“Il Soprano Nelle Opere Del Settecento”
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“Il soprano nelle opere del settecento” INDICE PREMESSA INTRODUZIONE Parte Prima vocalità nel settecento L’opera del settecento Seconda Parte Giambattista Pergolesi Niccolò Piccinni Domenico Cimarosa Wolfgan Amadeus Mozart BIBLIOGRAFIA PREMESSA Durante il mio percorso di studi in questo conservatorio di musica “Niccolò Piccinni”, ho studiato l’evolversi della storia della musica fino al XX secolo. In questi ultimi anni di studio però ho voluto soffermarmi e approfondire il XVIII secolo, lo stile elegante della sua musica, l’opera che non è più soltanto seria ma diventa più giocosa, buffa e i compositori di grande spessore che lo hanno attraversato, mi hanno da subito affascinata. Con il mio Maestro di canto Donato Tota , abbiamo lavorato tanto sulla tecnica vocale e sulla mia vocalità che si classifica nella voce di soprano lirico leggero; tipologia di voce che in questo periodo, caratterizza in particolar modo l’opera lirica e che quindi, ha potuto darmi una maggior attinenza allo studio di questo repertorio. Dopo aver appreso la bellezza di questo momento storico, artistico e musicale, ho potuto scegliere senza alcuna riserva l’argomento che fa del mio biennio di studi la “specialistica” da me prescelta e che più si sposa con la mia vocalità e capacità tecnica acquisita. La scelta dei compositori d’opera da considerare è stata più difficile perché sono tanti gli autori e le opere che rendono prezioso il patrimonio artistico del ‘700 ma ho voluto omaggiare i grandi: Giovanni Battista Pergolesi, Domenico Cimarosa, Niccolò Piccinni e Wolgang Amadeus Mozart che hanno scritto per l’opera comica e semiseria/sentimentale che più ha caratterizzato questo secolo e che personalmente mi ha maggiormente entusiasmata. Ringraziamenti La decisione di proseguire il biennio di studi in conservatorio, non è stata da me accolta con entusiasmo inizialmente, infatti ho aspettato due anni prima di riprendere gli studi dopo il triennio di I livello. Non sempre siamo pronti a proseguire una strada intrapresa … ma grazie alle persone che ci vogliono bene riusciamo a far luce sui nostri obiettivi, senza farci scoraggiare da paure che bloccano la nostra volontà. Per questo, devo ringraziare mio marito e i miei genitori, che amo immensamente e che senza i quali, non avrei portato a termine questo progetto di studi. Loro, mi hanno incoraggiata, aiutata e sostenuta con pazienza a riprendere la strada verso i miei sogni. Dedico a loro questa mia piccola, grande conquista. Un ringraziamento di cuore al mio Maestro, Donato Tota, per avermi sempre seguita nel percorso di studi con grande professionalità non escludendo la sensibilità umana che lo contraddistingue, come docente e come artista. Infine ringrazio l’amore per la musica, che culla ogni momento della vita, piacevole o meno che sia. La musica rende più bella ed emozionante la nostra vita. INTRODUZIONE Il repertorio del teatro d’opera nel settecento, è da considerarsi tra le più alte espressioni della musica e della cultura italiana di ogni tempo. Malgrado questo, è stato un periodo anche molto contestato dai critici per la decadenza delle opere serie e per la mancanza di continuità del dramma nell’aspetto musicale come scrisse Richard Wagner nel suo “Oper und Drama” nel 1851. In realtà l’opera seria rimase in auge per tutto il XVIII secolo con importanti cambiamenti attraverso Pietro Metastasio ( poeta e letterario) importante librettista con cui hanno collaborato compositori eccellenti come: Albinoni, Handel, Cimarosa, Piccinni, Pergolesi, Mozart, Vivaldi, Jomelli, Cherubini, Hasse, Porpora e Spontini. Un altro contributo all’opera seria in questo secolo, è stato dato dalla riforma di Christoph Willibald Gluck, che con Calzabigi mettono la composizione al servizio dell’idea drammatica. L’ammirazione in tutta Europa per questa varietà di stile e contenuto espressivo è rimasto certamente come impronta nella storia rispetto alle critiche verso questo secolo. Nell’aspetto vocale si afferma un modello indiscutibile e supremo fondato sulla leggerezza, flessibilità e plasticità del suono, sulla maestria tecnica dell’interpretazione canora, che nel secolo successivo verrà poi ricordato con una nota malinconica, come “bel canto” ; di cui ancora oggi orgogliosamente ne primeggia la memoria il nostro paese. La voce di soprano è dunque protagonista come esempio di queste caratteristiche, soprattutto il soprano lirico, leggero o di agilità. Questa tipologia di voce infatti naturalmente prevede una estensione di due ottave ma anche più, il soprano leggero avrebbe un estensione dal do centrale al sovracuto fa, mentre il soprano lirico dal si sotto il do centrale, al sovracuto do diesis o re. Verso la metà del ‘700, si afferma in Europa l’illuminismo, un movimento filosofico nato in Francia che promuove in tutti i campi della vita sociale i “Lumi” cioè la ragione contro false credenze, ingiustizie e privilegi. Gli illuministi credono negli ideali di uguaglianza e fraternità tra gli uomini. Questo pensiero influenza inevitabilmente le espressioni artistiche del secondo settecento e quindi anche la musica acquista caratteristiche come regolarità, armonia, semplicità ed equilibrio. Il periodo artistico e culturale prende il nome di Classicismo. Dunque il panorama storico e artistico da cui posso attingere per parlare di questo secolo è vasto così come i compositori che lo hanno vissuto e consolidato nella loro musica. Con molto piacere ho conosciuto meglio gli autori che ho scelto scoprendo non solo talentuosi artisti ma il loro percorso di crescita per diventarlo. Tra le tante opere da loro scritte, ho scelto di interpretare quelle comiche e semiserie che hanno dato un contributo innovativo all’opera e che più hanno divertito e coinvolto il pubblico che per la prima volta anche se in modo “esagerato e intrigato” delle commedie, diventa protagonista con la vita reale del dramma. Infine, ho voluto soffermarmi su opere Italiane, (anche se scritte, come nel caso di W.A.Mozart da compositori stranieri) perché è alla nostra nazione, che si deve la nascita di questa splendida espressione musicale ed artistica. PARTE PRIMA VOCALITA’ NEL SETTECENTO Dalla seconda metà del cinquecento fino al settecento, soprattutto in Italia, si compie il processo che porta l’affermazione dei cantanti evirati. Il centro di tale fenomeno è l’Italia, soprattutto nelle province del Regno di Napoli, compresa la Puglia, dove i ragazzi dotati di una bella voce venivano sottoposti ad una operazione prima della pubertà, che interrompeva la maturazione normale per conservare i caratteri della voce bianca, prima della muta in voce d’adulto maschio. Con l’esplosione della moda dei cantanti evirati, si sviluppa la nascita e diffusione dei primi conservatori di musica, istituzioni create a Napoli durante il seicento. Prima essi erano orfanotrofi, in genere annessi ad una chiesa, che insegnavano un mestiere ai piccoli sfortunati . Pian piano questi orfanotrofi si specializzarono sempre più nell’insegnamento della musica e presero il nome di “conservatori” che divenne uno dei lavori più sicuri e redditizi. Nei quattro conservatori secenteschi a Napoli (Pietà dei Turchini, Loreto, Sant’Onofrio e Poveri di Gesù Cristo) si formano centinaia di strumentisti, compositori e cantanti di cui molti divennero celebri nel mondo, come fago,Leo,Durante, Pergolesi, Hasse , Latilla, Piccinni, Paisiello, Cimarosa e cantanti quali Carlo Broschi (conosciuto come Farinelli) Caffarelli, Millico nati tutti in Puglia. In Europa, durante il seicento e il settecento, era riconosciuto in Italia il primato della formazione musicale, infatti molti compositori stranieri giungevano a migliorarsi e a studiare nel nostro paese. Per il canto invece, due luoghi in particolar modo erano ritenuti centri di studio più importanti: Napoli per i cantanti evirati e Venezia per le cantanti. Vi erano casi in cui venivano stipulati, dai conservatori o dai singoli insegnanti, contratti con le famiglie di provenienza spesso povere e in cambio le scuole o i maestri ottenevano la promessa di percentuali sui ricavati dell’allievo durante la sua carriera (era dunque interesse reciproco che i ragazzi potessero in futuro essere ben stipendiati, ancor più nell’opera, dove si raggiungevano cifre stratosferiche). Lo stesso succedeva, con ovvie differenze, a Venezia, dove erano stati fondati quattro “ospedali” per le “putte”, ossia orfanotrofi o case di accoglienza per giovani donne senza mezzi, per potersi costituire la dote maritale attraverso la musica e il canto. Ma anche cantanti castrati e altre tipologie di voci femminili trovavano a Venezia maestri adatti a condurli all’esordio sulle celebri scene teatrali. Durante tutto il XVIII secolo e i primi decenni del XIX secolo, si riconosce nella tecnica vocale una perfetta educazione della voce rispetto alle varie esigenze musicali allo scopo di preservare la bellezza del suono, uno “stile” che prese in seguito il nome di “Belcanto”. Caratteristiche del Belcanto sono: l’emissione sempre morbida dei suoni, l’omogeneità dei registri, l’agilità nei vocalizzi, la capacità di rinforzare o stemperare una nota. Particolarmente evidente è la ricchezza di passaggi soprattutto nelle arie col da capo. Periodo, scuola stile del Belcanto corrispondono totalmente alla pratica virtuosistica Italiana. Contro gli eccessi di questa pratica si espressero molti compositori del XIX secolo a partire da Gioacchino Rossini che, per evitare le troppe libertà soprattutto nell’aggiunta degli abbellimenti improvvisati da parte dei cantanti, cominciò a mettere per iscritto nelle