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Venerdì 29 aprile 2011

a edizione 9

"Tutto in una notte" SENSO

di (1954) 150° dell'unità d'Italia

NOI CREDEVAMO Programmadi Mario Martonedella (2010) notte: Ore 21.15 - 00.10 Noi Ore 00.10 credevamo - 00.40 Coffee break

di mezzanotte .graficameani.com

Ore 00.40 - 02.45 www Senso CINETEATRO EXCELSIOR Via C. Colnaghi, 3 - LISSONE - MI Tel. 039.2457233 - www.excelsior-lissone.it Noi credevamo di Mario Martone con , Valerio Binasco, Francesca Inaudi - Italia 2010 – durata 170 minuti Domenico, Salvatore e Angelo, tre ragazzi del Sud Italia testimoni della feroce repressione borbonica dei moti del 1828, decidono di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Le loro esistenze, sospese tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche, si svolgeranno sullo sfondo della più sconosciuta storia dell'Unità d'Italia e verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari. Il titolo "Noi credevamo" è quello di un romanzo di Anna Banti: ogni speranza e promessa del Risorgimento delusa, tradita. È la storia di una sconfitta, un film tragico: all'inizio, la testa mozzata di un ribelle meridionale infilzata sulla baionetta d'un militare piemontese. Storia non scolastica e parziale (mancano l'Austria,il 1848 e il 1860 delle cinque giornate di Milano e dell'impresa dei Mille), girata in digitale, nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia "Noi credevamo" dice che restano oggi ancora irrisolte la conciliazione tra Nord e Sud, quella tra padronato e proletariato, quella tra conservatorismo autoritario e democrazia libertaria: i soli mutamenti risultano istituzionali e hanno preteso tanto tempo, la fine del potere temporale del Papato, la Repubblica. Il film è diviso in quattro periodi e basato su tre personaggi: il 1828-1834 di Salvatore e del brigantaggio meridionale; il 1852-1855 di Domenico (Luigi Lo Cascio) e dei lunghi anni di detenzione sofferti dai patrioti; il 1856-1858 di Angelo (Valerio Binasco) con gli attentati dinamitardi a Parigi e le lotte per la Repubblica; l'alba della Nazione. è Giuseppe Mazzini, figura pallida divorata dalla passione politica. Non mancano naturalmente i personaggi ambigui, gli opportunisti, i voltagabbana così italiani (Francesco Crispi, Antonio Gallenga impersonati da e Luca Barbareschi), né l'appassionata aristocratica Cristina di Belgioioso (Francesca Inaudi); il finale è affidato a Anna Bonaiuto. È un film parlato in numerosi dialetti e in diverse lingue (francese, inglese), ambientato anche a Ginevra, Londra, Parigi oltre che nel Cilento e in Piemonte, con qualche voluto anacronismo e una mutilazione che lo abbrevia, rispetto all'originale, di una mezz'ora. Nella vicenda tutta fondata su documenti certi, l'episodio meno noto è l'attentato di Felice Orsini a Parigi, che non uccise Napoleone III ma provocò otto morti e 150 feriti. È un film di gente giovane, di ragazzi rivoltosi: questo, insieme con le alte idealità del Risorgimento, gli dà una bellissima vitalità, grande energia. I temi discussi sono appassionanti, lo stile sempre posato e teatrale. Il risultato è molto, molto interessante: Martone ha colto un'occasione storico-celebrativa per raccontare verità storico- scomode sul nostro Paese, con una serie insistente di allusioni al nostro presente; ha quindi svolto un'esemplare funzione culturale. Lietta Tornabuoni - La Stampa (12/11/10)

Senso di Luchino Visconti con Alida Valli, Farley Granger, Massimo Girotti, Rina Morelli – Italia 1954 – durata 123 minuti A Venezia, alla vigilia della battaglia di Custoza, una patrizia veneta, la contessa Livia Serpieri, il cui marito parteggia per l'Austria, si innamora di un giovane ufficiale austriaco, Franz Mahler. L'amore diventa ben presto passione e non tarda a privarla di ogni ritegno. Franz è un individuo equivoco e vile che finge di amare Livia mentre in realtà mira solo al suo denaro perché ne ha bisogno per pagare un medico e farsi esonerare dal servizio militare. Livia è così cieca che non si accorge di nulla e quando lui le chiede il denaro lei non esita a dargli quello che i patrioti italiani le hanno affidato per le spese di guerra. Franz, avuto quello che voleva, non si fa più vivo con Livia, ma lei si mette sulle sue tracce e lo raggiunge. L'incontro è terribile. Livia fuori di sé, corre al Comando austriaco e rivela con quale inganno Franz sia riuscito a farsi esonerare. Il giovane viene fucilato e Livia perde la ragione. Una pietra miliare del cinema italiano di tutti i tempi, uno dei rarissimi casi in cui il grande spettacolo e un “genere” malvisto (soprattutto negli Anni '50) come il melodramma si conciliarono con la purezza rigorosa delle teorie estetiche del realismo. Sulla morte già ampiamente accertata nel neorealismo, nel 1954, nasce “Senso”: tratto da un romantico romanzo di Camillo Boito (e adattato da fior di sceneggiatori come Suso Cecchi d'Amico, Giorgio Bassani e addirittura Tennessee Williams e Paul Bowles), costruito con metodico puntiglio dal puntigliosissimo Luchino Visconti, fotografato con una patina di corrusca tragedia da G.R. Aldò e, alla sua morte, da Robert Krasker e Giuseppe Rotunno, riesce a trasmettere gli umori e le responsabilità di una tragedia della Storia attraverso il racconto di un dramma della passione assolutamente privato. L'amore della contessa Serpieri (Alida Valli maestosa e tragica nella sua maturità) per il giovane tenente austriaco di esausta ambiguità (Farley Granger, sei anni prima il giovane assassino in “Nodo alla gola” di Hitchcock) racchiude e rappresenta il crollo ineluttabile di un mondo. Visconti, è ovvio, idealmente è schierato con i nuovi valori che tentavano di emergere con il Risorgimento e sposa la passione politica del terzo protagonista, il patriota Ussoni; ma, visceralmente, non può non sentire il fascino del “proprio” mondo e della propria cultura, quella di una nobiltà di razza costretta a fare i conti con la decadenza. Un tema che si rincorre per tutta la sua carriera e che trova l'affermazione più plateale in “La caduta degli dei”. Ma in “Senso”, la mano di Visconti è ancora esemplare, la sua visione lucidissima, la sua misura narrativa e compositiva rigogliosa ma non ridondante. L'apertura del film, alla Fenice di Venezia durante una rappresentazione del “Trovatore”, le fughe e gli inseguimenti attraverso le calli, la battaglia di Custoza, ispirata alla pittura ottocentesca, sono bellissimi e citatissimi. Emanuela Martini (www.film.tv.it)

Ingresso Saranno distribuite schede informative dei film proposti. (film + rinfresco) I film verranno proiettati senza intervallo, € 7.50 con uno spuntino di mezzanotte Ai possessori offerto dal Cineteatro Excelsior per alleviare le fatiche. della tessera Proiezione in Dolby Digital Surround Extended (DD EX 6.1). Cineforum 10/11 Proiezione organizzata in collaborazione con € 6.50 il Centro Sperimentale di Cinematografia - CINETECA NAZIONALE.

CINETEATRO EXCELSIOR - Via C. Colnaghi, 3 - LISSONE - Tel. 039.2457233 - www.excelsior-lissone.it