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LA SERVA PADRONA Musica di Giovanni Battista Pergolesi

Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2020

PROGETTO COFINANZIATO DAL PIANO STRATEGICO CULTURALE - POC 2014-2020 1 Direttore Artistico Daniel Oren 2 Ci Muove la Passione Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2020

Segretario Artistico Antonio Marzullo 3 Musica di Giovanni Battista Pergolesi

Lunedì 28 dicembre ore 20.00

Durata spettacolo: 55 minuti circa

4 Giovanni Battista Pergolesi La Serva Padrona buffo in due atti Libretto di Gennarantonio Federico dalla commedia omonima di Jacopo Agnello Nelli Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Bartolomeo, 5 settembre 1733

Revisione critica e inserti a cura di Ivano Caiazza

Direttore d’Orchestra Daniel Oren Regia Riccardo Canessa Scene e Costumi Alfredo Troisi

Uberto Carlo Lepore Serpìna Enkeleda Kamami Vespone Riccardo Canessa

Direttore di scena Maestro alle luci M° Ermeneziano Lambiase Daniela Grieco Maestro di sala Maestro collaboratore Maurizio Iaccarino Paolo Cavaliere 5 Giovanni Battista Pergolesi 6 Giovanni Battista Pergolesi di organista soprannumerario presso la Cappella Reale e particolarmente Pergolesi nacque a Jesi, nelle Marche, interessante è la relazione sulla sua nel 1710. Fu proprio nella sua città assunzione, custodita dall’archivio di Stato natale, sin dalla tenera età, che egli di Napoli, nella quale si fa riferimento alle ricevette l’educazione musicale in un enormi aspettative che accompagnavano primo momento da due sacerdoti ed la sua carriera. un marchese del luogo e in un secondo Il 28 agosto 1733, in occasione del momento presso la scuola del maestro di compleanno dell’imperatrice Maria cappella comunale. Ebbe subito fama di Cristina, Pergolesi mette in scena il suo fanciullo prodigio e così proseguì gli studi nuovo lavoro Il prigionier superbo. a Napoli nel Conservatorio dei Poveri di Malgrado la mediocrità della compagnia Gesù Cristo dove continuò lo studio del il successo fu ottimo, tanto da costringere violino e del contrappunto divenendo gli impresari a prolungare le repliche, un talentuoso violinista e compositore originariamente previste per il solo mese diplomandosi nel 1731, all’età di 21 anni, di settembre, fino alla fine del mese di componendo come saggio finale il dramma ottobre. sacro Li prodigi della Divina Grazia nella Tuttavia, la fama di queste rappresentazioni conversione e morte di San Guglielmo non è tanto collegata all’opera principale duca d’Acquitania, nel quale emerse tutta ma alla composizione che veniva eseguita la sua vena comica. durante gli intervalli: si trattava infatti In seguito Pergolesi fu assunto come della celebre La serva padrona, un breve maestro di cappella tramite il principe intermezzo buffo in due atti. di Stigliano Ferdinando Colonna, suo In tutta la sua breve carriera, protettore, e successivamente passerà parallelamente all’attività operistica, a ricoprire l’incarico presso il duca Pergolesi fu un fecondo autore di musica Maddaloni Domenico Marzio VIII Carafa, sacra, ma è solo nei suoi ultimi mesi di vita parente del principe. che compose quelli che sono considerati Grazie al successo del suo oratorio La il suo lascito più importante in questo conversione e morte di San Guglielmo, ambito ovvero il Salve Regina del 1736 e nel periodo tra il 1731 e il 1732 Pergolesi del coevo per orchestra riuscì ad allestire la sua prima opera lirica: d’archi, e , che la il dramma per musica , sul tradizione vuole sia stato completato il libretto di anonimo, tratto dall’Alessandro giorno stesso della sua morte. La breve Severo di Apostolo Zeno. ascesa al successo di Pergolesi, afflitto L’opera gli fu commissionata dal Teatro sin dall’infanzia da seri problemi di San Bartolomeo di Napoli ed ebbe la prima salute, si compì in appena cinque anni. rappresentazione nel gennaio del 1732. Egli morì di tubercolosi a soli 26 anni, Nel mese di settembre dello stesso anno nel 1736, nel convento dei cappuccini di andò in scena Lo frate ‘nnamorato, Pozzuoli e fu sepolto nella fossa comune una commedia in musica in italiano e della cattedrale di San Procolo. in napoletano su libretto di Gennaro Nonostante i numerosi riconoscimenti Antonio Federico, allestita dal Teatro in vita, la fama di Pergolesi, tuttavia, era dei Fiorentini eccezionalmente ripresa, quasi esclusivamente limitata all’ambiente con alcune modifiche dello stesso autore, musicale napoletano e romano, ma la figura già due anni dopo per le celebrazioni di tale compositore, morto giovanissimo del carnevale. La commedia, applaudita, e con un successo raggiunto in così poco ebbe un successo straordinario e fu tempo, è stata in grado di lasciare una serie indubbiamente la composizione di di composizioni indimenticabili da poter maggiore fortuna durante la vita del suggestionare poeti ed artisti che nel corso Pergolesi. dell’Ottocento ne reinterpretarono la figura Il 27 ottobre 1732 ottenne l’incarico in chiave romantica. 7 La “Serva Padrona” ovvero l’avvento Napoli il 28 agosto per festeggiare il com- del terzo stato sulla scena operistica. pleanno dell’imperatrice Elisabetta, nell’ul- di Rosanna Di Giuseppe timo anno dell’interregno austriaco prima del ritorno degli Spagnoli, in una Napoli Charles de Brosses, uno dei tanti viaggiato- che costituiva una capitale europea dalla re- ri culturali del Settecento, così descriveva altà complessa e ricchissima di musica gra- nelle sue Lettres familières scritte dall’Italia zie alla presenza dei famosi Conservatori. tra il 1739 e il 1740, l’intermezzo, il nuo- Tratto da una commedia in prosa di Pier vo genere settecentesco cui appartiene la Jacopo Nelli è il primo intermezzo comple- Serva Padrona di Giovan Battista Pergolesi to di Pergolesi e l’unico esempio, tra lavori su libretto di Gennarantonio Federico: analoghi, arrivatoci integro e intatto nei suoi «Intermezzi si chiamano certe brevi farse in valori drammatici e musicali. Incentrato sul due atti [destinate ad inframmezzare gli atti mitico tema del contrasto tra passione e di un’], della comicità più trivia- pregiudizio sociale mescolato a quello del- le[...] sono deliziose purché la musica sia la commedia dell’arte della prevaricazione veramente buona e veramente ben esegui- del servo astuto sul padrone sciocco, aveva ta […] hanno soltanto due o tre personaggi celebri precedenti in altri intermezzi come buffi, la musica è semplice, allegra,- natu e Vespetta di Pariati-Albinoni o rale, con un’espressione comica, vivace e La fantesca di Saddumene e i suoi deriva- ridicola all’estremo. [...] Aggiungete l’aria ti, ma qui è da notare, anche grazie all’ap- di verità, con la quale il musicista svolge e porto del Federico, l’assoluto superamento l’attore rende tutto ciò, e la singolare pre- degli stereotipi della commedia dell’arte il cisione dell’esecuzione...». Coglieva in tal cui unico retaggio è rappresentato dal ser- modo gli aspetti peculiari e rivoluzionari vo muto Vespone, strumento dell’inganno di tali opere in miniatura, nel realismo, nel perpetrato da Serpina nei confronti del pa- naturalismo e nell’eccellenza della musi- drone, a favore di una comicità di situazio- ca capace di tradurre la vita e l’azione con ne arricchita da delicatezza e sensibilità di straordinaria precisione e ritmo implacabi- stampo metastasiano e dal gusto sottile per le, osservando infatti, il visitatore france- l’analisi psicologica. Serpina (soprano) è se, come gli attori di tali farse compievano una serva di tipo particolare, in quanto per ogni genere di pantomima senza mai perde- le sue doti di arguzia e di grazia, per il suo re il tempo, “neppure di una frazione di se- modo di fare elegante, si presenta, come condo”. Erano tutte le conquiste del genere sancito dal titolo, già Padrona. Sua vittima comico che si affermava ormai come auto- è il povero Uberto (basso) che a seguito di nomo nel Settecento, voce di quella classe una vicenda fortemente concentrata, fatta borghese che cominciava a portare se stes- più di impercettebili e minimi passaggi inte- sa sulla scena con le sue tematiche e le sue riori che di azione esteriore, alla fine dovrà aspirazioni sociali. Mai come di fronte al cedere all’ambizione e seduzione della ser- capolavoro di Pergolesi ci imbattiamo dun- vetta e, segretamente, al suo desiderio più que nell’affermazione di quello che Folena profondo. Tanti i momenti esiliranti dell’o- definisce il “terzo stato” dell’opera, rispet- pera che ha inizio in “medias res”, presen- to al serio e al pastorale. Composto e rap- tandoci lo spazientito padrone in attesa di presentato nel 1733 come intermezzo del un “cioccolatte” che mai arriverà, svelando dramma per musica Il prigionier superbo, fin da subito l’arroganza e le angherie del- andò in scena al teatro San Bartolomeo di la serva. Eppure quest’ultima ci conquista 8 e conquista Uberto nei favolosi recitativi flagranza della situazione scenica momento del Federico che si svolgono in una lin- per momento. Si trascorre così dal nonsen- gua duttile e comunicativa, in una sorta di se cui si riduce il testo dell’aria introduttiva “italonapoletano” regionale (Folena) as- del petulante Uberto in preda alla collera, solutamente inedito, inventato ad arte dal introdotta dal tema degli archi ad imitazio- librettista, nelle arie ormai calate nella ge- ne ironica delle pompose introduzioni delle stualità e nel dinamismo del “comico”, nei opere barocche (Lanza Tomasi), alla forza due duetti dell’opera in cui la drammaturgia espressiva del recitativo, con cui comincia musicale dimostra l’acquisita nuova capa- l’azione, alla spumeggiante aria dei con- cità di elaborare l’effettivo confronto tutto trasti che sottolinea la velleitaria e infantile musicale tra i personaggi. Non manca la pa- volontà del padrone di prendersi la rivin- rodia dell’opera seria laddove nel recitativo cita sulla prepotente serva e d’altra parte accompagnato e Aria del secondo atto “Son il carattere deciso e l’attrattiva sensuale di imbrogliato io già” Uberto è ironicamente quest’ultima che esercita un dominio senza preso nei dissidi di coscienza alla pari di un scampo sull’indifeso Uberto. eroe serio che qui deve però solo decidere Nel secondo intermezzo si assiste ad un ro- se “sposare” o “non sposare” la serva. vescio della situazione, ma solo nella finzio- La struttura del primo e del secondo inter- ne dell’astuta mess’in scena di Serpina che mezzo che compongono La serva padrona, gioca sul costruito patetismo di “Poverina, vale a dire i due atti della vicenda, è for- poverina, ah, poverina”, per commuovere temente equilibrata con una disposizione l’avversario il quale finisce per stringerle la a specchio delle arie con i rispettivi duetti mano, scatenando la gioia dissimulata della conclusivi: “Lo conosco a quegli occhiet- dominatrice in un travolgente allegro dal ti” rappresentante il diverbio, e “Contento ritmo ternario che tradisce di fatto (poten- tu sarai”, la riconciliazione. Nella prassi za della musica!) il suo piano diabolico “ai quest’ultimo è più spesso sostituito dal danni” di Uberto. Molteplicità dunque dei duetto del Flaminio, “Per te io ho nel core” livelli del comico: dai lazzi, a quello verba- celebre nel Settecento. Tra le altre caratteri- le dei bisticci e rimbecchi al più profondo e stiche di tale perfetto meccanismo teatrale moderno della coscienza, che testimoniano costruito dal Federico vi sono: l’unità di la resistente validità teatrale di questo ca- tempo luogo e azione, l’ambientazione re- polavoro. alistica della camera da letto di Uberto, la A seguito della sua rappresentazione in Francia continuità tra il primo e il secondo inter- del 1752, da cui scaturì la famosa querelle des mezzo, la perfetta rispondenza delle arie e bouffons nella quale gli Enciclopedisti indivi- dei duetti, funzionali in maniera essenziale duarono nel lavoro pergolesiano un riscontro alla situazione, il motivo del travestimento dei propri ideali illuministici tra cui “l’imita- affidato a Vespone. Dal punto di vista musi- tion de la nature” e “la verité de l’expression”, cale si riscontrano tutti gli stilemi tipici del il nostro Algarotti osservava che “quella rivo- neonato teatro comico: la varietà stilistica luzione che non poterono operare per lunghis- del recitativo (dalla semplice recitazione simi anni a Parigi tante nostre elaboratissime intonata al recitar cantando al declamato e composizioni, tanti passaggi, tanti trilli, tanti al frammentato arioso) i battibecchi verbali, virtuosi, lo fece in un subito un Intermezzo e il veloce sillabato comico, l’uso umoristico un paio di buffoni”. degli strumenti e soprattutto la ricerca da parte del musicista di tradurre in musica la 9 Conversazione con Riccardo Canessa. Il personaggio di Serpina risponde a dei cliché, di Rosanna Di Giuseppe in fondo il titolo della prima operina, La furba e lo sciocco, si adatta anche a quest’intermezzo. Riccardo Canessa coglie alcune peculiarità della L’anticipazione è soprattutto musicale, non manca Serva padrona di Pergolesi, il secondo, ben più una sua aria patetica di grande efficacia, sebbene famoso, dei due intermezzi (l’altro era La furba e simulata, che è “A Serpina penserete”... Alla gente lo sciocco di Domenico Sarro) di cui è impegnato è sempre piaciuto quello che era nuovo in quanto a svolgere la regia per il Teatro Verdi di Salerno interessante, proiettandosi verso il futuro che in nella nuova modalità streaming. questo caso era il preromanticismo incarnato poi nel carattere della musica da Mozart, guarda caso Cosa differenzia l’intermezzo della “Serva un altro musicista morto giovane. Padrona”, caratterizzato da una molteplicità di livelli del comico, dagli altri dell’epoca? Ci sono passi che si prestano a sottolineare gli La forza della Serva padrona non è né la trama, né aspetti umani del personaggio di Uberto oltre a la comicità che tutto sommato non c’è se non la quelli buffi ? carica il regista, ma è la musica. Reputo Pergolesi, Sì, c’è più che altro il recitativo accompagnato di morto giovanissimo, senz’altro il maggiore «Son imbrogliato io già». Sottolineerò senz’altro il rappresentante della scuola napoletana. Tenendo dubbio che si insinua nel suo animo quando egli, presente che viene musicata una storia già così da una parte considera che Serpina è come una sfruttata, è proprio il valore musicale che ne fa figlia, dall’altra dichiara:«Ma... Io ci ho passione». la differenza. In realtà in precedenza vi erano dei La parola “passione” compare molto di rado in tale canovacci su cui si costruiscono numerose opere repertorio. Anche questo è un dato che guarda al su medesimo soggetto (tantissimi “Matrimoni futuro e quindi, poiché ci sarà un piccolo intermezzo segreti”, “Zenobie in Palmira”, “Clemenze di musicale tra un atto e l’altro, che il maestro Tito” ecc..), tra l’altro, anche Paisiello avrebbe Caiazza ha scelto per Oren utilizzando un tema di composto ancora una Serva padrona...vincevano Pergolesi tra quelli poi ripresi da Strawinskyij nel i lavori di maggior valore musicale. Quello di suo Pulcinella, userò quel momento per lasciare Pergolesi è emerso per la superiorità della musica, Uberto in scena per vedere come reagisce sotto quale intermezzo di un’opera seria, l’Adriano questa musica dolcissima e forse lì potrà avvenire in Siria dello stesso autore. Le opere che sono la trasformazione dell’affetto che egli nutre per affiorate rispetto a tanta produzione contenevano questa ragazzina in amore, ed è interessante notare già uno sguardo all’avvenire, nella Serva vi è che nella Serva Padrona avviene per la prima volta un’anticipazione di un tema ripreso anche da tale passaggio dall’affetto all’amore. Mozart nelle Nozze di Figaro, quello dell’amore ancillare del padrone per la giovinetta, ai confini La soluzione scenica sarà simile a quella con la pedofilia, con cui potremmo addirittura realizzata per la “Furba e lo sciocco”? arrivare a Pagliacci e quindi all’amore tra Canio e Sì, l’orchestra sarà sul palcoscenico e l’azione Nedda, tra una persona matura e una giovane, oltre teatrale si svolgerà sopraelevata su ponti mobili, che tra padrone e l’ambientazione è tutta d’epoca e io personalmente scritturata. In Serva vi è una sorta di promiscuità mi assumo la responsabilità di interpretare il che si nota quando Uberto dice, fin dal primo servo Vespone con il suo travestimento in un recitativo: «...Io m’ho cresciuta questa serva “normalissimo capitan Tempesta”, innanzitutto piccina. L’ho fatta di carezze...», si potebbe perfino perché avendo poco tempo a disposizione, avevo fare una lettura pruriginosa. Nell’esile vicenda, bisogno di qualcuno che conoscesse l’opera a Uberto si fa imbrogliare da Serpina, ma è proprio memoria e poiché io la conosco potevo farlo, quello che lui vuole. e inoltre perché avendo già tanto lavorato con Carlo Lepore che interpreta Uberto, saremmo Serpina è dunque una servetta come tante stati avvantaggiati. Io sarò un po’ il pepe in questo altre presenti in simili lavori buffi, è possibile intermezzo, mentre dal punto di vista registico riscontrare in lei tratti di modernità ? essere il regista del debutto di Oren in questo tipo 10 di repertorio è per me molto stimolante.

Pensa che si potrà trarre un arricchimento riguardo al lavoro teatrale dall’eccezionale situazione in cui si è dovuto operare in questo difficile periodo? Io spero che ci si accorga che il teatro quando non si fa possa mancare, al pubblico come fruitore e a noi come lavoratori dello spettacolo. Mi auguro che questa terribile esperienza abbia finalmente contribuito a fugare l’errata convinzione che noi svolgiamo un lavoro dove ci si diverte e non si fanno cose serie, perpetuando un luogo comune che ci accompagna da secoli, e che invece contribuisca a testimoniare come il teatro sia fatto di persone che lavorano. Durante il primo lockdown il Papa rivolse agli artisti un messaggio commovente: «Voi siete proprio il sale, quelli che ci regalano un sorriso, una lacrima...». Di fatto si opera in un campo dove vi è tantissima concorrenza e pochissimi soldi, alla base c’è la passione ma è importante essere considerati per quel che valiamo nella società e nella cultura. Quello del teatro è un lavoro duro e molto malinconico.

11 La Serva Padrona trovato un marito e che si tratta di un ARGOMENTO soldato chiamato Capitan Tempesta. Uberto, dolorosamente colpito dalla notizia, cerca Intermezzo 1 di non farlo notare deridendo la serva, ma Anticamera lasciandosi sfuggire, alla fine del recitativo, Uberto, svegliatosi da poco è arrabbiato che, nonostante tutto, nutre nei suoi perché la serva, Serpina, tarda a portargli la confronti un certo affetto e che sentirà la tazza di cioccolato con cui è solito iniziare sua mancanza. Serpina, rendendosi conto la giornata (Aspettare e non venire), e perché di essere vicina alla vittoria, dà la stoccata il servo, Vespone, non gli ha ancora fatto la finale, usando la carta della pietà, dicendogli barba. Invia, quindi, il garzone alla ricerca di di non dimenticarsi di lei e di perdonarla Serpina, e questa si presenta dopo un certo se a volte è stata impertinente (A Serpina tempo, ed affermando di essere stufa, e che, penserete). Terminata l’aria Serpina chiede pur essendo serva, vuole essere rispettata ad Ubero se vuol conoscere il suo posto, e riverita come una vera signora. Uberto ed egli accetta a malincuore, Serpina esce perde la pazienza intimando alla giovane fingendo di andare a chiamare il promesso di cambiare atteggiamento ( Sempre in sposo. Uberto rimasto solo si interroga e pur contrasto con te si sta). Serpina, non troppo rendendosi conto di essere innamorato della turbata, si lamenta a sua volta di ricevere sua serva, sa che i rigidi canoni dell’epoca solo rimbrotti, nonostante le continue cure rendono impensabile che un nobile possa che dedica al padrone, e gli intima di zittirsi prendere in moglie la propria serva (Son (Stizzoso, mio stizzoso). Uberto si arrabbia imbrogliato io già). I suoi pensieri sono e decide di prendere moglie per avere interrotti dall’arrivo di Serpina in compagnia qualcuno che possa riuscire a contrastare di Vespone/Capitan Tempesta. Uberto la serva impertinente, ordina a Vespone di è al tempo stesso esterrefatto e geloso. andare alla ricerca di una donna da maritare Il Capitano, che non parla per non farsi e chiede gli vengano portati gli abiti ed il riconoscere, per bocca di Serpina, ingiunge bastone per uscire, al che Serpina gli intima ad Uberto di pagarle una dote di 4.000 di rimanere a casa perché ormai è tardi, e scudi oppure il matrimonio non avverrà che se si azzarda ad uscire, lei lo chiuderà e sarà invece Uberto a doverla maritare. fuori. Inizia un vivace battibecco, che Alle rimostranze di quest’ultimo, il militare evidentemente è già avvenuto varie volte, minaccia di ricorrere alle maniere forti, ed in cui Serpina chiede al padrone di essere al che Uberto cede e dichiara di accettare sposata, ma Uberto rifiuta recisamente Serpina come moglie. Vespone si toglie il (Duetto Lo conosco a quegli occhietti/ travestimento ma il padrone, in realtà felice Signorina v’ingannte). di come si siano messi i fatti, lo perdona e l’opera finisce con la frase che è la chiave di Intermezzo 2 volta di tutta la vicenda: Stessa Anticamera E di serva divenni io già padrona. Serpina ha convinto Vespone, con la promessa che sarà un secondo padrone, ad aiutarla nel suo proposito di maritare Uberto, quindi Vespone si è travestito da Capitan Tempesta ed attende di entrare in scena. Serpina cerca di attirare l’attenzione di Uberto, rivelandogli che anche lei ha 12 Il Libretto LA SERVA PADRONA Intermezzo buffo in due atti libretto di Gennarantonio Federico dalla commedia omonima di Jacopo Agnello Nelli musica di GIOVANNI BATTISTA PERGOLESI Prima rappresentazione: 5 settembre 1733 Teatro San Bartolomeo, NAPOLI

PERSONAGGI Serpina Soprano

Uberto Basso

Vespone Servo Di Uberto, Che Non Parla

13 PARTE PRIMA UBERTO SERPINA (Brava!) E con modi sì impropri... [Sinfonia] SERPINA UBERTO Scena unica (a Vespone) (a Vespone) Anticamera. E torna! Se il padrone Queto, queto... Che sii tu maledetto. Uberto non interamente vestito, e ha fretta, non l’ho io, il sai? Vespone di lui servo, poi Serpina. SERPINA UBERTO Ma me la pagherai. [Aria] (Bravissima!) UBERTO UBERTO SERPINA Io costui t’inviai... Aspettare e non venire, (a Vespone) stare a letto e non dormire, Di nuovo! Oh tu da senno SERPINA ben servire e non gradire, vai stuzzicando la pazienza mia, Ed a che fare? son tre cose da morire. e vuoi che un par di schiaffi alfin Recitativo ti dia. UBERTO (batte Vespone) A che far? Non ti ho chiesto UBERTO il cioccolatte, io? Questa è per me disgrazia; UBERTO son tre ore che aspetto, e la mia Olà, dove si sta? SERPINA serva Olà, Serpina! Non ti vuoi fermare? Ben, e per questo? portarmi il cioccolatte non fa grazia, ed io d’uscire ho fretta. SERPINA UBERTO O flemma benedetta! Or sì, che vedo Lasciatemi insegnare E m’ha da uscir l’anima aspettando che per esser sì buono con costei, la creanza a quel birbo. che mi si porti? la causa son di tutti i mali miei. (chiama Serpina vicino alla scena) UBERTO SERPINA Serpina... Vien domani. Ma in presenza del padrone? E quando (a Vespone) voi prenderlo dovete? E tu altro che fai? SERPINA A che quieto ne stai come un Adunque UBERTO balocco? perch’io son serva, ho da esser Adesso. Quando? (Vespone cerca scusarsi) sopraffatta. Come? che dici? eh sciocco! Vanne, Ho da essere maltrattata? No SERPINA rompiti signore, E vi par ora questa? È tempo ormai presto il collo. Sollecita; voglio esser rispettata, di dover desinare. vedi che fa. voglio esser riverita come fossi (Vespone va dentro) padrona, arcipadrona, padronissima. UBERTO Adunque? UBERTO UBERTO Gran fatto! Io m’ho cresciuta Che diavol ha vossignoria SERPINA questa serva piccina. illustrissima? Adunque? L’ho fatta di carezze, l’ho tenuta Sentiam, che fu? Io già no ‘l preparai come mia figlia fosse! Or ella ha voi di men ne farete, preso SERPINA padron mio bello, e ve ne cheterete. perciò tanta arroganza, Cotesto impertinente... fatta è sì superbona, UBERTO che alfin diserva diverrà padrona. UBERTO Vespone, ora che ho preso Ma bisogna risolvermi in buon’ora... (a Vespone) il cioccolatte già e quest’altro babbion ci è morto (accennando) dimmi: «Buon pro vi faccia e ancora. Queto tu... sanità.»

SERPINA L’hai finita? Ho bisogno SERPINA (Vespone ride) che tu mi sgridi? E pure io non sto Venne a me... comoda, SERPINA ti dissi. UBERTO Di chi ride quell’asino? Queto, t’ho detto... 14 UBERTO SERPINA SERPINA Di me, che ho più flemma d’una E pur qualche rimorso aver dovreste Stizzoso, mio stizzoso bestia. di farmi e dirmi ciò che dite e fate. voi fate il borïoso, Ma bestia non sarò, ma non vi può giovare. più flemma non avrò, UBERTO Bisogna al mio divieto il giogo scuoterò, Così è, da dottoressa voi parlate. star cheto, e non parlare. e quel che non ho fatto alfin farò! E... Serpina vuol così. SERPINA [Aria] Voi mi state sui scherzi, ed io SERPINA m’arrabbio. Cred’io che m’intendete, UBERTO dacché mi conoscete (a Serpina) UBERTO son molti e molti dì. Sempre in contrasti Non v’arrabbiate, capperi. Recitativo con te si sta. (a Vespone) E qua e là, Ha ragione. UBERTO e su e giù Tu non sai che ti dir? Va’ dentro, Benissimo. e sì e no. prendimi (a Vespone) Or questo basti, il cappello, la spada ed il bastone, Hai tu inteso? Ora al suo loco finir si può. ché voglio uscir. ogni cosa porrà vossignoria, (a Vespone) ché la padrona mia vuol ch’io non Ma che ti pare? SERPINA esca. Ho io a crepare? Mirate. Signor mio, no. Non ne fate una buona, e poi SERPINA (a Serpina) Serpina Così va bene. Però dovrai è di poco giudizio. (a Vespone) per sempre piangere Andate, e non v’incresca... la tua disgrazia, UBERTO (Vespone vuol partire e poi si ferma) e allor dirai Ma lei che ben ti sta. che diavolo vuol mai dai fatti miei? SERPINA (a Vespone) Tu ti fermi? Tu guardi? Che dici tu? SERPINA Ti meravigli, e che vuol dir? Non è così? Non vo’ che usciate adesso, Ma così va! gli è mezzodì. Dove volete andare? UBERTO Recitativo Andatevi a spogliare. Sì, fermati, guardami, meravigliati, SERPINA UBERTO fammi de’ scherni, chiamami In somma delle somme per E il gran malanno asinone, attendere che mi faresti... dammi anche un mascellone, al vostro bene io mal ne ho da ch’io cheto mi starò, ricevere? SERPINA anzi la man allor ti bacerò... Oibò, non occorre altro. (bacia la mano a Vespone) UBERTO Io vo’ così, non uscirete, io l’uscio (a Vespone) a chiave chiuderò. SERPINA Poveretta! la senti? Che fa... che fate? UBERTO SERPINA Ma parmi questa UBERTO Per aver di voi cura, io, sventurata, massima impertinenza. Scostati, malvagia. debbo esser maltrattata? Vattene, insolentaccia. In ogni conto SERPINA vo’ finirla. Vespone, UBERTO Eh sì, suonate. in questo punto trovami una moglie, Ma questo non va bene. e sia anche un’arpia, a suo dispetto UBERTO io mi voglio casare. SERPINA Serpina, il sai, che rotta m’hai la Così non dovrò stare Burlate, sì! testa? a questa manigolda più soggetto.

UBERTO [Aria] SERPINA Ma questo non conviene. Oh! qui vi cade l’asino! Casatevi, che fate ben; l’approvo. 15 UBERTO UBERTO UBERTO L’approvate? Signorina, v’ingannate. Io crederei, che la mia serva adesso, Manco mal, l’approvò. Troppo in alto voi volate, anzi, per meglio dir, la mia padrona, Dunque io mi caserò. gli occhi ed io dicon no, d’uscir di casa mi darà il permesso. ed è un sogno questo, sì. SERPINA SERPINA E prenderete me? SERPINA Ecco, guardate: senza la mia licenza Ma perché? Non son grazïosa pur si volle vestir. UBERTO non son bella e spiritosa? Te? Su, mirate, leggiadria, UBERTO ve’ che brio, che maestà. Or sì, che al sommo SERPINA giunta è sua impertinenza. Certo. UBERTO Temeraria! E di nozze (Ah! costei mi va tentando; richiedermi ebbe ardir! UBERTO quanto va che me la fa.) Affé! SERPINA SERPINA T’asconderai SERPINA (Ei mi par che va calando.) per ora in quella stanza Affé. Via, signore. e a suo tempo uscirai.

UBERTO UBERTO UBERTO Io non so chi mi tien... Eh! vanne via. (accorgendosi di Serpina) (a Vespone) Oh qui sta ella. Dammi il bastone... SERPINA Facciam nostro dover. Posso o non tanto ardir! Risolvete. posso? Vuole o non vuol la mia padrona SERPINA UBERTO bella?... Oh! voi far e dir potrete Eh! Matta sei. che null’altra che me sposar SERPINA dovrete. SERPINA Eh, signor, già per me è finito il Son per voi gli affetti miei gioco, UBERTO e dovrete sposar me. e più tedio fra poco Vattene figlia mia. per me non sentirà. UBERTO SERPINA (Oh che imbroglio egli è per me!) UBERTO Voleste dir mia sposa. Cred’io che no.

UBERTO PARTE SECONDA SERPINA O stelle! o sorte! Prenderà moglie già. Oh! Questa è per me morte. Scena unica Camera. UBERTO SERPINA Serpina e Vespone in abito da Cred’io che sì, O morte o vita, soldato, poi Uberto vestito per ma non prenderò te. così esser dée: l’ho fisso già in uscire. pensiero. SERPINA Recitativo Cred’io che no. UBERTO Questo è un altro diavolo più nero. SERPINA UBERTO Or che fatto ti sei dalla mia parte, Oh! affatto così è. [Duetto] usa, Vespone, ogn’arte: se l’inganno ha il suo effetto, SERPINA SERPINA se del padrone io giungo ad esser Cred’io che sì: Lo conosco a quegli occhietti sposa. fa d’uopo ancor ch’io pensi a’ casi furbi, ladri, malignetti, Tu da me chiedi, e avrai, miei. che, sebben voi dite no, di casa tu sarai pur m’accennano di sì. il secondo padrone, io te ‘l UBERTO prometto. Pensaci, far lo déi.

16 SERPINA UBERTO UBERTO Io ci ho pensato. Ci anderà mal la vostra signoria. Orsù, non dubitare, che di te mai non mi saprò scordare. UBERTO SERPINA E ben? Perché? SERPINA Vuol vedere il mio sposo? SERPINA UBERTO Per me un marito io m’ho trovato. S’è lei così schiribizzosa UBERTO meco, ed è serva: ora pensa Sì, l’avrei caro. UBERTO con lui essendo sposa. Senza dubbio Buon pro vi faccia. E lo trovaste a il capitan Tempesta SERPINA un tratto in collera anderà Io manderò per lui; così già detto e fatto? e lei di bastonate giù in strada ei si trattien. una tempesta avrà. SERPINA UBERTO Più in un’ora SERPINA Va’. venir suol che in cent’anni. A questo poi Serpina penserà. SERPINA UBERTO UBERTO Con licenza. Alla buon’ora! Me ne dispiacerebbe; alfin del bene Serpina parte. Posso saper chi egli è? io ti volli, e tu ‘l sai. UBERTO SERPINA SERPINA Or indovina chi sarà costui! L’è un militare. Tanto obbligata. Forse la penitenza Intanto attenda a conservarsi, goda farà così di quanto UBERTO colla sua sposa amata, ella ha fatto al padrone. S’è ver, Ottimo affé! Come si chiamare? e di Serpina non si scordi affatto. come mi dice, un tal marito la terrà fra la terra ed il bastone. SERPINA UBERTO Ah! poveretta lei! Per altro io Il capitan Tempesta. A te perdoni il ciel: l’esser tu troppo penserei... borïosa venir mi fe’ a tal atto. ma... ella è serva... ma... il primo UBERTO non saresti... Oh! brutto nome. [Aria] dunque, la sposeresti?... Basta... Eh no, no, non sia. SERPINA SERPINA Su, pensieri ribaldi andate via. E al nome sono i fatti A Serpina penserete Piano, io me l’ho allevata: corrispondenti: egli è poco qualche volta, e qualche dì so poi com’ella è nata... Eh! che sei flemmatico. e direte: «Ah! poverina, matto! cara un tempo ella mi fu.» Piano di grazia... Eh... non pensarci UBERTO (Ei mi par che già pian piano affatto... Male. s’incomincia a intenerir.) ma... Io ci ho passïone, S’io poi fui impertinente, e pur... quella meschina... Eh torna... SERPINA mi perdoni: malamente oh dio!... Anzi è lunatico. mi guidai: lo vedo, sì. eh, siam da capo... Oh! che (Ei mi stringe per la mano, confusione. UBERTO meglio il fatto non può gir.) Peggio. Recitativo [Aria]

SERPINA UBERTO UBERTO Va presto in collera. (Ah! quanto mi sa male Son imbrogliato io già; di tal risoluzione, ma n’ho colpa io.) ho un certo che nel core UBERTO che dir per me non so Pessimo. SERPINA s’è amore, o s’è pietà. (Di’ pur fra te che vuoi Sento un che, poi mi dice: SERPINA che ha da riuscir la cosa a modo Uberto, pensa a te. E quando poi è incollerito, mio.) Io sto fra il sì e il no fa ruina, scompigli, fra il voglio e fra il non voglio, fracassi, un via, via. e sempre più m’imbroglio. 17 Ah! misero, infelice, UBERTO SERPINA che mai sarà di me! La dote tua? Che dote? Egli ha detto... Sei matta? Recitativo UBERTO SERPINA Che cosa ha detto? Entra Serpina con Vespone in abito Non gridate, (Ei parla per interprete.) come sopra. ch’egli in furia darà. SERPINA SERPINA UBERTO Che, o mi date la dote Favorisca, signor... passi. Può dar in furia di quattro mila scudi, più d’Orlando furioso. o non mi sposerà. UBERTO Che a me punto non preme. Padrona. UBERTO (a Serpina) SERPINA Ha detto? È questi? Oh! Dio! (Vespone finge di andare in collera) SERPINA SERPINA Ha detto. Questi è desso. SERPINA Vedete pur ch’egli già freme. UBERTO UBERTO E se egli non ti sposa a me (Oh brutta cera! UBERTO ch’importa? Veramente ha una faccia (a Serpina) tempestosa.) Oh! che guai! Va’ là tu! (Statti a SERPINA E così, caro il capitan Tempesta, vedere Ma che mi avrete a sposar voi. si sposerà già questa mia ragazza? che costui mi farà...) Ben, cosa dice? O ben n’è già contento... UBERTO (Vespone accenna di sì) SERPINA Ha detto? Che vuole almeno quattromila UBERTO O ben non vi ha scudi. SERPINA difficoltà? Ha detto, o che altrimenti UBERTO in pezzi vi farà. UBERTO Canchero! Oh! questa è bella! O ben... Egli mi pare Vuole una bagattella! UBERTO che abbia poche parole. Ah! padron mio... Oh! Questo non l’ha detto! (Vespone vuol mettere mano allo SERPINA Anzi pochissime. spada) SERPINA (a Vespone) E lo vedrà. Vuole me? UBERTO (ad Uberto) Non signore... Serpina... UBERTO Con permissïone. che mal abbia. Vespone L’ha detto... sì, signora. (e va a Vespone con cui si mette a dove sei? (Vespone fa cenno di minacciare parlar segreto) Uberto) SERPINA UBERTO Ma, padrone UBERTO (E in braccio il vostro male andate voi cercando. Eh! non s’incomodi, a quel brutto nibbiaccio che giacché per me vuol così il deve andar quella bella colombina?) UBERTO destino, Senti un po’. Con costui hai tu or io la sposerò. SERPINA concluso? Sapete cosa ha detto? SERPINA SERPINA Mi dia la destra UBERTO Io ho concluso e non concluso. in sua presenza. Di’ Serpina. Adesso... (finge di parlare con Vespone) UBERTO SERPINA Sì. Che vuole che mi diate UBERTO la dote mia. Statti a veder, che questo maledetto SERPINA capitano farà precipitarmi. Viva il padrone. 18 UBERTO disgusto non avrai UBERTO Va ben così? or serva più non son. Ah gioia.

SERPINA UBERTO SERPINA E UBERTO E viva ancor Vespone. Disgusto non avrò, Oh dio! (Vespone si leva i mustacchi) se comandar vorrai: Ben te lo puoi pensar. ma con discrezion. UBERTO Ah! ribaldo! tu sei? E tal inganno... SERPINA lasciami... Quanto sei caro, quanto!

SERPINA UBERTO E non occorre Quanto sei cara, quanto! più strepitar. Ti son già sposa, il sai. SERPINA E UBERTO UBERTO Quest’è per me piacer! È ver, fatta me l›hai: ti venne buona. Variante del duetto finale SERPINA E di serva divenni io già padrona. Finale in uso nel settecento, tratto dal «Flaminio» di G. B. Pergolesi [Duetto (a)] e G. Federico, eseguito a Napoli nell’autunno 1735. SERPINA Contento tu sarai, [Duetto (b)] avrai amor per me? SERPINA UBERTO Per te ho io nel core So che contento è il core il martellin d’amore e amore avrò per te. che mi percuote ognor.

SERPINA UBERTO Di pur la verità. Mi sta per te nel core con un tamburo amore, UBERTO e batte forte ognor. Quest’è la verità. SERPINA SERPINA Deh! senti il tippitì. Oh dio! mi par che no. UBERTO UBERTO Lo sento, è vero, sì, Non dubitar, oibò! tu senti il tappatà.

SERPINA SERPINA Oh sposo grazïoso! È vero il sento già.

UBERTO UBERTO Diletta mia sposetta!... Ma questo ch’esser può? Insieme SERPINA SERPINA Io no ‘l so. Così mi fai goder. UBERTO UBERTO No ‘l so io. Sol tu mi fai goder. SERPINA SERPINA Ah caro. Se comandar vorrò, 19 Bozzetto di scena 20 21 Daniel Oren Riccardo Canessa Alfredo Troisi

Carlo Lepore Enkeleda Kamami

22 23 Orchestra Filarmonica Al suo ventesimo anno di vita, l’Orchestra “Giuseppe Verdi” di Salerno Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Salerno vanta un curriculum già molto ricco e Domenico Procida, Presidente prestigioso. Giovanni Carlo Cuciniello, Direttore Artistico Nel corso di questi anni, la direzione ed il Pietro Nunziata, Segretario potenziamento musicale dell’orchestra sono stati affidati a direttori del calibro di Peter Maag, Janos Acs, Nicola Luisotti, Yoram David, Daniel Lipton, Donato Renzetti, Roberto Tolomelli, Paolo Arrivabeni, Massimo Pradella, Piero Bellugi, Yves Abel, David Garforth, Ralph Weikert, Miguel Gomez Martinez, Giampaolo Bisanti, Frederic Chaslin, Antonio Pirolli, Antonino Fogliani, Kery Linn Wilson. Celebri solisti hanno impreziosito l’attività della Filarmonica con concerti di grande livello: Massimo Quarta, Felice Cusano, Carlo Chiarappa, François Joel- Thiollier, Laura De Fusco, Michele Campanella, Marco Postinghel, Guido Corti, Paolo Restani, Vadim Repin, Nicola Martinucci, Ghena Dimitrova, Neil Shicoff, Fiorenza Cedolins, Maria Dragoni, Katia Ricciarelli, Luciana Serra, Juan Diego Flores, Marcelo Alvarez, Sergej Levitin, Giovanni Allevi, Stefano Bollani, Zukermann Chamberplayers, Luca Vignali, Giampiero Sobrino, Paolo Guelfi, Josè Cura, Annick Massis, Roberto Aronica, Elena Mosuc. La compagine orchestrale salernitana dal 1997 è ormai protagonista di tutte le produzioni liriche effettuate al Teatro “G. Verdi” di Salerno. Dalla prima rappresentazione (Falstaff con Rolando Panerai, dir. J.Acs) sono state messe in scena la Traviata, Rigoletto, il Trovatore, Aida, Macbeth, Un ballo in maschera, Nabucco, Cavalleria Rusticana, Pagliacci, La Bohème, Tosca, Edgar, Manon Lescaut, Turandot, Madama Butterfly, Nozze di Figaro, Don Giovanni, Norma, Carmen, Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, Hänsel e Gretel, Werther, L’elisir d’amore, Sonnambula, Lucia di Lammermoor, Vedova Allegra, Francesca da Rimini, Romeo e Giulietta. Nel 2001 ha portato in scena il balletto Romeo e Giulietta di Prokof’ev, con la direzione di David Garforth e in 24 seguito, nel corso della stagione 2004, e Mumbay) con Il barbiere di Siviglia di si è particolarmente distinta nella Rossini, in occasione del Vertice UE 2003, in rappresentazione de Il cappello di paglia Giappone e in Portogallo con Carmen e una di Firenze di Nino Rota e Vedova allegra tournée in Francia con Turandot - regia di con la regia di Gino Landi e la prestigiosa Yang-Zimoun. partecipazione di Vincenzo Salemme (2008). Si è esibita, inoltre, alla presenza di Papa Grazie alla convinta determinazione Giovanni Paolo II, della Regina di Svezia e dell’Amministrazione Comunale presieduta dell’emerito Presidente della Repubblica dall’allora Sindaco Vincenzo De Luca, Carlo Azeglio Ciampi, diretta da Daniel Oren l’Orchestra Filarmonica “Giuseppe Verdi” e in presenza del Presidente della Repubblica di Salerno ha avuto ed ha nelle fantastiche Giorgio Napolitano. mani di Daniel Oren una guida considerata Il 18 dicembre 2011 l’Orchestra diretta da dal pubblico internazionale una delle migliori Daniel Oren è stata protagonista della XV in assoluto. Ed è per merito di Daniel Oren edizione del Concerto di Natale, grande che la “Verdi” ha potuto “lavorare” con evento promosso dal Senato della Repubblica protagonisti di altissimo valore artistico tenutosi nell’Aula di palazzo Madama con in molte produzioni liriche come Renato diretta televisiva su Bruson con un memorabile Falstaff; Rai Uno, trasmesso in Eurovisione, in diretta Dimitra Theodossiou, intensa Luisa Miller; radiofonica su Radio3 nonché in differita su Daniela Dessy, una delicatissima Francesca Rai International. da Rimini; Fabio Armiliato, Leo Nucci, L’Orchestra Filarmonica salernitana, diretta un tragico Nabucco; Hui-He, Cio-Cio-Sun dal M° Oren, durante la stagione Lirica 2013 particolarissima; e poi Marco Berti, Kristin ha registrato per conto della casa discografica Lewis, Nino Machaidze, Markus Werba, Brillant tre opere: La Gioconda, Robert Le Celso Abelo, Tarmar Ivery. Non ultima la Diable e Les Pêcheurs de perles. preziosa e puntuale regia di nomi eccelsi del La compagine salernitana nel 2014 è stata firmamento cinematografico e televisivo: protagonista di due importanti appuntamenti Franco Zeffirelli (Traviata, Aida), Hugo De internazionali: al Daegu Opera Festival Ana, Renzo Giacchieri, Gigi Proietti, Michele con La Traviata e all’Opera di Pechino con Mirabella, Lorenzo Amato, Vittorio Sgarbi, Carmen. Riccardo Canessa, Giancarlo Del Monaco, Il 14 maggio 2015 l’Orchestra si è esibita Ivan Stefanutti, Pier Paolo Pacini, Lamberto nel Concerto della Pace in Vaticano al Pugelli, Lina Wertmüller. cospetto di Sua Santità Papa Francesco. La lunga serie degli interpreti è arricchita L’Orchestra Filarmonica Salernitana è stata da altre stars internazionali che si sono protagonista di prestigiosi concerti al Festival avvicendate sul palco del “Verdi”: Quartetto di Ravello: nel 2016 e 2017 con il Concerto di Tokio, Grigory Sokolov, Angela Hewitt, all’Alba e nel 2018 con il Concerto di Nicolaj Luganskij, Shlomo Mintz, e Roberto Capodanno. Bolle, Mischa Maiskij, Uto Ughi, Salvatore Accardo, Fazil Say, Matthias Rexroth, Alexei Volodin. La notevole crescita interpretativa, diventata punto di riferimento nel mezzogiorno d’Italia, ha fatto in modo che la Filarmonica “Verdi” si imponesse anche a Catanzaro (Teatro Comunale), Napoli (Arena Flegrea), Isernia, Roma, e al di fuori dei confini nazionali, in particolare con tournée in Germania (Stoccarda e Kessel Kirchen), un’acclamata tournée in India (New Delhi 25 Staff tecnico Elettricista Luigi Carobene Macchinisti Daniele Pagano Valerio Pagano Antonio Sabato Attrezzisti Fabio Caggiano Marcellino Faiella Carmine Pinto Sarte Rosalia De Leo Liliana Landi Immacolata Vitale Truccatori Linda Baiardini Immacolata De Crescenzo Francesco Trotta Parrucchieri Tiziana Passaro Costumi Sartoria Arrigo Calzature Epoca Parruccche AnnaMaria Sorrentino, Napoli Trasporti Positano Express Materiale elettrico: A.R.Multiservizi srls di Angelo Romano

26 27 Botteghino Piazza Matteo Luciani | Tel. (+39) 089 662141 | email: [email protected] www.teatroverdisalerno.it 28