Introduzione

Fin dal primo giorno di insediamento in ci siamo dedicati alla realizzazione di quanto annunciato nel pro- gramma amministrativo che, sommariamente, prevedeva opere per il presente e per il futuro. Un occhio di riguardo abbiamo però voluto dedicarlo anche al passato e ciò al fine di ricostruire il nostro patrimonio storico e meglio conoscere quanto acca- duto nel nostro paese. Dopo alcuni anni di studi e ricerche affidati alla competenza e alla professionalità di esperti quali i professori Mario Longatti e Alberto Rovi, ha visto finalmente la luce l’atteso libro: «: storia di acque, terre, uomini». Si tratta di un’opera che, senza pretendere di esaurire la storia del nostro Comune, spazia fra più argomenti, offrendo spun- ti curiosi e inediti in grado di suscitare interesse e stimolare in ognuno di noi il desiderio di approfondimento.

Sul territorio hanno agito in maniera pesante gli eventi alluvionali, a cui l’uomo ha dovuto far fronte con interventi di bonifica, terrazzamenti e deviazioni di corsi d’acqua: ne deriva un profondo cambiamento della morfologia, con la necessità di recuperare e fissare ogni testimonianza utile a far sì che non vadano perse le sembianze di un passato sempre più lonta- no. Essendo il nostro paese ubicato in un’area di confine, esposta a passaggi ed invasioni, è comprensibile che i suoi abitanti guardassero con diffidenza chi veniva da fuori; questa caratteristica ha dunque una spiegazione che ben emerge approfon- dendo la storia del posto. Altro aspetto di riguardo è rappresentato dalle Chiese, dalle opere d’arte e dai resti di importanti costruzioni, che grazie a questa pubblicazione abbiamo l’opportunità di conoscere e apprezzare nei dettagli. Il volume pub- blicato non si limita a rievocare in modo cronologico i fatti storici, ma divaga piacevolmente anche fra tante piccole storie di vita quotidiana, che hanno avuto come protagonisti i nostri avi. Storie che, per ognuno di noi, possono sicuramente rap- presentare motivo di interesse e arricchimento culturale legato alle proprie radici.

L’esempio dei nostri avi, che nonostante le avversità e i disagi seppero rispettare e valorizzare questa meravigliosa terra, cercando con sforzi non indifferenti, di modificarne le caratteristiche laddove la natura agiva in modo non favorevole, può contribuire a risvegliare, soprattutto nelle nuove generazioni, lo spirito di appartenenza e l’amore per la terra natia. È quan- to mi auguro come cittadino. L’auspicio, inoltre, è che questa valida pubblicazione sia il primo passo per ulteriori ricerche destinate ad aggiungere nuovi tasselli al patrimonio di conoscenza del nostro passato, dal quale trarre spunto per affronta- re con maggiore consapevolezza anche il futuro. In qualità di sindaco spero che anche tutti coloro che oggi sono lontani, ma nativi di Sorico, o che frequentano il paese come villeggianti e turisti, possono trovare nel libro qualche motivo in più per avere a cuore questo meraviglioso luogo.

Il Sindaco Ivano Polledrotti

Si ringraziano:

La Regione Lombardia, la Provincia di , la Comunità Montana Alto Lario Occidentale, i parroci don Roberto Vaccani e padre Mario Bulanti, Antonio Battaglia, Fabio Cani, Livia Fasola, Mario Mascetti, Sila Motella, Magda Noseda, Daniele Paino, Giampaolo Paino, Lucia Pini, Guido Scaramellini, Cesare Sibilia, Alberto Traversi Montani e in modo particolare Arnaldo Ciabarri.

7 Presentazione

Affrontando la storia locale non più come il racconto o la ricostruzione delle vicende di un determinato territorio, ma come una realtà collegata a tante altre realtà intorno e talvolta anche non vicinissime, mi sono trovato spesso a fare i conti con Olonio, Sorico, le sul Lario, essendo queste terre al confine e in stretta relazione con il contado di Chiavenna, di cui mi sono particolarmente interessato. E non è un caso che, per trovare le prime testimonianze dell’arrivo del Cristianesimo in zona, bisogna far riferimento al territorio a nord del Lario e all’imbocco di Valtellina e Valchiavenna, dove prete Mario nel V secolo aveva dato vita a un primo nucleo di cristiani, ma anche al tempietto di San Fedelino, fulgido esem- pio di protoromanico che, pur geograficamente in Valchiavenna e da un secolo proprietà della parrocchia di Novate Mezzòla, è in territorio comunale di Sorico. Quanto alle difese fu di fondamentale importanza la torre di Olonio, a controllo dei transiti da e per la Valtellina, ma soprattutto la Valchiavenna: una torre che continuò la sua funzione per quasi due secoli dopo che il territorio di Olonio era stato abbandonato, tanto che fu una delle prime difese a essere smantellata in seguito al capitolato di Milano. Questo, nel 1639, sancì la fine della contesa delle due valli tra la Spagna e la Francia con Venezia e i Grigioni, ai quali ultimi esse furo- no riassegnate, con l’ordine di smantellare tutte le difese che erano servite durante il turbolento ventennio seguito al cosid- detto Sacro Macello. Ma, senza addentrarmi nelle questioni di confine, ben illustrate nel presente libro, mi limiterò a un fenomeno che non si è ancora del tutto spento: la transumanza, per cui dalla bassa Valtellina e dagli attuali comuni di Sorico e Gera affluivano mandrie di bestiame verso gli alpeggi della val San Giacomo, che oggi è più conosciuta come valle Spluga. Lo stanno a dimo- strare i tanti cognomi originari dell’alta valle, magari con qualche leggera variante che, tuttavia, non vale a nasconderne la provenienza. Così, limitandomi a quelli più numerosi e al solo comune di Sorico, oggi troviamo gli Sciaini, i Paggi, i Raviscioni, i Copes, i Borzi, gli Andreoli, tutti originari di Isola. Ma ho contato all’anagrafe comunale un’altra ventina di parentele, sorte tra Quattro e Cinquecento in Valchiavenna, compresi i Cerfoglio, partiti anch’essi da Isola come Cerfoglia. Credo di aver così sufficientemente dimostrato la non incongruità di una presentazione da me firmata, per la quale rin- grazio gli amici Mario Longatti e Alberto Rovi che me l’hanno generosamente chiesta. Ma qualcosa dovrò pur dire del lavoro che qui presento, storia di acque, terre, uomini, per cui accanto alle vicende stori- che, alle istituzioni civili e religiose, si parla delle acque con quanto di buono portarono alla comunità e anche con i danni che provocarono con le alluvioni e l’impaludamento dell’antica Olonio. Si parla di terre, con le varie attività economiche, dall’allevamento e pastorizia all’agricoltura e al legname, dai mulini alla pesca. Nella sezione riguardante le famiglie un po’ tutti gli abitanti potranno riconoscersi e trovare le proprie origini. Infine nell’ultima parte sulle opere un ampio sguardo per- mette di conoscere il costruito: le fortificazioni, le chiese, le case, senza dimenticare le opere d’arte. Particolarmente interessanti sono gli spaccati di vita e di costume come emergono dagli atti ottocenteschi del tribunale di Como. La storia prende così vita a contatto con le vicende e i problemi di tutti i giorni, nel bene e nel male, come nella realtà.

Guido Scaramellini Chiavenna, ottobre 2005

9 La Storia (Mario Longatti) 1) Museo civico di Como: architrave marmoreo del tempietto votivo dedicato a Giove dagli Aneuniates (sec. II-III d.C.).

LE VICENDE STORICHE E LE ISTITUZIONI CIVILI

IPOTESI IN CAMPO ETIMOLOGICO la provincia di Sondrio fu definitivamente occupata dai Romani secondo la loro prassi consueta, cioè il riutilizzo delle strutture Da quando l’umanità civile ha preso a riflettere sul proprio territoriali delle preesistenti popolazioni (in questo caso gli linguaggio e sulle cause di molte modalità espressive, è nato il Insubri Comensi gallicizzati), la colonizzazione più o meno con- gusto per l’etimologia: le prime prove di questa sono per noi sistente con l’impiego di elementi italici, specialmente veterani, soggetti da barzelletta o quasi, ma anche ipotesi esposte ufficial- e in subordine l’assimilazione di una parte degli indigeni. mente meno di cento anni or sono non lasciano del tutto soddi- Nella fattispecie la comunità tribale che controllava la zona sfatti. strategica di bassa Valtellina, imbocco della Valchiavenna ed Il prof. Olivieri proponeva di riconnettere Sorico o con il ultimo bacino del Lario divenne il pagus degli Aneuniates (s’in- nome personale Suricus, oppure col verbo (non del latino clas- dicavano sempre col plurale gli appartenenti alla tribù) ed ebbe sico) “exauricare”, rinfrescarsi1. come suo capoluogo il vicus di Aneunium, in un sito dove già Per Bugiallo ipotizzava una derivazione da “bogia”, specie di evidentemente anche prima s’incontravano i traffici per via lacu- recipiente, ma anche gorgo, sorgente, vasca, truogolo. stre, fluviale e terrestre4. Pochi anni più tardi ecco quanto proponeva il prof. Orsini2: Sotto Augusto, con tutto il territorio del municipium di “Questo nome in rapporto con suricum: il sorgo o forse il fru- Como, gli Aneuniates cessarono di far parte di una provincia (la mento saraceno. O vuole invece significare luogo sacro alla dea Gallia Cisalpina) per diventare parte integrante dell’Italia nella Suri, una divinità ferale degli Etruschi...? O non sarebbe un regione “Liguria et Aemilia”. deverbale, derivato da surire, “essere in calore”, detto special- Testimoniano la vitalità non solo del vicus ma anche di altre mente dei maiali? Per altro potremmo pensare ai nomi persona- parti del pagus vari ritrovamenti databili tutti all’età imperiale e li latini Surus, Suricus (attestati sul Garda) o al gentilizio Surius che qui si cercherà di enumerare. di iscrizioni venete e al cognome Sura. Infine il toponimo A Gera nel 1907 fu scoperto un architrave in marmo di potrebbe riconnettersi con * ex auricus, deverbale da exaurica- Musso, reimpiegato in un cascinale, sul quale si leggeva un’i- re, “disperdersi dell’aria, rinfrescarsi”, corrispondente al dia- scrizione dedicatoria a Giove Ottimo Massimo degli Aneuniates lettale sorà: perché il luogo, afoso e caldo, viene rinfrescato che gli dedicavano un sacello come “ex-voto”5. dalla brezza del Lario. Nel Piano di Olonio nel 1899 furon scoperti i resti di un pic- L’analogia del nome con Sori ligure, con Soriano calabro e colo edificio, forse un sepolcreto, nei quali stavano due monu- Soriano nel Cimino ci farebbe anche pensare ai Liguri preistori- menti in forma di are votive, e sul secondo, di proporzioni rag- ci”. guardevoli, una lunga iscrizione in memoria dei membri di una Molto più recente è il dizionario di Pierino Boselli3, che pro- famiglia emergente che aveva dato anche due sestumviri e decu- pone per Albonico “quasi di certo” una derivazione dal gentili- rioni al Municipium di Como, quella dei Secundieni, risalente al zio latino Albonius; per Bugiallo “forse dall’italiano bùgio, fora- to, vuoto internamente: oppure da un precedente Burgiallo, derivato da burgus, borgo, con la g di burgus palatalizzata...”; per Sorico non si discosta in sostanza dall’Orsini e dall’Olivieri.

IL PAGO ROMANO DEGLI ANEUNIATES

Nel primo secolo av. Cr. la zona posta all’estremità setten- trionale del Lario e all’imbocco delle due valli che ora formano 1 ______1) D. OLIVIERI, Dizionario toponomastico lombardo, Milano 1931, pp. 519. 2) G. R.ORSINI, Toponomastica lariana e valtellinese, in “R.A. C.”, 121-122, Como 1939, p. 162. 3) P. BOSELLI, Dizionario di toponomastica briantea, comasca e lecchese, 1993, pp. 15, 55, 297. 4) M. FATTARELLI, La sepolta Olonio e la sua pieve, Oggiono 1986, pp. 67 segg. 5) A. GIUSSANI, L’iscrizione votiva di Olonio, in R.A.C. 56, Como 1908, pp. 29 segg.

13 2) Calcografia milanese d’inizio Settecento raffigurante il beato Miro in abito da pellegrino e la fonte taumaturgica nei pressi del santuario.

II secolo d.C. (Lucio Secundieno Primo e Lucio Secundieno Ma la comunità diretta (o forse fondata) da prete Mario ebbe B) San Miro confessore Secondo)6. un diretto proseguimento: sono state evidenziate tracce archeo- Il santo più amato dai suricensi rappresenta ancor oggi un Da sempre visibile sullo stipite di sinistra del portale di san logiche evidenti della chiesa di santo Stefano, preesistente a gran mistero. Vincenzo di Gera è l’epitaffio più bello, l’erma di un fanciullo quella di età romanica nel luogo ove per otto - nove secoli rima- Non perché se ne possa negare la reale esistenza, per forme della famiglia dei Duanzii, rimpianto dai genitori, in età impre- se la sede plebana9. di bieco e anche becero razionalismo: ma sul quando e dove e cisabile tra il II e il III secolo. Questa nella seconda metà del XIII secolo era ormai pratica- come sono aperti i problemi. Infine, forse il reperto più importante, il pavimento a mosai- mente abbandonata, come provano, ad es., le Rationes decima- Sarebbe nato a da un Paredi e da una Drusiana nativa co scoperto sotto l’abside romanica del S. Vincenzo in Gera: rum degli anni 1293 - 1295, ma teoricamente rimaneva la sede di Prata negli anni 1330-40 ed avrebbe scelto la vita povera e indubbiamente rappresenta solo un segmento di una struttura arcipretale10. ascetica dei Frati Minori secondo l’accezione più rigorosa della architettonica significativa, dal momento che la larghezza del Regola. È sempre stato considerato legato al Francescanesimo, locale era di m. 2,35, mentre la lunghezza assicurata era di ma non è stato chiarito con quale ruolo, probabilmente non almeno il quintuplo di quanto nel pavimento musivo era rico- SANTI E BEATI quello di Terziario, perché a quell’epoca non comportava l’es- struibile (m. 2,80 x 5 = 14). sere pellegrino ed eremita. Faceva da ornamento ad un ambulacro o solario di una villa A) San Fedele martire Può essere che ci sia di mezzo la questione dell’Osservanza, della seconda metà del II secolo, di dimensioni adeguate a que- Sul margine estremo dell’attuale territorio suricense il solda- che nella seconda metà del Trecento era ancora assai proble- sta struttura7. to romano Fedele, in servizio a Milano e là convertitosi al matica, dopo le fortissime polemiche di pochi anni prima cul- Cristianesimo, subì il martirio secondo la tradizione nell’anno minate con scomuniche e consegne al braccio secolare13: il suo 298, alla fine di ottobre. primo convento fu fondato solo nel 1368 nelle Marche, ma può LA PIEVE DI OLONIO Sarebbe stata scoperta la sua fede, contrastante col giura- darsi che il pellegrino Miro sia entrato in contatto con esso. mento di assoluta devozione all’imperatore, e sarebbe quindi Certo è che l’11 settembre 1452, all’atto di ricognizione dei Le prime comunità cristiane si formarono nel territorio del stato costretto alla fuga verso i monti e le valli della Rezia. Come suoi resti mortali conservati nella chiesa di san Michele erano municipio romano di Novum Comum a partire dalla metà del lui sarebbero fuggiti da Milano altri soldati cristiani, Carpoforo presenti il padre guardiano, il padre vicario e altri due religiosi quinto secolo, cioè dall’episcopato del quarto vescovo e futuro e altri quattro commilitoni, ma questi, raggiunti alle porte di del convento dell’Osservanza di Como, e non certo per caso14. patrono Abbondio. Si può ragionevolmente attribuire a quel Como, sarebbero stati giustiziati il 7 di agosto. Miro era morto all’età di circa 45 anni nella primavera del tempo un primo reticolo di chiese fondate presso i centri dei Il condizionale è d’obbligo perché, se è fuor di dubbio la realtà 1381 (secondo l’ipotesi più credibile) e subito si era diffusa “pagi” e dedicate agli apostoli Pietro e Paolo o ai diaconi e mar- storica delle persone, lo è un po’ di meno tutto il corredo biogra- nella pieve la fama del suo potere taumaturgico, ma senza una tiri Stefano, Lorenzo o Vincenzo: nel centro degli Aneuniates il fico che si è consolidato nell’Altomedioevo a loro riguardo. conferma ufficiale da parte ecclesiastica, anche se l’atto di rico- tempio fu intitolato a santo Stefano, come a , e Fedele cadde molto più a settentrione e soprattutto quasi tre gnizione parla di un altare già edificato sopra il tumulo ad onore Dongo. mesi dopo, quindi dopo essersi nascosto in qualche posto e in del beato Miro, sul lato sinistro della cappella di Sant’Antonio. Abbiamo anche una precisa testimonianza relativa alla pre- qualche modo (non è detto se in quel di Olonio o in quel di Settant’anni più tardi i tempi erano maturi per la formalizza- 2 senza del clero officiante: verso il 488 un prete Mario dirigeva )11: comunque la gente della zona conosceva la sua zione del culto, auspice il clero locale e i francescani osservan- una comunità di chierici alla quale avrebbe voluto associare un identità e il luogo preciso della sua sepoltura, segnalata da un ti: il vescovo suffraganeo di Como Gregorio da Corsanego il 10 “Concorrono a questa chiesa in tempo di siccità et aridezza giovane proveniente dal Nord delle Alpi, Antonio, il futuro santo manufatto murario ritrovato durante indagini effettuate nel settembre 1452 presiedette alla solenne ricognizione delle reli- della terra da molte parti et de lontano paese per intercedere di Lerins. 1986/87 sotto il pavimento del san Fedelino e già ben conosciu- quie, che sono definite preziose e famose per i miracoli, e il gracia d’acqua, per mezzo et oracioni de questo beato Miro, et Questi però scelse la vita eremitica in un luogo isolato non ta al tempo di sant’Antonio Lerinense che soggiornò in questa vescovo di Como Antonio Pusterla il 15 gennaio 1453 con lette- se dall’Ill. ma Comunità di Milano viene mandato in simili biso- lontano dal sepolcro del santo martire Fedele (forse Brentaletto zona negli ultimi anni del quinto secolo. ra ufficiale annunciò a tutta la diocesi il ritrovamento del corpo gni, anticamente questa devocione havutasi dalle parti de o Teolo). Molto più tardi (964) il sepolcro del martire venne risco- e una serie di prodigi ad esso ricondotti e permise la venerazio- Grisoni, assai gente si vede in simili bisogni concorere tante Vi rimase circa vent’anni, nei quali divenne progressivamen- perto ma in altro clima religioso: le preziose reliquie dovevano ne pubblica del beato Miro (allora questa dichiarazione non era genti et tante processioni, et del Monte de Brianza et Vallasina, te punto di riferimento per i cristiani della zona che aspiravano essere trasferite a Como per decorare una delle principali chie- prerogativa della sede pontificia), concedendo indulgenze ai che è di molta meraviglia, et per gli buoni effetti che seguono di ad una pratica più viva delle virtù evangeliche8. se della città, che da allora ne assunse il titolo12. suoi devoti15. impetrare la gracia. Da allora il culto si estese a quasi tutto il Comasco (significati- Per tale causa vengono alcune elemosine de cera et dinari... va la solenne esposizione delle reliquie nel maggio del 1515, dura- Oltre il tempo della siccità, il dì della sua festa, la quale si fa ______ta cinque giorni, durante la quale furono raccolte offerte per un il secondo venerdì di Maggio, sogliono alcune comunità venire 6) A. GIUSSANI, Due cippi romani scoperti in Olonio, P.S.S.C., vol VI, fasc. XII, Como 1900. totale di 438 lire) e a varie zone del Milanese, anche in rapporto processionalmente ad offerirvi un cilostro”16. 7) M. MIRABELLA ROBERTI, Il mosaico romano, in: “”, Como 1988. NICCOLI, Breve censimento dei ritrovamenti archeologici, in R.A.C. 185, Como 2003, pp. 112-116. con l’ottenimento della pioggia per l’intercessione del beato. Dall ’inizio del Seicento anche la città di Milano prese a invo- 8) ENNODIO, Vita di sant’Antonio lerinese, a cura di P. Buzzetti, Como 1904. 9) D. CAPORUSSO, La riscoperta dell’ antica Olonio. Risultati delle nuove indagini archeologiche, a Gera Lario (CO) località S. Agata, in “R.A.C.” n. 185, Como 2004, ______pp. 7 segg. 13) È discussa la sua appartenenza al T.O.F.: l’ affermano il Ferrari (1653), lo Stampa (1723) e il Sevesi (1935); la negano il Tatti (1675), il Papebroch e l’Halkin (1935). 10) R. PERELLI CIPPO, La diocesi di Como e la decima del 1295-98, in “Studi di storia medievale e di diplomatica”, Milano 1976, vol. I, pp. 144 segg. Cfr. Bibliotheca Sanctorum, IX, Roma 1967, col. 501. Ma si noti anche Enciclopedia Cattolica, V, col. 1720, sotto la voce “Fraticelli”. 11) P. BUZZETTI, Le memorie di san Fedele martire, Monza 1906. Bibliotheca Sanctorum, V, Roma 1964, col. 517. 14) G. M. STAMPA, Atti del B. Miro, Milano 1723, parte II, pp. 110 - 117. 12) P. GINI, Le origini del Cristianesimo in Como, in Diocesi di Como, a cura di A. CAPRIOLI, A. RIMOLDI, L. VACCARO, Brescia 1986, pp. 15-26. 15) Larius, I, pp. 268 - 269 (edizione parziale).

14 15 care ufficialmente il taumaturgo di Sorico e ad inviare offerte e L’ETÀ LONGOBARDA E FEUDALE e risalente al 617, di pochi anni precedente alla più importante nell’Ottocento a causa della rettifica del corso dell’), cioè il doni alla sua chiesa (il primo importante fu il bel calice d’ar- epigrafe poetica conservata nella chiesa plebana di Ossuccio24. nucleo della pieve. gento dorato datato 1624): l’uso durò sino alla metà del Nel 568 dilagarono nel Veneto e nella pianura padana, da A quest’epoca possono sicuramente risalire, almeno come Il titolo di borgo coi relativi privilegi veniva accordato infatti Settecento. pochi anni tornati in potere di Roma, i Longobardi, che in un titoli, S. Eufemia della rocca di Musso, S. Eusebio di Peglio, S. (con alcune significative eccezioni, quali , Rezzonico e Il culto del beato fu confermato nel 1637 dal vescovo anno occuparono tutta la zona fino a Milano, e a Pavia entraro- Salvatore di , e, all’imbocco della Valchiavenna, il dop- ) ai capoluoghi. Carafino in occasione della solenne ricognizione delle ossa e no solo dopo un assedio abbastanza lungo. pio titolo dei santi Eufemia e Giorgio posto sull’erta rupe sopra Gli abitanti del borgo (cioè quelli nati, residenti e possidenti della loro traslazione sotto la mensa dell’altare maggiore. Como, il suo lago e tutte le valli a settentrione (ai confini con Campo Mezzola. Per altri titoli può rimanere il dubbio, sempre in esso) godevano di alcune esenzioni fiscali e di altri benefici; Ci furono altre ricognizioni ad opera del vescovo Valfrè di Franchi e Alemanni) rimasero in potere dei romano-bizantini, però nell’ambito di alcuni secoli (dal VII al X), come per S. eleggevano ogni anno due o tre consoli, riconfermabili, che Bonzo (1907) e del vescovo Macchi (1934): in questa occasio- sotto la guida di un misterioso colonnello (magister militum) di Agata e S. Martino25. gestivano l’amministrazione ordinaria del comune e godevano di ne le ossa furono ricomposte in un’urna di bronzo con cristalli, nome Francione. Alla metà del secolo nono compare per la prima volta in un un modesto compenso. donata dai concittadini di Canzo, e i resti furono ricoperti col Soltanto nel 588 questa frangia di resistenza potè essere atto privato il nome di Sorico, in contratto di acquisto riferito a A capo del borgo stava un podestà che aveva anche il titolo e 18 saio francescano . debellata, con qualche episodio cruento che forse un’antica tra- beni situati nei luoghi di allora non periferici lungo il braccio di la funzione di pretore ed era nominato dal potere centrale, 22 Da non passare sotto silenzio l’ipotesi “ rivoluzionaria “ di uno dizione ha amplificato . lago, ora canale del . prima dal Comune di Como e poi dai Signori di Milano: in una studioso locale che, dopo attenta analisi delle fonti, rivendica In realtà i Longobardi espropriarono un terzo dei beni agri- Il testo va interpretato e scavato, altrimenti rischia di non aggiunta agli Statuti di Como del tempo di Giangaleazzo Visconti anche la nascita di Miro a Sorico: sarebbe stato un “de Canzi” e coli, affidati poi in gestione a degli indigeni semiliberi (aldioni). comunicare alcun messaggio chiaro. 19 (ante 1402) si legge che il podestà di Sorico poteva giudicare non un “da Canzo”, cioè un oriundo di Canzo ma nativo di Sorico . Ai Longobardi piaceva in modo particolare il bosco ceduo Oderverga del fu Domoaldo di Suriana vende a Domenico del cause civili sino ad un valore presuntivo di 20 soldi e che gode- misto di castagno e di quercia, ove era possibile allevare il maia- fu Francione della riva del lago di Como, per venti denari d’argen- va uno stipendio di 5 soldi al giorno29. C) San Benigno Medici le e praticare la caccia, e a questo tipo di bosco si riferisce il to, tutti i suoi beni mobili e immobili posti a Suriana, Agio e Sorico. 26 Del 1417 (5 gennaio) è una richiesta formulata al duca Fondatore dell’eremo di Dascio fu secondo la radicata tradi- toponimo Gaggio, di cui è diminutivo Gaggiolo. Atto rogato a da Johannes nel febbraio 851 . Filippo Maria Visconti dai podestà di Gravedona, Dongo e zione san Benigno Medici, nativo di Volterra, venuto in questa La parte padronale in un possedimento, sia in età longobar- È evidente che i tre luoghi dovevano essere tra di loro in con- Sorico: questi chiedono al duca di lasciar invariata la loro giuri- parte della Lombardia nell’ottobre del 1404; egli apparteneva da che carolingia, era denominata Sala: questo nel secolo XI era nessione: nessun altro toponimo si presta più dell’attuale Dascio sdizione, i loro diritti di mero e misto imperio, e di non variare alla congregazione degli Eremitani di San Gerolamo di Fiesole e ancora nome di luogo, ma dopo un secolo era già un cognome. (Dagio, ad - Agium) ad essere collocato vicino a Sirana il tributo di lire cinque terzole già solito. Il duca accoglie la nel territorio comense ebbe alquanti seguaci (prima nelle Tre C’erano ancora famiglie che dichiaravano la propria ascen- (Surana) e a Sorico. Pievi, per alcuni decenni, poi in Bassa Valtellina). denza longobarda o quella romana: se ne trova la traccia in Ancor più, nel settembre 1014, i coniugi Giovanni detto Bono richiesta, anche in ossequio alla felice memoria del genitore, Dal 1405 al 1423 Benigno usò soggiornare d’estate presso parte negli atti notarili, almeno fino all’età comunale, più nei del fu Crescenzio e la moglie Bona figlia di Domenico del luogo Giangaleazzo, che in tal modo aveva disposto. Coira e d’inverno nel romitorio di Dascio. nomi propri che nella dichiarazione di appartenenza alla tradi- di Suriana sito Agio vendono a Giovanni detto Bruningo del fu Tuttavia il nuovo duca aggiunge che come giudici delle cause Quando si trasferì a Monastero di Berbenno, sua ultima zione legislativa (quasi tutti infatti dichiaravano di vivere secon- Giovanni e a Giovanni del fu Gumberto del luogo di Cantone civili e criminali i podestà delle Tre Pievi abbiano un salario non dimora terrena (vi sarebbe morto nel 1472), affidò l’eremo e la do la legge romana). presso l’, due vigne poste nello stesso luogo di superiore ai 14 fiorini al mese e non abbiano vicari; al termine chiesa di san Biagio in Dascio a fra’ Ippolito Miglio di Domaso, Ricordi della età longobarda erano presenti nei titoli di due Suriana. Notaio Roddeverto27. però del mandato si stabilisce che le Tre Pievi abbiano un solo 30 e di lui si ricordò anche nel suo testamento20 (1). delle tre chiese del borgo di Sorico, S. Michele sopra la contra- E poi, nel febbraio 1036, i coniugi Venerando e Angelberga podestà con tre vicari, come già si faceva nel passato . In effetti nella lettera vescovile del 1456 in cui si dà applica- da di Castegnolo e S. Salvatore di Calchera, risalenti con tutta di Montagna di Soriana vendono ad Ainardo da Intercurte Risulta evidente però che nella seconda metà di quel secolo zione alla bolla di papa Callisto III dell’anno precedente21 e ven- probabilità alla conversione al cattolicesimo del popolo germa- dell’Isola Comacina quattro campi situati in Montagna di Sorico. si era tornati alle tre podestarie separate, rimaste tali fino all’i- gono elencate le chiese sottoposte alla giurisdizione dell’arci- nico sotto la specie dei “tre capitoli”, oltre che in quella della Atto in Soriano e trascritto da Radaldo, notaio del sacro nizio del Cinquecento. pretura di Sorico, vien detto che la chiesa di san Biagio è affida- cappella del castello, dedicata a san Giorgio23. palazzo28. Quando i Grigioni occuparono il territorio delle Tre Pievi, nel ta a un frate: non se ne cita il nome, ma è probabile che fosse Di tale difficile e controversa operazione furono artefici il 1512, nominarono quattro commissari o pretori (Dongo, proprio il fra’Ippolito sopra citato. Patriarca di Aquileia Giovanni ed il Vescovo di Como Agrippino, Gravedona, Domaso e Sorico): nel 1520 (14 gennaio, atto G. Non si è in grado di dire quanto sia durata la vita religiosa da lui consacrato. PRETORI DI SORICO del Conte) figurava pretore di Sorico il magnifico signor Paolo collettiva, ma è lecito credere che non sia sopravvissuta molti Proprio in questa zona Agrippino nell’anno decimo della sua di Castelmuro, per conto delle eccelse Tre Leghe, di cui era luo- anni alla morte del taumaturgo, del suo discepolo fra’ Ippolito e ordinazione episcopale consacrò un oratorio in onore di santa Già nel Trecento, cioè molto prima di diventare capoluogo gotenente il signor Paolo Canzio di Sorico. dell’altro (venerato pure come beato) fra’ Modestino, secondo Giustina martire, come testimonia un cippo marmoreo già ben plebano, Sorico era “commune burgi”; in realtà questo comune Poi (dopo il turbolento periodo del Meneghino, 1525 - la tradizione sepolto nella vecchia chiesa di Dascio nel 1476. noto e discusso dagli studiosi, conservato nell’abbazia di Piona comprendeva in sé anche il luogo di Olonio, forse ancora abita- 1532), si lasciò un pretore unico per le Tre Pievi in Gravedona, to, e gli altri villaggi del piano, S. Agata e Carogno (scomparso assistito da luogotenenti o vicari in Dongo e Sorico. ______16) A.C.V.C., Curia vescovile, Visite pastorali, cart. XII (N.B. Parte non pubblicata da S. Monti). 24) A. RONCORONI, L’epitaffio di S. Agrippino nella chiesa di S. Eufemia ad Isola, in R. A. C. 162, Como 1980, pp. 99 segg. 17) G. M. STAMPA, Atti del beato Miro, Milano 1723. 25) M.A. , Como sotto la dominazione longobarda, in “Diocesi di Como”, Brescia 1986. 18) P.M. SEVESI, S. Miro Paredi da Canzo eremita del Terz’Ordine serafico, Milano 1935. 26) Monumenta Historiae Patriae, vol XIII (Codex diplomaticus Longobardiae, a cura di Porro Lambertenghi), doc. 171, col. 292. 19) U. CARNITI, San Miro Canzi o da Canzo, in “Gera Lario”, Como 1987, pp. 95 segg. 27) G. VITTANI - C. MANARESI, Gli atti privati milanesi e comaschi del sec. XI, Milano 1933, vol. I, p. 159. 20) G.F. MIGLIO, Introduzione al mito del Lario, in Larius, tomo I, Milano 1959, pp. LI, CXI- CXII. 28) C. MANARESI - C. SANTORO, Gli atti privati milanesi, cit., Milano 1966, vol. II, p. 246. 21) G. M. STAMPA, Atti del beato Miro, Milano 1723, cit., parte II, pp. 53 segg. 29) Statuti di Como del 1335. Volumen Magnum, a cura di G. Manganelli, tomo III, Como 1957, p. 195. GIANONCELLI, Como e il suo territorio, “Raccolta storica”, vol. 22) G. P. BOGNETTI, Como nell’alto Medioevo, in P.S.C. 37, Como 1951, pp. 30 - 43. XV, Società Storica Comense, Como 1982, pp. 122, 129. 23) G. P. BOGNETTI, L’età longobarda, vol. II, Milano 1966. 30) E. MOTTA, Lettere ducali dell’epoca viscontea, in “P.S.S.C.” VII, 1889, pp. 231- 233 segg.; M. FATTARELLI, La sepolta Olonio, cit., p. 415.

16 17 3) Chiesa di San Miro: chiave d’arco marmorea, inizio Quattrocento, con lo stemma della famiglia “de Interiortulis”.

Il podestà o pretore o commissario di Gravedona fu di nomi- Castegnolo o Casgnolo. Ancora nel 1755 vengono registrate Nello stesso anno Anrigolo Malacria Barberio di Sorico viene na feudale dal 1545 agli ultimi decenni del Settecento. come proprietà comunale le rovine del Pretorio34. investito per 9 anni di una serie di beni: una cascina con un Si noti che la Pretura di Gravedona durò ancora per più di un Poi più nulla... pezzo di terra vignata e arborata nel luogo detto ad Mergolam secolo, sino al 1922, e poi funzionò come sede distaccata della Il sito può essere identificabile col terreno in leggero decli- maiorem, in tutto 20 pertiche, limitata a Sud dal lago e a Nord Pretura di Menaggio sino a pochi decenni or sono. vio tra l’Asilo infantile e il nuovo cimitero, poco lontano dall’ar- dalla strada comune; la metà pro indiviso di sei lotti prativi con gine sinistro della valle. 3 case in territorio di Bugiallo nei luoghi detti ad Plazam e ad Manfredo conte di Cassino prima del 1417 A metà Settecento (1767, B. Magatti) un atto notarile attesta Frigarium, il tutto per il canone di lire 9 terzole annue38. Giovanni Ghezono ottobre 1450 - ottobre 1452 l’esistenza a Gera di un’aula per l’archivio della Pieve di Sorico, Sempre in quell’anno Donola fu Pietro de Arzo di Sorico d. Antonio de Reate podestà da 1452 a ’53 della quale e del quale non rimane traccia. ottiene l’osteria della mensa vescovile di Como sita nel borgo di (podestà di Chiavenna nel ’55) Sorico per il fitto di lire 3 denari nuovi; nel 1354 l’osteria fu Giovanni de Castenedo ottobre 1454 concessa per 8 anni con lo stesso canone annuo, ad Abondiolo Giacomo de Luino ottobre 1456 I BENI FEUDALI DEL VESCOVO E DELLA CATTEDRALE DI COMO Molinario, a nome di Corrado suo figlio e di donna Ansola Tommaso de Calcerania ottobre 1458 moglie di Corrado, tutti di Sorico. Si trattava di due case, traver- Giovanni de Brocijs ottobre 1460 - gennaio 1464 Il patrimonio degli enti ecclesiastici era normalmente costi- sate dalla strada maestra, site nel luogo di Calchera di Sorico, e Giuliano de Vicemalis gennaio 1464 - dicembre 1465 tuito da beni immobili e da diritti feudali, come le decime e le di un orto nel luogo di Sassello. Nel 1381 altra concessione, Giovanni de Funes ottobre 1466...31 primizie: tutti questi erano dislocati nelle varie parti della dioce- sempre per 8 anni e con lo stesso canone, questa volta a Donato d. Gaudenzio del Conte luogotenente di Sorico 1545 si e venivano concessi in genere a persone o famiglie locali che fu Abondiolo Molinario e a Comina fu Corrado Molinario; in d. Paolo Cigala luogotenente di Sorico 1576 garantivano il pagamento in denaro e in generi al tempo e nel questo atto si specifica che a Sud dell’osteria ed annessi c’è il luogo stabiliti dal contratto. lago, mentre a Ovest sta la piazza del Comune e a N una vigna del Nel Liber mensurarum del Capitolo della Cattedrale di Como, Vescovo chiamata Oliverio, tenuta da Giorgio Montano e LA “DOMUS JURIS” DEL COMUNE DI SORICO un codice compilato tra il 1296 e il 1299, troviamo indicazioni Gaudenzio Tencha39. sui beni della stessa Cattedrale in pieve di Sorico; purtroppo in Il 9 gennaio 1338 Giovanni fu Ugerio de Amaza e Giovanni Da numerosi atti notarili rogati nel Cinquecento si rileva l’e- questa parte il testo è in cattivo stato e le lacune permettono solo suo fratello di Sorico sono investiti di tutti i proventi tanto in sistenza di un edificio pubblico sito sul lato verso il lago del di identificare alcuni nomi di famiglie proprietarie confinanti monte quanto in piano spettanti alla mensa vescovile di Como, borgo del Castegnolo o del Casgnolo e denominato “domus juris (de Sala, de Rippa, de Quesero) e del comune di Bugiallo pure come meglio compare nell’inventario dell’anno precedente, col communitatis Surici”, fornito di porticato sotto il quale si radu- quale proprietario, e poi l’indicazione ripetuta del luogo di rilascio al loro fratello Petrolo per 1 anno: il tutto al canone di nava l’assemblea o convocato degli uomini residenti nel borgo e Quesero, ove era situata una casa del signor Vescovo35. lire 150 terzole, 44 capponi e 144 colli di legname, più 60 carri aventi diritto di voto (in alcuni casi più di ottanta)32. Nei codici delle Investiture vescovili detti “delle fibbiette” di vino e un carro del miglior vino prodotto nel territorio, da Tale edificio esisteva ancora nella seconda metà del Seicento: (copie della fine del Cinquecento degli atti originali) troviamo consegnare alla riva del lago di Sorico. nel 1668 il vescovo Torriani annotava che sarebbe stato oppor- documenti relativi alla pieve di Sorico che vanno dal 1330 al Inoltre, per la decima dei Monti di Sorico detta “decimetta”, tuno chiedere in comodato “la casa del magistrato” perché 1400. lo stesso Zanolo investito per 1 anno pagherà come canone lire “niuno la usa e va in ruina”; nel 1674 vi si radunava nel salone Nel primo Tommaso Corvo fu ser Giovanni di Sorico, per 16 terzole e due oche40. superiore l’assemblea dei residenti33. mezzo di un delegato, viene investito dell’onoranza che la sede Nel 1350 di tutti i redditi e decime del borgo, territorio e Nel Settecento se ne fa cenno nella redazione del catasto tere- vescovile di Como ha sui monti di Sorico, nel luogo di Quessero, monti di Sorico viene investito Abondiolo Molinario per 5 anni siano, come di edificio rovinato e anticamente Pretorio: la per il fitto di soldi 12 di moneta nuova, da pagarsi a san col canone l. 435 terzole e d’una torentina (trota fluviale) di 6 3 superficie indicata era di tavole 18, cioè di circa 491 metri qua- Martino36. libbre; lo stesso viene investito della decima di Gera per il cano- drati (troppo estesa per il solo edificio, ma bisogna considerare Nel 1335 si affida tutto il monte di Gazolo sopra Sorico per ne di lire 12. Quaresima e l’altra in un momento a piacere del Vescovo42. che molto probabilmente su due lati dello stesso esisteva un’a- un anno a Zanucho fu Ubertino di Gazolo, Zanolo di Galo, Nel 1355 lo stesso Abondiolo Molinario viene investito delle Nel 1354 Lafranco fu Trusto de Sala di Sorico fu investito dei rea di rispetto). Petrolo fu Lorenzolo di Corsono, Zanino fu Domenico di Gazolo peschiere di Mezzola e delle bocche d’Adda per 2 anni col beni di Corsono sul monte di Sorico, cioè di un lotto a vigna e Sorgeva in riva al lago, in fronte alla strada che portava al e i loro soci, per il fitto di 13 condi del vino prodotto, 5 quarti- canone di lire 50 terzole e di una torentina41. prato a Pozolo (a E terra vescovile tenuta da Roberto de Buzio, passo d’Adda, all’estremità nordorientale del borgo denominata ne di castagne peste e 2 quartine di mistura, segale e miglio37. Dieci anni dopo, il 25 giugno, delle stesse peschiere e dirit- a S Confortino di Bellagio, a W via comune, a N Martino Ferrari), to di pesca spettanti alla mensa vescovile vengono investiti un lotto a vigna e prato in Roncale (a E Gaudenzio Marchi a S ______Josepholo de Ripa fu Gaudenzio e i suoi soci Anrigolo fu Piano terra vescovile e in parte Martino Ferrari a W terra vescovile 31) N. G. GUASTELLA, Ufficiali civili e militari nel territorio comense sotto Francesco I Sforza, in “P.S.S.C.” XXX, 1936, pp. 34 - 35. FATTARELLI, La sepolta Olonio, cit., p. 464. Pilizario e Masolo Calegario fu Belegro, per 1 anno, al canone di tenuta da Pietrino di Leno, a N via comune), un lotto a vigna e 32) ASCo, Notarile, cart. 508 16 fiorini di oro buono e di 25 libbre di trote fresche, la metà in campo a Besanzio (a E terra vescovile tenuta da Confortino di 33) ASDCo, Curia vescovile, Visite pastorali, cart. LV, fasc. 2. ______34) ASCo, Fondo U.T.E., Mappe, teresiano, 118, cessato e aggiorn., 340. 38) Ibidem, vol. 114 - 2, c. 170 v. 35) Liber mensurarum del Capitolo della Cattedrale di Como (seconda parte), a cura di G.C. Peregalli e A. Ronchini, in “ Archivio Storico della Diocesi di Como “, vol. 8, 39) Ibidem, vol. 114 - 2, cc. 176 v., 237, 344. Como 199, pp. 205 - 210. 40) Ibidem, vol. 114 - 1, cc. 28 - 29. 36) ASDCo, Mensa vescovile, Volumina parva, vol. 114 - 2, c. 119 (1330, 6 gennaio). 41) Ibidem, vol. 114 - 2, cc. 5 v, 14 v. 37) Ibidem, vol. 114 - 2, c. 135. 42) Ibidem, vol. 114 - 2, c. 288.

18 19 Bellagio, a S via comune, a W terra vescovile tenuta da reno campivo prativo e boschivo nel luogo della Torigia (a E dio, e poi dal gruppo formato da Gaudenzio di Gaziolo, Giovanni che 1 e mezza, a Sasello pertiche 4, e poi lotti minori a Piazza, Gaudenzio Marchi, a N via comune) per 8 anni, al canone annuo Lorenzo de Rumo de Dungo, a S Giovanni de Sangiuliano, a W il di Corsono, Donato di Gaziolo, Bono di Gaziolo, Gianni di presso, sotto e sopra Villa, a Sbialio, a Carallo, a Nogario, al di 4 condi a misura di Sorico del vino prodotto al tempo della suddetto Lorenzo, a N Zanolo di Corzono); di un terreno prativo Piazza, Pietro de Carazio, Fomasio di Corsono, Pietro di Pozzo di Albonico, a Paludo, in Valle de Fregiario pertiche 4, a vendemmia. e boschivo al Venoldo (a E comunanza del luogo di Bugiallo, a S Corsono, Martino e Togno di Corsono: per il canone di 11 condi Clesura de Riallo pertiche 13, a Cesura de Curgina pertiche 44, Contemporaneamente veniva investito della metà pro indivi- eredi di ser Careto Scanegata e Cristoforo Malacria di Dongo,); vino, quart. 5 castagne peste, quart. 2 di mistura. a Vitisella pertiche 8, a Foppa pertiche 8, a Pratolungo pertiche so del massarizio di Gusbano monte di Sorico, già tenuto dai di un terreno a prato e bosco da ogni parte agrosurata alla Più una vigna in Valate, confinante da ogni parte con ser 9, a Camperchina terra boschiva di pertiche 351 (a E il lago, a defunti Petrolo e Bono del fu Martinolo di Gusbano, Gerardo di Montagnola (a E Giovanni di Sangiuliano di Como, a S strada Antonio de Ligrigniano, affittata a Gianni di Piazza, Fomasio di W e a N il “ponte della Burbaliera”). Inoltre il diritto di decima Lorenzo di Corsono di Sorico, per 8 anni, al canone di 4 lire di pubblica, a W Lorenzo di Corzono, a N strada pubblica)46. Corsono e Pietro Carazio, al canone di due condi vino. su tutto il territorio di Albonico, cioè dall’Acqua Marcia in su denari nuovi e di 2 pernici buone43. Nel 1391 (25 gennaio) Henrigolo de Pilizariis fu Giovanni Più in luogo di Gusbano un pezzo di terra campiva, prativa e verso Mezzola, e di là indietro sino alla terra del signor Vescovo Nel 1356 Filippo fu Gerardo de la feria di Sorico viene inve- del borgo di Sorico viene investito di una vigna nello stesso svignata con castagni e noci e altri alberi fruttiferi, con due man- ovvero al Gazo Telliolo, e dalla fontana che sgorga fuori da stito di un terreno a vigna, prato e zerbo con molte piante di borgo nel luogo alla Voga, di circa 12 tavole (a E, a S. a N detto sioni e una cassina; confinante: a E Giovannolo di Sangiuliano e Paludo e confluisce nell’Acqua Marcia, e inoltre in su verso moroni, un molino, un orto, una fucina e una casa coperta di Henrigolo, a W la voga), per 9 anni, col canone di una brenta di in parte eredi di Galiolo de Riva, a S beni vescovili sul territorio monte sino alla comunanza di Bugiallo51. piode, formanti corpo unico ma con in mezzo il fiume, presso il vino o di mosto e di 2 capponi47. di Gaziolo, a W ser Cristoforo Malacria, a N Giovannolo di Interessante è il riferimento alle tipologie edilizie: la domus castello di Sorico nel luogo “ad plazam” (a E terra vescovile Nel 1397, 11 gennaio, si concede in affitto una grande pro- Sangiuliano e in parte i Lucini. Fittavoli i predetti Giovanni di plodata, cioè la casa d’abitazion disposta su due piani (talvolta tenuta in parte da Petrualo de Valle, in parte dagli eredi di ser prietà con molte case diroccate e molti lotti di terreno, prati, Corsono, Gianni di Piazza, Pietro di Carazio, Fomasio di su tre verso valle e su uno e mezzo verso monte), tutta in mura- Bonabello de Legrano di Sorico, in parte da ser Giorgio de vigne, selve, campi, boschi, sassi e altro amcora, formanti un Corsono, Pietro di Corsono, Martino e Togno di Corsono, col tura, con tetto in lastre o piote; la mansio cooperta paleis, cioè Sangiuliano, in parte dal signor Pietruccio de Lambertenghi, corpo unito, in Bugiallo; confini: a E i Lanza di Sorico dove si fitto globale di lire 4 terzole e di due pernici. Più una terra vigna- la stalla con fienile sovrastante, in dialetto “masun”, quasi tutta diviso da un sentiero, a S il signor Pietruccio, in parte Minetto dice in Poleno, a S territorio del Comune di Sorico, a W territo- ta, campiva e prativa con castagni e una mansione dove si dice a in muratura ma col tetto di paglia (in un caso troviamo la dici- de Plaza, in parte eredi di Pellegrino Calegarii, a W Graziolo de rio del Comune di , varcando il fiume, a N terra del Grismano: confinanti, a E e a S beni vescovili, a W ser Cristoforo tura casina, ma dovrebbe trattarsi di un sinonimo); il tablatum, Rastello di Sorico e in parte Gramicho de Canova, a N il detto Comune di Bugiallo; in questa proprietà si dice che i Fontanella Malacria, a N i Sangiuliano. in dialetto “tebiàa”, struttura con base il pietra ma con pareti Gramichio, diviso dalla strada), il tutto per 6 anni al canone di Como, Gianni de Lanza, Ugerio de Lanza di Sorico, Gaudenzio Più un campo alberato a Toragio, confinante: a E, S, W con prevalentemente in travi e tavole di legno; lo stabulum, in dia- annuo di lire 5 di denari nuovi44. di Gaziolo, Giovannolo detto Tachagnino de Sangiuliano di Lorenzo de Rumo, a N... (in bianco); affittuari quelli di Corsono letto “stabiell”, piccola stalla adatta per suini o per ovi-caprini; Questo atto è importante perché permette di localizzare il Como, Bono di Gaziolo, Cencio di Gaziolo hanno una clasura e Giannino di Piazza per lire 4 terzole, a nome di Antoniolo q. infine la curtis, in dialetto anche “era”, complemento importan- castello di Sorico nel suo sito geograficamente e storicamente (enclave ?) detta de Frugia. Lafranco de Interiortolis49. te dell’insediamento rurale. logico, e non a Dascio, ove non c’è mai stato né castello né Gli affittuari, Taddeo Biocha, Abondio Biocha, Pietro de In questo lungo elenco troviamo un totale di 18 case e 29 torre: bastava leggere attentamente il testo, come ha fatto il Guallio, Martino Scharlino, pagano ogni anno per tutto, case e rustici o “masun”, dislocate perlopiù a piccoli gruppi (il più Fattarelli45. terreni, carri... (in bianco)48. I BENI DEL PRIORATO DI PIONA numeroso, in luogo non nominato, è di 5 case e 5 rustici con Dalle indicazioni confinarie risulta che il contesto era inten- Nello stesso stesso anno, tra vari altri beni vescovili, vengono due corti); ma il priorato di Piona non era il proprietario esclu- samente parcellizzato e quindi molto valorizzato, forse in quan- concessi in affitto uno in Calchera di Sorico detto Olmerio, com- Con atto del 6 settembre 1463 il priorato di Piona, nella per- sivo della squadra di Albonico e Tremoledo, come si deduce to legato al castello. posto da una casa a due piani con un “ caristico “ e un orto che sona del priore dom Pietro de Birago, che si definiva l’unico dalle indicazioni confinarie52. Il numero delle case e dei rustici Nel 1387, 23 ottobre, viene investito Lafranco de Interiortulis fanno corpo unico, confinanti a E coi beni vescovili tenuti da superstite della comunità monastica, concedeva in enfiteusi un potrebbe essere stato quindi nel complesso forse quasi il dop- fu Antonio fu ser Guidone del borgo di Sorico dei beni già tenuti Gaudenzio detto Caramania Montani, a S strada, a W beni vesco- complesso di 49 lotti di beni immobili, proprietà integrale del pio. da lui e dai predecessori, per 9 anni, al canone di lire 4 terzole vili tenuti dagli eredi di Giorgio Montani, a N beni vescovili; più priorato, più 44 lotti proprietà in parte del priorato ed in parte Come canone annuo d’affitto (il contratto aveva durata di e di 2 pernici, in particolare di un terreno a vigna e campo in ter- una casa in parte diroccata con un’altra casa insieme, sita pres- di altri, beni indivisi, a certi Pietro Bonelli del fu Mafiolo, nove anni rinnovabili) il Priorato esigeva lire 36 terzole a San ritorio di Bugiallo dei monti di Sorico a Gusbano con 2 cascine so la precedente, superata una strada, confinante a E coi beni Gregorio Bonelli fu Lazzaro,Giovanni Bonelli fu Lafranco, Martino, a gennaio 155 pali della lunghezza di braccia 4 e mezzo (a E terra vescovile tenuta in parte dagli eredi di Gerardo di vescovili, mediante vicolo, a S il lago, a W la piazza, a N la stra- Mafiolo Bonelli fu Togno, Giovanni del Forno fu Tomaso, Biagio e al primo di maggio due capretti. Corzono e in parte da Zanolo di Corzono, a S come sopra, a W da; fittavolo Donato detto Agaza fu Abondiolo Molinari e le case Bonelli fu Zane, Bernardo del Forno fu Martino, Lorenzo de Cristoforo Malacria in parte e in parte eredi di ser Careto son diroccate per colpa del detto. Scarpi fu Comolo, tutti abitanti in comune di Bugiallo, specifica- Scanegata de Dagrio, a N strada pubblica), di un terreno boschi- Più una vigna con una casa e due mansioni, nel luogo sopra mente di tutte le terre descritte nell’atto, della decima, delle IL COMUNE DI SORICO vo in territorio di Bugiallo in luogo di Montagnola, cinto da ogni detto, con molte piante; confini a E con Giovannolo detto case, dei rustici e delle cascine in muro e in legno, di tutti i beni parte da terre di Giovanni di Corzono; di un terreno boschivo al Tachagnino di Sangiuliano di Como, a S idem ed in parte i immobili esistenti in territorio di Albonico e di Tremoledo50. Organo sovrano del Comune nell’età medievale e moderna era Ronco di Gusbano (a E Gufredo e Giovanni di Sangiuliano, a S e Fontanella di Como, a W i Fontanella di Como, a N ser Cristoforo Segue l’elenco: un serie di lotti è nel luogo “intus Vallenam” l’assemblea dei capifamiglia (naturalmente maschi) che si raduna- a W terra vescovile tenuta in parte dagli eredi di Gerardo di Malacria e in parte beni vescovili; affittuari risultano i Fontanella per un totale di 6 pertiche e 2 tavole; a “prato del pozzo” si tro- va periodicamente in via ordinaria o anche straordinaria e nomina- Corzono e da Zanolo di Corzono, a N strada comune); di un ter- di Como per un condio di vino, il detto Tachagnino per un con- vano 9 pertiche e 6 tavole, a Guasto 5 pertiche, al Forno perti- va i consoli (nel Cinquecento in numero di tre, più tardi uno solo), ______43) Ibidem, vol. 114 - 2, c. 236. 49) Ibidem, vo. 114 - 1, cc. 271 v. - 273 r. 44) Ibidem, vol. 114 - 2, c. 255. 50) A P Sorico, Faldone “documenti antichi”, fasc. 1, copia non autenticata, in. sec. XVIII. 45) M. FATTARELLI, La sepolta Olonio..., cit., pp. 360-61. 51) Alla fine del Trecento il diritto di decima risultava appartenere alla Mensa vescovile di Como; (ASDCo, Curia, Volumina parva, 114 - 1, c. 274). 46) ASDCo, c.s., vol. 114 - 2, c. 351 v. 52) Tra i proprietari contermini, oltre al Vescovo di Como e al Comune di Bugiallo, figurano gli eredi di Bosio di Torsina, i Busini di Sorico, i Pelizari di Sorico, i della Porta 47) Ibidem, vol 114 - 2, c. 355 r. di Domaso, Giorgio de Solario di Sorico, eredi Tagliaferro di Sorico, Pietro Temporino, eredi di Giachio Stoppa di Nobiallo, i Vicedomini di Cosio, eredi di Anrigazio di 48) Ibidem, vol. 114 - 1, c. 271. Zenevria, Andrea del Bosso, eredi di Bernardo Oldrado. Molte terre erano indicate come comuni, secondo la prassi medievale.

20 21 i sindaci e in certe occasioni sceglieva dei procuratori (di solito vinciale per interessi di diverse cartelle, dal Comune di Gravedona, LA STRADA REGINA IN TERRITORIO DI SORICO Ad Albertino e ai già detti nipoti di Sorico lascia lire 12 delle notai o avvocati). Nel periodo più florido (dal Quattrocento ai primi interessi di cartella promiscua, dal Comune di Gera, interessi come 14 che gli devono. decenni del Seicento) quello di Sorico stipendiava anche un servi- sopra, Tasse Certi e Commercio: totale attivo 457, 01. Nel Trecento il percorso era suddiviso in tratte, affidate per la A Cavalcaselle di Sorico ed al fratello lire tre. tore pubblico, con incarichi vari, tra i quali quello di messo e cur- Uscita: Interessi di Capitali passivi 301,24 manutenzione alle varie comunità, nella fattispecie: dalla valle di Inoltre lascia la sua parte di terra di Arbosto60 in territorio di sore, per cui figura sovente negli atti ufficiali53. 1. Al segretario comunale 200,00 Crel sino al termine che sta tra la torre di Olonio e Sorico e si chia- Sorico a Riccadonna sua nipote. Con la Riforma Teresiana del 1755 il convocato o assemblea 2. Al regolatore dell’orologio 15,00 ma ad Veniolam, a carico del comune di Sorico; dal predetto ter- Quindi seguono i risarcimenti alle comunità “pro male ablato”: diventa dei “possessori o estimati” e gli si sovrappone una 3. Fitto per l’ufficio comunale 25,92 mine sino al Pozzo Meriggio, a carico del comune di Montemezzo; ad un Comune anonimo soldi 40, al Comune di Monte di Sorico Deputazione che nel caso di Sorico era composta da tre deputa- 4. Al pedone comunale 8,00 dal Pozzo Meriggio sino al termine presso un albero alla Valenzana, soldi 40, al Comune di Zerzuno (Cerceno) di Monte di Sorico soldi ti dell’estimo eletti dal convocato e da un deputato del persona- 5. Al cursore comunale 46,66 a carico del comune di Bugiallo; dal termine della Valenzana al 20, alla vicinanza di Bugiallo di Monte di Sorico soldi 40. le eletto dagli iscritti al ruolo personale (cioè dai capifamiglia); 6. Contribuzione sui beni comunali 17,00 ponte di Agrono e il ponte stesso, a carico dei comuni della valle di In altra serie di disposizioni lega la sua decima di Aurogna a questi si aggiungevano un Sindaco e un Console entrambi resi- 7. All’esattore comunale per la riscossione e di Vercana; dal ponte di Agrono sino al ponte dell’Acqua alla chiesa di san Vincenzo di Sorico. denti nel comune, con ruoli subalterni, un Esattore per la dell’imposte dirette 480,00 Marcida e il ponte stesso, a carico dei villaggi di , della Traversa Infine, come codicillo, dispone che siano restituite lire sei di riscossione delle imposte e un regio Cancelliere delegato dalla 8. Quota della pigione dell’ufficio politico in Gravedona e di Naro; dal predetto ponte dell’Acqua Marcida sino al termine denari nuovi a Segnadino o Segadino di Sorico e ai suoi con- Giunta camerale come segretario. 24,00 che è a metà della via della Ganda, a carico del comune di Peglio sanguinei, metà per ciascuno. In pratica nasceva l’amministrazione comunale più o meno 9. Al medico locale condotto 341,34 monte di Gravedona; dal predetto termine sino al termine che è in senso moderno54. 10. Pel servizio vaccino 8,00 sulla costa del Pozzo Madrone, a carico del comune di ; dal A Sorico nel 1786 i deputati dell’estimo erano i signori Pietro 11. Levatrice comunale 40,00 predetto termine, che è a mezza costa sopra il campo che si suole SEPARAZIONE TRA I COMUNI DI SORICO E GERA (1587) Traversa Montani, il signor Benedetto Buzzi Cantone (sostituto 12. Manutenzione delle strade 316,30 arare, presso la costa del Pozzo Madrone, sino al ponte di pietra in del sig. dottor Giulio Fontana) e il signor Carlo Maria Bianchi, 13. Fitto del locale della scuola comunale 13,43 volta che si dice a Telliolo, a carico del comune di Piuro; dal pre- Sino a tutto il Quattrocento Sorico e Gera formavano un solo deputato del personale Agostino Raviscione, sindaco Carlo 14. Stipendio del maestro elementare 172,84 detto ponte di pietra sino alla via grande che è presso l’arco di Commune burgi diviso in due quartieri; nel 1482 cominciaro- Alfonso Sambuca, console Francesco Montani, regio cancelliere 15. Premi pei scolari 6,00 Telliolo, a carico del comune di superiore58. no le rivendicazioni campanilistiche di Gera, per la questione Giambattista Pogliani55. 16. Supplemento di congrua 51,92 del fonte battesimale e dell’autonomia giurisdizionale (cfr. atto Con la Riforma napoleonica del 1805 Sorico fu compreso tra 17. Salario dei sagrestani 88,72 17 giugno, not. Angelino de Mantegazzi).61 In sostanza il caso i Comuni di terza classe, con un consiglio al massimo di 15 18. Funzioni religiose a carico municipale 86,41 IL TESTAMENTO DI GUERCIO DE SALA era scoppiato quando nel 1466 era stato inaugurato il fonte bat- membri, dei quali al massimo 3 non possidenti ma tassati per la 19. Salario del becchino 21,60 tesimale in S. Stefano e l’arciprete non si era più recato a S. loro attività lavorativa; inoltre una giunta composta da un 20. Pel porto degli Olii Santi 3,43 Risale al 20 novembre 1176 ed è un documento significativo Vincenzo per presiedere la solenne benedizione del Sabato Sindaco e da due Anziani. 21. Imposta sulla rendita della casa parrocchiale 7,50 perché fornisce la panoramica degl’interessi che un uomo di Santo. Da allora i geresi vollero un proprio sacerdote rettore Tutti dovevano essere nominati dal Prefetto del Dipartimento 22. Equivalente d’imposta sulla rendita del comune 12,65 rilievo (un miles, cioè un guerriero nobile) aveva tra Como e con funzioni parrocchiali, anche se talvolta questi, con doppia del Lario. 23. Alla Cassa provinciale per l’importo di 2 decimi 15,80 Sorico, un personaggio che oltretutto aveva combinato anche funzione, faceva anche parte del Capitolo plebano (cfr. 1502, 1 Sorico, con la sua ex-pieve, faceva parte del Cantone III di 24. Spesa per la festa dello Statuto 80,00 parecchie imprese nella zona e nei decenni precedenti al testa- ott., not. Gasparino Riva)62. Gravedona, a sua volta parte del Distretto III di Menaggio. mento, tali da suscitargli un certo pentimento nell’ultima malat- Nel corso dei decenni la rivalità dovette risultare sempre più Nel 1807 si decise la ”concentrazione” dei Comuni più pic- Il bilancio registrava quindi un passivo di lire 1886,75. tia o nel presentimento della morte. sentita. coli per varie ragioni politiche ed economiche: stranamente nel La situazione economica di questo genere si protrasse per Il testo è stato conservato in un apografo comasco del seco- Finalmente nel 1575 Gera ottenne dal Senato di Milano di costi- Cantone di Gravedona, oltre al capoluogo (1168 ab.) e a Colico molti decenni. lo seguente chiamato “Codice dei Crociferi”59 e questo spiega tuire un Comune a sè stante colla divisione dei beni e dell’estimo (1205 ab.) rimase non concentrato Bugiallo (527 ab.), mentre Il Comune nel 1865 fece costruire parecchie stanze sopra la alcune imprecisioni e alcune lacune. Registriamo qui solo i dati anche nel piano, divisione fatta dal delegato Francesco Giov. Tradato Gera (371), Montemezzo (291), Sorico (213) e (255) canonica vecchia, di cui gli spettava la manutenzione, e ne adibì relativi a Sorico e al suo territorio. nel 1579 ma non accettata dai sorichesi perché troppo dannosa per confluirono nell’unico comune di Gera, con 1130 abitanti56. una a sede comunale, non senza proteste dell’arciprete, almeno Al nipote Girardino lascia la sua terra di Porzano che è in ter- loro: quindi fu scelto per mutuo consenso come arbitro il cardinal La “concentrazione” però ebbe durata effimera, perché fino al 1910. ritorio di Sorico (cioè un podere a Folciano di Trezzone). E poi Tolomeo Gallio, anche come conte delle Tre Pievi, e questi pronun- colla restaurazione austriaca (Notificazione 12 febbraio 1816) La sede si trasferì pochi anni dopo nel nuovo edificio scola- comincia la serie delle restituzioni: evidentemente ricordava epi- ciò il 15 genn. 1587 (rogito del not. Sala Giovanni di Como) un lodo tutto tornò come prima o quasi. Solo il Comune fu dotato di con- stico e vi rimase sino alla costruzione dell’attuale struttura poli- sodi vari poco edificanti... col quale assegnava la parte del piano di Olonio alla destra del cana- siglio a seguito di dispaccio governativo del 19 marzo 1821. funzionale. A Giovanni Buono di Quessero soldi quaranta. Ad Axandro (o le chiamato di Borgo Francone al comune di Sorico e quella a sini- All ’inizio del regno d’Italia (anno incerto tra 1861 e 1864) Quando nel 1928 si verificò l’inglobazione di Bugiallo, tutto Alessandro) del Pozzo del Monte di Sorico e al suo zio e al suo stra al comune di Gera (“Universitati de Surico assignavit omnia la situazione economica del Comune era così formata57. quanto era di pertinenza di quel Comune fu trasferito al nuovo familiare lire quattro di denari nuovi. bona jacentia a dicto stagnio Borgo-Francon citra versus flumen Entrata: Fitto dei stabili comunali (Galante Antonio, Tornelli capoluogo, compreso l’archivio, ancor oggi conservato in faldo- ______Pietro, Zanetti Domenico, Copes Bernardo), dalla Tesoreria pro- ni distinti da quello di Sorico. 58) Statuti di Como de 1335, op.cit., tomo III, p. 94, “Determinatio stratarum et pontium...”. ______59) F. FOSSATI, Codice dei Crociferi di Como, in “P.S.S.C.”, Como 1873, pp. 169- 173. 53) ASCo, Notarile, cart. 1243, 1244, 1245 vari atti. 60) Veramente Arbosto è in Comune di Vercana, quindi in territorio di Gravedona: ma qui forse il moribondo ha fatto confusione e i giudici, notai, e pronotari non hanno 54) M. MASCETTI, Da Filippo II a Napoleone I: tre episodi nella storia degli ordinamenti territoriali del Comasco, in “ P.S.C. “, LIV, Como 1990, pp. 177 segg. dato importanza al particolare, forse da loro non ben conosciuto. 55) ASCo, Prefettura, cart. 240. 61) M. ZECCHINELLI, Ricerche, cit., pp. 28, 97, 120: il documento è segnalato come esistente nell’ Archivio parrocchiale di Gera, ma il fascicolo che doveva contenerlo risul- 56) M. MASCETTI, Da Filippo II a Napoleone I, cit., pp. 221 segg. ta inspiegabilmente vuoto da più di vent’ anni. 57) A.C. Sorico, faldone 87. 62) ASCo, Notarile, cart. 106 (G.Riva).

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