solo non basta. R. S. Milano, 29 maggio 1904. 1 Gli scritti miei cito con le iniziali R. S. ; con R. S. Spogli Ambro- siani rimando ai miei Spogli Ambrosiani latini in Studi italiani di filo- logia classica XI, 1903, 165-388. 2 Vedi p. 29 n, 34; 76 n. 17; 94 n. 35; 96 n. 44; 113 n. 32; 132 n. 25 (vedo con piacere preannunziata nelle Mitteilungen del Teubner 1906, 1 p. 26 l'edizione critica di Tib. CC. Donato a cura di H. Georgii); 170 n, 99; 209 n. 2; 210 n. 3; 213 n. 4; 215. CAPITOLO I Gli scopritori veronesi (prima metà del sec. xiv) La nostra storia delle scoperte dei codici classici non prende le mosse da nomi famosi, ma da un gruppo di modesti e poco noti ricercatori, che troviamo raccolti in uno stesso luogo e che ci si presentano in certo modo quali iniziatori del nuovo indirizzo. Vissero infatti fra il sec. xiii e il xiv parecchi Ve- ronesi, che nella loro città natale cercarono, scoprirono, ado- perarono autori allora ignoti : uno anzi di loro, il più antico, fece la sua scoperta in paese straniero, e fu un oscuro scri- vano delle porte, ^ di nome Francesco,- che negli ultimi anni del sec. xiii riportò da lontane regioni in patria l'esule Ca- tullo, suo concittadino (' compatriota ').^ 1 ' a calamis..., notat turbae praetereuntis iter '. " ' tribuit cui Francia nomen '. ^ Tutte queste notizie si desumono dall' esastico del vicentino Bknve- NUTo Campksano alla fine del cod. Paris. 14137 (G) di Catullo (cfr. R. S. in Bivista di filologia XIII 180). Si può leg'gere in Catuij.i Vkronknsis, TAber ree. L. Schwabius, Berol. 1886, p. 101, Dev'essere stato scritto dal Canipe- sano sulla sua copia di Catullo. Intorno al Campesano dice il Pastrengo (GuLiELMus Pastregicus, Dc originibus rerum lìbellus, Venetiis 1547, f. 16) : ' Benevenutus de Campexanis ex urbe Vincentia poeta et scriba mirabilis '. Mori il 1323, G. B. Giuliaki, La Capitolare biblioteca di Verona, Verona 1888, p. 96. La niij^liore interpretazione dell'esastico per quanto riguarda exul ' e reditus mi sembra quella del Giuliari, op. eit. 95 : Anziché Raterio (ve- scovo di Verona) avesse di lontano portato il prezioso apografo (di Catullo) in Verona, piuttosto è da credere sei portasse via di qua nel 968, allor che espulso dalla sua sede vescovile, esulava lontano e riparavasi nel Belgio, R. SAnnADiNT LC' scoperte dei codici. 1 2 GLI SCOPRITOEI VERONESI (gap. I Nel primo trentennio del sec. xiv e propriamente nel- l'anno 1329 un altro Veronese, pure oscuro e che ci nascose perfino il nome, si trasse un'antologia da vari autori, che col titolo di Flores moralium autoritatum esiste nel cod. Capito- lare di Verona CLXVIII (155), In quegli autori ritroviamo Ca- tullo, scoperto dallo scrivano Francesco, insieme con altri, che figurarono fra le rarità di allora e dei secoli successivi, cioè: Tibullo, Varrone Be re rustica, V Historia Augusta, la Ro- mulea di Draconzìo, Cresconio Corippo, le Sentenze di Publilio Siro, le Epistulae di Plinio il giovine e il corpo delle Epi- stulae ad Att. di Cicerone, che comprendeva inoltre le Epist. ad Br. e ad Q. frj Tutte codeste opere dovevano appartenere alla biblioteca del Capitolo. Un contemporaneo del raccoglitore dei Flores, il prete Gio- vanni de Matociis, mansionario della Cattedrale di Verona, compose tra il 1306 e il 1320 la Historia imperialis, una va- sta cronaca, che va da Augusto a Carlo Magno, per la quale molte scritture sacre e profane ebbe a consultare.^ Ma i suoi dove mori '. Senza dubbio Raterio conosceva Catullo direttamente; ciò che di nessun altro si può dire fino alla seconda metà inoltrata del sec. xiii (cfr, le testimonianze nella citata edizione dello Schvvabe, p. XIII-XIIII), quando appunto il suo nome risorge e si ripropaga in Verona, Padova e Vi- cenza. È naturale quindi pensare che Raterio effettivamente se lo portasse seco in terra straniera e che di là tre secoli dopo un Veronese lo riportasse (reditus) a Verona. * Sul codice dei Flores cfr. D. Detlefsen in Jahrbùcher fur class. PM- lol LXXXYII, 1863, 552-553. Per gli estratti di Corippo cfr. <ì. Lovve in Bhein. Mus. N. F. XXXIV, 1879, 138 ss. per le Sentenze di Siro id. ib. ; 624-625; i Flores contengono 16 sentenze in più degli altri codici. Sugli estratti dalle Epist. di Plinio cfr. K. Lohmkyer in Bhein. Mus. N. F. LVIII, 1903, 467-471. Da Catullo estrasse tre versi, G.
Recommended publications
  • Images of Homeric Manuscripts from the Biblioteca Marciana1
    2008 Annual Conference of CIDOC Athens, September 15 – 18, 2008 Christopher W. Blackwell IMAGES OF HOMERIC MANUSCRIPTS FROM THE BIBLIOTECA MARCIANA1 Christopher W. Blackwell Classics University or Organization: Furman University Address: 3300 Poinsett Highway Greenville, SC 29609 USA E-Mail: [email protected] URL: http://chs.harvard.edu/chs/homer_multitext Abstract This paper describes the manuscript Marcianus Graecus Z.454 (=822), the “Venetus A” and the work of capturing high-resolution digital images of its folios. The manuscripts is a masterpiece of 9th Century “information technology”, combing a primary text, the Homeric Iliad, with secondary texts in the form of scholiastic notes, and other metadata in the form of critical signs. Thus the images of this manuscript provide wide access to an invaluable window into two millennia of the history of the Homeric tradition. INTRODUCTION In May of 2007 an international team of Classicists, conservators, photographers, and imaging experts came together in the Biblioteca Marciana—the Library of St. Mark—in Venice, in order to bring to light a cultural treasure that had been hidden away for over 100 years. The Venetus A manuscript of the Iliad (Marcianus Gr. Z. 454 [=822]), the 1 The following paper is about a collaborative project, of which I am one of four primary editors. We have worked together to produce a number of presentations and publications connected to the project over the past year, including the forthcoming book: Recapturing a Homeric Legacy: Images and Insights from the Venetus A Manuscript of the Iliad. For this reason, this paper should be considered to be co-authored by Casey Dué, Mary Ebbott, and Neel Smith.
    [Show full text]
  • Orality, Fluid Textualization and Interweaving Themes
    Orality,Fluid Textualization and Interweaving Themes. Some Remarks on the Doloneia: Magical Horses from Night to Light and Death to Life Anton Bierl * Introduction: Methodological Reflection The Doloneia, Book 10 of the Iliad, takes place during the night and its events have been long interpreted as unheroic exploits of ambush and cunning. First the desperate Greek leader Agamemnon cannot sleep and initiates a long series of wake-up calls as he seeks new information and counsel. When the Greeks finally send out Odysseus and Diomedes, the two heroes encounter the Trojan Dolon who intends to spy on the Achaeans. They hunt him down, and in his fear of death, Dolon betrays the whereabouts of Rhesus and his Thracian troops who have arrived on scene late. Accordingly, the focus shifts from the endeavor to obtain new knowledge to the massacre of enemies and the retrieval of won- drous horses through trickery and violence. * I would like to thank Antonios Rengakos for his kind invitation to Thessalo- niki, as well as the editors of this volume, Franco Montanari, Antonios Renga- kos and Christos Tsagalis. Besides the Conference Homer in the 21st Century,I gave other versions of the paper at Brown (2010) and Columbia University (CAM, 2011). I am grateful to the audiences for much useful criticism, partic- ularly to Casey Dué, Deborah Boedeker, Marco Fantuzzi, Pura Nieto Hernan- dez, David Konstan, Kurt Raaflaub and William Harris for stimulating conver- sations. Only after the final submission of this contribution, Donald E. Lavigne granted me insight into his not yet published manuscript “Bad Kharma: A ‘Fragment’ of the Iliad and Iambic Laughter” in which he detects iambic reso- nances in the Doloneia, and I received a reference to M.F.
    [Show full text]
  • 2RPP Contents
    2RPP The Best of the Grammarians: Aristarchus of Samothrace on the Iliad Francesca Schironi https://www.press.umich.edu/8769399/best_of_the_grammarians University of Michigan Press, 2018 Contents Preface xvii 1. Main Sources and Method Followed in This Study xix 2. Other Primary Sources and Secondary Literature Used in This Study xx 3. Content, Goals, and Limitations of This Study xxiii Part 1. Aristarchus: Contexts and Sources 1.1. Aristarchus: Life, Sources, and Selection of Fragments 3 1. Aristarchus at Alexandria 3 2. The Aristarchean Tradition and the Venetus A 6 3. The Scholia Maiora to the Iliad and Erbse’s Edition 11 4. Aristarchus in the Scholia 14 4.1. Aristonicus at Work 15 4.2. Didymus at Work 18 4.3. Aristonicus versus Didymus 23 5. Selecting Aristarchus’ Fragments for This Study 26 6. Words and Content in Aristarchus’ Fragments 27 1.2. Aristarchus on Homer: Monographs, Editions, and Commentaries 30 1. Homeric Monographs 31 2. Editions (Ekdoseis) and Commentaries (Hypomnemata): The Evidence 35 2.1. Ammonius and the Homeric Ekdosis of Aristarchus 36 2.2. Ekdoseis and Hypomnemata: Different Reconstructions 38 3. The Impact of Aristarchus’ Recension on the Text of Homer 41 4. Ekdoseis and Hypomnemata: Some Tentative Conclusions 44 Part 2. Aristarchus at Work 2.1. Critical Signs: The Bridge between Edition and Commentary 49 1. The Critical Signs (σημεῖα) Used by the Alexandrians 49 2RPP The Best of the Grammarians: Aristarchus of Samothrace on the Iliad Francesca Schironi https://www.press.umich.edu/8769399/best_of_the_grammarians viiiUniversity of Michigan Press, 2018contents 2. Ekdosis, Hypomnema, and Critical Signs 52 3.
    [Show full text]
  • Recapturing a Homeric Legacy
    Hellenic Studies 35 Recapturing a Homeric Legacy Images and Insights From the Venetus A Manuscript of the Iliad Other Titles in the Hellenic Studies Series Plato’s Rhapsody and Homer’s Music The Poetics of the Panathenaic Festival in Classical Athens Labored in Papyrus Leaves Perspectives on an Epigram Collection Attributed to Posidippus (P.Mil.Vogl. VIII 309) Helots and Their Masters in Laconia and Messenia Histories, Ideologies, Structures Recapturing a Archilochos Heros The Cult of Poets in the Greek Polis Master of the Game Competition and Performance in Greek Poetry Homeric Legacy Greek Ritual Poetics edited by Casey Dué Black Doves Speak Herodotus and the Languages of Barbarians Pointing at the Past From Formula to Performance in Homeric Poetics Homeric Conversation The Life and Miracles of Thekla Victim of the Muses Poet as Scapegoat, Warrior and Hero in Greco-Roman and Indo-European Myth and History Amphoterōglossia A Poetics of the Twelfth Century Medieval Greek Novel Priene (second edition) Plato’s Symposium Issues in Interpretation and Reception Poetic and Performative Memory in Ancient Greece Heroic Reference and Ritual Gestures in Time and Space http://chs.harvard.edu/chs/publications Center for Hellenic Studies Trustees for Harvard University Washington, D.C. Distributed by Harvard University Press Cambridge, Massachusetts, and London, England 2009 Recapturing a Homeric Legacy : Images and Insights From the Venetus A Manuscript of the Iliad Edited by Casey Dué Copyright © 2009 Center for Hellenic Studies, Trustees for Harvard University All Rights Reserved. Published by Center for Hellenic Studies, Trustees for Harvard University, Washington, D.C. Distributed by Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts and London, England Printed in Ann Arbor, MI by Edwards Brothers, Inc.
    [Show full text]
  • Thesis Reference
    Thesis The persistence of the Homeric question VARSOS, Georges Jean Abstract La thèse présente les résultats d'une enquête sur la "persistance" des formations littéraires et sur ses implications en matière de reproduction et traduction de la littérature, voire en matière de relations entre littérature et histoire. Le débat sur la "question homérique" est traité comme un cas exemplaire. L'enquête est fondée sur une lecture comparative des "Prolégomènes à Homère" (1795) de F.-A. Wolf et de "La tâche du traducteur" (1923) de W. Benjamin. La lecture de Wolf explore le paradigme philologique et ses tendances historicistes, paradigme centré sur la réformation d'un texte à reproduire. La lecture de Benjamin revisite les présupposés d'une critique, actuellement très influente, de la tradition historiciste, critique centrée sur la question de la traduction. Les concepts suivants sont discutés en autres: forme et substance, écriture et textualité, lecture et lisibilité, langage humain et temporalité historique. Reference VARSOS, Georges Jean. The persistence of the Homeric question. Thèse de doctorat : Univ. Genève, 2002, no. L. 512 URN : urn:nbn:ch:unige-1550 DOI : 10.13097/archive-ouverte/unige:155 Available at: http://archive-ouverte.unige.ch/unige:155 Disclaimer: layout of this document may differ from the published version. 1 / 1 FACULTE DES LETTRES PROGRAMME DE LITTERATURE COMPAREE THE PERSISTENCE OF THE HOMERIC QUESTION THESE DE DOCTORAT présentée par GEORGES JEAN VARSOS Directeur de thèse: WLAD GODZICH Président du jury: RICK WASWO JUILLET 2002 i PREFACE Work directly related to this thesis started, I think, when I read the first of Ezra Pound’s Cantos, during my post-graduate studies in Comparative Literature, in Montreal.
    [Show full text]
  • Gli Scoli All'odissea Del Codice X (Vind. Phil. Gr. 133)
    Scuola Dottorale di Ateneo Graduate School Dottorato di ricerca in Italianistica e Filologia classico-medievale Ciclo XXIV Anno di discussione 2013 Gli scoli all' Odissea del Codice X (Vind. phil. gr. 133) SETTORE SCIENTIFICO DISCIPLINARE DI AFFERENZA: L-FIL-LET/05 Tesi di Dottorato di Filippo Cocchi, matricola 955659 Coordinatore del Dottorato Tutore del Dottorando Prof. Tiziano Zanato Prof. Filippomaria Pontani INDICE DEL VOLUME I. La critica testuale omerica dall'antichità al tardo impero bizantino: una breve panoramica Gli albori dell'erudizione omerica 7 L'epoca d'oro della filologia antica 11 La trattatistica dei primi secoli dell'Era Volgare: allegorie, compendi e lessici 15 Gli scritti di Porfirio su Omero 22 I compendi del V e VI secolo 26 Dalla colonna di un rotolo al margine di un codice 29 Gli scholia vetera all’ Iliade e all' Odissea 32 La rinascita culturale del IX secolo e la formazione dei grandi lessici medievali 38 Costantinopoli tra XI e XII secolo: le allegorie di Psello e Tzetze e i grandi commentari di Eustazio 41 Epiloghi tardo-bizantini 56 II. Educazione e cultura nell'impero di Nicea I tre gradi fondamentali dell'istruzione a Bisanzio: breve cenno introduttivo 60 Un impero in esilio 60 La scuola di San Trifone e il suo maestro di retorica: Michele Kakòs Senacherim 65 III. La rinascita letteraria nella prima età paleologa La riconquista di Costantinopoli (1261) 71 L'educazione e le istituzioni scolastiche durante il regno di Michele VIII Paleologo 75 L'ambiente intellettuale a Costantinopoli tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo: la figura di Massimo Planude 82 La generazione dei filologi (ca.
    [Show full text]
  • HOMERIC SCHOLIA As of This Wntmg, Homeric Scholarship
    GREGORY NAGY HOMERIC SCHOLIA As of this wntmg, Homeric scholarship has not yet succeeded in achieving a definitive edition of either the Iliad or the OtfySSf!)!. Ide­ ally, such an edition would encompass the full historical reality of the Homeric textual tradition as it evolved through time, from the pre-Classical era well into the medieval. The problem is, Homeric scholarship has not yet reached a consensus on the criteria for estab­ lishing an edition as 'definitive.' The ongoing disagreements reflect a wide variety of answers to the many serious questions that remain about Homer and Homeric poetry. Crucial to most of these ques­ tions is the information provided by the Homeric scholia. The relevance of the scholia (plural of scholion), that is, of the marginal and/or interlinear notes (also glossaries and lexica) that accompany the text of Homer in a wide variety of manuscripts, was first made manifest to the world of modem Homeric scholarship in 1788, when Jean Baptiste Gaspard d'Ansse de Villoison published the tenth-century Venetus A codex manuscript of the Iliad of Homer (codex Marcianus 454). In his Prolegomena, Villoison assesses the impact of the A-scholia on Homeric scholarship: By way of these scholia, never before published, the greatest light is shed on Homer's poetry. Obscure passages are illuminated; the rites, customs, mythology, and geography if the ancients are exp1£lined; the original and genuine reading is established; the variant readings if various codices and editions as well as the emendations if the Critics are weighed. For it is evident that the Homeric contextus, which was recited by the rhapsodes from memory and which used to be sung orallY by everyone, was alreatfy for a long time corrupt, since it would have been impossible for the different rhapsodes of the different regions of Greece not to be forced by necessity to subtract, add, and change many things.
    [Show full text]
  • Aristotle and Aristarchus on Il. 2, 204
    Hyperboreus 18:1 (2012) Filippomaria Pontani WHAT IS POLYKOIRANIE? ARISTOTLE AND ARISTARCHUS ON IL. 2, 204 1. The Famous spEEch oF Iliad 2 through which OdyssEus, inspirEd by AthEna and holding AgamEmnon’s scEptrE, dEtErs the GrEEk army From a disorderly fl ight, consists oF two parts. In the fi rst onE (ll. 190–197) thE Ithacan hEro addrEssEs his pEErs (l. 188 Ón tina mn basilÁa kaˆ œxocon ¥ndra kice…h), urging them to an appropriatE bEhaviour in ordEr to prEvEnt AgamEmnon’s wrath; in the sEcond onE (ll. 200–206), hE addrEssEs the privatE soldiErs (l. 198 Ön d' aâ d»mou ¥ndra ‡doi), rEcommEnding the advantagEs oF obEdiEncE to onE singlE rulEr (l. 204 oÙk ¢gaqÕn polukoiran…h: eŒj ko…ranoj œstw). The balance and imbalance of these two allocutions have been variously judged by modern critics: present-day consensus considers their combination as an ultimately convincing and consistent attempt at restoring Agamemnon’s authority, carried out with a certain degree of rhetorical licence.1 This opinion, however, was not shared by Aristarchus, who athetised ll. 193–197 as not adequately protreptic towards self-restraint (oÙ protreptikoˆ e„j katastol»n: schol. AbT Il. 2, 193a)2 and also – we are told by Aristonicus’ schol. A(T) Il. 2, 192 a – suggested to transpose ll. 203– 205 after the surviving l. 192: oÙ g£r pw s£fa osq': tÕ ¢nt…sigma, Óti ØpÕ toàton œdei tet£cqai toÝj ˜xÁj parestigmšnouj tre‹j st…couj [scil. 203–205]: e„sˆ g¦r prÕj basile‹j ¡rmÒzontej, oÙ prÕj dhmÒtaj: “oÙ mšn pwj p£ntej basileÚ- somen ™nq£d' 'Acaio…: / oÙk ¢gaqÕn polukoiran…h” kaˆ t¦ ˜xÁj.3 1 C.
    [Show full text]
  • The Persistence of the Homeric Question
    View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by RERO DOC Digital Library FACULTE DES LETTRES PROGRAMME DE LITTERATURE COMPAREE THE PERSISTENCE OF THE HOMERIC QUESTION THESE DE DOCTORAT présentée par GEORGES JEAN VARSOS Directeur de thèse: WLAD GODZICH Président du jury: RICK WASWO JUILLET 2002 i PREFACE Work directly related to this thesis started, I think, when I read the first of Ezra Pound’s Cantos, during my post-graduate studies in Comparative Literature, in Montreal. My M.A. dissertation compared Pound’s translation and Heidegger’s transposition of the figure of Odyssean return (Pound et Heidegger, lecteurs d’Homère, Université de Montréal, 1992). I subsequently requested and was granted permission to pursue doctoral work focusing on Homer’s Odyssey – which involved transferring to the University of Geneva. The turn to the field of Homeric studies brought along the inevitable: not only the systematic reading of the original in canonical modern editions, but also an inquiry into the history of these editions and of the correlative Homeric Question. This led me to Wolf’s Prolegomena – and to the question of the manuscript tradition. A first draft of the doctoral dissertation comprised two relatively distinct parts: an overview of the philological debate on Homer, and a re-reading of selected passages of the Odyssey, especially those that poetise figures of language, humanity and memory. There only seemed to lack a brief middle part, bridging what was sensed as a gap between the two. Paul de Man provided that bridge – more specifically, his approach to reading and history, as evinced in his lecture on Walter Benjamin’s “Aufgabe des Übersetzers”.
    [Show full text]
  • Revista Brasileira De Estudos Clássicos
    revista brasileira de estudos clássicos . 32 n. 1 2019 v clas classica slca v. 32 n. 1 2019 revista brasileira de estudos clássicos C l a s s l C a CLASSICA. Revista Brasileira de Estudos Clássicos [ISSN 0103-4316 / e-ISSN 2176-6436] Caixa Postal 905, 30161-970, Belo Horizonte, MG, Brasil SOCIEDADE BRASILEIRA DE ESTUDOS CLÁSSICOS Diretoria (2018-2019) Filomena Yoshie Hirata, USP (Presidente de Honra) Tatiana Oliveira Ribeiro, UFRJ (Presidente) Luisa Severo Buarque de Holanda, PUC-Rio (Vice-Presidente) Beatriz Cristina de Paoli Correia, UFRJ (Secretária Geral) Juliana Bastos Marques, UNIRIO (Secretária Adjunta) Charlene Martins Miotti, UFJF (Tesoureira) Fernanda Cunha Sousa, UFJF (Tesoureira Adjunta) EditorAS Luisa Severo Buarque de Holanda (PUC-Rio) Alice Bitencout Haddad (UFF) COEditorA Tatiana Oliveira Ribeiro (UFRJ) CONSELHO EDITORIAL Luisa Severo Buarque de Holanda, Presidente, PUC-Rio (2018-2019) Adriane da Silva Duarte, USP (2016-2019) Alessandro Rolin de Moura, UFPR (2013-2019) Fábio Faversani, UFOP (2016-2019) Fábio Vergara Cerqueira, UFPel (2013-2019) Gabriele Cornelli, UnB (2013-2019) Henrique Fortuna Cairus, UFRJ (2016-2019) José Geraldo Costa Grillo, UNIFESP (2013-2019) Kátia Maria Paim Pozzer, UFRGS (2016-2019) Maria Cecília de Miranda N. Coelho, UFMG (2013-2019) Paulo Martins, USP (2013-2019) Paulo Sérgio de Vasconcellos, UNICAMP (2016-2019) Renata Senna Garraffoni, UFPR (2013-2019) Teodoro Rennó Assunção, UFMG (2016-2019) CONSULTORES INTERNACIONAIS Airton Brazil Pollini (Université de Haute Alsace, Mulhouse, França) Aloys Winterling (Humboldt-Universität zu Berlin, Alemanha) Ana María González de Tobia (UNLP, Argentina) Anastasia Bakogianni (Massey University, Nova Zelândia) Andreas Michalopoulos (National & Kapodistrian University of Athens, Grécia) Barbara Graziosi (Durham University, Reino Unido) Brooke A.
    [Show full text]
  • Homer in Print: the Transmissions and Reception of Homer’S Works
    Homer in Print: The Transmissions and Reception of Homer’s Works For nearly 3,000 years, the Homeric epics have been among the best-known and most widely studied texts of Western civilization. Generations of students have read the Iliad and the Odyssey to learn Greek, to study Greek history, culture, and mythology, or for the sheer enjoyment of the stories and characters. Concepts such as heroism, nationalism, friendship, and loyalty have been shaped by Homer’s works. Countless editions, translations, abridgements, and adaptations have appeared since the invention of printing, making Homer accessible to students, scholars, children, and general readers. Many readers delight in the stories and the people who inhabit them. The Iliad and the Odyssey are filled with the momentum of action, emotions, relationships, violence, and tragedy. Complex and memorable characters—humans and gods—can be subjected to unending scrutiny. Some wonder about the author: Who was Homer? Did such a person really exist and if so, when? What was his role in compiling the works we read today? Others analyze language, narrative techniques, pictorial elements, and a host of other features. Non-specialist readers rarely pay attention to the specific version of their texts or how they came into being. And when reading a translation, we often ignore the fact that we are not experiencing the text in its original language, let alone consider the role of the translator in shaping the form and content of the experience. Homer in Print puts the spotlight on the text itself, not as an object of literary, linguistic, historical, or cultural inquiry but rather as the product of a particular time, place, editor, printer, publisher, or translator.
    [Show full text]
  • The Geography of the Iliad in Ancient Scholarship by Cassandra J. Borges
    The Geography of the Iliad in Ancient Scholarship by Cassandra J. Borges A dissertation submitted in partial fulfillment of the requirements for the degree of Doctor of Philosophy (Classical Studies) in The University of Michigan 2011 Doctoral Committee: Professor Richard Janko, Chair Professor Ruth S. Scodel Associate Professor Francesca Schironi Assistant Professor Ian S. Moyer Acknowledgements This dissertation is fundamentally about how nothing scholarly happens in a vacuum. There is nothing like the process of writing a dissertation to bring this truth home. I could not have sustained this project without the help and encouragement of an assortment of people, both within and without the academy. Thanks go first to my committee, who collectively taught me a lot about working within a scholarly tradition. My advisor, Richard Janko, brought an incredible breadth and depth of learning and a rigorous eye for detail to the project; without his initial shrewd guess that what this particular budding Homerist needed was scholia, it never would have happened. It has been a privilege to work with him. Ruth Scodel has provided a number of astute and perceptive comments on the Iliad, and her propensity to get inside the psychology of everyone from Antenor to Zenodotus was tremendously bracing; she has helped to sharpen and focus my thought. Francesca Schironi, a late (and lucky, from my perspective!) addition to the project, was a superb and enthusiastic resource for how to deal with Homeric scholarship. Finally, Ian Moyer has bravely dealt with an unfamiliar mass of material, and I appreciate his enthusiasm for the idea of doing cultural history through the scholia.
    [Show full text]