SORICO: Storia Di Acque, Terre, Uomini»
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Introduzione Fin dal primo giorno di insediamento in Comune ci siamo dedicati alla realizzazione di quanto annunciato nel pro- gramma amministrativo che, sommariamente, prevedeva opere per il presente e per il futuro. Un occhio di riguardo abbiamo però voluto dedicarlo anche al passato e ciò al fine di ricostruire il nostro patrimonio storico e meglio conoscere quanto acca- duto nel nostro paese. Dopo alcuni anni di studi e ricerche affidati alla competenza e alla professionalità di esperti quali i professori Mario Longatti e Alberto Rovi, ha visto finalmente la luce l’atteso libro: «SORICO: storia di acque, terre, uomini». Si tratta di un’opera che, senza pretendere di esaurire la storia del nostro Comune, spazia fra più argomenti, offrendo spun- ti curiosi e inediti in grado di suscitare interesse e stimolare in ognuno di noi il desiderio di approfondimento. Sul territorio hanno agito in maniera pesante gli eventi alluvionali, a cui l’uomo ha dovuto far fronte con interventi di bonifica, terrazzamenti e deviazioni di corsi d’acqua: ne deriva un profondo cambiamento della morfologia, con la necessità di recuperare e fissare ogni testimonianza utile a far sì che non vadano perse le sembianze di un passato sempre più lonta- no. Essendo il nostro paese ubicato in un’area di confine, esposta a passaggi ed invasioni, è comprensibile che i suoi abitanti guardassero con diffidenza chi veniva da fuori; questa caratteristica ha dunque una spiegazione che ben emerge approfon- dendo la storia del posto. Altro aspetto di riguardo è rappresentato dalle Chiese, dalle opere d’arte e dai resti di importanti costruzioni, che grazie a questa pubblicazione abbiamo l’opportunità di conoscere e apprezzare nei dettagli. Il volume pub- blicato non si limita a rievocare in modo cronologico i fatti storici, ma divaga piacevolmente anche fra tante piccole storie di vita quotidiana, che hanno avuto come protagonisti i nostri avi. Storie che, per ognuno di noi, possono sicuramente rap- presentare motivo di interesse e arricchimento culturale legato alle proprie radici. L’esempio dei nostri avi, che nonostante le avversità e i disagi seppero rispettare e valorizzare questa meravigliosa terra, cercando con sforzi non indifferenti, di modificarne le caratteristiche laddove la natura agiva in modo non favorevole, può contribuire a risvegliare, soprattutto nelle nuove generazioni, lo spirito di appartenenza e l’amore per la terra natia. È quan- to mi auguro come cittadino. L’auspicio, inoltre, è che questa valida pubblicazione sia il primo passo per ulteriori ricerche destinate ad aggiungere nuovi tasselli al patrimonio di conoscenza del nostro passato, dal quale trarre spunto per affronta- re con maggiore consapevolezza anche il futuro. In qualità di sindaco spero che anche tutti coloro che oggi sono lontani, ma nativi di Sorico, o che frequentano il paese come villeggianti e turisti, possono trovare nel libro qualche motivo in più per avere a cuore questo meraviglioso luogo. Il Sindaco Ivano Polledrotti Si ringraziano: La Regione Lombardia, la Provincia di Como, la Comunità Montana Alto Lario Occidentale, i parroci don Roberto Vaccani e padre Mario Bulanti, Antonio Battaglia, Fabio Cani, Livia Fasola, Mario Mascetti, Sila Motella, Magda Noseda, Daniele Paino, Giampaolo Paino, Lucia Pini, Guido Scaramellini, Cesare Sibilia, Alberto Traversi Montani e in modo particolare Arnaldo Ciabarri. 7 Presentazione Affrontando la storia locale non più come il racconto o la ricostruzione delle vicende di un determinato territorio, ma come una realtà collegata a tante altre realtà intorno e talvolta anche non vicinissime, mi sono trovato spesso a fare i conti con Olonio, Sorico, le Tre Pievi sul Lario, essendo queste terre al confine e in stretta relazione con il contado di Chiavenna, di cui mi sono particolarmente interessato. E non è un caso che, per trovare le prime testimonianze dell’arrivo del Cristianesimo in zona, bisogna far riferimento al territorio a nord del Lario e all’imbocco di Valtellina e Valchiavenna, dove prete Mario nel V secolo aveva dato vita a un primo nucleo di cristiani, ma anche al tempietto di San Fedelino, fulgido esem- pio di protoromanico che, pur geograficamente in Valchiavenna e da un secolo proprietà della parrocchia di Novate Mezzòla, è in territorio comunale di Sorico. Quanto alle difese fu di fondamentale importanza la torre di Olonio, a controllo dei transiti da e per la Valtellina, ma soprattutto la Valchiavenna: una torre che continuò la sua funzione per quasi due secoli dopo che il territorio di Olonio era stato abbandonato, tanto che fu una delle prime difese a essere smantellata in seguito al capitolato di Milano. Questo, nel 1639, sancì la fine della contesa delle due valli tra la Spagna e la Francia con Venezia e i Grigioni, ai quali ultimi esse furo- no riassegnate, con l’ordine di smantellare tutte le difese che erano servite durante il turbolento ventennio seguito al cosid- detto Sacro Macello. Ma, senza addentrarmi nelle questioni di confine, ben illustrate nel presente libro, mi limiterò a un fenomeno che non si è ancora del tutto spento: la transumanza, per cui dalla bassa Valtellina e dagli attuali comuni di Sorico e Gera affluivano mandrie di bestiame verso gli alpeggi della val San Giacomo, che oggi è più conosciuta come valle Spluga. Lo stanno a dimo- strare i tanti cognomi originari dell’alta valle, magari con qualche leggera variante che, tuttavia, non vale a nasconderne la provenienza. Così, limitandomi a quelli più numerosi e al solo comune di Sorico, oggi troviamo gli Sciaini, i Paggi, i Raviscioni, i Copes, i Borzi, gli Andreoli, tutti originari di Isola. Ma ho contato all’anagrafe comunale un’altra ventina di parentele, sorte tra Quattro e Cinquecento in Valchiavenna, compresi i Cerfoglio, partiti anch’essi da Isola come Cerfoglia. Credo di aver così sufficientemente dimostrato la non incongruità di una presentazione da me firmata, per la quale rin- grazio gli amici Mario Longatti e Alberto Rovi che me l’hanno generosamente chiesta. Ma qualcosa dovrò pur dire del lavoro che qui presento, storia di acque, terre, uomini, per cui accanto alle vicende stori- che, alle istituzioni civili e religiose, si parla delle acque con quanto di buono portarono alla comunità e anche con i danni che provocarono con le alluvioni e l’impaludamento dell’antica Olonio. Si parla di terre, con le varie attività economiche, dall’allevamento e pastorizia all’agricoltura e al legname, dai mulini alla pesca. Nella sezione riguardante le famiglie un po’ tutti gli abitanti potranno riconoscersi e trovare le proprie origini. Infine nell’ultima parte sulle opere un ampio sguardo per- mette di conoscere il costruito: le fortificazioni, le chiese, le case, senza dimenticare le opere d’arte. Particolarmente interessanti sono gli spaccati di vita e di costume come emergono dagli atti ottocenteschi del tribunale di Como. La storia prende così vita a contatto con le vicende e i problemi di tutti i giorni, nel bene e nel male, come nella realtà. Guido Scaramellini Chiavenna, ottobre 2005 9 La Storia (Mario Longatti) 1) Museo civico di Como: architrave marmoreo del tempietto votivo dedicato a Giove dagli Aneuniates (sec. II-III d.C.). LE VICENDE STORICHE E LE ISTITUZIONI CIVILI IPOTESI IN CAMPO ETIMOLOGICO la provincia di Sondrio fu definitivamente occupata dai Romani secondo la loro prassi consueta, cioè il riutilizzo delle strutture Da quando l’umanità civile ha preso a riflettere sul proprio territoriali delle preesistenti popolazioni (in questo caso gli linguaggio e sulle cause di molte modalità espressive, è nato il Insubri Comensi gallicizzati), la colonizzazione più o meno con- gusto per l’etimologia: le prime prove di questa sono per noi sistente con l’impiego di elementi italici, specialmente veterani, soggetti da barzelletta o quasi, ma anche ipotesi esposte ufficial- e in subordine l’assimilazione di una parte degli indigeni. mente meno di cento anni or sono non lasciano del tutto soddi- Nella fattispecie la comunità tribale che controllava la zona sfatti. strategica di bassa Valtellina, imbocco della Valchiavenna ed Il prof. Olivieri proponeva di riconnettere Sorico o con il ultimo bacino del Lario divenne il pagus degli Aneuniates (s’in- nome personale Suricus, oppure col verbo (non del latino clas- dicavano sempre col plurale gli appartenenti alla tribù) ed ebbe sico) “exauricare”, rinfrescarsi1. come suo capoluogo il vicus di Aneunium, in un sito dove già Per Bugiallo ipotizzava una derivazione da “bogia”, specie di evidentemente anche prima s’incontravano i traffici per via lacu- recipiente, ma anche gorgo, sorgente, vasca, truogolo. stre, fluviale e terrestre4. Pochi anni più tardi ecco quanto proponeva il prof. Orsini2: Sotto Augusto, con tutto il territorio del municipium di “Questo nome in rapporto con suricum: il sorgo o forse il fru- Como, gli Aneuniates cessarono di far parte di una provincia (la mento saraceno. O vuole invece significare luogo sacro alla dea Gallia Cisalpina) per diventare parte integrante dell’Italia nella Suri, una divinità ferale degli Etruschi...? O non sarebbe un regione “Liguria et Aemilia”. deverbale, derivato da surire, “essere in calore”, detto special- Testimoniano la vitalità non solo del vicus ma anche di altre mente dei maiali? Per altro potremmo pensare ai nomi persona- parti del pagus vari ritrovamenti databili tutti all’età imperiale e li latini Surus, Suricus (attestati sul Garda) o al gentilizio Surius che qui si cercherà di enumerare. di iscrizioni venete e al cognome Sura. Infine il toponimo A Gera nel 1907 fu scoperto un architrave in marmo di potrebbe riconnettersi con * ex auricus, deverbale da exaurica- Musso, reimpiegato in un cascinale, sul quale si leggeva un’i- re, “disperdersi dell’aria, rinfrescarsi”, corrispondente al dia- scrizione dedicatoria a Giove Ottimo Massimo degli Aneuniates lettale sorà: perché il luogo, afoso e caldo, viene rinfrescato che gli dedicavano un sacello come “ex-voto”5. dalla brezza del Lario.