LA SERVA PADRONA Musica Di Giovanni Battista Pergolesi

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LA SERVA PADRONA Musica Di Giovanni Battista Pergolesi LA SERVA PADRONA Musica di Giovanni Battista Pergolesi Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2020 PROGETTO COFINANZIATO DAL PIANO STRATEGICO CULTURALE - POC 2014-2020 1 Direttore Artistico Daniel Oren 2 Ci Muove la Passione Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2020 Segretario Artistico Antonio Marzullo 3 La Serva Padrona Musica di Giovanni Battista Pergolesi Lunedì 28 dicembre ore 20.00 Durata spettacolo: 55 minuti circa 4 Giovanni Battista Pergolesi La Serva Padrona Intermezzo buffo in due atti Libretto di Gennarantonio Federico dalla commedia omonima di Jacopo Agnello Nelli Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Bartolomeo, 5 settembre 1733 Revisione critica e inserti a cura di Ivano Caiazza Direttore d’Orchestra Daniel Oren Regia Riccardo Canessa Scene e Costumi Alfredo Troisi Uberto Carlo Lepore Serpìna Enkeleda Kamami Vespone Riccardo Canessa Direttore di scena Maestro alle luci M° Ermeneziano Lambiase Daniela Grieco Maestro di sala Maestro collaboratore Maurizio Iaccarino Paolo Cavaliere 5 Giovanni Battista Pergolesi 6 Giovanni Battista Pergolesi di organista soprannumerario presso la Cappella Reale e particolarmente Pergolesi nacque a Jesi, nelle Marche, interessante è la relazione sulla sua nel 1710. Fu proprio nella sua città assunzione, custodita dall’archivio di Stato natale, sin dalla tenera età, che egli di Napoli, nella quale si fa riferimento alle ricevette l’educazione musicale in un enormi aspettative che accompagnavano primo momento da due sacerdoti ed la sua carriera. un marchese del luogo e in un secondo Il 28 agosto 1733, in occasione del momento presso la scuola del maestro di compleanno dell’imperatrice Maria cappella comunale. Ebbe subito fama di Cristina, Pergolesi mette in scena il suo fanciullo prodigio e così proseguì gli studi nuovo lavoro Il prigionier superbo. a Napoli nel Conservatorio dei Poveri di Malgrado la mediocrità della compagnia Gesù Cristo dove continuò lo studio del il successo fu ottimo, tanto da costringere violino e del contrappunto divenendo gli impresari a prolungare le repliche, un talentuoso violinista e compositore originariamente previste per il solo mese diplomandosi nel 1731, all’età di 21 anni, di settembre, fino alla fine del mese di componendo come saggio finale il dramma ottobre. sacro Li prodigi della Divina Grazia nella Tuttavia, la fama di queste rappresentazioni conversione e morte di San Guglielmo non è tanto collegata all’opera principale duca d’Acquitania, nel quale emerse tutta ma alla composizione che veniva eseguita la sua vena comica. durante gli intervalli: si trattava infatti In seguito Pergolesi fu assunto come della celebre La serva padrona, un breve maestro di cappella tramite il principe intermezzo buffo in due atti. di Stigliano Ferdinando Colonna, suo In tutta la sua breve carriera, protettore, e successivamente passerà parallelamente all’attività operistica, a ricoprire l’incarico presso il duca Pergolesi fu un fecondo autore di musica Maddaloni Domenico Marzio VIII Carafa, sacra, ma è solo nei suoi ultimi mesi di vita parente del principe. che compose quelli che sono considerati Grazie al successo del suo oratorio La il suo lascito più importante in questo conversione e morte di San Guglielmo, ambito ovvero il Salve Regina del 1736 e nel periodo tra il 1731 e il 1732 Pergolesi del coevo Stabat Mater per orchestra riuscì ad allestire la sua prima opera lirica: d’archi, soprano e contralto, che la il dramma per musica La Salustia, sul tradizione vuole sia stato completato il libretto di anonimo, tratto dall’Alessandro giorno stesso della sua morte. La breve Severo di Apostolo Zeno. ascesa al successo di Pergolesi, afflitto L’opera gli fu commissionata dal Teatro sin dall’infanzia da seri problemi di San Bartolomeo di Napoli ed ebbe la prima salute, si compì in appena cinque anni. rappresentazione nel gennaio del 1732. Egli morì di tubercolosi a soli 26 anni, Nel mese di settembre dello stesso anno nel 1736, nel convento dei cappuccini di andò in scena Lo frate ‘nnamorato, Pozzuoli e fu sepolto nella fossa comune una commedia in musica in italiano e della cattedrale di San Procolo. in napoletano su libretto di Gennaro Nonostante i numerosi riconoscimenti Antonio Federico, allestita dal Teatro in vita, la fama di Pergolesi, tuttavia, era dei Fiorentini eccezionalmente ripresa, quasi esclusivamente limitata all’ambiente con alcune modifiche dello stesso autore, musicale napoletano e romano, ma la figura già due anni dopo per le celebrazioni di tale compositore, morto giovanissimo del carnevale. La commedia, applaudita, e con un successo raggiunto in così poco ebbe un successo straordinario e fu tempo, è stata in grado di lasciare una serie indubbiamente la composizione di di composizioni indimenticabili da poter maggiore fortuna durante la vita del suggestionare poeti ed artisti che nel corso Pergolesi. dell’Ottocento ne reinterpretarono la figura Il 27 ottobre 1732 ottenne l’incarico in chiave romantica. 7 La “Serva Padrona” ovvero l’avvento Napoli il 28 agosto per festeggiare il com- del terzo stato sulla scena operistica. pleanno dell’imperatrice Elisabetta, nell’ul- di Rosanna Di Giuseppe timo anno dell’interregno austriaco prima del ritorno degli Spagnoli, in una Napoli Charles de Brosses, uno dei tanti viaggiato- che costituiva una capitale europea dalla re- ri culturali del Settecento, così descriveva altà complessa e ricchissima di musica gra- nelle sue Lettres familières scritte dall’Italia zie alla presenza dei famosi Conservatori. tra il 1739 e il 1740, l’intermezzo, il nuo- Tratto da una commedia in prosa di Pier vo genere settecentesco cui appartiene la Jacopo Nelli è il primo intermezzo comple- Serva Padrona di Giovan Battista Pergolesi to di Pergolesi e l’unico esempio, tra lavori su libretto di Gennarantonio Federico: analoghi, arrivatoci integro e intatto nei suoi «Intermezzi si chiamano certe brevi farse in valori drammatici e musicali. Incentrato sul due atti [destinate ad inframmezzare gli atti mitico tema del contrasto tra passione e di un’opera seria], della comicità più trivia- pregiudizio sociale mescolato a quello del- le[...] sono deliziose purché la musica sia la commedia dell’arte della prevaricazione veramente buona e veramente ben esegui- del servo astuto sul padrone sciocco, aveva ta […] hanno soltanto due o tre personaggi celebri precedenti in altri intermezzi come buffi, la musica è semplice, allegra, natu- Pimpinone e Vespetta di Pariati-Albinoni o rale, con un’espressione comica, vivace e La fantesca di Saddumene e i suoi deriva- ridicola all’estremo. [...] Aggiungete l’aria ti, ma qui è da notare, anche grazie all’ap- di verità, con la quale il musicista svolge e porto del Federico, l’assoluto superamento l’attore rende tutto ciò, e la singolare pre- degli stereotipi della commedia dell’arte il cisione dell’esecuzione...». Coglieva in tal cui unico retaggio è rappresentato dal ser- modo gli aspetti peculiari e rivoluzionari vo muto Vespone, strumento dell’inganno di tali opere in miniatura, nel realismo, nel perpetrato da Serpina nei confronti del pa- naturalismo e nell’eccellenza della musi- drone, a favore di una comicità di situazio- ca capace di tradurre la vita e l’azione con ne arricchita da delicatezza e sensibilità di straordinaria precisione e ritmo implacabi- stampo metastasiano e dal gusto sottile per le, osservando infatti, il visitatore france- l’analisi psicologica. Serpina (soprano) è se, come gli attori di tali farse compievano una serva di tipo particolare, in quanto per ogni genere di pantomima senza mai perde- le sue doti di arguzia e di grazia, per il suo re il tempo, “neppure di una frazione di se- modo di fare elegante, si presenta, come condo”. Erano tutte le conquiste del genere sancito dal titolo, già Padrona. Sua vittima comico che si affermava ormai come auto- è il povero Uberto (basso) che a seguito di nomo nel Settecento, voce di quella classe una vicenda fortemente concentrata, fatta borghese che cominciava a portare se stes- più di impercettebili e minimi passaggi inte- sa sulla scena con le sue tematiche e le sue riori che di azione esteriore, alla fine dovrà aspirazioni sociali. Mai come di fronte al cedere all’ambizione e seduzione della ser- capolavoro di Pergolesi ci imbattiamo dun- vetta e, segretamente, al suo desiderio più que nell’affermazione di quello che Folena profondo. Tanti i momenti esiliranti dell’o- definisce il “terzo stato” dell’opera, rispet- pera che ha inizio in “medias res”, presen- to al serio e al pastorale. Composto e rap- tandoci lo spazientito padrone in attesa di presentato nel 1733 come intermezzo del un “cioccolatte” che mai arriverà, svelando dramma per musica Il prigionier superbo, fin da subito l’arroganza e le angherie del- andò in scena al teatro San Bartolomeo di la serva. Eppure quest’ultima ci conquista 8 e conquista Uberto nei favolosi recitativi flagranza della situazione scenica momento del Federico che si svolgono in una lin- per momento. Si trascorre così dal nonsen- gua duttile e comunicativa, in una sorta di se cui si riduce il testo dell’aria introduttiva “italonapoletano” regionale (Folena) as- del petulante Uberto in preda alla collera, solutamente inedito, inventato ad arte dal introdotta dal tema degli archi ad imitazio- librettista, nelle arie ormai calate nella ge- ne ironica delle pompose introduzioni delle stualità e nel dinamismo del “comico”, nei opere barocche (Lanza Tomasi), alla forza due duetti dell’opera in cui la drammaturgia espressiva del recitativo, con cui comincia musicale dimostra l’acquisita nuova capa- l’azione, alla spumeggiante aria dei con- cità di elaborare l’effettivo confronto tutto trasti che sottolinea la velleitaria e infantile musicale tra i personaggi. Non manca la pa- volontà del padrone di prendersi la rivin- rodia dell’opera seria laddove nel recitativo cita sulla prepotente serva e d’altra parte accompagnato e Aria del secondo atto “Son il carattere deciso e l’attrattiva sensuale di imbrogliato io già” Uberto è ironicamente quest’ultima che esercita un dominio senza preso nei dissidi di coscienza alla pari di un scampo sull’indifeso Uberto.
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