Ricorda Con Rabbia Di John Osborne
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CeDAC Circuito Teatrale Regionale Sardo M'ILLUMINO di PROSA stagione 2012-13 Ricorda con rabbia di John Osborne CAGLIARI, Teatro Massimo 16-20 gennaio 2013 Un testo cult del XX secolo, “Ricorda con rabbia” di John Osborne sbarca nell'Isola, al Teatro Massimo di Cagliari per M'Illumino di Prosa, la stagione 2012-13 del CeDAC: in scena Stefania Rocca e Daniele Russo con la regia di Luciano Melchionna, nella pièce che attinge al reale dando voce alla ribellione di un'intera generazione di giovani “arrabbiati”... COMUNICATO del 14.01.2013 Debutta in Sardegna, sotto le insegne del CeDAC per M'Illumino di Prosa, la stagione 2012-13 al Teatro Massimo di Cagliari – da mercoledì 16 a domenica 20 gennaio - “Ricorda con rabbia” di John Osborne, un testo cult che segna una svolta epocale nella storia del teatro inglese ed europeo del Novecento, mettendo in scena umori e istanze della società contemporanea e l'inquietudine profonda e l'insofferenza alle convenzioni dei giovani, uomini e donne sotto i trent'anni. Ritratto di una generazione, degli intellettuali e artisti (e di tutti i giovani) “arrabbiati” in rivolta contro le regole e le consuetudini, le differenze di classe e di censo, le ingiustizie di un mondo che non sembra accorgersi di loro, che reagiscono alla monotonia del quotidiano rivendicando il proprio diritto di incidere sulla realtà presente, nel pieno degli Anni Cinquanta, eppure ancora di scottante attualità, la pièce di Osborne vede protagonisti (nell'allestimento del Teatro Bellini/ Teatro Stabile di Napoli con la Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Nazionale del Mediterraneo) un'icona del nostro cinema come Stefania Rocca e l'eclettico Daniele Russo , per la regia di Luciano Melchionna . Sintesi fulminante del contrasto tra la parte più avanzata e innovativa e la fascia conservatrice della civiltà britannica, “Ricorda con rabbia” esprime l'insoddisfazione e il dissenso, dà voce al ceto medio e alle tensioni sotterranee in aria di rivoluzione attraverso la fotografia di una coppia, Jimmy e Alison, e il circolo di amici e parenti, che incarna le contraddizioni della società. La rabbia esplode nella routine quotidiana, l'indignazione politica, gli scherzi brutali e l'improvvisa tenerezza, affiorano in uno spaccato quasi iperrealistico venato di humour, dove il rifiuto automatico delle abitudini “ufficiali” e la disinvolta promiscuità fanno da pendant a una visione anarchica e “di sinistra”, ma da cui soprattutto emerge il senso di vuoto per la mancanza di una crociata per la quale combattere. Superati i valori e gli schemi tradizionali, cancellati i sogni e le illusioni, resta solo l'indignazione radicale, un'ira sorda contro tutto e tutti, una forza amara e distruttiva su cui si intessono le dinamiche sentimentali, i moti d'attrazione e repulsione, l'impossibilità eppure necessità di riunire gli opposti, in una visione lucida e disincantata della realtà. Il conflitto latente tra una classe lavoratrice sempre più conscia dei propri diritti e la casta dell'aristocrazia e dell'alta borghesia che detiene il potere si annida tra liti e piccole schermaglie domestiche, la diversità di estrazione sociale e culturale sembra imporre un'incomprensione, una frattura insanabile tra i protagonisti, i cui ricordi e aspirazioni non coincidono. La ricca Alison e il proletario Jimmy, e ancora l'amico Cliff e l'algida Helena Charles, e i genitori di Alison sono espressione di mondi distanti e non comunicanti, e lo snobismo funziona nei due sensi nel suscitare da una parte e dall'altra diffidenza e disapprovazione verso le scelte della coppia. Le vicende private di Jimmy e Alison diventano la cartina di tornasole per comprendere i mutamenti in atto nella società inglese e la rivoluzione culturale nell'idea stessa di teatro, apportata dalla pièce di Osborne: non più mero divertissement per le classi dominanti ma specchio dell'evoluzione economica, politica, culturale e sociale nel declino della tradizione coloniale alla metà del XX secolo e all'inizio di una nuova era della civiltà occidentale. INCONTRO CON GLI ARTISTI. Per “Oltre la scena – gli attori raccontano” Stefania Rocca e Daniele Russo saranno protagonisti venerdì 18 gennaio alle 17.30 alla MEM – Mediateca del Mediterraneo di Cagliari dell'incontro con il pubblico, una conversazione – coordinata dal giornalista e critico Gianfranco Capitta - sul teatro e l'arte della recitazione (dal palco al piccolo e grande schermo) e sulla drammatica attualità di un testo che appare ancora oggi rivoluzionario. per l'Ufficio Stampa del CeDAC/ Sardegna: Anna Brotzu - cell. 328.6923069 – [email protected] “M'Illumino di Prosa”/ Stagione 2012-2013 al Teatro Massimo di Cagliari BIGLIETTI Serali (Turni A / B / C / D / E) primo settore intero € 30 / ridotto € 24 secondo settore intero € 25 / ridotto € 19 loggione intero € 15 / ridotto € 10 Pomeridiane Turno P intero € 16 / ridotto € 12 CARNETS per 5 spettacoli primo settore intero € 135 / ridotto € 100 secondo settore intero € 120 / ridotto € 80 loggione 70€ Riduzioni per under 25/ over 65 Per informazioni: Infopoint e Biglietteria del Teatro Massimo di Cagliari, tel. +39 345.4894565 - [email protected] - www.cedacsardegna.it - Prevendite: Circuito Vivaticket (www.vivaticket.it ) e a Cagliari: BoxOffice, viale Regina Margherita 43 – tel. 070.657428 Teatro Bellini/ Teatro Stabile di Napoli Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Nazionale del Mediterraneo Ricorda con Rabbia di John Osborne con Stefania Rocca e Daniele Russo Angela De Matteo, Marco Mario De Notaris scene Francesco Ghisu costumi Michela Marino regia Luciano Melchionna PRIMA REGIONALE Note di regia Con “Ricorda con rabbia” di Osborne sono in scena le vicissitudini di un gruppo di ragazzi, le loro vicende personali e la storia d’amore dei due protagonisti ma la tragedia umana '”privata” diviene paradigmatica di un'intera generazione. Un’inquietudine profonda, la frustrazione ed il senso d’impotenza sono temi che ogni spettatore può riconoscere come propri, o in chi gli vive accanto, o nello sconosciuto che tutti i giorni prende con lui l’autobus e che improvvisamente esplode nella furia omicida. E' l’uomo “contro”, che non distingue più i confini della sua rabbia, è contro anche le campane che irrompono nella discussione, è contro la padrona di casa, è persino ‘contro’ la pioggia. “Ricorda con rabbia” è apologia della rabbia irruenta, disperata, generalizzata, quella che ci circonda ora, rabbia verso una realtà che va liquidata, rivista alle radici. A suo tempo la pièce venne definita “manifesto di una generazione”: oggi potremmo dire che ha preannunciato i nostri tempi ed è ancora il manifesto di chi si scontra con una società indifferente. E’ l’ira di chi affronta con furia chi si trincera nella sua cittadella a difesa dell’arroganza e della nebulosità dei suoi finti moralismi, di convenzioni e ipocrisie sociali, che non lasciano spazio né consolazione agli altri. L’uomo contro è ucciso dalla noia, dalla ripetitività delle cose quotidiane e in particolare dalle domeniche, urla perché gli altri si risveglino dall'indolenza e riscoprano un qualche entusiasmo, un qualche interesse nel presente che ai suoi occhi appare orripilante e disgustoso, anche nei giornali e nelle cronache culturali. Sembra dirci ancora oggi: “mutate animo, non vi accorgete del dolore che andate seminando? io ne sono l’emblema, il Cristo crocifisso dall’indifferenza!” E alla fine, violento e malinconico, si ripiega su se stesso, cerca il contatto, recupera la sua dimensione umana e affettiva, al riparo delle trappole esterne. “E' nato in un'epoca che non è la sua”: ma qual è la sua epoca? E’ difficile trovare ancoraggio in una società regolata da norme che non si riconoscono. Oggi a quasi sessanta anni dalla prima rappresentazione del 1956 al Royal Court Theatre di Londra, il testo di Osborne è quanto mai attuale, è la tragedia di una solitudine individuale che si fa collettiva, in una incomunicabilità pressoché totale, in una micro collettività giovanile totalmente priva di entusiasmo e stimoli, senza riferimenti culturali forti, incastrata in consuetudini imposte da un esterno che la fagocita per il suo guadagno, che ne brucia la possibilità e la creatività. L'uomo “contro” è il giovane arrabbiato di questa generazione che non sa più in cosa credere e si attorciglia su se stesso alla ricerca di un’improbabile emancipazione fatta di eccessi, di coazione a ripetere; ma si trasformerà fino a diventare l'uomo “per”? L’ansia per una società più giusta sembra riaffacciarsi in questa epoca così sciatta nel sentire, così incapace di empatia, così prossima al collasso. Cosa è cambiato da quel lontano 1956? Per ora la risposta è ancora la rabbia. Luciano Melchionna L’autore Drammaturgo e sceneggiatore, John Osborne (nato a Londra nel 1929) con il dramma “Ricorda con rabbia” (Look Back in Anger, 1956), rappresentato l'8 maggio 1956 a Royal Court Theatre di London, diede voce alla rivolta della sua generazione, contro ogni tipo di convenzione, compresa quella dell'impegno ideologico comune a molti letterati della generazione precedente. Jimmy Porter, giovane di classe operaia che ha fatto lo sforzo di studiare e laurearsi solo per scoprire che il bel mondo privilegiato nel quale sognava di entrare non esiste più, trascorre lunghe e tediose domeniche nella cittadina di provincia dove vive protestando contro la società in generale che lo ha beffato, e contro la moglie figlia di un funzionario coloniale a riposo esponente dell'odiata borghesia. L'inquietudine e il senso d'insoddisfazione del protagonista riflettono l'identica frustrazione dei giovani inglesi, e lo spirito della contestazione: nel mettere in scena la realtà Osborne ruppe la consuetudine di un teatro pensato come mero intrattenimento, un divertissement per le classi privilegiate, per far irrompere sul palco le istanze e i fermenti della società contemporanea. Il successo permise a Osborne - e una generazione di giovani drammaturghi - di rappresentare le proprie opere conquistando l'attenzione della critica. Tra le pièce successivi di Osborne, “L'intrattenitore” (The Entertainer, 1957) su un vecchio e sfiduciato comico del più volgare music- hall padre di un figlio morto a Suez, simbolo della decadenza dell'Inghilterra.