Accademia Nazionale Di Santa Cecilia 15/16 Stagione Sinfonica

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Accademia Nazionale Di Santa Cecilia 15/16 Stagione Sinfonica 15/16 Accademia Nazionale di Santa Cecilia Stagione Sinfonica Auditorium Parco della Musica Orchestra Sala Santa Cecilia dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia sabato 4 giugno 2016 ore 18 - Turno A-A2 lunedì 6 giugno 2016* Lionel Bringuier ore 20.30 - Turno B direttore martedì 7 giugno 2016 ore 19.30 - Turno C Yuja Wang pianoforte *Il concerto è trasmesso in diretta da Rai Radio3 e ripreso dalla Terza Rete Televisiva per successive trasmissioni © Norbert Kniat/DG Prima parte durata: 15’ circa Zoltán Kodály (Kecskemét 1882 - Budapest 1967) Danze di Galanta Lento. Maestoso Allegretto moderato Allegro con moto, grazioso Allegro Allegro vivace durata: 18’ circa Maurice Ravel (Ciboure, Bassi Pirenei 1875 - Parigi 1937 ) Concerto per la mano sinistra in re maggiore per pianoforte e orchestra Lento. Andante - Allegro - Tempo primo Seconda parte durata: 21’ circa Maurice Ravel Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra Allegramente. Meno vivo. Al tempo Adagio assai Presto durata: 22’ circa Igor Stravinskij (Oranienbaum, Pietroburgo 1882 - New York 1971) L’oiseau de feu (L’uccello di fuoco) suite dal balletto op. 20 (versione del 1919) Introduzione L’Uccello di fuoco e la sua danza Variazioni dell’Uccello di fuoco Ronda delle Principesse Danza infernale del re Kascej Berceuse e Finale Zoltán Kodály in un palco dell'Erkel Theater di Budapest, dicembre 1962. le musiche di Kodály e Ravel di Mauro Mariani Le Danze di Galánta di Kodály Galánta attualmente si trova in Slovacchia, ma alla fine del diciannovesimo secolo era un villaggio dell'Impero Austro-Ungarico, abitato da ungheresi (che costituiva- no la maggioranza), austriaci e slovacchi, con una forte presenza di gitani: Zoltán Kodály vi visse dai tre ai dieci anni d'età, venendo per la prima volta a contatto con una danza popolare molto diffusa in Ungheria nell'Ot- tocento, il verbunkos, in cui la tradizione magiara si me- scolava con influenze viennesi, balcaniche, turche e so- prattutto gitane, tanto che gli etnomusicologi moderni non la considerano più un tipico prodotto ungherese. Kodály è stato un profondo conoscitore dell'auten- Danze di Galánta tica musica del suo Paese, da lui studiata sul campo insieme a Béla Bartók con i metodi della moderna et- COMPOSIZIONE nomusicologia, ma nel 1933, quando gli venne chiesto 1933 un pezzo per celebrare gli ottant'anni di vita della Filar- monica di Budapest, si ricordò di Galánta e dell'epoca PRIMA ESECUZIONE in cui la musica popolare non era per lui un oggetto di Budapest, studio ma un elemento familiare della vita quotidiana: 23 ottobre 1933 così, attingendo a quei ricordi ormai lontani e ricorren- DIRETTORE do anche a una raccolta di danze dei gitani di Galánta Ernö von Dohnányi pubblicata a Vienna intorno al 1800, scrisse un pezzo dai ritmi infuocati, dalle melodie trascinanti e dai co- lori sfavillanti, senza dimenticarsi di rendere il dovuto ORGANICO omaggio al virtuosismo dell'orchestra committente. Ottavino, 2 Flauti, Dovendo trasportare queste danze nella sala da con- 2 Oboi, 2 Clarinetti, certo d'una importante capitale europea, davanti ad un 2 Fagotti, 4 Corni, 2 Trombe, pubblico borghese che attendeva un pezzo festoso e Timpani, Tamburo piccolo, celebrativo, Kodály le rielaborò con la raffinata tecnica Triangolo, Glockenspiel, compositiva d'un maestro del Ventesimo secolo e le Archi arricchì di tutte le risorse d'una grande orchestra sinfo- Accademia Nazionale di Santa Cecilia 9 CD nica: il rischio d'una dicotomia tra il materiale folklorico e l'apporto del musicista colto passa in secondo piano Kodály: Háry János Suite, rispetto alla felice e scatenata girandola di temi, ritmi e Danze di Galánta, colori, trattati in modo brillantissimo e mai accademico. Danze di Marosszék Budapest Festival Orchestra La struttura formale è molto libera, sebbene il perio- Ivan Fischer direttore dico ritorno della prima danza possa adombrare un Philips 1999 rondò. Un'introduzione, basata su un motivo presenta- to prima dai violoncelli e poi dai corni, precede cinque Kodály: Háry János Suite, danze in progressiva accelerazione: un Andante mae- Danze di Galánta, stoso, dal tono nostalgico e appassionato; un breve Danze di Marosszék, Allegretto moderato, avviato da un saltellante tema del Concerto per orchestra, flauto; un grazioso Allegro con moto, caratterizzato dai Sinfonia in do Philharmonia Ungarica suoni acuti e tintinnanti di ottavino, glockenspiel, trian- Antal Dorati direttore golo e dagli armonici degli archi; un Allegro, in cui in rit- Decca 1994 (2 cd) mo sincopato (variazione della prima danza) è portato a una velocità scatenata; un Poco meno mosso, con un dialogo scanzonato e beffardo tra strumenti acuti e gravi. La coda, Allegro vivace, lancia alcuni dei temi pre- cedenti in un trascinante vortice ritmico, che sollecita al massimo il virtuosismo dell'orchestra. Per quanto ad un primo approccio si possa essere fuorviati dalle superficiali somiglianze non soltanto con le Rapsodie ungheresi di Liszt e con le Danze unghere- si di Brahms ma anche con tante altre composizioni di valore ben inferiore, in cui si rifletteva il gusto ottocen- tesco per gli aspetti pittoreschi ed esotici della musica gitana, nelle Danze di Galánta niente suona falso o este- riore, perché Kodàly non sfrutta il patrimonio della mu- sica tradizionale ungherese per fare incetta di souvenir folkloristici per un pubblico di bocca buona e dimostra ancora una volta di essere non soltanto «la più perfet- ta incarnazione dello spirito ungherese» ma anche «un grande maestro della forma [...], che scrive in modo molto concentrato ed evita la facile sensazione, la falsa brillantezza e gli effetti esteriori», come lo definì Bartók, in modo tanto sintetico quanto preciso. 10 Bringuier/Wang I Concerti per pianoforte e orchestra di Ravel Maurice Ravel, magico distillatore di colori strumentali, soltanto negli ultimi anni della sua attività fu tentato dall'idea del Concerto, forse perché la presenza di un solista avrebbe potuto avere come imprevista conse- guenza una limitazione di quello strumento completo e perfetto, ricco di infiniti tesori, che era per lui l'orchestra. Fu soltanto nel 1927 che cominciò a pensare a un Concerto per pianoforte e orchestra, in vista d'una tour- née negli Stati Uniti, poiché immaginava che un pezzo di tal genere sarebbe stato particolarmente gradito da un pubblico come quello americano, più ampio e "demo- cratico" di quello europeo, ma anche dai gusti più facili Maurice Ravel con il pianista Jacques Février, scelto e un po' circensi. Pensava anche al risvolto economico da Ravel per la "prima" di quest'operazione, perché l'avrebbe eseguito egli esecuzione francese del stesso, incassando il cachet di solista. Poi non ne fece Concerto per la mano sinistra. nulla, poiché considerazioni pratiche di questo tipo non CD stimolavano più di tanto un compositore d'aristocratica eleganza come lui. Dunque, alla sua partenza per l'Ame- “Ravel. Complete rica esistevano soltanto alcuni abbozzi del progettato Orchestral Works” Concerto e il lavoro non progredì molto neppure dopo Yuja Wang pianoforte Tonhalle Orchester Zurigo il ritorno in Francia, nella primavera del 1928. Lionel Bringuier direttore Ma nel 1929 il pianista austriaco Paul Wittgenstein, DGG 2016 (4 cd) che aveva perduto il braccio destro durante la guerra, chiese a Ravel di scrivere per lui un Concerto per la Concerto in sol; mano sinistra: la composizione di questo Concerto Concerto per la mano sinistra; risvegliò l'interesse di Ravel anche per l'altro, cosicché Le Tombeau de Couperin da allora in poi i due Concerti procedettero parallela- Martha Argerich, Michel Beroff pianoforte mente. Accurato e meticoloso fino al perfezionismo, London Symphony Orchestra Ravel si prese tutto il tempo necessario, cosicché il Claudio Abbado direttore Concerto in sol ebbe la sua prima esecuzione solo il DGG 1988 14 gennaio 1932, a Parigi, con Marguerite Long (cui è dedicato) al pianoforte e l'Orchestra Lamoureux, di- Ravel: Concerto in sol retta dall'autore stesso. Il Concerto in re maggiore per Rachmaninov: Concerto n. 4 Arturo Benedetti la mano sinistra, sebbene fosse stato iniziato dopo, era Michelangeli pianoforte già stato eseguito da Wittgenstein a Vienna qualche Philharmonia Orchestra giorno prima, il 5 gennaio 1932, con l'Orchestra Sinfo- Ettore Gracis direttore nica di Vienna diretta da Robert Heger. Queste furono Warner Classics 2015 tra le ultime composizioni di Ravel, seguite soltanto dalle tre chansons del ciclo Don Quichotte à Dulcinée, LIBRI portate faticosamente a termine nel 1933, prima che Enzo Restagno una misteriosa malattia debilitasse le capacità mentali Ravel e l’anima delle cose del compositore e lo costringesse al silenzio negli ultimi Milano, Il Saggiatore 2009 quattro anni di vita. Jean Echenoz Per quanto l'impronta di Ravel sia evidente in en- Ravel. Un romanzo trambi, difficilmente si potrebbero immaginare due Milano, Adelphi 2007 Concerti più diversi. Il Concerto in sol è lieve, scorrevole Maurice Ravel e spumeggiante, mentre il Concerto per la mano sinistra Lettere è drammatico, ha colori scuri e adotta la maniera "gran- A cura di Arbie Orenstein de", che in questo caso non significa magniloquenza e Torino, EDT 1998 grandiosità esteriori. Dopo aver guardato i principali studi pianistici per la sola mano sinistra (in particolare quelli di Camille Saint- Saëns), Ravel concepì per il Concerto in re maggiore per la mano sinistra una parte pianistica così abilmente scritta e così diabolicamente virtuosistica da rendere difficile credere che il solista usi una sola mano. "In un 12 Bringuier/Wang Concerto per la mano sinistra Concerto di questo genere - scriveva il compositore - è essenziale dare l'impressione di una scrittura non più COMPOSIZIONE scarna di quella per entrambe le mani. Per la stessa 1929-1930 ragione ho fatto ricorso a uno stile che è molto più vi- cino [rispetto al Concerto in sol] al tipo più solenne di PRIMA ESECUZIONE Vienna, 5 gennaio 1932 Concerto tradizionale". Questo Concerto si svolge in un movimento unico, ma DIRETTORE diviso in due parti distinte.
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