Orchestra Dell'accademia Nazionale Di Santa Cecilia

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Orchestra Dell'accademia Nazionale Di Santa Cecilia stagione di musica sinfonica 2010-2011 AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA Sala Santa Cecilia Sabato 4 giugno - ore 18 - Turno A-A2 Lunedì 6 giugno - ore 21 - Turno B Martedì 7 giugno - ore 19.30 - Turno C Orchestra dell’accademia Nazionale di santa cecilia leonidas kAvAkos Direttore e Violinista Il concerto è ripreso dalla Terza Rete Televisiva e da Radio Tre Rai per successive trasmissioni © Yannis Bournias programma ludwig van beethoven (Bonn 1770 - Vienna 1827) Concerto in re maggiore durata: 45’ circa per violino e orchestra op. 61 Allegro ma non troppo Larghetto Rondò (Allegro) Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 durata: 35’ circa Allegro con brio Andante con moto Allegro Allegro. Sempre più allegro. Presto Beethoven in un ritratto di August von Kloeber del 1818 IL CONCERTO PER vIOLINO DI BEETHOvEN di Arrigo Quattrocchi La produzione concertistica di Beethoven non la- il Concerto per violino scia grande spazio al violino. Pianista di formazio- ne, ed affermatosi a Vienna negli ultimi anni del se- Data di composizione colo XVIII come virtuoso dello strumento a tastiera, 1806 Beethoven si dedicò allo strumento ad arco solo in Prima esecuzione Vienna, Theater an der Wien circostanze particolari. Al biennio 1790-92 – dun- 23 dicembre 1806 que ancora agli anni formativi di Bonn – risale un violinista frammento di un Concerto in do maggiore per vio- Franz Clement lino e orchestra, consistente in 259 battute che si Organico arrestano all’inizio dello sviluppo del primo movi- Violino solista Flauto, 2 Oboi, mento. Agli ultimi anni del secolo sono stati invece 2 Clarinetti, 2 Fagotti, 2 Corni, 2 Trombe, attribuiti i due Adagi per violino con un completo Timpani, Archi accompagnamento strumentale offerti alla casa editrice Breitkopf und Härtel nell’autunno del 1802; si trattava delle due Romanze per violino e orchestra, op. 40 e op. 50, che appartengono compiutamente al genere delle composizioni d’occasione. Il Concerto in re maggiore op. 61 è dunque la prima composizio- ne per violino e orchestra del compositore, risalente alla fine del 1806 e quindi contemporanea della Quarta Sinfonia, dei tre Quartetti dell’op. 59, del Quarto Concerto per pianoforte. È estremamente probabile che il Concerto sia stato composto per esaudire la richiesta di un solista di prestigio, il violinista Franz Clement (ventiseienne all’epoca della composizione, nonché direttore al Theater an der Wien), che aveva tra l’altro diretto la prima esecuzione della Terza Sinfonia e la ripresa del Fidelio. Secondo la testimonianza di Carl Czerny (Pianoforte-Schule op. 500), allievo ed amico del maestro, Beethoven avrebbe redatto la partitura in un lasso di tempo assai breve – come sembra confermare lo stato piuttosto disordinato ed incom- pleto dell’autografo – e la avrebbe terminata con appena due giorni di anticipo sulla prima esecuzione. Questa ebbe luogo a Vienna, al Theater an der Wien, il 23 dicembre 1806. Franz 7 Clement riscosse un successo personale, al quale non fu cer- to estraneo un “numero” straordinario, consistente nell’ese- cuzione, fra i primi due tempi del Concerto, di una sua Sonata per violino, suonato su una sola corda e imbracciato, oltretut- to, capovolto. Tuttavia – nonostante la differente testimonianza di Czerny – le recensioni dell’epoca si mostrarono severe verso la com- posizione. Scriveva la Zeitung für Theater dell’8 gennaio 1807: “È opinione unanime fra gli intenditori che [il Concerto] non manchi di bellezze, ma che nell’insieme appaia del tutto fram- mentario e che le infinite ripetizioni di passaggi banali possa- no facilmente ingenerare monotonia”. Al di là del parere di un singolo critico, la partitura incontrò nei decenni seguenti una scarsissima fortuna presso pubblico e esecutori; i successivi tentativi di imporre la composizione nel repertorio (ad opera Beethoven in alcuni disegni di Joseph di Tomasini, a Berlino nel 1812; Baillot, a Lipsia nel 1836) rima- Daniel Böhm e sero sostanzialmente senza effetto; fino a quando, nel 1844, Johann Nepomuk Hoechle (1825 ca). il tredicenne Johann Joachim la eseguì per la prima volta a 8 Londra sotto la direzione di Mendelssohn, dando CD l’avvio ad una trionfale riscoperta. La causa principale di questo misconoscimento deve Beethoven: Concerto per violino Mendelssohn: Concerto per violino essere individuata principalmente nell’essere il Con- Philharmonia Orchestra, certo op. 61 una composizione poco alla moda. L’af- London Symphony Orchestra Carlo Maria Giulini, André Previn fermazione, presso il “nuovo” pubblico borghese, direttori Itzhak Perlman violino del gusto “Biedemeier” aveva favorito la diffusione Emi 2010 di un tipo di concerto in cui il contenuto puramen- Beethoven: Concerto per violino te musicale e il ruolo dell’orchestra erano ridotti al Britten: Concerto per violino London Symphony Orchestra, minimo e l’interesse era concentrato unicamente Deutsche kammerphilharmonie sull’esibizione delle doti di “bravura” del virtuoso. Bremen Paavo Järvi direttore Lo stesso Beethoven, per favorire la incerta diffusio- Janine Jansen violino ne editoriale del Concerto, ne curò personalmente Decca 2009 una versione pianistica, provvista di quattro eclatanti Beethoven: Concerto per violino; Romanze nn.1 e 2 cadenze autentiche ma improntate a uno stile bril- New York Philharmonic lante, virtuosistico e quasi chiassoso. La proposta di kurt Masur direttore Anne-Sophie Mutter violino una “doppia versione” (violinistica e pianistica) della DGG 2002 partitura era venuta nel 1807 dal compositore Muzio Clementi, che, nelle vesti di editore, aveva promosso la secon- da edizione a stampa del Concerto, a Londra nel 1810 (ma non a caso anche la prima edizione, pubblicata a Vienna nell’agosto 1808 per i tipi del Bureau d’arts et d’industrie, aveva la stessa “doppia” destinazione). Il Concerto op. 61, invece, è opera aliena per la sua natura da eccentriche estroversioni. La scrittura solistica, innan- zitutto, mostra un deciso orientamento verso un fraseggio levigato ed elegante che, pur richiedendo un alto cimento tecnico, poco concede al virtuosismo puro: tende insomma più a coinvolgere espressamente l’ascoltatore che non a stu- pirlo. Anche il “problema” fondamentale posto dal genere del Concerto, ossia il rapporto che intercorre fra il solista e la compagine orchestrale, viene risolto da Beethoven in modo piuttosto dissimile rispetto ai Concerti per pianofor- te; non si tratta infatti di un rapporto conflittuale, che vede il solista porsi come netto antagonista verso l’orchestra. Il violino invece, pur mantenendo un forte profilo individuale, stabilisce con l’orchestra una intima complicità, che deriva 9 libri dalle pastose scelte timbriche dello strumentale, dall’assenza di marcate contrapposizioni dinami- Maynard Solomon che, dal rilievo concertante degli strumenti a fia- L’ultimo Beethoven. Musica, pensiero, to (avvertibile soprattutto quando gli archi siano, immaginazione. come all’epoca, in formazione ridotta). Carocci, Roma 2010 L’organizzazione formale del Concerto segue le linee Piero Buscaroli Beethoven principali degli interessi dell’autore nei primi anni Bur, Milano 2010 del secolo, dividendosi (come le Sonate op. 53 e 57, Ludwig van Beethoven il Quarto e il Quinto Concerto per pianoforte) in due Epistolario Voll. 1-6 Accademia Nazionale grandi blocchi, il primo stabilito da un movimento di Santa Cecilia/Skira, in forma-sonata, il secondo da un breve movimen- Roma/Milano 2008 to contemplativo che ha una funzione introduttiva rispetto al finale (in genere un Rondò). Tuttavia il contenuto musicale della partitura si allontana da quei caratteri che han- no fatto versare fiumi di inchiostro sul Beethoven “eroico” e “titanico”. Mancano all’opera 61 gli elementi essenziali di questa immagine: la pronunciata dialettica tematica e l’elabo- razione degli sviluppi. L’Allegro ma non troppo che apre il Concerto si basa infatti su due idee tematiche principali fra loro affini: la prima dal profilo discendente, la seconda ascendente, ma entrambe per gradi congiunti, con valori regolari, introdotte e supportate da un ritmo insistito di quattro “colpi” (il timpano solo per la prima idea, i violini soli per la seconda); ed entrambe presen- tate, nell’introduzione orchestrale, dal gruppo dei legni. Ap- punto nell’introduzione compaiono tutti o quasi gli elementi tematici che daranno vita al movimento; estremamente bre- ve, rispetto alle vaste dimensioni di questo, è la sezione dello sviluppo, e l’intero tempo si basa sulla elegante ripetizione variata del materiale di base da parte del solista e dell’orche- stra. La cadenza in genere eseguita, per tradizione, è di Fritz Kreisler (come anche quella del tempo conclusivo). Il secondo movimento consiste in un tema con variazioni, che non dà origine però a fantasiose trasformazioni espres- sive, e si svolge interamente in una ambientazione coerente; il movimento ha comunque una struttura eccentrica, ispirata al principio della “doppia variazione” propria di certi Adagi 10 di Haydn. Esposto dagli archi, il tema viene variato tre volte e con preziosi ornamenti dal solista, che presenta poi un se- condo tema anch’esso variato dopo una quarta variazione del primo tema. Dopo un’ultima riapparizione di questo, energici accordi degli archi e una incisiva cadenza del violino condu- cono direttamente al Finale. Si tratta di un Rondò che costi- tuisce la pagina più apertamente brillante della partitura; la struttura è quella consueta ABA-C-AB’A, che alterna un refrain ad episodi differenti. A moderare il carattere brillante del mo- vimento c’è un elemento stilistico peculiare:
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