Le Scoperte Dei Codici Latini E Greci Ne'secoli 14 E 15
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ir- -i yJlV- i |irxu«j(^WM "M ^ R. SABBADINI LE SCOPERTE CODICI LATINI E GEECI :n^e' secoli XIV e xv IN FIRENZE G. e. SANSONI, EDITORE 1905 PROPRIETÀ LETTERARIA 51 0,[ Firenze - Stab. G, Carnesecchi e Agli, Piazza Mentana- A TEODORO, MIO FRATELLO, CHE ROVESCIA LE ZOLLE DEL PODERETTO DOMESTICO CON l' AMORE E LA FEDE ch'io PORTO NELLO SQUADERNARE I CODICI. * * '. INDICE V \ Proemio . t^ . Pag. \tii Gap. I. Gli scopiitoii veronesi (prima metà del seu. xiv) . ^ 1 » II. La triade fiorentina (seconda metà del sec. xi\). .... 28 » III. Le scoperte dei codici greci (sec. xv) .43 » IV. Le scoperte durante il concilio di Costanza (1415-1417) . •%x72 » V. Le esplorazioni in Italia (1420-1430). "" a) Gli umanisti fiorentini .".... 8!^ b) Gli umanisti italiani del settentrione 96 » Yl. Le esi)lorazioni fuori d'Italia (1425-1430) 106 » VII. Le scoperte durante il concilio di Basilea (1432-1440). 114 , » Vili. Le scoperte anonime 125 » IX. Le ultime esplorazioni (seconda metà del sec. xv). La ji^rande scoperta a Bobbio (1498) 186 » X. Le finte scoperte (falsificazioni) 172 » XI. Le collezioni e le biblioteche (sec. xv) 182 Riepilogo e conclusione 208 Giunte 215 Elenco degli autori antichi e medievali 221 Elenco degli scopritori, raccoglitori, possessori, copisti 229 PROEMIO Nel proemio d'un altro mio libro, La scuola e gli studi di Guarino Guarini Veronese, Catania 1896, cosi ' scrivevo (p. vi): Se è giusto il mio discorso, i cultori naturali dell'umanismo avrebbero ad essere gli studiosi del classicismo e, parmi, non a torto. Infatti finché nel- "J l'umanista consideriamo l'uomo, avremo una serie di indagini biografiche cronologiche storiche, alle quali la classicità rimane o può rimanere estranea; ma quando in lui consideriamo il maestro il grammatico il lessico- grafo il commentatore il traduttore il retore lo stilista lo scopritore de' codici l'emendatore dei testi, allora en- triamo nei domini del classicismo, il quale non avrebbe senza l'umanista i sussidi di cui oggi dispone e soprat- tutto molti testi, che dai soli umanisti ci furono sal- vati '. E da allora in poi s' è ogni giorno più confermata in me la persuasione che nello studio dell'umanismo siano da distinguere nettamente le indagini di indole storica dalle indagini di indole filologica; e non senza rammarico osservavo che mentre di quelle avevamo numerosi e insigni cultori, queste invece erano e sono trascurate o toccate solo occasionalmente e saltuaria- mente. Il libro che viene ora innanzi al pubblico vuole appunto offrire nel campo umanistico un esempio di ricerca filologica sistematica, quale io la vagheggio. vili PROEMIO Il titolo, come si legge preannunziato nel programma che sta in fronte al primo volume di questa raccolta, suona: Scoperte e divulgazione dei classici latini nel sec. XV. Nel primitivo disegno pertanto mi restringevo al sec xv e ai classici latini, escludendo cioè i testi greci e i la- tini non classici, che sono i cristiani; e dopo un'intro- duzione sugli scopritori, mi proponevo di trattare la divulgazione e propagazione dei singoli autori e la filia- zione dei manoscritti. Senonché messomi a stendere la narrazione, mi accorsi che l'introduzione minacciava di diventare essa stessa un libro ; né io violentai la natura del soggetto, e rimandata ad altro tempo la divulga- zione e la filiazione dei codici, allargai il piano della storia delle scoperte, inchiudendovi anche il sec. xiv, e ai codici classici latini accompagnando i greci e i cri- stiani latini: di maniera però che il capitolo dedicato ai greci formasse non più che un intermezzo e che i cristiani latini venissero nominati qua e ]h quando se ne porgesse l'occasione. Accanto alle scoperte vere at- tirarono la mia attenzione le false o meglio le contraf- fazioni : e di esse pure credetti opportuno dare un cenno, non foss' altro per avere un saggio di psicologia let- teraria. E siccome le scoperte ebbero il loro supremo e pieno coronamento nelle collezioni e nelle biblioteche, COSI anche a queste è stato consacrato un capitolo, l'ultimo. Ma nonostante l'allargamento del disegno originario, ebbi sempre di mira di condensare l'esposizione in modo ch'ella riuscisse a una rapida sintesi; dove, per man- canza di studi preparatori, fosse bisognato oltrepassare i confini della brevità, ho chiesto ospitalità alle note, le quali se in generale eccedono la misura che io re- puto conveniente, non è tutta mia la colpa. Dal vasto, vario e sparso materiale edito e inedito ammannite PBOEMIO IX sia da altri sia da me^ ho tratto il partito che seppi migliore; ma non tutti i libri e manoscritti che desi- deravo vedere mi fu dato vedere e molti altri mi sa- rebbero stati utili, dei quali purtroppo ignoro l'esistenza : talché mi è forza contare sulla generosità dei lettori, ciascuno dei quali potrà assai facilmente possedere in- torno a ogni singola questione un'utile notizia di più di quelle da me raccolte e vorrà o indicarmela pubbli- camente comunicarmela privatamente. E oltre che sulla generosità dei lettori, bramerei mi fosse lecito contare sulla loro collaborazione, poiché parecchie in- vestigazioni preparatorie e complementari restano a intraprendere, e talune si trovano notate nel corso della narrazione, 2 alle quali un uomo solo non basta. R. S. Milano, 29 maggio 1904. 1 Gli scritti miei cito con le iniziali R. S. ; con R. S. Spogli Ambro- siani rimando ai miei Spogli Ambrosiani latini in Studi italiani di filo- logia classica XI, 1903, 165-388. 2 Vedi p. 29 n, 34; 76 n. 17; 94 n. 35; 96 n. 44; 113 n. 32; 132 n. 25 (vedo con piacere preannunziata nelle Mitteilungen del Teubner 1906, 1 p. 26 l'edizione critica di Tib. CC. Donato a cura di H. Georgii); 170 n, 99; 209 n. 2; 210 n. 3; 213 n. 4; 215. CAPITOLO I Gli scopritori veronesi (prima metà del sec. xiv) La nostra storia delle scoperte dei codici classici non prende le mosse da nomi famosi, ma da un gruppo di modesti e poco noti ricercatori, che troviamo raccolti in uno stesso luogo e che ci si presentano in certo modo quali iniziatori del nuovo indirizzo. Vissero infatti fra il sec. xiii e il xiv parecchi Ve- ronesi, che nella loro città natale cercarono, scoprirono, ado- perarono autori allora ignoti : uno anzi di loro, il più antico, fece la sua scoperta in paese straniero, e fu un oscuro scri- vano delle porte, ^ di nome Francesco,- che negli ultimi anni del sec. xiii riportò da lontane regioni in patria l'esule Ca- tullo, suo concittadino (' compatriota ').^ 1 ' a calamis..., notat turbae praetereuntis iter '. " ' tribuit cui Francia nomen '. ^ Tutte queste notizie si desumono dall' esastico del vicentino Bknve- NUTo Campksano alla fine del cod. Paris. 14137 (G) di Catullo (cfr. R. S. in Bivista di filologia XIII 180). Si può leg'gere in Catuij.i Vkronknsis, TAber ree. L. Schwabius, Berol. 1886, p. 101, Dev'essere stato scritto dal Canipe- sano sulla sua copia di Catullo. Intorno al Campesano dice il Pastrengo (GuLiELMus Pastregicus, Dc originibus rerum lìbellus, Venetiis 1547, f. 16) : ' Benevenutus de Campexanis ex urbe Vincentia poeta et scriba mirabilis '. Mori il 1323, G. B. Giuliaki, La Capitolare biblioteca di Verona, Verona 1888, p. 96. La niij^liore interpretazione dell'esastico per quanto riguarda exul ' e reditus mi sembra quella del Giuliari, op. eit. 95 : Anziché Raterio (ve- scovo di Verona) avesse di lontano portato il prezioso apografo (di Catullo) in Verona, piuttosto è da credere sei portasse via di qua nel 968, allor che espulso dalla sua sede vescovile, esulava lontano e riparavasi nel Belgio, R. SAnnADiNT LC' scoperte dei codici. 1 2 GLI SCOPRITOEI VERONESI (gap. I Nel primo trentennio del sec. xiv e propriamente nel- l'anno 1329 un altro Veronese, pure oscuro e che ci nascose perfino il nome, si trasse un'antologia da vari autori, che col titolo di Flores moralium autoritatum esiste nel cod. Capito- lare di Verona CLXVIII (155), In quegli autori ritroviamo Ca- tullo, scoperto dallo scrivano Francesco, insieme con altri, che figurarono fra le rarità di allora e dei secoli successivi, cioè: Tibullo, Varrone Be re rustica, V Historia Augusta, la Ro- mulea di Draconzìo, Cresconio Corippo, le Sentenze di Publilio Siro, le Epistulae di Plinio il giovine e il corpo delle Epi- stulae ad Att. di Cicerone, che comprendeva inoltre le Epist. ad Br. e ad Q. frj Tutte codeste opere dovevano appartenere alla biblioteca del Capitolo. Un contemporaneo del raccoglitore dei Flores, il prete Gio- vanni de Matociis, mansionario della Cattedrale di Verona, compose tra il 1306 e il 1320 la Historia imperialis, una va- sta cronaca, che va da Augusto a Carlo Magno, per la quale molte scritture sacre e profane ebbe a consultare.^ Ma i suoi dove mori '. Senza dubbio Raterio conosceva Catullo direttamente; ciò che di nessun altro si può dire fino alla seconda metà inoltrata del sec. xiii (cfr, le testimonianze nella citata edizione dello Schvvabe, p. XIII-XIIII), quando appunto il suo nome risorge e si ripropaga in Verona, Padova e Vi- cenza. È naturale quindi pensare che Raterio effettivamente se lo portasse seco in terra straniera e che di là tre secoli dopo un Veronese lo riportasse (reditus) a Verona. * Sul codice dei Flores cfr. D. Detlefsen in Jahrbùcher fur class. PM- lol LXXXYII, 1863, 552-553. Per gli estratti di Corippo cfr. <ì. Lovve in Bhein. Mus. N. F. XXXIV, 1879, 138 ss. per le Sentenze di Siro id. ib. ; 624-625; i Flores contengono 16 sentenze in più degli altri codici. Sugli estratti dalle Epist. di Plinio cfr. K. Lohmkyer in Bhein. Mus. N. F. LVIII, 1903, 467-471. Da Catullo estrasse tre versi, G.