1 Università IULM Osservatorio su comunicazione pubblica, public branding e trasformazione digitale Direttore scientifico: prof. Stefano Rolando (
[email protected]) Comunicazione e situazione di crisi https://www.iulm.it/it/sites/osservatorio-comunicazione-in-tempo-di-crisi/comunicare-in-tempo-di-crisi Media e informazione - Lunedi 1 e Martedì 2 giugno 2020 (n. 90-n.91) Rallentamento Il 2 giugno del 1946, attraverso referendum istituzionale, gli italiani scelsero di porre fine alla forma monarchica del Paese, anche a causa della commistione con il ventennio fascista, optando per la forma repubblicana. Con 12.182.855 voti, il 54,3% dei votanti scelse la Repubblica, con 10.362.709, il 45,7% dei votanti scelse la Monarchia. L’affluenza fu dell’89,08%. Solo l’11% degli italiani scelse l’astensione. La carta geo-politica dell’Italia fu molto segnata da quel voto: il centro-nord ebbe una dominante di voto repubblicano, il centro-sud e isole ebbe una dominante di voto monarchico. Il governo in carica fino a fine 1945 presieduto dall’azionista Ferruccio Parri e il successivo presieduto dal dc Alcide De Gasperi prepararono l’insediamento dell’Assemblea costituente che – con le presidenze del socialista Giuseppe Saragat e poi del comunista Umberto Terracini – si insediò il 26 giugno del 1946 e terminò i suoi lavori, un mese dopo la promulgazione in G.U. della Costituzione repubblicana, il 31 gennaio del 1948. Nel frattempo il Paese fu governato con tre mandati consecutivi dall’esecutivo presieduto da De Gasperi. Alla Costituente la DC ebbe il 35,2% dei voti, i socialisti il 20,7%, i comunisti il 18,9%, i liberali il 6,8%, i “qualunquisti” il 5,3%, i repubblicani il 4,4% gli azionisti l’1,5%.