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Anno VIII N. 74 | Luglio 2019 | ISSN 2431 - 6739 I morti non muoiono, secondo Jim Jarmush. Still recording, al Ovvero: siamo tutti zombi! cuore del conflitto Con The dead don’t die/ I sempre premiate e il lieto fine era immancabile. morti non muoiono Jim Jar- segue a pag. successiva Il mio mitra è il contrabbasso che ti spara sulla mush aggiunge un’altra faccia, perla alla sua già preziosa che ti spara sulla faccia ciò che penso della vita, e incredibile filmografia, con il suono delle dita si combatte una battaglia, costruendo qualcosa che che ci porta sulle strade della gente che sa amare. può essere definita una Nei tuoi occhi c’è una luce che riscalda la mia anti-favola moderna. mente, Nel film ci sono infatti con il suono delle dita si combatte una battaglia, tutti gli ingredienti che ci porta sulle strade della gente che sa amare, Marino Demata della favola rovescia- che ci porta sulle strade della gente che sa amare. ta. Le favole che un tempo si narravano ai Gioia e rivoluzione (Fariselli, Tavolazzi, Tofani) da bambini si svolgevano in giardini fioriti, in Crac, Area, 1975 paesaggi stupendi e lussureggianti o in bei palazzi di principi azzurri. L’anti-favola di Ja- È dall’incipit che il film rmush si svolge in boschi abbandonati a se di Ghiath Ayoub e Sae- stessi e in un paesino immaginario, Center- ed Al Batal mette subi- ville (il momentaneo centro del mondo?) vera- to in scena le sue in- mente brutto, malgrado il promettente slo- tenzioni, mostra le sue gan che lo reclamizza, dove i primi edifici che credenziali. I due regi- vedi sono le pompe funebri, un riformatorio sti siriani conoscono le minorile con appena tre ospiti, la stazione di teorie del cinema, san- polizia, un motel sinistro come quello di Psyco no argomentare sul e qualche bar e piccolo negozio, veramente di linguaggio delle im- altri tempi, come ce ne sono ancora nelle parti Tonino De Pace magini, all’interno di più interne degli USA. Nelle vecchie favole i una prospettiva di ge- bambini sono minacciati da un orco o da una stre- nere come l’horror licantropico di Underworld. ga, ma alla fine la innocenza e la bontà venivano “Sono vostro padre” di Pierfrancesco Uva Non sarà casuale che proprio un film horror venga preso come esempio per una lezione di cinema, prima che le immagini, quelle che Camion di vite vendute e altre meno stanno nella loro testa, prendano avvio. Still re- cording, che sta per una incessante registrazio- Una storiella che mi raccontarono nei primi tempi che ne che ancora continua, è stato realizzato da due cineasti che credono fermamente nella facevo il bibliotecario potenza della macchina da presa, come testi- Già belle patteggiate Ira ‘e Deus, avevano assunto il compito, come monianza e come luogo di rifugio durante una da conducenti senza patto d’onore, di riportarci a casa tutti sani e guerra fratricida come quella della Siria. La ci- scrupoli oppure vite da salvi. “Da qui partiamo e qui torniamo pun- nepresa diventa, nella migliore tradizione dei salvaguardare. Quan- tuali”, davanti ai manifesti di Elena di Troia reportage, lo strumento insostituibile della co- do ero bambino, ses- (film classificato ‘adulti con riserva’ dal Cen- stante necessità di raccontare documentando; santa e passa anni fa, tro Cattolico Cinematografico) ancora stillan- ma è anche lo strumento per trasformare la re- il camion di Periculo- ti colla di falegname nella bacheca esterna del altà immaginata in presenza artistica, come su apriva la fila dei ‘42 salone parrocchiale. Passeggeri su quei ca- nel 1975 gli Area, sparando sulla faccia ciò che Natalino Piras che portavano i novi- mion avremmo attraversato il patente e la fo- pensano di quella guerra, perfino mettendola nantes al Santuario, in fondo alla valle dell’An- resta, la salita e la discesa, il burrone, su treme- in scena. Ghiath Ayoub e Saeed Al Batal lo fan- nunziata. Con ritorno in giornata, dopo il tri- ne, da ambo i lati che solo a guardarli veniva la no aumentando la dose di immagini, aumen- pudio della festa grande. Periculosu e come vertigine. Tutte queste sono cose cinemato- tando il racconto di superfetazioni, trasfor- lui Medelle, Chellerone, Pipinu, Artureddu e grafiche. Però noi allora non pensavamo a far- mando il processo compositivo del cinema in altri inforcavano in testa occhiali da sole, le diventare cinema perché quelle persone e unico movimento nel quale il racconto smette sembravano pronti a dare ordini prima della quei fatti erano già in sé film girati e montati, di essere per forza e per sempre lineare per di- battaglia di El Alamein, nessuno che non bell’e che pronti. Ma chi era, chi è, Ira ‘e Deus? ventare e assumere le vesti di un progressivo avesse già “caricato la colomba” con vino, bir- «Ira ‘e Deus è un segno di memoria. Ira ‘e montaggio istantaneo di frammenti. Il cine- ra, anice, villacidromurgia e abbardente. Eppu- Deus: stesso nome macchina e guidatore, en- ma di Still recording si fa quindi anche ossessi- re tutti noi, fatti sedere in cassone, su tavolacci trambi pericolosi. Il camion era un 42 antidi- vo e le sue immagini sembrano creare dipen- di cantiere a mo’ di banco, ci sentivamo sicuri luviano e quando cessava di rombare e saettare denza e lo spettatore insiste affinché quel flusso con loro. Perché loro, tutti archetipi e cloni di segue a pag. 4 segue a pag. 3

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segue da pag. precedente classici zombi dei film di Romero e di altri re- consumare: nel nostro caso caffè in uno dei Nell’anti-favola di Jarmush invece la bontà gisti cultori del genere, i due usciti dal cimite- bar del paesino. Ma con l’occasione sbranano non esiste più ed è stata sostituita dall’indiffe- ro di Centerville vagano alla ricerca di qualco- orribilmente due impiegate. Il fatto crea final- renza, dagli egoismi e dalla volontà di sopraf- sa, di tutte quelle cose che sono abituati a mente un grande allarme. Tutti si barricano fazione degli uomini sui propri in casa o nella rispettiva bottega, simili a tutti i costi. In questo mentre alla stazione di polizia quadro l’anti-favola non può ga- Cliff e Ronnie, assieme alla poli- rantire nessun lieto fine. E’ quello ziotta Minerva Morrison (Chloë che continuamente afferma Ron- Sevigny) pensano di girare la not- nie Peterson (Adam Driver), uno te in auto per controllare la situa- dei poliziotti protagonisti del film: zione. La situazione preoccupa “questa storia finisce veramente tutti. L’unica che mantiene la sua male”; tanto che l’altro poliziotto, calma è l’addetta alle pompe fune- Cliff Robertson (Bill Murray) do- bri, Zelda Winston (Tilda Swin- po aver sentito più volte questa ton), una orientale capace di mano- frase, gli chiede: “Ma perché dici vrare il katana in maniera mirabile e sempre così? Come fai a sapere che sarà molto utile nel recidere le che questa storia finisce male?” teste degli zombi, unico modo per Ricevendo una risposta che è una sbarazzarsene. In questo quadro, battuta che non vogliamo rovina- qui solo molto parzialmente illu- re ai futuri spettatori, che la strato, e che invece merita di es- ascolteranno direttamente ve- sere vissuto per intero dallo spet- dendo il film. L’inizio del film è tatore, si esercita tutta l’ironia e il veramente straordinario: i due sarcasmo di Jarmush che ben co- agenti di polizia, Cliff Robert- nosciamo. In primo luogo, sulla in- son e Ronnie Peterson sono da- credibile capacità che hanno avuto vanti al corpo di un animale gli uomini di distruggere, fino alle sbranato in maniera strana. estreme conseguenze, il pianeta, Verrebbe di incolpare il cosid- rendendolo irriconoscibile non detto Bob l’eremita (Tom Wai- solo paesaggisticamente, ma per- ts), che proclama la propria totale fino astronomicamente e antro- innocenza parlando con gli agen- pologicamente. Certo, data la si- ti a distanza, da dietro ad un al- tuazione nella quale già in questo bero. Si vedrà poi che Bob l’ere- momento si trova il nostro piane- mita è il personaggio chiave del ta, Jarmush non può certo essere film, una sorta di alter ego del re- accusato di catastrofismo. Ma in gista, che, proprio come Jarmu- questo film Jarmush fa di più: ci sh, assiste al disfacimento di que- porta per mano alla radice del sto mondo, scegliendo una via di problema. Gli uomini sono stati protesta singolare, ma compren- insaziabili, hanno consumato e sibile: appartarsi da tutto e da distrutto tutto quello che hanno tutti, vivere in totale isolamento a avuto a portata di mano, ovvero contatto con la sola natura. E ad tutto quello che la società dei un certo punto diverrà anche la consumi ha offerto/imposto loro. voce narrante del film. Intanto i I morti viventi, gli zombi, che va- due agenti comprendono che gano alla ricerca di qualcosa, di qualcosa di strano sta accadendo, quei prodotti (il caffè, le merendi- forse a causa dello spostamento ne, lo chardonnay, i prodotti più dell’asse terrestre a cui il pianeta sofisticati,) in realtà siamo noi. è stato sottoposto in seguito al La metafora di Jarmush è diretta- susseguirsi di danni e catastrofi mente rivolta a noi, vittime e a un causate dagli uomini. Il sole sem- tempo protagonisti della società bra non abbia più voglia di tra- dei consumi, dove il credo è ac- montare, gli animali si comporta- quistare, consumare, distruggere no in modo strano: i gatti vanno per poi di nuovo acquistare in un via e non tornano più, le mucche ciclo continuo e infinito. Siamo di un allevamento si spostano im- noi gli zombi sempre alla ricerca provvisamente in altra località, di qualcosa, insaziabili e inappa- cellulari ed orologi hanno smesso gati, incuranti di tutte le conse- di funzionare. La radio, con par- guenze e le catastrofi che nasco- simonia, parla di alcuni di questi no dalle nostre scelte. Il mondo eventi avvenuti in varie località, contemporaneo è diventato un ma tende a minimizzare l’accadu- orrore, proprio come la bruttissi- to: la parola d’ordine sembra es- ma e anonima Centerville, simbo- sere: la situazione è sotto control- lo ed emblema della attuale realtà. lo. In realtà è ben lungi dall’essere Questo mondo devastato dei mo- sotto controllo: durante la notte derni zombi non offre più nulla, due morti escono dalle rispettive se non calamità e distruzioni. tombe del locale cimitero. Come i Marino Demata 2 [email protected]

segue da pag. 1 questa concezione del lavoro di regia e continui, quelle sequenze vadano ancora di nell’imprinting che il film possiede gra- più al cuore del conflitto, al centro di ogni zie a questa elaborazione teorica che sa meccanica e ragione che ha dato vita a quella di pura e sincera spontaneità, di origi- guerra civile. È per questo che il film smette di naria volontà di utilizzare le immagini essere semplice cronaca o reportage per cari- in quel continuum vitale nel quale esse carsi della responsabilità di spiegare, provare stesse riprendono la forza e il vigore di a trovare la giusta chiave per raccontare la tra- una realtà vissuta senza mediazioni gedia. Still recording diventa quindi una ricer- elettroniche e quindi lontano da ogni ca, un esperimento di resistenza che si svolge freddo ragionamento preventivo, si an- per più di 450 ore, tanto il tempo del girato nida la sensazione della piccola rivolu- che i due registi hanno selezionato per arriva- zione di Still recording. I due autori sem- re alle due finali. Un film a suo modo rivelato- bra abbiano obbedito al dettato di re di verità che sembrano irrapresentabili ed è Godard che chiedeva di smettere di fa- forse per questo che sentiamo uno speciale re film che si occupano di politica, per calore in quelle immagini e nelle sue sequen- fare film politici. Il film di Ghiath ze. Perché rivela, svela, apre la strada verso le Ayoub e Saeed Al Batal lo è pienamente, insospettabili verità di quel frantumato quoti- non solo per la ricerca di autenticità diano in cui tutto può accadere. Ci accorgia- che ne definisce il profilo senza- com mo che la guerra diventa non solo lo scenario piacimenti, non solo per avere comun- dentro il quale l’instabilità delle vite diventa que compiuto una scelta anche politica una costante, ma dentro il quale alla vita stes- stabilendo il punto d’osservazione dei sa resta forte la necessità di esprimersi, di tro- fatti, ma anche per avere sperimentato vare una propria (fantasmatica) normalità. È un’altra possibilità, una specie di via di proprio questa esigenza di normalità che si fa fuga per il cinema e per l’esistenza stes- strada a dare forma agli incredibili episodi di sa pur dentro il clamore della guerra. cui i due registi ci fanno partecipi. Il surreale Se nell’incipit la lezione di cinema ha incontro con l’atleta che si allena sotto le bom- un senso è quello contenuto nella rac- be poiché convinto che nonostante tutto, tut- comandazione di impugnare una cine- ta la distruzione e i MIG che sorvolano minac- presa solo quando si è a conoscenza ciosi la città, lo sport come la vita non possono delle ragioni per cui si compie quel ge- fermarsi. O, ancora più forte, la tragedia per- sto. È proprio dentro questo cepita nel dialogo via radio, perfino pacato tra che va ricercata quella verità che se non i due combattenti di opposte fazioni. Oppure è splendore del vero, davvero poco, po- nella sequenza della piscina là dove, in mezzo chissimo ci manca. I due autori rispet- alla guerra, si trova anche il tempo per ballare tano questo principio che diventa la lo- una danza sensuale o per fumare con gli ami- ro identità di cineasti e lavorano durante ci, come se si fosse in un’atmosfera di vacan- il film per dare corpo e forma a quelle za. Ed è ancora la verità che sobbalza d’im- parole. Still recording se ne fa carico e ri- provviso quando al cecchino appostato e suona in ogni sequenza e in ogni ripre- pronto a sparare sul nemico arriva la telefona- sa il senso profondo di quella esigenza ta della madre che lo riporta immediatamente che ha spinto i suoi registi a dargli vita. in una dimensione domestica, necessaria- È per questa ragione che Still recording mente lontana da quel conflitto, ma al con- si fa testimone della via di fuga dell’ar- tempo pienamente immerso in quella realtà, te, dell’estemporanea necessità di mo- tanto da tenere il dito sul grilletto dell’arma strare il pur semplice ed elementare mentre chiede alla madre se va tutto bene. È la percorso artistico. Nel flusso di queste logica della realtà percepibile contro quella di immagini il senso di una forma di resi- una realtà quasi virtuale che il conflitto sem- stenza artistica contro la barbarie, in bra ispirare dopo la digestione di tante imma- quelle più esplicite il senso perfino in- gini dei videogame o delle tante altre di una fantile della forma espressiva basilare, realtà che appare simile, nella sua inspiegabi- il disegno e il colore, il pieno e il vuoto le logica, a quella dei giochi elettronici. È pro- nella gabbia da cui si vuole scappare. prio in quest’ottica che il film di Ayoub e Al Ma il film ci riporta all’assoluto della Batal sembra mutare le prospettive di sguar- guerra e in un finale teso come un thril- do rispetto al cliché degli altri film che abbia- ler si avvera una profezia wendersiana. mo visto sulla guerra. La cinepresa smette di Le immagini si colorano del sangue e la essere strumento utile a costruire il tempo macchina da presa, sfuggita al control- dell’immagine, della narrazione, per diventa- lo continua la sua vita, il suo viaggio re essa stessa costruttrice di una realtà conse- nelle immagini senza padrone, a regi- quenziale e (im)mediata. Ayoub e Al Batal strare ancora, a sparare sulla faccia, il sembrano togliere ogni filtro alle loro sequen- senso disordinato della guerra. Tutto si ze e le restituiscono nella immediatezza del chiude con una dedica a tutte le teleca- loro stesso divenire. Poco importa che ci ab- mere impugnate in ogni lotta, per que- biano messo quasi cinque anni a girare que- sto film così infinito che ancora conti- sto film, poco importa il tempo trascorso. Ciò nua, imperterrito a girare nelle nostre che resta e che si fissa è il senso di quelle se- memorie. quenze, il vero che troviamo in quella conse- quenzialità che diventa il nostro habitat. In Tonino De Pace 3 n. 74

segue da pag. 1 Smerciava e barattava di tutto: pentolame con la coperta nera e il bordo rosso, bastoni a capofitto per folli curve, risalito alle plaghe intatto e di seconda mano, scarpe appaiate di scopa e tamponi sturalavandino, berretti di superficie dentro la foresta, finalmente fer- e spaiate, pitali in ferro battuto smaltati a da signore, cilindri a tesa floscia e bonettes di matosi, era quel che era. Presentava ruote pe- bianco e quelli più moderni in plastica, metri vistosi quadri bianchi e neri, roba da sensali di rennemente consumate, copertoni che da tem- di pompa ed estratti contro il verme solitario, cavalli, altri invece di foggia piccola, a visiera po avevano perso la sagomatura. La cabina orci in terracotta, bottiglie in vetro scuro rientrata, da ficcare in testa oppure lasciare in sembrava una civetta posata sul davanti da e vetro chiaro, damigiane a volte rivestite equilibrio sulla nuca: come segnale di balente cui dipartivano sponde di legno roso e rabber- altre a pancia nuda, rafia e spago, barattoli arroganza, tipica di abigei e ladri di cavalli». ciato, tavole tenute da strisce di vernice indu- di pece e balsami per l’artrosi, gabbie per Quanta gente. Oltre il mito, trasformato, rita. I chiodi sporgevano a capocchia, martel- conigli e trappole per topi, campanacci per le torniamo alle vite da vendere e vendute, il lati storti sul legno. E giù altri strati di rossa pecore e sapone a blocchi, cordame e lenzuola camion di Ira ‘e Deus lo ritroviamo in molte altre vernice di fuoco striata a verde come un uccel- di sottomarca, scatole di diversa grandezza dimensioni cinematografiche. Penso al Giorno lastro di inquietante fiaba». Lo stesso camion per bottoni, aghi, filo attorcigliato di diversa della civetta, il film (1968) di Damiano Damiani che c’è nella Pentalogia della Resistenza degli gamma e grammatura, quaderni di scuola tratto dall’omonimo romanzo (1961) di Indios andini raccontata dall’im- Leonardo Sciascia. Nell’incipit, menso Manuel Scorza (1928-1983), il sicario Zecchinetta (un da Rulli di tamburo per Rancas (Re- grande Tano Cimarosa) spara a doble por Rancas, 1970) a La vampa- Salvatore Colasberna, presidente ta (La tumba del relampago, 1978). Il di una cooperativa, alla guida camion del tempo di Garabombo del suo camion. Poi, il corpo l’invisibile (1972), il secondo dei di Colasberna sul ciglio della romanzi (gli altri sono Cantare strada sterrata, passa un altro di Agapito Robles, 1976 e Il cavalie- camionista. Che vede e dopo una re insonne, 1976) ha un nome brusca frenata tira dritto. Come particolare: “Mi vedi ma non ci un ripetizione a rovescio della credi”. Ricorda i ’42 del tempo parabola del Buon Samaritano. di Periculosu ma anche del gio- Il giorno della civetta racconta del straio e cartaio Innanzieddu ‘e passaggio dalla mafia rurale a Maria Orune. E soprattutto, ci- quella degli appalti, con il dio nematograficamente parlando, cemento a far da referente. lui, Ira ‘e Deus. «Il guidatore Più tardi, nel film, il capitano “Il giorno della civetta” (1968) di Damiano Damiani scendeva dalla cabina gobba e Bellodi () che da sembrava pure lui una civetta subito indaga chiede a un in attesa di spiccare volo not- dipendente del fu Colasberna turno. Era un tipo sempre della e dei suoi fratelli come mai stessa età, forse cinquanta, for- loro si ostinino impastare se sessanta o settant’anni, me- usando antiquati sacchetti. dia l’altezza. Indossava panta- E il dipendente: “A noi non loni di fustagno scuro e una ce le affittano le autobotti, maglia mai smessa di lurido non ce le affittano!”. Spiega il sorcino, tra il grigio e il marro- maresciallo (Giovanni Pallavicino) ne. Niente berretto. I capelli al capitano che l’autobotte ai erano bianchi, ritti sulla fronte, Colasberna, antifascisti, l’hanno non ne mancava uno. Gli occhi fatta precipitare dal viadotto in lampeggiavano grifagni, una ra- costruzione. Naturalmente nessuno strelliera i denti, un cane latran- ha visto, nessuno ha sentito, nessuno te. Gesticolava iroso e agitato, sa. La solitudine di Colasberna, e del senza tregua. Non aveva bisogno “I vitelloni” (1953) di capitano Bellodi, come quella di di altoparlante. Bastava la sua vo- Salvatore Carnevale, sindacalista ce tonante a richiamare la clien- ucciso dalla mafia, neppure su un tela, donne soprattutto. Si diver- cassone di camion caricarono il tivano a provocare quella lingua suo corpo, narrata da Valentino acuta e tagliente. Ira ‘e Deus par- Orsini e dai fratelli Taviani lava un miscuglio di dialetti, di- in Un uomo da bruciare (1962). verse le variazioni timbriche. Ogni Quanta gente nei cassoni di due parole metteva una impreca- camion. Nei Vitelloni (1953) di zione e tre bestemmie, maledi- Federico Fellini, ai “lavoratori zioni e strali come punteggia- che lavorate” (mal tura. gliene incoglierà) fa il gesto Che il fulmine del cielo ti spacchi, dell’ombrello. Li ritroveremo gazzu! gli stessi tipi, comunisti duri e Ma io meno di mille lire non te lo puri, nella serie di Don Camillo posso lasciare quello che mi chiedi, con Fernandel e , e mille fucilate ti sparino contro! nell’amaro Totò e Carolina (1955) Prendere o lasciare, se non prendi di . Quanta vai a farti impiccare! gente nei cassoni dei camion. Mi perdoni signora ma guardare e Tante tragiche anticipazioni e non toccare è questa la regola porca ritorni, rovesci del diritto, i 355 miseria e bagassa ignoranza! “Totò e Carolina“ (1955) di Mario Monicelli. segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente un contadino nell’aia. Poi una delle Fosse Ardeatine, gli invaginati volta fatto il carico e insediatisi per Auschwitz, i desaparecidos i manovali sopra il mucchio nell’Argentina di Videla, nella Cina di rena nel cassone, prima di di Mao e nella Cambogia di Pol partire leggeva ora una pagina Pot. Vittime caricate al macello. della Bibbia, Vecchio o Nuovo Due le opere rappresentative Testamento, ora Gramsci e della parte e del tutto. Sono pure Marx. Poi pretendeva il capolavoro assoluto Roma di spiegare. Di buono c’era città aperta (1945) di Roberto che faceva tutto in fretta e Rossellini, così la bassa manovalanza che corre, prima di essere lo lasciava dire e fare, tanto falciata da una raffica, contro l’ora gliela pagavano lo stesso. il camion che le ha rapito il Una volta smesso di lavorare, marito e tutti i giovani presi nelle sentendo avvicinarsi la sua ora, retate dell’occupante nazista. Archimede Basoccu fece dono E quell’altro capo d’opera che è “Duel” (1971) di Steven Spielberg dei suoi libri e del camion alla Missing (1982) di Costa Gavras, biblioteca civica di cui diventò un grande e dolentissimo Jack funzionario reggente Giusto Lemmon alla cerca del figlio Dore, amico di vecchia data scomparso a Santiago del Cile di Curandero Eu. “L’ira di nei giorni del sanguinario Dio arriva per voi. Sappiate golpe della bestia pinochet. approfittarne”. Per far risaltare Quasi come i camion da cui la scritta, Curandero Eu e gli stalinisti fanno scendere gli Giusto Dore avevano dipinto a anarchici, triste fine li attende, pennello l’esterno del camion nel magistrale Tierra y Libertad! di colore a tratti color rosso (1995) di Ken Loach, al tempo sangue, a tratti verde, a tratti della guerra civile spagnola , blu, e pure colore di (1936-1939). A riscatto, c’è cane che fugge. Proprio come su il camion che trasporta mezzu di Ira ‘e Deus. Doveva Mussolini (Rod Steiger), “Vite vendute” - Le salaire de la peur (1953) di Henri-Georges Clouzot risultare, per chi riusciva a mascherato da soldato tedesco, verso il confine come principio che sempre si ripropone, scorgerlo, una vampata, una saetta micidiale, svizzero in Mussolini ultimo atto (1974) di Carlo lui, Ira ‘e Deus, nella foresta barbarica. «Il certe volte astore coddaventu, chiavavento, Lizzani. Nel camion tedesco sale un partigiano camion! Fu il bibliotecario Giusto Dore a altre volte aquila, quando cade forte e crudele per il controllo e riconosce subito il duce che dire di quanto fosse necessario un mezzo sulla preda. Il camion doveva risultare come fa finta di essere ubriaco. “Eccellenza Benito siffatto. L’ira di Dio arriva per voi. Sappiate un cavallo in corsa: avrebbe esaltato le ragioni Mussolini!” è lo scuotimento che il partigiano approfittarne. antidiluvianoL’ ‘42 era stato e le viscere della gente del Barbaric posada». opera nei confronti di chi ha portato l’Italia alla donato alla biblioteca civica di Jordi Gericò da È che il muso e il cassone di questi camion rovina. Sintomatico camion di vite vendute Archimede Basoccu di modo che con quello si sono come quelli di Duel, di Vite vendute, di che fa tornare alla memoria quando nella potessero distribuire i libri a gratis nei paesi quanto, come immaginario locale e immaginario risalita dalla Valle dell’Annunziata i camion di della foresta di Chentomines. Strana figura di collettivo, fa da trama alle narrazioni e alle Periculosu, Medelle e gli altri venivano fermati camionista e di appassionato di libri, questo visioni di chi reputa che il cinema sia ancora a Mamone, colonia penale all’aperto dentro cui Archimede Basoccu. Trasportava rena dall’alba una delle sette meraviglie del mondo. risultava il Santuario. Le guardie controllavano al tramonto al tempo del boom edilizio di Jordi che non ci fossero detenuti nascosti in cassone. Gericò, metà anni Sessanta. Per fare più Il camion era il camion e il suo mito fondante svelto aiutava pure lui i manovali con una avrebbe trovato come summa, come medium, pala doppia e a manico accorciato. Sembrava Natalino Piras

“Un uomo da bruciare” (1962) di Valentino Orsini insieme ai fratelli Taviani 5 n. 74

I dimenticati #55 Juan de Landa Artisti di ogni tempo e dalle case di produzione. Quando però, sfrut- Desano; e altre ancora. Nel drammatico El paese sono ricordati tando delle conoscenze, negli studios di Cul- proceso de Mary Dugan di Marcel del Sano e per un solo film; l’atto- ver City riuscì a presentarsi a Cecil Blount DeMille, Gregorio Martínez Sierra (’31), egli imperso- re spagnolo che oggi il grande regista, che per la Metro-Goldwyn-Mayer nava l’ispettore Hunt e lo fece anche nella ver- propongo lavorò in ol- allora svolgeva anche il ruolo di consulente, udi- sione originale, The trial of Mary Dugan di tre 110 pellicole, sia nel ta la sua richiesta d’effettuare un provino per Bayard Veiller. A farlo finalmente conoscere cinema del suo paese cantare nei film musicali gli disse perentorio: fu il filmCarcere (in spagnolo El presidio, ’31) di che in quelli statuni- - La tua voce m’interessa meno della tua faccia Ward Wing, da The Big House di Edgar Neville tense, inglese e italia- da bandito. - Grazie al fisico sgraziato ma al- (id.): Juan, a cui come al solito era stato asse- Virgilio Zanolla no, ma a dispetto d’in- quanto espressivo, infatti, di lì a poco Juan gnato un ruolo secondario, insisté per ottene- terpretazioni spesso maiuscole ha legato il esordì come attore davanti alla macchina da re quello di Butch, un assassino in carcere in suo nome a un unico personaggio, il Giuseppe presa, nel piccolissimo ruolo del sergente attesa della sentenza capitale, e alla fine la Bragana di di : spuntò; per l’occasione, volle apparire nei ti- Juan de Landa. Basco, nato il 27 gennaio 1894 toli usando il solo cognome della famiglia a Mutriku (in castigliano, Motrico: cittadina materna, come Juan de Landa. In The Big costiera del Guipúzcoa ai confini con la House, Butch era stato il bravissimo Wallace Vizcaya, dall’amenissimo porto, che oltre a Beery: ma il confronto con lui non gli fu im- lui ha dato i natali a una cospicua serie di probo, perché il personaggio si giovò molto gente di mare), Juan Crisóstomo Pisón Pa- delle rispettive fisicità: e nei paesi di lingua goaga y Landa era d’umile famiglia. Fin da spagnola la sua corposa caratterizzazione bambino manifestò una grande ansia d’av- gli guadagnò consensi e larga popolarità. Sul ventura: che a dodici anni lo portò a fuggire set egli conobbe l’attore Robert Montgo- di casa, aggregandosi a una compagnia di mery, che lavorava nella versione originale comici ambulanti: ma i genitori ne denun- del film, che divenne anche lui suo caro ami- ciarono la fuga ed egli, ripreso dai mikeletes (i co. Importante fu anche il melodrammatico militari dipendenti dal Consiglio municipa- La fruta amarga di Arthur Gregor e José Lo- le di Guipúzcoa), venne riportato dai suoi. pez Rubio (da Min and Bill di George G. Hill, Nel 1908 la famiglia si trasferì a Madrid, e nel ’31), dove, partner della caratterista Virginia ’12 in Sudamerica, prima in Paraguay eppoi Fábregas, Juan disegnò con bravura il prota- in Argentina, a Buenos Aires; qui Juan, cre- gonista maschile, il capitano di mare Bill; l’o- sciuto acquisendo la sua inconfondibile fi- pera si segnala anche per una curiosità: è l’u- sionomia (viso largo del contadino col sim- nico film americano nel quale, in una breve patico muso da bulldog, fisico robusto sequenza nei panni d’un barista, appare co- tendente al pingue, fare risolto e dinamico) me attore il futuro grande regista Luis si adoperò in diversi mestieri, senza tuttavia Buñuel. Sempre quell’anno, Juan ebbe una migliorare la sua fortuna. Tornato in Spa- particina in Cortigiana (Susan Lenox: Her Fall gna, cercò di sfruttare la sua bella e potente and Rise) di Robert Z. Leonard, con Clark voce baritenorile per farsi strada come can- Gruñón, in De frente, marchen (1930) di Edward Gable e Greta Garbo; anni dopo ricordò alla tante, e amando l’opera lirica, per studiare se- Sedgwick, versione spagnola del film Dough- stampa: - In questa pellicola in cui interpreta- riamente canto venne in Italia, a Roma. Nei boys diretto dallo stesso regista. Protagonista vo il padrone di una bisca tropicale e la Divina primi anni Venti debuttò come tenore a Na- nelle due versioni (in quella spagnola, accanto era un’orfana, alla Garbo dovetti dare un cal- poli nella Carmen di Bizet, e proseguì la carrie- alla bella Conchita Montenegro, anch’essa ba- cio. Cercai di non farle troppo male, ma il co- ra esibendosi con buon successo alla Scala di sca) era Buster Keaton. Basato sui ricordi pione prevedeva quello. Già allora era una Milano e in altri teatri italiani e tedeschi, otte- dell’esperienza di soldato vissuta in Francia donna ombrosa e si relazionava poco con gli nendo i migliori riscontri nel corso d’una dallo stesso Keaton, che interpretava un ricco altri. Fu quello l’ultimo film hollywoodiano del tournée nelle sale da concerto spagnole. In- ozioso arruolato quasi per caso e spedito in Nostro; perché, cessata la produzione di pelli- tenzionato a recarsi a New York per esibirsi al guerra, il film era un ottimo esempio di comi- cole in lingua castigliana, egli tornò in Euro- Metropolitan Opera House, grazie al celebre cità; sul set, tra Buster e l’esordiente Juan nac- pa, rimpianto dal regista e produttore Howard pittore Ignacio Zuloaga, amico di famiglia, que una bellissima amicizia. Quell’anno e nel Hawks, che vedeva in lui e altri attori spagnoli nel ’29 ottenne una lettera di raccomandazio- successivo seguirono per quest’ultimo nuove grandi potenzialità interpretative. Nel vec- ne per presentarsi al soprano valenciano Lu- presenze - comparsate o particine secondarie chio continente Juan riprese a recitare nel film crecia Bori, all’epoca una delle regine del tem- - in altre trasposizioni di film americani in El embrujo de Sevilla di Benito Perojo (1931), gi- pio del canto newyorchese e americano; ma lingua spagnola, girate dalla M. G. M. o dalla rato in studios francesi e tedeschi e con ester- una volta là il suo desiderio non andò a buon Fox: tra cui El Valiente di Richard Arlan (’30; da ni a Siviglia. E apparve in due produzioni in- fine. Qualcuno gli disse che ad Hollywood si The Vailant di William K. Howard), dove Juan ternazionali: La pura verdad (The Pure Truth, stavano apprestando le versioni in altre lin- fu un sergente di polizia; L’ultimo eroe di David ’31) di Florian Rey e Manuel Romero, girato gue, tra cui la spagnola, di molti film girati in Howard (in spagnolo El último de los Vargas, negli studios francesi di Joinville presso Pari- inglese: il cinema era appena divenuto sonoro id., da Last of the Duanes di Alfred L. Werker), gi, e Entre noche y día (Between Night and Day, e le pellicole a sfondo musicale abbondavano: dove interpretò il capitano dei rurali; Hay que ’32) di Albert de Courville e Fernando Gomis, dunque una voce come la sua avrebbe potuto casar al príncipe di Lewis Seiler (’31), remake di un film inglese realizzato negli studi Walton rivelarsi preziosa. Ormai privo di mezzi, per Passione di principe (Paid to Love) di Howard nel Surrey. Rientrato in patria, trovò modesto recarsi in California Juan si arrangiò a viag- Hawks (’27); Su última noche di Carlos Franci- spazio in pellicole come Una morena y una ru- giare come un vagabondo, compiendo un tra- sco Borcosque e Chester M. Franklin (’31), ver- bia di José Buchs ed El hombre que se reía del gitto lungo e periglioso. Una volta nella Mecca sione del muto poi sonorizzato The Gay Decei- amor di Benito Perojo, entrambe del ’33; il film della settima arte, penò molto per avere udienza ver di John M. Stahl (’26), nel ruolo di Aquiles segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente che l’impose di nuovo all’attenzione del vasto pubblico cinematografico in lingua spagnola fu Se ha fugado un preso (’34) di Perojo, che lo vi- de protagonista nei panni d’un carcerato. Da allora, e fino al ’37, egli apparve in una mezza dozzina di film spagnoli, tra i qualiEl secreto de Ana María di Salvador de Alberich (’36) e Al margen de la ley di Ignacio F. Iquino (’36), ispi- rato da un noto fatto di cronaca, l’assalto a un treno postale occorso nel 1924 in Andalusia. Intanto, nel luglio ’36 era scoppiata la guerra civile spagnola, che paralizzò molte produzio- ni in atto. In quel tragico periodo Juan si dedi- cò al palcoscenico con la compagnia del Tea- tro Lope de Vega di Madrid. Due anni dopo, Juan de Landa (Ossessione, 1943 di Luchino Visconti) con la Spagna straziata dal conflitto, si tra- sferì in Italia dove tornò al cinema. Il primo film a cui prese parte nel nostro paese fu un’o- pera di trasparente propaganda politica: Car- men fra i rossi di Neville (’39), girato nelle ver- sioni italiana e spagnola, diverse solo nel protagonista maschile, rispettivamente Fosco Giachetti e Rafael Rivelles. Juan aveva il ruolo di Amalio; Carmen era la compagna di Nevil- le, Conchita Montes, coautrice con lui della sceneggiatura, che narrava una storia d’amo- re tra due falangisti destinati ad essere uccisi dai repubblicani. Fu una produzione ita- Juan de Landa e (Ossessione, 1943) Juan de Landa e (Ossessione, 1943) lo-spagnola anche Il peccato di Rogelia Sanchez (’39) di Roberto de Ribon e Carlo Borghesio, dove Juan impersonò Massimo, il marito della protagonista, interpretata dalla francese Ger- maine Montero. Juan fu poi il meccanico An- tonio Scotto ne L’uomo della legione di Romolo Marcellini (’40); il pirata Bieco de la Muerte ne Il pirata sono io! di Mario Mattòli (id.), accanto a Macario; il rude impresario Bob ne La forza bruta di (’41); Goro in Giuliano de’ Medici di Ladislao Vajda (id.), dove ritrovò la Montenegro; Pietro Gozzani ne Il prigioniero di Santa Cruz di Bragaglia (id.); Sparafucile ne Il re si diverte di Juan de Landa e Michele Riccardini (Ossessione, Juan de Landa (La forza bruta, 1940) di Carlo Ludovico (id.), una versione filmica del Rigoletto di Ver- 1943) Bragaglia. di, dove però la musica faceva solo da contor- no; il minatore Pietro nel drammatico Oro ne- ingegner Sebastián; Il tesoro dell’Africa di John ro di Enrico Guazzoni e Camillo Mastrocinque Huston (Beat the Devil, ’53), dov’ebbe un picco- (’42); Faille in Tragica notte di Mario Soldati lo ruolo accanto a Gina Lollobrigida, Hum- (id.). Finalmente, Visconti lo chiamò per Os- phrey Bogart, Jennifer Jones, Robert Morley e sessione (’43), il primo film per il quale si parlò Peter Lorre; Un angelo è sceso a Brooklyn (Un an- esplicitamente di neorealismo. La storia del gel pasó por Brooklyn, ’57) di Vajda, in cui vestì i torbido amore tra Gino (Massimo Girotti) e panni d’un macellaio; e Faustina (id., ’57) di Giovanna (Clara Calamai), moglie insoddisfat- José Luis Sáenz de Heredia, con Maria Felix e ta del placido Giuseppe, venne descritta con Fernando Rey, dove impersonò Mefistofele. grande cura e realismo; nella parte del marito Dopo El día de los enamorados (’59) di Fernando tradito e ucciso simulando un incidente stra- Palacios lasciò il cinema e tornò ad abitare nel dale, Juan offrì un’interpretazione di straor- suo paese natale, dove amava andare a pesca- dinaria vivezza. Come patito dell’opera lirica re. Quattro anni prima, sessantunenne, si era rifaceva se stesso: tanto che, quasi sempre Juan de Landa, Robert Morley e Humphrey Bogart (Il sposato con María de los Santos, da lui chia- doppiato nei suoi film italiani dall’ottimo Ma- tesoro dell’Africa, 1953) mata affettuosamente Santita. Juan de Landa rio Besesti, quando ad Ancona Giuseppe par- l’amore di Ferruccio Cerio (’52), nei panni del morì a Mutriku il 18 febbraio 1968 per un tu- tecipa e vince un concorso di canto, fu davve- bieco usuraio Passadonato; e Hanno rubato un more al fegato. È sepolto a Madrid, nel Cimi- ro la sua bella voce baritenorile a interpretare tram di e con (’54), che lo vide nel tero de la Almudena. Nel 2004 José Miguel de la romanza «Di provenza il mare il suol» da La variegato ruolo del capo controllore Rossi, Amezketa gli ha dedicato una documentata Traviata di Verdi. In seguito, prese parte a vari prima severo e inflessibile poi dimesso e acco- biografia, Juan de Landa, actor, in versione bi- altri di film nel nostro paese: tra i qualiL’edera rato. Nel dopoguerra, Juan riprese a lavorare lingue (basco e castigliano), edita a San Seba- di Augusto Genina (’50), tratto dall’omonimo anche in Spagna e in coproduzioni interna- stián a cura della Euskadiko Filmategia (Fil- romanzo di Grazia Deledda, dove fu don Vir- zionali: spiccano Mi adorado Juan (’50) di moteca Basca). dis, un intenso sacerdote; La donna che inventò Jerónimo Mihura, in cui impersona il bizzarro Virgilio Zanolla 7 n. 74 Il gelido vento del nord Nell’Ottocento un ge- romanzo di vampiri della letteratura, Carmilla Bergman (1918-2007) e al suo inquieto viaggio lido vento nordico spi- di Joseph Sheridan Le Fanu o a toni apocalitti- nel vuoto dell’anima umana del XX secolo. ra dai paesi scandinavi ci come nella cruenta e crudele caccia alle Non è un caso che la sua carriera nella settima verso l’Europa centra- streghe di Dies irae (1943). Il vento nordico ci arte cominci con Kris (Crisi) film del 1945 con le. Henrik Ibsen (1828- ha portati finalmente al cospetto del massimo nelle orecchie ancora le assordanti esplosioni 1906), Edvard Munch rappresentante scandinavo al cinema: Ingmar della seconda guerra mondiale. L’uomo berg- (1863-1944) e Johan Au- maniano alza gli occhi verso il cielo e lo scopre gust Strindberg (1849- vuoto: “Bergman concepisce, cioè, l’allontana- Fabio Massimo Penna 1912) sentono nelle lo- mento di Dio dal mondo degli uomini come ro anime, come un abbandono del mondo (bassa epoca) da parte pesante fardello, il disagio e l’inquietudine di Dio, come trionfo della desolazione della vi- dell’uomo moderno che, al confine tra due se- ta, dell’assurdità di ogni proposito umano” coli, si trova di fronte al passaggio dalla civiltà (Guido Aristarco, L’utopia cinematografica, Sel- contadina a quella industriale, dall’uomo na- lerio editore, Palermo, 1984). Privo di certezze turale a quello tecnologico con tutti i cambia- e deluso nel suo desiderio di conoscenza l’uo- menti che queste novità comportano per lo mo di Bergman ripiega nel dubbio della fede stile di vita dell’umanità. Ibsen, in anticipo sui come sottolinea il cavaliere Block, impegnato tempi e con notevole sensibilità, avverte l’a- in una partita a scacchi con la morte ne Il setti- vanzare inarrestabile del femminismo con la mo sigillo (1956), affermando: “La fede è un tor- portata di stravolgimenti che questa rivoluzio- mento sapete? È come amare qualcuno che è ne culturale porta in un mondo maschio-cen- là nel buio e non appare mai per quanto forte trico: “In Ibsen lo scontro uomo-donna affiora lo chiami” ma lo stesso personaggio in prece- a poco a poco, spesso è tutto da leggere fra le denza aveva messo in dubbio l’esistenza di righe” (Roberto Alonge, Teatro e spettacolo nel Dio e aveva sostenuto: “Allora la vita è un atro- secondo Ottocento, Gius. Laterza & figli editore, ce orrore. Nessuno può vivere in vista della Roma-Bari,1988). Il suo Casa di bambola esplo- morte, sapendo che tutto è nulla”. L’approdo de, in un’Europa ancora ancorata a vecchie bergmaniano sembra essere la “solitudine on- certezze, con il clamoroso finale in cui Nora “L’Urlo” (1893-1910) del pittore norvegese Edvard Munch. tologica” (straordinaria definizione coniata rifiuta il suo ruolo di moglie, madre e figlia Olio, tempera, pastello su cartone. Galleria Nazionale di da Guido Aristarco). Abbandonata la ricerca per abbandonare il focolare domestico e cer- Oslo del divino Bergman trova sostegno nelle teo- care di realizzarsi pienamente come rie psicoanalitiche e la nevrosi diviene donna. Da parte sua Strindberg con- il centro di Sussurri e grida (1973), film in densa il malessere psicologico dell’uo- cui tre donne assistono una quarta che mo moderno attraverso il suo comples- sta morendo in un dramma psicologico so di essere (come scrive nella sua nel quale deflagrano nevrosi familiari e autobiografia) il “figlio della serva”, os- sensi di colpa. Uno scavo psicologico sessione che gli consente di incanalare profondo connota Persona (1966), opera la sua nevrosi di uomo moderno in una in cui le personalità di un’attrice diven- misoginia patologica che lo porta a ve- tata muta e della sua infermiera, che vi- dere la donna come un feroce tiranno vono da sole su di un’isola, finiscono (Il padre). Dal particolare del complesso con il sovrapporsi, con il confondersi. rapporto tra uomo e donna il dolore La protagonista Elisabeth, muta a cau- umano si fa assoluto e totalizzante nel sa di un trauma, rispecchia il significa- pittore Munch che ne Il grido (1893) to del titolo (persona in latino significa esprime tutta l’angoscia dell’uomo alla maschera) essendo una semplice ma- soglia del XX secolo. Il volto stravolto schera mentre la sua infermiera Alma della figura in primo piano esprime il (dal latino anima) è la sua anima, la sua sentimento di esistenza come dram- “La passione di Giovanna d’Arco” - La passion de Jeanne d’Arc, film muto più profonda e nascosta natura. Sussur- ma, di futuro percepito come un bara- del 1928 diretto da Carl Theodor Dreyer ri e grida e Persona testimoniano anche tro che si apre davanti ai nostri piedi. l’inesausta ricerca stilistica del regista Questa temperie culturale scandinava svedese che nel primo delimita i fla- nel Novecento prosegue nel cinema. Il shback con dissolvenze (in apertura e danese Carl Theodor Dreyer (1889-1968) in chiusura) rosse e, nel finale, viola mette, nel 1928, il suo marchio indelebi- mentre in Persona la pellicola in alcuni le nella storia della settima arte con La punti si spezza per dare spazio alle im- passione di Giovanna D’Arco. La straordi- magini di una mano trafitta da un naria sequenza di primi piani (con i chiodo, di un ragno, di un muro scro- giudici ripresi dal basso a sottolinearne stato prima di riprendere il normale l’aggressività e la pulzella ripresa dall’al- fluido scorrere del montaggio. Ma ora to a marcarne la fragilità) durante il il gelido vento del nord sta finalmente processo diviene un esempio ineludibi- passando e un timido sole si affaccia le per tutti i registi. L’animo inquieto di sulle strade di Roma lasciando spazio Dreyer poi inclina al macabro, all’im- al lento incedere di una indolente esta- mersione nelle zone inconsce della psi- te. che spesso con il ricorso ad atmosfere da incubo come in Vampyr (1931), opera oniri- “Dies irae” (1943) di Carl Theodor Dreyer. Il film è stato prodotto e girato ca che affonda le proprie radici nel primo in Danimarca durante l’occupazione nazista Fabio Massimo Penna 8 [email protected] La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati. Liberazione / Giovedì 2 febbraio 2006 La crisi del cinema italiano vista da Lisbona Il caso

Viaggio nella capitale portoghese alla scoperta dei ritardi e dei limiti nella diffusione all’estero dei prodotti culturali della penisola. Pochi giorna- li, pochissimi libri, quasi nessun film nostrano nelle sale lusitane

Seducente, luminosa, sobria e severa come una capitale del Nord, Lisbona accoglie i fo- restieri che vanno alla sua sco­perta e non sanno ancora che se ne innamoreranno. Il Mino Argentieri luogo comune­ turisti- co, che affilia i porto- ghesi agli spagnoli, è subito smentito da tratti caratteriali e storici che impediscono sciocche confusioni. E le curiosità da appagare sono parecchie. E’ inevitabile, tuttavia, che lo stra­ niero cerchi nelle edicole del centro le ultime notizie di casa sua. Anche gli italiani, che rice- veranno una delusione. Di giornali in altre lingue ce ne sono di ogni specie: tedeschi, spa- gnoli, inglesi, americani, svedesi, freschi­ di giornata e in mostra di primo mattino. E l’Ita- per accorgersi che sugli schermi portoghesi i film (inimmaginabile della no­stra Repubblica), lia? A raccontarla in pochissime copie ci sono italiani sono andati vieppiù rarefacendosi. che ha radici nella storia del Portogallo. Ed è la l’immancabile Gazzetta dello Sport e il Corriere Miguel, 27 anni, laureato in geologia, non ha controprova di un’apertura verso orizzonti della Sera­ e la Repubblica, che arrivano attorno granché da ricordare. Ha appreso che in Ita­lia vasti in cui più culture entrano in connessio- all’una e spesso si suppliscono­ a vicenda per c’è la mafia, ma le immagini che si sono im- ne. L’Italia rischia di essere tagliata fuori da colpa delle disfunzioni organizzative. Pochis- presse nella sua mente derivano ll padrino di questa disponibilità, per difetto di iniziativa e simo in confronto alla stampa degli altri pae- Coppola e non dai film di Rosi, Damiani, Pe- di in­terventi promozionali, per cecità politica si, una delle tante avvisaglie di una pre­senza tri, Ferrara, Giordana, Benvenuti. In televisio­ e a causa di contraddizioni che vanificano le che si sta stingendo. Se entrate nelle librerie ne, domandiamo, qualche film italiano si ve- speranze in una rifioritura ropea.eu­ Tornia- più fornite, non troverete romanzi e saggi di de? Raramente. Si trasmettono in prevalenza mo all’esempio del cinema. Stiamo vivendo autori italiani, eppure chi ac­quista libri in telenovelas brasiliane e portoghesi, serie ame- un paradosso per cui in un pezzo non irrile­ Portogallo non soffre di provincialismo. Per vante di Europa esiste una moneta­ unica, il cinema, le constatazioni­ non sono più con- Se non fosse per la programmazione della Cine- ma la circolazione dei film europei registra fortanti. Quello portoghese è un piccolo mateca della città, che propone ogni mese molte più dif­ficoltà di quante ne fronteggiasse­ mercato (dieci milioni di abitanti­ princi- produzioni del nostro paese, i portoghesi pense- nei decenni ‘50 e ‘60. Persino durante l’oc- palmente dislocati lungo la fascia costiera) cupazione tedesca - questo suona imba- e a do­minarlo sono gli americani, che la- rebbero alla cinematografia italiana solo per i razzante - la diffusione delle pellicole eu­ sciano uno spazio esiguo alla produzione film di Loren e Mastroianni ropee era meno risicata. C’è qualche nazionale ed este­ra. Una volta, le strettoie eccezione, ci sono le solite mosche bian- erano minori) a giudicare da quel che pensa e ricane. La nostra fiction è sconosciuta, anche che, i film dell’inossidabile ed eterna­mente rammenta la gente. Ne parliamo con Abaljo, se non si tratta di una grave perdita. A mante- giovane de Oliveira che vengono distribuiti in un impiegato ultrasessantenne che, appena nere viva l’attenzione per quanto di meglio ha Italia puntualmente nella metà di luglio­ in sa- gli si chiede dei fìlm italiani, si accende di espresso la cinematografia italiana, per fortu- le semivuote, bene ac­cetti e in evidenza sol- entusia­smo ed evoca i nomi di Marcello Ma- na, c’è la gloriosa benemerita Cinemateca che tanto al festival­ di Venezia. E ci sono co-pro- stroianni e di Sofia Loren e fi­nanche i “musi- ogni giorno proietta più film. Nel programma duzioni come II resto di niente di Antonietta De carelli” interpretati­ e cantati da Gianni Mo- di gennaio a raffigurare l’Italia ci sono Roma Lillo in cui prima attrice è Maria De Medeiros. randi, repertori e passerelle di altre stagioni, città aperta di Rossellini, Deserto rosso di Anto- Una nota amara si aggiunge­ al disastro, di cui sempre più lontane. La situazione si ripete nioni, Le avventure di Pinocchio di Luigi Comen- è vittima­ il cinema italiano e non ri­sparmia al- con Fernando, un tassista anziano che accop- cini, Siamo donne di Rossellini, Guarini, Vi- tre nazioni. Lentamente, progressivamente, pia Sofia Loren all’irresistibile e intramonta- sconti, Franciolini e Zampa. Un altro segno lo le manifestazioni linguistiche e culturali delle bile Totò e cita Mastroianni, soprattutto per la si coglie sui muri: manifesti a colori annun- varie identità nazionali­ incontrano crescenti sua ultima apparizione nel franco-portoghese ciano la messa in scena di Orgia di Pier Paolo barriere, intralci, ostacoli, pro­cedimenti di Viaggio all’inizio del mondo (‘97) di Manoel de Pasolini. Guardandosi attorno e giran­do, ci si marginalizzazione estrema mentre impazza Oliveira, un regista, egli commenta, impor- imbatte in una Lisbona imprevedibile, ove il la re­torica di una società dell’informazione­ in tante ma “complicado”. A Fernando il ci­nema passato si intreccia alle pulsazioni del fu­turo. corso di sviluppo frenetico, uno dei maggiori italiano piaceva perché, lo spiega, «era un fe- Il Centro Vasco de Gama, una città nella città, bluff della contemporaneità. nomeno, conteneva una realtà» mentre i film costruito in cinque anni da estrosi e geniali americani, a suo giudizio, sarebbero troppo architetti portoghesi, spagnoli e americani, è pieni di botti, sparatorie e inseguimenti. Basta una sinfonia avveniristica.­ E’ la testimonian- Mino Argentieri interrogare un esponente delle nuove generazioni za di una sapienza e rapidità costrut­tiva 9 n. 74

Un treno, un film # 3 La signora scompare di Alfred Hitchcock (1938) Non tutti i film in cui i indagare trova un prezioso alle- treni hanno grande ri- ato in Gilbert, un giovane e stra- salto sono ambientati vagante musicista col quale la su veri treni: ce ne so- sera prima in albergo aveva no alcuni dove i binari avuto un battibecco: dopo varie e i locali della stazione peripezie condite da colpi di sce- e le stesse vetture fer- na i due finiranno per individua- roviarie sono state ri- re e liberare Miss Froy, che, stor- costruite in studio; se dita da droghe e tutta bendata, Federico La Lonza quest’ultimi siamo por- sdraiata su una lettiga, qualcu- tati a ricordarli, significa che la trama è coinvol- no tentava di far passare per un gente e vi emergono la maestria del regista e malato da trasferire in una cli- degli attori. Tra i film di questa particolare ca- nica alla prossima sosta del tre- tegoria ha grande spicco La signora scompare no. Ormai il gioco si fa scoperto: (The Lady Vanishes) diretto nel 1938 da Alfred e risulta che tra i passeggeri agi- Hitchcock, che è la penultima opera girata dal sce un gruppo di spie guidato regista nel suo periodo britannico e forse la da una baronessa, interessati a Basil Radford, Margaret Lockwood e Linden Travers (The Lady Vanishes, più significativa. Tratto dal romanzoIl mistero far sì che Miss Froy, non solo 1938) della signora scomparsa (The Wheel Spins, 1936) semplice governante e in pos- della scrittrice gallese di gialli Ethel Lina Whi- sesso d’informazioni riservate, te (1876-1944; da un altro romanzo della quale non lasci il paese; costoro indi- il regista Robert Siodmark avrebbe poi realiz- rizzano il treno su un binario zato nel ’46 il famoso thrilling La scala a chioc- morto, presso cui un gruppo di ciola), la vicenda ha questa trama: un treno uomini in armi tenta di accede- che sta lasciando i Balcani diretto a Londra re alle carrozze, trovando una viene bloccato da una valanga di neve in un fiera opposizione da parte di villaggio dello Stato - retto da un dittatore - di Gilbert, Iris e molti viaggiatori. Brandika (nome di comodo nel quale, data la Prima di fuggire in un bosco re- delicatissima situazione politica d’allora, si trostante, Miss Froy, per scon- adombrava l’aggressiva Germania del Terzo giurare il fatto che ella non rie- Reich). Qui, in un modesto albergo, pernotta- sca a salvarsi, prega Gilbert di La signora scompare (Alfred Hitchcock, 1938) no i viaggiatori; la giovane Iris Henderson, memorizzare una melodia (la ereditiera attesa dal fidanzato con cui si deve stessa suonata la sera prima sposare, vi conosce un’anziana e affabile si- dall’ambulante assassinato), che gnora, Miss Froy, già governante e insegnan- una volta a Londra dovrà riferire te di musica, che dopo sei anni di permanenza esattamente al Foreign Office. a Brandika si appresta a tornare in patria. A Alla fine i passeggeri britannici notte inoltrata, un suonatore ambulante can- riescono a rimettere in moto la ta una serenata che Miss Froy ascolta attenta- locomotiva e il treno può sottrar- mente: poco dopo, senza che nessuno ne sap- si all’attacco riportandosi sul bi- pia nulla, lo stesso viene misteriosamente nario attivo, riuscendo a varcare strangolato. L’indomani, mentre sulla banchi- il confine dello stato. Giunti a na della stazione i passeggeri sono in attesa di Londra, Iris decide di rinuncia- riprendere il viaggio, Iris viene colpita da un re alle nozze e al fidanzato, or- vaso di fiori caduto da un davanzale, e viene mai innamorata di Gilbert, e si soccorsa da Miss Froy, che si trovava accanto reca con quest’ultimo a Whi- ad ella: questa siede con lei nello stesso scom- tehall, sede del Ministero degli partimento e la accudisce finché Iris non Esteri, per ripetere il messaggio prende sonno. Al suo risveglio, la ragazza non in codice; Gilbert scopre però la vede più: interroga gli altri compagni di d’averlo dimenticato: ma con Michael Readgrave e Margaret Lockwood (The Lady Vanishes, 1938) viaggio, ma nessuno si ricorda di averla vista. sua grande sorpresa lo ascolta d’un tratto ad Vanishes, che Frank Launder e Sidney Gilliat Stupefatta, Iris non si dà per vinta: e nel suo un pianoforte: a eseguirlo è Miss Froy, che per avevano scritto per il regista Roy William fortuna è riuscita anch’essa a Neill, ma la cui lavorazione, avviata in Jugo- sottrarsi agli sgherri del contro- slavia, si era resa problematica poiché l’argo- spionaggio di Brandika. Con- mento del film aveva causato problemi diplo- trariamente alle sue già ben ra- matici, e gravi ritardi nella produzione, così dicate abitudini, Hitchcock non da persuaderlo che Neill non fosse il regista conosceva il soggetto del film: indicato a dirigere l’opera. Hitchcock lesse la trovandosi quasi in scadenza di sceneggiatura (che peraltro differisce alquan- contratto con la Gainsboroug to dal testo del romanzo) e - lui, di solito così Picture, per la quale aveva l’ob- compassato - ne fu entusiasta: perciò Black fu bligo di girare ancora un film, lietissimo di affidargli la direzione del film. accettò il suggerimento del pro- Fin da bambino, ‘Hitch’ era un appassionato duttore Edward Black visionan- di trasporti: studiava gli orari ferroviari, amava do la sceneggiatura di The Lady segue a pag. successiva 10 [email protected]

segue da pag. precedente drogata tenta di disfarsi di Gil- moltissimo i treni e all’età di soli otto anni bert ed Iris, anziché puntare sul aveva già percorso tutte le linee tramviarie solito balletto del bevo-non be- londinesi. Nel cast, il ruolo di Miss Froy venne vo Hitchcock fece realizzare ap- assegnato a Dame May Whitty, una bravissi- positamente alcuni grandi bic- ma attrice teatrale che nel cinema si segnalò chieri, che dispose in primissimo anche per le sue interpretazioni in Notturno piano sulla scena, in modo che tragico di Richard Thorpe (’37), Il sospetto dello lo spettatore avesse costante- stesso Hitchcock (’41) e La signora Miniver di mente coscienza del pericolo in William Wyler (’42); quello di Iris alla bella cui si trovavano i protagonisti, i Margaret Lockwood, all’epoca appena venti- quali però si accostarono ad essi duenne ma già veterana dei set e stella della solo quasi al termine della se- casa di produzione; per Gilbert, Hitchcock quenza. Né mancò di alludere, aveva pensato a Robert Donat, ottimo prota- più volte, all’incresciosa situa- gonista del suo Il club dei 39, ma questi essen- zione politica internazionale: se do temporaneamente indisposto la sua scelta nella versione italiana del film cadde su un giovane e affermato attore teatra- l’illusionista Doppo, imputato le, il trentenne Michael Readgrave, che inco- della sparizione di Miss Froy in raggiato da John Gielgud lasciò temporanea- un’armadio dal doppio fondo, ri- mente l’Old Vic e debuttò con autorevolezza sulta spagnolo, nella versione Michael Readgrave e Margaret Lockwood (The Lady Vanishes, 1938) sullo schermo imponendosi per la naturalez- originale esso era italiano; la za e il suo fine umorismo, anche se il suo iper- dannosa assurdità del neutrali- perfezionismo non fu molto gradito da Hi- smo viene ben rappresentata nel- tchcock, che nella recitazione privilegiava la la poco attraente figura dell’avvo- spontaneità. Contrariamente a quant’era sta- cato, che sventola un fazzoletto to disposto con Neill, il film venne realizzato bianco poco prima di farsi ucci- in Inghilterra e tutto in interni, in cinque set- dere consegnandosi alle spie. timane dell’autunno del 1937: come ricordò Quanto al perfido professor Hitchcock nel corso di un’intervista rilasciata Hartz (interpretato ottimamen- a François Truffaut, esso fu girato con un bu- te da Paul Lukas), bisogna ricorda- dget ridotto, «nel piccolo teatro di posa di re che, dopo l’Anschluss, anche la Islington, su di una piattaforma di trenta me- Cecoslovacchia era stata incorpo- tri e con sopra un vagone», anche con l’utiliz- rata al Terzo Reich. Non rinun- zo di schermi di trasparenza e modellini. Di- ciando alla nota prerogativa di ap- stribuito dalla Metro-Goldwyn-Mayer, venne parire con un cameo nei suoi film, presentato a Londra il 5 ottobre del ’38 e poco inaugurata nel 1927 in The Lodger: dopo, il 1° novembre, apparve nelle sale degli A Story of the London Fog, ne La si- Stati Uniti. A dispetto delle premesse, The La- gnora scompare Hitchcock si fece Michael Redgrave, Dame May Whitty e Margaret Lockwood (La signora dy Vanishes ottenne pieno successo sia di pub- inquadrare intento a passeggiare scompare, 1938) blico che di critica, e impose finalmente il no- su un marciapiede della Lon- me di Hitchcock all’attenzione di Hollywood. don Station, con un cappotto Il geniale regista londinese apportò alla tecni- nero mentre fuma una sigaret- ca di ripresa alcune innovazioni. Per esempio, ta. Sapida contaminazione di nella scena in cui il professor Hartz, il neochi- una vicenda thrilling con ele- rurgo praghese che custodisce Miss Froy av- menti ironici, il film ha piena volta dalle bende, servendosi di una bevanda scorrevolezza e notevole effica- cia rappresentativa, a dispetto del fatto d’essere stato girato pressoché tutto in interni. Al successo ottenuto quando uscì si sono associati nel tempo i giudizi favorevoli manifestati dagli storici del cinema e i pare- ri spesso entusiastici espressi da alcuni cineasti. Il grande Or- son Welles affermò di averlo vi- Michael Readgrave e Margaret Lockwood (The Lady Vanishes, 1938) 3 sto ben undici volte, e Truffaut ebbe addirittura ad confessare: «Lo danno 35° posto nella lista dei cento migliori film bri- molto spesso a Parigi e capita che vada a ve- tannici del Novecento. Ad oggi sono ben due i derlo due volte nella stessa settimana; in cia- remakes dell’opera, entrambi con lo stesso tito- scuna mi dico: siccome lo conosco a memoria, lo del film di Hitchcock: il primo, che in italia- non seguirò la trama, osserverò attentamente no si chiama Il mistero della signora scomparsa, è il treno: se si muove, come sono i trasparenti, stato diretto da Anthony Page nel 1979, inter- se ci sono dei movimenti di macchina dentro preti Cybill Shepard, Elliot Gould ed Angela gli scompartimenti… Ma ogni volta sono tal- Lansbury; il secondo, diretto da Diarmond mente avvinto dai personaggi e dall’intreccio Lawrence nel 2013, interpreti Tuppence Mid- che non riesco mai a sapere come il film è co- dleton, Julian Rhind-Tutt e Keeley Hawes. struito». Non è un caso se nel 1999 il British Lockwood e Hitchcock in una pausa di lavorazione Film Institute ha inserito The Lady Vanishes al Federico La Lonza 11 n. 74 Scavando nell’underground, come una talpa nel sotterraneo... 2° parte D’altra parte a ritirare fuori tema: l’argomento impegnato è il cine- il contestato ma lungi- ma sperimentale dei decenni ‘60-’79, quasi un mirante primo pre- suo esatto opposto. La nascita della Coopera- mio assegnato alla sua tiva Cinema Indipendente veniva a felice- Tangente a quel festi- mente coincidere con un’altra grossa novità val di Montecatini ‘66, della scena filmica nazionale: l’inaugurazione Nuccio Lodato (ndr: in quell’anno pre- del «Filmstudio 70», aperto a Roma - via Orti sieduto da Gianni De d’Alibert, Trastevere, a due passi da Regina Tomasi) il diciannovenne Bacigalupo, come Coeli...- da tre cari amici tutti purtroppo non «Filmstudio 70», aperto a Roma -via Orti d’Alibert, lui stesso ha in più occasioni ricordato, si era più tra noi: Americo Sbardella, Annabella Mi- Trastevere, a due passi da Regina Coeli... presentato in compagnia di due anziane ed scuglio e Paolo Castaldini (cui poi si sarebbero elegantissime signore, nelle quali nessuno de- aggiunti, provenienti dalla natìa Spezia, Enzo quadro programmatico sulla cui base la Coo- gli astanti aveva saputo riconoscere niente Ungari e Fiorella Giovanelli: ma di questo ho perativa era nata. Ma nessuno possedeva il meno che Lillian Gish e la sua amica Anita Lo- in parte già raccontato). Il contenitore pareva dono dell’ubiquità, e le trasferte, al di là di os: massima diva dei decenni pionieristici (e fatto apposta per adottare anche quei conte- ogni problema di tempo e organizzazione del- non solo) la prima; grande sceneggiatrice per nuti: e l’incontro sarebbe stato reiterato e feli- la vita personale, costituivano ovviamente un muto e sonoro l’altra, vedova del regista John ce. Ma il problema principale della Cooperati- problema di costi che non sempre i pur altret- Emerson e autrice di quel Gli uomini preferisco- va era quello di espandersi oltre il pur centrale tanto volonterosi ed entusiasti organizzatori no le bionde che nel ‘53 Hawks, sia pure con e in fondo decisivo ambito della capitale: dif- locali, una buona volta via via individuati, era- scarsa convinzione personale, aveva imposto fondere e far vedere i film organizzan- all’attenzione mondiale (grazie anche al duo do il massimo numero di proiezioni Marylin Monroe/Jane Russell). Del resto possibili nel più largo raggio geografi- nell’ambiente della sua famiglia potevi imbat- co tracciabile. Non era proposito da terti come se niente fosse in Ezra Pound e Ol- poco: le copie a passo ridotto (16mm ga Rudge piuttosto che in James Jones: attor- per i più agiati e “professionali”; 8mm no vi ruotavano infiniti personaggi della per gli altri, proprio allora via via sop- cultura e del bel mondo internazionali, anche piantato sbrigativamente dal... positi- in ragione della clinica (“Villa Chiara”) diretta vo/negativo super8) erano per defini- dal padre medico, il dottor Giuseppe (1912- zione uniche oltre che costose; i modi 1999), che ha rievocato il tutto in un libro assai di farle viaggiare occasionali nel più bello, “Rapallo di ieri” (1^ ed. 1980; ultima: puro e risparmioso fai-da-te; il reperi- Campanotto, Udine 2016) ed è stato a sua vol- mento di realtà locali interessabili alla ta ricordato, con l’indimenticabile consorte, proposta e disponenti di uno spazio in anni più recenti, nella riuscita mostra itine- adeguato a veicolarle, tutt’altro che Nuccio Lodato, tra Tonino De Bernardi e Roberto Santagostino, molti rante “Il mondo di Giuseppe e Frieda Baciga- scontato. I gruppi degli autori aderenti anni dopo quelli descritti partecipa ancora alle presentazioni: qui di lupo. Cultura internazionale nella Riviera di erano sostanzialmente polarizzati, “Leçons de tenebres 2” e “3”, all’epoca ultimo film di De Bernardi, a Levante”. In un simile quadro venne naturale con qualche rara eccezione, in tre sole Tortona, 29 maggio 1991 (foto A. Busi, Archivio Circolo del Cinema a Massimo offrirmi davvero su di un piatto grandi città: Napoli, Roma e Torino. di Tortona). d’argento l’opportunità di intervistare la Gish, Ciascuno di loro amava comprensibil- la cui sorella Dorothy era stata a lungo pazien- mente accompagnare i propri lavori nelle se- no in grado di accollarsi. La necessità di supe- te di suo padre. L’incontro ebbe luogo al rate via via programmate e presentarli di per- rare il duplice vincolo aguzzò l’ingegno: i “co- Grand Hotel Bristol di Rapallo nel pomeriggio sona al pubblico, anche per diffondere il operanti” cominciarono a congegnare serate del 13 settembre 1967: data scolpita nella me- miste, nelle quali si presentavano film diversi moria. Mi ero preparato accuratamente per di differenti film makers (di prammatica quanto allora possibile (il boom della risco- adottare tale designazione, guai!), e a ricerca- perta del muto era ancora ben di là da venire: re corrieri-presentatori anche estranei al di- si andava a colpi di pionieri, Sadoul, Paolella, retto... film making. Il mio personale interesse Turconi...) e il nostro tramite faceva da impec- per quella libera sperimentalità, unito all’inte- cabile interprete. Avevo l’improntitudine di sa con Bacigalupo, ed estesa per suo tramite a rivolgere domande alla protagonista di Nasci- Leonardi e De Bernardi, mi fece comprendere ta di una nazione e Giglio infranto senza ancora in quel pur ristretto novero. Avevo cominciato avere visto un metro di cinema di Griffith! Ri- del resto, di mia iniziativa, addirittura ad im- letta dopo la scuola griffithiana spinta, -fre piantare un lessico schedario filmografico per quentata nel decennio successivo presso la Ci- autore riguardante il movimento: pareva im- neteca genovese promossa dal geniale delirio boccare la via di una pubblicazione che finì di Angelo Humouda, il questionario rivolto per non aver luogo. Tra le molte proiezioni all’immensa attrice appare fatalmente ancora presenziate/presentate, alcune mi sono rima- più ingenuo e manualistico: ma all’epoca la ste più nette nella memoria. Una genovese, al- cosa aveva un suo benintenzionato se pure la non più esistente “Saletta Mondadori” nel velleitario senso. Ricordo con commozione sotterraneo dell’allora centralissima libreria che il grande Ugo Casiraghi, parecchi anni omonima, dove Tonino De Bernardi, secondo dopo, volle dedicargli un paio di suggestivi ar- il suo stile dell’epoca, non si accontentò di dar ticoli per il quindicinale Italifono di Fiume luogo ancora una volta a proiezioni multiple «Panorama» di cui era abituale collaboratore. su più schermi, allora più sorprendenti di quanto Ma la predilezione per il muto mi sta dirottando segue a pag. successiva 12 [email protected] segue da pag. precedente senatore Roffi, come Fink aveva facilmente Poetiche non sarebbero oggi, ma superò se stesso af- previsto, “intervenendo nel dibattito” ebbe a fiancandovi accompagnamenti musicali -che raccomandarmi pubblicamente di riferire selezionava di volta in volta, discografica- agli autori che indegnamente rappresentavo Vivere mente, con la sua competenza musicologica tutta la sua disapprovazione: anzi... riprova- da allievo di Massimo Mila- e letture parallele zione! (Temo di aver concluso con un som- eseguite personalmente, in un accostamento messo “riferirò” o simile, invano abbozzando di rara felicità (i film appartenevano alla serie prima una tenue difesa respinta con perdi- Dèi, se la memoria non inganna). Un’altra a te…). C’erano anche occasioni private di pro- programma multiplo, in una stupenda notta- iezione, come quelle che si svolgevano a Geno- ta estiva, alla sommità del castello allora de- va, nell’ospitalissima casa, in via Montallegro, nominato di San Giorgio a Portofino, con gli di Anna Bontempi e Martino Oberto, a loro spettatori seduti alla meglio sulle barche rove- volta film makers genialmente provocatori, sciate occasionalmente raccolte nel suo piaz- oltre che factotum della bella rivistina altret- zale. Confermava autorevolmente l’illusoria tanto privata “Ana Etc.” e mentori antesigna- È passato tanto tempo ma allora diffusa convinzione che il vero cine- ni del ritorno di Pound in Italia. Alle serate Vivere ma non avesse bisogno delle sale e delle stret- non era inusuale la presenza silenziosa di Re- È un ricordo senza tempo toie commerciali produttori-distributori-e- nato Mambor accompagnato da Paola Pitago- Vivere sercenti, ma potesse autonomamente proporsi ra. O quelle, al contrario, in ambienti pubblici È un po’ come perder tempo davvero ovunque. Ma un ricordo proverbiale è decisamente impegnati, dove si potevano pa- Vivere e sorridere quello di una trasferta in autunno avanzato a ventare reazioni non dissimili dalle ferraresi, Ferrara: due o tre serate consecutive con pro- come ad esempio quelle ospitate, nella stessa iezioni al Palazzo dei Diamanti. Per un laure- città, presso la leggendaria “sala chiamata” del Vivere ando in lettere di provincia e non particolar- porto, proprio sotto la Lanterna, gestita dagli È passato tanto tempo mente dotato di peculio, un’autentica pacchia. scaricatori della Compagnia Unica Merci Va- Vivere Organizzazione istituzionale, coinvolgente rie, di cui era instancabile organizzatore cul- È un ricordo senza tempo l’ente locale ferrarese che ne era forse anzi il turale cinefilo il grande -in tutti i sensi…- Vivere diretto promotore. L’interlocutore-anfitrione Giorgio Garré. Una particolare full immersion È un po’ come perder tempo era il più volte già senatore Mario Roffi, inse- in un analogo ambiente si registrò la domeni- Vivere e sorridere dei guai gnante ed ex-assessore alla Cultura nello stes- ca pomeriggio nella quale fui incaricato di ac- Così come non hai fatto mai so capoluogo padano, autorevole esponente compagnare Celestino Elia (l’unico “parigino” E poi pensare che domani sarà sempre meglio del PCI. Arrivo nel tardo pomeriggio: trovo ad aderente alla CCI, come parigina davvero era Oggi non ho tempo aspettarmi, gradita sorpresa, alla stazione l’a- la sua incantevole consorte Huguette) a Savo- Oggi voglio stare spento mico-maestro Guido Fink. C’è una tale nebbia na, dove il Circolo coordinato dal mitico Mir- che quasi non lo distinguo nello stesso sotto- ko Bottero accolse i suoi peraltro assai interes- passaggio ferroviario mentre mi viene incon- santi, per quanto oggi purtroppo dimenticati, Vivere tro. E’ piuttosto divertito: sei sicuro -mi chie- Onagre, Ipotesi e Guache. Celestino era anche il E sperare di star meglio de- che ci sia compatibilità tra la proposta corrispondente dalla capitale francese dell’al- Vivere della CCI e la linea culturale del Comune ospi- lora favoloso «Sipario» mensile assemblato da E non essere mai contento tante? Siamo sullo scorcio degli anni Sessan- Franco Quadri per Valentino Bompiani, e Vivere ta: Guido sta per lasciare Aristarco e «Cinema questo facilitava i rapporti: non a caso la rivi- Come stare sempre al vento nuovo», ed è troppo intelligente e colto per sta mi avrebbe coaffidato due inserti speciali Vivere, come ridere non godersi, pregustandola, la situazione nel- proprio su NAC e under italiano. L’ambiente la sua città, che ama e conosce come le proprie savonese era proprio in quegli anni il nido di tasche. Gli rispondo che non sarebbe la prima partenza di quel clan amicale che avrebbe Vivere, vivere né l’ultima volta in cui mi ritroverei a ricevere quasi rivoluzionato la ricezione del cinema e Anche se sei morto dentro qualche pomodoro metaforico, meno contun- della tv in Italia, in qualche modo tutti almeno Vivere, vivere dente quindi di quelli che mezzo secolo prima parzialmente “allevati” da Bottero: Aldo Gras- E devi essere sempre contento venivano indirizzati ai futuristi dal pubblico so, Carlo Freccero, il mio compagno di univer- Vivere, vivere che non ne coglieva la provocazione, e in ogni sità Tatti Sanguineti (sarebbe poi venuta la È come un comandamento caso... non sono io l’autore dei film. Mi ospita- successiva generazione dei Fazio, Buccheri e Vivere o sopravvivere no signorilmente all’hotel Astra, dove tra l’al- Fiaschini). Elia avrebbe poi avuto un robusto Senza perdersi d’animo mai tro incontrerò casualmente Adriano Aprà, che avvenire di lavoro addirittura in Australia, E combattere e lottare contro tutto contro per buona misura è in compagnia di Olimpia prima di rientrare in patria. Ma la scena non Oggi non ho tempo Carlisi (i miei canoni sulla bellezza femminile si limitava all’orizzonte italiano, come i maso- Oggi voglio stare spento subiscono in pochi attimi una revisione/ag- chisti tra i lettori potrebbero constatare in giornamento radicale!). E’ infatti in città ed è un’eventuale successiva puntata: e in Liguria scesa in quell’hotel la troupe di Franco Rossi e altrove ne succedevano, allora, di cose... Vivere, vivere, vivere che sta girando Giovinezza giovinezza: ma non Coinvolgendo direttamente, di persona, nomi E sperare di star meglio posso ovviamente immaginare di essere incon- del calibro di P. Adams Sitney, Peter Kubelka e Vivere, vivere, vivere sapevole testimone dell’incubazione dell’im- lo stesso Gregory Markopoulos con Robert E non essere mai contento mediatamente successivo Olimpia agli amici, Beavers. Per ora chi abbia letto può tirare però Vivere, vivere, vivere opera prima, unica ed ultima di Adriano, della il fiato: se ne riparlerà dopo le vacanze. E restare sempre al vento visita al cui set ho pure già scritto qui. Le sera- A vivere e sorridere dei guai te ai Diamanti non avrebbero naturalmente Nuccio Lodato Proprio come non hai fatto mai goduto di un pubblico entusiasticamente ple- E pensare che domani sarà sempre meglio biscitario: era ancora prevalente, in quell’am- Vasco Rossi, Tullio Ferro, Massimo Riva biente, anzi, l’intento di chiedere al cinema co- La 1° Parte è stata pubblicata nel precedente nume- sa “avesse da dire” in senso progressista, e lo stesso ro 73 del 1 giugno 2019 (Vivere è tratto dall’Album “Gli Spari Sopra” 1993) 13 n. 74 Il trapezio della vita (1957) di Douglas Sirk Un trastullo che ogni da Douglas Sirk: come è stato detto a proposi- ménage à trois: un pilota, eroe di guerra pluri- tanto adoro fare è to del film (non ricordo da chi), “Personaggi decorato sul fronte francese, Roger Schu- quello di tirar fuori dai perdenti in ambienti marginali con lezioni di mann (interpretato da Robert Stack, dal volto molti scaffali della mia regia”. La storia ha luogo a New Orleans – che perennemente malinconico, tormentato, irre- biblioteca casalinga un nel romanzo faulkeriano si chiama New Va- quieto), che si guadagna da vivere, e rischia capolavoro letterario - lois, ma rimane perfettamente riconoscibile: spesso la morte, con il volo acrobatico durante uno di quelli veri davve- con i suoi festini, le sue bande musicali e i suoi le varie “Fiere dell’aria” che vanno facendosi ro - e rileggerlo, riguar- carnevali, la sua cucina Cajun – a metà degli nella Louisiana del tempo; sua moglie La Ver- Stefano Beccastrini dando più o meno anni Trenta e quindi in piena Grande Depres- ne, una bellissima femmina che attira gli uo- nello stesso tempo il bellissimo film, se tale è sione. Un cronista (l’interprete è Rock Hud- mini in maniera stupefacente (ella appare di davvero, che un grande regista cinematograf- son, attore largamente utilizzato da Sirk) alla una bellezza straordinariamente statuaria e, ico ne ha tratto, confrontando somiglianze e ricerca di storie appetibili ai lettori di bocca nel film, si rivela davvero un’ottima attrice: cambiamenti. Giorni fa, i due oggetti di ques- buona giunge in un piccolo e sgangherato ae- l’interprete è una eccezionalmente moderna ta prova, vi assicuro alquanto divertente e for- roporto, dove fa la conoscenza dei protagoni- Dorothy Malone); e il sospetto amante (l’inter- mativa, sono stati il romanzo di Wiliam sti di un curioso e piuttosto imbarazzante prete è Jack Carson, che interpreta il pilota/ Faulkner - assieme a William Shake- meccanico che si dice sia il vero padre speare e a James Joyce, il forgiatore del piccolo figlio dei due coniugi, a sua dell’inglese più arditamente magnifico volta interpretato da Cristopher Ol- dell’intera letteratura angloamericana, sen, il quale aveva già girato L’uomo che esempio raro di meraviglioso “speri- sapeva troppo di Alfred Hitchcock nel mentalismo modernista” (secondo ruolo del figlio di James Stewart e Do- quanto afferma il suo attuale miglior ris Day). Lo scoop non tarderà a giun- traduttore italiano, Mario Materassi) - gere perché, gareggiando su un vec- intitolato Pylon, del 1935. Uscito in Ital- chio «monoguscio» molto simile a ia con il titolo Oggi si vola nel 1937 e suc- quello che lo stesso Faulkner possede- cessivamente, nel 2009, con quello, va, Roger - che ha finalmente trovato il appuntro più filologicamente corretto, coraggio di confessare il proprio amo- di Pilone. Il film, del 1957, ha per titolo re alla moglie, la quale fa altrettanto - originale The Tamished Angels, circol- troverà la morte nelle acque di un la- ante in Italia con il titolo Il trapezio della go, ove finisce con il gettarsi per non vita, di Douglas Sirk, il cineasta tedesco causare vittime, magari persino sua che ha saputo realizzare, negli Stati moglie e suo figlio, tra i propri spetta- Uniti ove s’era esiliato a causa del na- tori. Il film utilizza un bianco e nero zismo, i più folgoranti, profondi, strap- inusuale per Sirk, il quale a partire palacrime in senso buono e positivo dagli anni Cinquanta si è sempre ser- dell’intera storia del cinema (personal- vito della pellicola a colori. In tal caso, mente, adoro quale piacere sublime appare di grande efficacia la fotogra- quello di abbandonarmi alle lacrime fia di Irving Glassberg, che fu definita durante la visione, meglio se solitaria, giustamente (ma non ricordo da chi) di un film americano del maestro “corposa e malinconica”. Alla fine del Douglas Sirk!). Il film - di cui William film il giornalista, innamorato di La Faulkner, esperto narratore, consider- Verne, la salva dai molti che vorrebbe- ava la sceneggiatura di George Zucker- ro approfittare della sua vedovanza e mann quale il miglior adattamento la mette su un aereo, con il figlio, af- cinematografico dei propri testi letter- finché tornino a casa. Forse si ritrove- ari - racconta la vicenda d’un cronista ranno, un giorno...Il romanzo e il film di nome Burke il quale, nella Louisiana sono, logicamente, sia cose alquanto degli anni Trenta piena di sbandati e diverse sia cose alquanto simili. Il film cercatori di fortuna, avvicina, per è una profonda, dolente, incerta storia scriverci sopra un servizio d’interesse d’amore battuta dal vento della della per il grande pubblico affamato di modernità, del sessismo, del freudis- pettegolezzi, un pilota pluridecorato mo. Il romanzo è una sorta di strano della Prima Guerra Mondiale che ha co- trattato antropologico sulla nostra ep- nosciuto con la sua famiglia. Frequen- oca, sul nostro stile di vita, sulla nostra tando il pilota - che si guadagna da vi- civiltà. Confesso, comunque, che ho vere facendo delle gare aeree spesso pianto molto - e silenziosamente - e piuttosto pericolose - e la sua splendi- che da tanto tempo ciò non mi capita- da moglie La Verne, Burke finisce con va, vedendo un film. Sono stato anche l’innamorarsi della donna e al contem- spinto a rileggere il romanzo di Faulk- po scopre, e sceglie di narrare, la vera, ner, che non conoscevo in questa più complessa, ambigua natura del rap- recente versione. Queste occasioni so- porto fra i due coniugi, la cui reciproca no la “manutenzione permanente” relazione si rivela man mano alquanto della nostra mente e della nostra ani- enigmatica, ambigua, misteriosa. Sia- ma e io credo che il cinema, alla fine, mo in presenza di uno dei melodram- debba servire proprio per questo. mi più sobri ma anche più cupi tra i Una scena del film “Il trapezio della vita” - The Tarnished Angels (1958) di Stefano Beccastrini molti, e quasi tutti grandiosi, realizzati Douglas Sirk 14 [email protected] Le Grand Bal Regia di Laetitia Carton. Genere Documentario - Francia, 2018, durata 95 minuti. Distribuito da Barz and hippo

Lodo la danza perché libera l’uomo dalla pesantezza delle cose e lega l’individuo alla comunità. Lodo la danza che richiede tutto, che favorisce salute e chiarezza di spirito, che eleva l’anima. (Sant’Agostino).

Il santo di Ippona avrà raggiunse il momento di maggior diffusione sicuramente influen- nella Francia dell’epoca napoleonica, in segui- zato il pensiero della to sostituita dalla polka; nella versione più co- giovane documentari- mune era composta di cinque figure dette, con sta Laetitia Carton, nella terminologia francese, Pantalon, été, poule, pa- lavorazione di questo stourelle, finale, che si svolgevano con movi- breve documentario. Lei mento vivace e in tempo di 6/8 o 2/4 ), ma an- stessa, introducendo la che polke, mazurke, valzer, o tarantelle, circoli sua opera al pubblico circassiani, che verranno riproposti durante Giulia Zoppi italiano, spiega la ra- tutto il giorno e la sera, per un totale di ore e gione della sua scelta, magnificando le qualità ore di movimento, sotto il calore delle tende, della danza e puntualizzando che essa è stata dentro grandi sale da ballo all’aperto, su un la chiave di volta nella sua giovane vita, per- parquet aduso a sopportare urti, saltelli e ca- ché è stato il ballo a donarle una maggiore dute, come mai prima…Colpisce l’impegno consapevolezza di sé e degli altri. Le Gran Bal, profuso nel dare il meglio di sé, la stanchezza ci rivela Laetitia, è un omaggio al ricordo di dei volti sudati sconvolti da ore di ballo inin- sua nonna che sin dall’infanzia, le raccontava terrotto, la delusione di chi rimane senza par- di quanto fosse importante per lei dedicare tner, l’adrenalina che si sprigiona grazie ad qualche ora della sua vita al ballo, rubando una spossatezza senza fine: ogni tanto sbuca, tempo ai rigidi inverni dell’Auvergne, alla ri- dopo il vortice musicale, un divano consunto, cerca di contatto umano e di calore. Ma Laeti- ad accogliere membra sciolte dalla fatica e tia va oltre, decide di girare il suo quarto docu- dalla canicola, perché non tutti sono in grado mentario (il primo ad aver raggiunto un successo internazionale, regalando- curano degli altri, consapevoli della le una nomination ai premi César co- loro maestria, si lamentano dei goffi, me miglior documentario), filmando dei principianti e degli incapaci, li la più grande kermesse di ballo pre- evitano, li compiangono. Anche al sente in Europa, Le grand bals de l’Eu- Gran bal le ragazze e i ragazzi cerca- rope, nata nel 1990 nella tenuta di no l’attenzione di un compagno di Gauthiers, nel comune di Gennetines ballo ed è un modo come un altro per (regione de l’Allier), a cui nel 2005 è su- sentirsi accettati…ma c’è anche chi si bentrato l’appuntamento di Saint-Ger- lamenta delle molestie subìte in un vais de l’Auvergne, a causa del numero ballo di coppia, come chi non ha pa- sempre crescente di iscritti, che ha role per descrivere la bellezza di con- luogo per un’intera settimana, nel durre le danze, all’interno di una mese di agosto. Siamo in campagna, coppia di età diversa e di impari abi- il caldo estivo si fa sentire, frotte di lità. Carton filma con grande sinceri- avventori di ogni età stanno giungendo all’ap- di resistere a tanto. Nell’area ritagliata al cam- tà i momenti di relax e quelli di esibizione, puntamento di ballo più lungo dell’anno e col- ping, dove i nostri ballerini dormono un paio soffermandosi sugli sguardi rapiti dalla musi- pisce la varietà delle presenze : si annunciano d’ore per notte (sempre che non si buttino nei ca e i piedi che si librano da terra, come se non agli organizzatori gruppi di ragazzi e coppie boeufs, ovvero le danze libere che dalle 5 del avessero corpo. La danza non esclude, la dan- di ogni età, censo e provenienza. Qualcuno mattino si protraggono fino alle 10, orario di za include, racconta in voice over la giovane arriva da molto lontano, e la ragione è sempli- inizio delle danze “ufficiali” e che non preve- cineasta. Essa favorisce l’incontro e l’apertura ce, per 7 giorni e 7 notti, non si smetterà mai dono la presenza dei maestri ma solo quella di all’altro, permette il contatto fisico che è sem- di danzare sulle note di arie tradizionali, mu- ragazzi e ragazze un pò brilli e teneramente pre veritiero, libera il corpo e la mente dai pesi siche che spesso sono dimenticate da tutti, avvinghiati – e spesso si tratta di ballerini che del quotidiano, si regala alla musica e dona per venir riprese qui e mantenute in vita. La durante il giorno dormono-), non si parla d’al- grazia e leggerezza, come niente al mondo… mattina è dedicata agli stage, maestri e mae- tro che delle performance della giornata. Un Lo diceva anche la grandissima Maria Fux (ve- stre di danza, non importa di dove, tengono paio di ragazzine si rammaricano per dover di: Pesci volanti. L’ultima foglia di Maria Fux, in: lezioni a centinaia di persone abbigliate con sempre ballare da sole, alcune donne più ma- Diari di Cineclub, numero 27, Aprile 2015), semplicità (molti gli hippie), spesso scalze, ture, di non essere mai scelte, un uomo dice danzatrice e promotrice della danza terapia: che ogni anno puntualmente si ritrovano, co- che ama essere guidato dalla donna, mentre la danza non mente, ci mette in gioco, ci am- me in un rito pagano da superare, dentro un’altra sostiene che è stanca di guidare sem- monisce a non fingere e ad affrontare il mon- un’esperienza unica e indimenticabile. Molti pre nella vita di tutti i giorni e per questo desi- do e la vita con pienezza e verità. Come dice di loro hanno anni di danza nei piedi, si muo- dera solo abbandonarsi…Intendiamoci, nel sant’Agostino e come ci ricordano qui le due vono in scioltezza, sia nei balli di coppia che Gran bal la danza assume le caratteristiche di sorelle che ballano insieme e insieme sorrido- in quelli di gruppo. Spesso sono quadriglie una metafora. Quello che sulle prime assume no alla cinepresa. Una festa per gli occhi e an- (danza francese in voga nei secoli 18° e 19°, de- i contorni di una favola (come non dimentica- che per il cuore. rivata dalla contraddanza: veniva eseguita da re i balli di corte tra principi e principesse?), quattro coppie di danzatori, o multipli di presto si trasforma in realtà. Anche al Gran bal quattro, disposti frontalmente o in quadrato e infatti, ci sono le gerarchie. I migliori non si Giulia Zoppi 15 n. 74 La cura dal (falso) benessere La cura dal benessere è stupisce senza fretta in un cre- un film del 2017 girato scendo di mistero e di trovate dal celebre Gore Ver- agghiaccianti pur nel loro pro- binski, che dette la mi- saico e scettico realismo. Nei glior prova di sé nel re- lunghi 146 minuti di film, ci make americano The troviamo comunque davanti al Ring e che poi ha rag- miglior Verbinski; con un uso giunto il grande pubbli- personalissimo e talvolta anche co con la serie blockbu- audace della macchina da pre- ster dei Pirati dei Caraibi sa, smarrita tra i corridoi anti- (dimostrando sempre quati ma pulitissimi dell’antico una grande maestria maniero tramutato in moder- Giacomo Napoli tecnica). Ci troviamo na SPA, alla ricerca di indizi tra di fronte ad un’ottima pellicola, abbastanza schifata dalla massa cura dal benessere, la cura cioè (troppo sofisticata) ma decisa- dallo stato di benessere capitali- mente apprezzata dalla critica stico e mondialistico che benes- che una volta tanto riesce ad sere non è affatto, corrisponde esprimersi in maniera obiettiva anche alla cura da un malessere e onesta. È un’opera dal sapore totalmente ottocentesco e di- gotico che mischia intelligente- menticato (lo vediamo nel plot mente un thriller visionario e va- che innerva l’ottimo Jason Isa- gamente paranormale in classi- acs nel ruolo del nobile Volmer) co stile Dario Argento (con tanto ed altresì può essere interpreta- di cantilene in sottofondo) con ta letteralmente come un semi- una robusta tecnica contempo- otico “egli cura LEI dal benesse- ranea, memore di un tecnici- re fasullo nel quale è stata smo affatto freddo o ostentato tenuta” riferendosi in tal caso al che piuttosto insinua, sugge- piccolo ma importante fil rouge rendo allo spettatore un coacer- che ruota attorno al rapporto vo di atmosfere cupe e di inquie- improbabile tra il cinico e deva- tanti sottintesi che troveranno stato protagonista e la flebile, eva- piena spiegazione nel finale, nescente co-protagonista (Mia con tutta la loro dose di grotte- Goth, mai interprete ebbe nome sco realismo. Ricordando in più azzeccato rispetto alla pro- buona parte gli ottimi spunti e pria parte). E in tutto questo, le innovative idee di un film ita- come negarlo, il trait d’union è liano dimenticato come H2odio l’acqua (rimandiamo nuovamente di Alex Infascelli, ed evocando al sopracitato H2odio ma anche al tempo stesso il potente mec- allo stesso The Ring); un’acqua canismo mentale di Shutter Island fredda, profonda e brulicante di di Martin Scorsese, Verbinski ci anguille che ci ricordano in tut- trasporta in una misteriosa SPA to e per tutto i tremendi vermi di arroccata sulle Alpi svizzere, at- Shivers, di cronenberghiana me- traverso la personalità contorta e moria. Una fotografia che insi- decisamente antieroica del pro- nua la possibilità di poter perce- tagonista (interpretato perfet- pire persino l’odore delle tamente da Dane DeHaan) per immagini, un montaggio intelli- farci scoprire che la tanta osan- gente e ottimamente realizzato nata cura per lo stress e per il li- e un comparto attoriale all’altez- berismo economico selvaggio za della situazione sono infine che gli stanchi (e colpevoli) ma- tutti elementi che vanno ad ar- gnati del pianeta vanno lassù a ricchire questo bellissimo film ricercare (quasi si trattasse di d’autore. Peccato che, allo stato un santuario pagano), consiste in qualcosa di particolari disturbanti e riflessi su specchi attuale del Cinema, pochi possano apprezzare grottescamente ottocentesco e decisamente plurimi e maniacali. Non soltanto: a differen- questo romanzo visivo e a tratti lirico, che rie- raccapricciante. Il protagonista, nonostante il za della narrazione mainstream di videoclipi- sce sempre e comunque a non scadere nel sur- carattere palesemente nichilista, sprona co- ca memoria, questo film pare non avere alcu- reale e a rimanere saldamente ancorato al tre- stantemente lo spettatore col suo entusiasmo na urgenza nel distendere una trama accurata mendo presente. A mio avviso un’opera molto da detective (costretto a trovare la soluzione e nel dimostrare una sana voglia di rimandare consigliata, sia agli amanti di un horror raffi- dallo stesso sistema turbocapitalista che lo ha le risposte, accumulando piuttosto quesiti, nato, sia ai simpatizzanti del thriller e del spedito lì in missione) nella ricerca della solu- ansie, immagini misteriore e intrighi; quindi giallo. Speriamo che Verbinski ci regali altri zione dell’intricato giallo, spingendoci a inda- una predilezione molto intelligente per una nar- lavori di questo genere, tra un blockbuster e gare anche sui rami secondari e minoritari di razione horror fuori tempo che si insinua nel l’altro. una trama che, di per sé, può addirittura esse- subconscio dello spettatore senza ricorrere a re ricondotta al genere pulp di appendice, con dozzinali jumpscares e senza utilizzare esplo- le sue trovate in parte prevedibili, ma che invece sioni sonore come nei più volgari slasher. La Giacomo Napoli 16 [email protected] Visconti contro Fellini, una rivalità leggendaria Diversi episodi ci in- ducono a dire che tra Federico Fellini e Lu- chino Visconti non ci fu mai una grande sim- patia, sebbene si possa constatare alla fine che da questa sorta di for- Abderrahim Naim te rivalità si sia pro- dotta in modo paralle- lo la formazione di due autentici giganti della cinematografia mondiale. Nella realtà poi quel che si è determinato è che tale conflitto si è allargato tra i loro collaboratori, fra le attrici e gli attori, perfino tra gli operatori di macchi- na che talvolta si rubavano l’un l’altro le idee di ripresa. Questo acceso e diffuso antagoni- smo ha spinto i nostri due registi a sfidarsi sul piano cinematografico ad alto livello. E questa mai nascosta rivalità appare davvero unica nel panorama cinematografico. Per lungo tempo si è protratta una inimicizia profonda creando una sorta di guerra fredda tra loro, al punto tale che “anche i loro amici comuni, se per qualche motivo incontravano Visconti, Luchino Visconti e Federico Fellini erano costretti a dire le bugie raccontando durante l’occupazione nazista in Italia. Luchi- di quel concorso il secondo premio. In quella che era da tanto che non parlavano più con no Visconti viene considerato di quel periodo stessa occasione, a Luchino Visconti - che si Fellini”, così confida ad esempio Nicola Sar- cinematografico come l’alter ego di Roberto era presentato con il film Senso - non fu dato dicchio, studente del famoso compositore alcun riconoscimento. Questa evidente musicale Nino Rota. L’origine di questo disparità di trattamento da parte della conflitto così scoperto è possibile che ab- giuria veneziana ebbe l’effetto di aprire bia avuto una qualche origine e condizio- da allora in poi una violenta divisione e namento dalle loro profonde differenze disputa culturale tra il pubblico dei vi- sociali. Infatti i due grandi cineasti hanno scontiani e dei felliniani. Da notare che è rappresentato di fatto due mondi davvero proprio all’interno di questa aspra discor- contrapposti: Luchino Visconti era un mi- dia che si celebra per entrambi l’inizio del lanese di origini aristocratiche, un amante loro grande successo internazionale, in della musica classica e dell’opera lirica, quanto proprio quei film segneranno alla passione che Luchino aveva acquisito dal fine lo stile cinematografico inconfondi- padre diventato nientemeno che direttore bile di entrambi : Senso si dimostra come della Scala di Milano. Queste sue origini film ben strutturato sul versante del me- con la sua eleganza e raffinatezza gli valse- lodramma storico con un influsso di tipo ro l’appellativo di Monsieur le Comte. Al con- teatrale, mentre La strada apre a un genere trario, Federico Fellini proveniva da una “La strada” (1954) di Federico Fellini di film realistici ricchi di contrasti, caratte- famiglia della piccola borghesia commer- rizzati come fossero la visione di sogni vis- ciante di una città situata sul versante suti ad occhi aperti. Ma in un articolo for- Adriatico, Rimini. Più che dalla lirica, fin temente critico pubblicato in quei giorni, dalla più tenera età Federico venne attrat- fu proprio Visconti ad attaccare e a quali- to dal mondo e dagli spettacoli circensi. ficare il film La strada come un’opera su- Egli dalla provincia intravvede Roma co- perficiale di “neo-astrazione”. La reazione me la vera capitale europea del cinema, di Fellini a questa critica pungente fu par- luogo fondamentale dove poter realizzare ticolarmente dura. E’ da quel momento i propri sogni e dare sfogo al suo genio im- che i due registi non mancarono di scam- maginifico. E sarà proprio a Roma, nei biarsi invettive finendo di ignorarsi per mitici studi cinematografici di Cinecittà, tanto tempo e non salutarsi più quando che sia Fellini che Visconti avranno modo perfino si incrociavano nelle grandi occa- di realizzare la loro comune passione per “Le notti bianche” (1957) di Luchino Visconti sioni mondane. C’è da segnalare che, no- il cinema. Nei primi anni Cinquanta, Felli- nostante questa antipatica situazione, al- ni e Visconti fanno parte di quel gruppo di re- Rossellini, un altro grande del cinema mon- cune figure importanti - come quelle del gisti cosiddetti neorealisti, di coloro che rac- diale, sebbene sia proprio il suo film cult Osses- compositore musicale per film Nino Rota, il fo- contano i drammi quotidiani della società, di sione del 1943 ad essere considerato come la tografo Giuseppe Rotunno o l’attore Marcello una realtà complessiva che appare assai com- prima vera opera cinematografica che certifi- Mastroianni con l’attrice - plicata e difficile sia durante che dopo la fine ca la nascita del Neorealismo in Italia. Il forte venivano cercate da entrambi per lavorare in della seconda guerra mondiale. Visconti de- dissapore che si sviluppò tra Fellini e Visconti diversi loro film. Nel 1957 i due registi, per via scrive questa realtà da un punto di vista di un raggiunse il suo apice al Festival Internaziona- del lavoro, furono costretti ad incrociarsi per militante della sinistra iscritto al PCI, per la cui le del Cinema di Venezia nel 1954, a seguito un tempo abbastanza lungo a Cinecittà; infatti attività antifascista subì perfino la prigione dell’uscita del film di Fellini LaStrada che vinse segue a pag. successiva 17 n. 74

segue da pag. precedente Fellini in quel luogo aveva iniziato a girare Le Donnie Brasco (1997) di Mike Newell Notti di Cabiria, mentre in uno studio vicino Lu- Cast: Al Pacino, Johnny Depp, Michael Madsen, Robert Miano, Brian Tarantina chino Visconti lavorava su Le Notti bianche tratto dal romanzo di Fëdor Dostoevskij. Per tutto il Nella New York del convincente, se vuoi essere considerato dagli tempo dei loro rispettivi lavori riusciranno co- 1970 un agente dell’F- stessi gangster uno di loro e come loro devi munque da persone superbe a ignorarsi e a non BI Joe Pistone si infil- non soltanto assumere un nome nuovo ma salutarsi. Poiché in Italia tutto quanto da sem- tra nella mafia newyor- devi crearti una vita nuova. E’ comunque inte- pre tende a trasformarsi in politica, Visconti, kese con il nome di ressante ricordare quello che dichiarò a suo che era un marxista che abbracciava il materia- Donnie Brasco. Diven- tempo Pistone, che non si sforzava di imitare lismo storico, verrà proprio sul piano politico ta amico di Lefty Rug- il pensiero e l’azione dei gangster, ma cercava contrapposto a Fellini, che veniva taciato di es- giero, un mafioso di di rimanere sempre se stesso e quindi rispon- sere un moralista amico dei preti e del Vatica- Giuseppe Previti mezza tacca che fa par- dere e agire come uno deve agire in quel mo- no. In realtà, i due giganteggeranno con i loro te della potente famiglia dei Bonanno. Lefty si mento. Ma Joe Pistone nella vita ha risposto film e avranno entrambi la capacità di scanda- affeziona al giovane, considerandolo come un che rifarebbe puntualmente le stesse cose per- lizzare in modo fortemente critico con i loro la- figlio, e cercando di portarlo in alto nella con- ché il risultato è stato quello di dare un colpo vori quell’Italia che su quei due fronti appariva siderazione dei boss, anche per riacquistare pressochè mortale alla mafia e quindi di fron- conformista e bigotta. Da un lato Visconti, non fiducia in se stesso. Donnie sale rapidamente te a questo non c’è remora che tenga. Nel film facendo mistero della sua omosessualità, scom- ai vertici del clan, scoprendo i segreti di tanti si punta più a evidenziare l’amicizia tra Lefty e pagina e shocka il suo mondo politico di appar- delitti rimasti senza giustizia e scoprendo an- Donnie, questi si sente emotivamente coin- tenenza, quello del partito comunista. Dall’altro che i meccanismi del traffico della droga. volto, anche i forzatamente sporadici rapporti lato, anche Fellini risulterà pungente e dissa- Leftie garantisce per lui e il ragazzo viene affi- con la mogie e le figliolette sono sempre più crante nei confronti della società italiana e liato alla mafia. Ma a questo punto Donnie ca- difficili, e quindi per Donnie diventa sempre dell’ipocrisia cattolica, in special modo con il pisce non solo che sta percor- più complicato mantenersi suo film sontuoso La Dolce Vita (1960), descri- rendo una strada dove i equidistante da questa situa- vendo in modo straordinario e arguto i difetti e confini tra legalità e crimina- zione che lo angustia sempre la superficialità della borghesia romana. In real- lità sono sempre più sottili e più. Solo l’assistere a un nuo- tà fu poi proprio questo film a riaccendere an- poi capisce che sta firmando vo efferato delitto lo fa uscire cora una volta la fiamma del dissidio tra i due e la condanna a morte del suo da questo stato e gli fa dare il a farli scontrare duramente ancora una volta. tutore. Questa pellicola di via all’operazione di arresto Visconti fu così infastidito dal successo del film Mike Newell, uscita il 28 feb- di alcuni grandi boss. Ma del suo rivale, che ebbe a dire con tanto disap- braio 1997, è ispirata a un per- quando gli verrà conferita la punto che Fellini non aveva fatto altro che rac- sonaggio vero, Joe Pistone, medaglia un pensiero andrà contare di coloro che erano stati i suoi maestri un agente dell’FBI, che riuscì all’amico Lefty che non è riu- di vita. Ovviamente la rabbia di Fellini fu incon- a infiltrarsi sotto falso nome scito a salvare. Un film che è tenibile, rivendicando con orgoglio le sue origi- nella mafia americana. Con il stato considerato un cult tra i ni popolari e mostrando tutto il suo disprezzo none di Donnie Brasco, e gangster movie, anche per- verso l’origine aristocratica milanese del suo ri- sfruttando l’amicizia con un ché non si basa molto sulla vale. Nel 1963, i due mostri sacri del cinema gangster di piccolo taglio che violenza o sulle situazioni tipi- mondiale ebbero modo di punzecchiarsi ancora lo ha preso in simpatia, Don- che di questo genere. Qui è un a seguito dell’uscita in contemporanea di altri nie arriva ai più alti vertici del lavoro più intellettuale, intri- due loro film di grande successo: Visconti era clan. La polizia di New York con una operazio- ghi, segreti, protezioni, giochi di potere, tra- reduce dalla grande affermazione de «Il Gatto- ne clamorosa arriverà a compiere una decina dimenti, coinvolgimenti, ma tutto visto sotto pardo» tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di arresti sgominando un gruppo assai forte. un profilo più umano, dal punto di vista delle di Lampedusa col quale vinse a Cannes la Palma Nella versione cinematografica Johnny Depp persone. Così vediamo criminali, personaggi d’oro, mentre Fellini da par suo gli rispondeva come Pistone e Al Pacino come Leftu sono i rozzi, duri, anche violenti, ma sempre legati a con il suo mitico Otto e mezzo vincendo niente- due impareggiabili protagonisti, riuscendo a un codice d’onore che cercano di rispettare. meno che a Hollywood l’Oscar cinematografico. conferire una grande umanità e sensibilità ai Altro punto di forza del film il linguaggio, Se Luchino Visconti ha narrato il turbinio due personaggi che sempre più assumono la molte le espressioni in lingua italiana, sarebbe drammatico di un’epoca italiana con raffinate sembianza di una coppia padre e figlio. E mol- da preferire la versione in lingua originale. immagini e con un taglio rigoroso e realistico to veritiero e bravissimo è Johnny Depp che Chiaramente grossa parte del successo va ai delle sue opere, Federico Fellini è stato maestro sente il rimorso di stare decretando la morte due protagonisti, bravo come sempre Al Paci- indiscusso nel riuscire a far sognare il pubblico del suo mentore anche se nella realtà non av- no. Basti vedere come si trasforma da uomo ad occhi aperti all’interno di un universo caoti- verrà grazie ai vari arresti. Alcune curiosità rassegnato e deluso dalla vita quando capisce co, pieno di fantasie con uno stile assolutamen- che però decretano il successo della pellicola, che da Donnie può avere quello che non gli ha te godibile. Prima della loro scomparsa, la storia costata 35 milioni di dollari ne ha incassati ol- dato il figlio vero. Johnny Depp è misurato e avrà un lieto fine. Nel 1970 al Festival di Spoleto, tre e ancora oggi ha un suo grosso fascino tan- reale, credo poche volte nella sua carriera lo i due grandi registi ebbero modo di incontrarsi to da figurare in varie retrospettive del film sia stato come in Donnie Brasco. Forse ha ra- nuovamente e alla fine riconciliarsi. L’occasione d’azione. Un altro merito di questo è quello di gione chi vede più vicini i personaggi di Pisto- fu data grazie alla presentazione in contempo- aver rivelato forse definitivamente Johnny ne e Lefty due che nel lavoro vedono tutto il loro ranea di altre due meravigliose loro opere, il Sa- Depp, oggi tra le star più conclamante di Hol- scopo di vita. Donnie pensa sempre che la sua tyricon di Fellini e La caduta degli Dei per Viscon- lywood. Un film che è una leggenda anche vita è sua. Potremmo dire, al di là della storia in ti. All’interno di questa cornice di opere perché è la storia di un uomo che per ben sei sè, che assistiamo alla storia di un’amicizia im- straordinarie, che preannunciano una vecchia- anni ha fatto parte della mafia, cosa mai riu- possibile, troppo distanti gli universi e le vie dei ia ormai incombente, i due giganti del cinema scita né prima né dopo, e va pure detto questo protagonisti. Può un’amicizia fondarsi sull’in- italiano faranno la pace concludendo una dura uso delle infiltrazioni è diventato con il tempo ganno? A questo cerca di rispondere questo ot- ostilità durata una vita. molto più raro, anche perché poi nel tempo si timo film, film di gangster ma non solo, film di Abderrahim Naim è fatto un grande uso dei pentiti. E d’altra par- amicizia, di illusione e di delusione. Traduzione di Marco Asunis te, e anche qui l’allora giovane Depp fu molto Giuseppe Previti 18 [email protected] Miracolo a Milano? No! Miracoli a Denominazione di Origine Controllata e Garantita Non esiste, ben inteso, alcuna ragione perché i nuovi totalitarismi assomiglino ai vecchi. Il governo basato su manganelli e plotoni d’esecuzione, carestie artifi- ciali, imprigionamenti e deportazioni di massa, è non soltanto disumano (cosa che oggi come oggi non preoccupa nessuno più di tanto), ma provatamente ineffi- ciente e questo, in un’era di tecnologia avanzata, è un peccato contro lo Spirito Santo. Uno Stato totalitario davvero efficiente sarebbe quello in cui l’onnipotente comitato esecutivo dei capi politici e il loro esercito di direttori sopraintendessero a una popolazione di schiavi che ama tanto la propria schiavitù da non dovervi neanche essere costretta. Fare amare agli schiavi la loro schiavitù: ecco qual è il compito ora assegnato negli Stati totalitari ai ministri della propaganda, ai caporedattori dei giornali, ai maestri di scuola. (Aldous Huxley, Il Mondo Nuovo, prefazione)

Tutto è provvisorio: l’amore, l’arte, il pianeta Terra, voi, io. La morte è talmente ineluttabile che coglie tutti di sorpresa. Come sapere se questo giorno è l’ultimo? Crediamo sempre di avere tempo. E poi, di colpo, puf, non ci siamo più, fine del tempo regolamentare. La morte è l’unico appuntamento non segnato sul vostro organizer. [..] Tutto è provvisorio e tutto si compra. L’uomo è un prodotto come gli altri, con una data di scadenza. Ecco perché ho deciso di andare in pensione a 33 anni. Pare sia l’età migliore per resuscitare. (Frédéric Beigbeder, Lire 26.900 euro 13,89, Universale Economica Feltrinelli, MI, 2004, pgg. 15/16)

In Miracolo a Milano, ridente, piccola località della Federazione di croati costruirono ben 5 campi di concentra- film del 1951 di De Si- Bosnia e Erzegovina, popolata da poco più di mento dove prigionieri serbi e bosniaci furo- ca, (parlando di cine- 2000 abitanti stabilmente residenti. Situata no torturati e uccisi, e usarono la collina delle ma come forma d’arte tra due colline, (Medjugorje in lingua locale apparizioni, pare di proprietà francescana, e non di ccccfftt non significa appunto tra due colline), posta a per testare lanciagranate. Finita la guerra il c’è neanche bisogno un’altitudine di circa 200 metri slm, pare go- villaggio è stato, è il caso di dirlo, miracolato di specificare il - no da di un clima discreto, con inverni non trop- da un vero e proprio boom economico, grazie me), tratto da un ro- po freddi e estati calde, ideali per il turismo. I alle apparizioni di Nostra Signora, che dal manzo del grande Ce- suoi abitanti sono in prevalenza croati, di fe- 1981 appare quotidianamente a due donne e sare Zavattini; con de cattolica, poco moderati nella testimonian- un uomo, anche se una abita in Italia e l’altro Antonio Loru Zavattini, Suso Cecchi za del loro credo, pare ne abbiano combinate negli Stati Uniti d’America. Una quarta affer- D’Amico, Mario Chia- di grosse durante l’occupazione tedesca dei merebbe, secondo fonti giornalistiche, di ave- ri e Adolfo Franci sceneggiato. Il miracolo è territori della Jugoslavia nella Seconda Guer- re un’apparizione al mese, invariabilmente il un pretesto, la parola una metafora, il simbolo ra Mondiale alle altre etnie della Federazione 2. Quando si dice la precisione. Grazie a que- di un’idea del mondo, come tutti i simboli, Jugoslava; anche negli Anni Novanta del seco- sti fenomeni paranormali il piccolo borgo è vi- com’è il significato letterale della parola gre- lo scorso, poco più di venti anni fa, durante la sitato ogni anno da più di un milione di pelle- ca, capace di unire il particolare con l’univer- terribile guerra che ha portato alla fine della grini da tutto il mondo, attratti dai luoghi sale, l’esperienza storica vissuta con le idee federazione di quelli Stati slavi, la Jugoslavia, delle apparizioni mariane. Ma nonostante del mondo e sul mondo che stanno dentro tutto fino a pochi giorni fa non era un luogo la testa dei protagonisti reali e concreti del- ufficiale di pellegrinaggio cattolico, come la storia di un tempo invece che di un altro. Lourdes, Fatima, Santiago di Compostela, Ma nell’accezione simbolica delle parole, Pietrelcina, ovviamente Roma e Gerusa- delle immagini, dei segni, che sono l’alfabe- lemme, Assisi, per citarne solo alcuni. Ora, to e la sintassi di quella casa dell’essere del in questi primi giorni del mese dedicato a Novecento che è il linguaggio cinemato- Maria, la svolta: Papa Francesco ha deciso grafico, le parole, le immagini, i suoni, le di autorizzare i pellegrinaggi a Medjugorje. inquadrature, i movimenti della macchina A portare la Buona nuova ai fedeli sono sta- rimandano sempre ad altro, sono segni, ti il 12 di maggio il Nunzio apostolico in Bo- cioè cose che stanno al posto di altre cose, snia-Erzegovina, Luigi Pezzuto e l’arcive- per dire altre parole, mostrare altre imma- scovo Henryk Hoser, Visitatore apostolico gini, altri movimenti, far ascoltare altri a carattere speciale della Santa Sede! A suoni, più universali, più comprendenti, onor del vero non c’è stata da parte della inglobanti. In Miracolo a Milano, tratto da Santa Sede nessuna ammissione di sopran- Totò il buono di Zavattini, lo sono già nel ti- naturalità delle apparizioni, ma nel dubbio, tolo, che avrebbe dovuto essere, nelle in- … visitiamo, visitiamo. La Premiata Ditta tenzioni degli autori, I poveri disturbano, ti- “Miracolo a Milano” (1951) di Dolore, Malattia, Povertà, specializzata tolo che avrebbe disturbato parecchi politici e, per l’appunto. Sulle atrocità consumate dai nella coltivazione in serra e in pieno campo di di concerto, i produttori benpensanti dell’e- croati ultra-cattolici contro gli appartenenti questi grandi flagelli apocalittici, (fino a qual- poca, allora l’Italia cominciava i quarant’anni ad altre confessioni cristiane o contro i comu- che tempo fa coltivava in chiaro anche il quar- di regime scudo-crociato. Oggi, quasi set- nisti, nel corso del Secondo Conflitto Mondia- to, la Guerra che, Motu proprio, i Papi dichia- tant’anni dopo, sono cresciuti e si sono molti- le e della Guerra nella ex Jugoslavia, esiste una ravano e i principi cattolici eseguivano, plicati i benpensanti, sono spariti, o vivono in buona letteratura, ma dalle nostre parti si pre- secondo il moto: armiamoci e partite), eviden- nascoste riserve, gli outsider, i liberi pensato- feriscono le pubblicazioni su Sant’Efisio mar- temente è ancora convinta, nonostante i pro- ri, gli antagonisti. E le parole non devono più tire e su altri militi cattolici martirizzati per il gressi della medicina, che la terapia migliore rimandare ad altro, devono essere prese alla sol fatto di essere cattolici. Pare che, qualcuno sia sempre il miracolo e dunque aprire sem- lettera. Essendo scomparsa la testa dell’uomo ritiene che, Medjugorje nel 1993 sia stato il pre nuovi reparti di cura miracolistica in tutte vale solo la lettera, non la lettera per l’uomo, punto di partenza della pulizia etnica voluto le parti del mondo cattolico abbia come fine ma la testa dell’uomo piena della lettera che dal consiglio militare di difesa croato, opera- sicuramente la guarigione dai mali suddetti rimanda solo a sé stessa, in un delirio autisti- zione che prevedeva la distruzione del Mona- che affliggono tanti poveri sfortunati, come co, un dominio totale che non accetta riman- stero serbo-ortodosso di Žitomislić. Sempre effetto collaterale secondario una vagonata di do ad alterità alcuna. Medjugorje è ora una in quella data, pare che i Masters of the War segue a pag. successiva 19 n. 74

segue da pag. precedente euro, dollari e altre divise e valute forti, portate Le visioni di Francesco Astiaso Garcia in loco da pellegrini di tutto il mondo, a mag- Un poeta visionario, vediamo. Che è poi Dio. Non per nulla ogni fo- gior gloria. Sempre la Chiesa cattolica oggi alla innamorato dell’ar- to è accompagnata da una scritta biblica o di luce del sole è contro la guerra, ci manchereb- monia. Cercata sem- un artista, poeta o pittore che sia. Si passa così be, le Marce per la Pace si sprecano, e visti i ri- pre e dovunque. Anco- di epifania in epifania e ci si accorge che l’arte sultati che portano a casa, parrebbe tempo ra oggi. In tutto il è fondamentalmente “visione”. Verrebbe da sprecato; resta il fatto che continuando a colti- mondo. Viaggi, sco- dire, in linguaggio teologico cristiano, è “con- vare gli altri tre flagelli, per ragioni aziendali, perte, emozioni, fati- templazione trinitaria”, perché la realtà del (ché se davvero dovessero scomparire dalla che. Il giovane artista Dio Unitrino si rivela anche nella “claritas”del faccia della Terra, potrebbe sparire anche l’A- romano-spagnolo, dal- creato, nella sua forza e luce: in definitiva nel- zienda leader nella loro gestione), bisogna es- la fisionomia che - ri la sua parola che vuole esser amata e compre- sere davvero ingenui per credere che non ci sa- Mario Dal Bello chiama El Greco e dal sa. Ecco allora alcune sequenze delle visioni di ranno nuove guerre, (e da qualche parte ci carattere di esploratore ardente, ha presenta- Astiaso. Il deserto cretacico attraversato da sono, il mondo storico non è mai rimasto sen- to alla Fondazione Internazionale Matteo Ric- crepe che suggeriscono aridità non solo fisi- za conflitti armati), né che non ce ne saranno ci, in una conferenza tenuta a Roma all’Uni- più di portata universale o se vogliamo ancora versità Gregoriana, il testo fotografico e la chiamarle così, mondiali. Ma Francesco anche rassegna “La Via della Bellezza, luoghi di in- nei momenti di massimo impegno per l’estero contro tra Roma e Shanghai”, destinata a pas- non dimentica l’Italia e su tutte, l’amata Roma. sare da Roma a Shanghai fra due mesi. In Giornali e televisioni rimbalzano la notizia e tempi di collaborazione economica e culturale fanno grande e festoso rumore: La Chiesa ti con il mondo cinese, Astiaso dimostra che la paga la bolletta. Il Cardinale Krajewski, Ele- ricerca della bellezza è ciò che unisce civiltà mosiniere del Papa, ha riallacciato personal- così diverse, eppure unite, perché l’uomo da mente la corrente in uno stabile di Roma occu- sempre vuole l’armonia. La rassegna diventa pato abusivamente da 6 anni da inquilini per allora un concerto a due voci, quella di Astiaso giunta morosi! Ci sono lì dentro 500 persone, e quella del cinese Yang Domnbai: due sguar- di cui 100 bambini, bisognava aiutarli, ho agito di, una bellezza. Cioè Epifanie, che è poi il ti- seguendo la legge di Dio, non quella degli uo- tolo del volume dell’artista fotografo italiano. La Poesia è Ovunque (foto di Francesco Astiaso mini. Ora, al di là del fatto che riesce difficile Se la bellezza è, secondo l’etimologia della pa- Garcia) tra le leggi di Dio immaginare il pagamento per conto terzi delle bollette della luce, a cui che ma dell’anima; la baia d’un blu cobalto ac- potrebbero seguire, perché no, quelle dell’ac- cecante tra le isole che aprono all’amore; la fi- qua, del gas, per il ritiro dei rifiuti, telefono, e nestra aperta sull’oceano increspato come da altre, quello che appare evidente è l’intento po- una brezza spirituale; il volo di un gabbiano litico di supplenza da parte del Cardinale e di solo nel cielo, quasi personificazione dello Papa Francesco, che immaginiamo l’avrà inca- Spirito. Astiaso viaggia poi in alto, vede scor- ricato del gesto, trattandosi del Suo Elemosi- rere mari di nuvole su cime innevate, sente di niere. A proposito di elemosina, di come si fa ascendere tra cielo e terra, più anelante al cie- elemosina, parecchio tempo fa pare se ne sia lo che alla terra, come è il destino finale di occupato anche un certo Gesù di Nazareth, ce ogni uomo. Ecco il sole che si fa luce all’alba lo racconta un cronista dell’epoca, con uno sti- dal buio, memore forse dei Tre Filosofi di le anni luce lontano dalla volgarità ossequiosa La Poesia è Ovunque (foto di Francesco Astiaso Giorgione; l’imbrunire con gli ultimi raggi co- e baciapile di tantissimi giornalisti di oggi. In Garcia) me nelle tele del Guercino; e poi le acque, chia- quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Guar- re e fresche che ricordano i versi del Petrarca datevi dal praticare le vostre buone opere da- rola dal sanscrito, il luogo dove Dio brilla, allo- dove pullula una vita danzante come in un vanti agli uomini per essere da loro ammirati, ra la sinfonia delle due voci artistiche ne rive- balletto di Ciaikowski. I fiori: quelli spinosi e altrimenti non avrete ricompensa presso il Pa- lano alcuni tratti in quello che è il primo luogo selvatici e quelli carnosi. Ecco le architetture dre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai della sua manifestazione, da sempre: la natu- dell’America e dell’Africa, dell’Europa e di Ve- l’elemosina non suonare la tromba davanti a ra. Cioè, la vita. E se la poesia dell’artista cine- nezia, come le rocce desertiche frustate nei se- te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e se tende a privilegiare il bianco e nero di una coli dal vento. L’infinito per Astiaso si - rac nelle strade per essere lodati dagli uomini. In natura delicata e forte, puntando alla trasfigu- chiude in una goccia d’acqua come in uno verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricom- razione immediata, quella di Astiaso ha in sè spazio celeste: tutto è meraviglia. Incanto. E’ pensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non la fatica e la meraviglia del viaggio e della sco- il suo sguardo, che viene da una infanzia spi- sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perta. In entrambi è chiara la verità che ciò rituale dove la luce sgorga ininterrotta, le fati- perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre che vediamo ci avvicina alla bellezza che non che si trasformano in bellezza. Non c’è dolore tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà. nelle foto di Astiaso, solo contemplazio- (Matteo, 6,1-6. 16-18). Dovremmo forse conclu- ne. C’è anche l’uomo trasparente nell’ac- derne che l’attuale Santo Padre, e qualche car- qua o negli occhi dei bambini, così puri. dinale, (con grande risalto presenti in questi C’è una foto che per chi scrive rimane for- giorni nelle cronache giornalistiche e televisi- se una vetta del poeta. E’ un “affaccio” sul ve, e sperticatamente lodati dai velinàri del si- mare da una banchina petrosa, il mare è stema dei mezzi di distrazione di massa, per i blu come l’azzurro oltremarino di un Mi- loro, presunti, atti di generosità a favore di oc- chelangelo, incontaminato. Sopra, nel cupanti di palazzi romani in pericolo di sfrat- cielo, lo scuro di una tempesta in arrivo. to), non conoscono i Vangeli, o peggio non si Nessuna paura. Per Astiaso è bellezza considerino suoi discepoli, e dunque la cosa profonda: egli vede amore in ciò esiste. non li riguardi? Tutto è dunque epifania. Tutto è grazia. Antonio Loru Un autoritratto fotografico di Francesco Astiaso Garcia Mario Dal Bello 20 [email protected] Docufilm Romanistan Un lungo e straordinario viaggio da Bologna a Chandigar, il ritorno alle origini

Prima puntata

Romanistan è un’idea forse ancora non del tutto perduto. di Luca Vitone, artista e vincitore del proget- Diario di bordo di Santino Spinelli, i primi tre to promosso dal Cen- giorni di Romanistan. 1^ puntata. tro per l’arte contem- Venerdì 24 maggio poranea Luigi Pecci di Alle ore 15 lascio casa assieme a mia figlia Giu- un concorso ideato lia che si propone di accompagnarmi in mac- dalla Direzione gene- china alla stazione ferroviaria di Pescara visto rale arte e architettura che lei deve andare all’Università. Ci lasciamo Marco Asunis contemporanee e peri- dopo un lungo abbraccio e tante raccomanda- ferie urbane (Dgaap), zioni reciproche. A Bologna arrivo puntuale promosso dal Ministero per i beni e le attività alle ore 19,25. La mia borsa è pesante e devo 9mila chilometri, 45 giorni, 14 nazioni. Il viaggio epico, della culturali per valorizzare l’arte contemporanea portarla a spalla. Mi è stato consigliato di non riscoperta delle origini attraverso il filo rosso della musica italiana nel mondo. Il progetto attualmente in portare la valigia rigida poiché nelle due jeep che da sempre unisce un popolo. “Romanistan” il docufilm essere prevede di ripercorrere a ritroso il viag- con cui viaggeremo lo spazio è limitato. Sia- ideato dal regista e scultore Luca Vitone per ripercorrere gio di migrazione che nei secoli ha visto una mo 8 persone e il viaggio da Bologna a Chan- il percorso che fecero rom e sinti 1.000 anni fa, partendo parte del popolo rom trasferirsi dall’India in digarh in India è lungo e tortuoso. Prendo un dall’India fino ad arrivare in Europa (nel corso del XIV secolo) Italia. Un viaggio partito da Bologna perché è in questa città che si può certificare la presen- za più antica dei rom nel nostro Paese, datata 18 luglio 1422. Romanistan è quindi un esteso e affascinante viaggio che vuole riscoprire lun- go il suo percorso storie e culture romanì, per riproporlo a Novembre in anteprima a un va- sto pubblico con un docufilm al museo Pecci di Prato alla mostra di Luca Vitone e successiva- mente negli Istituti italiani di cultura di San Paolo e di Londra, al Weserburg Museum für Moderne Kunst di Brema, al Maxxi di Roma, al Neuer Berliner Kunstverein di Berlino, al Magaz- Nella cartina l’itinerario del viaggio ‘Romanistan’ zino Italian Art di Cold Spring – loro. Si chiama Giovanni Ober- New York e al Centre D’Art Con- ti ed è l’assistente e amico di temporain di Ginevra. Nella Luca. Luca Vitone è un artista prima parte di questo viaggio - milanese di fama internazio- iniziato il 24 maggio u.s. -, ha nale che vive da anni a Berlino partecipato in modo particolar- con sua moglie, un’importante mente attivo Santino Spinelli: arpista specializzata nella mu- musicista, musicologo, compo- sica barocca. Luca ha parteci- sitore e professore universita- pato più volte alla Biennale di rio rom abruzzese, membro Venezia ed è regolarmente re- della International Romanì censito sulle più importanti ri- Union. Il suo compito, oltre che viste americane di arte con- guidare e fare da interprete al temporanea. Ci conosciamo da gruppo in tutte le realtà rom in- diversi anni e ci siamo ritrovati contrate, è stato anche quello di in tanti posti e in diverse occa- curare compiutamente la co- sioni a parlare di cultura ro- lonna sonora del docufilm. Oltre Due rom sloveni suonano per diletto davanti alle loro case (foto di Elvio Manuzzi) manì: una sera a Colonia in oc- a Santino Spinelli e Luca Vito- casione di una sua esposizione ne, fanno parte di questo viaggio Daniele Ga- taxi e mi avvio verso il luogo convenuto per il sul mondo rom, a Palermo durante un ricevi- sparinetti, Pietro De Tilla, Athos Ghiringhelli, ritrovo. E’ uno studio di un noto fotografo in mento dopo la presentazione del mio libro Enrico Manfredini, Elvio Manuzzi e Giovanni una via al quartiere Bolognina. Sono il primo Rom, questi sconosciuti al Festival delle Lettera- Oberti. Santino Spinelli, giunto in Turchia, ha ad arrivare e non c’è ancora nessuno. Decido ture e a Lanciano per il Concorso Artistico In- avuto il cambio nel viaggio dal figlio Gennaro, di andare a prendere qualcosa in un bar. Ini- ternazionale “Amico Rom”. In occasione del anche lui provetto musicista e con gli stessi zio a sfogliare un giornale sportivo poggiato ricevimento organizzato prima della parten- compiti del padre. In esclusiva per Diari di Ci- su un tavolo e mi soffermo sulla pagina che ri- za con una cinquantina di persone, Luca mi neclub, in parallelo al diario di bordo che Lu- porta notizie sulla mia squadra del cuore. A presenta i due autisti responsabili del viaggio: ca Vitone sta proponendo sul giornale «Il ma- metà lettura alzo lo sguardo e noto che Luca Athos Ghiringhelli di Bellinzona ed Enrico nifesto», sono proprio Santino e Gennaro Vitone e Daniele Gasparinetti con un altro ra- Manfredini di Modena, professionisti specia- Spinelli a farci da guida con un reportage a gazzo che non conosco, sono di fronte a me lizzati in lunghi viaggi su strada. Organizza- puntate in questo avventuroso e straordina- dall’altra parte della vetrata che delimita il no anche safari in Africa e viaggi in Canada. rio viaggio alla ricerca dell’anima di un popo- bar. Luca e Daniele mi abbracciano calorosa- La festa si svolge in un clima sereno e amichevole lo, di luoghi e magici incontri, di un tempo mente. Mi presentano il ragazzo che è con segue a pag. successiva 21 n. 74

segue da pag. precedente è portato un’enorme macchinetta da caffè. Il e si protrae per diverse ore. Per la notte sono caffè italiano tradizionale non può mai man- ospite a casa di Francesco, che è parente di un care. Tutti ne siamo golosi e nel viaggio all’e- noto gallerista. Lui è molto gentile e signorile. stero è essenziale assaporare l’aroma di casa. Mi sovviene che nella stessa via c’è un diparti- Nel pomeriggio arriviamo a Lubiana e ci siste- mento di Musicologia che ho frequentato du- miamo in un modesto hotel in periferia. Divi- rante i miei studi all’Università. Bologna è la do la mia stanza con Luca. Decidiamo di fare città della mia gioventù e ho tantissimi bei ri- una passeggiata in centro assieme a Daniele e cordi legati agli anni universitari. Profondi Giovanni. La capitale slovena è molto bella, i emozioni affiorano a fior di pelle. suoi palazzi sono costruiti nello stile tipico Sabato 25 maggio degli asburgici. E’ una città elegante e pulita. La partenza è prevista da Porta Saragozza. Al- La storia passata è presente nell’architettura le 10,30 in punto ci avviamo verso la piazza e degli edifici che sono nel quartiere più antico. incontriamo i nostri amici con le due jeep già Ci sono molti palazzi con facciate pittoresche. cariche. Metto a posto il mio borsone e saluto La città è attraversata dal fiume Lubianizza su tutti. Ritrovo Pietro De Tilla, il cameraman, ed cui sono costruiti tanti ponti, attraenti e inte- Elvio Manuzzi, il tecnico audio, entrambi di ressanti. Sul fiume ci sono dei battelli turistici Bergamo, che avevo già conosciuto a Cagliari che fanno parte del paesaggio. Lungo le spon- per la Giornata Mondiale dei Rom. Avevano de del fiume ci sono tanti locali che sono mol- realizzato le interviste riservate agli ospiti to frequentati. Per la cena attraversiamo un rom provenienti da diverse nazioni. Abbrac- antico ponte e ci dirigiamo verso la parte mo- cio Francesco e ci diamo appuntamento ad derna e commerciale della città. E’ il primo Santino Spinelli e Joszef Horvat, rom attivista e una prossima occasione. Salgo in una delle giorno che stiamo assieme e dobbiamo anco- operatore culturale nella sala di Radio Romic (foto di due macchina assieme a Luca, Athos e Elvio. ra conoscerci bene. Davanti al locale, il pro- Giovanni Oberti) Si parte finalmente in direzione . Da li Ci svegliamo presto. Attorno alle ore 8.30 raggiungeremo Lubiana, la capitale della Slo- scendiamo per la colazione. Viene preparato venia. Chiedo subito a Luca: “Perché siamo da Enrico, nella cucina dell’albergo. E’ un otti- partiti da Porta Saragozza e non da Porta Gal- mo cuoco. Fa parte delle sue mansioni, oltre liera? E’ lì che i rom arrivarono e si accampa- che guidare, quello di preparare le colazioni e rono il 18 luglio 1422, nello spazio occupato i pranzi quando occorre. Ci sono meno di oggi dalla stazione degli autobus”. “Per una duecento km da percorrere per arrivare a questione di praticità”, mi risponde. E conti- Murska Sobota, una piccola cittadina a nord- nua, “Non è importante il luogo esatto. Abbia- est della Slovenia, situata a pochi chilometri mo però registrato in video il documento dai confini dell’Austria, della Croazia e dell’anonimo cronista bolognese che attesta dell’Ungheria. Conosco già la città slovena l’arrivo dei rom per la prima volta in Italia in poiché qualche anno prima fu sede di una quella data”. Sottolineo che quello è un docu- conferenza internazionale a cui partecipai as- mento importante poiché in esso si cita che sieme a mia moglie Daniela. Durante il tragit- una romnì “fè un putto”, cioè partorì un bam- to resto incantato dalla vastità del cuore verde bino in Piazza VIII Agosto. Il primo bambino della Slovenia. La Slovenia mi suscita una se- rom italiano nacque a Bologna! Un motivo rie di ricordi e di emozioni. Mi sovviene che in per cui noi rom dovremmo mettere una targa un villaggio sperduto della Slovenia parteci- in quel luogo! Il viaggio è comodo e tranquillo. pai con il mio gruppo musicale, l’Alexian Luca mi mostra l’articolo di Alias de Il Manife- In un distributore di benzina nei pressi di Lubiana. Group, ad un bellissimo festival internaziona- sto, una pagina intera con l’itinerario che se- Da sx Athos Ghiringhelli, autista; Enrico Manfredini, le di musica romanì. Lì ritrovai anche tanti guiremo. Il noto giornale nazionale sostiene autista; Elvio Manuzzi, tecnico audio; Pietro De Tilla amici, fra loro, Jean Pierre Liégeois, un im- l’iniziativa e monitora tutto il viaggio on line. cameramen (foto di Santino Spinelli) portante romanologo e direttore del Centre de Sul sito sono pubblicate le foto, l’itinerario e Recherches Tsiganes della Sorbonne di Parigi. gli incontri. Dopo circa due ore e mezzo di prietario parla con un uomo dalla pelle molto Fu lui ad invitarmi a far parte del Gruppo Pe- viaggio facciamo la prima sosta. Enrico ci scura. Mi sembra un rom. Lo saluto alla ma- dagogico della Commissione delle Comunità prepara il pranzo e anche il caffè alla moka. Si niera romanì: “But baxt ta sastipè!”. Sorpren- Europee che si occupava a livello europeo del- dentemente mi risponde. “Ov sasto! Kon san la scolarizzazione dei bambini rom e sinti. Mi tu?”. Anche il proprietario del locale è rom. E’ dette l’opportunità di farmi conoscere a livello una piacevole sorpresa. Dialoghiamo e gli internazionale. Mi fece finanziare dal Consi- spiego che siamo arrivati in Slovenia per in- glio d’Europa una ricerca sulla musica romanì tervistare un attivista rom e per produrre un che realizzai assieme al compositore e diret- film documentario di cui curo la colonna so- tore d’orchestra kalò spagnolo Paco Suarez. nora essendo musicista. Anche il rom dalla Arriviamo a Murska Sobota alle 11,15 dopo un pelle molto scura è musicista. Suona il cymba- viaggio tranquillo anche se scomodo per me lom, lo strumento tipico dei rom dell’Est Eu- dopo aver lavorato per una traduzione lungo il ropa. Ci salutiamo cordialmente alla maniera tragitto. Giunti sul posto chiamo Joszef Hor- romanì e ci lasciamo. “Dja Devlesa!” mi dice e vat, un rom attivista e organizzatore di eventi io rispondo: “Achen devlesa phrala!”. Con le in Slovenia. E’ un riferimento politico e cultu- due auto raggiungiamo i nostri alloggi. E’ la rale per i rom sloveni, ma anche per le istitu- prima notte che dormo con Luca e noto che si zioni nazionali che si occupano dei rom. Gesti- è messo un cerotto sul naso. Con mio grande sce, nella sua sede, un centro di documentazione dispiacere scopro che Luca russa pesantemen- e una radio dove trasmette informazioni sul te, anzi è il più grande russatore della terra! mondo rom e musica romanì. Joszef arriva dopo Luca Vitone e Giovanni Oberti.(Foto di Pietro De Tilla) Domenica 26 maggio segue a pag. successiva 22 [email protected] segue da pag. precedente un numero datato in cui si parla della mia at- La posta del Dott. Tzira Bella pochi minuti. Ci abbracciamo calorosamente tività di musicista in lingua slovena. Mi regala poiché ci conosciamo da molti anni. Fu lui ad anche un libro sul Samudaripe, il genocidio Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario organizzare la conferenza internazionale a dei rom e sinti, sempre in sloveno in cui ven- della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes. Murska Sobota di qualche anno prima. Ci sia- gono riportate alcune mie considerazioni Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella mo ritrovati spesso a Strasburgo al Palazzo sull’argomento. Lo ringrazio sentitamente del Consiglio d’Europa in diverse conferenze. perché gradisco molto i due doni. Luca ha Ecchècazzo! Scusate l’entusiasmo. E finalmente un Presento Joszef a tutta la troupe e lui ci fa stra- preparato una serie di domande in italiano. politico che invece di proposte del cazzo, propone Leggo le domande e le traduco in lingua ro- invece l’Italico, una volta creapopoli, a rimedio, manì. Spiego a Joszef che deve guardarmi risano e ristoro della Nazione, stimolandone (è mentre parla e che le risposte alle mie do- proprio il caso di dirlo) e promuovendone l’uso per le mande devono essere in lingua romanì e, nel- sue finalità naturali specifiche: fare figli, bambini, lo specifico, nel suo dialetto. Una delle pecu- angioletti, pargoli di pura razza italiana, s’intende: liarità più interessanti del progetto è proprio 1.000, diconsi mille, euri a frugolétto, (750 se ... / quella di evidenziare la lingua romanì decli- étta), dal momento esatto del concepimento al nata nei suoi diversi dialetti attraverso i per- compimento del 18 anno d’età. Vietato dire: e sti sonaggi rom intervistati. Il ritorno verso l’In- cazzi!! dia, la terra d’origine della popolazione romanì costituita da cinque grandi gruppi Amore! Scalda la mi- (rom, sinti, kalé, manouche e romanichals) e infinite comunità, prevede il soggiorno in di- nestra, che mettiamo versi Stati e le interviste alle eccellenze di que- su famiglia! sto popolo transnazionale è paradigmatico. Sono questi personaggi noti nell’ambito in cui Volesse il cielo fossero gemelli! operano e anche importanti punti di riferi- Dumila! E vaiiii! mento per le proprie comunità e le istituzioni Quando proprio vi nazionali e locali. L’intervista viene svolta con va di culo, tremila, Murska Sobota (Slovenia). La troupe in relax dopo le molta accuratezza e tanta professionalità da quattromila, anche riprese (foto di Santino Spinelli) parte di tutti. Luca è visibilmente soddisfatto di più, perché non e io ne sono contento. Approfittiamo della sognare? Vi va di pausa per pranzare all’aperto vicino alle jeep culo, per modo di nell’area parcheggio. Dopo il pranzo ci diri- dire s’i ntende, che giamo verso l’hotel che dista qualche chilome- non è proprio il caso tro e si trova in un comune limitrofo. Alle di perder la retta 15,30 Joszef ci raggiunge di nuovo. Io e Luca via, e controbattere saliamo sulla sua auto, una elegante Mercedes così agli sforzi della buona politica a seminuova, e ci dirigiamo verso un quartiere Il Dott. Tzira Bella abitato dalla comunità rom locale. Durante il sostegno e rilancio tragitto ascoltiamo musica romanì trasmessa della famiglia, valore fondante della civiltà dalla radio che Joszef dirige. Arriviamo a Pa- occidentale cristiana e cattolica. Un parto sef e noto che c’è molto verde, delle strutture trigemino, plurigemino, con una sola botta, sempre per modo do dire, vi siete sistemati, ricettive, un parco giochi e un campo di calcio. giovani i-ta-lià-ni! Un politico che per pudore Non è certamente un quartiere degradato. chiede il rispetto dell’anonimato, ma che Nel campetto di calcio ci sono una decina di secondo indiscrezioni graviterebbe nell’area ragazzi intenti a giocare una partitella e alcu- di Forza Nuova, forse tra i fondatori di Terza ni di essi sono rom. Uno è particolarmente Posizione, una posizione fruttuosa a quanto dotato tecnicamente. Mi presento e gioco con pare, getta il seme di una novella speranza loro per qualche minuto. Ritorno giovane e ri- di crescita demografica. Con la sua audace emerge la passione per il calcio, una passione proposta tra i banchi delle nostre scuole mai sopita. Mi accorgo, però, che non ho più ritorneranno presto i bimbini italiani a far da l’età per rincorrere il pallone. Joszef ci accom- argine allo strapotere dei bambini africani, La targa del centro culturale, Radio ROMIC e del centro pagna lungo le strade dove ci sono le case dei asiatici, europei dell’Est: io non sono razzista, guardi, ma adesso non se ne può più di questi cinesi di documentazione presieduto dall’attivista rom Joszef rom. Sono edifici assolutamente dignitosi e che mangiano felici le lepri e le pernici che avevi Horvat alcune case sono anche molto belle. Pietro re- gistra tutto ciò che accade. L’inclusione dei preso tu, tu che saremmo noi italiani! L’iniziativa da verso la sede della sua organizzazione. E’ rom qui sembra completa e la cultura romanì avrebbe benefiche (e ri-dagli) ricadute, ubicata nella parte sottostante di un centro sembra rispettata. Luca suggerisce a Pietro di anche sull’occupazione: il nuovo Ministero per la Famiglia Italiana, tra i collegati alla commerciale che è chiuso, essendo domenica. mettere una telecamera sul cofano della jeep leggi per il suo rilancio, avrebbe in cantiere Passiamo da una porta laterale e ci apre le per una ripresa particolare. Si ripercorrono l’istituzione di un corpo di ispettori addetti al porte degli uffici. Ci offre un caffè presso il bar così di nuovo le strade del quartiere. Tornia- controllo del concepimento: le Brigate I Look al piano di sopra che è aperto. Torniamo alla mo a Murska Sabota assieme a Joszef. Gentil- At Theirs Pàtta. E sti cazzi! No, no, e sti cazzi sede e Pietro ed Elvio preparano le attrezzatu- mente ci offre un gran boccale di birra in cen- si era detto di no! re per l’intervista, mentre Luca perlustra il tro nel locale che ospitò la conferenza luogo per scegliere l’angolo migliore per le ri- internazionale. Conveniamo tutti che è stata prese. Nel frattempo io e Joszef ci facciamo una bella giornata, intensa e produttiva. una foto con la bandiera romanì che è nel suo (continua …) ufficio e mi dona una rivista, che la sua asso- ciazione pubblica regolarmente, in cui c’è un articolo che mi riguarda con due mie foto. E’ (a cura di) Marco Asunis Sor Pipetta Cavaliere di Braghetta 23 n. 74 Selfie Presentato nella sezione Panorama della Berlinale 2019, Selfie è l’ultimo documentario di Agostino Ferrente, già regista de L’orchestra di Piazza Vit- torio, e Intervista a mia madre e Le cose belle insieme a Giovanni Piperno. Ancora una volta, Ferrente sperimenta con successo una nuova modalità documentaria per raccontare la periferia napoletana: un esempio del miglior cinema italiano che cambia, propone e osa

Ormai girare un film con uno smartphone non è più una grossa novità. Sappiamo che in certi casi è diventa- to una necessità, a causa della limitata di- Giulia Marras sponibilità di budget, soprattutto per i regi- sti emergenti o indipendenti dalle grandi major. In altri, si propone come scelta stilisti- ca coadiuvata dall’alta maneggiabilità dello strumento e dalla qualità dell’immagine sem- pre più alta. Il mondo dell’arte e della fotogra- fia non ha quasi più remore verso il mezzo e anche il cinema negli ultimi anni ha spalanca- to le porte con Festival e rassegne completa- mente dedicati alla produzione audiovisiva dello smartphone. Ma quella di Agostino Fer- rente in Selfie non è tanto una scelta artistica, quanto piuttosto una presa di posizione, let- terale e simbolica: dietro il cellulare, dietro ai suoi ragazzi, dietro il filtro del suo sguardo estraneo, adulto e lontano. Il mo- tivo è per cui Ferrente ci regala del proprio cinema (del reale) e si sprazzi di vita estiva dei sedicenni guardano come appaiono al mon- Alessandro e Pietro, tra corse in do: dall’immagine travisata dei motorino rigorosamente senza media all’immagine riflessiva del casco, tentativi di dieta falliti e du- cinema, impongono lo sguardo ri viaggi verso il mare, è noto: tra sulla loro realtà periferica e ne par- le strade del Rione Traiano di Na- lano, ripensandola, discutendola, poli, morì il coetaneo Davide Bi- abbracciandola. Attraverso un lin- folco, ucciso da un carabiniere per guaggio che rende evidente il ca- uno scambio di persona. Come rattere artificiale del mezzo, l’im- raccontare una tragica scomparsa magine non è mai stata così vera. se non attraverso gli occhi e il ri- Ciò che la rende ancora più imme- cordo di chi è ancora vivo? Ferren- diata e sincera è il frapporsi di im- te va ancora oltre: scavalca la clas- magini registrate da telecamere di sica raccolta di testimonianze di sicurezza, posizionate negli stessi chi conosceva Davide, la contem- luoghi dei video-selfie: si insinua plazione fredda dei luoghi che fre- un altro sguardo, oggettivo, gelido, quentava, l’analisi documentaria quasi metafisico, sicuramente - mi dei fatti accaduti, e sceglie invece sterioso. Sembra appartenere forse di seguire la vita di due ragazzi co- al potere indifferente di un destino me Davide, del suo quartiere, che già scritto per molti, troppi di quei potevano essere al suo posto nel ragazzi delle periferie napoletane: momento fatale. E gliene affida la abbandonati dalla scuola, dal lavo- narrazione. La regia di Ferrente si ro, dallo stato, protetti solo dalla abissa così nello sguardo di Ales- strada, vivono come a volte vengo- sandro e Pietro e, sebbene li guidi no uccisi. Per caso. Pietro e Ales- e non li lasci mai soli, gli mette let- sandro attraverso il cinema osano teralmente in mano il suo CineOc- ancora sognare; come due autori chio: non è una macchina da presa veri e propri litigano su cosa mo- però, ma un cellulare, con il quale i ragazzi si del muro” (come racconta Alessandro) e han- strare: se solo “le cose belle” o anche le bruttu- sentono più a loro agio? Cosa cambia, in fon- no già la capacità, grazie al mezzo accessibile, re del Rione Traiano e dei suoi abitanti. Intan- do? Interamente girato in modalità selfie, di farsi guardare. Ma non a guardarsi. I ragaz- to hanno mostrato se stessi agli altri, senza Ferrente scagliona l’accezione negativa del zi si riprendono e costruiscono da soli (o qua- mediazioni, in un atto di determinazione e di termine e ne dà per la prima volta un nuovo si) l’immagine filmica, facendone parte.- Co auto-rappresentazione dal quale si può solo significato che riguarda la riflessione e l’inte- me uno specchio, i soggetti si auto-ritraggono guardare avanti. E davanti per ora ci potrà es- riorità. Già inconsapevoli padroni di una cul- in una visione speculare verso se stessi e verso sere anche solo lo schermo di un cellulare, ma tura e di un immaginario cinematografico in- il mondo, riconoscendosi e affermandosi, for- più in là, ci saranno occhi che li vedranno e ca- sospettabile, sono abituati a guardare il resto se per la prima volta. Corpi vedenti e corpi vi- piranno. E ancora più avanti, infine, un futuro. del mondo, “a immaginare cosa ci sia al di là sibili, Pietro e Alessandro sono i soggetti (reali) Giulia Marras 24 [email protected] Il boom del 6° Firenze FilmCorti Festival Ad alcune settimane dalla conclusione del 6° Firenze FilmCorti Festival (Prima parte) si può provare a trarre un bilancio capace di individuare i numero- si punti positivi, e a volte financo esaltan- ti, che l’evento ha of- ferto. Comiciamo da qualche numero: nel La giuria, da sx Federico Micali, Mimmo Calopresti, Concerto di chiusura del complesso “Nuove corso del Festival sono stati proiettati ben 80 Elisabetta Pandimiglio, Silvia Pezzoli trasparenze” film in concorso ammessi alle giornate finali, su un totale di oltre 70 film iscritti. Sono stati Lillo, che ha presentato la sua ultima opera, Il inoltre proiettati alcuni film fuori concorso, signor Rotpeter, dal racconto di Kafka, inter- tra i quali anche un lungometraggio e un me- pretato da una straordinaria Marina Confalo- diometraggio. L’intento di portare a proiezio- ne. Acclamato alla Mostra del cinema di Vene- ne ben 80 film in concorso aveva una impor- zia, il film ha ricevuto premi in numerosi tante motivazione: cercare di allargare il più Festival e Rassegne, Anche in questo caso si possibile la platea dei film ammessi alle gior- tratta di una prima visione assoluta a Firenze. nate finali, per premiare un numero il più E ancora l’attore e neo-regista Paolo Sassanel- possibile ampio di film , tra l’altro in un conte- li, che ha presentato il suo primo lungome- sto generale di ottima qualità. Ma, oltre ai traggio, Due piccoli italiani ed è rimasto a lun- film in concorso, parte dei quali accompagna- go a colloquio col pubblico. E l’attore David La serata della Premiazione ti dai rispettivi registi e/o produttori, le gior- Riondino che ha recitato, sul palco esterno del nate del Festival sono state arricchite da ospiti Festival, un monologo appositamente scritto prestigiosi e eventi di grande rilievo, che han- per il nostro evento e dal titolo Corti di carta. no trasformato il Festival in un grande “con- Digressione di sonetti, strambotti e affini.”Un tenitore” (nell’accezione più positiva del ter- discorso a parte sicuramente merita la Giuria mine) di programmi di alta qualità. Nell’elencarli del Festival, che si è ritrovata nella serata fina- non si può non iniziare dalla grande novità del le delle premiazioni sul palco esterno. Presie- Festival: la istituzione (forse unico esempio in duta dal noto e premiato regista Mimmo Ca- Italia) dello Spazio Giovani, in funzione per lopresti, ha avuto la presenza di tre eccellenti tutti i quattro giorni dell’evento dalle 10.30 fi- giurati, la regista Elisabetta Pandimiglio, il re- no alle 15.00. La creazione di questo “spazio” gista Federico Micali e la docente universitari si deve alla partnership con Le Murate. Pro- di Scienze della comunicazione Silvia Pezzoli. getti Arte Contemporanea e l’Accademia di Da sx: Angelo Tantaro, Stefania Ippoliti, Cristina Vanno ancora citati tre importanti eventi; il di- Belle Arti di Firenze. Durante le oltre quattro Puccinelli, Marino Demata battito su “Cinema e altre arti visuali” con Clau- ore giornaliere, i giovani dell’Accademia di dio Rocca, Direttore dell’Accademia di Belle Ar- Belle Arti e quelli della Scuole di Cinema han- ti, Valentina Gensini, Direttrice Artistica de Le no potuto mostrare le loro opere e concorrere Murate. Progetti Arte Contemporanea e Mari- al premio per il migliore lavoro. Questa novi- no Demata, Presidente del Festival. In secondo tà, che ha creato nel festival la casa di giovani luogo, lo spazio gestito da CNA su “Cinema e e giovanissimi Autori, è stata resa possibile audiovisivo. Dialogo tra settori per la valoriz- soprattutto grazie ad una Convenzione stipu- zazione del territorio”. E, in terzo luogo, l’in- lata tra l’Accademia di Belle Arti e il Festival, contro col Festival di Edimburgo, gemellato col che prevede un percorso comune e una serie nostro Festival, che ha portato in visione due di eventi – non solo il Festival – gestiti insie- film premiati in Scozia e quindi fuori concor- me. Da aggiungere che i giovani presenti si so. In totale i numeri del Festival sono stati i sono anche costituiti in Giuria Giovani per vi- Un momento della premiazione a Diari di Cineclub, seguenti: Film in concorso proiettati 80; Film sionare 24 film della Official Selection e sce- sono visibili da sx Paola Dei, Lucia Bruni, Vinicio fuori concorso 5; Numero di eventi 9; Presenze gliere il migliore. L’iniziativa ha avuto un Ceccarini, Giulia Zoppi, Angelo Tantaro, Marino Demata del mondo dello spettacolo 6 registi, 1 attore grande successo, che si ripeterà ancora nelle (oltre naturalmente i registi, attori e produttori prossime edizioni del Festival. L’altro evento Murate. Progetti Arte Contemporanea. Si è dei film in concorso). Spettatori stimati nelle 4 straordinario, presentato, come tutti gli altri, trattato veramente di uno dei momenti più giornate Festival: 2000. Pubblico per la pre- dalla Direttrice Artistica del Festival Cristina toccanti dell’intero Festival: un modo decisa- miazione sul palco esterno e per lo spettacolo Puccinelli, è stato la proiezione del nuovo do- mente nuovo di affrontare i temi legati alla col gruppo Nuove Trasparenze: circa 800. cufilm Cantiere 2 agosto. Cronaca di una stra- strage. Il docufilm è stato presentato nella sua M.D. ge, con la presenza dei rappresentanti delle ultima versione di 48 minuti per la prima vol- Assemblee Legislative dall’Emilia Romagna e ta a Firenze. Il regista Matteo Belli, che ha ac- www.firenzefilmcortifestival.com della Toscana, del regista Matteo Belli, della compagnato la delegazione dell’Assemblea le- Lo staff tecnico che ha assicurato la migliore presidenza dell’ Associazione parenti delle vit- gislativa dell’Emilia Romagna, è stato anche visione Matteo Niccolò Bresci, Jonathan Soliman time e di noti rappresentanti del mondo del ci- protagonista di un altro importante evento dal ti- e il maestro fotografo e grafico Filippo Romanelli nema e dello spettacolo a partire da Stefania tolo “Voci-Volto”, incentrato sulla voce dell’attore. Ippoliti, Presidente di Italia Film Commission Oltre a Matteo Belli, sono stati protagonisti di ul- e Valentina Gensini, Direttrice Artistica de Le teriori eventi altri registi e attori: Antonietta De Diari di Cineclub | Media partner 25 n. 74 Radio Amiche Diari di Cineclub

Unica Radio - Cagliari Radio Brada L’ultimo pizzaiolo, Sergio Naitza e il raccon- Canale di Diari di Cineclub to del cinema che non tornerà www.radiobrada.com/diaridicineclub Diari di Cineclub si con- Pino Boi. Tutti e quattro proiezionisti, gli ulti- ferma come appunta- mi ad aver esercitato per anni un antico me- mento seriale nel format stiere, puramente artigianale e che di fatto, Cult Fiction, in onda oggi, non esiste più. L’Ultimo Pizzaiolo non settimanalmente sulla vuole essere un racconto nostalgico, diceva- web radio dell’Univer- mo, infatti, nelle intenzioni di Naitza, in real- sità di Cagliari Unica tà, c’è quella di immortalare, fotografare nella Tore Uccheddu Radio. L’ospite della memoria, prima che sia troppo tardi, ciò che seconda puntata è il giornalista e documenta- resta dei vecchi luoghi di culto, i luoghi di ri- rista Sergio Naitza, autore del documentario trovo, delle abitudini di un tempo. Prima che Ultimi programmi andati in L’ultimo pizzaiolo, insieme a Luca Melis, diret- sia troppo tardi, perché tra i luoghi filmati so- onda tore della fotografia, presentato lo scorso 25 no presenti sale che immacolate, dove tutto è giugno sugli schermi del Sardinia Film Festi- rimasto intatto come al giorno dell’ultima “Carla” monologo di Armando Bandini letto da val. Quello di Naitza non vuole essere un rac- proiezione, avvenuta probabilmente anni e Daniela Igliozzi conto nostalgico o malinconico, sebbene que- anni fa. Ma anche sale dove l’occhio di chi sto sentimento traspaia dalle voci e le guarda, deve immaginare che là, in un recente “Birillo”monologo di Armando Bandini letto testimonianze di coloro che sono i protagoni- passato è esistito un cinema. Un sostegno in da Daniela Igliozzi sti del documentario stesso: Dante Cadoni, più per allontare il rischio dell’effetto nostal- Mario Piras e Luciano Cancedda, insieme a gia arriva dalle musiche e elaborazioni elettro- niche di Arnaldo Pontis e la chitarra elettrica “Parole” monologo di Armando Bandini letto di Matteo Casula. Le piccole sale di provincia e da Daniela Igliozzi gli antichi cinema di città. Le immagini del documentario mostrano le strutture commer- Un ricordo di Franco Zeffirelli. Paola Dei ciali oramai abbandonate, decadute, prese d’assalto. Schermo vilipeso, poltroncine divel- Maria Rosaria Perilli scrittrice intervistata da te. I luoghi raccontati hanno tutti una palese Angelo Tantaro Cinema Ariston – Sassari verità in comune: l’impossibilità, per varie e diverse ragioni (anche nel caso di strutture “Il traditore“ recensione di Maria Rosaria ancora integre), di rinascere e tornare a pro- Capozzi iettare come un tempo. Cinema condannati a sicura estinzione. L’Ultimo Pizzaiolo è prodotto I risultati della Nuova Legge Cinema” da Karel, con il contributo di Fondazione di Marco Asunis presidente FICC intervistato Sardegna, la collaborazione della Società da Angelo Tantaro Umanitaria-Cineteca Sarda e Arionline insie- Cabina di proiezione cinema Verdi – Domusnovas me al sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission. Il prossimo appuntamento su Unica Radio con Cult Fiction vedrà ospite l’amico di Diari di Cineclub Franco Mariotti un’eccezionale personaggio del mondo del cinema e dello spettacolo. Giornalista, autore, capo Ufficio Stampa per Cinecittá e maestro del Cerimo- I proiezionisti: Dante Cadoni, Mario Piras, Luciano niale per tantissimi anni, alla Mostra interna- Cancedda zionale d’arte cinematografica di Venezia. Tore Uccheddu www.unicaradio.it | la radio degli studenti di Cagliari | Edicola virtuale di Diari di Cineclub

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Cinema Olimpia – Iglesias

L’ultimo pizzaiolo: Pino Boi www.radiovenere.com 26 [email protected] Federico Savina, la tecnica del suono al Centro Sperimentale di Ci- nematografia VI. Viaggio all’interno del Centro Sperimentale di Cinematografica Il maestro Federico Savina è stato per molti anni docente di riferimento del corso di Tecnica del suono al Centro Sperimentale di Cinematogra- fia. Ha iniziato la sua attività nel campo della registrazione sonora negli anni ’60, prima come ricercatore e realizzatore dei primi generatori e strumenti musicali elettronici, poi è entrato nel settore della registrazione film alla Fonolux, successivamente alla International Recording di Ro- ma. Savina si è poi trasferito come fonico negli Studi Davout di Parigi e CTS Wembley a Londra, collaborando in più di trecento film con i miglio- ri registi e musicisti quali Fellini, Antonioni, Visconti, Argento, Losey, Morricone, Rota, Sarde, Goldsmith, ed altri. E’ stato consulente per la Dol- by Laboratories per la registrazione delle colonne sonore cinematografiche analogiche e digitali, allestimento di studi di registrazione e controlli nella sale cinematografiche supervisionando più di tremila film. Ha ricevuto numerosi premi, uno tra tutti a Los Angeles, il Premio SMPTE 2014 dalla Society of Motion Picture and Television Engineers, l’organismo tecnico leader a livello mondiale per la promozione della teo- ria e lo sviluppo dell’industria multimediale. Abbiamo incontrato il maestro Savina nei corridoi del Centro Sperimentale di Cinematografia e ab- biamo fatto due chiacchiere. Lo vediamo sempre circondato da giovani perché il maestro viene spesso a condividere le sue esperienze con gli al- lievi del Corso di suono

Negli anni quaranta lei era un bambino e viveva a Torino, cosa sognava? Non sognavo, mia madre mi ha sempre tenuto occupato, ap- pena finito l’anno sco- lastico mi mandava a Susanna Zirizzotti fare un corso di calli- grafia perché bisognava saper scrivere bene, l’anno dopo un corso di dattilografia e poi an- cora un mese di inglese, e poi di francese e al- tre cose. Mia madre mi ha sempre tenuto oc- cupato, non sognavo, facevo. Viene da una famiglia di musicisti, suo fratello Carlo è stato un grande compositore, direttore d’or- chestra, hanno condizionato in qualche modo le sue scelte? Mio padre è nato nel 1889 e quando sono nato io ero l’ultimo di quattro fratelli, Carlo aveva sedici anni più di me, era il mio papà giovane. Mio fratello Carlo aveva charme e anche un certo successo, finito di diplomarsi ha vinto concorsi e poi è entrato in Rai, aveva un’or- esperienza si sono svegliate in me tante di acquistato un riverberatore di Las Paul, di chestra e trasmetteva canzoni in radio. Mio quelle combinazioni che mi hanno guidato quelli che a quell’epoca teneva nella chitarra. padre ha passato una vita a suonare il clari- nel corso degli anni. La musica la suonavo, Lavagnino ha preteso quel suono. Nel suo stu- netto faceva parte di un’orchestra e insegnava dietro casa c’erano le carceri militari e io a no- dio gli ho costruito un impianto in cui potesse al Conservatorio. Tre fratelli frequentavano il ve-dieci anni ero organista delle carceri. C’era risentire l’effetto di riverberazione dosandolo Conservatorio dove insegnava mio padre, ec- un piccolo armonium nella cappellina, ero l’a- come a lui sarebbe piaciuto avere durante le cetto io. Mia madre ha sposato un musicista e iuto organista della parrocchia. Ho sempre sue incisioni. Da quel momento ho fatto molti voleva diciannove figli perché sognava di ave- coltivato la musica, in famiglia si parlava solo film con lui. Voleva che il suono degli archi ar- re un’orchestra in casa; lei ha influito nelle no- di quello, avevamo due stanze con due piano- rivasse in cielo, mentre una parte dell’orche- stre scelte, i miei fratelli sono entrati in Con- forti che suonavamo sempre, vivevo dentro la stra restava sotto questo filo aereo di melodia, servatorio a otto anni ma mio padre mi disse musica e questo è stato un gran vantaggio. lui allargava le braccia come fosse un uccello e “Basta musicisti in famiglia! Nella sala da concerti Federico Savina, la sua brillante carriera iniziata io capivo da quel gesto il suono che lui mi di- della Eiar – dove lui lavorava - c’è un signore col più di sessanta anni fa, continua ancora oggi con segnava, oltretutto lo percepivo ancora prima. camice bianco che dice ‘state zitti che incidiamo! grandi soddisfazioni, le sue competenze sono ap- Combinavo assieme tecnica e musica. Il mae- ’ ecco tu vai a fare quel lavoro”. Durante la guerra prezzate ovunque. Tutto questo è frutto delle sue in- stro Lavagnino adottava dei piccoli trucchi: a Torino bombardavano e la Eiar venne spo- discutibili capacità, delle esperienze fatte negli an- per esempio scriveva che alcuni mandolini, stata a Venezia quindi siamo andati là, poi ni, ma ci sono stati anche maestri che le hanno senza microfono, definissero nell’area del l’orchestra insieme a mio padre è tornata a trasmesso i segreti del mestiere? suono riverberato, l’attacco delle note che si Torino e noi siamo rimasti con mamma a Ve- Mio fratello era molto amico del maestro sarebbero susseguite come identificazioni nel nezia. Mia madre mi ha iscritto subito al Con- Francesco Lavagnino che veniva spesso a casa magma sonoro che lui ricercava. Sono nato al- servatorio, ho fatto un anno frequentando il nostra. Un giorno gli fece vedere che traffica- la Fonolux come ragazzino di bottega, avevo corso di violino. A quel tempo c’era un mae- vo con l’elettronica e allora lui mi chiese di co- un bravo maestro che si chiamava Paolo Ke- stro molto bravo, Mario Corti, ho vissuto un struirgli certi strumenti. Era il primo musici- toff. Volevo anche frequentare il Centro Spe- anno di musica, poi mio padre non ne ha volu- sta in Italia che amava la riverberazione: vuol rimentale di Cinematografia, feci le selezioni to più sapere e mi ha mandato all’Istituto in- dire che suoni in orchestra in una sala, 100 e risultai terzo in elenco, nel giudizio c’era scrit- dustriale. La musica mi è rimasta dentro per- musicisti fanno un suono nel quale tu non ri- to “Promette bene” firmato ingegner Antonio Ap- ché questo docente di violino mi insegnava ad conosci il singolo a meno che non faccia una pierto. Allora i fonici più bravi erano ingegneri interpretare le note, a farle parlare e da questa cosa diversa dagli altri, senti un insieme. Ho segue a pag. successiva 27 n. 74

segue da pag. precedente racconto di quel famoso disco di Mina Parole tecnici lavorava già in funzione, esattamente chimici che hanno formato la prima genera- parole: avevo notato che nel disco c’è una base come fanno gli artisti. Gli artisti guardano zione di fonici che successivamente sono en- ritmica iniziale, Mina e Alberto Lupo erano avanti, aveva la sensazione di un futuro. Io ad trati nelle botteghe di registrazione e mixage. vocalmente posizionati stereofonicamente esempio portavo i ragazzi a vedere le mostre Ero un ragazzo di bottega, non avevo mai fat- l’una di fronte all’altro, arrivati all’inciso della di Dalì, lui ha disegnato un orologio molle. Se to una registrazione senza il mio capo. Un canzone, mentre il suono si apriva con gli ar- lo disegni rotondo è uguale a tutti gli altri ma mattino doveva nascere mio figlio, il mio capo chi, Mina assumeva una posizione più centra- le nove del mattino sono diverse dalle nove mi mandò a fare una registrazione su un do- le rispetto alle parole di Lupo, immergendosi della sera. La giornata è sinusoidale, io così la cumentario dell’Agip, per la prima volta l’in- in un pieno armonioso di sonorità orchestrali. vedo. Qualcosa che ti oscilla durante il giorno, gegner Ketoff mi chiese di eseguire la regi- Oggi mi dispiace perché Lupo avrebbe meri- il mattino, la notte, è un’intuizione. Ai miei al- strazione al suo posto, ho lievi dicevo ecco dovete arri- portato mia moglie in clinica vare a quello. Se ogni cosa ri- e poi ho inciso. Il maestro esci a vederla oltre vuol dire Francesco De Masi controllò che esprime qualcosa. Di- il lavoro e tanto era soddisfat- pende da me, dal regista, to che mise in giro la voce che dall’attore, dipende da tutti c’era un ragazzino che lavo- ma nel mio piccolo devo es- rava bene come il maestro. sere capace di cercarla. Tu Mi hanno presentato alle per- metteresti mai al polso un sone importanti, avevo 24 an- orologio molle? Non lo fare- ni, nove mesi dopo lasciai la sti mai perché hai il tuo oro- Fonolux e andai all’Interna- logio tondo o quadrato. Dalì tional Recording che era il l’ha fatto. Essere capaci di miglior studio in Italia per fa- pensare come Dalì. Oggi il la- re le musiche da film e lì ci so- voro del tecnico del suono no stato 17 anni. non c’è più, basta conoscere Ha lavorato al fianco dei grandi il bottone da premere. La tec- autori, il suo compito è stato nologia mi toglie la libertà di quello di trasferire emozioni che nascevano nella lo- interpretare le cose. Non mi interessa fare ro mente e dovevano arrivare alla gente, come avve- una cosa in maniera usuale. Se mi metto d’ac- niva questo processo così delicato? cordo con il maestro che dirige l’orchestra e Allora non si parlava di emozioni, il mio con- capisco dove vuole arrivare siamo soddisfatti cetto di fonico era una persona che sta al cen- entrambi. La tecnologia oggi non è negativa tro tra uno che dice qualcosa e gli altri che de- ma è un punto di vista nuovo. Il giovane che vono ricevere. Prendi quel suono, lo viene oggi in questa scuola fa delle cose che io impacchetti e lo mandi, chi ascolta deve senti- non mi sognavo, non avevo i mezzi, ho lavora- re quello che gli ha mandato l’altro. Oggi mi to con gente che mi ha permesso di dare spa- rendo conto che avevo la capacità di capire in zio alle mie intuizioni, alla mia sensibilità, ho anticipo chi mi dava un suono, non per me, sempre messo qualcosa di mio. Ogni artista è ma per farlo arrivare a chi doveva ascoltare. I figlio della sua epoca. grandi artisti non lavorano per sé ma per gli Lei ha assistito all’evoluzione tecnologica delle sale altri, “giocavo” molto cercando di anticipare cinematografiche, l’hanno definita il maestro del l’inizio del suono che mi sarebbe arrivato. Ho Dolby, qual è la situazione attuale in Italia? lavorato con tanti registi importanti, ricordo Il problema è portare la gente al cinema. Oggi Visconti quando venne a incidere la musica di di televisioni ce ne sono tante, il cinema ha Morte a Venezia, c’erano due pezzi di Mahler, avuto il cinemascope o il 35mm per ottanta dirigeva il maestro Franco Mannino. Era tutto anni, poi è arrivato il digitale che vive perché pronto, arrivò Luchino Visconti, entra senza ci sono i multicanali, siamo legati allo svilup- salutarmi, avevamo una consolle e io di solito po, la televisione oramai offre tutto e la gente mi mettevo di lato, lui si sedette davanti a me non va più al cinema. Il cinema è nato muto, e guardandolo mi dissi: “quando va via lo rag- nel ‘33 nasce il sonoro, non cambia niente fino giungo e mi presento…” Ma lui senza dire nul- agli anni settanta, si sperimenta per migliora- la prima di uscire mi disse “senta Savina lei mi re. Negli anni ottanta Ray Dolby ha innovato il mixerà tutti i miei prossimi film” io lo guardai tato uno spazio sonoro diverso. Mina dice 49 suono, non più solo stereofonicamente fron- e dissi “ma io non ho mai fatto il mixage”, lui volte parole e non ce ne sono due uguali, oggi tale ma surround: significava immergere lo con aria severa “mi sta bene quello che fa”. Da con i mezzi che ci sono si vede che sono tutte spettatore in un suono così ampio da risultare quel giorno ho mixato tutti i suoi film. Ho la- diverse. Lupo recitava con una bella voce cal- avvolgente. L’ulteriore sviluppo per arrivare vorato con Mina e altri cantanti, tutti di alto da ma per me era un suono intenzionalmente alla digitalizzazione del cinema è stata la livello, ho lavorato con gli americani, gli ingle- incalzante, al quale lei rispondeva con un’in- quantità di direzionalità di suoni differenti e si, il concetto era: “se mi emoziono io si emo- curanza estremamente raffinata. più presenti laddove non vedo la corrispon- zionano anche gli altri”. Ma non usavamo an- Con la tecnologia i nuovi strumenti a disposizione dente immagine sullo schermo, incluso lo cora la parola emozione, a me veniva la pelle il suo lavoro come è cambiato? spazio sovrastante. d’oca, facevo delle registrazioni, sentivo una Oggi non faccio più il fonico di registrazione, Quali sono state le difficoltà più grandi che ha in- sensazione di brividi dentro. La capacità di faccio il restauro dei grandi film: Portiere di contrato nel corso della sua vita professionale? tradurre quel suono in un suono che doveva notte, Deserto rosso, Tango a Parigi, allora li vive- Tante e poche ma le ho affrontate tutte. Non arrivare a milioni di persone che ascoltavano. vo. Oggi ti faccio sentire il film come lo senti- ho avuto ostacoli insormontabili né mai av- Il brivido se lo senti lo trasmetti, se non ce l’hai va Antonioni. Lavoravo con lui nel 1962-‘64, ci vertito sensazioni negative ma a volte faticavo non accade nulla. Oggi questa sensazione è ra- faceva fare delle cose tali che solo adesso capisco a prendere sonno al pensiero di qualcosa che ra perché manca questo tipo di emozione. Ti perché era un artista: perché non avendo i mezzi segue a pag. successiva 28 [email protected]

segue da pag. precedente delle ultime edizioni del Festival di Spello ho da eseguire con l’orchestra dei ragazzi e il co- avrei potuto fare e non ho fatto. fatto suonare ai ragazzi il famoso cantico de- ro del pubblico. Da qualche anno collabora con il Festival dei me- dicato a San Francesco, scritto dal maestro Durante gli anni di insegnamento al Centro Speri- stieri che si svolge a Spello in Umbria, quest’anno il Riz Ortolani per Fratello Sole e Sorella Luna di mentale di Cinematografia ha incontrato moltissi- sindaco le ha conferito la cittadinanza onoraria! Franco Zeffirelli. Alle immagini dei vari film mi giovani appassionati di musica, di cinema, Quattro anni fa mi hanno proposto di fare il su San Francesco, realizzati dai diversi registi aspiranti compositori, tecnici del suono. Ha incon- membro della giuria del Festival di Spello, un italiani, ho inserito alcune fotografie dei - re trato tra i suoi allievi ragazzi con doti innate parti- giorno vado in giro in macchina e arrivo ad centi terremoti subiti dai borghi umbri. Al colarmente elevate? una frazione che si chiama Co- Si, ho cominciato a insegnare stano, lì trovo un campo di grano come docente di riferimento del recintato nel quale c’era una corso di Tecnica del suono al struttura rettangolare, sulla pa- CSC dagli anni Ottanta, dal rete frontale c’erano disegnate, 2004 ho organizzato Master in ai lati della porta di ingresso, una Musica per Film riservati a mu- grande chiave di violino e una sicisti. Venivano a insegnare chiave di basso. Mi incuriosisco, grandi artisti, premi Oscar come mi fermo e vado a vedere. Era un Luis Bacalov, Ennio Morricone, Istituto di musica dove suonano Ludovic Bource, Bruno Coulais, ragazzi dai 10 ai 14 anni. Ho avu- Mychael Danna, come Music to un’idea: nella sede del CSC di Sound Editore Shie Rozow è ve- Torino si realizzano cortome- nuto più volte. Abbiamo lavorato traggi di animazione che vanno insieme ai direttori dei Conser- dai quattro ai sette minuti, fac- vatori, registravamo la musica ciamo suonare a questi ragazzini scritta per i corti realizzati du- sul palco quello che il maestro ha rante le attività didattiche dagli scritto per quel cortometraggio allievi del Centro Sperimentale senza cambiare niente. Chiedo al di Cinematografia, creando più maestro Fulvio Chiara di scrivere qualcosa in di 100 colonne musicali. Per alcuni anni, su più, un basso in più, qualche controcanto, fa- proposta del regista Ermanno Olmi, con gli cendoli suonare in sincrono. E qui mi sono allievi di suono e del corso di animazione di cacciato nei guai perché ho dovuto fare e poi Torino abbiamo realizzato la sigla della Mo- stampare tutti i clic, che i ragazzi sentono stra del Cinema di Venezia. Queste numerose nell’orecchio mentre suonano, che li guidano attività li ha aiutati a comprendere le loro ca- a sincronizzare la musica aggiunta alle imma- pacità, anche emozionali, ad avere autonomia gini. L’idea è andata in porto e ora sta cre- e la giusta personalità utile nei riguardi del re- scendo. In Umbria ogni paese ha un Istituto gista e del musicista. I migliori allievi sono in comunale di musica. I ragazzini hanno i non- grado di recepire ogni tipo di modifica che gli ni che li accompagnano, mentre loro studiano viene richiesta. Come docente sono molto i nonni li aspettano fuori chiacchierando al contento di come i ragazzi abbiano assimilato bar. Ora abbiamo dodici orchestre, non tutte i miei insegnamenti. hanno lo stesso organico: chi ha un violino so- So che lei è una persona sempre molto disponibile lo, l’altro non ce l’ha ma ha tre chitarre. Abbia- tanto che non abbandona mai i suoi allievi, anche mo iniziato con un repertorio di sette film, dopo il diploma molti di loro continuano a sentirla, dovremmo arrivare a molti di più, è una bella chiederle consigli, è vero? soddisfazione. Un mese fa abbiamo fatto un Si molto spesso mi contattano e questo mi concerto a Torino alla Mole Antonelliana, se- gratifica molto. de del Museo del cinema, presieduta da Ser- Un professionista infaticabile come lei quali proget- gio Toffetti che prima era Direttore della ti ha in cantiere? Scuola di animazione che mi ha permesso di Continuo ad insegnare utilizzando le più re- utilizzare i corti degli allievi. Da questo ho Federico Savina in una foto di fine anni ‘60, mixa nella centi conoscenze psico e neuro acustiche ap- avuto anche la proposta di fare un concerto al storica sala dell’International Recording, Roma. plicate alla visione di immagini, di cui sono mese musicando alcuni film muti. In occasio- venuto a conoscenza in questi ultimi anni, ne della consegna dei diplomi agli allievi del canto dei due coristi negli anni si è aggiunto viaggiando per il mondo. Mi rammarico però corso di animazione, saremo presenti a Tori- anche il canto del pubblico ottenendo così un che in molte occasioni di studio e di incontri no con una opening, proiettando con la stessa effetto cinematografico tipico del dolby sur- all’estero dove ho partecipato, non ho mai in- formula due dei più bei film: Eidos e Humus round, come nei migliori film, è stata una co- contrato un altro italiano né come speaker né che hanno ricevuto numerosi premi. L’orche- sa meravigliosa, fortemente emozionante. come uditore. Ora sto lavorando al libro della stra sarà composta dai ragazzi della scuola di mu- Nella prossima edizione del festival l’atten- mia vita, curato dal professor Roberto Cala- sica di Torino. L’esperimento iniziato a Spello zione si sposterà sulla figura femminile di bretto, la cui edizione sarà del Centro Speri- quindi prosegue a Torino e poi quest’anno anche Santa Rita da Cascia per la quale il maestro mentale di Cinematografia. a Cascia e Foligno. Ogni anno a conclusione Fulvio Chiara scriverà una musica originale Susanna Zirizzotti

29 n. 74 Sonia Bergamasco, attrice regista dell’opera Mariage de Figaro al Maggio Musicale Fiorentino 2019 Le nozze di Figaro, in scena il 15 giugno alle 20 nel nuovo allestimento del Maggio Musicale (altre recite sono andate il 17, 19 e 21 giugno ) e ha visto Kristina Poska sul podio e Sonia Bergamasco al suo primo debutto alla regia di un’opera lirica. Le scene sono di Marco Rossi, i costumi di Gian- luca Sbicca, le luci di Cesare Accetta, i movimenti coreografici di Paolo Arcangeli. Mariage de Figaro è la prima della trilogia Mozart-Da Ponte a rientrare nel progetto ‘Mozart al femminile’, che vedrà nelle prossime stagioni del festival, Elena Bucci curare la regia di Così fan tutte e Nicola Ra- ab quella di Don Giovanni

Sonia Bergamasco, nota di Milano e la scuola del Piccolo è anche al grande pubblico stata il mio inizio, la scoperta di per le sue apparizioni tele- un mondo che proprio non cono- visive e cinematografiche, scevo, in modo assoluto. Le mie fre- ne parla con grande entu- quentazioni erano esclusivamente siasmo: «In questa nuova da concerto, per assistere o per suo- produzione delle Nozze di Fi- nare. Non per il teatro e neanche garo, quello che ho desiderato per il cinema. Tutto è incominciato è entrare nelle pieghe di una per caso. L’incontro con Strehler è Viviana Del Bianco scrittura teatrale densissima, stato molto forte perché sono entra- complessa, eppure tenuta da un tocco di grande leggerez- ta, improvvisamente, in una casa za. La scena racconta uno spazio non segnato mar- storica del teatro italiano. Ho fatto catamente da un’idea temporale, lo spazio si approfondisce e si svela di personaggi femminili forti e atto in atto fino a condurci nel giar- fragili, come Anna Karenina, la dino-labirinto finale in cui la notte brigatista nel La meglio gioventù shakespeariana, dove tutti i perso- di Marco Tullio Giordana e tan- naggi si incontrano, ci porterà al ti altri…“Forse ho sbagliato alcune perdono finale, continua afferman- scelte e forse ne sbaglierò ancora. do che è stata una gioia e un’ emo- Sono come tutti gli altri: una perso- zione profonda ed è stato per me, na, anche fragile, che può sbaglia- attrice e regista, occasione felice di re…” . Nel 2016 vince il David di conferma di quanto sia densa e pre- Donatello e il premio Ciak d’oro ziosa la rete drammaturgica tesa come miglior attrice non prota- da Mozart/Da Ponte, di quanto gonista per Quo vado. Dopo il ricca sia la possibilità di indagine grande successo nel film di sui personaggi e di quanto sia ne- Checco Zalone e in tv nella serie cessario seguire i loro percorsi con del Commissario Montalbano, e pudore lasciando che esprimano la Riccardo va all’inferno di Roberta complessità dei sentimenti senza mai venire appe- tre anni di scuola, poi me ne sono andata e ho subi- Torre e Anna Karenina di Tommaso Mottola, santiti dal giudizio, senza fare di loro delle masche- to lavorato. Resta un fortissimo imprinting”. Ha Evviva Giuseppe – Chi è Giuseppe Bertolucci? di re o dei tipi umani da catalogo. Kriistina Poska, che lavorato con Carmelo Bene, Theodoros Terzo- Stefano Consiglio, e infine va in scena al Tea- dirige l’orchestra in questa nuova edizione delle poulos e Massimo Castri ed è regista e inter- tro degli Illuminati - protagonista dello spet- Nozze, ha seguito dall’inizio le prove di regia e ne prete di spettacoli in cui l’esperienza musicale tacolo Il quaderno di Sonia. Ma quanto tempo ha condiviso ogni fase con un’attitudine estrema- si intreccia più profondamente con il tea- ha per rilassarsi nella sua vita quotidiana? mente empatica, consentendo in questo modo di mol- tro. Al cinema e in televisione ha lavorato con “Con la famiglia e gli impegni privati finisce che il tiplicare le occasioni di dialogo». A cinquant’anni Liliana Cavani, , Giusep- vero relax lo trovi quando fai qualcosa per te, ma- compiuti, Sonia Bergamasco è una delle attri- pe Bertolucci e Marco Tullio Giordana.“Ho ini- gari nello sfidarti in piccole cose, nel concederti il ci italiane più eclettiche e poliedriche, con una ziato a lavorare in film non commerciali, opere di lusso per attività che non c’entrano con il lavoro. Io capacità interpretativa notevole. Milanese, di- giovani registi, piccoli ruoli in pellicole di impronta ho trovato il mio antistress nel fare il pane e la pa- plomata in pianoforte presso il Conservatorio culturale. Tutto diverso dal teatro”. Ma ha una sta in casa. Mi distende e mi calma”. Giuseppe Verdi, e in recitazione alla Scuola passione infinita per il palcoscenico e la musi- del Piccolo Teatro di Milano, ha un caratte- ca… “La musica, che è tutto questo insieme. Non po- Viviana Del Bianco re schivo e poco mondano. Alta, magra, bion- trei vivere senza e poi il teatro sicuramente è una da, più giovane dei suoi anni e sempre con fonte di grande gioia, quando lo si riesce a fare be- sorriso luminoso, è ormai nota al grande pub- ne. Ho iniziato a lavorare pensando che avrei fatto blico che l’ha apprezzata al cinema con perso- solo teatro, forse in questo sono un po’ ottocentesca. Direttrice di N.I.C.E. - New Italian Cinema Events – dal naggi intensi in film d’autore, oltre che in tea- Immaginavo di fare l’attrice sul palco di un teatro e 1991, incaricata di promuovere il nuovo cinema indipen- tro. Non solo attrice, musicista, moglie di poi è arrivato tutto il resto: il cinema, la televisione, dente italiano in USA, Russia e China. Corrispondente , ma anche madre di due bam- che hanno strumenti completamente diversi. Però per Vogue Italia, Viviana e N.I.C.E. hanno iscritto la bine…“Sono come tanti milioni di donne nel mon- sento, nonostante le lingue diverse e le scelte stilisti- città di Firenze alla Giornata Internazionale per la elimi- do che riescono a fare miracoli. Ho solo la fortuna di che utilizzate, di essere l’attrice che mi immaginavo nazione della violenza verso le donne. Laurea in Scienze fare, in più, un lavoro che amo e questo mi aiuta, mi quando pensavo di voler fare l’attrice. Cambiano Politiche –facoltà Cesare Alfieri di Firenze –indirizzo So- dà sempre energie nuove. Un mestiere bello ma che è gli strumenti ma il cuore è quello”. La conosco fin cio Antropologico-1979 Master: Il giornalismo nel Ruolo anche molto difficile e duro. Spesso lo si immagina dagli inizi della sua carriera, ma vederla sul del Critico Cinematografico presso la Facolta’ di Scienze nel suo lato più frivolo, ma in verità è un lavoro com- set è un’esperienza emozionante sia per la Politiche Cesare Alfieri -Indirizzo Giornalistico- Firenze plicato, delicato e faticoso. Dalla mia parte ho pro- concentrazione prima delle riprese sia per la 1980 Master “ la nuova forma di scrittura sul Digitale prio che mi piace”. Attrice e musicista, debutta bravura durante ogni ciak. Una carriera fatta “Corso di formazione 2010” Agosto del 2008 Sundunce con Giorgio Strehler.“Venivo dal conservatorio di scelte e ruoli ben riusciti e no, interpreta Institute (Usa) Durata del corso tre mesi 30 [email protected] A tutto corto iniziata la XIV edizione del Sardinia Film Festival Centoventi proiezioni, quindici giornate di eventi tra i comuni di Sassari, Villanova Monteleone, Bosa e Alghero Anche quest’anno il Sardinia Film Festival presenta un ricco ca- lendario per una pro- grammazione di quin- dici giornate totali, candidandosi a essere uno dei premi cine- matografici più inten- si dell’anno. Per af- frontare le selezioni Salvatore Taras sono pervenute da tut- to il mondo oltre duemila opere. Molte di que- ste troveranno spazio tra le centoventi proie- zioni in lingua originale, tutte sottotitolate. Ci saranno anche diciotto prime europee e tante altre nazionali. E ancora ospiti d’eccezione, concerti, incontri e masterclass. Questa 14esi- ma edizione è anche la prima edizione senza Nando Scanu, decano e socio fondatore del Cineclub Sassari, scomparso lo scorso anno lasciando un grande vuoto ma anche una im- portante eredità culturale. Il circuito si spo- sterà in alcune tra le mete turistiche più ambi- te del Nord-ovest dell’isola, a partire da Sassari per proseguire con Villanova Monteleone, Bo- sa e Alghero, dove si terrà il rush finale con la proclamazione dei vincitori Il premio cinema- tografico internazionale diretto artisticamen- te da Carlo Dessì e presieduto da Angelo Tan- taro, ha preso il via con un’anteprima il 14 e 15 giugno all’Accademia delle Belle Arti di Sassa- ri, per dare spazio alle proiezioni dedicate alle sezioni Sperimentale e Videoart, e a diversi la- vori della sezione School under18. Tra gli ap- puntamenti collaterali, il workshop “CreAtti- vati! - Sfrutta il tuo pensiero creativo”, a cura della coach Daniela Chessa, è stato un’occa- sione per esplorare e comprendere le dinami- che del pensiero creativo. Il Sardinia FF è ri- partito alla grande con una seconda anteprima il 24, 25 e 26 giugno in quel meraviglioso scri- gno d’arte che è Palazzo di Città, ovvero il Te- atro Civico di Sassari, per accogliere i seg- menti Vetrina Italia e Vetrina Sardegna e eventi. Il palcoscenico del Civico ha accolto la tavola rotonda “Focus Donna”, realizzata in collaborazione con l’associazione “noiDonne 2005”. Tra i lungometraggi sono stati presen- Porrino, è stata recuperata dall’Associazione è stato dato spazio a una prima assoluta, quel- tati film di forte interesse, a partire da Restia- Gremio dei Sardi a Roma, grazie a una ricerca la del documentario Radici di Luigi Monardo mo Amici di Antonello Grimaldi, tratto dal ro- di Franca Farina del Centro sperimentale di Faccini, nato da un’idea di Marina Piperno. Il manzo di Bruno Burbi “Si può essere amici cinematografia - Cineteca Nazionale, che lo palco per le proiezioni ha trovato spazio in per sempre”, e interpretato da Michele Rion- ha scovato nella collezione di un privato. Il fe- Piazza Piero Arru, mentre gli altri eventi nelle dino, Alessandro Roja e Violante Placido. Poi stival è partito ufficialmente il 28 giugno a Vil- accoglienti sale di “Su Palatu” (Il Palazzo) do- L’ultimo pizzaiolo del giornalista Sergio Naitza, lanova Monteleone, una suggestiva località ve Gennaro Aquino ha tenuto uno workshop un lavoro che focalizza l’attenzione sulla chiu- turistica che – anche grazie a un’amministra- sulla figura del location manager nel cinema. sura delle sale cinematografiche in Sardegna. zione comunale accorta e lungimirante – per Dal 1 luglio a fare da cornice del festival per Perfettamente restaurata dopo un impegnati- il settimo anno è teatro del Premio al Miglior due giornate è Bosa, la meravigliosa cittadina vo lavoro di recupero, è arrivata la pellicola documentario italiano. Il ruggito armonico del sul Temo, con il V “Animation Award” dedica- “Altura” di Mario Sequi, il primo film sardo girato coro di Neoneli, uno dei gruppi a tenore sardo più to ai corti d’animazione provenienti da tutto il nel dopoguerra (1949). L’opera, che ha avuto come rinomati di sempre, ha dato il via alle manifesta- mondo. Sono dedicate due giornate al “Labo- protagonisti Massimo Girotti, Eleonora Rossi zioni accompagnato dall’antico suono delle ratorio di lettura e scrittura del fumetto per Drago e Roldano Lupi con le musiche di Ennio launeddas di Orlando ed Eliseo Mascia. Quindi segue a pag. successiva 31 n. 74

segue da pag. precedente bambini e ragazzi” a cura del Centro Interna- Premio alla memoria a Nando Scanu zionale del Fumetto diretto da Bepi Vigna. Tra i protagonisti del 2 luglio ci sarà anche Lu- Sardinia film festival – Teatro Civico di Sassari , 26 Giugno 2019 ca Raffaelli con il suo libro “Le anime disegna- te”. La tappa finale della manifestazione, dal 3 Si è ricordata la figura di Nando Scanu, classe 1934, scomparso a al 7 luglio, si terrà nell’incantevole centro sto- Novembre dello scorso anno. Una naturale e bellissima manife- rico di Alghero, precisamente a Lo Quarter. stazione d’amore per una delle più generose e disinteressate per- Proprio in questa location è previsto l’arrivo sone del mondo dell’associazionismo di cultura cinematografica. di ospiti come Paolo Sassanelli e sua moglie, A ricordarlo gli amici di sempre e in particolare Angelo Tanta- l’attrice Marit Nissen e di Roberto Citran. At- ro e Carlo Dessì che hanno accolto affettuosamente la moglie An- tesissimo è il focus “Sardinia Animation Net”, gela e i suoi 5 figli: Carla, Sabrina, Silvana, Beppe, Proto. E’ stata uno spazio dedicato alla formazione e all’ap- proiettata una video intervista d’epoca di Rosanna Castangia. Al profondimento sul cinema d’animazione. Il temine, il presidente del Sardinia Film Festival Angelo Tantaro primo momento sarà la masterclass “Breve ha letto le motivazioni del premio: “Il premio di rappresentanza del Presidente del Senato quest’anno viene assegnato alla memo- ria di Nando Scanu, fondatore del Cineclub Sassari nel 1951, ani- matore del Sardinia Film Festival, uno dei maggiori sostenitori e collaboratori di Diari di Cineclub, gigante del volontariato di cul- tura cinematografica, per il suo impegno morale e civile che ha contribuito ad esaltare i va- lori formativi del Cinema come strumento di dialogo e promozione sociale. Al suo ricordo e all’eredità di 67 anni di ininterrotta attività culturale che ha sempre svolto con quella neces- saria leggerezza e sorriso sulle labbra, esempio che vorremmo perseguire.” DdC Ascolta in podcast la registrazione della cerimonia: su DdCR Diari di Cineclub Radio: www.cine- clubroma.it/diari-di-cineclub-roma/radio-diari-di-cineclub/94-rddc-radio-diari-di-cineclub/545-pre- mio-alla-memoria-a-nando-scanu

“Focus Donna”, realizzata in collaborazione con l’associazione “noiDonne 2005”

Il Presidente del Sardinia Film Festival Angelo Tantaro Un momento della proiezione del documento firmato conferisce il premio di rappresentanza del Presidente da Rosanna Castangia su Nando Scanu del Senato alla memoria di Nando Scanu. delle giurie d’animazione, fiction e documen- tari composte da esperti del settore, critici e registi come Antonietta De Lillo e Gianfranco Pannone. La cerimonia di premiazione è pre- vista per la serata del 7 luglio. La manifesta- Un momento della presentazione di “Altura” (1949) di zione è realizzata dal Cineclub Sassari grazie Mario Sequi, Prima sarda. Da sx la Rachele Falchi; alla collaborazione dei Comuni di Sassari, Villa- Antonio Maria Masia, preisdente Gremio dei Sardi di nova Monteleone, Alghero, Bosa e dei nume- Roma; Franca Farina, CSC-Cineteca Nazionale; Roberto rosi altri partner istituzionali come la Regio- Liberatori. ne Sardegna, l’Unesco, la Presidenza della Villanova Monteleone. (SS) Il coro di Neoneli, uno dei Repubblica, il Senato della Repubblica, la Ca- gruppi a tenore sardo più rinomati, accompagnato mera dei deputati, la Presidenza del Consiglio dall’antico suono delle launeddas di Orlando ed Eliseo dei ministri, il Ministero degli Affari esteri e Mascia prima della proiezione di “Radici” di Luigi Faccini della Cooperazione internazionale, il Ministe- di Cartoon Italia, con Pedro Citaristi, sales ma- ro di Giustizia, fondazione Sardegna Film nager della Superights e Lucia Geraldine Scott Commission, Fondazione Alghero, Unione di Red Monk Studio, che affronteranno il tema dei Comuni del Villanova, Università di Sas- dell’industry. Una seconda masterclass sul sari e Accademia delle Belle Arti Mario Sironi. “Mondo della produzione in Italia” sarà (il 5 lu- Concorrono inoltre diversi partner privati co- glio) a cura di Giannandrea Pecorelli, dirigente me Obus, main partner che assegnerà il pre- televisivo e produttore cinematografico, già re- mio alla migliore opera della categoria Vetri- La Giuria Villanova M. Documentari: Marina Piperno, sponsabile delle produzioni e coproduzioni per na Sardegna, l’Aeroporto di Alghero SoGeAAl, Gianfranco Pannone, Antonietta De Lillo RCS FILM & TV, capostruttura di RAI Fiction, Diari di Cineclub Media Partner, Key Lab, storia del cinema d’animazione” del giornali- dirigente di Sony International, dirigente di Confalonieri, Noi Donne 2005, Cherchi Olio e sta e scrittore Luca Raffaelli (3 luglio). Quindi Endemol di cui è stato anche produttore esecu- Centro internazionale del fumetto. spazio ai professionisti con il panel “Il cinema tivo. Alcuni dei suoi lavori più noti sono Don Salvatore Taras d’animazione dall’idea alla distribuzione” (4 Matteo, Un Medico in famiglia e Notte prima degli Le fotografie del servizio sono del maestro Marco luglio) tenuto da Cristian Jezdic, vicepresidente esami. Sia Raffaelli che Pecorellli fanno parte Dessì 32 [email protected] Altura. Cinema, memoria, identità Altura - Rocce insanguinate (1949) di Mario Sequi, prima sarda, evento al Sardinia Film Festival L’Associazione il Gre- missione di cercare il film tra quelli in Cinete- ha lo stile dell’archeologo, dell’intellettuale mio dei Sardi di Roma ca. La ricerca si rivela subito quasi impossibile certosino che scava con pazienza, ricostruisce da tempo dedica i suoi perché lì il film non c’è! Ma seguendo brandel- un puzzle fatto di documenti dimenticati, di incontri e qualifica le li di notizie e sottili indizi Franca, a conclusio- raccolta di testimonianze remote, di reperti sue attività approfon- ne di un lungo e faticoso lavoro, recupera i do- d’epoca che danno vita ad un opera nuova, dendo i temi della iden- cumenti e le testimonianze dirette necessarie. una vera copia d’artista, in grado di restituire tità culturale della Sar- Ottiene dal privato il film, a precise condizio- tutta la bellezza della narrazione delle storie e degna, delle sue origini, ni morali e storiche e non certo economiche, e dei lavori originari, come nel magnifico -re dei suoi sviluppi. L’at- la determinante collaborazione della conser- stauro che Franca ha fatto dell’opera di Ros- tenzione alla memoria vatrice Daniela Curro’ e del tecnico Antonio sellini, Roma Città Aperta. Nel caso di Altura ci Luisa Saba storica si muove cer- Commentucci. E così ai primi del 2019, final- viene riconsegnata la testimonianza diretta cando di ripercorrere i mente, nella sala cinema del Centro Speri- che riguarda il sodalizio tra Sequi e il maestro cammini della identità dei sardi legandoli a mentale di Cinematografia è stato possibile Ennio Porrino che cura la parte musicale qualcosa che non sono solo le radici, pur im- visionare il film, alla presenza della conserva- dell’intero filmato, rappresentando più che la portanti, della tradizione, ma anche i grandi trice, dei tecnici, del regista sardo Gianfranco colonna sonora quella voce e quel parlato di processi culturali che hanno prodotto modi di Cabiddu, della stessa Franca Farina e del presi- cui i protagonisti sono parchi! Le testimo- pensare e comportamenti di rottura con il dente del Gremio Antonio Maria Masia. La vi- nianze riguardano ancora la scelta delle scene passato, come è stata indubbiamente la se- sione del film, valutata positivamente la quali- e degli arredi, la raccolta dei permessi che le conda guerra mondiale e le esperienze di mi- tà, è stata per la prima volta proposta ai soci Istituzioni preposte rilasciavano ai cineasti grazione maturate dai giovani sardi che cer- ed amici del Gremio, in forma pubblica e gra- per vigilare sulla correttezza politica delle di- cavano in quegli anni fortuna in “Continente”. tuita, il 27 aprile, nei locali dell’Associazione verse parti del film, scrittura, sceneggiatura, Processi culturali costantemente in cammino all’interno della partecipatissima festa istitu- dialoghi etc.. La censura esiste anche oggi , che la memoria collettiva aiuta a ripercorrere zionale per i Sardi: Sa Die de Sa Sardigna. ma fa impressione vedere come ai tempi in attraverso una serie di strumenti tra i cui si girava Altura, fosse esercitata di- quali il cinema acquista rilevanza sem- rettamente e con particolare attenzio- pre crescente, soprattutto in Sardegna, ne e pignoleria dal sottosegretario alla dove la cinematografia si impone sotto Cultura che era ai tempi Giulio Andre- forma di linguaggio letterario potente otti, che interveniva su ogni aspetto e di grande impatto comunicativo, co- dell’opera. La ricerca paziente delle te- me dimostrano anche le recenti perfor- stimonianze ha messo in luce, cosa non mance di una nutrita schiera di registi, semplice dopo 70 anni, l’opera di Mario sceneggiatori e artisti sardi. Altura, film Sequi e le sue vicende professionali e di Mario Sequi girato nel 1949, va consi- quelle umane. La vita familiare del re- derato come la pietra miliare di una na- gista viene tratteggiata con i ricordi del scita letteraria/cinematografica che eb- nipote Marco, che vive a Roma con ma- be proprio dal Gremio dei Sardi di dre, figlia di Sequi; la sorella di Mario quegli anni la sponsorizzazione e parte Sequi aveva sposato Giuseppe Borgna del sostegno economico. Il Gremio dei (anche lui cofondatore del Gremio), pa- Sardi di oggi rinnova quel patrocinio e dre di Gianni (noto e rimpianto Asses- lo valorizza attraverso la riproposta sore della cultura nel comune di Roma pubblica del film recuperando il negativo origi- Verrà riproposta a Sassari al Teatro Civico il e presidente della Fondazione Musica per Ro- nale, presso un privato, dalla consigliera Fran- 26 giugno nell’ambito del tradizionale Sardi- ma), mentre il fratello Carlo è il padre del regi- ca Farina, responsabile, all’interno dell’Asso- nia Film Festival in svolgimento in diversi cit- sta teatrale e televisivo Sandro Sequi. L’entou- ciazione del progetto-percorso in essere da tà dell’Isola dal 14 giugno al 7 luglio. Il film di- rage familiare del regista si muove tra diversi anni: “Incontri con il cinema Sardo” in segna le cornici di riferimento importanti per Accademie, teatri, televisione, letterati, ope- collaborazione e anche per conto del Centro capire come veniva rappresentata la Sarde- ratori culturali, un ambiente stimolante e cre- Sperimentale di Cinematografia - Cineteca gna negli anni dell’immediato dopoguerra. Il ativo, come quello della Roma dell’immediato Nazionale dove lei lavora. Gli “Incontri” rap- contributo a questo recupero di memoria vie- dopoguerra. Un ambiente in cui si matura la presentano un approccio, un’ attenzione alla ne dall’impegno costante del Gremio sul tema formazione professionale di Sequi, che ha co- memoria collettiva della cultura sarda, orga- delle sue radici (Sequi regista, Porrino musi- me maestro il grande Silvio D’amico e come nizzati a Roma nelle prestigiose sedi della Ci- cista, sono stati soci co-ri-fondatori con il no- interpreti delle sue pellicole icone della na- neteca Nazionale a Fontana di Trevi o nella me Gremio, nel 1948, di quella Associazione scente industria cinematografica italiana , co- Casa del Cinema a Villa Borghese, destinati a dei Sardi in Roma nata nel 1910 e poi “scom- me Girotti, Roldano Lupi ed Eleonora Rossi rassegne, visioni, panoramiche sul cinema parsa” come tante altre al tempo delle guerre e Drago che debutta al cinema proprio con Altu- sardo e i suoi protagonisti. Con attenzione del regime) come testimoniato appunto dal li- ra. Ci viene così consegnato con il rifacimento all’innovazione, alla sperimentazione, ma an- bro citato a firma del Presidente del Gremio, e di una pellicola non solo i pregi estetici, gli ef- che alla memoria, a cui a pieno titolo appartie- dal lavoro silenzioso e tenace di Franca, che fetti fotografici,la qualità degli interpreti, ma ne il restauro di Altura di Mario Sequi. Sin spende la sua professionalità, il suo tempo e la un vero e proprio pezzo di storia, un quadro dalla pubblicazione, nel 2015, del libro incen- sua passione nella individuazione di quei do- etnografico che riconduce ad un clima e ad un trato sulla storia del Gremio, ove si rileva la cumenti che parlano della Sardegna attraverso contesto che dà quelle chiavi che permettono figura del regista Mario Sequi e di un suo film quei registi, produttori, sceneggiatori, musicisti di collocare l’opera nella memoria della storia Altura, prodotto addirittura sotto l’egida del Gre- artisti, che hanno rappresentato e rappresentano del cinema e nella memoria della storia sarda. mio, a Franca viene affidata dall’Associazione la aspetti importanti della cultura sarda. Franca segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente osa ribellarsi; la cussorgia è fine a se stessa, cambiare bisogna rompere l’isolamento, sia La trama di Altura è lineare: il protagonista senza aperture con il “fuori”, in essa non si ve- quello fisico che quello culturale. Il primo cer- Stanis Archena, è un giovane andato via dalla dono né un sacerdote nè un carabiniere, poi- ca di affrontarlo recuperando i pezzi di un Sardegna alla ricerca di fortuna alla vigilia ché l’autorità, sia morale che civile, è rappre- vecchio camioncino, che rimette in funzione della guerra; parte negli anni 40 e rientra dieci sentata dal vecchio patriarca Gonario, custode per trasportare i bidoni con il latte dei pastori anni dopo nell’isola, deciso a rimanere e a ri- di una legge non scritta ma fortemente radi- fino alle cooperative rompendo il monopolio portare in paese l’esperienza di cambiamento cata nel sentimento della comunità, “su con- padronale della raccolta. Il secondo isolamen- maturata in “continente”. Nel paese natale, un nottu” , che riconosce valore a costumi consoli- to, quello culturale, è più difficile da combat- gruppo di stazzi riuniti nella ”cussorgia “ Sta- dati nel tempo e per certi aspetti immutabili. tere, perché si basa su un sentimento di co- nis Archena ritrova una comunità immobile, In questo universo simbolico il Sacro e i suoi munità sul quale i pastori di Altura hanno rassegnata e assoggettata alla prepotenza di riti sono incorporati nelle festa che scandisce costruito i fondamenti della propria immagi- Efisio Barra, ricco possidente non del luogo, i momenti più importanti della vita collettiva ne ed hanno elaborato le regole che ne discen- che si è impadronito di tutte le risorse della nonché di quella individuale, con canti, balli e dono. Una comunità chiusa, che può essere cussorgia e tratta i pastori come servi privi di costumi che, come si vede nel fidanzamento regressiva, come cerca di spiegare Stanis di- qualsiasi diritto. Ha messo ipoteca sulla casa di Efisio con Grazia, ne celebrano la coralità e segnandola sulla terra con un cerchio limitato di Stanis, ma anche sulla vita di Grazia, la più la sacralità. La stessa Grazia fa parte di un da diverse pietre, se non si caccia via la pietra bella giovane del luogo, innamorata e ricam- mondo chiuso, di cui accetta le leggi con sof- macigno, ovvero il padrone Efisio, che domi- biata da Stanis fin da quando i due erano ferenza e dolore, senza tuttavia riuscire a ri- na su tutti con la prepotenza ed il ricatto. Re- bambini. Il paesaggio di Altura, reso magi- bellarsi. La sua speranza di libertà è legata alle gole che è meglio non cambiare, sostiene il stralmente evocativo da una fotografia in sorti di Stanis, quando pensa che l’amato ab- vecchio saggio custode della tradizione, me- bianco e nero firmata da Piero Portalupi mo- bia lasciato Altura la giovane si riconsegna glio non perdere il poco che si ha, perché chi stra una landa della Gallura brulla, priva di ve- vittima rassegnata al perfido Efis. Nella storia vuole uccidere le serpi distrugge l’orto! “Efisio getazione, dominata dalle imponenti rocce di raccontata sono significative altre due figure, gioca facile sulla paura dei pastori, prepara un granito (Rocce insanguinate sottotitolo del Bachis l’amico di Stanis dalla fiducia incondi- attentato con dei sicari che sparano sul ca- film) contro le quali si stagliano solitarie figu- zionata e Napoleone il marginale, poeta il per mioncino che trasporta il latte, riuscendo così re femminili che trasportano con equilibrio quale “ad Altura non ci sono fiori, ma rocce!” e a stroncare il progetto di Stanis. Nell’ imbo- danzante l’acqua in catini di sughero, uomini che preferisce la compagnia della pecora Ca- scata muore Napoleone ma rimane ferito an- con il fucile a sorvegliare le pecore in un silen- terina a quella dei suoi simili. Napoleone pa- che uno dei sicari, che vigliaccamente Efisio zio accompagnato dalle musiche di Porrino, le gherà con la vita l’adesione alla forza visiona- nasconde perché non si scopra la sua perso- spoglie piccole case di pietra, sulla cui porta si ria riposta nel cambiamento proposto da nale responsabilità nell’attentato. Quando evidenziano i segni della campagna di disin- Stanis. Ma di quale cambiamento si tratta? però l’inganno viene scoperto ed Efisio viene festazione realizzata con il DDT, con cui gli Stanis, come ebbe a dire lo stesso regista com- braccato nella fuga, Stanis chiede ai suoi pae- USA avevano “innaffiato” l’isola cercando di mentando la sua opera, “…si inserisce nel con- sani di evitarne l’esecuzione, di difendersi eliminare la malaria. Ad Altura gli unici mezzi flitto che storicamente ha contrapposto i pa- dall’ingiustizia senza commettere altre ingiu- di comunicazione sono rappresentati dai mu- stori ai latifondisti, la sua è una battaglia di stizie. Insieme al messaggio a rompere l’iso- li e dai cavalli, questi ultimi destinati solo agli giustizia sociale, torna per tentare di cambia- lamento fisico e culturale, a superare la debo- uomini del padrone e allo stesso che dal caval- re rapporti iniqui e portare in Sardegna diritti lezza e la rassegnazione a cui porta un’economia lo non scende quasi mai, a marcare la sua su- che ha visto affermarsi altrove e pensa possa- ferma a comunità chiuse rapporti individuali, periorità di censo e potere! Gli interni delle no migliorare la vita della sua gente”. Stanis è l’altro messaggio di Stanis/Sequi, un messag- abitazioni mostrano ambienti spogli, eccetto la figura su cui è centrata la storia raccontata gio ancora più forte, è quello di avere il corag- quello della famiglia più benestante, la zia in Altura, storia di un ritorno a casa, tema an- gio di uscire dall’arcaico codice barbaricino e Malena di Grazia, dove spiccano i cestini di tico e ricorrente nella poetica isolana. Ritorno di rinunciare alla vendetta se si vuole attivare asfodelo, una macchina Singer vicino ad un plasticamente rappresentato dalle inquadra- ad un vero cambiamento di giustizia nei rap- arcolaio, altre suppellettili “buone”, oggetti e ture del mare, che, come recita la voce fuori porti sociali. Succederà? Il messaggio è attua- costumi che dopo qualche anno scompariran- campo, da millenni battono le coste della Sar- le anche 70 anni dopo la realizzazione di Altura: no del tutto anche dalle abitazioni dei bene- degna e ne segnano la insularità, l’isolamen- come sono state affrontate le sfide dell’isola- stanti, trasformati dal tritacarne del gusto to, la mancanza di confini, la lontananza dal mento? L’insularità della Sardegna è una risor- globalizzato che piegherà lo stile sardo ai gu- “Continente “. Il ritorno di Stanis non è un sa per la protezione della sua biodiversità, della sti di un jet set internazionale affamato di gesto epico un ritorno romantico, una “recui- sua esclusiva ricchezza naturalistica ambien- consumi e folklorismo di maniera. Sarà pro- da” di vecchi migranti, bensì la scelta di chi, tale, della sua cultura agraria, oppure il prete- prio il mondo arcaico nel quale è ambientato avendo lasciato la Sardegna per cercare mi- sto per la creazione di paradisi turistici artifi- Altura, la Gallura, ad essere investito dalle tra- gliori condizioni di vita e di lavoro, ha incon- ciali, di installazioni industriali devastanti e sformazioni economiche e sociali di un turi- trato invece guerra e sfruttamento. “ Mi sento di occupazioni militari lontane da occhi indi- smo aggressivo e vistoso che trasformerà la piu vecchio di un vecchio nuraghe, dice Stanis screti? Come una grande isola si apre al rap- zona più arretrata del Nord Sardegna in quel- ripercorrendo le strade sterrate e polverose porto locale/globale conservando la propria la della Costa Smeralda, ambita dai milionari che lo riporteranno ad Altura, ma sento in me identità? Il sentimento “comunitario” sardo, di mezzo mondo. Quando Mario Sequi punta anche una nuova forza! “ La forza gli viene da che tanti dibattiti ha provocato sul fronte la macchina da presa su questa terra non im- una coscienza di giustizia sociale e di diritti identitario e autonomistico, è rimasto circo- maginava certo quale sarebbe stato a breve il maturata nell’esperienza continentale che scritto ad una visione egotica, individualista suo cosiddetto sviluppo dorato! Altura come la vuole spendere nel paese natio. Non è tornato e/o clanica della società, oppure si è evoluto vediamo è chiusa nel perimetro della cussor- di passaggio o perché non ha fatto fortuna, verso forme di responsabilità collettiva più gia, quel particolare istituto consuetudinario come qualcuno gli rinfaccia, ma perché vuole aperte e partecipate? Altura sarebbe stato una che attribuiva la proprietà dei terreni e delle cambiare la condizione della sua gente! Sta- miniera di spunti per una generazione, come pecore ai singoli pastori che se la tramandano nis è cambiato già nell’abbigliamento, che, la mia, cresciuta nella formazione al cinefo- da padre in figlio! La cussorgia costituisce il pur senza ostentazione, è un abbigliamento rum! Oggi essa è un prezioso documento per cerchio dentro il quale si svolge la vita degli urbano, mentre ad Altura tutti vestono ancora chi crede che il cinema possa aiutarci a con- abitanti, contesto rigido, controllato dalla tra- con ” cambali” e “berritta”. A Stanis la espe- servare la memoria collettiva. dizione e da Efisio Barra, uno straniero che si è rienza fuori dalla Sardegna ha allargato la vi- arricchito nel tempo di guerra, a cui nessuno sione del mondo e gli ha fatto capire che per Luisa Saba 34 [email protected] Il cinema russo tra due secoli. Cagliari. Rassegna Cinematografica itinerante E a Cagliari arrivò Elena Orel della Mosfilm Si è svolta a Cagliari la prima parte di una manifestazione rivolta a far conoscere importanti film e capolavori prodotti dalla storica casa di pro- duzione cinematografica, sovietica prima e russa poi. E’ stata ospite nella prima parte di questo apprezzabile progetto culturale sardo organiz- zato dalla FICC - Federazione Italiana dei Circoli del Cinema, Elena Orel, responsabile del dipartimento rapporti con l’estero e segretaria orga- nizzativa della casa di produzione e distribuzione moscovita. In tale occasione, Elisabetta Randaccio, rappresentante della FICC nella IFFS – International Federation of Film Societies, ha incontrato e intervistato per Diari di Cineclub Elena Orel, di cui con vero piacere se ne da pub- blicazione È un interessante per- ha attraversato un periodo difficile. arrivò dal noleggiare il grande patri- corso cronologicamen- Molti tecnici, in quella precaria si- monio di costumi, scenografie, at- te al contrario, la rasse- tuazione, lasciarono la struttura, si trezzistica posseduta dalla ‘Mo- gna “Il cinema russo tra paventò persino la distruzione degli sfilm’. Cinque anni fa, si può dire due secoli. La cinemato- studios che, negli anni d’oro, erano sia terminata la ricostruzione della grafia della Mosfilm presenti in ogni repubblica sovieti- nostra casa di produzione e distri- dal 1925 ai giorni no- ca. In questo complesso periodo di buzione”. stri” svoltasi, nella sua transizione, rimasero solo quelli di Mosca e La ‘Mosfilm’ è anche un’eccellenza nella conserva- Elisabetta Randaccio prima parte, a Caglia- qualcuno li avrebbe addirittura voluti cancel- zione e nel restauro delle vecchie pellicole... ri, tra maggio e giugno lare, ma, poi, si decise, per fortuna, per una lo- “Sicuramente, un settore importante della scorsi. La manifestazione, infatti, ha esordito ro conservazione. C’è da dire che la ‘Mosfilm’ nostra casa di produzione e distribuzione è con un film inedito in Italia,Decisione: Liquida- occupa un enorme terreno al centro di Mosca, stato anche il restauro delle opere conservate zione di Aleksandr Aravin del 2018 per conclu- che faceva gola a chi lo voleva comprare per in archivio. I primi film restaurati sono state dersi, nella sua seconda parte, tra settembre e le commedie, poi, piano piano, il progetto si è ottobre prossimi, con il classico La corazzata esteso anche alle altre pellicole. Tra le centina- Potemkin” (1925) di Sergej M. Ejzenstein, che ia di film restaurati si possono citare sia quelli gli spettatori sardi potranno vedere nella ver- di Ejzenstein sia quelli di Tarkovskij. Alexan- sione restaurata con commento in italiano der Nevskij, per esempio, aveva, ormai, una adatto anche alla visione per ipovedenti. In pessima qualità. Per restaurarlo ci sono voluti questo modo, il percorso con la memoria a ri- nove mesi. A livello economico, invece, per ri- troso ribadisce le grandi radici artistiche del dare vita a ‘Ivan il terribile’ sono stati investiti gioiello della cinematografia sovietica nella 25.000 euro. Per compiere queste operazioni produzione e distribuzione, sprofondato in collaboriamo, spesso, con la Cineteca Nazio- una crisi economica drammatica tra gli anni Cineteca Sarda di Cagliari. Appuntamento con la Mosfilm nale Russa, che ci può aiutare a ritrovare il ne- ottanta e i novanta e ora, di nuovo, riferimen- per il grande evento organizzatato dalla FICC con gativo originale. Non sempre questo risulta to per la settima arte russa contemporanea. Marco Asunis, Elena Orel e Galia Francis Smith (foto possibile. In seguito, ogni fotogramma viene La rassegna nasce da un progetto di collabo- di Luigi Cabras) scansionato; è un processo lungo che prevede, razione tra la FICC (la Federazione Italiana poi, anche la correzione del colore e, se è pos- dei Circoli del Cinema), il Centro Russo in sibile, la supervisione di tecnici che partecipa- Sardegna (con il supporto della Regione Auto- rono alla realizzazione del film. Le nostre pel- noma della Sardegna, la Cineteca Sarda, l’Er- licole restaurate sono molto richieste dai su) e la “Mosfilm” iniziato nel 2018 con l’orga- grandi festival come Cannes o Venezia, dove, nizzazione di una monografia delle opere del nel 2017, abbiamo vinto il premio come mi- regista Karen Shakhnazarov. Quest’ultimo è glior restauro con Và e vedi di Elem Klimov, l’attuale direttore della “Mosfilm” che, presen- presente anche nella seconda parte della vo- te a Cagliari lo scorso anno per la proiezione stra rassegna. Cerchiamo, poi, dopo il restauro, del suo Anna Karenina. La storia di Vronskij, en- di dare nuova vita ai film, come è capitato per tusiasta della città e del pubblico dei circoli e Elena Orel in visita alla Cineteca Sarda di Cagliari (foto di Stalker o per Lo specchio di Tarkovskij, che abbia- della Cineteca Sarda, che ha partecipato nu- Marco Asunis) mo ridistribuito con successo nelle sale russe.” meroso all’evento, ha chiesto la prosecuzione Qual è il suo compito attuale alla ‘Mosfilm’? del progetto, orientandolo sui film a disposi- utilizzarlo per scopi meramente commerciali. “Ci lavoro da dieci anni e mi occupo delle rela- zione della casa di distribuzione russa, non A quel punto, dallo stato venne offerta la dire- zioni con l’estero; partecipo ai festival, dove solo i classici, ma anche le più recenti produ- zione della ‘Mosfilm’ a svariati registi russi, pubblicizzo e seguo le presentazioni e le pro- zioni. A fare una prima riflessione sul percor- ma solo Karen Shaknazarov si prese questa ri- iezioni dei nostri film”. so artistico straordinario della “Mosfilm” è levante responsabilità. Il regista si rese subito Quali sono i futuri obiettivi della ‘Mosfilm’, soprat- giunta a Cagliari Elena Orel, responsabile del conto dell’importanza, per chi operava nel tutto a livello formativo? dipartimento rapporti con l’estero e segreta- mondo del cinema, di poter lavorare in una “La ‘Mosfilm’ è una struttura statale, che paga ria organizzativa della casa di distribuzione struttura così essenziale all’interno del terri- le tasse, ma conserva una forte indipendenza russa, che ha incontrato il pubblico della ras- torio russo. Certo, era necessario ricostruire nelle sue scelte artistiche. L’obiettivo è creare segna, raccontando l’avventurosa storia di gli studios, richiamare gli specialisti del setto- un complesso industriale che possa diventare una struttura capace di creare una delle più re, comprare attrezzature moderne. Un punto importante anche nella produzione, non solo grandi cinematografie mondiali. Infatti,- co di partenza rimaneva, comunque, il patrimo- nazionale. A livello formativo, attiva corsi per me ha sottolineato la Orel: “La ‘Mosfilm’ esiste nio filmico. La ‘Mosfilm’, inoltre, nonostante tecnici specialistici, ma anche per sceneggia- dal 1924 e, a novanta anni dalla sua fondazio- sia formalmente statale, non riceve alcun con- tori. Tutti i corsi sono gratuiti, perchè ci si ri- ne, possiede, nella sua cineteca, circa 1500 tributo pubblico, per cui riuscì a rifinanziarsi volge a chiunque abbia talento, ma sicura- film. Si tratta della casa di produzione di Ei- attraverso le televisioni che chiedevano di tra- mente la selezione è estremamente severa.” senstejn, la cui opera è un vero tesoro nazio- smettere le pellicole da lei conservate. I pro- Elisabetta Randaccio nale, ma anche, per esempio, del grande An- venti avuti da questa operazione servirono a drej Tarkovskij. Negli anni novanta, la ‘Mosfilm’ ricomprare attrezzature moderne. Altro introito Diari di Cineclub | media partner 35 n. 74 Cannes 2019: vince il cinema coreano Palme d’Or meritata a ‘Parasite’ di Bong Joon-ho. Le recensioni dei film vincitori dei Premi principali Il Festival di Cannes stato il protagonista, premiando le 2019, ha presentato donne registe (tre su quattro pre- una Competizione Uf- senti nel concorso), alcuni tra i film ficiale in cui, accanto di lingua francese, che non erano ad autori notissimi, certo i migliori, né potevano aspi- alcuni dei quali habi- rare ai massimi riconoscimenti, e Giovanni Ottone tués del Concorso (Lo- si è salvato la coscienza, snobban- ach, Almodóvar, Malick, i fratelli Dardenne, do lo yankee Quentin Tarantino e Desplechin, Bellocchio, Dolan e Kechiche), ha attribuendo altri Premi prestigiosi contato sulla presenza di registi americani di ad autori “giovani” con il merito di sicuro richiamo, benvoluti dai critici, dai ci- aver affrontato problematiche at- nefili e dal pubblico (Tarantino e Jarmusch), a tuali di riscatto politico e sociale. E non deve comunità di lingua spagnola. Quindi, fortu- testimonianza di un rinnovato buon rapporto trarre in inganno la sua rituale affermazione natamente, la Palme d’Or al miglior film, una- con Hollywood, di molti trentenni e quaran- secondo cui tutti i Premi sono stati decisi nimemente gradito alla maggior parte dei cri- tenni, fra cui due esordienti (Mati Diop e Ladj all’unanimità (“excusatio non petita, accusa- tici e del pubblico, è andata a Parasite di Bong Ly), e di rappresentanti del cinema extraeuro- tio manifesta”). Iñarritu, appunto, si è com- Joon-ho, primo film coreano a conquistarla peo (Suleiman, Boon Joon-ho, Mendonça Filho) portato come un epigone del Cardinal Mazza- nella storia del Festival. È una commedia nera con una carriera consolidata o promettente. È rino o, meglio, dei politici populisti messicani piena di idee, feroce, efficace, incalzante e de- mancata l’opera magistrale che resta nella me- dello storico PRI, il partito - stato, o dell’at- bordante, giocata sul confronto tra privilegia- moria, ma diversi film hanno rivelato precise e tuale Presidente caudillo Andrés Manuel ti e esclusi al giorno d’oggi. Il secondo premio notevoli qualità autoriali, estetiche e narrative López Obrador. principale, il Grand Prix, è stato attribuito a e sono risultati parzialmente inno- Atlantique, opera prima della franco vativi. Al contrario altri, tra i più at- - senegalese Mati Diop, ambiziosa, tesi, hanno purtroppo confermato imperfetta e controversa, a metà che i loro autori (ad esempio Loach strada tra documentario sociale, e Malick) sembrano ormai ripetersi melodramma e pseudo thriller po- con scarsa originalità e idee. Non si liziesco con deriva onirica e surrea- può non accennare invece alla pia- le. Il Premio alla miglior regia con- cevole constatazione della presen- ferito a Le jeune Ahmed, dei veterani za, nella seconda sezione ufficiale, Jean - Pierre e Luc Dardenne, pluri- ”Un Certain Regard”, di numerose premiati in passato a Cannes, pro- opere prime, alcune delle quali di muove a pieni voti il film che segna indubbia maturità e qualità (i film la loro probabile definitiva involu- delle registe Annie Silverstein, zione. È un’opera troppo pensata, Mounia Meddour, Danielle Lesso- schematica e contraddittoria, vi- vitz e Maryam Touzani) e dell’unico ziata da una suspense artificiosa, vero capolavoro della selezione uf- dal finalismo didascalico e da una ficiale, secondo la nostra opinione: regia inefficace. Il Premio della Dylda (Beanpole), opera seconda del Giuria ex aequo è stato conferito a “Parasite” Gisaengchung (2019) Bong Joon-ho russo Kantemir Balagov. Purtrop- due film che sembrano in effetti po le dolenti note sono venute da accomunati dal fatto di essere en- un Palmarès a dir poco bizzarro e trambi, su versanti e in contesti di- sconcertante. La giuria della “Com- versi, pretenziosi, didascalici e pétition Officielle”, composta in net- fuorvianti, con molti stereotipi, ta maggioranza da registi, Yorghos stilisticamente incoerenti e giocati Lanthimos, Alice Rohrwacher, Kelly sulla spettacolarizzazione della Reichardt, Pawel Pawlikowski, Ro- violenza come arma di ribellione e bin Campillo, Maimouna N’Diaye, di riscatto. Si tratta di Les Mi- Elle Fanning e Enki Bilal, e presie- sérables, opera prima del francese duta dal regista messicano Alejan- - maliano Ladj Ly, furbesco e ambi- dro Gonzáles Iñarritu, ha ignorato guo apologo sociale e di Bacurau, inspiegabilmente alcuni tra i film dei brasiliani Kleber Mendonça Filho migliori. Invece ha attribuito premi e Juliano Dornelles, apologo politico, di prestigio, a dir poco inattesi o rozzamente allarmista, mascherato sproporzionati, a opere imperfette da film di genere, che esalta la lotta o pretenziose e pedagogiche e ri- “Portrait de la jeune fille en feu” (2019) di Céline Sciamma popolare armata come esperienza conoscimenti dedicati alla regia o liberatoria. Il Premio alla migliore alla sceneggiatura o all’interprete di film che Ovviamente non ha attribuito il massimo ri- sceneggiatura è andato a Portrait de la jeune fil- non mostrano eccellenza nelle categorie per conoscimento al grande favorito, Dolor y gloria, le en feu, della trentottenne francese Céline cui sono stati premiati. L’ipotesi è che il cin- di Pedro Almodóvar, autofiction esistenziale in- Sciamma, ritratto d’epoca settecentesco della quantacinquenne Iñarritu, affermato regista dulgente, ma sicuramente riuscita e con alcuni relazione segue a pag. successiva sentimentale messicano, che da anni ha venduto l’anima a Hol- momenti alti e commoventi, per evitare l’ac- tra due ventenni, una pittrice e una nobildonna lywood, abbia ricoperto il ruolo del mattatore. È cusa di aver premiato un amico e sodale della segue da pag. precedente 36 [email protected] di provincia bretone costretta a sposare un black comedy cinica, graffiante, efficace e -de ricco manager di un’impresa commerciale. Il aristocratico milanese. È un film girato con bordante che mette a fuoco le marcate diffe- giovane, fornito di falsi diplomi, si presenta cura, molto controllato, ma piuttosto decora- renziazioni di classe esistenti nella società su- all’indirizzo indicato, ritrovandosi in una ma- tivo e dimostrativo, di cui la sceneggiatura dcoreana contemporanea. In un affollato gnifica grande villa moderna con giardino. E non è certo il punto di forza. I Pre- incontra Yeon-kyo (Cho Yo-Jeong), mi al miglior attore e alla miglior la padrona di casa, un’avvenente attrice sono stati assegnati a Anto- trentenne che si lascia facilmente nio Banderas, buon protagonista impressionare dalla parlantina del di Dolor y Gloria, di Pedro Almodóv- presunto insegnante. Ottenuto il ar e a Emily Beecham, la brava pro- lavoro, Ki-woo riesce a imporre la tagonista di Little Joe, dell’austriaca propria sorella, spacciandola per la Jessica Hausner, uno psycho horror sua talentuosa conoscente Jessica, distopico, affatto originale, rarefat- come tutor artistico e terapista del to e confuso, più noioso che inquie- secondo figlio di Park, Da-song tante. Infine La Giuria ha inventato (Jung Hyeon-jun), un bambino ipe- ex novo una Menzione Speciale per rattivo di nove anni. Successiva- attribuirla a It Must Be Heaven, del mente, dopo che i due giovani han- veterano palestinese Elia Sulei- no provveduto, con abili ed efferate man. È una piccola, brillante e ma- azioni di discredito, a far licenziare linconica commedia dell’assurdo, “C’era una volta a... Hollywood” - Once Upon a Time in... Hollywood (2019) scritto gli altri dipendenti di Park, anche nonché un diario personale e poli- e diretto da Quentin Tarantino Kim Ki-taek e Chung- sook, presen- tico, tra gentile umorismo surreale tati sotto mentite spoglie e con false ed elegia del proprio popolo ghet- referenze, vengono assunti dai tizzato, che mette alla berlina la Park con le rispettive mansioni di violenza e l’estremismo. Sono stati autista e di cuoca. Per qualche tem- colpevolmente ignorati, oltre a On- po la finzione manipolativa dei ce Upon a Time… in Hollywood, di quattro ingegnosi impostori, rici- Quentin Tarantino, mirabolante clati come rispettabili e stimati lavora- racconto di due “protagonisti” mi- tori, funziona perfettamente e ge- nori e sconosciuti della Hollywood nera gustosi siparietti comici. Ma del 1969, più riuscito dei recenti un giorno Moon-gwang (Lee Je- film del regista americano, altri tre ong-eun), ex governante licenziata film pregevoli. Il traditore, di Marco dai Park, si presenta alla porta della Bellocchio, propone una potente residenza e, con una scusa, riesce a fusione di melodramma d’epoca e “Dolor y gloria”, di Pedro Almodóva introdursi in casa. Da quel momen- di cinema civile nell’evocazione del- to la coerente e raffinata progres- la mafia durante gli anni (1980 - sione narrativa subisce un’altera- 1995) di scontro frontale con lo sta- zione di modalità e di ritmo. Inizia to: può vantare sceneggiatura e una sarabanda di colpi di scena in- messa in scena di grande qualità e cresciosi e controversi, in un cre- l’eccellente interpretazione di Pier- scendo incalzante, in cui emergono francesco Favino, senza dubbio mi- rivelazioni di segreti, strenua e vio- gliore di Banderas. Matthias e Maxi- lenta competizione tra poveri, spi- me, di Xavier Dolan, propone il rito di vendetta, sorda volontà di ri- racconto intimista del contrastato scatto rispetto alle umiliazioni e itinerario del desiderio tra due ven- precipitazioni inaspettate, con cla- tenni, amici fin dalla prima infan- morosi ed accentuati particolari zia. Sensibile e mai retorico, giocato splatter. È un peccato che il regista sulla caratterizzazione dei personag- si perda in due o tre finali consecu- gi, su atmosfere vitali e romantiche tivi e apostrofi una specie di chiosa sui generis, sull’intensità e sulla di pentimento e di irrealistica spe- fluidità delle situazioni e su un ca- ranza, vagheggiata con trepida “Atlantique” - Atlantics “2019” di Mati Diop leidoscopio non banale di senti- amarezza da Ki-woo, con sottintesa menti di amicizia e di disagio doloroso, è un quartiere popolare di Seul una famiglia molto confusa morale antisistema. Bong Joon-ho ha film molto bello sostenuto da una regia molto unita di sottoproletari sopravvive in un angu- diretto notevoli film di genere che hanno otte- brillante e creativa e da un’eccellente direzio- sto e fatiscente scantinato. Kim Ki-taek (Song nuto importanti riconoscimenti a livello inter- ne degli attori tutti perfettamente in parte. Kang-ho, attore feticcio di Bong Joon-ho), e nazionale: Barking Dogs Never Bite (2000), Me- The Wild Goose Lake, del cinese Diao Yinan è un sua moglie Chung-sook (Chang Hyae-jin) si mories of Murder (2003) e Mother (2009). Ha convincente thriller - noir malinconico e cre- affidano all’intraprendenza dei due figli ven- anche realizzato riusciti blockbusters che puscolare che racconta senza reticenze un’u- tenni, che hanno frequentato parzialmente le hanno riscosso molto successo non solo in manità vera con poche speranze, la stessa pre- scuole: Ki-woo (Choi Woo-shik), simulatore Corea: The Host (2006) e Snowpiercer (2013 e sente nei film di Jia Zhang Ke, con una messa con un certo talento, e Ki-Jung (Park So-dam), Okja (2017), entrambi girati negli USA. Parasi- in scena ricca di idee, validi interpreti e senza abile nell’utilizzo del phoshop. Ma un giorno te propone un nuovo ritratto al vetriolo della alcuna deriva didascalica. Presentiamo quindi le avviene un fatto nuovo: un amico, studente in società coreana. È un dramma satirico che evi- recensioni dei tre film vincitori dei Premi più una prestigiosa università e in partenza per uno sta- denzia, con lucidità e intelligenza, contraddi- prestigiosi. ge all’estero per un anno, ricordando che Ki-woo zioni e aspetti molto espliciti di un feroce con- Gisaengchung (Parasite), settimo lungometrag- ha studiato con impegno l’inglese, gli propo- fronto sociale, tra privilegiati ed esclusi, presentato gio del quarantanovenne sudcoreano Bong ne di sostituirlo come tutor di Da-hye (Jung Zi- con modalità caustiche e sardoniche, attraverso Joon- ho, è un’esilarante farsa “tragica”: una so), figlia quindicenne di Mr Park (Lee Sun-kyun), segue a pag. successiva 37 n. 74

segue da pag. precedente e culturali, contaminandole con molti, deci- indottrinato all’estremismo il quale si propo- un’escalation implacabile. La descrizione, ric- samente troppi, elementi di genere. L’idea ne di compiere un atto esemplare per difen- ca di indovinate sfumature, delle due fami- portante è quella secondo cui un portentoso dere l’integrità del messaggio coranico dalle glie di “simpatici mostri”, che vivono anche fi- evento magico soprannaturale può determi- presunte azioni ostili dei cosiddetti infedeli. sicamente al vertice e alla base della piramide nare il riscatto dopo una tragedia individuale Costruito come un thriller, è un’opera caratte- sociale, è oltremodo efficace. Bong Joon-ho e sociale. Tuttavia il film è decisamente pro- rizzata da toni melodrammatici e didascalici, confeziona un originale racconto sulla mani- lisso e si avvita su sé stesso in un incerto nonostante il dichiarato impegno dei Darden- polazione a partire da una scrittura originale equilibrio tra indovinate suggestioni e mal- ne a essere rigorosi. Il tredicenne Ahmed (l’e- e in gran parte ben calibrata. La sua messa in destre riletture dei canoni di genere. La rap- sordienteIdir Ben Addi) è uno studente appa- scena è energica, ma molto studiata, piena di presentazione della gente, dei mercati, delle rentemente mite, inoffensivo e socialmente idee e di invenzioni e molto curata in termini strade e delle spiagge, con i barconi dei pesca- non disagiato. Il film inizia “in media res” ov- estetici. Rivela il suo caratteristico gusto cre- tori, è senza dubbio veritiera e ricca di detta- vero si assiste a varie manifestazioni di fana- ativo anticonformista, viscerale e fragorosa- gli significativi. La descrizione del contesto è tismo religioso intransigente e di ossessione mente sopra le righe, giocato sulla contami- caratterizzata da spunti non banali: gli operai per la “purezza” da parte di Ahmed. L’iman nazione dei generi, in questo caso commedia, e i giovani frustrati e insoddisfatti, la piccola Yousouf (Othmane Moumen) quarantenne, dramma distopico, pamphlet sociale e thril- classe media che cerca di vivere dignitosa- islamista militante e proprietario di un nego- ler, con venature goticheggianti, macabre o mente, gli imprenditori truffaldini che credo- zietto di alimentari, è diventato il padre spiri- fuori dal contesto (la scelta del- tuale di Ahmed, e lo spinge a la canzone “In ginocchio da te”, combattere con la violenza gli interpretata da Gianni Moran- infedeli e i membri della comu- di), maledettamente calzanti e nità musulmana che deviano divertenti. dall’interpretazione integralista Atlantique (Atlantics), il lungo- del Corano. Anche se non è del metraggio di esordio dell’attri- tutto chiaro quando e perché sia ce e regista trentaseienne fran- avvenuta la recente radicalizza- co - senegalese Mati Diop, è zione di Ahmed, appare ben un’opera imperfetta, interes- presto evidente quale sia la sante, ma decisamente contro- missione che si è imposto. Per versa. Fonde, in forma precaria, lui, il nemico da punire è Inès documentarismo sociale e favo- (Myriem Akheddiou), una sua la africana, melodramma ro- docente trentenne di origine mantico e malinconico e pseu- nordafricana che si propone “Le jeune Ahmed” (2019) di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne do thriller poliziesco con deriva di insegnare l’arabo con le co- onirica e surreale. A Dakar gli operai di un no di poter agire senza rispettare le leggi e le muni tecniche moderne, senza ricorrere al grande cantiere non sono pagati da mesi. Al- norme sindacali, la dilagante corruzione che Corano come unico strumento per l’appren- cuni tra i più giovani tentano la traversata investe anche la polizia, le usanze e gli obbli- dimento linguistico, ma utilizzando persino i oceanica verso l’Europa a bordo di un barco- ghi familiari e di clan tuttora rispettate anche testi di canzoni popolari. Un giorno il ragaz- ne: tra loro vi è Souleiman (Ibrahima Traoré), in città. Tuttavia Mati Diop sviluppa la storia zo si presenta alla porta dell’appartamento di l’amante della bella e volitiva Ada (Mama Sané). in termini ben poco convincenti. L’operazio- Inès e cerca di accoltellarla e di ucciderla. Le Vi sono prove che l’imbarcazione sia affonda- ne centrale della scrittura di Atlantique, cura- jeune Ahmed è un film molto ambizioso, ma ri- ta. Ada è da tempo vincolata da una promessa ta dalla stessa Diop e da Olivier Demangel, sulta artificioso perché troppo pensato, sche- matrimoniale e, costretta dai familiari di con- ovvero la scelta di incorporare la tradizione matico e contraddittorio. In effetti porta alle dizione modesta, sposa Omar (Babacar Sylla) orale di favole e leggende africane nell’ingra- estreme conseguenze l’involuzione creativa e che si è arricchito in Italia. La giovane non lo naggio narrativo, in una versione che coniu- poetica del cinema dei fratelli Dardenne. Pur- ama e, quando un incendio devasta la camera ga il dramma reale con il cinema dei fantasmi troppo, da circa una decina d’anni dimostra- nuziale, si convince che Souleiman sia torna- e degli zombies, risulta fragile, molto pastic- no di essere ormai ben lontani dai loro primi to. Mariama (Mariama Gassama), un’amica ciata e semplificata e non riesce a costruire eccellenti instant movies esistenziali, La pro- di Ada, tradizionalista e conformista, le con- un vero contesto imprevedibile, inquietante e messe (1996), Rosetta (1999), Le fils (2002), e L’en- fida di aver visto il suo amante perduto, che simbolico. Ne sono testimonianza gli squili- fant (2005), che sono caratterizzati da intensa ora sarebbe un revenant dalla morte, ovvero bri narrativi, le incongruenze logiche, la scar- fisicità e ambientazione scarna, da uno sguardo un djinn, un demone della tradizione araba e sa accuratezza dei dialoghi, le esagerazioni e laico ed essenziale e da una narrazione “in presa coranica. Issa (Amadou Mbow), uno stimato i banali clichés, nel rappresentare i deliri e le diretta”, con un ritmo stringente. In seguito i detective trentenne della polizia locale, riceve peregrinazioni notturne, e uno stucchevole Dardenne hanno optato per un approccio uma- l’incarico di indagare sulla causa dell’incen- finale consolatorio. nitario “cattolico” piuttosto sterile e per una su- dio avvenuto nella casa di Omar dopo il ma- Le jeune Ahmed (The young Ahmed), scritto e di- spense del tutto artificiosa.Le jeune Ahmed de- trimonio. Scopre la relazione clandestina tra retto dai veterani belgi Jean - Pierre e Luc nota tutti i suoi gravi limiti già a partire dalla Ada e Souleiman, sospetta che il giovane sia Dardenne, affronta lecitamente un tema di sceneggiatura in cui la rappresentazione del l’autore dell’apparente vendetta e mette sotto grande attualità, soprattutto in Belgio, sede contesto appare piuttosto incerta e semplifi- pressione la donna. Ada trova rifugio e com- di anni di tragici fenomeni di radicalizzazio- cata. Ahmed viene rappresentato con un’am- prensione presso Dior (Nicole Sougou), una ne jihadista di un consistente numero di ap- bigua accondiscendenza: è un tipo pericolo- trentenne emancipata che gestisce un night partenenti alla forte minoranza di immigrati so, abile nel dissimulare la scelta della violenza, club sulla spiaggia. In quel luogo si riallaccia- musulmani, con conseguenti azioni di terro- ma viene presentato anche come un adole- no le fila della vicenda, di Ada, di Issa e delle don- rismo e attentati sanguinosi. E quindi ci pare scente psicologicamente fragile e vittima de ne, mogli e fidanzate dei giovani scomparsi. Mati risibile e assurdo che alcune “anime belle” ac- proprio narcisismo, da comprendere e aiuta- Diop, utilizzando molti trucchi visivi, giochi di cecate da pregiudizi ideologici, tra i giovani re. Infine l’epilogo - rivelazione pseudo catar- specchi e reiterazioni di immagini, fa infine ba- critici presenti a Cannes, si siano sfogati ad tico e grottescamente consolatorio mina for- lenare la soluzione del mistero. Atlantique è accusare i Dardenne di islamofobia. Si tratta temente la credibilità dell’intero percorso un’opera prima ambiziosa e rappresenta un lo- di un coming of age film che racconta l’osti- narrativo. devole tentativo di stratificare tematiche sociali nato itinerario di un adolescente musulmano Giovanni Ottone 38 [email protected] Nasce il sonoro Il cinema italiano ha imparato a parlare! A Milano nell’ ottobre un’attrice fresca e accattivante come Dria Pa- hollywoodiano. Per ottimizzare al meglio le 1930 si respira e si vive ola, reduce da Sole di il risorse a disposizione Pittalunga produce in un’atmosfera strana. ‘film della rinascita’. La colonna sonora è di un contemporanea tre versioni, italiana, tedesca La pubblicità annuncia compositore popolare come C.A. Bixio e dul- e francese, quest’ ultima con altri attori, ma da giorni l’arrivo del cis in fundo la sceneggiatura di Giorgio C. Si- diretta sempre dallo stesso regista. Come era primo film sonoro ita- monelli è tratta dalla novella In silenzio di un prevedibile La canzone dell’amore sfonda al bot- liano, La canzone dell’a- grande nome come quello di . teghino così come il motivo scritto da Bixio, more di Gennaro Ri- La storia è quella di un adolescente cui la ma- autore due anni più tardi di Parlami d’ amore ghelli. I milanesi non dre prima di morire lascia tra le braccia un ne- Mariù, che lancerà Vittorio De Sica in Gli uo- Pierfranco Bianchetti hanno dimenticato onato frutto di un suo amore “illecito”. Lui lo mini, che mascalzoni. Perfino dai quartieri più l’emozione vissuta nell’ aprile dell’ anno pre- popolari e periferici moltissimi milanesi cor- cedente quando al cinema Provvisorio (locale rono a vedere il film in un’esaltazione colletti- noto per la bellezza dei marmi, dei tappeti lus- va straordinaria. Il sonoro contrariamente a suosi e delle colonne artistiche) aveva potuto quello che aveva auspicato il grande Charlie assistere ad un evento eccezionale, la prima Chaplin (“il sonoro uccide l’arte antica e subli- proiezione del filmIl cantante di jazz diretto da me del silenzio”) è una rivoluzione tecnico e Alan Crosland e interpretato da Al Jolson, pri- artistica vincente. Lo stesso Charlot dovrà ri- ma pellicola insonorizzata della storia del ci- credersi e nel 1940 per girare Il grande dittatore nema. Eppure l’avvenimento era quasi passa- dovrà abbandonare del tutto il muto per poter to inosservato tra l’indifferenza generale della inserire nel suo capolavoro i pazzeschi e furi- stampa cittadina (“Il Corriere della Sera” non bondi discorsi di Hitler che tanto faranno in- le aveva dedicata neanche una riga), ma “l’in- furiare i nazisti. La cosa più curiosa della na- fernale diavoleria di Hollywood” si era presa “Il cantante di jazz” (1927) di Alan Crosland. Anteprima scita del cinema sonoro italiano è la presa di la sua rivincita sbancando il botteghino con americana posizione dello stesso Pirandello che l’anno ben 170 proiezioni effettuate a prezzi ridotti e prima in un articolo sul “Corriere della sera” costringendo 4 mila sale ad attrezzarsi per il intitolato “Se il film parlante abolirà il teatro”, sonoro. Il merito del “nuovo cinematografo” era stato molto critico come tanti intellettuali in Italia è da attribuirsi a Stefano Pittaluga, il- europei e cineasti di valore di tutto il mondo luminato produttore cinematografico, che nei confronti della sonorizzazione della pelli- dopo un viaggio a Londra, dove ormai le pro- cola. Contrariamente a queste curiose avver- iezioni sonorizzate erano da tempo una realtà sioni l’opera di Righelli trova consensi anche consolidata, si era buttato nell’ impresa di rin- nella stampa specializzata. Filippo Sacchi sul novare la nostra industria filmica “Pittaluga “Corriere” dell’ 11 ottobre scrive: “L’ impressio- – scrive il critico cinematografico Ugo Casira- ne di ieri sera insomma è stata subito di tro- ghi- ch’ era il contrario di un avventuriero e di “La canzone dell’amore” (1930) di Gennaro Righelli. È varsi non davanti a un esperimento, a un ten- uno speculatore, ossia di coloro che avevano il primo film sonoro italiano tativo, a una promessa, ma (finalmente) a portato al declino la cinematografia italiana, una realizzazione; e il senso di questa realiz- si accingeva a raccogliere i frutti del suo lavo- zazione, di cui il nostro pubblico aveva biso- ro di correttezza e di lealtà; purtroppo non gno, per ricominciare a credere davvero in potè goderne molto, perché morì l‘ anno suc- una ripresa dell’ attività cinematografica na- cessivo”. Il cinema sonoro ha rivoluzionato il zionale, ha avuto senza dubbio la maggior mondo del grande schermo così come la luce parte di quegli applausi con cui le udienze elettrica anni prima aveva pensionato l’indu- gremitissime hanno salutato la fine delle rap- stria delle candele. Ad Hollywood il cinema presentazioni. Gli interpreti, omogenei e scel- parlato ha anche già fatto le sue prime vitti- ti con giustezza di criterio, hanno gareggiato me. John Gilbert, divo amatissimo dal pubbli- in impegno: Dria Paola, Pilotto, Elio Steiner, co americano, scopre di avere una voce debole Olga Capri meritano una menzione onorevo- e acuta che pone fine alla sua carriera (sullo lissima”. Il critico inoltre non risparmia lodi schermo il suo timbro vocale è pari a un mia- “alla rapidità con la quale i nostri maestri del golio insopportabile), mentre altre star, quali “Anna Christie” (1930) di Clarence Brown suono come li chiamano negli ateliers tede- la divina Greta Garbo, superano la prova mi- schi, cioè i tecnici che hanno il maneggio deli- crofono adeguandosi senza problemi alla alleva amorevolmente e poi quando il padre catissimo degli apparati di registrazione si so- nuova realtà tecnologica. Garbo talks- la Garbo del piccolo torna per rivendicarlo preferisce no impadroniti del difficile mezzo”. Da quel parla, è l’azzeccato slogan per il lancio del suo uccidersi col bambino piuttosto che separar- momento il cinema muto cui tanto si deve per primo film parlato Anna Christie, 1930 che ot- sene. La conclusione della vicenda è tragica, aver sdoganato la settima arte considerata tiene un grande successo. Ecco perché a Mila- ma la versione filmica girata in pieno fasci- dall’ intelligenza minore rispetto alle sue so- no l’attesa per questo avvenimento è molto smo non poteva che essere modificata. Prota- relle, la letteratura, il teatro, la musica, la dan- sentita. Venerdì 10 ottobre ancora al cinema gonista è la studentessa Lucia, una ragazza di za, ha concluso il suo cammino e sarà relegato Provvisorio (diventerà poi il Corso) in pieno buona famiglia fidanzata con Enrico un musi- negli archivi delle cineteche, testimonianza centro cittadino è in programma alle ore 21 la cista e compositore di canzoni, cui tocca la re- però del vero linguaggio innovativo e rivolu- prima proiezione alla quale è presente emo- sponsabilità di accudire il bambino di pochi zionario del XX secolo. zionata e incuriosita una folla immensa di mesi lasciato nella culla dalla madre seppellita spettatori. Regista di La canzone dell’amore è al mattino. Anche qui vi è un tentativo di sui- l’esperto Gennaro Righelli scelto proprio da cidio della giovane che però è salvata da Enri- Pittaluga, mentre l’interprete principale è co in un happy end tradizionale di sapore Pierfranco Bianchetti 39 n. 74 Terra a terra, i (super)eroi urbani Se nel numero prece- dell’eroina in faccia ai lettori con dente avevamo accen- una storia “Snowbirds don’t fly” nato agli eroi come dove si scoprirà che Speedy, la mitologici esseri para- sua spalla, fa uso della sostanza. gonabili agli dei e ai L’eroe più urbano quindi in che semi-dei del mito an- mondo si muove? E cosa rappre- tico ora pare giusto af- senta? La vita, l’epicità del quoti- frontare l’altro lato diano e la banalità del male cre- Nicola Santagostino della medaglia: il livel- do possano essere ottime lo urbano. La strada e risposte. Per quanto Spider-Man la città sono ecosistemi fortemente legati a possa affrontare ogni tanto la qualsiasi tipo di eroe, ma in questo contesto Maggia o Wonder Woman pos- parliamo di individui che non dispongono di sa avere un episodio dedicato “mirabolanti poteri cosmici in minuscolo spa- alla violenza domestica, sono so- zio vitale” o che non rientrano nella vera e lo i “super”, che poi tanto super propria categoria di archetipi. Insomma, pas- non sono, che si muovono nei vi- siamo dall’Olimpo e dai temi epici a qualcosa coli e senza colorati costumi o un livello sotto? A dire il vero no, infatti l’eroi- buffi mantelli a trovarsi davvero smo urbano, pur non parlando tramite ele- a combattere gli abusi costanti ganti metafore o simboli, affronta temi molto che subiscono le persone comu- delicati e spesso più vicini al quotidiano. Così ni. Quindi se Superman ci invita mentre eroi dai poteri leggendari affrontano a dare il meglio di noi, puntando invasioni di mondi e divoratori di pianeti sempre più in alto, eroi come dall’altro lato della barricata il nemico sono i Luke Cage o Daredevil ci inse- danni legati all’abuso di sostanze, allo sfrutta- gnano che comunque non serve mento delle persone o temi come la discrimi- avere un set enorme di capacità nazione, non importa verso chi. Quindi men- o essere individui dal carisma il- tre Batman parlerà del problema della limitato, ma basta anche dare dipendenza tramite la metafora del venom, la solo l’esempio compiendo ogni superdroga in grado di fornire prestazioni fi- giorno quello che ci è stato inse- siche al limite dell’umano (e che poi diventerà gnato essere giusto e che spesso il punto di forza di Bane, una delle sue più le- i grandi ideali corrono il rischio tali nemesi) Freccia Verde, uno dei tanti per- di allontanarci da quello che è sonaggi minori nati come copia di Bruce l’ingiustizia. Un esempio fondamentale che gente dalla pelle verde di un pianeta, per quel- Wayne, sbatterà direttamente il tema vale la pena ricordare è la saga di Lanterna la dalla pelle arancione di un altro e nulla per Verde. Poliziotto intergalattico la gente dalla pelle nera del suo. Ecco il punto dotato di un anello in grado di cardine di tutto e allo stesso tempo il motivo creare costrutti d’energia, e il per cui in un mondo di semidei servono anche già sopracitato Freccia Verde, eroi minori che si muovano in mezzo alla gen- eroe della DC Comics fortemen- te comune e li aiutino grazie a poteri quasi ir- te politicizzato a sinistra, e del risori. La mitologia ci deve essere, è il raccon- viaggio in giro per l’America. La to che ci stimola a spingere verso il meglio, saga si aprirà con un ladro che che colpisce il nostro immaginario e parla al fugge da un negozio di una zona nostro inconscio aiutandoci ad avere esempi terremotata inseguito dal deru- che vanno oltre l’umano, ma senza la parte ur- bato: mentre Freccia Verde bloc- bana, senza il contatto con la vita comune tut- cherà il negoziante perché “il ve- ti questi ideali e queste belle speranze riman- ro ladro è chi alza i costi in caso gono nell’aria, a fluttuare come una bandiera di disastri” il poliziotto spaziale, trascinata dal vento. E pure il mondo del gio- di tendenza repubblicana (era- co di ruolo ci aiuta in questo, portandoci da- no gli anni di Reagan) si atterrà vanti ai nostri occhi prodotti eredi del deco- alla legge intrappolando il ladro. struzionismo anni ‘80 come #UrbanHeroes di La litigata tra i due si risolverà Alessandro Rivaroli e Matteo Botti ed edito da con un peregrinare in giro per i Tin Hat Games. Un gioco crudo figlio di fu- territori degli Stati Uniti, terri- metti come Watchmen di Alan Moore o The tori che sotto il Sogno America- Boys di Garth Ennis, che pone davanti alle per- no nascondono il dramma di sone tutto quello che si nasconde dietro il una paese in crisi economica, mondo dorato degli eroi, riportandoci con i ancora ricco di contraddizioni e piedi e a terra e ricordandoci che spesso chi in mano al potere delle aziende. compie certe scelte non lo fa spinto da utopi- Il punto che personalmente tro- stici ideali ma anche semplicemente da un vo più simbolico è quando in “qualcuno dovrà pur farlo”, rendendoli nella uno dei classici ghetti dove re- loro epicità, più umani degli esseri umani gna la brutalità della polizia e lo stessi che difendono. sfruttamento dei lavoratori, un uomo anziano accuserà Lanterna Verde di avere fatto molto per la Nicola Santagostino 40 [email protected] I Musicanti di Brama: il teatro canzone rinasce in periferia Il 1 giugno, a Prima- ultimi partono quasi sempre da un testo forte, spinta alla composizione e anche con il con- valle (Roma), nei locali per il quale cercano le giuste sonorità, noi in- fronto con quella musica popolare nostrana dell’Associazione Co- ventiamo sulla base delle armonie create da che è sinonimo di gioia e vitalità. Forse, pro- togni, ho assistito a Si Michael, autentici tessuti sonori che reclama- prio da questo complesso di stimoli e di espe- fa per dire, l’esibizione no con forza sviluppi melodici e narrativi. rienze deriva la sua capacità di coniugare la di un trio (I Musicanti Nel vostro spettacolo ho ascoltato suoni dalle prove- scrupolosità del musicista classico – che cura di Brama) che si rial- nienze più diverse: ciò mi spinge a chiederti qualche il dettaglio e dedica una grande attenzione ai Stefano Macera laccia creativamente delucidazione sugli interessi musicali di Michael… timbri – con la ricerca dell’immediatezza co- alla tradizione del tea- Michael muove da una formazione classica, municativa. tro canzone. Dimostrando di saperla rivivifi- ma la sua è stata una vicenda musicale artico- Infatti, in Si fa per dire la densità di riferimenti care attraverso il rinvio a sonorità d’ogni dove lata. Egli si è sempre dedicato alla chitarra musicali si coniuga sempre con un’estrema godibi- e la capacità di offrire notevoli spunti di lità dell’ascolto… riflessione senza mai sconfinare in un Il progetto Si fa per dire viene definito tono predicatorio. A sorprendermi è nel 2018, nel segno di una più evidente stata anche la capacità di coinvolgere il tendenza verso il teatro canzone e di pubblico, che in parte passa per le doti una maggiore maturità musicale ri- recitative di Daniela Maurizi, la voce (e spetto alle nostre realizzazioni prece- l’autrice dei testi) del trio. Proprio a Da- denti. I testi dei brani, in questo caso, niela – formatasi come cantante sotto la derivano da alcune mie filastrocche, guida di Rosa Rodriguez, presso la stes- esprimendo sia la volontà di giocare sa Associazione Cotogni – ho chiesto di con le parole, sia la necessità di approc- spiegare il senso e le caratteristiche di ciare temi socio-esistenziali senza per- questa peculiare esperienza musicale, dere la leggerezza. In quest’occasione, sviluppatasi in una periferia intesa sia poi, Michael ha beneficiato della possi- come distanza fisica dal centro dell’Ur- bilità di sperimentare molto, creando be sia come estraneità ai giri discografi- rivestimenti sonori legati ai più dispa- ci ufficiali. rati generi musicali, spesso di matrice Intanto mi piacerebbe sapere come siete ap- popolare: valzer, swing, sirtaki, tam- prodati al teatro canzone, una forma espres- murriata ecc. Ma la vera svolta è stata siva, segnata dall’alternarsi di momenti re- l’adesione al progetto di un ottimo per- citati e parti cantate, che nasce nei lontani cussionista: Alberto Proietti Gaffi. E anni ’70, in un contesto culturale diverso non solo perché da allora abbiamo as- dall’attuale… sunto un nuovo nome, I Musicanti di E’ stato il nostro ambito amicale e rela- Brama, ma anche perché Alberto, non zionale di riferimento a spingerci verso avendo la mentalità del turnista, ha ab- il teatro canzone. Per quanto mi riguar- bracciato pienamente il nostro percor- da, ho iniziato un percorso in questo so, apportandovi un originale contri- senso già nel 2005, formando assieme buto musicale. al poeta Giuseppe Vota il duo Duet- Ci puoi dire qualcosa sull’apporto di Alber- tialkilo. Da questo sodalizio è scaturito to? un album, Anonimo chi?, dalla forte im- Certamente. Direi che nel suo peculia- pronta civile, nel quale io mi sono occu- re contributo convergono una solida pata delle musiche e Vota dei testi. Poi formazione jazz e le ricadute di certe c’è stato l’incontro con Michael Wernli, sue attività extramusicali, come quella chitarrista svizzero francofono: insie- di regista. Alberto ha una visione filmi- me abbiamo iniziato a tradurre le can- ca della canzone, come si evince dal zoni di Georges Brassens, per poi dedi- suo sforzo di creare, attraverso vari carci ad imprese ancor più impegnative, strumenti a percussione, effetti sonori come la composizione di musiche per te- e atmosfere di notevole impatto, che atro, ad esempio per la fiaba I musicanti di Bre- acustica, seguendo ben si saldano con il ma, in uno spettacolo diretto da Cristina Noci. corsi già all’età di mio recitar cantan- Per non dire del riadattamento in chiave ope- 11-12 anni. Ha ini- do. rettistica – e in stile madrigale – del Decameron ziato la sua attività Per quanto riguarda di Boccaccio. Insomma, l’intreccio tra musica concertistica una invece i vostri testi, vi e teatro è sempre stato presente nelle nostre quindicina d’anni ho colto una notevole, attività creative. Ciò vale anche per il doppio fa, da solo o anche seppur non sbandie- album del 2013, intitolato Lo credo anch’io ed in gruppo, cioè con rata, ampiezza di ri- ispirato da una forte esperienza spirituale. Lo orchestre di chitar- mandi culturali… abbiamo realizzato, Wernli ed io, firmandolo re e band acustiche. Sì, in effetti, dietro come I due Wermau (acronimo dei nostri co- Nel suo percorso, il nostro lavoro si Giorgio Gaber Cesare Zavattini gnomi) e pensandolo come suscettibile di svi- poi, decisivo è stato possono rintraccia- luppi in forma musical, che però ancora non il confronto con la musica sudamericana: ad re la critica sociale di Giorgio Gaber, l’oniri- si sono dati: un’ulteriore prova di quanto esempio, nel 2006 ha registrato un album au- smo del cinema di Federico Fellini e la disin- stretto sia per noi il rapporto tra musica, pa- toprodotto intitolato Voz de un continente, in cantata malinconia degli aforismi di Ennio rola e rappresentazione. Certo è un rapporto cui eseguiva brani per chitarra di diversi auto- Flaiano. Per non parlare dell’umorismo grot- che procede secondo una via diversa da quella ri dell’America Latina. Il suo trasferimento in Italia, tesco e della ricerca di un nuovo pensiero che che distingue, in genere, i cantautori. Se questi nello stesso 2006, ha coinciso con una maggiore segue a pag. successiva 41 n. 74

segue da pag. precedente ri-consumati in cui siamo intrappolati. visione che, attraverso la vacuità, potrebbe hanno sempre animato Cesare Zavattini, nel- A questo punto sarebbe il caso di sviscerare il senso permetterci di cogliere nuove corrispondenze la sua attività di sceneggiatore come nell’uni- del titolo del vostro spettacolo… tra noi e il mondo. E’ anche per questo che, co lungometraggio di cui è anche regista: La Si fa per dire è un’espressione che a volte giu- estremizzando quel giocare con le parole che veritaaaà. stifica la gratuità delle parole o il loro uso su- è tipico delle filastrocche, spesso e volentieri In alcune canzoni (penso in particolare a La pio- perficiale, però ci ricorda anche che si può si- sconfiniamo nel nonsense. vra) mi pare che emerga pure una prossimità a quel gnificare l’esistenza attraverso il dialogo e la Bene, non rimane da chiederti in che modo, e attra- pensiero critico che denuncia la disumanizzazione relazione. Di più, ogni azione, ogni momento verso quali canali, intendete diffondere la vostra crescente delle società considerate più avanzate… del nostro fare rinviano a un’intenzione signi- proposta musicale… Esatto: da parte nostra, c’è una riflessione su ficante, ossia a quella vera e propria dittatura Sulla carta, i canali utilizzabili per diffondere un certo pensiero libertario, incarnato, tra gli del significato cui sembra impossibile sfuggi- un’esperienza musicale come la nostra, sono altri, da Herbert Marcuse e Noam Chomsky, re. In effetti, nella cultura occidentale, per esi- davvero pochi. La chiave per aprirne di nuovi autori che hanno rivelato una forte tensione stere occorre avere un significato riconosciuto è il lavoro sul territorio, con la conseguente verso una società altra. Quella odierna pare im- da altri, che spesso si identifica erroneamente creazione di reti relazionali. Per questa via, ad pegnata nell’annichilimento delle enormi poten- con un ruolo. Ma l’aspettativa di significato esempio, siamo arrivati a suonare nella Bi- zialità umane, nella continua negazione dell’au- presenta numerose insidie, assecondando la blioteca di Primavalle e contiamo di farlo an- tonomia delle persone. Però, tale che in altre Biblioteche di Roma. dimensione socio-politica per Purtroppo, questi importanti noi non è cosa altra rispetto a avamposti culturali che sono le un discorso introspettivo. Al- Biblioteche Comunali sono sì meno in contesti dove siano obbligati a proporre iniziati- soddisfatti i bisogni primari ve sulle varie forme espres- (l’abitare, il diritto all’alimenta- sive, ma senza mai pagare zione) dovrebbe essere la rivo- gli artisti (d’altra parte, di- luzione interiore a precedere spongono di risorse econo- quella sociale e non viceversa. miche limitate). Poi, stiamo Non possiamo dimenticare che pensando anche al circuito il nemico esterno – cioè il mec- dei centri sociali che, a Ro- canismo della società capitali- ma, ha una certa consistenza. stica che impedisce l’espressio- Non sappiamo, però, quanto ne del nostro “potenziale innato” il nostro spettacolo possa ri- – spesso si allea con un nemico sultare coinvolgente per i gio- interno. Che è la nostra spinta a vani che li frequentano: sin delegare il potere di cui dispo- qui ci siamo confrontati con niamo, così come ad inseguire un pubblico composto perlo- una falsa felicità indotta, senza più da persone mature, dai cercare altre strade. Noi accen- 40 anni in su. Comunque, diamo i riflettori sulla forza sperimenteremo anche que- della parola, nonché sulla ne- sta strada… Inoltre, negli ul- cessità di riacquistare la fiducia timi tempi è sempre più dif- in sé stessi. Le persone che ven- fusa la prassi di proporre gono ai nostri spettacoli ci di- degli spettacoli nelle case e, cono spesso che ne escono al- in effetti, il 22 giugno ci sia- leggerite, come avvolte da un mo esibiti nella terrazza di senso di benessere. Ciò rappre- un appartamento di Monte- senta per noi un notevole moti- verde. Abbiamo già suonato vo di soddisfazione, anche per- all’aperto e non escludiamo ché il benessere di ogni singola di farlo di nuovo in futuro: persona finisce sempre per da quando nel gruppo è en- propagarsi. trato un percussionista, ci La nuova denominazione che avete sentiamo più attrezzati ad assunto (I Musicanti di Brama) ha affrontare questa evenienza. qualcosa a che vedere con questa fi- Maggiori difficoltà si presen- losofia? costruzione di contenuti preconfezionati, tali tano con i luoghi più canonici. Per usufruire Direi che la sintetizza in pieno: nel richiamo da riempire il vuoto dell’esistenza o anche da dei teatri devi pagarti la sala, con la speranza alla nota favola dei fratelli Grimm, di cui sono manipolarla, come avviene da parte dell’at- di riempirla per non andarci sotto: noi non protagonisti animali che simboleggiano la tuale fabbrica dell’opinione e del consenso. siamo ancora così noti da permetterci di af- tensione verso l’emancipazione di noi esseri Peraltro, i significati preconfezionati non frontare questo rischio. Oggi, cerchiamo di fi- umani. Ma anche attraverso il cambio di voca- fanno che svuotare la parola, riducendola a delizzare il pubblico attraverso esibizioni gra- le, che introduce quel concetto di brama che veicolo di luoghi comuni, come quelli su cui tuite e di fare leva su un meccanismo come il può per esempio rinviare al desiderio di qual- ironizziamo nella canzone Presunti onesti, do- passaparola, che rispetto a spettacoli come il cosa che ci sfugge sempre e che, in fondo, ve prendiamo un po’ di mira un certo, esibito nostro ancora funziona. Diciamo che, nono- coincide con la felicità. Oggi, nella nostra so- moralismo dei nostri giorni. Non è, del resto, stante tutto, siamo fiduciosi, perché basando- cietà, dominano i bisogni indotti e i falsi desi- l’unico nostro brano in cui il tema della parola ci sul lavoro nel territorio possiamo crearci un deri, quindi è sempre più necessario riconosce- assume rilievo o in cui ci spingiamo sino alla pubblico relativamente largo, anche se ovvia- re i desideri veri. E a ben vedere, il più autentico decostruzione dei linguaggi consolidati. Lo mente non puntiamo al grande successo com- dei desideri è quello di tornare a esprimere la psicanalista Aldo Carotenuto indicava nell’im- merciale. molteplicità del nostro essere interiore, supe- mersione nel vuoto di significato una sorta di rando la riduttiva dimensione da consumato- intervallo necessario, un preludio a una nuova Stefano Macera 42 [email protected] La libertà è terapeutica La rivoluzione di Franco Basaglia nell’informazione e nelle rappre- sentazioni audiovisive del suo tempo Il presente testo non in Italia ha iniziato un percorso di ana- riguarda la storia e lo lisi e ricerca sull’uso pubblico e parteci- studio dell’opera e del pato di queste fonti.3 La debolezza pensiero di Franco dell’analisi storiografica di fronte a Basaglia, circa i quali queste “nuove” fonti è stata sottolinea- esiste un’ampia lette- ta anche dagli autori di opere e prodot- ratura,1 ma è finaliz- ti audiovisivi che hanno osservato co- zato all’esame delle lo- me gli storici trattassero queste fonti Letizia Cortini ro rappresentazioni senza riconoscere innanzitutto la spe- audiovisive sui media e nel cinema documen- cificità del linguaggio audiovisivo, di- tario del tempo, durante il periodo della sua verso da quello verbale, nonché la pe- “rivoluzione”. Rappresentazioni che hanno culiarità dei contesti di produzione, poi condizionato e ispirato, non solo gli im- realizzazione, distribuzione.4 Bisogna maginari dell’epoca sulla vicenda e sul dibatti- altresì rilevare come gli storici contem- to intorno all’apertura dei manicomi in Italia, poranei abbiano più spesso utilizzato ma film successivi, fino ad oggi. Ci riferiamo a le fonti di immagini cosiddette finite, opere sia di non fiction, documentari, sia di -fi quali strumenti per fare storia, ovvero i ction, così come a miniserie televisive, che film opere compiute, di fiction, focaliz- sempre più negli ultimi anni nel nostro paese zando la loro “critica” soprattutto sul diventano strumento per veicolare e divulga- film di finzione, tralasciando altra -do Franco Basaglia, psichiatra (1924 - 1980) re la storia, per costruire una memoria pub- cumentazione, quali i film documenta- blica. Questo scritto prende dunque in esame ri, le documentazioni filmiche e video, i cosid- consolidata negli ultimi decenni la pratica del delle fonti particolari, quali le immagini in detti non finiti, i girati, il cinema amatoriale, riuso di queste fonti d’archivio in nuove pro- movimento, tuttora poco usate e con difficol- di famiglia. Una non considerazione in parte duzioni. Di fatto, una delle voci di entrata eco- tà dagli stessi storici contemporanei per ana- attribuibile al fatto che questo tipo di fonti so- nomica, quindi di sopravvivenza degli archivi lizzare alcuni aspetti della società e delle sue lo da pochi anni sono emerse dagli archivi e audiovisivi dipende proprio dalla loro cre- trasformazioni. Le difficoltà continuano a ri- stanno acquistando valore di documento, scente messa a disposizione dei propri patri- guardare il confronto e la messa a punto di quindi oggetto di tutela e trattamento, grazie moni non solo per un uso culturale, ma anche una critica di queste fonti, ovvero degli sguar- alla catalogazione, al recupero dei patrimoni produttivo, creativo e televisivo – natural- di e dei punti di vista, dei contesti produttivi e di immagini, alla loro metadatazione e digita- mente a condizione che si detengano i diritti distributivi delle opere audiovisive e dei lin- lizzazione. Si rendono oggi a mano a mano su quanto conservato. In questo testo sono guaggi specifici di tali documenti. Il dibattito disponibili alla libera fruizione anche girati, appunto indicate anche fonti filmiche non -fi storiografico sull’uso delle fonti audiovisive non finiti, riprese di documentazione, tagli e nite, realizzate all’epoca della rivoluzione di per lo studio della storia, della società e del co- scarti,5 materiali di cui fino ad anni recenti, si Basaglia, prodotte a scopo di documentazio- stume, ha forse avuto una battuta di arresto ignorava la stessa esistenza, tanto meno se ne ne, in alcuni casi riusate in successivi docu- negli ultimissimi anni, probabilmente per il considerava il valore di fonte. Così come si è mentari e programmi, mentre alcune di que- proliferare, da una parte, di nuovi oggetti/do- 3 Si consultino sul sito italiano di Public Hi- ste fonti sono tuttora da scoprire. Sono quindi cumenti di immagini, sempre più spesso ibri- story, la cui associazione in Italia è stata costituita nel proposti film documentari e programmi tele- di, o tra loro “connessi” in nuovi ambienti di 2016, i resoconti delle prime due conferenze, tenutesi a visivi degli anni sessanta e settanta che già fruizione, in particolare sul web, che richiedo- Ravenna nel 2017 e a Pisa nel 2018: https://aiph. all’epoca hanno riusato brani di altri film. È no sforzi di elaborazione teorica più comples- hypotheses.org. quanto accaduto in modo particolare ai film si, diversi dagli strumenti critici indicati da 4 In particolare Ansano Giannarelli (1933- su Basaglia dopo la sua rivoluzione a partire una storiografia che, soprattutto dagli anni 2011), regista e presidente per molti anni della Fondazio- dal manicomio provinciale di Gorizia. Le sue novanta del Novecento in Italia, sottolinea un ne Archivio audiovisivo del movimento operaio e demo- sperimentazioni suscitarono interesse da approccio critico alle fonti filmiche che tenga cratico, dalla fine degli anni novanta del Novecento al parte dei media di allora, non per spettacola- conto del loro status di fonti storiche, fonti 2009, ha più volte sottolineato nelle sue lezioni e in alcuni rizzare quanto stava avvenendo, ma per ap- agenti di storia, fonti per lo studio della sto- scritti, proprio questo aspetto dell’approccio spesso “preve- profondire e restituire queste esperienze an- 2 ria. In questo contesto anche la public history nuto”, se non pregiudiziale, degli storici nei confronti delle che al grande pubblico. Come è noto, Basaglia 1 Per lo studio dell’opera, delle ricerche, delle fonti filmiche e del loro scarso confronto con i registi di ci- aggregò intorno a sé e con sé molti collabora- attività, della vita di Franco Basaglia, e del gruppo di per- nema documentario, con gli autori dei cosiddetti film-sag- tori e colleghi. La sua rivoluzione si inserisce sone che lo supportò durante la sua “rivoluzione”, a co- gio, che hanno cercato di raccontare, con un linguaggio nella prima stagione dei movimenti e in quel- minciare dalla moglie Franca Ongaro, si rinvia al sito diverso, sin dalle origini del cinema, la società e le sue la realtà socio - economica del nostro paese in della Fondazione Franca e Franco Basaglia, dove sono trasformazioni, eventi storici e collettivi. Si vedano gli grande trasformazione, anticipando temi e pubblicati gli inventari degli archivi personali, documenti scritti di Ansano Giannarelli, pubblicati in diversi Annali azioni del movimento dei movimenti, il ses- e testi di Basaglia, una bibliografia, immagini e video: della Fondazione Archivio audiovisivo del movimento santotto, i cui semi fiorirono anche negli anni www.fondazionefrancobasaglia.it (u.c. giugno 2019). operaio e democratico, alcuni dei quali scaricabili gratui- e nel decennio successivi, fino alla fine degli 2 Cfr. G. De Luna, La passione e la ragione. Il tamente dal sito dell’Aamod, alla pagina pubblicazioni anni settanta. L’impegno per la democrazia, mestiere dello storico contemporaneo, Milano, Bruno digitali: https://www.aamod.it/category/pubblicazio- la pace, la solidarietà, il rispetto dei diritti Mondadori, 2004; inoltre, il saggio di G. De Luna, Le ni-online/. umani, della diversità, la battaglia per i diritti nuove frontiere della storia. Il cinema come documento 5 Sulla specificità, le forme, le caratteristiche civili, contro ogni razzismo o esclusione, la storico, in L. Cortini (a cura di), Le fonti audiovisive per la di questi film si veda il saggio di chi scrive Film di propa- cura dei più deboli, la considerazione del ma- storia e la didattica, Annale 16, Arcidosso, Effigi edizioni, ganda e militanza, cinema amatoriale e di famiglia, tra lato di mente come persona, ma anche come 2014, pp. 39-44; nello stesso volume si veda anche il saggio finito e non finito, in L. Cortini (a cura di), Le fonti audio- soggetto debole e socialmente da proteggere e di E. Taviani, Il cinema e gli storici, pp. 97-117. visive per la storia e la didattica, pp. 231-263. segue a pag. successiva 43 n. 74

segue da pag. precedente Basaglia entrava come direttore, all’età di 37 un workshop, Educare all’immagine in movi- rendere visibile, con cui confrontarsi, perché anni, nel manicomio di Gorizia.Tra i docu- mento. Esperienze e proposte, organizzato dall’A- espressione di una crisi più ampia, sociale ap- menti audiovisivi che iniziarono ad essere vi – Associazione videoteche e mediateche d’Italia,10 punto, con cui fare i conti, un malato da acco- prodotti in quel periodo, dalla metà degli anni svoltosi a Milano il 16 marzo 2018, nell’ambito gliere e aiutare a ricostruire se stesso, a diven- sessanta alla fine dei settanta del Novecento, dell’iniziativa La biblioteca (in)forma.11 All’in- tare soggetto attivo e creativo all’interno della ne proponiamo alcuni tra i più interessanti contro ha partecipato anche lo studioso Silvio società, usando immaginazione e fantasia … dal punto di vista del linguaggio e della narra- Celli che nel suo intervento, in rappresentan- ancora: la battaglia contro gerarchie, pregiu- zione, fonti storiche preziose per la ricostru- za della Mediateca di Gorizia, ha anche pre- dizi, ruoli, prevaricazioni, il potere, ogni pote- zione dell’impegno e delle attività non solo di sentato il Fondo Giorgio Osbat e mostrato al- re… l’elenco è lungo e sembra cuni film. Documenti unici, il incredibile che Basaglia e il cui punto di vista è quello non gruppo intorno a lui siano riu- solo di Franco Basaglia, che sciti a fare e trasmettere tanto. possiamo indicare come il Le immagini, in questo caso, le committente-produttore, e interviste orali, i film, le fotogra- dell’autore materiale delle ri- fie lo testimoniano più di altri prese, Giorgio Osbat, ma an- documenti. Mai tanto fortemen- che quello degli infermieri e te la stagione dei movimenti, pazienti, degli operatori sani- compresa la rivoluzione Basa- tari e collaboratori di Basa- glia, ha avuto l’opportunità e il glia. Le immagini restituisco- desiderio di mostrarsi, autorap- no per molti di questi film il presentarsi, proporsi, diffonde- clima quasi di una “festa in ca- re i propri ideali e obiettivi, di sa”. La maggior parte dei do- documentarsi anche attraverso cumenti sono stati riusati nel media quali film, audiovisivi e recente Eccoli, film/progetto fotografie. Autori di cinema, dedicato all’esperienza di Ba- così come grandi fotografi,6 au- saglia a Gorizia, realizzato nel Il manicomio di Rieti, anni settanta, fotografia di Roberto Lorenzetti tori televisivi, operatori cultura- 2014, opera del disegnatore e fu- li, intellettuali hanno voluto studiare, analiz- Basaglia e delle sue sperimentazioni, ma an- mettista Stefano Ricci, del montatore Jacopo zare, comprendere e proporre, certamente che della temperie culturale e politica di quel Quadri e dell’autore delle musiche, Giacomo attraverso il proprio punto di vista, il movi- decennio, intorno al tema delle condizioni di Piermatti.12 “Il crescendo di coinvolgimento mento di Basaglia, le sue lotte e le sue conqui- vita nei manicomi. Del periodo goriziano di di gruppo ha nel montaggio di Jacopo Quadri ste, cominciando con il denunciare attraverso Basaglia sono noti da poco i film in 16mm gi- il fattore altrettanto sorprendente di compo- le immagini la situazione nei manicomi ita- rati dal cineasta Giorgio Osbat, con accanto a sizione artistica in un crescendo di abilità ac- liani alla vigilia della rivoluzione di Basaglia e sé Basaglia, che mostrano gli esperimenti di quisite: muovere le mani al suono della ritmi- oltre. Poco più di 58 anni fa è iniziata la “rivo- musicoterapia, di canto, suono, ballo con pa- ca non sembra così semplice o batterle in luzione Basaglia”. Il 16 novembre 1961 Franco zienti, infermieri, volontari, Basaglia stes- sincronia: ed ecco chi diligente, chi è abban- 6 Si veda il volume Morire di classe – La so. 14 film in 16mm, datati dalla seconda metà donato nella sua apatia, chi si sforza, chi guar- condizione manicomiale fotografata da Carla Ce- degli anni Sessanta, probabilmente del perio- da in camera e poi tutti intorno alla grancassa rati e Gianni Berengo Gardin, Editore Duemilauno do 1967-1968, ora conservati presso la Media- con le bacchette o con le mani. Dopo il labora- 7 Agenzia sociale, 2008, che contiene un reportage teca di Gorizia “Ugo Casiraghi”. Si tratta ap- torio degli uomini ecco quello delle donne che fotografico realizzato negli anni sessanta, finol a punto di documenti non finiti, che la appaiono più diligenti, più obbedienti (e forse 1969 dai due fotografi, in collaborazione con Franco Basa- Mediateca ha digitalizzato, grazie alla colla- per quello sono state rinchiuse), ma anche più glia. Le fotografie, per la maggior parte molto dure, docu- borazione con il laboratorio La Camera Otti- avvezze al movimento e ai sorrisi. Un po’ alla 8 mentano la situazione manicomiale in Italia prima della ca dell’Università di Udine e pubblicherà sul volta compaiono i semplici strumenti musica- rivoluzione di Basaglia e durante i suoi esperimenti. Sul canale YouTube, dedicato in particolare alla li, il cimbalo, i tamburelli, il flauto, lo xilofono, sito la Repubblica.it è possibile vederne una selezione: valorizzazione dei fondi filmici di famiglia del il mandolino, perfino il popolare violino, fino 9 http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/spettaco- territorio. Le caratteristiche di questi docu- a formare una vera e propria orchestra con il liecultura/berengo-gardin/1.html (u.c. maggio 2019). menti, il cui sonoro è andato perduto, sono contributo di tutti. E poi tutti in assemblea tra Altri fotografi sono riusciti a ritrarre malati all’interno di proprio quelle del cinema amatoriale, quasi di fa- le dimenticate nuvole di fumo, i giovani, gli manicomi prima della cosiddetta legge Basaglia, la 180, miglia. La sottoscritta ha avuto la possibilità di ve- anziani, le infermiere e Basaglia a confrontar- approvata il 13 maggio 1978. Tra questi citiamo Mauro derne alcuni in occasione della partecipazione a si tra di loro. E si organizza una festa per tutti Vallinotto, di cui si tornerà a scrivere, che ha operato a 7 Per informazioni più dettagliate sul Fondo con la musica dei 45 giri nella sala addobbata Torino, e Roberto Lorenzetti, oggi direttore dell’Archivio di Giorgio Osbat, acquisito dalla Mediateca di Gorizia nel con festoni di carta, sulla famosa pista da bal- Stato di Rieti, fotografo appassionato, che negli anni set- 2010 dagli eredi, si veda la pagina web specifica, sul sito lo. Nel giardino dagli alberi spogli, compagni tanta ha realizzato un incredibile servizio/inchiesta sul MediatecaGo, http://www.mediateca.go.it/easyne2/ di passeggiate silenziose, si guarda la città manicomio di Rieti. Molte di queste immagini possono fondi-archivistici/fondo-giorgio-osbat/, dove è consul- dalla recinzione di ferro. Ma ecco che compa- essere viste nell’articolo: Il disagio mentale nelle immagi- tabile anche la biografia del cineamatore Osbat (u.c. di- iono infine i sorrisi al suono di uno strumento ni di Roberto Lorenzetti, in Luce per la didattica, 2015, cembre 2018). segue a pag. successiva https://luceperladidattica.com/2015/05/13/il-disa- 8 Sulle importanti attività nel campo della 10 Sulle attività dell’associazione si consulti il gio-mentale-nelle-immagini-di-roberto-lorenzetti/. conservazione e del restauro dei documenti audiovisivi de sito web https://www.avimediateche.it/. Nell’articolo sono citati anche i pochi servizi e documenti La Camera Ottica si consulti la pagina web sul sito dell’U- 11 Si veda il resoconto di Antonella Scarpa, pre- dell’archivio cinematografico Luce dedicati ai manicomi. niversità degli studi di Udine: https://www.uniud.it/it/ sidente dell’Avi e coordinatrice del workshop, su Bibliote- Inoltre, diversi link rinviano ad altre risorse sul web di ateneo-uniud/ateneo-uniud-organizzazione/diparti- che Oggi, 36, 2018, disponibile integralmente on line fra documentazione fotografica e video. Sul canale YouTube menti/dium/ricerca/laboratori-centri/laboratori/Ca- qualche mese, http://www.bibliotecheoggi.it/rivista/ di Luce per la didattica una slideshow mostra le incredibi- mera%20Ottica. article/view/803. li fotografie di Roberto Lorenzetti al manicomio di Rieti e 9 Associazione Palazzo del Cinema, https:// 12 Si veda la scheda sul film a cura dell’autore ai suoi degenti negli anni settanta: https://youtu.be/33_ www.youtube.com/channel/UCX6YBWruhvffAX- sul sito della Mediateca di Gorizia, http://www.mediate- J0M2dIP8 (u.c. maggio 2019). sOQXmVpcw/featured (u.c. dicembre 2018). ca.go.it/easyne2/Archivi/MEGO/Files/Eccoli.pdf. 44 [email protected]

segue da pag. precedente sperimentando passi di danza, anomalo ma altrettanto ritmi- movimenti del corpo incerti, co, il martello, con cui si abbat- lenti, tentativi di suonare stru- tono le reti che circondano la menti a percussione. Ecco co- struttura: non c’è più nessuna me in queste ultime immagini barriera tra il chiuso del mani- si percepisce la diversità e, al comio e il resto della città.”13 La contempo, il concreto avvici- Rai ha iniziato a seguire e in- namento, la sperimentazione formare sulle esperienze in e il successo di Basaglia. Modi corso a Gorizia, quindi a Trie- differenti di rappresentare, ste, a partire dagli anni ses- mostrare, raccontare la sua ri- santa, come sottolinea Vanes- voluzione con le immagini. sa Roghi nel programma de La Quasi al termine del documen- Grande Storia dedicato a Quei Fotogramma tratto da uno dei film girati da Giorgio Osbat tario, I Giardini di Abele, Zavoli complicati anni settanta, nel ser- sembra quasi voler rendere vizio Franco Basaglia. La libertà omaggio al cinema neoreali- è terapeutica, trasmesso nel maggio 2018 e vi- altrettanta chiarezza emerge nel film il punto sta, riprendendo un corteo di malati in libera sionabile su RaiPlay.14 Nel programma de La di vista di Basaglia sulla psichiatria e sul pro- uscita nella campagna circostante, questi sì, Grande Storia dello scorso anno sono numero- prio approccio al malato: dimessi, ripresi mentre camminano con passi se le immagini di repertorio tratte dal celebre lenti e incerti, come i loro sorrisi. Ma non si “L’avvicinamento a una persona che reportage di Sergio Zavoli,15 per Tv7,16 I giardi- avverte, almeno da parte di chi scrive, un reale soffre deve essere un avvicinamento che ni di Abele, andato in onda il 3 gennaio 1968, ed empatico avvicinamento alla loro condizio- trascende quella semplice e banale del dedicato all’esperienza dell’ospedale psichia- ne. Nello stesso anno de I Giardini di Abele un al- medico che ha imparato determinate trico di Gorizia, integralmente visionabile sul- tro cineasta, tra i più importanti della storia del tecniche, ma il suo avvicinarsi deve essere la piattaforma RaiPlay, con il titolo Zavoli in- cinema documentario, militante a sinistra, rea- estremamente dialettico, deve essere una contra Basaglia.17 In questo documento Zavoli lizza il film documentarioLa porta aperta. Si trat- considerazione, una presa di coscienza vuole fare emergere, intervistando i vari rap- ta di Michele Gandin.19 Il suo film è conservato che il malato è l’espressione di una nostra presentanti dell’esperienza in corso, dagli in- presso la Fondazione Archivio audiovisivo del mo- contraddizione, sociale e personale.”18 fermieri, ai malati, a Basaglia, le contraddizio- vimento operaio e democratico20. Un documentario ni, ma soprattutto gli aspetti profondamente Zavoli intervista nella seconda e ultima parte forse mai trasmesso dalla Rai. Michele Gandin, innovativi di una vera e propria rivoluzione in del documento tre malati dell’ospedale e qui tra il 1968 e il 1969, ha realizzato due documenta- atto, i cui punti di forza li fa dichiarare pro- emerge una scelta e un punto di vista molto ri sul tema dei malati di mente e sui manicomi prio a Basaglia. Quest’ultimo è inquadrato in chiari dell’autore del programma. I malati in- chiusi, collaborando anche con un altro grande modo insolito per una intervista, non seduto, tervistati infatti sono tutti ben vestiti, istruiti, fotografo napoletano Luciano D’Alessandro.21 ma in piedi mentre passeggia avanti e indie- con capacità linguistiche e dialettiche in gra- “La difesa dei più deboli (bambini, ammalati, tro, per la stanza, rispondendo alla voce fuori do di rispondere anche in modo elaborato e segue a pag. successiva campo che gli rivolge le domande. Quasi a vo- sofisticato alle domande, ribadendo concetti 19 Si legga la biografia di Michele Gandin in E. lerne restituire l’energia e l’inarrestabilità di già espressi da Basaglia. Alcuni degenti sono Stella, Ricordo di Michele Gandin, maestro e artista del idee e riflessioni in continuo sviluppo e, al intervistati fuori dell’ospedale, nei Giardini di documentario, in Annuario del cinema italiano, 2016, tempo stesso, espresse con determinazione, Abele, e le immagini ci restituiscono una rap- link: https://www.annuariodelcinema.it/annuario/ consapevolezza, sicurezza e pacatezza. Il do- presentazione dei malati di mente curati da news-2/1422-ricordo-di-michele-gandin (u.c. dicembre cumento/inchiesta di Zavoli pone l’accento, Basaglia sicuramente efficace, al punto da 2018). Si veda inoltre l’articolo di V. Tosi, Michele Gan- attraverso la voce di Basaglia e di altri intervi- non lasciare alcun dubbio nello spettatore sul din, un maestro del documentario italiano, in Il documen- stati, soprattutto sugli aspetti umani e sui successo in atto a Gorizia. Le inquadrature tario. Il portale italiano sul cinema documentario, ildocu- contesti sociali, sulla scelta di trattare il mala- dei volti, dei dettagli, delle pose di questi ma- mentario.it, http://www.ildocumentario.it/Virgilio_Tosi/ to più che la malattia mentale, che per Basa- lati, così consapevoli della loro condizione, Virgilio_Tosi_16.10.htm, s.d. (u.c. maggio 2019). glia va considerata non solo in sé stessa, ma non provocano disagio nello spettatore, che 20 Per notizie storiche sulla Fondazione Archi- anche causa del disagio e delle contraddizioni, può osservare e seguire i loro discorsi, le testi- vio audiovisivo del movimento operaio e democratico si nonché delle crisi sociali ed economiche. Con monianze, mentre li osserva rassicurato dai consulti il sito www.aamod.it, mentre per la descrizione 13 Silvana Silvestri, Un inedito per ricordare loro atteggiamenti “normali”. Sono immagini del suo patrimonio, unico al mondo per le sue caratteristi- Basaglia, in Il Manifesto, Alias, edizione del 29/03/2014, ben diverse da quelle girate da Osbat con Ba- che, si consulti il sito dedicato ai fondi documentari, cine- sul sito del giornale: https://ilmanifesto.it/un-inedi- saglia, dove i malati sono ritratti all’interno, matografici e cartacei: http://patrimonio.aamod.it/ to-per-ricordare-basaglia/ (u.c. dicembre 2018). dove non è nascosta la loro condizione di dif- aamod-web/. 14 Il programma è visionabile sulla pagina de ficoltà, anche negli abiti dimessi, negli atteg- 21 «A tal proposito fondamentale ed imprescin- La Grande Storia, a questo link: https://www.raiplay.it/ giamenti “strani”, di timidezza, di pudore, an- dibile documento umano resta per Luciano D’Alessandro video/2018/07/La-Grande-Storia-Quei-complicati- che di goffaggine, di timore, di disagio nel il suo libro-fotoreportage dal titolo Gli Esclusi del anni-70-9541aa23-45a0-49c7-b74d-25715b231eaa. tentativo, peraltro riuscito, di lasciarsi andare, 1969, che ci accompagna senza filtro alcuno nell’universo html, mentre il servizio di Vanessa Roghi è all’incirca al di mettersi in gioco, insieme agli altri, fatto di solitudine e sopraffazione del malato mentale. minuto 01:25:00, introdotto da Paolo Mieli. 18 Sono alcune parole di Franco Basaglia, du- Quest’esperienza condiziona inevitabilmente tutta la sua 15 Per il profilo biografico di Sergio Zavoli si rante l’intervista nel servizio di Zavoli. Analoghe riflessio- poetica fotografica che da quell’istante persegue con anco- consulti la voce su Wikipedia: https://it.wikipedia.org/ ni e dichiarazioni dello psichiatra sono contenute e svilup- ra più ardore la riabilitazione dell’individuo che vive un wiki/Sergio_Zavoli (u.c. dicembre 2018). pate, oltre che con più forza proclamate, nel libro più abbandono senza scampo». Si veda l’articolo, scritto nel 16 Sullo storico rotocalco si veda la voce su celebre curato da F. Basaglia, L’Istituzione negata. Rap- 2016 per commemorarlo dopo la sua morte, che ricostrui- Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Tv7 (u.c. di- porto da un ospedale psichiatrico, Torino, Einaudi, 1968, sce anche la sua biografia: Luciano D’Alessandro il foto- cembre 2018). ultima riedizione per la Baldini e Castoldi Dalai, Milano grafo degli emarginati, in webnapoli24.com, 4 agosto 17 Zavoli incontra Basaglia, https://www.rai- 2010. Si veda anche la premessa al volume sul sito della 2016, https://www.webnapoli24.com/luciano-dales- play.it/video/2018/04/Franco-Basaglia---I-giardini-di- Fondazione Franca e Franco Basaglia: http://www.fon- sandro-fotografo-degli-emarginati/ (u.c. dicembre Abele-9d9ca7ee-d60a-4123-80b0-10b6311633d8.html dazionefrancobasaglia.it/l-istituzione-negata.html (u.c. 2018). Nell’articolo sono pubblicate diverse fotografie di (u.c. dicembre 2018). dicembre 2018). D’Alessandro. 45 n. 74

segue da pag. precedente parte, dedicata soprattutto all’emarginazione antropologica, umana, fenomenologica – emarginati, analfabeti privi della possibilità sociale del malato di mente e alla sua mancan- chiaro riferimento alle idee e alle teorie di Ba- di istruirsi) era infatti una sua missione pri- za ancora di diritti, soprattutto nel lavoro, la saglia. Nel documentario di Riccardo Napoli- maria. Ai malati di mente e contro i manicomi macchina da presa si sofferma con empatia e tano il tema dell’occupazione dei malati di dedicò i due documentari La porta aperta e Gli reale “avvicinamento” alle persone intervista- mente in attività lavorative è presentato come esclusi. Il secondo fu girato interamente con te. Importante film del 1966 è 1904, n. 36 diret- opportunità terapeutica, soprattutto per la una tecnica in cui lui era impareggiabile: la ri- to da Riccardo Napolitano24, prodotto da Na- possibilità di tornare a comunicare, ad avere presa cinematografica e la suggestiva elabora- politano stesso e dalla Unitelefilm e conservato un contatto con la realtà e con la società, quindi zione personale di fotografie già realizzate da presso la Fondazione Aamod. Il film e il regista ad essere riconsiderati come essere umani25. È altri; le immagini drammatiche furono colte sono ancora oggi poco noti. È singolare con- impressionante notare come, nell’arco di due in un ospedale psichiatrico anni, il modo di riprendere e da Luciano D’Alessandro, vero proporre i malati di mente artista della fotografia.”22 Il cambi totalmente nelle produ- film di Gandin, La porta aperta zioni audiovisive dell’epoca, (1968), è prodotto, come il suo ovvero nel cinema documenta- successivo Gli esclusi (1969), rio impegnato, ma anche nei re- dalla Nexus film, società di portage fotografici di militanza produzione di un cinema do- e denuncia, così come nei pro- cumentario impegnato, d’in- grammi televisivi, nelle inchie- chiesta, militante.23 La porta ste sui manicomi. Nel film di aperta inizia con una frase di Napolitano le parole dei malati Primo Levi sulla condizione sono affidate al commento degli internati in generale, per fuori campo di una voce che le raccontare la situazione mani- legge. I volti dei malati, come comiale italiana durante i pri- già scritto, non sono mostrati, mi esperimenti di Franco Ba- né sono avvicinati, tanto meno saglia. Il film documenta i intervistati direttamente. Nel risultati ottenuti dalle speri- 1968 la situazione è ribaltata. I mentazioni di Franco Basaglia malati sono protagonisti, par- a Gorizia, ma curiosamente lo lano, sono avvicinati, sono in- psichiatra non è mai nominato. quadrati in primo e primissi- Celebre la sequenza dell’abbat- mo piano oltre che a figura timento dei recinti e delle reti che delimitano statare come all’epoca questo film fosse cono- intera, in campo medio e non più solo in cam- l’ospedale provinciale di Gorizia, probabili im- sciuto, tanto che alcune sequenze furono riu- po lungo, mentre si esprimono, rispondono magini riutilizzate o ricostruite, metafora di tilizzate sia da Michele Gandin ne La porta alle domande, agiscono consapevolmente. quella porta aperta che, secondo il punto di vi- aperta, sia dallo stesso Zavoli nella inchiesta Basaglia diventa sempre più presente non so- sta del cineasta, i malati debbono ancora riu- del 1968. Nel documentario 1904, n. 36, della lo nelle immagini, ma attraverso le rappre- scire a varcare e che la società stessa non è durata di 17 minuti, prima ancora della colla- sentazioni dei risultati della sua rivoluzione pronta ad accogliere. Gli indubbi successi del- borazione con Gandin, Luciano D’Alessandro in atto. Nel 1968 è realizzato il documenta- la prima comunità terapeutica costituita è responsabile di un’efficace e bellissima foto- rio La favola del serpente, di Pirkko Peltonen, all’interno dell’ospedale psichiatrico provin- grafia, con la scelta di luci molto contrastate e 1968, 8’. Come si legge nella sinossi a cura del- ciale di Gorizia, testimoniati dalle inquadra- le inquadrature soprattutto dei particolari dei la Fondazione Basaglia: ture di alcuni momenti assembleari in cui corpi, delle mani. Fotografie di D’Alessandro malati, medici e infermieri si trovano insieme scorrono quindi nella sequenza finale del docu- “Pirkko Peltonen, all’epoca giovane giornali- a discutere, si scontrano con la condizione mentario. Un film/inchiesta che parte dall’ana- sta finlandese, dopo la lettura de l’Istituzione ancora del malato rifiutato al di fuori della lisi della legge vigente dall’inizio del secolo negata di Franco Basaglia, nel 1968, va all’ospe- struttura, spesso sfruttato nel lavoro mal pa- sull’organizzazione degli ospedali psichiatri- dale psichiatrico di Gorizia per conoscerlo e gato all’interno dell’ospedale stesso. Nella pri- ci, la n. 36 del 1904 per denunciare oltre i me- saperne di più sulla sua battaglia della libertà. ma parte del film sono intervistati soprattutto todi traumatici e violenti di reclusione, con la Il risultato è un documentario straordinario infermieri che testimoniano le loro emozioni sofferenza che ne deriva, il fatto che il malato che racconta quella prima fase della rivoluzio- dopo la liberazione dei malati e l’abbattimen- di mente venga privato dei suoi diritti civili, ne basagliana nel manicomio da lui diretto. A to di muri e recinti nell’ospedale, che sappia- denunciato, come un delinquente, e iscritto al girarlo, come da accordi tra televisioni euro- mo essere quello di Gorizia. Nella seconda casellario giudiziale. Nel film i malati sono ri- pee, una troupe della Rai di Venezia26”. presi senza mostrare il loro volto, anche se, 22 E. Stella, Ricordo di Michele Gandin. come già indicato, i particolari delle loro ma- 23 Società di produzione cinematografica, nata ni, dei movimenti, delle posizioni, del linguag- da una trasformazione della AR.PA. Cinematografica srl. segue a pag. successiva gio corporeo ne testimoniano la sofferenza. Il Costituita il 27 luglio 1962 da Giorgio Patara a Roma, è segue da pag. precedente film, sicuramente ispirato agli esperimenti di stata attiva fino al 1973 nella produzione di film a corto- 25 Il film è integralmente visionabile sul canale Basaglia allora in corso, mai nominato anche metraggio e documentari. Cfr. A. Bernardini (a cura di), YouTube della Fondazione Aamod: https://youtu. in questo caso, lancia proposte alternative “già Cinema Italiano 1930-1995. Le imprese di produzione, be/-bMdSPJP7vo all’esame di esperti psichiatri”, proponendo Roma, Edizioni ANICA, 2000, p. 301. La Porta aperta è La scheda di descrizione e analisi, a cura dell’Aamod è l’abrogazione della legge vigente ormai supe- visionabile sul canale YouTube della Fondazione Aamod consultabile al seguente link: http://patrimonio.aamod. rata dalle nuove teorie di una psicologia – Archivio audiovisivo del movimento operaio e democra- it/aamod-web/film/detail/IL8600001165/22/1904-n-36. tico e lo proponiamo rinviando alla sua scheda di descri- 24 Per la biografia di Riccardo Napolitano, fra- html?startPage=0&idFondo= zione integrale, a cura dell’Archivio audiovisivo del movi- tello di Giorgio Napolitano, già Presidente della Repub- 26 Fondazione Franca e Franco Basaglia, Vi- mento operaio e democratico: https://youtu.be/TKCkyO7Ukk0. blica, per oltre 20 anni presidente dalla FICC, si consulti deo, La Favola del serpente, http://www.fondazionefran- Gli esclusi è visionabile sul canale YouTube di Luciano la voce a lui dedicata in L. Cortini, Napolitano, Riccardo, cobasaglia.it/la-favola-del-serpente.html (u.c. maggio D’Alessandro, ancora attivo, al link: https://youtu.be/Tw- in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 77, Roma, 2019). Il film è visionabile sul canale YouTube della Fon- BIHAKw7L8. Treccani, 2012, ad vocem. dazione Basaglia: https://youtu.be/WCjh0M7a4P0. 46 [email protected] Il Partito Comunista Italiano e l’Unitelefilm,27 una festa da ballo cui partecipano i degenti la pellicola in positivo scoprirono le inquadra- la società di produzione cinematografica -le con il personale medico e paramedico: proba- ture dei bambini all’interno del manicomio.30 gata allora al Pci, hanno prodotto successivi bile iniziativa ispirata a quanto accadeva a Nel documentario31 ricorrono anche diverse documentari e documentazioni filmiche,28 de- Gorizia in quel periodo dal sapore amatoriale, immagini riprese da film precedenti, tra cui dicati alla situazione dei manicomi e alla con- non montate, restituiscono una messa in sce- La porta aperta di Michele Gandin e Gli Esclusi. Il dizione dei malati in ge- film La pena immensa è nerale, non focalizzando una inchiesta sulla condi- l’attenzione solo sulla spe- zione degli ospedali psi- rimentazione di Basaglia, chiatrici con particolare seppure sempre presente riferimento al Santa Ma- e punto di riferimento sia ria della Pietà di Roma, re- nei commenti sonori sia alizzato per la campagna nelle interviste. Piuttosto, elettorale per le elezioni nelle immagini emerge il amministrative del 13 giu- punto di vista della propa- gno 1971. Il documentario ganda per le elezioni am- evidenzia i problemi prin- ministrative, che voleva por- cipali del manicomio pro- re l’attenzione soprattutto vinciale a Roma: mille po- sui problemi del mondo sti letto per quasi tremila del lavoro, sui disagi cau- ricoverati; trentotto medi- sati dalla povertà e dalla ci invece degli ottanta pre- mancanza di diritti delle visti. Viene così tracciato classi più povere, fino a un quadro allarmante re- provocare alienazione e lativo a una situazione or- malattie mentali. Tra i film mai insostenibile. Franco girati, di documentazione, Basaglia è intervistato for- l’Aamod conserva immagi- se per la prima volta sulla ni del Manicomio di Torino, situazione degli altri ospe- della Unitelefilm, film di 3 dali psichiatrici in Italia. minuti, della fine degli Fotogramma tratto dal film “La porta aperta” di Michele Gandin Lo psichiatra non nascon- anni sessanta del Nove- de quindi la gravità di si- cento29, che documenta alcuni momenti di na a tratti artificiosa e forzata. Il loro valore tuazioni e condizioni aberranti ancora pre- documentario è ben diverso dalle immagini di senti in manicomi di grandi città, come a 27 Per la storia della Unitelefilm e per la consul- Osbat di cui si è scritto all’inizio. Ma il docu- Roma al Santa Maria della Pietà. Basaglia ad tazione del suo prezioso fondo di film documentari di pro- mento testimonia in ogni caso una temperie un certo punto lega la salute del malato men- paganda, di militanza, di impegno politico e sociale, si culturale nella società dell’epoca, così come tale alla sua condizione nel mondo del lavoro. esplorino le banche dati cinematografica e cartacea della fornisce informazioni su come si sentisse l’e- Il punto di vista della propaganda di sini- Fondazione Aamod, in particolare le sezioni dedicate agli sigenza, in altre realtà manicomiali, durante stra tende a sottolineare come si arrivi ad archivi dell’Unitelefilm: audiovisivo, http://patrimonio. gli esperimenti di Basaglia, di confrontarsi ammalarsi mentalmente a causa dei danni aamod.it/aamod-web/film/IL8000000006 e storico-do- con essi, di recepirli e di provare a imitarli pri- sociali provocati da una società capitalisti- cumentario, http://patrimonio.aamod.it/aamod-web/docu- ma dell’approvazione della legge 180 del 1978, ca, dalla disoccupazione, da un lavoro alie- menti/IL0000000004. propagandando tali attività. Con l’arrivo di nante, dalla mancanza di solidarietà, dalla 28 L’Archivio audiovisivo del movimento opera- Basaglia al manicomio provinciale di Trieste, discriminazione, in una società in cui i malati di io e democratico conserva una ricca documentazione fil- aumenta la documentazione filmica d’inchie- mente ricchi possono avere nelle cliniche private mica, cosiddetta “non finita”, realizzata dalla Unitelefilm sta da parte della sinistra in Italia sul tema prima (1963-1979), quindi dall’Asamo (Archivio storico della salute e della riforma non solo dei mani- segue a pag. successiva audiovisivo del movimento operaio, dal 1980 al 1985), in- comi, ma dell’intero sistema sanitario. L’occa- fine dalla Fondazione Archivio audiovisivo del movimen- sione, pur nell’autonomia dei punti di vista di 30 Testimonianza diretta di Ugo Adilardi rac- to operaio e democratico che continua tuttora a produrla operatori e registi, è sempre quella della pro- colta dalla sottoscritta durante una conversazione presso (dal 1985, anno in cui con decreto presidenziale 13 febbraio paganda a ridosso di elezioni o eventi politi- l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democra- 1985 è diventata una fondazione culturale). Per “non fini- co-amministrativi. Si segnalano i film di Mau- tico, novembre 2018. Immagini relative a bambini reclusi ta”, come accennato in apertura del presente testo, si in- rizio Rotundi, regista di cinema documentario nei manicomi erano state diffuse precedentemente dal fo- tendono le riprese che nascono per videotestimoniare militante, La pena immensa e I poveri sono mat- tografo Mauro Vallinotto nel 1970, mostrando per la pri- eventi collettivi, politici, socio-culturali, storici, di costu- ti (una riduzione quest’ultimo de La pena im- ma volta all’opinione pubblica le condizioni del manico- me, secondo il punto di vista e la politica culturale della mensa) del 1971, custoditi entrambi presso la mio infantile di Torino. Ne parla e le mostra, in rare Fondazione. Film che sono realizzati per rimanere tali, Fondazione Aamod all’interno del fondo Uni- sequenze d’archivio delle Teche Rai, Vanessa Roghi nel ovvero per documentare, senza poi necessariamente essere telefilm. Ne La pena immensa scorrono quasi citato programma de La Grande storia, Franco Basaglia. editati, ovvero attraversare tutte le fasi del processo pro- all’inizio del film immagini, forse le uniche in La libertà è terapeutica. duttivo di un audiovisivo fino al montaggio e all’edizione. Italia, in cui sono ritratti anche bambini all’in- 31 Alla scheda di descrizione del film, curata Tale documentazione è diventata particolarmente prezio- terno del manicomio di Santa Maria della dall’Aamod, è allegata anche documentazione relativa al sa, non solo presso l’Archivio Aamod, per le sue caratteri- Pietà a Roma. Ugo Adilardi, operatore aiuto nulla osta del film, il testo del commento parlato e dei dia- stiche di documento inedito, dalle forme e dal linguaggio regista nel film, ricorda che la troupe sollevò loghi delle interviste, tra cui quella a Franco Basaglia, e il diversi da quelli dei film di montaggio. Oggi questa tipo- la macchina da presa sul davanzale della fine- link alla scheda di descrizione del fascicolo di carte relati- logia di fonti cinematografiche è sempre più riusata in stra più bassa dell’edificio, riprendendo senza ve al film: http://patrimonio.aamod.it/aamod-web/film/ nuove produzioni. vedere. Solo dopo aver sviluppato e stampato detail/IL8300001341/22/la-pena-immensa.html?startPa- 29 A questo link la scheda di descrizione del ge=0&idFondo=&multiSearch=true&jsonVal={%22json- film, nella banca dati del patrimonio audiovisivo dell’Aa- Val={%22jsonVal%22:{%22query%22:%22manicomio%20 Val%22:{%22query%22:%22la%20pena%20immen- mod, sul web: http://patrimonio.aamod.it/aamod-web/ a%20torino%22,%22startDate%22:%22%22,%22endDa- sa%22,%22startDate%22:%22%22,%22endDa- film/detail/IL8600002876/22/manicomio-torino.html?- te%22:%22%22,%22fieldDate%22:%22dataNor- te%22:%22%22,%22fieldDate%22:%22dataNor- startPage=0&idFondo=&multiSearch=true&json- mal%22,%22_perPage%22:21}}. mal%22,%22_perPage%22:21}}. 47 n. 74

segue da pag. precedente locali, le crisi alla base dei di- trattamenti ben diversi ai sagi mentali.37 Pur non ap- poveri reclusi nei manico- partenendo al patrimonio mi.32 Dei primi 6 anni set- della Fondazione Aamod si tanta sono le tristi e terribili vogliono segnalare altri due immagini di un film girato, film degli anni settanta, rea- non montato, sulle condi- lizzati da noti registi e auto- zioni del Manicomio giudi- ri di cinema, allora partico- ziario di Aversa, in cui si evi- larmente vicini a Basaglia, denziano, in 11 interminabili di cui ammiravano il coraggio minuti, le condizioni di vita e appoggiavano, promuoven- degli internati dell’ospedale dole, le iniziative. Di grande psichiatrico “Filippo Sapori- interesse il film di Marco Bel- to”.33 In questo caso si tratta locchio, Silvano Agosti, San- di documentazione realizza- dro Petraglia e Stefano Rul- ta per denunciare le ancora li, Matti da slegare, del 1975, terribili condizioni di vita dichiaratamente nato per so- soprattutto nei manicomi stenere la rivoluzione di Ba- giudiziari, dove difficilmen- saglia e il suo impegno per te anche negli anni succes- Fotogramma tratto dal film “1904, n. 36” di Riccardo Napolitano la chiusura dei manicomi. sivi sarebbero arrivati i be- Tra l’altro si tratta dell’uni- nefici della rivoluzione di Basaglia. Si segnala legge nella sinossi: “Il film è un’analisi docu- co film documentario sul periodo della dire- quindi l’importante film inchiesta, un film mentaria della ristrutturazione degli ospedali zione Basaglia che mostra anche immagini partecipato, Fortezze vuote,34 di Gianni Serra,35 psichiatrici in corso in Umbria dopo il diffon- del manicomio di Colorno, vicino Parma.38 Il prodotto dalla Unitelefilm nel 1975, della dura- dersi delle attività di Basaglia e si sviluppa at- volo, del 1975, di Silvano Agosti, che all’epoca ta di 1 ora e 39 minuti. Un documentario quasi traverso le testimonianze e le narrazioni di- frequentava con ammirazione e stima Franco in controtendenza rispetto ai film coevi che rette di malati, sanitari, esponenti di Basaglia, è un omaggio quasi fiabesco a una appoggiavano la riforma Basaglia. Come si organismi politici e sociali che stavano perse- delle tante iniziative di Basaglia e dei suoi col- 32 Il film è visionabile integralmente sul canale guendo l’eliminazione di una delle più dram- laboratori: il film testimonia l’esperienza di Vimeo della Fondazione Aamod al link https://vimeo. matiche istituzioni chiuse, il manicomio, per un volo aereo sulla città fatta dai degenti 39 com/271468029. Anche il Santa Maria della Pietà vivrà reinserire gli ammalati nel proprio ambiente dell’ospedale psichiatrico. Prima del film Il un momento di apertura, in particolare grazie al persona- sociale. Ideato e realizzato in stretta collabo- volo, un’altra leggendaria ed epica impresa di le infermieristico, con il consenso tacito dell’allora diretto- razione con tutta la popolazione interessata, Franco Basaglia è stata documentata dalle im- re Ferdinando Pariante: tra il 1974 e il 1975 fu aperto uno attraverso una struttura cinematografica magini in movimento realizzate dall’operato- dei padiglioni, l’unico che aveva degenti sia donne, sia ‘aperta’, coerente con i metodi seguiti nell’e- re Geri Pozzar nel 1973 nel manicomio di Trie- uomini, ed iniziò per loro una nuova vita. Due prodotti sperienza in corso nella Regione Umbria per ste: la costruzione e l’uscita per le vie della multimediali ne raccontano la storia. Un web documenta- la costruzione dal basso di un nuovo sistema città del celebre cavallo blu, Marco Cavallo, rio realizzato nel 2018: Matti per sempre. Un web-doc di sanitario e dei servizi sociali, Fortezze vuote si una sorta di cavallo di Troia rovesciato, che Maria Gabriella Lanza e Daniela Sala per indagare che configura anche come un esperimento di pro- grazie alla creatività, alla fantasia, all’entusia- cosa sopravvive dell’Istituzione abolita nel 1978: https:// duzione cinematografica diverso dai tradizio- smo dei degenti diventa lo strumento per la mattipersempre.it/. Nel 2016 un film documentario di nali sistemi di produzione dell’industria au- conquista della libertà di uscire dal manico- 40 M. Carboni, Padiglione 25, del 2016 ricostruisce questa diovisiva. Nel 1975 il film debuttò alle mio ed entrare nella città per essere inclusi. storia anch’essa eroica. Una copia del film è depositata “Giornate del cinema” di Venezia. Il pubblico, La rivoluzione messa in atto da Basaglia si presso l’Archivio Aamod e nella sinossi si legge: come si può leggere nei giornali di allora, se- estende in numerose città. A Ferrara tra il 1977 «Nell'estate del 1975 un gruppo di infermieri dell'istituto guì la proiezione del film in Campo Santa e il 1978 opera uno stretto collaboratore e amico manicomiale Santa Maria della Pietà di Roma, influen- Margherita, con partecipe attenzione. Fortez- segue a pag. successiva zati dalle nuove idee di Franco Basaglia, decidono di auto- ze vuote fu oggetto di discussioni incentrate gestire uno dei padiglioni del manicomio. Inizia così per non tanto e non solo sui motivi specifici posti gli “ospiti” un lavoro lento e faticoso di reinserimento pro- in risalto dal film, ma proprio su tutte le vaste gressivo nelle regole sociali, con l’obiettivo della definiva e ramificate correlazioni sociali e politiche 37 A seguire il link al video su YouTube dove è dimissione dei degenti. Il documentario ricostruisce quel- che in esso emergono. Al dibattito veneziano possibile visionare il filmdi Serra integralmente: https:// la vicenda fondendo le voci degli infermieri di allora con erano presenti sia Franco Basaglia sia Carlo youtu.be/5ceZlU6dVPM immagini d'archivio e con le tavole animate di Annalisa Manuali: ci fu uno scontro interessante tra i 38 Ecco il link al film pubblicato su YouTube Corsi». due, uno scontro di ideologie. Il film fu giudi- integralmente: https://youtu.be/jebfZZgGvdc cato assai significativo nell’ambito di una ri- 33 Si consulti la scheda di descrizione del film 39 Il film è conservato dalla Fondazione Basa- sulla banca dati on line dell’Aamod: http://patrimonio. cerca sulla comunicazione della rivoluzione glia ed è integralmente visionabile YouTube: aamod.it/aamod-web/film/detail/IL8000000873/22/ basagliana, proprio perché in qualche modo https://youtu.be/LuxtOyqR6GY manicomio-aversa.html?startPage=0&idFondo=&multi- se ne distaccava e raccontava di un processo 40 Le riprese che documentano le attività del 36 Search=true&jsonVal={%22jsonVal%22:{%- diverso e contemporaneo.” L’idea in atto al- laboratorio artistico e la costruzione e l’uscita di Marco 22query%22:%22manicomio%20giudiziario%20di%20 lora in Umbria era, in fondo, non molto diver- Cavallo sono visionabili integralmente su YouTube, in aversa%22,%22startDate%22:%22%22,%22endDa- sa da una delle tante di Basaglia, ovvero il una edizione commentata da Peppe Dell’Acqua, psichia- te%22:%22%22,%22fieldDate%22:%22dataNor- coinvolgimento attivo delle realtà territoriali tra, e Giuliano Scabia, drammaturgo e scrittore, in occa- mal%22,%22_perPage%22:21}} nell’accogliere i malati di mente e nel supera- sione di alcuni seminari su Franco Basaglia, tenuti a 34 Oltre alla scheda di descrizione pubblicata re, grazie all’aiuto all’impegno delle istituzioni Trieste nel 2004, https://www.youtube.com/watch?v=L- sul sito dell’Aamod, su wikipedia è ricostruita e analizza- 36 Dalla scheda di descrizione del film Fortezze Bp2ujRB4TQ (u.c. maggio 2019). Il film è allegato su Dvd ta la storia di questo film a cura dello stesso autore: For- vuote, a cura della Fondazione Aamod. A questo link al volume di G. Scabia, Marco Cavallo. Da un ospedale tezze vuote, https://it.wikipedia.org/wiki/Fortezze_vuote. la scheda di descrizione integrale del film: http://patrimo- psichiatrico la vera storia che ha cambiato il modo di esse- 35 Profilo biografico del regista su wikipedia: nio.aamod.it/aamod-web/film/detail/IL8600001517/22/ re del teatro e della cura, Edizioni Alphabeta Verlag, Me- https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Serra. fortezze-vuote.html?startPage=0&idFondo=. rano, 2011. 48 [email protected]

segue da pag. precedente di Franco Basaglia, Antonio Slavich.41 Alcuni servizi televisivi della Rai, del TG2, e un film do- cumentario di Giorgio Minotti, L’attore in mani- comio,42 del 1977, documentano le sperimentazio- ni volute da Slavich all’interno del manicomio di Ferrara, in cui i degenti sono coinvolti in atti- vità di danza, di canto, di messa in scena delle emozioni attraverso l’espressione corporea. Il film è stato realizzato dal collettivo di attori del Teatro Nucleo, fondato a Buenos Aires nel 1974 e diretto dagli artisti Cora Herrendorf e Horacio Czertok, tuttora attivo.43 Nei servizi televisivi che precedono il documento è inter- vistato Antonio Slavich che riassume la neces- sità di aprire non solo fisicamente le porte dei manicomi. Sono mostrate le attività dei tea- tranti durante il 1977 e nei giorni del Conve- gno “La Scopa Meravigliante”,44 congresso na- zionale che ha avuto per tema il ruolo della ricerca teatrale e della comunicazione attra- verso l’immagine nel “processo di destabiliz- zazione manicomiale”, tenutosi a Ferrara nel 1978. In particolare, nel documentario, le in- Fotogramma tratto dal film “Il volo”, di Silvano Agosti quadrature raccontano alcu- l’applicazione della legge a ni momenti delle attività tea- lui ispirata, dovendo insiste- trali formative per i degenti, re sulla necessità di creare ma anche per gli operatori nei territori efficienti servizi (medici, infermieri, assisten- sanitari. Come lui stesso ti sociali) che esprimono non constata, dopo aver ribadito poche perplessità sull’efficacia molti dei suoi principi, per- delle sperimentazioni in corso. ché si attuino davvero una ri- Particolarmente efficaci le in- voluzione nella concezione quadrature della prima parte del malato di mente e un del film, che ricordano le pri- cambiamento profondo nel- me esperienze dei film di la società in chiave democra- Osbat, mostrando l’evoluzio- tica, bisogna prendere «in ne di alcuni approcci ai “mala- considerazione che la legge ti di mente”, a distanza di die- sia da cambiare», non na- ci anni. Di grande forza scondendo le contraddizioni comunicativa ed emotiva le se- insite in una legge da lui quenze che mostrano le attività sempre considerata come un fisiche delle donne degenti, ri- inizio, un progetto, su cui la- prese mentre cantano, danza- vorare. Nell’intervista sotto- no in girotondo, si mettono in linea comunque l’importan- fila, una dietro l’altra, per mas- za della Riforma sanitaria saggiarsi reciprocamente la Fotogramma tratto dal film “L’attore in manicomio”, del Teatro Nucleo italiana, a cui si è potuti arri- 41 A. Slavich, 1935-2009, nato a Fiume, studia me- schiena, mentre si muovono formando una vare grazie alla «collaborazione della popola- dicina a Padova, dove conosce Franco Basaglia, allora respon- sorta di trenino. Toccanti i primi piani. Ac- zione», una popolazione certamente molto 45 sabile del reparto psichiatrico della clinica neurologica. Slavich canto alle attività di “mobilitazione teatrale stimolata dalla sua opera. È infine interes- è tra i protagonisti della rivoluzione attuata a Gorizia a fianco all’interno dei reparti ospedalieri”, il docu- sante constatare come tuttora si continui a di Basaglia. Alla fine degli anni sessanta è con Basaglia a Par- mentario riprende alcuni momenti dell’inter- produrre cinema ispirato all’opera di Basa- ma. Diventa direttore dei servizi di salute mentale di Ferrara vento di Franco Basaglia al convegno “La Sco- glia, non solo in occasione di anniversari e negli anni settanta, poi dell’ospedale psichiatrico di Quarto a pa Meravigliante”, in cui sottolinea l’importanza commemorazioni. Lo testimonia una sezione Genova. Ha scritto testi sulla deistituzionalizzazione e nel dell’ottimismo nel continuare a sperimentare. speciale del Festival Valdarno Cinema, in To- 2003 il libro La scopa meravigliante. Preparativi per la legge Di lì a poco, il 13 maggio del 1978 il parlamento scana, che, dal 2014, assegna il Premio Franco 180 a Ferrara e dintorni 1971-1978, Editori Riuniti, 2003. approvò la riforma psichiatrica, nota come Basaglia “all’Opera che meglio rappresenti le 42 I servizi televisivi sono due e precedono il do- “legge 180” e sei mesi dopo è inserita negli ar- tematiche della salute mentale nel nostro pre- 46 cumentario, in una edizione montata da Maximiliano ticoli 33, 34, 35 e 64 della legge di riforma sani- sente in Italia e nel mondo” . Czertok nel 2003, visionabile integralmente su YouTube: taria n.833. Si vuole concludere questo breve https://www.youtube.com/watch?v=0mLQAcCb5Bg (u.c. excursus sui film documentari realizzati al maggio 2019). tempo di Basaglia con la segnalazione di una Letizia Cortini 43 Si veda il sito: Teatro Nucleo. Centro Produ- sua intervista del 1980, della Rai, poco prima zione e ricerca Teatrale, http://www.teatronucleo.org/ in della sua morte, quando si trovava a Roma, 45 A questo link, la videointervista, realizzata particolare la pagina relativa alla storia, Chi siamo (u.c. dove dal novembre 1979 andò a coordinare i dalla Rai: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Fran- maggio 2019). servizi psichiatrici della Regione Lazio. Un co-Basaglia-la-mia-rivoluzione-f8ad0cc7-8a51-4916-a1a4- 44 La scopa meravigliante sottintendeva la ca- compito che lo vedrà coinvolto in un ruolo per c2c1901cb65b.html pacità di potere spazzare via la polvere dai manicomi, lui nuovo e forse più difficile, quello di seguire 46 Si veda il sito del festival: http://www.val- quindi di rinnovarli, così come raccontato nel video citato. darnocinemafilmfestival.it/ (u.c. giugno 2019) 49 n. 74

Abbiamo Ricevuto Tre libri dedicati ad altrettante eccellenze napoletane dello spettacolo pubblicati da editori anch’essi napoletani Alberto Castellano Totò con i quattro . Alighiero Noschese. Tra palcoscenico e L’uomo dai 1000 vol- cinepresa ti

Appassionata rievocazione del poliedrico Totò, gli autori Ciro Borrelli e Domenico Livigni esplorano soprattutto la frequentazione dell’artista napoletano dei quattro colleghi-a- mici, Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi, Nino (sempre nella Serie Oro) di Ciro Borrelli è un (Nella collana “Ritratti meridionali”) è la prima Taranto ed Erminio Macario, attraverso rac- omaggio a Peppino De Filippo, uno tra i gran- e unica biografia completa dedicata ad - Ali conti e ricordi che tracciano un quadro di arte di interpreti teatrali e cinematografici del se- ghiero Noschese, uno degli artisti più poliedri- e di vita dei cinque personaggi da un’angola- colo scorso. L’opera con la prefazione di Giu- ci del Novecento: attore, presentatore radiote- zione nuova. A emergere è specialmente un seppina Scognamiglio, divisa in sette parti, è levisivo, doppiatore, testimonial pubblicitario, Totò guitto in scena ma altezzoso e solitario al tempo stesso una biografia dell’attore, un’a- cantante, marionettista e - soprattutto - insu- “principe” nella sfera privata, dissimile dalle al- nalisi del rapporto artistico, e non solo, che perabile imitatore. Ricostruita pazientemente tre quattro personalità, umanamente e caratte- Peppino ebbe con i fratelli, in particolare con da Andrea Jelardi attraverso la rilettura dei rialmente differenti. Come dimostra il resisten- Eduardo, dalle prime collaborazioni fino alla giornali dell’epoca e l’analisi rigorosa delle te ossequio di Taranto nei confronti del morte, un approfondimento di cinque pellico- fonti documentarie e di tutti i supporti audio e principe de Curtis, mai scalfito neppure nei le, poco conosciute, in cui Peppino è protago- video, la vita di Noschese è narrata con stile momenti di massimo affetto e confidenza e nista e non spalla come nella maggior parte semplice e discorsivo, partendo dall’infanzia che si tradusse nell’incapacità di dargli del “tu” dei film in cui ha recitato, un’analisi della car- fino alla maturità artistica, dedicando un par- fino al giorno della morte. Totò e Nino, però, riera teatrale dove vengono approfondite tre ticolare approfondimento, infine, alle vicende una volta davanti alla cinepresa, si trasforma- opere che rappresentano l’evoluzione e la mu- legate alla sua morte - avvenuta per suicidio - vano in una coppia affiatatissima, così come tazione artistica dell’attore dagli anni giovanili nonché all’appartenenza alla massoneria e alla capitava con Fabrizi, Macario e Peppino De Fi- alla maturità, una radiografia della maschera loggia P2 di Licio Gelli. In appendice un prezio- lippo, ma con risultati comici differenti. di Pappagone. Nel libro vengono anche ripor- sissimo elenco dei più noti personaggi imitati tati stralci di articoli di giornali pubblicati (360 circa), le schede che riguardano l’attività (edito nella Serie Oro ideata e coordinata da all’indomani della morte di Peppino e le inter- televisiva, radiofonica, teatrale, cinematografi- Anita Curci), viste ad importanti e autorevoli personaggi ca e discografica e le migliori battute e i testi che hanno avuto la fortuna di conoscere l’arti- delle canzoni. Il volume comprende anche un sta, magari perché si sono trovati a lavorare al vasto repertorio di circa 400 immagini. suo fianco. Peppino De Filippo. Tra palcoscenico e cinepresa di Ciro Alighiero Noschese. L’uomo dai 1000 volti Totò con i quattro Borrelli Andrea Jelardi Ciro Borrelli, Domenico Livigni Editore: Kairós Editore: Kairós Editore: Apeiron Edizioni Collana: Teatro Collana: Ritratti meridionali Anno edizione: 2018 Anno edizione: 2017 Anno edizione: 2017 Pagine: 282 p. Pagine: 164 p. Pagine: 302 p. EAN: 9788896884348 EAN: 9788899114794 EAN: 9788898029150 Euro 15,00 Euro 18,00 Euro 18,00 Alberto Castellano 50 [email protected] Abbiamo ricevuto Viaggio a Firenze di William Sha- Viaggio a Napoli di Charles Bau- kespeare delaire Maria Rosaria Perilli Maria Rosaria Perilli

«Firenze, ninfa leggiadra che col seme delle sue infinite, seppure ancor «Solo poche ore fa la nave su cui ero imbarcato giungeva al porto. Le ac- distanti grazie, disponeva i miei occhi a una sorte di meraviglie! Le sen- que del mare tacevano come addormentate e dinanzi a me si apriva lo tivo, e cadevo già vinto, come in una guerra d’amore, come alle braccia spettacolo dei lampi sul pennacchio del Vesu- vio... In quel momento dell’amata, che sorride e ti cinge. E tra tutto quanto mi adulava, appena una sensazione, solenne e rara, ha penetrato la mia anima, e la povera volgendo il viso, le pupille hanno incontrato ciò per cui tanto avevo na- Musa ammalata è ritornata da me, guarita e carezzevole quanto una vigato...» cortigiana». Questo libro avrebbe potuto essere stampato oltre 400 anni fa, se fosse stato Questo libro avrebbe potuto essere stampato oltre 150 anni fa, se fosse scritto effettivamente da William Shakespeare e se Lui avesse realmente visto stato scritto effettivamente da Charles Baudelaire e se Lui avesse real- Firenze. Non dubitiamo però che l’avrebbe descritta così come gli acquirenti di mente visto Napoli. Non dubitiamo però che l’avrebbe descritta così co- questo libro la leggeranno... me gli acquirenti di questo libro la leggeranno...

Nardini Editore - Firenze Nardini Editore - Firenze € 13,00 - ISBN: 978-88-404-0076-1 € 10,00 - ISBN: 978-88-404-0052-5 La collana La collana Città mai viste Città mai viste “Mai viste” perché forse mai viste così: incredibilmente vere, sul filo dei ricordi di viaggia- “Mai viste” perché forse mai viste così: incredibilmente vere, sul filo dei ricordi di viaggia- tori famosi ma di viaggi forse solo sognati... tori famosi ma di viaggi forse solo sognati... A chi si rivolge A chi si rivolge Viaggiatori e turisti, artisti e intellettuali, poeti, letterati, fiorentini di Firenze e di tutto il Viaggiatori e turisti, artisti e intellettuali, poeti, letterati, napoletani di Napoli e di tutto il mondo, amanti dei viaggi immaginari, esperti e appassionati di teatro, studenti di lette- mondo, amanti dei Grand tour anche immaginari... ratura inglese, agenti di viaggio e tour operator. Titoli collegati Titoli collegati Nell’inverno 2015-2016 usciranno Viaggio a Firenze, di William Shakespeare e Viaggio Già pubblicato, dalla stessa autrice, a New York, di Franz Kafka. Viaggio a Napoli, di Charles Baudelaire, Primi di una collana internazionale di 9 titoli. La collana, a carattere internazionale, sarà costituita da 9 titoli. Caratteristiche tecniche Caratteristiche tecniche 152 pagine formato cm. 12x16. Illustrato con stampe dell’epoca. 96 pagine formato cm. 12x16. Illustrato con stampe dell’epoca. Copertina in brossura con Copertina in brossura con bandelle. Stampa in bianconero su carta Fedrigoni. bandelle. Stampa in bianconero su carta Fabriano. 51 n. 74 Zeffirelli il “geniaccio fiorentino” che ha lasciato un Centro Artisti- co per i giovani Il 18 giugno la Fonda- che la sua opera si é conclusa e che neppure città come una madre, una figlia, una sorella e zione Zeffirelli e la cit- hanno senso le critiche alle sue opere. Era su- ci litigava anche spesso, come si litiga con una tà di Firenze hanno re- blime in alcune opere, meno in altre, “vocia- sorella e una madre ma non ha mai reciso so omaggio ad uno dei va”, aveva le sue idee, il suo cinema può piace- questo legame da qualsiasi parte del mondo si suoi cittadini più illu- re o non piacere, ma quando si parla di arte é trovasse”. Come ci racconta chi gli é stato vici- stri; Gianfranco Corsi importante rispettare tutti e lui senza dubbio no, era tipica la sua frase: “Non sono italiano, Zeffirelli, meglio noto amava le arti ed ha lasciato un immenso patri- sono fiorentino”. Nardella ha poi aggiunto come Franco Zeffirelli, monio che é stato raccolto alla Fondazione che per Pippo e Luciano, i figli adottivi del Ma- un artista che ha esplo- Zeffirelli in Piazza San Firenze, inaugurata estro, Firenze per avrà sempre le porte aperte Paola Dei rato le arti a tutto ton- due anni fa, di cui é Presidente il figlio Pippo. e potranno proseguire l’Opera iniziata dal ge- do, che amava la lirica Il fiorentino verace qualche anno fa a Villa niaccio presso la Fondazione Zeffirelli. Dopo e che sapeva disegnare scenografie grandiose d’Este di Tivoli, in occasione della Mo- il Sindaco Nardella ha preso la parola l’Onore- rendendo le opere ancora più suggestive, stra “Zeffirelli. L’arte dello spettacolo”, un vole Gianni Letta, il quale ha ricordato le anti- estreme e memorabili. Morto a Roma all’età di omaggio al lavoro del celebre regista e sceno- patie che Franco o Gianfranco suscitava an- 96 anni, Zeffirelli, ha lavorato fino all’ultimo, grafo fiorentino, realizzata da De Luca Edito- che nella sua città, perché non le mandava a seppure non riuscisse quasi più a parlare, do- ri d’Arte, e ideata dallo stesso Zeffirelli a cura dire, ma sosteneva sempre con forza ciò in cui minando e cavalcando melo- credeva. Gianni Letta ha ricor- drammi che connotava di ele- dato anche che il figlio Pippo ganza nella forma e di facilità di nel 2018 riuscì a portarlo a visi- fruizione nei contenuti. Tanto tare la Fondazione Zeffirelli, per citarne alcuni basta ricor- all’inaugurazione infatti non gli dare La bisbetica domata con due era stato possibile presenziare, meravigliosi attori come Liz ed in quella occasione espresse Taylor e Richard Burton, che tutta la sua gioia con gli occhi accettò anche la proposta del non riuscendo a farlo con la vo- suo amico fiorentino di fare da ce. Letta ha anche avuto parole voce narrante ad un documen- di apprezzamento per il Sinda- tario dove veniva raccontata co Nardella che per riuscire a l’alluvione di Firenze del 1966, portare a termine il progetto Giulietta e Romeo, Fratello Sole e della Fondazione superò molti Sorella Luna dove ebbe l’intui- ostacoli. Ci è piaciuto questo zione di far cantare a Claudio progetto comune che va al di la Baglioni il brano che racconta l’amore universale e poi come dimentica- re Gesù di Nazareth, opera rimasta nell’imma- ginario collettivo di tutti noi. Non aveva peli sulla lingua Zeffirelli e sosteneva che “il vocia- re fa parte dei fiorentini”, se non vociano non sono fiorentini veraci. A più di 70 anni si mise in gioco in politica per il Popolo della Libertà e non certo per bisogno, all’epoca era già un no- me internazionale, quanto per poter portare il suo contributo al mondo della cultura e dello spettacolo. Le esequie hanno avuto luogo a Fi- renze, la città che tanto aveva amato e portato nel cuore, seppure con lei molto spesso si fos- se trovato in disaccordo. Tifoso della Fiorenti- “La bisbetica domata” - The Taming of the Shrew (1967) di Franco Zeffirelli, tratto dall’omonima commedia di na amava allo stesso modo lo sport e la lirica, William Shakespeare, interpretato dalla coppia d’oro dell’epoca formata da Elizabeth Taylor e Richard Burton il sacro e il profano, ma sempre con un pro- fondo senso spirituale che ha trasmesso con le di Marina Cogotti, Caterina d’Amico e Pippo della politica e non si fossilizza sul passa- sue opere. Il suo lavoro iniziò con Visconti, Zeffirelli Pisciotto, aveva dichiarato: “Bisogna to remoto ma vede nel futuro la strada mae- grande esteta della scena, ma poi i due si sepa- essere irrequieti, bisogna viverlo con fervore il stra per far apprendere i mestieri delle arti rarono trovandosi in disaccordo anche dal tempo”. Riguardo alla Fondazione Zeffirelli di nella loro totalità ai futuri artisti. Hanno reso punto di vista politico e non di rado abbiamo Firenze c’é da dire che non fu una impresa fa- omaggio al Maestro Katia Ricciarelli, Vittorio avuto modo di assistere a regie che sembrava- cile, come ci ha ricordato anche l’Onorevole Sgarbi, Le gemelle Kessler, Il Ministro Boni- no veri e propri duelli. Cecilia Gasdia, dal gen- Gianni Letta, presente al rito funebre, ma il soli, Il governatore Rossi, l’Assessore Eugenio naio 2018 sovraintendente della Fondazione Sindaco Nardella con lungimiranza e intelli- Guani, il calciatore Antognoni, Leonard Whi- Arena di Verona, inaugurerà la stagione genza riuscì a rendere fattivo il progetto del tin e altre personalità del mondo istituziona- dell’Opera Festival venerdì 21 con la Traviata “geniaccio” fiorentino, come lui stesso lo ha le. Il Maestro ci perdonerà se anche noi lo diretta da Franco Zeffirelli che si é occupato definito. In cattedrale lo ha ricordato guar- chiamiamo “geniaccio” ma siamo certi che anche dei costumi. Tanto si é scritto su di lui e dando più al futuro che al passato con il desi- questo modo dissacrante di fotografarlo gli sugli omaggi che il Comune della sua città na- derio di portare a termine il progetto di un sarebbe piaciuto mentre lo ricordiamo nei va- tale gli ha riservato allestendo la camera ar- grande Centro Artistico per i giovani. “Un fio- ri capitoli della sua vita e delle sue opere con dente nel Salone dei 500 in Palazzo Vecchio e rentino verace, un geniaccio con tutti i pregi e i quella che Curzio Malaparte definì la Male- facendo officiare i funerali in Duomo dal Cardi- difetti di noi fiorentini. Polemico, verace ma an- detta toscanità. nal Giuseppe Betori, tanto e inutilmente adesso che appassionato e intelligente. Amava questa Paola Dei 52 [email protected]

Sta per uscire il nuovo numero di Cineforum SOMMARIO 584 editoriale come definirlo? In quale relazione collocar- A proposito di canone cinematografico lo con l’oggetto del discorso, per quanto ri- Editoriale guarda ad esempio approccio, interessi, A proposito di canone cinematografico aspettative più o meno specifiche? Le rela- Adriano Piccardi zioni che si succederanno proporranno ai Ovvero, come vedere un milione di film e vi- presenti punti di vista, considerazioni e per- vere felici: quest’anno il tradizionale conve- corsi frutto delle personali esperienze dei gno di studi che si svolgerà sabato 21 settem- relatori: critici e studiosi appartenenti a ge- bre 2019 organizzato dalla Federazione nerazioni diverse. Inevitabilmente ne risul- Italiana Cineforum, nostro benemerito editore, terà un profilo frastagliato dell’argomento, verterà sul tema del “canone cinematografico”. un confronto che ci auguriamo appassiona- Il concetto di “canone” è trasversale al mondo to e poco incline ai compromessi. E per non dell’arte: ridefinito in continuazione, accettato farci mancare nulla allargheremo anche il o contestato, modulato secondo accezioni dif- discorso oltre i confini euro/hollywoodcen- ferenti, talvolta rifiutato apertamente. Ma di trici in cui quasi sempre la faccenda viene cosa parliamo, quando parliamo di canone ci- risolta: quale posto, quale tradizione, quale nematografico? Il cinema è arte recente e, in canone per il cinema asiatico la cui presen- quanto tale, dai contorni tutto sommato non za tra noi è ormai importante almeno tanto sempre ben definiti, visto la sua commistione quanto l’ignoranza storica che mediamente con lo sviluppo tecnologico, con le strategie ne abbiamo? A coordinare e moderare ci dell’industria culturale e con il mercato cui es- sarà Emanuela Martini, il cui ruolo – c’è da sa si rivolge, di conseguenza influenzabile e aspettarselo – non sarà semplicemente influenzato dai fattori più disparati. Se voglia- quello di dirigere il traffico…p. 3 mo cercare di definirlo in maniera “neutra”, il primopiano canone cinematografico può essere inteso co- I fratelli Sisters p. 4 Anton Giulio Mancino me quel percorso il cui compimento ci condu- Giampiero Frasca Lo spietato. Nero (Sca)marcio, ça va sans dire p. 38 ce a dare forma consapevole al nostro amore Jacques Audiard, tra volontà surrealista e im- Roberto Chiesi per il cinema in tutte le sue forme e declinazio- mersione nel genere p.6 Enamorada. La bisbetica domata di Fernández ni: cinefilia educata, per così dire, e capace di Roberto Chiesi e Figueroa p. 44 argomentarsi. Ma anche un tale approccio può, Gli orchi-bambini della fiaba western di Au- Edoardo Peretti anzi deve, essere problematizzato, diventare diard p.9 Stanlio & Ollio. L’arte dello slow-burn p. 50 oggetto di analisi per una nuova messa a fuoco i film Giancalro Mancini della domanda di legittimità che lo riguarda; Anton Giulio Mancino Mark Fisher. La lucidità giocata sulla propria tanto più di questi tempi, in cui la narrazione e Dolor y gloria di Pedro Almodóvar p. 13 carne p. 58 la rappresentazione cinematografiche sono Claudia Bertolé Tullio Masoni soggette a continue mutazioni condotte su pia- I figli del Fiume Giallo di Jia Zhangke p. 16 Viaggi nei luoghi, fra incontri e memoria. Due film di Alessandro Scillitani: Alla ricerca di Eu- ni diversi (ideativi, produttivi, di consumo), ta- Paola Brunetta ropa e L’Appennino che suonava p. 62 li da far nascere a volte il dubbio che il discor- Tutti pazzi a Tel Aviv di Sameh Zoabi p. 19 Gianni Olla so sul cinema di oggi non abbia più il Claudio Gaetani Palinsesti. Orientalismo: da Maugham a Wy- medesimo significato di quello possibile fino a Che fare quando il mondo è in fiamme? di Roberto ler. La lettera (1926) versus Ombre malesi (1940) pochi anni fa. Il canone cinematografico, dun- Minervini p. 22 p. 66 que, tra funzione descrittiva e funzione pre- Manuela Russo libri a cura di Nuccio Lodato, Giancarlo Mancini, scrittiva diventa uno strumento necessario per Sarah & Saleem – Là dove nulla è possibile di Claudia Bertolé p. 78 fare il punto sullo stato delle cose e per esplici- Muayad Alayan p. 25 festival tare i riferimenti necessari ad articolare la pro- Matteo Mazza e Simone Soranna Dilili a Pari- Francesco Saverio Marzaduri/Lucca Film Fe- spettiva in cui contestualizzarlo. Parlarne si- gi di Michel Ocelot p. 28 stival e Europa Cinema 2019: quale futuro per gnifica anche dare indicazioni su quali Massimo Lastrucci il cinema? p.83 soggetti a buon diritto vadano considerati co- Stanlio & Ollio di Jon S. Baird p., 31 Marco Grosoli/Oberhausen p. 85 Claudia Bertolé/FEFF 21. Conferme e novità me depositari di una attendibile proposta circa Diana Cardani, Giancarlo Mancini, Simone nel cinema provenente dal Continente asiati- i nomi e/o i titoli che vi debbano rientrare. Emiliani co p. 88 Questione, anche questa, tutt’altro che risolta: Ancora un giorno – Il Grande Spirito – Il campione Tina Porcelli/FIPADOC 2019 p. 90 i critici (quali)? gli storici? E dal momento che p. 34 le lune del cinema un canone deve per forza avere un destinatario, percorsi a cura di Barbara Rossi p. 92 53 n. 74

Band Apart - Circolo FICC Oristano Il folle cinema di Tod Browning Le opere di Tod Brow- produttività e l’efficienza erano la nuova ning (1882 - 1962), de- divinità a cui sacrificare l’uomo, non c’era finito “L’Edgar Allan spazio né capacità per aprire l’animo e la Poe del cinema”, dan- comprensione verso chi non aveva caratte- no vita ad un luogo ristiche confacenti a confortare questa vi- molto singolare, dove sione. In tal modo si spiega l’accostamento si verificano fatti - in di due film così affini, tanto da cogliere nel Stefano Simbula credibili e si svolgono primo diversi elementi che verranno poi le folli esistenze dei pienamente espressi nel secondo. Lo scono- suoi personaggi, sempre in preda a sentimen- sciuto, quinta delle dieci opere che Brow- ti eccessivi e distruttive passioni. È questa ap- ning girò insieme a Lon Chaney fra il 1919 e parentemente paradossale commistione di il 1929, è uno dei più deliranti melodrammi assurdità e verosimiglianza a fare di Brow- d’amore del cinema muto e dovrebbe figu- ning il creatore di un mondo che, al di fuori rare in un’ideale antologia dei migliori film delle sale, trova il suo corrispettivo (nonché il d’ambiente circense. Tutti gli elementi del suo diretto ispiratore) nel circo. Il regista co- cinema di Browning sono messi in campo: nosceva molto da vicino il mondo circense, la dissimulazione dell’identità, l’amore co- luogo dell’esibizione pura e della vita raccon- me trappola e inganno, una logica narrati- tata nelle chiavi estreme del melodramma e va agghiacciante e un erotismo oscuro. della farsa. Aveva solo sedici anni quando la- All’uscita snobbato e incompreso è oggi con- sciò la piccola città di Louisville, nel Kentucky, siderato uno dei gioielli del regista, inter- per unirsi ad un gruppo di artisti itineranti pretato da una giovanissima Joan Crawford dopo essersi innamorato di un’avvenente bal- e dal leggendario “uomo dai mille volti”, lerina. Prima di arrivare al cinema come atto- star assoluta del tempo, noto per la sua ec- re (nel 1912 con David W. Griffith) e poi come cezionale duttilità (corpo contorsionista e soggettista, sceneggiatore e infine regista, di- mutante) e la varietà d’espressioni. Freaks venne da prima fantino, imbonitore, clown e ne decretò invece l’ostracismo e la fine della accusata di tali mancanze, ognuno doveva acrobata.Nella scelta dei film si è voluto af- carriera. Per interpretarlo, invece di ricorrere contribuire allo sviluppo e non c’era interesse fiancare a Freaks (1932), unanimemente rico- al trucco, pratica corrente del cinema fanta- per gli inadeguati. Lo sconosciuto e Freaks furo- nosciuto come il suo capolavoro, apice artisti- stico, Browning chiama creature vere che già no l’apice produttivo di Browning; in partico- co ma anche sua nemesi, che vide per sempre si esibivano nei circhi europei. Il risultato è un lare il secondo, che appare come l’opera onni- legato il nome di Browning a quella pellicola vero inno alla mostruosità innocente, contro comprensiva del suo pensiero. Un pensiero “maledetta”, un altro titolo, Lo sconosciuto (The la normalità colpevole, nessun sensazionali- nobile e meritevole per profondità, sensibilità Unknown, 1927), utile a mostrare come il regi- smo abbietto ma un’opera intrisa di una inde- e rispetto. Valori talmente scomodi da non ve- sta fosse l’ultimo della sua generazione a go- finita poesia. Un racconto ricorrente di corpi nire accettati né dal pubblico né dalla critica, dere di una relativa libertà artistica, ben pre- inadeguati per una società dell’apparire, della sia in America sia in Europa, dove al film fu sto limitata dal famigerato Codice Hays e forza, della produttività. Browning visse la imposta una feroce censura durata un tren- dallo strapotere delle majors che avrebbero poi tennio, salvo poi rivalutarlo a partire dagli an- relegato il ruolo di attori e registi a semplici ni ’60. Ma è solo in tempi più recenti che a esecutori di un progetto. A tal proposito ab- Browning viene tributato il giusto riconosci- biamo anche citato il caso di Dracula (1931), in mento per il valore del suo percorso artistico, cui duro fu lo scontro fra l’autore e la produ- definendolo grande autore e consacrandoFre - zione, fin dalla scelta del protagonista Bela aks un capolavoro inserito tra i cinquanta mi- Lugosi, imposto dalla Universal. Inoltre, data gliori film mai prodotti. Stefano Massimo la distanza temporale che ci separa dalle due Simbula, nato a Guspini (ca) il 26 ottobre 1960, pellicole, si è voluto porre l’attenzione sul pe- ha conseguito la laurea in Medicina Veterina- riodo storico in cui il Nostro ha operato, con ria all’Università di Torino e lavora presso una l’intento di favorire una lettura più articolata S.r.l. impegnata nella realizzazione di eventi del pensiero di questo grande innovatore. Si di formazione e aggiornamento per operatori trattava di anni difficili, segnati dal proibizio- Una veduta della sala il giorno dell’evento (foto di Gianni della sanità. Da sempre interessato alla setti- nismo e dal crollo di Wall Street. Da un lato, Mameli) ma arte, ha scelto di approfondire questa pas- un crescente puritanesimo volto ad arrestare sione seguendo e collaborando attivamente il “degrado” morale della società americana; sua gioventù a contatto con “fenomeni da ba- alle programmazioni dell’Associazione Cultu- dall’altro, la grave crisi economico-finanziaria raccone”, con loro si formò come uomo, ne di- rale Band Apart. che provocò l’aumento di disoccupazione e venne amico, condivise pasti e sonni, si confi- Stefano Simbula povertà, con il conseguente diffondersi della dò e imparò a guardare oltre l’aspetto anomalo. fame. Tra le cause che condussero a un simile Nelle sue opere si legge una critica alla società scenario, c’è sicuramente l’illusoria convin- non rispettosa del diverso, dell’uomo in diffi- Stefano Massimo Simbula, nato a Guspini (ca) il 26 otto- zione che la scienza e la tecnica fossero in gra- coltà, che è ugualmente meritevole di ricevere bre 1960, ha conseguito la laurea in Medicina Veterinaria do di garantire a tutti sicurezza economica e comprensione, rispetto e dell’indispensabile all’Università di Torino e lavora presso una S.r.l. impe- benessere. Così, alla modernizzazione che in- amore umano, profonda esigenza di persone gnata nella realizzazione di eventi di formazione e ag- tendeva migliorare l’organizzazione del lavo- dai corpi offesi, che si contrappongono nei giornamento per operatori della sanità. Da sempre inte- ro, si affiancava l’alienazione dei lavoratori suoi racconti alla sconfortante banalità dei ressato alla settima arte, ha scelto di approfondire questa costretti a ritmi produttivi più serrati e stres- più fortunati nel fisico ma gretti nell’animo. passione seguendo e collaborando attivamente alle pro- santi. In una società così strutturata, dove la In quegli anni la società non voleva sentirsi grammazioni dell’Associazione Culturale Band Apart. 54 [email protected] Band Apart - Circolo FICC Oristano A sinistra del cuore Il primo martedì di induceva a considerarla, nel futu- giugno, con la proie- ro, il nuovo Giappone. Il protagoni- zione e la discussione sta non è un ingegnere della Nokia del film Le nevi del Kili- (azienda di telecomunicazioni lea- mangiaro, nel circolo der in Europa durante i successivi FICC Band Apart di anni Novanta); Nikander è un ad- Oristano, si è conclusa detto alla raccolta dei rifiuti urbani la rassegna denomi- e persona introversa e solitaria. Raimondo Aleddu nata A sinistra del cuore. L’incontro con Ilona, cassiera di La rassegna ineriva la supermercato presto senza stipen- poetica dei registi Robert Guédiguian, Aki dio e alloggio, è la storia di un rico- Kaurismäki, Ken Loach, in modo particolare noscimento esistenziale e di una quel qualcosa presente in più opere di ciascu- vicenda amorosa. Il pubblico, du- no dei tre autori che può essere considerato rante la discussione, ha evidenzia- un elemento significativo delle rispettive fil- to l’affetto sincero di Nikander per mografie. Quel “qualcosa” era da individuare Ilona e la solidarietà di un uomo e da discutere insieme ogni volta. Se A sinistra per una donna prossima a ritrovar- del cuore è stata ideata a partire da Le nevi del si ancora in momenti difficili. Con Kilimangiaro, pensando subito a tanti film di My name is Joe (1998), tredicesimo Kaurismäki, denominarla in tale modo è stata lungometraggio diretto da Ken Lo- invece conseguenza della concomitante idea ach, decano del cinema europeo, di adoperare, in locandina, l’immagine di una scritto da Paul Laverty, sceneggia- delle riproduzioni del graffito Balloon Girl tore di quasi tutte le opere recenti dell’artista britannico Banksy. Il palloncino a del regista, la rassegna ha proposto forma di cuore pareva ben raffigurare lo spiri- un film ambientato a Glasgow, cit- to della proposta cinematografica mentre il ti- tà che nel decennio precedente al tolo della raccolta di saggi curata da Caterina tempo narrativo subì una tremen- Liverani¹ pareva potesse, per estensione, far da crisi economica iniziata all’epo- intuire l’intento del presentare quei tre film ca del primo governo Thatcher². Il insieme. Al murale è stato fatto costante rife- protagonista, Joe Cavanagh, ap- rimento, sottolineando la presenza della partiene alla working class ma è un ex alcoliz- senza titoli di studio, una persona che, per il scritta there is always hope poco distante dalla zato senza lavoro: percepisce il sussidio socia- bene, ha dovuto scegliere tra il male e il peg- stessa opera londinese. Il graffitismo è una le e allena una squadra di calcio dilettantistica gio. Il diciasettesimo lungometraggio di azione pittorica che modifica il contesto del formata da ragazzi che vivono nello squallore Guédiguian, è un racconto di appartenenza quale diventa parte; in modo analogo la ras- — a un luogo, a una generazione, a degli ide- segna aveva l’ambizione di poter essere un ali — che rappresenta appieno la poetica del invito a interrogarsi riguardo al sentirci cineasta marsigliese. Les neiges du Kilimandja- umani tra gli umani. Nel tempo in cui la con- ro (2011), scritto dal regista e Jean-Louis Mile- siderazione per il prossimo è sovente un sen- si ispirandosi al poema Les pauvres gens di Vi- timento di indifferenza all’altrui umanità, ctor Hugo, è stata occasione per riflettere quando non è un sentimento di dispregio per riguardo ai rapporti tra generazioni, al con- coloro che vivono un disagio dell’esistere, flitto tra lavoratori, ai pensieri avuti in gio- quando non è un sentimento di fastidio verso ventù. Con Michel, il personaggio principale, le persone sconosciute che sembrano non ab- e Marie-Claire, sua moglie, il pubblico ha bastanza confacenti al proprio sguardo, constatato i limiti delle istituzioni politiche e quando non è un generalizzato sentimento del sindacato nel contrastare la spietatezza ostile per le persone straniere necessitanti del mondo odierno e ha condiviso il valore aiuto, A sinistra del cuore è stata una proposta morale dell’impegno dei singoli nelle opere cinematografica di poetiche che differiscono Una veduta della sala il giorno dell’evento (foto di Gianni di bene. Come abbiamo letto, i protagonisti da questo sentire (o dall’indifferenza) caratte- Mameli) delle narrazioni non sono tanto giovani, non rizzante le società europee contemporanee.La della periferia. Della squadra fa parte Liam, ex sono piuttosto belli, non sono neppure eroi, rassegna è iniziata con il terzo lungometrag- tossicodipendente e padre di un bambino. Joe ma al termine della rassegna, in Facebook, gio scritto e diretto dal più giovane dei tre re- prova un sentimento paterno per tutti i ra- forse a sintetizzare le discussioni, è stato co- gisti, Aki Kaurismäki, allora ventinovenne. gazzi della squadra e cerca di avere particola- munque scritto: «A sinistra del cuore c’è ami- Ombre in Paradiso (Varjoja Paratiisissa, 1986) è re cura di Liam che ha problemi con Sabine, cizia e solidarietà, c’è vita insieme». l’inizio di quell’opera incredibilmente espres- tossicodipendente, sua moglie, madre del siva nella quale non pochi film — lavorazioni bambino. Joe conosce Sarah, assistente socia- Raimondo Aleddu parallele e successive — si completano e si ri- le della quale poi si innamora, proprio davanti specchiano. La poetica cinematografica vista al palazzo in cui abitano Liam e Sabine. Il per- nei suoi lavori recenti principia a definirsi ol- sonaggio di Sarah rappresenta, in senso tra- 1 Liverani Caterina (a cura di), A sinistra del cuore. Il ci- tre tre decenni fa con la rappresentazione di slato, anche l’istituzione per cui lavora³: la nema di Robert Guédiguian, Pisa, ETS, 2018. una storia in sé abbastanza banale e per que- morale senza compromessi si scontra con 2 Stevie — personaggio di Riff Raff (1991)— era un giova- gli anni molto inconsueta. Varjoja Paratiisissa quella di chi si è sempre dovuto arrangiare. ne operaio che proveniva appunto dalla città scozzese. fu una produzione in controtendenza espres- Joe è stato visto come un personaggio irrime- 3 Si vedano Ladybird Ladibird (1994) e I, Daniel Blake siva nella Finlandia che uno slogan ottimistico diabilmente generoso, un assistente sociale (2016). 55 n. 74 Genova Calibro 9. V. Edizione Nella splendida corni- e anche ad un genere di film che comunque inizial- ce della storica Villa mente era stato poco compreso dalla critica e più Bombrini a Genova, dagli spettatori… nei giorni 25 e 26 mag- E’ normale perchè facevamo dei film su dei fat- gio scorsi si è svolta la ti avvenuti e questo dava fastidio alla politica quinta edizione di “Ge- del momento perciò è normale che questi film nova Calibro 9”, un non fossero apprezzati da tutti; però il pubbli- evento ormai consueto co era con noi e questo è dimostrato perché nella città della Lanter- questi film sono stati campioni di incassi. na, che celebra il cine- Però c’erano anche dei film che erano un po’ antesi- ma di genere “poliziot- gnani delle trame nere, che parlavano anche di ser- Claudio Serra tesco” tipico degli anni vizi segreti negli anni Settanta, diciamo che anche Luc Merenda (foto Riccardo Genova) Settanta. “Genova Calibro 9”, afferma l’orga- quelli erano dei particolari.... nizzatore Ugo Nuzzo, “è anche l’occasione per Si infatti erano abbastanza “caldi” tutto som- raccontare il capoluogo ligure, il suo spaccato mato ed era un modo di poter parlare di argo- culturale, politico e di costume negli anni Set- menti per cui, se non fossero stati film d’azio- tanta. Il poliziottesco all’italiana, che all’epoca ne, non avrebbero avuto il successo ottenuto riempiva i cinema e faceva incassi da capogiro Lei ha lavorato con icone come . ai botteghini ma veniva sistematicamente Com’e’ stato il suo rapporto con lui? bocciato dalla critica che lo considerava un Non ho mai avuto alcun problema con Tomas genere di serie B, oggi è stato rivalutato.” Do- po gli ospiti illustri come i registi Mario Lan- franchi ed Enzo G. Castellari, le attrici Ely Luc Merenda premia il corto Valeria al Festival La Galleani e Barbara Bouchet, il musicista Fran- Lanterma (foto Roberto Scarcella) co Micalizzi, quest’anno il protagonista dell’e- vento è stato Luc Merenda. L’attore è giunto ha sperimentato anche altri filoni. Lei ha vissuto alla villa a bordo di una Fiat 125 verde, auto anche la commedia all’italiana? simbolo dei poliziotteschi insieme alle miti- Si ho lavorato con in Cattivi pen- che Alfa Romeo, ed è stato accolto da un pub- sieri; in Superfantozzi di Neri Pa- blico numeroso. Luc Merenda, francese di ori- renti e in Missione eroica – I pompieri 2 di Giorgio gini italiane, dopo aver trascorso l’infanzia in Esposizione auto storiche davanti a Villa Bombrini, foto Capitani. Perciò sì ho fatto dei film come i poli- Marocco, frequentò la scuola superiore a Pari- Roberto Scarcella ziotteschi ma anche commedie ed ogni volta gi, appassionandosi a paracadutismo, moto- che uscivo dal genere ho trovato gente appas- ciclismo e sport da combattimento, in parti- sionata. Amo le commedie con un filone che colare savate, divenendo un esperto della deve fare ridere. Ho avuto la fortuna di girare disciplina. A 24 anni, Merenda, trasferito a in un ambiente dove ho veramente incontrato New York per un master alla Columbia Uni- della gente stupenda e questa cosa uno se la tie- versity, intraprese l’attività di fotomodello, ot- ne a cuore. tenendo un contatto per fare da testimonial Perchè si è allontanato dal cinema ad un certo punto? di vari prodotti americani. Nel 1971, durante Mi sono allontanato perchè ad un certo mo- una vacanza a Roma, Luc si presentò per dei mento non vedevo restituito quello che facevo, provini cinematografici e fu scelto per inter- non sentivo apprezzati tutti gli sforzi che stavo pretare il ruolo dell'eroe al servizio della legge compiendo. e inflessibile con la criminalità. Da quel mo- Consegna del ritratto a Luc Merenda, foto Roberto Scarcella Iniziative collaterali nella due giorni della ker- mento intraprese una prolifica carriera nel messe, sono state una mostra di locandine ci- genere poliziottesco. E’ infatti stato l’attore Milian. Il più brutto problema Tomas lo aveva nematografiche originali, l’esposizione di ma- protagonista di alcune pellicole che hanno con sé stesso perché era un uomo abbastanza teriale vintage e cinematografico d’epoca, la fatto la storia di questo genere come Il poliziot- particolare e travagliato. Mi ricordo che nel proiezione di film di genere, mentre all’esterno to è marcio (1974), La città sconvolta: caccia spieta- primo film che ho fatto insieme a lui “La poli- erano parcheggiate numerose auto anni Ses- ta ai rapitori (1975) e Gli amici di Nick Hezard tri- zia accusa, il servizio segreto uccide” del 1975, santa e Settanta, protagoniste indiscusse dei logia del regista e altri film il regista mi disse che Tomas, film, dalle mitiche Alfa Romeo Giulia alle Fiat come Milano trema: la polizia vuole giustizia appena tornato dall’America, si stava ripren- 124, 125, 131, 132. Nella sera di sabato inoltre si è (1973), La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide dendo da una brutta crisi. tenuta, da parte di una giuria qualificata, la (1975) e La città gioca d’azzardo (1975) del regista Che ricordi ha de “L’uomo senza memoria” di Duc- premiazione dei cortometraggi che hanno par- Sergio Di Martino; La banda del trucido di Stel- cio Tessari? tecipato al Festival “La Lanterna” indetto dal vio Massi (1977); Napoli si ribella (1977) di Mi- Non ero convinto al cento per cento del copio- Cineclub Fotovideo Genova, storica associazio- chele Massimo Tarantini. Di seguito un ne. Tessari mi promise di volerlo modificare ne istituita nel 1964. Il premio “Genova Calibro estratto dell’intervista pubblica incentrata sui ma non lo fece, per cui di questo film ho un ri- 9”, consegnato da Luc Merenda, è stato asse- film di questo genere a cui Luc Merenda ha cordo combattuto. gnato alla docufiction “Valeria” del romano Va- preso parte come attore protagonista. Che ricordi ha della Liguria e dei luoghi in cui ha lerio Schiavilla, che ha ben saputo raccontare Quando è arrivato in Italia per la prima volta? girato “L’uomo senza memoria”? una storia vera ambientata proprio nel tragico Sono venuto la prima volta in Italia nel 1971 e sono Per quanto riguarda le location, sarei uno periodo degli “anni di piombo”. tornato nel marzo 1972 per girare il mio primo senza gusto se non dicessi che Portofino è uno Claudio Serra film spaghetti western Così sia di Alfio Caltabia- dei posti più belli dell’Italia e dell’Europa in- no, dove interpretavo il ruolo del protagonista, il sieme alle Cinque Terre. Fonte consultata: giovane pistolero chiamato “Così sia”. Ha lavorato con dei grandi maestri del cinema ita- Marina Crescenti; “Luc Merenda, la mia vita a bri- Lei ha dato un contributo enorme al cinema italiano liano. Qui è ricordato per il cinema poliziottesco ma glie sciolte”; Bloodbuster edizioni, 2017 56 [email protected] Ritratto di diva #3 Ingrid Bergman: una perfetta imperfezione «Se ha bisogno di un’at- tipo, seducentemente tesa alla ricerca trice svedese, che parla della perfezione, sia fisica che caratte- molto bene l’inglese, che riale, ma nello stesso tempo fresca, non ha dimenticato il te- naturale e sbarazzina. Con il remake di desco, non riesce a Intermezzo di Molander, primo film gi- Barbara Rossi farsi capire molto be- rato a Hollywood nel 1939 per inter- ne in francese e in ita- cessione del potentissimo produttore liano sa dire soltanto “ti amo”, sono pronta a David O. Selznick, le si spalancarono venire in Italia per lavorare con lei». Queste, le porte della Mecca del cinema: curio- entrate prevedibilmente a far parte della leg- samente, anche Ingrid, come la Ma- genda personale dell’attrice, le parole di In- gnani, venne equiparata alla mitica grid Bergman, contenute in una famosissima Greta Garbo. Quando approdò a Cine- e per certi versi misteriosa lettera giunta a Ro- città e ai film rosselliniani, negli anni berto Rossellini - come racconta, forse prodi- Cinquanta, in una parabola opposta toriamente, lui stesso - l’8 maggio del 1948, ma speculare rispetto a quella percor- giorno del suo quarantaduesimo complean- sa da Nannarella nel medesimo lasso no. Ma Ingrid, prima del sodalizio artistico e di tempo, era già una diva internazionale, for- non si preoccupò di mostrare al suo pubblico i amoroso con Rossellini, che - oltre a rivoluzio- te di quattro nomination e di un Oscar vinto, segni incipienti degli anni e della malattia. narle la carriera e la vita - la legò a doppio filo per Angoscia (1944), che aveva lavorato con gli Nel recente documentario di Stig Biörkman proprio con la sua bellicosa “rivale”, Anna Ma- attori e i registi più acclamati: da Gary Cooper Io sono Ingrid i quattro figli la ricordano, non gnani, in quel tiro alla fune cinematografico e a Cary Grant e Humphrey Bogart, da George senza una punta di amarezza, come una ma- personale che venne ribattezzato dalle crona- Cukor ad Alfred Hitchcock. L’esperienza con dre e una donna affettuosa e presente, ma an- che come “guerra dei vulcani”, è stata moltissi- Rossellini le lasciò innumerevoli cicatrici: che estremamente libera, indipendente, citta- mo altro. Una bambina molto amata dal pa- condannata dalla comunità artistica interna- dina del mondo. Tullio Kezich la descrive - a dre, prima di tutto, il fotografo, pittore e zionale per la sua scelta sentimentale e lavora- pochi giorni dalla morte - come «[…] un’anima insegnante di musica svedese Justus Samuel tiva, abbandonata dal regista - com’era suc- orgogliosamente imperfetta che mai si nasco- Bergman, che la introdusse ai segreti dell’o- cesso prima di lei alla Magnani - in maniera se dietro un’immagine di assoluta perfezione. biettivo, abituandola alle riprese anche come repentina e quasi inavvertita, riuscì a riconqui- In questo coraggio di agire a viso aperto, sem- modalità di conservazione dei ricordi, espe- stare stima e fiducia di Hollywood vincendo al- pre e comunque, scoccò la scintilla del talento rienza che Ingrid proseguì anche in età adul- tri due Oscar, per Anastasia (1956) e Assassinio di Ingrid Bergman e magari, anche se meno ta. Tra la metà degli anni Trenta e l’inizio dei sull’Orient Express (1975). Negli ultimi ruoli fra visibile, quel pizzico di follia senza il quale Quaranta, la Bergman - accolta sotto l’ala pro- cinema e televisione, il bergmaniano Sinfonia non esiste carriera d’artista che meriti di esse- tettrice del regista Gustav Molander - iniziò la d’autunno e Una donna di nome Golda (per il pic- re ricordata».1 costruzione della sua figura divistica, che por- colo schermo aveva interpretato anche l’atto Barbara Rossi tò a piena maturazione negli anni hollywoo- unico di Cocteau Una voce umana, che era stato 1. T. Kezich, Una donna ideale che amava la trasgressio- diani: espressione di una femminilità di nuovo il cavallo di battaglia della Magnani), Ingrid ne, “la Repubblica”, 31 agosto 1982.

57 n. 74 Alfonso Gatto un Poeta nell’avventura cinematografica Essere poeta e non sol- esser chiamata vita – dalla robusta riflessione tanto scrivere poesia. E di paternità socratiana), nelle scelte operate nella poesia riscontrare seguendo pulsioni articolate sulla sincerità di un ritmo che prende il un pensiero tutt’altro che immune alle altera- segno di un atto che, (…) zioni della storia grande e della storia piccola nel compiersi, per quanto e intuitiva, Alfonso Gatto si rappresenta realizzi il voluto, e di conse- nell’abilità di gestire non soltanto la parola guenza il previsto, mantie- pensata, quanto, altresì, la parola detta e con- ne nondimeno la sua forma divisa con voce piana, alla quale sollecita gesti originale1. Nell’atto, sen- che mai scadono in esagerazioni d’effetto, né za fraintendimenti, né fingono sovrapposizioni e né, tantomeno, edul- Carmen De Stasio snaturate congetture e corate infiorescenze linguistiche di qualsivoglia né, ancora, inconsistenti sovrapposizioni, il genere. Poeta e accorto dicitore, dunque, ma, poeta – creatore e inventore di percorrenze come già riportato, anche critico d’arte e attore, esistenziali vive il significato di ciascun istante conosciuto al pubblico vasto agli inizi degli an- e in esso trasla la sensibilità all’essere contenuto ni Sessanta del secolo scorso con accurate e nella creazione-invenzione, così come alla poe- puntuali dissertazioni meditanti affidate al sia si deve il riscontro etimologico. Si tratta del mezzo televisivo. La sua sofisticata intonazio- tracciato che il poeta, critico d’arte, pittore, in- ne, cadenzata in un ovattato concluso di frasi Alfonso Gatto (1909 - 1976) tellettuale raffinato innanzi tutto e, non- dimeno, attore Alfonso Gatto, assolve a appare strano vivere la sua presenza una tendenza che mai lo distoglie dalla recitante in talune pellicole di pregio, realtà ricercativa connaturata all’essere la prima delle quali è Il sole sorge ancora poeta di se stesso, nell’inventare per sé, (1946) – una particina, certamente, ma secondo stimoli che vedono al centro nella quale non tanto le misurate bat- delle azioni la vastità delle cose e dei lo- tute, quanto l’espressione severa del ro concepimenti minimali con un’at- ruolo (conduttore di treno) porta a con- tenzione coinvolta e assorta, attraverso siderazioni su un’autoregolamentazio- la quale infonde l’intimo rispetto di ci- ne pari alla stessa concepibile nei suoi vile reciprocità con le circostanze e l’ac- scritti, tanto nei versi, che nelle opere cadente. Se avesse avuto l’opportunità, in prosa. Pur presente, tra gli altri, in Il sicuramente Alfonso Gatto avrebbe Vangelo secondo Matteo (1964) di Pier Pa- scelto di vivere ancor oggi e avrebbe olo Pasolini, efficace e di maggior presa compiuto a giorni centodieci anni. Op- è il ruolo di Gatto in Caro Michele (1976) portunità non concessa: un incidente per la regia di Mario Monicelli. Nella automobilistico lo distolse al suo impe- pellicola, Alfonso Gatto confida una si- gno esistenziale nel marzo del 1976. Con curezza austera pur loquace finanche questo breve saggio dedico un momento nelle pietrificanti pause non già tanto a di meditazione a colui il quale ritengo “Il sole sorge ancora” (1946) di Aldo Vergano. Alfonso Gatto è un investirsi del magnetismo di un ruolo, rappresenti l’essenza complessa dell’es- conduttore di treni quanto a recuperare un luogo nel quale ser attivo interprete di sensibilità intel- la mescolanza tutt’altro che generica di lettuali convergenti verso una sembian- ritmo e di gesti concepisce la solennità, za culturale che, pur austera, risuona talora appena soffusa, dell’accadere co- dell’eclettismo futurista che proprio in stante dei fatti e dell’esperienza come corrispondenza dell’anno di nascita di evidenze che palesano una dignità pe- Gatto (nasceva, infatti, il 17 luglio del rennemente giovane, una curiosità in 1909) vede riconosciuto il primo Manife- lievitante costruzione in un’attualità sto con la pubblicazione su Le Figaro. attiva e amalgamata con vicende per- Una circostanza concomitante che, sonali e circostanti. In questo modo, la nell’oggi, manifesta una verità partico- tensione conquista dignità assimilabi- lare, giacché, sebbene il Futurismo non le al suo esser poeta ermetico, l’episte- fosse in appello alle sue corde, Gatto fu mica presenza del quale non scarta af- in grado di imprimere complessità di- fatto il gioco come impegno, tutt’altro: sponendosi altresì sulla scena; divenen- nell’equilibrato sostegno del gioco qua- do,per certi aspetti, il comunicatore indi- le partecipazione individuale e pure co- cativo di se stesso e delle sue attente munitaria, con compostezza intellet- riflessioni attraverso la sua piena presen- tuale egli riporta un ordine che sembra za scenica. Veritiero nella totalità, piutto- accadere miracolosamente, come un sto che interpretabile secondo concor- angelo notturno che abbia fatto pulizia, danze avvertite; immerso con decisione sparendo all’alba2. e ponderatezza nella versatilità dei Carmen De Stasio mezzi di espressione, nella variabilità “Il Vangelo secondo Matteo” (1964) di . Alfonso Gatto è Andrea che rende l’uomo espressione vivente di ricer- che mai indugiano a conveniente mimetizza- Prossimo numero: ca continuata (la vita senza ricerca non può zione, le pause di un pensiero che fibrilla di Nel sempre di una «voce nella tempesta» 1 H. Bergson, Il possibile e il reale (Saggio ramificazioni ed evoluzioni continue, propo- pubblicato nella rivista svedese «Nordisk Tidskrift», ne l’individuo nel suo essere poeta-inventore 1930), AlboVersorio, Milano, 2014, p. 12 continuo di vitalità. Ed è in tal senso che non 2 f 58 [email protected] L’asso nella manica: un capolavoro sempre più attuale Un’opera come L’Asso subito dopo il capolavoro del regista austriaco successo personale. Ciò nonostante, quando nella manica (Ace in the (arrivato in Usa nel 1934), Viale del tramonto, nel giugno del 1951 L’Asso uscì nelle sale, non Hole, conosciuto an- film di enorme successo e ora un cult fra i più fu apprezzato dalla critica, forse penalizzato che con il titolo The Big importanti della storia del cinema. Infatti, ingiustamente per una rappresentazione du- Carnival) non è mai sebbene con molti punti di distanza, entram- ra dei media in piena epoca maccartista, o for- stata più importante e be le pellicole riflettono in chiave noir la vera se perché Wilder, nella sua abilità da scrittore, Andrea Fabriziani significativa come al anima del mondo dello spettacolo americano, ribalta un concetto alla moda in quel periodo: giorno d’oggi. Nel ri- un luogo dove tutto è lecito per raggiungere il quello del giornalista che combatte la corru- vederlo, soppesandone i temi con zione ed è alla ricerca della verità. gli occhi del nuovo millennio, ci si D’altro canto, il film ottenne però sente quasi a disagio e un po’ in col- un buon risultato di pubblico. Ep- pa per l’utilizzo che si fa dei media. pure il protagonista del film è un Il film di Billy Wilder è una delle ac- personaggio tipicamente america- cuse più feroci della cultura ameri- no, centro di gravità assoluto della cana mai prodotta da un regista di storia narrate e, come gli eroi di La Hollywood, e quando gli americani fiamma del peccato, L’Appartamento o si guardano con occhio critico, san- del già citato Viale del tramonto, Ta- no essere veramente feroci, com’è tum è un classico personaggio di giusto che sia. Kirk Douglas com- Wilder, un antieroe un po’ imbro- pare nel ruolo più crudele della sua glione che tenta di risalire la china e carriera, nei panni di Chuck Ta- trovare finalmente la redenzione. tum, un onnipresente (lo vediamo La scelta stessa di Kirk Douglas, che pressoché in ogni inquadratura) all’epoca interpretava spesso il ruo- reporter totalmente al verde, amo- lo del furfante senza scrupoli, è in- rale e cinico, che tenta di salvare la quadrata nello stesso punto di vista, faccia in una Albuquerque che ci creando così un personaggio sfac- sembra un po’ il fondo del barile. cettato ma sovraccaricato, sopra le Lì, insofferente e senza alcuno sco- righe ma che al tempo stesso non ri- op fra le mani, decide di fabbricar- sponda precisamente alla domanda ne uno, come fosse accettabile nel- manichea se lui rappresenti un per- la cerchia dei mestieranti della sonaggio buono o cattivo. Tale ap- notizia. Gli capita così finalmente proccio si ripete anche sugli altri la notizia della sua vita, un inciden- personaggi che popolano la storia, te in una miniera in cui un operaio rendendo forse il film troppo diffi- resta intrappolato per giorni interi. cile da digerire per il pubblico che Il reporter fa di tutto per cavalcare non trova in loro nessun barlume di la cresta dell’onda ritardando ap- empatia se non quello di una pro- positamente i soccorsi e conti- fonda e sincera umanità, con tutte nuando così a scrivere articoli im- le sue luci e le sue ombre e che spa- morali. Sfrutta l’avidità della venta un po’. È facile dare la colpa ai moglie dell’operaio che vede il suo giornalisti o ad una cronaca di bas- bar riempirsi di curiosi, giornalisti so livello, oppure ancora a i serial e forze dell’ordine, e si allea con killer o ai politici corrotti, ma Wil- uno sceriffo corrotto finché, tiran- der ci pone di fronte ad uno spec- do troppo la corda, questa non si chio e ci spinge a rispondere alla do- spezza. Una pellicola che mostra manda Chi ama davvero queste storie? luci ed ombre del potere dei media, Chi è che è spinto da certi gusti ma- un po’ come Quarto potere, ma che è cabri per storie di morte o di soffe- anche una spietata fotografia renza? Siamo noi, il pubblico. Ri- dell’effetto che quello stesso potere guardare L’Asso nella manica è un po’ ha sulle persone quando sono colpi- come porsi davanti allo specchio, o te da questo come da una malattia. allo schermo spento di una tv e Persone attirate e spinte morbosa- guardarsi riflessi al suo interno. mente a fare delle scelte che sono Nel finale del film, un occhio in pri- vere e proprie sfide morali, per poi missimo piano sembra guardarci pagarne le conseguenze. Sedotte e con fare quasi indagatore e rappre- abbandonate. Billy Wilder, che la- senta così la metafora perfetta di vorò per i tabloid tedeschi negli an- questo seguito ideale di Viale del tra- ni Venti, portò la sua esperienza monto, una visione ancora più oscu- giornalistica in fase di scrittura in ra di quell’esigenza di clamore e di quello che è il suo primo film da fama dei media di tutto il mondo produttore e regista dopo l’allonta- che purtroppo è diventata solo più namento da Charles Brackett, sce- rilevante col passare del tempo. neggiatore con cui lavorò sin dai tempi del suo arrivo dalla Germa- nia nazista. È singolare pensare co- me questo film sia stato realizzato Andrea Fabriziani 59 n. 74

Ricominciamo da… Troisi Morto Troisi, Viva Troisi - in- sieme con gli amici Lello Arena, Renzo Ar- bore, Maurizio Ni- chetti e Roberto Beni- gni - nel 1982, chiamato da Rai Tre, all’interno della serie Nino Genovese “Che fai... ridi?!”, die- de vita al film Morto Troisi, viva Troisi!, in cui mise in scena la sua morte prematura e in cui la sua carriera venne narrata postuma, con un “collage” delle varie apparizioni del regista e spezzoni del suo film e delle sue interpreta- zioni in teatro. Il titolo del film può rendere benissimo l’assunto del nostro ricordo di Massimo Troisi, a venticinque anni dalla scomparsa: era nato, infatti, a San Giorgio a Cremano, alle porte di Napoli, il 19 febbraio 1953, ed è morto al Lido di Ostia il 4 giugno la sua carriera artistica con il gruppo “RH Ne- - vinse parecchi riconoscimenti per la regia e 1994, all’età di soli 41 anni, a causa dei proble- gativo”, divenuto poi “I Saraceni” e, nella ver- per la sua interpretazione di Gaetano, per la mi cardiaci di cui ha sempre sofferto, 12 ore sione definitiva, “La Smorfia”, composto, oltre quale alcuni critici lo accostarono ai due mae- dopo le fatiche conseguenti alle riprese del che da lui, da Lello Arena e Enzo Decaro: un stri del cinema partenopeo, Totò e Eduardo. suo ultimo film,Il Postino: forse il più bello, si- gruppo comico molto originale, “sui generis”, Nel 1982 partecipa, come soggettista e attore, curamente il più struggente e malinconico, che ottiene presto il successo e la partecipa- nei panni di sé stesso, al film di Ludovico Ga- oltre che il più impegnativo e debilitante per zione a diverse trasmissioni televisive, rap- sparini No grazie, il caffè mi rende nervoso, al il grande attore-regista, che, per risparmiare e presentando una novità nello stantio panora- fianco di Lello Arena, mentre nel 1983 firma la dosare le deboli forze, ne aveva affidato la re- ma comico di quegli anni, grazie alla sua sua seconda pellicola, Scusate il ritardo, con ri- gia a Michael Radford (di cui aveva avuto mo- carica eversiva, alla sua comicità surreale, con ferimento al tempo trascorso (due anni) tra il do di apprezzare Another Time, Another Place) una serie di esilaranti “gags” che, ancora oggi, suo primo film e questo, ma anche ai diversi e, spesso, nelle scene più faticose, si era fatto rivedendole sul piccolo schermo, ci deliziano tempi dell’amore e alla non sincronia dei rap- sostituire da una controfigura. Il film – in cui e divertono, continuando a sorprenderci per porti di coppia. Nel film Troisi interpreta Vin- si rivela anche la straordinaria bellezza medi- la loro “modernità”. Del trio restano memora- cenzo, un uomo titubante, timoroso di tutto terranea della messinese Maria Grazia Cuci- bili gli “sketch” dell’Annunciazione, quando ciò che potrebbe accadere, incapace di pren- notta - si svolge in tre isole: Pantelleria (nella Troisi vestiva i panni dell’umile moglie di un dere una decisione, superficiale nelle relazio- parte iniziale), Salina (Isole Eolie), nella stu- pescatore, scambiato da un Lello Arena / Ar- ni amorose, molto simile caratterialmente al penda frazione di Pollara, in tutta la parte cangelo Gabriele per la Vergine Maria, o quel- Gaetano del film precedente, ma ancora più centrale, perché lì è ubicata la casa in cui abi- la di Noè in cui l’attore napoletano cercava, in timido e impacciato, e decisamente autobio- tava Neruda, cui il postino Troisi consegna la maniera furbesca, di ottenere dal Patriarca grafico. Nel 1984 esce Non ci resta che piangere, posta, ancora oggi meta costante di turisti e Noè il permesso di salire sull’Arca, provando a scritto, diretto e interpretato con l’amico Ro- visitatori, e a Procida, nella parte finale. In spacciarsi per un animale immaginario, il mi- berto Benigni, che narra le vicende di due questo luogo - reale e immaginario al tempo nollo (“I minolli già ci stanno”, dice Noè, chie- amici che, per uno strano scherzo del destino, stesso, costituito dalla commistione fra tre di- dendo allora se era già salito a bordo anche il vengono catapultati nel lontano 1492, dando verse isole, considerate, nella finzione sceni- rostocco. Ed una novità dirompente è costitu- vita a una serie di divertenti avventure e di ca, come unico ambiente – si svolge la vicen- ita anche dai film, cui Troisi dà vita, nel corso esilaranti scenette, basate sull’improvvisazio- da, liberamente tratta dal libro “Ardiente del tempo. Il primo – che gli dà notorietà e ne, dato che non esisteva un vero e proprio co- Paciencia” dello scrittore cileno Antonio successo di critica e di pubblico – è Ricomincio Skármeta, edito in Italia da Garzanti con il ti- da tre, diretto ed interpretato nel 1981, grazie tolo “Il postino di Neruda”, che narra la nasci- all’iniziativa del produttore Mauro Berardi, ta dell’amicizia tra un semplice postino e il fa- alla ricerca di nuovi volti da portare sul gran- moso poeta Neruda, nel periodo tra il 1951 e il de schermo. La trama del film – con la sce- 1952, in cui Neruda visse davvero in esilio in neggiatura dello stesso Troisi e di Anna Pavi- Italia, sia pure in altra località. In un’intervi- gnano, Ottavio Jemma e Vincenzo Cerami - è sta, l’attore Renato Scarpa ricorda che Troisi incentrata su Gaetano, interpretato dallo disse: «Questo film lo voglio fare con il mio stesso Troisi, un giovane napoletano che, cuore» e di amarlo particolarmente, al punto stanco della vita da provincialotto fatta di di di considerarlo parte della sua stessa vita. Do- banali uscite con gli amici e di un alienante po la sua morte, Il postino ottenne un grandis- lavoro , in cerca di nuove esperienze, decide “Non ci resta che piangere” (1984) di e simo successo, sia in Italia sia negli Stati Uniti di trasferirsi a Firenze, dove tutti si sentono Massimo Troisi d’America, e fu candidato a cinque Premi in dovere di domandargli se anche lui è emi- Oscar (tra i quali uno a Troisi come miglior at- grante, in ossequio a una inveterata tradizio- pione, ma solo una specie di canovaccio. La tore), ma dei cinque si concretizzò solo quello ne, mentre Gaetano replica che anche un na- coppia Troisi-Benigni funzionò a tal punto da per la migliore colonna sonora (scritta da Luis poletano può viaggiare per vedere, per conoscere, essere accostata al duo Totò e Peppino De Filip- Bacalov). Prima di passare dietro – e davanti – la per entrare in contatto con una realtà diversa. Il film po, perché Benigni, tracotante ed esuberante macchina da presa, Troisi aveva incominciato - rivelazione di quella stagione cinematografica segue a pag. successiva 60 [email protected]

segue da pag. precedente ricorda la personalità tracimante di Totò, Il traditore mentre Troisi, più mugugnone e titubante, a Film di Marco Belloc- che un essere umano, il padre in particolare, Peppino: e vi è pure la stesura della lettera al chio, interpretato da maltratti un essere vivente così. Bellocchio si Savonarola che non può non richiamare quel- avvale di un montaggio parallelo per meglio la celeberrima che Totò detta a Peppino nell’or- nel ruolo di Tommaso rendere l’inquinqmento della nostra società: i mai film di culto Totò, Peppino e la... malafem- Buscetta, Luigi Lo Ca- topi che escono a migliaia dalle fogne si inter- mina di Camillo Mastrocinque. Nel 1986 recita scio nel ruolo di Salva- secano con la sequenza degli arresti in massa in un piccolo ruolo in Hotel Colonial diretto da tore Contorno. Sog- dei mafiosi dopo le rivelazioni di Buscetta. E’ Cinzia TH Torrini girato in Colombia; l’anno getto e sceneggiatura il 1986, ilmaxi processo nell’aula bunker di Pa- successivo interpreta e gira Le vie del Signore so- Maria Rosaria Capozzi di Marco Bellocchio, lermo. Sono scene dai colori forti che dovreb- no finite, ambientato durante il periodo fasci- Ludovica Rampoldi, FrancescoPiccoli. Casa di bero scuotere le coscienze di chi guarda spin- sta; nel triennio seguente partecipa come atto- produzione: IBC Movie, Kavac Film, Rai Cine- gendolo a pensare, riflettere su quanto il re protagonista a tre film di , i ma. Distribuzione: 01 Distribution. Anno di meccanismo mafioso non è così lontano da primi due con : Splendor produzione: 2019 “Questa sera ci vediamo a noi ma anzi, è tra noi. Le sequenze di Buscetta (1988), in cui interpreta il proiezionista Luigi, casa...” così il Giudice Falcone sta parlando al- che è messo a tacere dagli avvocati dell’Onore- incapace di comprendere perché la gente non la moglie quando qualcosa di indefinibile ac- vole Andreotti quando questi lo denuncia. vada più al cinema; Che ora è? (1989), incentra- cade: la macchina sulla quale i due coniugi ed Scene eloquenti che ben comunicano la legge to sui rapporti conflittuali tra padre e figlio, in- un uomo della scorta stanno viaggiando pren- del più forte. Un’attenzione particolare l’auto- terpretati rispettivamente da Mastroianni e de il volo per poi ricadere pesantemen- Troisi; Il viaggio di Capitan Fracassa, in cui reci- te sul selciato/voragine con i corpi or- ta nel ruolo di Pulcinella, collegando, in tal mo- mai cadaveri. E’ la sequenza finale del do, la commedia all’italiana alle antiche radici film che ben sottolinea la fine ingiusta, della commedia dell’arte, senza dimenticare iniqua ed atroce del Giudice e la sua che egli era stato definito, da Federico Salvato- scorta. Il traditore è un film denso di re, “Pulcinella senza maschera”. L’ultimo film storia e di immagini costruite e monta- te in modo eccellente per la scorrevolez- za e coerenza di immagini che rendono questo periodo storico particolarmente difficile e spinoso per la storia d’Italia un ‘prodotto’ fruibile. Allo spettatore medio e di giovane età viene da pensa- re che Buscetta, colui che ha svelato al Giudice Falcone i nomi dei componen- ti della mafia, sia un antieroe, una per- sona quasi per bene. Le sequenze che lo mostrano a colloquio con Falcone al diretto da Troisi, dove è anche sceneggiatore e quale più volte enuncia la “differenza” protagonista, è Pensavo fosse amore... invece era tra cosa nostra che ha “valori” e al quale un calesse (1991), con e Marco lui appartiene e la mafia che “valori” Messeri, in cui analizza i sentimenti della cop- non ha ne è un esempio. E’ il giudice pia moderna e le difficoltà di portare avanti un Falcone a ribellarsi a questa distorsio- legame tra un uomo e una donna amore. In ne della realtà con un netto rifiuto ver- conclusione, nei suoi film Trosi indica una bale. Ma è ben poca cosa rispetto alla nuova strada al cinema italiano, affrontando costruzione di immagini e dialoghi nuove tematiche e superando i soliti stereotipi che consolidano un Buscetta come per- dei napoletani disoccupati, camorristi, “sciu- sona che ha dei principi. Le sequenze pafemmene”, mentre il personaggio cui egli dà bestiali in cui catturato dalla polizia vita (sostanzialmente sempre lo stesso) è timi- brasiliana e sottoposto a torture degne di re l’ha data alla costruzione dei personaggi: do, quasi balbuziente, che si esprime con frasi Guantanamo: le sequenze che lo mostrano pe- Salvatore Contorno si esprime esclusivamen- monche e sincopate e più con gli occhi e la ge- stato e sanguinante da un elicottero in volo te in lingua siciliana e quando viene invitato a stualità delle mani che non con le parole; un costretto ad osservare il corpo di una delle fi- parlare in lingua italiana è assertivo: non può, napoletano che può andare in giro per il mon- glie che viene tenuto sospeso nel vuoto da un la sua lingua è quella, il siciliano. L’italiano è do non perché sia necessariamente un emi- altro velivolo. Bisogna riconoscere che è un lingua straniera. La scelta del regista di soffer- grante, ma per il desiderio di viaggiare, di fare film capace di fagocitare lo spettatore ignaro marsi su questi ‘particolari’ rende l’idea di una nuove conoscenze e di accostarsi a realtà di- dei fatti nella logica del ragionamento del me- cultura ed una dimensione, quella siciliana, verse. Da ricordare, infine, che, ogni anno, si no o più responsabile. Sembra veramente che completamente avulsa e separata dall’Italia. svolge nell’isola di Salina (nel gruppo delle Eo- Buscetta e Salvatore Contorno, interpretato Ad evidenziare e confermare che mafia e cosa lie) il “Mare Festival Salina”, di cui è direttore magistralmente da Lo Cascio, siano meno col- nostra sono identità parallele ma che nulla artistico Massimiliano Cavaleri, giunto alla pevoli di Pippo Calò e Riina. Nella realtà così hanno a che fare con un Italia sana costruita sua ottava edizione, che quest’anno sarà dall’11 non è. La logica di queste persone è equivalen- sui valori della Costituzione. L’Italia di eroi al 14 luglio: la manifestazione è stata sempre te: cambia il grado di violenza ma la radice è la veri come Falcone e Borsellino. E’ un bellissi- dedicata a Massimo Troisi, viene consegnato il stessa: la disumanità, la sopraffazione ed il sa- mo film tra fiction e documentario, importan- “Premio Massimo Troisi” ad illustri personag- dismo. A tal proposito la sequenza iniziale, al- te per la trasmissione di un pezzo di storia im- gi dello spettacolo ed ha per madrina Maria la festa di Santa Rosalia in cui tutte le famiglie portante della nostro Paese. Da vedere insieme Grazia Cucinotta, che Il Postino ha contribuito mafiose si riuniscono per trovare una sorta di alle giovani generazioni, possibilmente nelle a lanciare e far conoscere a livello internazio- equilibrio, Buscetta maltratta il figlio Benedet- aule scolastiche. nale. to “colpevole” di essere fragile e drogato. E’ una Nino Genovese sequenza che fa male al cuore. Come è possibile Maria Rosaria Capozzi 61 n. 74 Il dottor Jekyll (1931) di R. Mamoulian. Lui, lei e l’altro Nella caligine d’uno i gendarmi irrompono nel laboratorio d’una studiolo, un organo elegante dimora, trovandovi lo stimato dotto- eleva la sua supplica. re. Di lì a poco, però, il suo bel viso si trasfigu- Ich ruf’ zu dir, Herr Jesu ra in quello ferino di Edward Hyde. Non resta Christ. Ma l’estasi è che far fuoco. Dalla notte dei tempi, l’uomo di breve: garbato e ineso- lettere intuisce quel che l’uomo di scienza sa rabile, Poole riporta il di sapere. Perciò, in ogni quando e in ogni do- suo signore alla realtà. ve, egli è lacerato dal dilemma ontologico del Il dottor Jekyll è atteso “doppio”. Nel solo Ottocento, son molti i mo- in conferenza in ate- delli, da Dostoevskij (Il sosia) a Wilde (Il ritrat- Demetrio Nunnari neo. Lo vediamo, ri- to di ). Tuttavia, è con la nascita flesso allo specchio, della psicoanalisi - nel 1896 - che il presagio indossare pastrano e cappello e poi avviarsi. dell’artista diviene certezza. Edito un decen- In aula, sbigottisce l’uditorio con una tesi ar- nio prima di quella data, il Dr. Jekyll and Mr. dita: vi è, in ogni uomo, una duplice natura. Hyde di Stevenson conserva una visione anti- Mentre una parte di questi si strugge per le nomica del problema. Nel libro manca un pre- nobili mire dell’esistenza, l’altra è selvaggia ciso nesso emozionale fra i due comprimari, animalità. Il bene e il male, avvinti e dannati la cui vicenda assume i contorni di un’opera ad una lotta eterna e crudele. A quali altezze da teatro delle marionette. Per ovviare a que- potrebbe involarsi il primo, se libero dal giogo sta rigidità espressiva, Mamoulian ricorre ai del malefico gemello? E l’altro andrebbe, for- se, per la sua via compiaciuto di se stesso. Tut- to ciò, incalza il luminare, sarà presto fatto nostro disprezzo quando la sventurata si pro- grazie ad un intruglio che fa giusto al caso. stra ai suoi piedi invocandolo di proteggerla. Discordi le reazioni; chi grida alla meraviglia, Ed ha invece la nostra misericordia nel mo- chi allo scandalo. Ma Jekyll non vi bada, prote- mento in cui, tra le braccia di Muriel (Rose so com’è fra gli enigmi della scienza e l’amore Hobart), le chiede perdono. Grazie alle due per Muriel Carew, che sarà sua sposa. Quella donne, il regista riesce a far evolvere la dicoto- sera, di ritorno da un ballo in casa di lei, quasi mia sacro-profano verso una figurazione più cede alla malia di una lucciola. Strappata alla verosimile e “diabolica”. Se, difatti, il diavolo furia cieca di un cliente, e ricondotta nel suo (gr. diáballein, “separare”) è colui che divide, letto, la ragazza seminuda avvinghia il dotto- assistiamo al tormento di un uomo che – con- re in un bacio appassionato. Contegnoso, lui teso da forze primigenie – non è mai del tutto se ne congeda, ma le sue parole son carezze: schiavo di nessuna. Jekyll è in balia del mali- “Torna, ti prego!”. Così, invitto dalle lusinghe gno; Hyde vuole un bacio dalla “sua” Muriel. del corpo, si dà a quelle dell’anima. Nel ritiro Unico neo, è il limite imposto dal novel di Ste- della sua “bottega”, con un galenico varca i venson, che impedisce una esegesi approfon- confini del proibito. Colto da spasmi- lanci dita dell’eterno dissidio di cui s’è scritto. E, fra nanti, gli si torce il viso, e il distinto Henry le righe, di lì a qualche anno, la sinistra figura Jekyll si tramuta in una “cosa” dai tratti scim- post-freudiana del capitano Kurtz ne darà mieschi. Fa in tempo a tornare se stesso e rin- una chiave lucida e simbolica. Intanto, però, francare il maggiordomo, accorso a quel Mamoulian fa i conti con un personaggio cui trambusto. Era solo un amico, il signor Hyde, urge una metamorfosi per mostrare al mondo ma è andato. Nei giorni a seguire, in una bet- la tenebra che è in lui. Risolve con dei filtri a tola questi ritrova Ivy, la meretrice soccorsa contrasto che rendono evidente o meno il ma- sotto altre spoglie. La desidera, la circuisce fi- quillage sul viso di March. Su piano tecnico il no a terrorizzarla. E, intanto, anche Jekyll vive film si avvale poi di artifici che – se oggi paio- il suo calvario: in ansia per le nozze, è svilito no ingenui – hanno il loro perché. L’inquadra- dalle malefatte del suo pruriginoso ego. Quan- tura soggettiva, ad esempio: originale l’idea di do Ivy – ricevute per suo conto cinquanta ster- far sì che lo spettatore osservi attraverso gli line – si precipita a ringraziarlo, la scena è occhi di Jekyll, guadagnando un’istintiva sua straziante. Riconosciuto il suo angelo, gli s’in- immedesimazione con lui. La dissolvenza a ginocchia innanzi, ed in lacrime lo implora di “tendina”, che permette di curiosare sulla sce- salvarla da quel demone di Hyde. E lui, schian- na successiva, stabilendo con essa e i suoi tato dal rimorso, può solo prometterle che contenuti una sorta di unità di tempo e d’a- non lo rivedrà mai più. Ma il mattino seguen- zione. Geniale, poi, la dissolvenza incrociata: te, Jekyll muta senza volerlo, e torna dalla la nuda gamba di Ivy che dondola – a mo’ di donna per ucciderla. Braccato, lascia un ap- pendolo – ai bordi del letto sfuma nello sguar- punto all’amico Lanyon: bisogna che consegni do smarrito di Henry. Anche lui cadrà nel gor- a un certo Hyde alcune fiale. Lanyon ubbidi- go del vizio; questione di tempo. Infine, il det- sce, ma tiene l’uomo sotto tiro, e quegli beve caratteri femminili che non sono nel roman- taglio del corale che il dottor Jekyll esegue allora dai flaconi, mostrando ai suoi occhi l’i- zo vittoriano, donando alla pellicola spessore poco prima della sua lezione. Un passo recita: neffabile segreto. Più tardi - dopo l’addio a psicologico e credibilità. La procace Ivy (Mi- “Signore, cerco il giusto cammino che tu saprai in- Muriel -, Jekyll riprende le sembianze dell’al- riam Hopkins) – lussuriosa e perduta – accen- dicarmi per vivere con te!”. Inquietante. tro da sé, ed in quelle vorrebbe dall’amata un de di desiderio Hyde e rende Jekyll più uma- ultimo abbraccio. Lei quasi sviene per lo spa- no. Fredric March, all’inizio un po’ posticcio vento, e il “mostro” fugge. Guidati da Lanyon, nei panni del dotto luminare, cattura tutto il Demetrio Nunnari 62 [email protected] Quell’attimo fuggente che ci accompagna da trent’anni A tre decenni dalla sua uscita, una pellicola ricca di fascino L’asclepiadeo maggio- tratta di un fatto secondario, non possiamo Non paiano esagerazioni e facili trovate cui ri- re di Quinto Orazio non considerare come attualmente la nostra corre lo sceneggiatore per attirare l’attenzio- Flacco, per il quale noi lingua, la lingua italiana, stia attraversando ne dello spettatore, ma, al contrario, la trama poveri studenti abbia- un momento drammatico, segnato da un im- del film pone una questione fondamentale, mo penato interi po- barbarimento senza precedenti nella nostra vale a dire se l’arte possa essere misurata con meriggi, testa china storia. Non sappiamo più scrivere, non sap- metodi ragionieristici e, più in generale, cosa sul testo latino, è il filo piamo più parlare, senza che questo susciti ri- individui la peculiarità artistica. Vale la pena conduttore, il pream- provazione o, meglio, indignazione in chi do- soffermarsi sul punto, opportunamente af- bolo culturale, il riferi- vrebbe correggere distorsioni macroscopiche, frontato nella pellicola. Già Benedetto Croce, mento classico, in fin le quali rimandano ad un più vasto processo nella concretezza che contraddistingue gli Giacinto Zappacosta dei conti l’attestato di di decadimento antropologico che investe il idealisti (e la notazione non sembri un ossi- amore e di omaggio, nostro popolo. Basti far riferimento al partici- moro, solo che si pensi ad Hegel), si ribella proveniente dal mondo anglosassone, segna- pio passato abusato, ormai prevalentemente contro talune impostazioni, le quali quindi tamente americano, nei riguardi della lettera- speso in forma transitiva. Tornando al film, il sono in effetti state prospettate, che per co- tura latina. Un impareggiabile Robin modità potremmo definire mecca- Williams, all’atto del suo apparire nicistiche, del tutto simili agli assi sulla scena, dominandola dall’inizio cartesiani vituperati, giustamente, alla fine, prorompe in quella espres- ne L’attimo fuggente. No, dice il filo- sione che, ancor oggi, non trova fa- sofo abruzzese, l’arte, in quanto ta- cile ed esaustiva traduzione dalla lin- le, si sottrae a miserevoli parametri gua dei padri: carpe diem. Potremmo che non le sono propri, investendo renderla in mille sfumature, che ne- viceversa la creatività, la pulsione cessariamente risentono delle sen- verso la bellezza, arte, connotata sibilità individuali di ognuno, ad quale sintesi a priori di forma e so- esempio con cogli il giorno, afferra stanza, gelosa delle proprie prero- l’attimo, prendi il momento, in ogni gative. Eppure, le idee fanno fatica caso mai, come pure è stato propo- ad affermarsi, mentre d’altro canto sto, in una forma volgare e priva di innescano, nella storia come nelle senso, vivi alla giornata. Forse, più vicende personali, per reazioni dif- compiutamente, potremmo dire vi- ficilmente prevedibili, sviluppi ina- vi intensamente il tempo che ti è dato, spettati e drammatici. Ne fa fede il concetto, questo, sostenuto ed espli- suicidio di uno studente, dapprima citato dal riferimento all’invida aetas, scopertosi, grazie all’opera maieuti- l’avido trascorrere delle stagioni cui ca del docente, attore capace ed en- siamo chiamati a contrapporre giu- tusiasta, e poi sottratto a quella pas- dizio, impegno e fatica. Dare un si- sione per l’ottusità paterna. Ma c’è gnificato al nostro vivere attuale, in dell’altro, a significare la complessi- ultima analisi, consapevoli dell’in- tà degli accadimenti umani. L’inse- segnamento di Seneca, il quale ci gnate, preparato ed intelligente, ge- ammonisce come solo il tempo sia niale e controcorrente, quindi di nostra esclusiva proprietà. L’atti- eterodosso rispetto ai canoni vigen- mo fuggente, nel trentennale della ti, nella scuola come nella società, sua uscita, conserva intatto il suo deve fare la valigia e, mestamente, valore, nella drammaticità del ri- da licenziato, da sconfitto, tornar- chiamo etico, finalizzato a scuotere sene a casa, non senza aver ricevuto le coscienze contro il torpore, l’eva- un ultimo, estremo attestato di sti- nescenza, la neghittosità. Sappiate ma da parte di alcuni allievi. Come pensare in grande, costruire nuove cose d’incanto, ripristinato lo status quo, è il monito del personaggio inter- ricompare il sacro testo in uso nella pretato da Williams. Arte, cultura, classe, lo stesso che insegna a misu- conoscenza, saper guardare alla re- rare la poesia mediante il piattume altà con occhio critico, innovatore: dei grafici. È l’eterno contrapporsi ecco la prospettiva, lo slancio ideale. tra il genio umano, che nelle sue Il linguaggio, innanzitutto, all’apice delle for- progetto culturale che prende corpo, faticosa- mille forme espressive vuole essere libero, me d’arte, che non è semplice comunicazione, mente, in una scuola di stampo tradizionale, creatore, esploratore di strade sempre nuove, ma capacità di suscitare o creare, comunque cozza contro la stanchezza mentale, pure im- e la noia, tra la cultura e la sua negazione. Dio rendere, immagini, colori, suoni. Arte, appunto. perante, che annichilisce il sapere, stempera, solo sa quanto nelle nostre aule ci vorrebbe un Non banalizzate il vostro parlare è la raccoman- se non annienta, l’anelito verso il bello. L’epi- docente pari a quello interpretato da Robin dazione che il docente rivolge ai propri allievi, fenomeno è nella pretesa di misurare la valen- Williams, un insegnante capace di mettere fi- via via coinvolti, partecipi ed interessati. Di za di una poesia, di ogni poesia, mediante il nalmente pace tra la didattica e la sete di co- qui l’invito, a mo’ d’esempio, almeno nella tra- rimando agli assi cartesiani nei quali riporta- noscenza, che comunque alberga nell’animo duzione italiana dei dialoghi inglesi, ad usare re assurdità di ogni genere. Col che lo spirito dei giovani. Dopo trent’anni, L’attimo fuggente il termine esausto in luogo dell’espressione mol- umano viene umiliato e ridotto, per involu- ci interroga ancora. to stanco. Solo per inciso, e comunque non si zione, a ciò che è esattamente il suo contrario. Giacinto Zappacosta 63 n. 74 Un recinto di coniglie. Il sogno di Benny Hill “Le ragazze sono come i pianoforti. Quando non sono in posizione verticale, sono grandi.” Benny Hill

In un misero flat di agli infiltrati squattrinati Datemi( retta, tutti gli solitario fin quasi a risultare ambiguo Non( so- Teddington, a Londra, uomini ridono delle stesse cose.), ma soprattutto no solitario, sto bene con me stesso.) e non è mai grigio e assolutamen- spulciando i vizi delle donnicciole con le quali stato “paparazzato” in compagnia di una don- te “cheap” aggettivo tri- questi milord si accompagnavano, una volta na. Solo due ladies hanno ammesso di aver ri- stemente molto amato finita la partita a golf, a tennis, a badminton o cevuto da Mr. Hill una proposta di matrimo- dagli inglesi, il 21 aprile a canasta. Dopo questo periodo sconclusiona- nio, ma entrambe hanno gentilmente declinato Ignazio Gori del 1992 fu trovato il to, ma proficuo per quella che viene chiamata l’offerta, magari disorientate dalle fughe che corpo di Alfred Hawthorn “la valigia dell’attore”, venne il tempo dei ni- Hill si concedeva saltuariamente in Francia. Hill, sessantotto anni, imbolsito su una poltrona ghtclub (Whisky, freccette, sigarette al mentolo e Benny usava infatti “sparire” da Londra e rin- maleodorante, tra cartocci mezzo mangiuc- “sissy” mascherati da marinai … Una volta vidi tanarsi in un vecchio camper in Costa Azzur- chiati di cibo trash e ovunque taccuini pieni di David Niven, ma era una donna travestita, identi- ra, forse in cerca di avventure promiscue o appunti, impressioni e sceneggiature di gag ca a lui. Poi, un’altra volta successe che lo rividi, gli forse – molto più probabile – a spiare gli spet- che Alfred Hawthorn, universalmente noto feci un gestaccio credendo fosse la travestita e invece tacoli dei piccoli circhi gitani, succhiando come “Benny”, non avrebbe potuto più realiz- era davvero David Niven.) e dei cimiciosi, teatri- ogni tipo di ispirazione buffonesca per le sue zare. Passando per lavori come: lattaio (Avevo ni anglo-giapponesi di Soho, godereccio quar- gag (Nel sud della Francia, ma anche in Spagna, ci anche le lentiggini a quei sono i migliori circhi, ci tempi, ero perfetto! Le mas- potevi trovare anche Jac- saie impazzivano!), assi- ques Tati a volte … ma stente di un venditore nessuno vi dirà mai che cieco di canarini, per- ha preso ispirazione da cussionista di strumen- quegli zingari. Io sì.). Ol- ti non musicali (E’ così tre a questo camper va- che imparai a palpeggiare gabondo, nella sua vita le ragazze sul tram senza Hill non ha mai posse- essere scoperto.) e infine duto un’altra vettura, il finto omino dei gelati né stranamente una agli angoli delle strade casa di sua proprietà, (Mai piaciuto leccare i co- accontentandosi di ni, preferisco le coppette!), quel misero e asettico dopo un periodo di lun- flat di Teddington che ga pratica nel mondo ho citato all’inizio dell’ar- dell’entertainment – as- ticolo, dove il comico, sistente, speaker, con- ormai da tempo stanco duttore radio – debuttò e disilluso, fu trovato nel 1955 con il suo The senza vita, molte ore Benny Hill Show, un pro- dopo l’effettivo deces- dotto grottesco e vaga- so. Preferiva questa si- mente piccante, ma di- stemazione in affitto verso da tutto ciò che si perché si trovava molto era visto in giro sino ad vicino ai Teddington allora e la gloria infatti Studios dove per tan- non tardò ad arrivare. tissimi anni aveva regi- Lo show fu comprato strato il suo amato da 140 paesi del mon- show, che lo assorbiva do, riscuotendo un completamente. Poli- enorme successo popo- glotta (parlava anche ita- lare. Con Benny Hill – il liano), appassionato di quale prese il nome da aeronautica, di botanica Jack Benny, attore e e di formaggi scozzesi, umorista che idolatrava – nacque la figura tiere di Londra. In questo periodo Hill affinò il Hill ha saputo rivoluzionare la comicità “slap- dello sugar daddy, un maturo e pacioso spor- suo già spiccato e colorato travestitismo, che stic”, trasportando il vecchio sguaiato spirito caccione, ma cinicamente bonario, che inse- svilupperà in una miriade di sfumature queer del vaudeville in un contesto contemporaneo, gue maldestramente lazze e facilone ragazze e camp durante tutti gli anni del suo show. Ma usando però elementi del cinema muto: nelle della media borghesia inglese. Ma quello che il nonostante fosse ormai conosciuto in città, e faggy stripes di Benny infatti le parole sono ri- pubblico non sa è che l’idea di questo show apprezzato, nessuno lo raccomandava per i dotte all’osso – elemento ripreso e ancor più nacque e si concretizzò nella testa del comico piani alti. Benny lavorava come un ossesso, estremizzato da Rowan Atkinson, Mr Bean – di Southampton nel suo momento di maggio- era molto scrupoloso e non aveva molto tem- senza tralasciare, soprattutto nella classiche re precarietà, quando era costretto a improv- po da dedicare alla sua vita privata. Molti in- rincorse finali, l’utilizzo di accelerazioni della visare, elemosinando qualche penny, piccoli fatti sono portati erroneamente ad associare pellicola, avvicinandosi – e non c’è a mio avvi- comic-set nei super maschilisti country club in- il carattere della maschera col carattere reale e so parallelismo più azzeccato – con lo stile di glesi, osservando le reazioni dei presenti – dai nel caso in questione Hill era l’esatto opposto Fatty Arbuckle. Nonostante sembri che a tratti lord ai massoni, dai rampolli di buona famiglia da quello che si pensasse. Era riservatissimo, segue a pag. successiva 64 [email protected]

segue da pag. precedente assorbire quel nuovo umorismo, decisero per situazione. Anche se Benny Hill preferì la si- le sceneggiature di Hill sbrachino verso la mo- le intere puntate, sempre sui canali di Silvio tcom televisiva (ma anche la Radio, per la qua- notonia e una certa ostentata sguaiatezza, la Berlusconi, altro estimatore di Hill. Gianfran- le aveva lavorato, non gli dispiaceva) le sue ap- sua comicità merita una rivalutazione, sia dal co d’Angelo, e il suo corrispetti- parizioni sul grande schermo non sono punto di vista del rigore e della costanza, sia vo americano Leslie Nielsen, amavano molto passate inosservate. Nello stracult Citty Citty dei subliminali messaggi con i quali per de- la comicità di Benny Hill, così come altri atto- Bang Bang (Ken Hughes, 1968) nel quale inter- cenni il geniale Benny ha disseminato i suoi ri e registi, anche cosiddetti “impegnati”, che preta uno strambissimo giocattolaio – sem- lavori. Si trattava di battute velenose rivolte ai segretamente lo idolatravamo, quasi fosse un brava che il ruolo fosse stato scritto apposta politici, alla società, alla classe ricca. Chissà vizio privato da celare sotto lo zucchero filato per lui – venne doppiato dal geniale Oreste cosa avrebbe detto del politico conservatore o i popcorn. Non veniva apprezzato e seguito Lionello, mentre nel film comicoOcchio di lince ed ex sindaco di Londra, Boris Johnson? Ma- dai grandi del cinema casualmente, in Benny del 1956 interpretava addirittura il ruolo di gari che ha una capigliatura persino peggiore Hill c’erano infatti molti di quegli elementi protagonista, dimostrando di saper reggere di Donald Trump! Il rituale sul quale Hill ba- che solo un grande conoscitore del cinema co- anche una eventuale carriera cinematografica sava le sue novelle (Considero Geoffrey Chaucer mico può conoscere. A dimostrazione di que- di primo livello. Non va dimenticato neanche un santo, perché riusciva, divertendosi, a inganna- sto, c’era il ruolo centrale che nelle sue gag Lihgt up the sky di Lewis Gilbert (1960), una di- re ogni bigottismo.) era, molto intelligentemen- rappresentavano alcune spalle che non lo la- vertente opera che ha dato il via al filone – dif- te, allestito come il feticismo ci- fusissimo da noi negli anni ‘70 clico che regola, all’infinito, il – alla “commedia-farsa in am- divertimento di ogni uomo: “ec- biente militare”. Alla luce di tut- citazione-orgasmo-risata-rilassa- to questo, del detto e soprattut- mento” o diversamente “eccita- to del non detto, Alfred zione-illusione-delusione-risa- Hawthorne Hill, resta una figu- ta” e questa algebrica costanza ra enigmatica, ma il suo impat- stilistica, accompagnata da un to sulla cultura di massa e “di successo che non concedeva tre- genere”, censure e bigottismi a gue, ad un certo punto degli anni parte, è innegabile. Un po’ co- Ottanta arrivò alle argute atten- me Lewis Carroll, sospeso sul fi- zioni inquisitorie delle pudiche lo dell’ambiguità che divide l’in- autorità britanniche, le quali vo- nocenza dall’astuzia, l’erotismo levano maldestramente tentare dalla gaia purezza, Hill ha atti- di sgretolare la sensibilità uma- rato e lasciato una scia di am- na e morale di Hill mostrando il miratori non indifferente, anzi, suo lato maschilista, tantoché, sorprendente. In casa di Char- dopo una serie di attacchi, la lie Chaplin furono trovati tutti i BSC, Broadcasting Standards video dei corti del Benny Hill Council (La stessa che non voleva si Show e quest’ultimo, quando lo venisse a sapere che Ian McKellen venne a sapere, pianse di gioia. fosse gay!), il Benny Hill Show fu Nonostante avesse ricevuto dal- costretto a “quittare” dopo quasi le mani di Eugene Chaplin, fi- tre decenni ininterrotti di messa glio del grande Charlie, l’Inter- in onda. Hill si arrabbiò molto, national Award for Comedy, il più ma mantenendo sempre un cer- prestigioso riconoscimento in- to contegno british, e cercò persi- ternazionale per un attore co- no di auto-riabilitarsi, sostenen- mico, Hill considerò il vero e do in lunghe lettere e comunicati unico premio della sua carriera ai giornali, che le sue gag, la sua il fatto che Chaplin amasse e ri- comicità non era affatto anti- guardasse in continuazione il femminista, o maschilista, o ete- suo show. Sepolto nel cimitero ro-sessista; lui le donne le rispet- di Hollybrook, vicino la sua tava davvero (Le rispetto talmente Southampton, Benny non cessò tanto che vorrei preservarle. L’unica come Chaplin di far ridere i mia colpa è quella di sognarle tutte suoi fan sparsi in tutto il mon- insieme, le mie coniglie preferite, in do nemmeno dopo la morte. un recinto. Sarei un eccellente domatore.). Sarah sciarono mai, dei partner fidatissimi, come il Nel 1992 infatti, in seguito alle mai sopite di- Kemp, una spilungona attrice anglo-austra- vecchietto pelato e gommato Jackie Wright cerie legate alla sua leggendaria tirchieria, al- liana con la quale Hill si era – chissà perché (Jackie è un canzoniere della vecchia Inghilterra, in cuni tomb raiders tentarono di profanare la sua proprio lei – più volte confidato, sostiene che lui c’è tutto, buffoneria e galanteria. Potevi fargli tomba nel tentativo di trovare un grosso mal- il gentile “domatore” non si sentisse affatto qualsiasi cosa; se gli sputavi addosso magari ti ri- loppo di denaro e oro. Ma in realtà non c’era amato dal gentil sesso e che lui si “vendicasse” spondeva con un “Oh, grazie Ben, avevo tanta se- nulla. Benny, da lassù, deve essere fatto un’ul- nelle sue strisce comiche facendo apparire le te!”. Non ce ne sono più come Jackie e l’ho amato. tima grassa risata. donne come un branco di stupidi e vuoti og- Ogni venerdì ci telefonavamo dicendo che saremmo Ignazio Gori getti sessuali. Interrompendo dunque le ri- andati a pesca di carpe insieme. Questo per prese dello show alla fine degli anni Ottanta, trent’anni. Non ci siamo mai andati.). Wright, le tv di molti paesi continuarono a proiettare che era davvero una miniera di trucchi di reci- Propongo al sig. Ezio Greggio, in qualità di ideatore e presi- le vecchie repliche ad libitum, senza flessioni tazione, è stato un po’ come la “vittima” desi- dente del Monte-Carlo Film Festival de la Comédie, di isti- di share. In Italia iniziarono a trasmettere del- gnata, interpretata dal mitico James Finlay- tuire un apposito riconoscimento – un award – intitolato le pillole del best di Benny Hill all’interno del son – altro pilastro della comicità britannica alla memoria di Benny Hill, da destinarsi annualmente ai programma di Italia1 Drive In, e poi, man ma- – nella filmografia di Laurel&Hardy, solo più migliori artisti comici, sia in ambito televisivo che cinema- no che il pubblico iniziava ad apprezzarlo, ad remissivo, meno audace o cosciente della tografico. 65 n. 74 Il fascino indiscreto delle ultime primavere Edepol, senectus, si nihil quicquam aliud viti adportes tecum, cum advenis, unum id sat est, quod diu vivendo multa, quae non volt videt (Per davvero, Vecchiezza, quand’anche tu venendo non portassi con te alcun altro malanno, questo solo sarebbe sufficiente, che vivendo a lungo l’uomo vede molte cose che non vorrebbe vedere)

Questa breve e signifi- storia impastando vittorie e sconfitte in un ha per interpreti un gruppo di musicisti in cativa frase che il comune denominatore di crescita individuale pensione. Per non parlare della più recente fil- commediografo Ceci- e collettiva, guardare alla vita che passa e la- mografia di Clint Eastwood: Blood Work (“De- lio Stazio (III a.C.) in- scia eredità di rapporti ora amari ora dolci bito di sangue”) del 2002 e Gran Torino (2008), serisce nella sua com- ma, dal più al meno, sempre fruttuosi, e così entrambi diretti e interpretati da lui; Trouble media “Plocium” (“La via. Oggi nella quasi totalità dei casi (parlo with the Curve (Di nuovo in gioco) del 2012, di- collana”) e che trovia- delle società simili alla nostra) il “vecchio” è retto da Robert Lorenz; il recentissimo The mo citata anche da Ci- un peso, qualcosa di inutile che però riuscia- Mule (“Il corriere- The mule”) del 2018, sempre Lucia Bruni cerone (“Gli uffizi, l’a- mo a riciclare e farne fruttare la presenza con scritto e interpretato da lui. Ecco anziani che micizia, la vecchiezza”) ci introduce in questo forme diverse dove scorrono fiumi di denaro. non si arrendono al passare del tempo e fini- capitolo dedicato a molti film odierni sulle Il cinema è andato a scavare all’interno di al- scono per creare amare delusioni come nel ca- “bellezze” della così detta “terza età”. Non è fa- cuni di questi aspetti e ha moltiplicato le sto- so di Something’s gotta give (“Tutto può succe- cile parlare con entusiasmo di un argomento rie come in un prisma di combinazioni. Ricor- dere”) del 2003, diretto da Nancy Meyers con tanto delicato come il quotidiano di chi, per date Stanno tutti bene, del 1990 diretto da due (appena) sessantenni - Diane Keaton e Ja- ovvi motivi, deve (o dovrebbe) essere consape- Giuseppe Tornatore? E il più recente Mine va- ck Nicholson - ma ancora in cerca del vero vole che la vita ha un suo corso naturale e ganti del 2010, diretto da Ferzan Özpetek? Due amore. Vediamo vecchi con giovani in Pranzo quando, trascorsi gli anni, si giunge in prossi- esempi di “nonni” (nel primo Marcello Mastro- di ferragosto (2008) scritto, diretto ed inter- mità della fine, bisogna avere il coraggio di ac- ianni, nel secondo Ilaria Occhini) che vivono pretato da Gianni Di Gregorio, oppure il di- cettare la realtà. Ma oggi sembra che questa con sofferenza il divario generazionale con fi- vertente e forse meno noto Parental Guidance consapevolezza abbia ceduto il passo a un fa- gli e nipoti e concludono con malinconica (2012) di Andy Fickman, dove le gag del con- scino perverso. Come se scoprire che le rughe rassegnazione la propria “avventura” terrena; trasto fra nonni e nipoti si moltiplicano cre- del volto e la inevitabile deca- ando situazioni quasi assurde e denza di altre parti del corpo, si- spesso molto imbarazzanti. Que- ano quasi un valore aggiunto sto tanto per citarne alcuni, ov- anziché un impietoso segno del viamente, anche se il panorama tempo che passa. Fatto sta che è molto più vasto. Del resto, pas- negli ultimi decenni - per accen- sando attraverso la metafora del tuarsi nell’ultimo - si vanno mol- cinema abbiamo modo di entra- tiplicando sceneggiature che re anche in altre discipline che sempre di più trattano storie con analizzano questo mondo una protagonisti anziani: ora fanno volta molto meno indagato. Il so- da spalla a giovani, vestendo ruo- ciologo polacco Zygmunt Bau- li da commedia-dramma, ora, al man (scomparso di recente), nel contrario, giocano a rinverdire suo saggio del 2005 “Liquid life” e/o rinvigorire le proprie risorse (“Vita liquida”), definiva liqui “ - sia fisiche che mentali. E’ inne- do” appunto, il processo di deter- gabile che l’aspettativa di vita, minati legami sociali che nella come viene definita, oggi sia nostra attualità (definita postmo- molto aumentata grazie a tanti “Adorabile nemica” (2017) di Mark Pellington con protagonista Shirley MacLaine derna) sono andati man mano fattori positivi contingenti, ma creare addirit- qui il ruolo che conservano all’interno della fa- scomponendosi. Questo processo di liquefa- tura una sorta di “isola felice” riservata alla ca- miglia è comunque quello tradizionale, che zione ha generato per gli anziani, la scompar- tegoria, per giunta infarcita, in alcuni casi, non viene contaminato da sconsiderate follie. sa di punti di riferimento comuni ed è stato delle tante problematiche di salute ad essa re- Lo stesso accade nel recentissimo (2017), sem- accelerato dall’affermarsi di atteggiamenti lative, ridendoci su, mi appare quasi una irri- pre di matrice italiana, Tutto quello che vuoi, fondati su rapporti umani discontinui, i quali, verente celebrazione degli aspetti più depri- scritto e diretto da Francesco Bruni, con un lungi da ogni forma di legami durevoli, hanno menti dell’età avanzata. A meno che non ultraottantenne Giuliano Montaldo, o Begin- esonerato gli individui da scambi di reciproci pensiamo di voler calcare la mano ironizzan- ners (2010) di matrice statunitense, diretto da doveri. Anche da qui, sempre secondo Bau- do (in accordo con la citazione iniziale e sem- Mike Mills e interpretato da Christopher man, ha origine quel sentimento di incertez- pre in ambito di scrittori latini antichi) perfi- Plummer (Premio Oscar a ottantatre anni), za che non solo influenza i gesti quotidiani no su Terenzio Afro (II a.C.), il quale nella sua dove la figura del vecchio fa da sfondo a una dei vecchi evidenziando la loro fragilità, ma si commedia “Phormio” (“Formione”) senten- società in profonda crisi esistenziale. Sulla estende all’immagine del futuro, al modo di ziava:“senectus ipsa est morbus” (la vecchiaia è di stessa falsariga, come non citare il lontano vivere in esso e alle modalità per valutarne i per sé una malattia), e ribadendo il concetto Driving Miss Daisy (“A spasso con Daisy”) del comportamenti. Forse, in qualche modo, il ci- di cosa accompagni la senescenza. Quello che 1989 diretto da Bruce Bereford? E ancora, an- nema, con le sue storie veritiere (in quanto comunque invita a riflettere è la dinamica del- ziani ambiziosi in The Best Exotic Marigold Ho- specchio di una realtà fruibile), è capace di le storie sceneggiate che lasciano spazio a tel (“Marigold hotel”) del 2012 per la regia di creare universi di sentimenti che fanno da considerazioni di aspetti diversi. Fino a qual- John Madden, oppure The Last Word (“Adora- contraltare, offrendo importanti opportuni- che tempo fa il “vecchio” era la persona a cui si bile nemica”) del 2017 diretto da Mark Pellin- tà, utili a rigenerare e rinsaldare, almeno in faceva riferimento; per ritrovare aspetti im- gton e interpretato da Shirley MacLane, ot- parte, i tanti rapporti umani fra anziani e so- portanti del nostro passato, alleggerire talune incer- tantenne in cerca del proprio necrologio; oppure cietà. tezze e affrontare meglio il futuro, amalgamare la Quartet (2012) diretto da Dustin Hoffman, che Lucia Bruni 66 [email protected] Trani nel Cinema La Città di Trani è arri- vata sul grande scher- mo nel 1974. In questi 45 anni sul suo territo- rio sono stati girati al- meno 24 diversi titoli. Adriano Silvestri E molti film presenta- no scene che raffigurano la celebre Basilica Cattedrale, dedicata dai Normanni al patrono San Nicola pellegrino, mentre il coevo castello appare soltanto in una docu-fiction storica. È certo - però - che gli spettatori ricorderanno Trani come il Paese della Liceale. É stata anche la località in cui appaiono per la prima volta al cinema gli attori originari della Puglia, alcuni dei quali diventeranno popolari, come Lino Banfi, , , Jmmy il Fenomeno, Emilio Solfrizzi, Gianni Ciardo, La città di Trani Nico Salatino, Uccio De Santis, Paolo scene del film La Legge violenta della Sassanelli, Nicola Pignataro, Marioli- squadra anticrimine di Stelvio Massi, in na De Fano. Il primo lungometraggio cui recita (bene) anche la cantante pu- che si gira a Trani è comunque di gene- gliese Rosanna Fratello, al suo terzo e re erotico: Flavia, la monaca musulmana ultimo film. Ecco ancora il lungomare, (Italia,/ Francia 1974, 100’) di Gianfran- la città vecchia, la Cattedrale, l’antica co Mingozzi, con protagonista Florin- Corte di Appello delle Puglie... Il perio- da Bolkan. La Cattedrale è ben ricono- do d’oro della Commedia sexy si chiu- scibile, anche nelle locandine; location de nel 1980 con Quello Strano Desiderio principale è il vicino Monastero di San- di Enzo Milioni, con la coppia Gianni ta Maria di Colonna. Prende spunto Ciardo/ Nico Salatino alle prese con dall’invasione di Otranto, con la prota- Dirce Funari e con la pornostar svede- gonista che entra in convento per volere se Marina Lotar. E lo stesso Michele del padre, che la fa seguire dall’ebreo Massimo Tarantini a Trani porta Pa- Abraham. Ella si allea con i saraceni e - mela Prati per La Moglie in bianco, l’A- dal loro capo Achmet - riceve una terra, mante al pepe: la dimora del barone Pa- in cambio di un incontro amoroso... tanè - alias il solito Banfi - è il Palazzo L’anno seguente la Commedia sexy irrompe con la partecipazione straordinaria di Banfi. Bianchi. Termina anche un primo periodo per davanti e dentro all’edificio del Liceo classico Oltre al Liceo, questi film si girano in molte la cinematografia, che - interrotta nel 1984 “De Santis” con La Liceale, film diretto da Mi- strade della città: il lungomare Cristoforo Co- con la lavorazione di Desiderio di Anna Maria chele Massimo Tarantini con la (allora) ven- lombo, piazza Libertà, via Mario Pagano, cor- Tatò (regista della confinante città di Barlet- tenne Gloria Guida, che resterà sempre legata so Vittorio Emanuele, e poi la spiaggia, il cir- ta) con location la stessa Cattedrale - ripren- a questo personaggio, e con Lino Banfi, che colo tennis e un negozio di articoli sportivi derà solo per “Italia ‘90”, con il filmato tra- concede in uso alla produzione addirittura la (primi esperimenti di product placement). smesso in tutto il mondo per la serie “12 registi propria casa per girare alcune scene. Seguono Appare nelle scene anche il Cinema Teatro per 12 città”, diretto da Lina Wertmüller, nel a breve quattro titoli a tema diretti da Maria- Impero, costruito nel 1922 e successivamente segmento dedicato alla sede di gioco di Bari, no Laurenti: Classe Mista (1975) con le belle di adibito alle proiezioni. Sarà l’unica sala a ri- ma con le immagini dei ragazzi che giocano a turno: Dagmar Lassander e Femi Benussi; La manere aperta nella cittadina. Poco dopo la pallone davanti alla Cattedrale di Trani. L’an- Compagna di Banco (1976) con la compianta Lil- sua inugurazione - infatti - aveva chiuso l’an- no dei Campionati Mondiali di Calcio riapre ly Carati e la star Nikki Gentile; La Liceale nella tico Teatro Comunale, costruito come Teatro la città ad un nuovo clclo di film. Si incomin- classe dei ripetenti (1978) e La Liceale seduce i Pro- San Ferdinando già nel 1792 ed anch’esso uti- cia con Sabato, Domenica e Lunedì, diretto dalla fessori (1979) con la stessa Gloria Guida, che lizzato in seguito come Cinema. Facciamo un stessa regista lucana (questa volta la location è canta, come ai tempi del “Disco per l’Estate”, e passo indietro: nel 1976 si girano anche alcune segue a pag. successiva

“La liceale” con Gloria Guida e Alvaro Vitali (1975) di Michele Massimo Tarantini “Sabato, domenica e lunedì” (1990) di Lina Wertmüller 67 n. 74

segue da pag. precedente Teatro il bel lungomare), con un cast che comprende Sophia Loren, Luca De Filippo, Luciano De Cre- scenzo, , e Isa Afterplay sulle orme di Cechov al Teatro Pal- Danieli. Segue Turné di Gabriele Salvatores, ro- ladium di Roma ad movie con , che gira tutta Che fine ha fatto i drammi cechoviani: Sonja (Sara Lazzaro), la regione e fa tappa anche alla Cattedrale di Sonja, la nipote che ha proprietaria di una tenuta che stenta a rag- Trani. Un’altra regista, Cristina Comencini, condiviso con Zio Vanja giungere un’accettabile redditività, svela sceglie la cittadina per girare due diversi film. il crollo delle inganne- qualcosa di sé ad Andrej (Alex Cendron, per la Nel 1998 Matrimoni - prodotto dalla Filmauro - voli certezze che li mo- sua interpretazione di don Milani nel terzetto con , che così ricorderà: «Sia- tivava alla vita? E An- dei migliori interpreti maschili della stagione mo andati a Trani, dove ho conosciuto alcuni drej , l’unico fratello 18-19 in lizza per l’attribuzione al Premio “Le attori pugliesi e ricordo in particolare Paolo maschio delle celebri Maschere”), che, invece, alle prese con una cu- Sassanelli. Una scena è ambientata nella stazio- Tre sorelle, ha conti- stodia per violino, una scodella di zuppa e una ne ferroviaria: Sono con Lunetta Savino, ed en- nuato anche lui a con- valigetta sbrindellata sotto il braccio, le rac- trambe siamo in attesa di un giovane: “Aveva Giuseppe Barbanti sumare i suoi giorni conta di sé e del suo passato una versione di detto che ci vediamo alla stazione. Lo vede Lei? senza realizzare alcun progetto per il suo fu- fantasia che non ha nulla a che vedere con la Ma era così anche da ragazzino? L’inaffidabilità turo? Una possibile risposta a queste doman- realtà piuttosto triste e dura in cui si dibatte. è un vizio di famiglia...” - E finalmente arriva de la offre Afterplay, la pièce tutta percorsa di Si passa dalla proiezione delle riprese dal ta- trafelato un giovane Emilio Solfrizzi: “Eccomi suggestioni e di rimandi ai due capolavori di volino in spiaggia e dei relativi dialoghi al pal- qua”...» - E l’anno seguente la Comencini gira Cechov, scritta dal drammaturgo irlandese coscenico del teatro in cui Sonja e Andrej, con- Liberate i Pesci, con Michele Placido e Laura Mo- Brian Friel, apprezzato tra- rante, nel cast conferma la Savino e Solfrizzi. La duttore dell’opera del gran- ripresa dell’attività nel 1999 è l’occasione per far de commediografo in lin- nascere il Trani Film Festival, tuttora operativo. gua inglese. La pièce, dopo Tra i film del nuovo secolo, nel 2002 ecco Nem- un percorso pluriennale meno in un sogno di Gianluca Greco, con Martina che inizia nel teatro univer- Stella, , Nicola Pignataro: le sitario veneziano Cà Fosca- sequenze sono ambientate nella zona portuale. ri e passa per un altro teatro Poi il film Cattolica (Svizzera/ Germania 2003, della città lagunare univer- 85’) , opera prima del regista e scrittore Rudolph salmente noto, il “Goldoni”, Jula, con interpreti Lucas Gregorowicz e Vanes- è andata in scena dal 16 al sa Compagnucci. Segue Bastardi (Italia 2008, 20 maggio al Teatro Palla- 88’) di Federico Del Zoppo e Andres Alce Meldo- dium di Roma nella tradu- nado, un poliziesco ambientato e girato a Trani zione di Monica Capuani e e Corato. In questo periodo viene costituita la Massimiliano Farau. L’alle- nuova provincia BAT, acronimo di Barletta/An- stimento è della compagnia dria/Trani, e la città abbandona l’appartenenza mpg cultura di Venezia. alla Terra di Bari e riacquista il ruolo di Capo- Brian Friel sceglie due per- “Afterplay” di Mattia Berto (foto di Giorgia Chinellato) luogo. Lo aveva perso nel 1808, anno in cui ave- sonaggi non- protagonisti va cessato di essere la Capitale delle Puglie. Nel dei due grandi capolavori cechoviani, con cui tinuano a colloquiare fittamente, mentre il 2012 la lavorazione riguarda due film: Non me lo ha una impareggiabile dimestichezza, per da- castello di “spiritose invenzioni” con cui An- dire di Vito Cea con Uccio De Santis e un cast co- re un seguito a percorsi che nella memoria de- drej aveva intrattenuto la sua interlocutrice stituito dai comici della serie televisiva “Mudù”, gli appassionati si consumano nel segno di la- inarrestabilmente si sfalda. Brian Friel, in capitanati da Antonella Genga («la prima attri- ceranti cadute. Lo spettatore avvertito ricorda questo epilogo amaro che desta una naturale ce, la prima che ho trovato…») e la docu-fiction la mite e infelice Sonja, da un lato accomunata curiosità nel pubblico avvertito, specie fem- La Regina che venne dal mare di Carmine Fornari, al personaggio di Zio Vanja nella consapevo- minile, per la scoperta degli intrecci che dedicata a Elena d’Epiro, consorte di Manfredi lezza di essersi per anni sacrificata nell’ammi- “avrebbero” animato nei vent’anni trascorsi le di Svevia, Re di Sicilia, ambientato e girato nistrazione della campagna per un padre in- vite dei personaggi sopravvissuti alla fine di nell’antico castello sul mare. Segue il film Loro degno, dall’altro innamorata non corrisposta Zio Vaja e Tre sorelle, sviluppa i percorsi di vita Chi di Francesco Miccicché e Fabio Bonifacci. di un altro personaggio di Zio Vanja, il medico dei due nel segno di una coerenza spietata , Poi gli ultimi titoli girati: Tonno Spiaggiato di Astrov; come pure non ha dimenticato Andrej, facendo di questi personaggi non – protago- Matteo Martinez, con protagonista Frank Ma- unico fratello maschio delle celebri Olga, Ma- nisti , senza indulgere in compiacimenti di tano e, lo scorso anno, Un nemico che ti vuole bene scia e Irina, il giovane intelligente e di belle sorta, eroi non meno grandi dei personaggi del regista svizzero Denis Rabaglia, con prota- speranze di Tre sorelle che vede sfumare, una maggiori. Che cos’hanno in comune ? La gran- gonista Diego Abatantuono. Grande visibilità dopo l’altra, tutte le sue aspettative di vita. de solitudine in cui si consuma la loro dispe- per Trani (quasi quanto la famosa Liceale) ha Con queste premesse Friel, nella lettura del re- razione. “Brian Friel ha raccolto alcuni dei fili avuto - infine - la serie televisiva Il Capitano Ma- gista Mattia Berto, ha buon gioco a far incon- irrisolti di questi drammi (“Zio Vanja” e “Tre ria, con location principale nella città (Regia di trare i due in un’originale contaminazione dei sorelle”) e ne ha fatto poesia” scrive fra l’altro Andrea Porporati, con protagonista Vanessa linguaggi teatrale e cinematografico, che, in una nota il regista Mattia Berto, che ha vo- Incontrada), trasmessa su Rai Uno a Maggio quasi a sottolineare l’approccio antinaturali- luto tentare la sfida del tecnologica del video 2018, che ha fatto registrare per ciascuna pun- stico, si apre con una lunga serie di sequenze che fa del palcoscenico un set senza intaccare, tata un ascolto sempre oltre i cinque milioni di in cui Sonja e Andrej cominciano a fare reci- anzi paradossalmente riuscendo ad esserne telespettatori e superiore al 21 percento di sha- proca conoscenza al tavolino d’un caffè econo- ancor più rispettoso, l’anima così cechoviana re. mico della Mosca degli anni ‘20 del secolo che forse neppure il drammaturgo russo redi- Adriano Silvestri scorso inaspettatamente collocato fra le dune vivo avrebbe potuto restituirci con la stessa Diari di Cineclub ha pubblicato altri articoli relativi alla di una spiaggia deserta. La conoscenza, appa- intensità di Brian Friel. storia del cinema, in specifici territori della Puglia, nei fa- rentemente casuale, si approfondisce nel solco scicoli: 29 (Foggia) - 42 (Taranto) - 46 (Polignano a Mare). dello spirito di dissoluzione di cui sono pervasi Giuseppe Barbanti 68 [email protected] Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub

Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di giugno. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo

Cinema underground. Coleman, John Coltrane e Thelonious Mon- Giacomi) | https://youtu.be/v7fMR74ehmg Maya Deren, Meshes of k.«Il titolo significa più o meno “quasi una fu- Anabasi. 1994 SVHS 14’ the Afternoon (traduci- ga”. Lo inventai un pomeriggio. Mi chiesi qua- …l’abisso degli specchi moltiplica il viaggio bile come “Le maglie - le parolainsolita potesse essere la prima di un verso l’interno. Il ritorno alle radici da indivi- nel senso di “reti” - del titolo, e quasi mi sembrò perfetta. Tangente duale, l’infanzia del protagonista e adolescen- pomeriggio”) è il pri- fu supplito dalla mia infarinatura di trigono- za della donna (mamma), rispecchiate nella mo cortometraggio re- metria. Ero stato folgorato da un saggio di memoria, si fa universale con l’Alma Mater alizzato dalla regista Maya Deren sullo Home Movie Annual in cui mediata dall’acqua, elemento primordiale. Gli Nicola De Carlo Maya Deren, in colla- invitava a liberarsi dal treppiedi e spiegava co- oggetti si trasformano in ricerca della propria borazione col marito Alexander Hammid nel me, con un unico movimento, unpersonaggio soggettività immersa comunque in un mag- 1943. Questo film compare dal 1990 all’interno possa passare da un luogo all’altro. L’idea dei ma quasi cosmico. (Bruna Giacomi) Anabasi dell’archivio di film preservati nel National titoli di testa scritti su una parete è rubata a ripercorre, in un gioco di polivalenti archetipi Film Registry ed è quindi da considerare co- The Flower Thief di Ron Rice, la canzonetta di simbolici (maternità protettrice, acqua, radi- me “film culturalmente, storicamente o este- protesta ( The Eve of Destruction) ripropo- ci, campi, danza riconciliante) non privi di ticamente significativo”.Fu girato con pochis- staintegralmente ricorda Scorpio Rising di ricche suggestioni e di misura poetica, la ten- simi mezzi, usando una cinepresa Bolex Kenneth Anger (una cui foto di scena è infatti sione dialettica sottesa ad ogni percorso esi- 16mm di seconda mano. Nondimeno è consi- citata a un certo punto). Quasi una tangente stenziale. Il linguaggio è affidato alla plastici- derato uno dei capolavori di Deren e una delle fu premiato al Festival di Montecatini, e altro- tà delle immagini che modulano, con eguale pellicole d’avanguardia più influenti della sto- ve. Al Festival di Carraradiretto da Guido Ari- vigore, solitudine interiore e impetuosa forza ria del cinema statunitense. | https://youtu.be/ starco si salvarono in corner premiando con visionaria e liberante (Claudio Fontanini in ihQurg4xGcI Momento Sera Roma, 12 gennaio Maya Deren - At Land (1944) - Music 1994) added (2013), è un film sperimentale In Anabasi, Angelo Tantaro rac- muto di 15 minuti scritto, diretto da e conta il ritorno a casa di un uomo interpretato da Maya Deren. Ha una maturo che si confronta coi pro- narrativa onirica in cui una donna, pri ricordi con una realizzazione interpretata da Deren, viene lavata su impeccabile sul piano formale una spiaggia e intraprende uno stra- (innumerevoli omaggi a Tarko- no viaggio incontrando altre persone vskij) e che raggiunge i risultati e altre versioni di se stessa. Deren una migliori, forse, nella sequenza volta disse che il film parla della lotta della visualizzazione delle due per mantenere la propria identità per- età di una donna davanti allo sonale.|https://youtu.be/Is5EXe2_5lc specchio. I passaggi dal passato A Study in Choreography for Camera. al presente sono risolti con sottile 1945. USA. 16mm film (black and whi- sensibilità da Tantaro, che riesce te, silent). 3 min. - è un cortometrag- a conferire agli ambienti, ai luo- gio sperimentale del 1945 diretto da ghi ed ai volti una penetrante Maya Deren. Era il terzo progetto di qualità evocativa grazie anche Deren, che realizzò pienamente la all’atmosfera di acuta nostalgia sua visione di liberare il corpo umano dai con- una medaglia la protagonista, Mara,come mi- che permea le immagini (Roberto Chiesi in fini dello spazio teatrale e reale. Il film è inter- gliore attrice». |https://youtu.be/7K2P- CineClub fedic 19894 n. 22) | https://youtu.be/ pretato da Talley Beatty. | https://youtu.be/ G0cS87s l9uk0MqAxLQ mGOVIhHigNs Opere Angelo Tantaro Oltre l’isola | 1996 SVHS 10’ Ritual in Transfigured Time. 1946, USA, 16mm, Volete andarvene anche voi? | 1992 VHS 19’ Per giungere all’isola è necessario vincere b/n, no sonoro, 14 min. - è un film sperimen- E’ un affrontare direttamente, con brutalità, l’apparenza (nelle riprese della discarica, sui tale breve e silenzioso diretto da Maya Deren. l’immagine che cattura la vita, ovvero il “dop- camion della spazzatura c’è scritto, forse non Come il precedente lavoro di Deren, A Study pio cinematografico nel quale si esaurisce la è un caso, MAIA, l’apparenza ingannatrice) la in Choreography for Camera, esplora l’uso (falsa) libertà dell’artista. Una cerca del Graal spazzatura di tutti gli orpelli ai quali l’Uomo della danza sul film attraverso la lente del esaltante e, tuttavia, di progressiva estenua- soggiace pensando, invece di sfruttare. Più commento di norme sociali, metamorfosi e zione, perché non conduce in alcun luogo “Il utilizza macchine, più si fa macchina, più cer- antropomorfismo. | https://youtu.be/5b- cinema fissa la morte” diceva Cocteau. (Anto- ca conforto nel luogo comune, nell’ordinaria Bp1h1T-3Y nio Mazza ne Il Tempo del 7 gennaio 1993) razionalità, meno resta Uomo. Per andare Ol- Cinema underground |Massimo Bacigalupo Forza centrifuga dell’anima che, per ricercare tre l’isola bisogna saper sentire, saper di nuo- Quasi una Tangente se stessa, si perde e disfa in mille rivoli in mil- vo vedere, con folle saggezza, l’infinito uni- L’ultimo giorno nella vita di Paul, visto attra- le strade, senza poi trovarsi mai, sorda ad verso che nasce nel cuore dell’uomo libero verso il suo sguardo di ragazzo tanto furioso ogni richiamo, ad ogni approfondimento, so- (Bruna Giacomi marzo 1996) | https://youtu. quantoincantato. La sua stanza, le strade del- la fra tante sole. Ma la fuga è fittizia, disperati be/wXxAGcBoth8 la città, la splendida Mara, incontrata e amata e ciechi si corre in cerchio. Giustamente i per l’ultima volta, sfilano sulle note di Ornette bambini non voglio diventare adulti. (Bruna (a cura di) Nicola De Carlo

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Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XXIX) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 70 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

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Omaggio C’era una volta il West (1968) di Sergio Leone

Vattene! Vattene! Non mi va che mi guardi mentre muoio.

Jason Robards (Cheyennee) a Charles Bronson (Armonica) alla fine del film

Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione www.educinema.it www.manguarecultural.org cinematografica www.cinematerritorio.wordpress.com www.infoficc.wordpress.com XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.centofiori.de www.plataformacinesud.wordpress.com Magazine on-line di cinema 2015 www.circolozavattini.it www.hermaea.eu/it/chi-siamo E’ presente sulle principali piattaforme social www.facebook.com/diaridicineclub www.alexian.it ISSN 2431 - 6739 www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.corosfigulinas.it Responsabile Angelo Tantaro www.officinavialibera.it www.cineclubpiacenza.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.ilpareredellingegnere.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub www.AAMOD.it/links www.crcposse.org www.gravinacittaaperta.it www.cineclubinternazionale.eu www.ilclub35mm.com www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it www.suburbanacollegno.it www.cinemanchio.it Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.anac-autori.it www.cineclubclaudiozambelli.org Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.asinc.it www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.usnexpo.it www.laspeziashortmovie.wordpress.com www.laspeziaoggi.it a questo numero hanno collaborato in redazione www.officinakreativa.org www.bibliotecaviterbo.it Maria Caprasecca, Nando Scanu www.monserratoteca.it www.cinalmese35.com il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.prolocosangiovannivaldarno.it Nicola De Carlo www.cineclubgenova.net www.cinenapolidiritti.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.centroesteticolacrisalidesassari.it www.unicaradio.it/wp www.cineclubroma.it www.losquinchos.it www.cinelatinotrieste.org La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.associazionearc.eu www.suonalaancorasam.wordpress.com Grafica e impaginazione Angelo Tantaro idruidi.wordpress.com www.cosedaintolleranti.it La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.upeurope.com www.russiaprivet.org/ita mente agli autori. www.domusromavacanze.it www.firenzefilmcortifestival.com I nostri fondi neri: www.rivegauche-artecinema.info www.lombardiaspettacolo.com Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.laspeziafilmfestival.it lontari. www.isco-ferrara.com www.bookciakmagazine.it www.tottusinpari.it Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.globalproject.info/it/resources Manda una mail a [email protected] www.bibliotecadelcinema.it www.anelloverde.it per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.cagliarifilmfestival.it www.premiocentottanta.wixsite.com/contest Edicole virtuali www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.cineforum-fic.com www.scuoladicinemaindipendente.com (elenco aggiornato a questo numero) www.senzafrontiereonlus.it il marxismo libertario dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.armandobandini.it www.hotelmistral2oristano.it www.cineclubroma.it www.ilgremiodeisardi.org www.radiobrada.com www.ficc.it www.amicidellamente.org www.officinastudiotempi.com www.cinit.it www.carboniafilmfest.org www.fotogrammadoro.com www.cineclubsassari.com www.teoremacinema.com www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www-pane-rose.it www.cinecircoloromano.it www.yesartitaly.it blog.libero.it/Apuliacinema www.davimedia.unisa.it www.teatriamocela.com www.ilquadraro.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.visionandonellastoria.net www.sardiniafilmfestival.it www.teatrodellebambole.it/co www.cgsweb.it/edicola www.perseocentroartivisive.com/eventi www.babelfilmfestival.com www.romafilmcorto.it www.lacinetecasarda.it www.piccolocineclubtirreno.it www.cinemafedic.it www.greenwichdessai.it www.moviementu.it www.cineforumdonorione.com www.giornaledellisola.it www.laboratorio28.it www.passaggidautore.it www.cinergiamatera.it www.cineclubalphaville.it www.cineconcordia.it/wordpress www.consequenze.org www.parrocchiamaterecclesiae.it 72