Fino al 23 agosto 2020 l’Appenninno modenese ospita la quarta edizione di Teatri del Cimone

Il Festival dedicato alle arti performative ed ai differenti linguaggi della scena e delle arti dal vivo anima i comuni di , , e Riolunato.

Con il patrocinio di: di Fanano, Comune di Montecreto, Comune di Riolunato, Comune di Sestola e Unione dei Comuni del Frignano. Con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Fondazione di e Gruppo Hera, Comune di Fanano, Comune di Montecreto, Comune di Riolunato, Comune di Sestola e Unione dei Comuni del Frignano. Con Čajka Teatro d'Avanguardia Popolare, Compagnia di Teatrodanza Sanpapié, Piccoli Idilli Associazione di promozione sociale, Centro Danza Studio D.I.A e Compagnia Des Almes.

Teatri del Cimone è un Festival dedicato alle arti performative ed ai differenti linguaggi della scena e delle arti dal vivo che si sviluppa sul territorio dell’Appennino modenese, coinvolgendone quattro Comuni: Fanano, Sestola, Montecreto e Riolunato. Si svolge dall’1 al 23 agosto, per una durata complessiva di 21 giorni, proponendo spettacoli, performances e laboratori per un totale di 30 eventi aperti a tutto il pubblico, 10 eventi dedicati ai più piccoli, laboratori e workshop.

Intervista a Riccardo Palmieri, regista e direttore artistico.

Dopo la scorsa edizione, che ha contato quasi 6.000 presenze complessive, il Festival ritorna per la sua quarta edizione in un periodo difficoltoso per quanto riguarda l’organizzazione degli eventi. Cosa caratterizza l’edizione 2020?

Non con poche problematicità, la compagnia Čajka Teatro, con caparbietà ed ostinazione, è riuscita a mettere insieme una programmazione di 44 eventi, che attraversano i 4 comuni. Si rinnovano anche quest’anno i rapporti con le compagnie Piccoli Idilli e Sanpapié e le collaborazioni con altri artisti che lavorano sul territorio nazionale ed all’estero. Novità di quest’anno è la costruzione del dialogo con le realtà artistiche del Frignano, coinvolgendo il Centro Danza Studio D.I.A in una residenza creativa che attraversa tutti i comuni, creando una macro-drammaturgia in site-specific. In questo momento così particolare, il Festival vuole in un qualche modo tornare alla funzione primaria del teatro: ricostruire le comunità. Il vettore culturale agisce come collante nella

disgregazione provocata dall’emergenza covid-19, che attraverso il motto “io resto a casa” ha in qualche modo spinto sull’acceleratore disgregativo sociale, creando quella mancanza di equità e uniformità facilmente percepibile tra le persone.

Quali sono gli obiettivi del Festival?

Teatri del Cimone si pone diversi obiettivi, strettamente connessi tra loro. Utilizzando gli strumenti offerti dal teatro e dalla danza, il Festival mira alla diffusione della cultura, alla riqualificazione dei luoghi e delle strutture del territorio, costruendo un dialogo creativo ed artistico con le comunità della montagna. Perseguendo questi obiettivi, il Festival porta il teatro fuori dal teatro, ritornando ad una dimensione più antica, originaria, della funzione teatrale, pur attingendo al contemporaneo ed alla sperimentazione.

Che tipo di rapporto si crea tra gli artisti e il pubblico?

Artisti e pubblico condividono uno spazio e, ri-abitandolo, fruendone cioè in maniera altra, trovano nuove modalità di incontro in una dimensione aggregativa capace di nutrire lo spettatore e, allo stesso tempo, di rivestire spazi e luoghi di nuove suggestioni ed altri sguardi poetici. Compagnie, artisti, enti ed associazioni cooperano alla creazione e realizzazione degli eventi, generano meccanismi virtuosi e reti informali, indirizzati allo sviluppo di un tessuto culturale attivo e partecipativo.

Come si inserisce il Festival sul territorio?

Tutti i luoghi di interesse storico e culturale o naturalistico, che si prestano ad essere abitati diversamente, diventano i palcoscenici di Teatri del Cimone, mostrando uno sguardo attento e preciso sul territorio, in perfetta sintonia con gli obiettivi di rivalutazione e riscoperta del territorio stesso e delle sue potenzialità. Teatri del Cimone è un Festival peculiare, unico, fatto di luoghi e ambientazioni non ripetibili altrove, che porta a nuove dinamiche, a contaminazioni artistiche e, infine, alla ricerca ed allo sviluppo di nuove possibilità espressive. Operiamo nei contesti naturalistici e nei siti monumentali dei quattro comuni, prestando attenzione alle esigenze di ogni singolo territorio ed aprendo un dialogo creativo e partecipativo con i cittadini. Le passate edizioni hanno mostrato un lavoro portato avanti senza fretta e rispettoso di quel ritmo che la montagna impone; un lavoro curato e meticoloso sul territorio che, ad oggi, ci accoglie sempre più calorosamente.

Il 2020 rappresenta non solo la quarta edizione del Festival, ma segna anche il decimo anno dal primo progetto realizzato nel Comune di Sestola.

Il primo progetto, “1020 – millEventi”, iniziò proprio dieci anni fa con la sola collaborazione del Comune di Sestola. Fu un progetto fortemente sostenuto da parte mia e dall’allora Assessore alla Cultura Marisa Burchi, ad oggi ancora madrina del Festival. Da quella prima edizione il Festival è cresciuto ed ha confermato la centralità di alcuni suoi contenuti, radicandoli sempre di più nel territorio e mutando alcuni aspetti formali. L’ingresso dei comuni di Fanano, Montecreto e Riolunato nel progetto, quattro anni fa, ha segnato l’inizio di Teatri del Cimone. Il nostro ringraziamento oggi è rivolto all’ostinazione di assessori e sindaci: il Festival è espressione di una volontà collettiva di portare cultura (nella forma del teatro e della danza) ed arte in un territorio “periferico” solitamente lontano dai riflettori.

Per informazioni e approfondimenti: facebook.com/teatrocimonefestival