Giornale Dicembre
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(r.e.) Quando nel 1997 l’allora ministro della cultura Walter Veltroni volle liberalizzare il sistema delle licenze cinematografiche, mettendo fine al protezionismo dell’esercizio, aveva in mente l’arrivo dei multiplex e, soprat- tutto, la creazione di nuovo pubblico, sprofondato nei primi anni Novanta ai minimi storici. I dati dell’anno immediatamente seguente sembrarono dargli ragione, con una consistente crescita del consumo filmico nelle sale (118 milioni di biglietti venduti), ma – si appurerà in seguito – a determinare l’impennata non fu tanto l’at- tivazione delle prime strutture multischermiche alle periferie delle città quanto un formidabile evento filmico (l’ultimo, forse) di nome Titanic. E infatti, a dieci anni da quella liberalizzazione, sorti un po’ ovunque i mul- tiplex, con il conseguente robusto aumento degli schermi, ecco gli spettatori attestarsi stabilmente sul centinaio di milioni l’anno e poco più, con un rendimento individuale per ciascuno schermo in forte discesa. Fenomeno – quest’ultimo – che se non spaventa i multiplex (per via del numero elevato di sale e delle rendite accessorie), atterrisce le monosale e le piccole multisale di prossimità, comprese quelle d’essai. Perché, nel frattempo, sem- pre più pressante si è fatta la tendenza del mercato a premiare soltanto taluni blockbusters, riducendo enorme- mente l’attrattiva della restante offerta. E siccome i multiplex sono cresciuti a dismisura, divorandosi volentie- ri tra di loro (basti pensare, qui da noi, al triangolo Mestre-Padova-Treviso), ecco rispuntare nelle normative regionali (eredi di quelle statali in forza delle nuove deleghe di cui alla riforma costituzionale del titolo V, parte II) lo zampino del protezionismo, con misure nuovamente restrittive per l’apertura di nuovi complessi: poten- za del “domino” capitalistico e dei suoi eterni paradossi. E il pubblico? Quasi nessuno sembra voler comprendere che, con stipendi e pensioni sempre più deficitari in termini di potere d’acquisto, anche l’andare al cinema può diventare, per molti, un “lusso” insostenibile. Vero che ci si va sempre meno per passare due ore e sempre più perché mossi dalla curiosità dell’evento, ma se si fati- ca ad arrivare alla fine del mese non c’è evento che tenga. Per riportare la gente al cinema forse conviene lavo- rare (anche) sui prezzi, ridurre le tariffe. Ed è esattamente quello che contiamo di fare dal 7 gennaio con la for- mula Primo spettacolo, che prevede un biglietto superscontato (3 euro) alle prime proiezioni dei giorni infraset- dicembre timanali non festivi (al Giorgione dal lunedì al mercoledì, all’Astra e al Dante dal martedì al giovedì). Perché 2007 cinema è cultura e la cultura merita di restare fra i diritti di cittadinanza, anche quando il portafoglio piange. Mazzacurati, o della giusta vicinanza DI Michele Gottardi Il cinema di Carlo Mazzacurati sembra presentato alla prima Settimana della modo totale: dal Polesine alla Rimini prender a esempio il titolo del suo ultimo Critica alla Mostra del Cinema di Venezia invernale di Vesna va veloce, l’attenzione film, La giusta distanza, quella che si è un buon successo e Mazzacurati vince il al paesaggio è reale e consapevole ed è auspica in un giornalista di provincia per- nastro d’argento come miglior esordiente specchio dell’analisi interiore dei perso- ché possa analizzare i fatti senza farsi del 1987. Malefatte e storie d’amore si naggi. Uomini e donne che spesso si per- coinvolgere dalle opinioni. Ma quella è intrecciano in un Polesine brumoso e dono, perché, perdenti lo sono da sem- una distanza falsa, fintamente neutrale, quotidiano, rimosso dai tempi del neo- pre, come i molti emigrati che popolano i sinonimo di atteggiamenti senz’anima. realismo. Quello stesso Polesine che fa da suoi film, bosniaci come Vesna e Alem Proprio all’opposto del modo con cui sfondo all’éducation sentimentale di (L’estate di Davide), tunisini come Mazzacurati si pone di fronte alle cose di Davide e che riemerge nell’ultimo film, Hassan e la famiglia di sua sorella (La giu- casa propria, sporcandosi, immergendosi La giusta distanza, in cui un giovane ven- sta distanza), finché nell’est allora extra- nelle atmosfere umide e spesso letali di tenne accetta di fare il “negro”, il corri- comunitario (Slovenia e Ungheria) non ci un Veneto in bilico tra localismi e ansie spondente fantasma di un foglio locale finiscono gli stessi Abatantuono e Citran globalizzanti, dove il regista può stigma- diretto da un Bentivoglio che è un altro nel Toro. Più spesso rifugiati ed esuli tizzare le paciose e ambigue mentalità “alèndelon” dei poveri, come il protago- costituiscono la diversità, l’anomalia provinciali – comuni anche altrove: la nista de La lingua del santo, un ex gioca- genuina che si scontra con l’invidia e le Torino de L’estate di Davide – ma anche tore di rugby suonato che assieme a un insidiose reti delle tresche locali, di cui esaltare il patrimonio culturale del non meno sfigato ciclista vive di furtarelli spesso fanno le spese e soccombono. Veneto, come nelle tre interviste-ritratti per dare un senso a un vita buttata. Eppure in questo universo di perdenti prodotti per la Regione, assieme a Marco Elegante nella forma e preciso nelle qualcuno si salva sempre, sottile filo di Paolini: Meneghello, Zanzotto e Soldati. immagini, Mazzacurati ama guardare al speranza tra le nebbie dell’esistenza. L’esordio è dei migliori: Notte italiana territorio che sta attorno ai personaggi in Ripensare il neorealismo Anno XXI, n. 8 novembre 2007 DI Antonio Vitti (Wake Forest University) Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 1070 R.S. del 5/11/1991 Difficile dare una definizione del neorea- sionante e sfuggente fenomeno che con- artisti capaci di cogliere la realtà allo DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Ellero lismo, tanto più fissare una data precisa tinua a far parlare di sé anche nel cinema stato puro, senza mediazioni, hanno in Mensile edito dal Comune di Venezia di nascita. Usato all’inizio del ventesimo italiano contemporaneo con il filone di realtà svelato i trucchi della macchina da Ufficio Attività Cinematografiche secolo in filosofia, per definire l’oggetti- cinema chiamato neo-neorealista. Il con- presa, facendo emergere aspetti del vità dei fatti indipendente dal pensiero vegno – accompagnato da una rassegna nostro vivere rimasti sino ad allora REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE Palazzo Mocenigo, San Stae 1991 umano, il termine fu ripreso dalla critica di film in programma alla Videoteca nascosti: mi riferisco non soltanto alle 30125 Venezia letteraria per “etichettare” il romanzo Pasinetti lungo tutto il mese di dicembre realtà sociali ma anche a modalità lingui- tel. 0415241320, fax 0415241342 Rubè (1921) di Giuseppe Antonio – sarà anche l’occasione per avvicinarci a stiche e gestuali. Calvino stesso, nel 1964 http://www.comune.venezia.it/cinema/ [email protected] Borgese, esteso ai cosiddetti Realisti capire meglio l’Italia attraverso il neorea- in prefazione al romanzo Il sentiero dei degli anni Trenta: C. Bernari, A. Moravia, lismo secondo l’approccio zavattiniano, nidi di ragno, riferendosi alle ragioni DIRETTORE Roberto Ellero V. Pratolini e E. Vittorini che ancor oggi che vi vedeva “una vera carità di tempo, extraletterarie che contaminavano o REDAZIONE Norma Dalla Chiara (capo), vengono spesso indicati come precurso- di occhi e di orecchi, data ai fatti, alla restringevano il lavoro letterario, afferma Noemi Battistuzzo HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: ri del neorealismo. Il 14 e 15 dicembre gente del proprio paese”. che gli scrittori s’erano posti il problema Michele Gottardi, Cristina Morello, prossimo si raduneranno a Casa Artom, Ripensare il neorealismo è anche un di trasformare in opera letteraria ciò che Antonio Vitti sede italiana della Wake Forest modo per rivisitare la grandezza di quei per loro era il mondo. Il “loro” mondo, GRAFICA Tapiro University, docenti e studiosi italiani e registi che smentendo il luogo comune sul quale oggi torniamo ad interrogarci. STAMPA Grafiche Biesse Scorzè americani per riflettere su questo appas- che i veri neorealisti fossero soltanto gli 2 Determinazione e prepotenza servono a Diego, Tutti i film dalla A alla Z ragazzo della periferia romana, per conquistarsi il rispetto dei coetanei e il cuore di Asia. La ragazza, tuttavia, interessa anche al “Primario” un crimina- L’abbuffata Leoni per agnelli Bee Movie le che governa il traffico della droga in città. Tre destini al capolinea? “Regola numero uno: L’amore ai tempi del colera Lust, Caution REGIA Steve Hickner SOGG. E SCN. Jerry Seinfeld dimenticare Notte prima degli esami. August Rush Meduse MUS. Rupert Gregson-Williams D’accordo il cast è lo stesso e la coppia Brizzi- PROD. Dreamworks Animation Martani quella che ha confezionato il maggior Bee Movie Mein Führer - OR. Usa, 2007 successo giovanilistico delle ultime stagioni. Però Caramel La veramente vera verità DUR. 90’ Cemento armato è tutt’altra cosa: un piccolo film, su Adolf Hitler insolitamente attento al linguaggio, che si pone Cemento armato come modello dichiarato il cinema d’azione ame- Milano - ricano anni ’70, diretto dai primi Scorsese e De Come d’incanto Palermo: il ritorno Palma. Fatte le dovute proporzioni, l’epigono fun- Cous Cous E’ il tempo del riscatto per le nuove star del ziona a dovere anche grazie al romanzo omonimo Il mio amico giardiniere mondo d’animazione in 3D, il topo di Ratatouille scritto da Martani con Sandrone Dazieri, tra i por- 2 giorni a Parigi Mr. Brooks abbandona le fogne per coltivare ambizioni da tabandiera della scuola dei duri all’italiana…” chef de rang nei più raffinati ristoranti, l’ape Barry (Roberto Nepoti in La Repubblica, 5 ottobre 2007) L’età dell’ignoranza Il mistero delle pagine perdute Bee Benson , protagonista del Bee Movie, presa la GIORGIONE MOVIE D’ESSAI SALA B laurea, lascia la ristretta realtà dell’alveare verso giovedì 13 dicembre, or. spett.: 17.30/19.30/21.30 Fine pena mai spazio cineclub Nella valle di Elah orizzonti professionali più appaganti che non Forse Dio è malato Paranoid Park siano raccolta e stivaggio miele.