_ n.3

Anno IX N. 81 | Marzo 2020 | ISSN 2431 - 6739 , un regista coerente Fellini e il fantasma di del cinema iraniano contemporaneo La dolce vita nel tes- Il coraggio di raccontare la fatica di vivere sotto l’oppressione suto di Intervista Le sequenze di La dolce del regime teocratico, sfidando i processi, le condanne e i vita di Fellini dove appa- divieti di filmare iono insieme, nella stes- sa inquadratura, Marcel- In Iran la Rivoluzione mise en scène obbligando i registi a strategie e lo Mastroianni e Anita del 1978 - 1979 e la con- stratagemmi, attraverso l’uso di soggetti e te- Ekberg, hanno acquisi- seguente instaurazione matiche che servono per veicolare messaggi e to, fin dal 1960 e sem- della Repubblica islami- “verità” (ad esempio i bambini e la poesia persia- pre di più nel corso dei ca, determinarono una na) e di ellissi e scelte di montaggio che evocano Roberto Chiesi sessant’anni trascorsi violenta contestazione contenuti e immagini che sono proibiti o che co- Giovanni Ottone successivamente, uno nei confronti del cine- munque non possono essere filmati. Ne sono statuto mitologico e leggendario, una rilevan- ma, visto come fenomeno di “corruzione mo- derivate alcune complesse questioni che sono za di “icona” il cui impatto simbolico probabil- rale”. Tuttavia, successivamente, su sollecita- determinanti per capire temi e contraddizio- mente ormai si identifica al cinema tout court zione dell’ayatollah Khomeyni, che proclamò ni espressi dai filmmaker in Iran. Ci limitia- anche per un pubblico generico e indifferen- che “il cinema deve educare il popolo”, le rela- mo a enunciarne alcune: le relazioni tra cinema ziato: l’immagine di Marcello e Sylvia che bal- zioni tra il governo teocratico e il settore ven- segue a pag. 3 lano al “Caracalla’s” e soprattutto che si sfiora- nero riformulate. Di fatto il ci- no, vicini, nella fontana di Trevi, rimanda alla nema narrativo venne rilanciato, dimensione stessa del cinema – del passato - non solo in termini produttivi, come arte e spettacolo, come mitologia ormai ma anche attraverso l’afferma- “antica”, alla pari di Charles Chaplin nei panni zione di una nitida connotazio- di Charlot o di Burt Lancaster e Claudia Cardi- ne autoriale, pur nel quadro di nale che ballano nel Gattopardo di Visconti, o an- regole stabilite dal potere poli- cora, per scendere più in basso, a Clark Gable tico. E occorre anche conside- segue a pag. 9 rare il controllo determinante del regime attraverso la censura che, imponendo drastiche con- Pinocchio, Il burattino venzioni e limitazioni nella rap- presentazione di relazioni e più celebre del mondo contatti fisici tra uomini e don- nel suo legame con il ne, condiziona pesantemente la Mohammad Rasoulof cinema Cinema e peste - Antigone La situazione ho ini- legato alla sedia e ziato a inquadrarla al poi abbattuto dal tempo della giovinez- plotone d’esecuzio- za, quando se mi gira- ne, sono la parte e il vo tutto attorno, per tutto del buio, quel- dirla come il cantadore lo delle Fosse, ma Gavino Delunas fuci- pure della volontà lato alle Ardeatine, ve- di Resistenza. La Nino Genovese Natalino Piras devo solo acqua e vento. campagna e la cit- Sulla scorta del recen- Oppure, per dirla come il profeta Geremia, tà del profeta Ge- te, grande successo di “Esco in campagna/e vedo quelli che/ sono stati remia, l’assedio e critica e di pubblico passati/a fil di spada./Dentro la città/la gente muo- la peste, trovano “Parasite 4 Oscar” di Pierfrancesco Uva del film Pinocchio di re di fame”. Tutte situazioni cinematografica- sintesi nei Cannibali (1970) di Liliana Cavani Matteo Garrone, che ha anche ottenuto tre im- mente documentate. Sulla rappresaglia nazi- che ha come centro, come motivo ispiratore, portanti Premi al Bif&st - Bari International sta alle Fosse Ardeatine ci sono diversi film e come andata e ritorno narrativi, l’Antigone di Sofo- Film Festival (21-28 marzo) analizziamo come sceneggiati televisivi. Pure se decontestualiz- cle, rappresentata la prima volta ad Atene intor- il cinema – nel corso della sua storia ultracen- zato rispetto a quel 24 marzo 1944, il più rap- no al 442 a.C. come un presagio della guerra civi- tenaria – si sia accostato al famoso personag- presentativo è il capolavoro neorealista Roma le, del Peloponneso (431-404 a.C.), sanguinosa che gio collodiano, tratteggiandone le varie vicen- città aperta (1945) di Roberto Rossellini. Il ca- tanta fame e peste comportò. I cadaveri insepolti de e i loro sviluppi. “Qui comincia, aprite l‘occhio, mion che porta via i rastrellati, Anna Magnani per le strade, annota Tucidide. Ma chi è Ma chi è / l’avventura di Pinocchio, / burattino famosissimo falciata a colpi di mitra, don Pietro- segue a pag. 8 segue a pag. 12

[email protected] n. 81 Mino Argentieri (Pescara 13 Agosto 1927 - Roma 22 Marzo 2017) Critico e storico del cinema, l’ultimo critico militante, grande sostenitore dell’Associazionismo di cultura cinematografica, nostro affettuoso compagno di tante lotte per garantire l’adeguata formazione del pubblico, l’accesso al cinema anche da parte dei ceti popolari, e per lo sdoganamento del cinema nel panorama culturale e accademico Cecilia Mangini ricorda Mino a tre anni dalla sua scomparsa

Mino Argentieri è nato nel 1927 all’inizio di un decennio affollato di grandi e di grandissimi, penso a Pier Paolo Pasolini e a Beppe Feno- glio. E’ entrato per sempre nella mia vita non appena ho iniziato a frequentare il circolo del cinema che aveva fondato e che si chiamava Charlie Chaplin. Grazie a lui ho potuto im- mergermi nei film più importanti dei registi più importanti, quelli che insegnano a dire no alle storture economiche e sociali. Da Mino ho imparato che dire no a quanto ci viene impo- sto, accende dentro di noi una luce che ci illu- mina di tranquillità interiore. Ci sentiamo meglio, siamo soddisfatti. Nel 1938 in pieno fascismo Mino era stato scelto per i Littoriali della Gioventù Fascista, a cui si accedeva con un giuramento tra il tron- fio e il ridicolo: «Combatterò per superare tutte le prove, per conquistare tutti i primati con il vigore sui campi agonali con il sapere negli arenghi scientifici. Combatterò per vincere nel nome di Roma così combatterò come il Duce co- manda. Lo giuro.» Invece di giurare lui si era presentato per pro- Mino Argentieri nel 2016 nella sua abitazione romana mentre mostra il premio Ring! 4° edizione del festival nunciare il suo no a quella manifestazione, un della critica cinematografica con la direzione artistica di Alberto Barbera, Bruno Fornara, Nuccio Lodato no detto con fermezza contro la tacitiana ser- e Lorenzo Pellizzari. Alessandria Ottobre 2005 premio conferito a Mino Argentieri per “Una vita da boxeur”, vitù spontanea su cui si fondano e fioriscono collaudata metafora pugilistica per aver dibattuto, non senza ironia, scottanti temi e annose questioni sulla critica le dittature. Non lo hanno arrestato per mira- cinematografica (foto di Angelo Tantaro) colo o per la duplicità di chi lo esaminava. Con possibile, era il nostro aiuto a fare qualche l’avvento della repubblica è diventato il critico passo avanti. Dove riposa Mino Argentieri cinematografico de “L’Unità”, il quotidiano Mentre sto scrivendo ho capito che Mino mi Per tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato del PCI: le sue recensioni non le leggevo alla ha aiutato anche nella scelta di parlare a tutti ma anche per coloro che non lo hanno mai in- ricerca di un consiglio per andare o no a vede- con le immagini dei miei documentari. contrato e che vorranno fargli visita, ricordiamo re un film, erano lezioni da non perdere, sul che Mino Argentieri riposa a Roma al cimitero vivo e sul presente del cinematografo. E quan- Cecilia Mangini Flaminio (Prima Porta) Riquadro 104, Fila 19, do si occupava dei documentari nostri, noi docu- Regista e Fotografa, membro del Comitato di Con- Fossa 13 mentaristi lo leggevamo con tutta l’attenzione sulenza e Garanzia di Diari di Cineclub 2 [email protected]

segue da pag. 1 volti) (2018) è problematico e pretenzioso. Il chi ne è continuamente bersaglio e vittima. art house e cinema popolare; quelle tra il cine- primo è una finzione abilmente mascherata Anche i suoi film propongono intrighi narra- ma, con la sua straordinaria affermazione su da diario documentaristico e appare allineata tivi pluristratificati molto intensi e privi di di- scala internazionale, che perdura da circa tre a recenti tendenze di sterile empatia nei con- namiche artificiose. Sono drammi in cui la decadi, e l’identità nazionale; le problemati- fronti del popolo e di valorizzazione di buoni violenza e l’ingiustizia attuate dal potere che delle rotture narrative e dei codici adotta- sentimenti. Il secondo intreccia auto fiction, emergono con precisione, ma presentano an- ti dai filmmaker per rifiutare le incoerenze documentario antropologico e sociale e film a che tonalità di “thrillers dell’anima”. In effetti imposte dalla censura e per esprimere la criti- tesi. Propone riflessioni sul potere dell’imma- ogni personaggio deve faticosamente fare i ca sociale o politica e di come il pubblico li de- gine e sugli strumenti della rappresentazione, conti con le proprie emozioni e con vari pesi ve decifrare; la rappresentazione cruciale sulla verità falsificabile e sul falso verosimile e che gravano sulla coscienza ed è obbligato ad delle donne, vere protagoniste dei drammi manifesta, tra le righe, velate critiche al con- uniformarsi agli unici valori che consentono esistenziali più riusciti; le fondamentali rela- servatorismo della società iraniana. Peraltro i di sopravvivere nell’Iran di oggi: la menzogna zioni tra cinema e teatro a partire dagli scam- personaggi sono troppo paradigmatici, al li- e la doppia morale. In ogni caso, pur lasciando bi di attori tra i due ambiti; il funzionamento mite della caricatura, e prevalgono i toni pro- trasparire una sottile empatia nei confronti delle scuole di cinema; la dipendenza del cine- saici o bozzettistici e le ipocrite mediazioni. dei suoi personaggi perseguitati. Rasoulof ma d’autore dal circuito dei Festival e dai Fon- A nostro giudizio in Iran, nel corso degli ulti- non li giudica, né manipola strumentalmente di di supporto in sede internazionale. In ter- mi 20 - 30 anni, sono soprattutto tre i registi la materia narrativa con il fine di influenzare mini generali, il cinema d’autore iraniano, a che hanno realizzato con coerenza opere rea- lo spettatore per scuoterlo o commuoverlo o partire dagli anni ’80, attraverso i film di Ab- listiche e al tempo stesso metaforiche, melo- infine alleviarlo mediante un epilogo catarti- bas Kiarostami, Mohsen Makhmalbaf, Amir drammi che vanno ben oltre la vuota denun- co. Nei suoi magnifici melodrammi, estrema- Naderi, Dariush Mehrjui, Bahram Beizai e al- cia. Rakhshān Bani-Etemad, Mohammad mente coinvolgenti, la solida e intelligente tri, ha reinterpretato il realismo sociale con Rasoulof e Asghar Farhadi, pur con approcci e messa in scena inquadra un microcosmo che un nuovo linguaggio umanistico, mettendo modalità diverse, hanno dimostrato di saper diventa progressivamente soffocante, met- apertamente in discussione ruolo e operato meglio rappresentare le vere drammatiche tendo a nudo l’intimità di individui che mo- del filmmaker, enfatizzando lati poetici della contraddizioni del Paese e la condizione esi- strano una credibile sofferenza esistenziale vita quotidiana di persone ordinarie, metten- stenziale delle persone sottoposte a ordinarie perché privi di possibilità di salvezza. La dire- do a fuoco gravi contraddizioni esistenziali o situazioni di oppressione da parte di un regi- zione degli attori, che offrono interpretazioni il rapporto tra realtà e verità e superando i me liberticida, violento, ottuso, manipolato- incisive e misurate al tempo stesso, è sempre confini tra finzione narrativa e documenta- rio e corrotto. Mohammad Rasoulof, nato a assolutamente impeccabile. Quindi ogni film rio. Peccato che, entrambi, Kiarostami (scom- Shiraz nel 1972, ha studiato sociologia ed è atti- è realistico in termini scenografici e sociali, parso nel luglio del 2016) e Makhmalbaf, attra- vo, come regista rigorosamente indipendente, ma, al tempo stesso, assume un significato verso diversi percorsi di crisi, a partire dai dal 1991. Attualmente vive tra Amburgo in più ampio e ci rimanda al macrocosmo, ovve- primi anni del nuovo millennio, non sono Germania, dove si è stabilito con residenza ro al ritratto vero delle contraddizioni che l’in- stati in grado o non hanno voluto confrontar- permanente con la sua famiglia dopo l’ostra- tera popolazione vive sotto il giogo del regime si con le reali dinamiche sociali e culturali cismo subito in patria, e Teheran. È un film- teocratico. In questo senso è politicamente emergenti in Iran, specie a Teheran. Quindi maker che si è sempre proposto di raccontare esplicito e comprensibile. A partire dal 2010 hanno progressivamente abbandonato l’ap- storie che si rapportano a persone reali in si- Rasoulof è stato ripetutamente accusato dal proccio alla realtà, che si è espresso in molti tuazioni reali e nel loro quotidiano. Le sue regime e sottoposto a una odiosa persecuzio- loro film attraverso uno stile descrittivo, con- opere, realizzate con una tecnica docu-finzio- ne giudiziaria che si è sostanziata in vari pro- sapevole e spesso critico e didattico, per ap- nale, esprimono una lucida e lacerante verità cessi istituiti presso i Tribunali rivoluzionari. prodare a un narcisismo estetico e di conte- sulla fatica di vivere nell’Iran di oggi, mesco- Come noto queste istanze giudiziarie furono nuti che li ha portati a fallimentari avventure lando realismo, simbolismi, limpido umane- istituite nel 1979 dal fondatore della Repubbli- artistiche e produttive. Fino alla scelta, per simo e sofferto pessimismo. Pur proponendo ca Islamica iraniana, l’ayatollah Ruhollah Kho- entrambi, di filmare storie involute e artificio- un approccio più diretto e meno mediato ri- meyni, sono presieduti e gestiti da religiosi, se lontano dal proprio Paese. Anche Ja- operano sotto la giurisdizione del capo far Panahi, figura di spicco della gene- del potere giudiziario, nominato dalla razione successiva, che non si può Guida suprema (attualmente l’ayatollah certo accusare di disimpegno o di intel- Ali Khamenei) e sono chiamati a giudi- lettualismo ed estetismo à la page, ma- care una grande varietà di reati e attivi- nifesta ormai da anni una significativa tà giudicate “controrivoluzionarie”, tra involuzione, che si nota chiaramente cui lo spionaggio e il narcotraffico. I nei suoi ultimi tre film “clandestini”, processi si svolgono a porte chiuse e This is not a film (2011), Pardé (Closed Cur- senza avvocati difensori e dopo la pri- tain) (2013) e Taxi (2015). Queste opere ma sentenza gli imputati hanno la pos- sono state filmate dopo aver subito, a sibilità di richiedere un appello. Nel partire dal 2010, una grave persecuzio- 2010, proprio mentre stava girando il ne politica da parte del regime per pre- suo quarto lungometraggio, Bé omid é sunti reati d’opinione, con una condan- didar (Goodbye), Rasoulof è stato arre- na alla carcerazione, finora sospesa, e “I manoscritti non bruciano” - Dast-Neveshtehaa Nemisoozand (2013) di stato sul set del film (poi terminato in al divieto di realizzare film e di conce- Mohammad Rasoulof condizioni di semiclandestinità), con dere interviste per vent’anni. Mentre i suoi spetto ad Asghar Farhadi, anche Mohammad l’accusa di lavorare senza i dovuti permessi. Il migliori film, Dayreh (Il cerchio) (2000), Talaye Rasoulof pone al centro del proprio cinema la successivo processo ha avuto come esito una sorgh (Oro rosso) (2003) e Offside (2006), duri e disanima delle convenzioni, delle tradizioni, condanna a sei anni di detenzione, pena ri- sobri, inquadrano perfettamente la crisi esi- dei conformismi e delle costrizioni che si ma- dotta successivamente a un anno di prigione. stenziale e sociale in cui è intrappolata la po- nifestano in una società dominata dal regime Rilasciato su cauzione è rimasto in attesa polazione, evitando i toni patetici e descriven- teocratico. Peraltro Rasoulof non esita a de- dell’esecuzione della pena. Da allora è stato sot- do acutamente la dimensione psicologica dei scrivere chiaramente anche gli atti repressivi toposto a severe restrizioni rispetto alla sua personaggi, gli ultimi mostrano i segni di una e le macchinazioni criminali degli scherani attività di filmmaker attraverso la implacabile crisi: Taxi (2015) risulta deludente e Se rokh (Tre del regime e la resistenza e la disperazione di segue a pag. successiva 3 n. 81

segue da pag. precedente continuare a testimoniare lucidamente la re- marginalizzata di etnia araba, si è installata altà esistenziale e sociale, con evidenti risvolti su un vecchio cargo abbandonato, ancorato a politici, del suo Paese, nonostante le minacce, breve distanza dalla spiaggia. A bordo della le sentenze e i rischi per la propria incolumità nave si è costituito una specie di villaggio, con personale. Il film realizzato nonostante i di- coltivazione di legumi e altre attività comuni- vieti del regime iraniano, prodotto da impre- tarie. Il loro anziano capo, soprannominato se di Iran, Germania e Repubblica Ceca e am- capitano Nemat (Ali Nasirian), cerca di per- bientato in quattro location differenti, suadere i proprietari del cargo e le autorità racconta le vicende di quattro personaggi, amministrative locali a non procedere a se- ognuno dei quali coinvolto in forme diverse questrare il natante con conseguente espul- con il tema della pena di morte in vigore in sione della comunità. L’uomo dirime le dispu- Iran. Si tratta di storie in cui risultano le gravi te, elargisce favori, ma agisce anche dietro le limitazioni alla libertà individuale e le minac- quinte: all’insaputa di quasi tutti vende sotto- ce inevitabili che avvengono in un regime au- banco alcune parti delle attrezzature metalli- toritario e dispotico. Al tempo stesso sembra che Rasoulof abbia voluto evocare, in qualche modo, il noto e dibattuto concetto della “bana- lità del male”, elaborato da Hannah Ardent nel suo libro “Eichmann in Jerusalem. A Report on the Banality of Evil” (1963), dedicato al pro- cesso contro il nazista Adolf Eichmann svolto- si a Gerusalemme nel 1961. Giova infine ricor- dare che nessuno dei film realizzati finora da “Un uomo di integrità” - (2017) di Mohammad Rasoulof è stato distribuito nelle Mohammad Rasoulof sale cinematografiche dell’Iran. Esaminiamo criticamente la filmografia di azione delle commissioni di controllo del Mi- Mohammad Rasoulof. Gagooman (Twilight) nistero della Cultura, ma è comunque riusci- (2002), il suo lungometraggio di esordio, rico- to miracolosamente a completare Goodbye e a struisce la storia vera di una coppia di detenu- realizzare altri due film, Dast-neveshtehaa ne- ti che si sposa in prigione. I protagonisti reali misoosand (Manuscripts Don’t Burn) (2013) e della vicenda recitano sé stessi. Il trentaquat- Lerd (A Man of Integrity) (2017). Nel settembre trenne Ali Reza Shalikaran, autore di svariati del 2017, dopo la presentazione del suo sesto furti, ha trascorso circa metà della vita in car- lungometraggio, A Man of Integrity, al Festival cere. Ribelle e litigioso, è responsabile di atti di Telluride negli USA, al suo ritorno a Tehe- di violenza e di alcuni tentativi di evasione. Il “Iron Island” (2005) di Mohammad Rasoulof ran, Rasoulof ha subito la confisca del passa- direttore del penitenziario cerca di aiutarlo a porto, essendo quindi posto nella condizione trovare un equilibrio e quindi gli suggerisce che, con il risultato di determinare un rischio di proibizione di allontanarsi dal Paese e gli è di sposarsi. La madre di Ali Reza, anch’essa di affondamento della nave. Poi Ahmad (Hos- stato notificato che avrebbe subito un proces- detenuta, viene incaricata di trovargli una sein Farzi-Zadeh), uno degli scagnozzi fedeli so con l’accusa di avere effettuato “propagan- moglie e la scelta cade su Fatemeh Bijan, una a Nemat, inizia a corteggiare una giovane da contro lo stato dell’Iran” a causa dei conte- giovane condannata per traffico di stupefa- donna che il capitano ha promesso come con- nuti di A Man of Integrity e degli altri due suoi centi, che ha mantenuto la propria dignità. sorte a un uomo più anziano. Ne nasce uno film precedenti. Il 23 luglio 2019, con sentenza Dopo il matrimonio alla coppia viene conces- scontro che si trasforma in rivolta, a cui segue emessa dal Tribunale Rivoluzionario di Tehe- so di vivere insieme in una cella durante un una brutale repressione. Rasoulof propone ran è stato dichiarato colpevole di “concorso e giorno alla settimana. Poco prima della nasci- una metafora disincantata della società ira- collusione in azioni contro la sicurezza nazio- ta del bambino la donna è posta in libertà e niana contemporanea, che affonda giorno do- nale e di propaganda contro il governo islami- sette mesi più tardi anche Ali Reza viene scar- po giorno in una decadenza segnata da un ag- co” e condannato a un anno di detenzione in cerato. Tuttavia i due, dopo aver ritrovato la gressivo individualismo e dalla manipolazione prigione e a due anni di proibizione di espa- libertà, devono confrontarsi con una società sistematica delle persone indigenti e ignoran- trio e di proibizione dal partecipare a organiz- che li respinge e che nega loro il reinserimen- ti. Opta per una descrizione minuziosa delle zazioni o attività politiche e sociali. Il 5 agosto to e il lavoro. Rasoulof realizza un docu - dra- relazioni tra gli individui della comunità, Rasoulof, che nel frattempo è stato rilasciato ma con una messa in scena semplice e ricca di mettendo in luce la mancanza di compassio- dal carcere, si è appellato contro la sentenza, toni naturalistici, sulle tracce dei primi film di ne nei confronti dei bambini, degli adolescen- essendo stato accompagnato, nel depositare Abbas Kiarostami. Nonostante alcuni limiti ti e dei più deboli. Ma, al tempo stesso, utiliz- l’atto, dal suo avvocato e da alcuni coraggiosi nella caratterizzazione drammatica, il film za anche immagini simboliche per evidenziare registi ed esponenti del mondo del cinema affronta con una certa efficacia didattica i te- la crisi dell’utopia e l’imporsi dell’isolazioni- iraniano, tra cui Kianoush Ayyari, Majid Bar- mi della vita carceraria e dei pregiudizi socia- smo e di un potere dominante autoritario. Il zegar, Reza Dormishian, Asghar Farhadi, li nei confronti degli ex detenuti. Jazireh ahani documentario Baad - e - dabpoor (Head Wind) Bahman Farmanara, Rakhshān Bani-Etemad, (Iron Island) (2005), presentato nella sezione (2008), girato a Makhoonik e a Teheran, rappre- Fatemeh Motamed-Arya, , Hasan “Quinzaine des Réalisateurs” del Festival di senta un originale esempio di studio delle mo- Pourshirazi. Nel frattempo ha ricevuto la soli- Cannes e vincitore di premi ai Festival di Gi- dalità di progresso della democrazia in Medio darietà attiva, attraverso comunicati, da parte jón, Amburgo e Montréal, è un dramma esi- Oriente attraverso l’utilizzo di tecnologie di di molti Festival, in primis il Festival di Can- stenziale con evidente significato allegorico. informazione e di comunicazione, per con- nes. Quindi la presenza del suo nuovo film Ambientato nella costa meridionale del Pae- trastare la propaganda unilaterale e falsa del Sheytan vojud nadarad (), nel se, affacciata sul Golfo Persico, in una cornice regime. In effetti la Repubblica islamica dell’I- Concorso ufficiale della recente Berlinale, che naturale suggestiva e colorata, racconta la ran mette in atto varie misure repressive per si è svolta dal 20 febbraio al 1 marzo, è un’ec- storia di un miserabile microcosmo. Una pic- limitare o impedire la fruizione da parte dei cit- cellente notizia che testimonia l’ininterrotta cola comunità di poveracci e derelitti, uomini, tadini all’informazione dei media internazionali. volontà e capacità di Mohammad Rasoulof di donne e bambini, appartenenti alla minoranza segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente varie storture nella vita della popolazione del- non può entrare in contatto con lui. Essendo Raoulof visita vari luoghi e valorizza le espe- le isole, dalla inesistenza di spazi individuali, incinta da qualche settimana, ha effettuato la rienze di molte persone che si ingegnano per al controllo sociale sui comportamenti dei domanda per un visto per lasciare al Paese, spezzare la gabbia della censura governativa singoli (la denigrazione del pittore che dipin- ma la sua richiesta è stata respinta. Quindi utilizzando antenne paraboliche satellitari, ge il mare con il colore rosso), alla sottomis- trascorre le sue giornate peregrinando invano vendute illegalmente sia nelle città, sia nelle sione delle donne (la vergine legata a un alta- da un ufficio governativo all’altro. Esasperata, province rurali e nelle aree desertiche, per rino e spinta in mare su una barca come tenta persino di accelerare le pratiche pagan- captare le trasmissioni televisive e radio di al- offerta sacrificale). Attraverso la rappresenta- do una bustarella e infine si rivolge a un traffi- tri Paesi. Keshtzaraye sepid (The White Meadows) zione di disagio, tristezza e costrizioni propo- cante per ottenere documenti falsi. Un giorno (2009) è un atipico fairy tale. Configura un ne una critica implicita, ma contundente, al le annunciano che il nascituro è affetto da sin- universo antropologico suggestivo e tragico al regime iraniano. Bé omid é didar (Goodbye) drome di Down e che, comunque, se volesse tempo stesso. Da molti anni il cinquantenne (2011) ha ottenuto il Premio alla miglior regia abortire, secondo le leggi vigenti, è necessaria Rahmat (Hasan Pourshirazi) si sposta da un’ iso- per la sezione “Un Certain Regard” del Festi- l’autorizzazione di suo marito. Noora si sente la all’altra in un arcipelago, situato in un mare val di Cannes. Si tratta di un dramma lucidis- isolata e confusa, essendo vessata dalle auto- sconosciuto, essendo incaricato di raccogliere simo ed emozionante che costituisce indub- rità e dalla polizia e non aiutata dai medici e biamente un duro atto di accusa contro la ricevendo consigli contraddittori da amici e repressione attuata dal regime dittatoriale conoscenti. Nonostante le terribili difficoltà iraniano. In particolare offre uno straordina- in cui si dibatte e la tristezza della sua condi- rio ritratto femminile in un Paese in cui le zione, la donna è determinata ad espatriare e donne (che da alcuni lustri, specie nelle aree ad abortire, perché non vede un futuro per urbane, hanno raggiunto, in percentuale cre- quel nascituro. Gioca il tutto per tutto e ottie- scente, posizioni professionali avanzate) sono ne un passaporto e un biglietto aereo regolari, considerate dal potere come individui inferio- ma la arrestano mentre è su un taxi e si sta re- ri, senza alcun diritto ad agire o a muoversi li- cando all’aeroporto. Rasoulof ha realizzato un beramente senza l’approvazione del marito o film molto controllato, evitando accurata- di un familiare di sesso maschile. Rasoulof mente di mostrare la protagonista come una mostra la vita quotidiana, con una messa in martire. In effetti non ha voluto giocare sui scena sobria, realistica e prettamente teatra- toni pietistici e ha optato invece per una valo- le, punteggiata dai silenzi. Il suo sguardo non rizzazione di dettagli che indicano la condi- è pregiudizialmente politico. Tuttavia l’ogget- zione esistenziale oppressa dal fondamentali- tiva oppressione, violenta e ottusa, esercitata smo religioso. Ne citiamo alcuni: la rimozione dal regime nei confronti degli oppositori veri dello smalto dalle unghie prima di scendere o presunti (sempre accusati di reati di opinio- dal treno; una sigaretta fumata di nascosto in ne), la sfacciata corruzione e la pressione ver- un angolo buio; l’inquadratura frontale di No- so chi è ricattabile, l’ansia, il pessimismo e la ora con alle spalle gli aerei che si alzano in vo- coazione alla menzogna che costituiscono lo, che sottolinea la sua impossibilità a partire l’essenza della vita di migliaia di persone (in dal Paese. Una sequenza assolutamente im- gran parte intellettuali, professionisti e ap- pressionante è poi quella della perquisizione partenenti alla classe media) sono elementi dell’appartamento di Noora da parte della po- “I prati bianchi” - The White Meadows (2009) Mohammad decisivi che emergono dal film senza alcuna lizia, con la ricerca di libri proibiti e di un’an- Rasoulof retorica e che testimoniano politicamente la tenna televisiva parabolica. In effetti il seque- in piccole fiale campioni delle lacrime stro di antenne televisive, definite degli abitanti che piangono per svariati diaboliche dal regime, è una pratica co- motivi. Questi ultimi accettano con mune attuata dalle milizie dei Pasda- impassibile accondiscendenza lo stra- ran, che entrano negli appartamenti no rituale, pur non conoscendone le della gente senza alcun mandato legale, motivazioni e le finalità. L’uomo -per e avviene continuamente nella realtà corre la propria odissea convinto di as- quotidiana. Inoltre sono da segnalare le solvere una missione terapeutica di so- precise scelte estetiche operate dal regi- stegno al dolore delle persone e di sta, che ci fanno ricordare i film di assoluzione dei morti. Un’umanità sof- Bresson. Le inquadrature sono spesso ferente, prigioniera di convenzioni molto strette e prevalentemente fisse, ataviche, brutali e crudeli, si muove in per sottolineare una vita in trappola, un paesaggio cupo e inospitale, tra spesso centrate sul volto inespressivo spiagge deserte con uccelli morti, palu- del personaggio. Le riprese sono essen- di salmastre, acque marine calme e zialmente in interni, huis clos che enfa- biancastre e un orizzonte invisibile. Pre- tizzano un’atmosfera soffocante. La fo- valgono le atmosfere notturne e i rumo- “Good Bye” - Be Omid E Didar (2011) di Mohammad Rasoulof tografia, curata da Arastoo Givi, è ri naturali, dallo scroscio dell’acqua al sibilo realtà concreta. La protagonista è Noora (Lei- caratterizzata da una gamma di colori limita- del vento al crepitio del fuoco, mentre i dialo- la Zare), un avvocato trentenne radiata dall’al- ta (blu, bianco, nero e grigio), con una luce at- ghi sono ridotti al minimo. La messa in scena bo, e quindi impossibilitata ad esercitare la tenuata che rappresenta simbolicamente il costruisce un ritmo ipnotico, con angoscianti professione, a causa del suo coinvolgimento blocco della dinamica esistenziale, sociale e piani sequenza e drammatiche inquadrature con un’organizzazione di difesa dei diritti politica dell’Iran di oggi. Il tono luminoso me- fisse, ed è impreziosita dalla sorprendente fo- umani. La donna vive sola a Teheran perché dio pervade tutto il film, mai più scuro, perché tografia, curata da Ebrahim Ghafouri, che pri- alcuni articoli di suo marito, che è un giorna- rappresenterebbe la rassegnazione, né più lu- vilegia i colori pallidi e riesce a enfatizzare le lista, sono stati giudicati provocatori da parte minoso, perché alluderebbe a una nota di otti- figure umane che si stagliano nel paesaggio. delle autorità. Pertanto l’uomo è stato inviato mismo. Dast-neveshtehaa nemisoosand (Manu- Rasoulof compone un’ardita allegoria densa in un’area semidesertica del sud del Paese per scripts Don’t Burn) (2013) ha ottenuto il Premio di simbologie ed enigmatiche metafore. Mostra svolgere altre attività imprecisate. Di fatto Noora segue a pag. successiva 5 n. 81

segue da pag. precedente hanno accumulato in breve tempo sempre più Festival della Giuria dei critici della FIPRESCI quale potere, costringendo, con mezzi poco leciti, i miglior film della sezione “Un Certain- Re contadini e i piccoli proprietari terrieri a ce- gard” del Festival di Cannes. È un dramma - dere i propri beni, compresi gli immobili. Premio Centottanta thriller crudele, impressionante e doloroso: Questo monopolio corrotto vuole imposses- 4° Edizione. #PREMIO- un eccezionale e sconvolgente atto di denun- sarsi ad ogni costo anche della proprietà di CENTOTTANTA 2020 cia umana e politica contro i metodi criminali Reza. Tra minacce, arresti, multe, violenze e Deadline 15 Aprile di repressione utilizzati daghi sgherri al ser- attentati, tra cui l’inquinamento del bacino Il PREMIO CENTOT- vizio del potere. Offre il crudo ritratto di due idrico che provoca la moria dei pesci e l’incen- TANTA è un concorso assassini prezzolati, utilizzati dai servizi se- dio della casa, la gang delinquenziale vuole cinematografico pro- greti del regime. Khosrow è una ex guardia annientare Reza, perché non accetta di paga- mosso dall’associazione carceraria, padre di un bambino gravemente ma- re le tangenti. Tuttavia l’uomo lotta con astu- culturale MOVIEMEN- lato. Insieme al compare Morteza compie opera- zia contro i suoi agguerriti nemici, calcolan- TU – RETE CINEMA SARDEGNA. zioni segrete di sequestro e / o uccisione, o sop- done in anticipo le mosse. Fino a un epilogo Ha l’obiettivo di valorizzare e promuovere au- pressione mascherata da suicidio, di scrittori spiazzante che ribalta la situazione personale tori esordienti nati e/o residenti e/o domicilia- che rifiutano di consegnare i loro manoscritti di Reza e della sua famiglia, anche se non rap- ti in Sardegna; favorire il confronto e lo scam- considerati sovversivi. Rasoulof descrive una presenta la resa del sistema di potere. A Man bio culturale tra autori esordienti e realtà agghiacciante, concentrando la vicenda of Integrity continua un percorso di denuncia, professionisti del settore (molti dei quali rap- durante un solo giorno in una tetra Teheran film dopo film, da parte di Mohammad Ra- presentati dall’associazione Moviementu) e invernale. Documenta i brutali metodi di ri- soulof, rispetto alla insopportabile dittatura offrire a chi si appresta a intraprendere il me- catto usati dall’ufficio di censura governativo politico - religiosa e alla diffusa ipocrisia pre- stiere del cinema la possibilità di dare visibili- e racconta tre casi di assassinio di scrittori. senti in Iran. Si sviluppa con una narrazione tà e voce proprie loro storie. Ma mostra anche il fanatismo di Morteza e la classica, apparentemente semplice, dosando Ecco delle semplici regole per la partecipazio- postura quasi indifferente, al di là del cini- suspense e intensità emotiva. Uno degli ne: smo, di Khosrow. Manuscripts Don’t Burn va ol- aspetti notevoli è l’ambientazione in provin- - La durata del cortometraggio *non* deve es- tre la denuncia perché scandaglia la banalità cia, per sottolineare che i metodi discrimina- sere superiore a 180 secondi (titoli esclusi); del male. E al tempo stesso lascia emergere tori e persecutori del regime sono diffusi in - La partecipazione è gratuita e aperta agli l’importanza della resistenza del pensiero. tutto il territorio del Paese. Anzi, lontano da esordienti filmmaker nati e/o residenti in Sar- Definisce e analizza nei dettagli una cultura Teheran, i legami tra le organizzazioni delin- degna senza alcun limite d’età; ossessiva di repressione sistematica. Anche in quenziali e gli ayatollah delle moschee sono - Sono ammesse tutte le opere senza distinzio- questo caso il ricatto e la repressione violenta ancora più stretti, anche perché questi ultimi ne di genere, tema, formato e tecnica, inedite e criminale, esercitata dal regime nei con- spesso sostituiscono persino gli organi di go- e non; fronti degli oppositori veri o presunti, la sfac- verno locale nel gestire leggi e norme, come - Per maggiori informazioni sul bando e il rego- ciata corruzione, e la coazione alla menzogna apprende ben presto lo stesso Reza. La mo- lamento visita il sito www.premiocentottanta.it sono elementi decisivi di una realtà vera e schea, la stazione di polizia, la direzione del Ecco i premi: concreta che emergono dal film senza alcuna liceo maschile e di quello femminile, la sede I cortometraggi finalisti saranno proiettati retorica sensazionalista. La scelta di una co- della compagnia, che si sta impossessando, durante la serata di premiazione del Concorso struzione narrativa asciutta, a tratti iperreali- con la frode e le minacce, di terreni e di immo- alla presenza della Giuria e del Pubblico. stica e priva di pathos, utilizzando alcuni ca- bili, costituiscono un unico “sistema”, corrot- Saranno assegnati i seguenti premi a insinda- noni tipici del thriller, e la messa in scena to e impunito, che sorveglia e condiziona la vi- cabile giudizio della Giuria: sempre ben controllata risultano assoluta- ta e la libertà dei normali cittadini. È un ● Premio Moviementu 1000 (mille/00) euro mente efficaci. Colpisce la magnifica fotogra- moloch che media i conflitti tra chi non ap- ● Premio Cineteca Sarda 1.000 (mille/00) euro fia, curata da Ashkan Ashkani, caratterizzata partiene alla cerchia di potere, manovra le pe- ● Premio Cineteca Working – Footage Lab da una luminosità attenuata e da colori limi- dine, schiaccia i poveracci e, all’occorrenza, ● Premio Sardegna Teatro – Per il vincitore: re- tati: è il simbolo di un Paese inesorabilmente sacrifica i galoppini più compromessi. A Man sidenza artistica presso Sardegna Teatro soffocato. Lerd (A Man of Integrity) (2017) ha ot- of Integrity mostra una volta di più lo sguardo ● Premio Filmidee – Summer school di una set- tenuto il Premio al miglior film per la sezione disilluso di Rasoulof, che mette in scena un timana presso Camping Golfo dell’Asinara di “Un Certain Regard” al Festival di Cannes. Si personaggio privo di qualsiasi speranza se Platamona (SS) tratta di un dramma - thriller mai scontato: non quella di resistere preservando la propria ● Premio delle associazioni L’Ambulante, Mo- un capolavoro lucido e amarissimo. Racconta, vita e libertà di movimento. Il regista ha rea- vierindi e Ordet – Accompagnamento alla pro- senza retorica, una lacerante verità: la conti- lizzato un altro film molto controllato, nono- duzione di un filmato nua umiliazione e un destino di oppressione stante qualche schematismo nella caratteriz- ● Premi Eja Tv per il miglior film che valorizzi violenta e inesorabile per chi viene preso di zazione del rapporto, di fiducia reciproca e di la lingua e la cultura sarda mira o non accetta le regole mafiose e / o di- solidarietà tra Reza e sua moglie Hadis. La ● Premio Notorius (Circolo Universitario) par- scriminatorie e la corruzione sistematica del scelta di una costruzione narrativa asciutta e tecipazione un corso organizzato dal circolo regime al potere da oltre un quarantennio. Il raffinata al tempo stesso, utilizzando alcuni nell’anno 2020. trentacinquenne Reza (Reza Akhlaghirad), canoni tipici del thriller, riconferma indipen- E’ facoltà insindacabile della Giuria assegnare già espulso dall’Università di Teheran a causa denza e originalità stilistica. Rasoulof evita il ulteriori menzioni o decidere sulla divisibilità delle sue battaglie democratiche, si è stabilito, sensazionalismo e la deriva didascalica. Al dei premi. con la moglie Hadis (Soudabeh Beizaee) e il fi- contrario mostra una sottile empatia verso il glioletto, in una remota cittadina del nord, suo protagonista, mescola qualità documen- Diari di Cineclub | media partner con lo scopo di condurre un’esistenza tran- taristica e impostazione teatrale e valorizza il quilla. Lavora caparbiamente per far fruttare non detto e i silenzi. Ancora una volta è ben al meglio l’allevamento di pesci rossi che ha coadiuvato dalla fotografia di Achkan Ashkani installato, ma subisce un continuo boicottag- che ripropone contrasti di luce attenuati e co- gio da parte di Abbas (Misagh Zare Zeinab), il lori limitati. capataz di una onnipotente “compagnia” pri- vata, legata ai maggiorenti religiosi della zona e protetta dal governo locale. I suoi azionisti, Giovanni Ottone 6 [email protected] La ragazza d’autunno (Dylda) Regia di Kantemir Balagov (2019) con Viktoria Miroshnichenko, Vasilisa Perelygina, Andrey Bykov, Igor Shirokov, Konstantin Balakirev; Titolo originale: Dylda. Titolo internazionale: Beanpole. Genere Drammatico, Guerra - Russia 2019, durata 120 minuti

All’indomani della se- nella misera camera in cui vivono, la fragile e peso narrativo finora centrato solo su Iya (a conda guerra mondia- dolcissima figurina del bimbo, che indossa cui il regista regala il titolo, quindi il ruolo le, questo film sma- stivali più grandi di lui, segna uno dei mo- principale) si sposta su entrambe le donne, gliante e lussureggiante menti più struggenti dell’intera storia, perché che di lì in avanti, si troveranno spesso a disa- di colori (sui quali pre- pone crudelmente l’uno di fronte agli altri, gio l’una con l’altra, intraprendendo un corpo valgono il verde sme- l’assurdità della guerra. Da una parte il corpi- a corpo a tratti violento, a tratti sensuale (co- raldo e il rosso venezia- cino malnutrito di Sasha, dall’altra l’esercito nosciamo sia la grande sensualità di Masha no), è incentrato su dei sopravvissuti…come se l’incontro potesse che la totale “neutralità” sessuale di Iya, che due amiche vittime di avere un senso… E infatti il confronto è impa- ha le sembianze di una creatura fiabesca, an- un grande trauma sto- ri. La morte di un bimbo malnutrito non ha lo che nell’esibire il drammatico tic, ereditato rico. Ambientato a Le- stesso impatto di quella di un reduce di guer- dal trauma subìto al fronte), esibito da Bala- ningrado nel 1945, la ra. Di lì a poco qualcosa di terribile accade, ed gov con estrema abilità narrativa, rifuggendo pellicola si apre sul è talmente crudele, che da quel momento in ogni rischio di banalizzazione, gratuità, ov- primo piano sofferen- poi il film assume la pesantezza inerte di un vietà . Piccola, compatta, con i capelli scuri e Giulia Zoppi te del personaggio del masso inamovibile su ogni coscienza umana gli occhi luminosi, Masha crea un contrasto titolo (Viktoria Miroshnichenko, Iya, la “spi- che si ritenga tale. La ragazza d’autunno è so- audace e visibile con la coinquilina eterea, lungona”), il corpo congelato, gli occhi aperti lo il secondo lungometraggio del regista russo pallida e sofferente, mentre il suo stesso esse- e fissi e il respiro affannoso che si accompa- di grande talento, Kantemir Balagov (aveva re sembra modellato da altro materiale più gna ad uno strano rumore, a metà strada tra il appena 28 anni quando il film è uscito, lo forte di quello dell’amica che la ospita, chiusa verso di un uccello e un lamento stridulo. Al- scorso anno), ed è un pugno nello stoma- com’è nel suo mutismo interrogativo e stan- tre donne, similmente vestite di bianco, le si co. Ma è anche una storia commovente e pro- co. Brillante, astuta, un po’ “selvaggia”, Masha agitano attorno, le loro voci sono ovattate. Da fondamente conturbante sull’amore - in tutte è infatti una sopravvissuta che, subito dopo il un angolo leggermente in alto, la cinepresa è le sue manifestazioni: perversità e ostinazio- suo ritorno in città, fa di Iya la sua vittima ferma sul volto di Iya, mentre fissa il vuoto. ne - che inizia a prendere forma quando l’a- preferita, allo scopo di espiare colpe e dolori Qualcuno allunga una mano per pizzicarle la mica di Iya, Masha (una meravigliosa Vasilisa inenarrabili. “La cosa orribile della vita è que- guancia, cercando di svegliarla e riportarla al Perelygina), torna a Leningrado, con meda- sta: ognuno ha le sue ragioni”, afferma Jean presente fiocamente illuminato dalle cande- glie appuntate sull’uniforme, a dimostrare il Renoir nel suo famoso film Le regole del gio- le. La ragazza è soprannominata “giraf- co, ambientato alla vigilia della seconda fa” (questo solo nella versione italiana guerra mondiale. Masha ha le sue ragio- del film, perché il mercato internaziona- ni per combattere spietatamente Iya e lo le si limita, giustamente, a tradurre in fa con terrificante ferocia. L’apprezza- inglese la parola dylda che in russo signi- mento apparentemente docile di Iya per fica persona molto alta, “stangona” ecc., la sua amica è più ambiguo, i suoi motivi per cui è ignota la ragione per la quale emergono nel corso della vicenda in cui nelle nostre sale l’opera sia uscita con il compare il pretendente ridicolmente in- titolo La ragazza d’autunno…), a causa del- sistente di Masha (Igor Shirokov) e un la notevole altezza, a cui si accompagna dottore pieno di sentimento (Andrey una magrezza molto pronunciata ed un Bykov). Eppure, anche se la posta in gio- incedere goffo, segno di grande timidez- co emotiva diventa sempre più crudele, za e inadeguatezza alla vita. La guerra è la tenerezza del desiderio inespresso di finita, almeno ufficialmente. Gli occhi vuoti di valore acquisito sul campo di battaglia. All’in- Iya, così come i lampi di bellezza disseminati coloro che affollano l’ospedale in cui Iya pre- terno dell’appartamento claustrofobico di Iya, qua e là, tengono sotto controllo la brutalità sta opera di volontariato, raccontano una sto- la ragazza altissima, china su se stessa e silen- inespressa che corre tra i due corpi, entrambi ria diversa, così come i volti di coloro che va- ziosa, da cui a malapena si scorge la ricchezza svuotati di tutto. Quello di Iya, segnato dalla gano tra le stanze malridotte della kommunalka, degli arredi passati (con kommunalka si indi- malattia e dal senso di fallimento, quello di che si riversano per le strade e sui tram, quan- cano gli edifici espropriati all’aristocrazia ur- Masha, ostinatamente resiliente, pronto a tut- do la fioca luce dell’alba non è ancora spunta- bana), le due amiche cercano faticosamente e to pur di sopravvivere. Di tanto in tanto nei ta. Ma come Iya, gli uomini e le donne in que- dolorosamente di trovare un equilibrio dove film di guerra, una donna - un’infermiera, una sto film sorprendente per cupezza e disperazione non ce n’è. Balagov, che ha scritto la sceneg- prostituta, una madre o una sconosciuta - vie- (a cui si contrappone un formalismo scintil- giatura con Alexander Terekhov, riempie la ne messa al centro della storia per esprimere lante e innovativo che sorprende per bellezza visione con sorprendenti esplosioni di colore una vaga idea di casa e di nazione. Emblema e preziosità, a raccontare parallelamente un’al- saturo - rossi e verdi quasi vibranti – primi dell’amante o della madre lasciata alle spalle tra storia…) non si lamentano né parlano della piani illuminati come nei dipinti di grandi dal soldato al fronte, è la donna che generica- loro sofferenza, forse perché il farlo sarebbe pittori russi (ad un certo punto pare di vedere, mente incarna il premio per coloro che ritor- come descrivere l’aria che respirano (ovvero, in un momento in cui le donne sono costrette nano vivi. Non esiste una figura simile in que- non c’è tempo per le chiacchiere, occorre vive- ad abbracciarsi a letto, a causa delle dimen- sto film che invece di riciclare banalità sugli re, se possibile). Per Iya, infermiera d’ospeda- sioni ristrette del giaciglio, il celebre dipinto uomini e sull’ (in) giustizia della violenza, rac- le, il clamore della guerra si è trasformato in di Il’ja Efimovič Repin, Ivan il Terribile e suo fi- conta una storia dura e ineguagliabile sul lotta per la vita. Al lavoro si prende cura dei glio Ivan, il 16 novembre 1581) e incidenti appa- trauma di guerra, che si insinua nelle anime e soldati le cui bende e gli arti mancanti, sono rentemente minori, che alimentano la storia nei corpi e diventa inevitabilmente - Balagov solo le espressioni più ovvie del trauma collet- più ampia, ovvero il rapporto controverso e in- suggerisce – un lascito per le generazioni fu- tivo. Il dolore è ovunque. Quando è costretta a tenso tra Masha e Iya, entrambe, per la loro ture. Un film bellissimo, finalmente. portare il piccolo Sasha (Igor Shirokov), nel re- parte, ferite irrevocabilmente tanto dalla guer- parto dei soldati per non doverlo lasciare solo ra, come dalla vita. Con il ritorno di Masha, il Giulia Zoppi 7 n. 81

segue da pag. 1 Antigone? Rispondere al quesito è cercare di dare spiegazione all’assunto cinema e peste e che è una situazione di adesso, tempo filmico che entra nel tempo reale, molto più contigua di quanto si creda. Tebe, in Beozia, Grecia, al tempo del mito. È questa l’Antigone di Sofocle. Finita la guerra civile, che ha opposto in uno scontro fratricida Eteocle e Polinice e ristabi- lite le norme, Creonte, tiranno della città, or- dina che i cadaveri dei ribelli rimangano inse- polti. Onore per Eteocle e che Polinice invece sia pasto per cani e avvoltoi. Contravvenendo all’editto, Antigone, sorella dei due guerrieri uccisi e promessa sposa di Emone, figlio di Creonte, dà sepoltura a Polinice. Scoperta, viene condannata ad essere sepolta viva. Emone si uccide. La maledizione sulla casa di Laio, padre di Edipo che a sua volta è padre e fratello di Antigone e degli uccisi, la madre è Giocasta che si acceca prima di darsi morte, continua a mietere vittime. Sulle categorie dialettiche e sulle opposizioni di questo testo che mette in comunicazione pubblico e priva- to, vivere sociale e visioni dell’ordine ma an- che sull’attualità di una vicenda che genera “Antigone guida Edipo fuori da Tebe” (1842) di Charles Francois Jalabert, olio su tela, 115 cm x147 cm dal buio di tremila anni, indaga un greco e di molti altri miti. Antigo- libro di George Steiner, morto no- ne, figura umana, appartiene a vantenne il 3 febbraio scorso, a una dimensione universale e la Cambridge. Il libro è Le Antigoni (ti- sua vita-morte sono eterne, per tolo originale Antigones, traduzione niente accette agli dei inferi e di Nicoletta Marini, Garzanti 1990). neppure a quelli superni. La se- George Steiner, critico letterario e polta viva Antigone e le sue leggi professore a Ginevra, Chicago, di umanità-umanesimo contra- Harvard, Oxford e Princeton, uno stano la crudeltà degli dei, l’asso- dei viventi più importanti, lettera- lutismo del divino e la sua ripro- riamente parlando, scrisse molti posizione in inique leggi terrene. anni fa anche sul Giorno del giudi- Antigone, rileva Steiner, oppone zio, romanzo postumo di Salvatore la sua inermità di donna a un fana- Satta pubblicato la prima volta nel tismo orientale consumato in area 1977, ambientato a Nuoro. Tra le occidentale. Steiner insiste sull’oc- altre cose, Steiner dice che Il giorno cidentalità dell’opera di Sofocle del giudizio è la descrizione “in for- ma ne fa vedere la continua ripro- ma più moderna” del “mondo pri- posizione in diverse geografie del mitivo e femminile” della tragedia mondo. Ci sono in Antigone di Sofocle. “Un mondo”, continua aspetti filosofici e antropologici, “I cannibali” (1970) di Liliana Cavani Steiner, “al di fuori del tempo poli- le opposizioni famiglia-Stato, Te- tico, in cui chi non ha marito e figli si sente nel buio assoluto della tomba che racchiude be di allora e Tebe di oggi. Steiner dice di co- oscuramente a proprio agio”. Oscuramente: Antigone viene elaborato il tempo del mito me tra epoca dei Lumi e epoca Romantica He- gel abbia riletto e riscritto l’Antigone adoperandosi a correggere lo squilibrio kantiano che dentro la tragedia di Sofocle vede solo la coscienza morale dell’eroina contro “imperativi etici atemporali”. Antigone, figura del mito, è sem- pre dentro il tempo storico. Poi Steiner passa a vedere Antigone in pittura, scultura, teatro, appunto cinema. Antigone è come Elettra che vendicò il padre Agamennone e istigò il fratel- lo Oreste a uccidere la madre Clitmnestra. Ma anche, in Re Lear di Shakespeare, Cordelia, la cui morte spezzerà il cuore al padre. E ancora è Carlotta Corday che uccise, supremo atto di giustizia, il rivoluzionario sanguinario Saint Just, pugnalandolo nella vasca da bagno. Anti- gone si muove nell’ordine dei sentimenti che confliggono con l’ordine della ragione, specie se di Stato. Antigone, insiste Steiner, è un parago- ne insuperato di pietas proprio perché la pietas segue a pag. successiva “Missing” - Scomparso (1982) di Costa-Gavras. 8 [email protected]

segue da pag. precedente Il lazzaretto fuori Porta Orientale non ce la fa ladri né assassini né untori e che però come sofoclea è “umanesimo visitato dalla trascen- più a contenere gli appestati. La gente se ne diffusori di peste, “veduti” e accusati da Cate- denza”. Come a richiamare, in qualsiasi luo- sta chiusa dentro le case per il terrore del con- rina Rosa, furono processati e condannati, co- go-tempo, la necessità di cose e segni sacri ba- tagio. Fuori ci sono gli untori, i diffusori di pe- me untori afforcati e bruciati dopo atroci tor- sati sulla sacralità del corpo. Le Antigoni di ste che appunto “ungono” stipiti, porte e muri ture. L’istruttoria, scrive Manzoni con il Steiner è un libro caleidoscopico dove insie- di germi propalatori, con l’ “onto”. La gente ha magistero della sua ironia,”venne delegata a me all’eroina rivisitata da un altro filosofo, paura di questi untori, li teme, li vede anche un Monti e a un Visconti, ch’è quanto dire a Kierkegaard, c’è quella di Hölderlin, poeta fol- dove non ci sono, li “immagina”, li crea con la uomini di cui tutta Milano venerava l’integri- le. Sull’Antigone di Sofocle hanno costruito le mente. Tutto parte da piazza della Vetra. Qui tà, l’illibatezza, l’ingegno, l’amore pel bene loro indagini psicanalitiche Freud e Jung. Co- compare Caterina Rosa, “donnicciola inficiata pubblico, lo spirito di sacrificio e il grande co- me tappe miliari nelle rispettive arti ci sono di ignoranza e malanimo“ dice Alessandro raggio civile”. Quando si dice davvero allevare del personaggio la riduzione teatrale di Jean Manzoni in Storia della colonna infame (prima mostri e orchi, della stessa fisicità di quelli ge- Anouhil, ancora I cannibali di Liliana Cavani, la edizione nel 1842 come appendice ai Promessi nerati dal sonno della ragione e presenti messa in spartito musicale da parte di Carl sposi, illustrazioni di Gonin; memorabile l’edi- nei Desastres di Goya.”Coraggio civile a parte e Orff, quello dei Carmina burana. Il testo cioè in meno”, annota Sciascia, “vie- di George Steiner è giocato sulle affini- ne da pensare a quanto di più terri- tà e sui tradimenti intorno al perso- bile ci sia rimasto nella memoria e naggio centrale, varianti ancora lette- nella coscienza sugli orrori nazisti”. rarie, antropologiche e sociologiche. In pratica, l’operare dei giudici mi- Molta importanza hanno le distanze e i lanesi che condannarono Mora e riavvicinamenti che Steiner esercita nei Piazza è come quello dei giudici as- confronti della stessa eroina lungo tre mil- serviti a Hitler che mandarono a lenni e nei confronti di personaggi compri- morte milioni e milioni di persone. mari e deuteragonisti: oltre quelli nomi- Burocrati del Male. La sorte degli nati una in particolar modo, Ismene, untori è annunciata e descritta in sorella di Antigone, resa in versi subli- una lapide ai piedi della colonna in- mi da Ghiannis Ritsos, che visse, per- fame, eretta davanti alla demolita ché comunista, perché oppositore alla casa di Mora. Fu l’ultima tappa. Due spietata dittatura di colonnelli, da con- secoli dopo l’innalzamento, lo “sde- dannato a morte in tanti campi di con- gno di Pietro Verri” fece sì che quella centramento. Nelle pagine conclusive colonna venisse abbattuta. Gugliel- delle Antigoni di Steiner compare Tire- mo Piazza e Giangiacomo Mora con- sia, indovino ufficiale di Tebe. Ha delle tinuano però a gettare la loro ombra visioni per le quali non sempre viene sino a noi, passati attraverso il seco- ascoltato e creduto. Tiresia, una delle ul- lo breve, il Novecento degli olocau- time lezioni di Andrea Camilleri, è con- sti. Ci fanno pensare pure ad al- sapevole “dell’inversione del mondo dei tre accabbadoras, fantasmi fuori dal vivi e dei morti”. Descrive con estrema contesto che nessuna morte dolce an- lucidità “un pianeta dove massacri e nunciano. Scrive Giacomo Debene- guerre nucleari hanno lasciato un nu- detti in un altro memorabile libro, 16 mero infinito di morti insepolti”. Nel ottobre 1943. Otto ebrei (prefazione di Al- 2004, per Faber e Faber di Londra è berto Moravia, Il Saggiatore 1973): “Giun- uscita la traduzione inglese dell’Antigo- geva invece, la sera di quel venerdì 15 ne fatta dal bardo d’Irlanda Seamus ottobre, una donna vestita di nero, Heaney, premio Nobel per la Letteratu- scarmigliata, sciatta, fradicia di ra nel 1995. Titolo: The Burial at Thebes. pioggia”. La donna in nero è uno Ci sono, per tornare al discorso cinema- speciale tipo di accabbadora. Annun- Dalton Trumbo (1905 – 1976) sceneggiatore, regista e scrittore statunitense. tografico, diverse proiezioni e trasfor- cia il 16 ottobre 1943, il rastrellamen- Membro della Hollywood Ten, un gruppo di professionisti del cinema che si mazioni e parabole e metafore di Anti- to fatto dalle SS degli ebrei, nel ghet- rifiutarono di testimoniare davanti alla Commissione per le attività antiamericane gone nel tempo storico a noi più vicino. to di Roma. Quasi tutti non torneranno nel 1947 sulla sua adesione al comunismo, fu comunque condannato per Una sta in Missing (1982) di Costa-Ga- più da Auschwitz. Siamo tornati all’as- resistenza all’operato del Congresso, venendo inserito nella lista nera. Nel vras, dove Jack Lemmon è un padre alla sunto iniziale del voltarsi tutto in gi- 1950 fu condannato a 11 mesi di prigione. ricerca del figlio ingoiato come tanti ro e vedere e sentire su di sé e sugli altri giovani ribelli dal sanguinario golpe di zione Sellerio del 1981 con una nota di Leonar- insepolti abba e bentu, acqua e vento. Ci sa- Pinochet in Cile, nel settembre 1973. Jack Lem- do Sciascia). Questo il piano sequenza inizia- rebbe da dire, proseguendo il discorso su cosa mon è Antigone, il volto del comico che si fa le: “La mattina del 21 giugno 1630, verso le sia la peste degli untori trasportata a tempo maschera tragica. Come Lino Banfi, altra ma- quattro e mezzo, una donnicciola chiamata del maccartismo nell’America degli anni Qua- schera comica che si fa dolente di pianto sen- Caterina Rosa, trovandosi, per disgrazia, a ranta-Cinquanta infettata dal virus antico- za lacrime nella pièce Vespro della beata vergine una finestra di un cavalcavia che allora c’era munista che tante vittime mieté a Hollywood. (1995) di Antonio Tarantino, padre meridio- sul principio di via della Vetra de’ Cittadini, Da Robert Rossen dello Spaccone (The Hustler, nale che arriva Milano per riconoscere e por- vide...”. Quanto vide, immaginò Caterina Ro- 1961, tratto dal romanzo omonimo di Walter tarsi via il corpo del figlio morto di Aids. Mila- sa, erano due untori. Li riconosce: sono Gian- Travis), Paul Newman asso del biliardo a cui no è luogo di peste per antonomasia, segnato, giacomo Mora, barbiere, e Guglielmo Piazza, spezzano le dita, a Edward Dmytryck a Dalton lo racconta sempre il cinema. Nel 1630, a Mila- commissario di sanità. Sfidando la peste, Ca- Trumbo. Dmytryck, come Kazan e altra mag- no, al tempo della dominazione spagnola, c’è la terina Rosa esce di casa e va a denunciare gli gioranza, tradì. Dalton Trumbo è come Anti- peste, un’epidemia di peste bubbonica che provo- untori alla pubblica autorità. Da là, da quella gone. ca febbre, deliri, devasta i corpi, li porta a mo- errata visione inizia la terribile inquisizione rire. La peste miete vittime a migliaia. I mo- che porterà alla terribile sorte di Giangiacomo natti raccatta cadaveri si aggirano per le strade. Mora e Guglielmo Piazza che non erano né Natalino Piras 9 n. 81

segue da pag. 1 anche al di fuori, e il presente dei preparativi, ideati da Lee Falk. L’apparizione contiene e Vivien Leigh che stanno per baciarsi in Via delle riprese, degli incidenti, delle pause e del- strati e doppisensi ironici e allusivi: in realtà, col vento di Fleming. Questo, per rimanere alla le digressioni dove realtà e immaginario si Mastroianni rifiutava di prestarsi ad apparire superficie dell’immagine, dove Felli- in spot pubblicitari; all’inizio degli ni ha riunito (come ha fatto e farà ra- anni ‘70 Fellini aveva pensato di affi- ramente nel suo cinema) due divi di dargli la parte del protagonista di un grande bellezza e fascino fisico. Al di film ispirato ai comics statunitensi sotto della superficie luminosa di que- ma alla fine vi aveva rinunciato, limi- sta icona, esiste probabilmente un si- tandosi a dirigerlo vestito da Man- gnificato più amaro e profondo del drake in un servizio fotografico per fascino eterno che continua a irradia- la rivista “Vogue” nel 1972. Approfit- re da questa immagine e dalle se- tando di una pausa sul set dello spot, quenze cui appartiene: il senso di in- l’attore e tutta la troupe vengono compiutezza di una storia d’amore condotti fuori da Cinecittà da Fellini che non nasce, che non arriva nean- che in automobile li porta fino alla che al primo contatto fisico, che ri- villa dove vive Anita Ekberg, sola e mane nelle illusioni e nella vaga prov- circondata da feroci molossi. Mentre visorietà che definisce i lineamenti indugiano nella villa, nella sponta- dell’esistenza del personaggio di neità e naturalezza di un incontro Marcello in La dolce vita. Infatti egli Federico Fellini, Anita Ekberg e Marcello Mastroianni sul set della sequenza di casuale che, invece, come tutto ciò dichiara il suo amore alla sta- “La dolce vita” in “Intervista” che vediamo in Intervista, è il tuaria diva del cinema hollywo- frutto di un’accuratissima mes- odiano mentre ballano in un fa- sinscena, ecco il vero fulcro del- moso locale notturno da cui la sequenza: la rievocazione del riesce a trascinarla via, nella glorioso passato cinematografi- speranza di avere con lei un’av- co di Mastroianni, Anita Ekberg ventura o anche qualcosa di più e quindi dello stesso Fellini, il importante, probabilmente non fantasma del film La dolce vita. lo sa neanche lui. Ma tutto si Nel 1959, l’anno delle riprese, consuma in un’incantata scena l’attore aveva trentacinque an- che sembra vissuta in sogno, ni, ora ne ha sessantadue, men- dove la donna lo induce a rag- tre la Ekberg ne aveva ventotto giungerlo nella fontana di Trevi e ora ne ha cinquantacinque. dove mima una sorta di rituale Nella finzione del film, il regi- battesimale e poi tutto finisce sta affida al suo grande attore, all’improvviso, senza che fra i a Mastroianni l’iniziativa di far due venga vissuta la minima in- rivivere il passato. Lo chiama timità. Neanche un bacio, ap- “un piccolo giochetto”, alluden- punto. Sono state scattate delle do alla prestidigitazione e per- foto di scena dove i volti di Ma- “Intervista” (1987) di Federico Fellini ché la magia si realizzi egli deve stroianni e della Ekberg si sfioravano qua- prendere cilindro e bacchetta, con la quale si a baciarsi ma sono ingannevoli immagi- fa magicamente apparire una nuvola di ni pubblicitarie di una sequenza il cui fumo da cui esce un lenzuolo che si apre fascino sta proprio nell’evidenza che non come uno schermo cinematografico, al accade assolutamente nulla. Forse sarebbe centro del salone della villa. La voce di Ma- potuto accadere qualcosa ma non accade: stroianni chiama la musica ed ecco udirsi finito l’incanto, arrivata l’alba, Marcello ri- le note di Nino Rota di La dolce vita. Ma sul- accompagna Sylvia al “Caracalla’s” dove li lo schermo, nei primi istanti, per addensa- attende addormentato il marito attore di re un clima di attesa e di mistero, non vie- lei (l’ex Tarzan Lex Barker) che si sveglia in ne proiettato nulla. Dietro il lenzuolo tempo per avventarsi furioso (perché aiz- bianco, invece, si muove Mastroianni la zato dai paparazzi) contro Marcello. La fu- cui ombra nera raggiunge quella di Anita ga che avrebbe voluto essere erotica o sen- Ekberg, con cui avvia una danza. Una dan- timentale o tutt’e due si salda quindi con za di ombre, di sagome nere. Ecco che, al una penosa e prosaica rissa che la stampa “La dolce vita” la foto dell’inquadratura che non esiste posto delle ombre, appaiono le immagini scandalistica si affretta a sfruttare. A distanza contaminano continuamente. Intervista è an- di Marcello e Sylvia in La dolce vita che ballano di molti anni, Fellini ha voluto ritornare su che un film costellato da apparizioni improv- al “Caracalla’s” e si odono le parole appassio- questa immagine e l’ha rievocata nel suo pe- vise che imprimono un’accelerazione a sor- nate che l’uomo rivolgeva alla bellissima diva nultimo film, Intervista, girato nel 1986 e ter- presa al respiro del film. Fra le apparizioni a nel film: “Ma chi sei tu? Sei una dea, la madre, minato e uscito nel 1987. Con il pretesto di sorpresa la più significativa è quella di Mar- il mare profondo, la casa, sei Eva, la prima mostrare una troupe televisiva giapponese cello Mastroianni che, con una ventata magi- donna apparsa sulla terra...” Mentre scorrono che vuole realizzare un’intervista (che peral- ca, apre la finestra dello studio dove Fellini, sullo schermo quelle immagini in bianco e ne- tro non riesce a condurre a termine, o almeno Danilo Donati, Pietro Notarianni e gli altri ro e tutta la troupe si è fermata a guardarli in così pare) a Fellini impegnato durante le ri- collaboratori stanno esaminando del materia- silenzio, Mastroianni e la Ekberg si sono se- prese di un film ispirato all’America di Kafka le fotografico per le scenografie dell’America. duti anche loro a contemplare la propria gio- (in realtà puramente immaginario perché Mastroianni è issato su un montacarichi usa- vinezza di ventisette anni prima e l’attore ri- mai intrapreso), il film è costruito sul continuo to per le esigenze di ripresa di uno spot pub- pete a fior di labbra le parole del suo andirivieni fra passato e presente, il passato ri- blicitario dove appare nel costume e nel trucco personaggio. Proprio nel momento in cui una costruito dalla troupe felliniana a Cinecittà e del mago Mandrake, il personaggio dei fumetti segue a pag. successiva 10 [email protected] segue da pag. precedente Mostre certa commozione sembra dilagare, intervie- ne Mastroianni con una frase che sulle prime, sembra voler aumentare l’emozione malinco- La via di Jim Dine nica e invece la rovescia con una battuta umo- A 85 anni l’americano ristica, nel più puro stile felliniano: “Quante Jim ha deciso di dire o domande ti vorrei fare ancora, Anita, per meglio di dare tutta la esempio: che c’avessi un goccetto di grappa?” sua vita con una gi- L’attrice, già commossa, si volta e rimane stu- gantesca mostra al Pa- pita, quindi replica mandandolo scherzosa- lazzo delle Esposizioni mente a “fanculo” ma poi decide di alzarsi e di a Roma, fino al 2 giu- portare per lui e se stessa, per affrontare il ma- gno. Originale al gra- gone, la grappa. Intanto la parentesi scherzosa do massimo, egli rifiu- continua con Mastroianni che si tiene i baffi ta di essere catalogato finti e trattiene la risata per la paura che gli si Mario Dal Bello in qualsiasi scuola o stacchino. Il culmine della sequenza, però, vie- corrente o schema. E ne raggiunto poco dopo, quando Mastroianni in verità, osservando le sue opere, resta da di- guarda la Ekberg con un’espressione affettuo- re che la via per comprendere un artista tanto sa e scherzosa che è al tempo stesso intrisa di variegato, fantasioso e lucidamente folle è la malinconia: nella luce di quello sguardo e sua vita, così come lo dicono i suoi lavori. Par- dell’espressione silenziosa che l’attore con il lavamo di follia, questa attitudine mentale o suo volto stanco e appesantito dagli anni, sug- visione o status psicofisico che è razionale-ir- Jim Dine, Putney Winter Heart (Crazy Leon), 1971- gerisce le parole che non dice, ammicca ad una razionale, vicino e lontano, comprensibile e 1972 | Musée d’art moderne et contemporain de Saint- complicità affettuosa e ironica nella consape- assurdo. Senza esagerare nei paragoni, po- Étienne Métropole ©Y. Bresson/MAMC+ volezza che è doloroso rivedersi giovani e bel- tremmo ricordare in qualche modo Schiele o rassicurante. Fino alle colossali sculture come lissimi quando ormai tutto questo è perduto van Gogh o Pollock. Ma anche Picasso, Dalì e Black Venus, Venere nera del ’91. Il classico definitivamente, ma che comunque tanto vale da noi Ligabue. Jim inquieta da sempre. Ot- che l’affascina, egli lo sospinge come icona accettarlo e passare oltre. Intanto scorrono al- tanta opere tra disegni sculture e dipinti dan- grande e tremenda, talora ripiena di oggetti tre inquadrature di La dolce vita, la celeberrima no il quadro di una esistenza passata a cercare metallici dissacranti e tormentati (2009). Il scena della fontana di Trevi ma stavolta sono classico anticlassico, orrendo,brutto: inferna- mute, non udiamo più i rumori e le parole del le monumento al suono incrinato del nostro film. Questo accentua il carattere fantasmati- tempo e del tempo dell’artista. Concludendo co della proiezione dove appunto non è più con le macchie colorate del 2012 e con le va- una scena del film del ‘60 ad essere proiettata riazioni sul tema di Pinocchio- sghembo dirit- ma un fantasma muto, uno spettro, quasi un to beffardo tranquillo – appare più chiaro il ricordo ectoplasmatico. A quel punto, mentre percorso dell’artista fino ad oggi: la totale di- la commozione della Ekberg sembra invadere struzione dell’anima fino a ridurla vagante tutto il suo volto dilatato e opacizzato dagli an- nell’indistinto. La follia umana nella follia ni, Mastroianni con un lampo decide di inter- universale. rompere la magia e con un colpo di bacchetta il Mario Dal Bello lenzuolo si riaccartoccia nel fumo e svanisce. JIM DINE |11 febbraio > 2 giugno 2020 Termina anche la sequenza, fra gli applausi e a non trovare, senza meta e senza sosta: che Palazzo delle Esposizioni Roma della troupe, ma la mdp di Fellini si sposta im- cosa? Dai primi acquerelli del 1959 in cui cam- Mostra antologica dedicata a Jim Dine (Cincinnati, USA, provvisamente all’esterno della villa, nella pe- peggia una testa isolata dal corpo - che offre 1935), realizzata in stretta collaborazione con l’artista e nombra, dietro le sagome immobili e palese- un senso di terrore (della vita?)- si passa nel ’61 curata da Daniela Lancioni, sono esposte oltre 60 opere, mente finte dei grossi cani della diva. Fellini al grande quadro intitolato provocatoriamen- datate dal 1959 al 2016, provenienti da collezioni pubbli- quindi convoca nel corpo di un film sul declino te Shoe (scarpa). Un “ritratto” che affascina: che e private, europee e americane del cinema come spettacolo totalizzante e sul- l’oggetto è simbolo del cammino umano sotto la volontà di continuare a fare cinema nono- il sole chiaro del fondo, ma ricco come le pen- stante tutto, lo spettro di un film comeLa dolce nellate ad olio. Nel ’63 ci mostra in The Studio vita, che trionfò proprio nell’epoca aurea del ci- un pannello multicolorato in sei zone: giallo, nema italiano. Per rendere ancora più emozio- verde trifoglio, azzurro nuvoloso, tappeto ne- nante la scena, mette al centro le presenze in- ro con fiocchi bianchi, marrone e i sette colori vecchiate dei due protagonisti di allora, per la dell’iride. E’ il mondo della pittura con le pos- prima e ultima volta insieme in un gioco di sibili variazioni cromatiche che ci appare bel- specchi che è anche un gioco col tempo: a dif- lo, pieno di possibilità. Quando poi nel ’69 si ferenza delle altre sequenze di Intervista, qui, “distrae” con Nancy and I at Ithaca, un curva significativamente, il passato e il presente non laminata di paglia – l’amore? –siamo in un possono confondersi l’uno nell’altro ma sono momento dove diventa difficile distinguere due dimensioni crudelmente distinte e inco- tra bizzarria e nuove ricerche. E arriviamo al- municabili: il prima e il dopo, e la distanza ir- la tematica del cuore. Piccolo o gigantesco da- reversibile che li separa, viene evocato dai cor- gli anni Settanta inizia a comparire come pi stessi degli attori con la realtà dei loro anni leit-motiv, come nell’enorme faro luminoso visibile nei loro volti e nelle loro fisicità. che è Putney Winter Hewart del 1972, trionfo della luce,esplosione gialla di chi ha intravisto qualcosa di immenso. E’ la parte forse più ac- Catalogo. Testi in lingua italiana e inglese cattivante della rassegna, una danza di cuori, Edizioni Quodlibet; Pagine 304 - Prezzo 28,00 € Roberto Chiesi un balletto fosforescente che non è mai ripeti- Data di pubblicazione 2020 tivo ma suona come una musica ora aspra ora ISBN 978-88-229-0467-6 - Formato 240x280 mm 11 n. 81

segue da pag. 1 a Pinocchio di L. A. Incerpi, incisa nel 1953 da / per il naso arcilunghissimo”: è questo l’inizio Nilla Pizzi; la famosa Lettera a Pinocchio scritta della Filastrocca di Pinocchio, in cui Gianni Ro- da Mario Panzeri nel 1959 e cantata da Johnny dari mette in versi una delle favole più celebri Dorelli; la Ballata di Pinocchio di Adriano Ce- della Letteratura italiana e tra le più conosciu- lentano del 1972, e così via); gli album musica- te e lette in tutto il mondo. Scritta da Carlo li (molto noto quello di Edoardo Bennato, dal Collodi (pseudonimo del giornalista e scritto- titolo Burattino senza fili, del 1977; ma anche re fiorentino Carlo Lorenzini, da lui adottato quello di Heather Parisi, Io, Pinocchio, del 1991); come omaggio alla frazione di Pescia, in To- la trasposizione in balletto (Pinocchio - The Bal- scana, dove aveva vissuto la su infanzia, e do- let, con musiche di Enrico Melozzi); le tra- ve si trova il Parco di Pinocchio e, dal 1962, la smissioni radiofoniche; i numerosi adatta- Fondazione Nazionale Calo Collodi), con il ti- menti teatrali (tra cui citiamo solo quello di tolo Le Avventure di Pinocchio - Storia di un bu- Carmelo Bene, in più riprese dal 1961 al 1969, rattino, ed uscita in otto puntate sul “Giornale divenuto nel 1999 film televisivo con il titolo Il per bambini” nel periodo 7 luglio - 27 ottobre Mondo è magia - Le Nuove Avventure di Pinocchio, e lo spettacolo Pinocchio, ahi mi hai fatto male!, 1881, all’inizio era una sorta di favola dark, che Carlo Collodi (pseudonimo di Carlo Lorenzini 1826 – con brani originali di Leonardo Vecchi, inte- (nel cap. XV) si concludeva con la morte di Pi- 1890) nocchio, impiccato ad un ramo della Quer- cia grande dal Gatto e dalla Volpe; per tale una Bibliografia davvero sterminata, motivo, il finale originario era molto meno nell’ambito della quale ci limitiamo a citare moralistico e consolatorio di quanto non soltanto il giudizio di Benedetto Croce, che sarebbe avvenuto successivamente, quan- (ne La Letteratura della Nuova Italia, in un ca- do lo scrittore – anche sulla scorta delle pro- pitolo a lui dedicato) lo reputa una fra le teste dei piccoli lettori – fece resuscitare il grandi opere della Letteratura italiana, as- burattino e ne riprese le avventure, dando serendo che “il legno, in cui è tagliato Pi- loro lo sviluppo e la conclusione che tutti nocchio, è l’umanità”!. Ovviamente, il cine- conosciamo, nel libro del 1883 (prima edi- ma non poteva rimanere insensibile al zione in volume), pubblicato dalla Libreria fascino esercitato dal famoso burattino. Editrice Felice Piaggi, con le illustrazioni di Ora, quando si pensa alle trasposizioni ci- La versione più celebre di Luigi Comencini, sceneggiato televisivo in Enrico Mazzanti. Nonostante all’inizio l’ac- nematografiche della figura di Pinocchio, il sei puntate del 1972 (Le avventure di Pinocchio) con Nino Manfredi coglienza non sia stata delle migliori, es- pensiero corre immediatamente alla cele- sendo ritenuta dal “perbenismo” imperan- bre versione a cartoni animati prodotta da te nell’Ottocento un libro la cui lettura non Walt Disney nel 1940 e al film televisivo di era consigliata ai ragazzi “di buona fami- Luigi Comencini trasmesso a puntate da glia”, tuttavia, in seguito, ebbe un successo Raiuno nel 1972 (poi ridotto in una versione talmente grande da essere tradotto in ben cinematografica), con musiche di Fiorenzo 240 lingue (secondo un calcolo effettuato Carpi, interpretato dal piccolo Andrea Ba- alla fine degli anni Novanta) e diede luogo lestri nel ruolo di Pinocchio, da un indi- ad una serie notevole di interpretazioni: da menticabile Nino Manfredi in quello di quella sociologica a quella psicoanalitica, Geppetto, Gina Lollobrigida stupenda Fata da quella esoterica (per cui le vicende di Pi- Turchina e Franco Franchi e Ciccio Ingras- nocchio costituirebbero varie tappe di “ini- sia impareggiabili nel ruolo del Gatto e del- ziazione” all’interno di “un miracolo lette- la Volpe. In realtà, il mondo del cinema si è rario dalla proprietà esoterica quasi accostato alla figura di Pinocchio fin dalle intollerabile”, per usare una definizione di “Pinocchio - La chiavetta d’oro” (1939) di Aleksandr Ptushko origini, arrivando ad oggi, quasi senza so- Elémire Zolla) a quella teologica (storia del- luzione di continuità, per cui i film ispirati la salvezza secondo il credo cattolico, giusta alla sua figura sono talmente tanti che è l’interpretazione religiosa del Cardinale impossibile citarli tutti: in questa sede, ci Biffi, tant’è che Pinocchio muore impiccato limiteremo a segnalare quelli per vari versi balbettando il nome del padre, come Gesù più significativi, a partire dai primi tempi sulla croce), e così via. Non solo: a dimo- fino ad arrivare al Pinocchio di Matteo Gar- strazione del successo riscontrato in tutto il rone, che – insieme con quello di Comenci- mondo dal personaggio di Pinocchio, a par- ni - è stato considerato anche il film più bel- tire dalla sua figura si svilupperà anche una lo fino ad ora dedicato al famoso burattino sorta di “letteratura parallela”, il cui caso ed ha avuto un incredibile successo di criti- più eclatante è rappresentato dallo scritto- ca e di pubblico. Il primo Pinocchio della re russo Aleksej Nikolaevic Tolstoj (da non storia del cinema risale all’epoca del muto, confondere con Lev Tolstoj, di cui era il ni- quando, nel 1911, il Conte Giulio Cesare An- pote), che, nel 1936, scrisse una versione al- “Pinocchio” (2002) di tamoro gira per la Cines di Roma il suo Pi- ternativa della storia, trasposta poi in film, nocchio (colorato a mano, durata 30’), facen- nel 1939, dal regista Aleksandr Ptusko, con il ramente ispirato alla stesura del 1881); i “mu- dolo interpretare dall’attore adulto francese titolo Pinocchio - La Chiavetta d’oro, in cui Pi- sical” (quello di Saverio Marconi con musiche (in costume da bambino) Ferdinand Guillame nocchio appare come un pupazzo animato. dei Pooh del 2002; quello di Mario Rostagni (noto in Italia come Tontolini e, poi, soprat- Innumerevoli sono, poi, le versioni e gli al- con musiche di Walter Orsanigo e Aldo Flo- tutto, come Polidor), liberamente ispirato alla bum a fumetti, in cui Pinocchio viene coinvol- rian del 2009; e quello di Vito Costantini con favola di Collodi, con la sorprendente aggiunta to in tantissime avventure “apocrife”, che lo musiche di Antonio Furioso del 2011), ecc. E – di alcune sequenze inventate, in cui Pinocchio portano in giro per il mondo; le filastrocche a supporto delle varie interpretazioni che si e Geppetto finiscono addirittura tra i pellerossa e (famose quelle di Gianni Rodari); le parodie; sono succedute nel corso del tempo sulla figu- sono salvati dai soldati canadesi, che, oltretutto, le sigle animate; le canzoni (tra cui, la Ballata ra del burattino più celebre del mondo – vi è segue a pag. successiva 12 [email protected]

segue da pag. precedente nel film di animazione in compu- rimandano a casa Pinocchio a cavallo di una ter-grafica Pinocchio 3000 (P3K) del palla di cannone, come il Barone di Munchau- 2004 Daniel Robchoaud realizza sen. In data imprecisata (ma siamo presumi- una versione fantascientifica della bilmente negli anni Venti), il grande regista e storia. Vi sono poi tantissime altre attore dell’epoca del muto, Febo Mari (pseu- trasposizioni cinematografiche di donimo di Alfredo Rodriguez), di origine Pinocchio, non solo in Italia, ma an- messinese, aveva intenzione di realizzare un che in diversi altri Paesi, tra cui il suo Pinocchio, in cui il ruolo del protagonista Giappone, la Gran Bretagna, gli Sta- era affidato a Stefano Vanzina, che poi sareb- ti Uniti (dove, nel 1957 Mickey Rour- be diventato il famoso regista Steno, e quello ke interpreta Pinocchio nel musical di di Lucignolo ad Agenore Incrocci (noto poi Paul Bogart; nel 1976 Ron Field e Sid come Age), che fecero anche i provini: si tratta Smith dirigono Sandy Duncan/Pi- di un fatto assolutamente sconosciuto, che mi nocchio e Danny Kaye/Geppetto in è stato raccontato, a suo tempo, da Luisa Ro- un altro musical ; nel 1996 Steve Bar- “Pinocchio” (2019) di Matteo Garrone driguez (in arte Isa Mari, figlia di Febo Mari), rov dirige Jonathan Taylor Thomas che ne ha avuto conferma nel 1959 dallo stesso nel ruolo di Pinocchio e Martin Landau in in una sorta di percorso circolare, da buratti- Steno e, successivamente, nel 1990, da Carlo quello di Geppetto ne Le Straordinarie Avventu- no diventa ora Mastro Geppetto, nell’ultimo Vanzina, figlio di Steno (se ne può trovare re di Pinocchio). E non mancano neppure una film dedicato a Pinocchio, realizzato nel 2019 traccia nell’unica monografia dedicata a Febo vera e propria versione erotica (Le Avventure da Matteo Garrone, con il bambino Federico Mari, da me scritta e pubblicata nel 1998); ma erotiche di Pinocchio di Corey Allen - Usa, 1971) Ielapi (che, per tutto il film, appare con le il film non venne mai realizzato per mancan- ed una horror (Bad Pinocchio di Kevin S. Tenny sembianze del burattino, grazie non tanto ad za di finanziamenti. Nel 1935, si sarebbe dovu- -Usa, 1996). Nel 2002, Roberto Benigni dirige effetti speciali particolari quanto al trucco di to realizzare il primo film d’animazione italia- sé stesso nel ruolo di Pinocchio, con Carlo Giuf- un mago del make-up come Mark Coulier, due no, Le Avventure di Pinocchio, affidato alla volte premio Oscar per il Miglior trucco), CAIR (Cartoni Animati Italiani Roma), con Rocco Papaleo (Gatto), Massimo Ceccheri- la regia di Umberto Spano e Raoul Verdini; ni (Volpe), (Mangiafuoco), ma, sia per difficoltà tecniche che per man- Alida Calabria (Fatina), ecc. Per la realiz- canza di finanziamenti, il film rimase in- zazione delle scenografie, Garrone attinge compiuto. A realizzare tre bei film con la alla creatività di Domenico Capuano (con tecnica dell’animazione, ci penseranno, il quale aveva già lavorato per Il Racconto invece, molto tempo dopo, Giuliano Cenci dei racconti e per Dogman), rifacendosi alle con Un Burattino di nome Pinocchio (1972), illustrazioni di Carlo Chiostri ed Enrico Orlando Corradi con Bentornato Pinocchio! Mazzanti; le locations riguardano varie lo- (2002) ed Enzo D’Alò con Pinocchio (2012). calità d’Italia, ubicate in Toscana, ma an- Dopo il film russo del 1939 e il famosocarto - che in Puglia e Lazio; il villaggio in cui vi- on di Walt Disney risalente al 1940 (già ci- vono Geppetto e Pinocchio – come scrive tati), ecco che, nel 1947, Giannetto Guardo- Marco Belpoliti - è una sorta di Paradiso ne gira la seconda versione cinematografica abitato da poveri diavoli, un mondo conta- dino pre-capitalistico con proletari e sot- italiana della favola, Le Avventure di Pinoc- “Pinocchio” (1911) di Giulio Antamoro chio, per l’interpretazione di Alessandro toproletari, dominato dalla fame e dalla Tommei (per la prima volta, un attore povertà; “il protagonista, alla fine, non è bambino); quindi, qualche anno dopo, nel tanto il burattino ribelle, quanto piuttosto 1952, Totò ripropone il suo noto sketch tea- l’Italia con il suo mare e le sue spiagge, i trale da “rivista”, vestendo i panni de bu- suoi villaggi, i palazzi e le ville, le fortifica- rattino disarticolato in Totò a colori di Ste- zioni; un paese poverissimo eppure bellis- no. Successivamente, nel 1959, nella “TV de simo” (M. Belpoliti, Pinocchio, l’Italia, “Dop- ragazzi”, compare il primo sceneggiato te- piozero.com”). Anche in questo film, il levisivo per la regia di Enrico D’Alessandro burattino – dopo aver compiuto le sue e Cesare Emilio Gaslini; molto tempo do- esperienze e il suo percorso di vita, alla fi- po, nel 2009, Alberto Sironi (il regista de Il ne diviene un bambino vero, in un finale Commissario Montalbano), darà vita alla mi- suggestivo e commovente. Ma, forse - co- ni-serie TV in due puntate Pinocchio (pro- me osserva la scrittrice messinese Nadia dotta da Rai Fiction e Lux Vides, in co-pro- Terranova – soluzione preferibile per lui sarebbe stata quella di morire sotto forma duzione con la Gran Bretagna, con Robbie Walt Disney sceglie il romanzo di Collodi per il suo secondo film di un burattino “anarchico, bugiardo, irre- Kay nel ruolo di Pinocchio, Bob Hoskins in d’animazione, nel 1940, con cui vinse due Oscar (per la colonna dimibile”, piuttosto che perdere tutta la quello di Geppetto, Luciana Littizzetto nel sonora e per la canzone) Grillo parlante, Violante Placido ne La Fa- sua “innocenza” e “dabbenaggine” e diven- tina, e così via); nel mezzo, nel 1972, lo stupen- frè (Geppetto), Kim Rossi Stuart (Lucignolo), tare “un bravo e noioso figliolo”, “sottoposto do sceneggiato di Luigi Comencini, già citato. Nicoletta Braschi (Fatina); un film impegnati- alle leggi del tempo”.“Guarda, guarda, non c’è Nel 1994, Francesco Nuti gira il suo OcchioPi- vo e costoso, che, però, si è rivelato un flop al più / il mio naso a punta in su: / se lo specchio mi è nocchio, che prende solo lo spunto dalla favola botteghino ed è stato recensito negativamen- sincero / son di carne, sono vero! / (…) / ‘Della Fata di Collodi per realizzare una storia “moder- te da gran parte della critica, anche perché il fu un portento’, / dice il bimbo arcicontento. / Ma di na”, girata in gran parte negli Stati Uniti, dan- personaggio di Pinocchio, interpretato da un fate, ben si sa, / c’è oggigiorno scarsità: / il portento do vita a un film molto pretenzioso e costoso, da- Benigni cinquantenne, non ci pare sia stato – aprite l’occhio - l’ha operato il buon Pinocchio... / gli esiti fallimentari. Pinocchio compare anche molto azzeccato. Invece, ottima la performance Tanto errò, soffrì, imparò, / che un vero uomo di- nella serie di filmShrek ; in A.I. Intelligenza arti- di Roberto Benigni (in un primo tempo, il ruolo ventò” (Gianni Rodari). ficiale (2001) di Steven Spielberg è un piccolo avrebbe dovuto essere interpretato da Toni robot che cerca di diventare bambino, mentre Servillo, di sicuro ugualmente all’altezza), che, Nino Genovese 13 n. 81

Un treno, un film # 9 Transsiberian (2008) Spagna (Telecinco Ci- in un giro turistico, a Irkutsk nema e Castelao Pro- Roy perde il treno: rimasta sola e ductions), Germania ignara di quant’è successo al ma- (Universum Film), Gran rito, Jessie prosegue il viaggio in Bretagna (Future Films Transiberiana coi due, ma per Limited) e Lituania (Lie- attenderlo scende nella cittadina tuvos Kinostudija) sono di Ilanskaya, seguita da Carlos e le nazioni che nel 2008 Abby che non intendono lasciar- hanno prodotto Trans- la sola, e qui trascorrono la notte Federico La Lonza siberian, un thriller di- in un albergo. Resasi conto che retto da Brad Anderson l’esportazione di matrioske eser- (che, con Will Conroy, l’ha anche sceneggiato), citata da Carlos è illegale, Jessie ambientato lungo la linea ferroviaria tran- lo supplica di non coinvolgere Ab- scontinentale russa che unisce Mosca a Pechi- by nella sua attività: ed egli l’assi- no nota come Transiberiana transmongolica, cura che ella non sa nulla. L’indo- che prima di arrivare nella capitale russa at- mani mattina, con la scusa che la traversa Cina, Mongolia e Siberia coprendo doccia nella loro camera è rotta una distanza di ben 7.865 km. Nato a Madison Carlos si presenta da Jessie per (Connecticut) nel 1964, Anderson è un regista chiederle di usare la sua: mentre e produttore assai stimato, autore d’un paio di lui è nel suo bagno, a un certo film cult come l’horror Session 9 (2001) e il punto lei si allontana dalla stan- thriller L’uomo senza sonno (2004): Transsiberian za perché la reception l’avverte è la sua sesta fatica cinematografica, e per es- di una chiamata di Roy. In attesa sa si è avvalso della preziosa collaborazione di del ritorno di quest’ultimo, pro- Xavi Giménez per la fotografia, Thomas Oláh fittando del fatto che Abby è im- per i costumi, Henny Zimmer per il trucco, pegnata a insegnare l’inglese ad Alain Bainée per la scenografia, Alfonso de alcuni bambini, Carlos persuade Villalonga per le musiche e Jaime Martí per il Jessie, appassionata di fotografia, montaggio. La trama del film, che dura 111 mi- e seguirla in un’escursione fino a nuti, è la seguente. Roy e Jessie, una giovane un’antica chiesa abbandonata coppia di americani appartenenti a una con- ricca di preziosi affreschi situata fessione protestante e in crisi matrimoniale, in una radura ai margini d’un si sono appena recati in Cina per una missio- bosco. Dopo un tragitto in cor- ne di beneficienza avente per oggetto dei riera e un lungo percorso a piedi, essi giungo- taiga innevata, essi vengono fatti scendere dai bambini; volendo rientrare in patria dall’Eu- no sul posto, e Jessie, entusiasta, scattate alcu- due e condotti in un bunker militare abban- ropa, per raggiungere Mosca decidono di uti- ne foto si lascia accarezzare e baciare da Carlos: donato, dove ritrovano Abby, stesa su una let- lizzare la Transiberiana. In viaggio, trovano lui però è intenzionato a possederla, e per tiga, legata e orrendamente torturata. Grinko, come compagni di cabina lo spagnolo Carlos e sfuggirgli ella, strappato un palo di recinzio- in realtà un corrotto al soldo di un grosso traf- l’americana di Seattle Abby, una coppia di gio- ne, comincia a colpirlo; poiché Carlos insiste, ficante di droga, cerca di ottenere dai tre noti- vani che vive insegnando lingue e vendendo per disperazione, quasi involontariamente, lo zie di Carlos, per impossessarsi dell’eroina che matrioske e altri souvenir: con essi stringono uccide. Quando, sconvolta, Jessie risale sul segue a pag. successiva amicizia. Giunti in Siberia, a causa del ritardo treno, ritrova infine Roy, mentre Abby, attendendo invano Carlos perde il convoglio. In cabina al loro posto es- si trovano un uomo di mezz’età, Ilya Grinko, che si qualifica come - de tective della narcotici. Grinko chiede loro di Carlos, affermando che molti trafficanti di droga sono soliti celare la loro merce nelle matrioske. Solo allora Jessie si accorge che la mattina precedente Carlos aveva nascosto le sue matrioske nel suo zaino: tenta invano di liberarsene, poi consiglia- “Transsiberian” (2008). Emily Mortimer e Thomas Kretschmann ta da Roy consegna il suo zaino a “Transsiberian” (2008). Ben Kingsley Grinko, cui nel frattempo si è affian- cato il tacito e inquietante Kolzak Yushenkov, suo secondo e braccio ar- mato. Ma l’indomani mattina, al loro risveglio, Jessie e Roy scoprono che il treno sul quale viaggiano si è libera- to della maggior parte delle carrozze con tutti i passeggeri, e dirige verso una località sconosciuta: a un certo punto infatti, nel bel mezzo di una “Transsiberian” (2008). Edoardo Noriega “Transsiberian” (2008). Emily Mortimer 14 [email protected]

segue da pag. preceente ma ad esso non sono mancate recen- questi avrebbe rubato a quello: e a Roy e Jessie sioni critiche, spesso anche eccessiva- dice che Abby è coinvolta come Carlos: ma ri- mente severe, soprattutto - e chissà cordando le parole di quest’ultimo Jessie non perché - da parte italiana. La giudica gli crede. Lasciati un attimo soli, Roy e Jessie ad esempio «una pellicola sciatta e af- riescono fortunosamente a fuggire e raggiun- fogata in un’imperdonabile banalità» gono il treno ancora fermo nella taiga, dove Massimo Borriello nella sua recensio- Roy, ucciso e gettato giù dal treno il macchini- ne sul sito di Movieplayer (2008), e ag- sta, complice di Grinko, essendo un appassio- giunge che essa «si propone come un nato di treni riesce a fare ripartire il convo- thriller dal mancato appeal che fa stri- glio, ma non può impedire che sia Grinko che sciare sottotraccia un discorso già Yushenkov riescano a salirvi sopra: quando stantio sul sistema corrotto di valori “Transsiberian” (2008). Emily Mortimer e Woody Harrelson per Roy e Jessie la situazione si fa critica il tre- della nuova Russia dopo il crollo di un no cozza con un convoglio adibito al trasporto regime che ha lasciato solo macerie e di truppe in arrivo dall’opposta direzione su uomini miseri, sulla rovina portata quell’unico binario. Riavutisi dall’urto, dove dalla cultura del sospetto che sciupa i nessuno ha perso la vita, vedendo soprag- rapporti umani in ogni parte del mon- giungere una moltitudine di soldati che si tro- do, e una presa in giro un po’ facilotta vavano sull’altro treno, per evitare scomodi degli americani che escono sani e salvi testimoni Grinko uccide Yushenkov e fa appe- dalle situazioni peggiori, pur con tutte na in tempo a dileguarsi. Arrestati, Roy e Jes- le colpe e le menzogne che si portano sie vengono condotti a Mosca, dove visitati da dentro». E Lucia Tedesco nel sito di Ci- due funzionari dell’ambasciata americana, nematographe (5/10/2008) giudica il grazie a una foto a suo tempo scattata di sop- film «poco innovativo» perché «com- “Transsiberian” (2008). Emily Mortimer ed Edoardo Noriega piatto da Jessie a Grinko e Yushenkov, riesco- posto da un plot inconsistente e una no a far luce su gran parte della trama crimi- sottotrama dai tratti sovietici scarna e nale. Jessie tuttavia non rivela di avere ucciso densa di luoghi comuni». Mentre di Carlos né dove questi si trova: ma prima di ri- «schema di maniera» ha parlato Loren- partire per l’America col marito, recatasi a vi- zo Buccella su “L’Unità” (11/2/2008). sitare Abby in ospedale le confida il luogo in Può darsi che lo schema sia di maniera, cui è morto Carlos. Nell’ultima scena del film, ma la narrazione della vicenda a mio si vede quest’ultima che, finalmente ripresasi, avviso è efficacemente lineare e mostra camminando aiutandosi ancora con un ba- assai poche pecche (io ne ravviso solo stone, si reca presso la famosa chiesa sconsa- una: il trasferimento notturno delle “Transsiberian” (2008). Kate Mara ed Edoardo Noriega crata, e trovato il cadavere di Carlos sepolto carrozze coi passeggeri del treno ad un tra la neve, estrae dalla sua giacca un lungo altro locomotore, operazione già di per rotolo di plastica che contiene un’incredibile sé obiettivamente assurda, che diventa quantità di banconote di grosso taglio e con surreale quando si vuole far credere esse, soddisfatta, si allontana. Principali in- che Roy e Jessie non se ne siano resi terpreti di questa vicenda sono Woody Har- conto fino al mattino dopo). Nel suo relson (Roy), Emily Mortimer (Jessie), Edoar- lungo e bene articolato svolgersi, Trans- do Noriega (Carlos), Kate Mara (Abby), Ben siberian può essere suddiviso in due Kingsley (Grinko), e Thomas Kretschmann parti, che hanno all’incirca eguale du- (Yushenkov): un campionario di magnifici at- rata: la prima giunge fino all’uccisione tori, che nondimeno, se si eccettua il premio di Carlos, la seconda prende l’avvio con Oscar Kingsley, sono tutti di non primissimo l’entrata in scena di Grinko. Nella pri- “Transsiberian” (2008). Thomas Kretschmann piano: eppure, Harrelson ha lavorato in film ma, incentrata sullo studio dei caratte- di Oliver Stone, Michael Cimino e Milos For- ri e sull’analisi dei rapporti di coppia, la man, la Mortimer s’è messa in luce diretta da narrazione dei fatti è dettagliata e lo Woody Allen e Martin Scorsese, Noriega è sta- svolgersi della vicenda risulta opportu- to un attore-icona di Alejandro Amenábar in namente cadenzato; nella seconda, do- Tesis e in Apri gli occhi, la Mara ha esordito se- ve predomina l’azione, tutto si fa più dicenne in Destini incrociati di Sydney Pollack rapido; nell’una e nell’altra, viene data ed è poi stata diretta da registi come Peter grande attenzione al paesaggio, che Hewitt e Ridley Scott, mentre Kretschmann, quando diventa innevato acquista, si superbo in Transsiberian nel ruolo di spietato e può dire, le caratteristiche di un perso- cinico carnefice, nella sua carriera ha mostra- naggio muto. Il fatto che Jessie non to sorprendente duttilità, impersonando con chiarisca ad alcuno (nemmeno a Roy, “Transsiberian” (2008). Emily Mortimer e Woody Harrelson successo addirittura Giovanni Paolo II in Non il quale non può non averlo capito) co- abbiate paura di Jeff Bleckner, ed è apparso più me sono andate le cose a proposito volte in film di registi italiani, tra cui Pupi dell’omicidio di Carlos, mostra l’ipocri- Avati e Dario Argento. Presentato nel 2008 sia di cui è pervasa dietro l’espressione nella sezione Panorama al Festival di Berlino, ad un tempo angelicata e perplessa, l’anno seguente Transsiberian ottenne 8 nomi- ipocrisia che non risparmia il suo rap- nations e due premi (per la migliore direzione porto di coppia. artistica e il miglior montaggio) al Gaudí Il film nel 2013 è apparso in Italia in Awards di Barcelona. La critica generalmente DVD. lodò il film di Anderson, pur considerandolo inferiore sia a Session 9 che a L’uomo senza sonno; Federico La Lonza “Transsiberian” (2008). Emily Mortimer 15 n. 81 Wounds: l’autofagia del postmoderno sintetizzata in un film Dopo le recenti, terri- liceali (adeguatamente antipatici, viziatelli e svolge l’incomprensibile scena finale. Come a bili cadute in basso (di armati di smartphone) a innescare la parabola dire: stendiamo un velo pietoso (di scarafag- cui la peggiore in asso- orrorifica. Il gruppetto di sfigati scappa in -se gi). La triste storia personale del protagonista, luto è stata la porche- guito ad una “normale” scazzottata ma perde essenzialmente un fallito, un guscio vuoto a ria prodotta a Natale), uno dei telefoni cellulari per la strada. Il fur- detta della sua convivente, adatto per questo Netflix ci dimostra, in- bissimo barista lo raccoglie, decifra con argu- ad accogliere e racchiudere un mostruoso spi- consapevolmente, di zia il segno di sblocco e si ritrova suo malgra- rito maligno, in realtà rappresenta un dram- quanto la Società che do all’interno di un incubo surreale che da lì in ma molto comune in USA: quello che si trova- l’ha creato sia già or- poi monterà in un crescendo di caos semanti- no a dover vivere tutti coloro i quali, nonostante mai allo sfascio arti- co e di sceneggiature sovrapposte verso il pa- gli sforzi e le buone intenzioni, non riescano stico più completo, e strocchio finale. Ed è fondamentalmente pro- per questioni meramente economiche a finire lo fa (nel nostro caso) prio nel plot della storia che viene messo a gli studi superiori e ad ottenere una laurea, ta- Giacomo Napoli con un horror che, se nudo il vuoto intrinseco di questa pellicola. gliandoli fuori per il resto della loro vita da da un lato si presenta molto ben realizzato, Anzitutto la tematica gnostica: il demone (o qualsiasi lavoro che vada oltre il barman. dall’altro include in sé stesso tutto il rumoro- qualsiasi cosa pretendesse di essere) che os- Quindi a guardar bene il povero Will non è sissimo NULLA di cui si nutre al giorno d’oggi sessiona i protagonisti, dovrebbe essere un tanto un guscio vuoto (prova sentimenti, ge- l’industria dello spettacolo in losia, si preoccupa degli amici, streaming a pagamento. Wounds dimostra umanità, sa cavarse- (ferite) è una pellicola recentissi- la), piuttosto diciamo che è con- ma, del 2019, ad opera di un non siderato come tale dalla orrenda meglio identificato mestierante società che lo ha cresciuto. Tut- (tal Babak Anvari che fa anche lo to il bar con i suoi avventori mo- sceneggiatore, della serie se le stra una varia umanità divisa in scrive e se le canta) che trae persi- due: da un lato quelli che hanno no spunto da un testo letterario finito i soldi, dall’altra quelli che (ah, davvero?) chiamato “The Vi- li hanno ancora, indipendente- sible Filth”. Insomma, un horror mente dalle ambizioni e dalle psicologico e sovrannaturale che capacità personali. Concluden- parte con molte pretese e, per lo do, quindi, ci troviamo di fronte meno nella prima metà del film, a mio avviso ad una pellicola che sembra dimostrare la capacità di riassume (suo malgrado) in un meritarsi la nostra completa at- unico e sconclusionato prodotto tenzione. Via via però che la tra- tutto il vuoto prodotto dalla fine ma procede, anziché dipanarsi si del Secolo Americano: identifi- fa sempre più confusa e rabber- cazione del successo con la dispo- ciata fino ad accompagnarci edu- nibilità economica, usura estrema catamente all’inutile ed incom- dei sentimenti umani, abbandono prensibile finale. Vediamo però totale dell’essere umano gettato di fare ordine. Anzitutto abbiamo nel mondo senza nessuna finali- un comparto attoriale più che di- tà, arrogante aggressività fine a screto, tra gli interpreti anche la sé stessa (come la bandierina sempre brava Zazie Beets già vi- americana twittata da Trump sta in Joker, che con un notevole dopo che i servizi segreti gli ave- dispendio di buona volontà ci vano rivelato chi avevano am- permette di entrare piuttosto co- mazzato a sua insaputa) e totale modamente nella psicologia sem- caos semantico (tutto ciò che plice ma ben delineata dei vari non capiamo è male assoluto). personaggi, primo fra tutti il pro- Lo stesso rumore strillante e ro- tagonista Will (Armie Hammer) gnoso che fuoriesce dal cellulare che, dopo un inizio un po’ troppo maledetto ogni volta che il prota- sopra le righe, diventa un credi- gonista tenta di chiamare il mor- bilissimo, divertente e divertito to è la metafora lampante del ru- barista di New Orleans. Nel frat- more inutile e fastidioso che i tempo il nostro regista Babak ce colossi della cultura di massa la mette tutta per creare attorno postmoderna come Netflix e agli attori un concreto spaccato Amazon continuano a produrre della celebre (e maledetta) città senza sosta, disinteressandosi della Louisiana e, va detto, ci riesce in buonis- Eone, una sorta di potenza arcaica nella filo- di qualità e conseguenze. Faccio presente infi- sima parte. Però, proprio quando lo spettato- sofia gnostica. L’errore grossolano è che gli ne che questo film mediocre dalle grandi pre- re si sta quasi dimenticando di guardare un Eoni sono esclusivamente potenze sovranna- tese è stato presentato al Sundance Film Fe- horror e anzi sta cominciando ad apprezzare turali buone, quindi non si capisce come mai stival, a Cannes all’interno della Quinzaine la sit-com del pub, con i suoi avventori abitua- uno di essi dovrebbe muoversi dentro un tubo des Réalisateurs e al BFI prima di approdare li, le risse (molto realistiche in effetti) e l’ec- (un tunnel molto biologico in effetti), uscire sulla piattaforma di streaming; quindi ci pun- cesso di superalcolici (bevuti però da persone dalle piaghe e dalle ferite e manifestarsi con tano pure sopra. Mah. Sconsigliato e inutile. esperte che “reggono” e non da adolescenti alle nugoli di scarafaggi volanti (più che altro prime armi che sbroccherebbero dopo cinque sembrano blatte) che, molto pietosamente, minuti), ecco che intervengono proprio dei coprono la visuale dello spettatore mentre si Giacomo Napoli 16 [email protected] Mostre Fellini – Felliniana e Ferretti, splendida allitterazione… Dall’1 febbraio 2020 negli Studi di Cinecittà la mostra-installazione-viaggio nell’universo felliniano attraverso gli occhi ed i ricordi del premio Oscar Dante Ferretti

Il 20 gennaio di cento anni fa nasceva a Ri- mini Federico Fellini. Sarà festeggiato per tutto il 2020 ed oltre, per fortuna, anche sui programmi Rai, quelli Maria Cristina Nascosi più seri, Rai 5, soprat- tutto. Nascita roma- gnola, di provincia, ma di animo del tutto in- ternazionale, ab ovo. Grande regista, folle, sognatore, geniale, inventor innanzitutto, gli aggettivi si sprecano da una o, meglio, più vi- te. Così non a caso piace riproporre alcune al- tre righe a sua ironica e smagata memoria, quella che omaggia la sua intelligenza, la sua creatività, la sua visionaria e bugiarda, genial- mente bugiarda, fantasia. Fellini è stato note- vole, all’inizio, anche per i suoi scritti e per i 1978; E la nave va, 1983; Ginger e Fred, 1986; La suoi disegni – era spesso autore delle sto- voce della luna, 1990, la splendida maturità del ries-board delle sue pellicole - ma il suo ecletti- genio riminese. Felliniana – Ferretti sogna smo si era espanso ben oltre e lo aveva spinto Fellini, prodotta e promossa da Istituto Luce - ad autodefinirsi, con assoluta onestà auto-iro- Cinecittà, è una piccola città dentro Cinecittà, nica, un bugiardo con cognizione di causa. spazio fisico e di sogno che in uniter tutto par- Era partito, a fine anni Trenta con il Marc’Au- ticolarizzato contiene luoghi, segni, sugge- relio, la prodigiosa rivista satirica che vide far stioni dell’intero universo felliniano, al modo parte del suo staff – oltre a lui ed Ettore Scola delle wunderkammer rinascimentali. L’evento – grandi della satira del calibro di Vittorio rappresenta la piccola ‘ciliegina’ posta da Ci- Metz o Marcello Marchesi. Scola poi – con la necittà sui festeggiamenti per il più emblema- sua ultima opera, prima di scomparire - gli tico tra i registi italiani nel mondo, il ci- aveva reso un omaggio davvero di grande va- ne-simbolo per eccellenza, dando rilievo alla lore, presentando in anteprima alla Mostra grande opera di restauro di tutta l’opera di Internazionale del Cinema di Venezia, nel Fellini, realizzata da Istituto Luce - Cinecittà, 2013, il gioioso e spumeggiante docu-fiction Cineteca di Bologna e CSC-Cineteca Naziona- Che strano chiamarsi Federico- Scola racconta Fel- le. Un ulteriore mattone per l’immenso edifi- lini, girato, mèta-omaggio, nella casa virtuale cio dell’opera di Fellini, che permetterà, in e vera di Federico, quel favoloso Teatro nume- questo 2020 a lui dedicato, di portare nel mon- ro 5 di Cinecittà che aveva visto il nascere ed il do retrospettive complete, come già avvenuto divenire completo di gran parte dei suoi ca- polavori. Ma per tornare ai 100 anni dalla al prestigioso BFI di Londra, come avverrà al nascita di Fellini ed al suo ricordarlo a varie nuovo Museo dell’Academy di Los Angeles riprese, piace qui far riferimento a Felli- progettato da Renzo Piano e ovunque nel niana – Ferretti sogna Fellini, la mostra - mondo, in Europa, Nord e Sud America, in installazione, a carattere permanente, che Asia. Qualcosa da non perdere, perché, come ha appena aperto i battenti negli Studi di sempre, per chi ci crede e per dirla ‘con Carlo Cinecittà, all’interno della storica ‘Palazzi- Levi’, il futuro ha un cuore antico: anche quel- na Fellini’. L’opera porta la firma di Dante lo di un cinema - quello di Federico Fellini, Ferretti, lo scenografo premio Oscar che quello di Giulietta Masina, sua compagna di per Fellini è stato uno dei magici artefici una vita, per la vita – che rimarrà immortale, delle sue visioni, un artista-artigiano capa- per chi non vorrà dimenticare di ricordare e ce di dare corpo ai suoi sogni, e da France- tramandare alle generazioni che verranno. sca Lo Schiavo, sodale di vita e lavoro di Ferretti, scenografa e set decorator pure pre- Maria Cristina Nascosi Sandri mio Oscar e di fama internazionale. La mo- stra è una vera e propria full immersion Felliniana, Ferretti sogna Fellini nell’immaginario felliniano, oltre che il rac- Mostra-installazione permanente prodotta e promos- conto onirico e suggestivo di un sodalizio sa da Istituto Luce-Cinecittà e firmata da Dante Fer- artistico e di un’amicizia. Un incontro, tra retti e Francesca Lo Schiavo, Federico e ‘Dantino’ nato sul set del Satyri- Roma Studi di Cinecittà, all’interno della storica Pa- con nel 1969, ed una collaborazione diretta lazzina Fellini avviata con La città delle donne, cui seguono 1 Febbraio – 31 Dicembre 2020 titoli indimenticabili: Prova d’orchestra, 17 n. 81 Locandina realizzata da Massimo Pellegrinotti 18 [email protected] La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati. L’Unità - Sabato 14 ottobre 1961

Le ire degli oscurantisti contro il film di Pasolini Accattone bloccato in censura

La presentazione a Roma dell’opera prima del regista-scrittore bruscamente rinviata, mentre dai giornali scompaiono gli annunci pubblicitari - I burocrati ministeriali mettono in discussione l’intera pellicola, non limitandosi a richieste di tagli parziali - Le traversie di Allarmi, siam fascisti e del film su Giuliano

Accattone. Il film diretto l’esito del tentativo deve essere sta- dallo scrittore Pier Paolo to inconcludente si e deciso di rin- Pasolini, è incappato nel- viare il lancio di Accattone a data da le maglie della censura. stabilirsi. Non occorrono partico- Da parecchi giorni, i quo- lari doti di perspicacia per intuire tidiani della capitale ne quel che turba i burocrati ministe- avevano annunciato l’im- riali. Pasolini, ai loro occhi, si è minente presentazione macchiato di una colpa imperdo- in una sala cinematogra- nabile, rappresentando in un rac- Mino Argentieri fica del centro, ma all’ulti- conto cinematografico, esente da mo momento noleggiatori ed esercenti sono stati compiacimenti morbosi e da pre- costretti a cambiare programma. La pubblici- testi spettacolari, il mondo delle tà relativa al film è scomparsaAccattone è stato borgate romane. La miseria, la fa- sostituito, sullo schermo del Metropolitan, dal me, la disperazione di un’umanità film americanoIl giardino della violenza.Sapen- che, abbandonata a se stessa, vive do di quale pasta sono fatti i censori democri- ai limiti del consorzio civile, sono i stiani, era da prevedere quel che è accaduto. temi che ricorrono e s’intersecano Le prime avvisaglie di una sorda ostilità nei nel film di Pasolini; sono gli argo- confronti dell’opera prima di Pasolini regista menti tabù che spaventano i ben- le avevamo registrate a Venezia, allorché, suc- pensanti. E tanto più spaventano cubi delle pressioni esercitate dal ministero in quanto Accattone, affrontando dello Spettacolo, gli organizzatori della Mo- una materia non edificante, pro- stra tentarono dapprima d’ignorare Accattone, grammaticamente rinuncia a un per ammetterlo poi, in extremis alla Sezione moralismo farisaico. Sui valori ar- informativa. Sempre a Venezia avvertimmo le tistici e civili di Accattone si è pro- prime manifestazioni di intolleranze, prove- nunciata pressoché all’unanimità nienti dall’organo della Curia bolognese, che inequivocabilmente la critica, il cui non si limitò a stroncare l’opera di Pasolini, giudizio ha ricevuto un’autorevole ma si distinse segnalando alla censura un film conferma da alcuni fra i più importanti e qua- avverrà senza dubbio per Sicilia 1913-1961 (Il da colpire drasticamente. A distanza di oltre lificati scrittori italiani che, a Venezia, in un bandito Salvatore Giuliano) di Francesco Ro- un mese da quegli avvenimenti, Accattone gia- pubblico dibattito, hanno discusso del film. Il si, che ha incontrato ostacoli addirittura nella ce negli uffici della Ferratella e, a giudicare problema, come al solito, va però esaminato fase precedente l’inizio delle riprese. Accattone dalle voci che corrono nell’ambiente cinema- da un altro angolo visuale. Da svariati anni, la rientra in questa arbitraria casistica censoria, tografico, questa volta le obiezioni dei censori censura in Italia agisce al di fuori del dettato avendo l’unico torto assai grave, evidente- non riguarderebbero qualche brano della pel- legislativo e si attiene a regole affatto singola- mente, nell’Italia del miracolo, di richiamare licola, bensì il contenuto del film nel suo insie- ri, originate da bassi calcoli politici. In base a l’attenzione su una realtà che i governanti me. Sembra che siano intercorse telefonate questa prassi, la raffigurazione della povertà, preferirebbero tenere nascosta. Il tipico mec- fra il sottosegretario Helfer e Pasolini, al fine dei conflitti sociali e dell’ingiustizia costitui- canismo dell’ipocrisia è scattato nuovamente: di giungere a un chiarimento tra le parti, ma sce un reato, di fronte al quale non si è dispo- mentre si fa poco o nulla per cancellare certe sti a transigere. Ma- piaghe che si annidano nel cuore della società, gari si chiude un si vorrebbe impedirne la denuncia, cioè un occhio dinanzi a un atto il quale, implicando la presa di coscienza filmetto comico lasci- d’un determinato fenomeno, contribuisce alla vo; si lascia passare ricerca di una soluzione positiva. Affermando qualche spogliarello la ciò, è ovvio, abbiamo la consapevolezza di non cui allusività sconfina scoprire niente di nuovo: da almeno un de- nella pornografia; ma cennio, la censura c’impone una polemica dai si diventa improvvisa- motivi ricorrenti. Ma noi non ci stancheremo mente severi non ap- mai di protestare contro gli abusi del potere pena un film contrad- esecutivo e di invitare l’opinione pubblica a dice le menzogne impedire che le assurde pretese degli oscu- codificate dal regime rantisti prevalgono. Le vicende di Accattone ci clericale. Cosi è avve- richiamano, anzi, alla necessità di una mag- nuto per Anatomia di giore vigilanza e di una ferma opposizione, un dittatore, così sta ar- che vedano riuniti, nella difesa di un film arti- rivando per All’armi sticamente compiuto, tutti i settori della cul- siam fascisti, che stenta tura. a ottenere il visto di Franca Passut e Franco Citti, protagonisti di “Accattone” circolazione; e cosi Mino Argentieri 19 n. 81 Romanistan, un progetto di Luca Vitone Vincitore della IV edizione del bando Italian Council-Mibac (2018) Promosso dal Centro lingua? per l’arte contempora- Questo varia da paese in paese. Nei Balcani, nea Luigi Pecci, Roma- dove è possibile incontrare figure istituziona- nistan è un viaggio, una li Rom, siano essi parlamentari o docenti, cer- narrazione cartografi- cano di integrarli maggiormente. Questi pae- ca, un diario di bordo e si vanno dalla Croazia alla Serbia, alla Bulgaria un film. L’itinerario ha e alla Macedonia. L’India è un caso un po’ di- prodotto una mostra e verso essendo il paese di origine. I Rom india- un libro d’artista realiz- ni che non sono partiti e non hanno lasciato il Lisa Andreani zato con la casa editri- territorio conoscono la lingua romanés solo ce Humboldt Books. Il percorso a tappe di Ro- in senso accademico. La lingua infatti più vici- manistan, dall’Europa all’India, traccia a ritroso na al sanscrito che all’hindi è nata dalla stessa Luca Vitone, Der unbestimmte Ort,1994, pittura il movimento di migrazione del popolo rom e radice, ma si è evoluta durante il viaggio e nei murale, ruota da carro Courtesy l’artista Galerie Nagel ne rilegge la loro storia. Lo stereotipo negati- secoli, assimilando termini dalle lingue dei pa- Draxler Berlin vo che tocca il loro passato e presente, frutto di imperi narrativi europei già consolidati, viene, grazie alle parole delle persone intervi- state durante il viaggio, decostruito e riana- lizzato. Per ben tre numeri Diari di Cineclub ha già avuto modo di parlare di questo straor- dinario viaggio. Lo ha fatto attraverso il diario di bordo scritto da uno dei suoi protagonisti, l’artista rom prof. Santino Spinelli che ha ac- compagnato la troupe dall’Italia fino in Tur- chia, lasciando poi il testimone al figlio Gen- naro per la sua conclusione in India. Alla fine di questa avventura, abbiamo raccolto con Romanistan,copertina,Humboldt books una intervista una serie di impressioni e con- siderazioni da parte dell’autore di questo stra- ordinario progetto, Luca Vitone. Luca, come mai ancora troppi pregiudizi nei con- fronti del popolo Rom? I Rom sono presenti in Europa da 700 anni ma nonostante questo sono ancora considerati l’ultimo straniero presente nel nostro conti- nente. A differenza del popolo ebraico che si definisce un popolo eletto e ha un libro che è Luca Vitone,Romanistan, 2019, still da video,Courtesy stato fondativo per tre religioni mediterranee, l’artista. Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, quelle che comprendono almeno un terzo della Prato Luca Vitone popolazione mondiale. I Rom non hanno nem- esi attraversati. Per questo nel romanés oggi inoltre ricordare che l’analfabetismo è stato meno un libro, non hanno un’architettura. troviamo vocaboli di diversa provenienza: di pressoché totale sino al ventesimo secolo. Tutto quello che noi sappiamo su di loro viene origine persiana, armena, dalle lingue dell’im- Tutta la storia che conosciamo sulle loro usan- dall’esterno, da chi li ha osservati e ha osserva- pero bizantino a quelle europee. In India inve- ze, cultura, migrazione proviene dallo sguar- to il loro passaggio. ce i Rom sono soltanto una delle numerose mi- do altrui, non quello dei Rom, perché nessuno Al contrario che percezione hanno avuto i Rom che noranze presenti nel paese, basti pensare che di loro ha mai scritto sino al secondo dopo- avete incontrato nel vostro progetto? vi si trovano all’incirca più di venti lingue. guerra. Come popolo molto aperto sono stati molto Pensando alla condizione Rom e alla dimensione Come definiresti nello specifico questo film? generosi, ci hanno accolti, anche se al con- del loro flusso, potrebbe quest’ultimo essere conside- Mi piace usare per Romanistan la definizione tempo è bene ricordare che resta una dimen- rato intrinseco sin dalle loro origini e tutt’ora valido di sceneggiatura/dispositivo aperta alla ca- sione di difesa in loro a causa di secoli di mal- nelle sue ragioni nella contemporaneità? In fin dei sualità, al divenire, agli incontri che avvengo- trattamenti da parte di qualsiasi atteggiamento conti la loro società è da sempre in divenire, dalle no, alle idee che si sono sommate durante il autoritario. Tra i posti peggiori per la popola- questioni linguistiche e sociali alle questioni cultu- viaggio tra me, Santino Spinelli e i compo- zione Rom in Europa troviamo l’Italia che rali e di genere. nenti della troupe. Attraverso la rappresenta- continua a relegare una piccola parte di loro in In generale è difficile per una minoranza non zione visiva del paesaggio e il suo racconto quelli che chiamiamo campi nomadi. Credia- subire forme di emarginazione nella vita so- con fotografie e un diario che ne ripercorrono mo però erroneamente che la maggior parte di ciale di uno Stato. Le personalità che contri- luoghi e tempi si vuole rilevare l’invisibile con- loro viva in questa condizione, quando in re- buiscono alla formazione culturale della co- dizione del Rom integrato, di una società pa- altà invece la maggioranza vive tranquilla- munità Rom non sono molte e sono pochi rallela, a noi vicina, un “eppur si muove”. mente nelle case come qualsiasi altra persona quelli che hanno l’opportunità di seguire una Lisa Andreani attenta a non essere giudicata. È davvero as- completa scolarizzazione o che riescono a en- Curatrice indipendente, critica d’arte e scrittrice con sede surdo che un Paese di 60 milioni di abitanti trare nelle istituzioni. Credo che alcuni aspet- a Milano. Ha recentemente completato il programma di possa considerare il popolo Rom un pericolo ti della cultura Rom possano considerarsi un ricerca Global Modernism Studies presso la Bauhaus istituzionale. modello di vita, ma gli stereotipi producono at- Dessau Foundation. Da due anni lavora come archivista Esistono realtà e personalità del mondo romanés che teggiamenti di chiusura che difficilmente per- per l’Archivio Salvo (Torino) e recentemente è entrata a si impegnano a far emergere questa cultura e questa mettono un desiderio di apertura. Dobbiamo far parte del Comitato Scientifico. 20 [email protected] Un sogno rimasto in sospeso: John Fante e Orson Welles Voglio avere un cuore azzurro concavo eterno. Quello che ho si stanca duole. Marìa Guerra (Poetessa messicana, nata a Città del Messico nel 1939 e ivi morta nel 2019)

Gli Homestead Grays del 1931 sono da molti considerati la miglior squadra di baseball di tutti i tempi. Una squa- dra non professionisti- Ignazio Gori ca formata da operai delle acciaierie, tutti negri, nata nei dintorni di Pittsburgh all’ini- zio del ‘900. Hanno giocato ovunque, contro squadre di bianchi e di neri, contro squadre di dilettanti e semiprofessionistiche e contro le altre squadre delle cosiddette Negro Leagues1; inoltre si sono confrontati con squadre sinda- cali, di braccianti, di minatori, di scavatori di carbone, di immigrati messicani, cubani … Oscar Charleston, Bill Foster, Josh “the black Babe Ruth” Gibson, Judy Johnson, Smokey Joe Williams, Jud “Boojum” Wilson, “Terrible Ted” Page … e gli altri leggendari membri di quella Orson Welles (1915 - 1985) formidabile formazione del ’31, sarebbero sta- ti dei personaggi perfetti per il libro che John Fante – che al baseball aveva comunque dedi- cato lo splendido 1933. Un anno terribile – avrebbe da sempre voluto scrivere. Ma, la sto- ria della letteratura e soprattutto del cinema è piena di crucci, di rimorsi che hanno per anni, in certi casi per tutta la vita tormentato grandi artisti. È il caso di Orson Welles, che è passato

Gli Homestead Grays del 1931 a miglior vita senza aver potuto girare i due che fonde una storia mariachi, tutta messica- suoi più grandi assilli cinematografici: Il pic- na, che ruota attorno ad una hacienda, ai ma- colo principe di Antoine de Saint-Exupéry e so- tador, a un invincibile toro chiamato montaña prattutto Bravo, Burro! proprio di Fante; guar- negra, ai puri sogni di un bambino (una sorta da caso due “favole” per ragazzi. Questo breve di Oliver Twist) e a un asinello che diventerà romanzo, solo apparentemente destinato a un eroe, tra povertà, polvere, puro fervore re- giovanissimi lettori, è una delle opere, anzi, è ligioso “texmex” condito con tortillas y guaca- sicuramente l’opera meno nota agli estimato- mole; insomma, una storia senza tempo, so- ri del “paisà” di Boulder, Colorado, ma in real- spesa nella purezza morale dell’autore, senza tà originario di Torricella Peligna, in Abruzzo. tempo. Firmato a quattro mani con Rudolph Pubblicato negli Stati Uniti nel 1970 (in Italia Borchert, amico di Fante, aveva l’intenzione da Einaudi la prima edizione è del 2010, ri- originaria del progetto cinematografico. Eb- stampato nel 2016 con una bella traduzione di bene, nonostante la carriera di John Fante nel Francesco Durante), è passato quasi in sordi- cinema sia stata mediocre, “alimentare” ose- na, ma leggendolo attentamente è indubbio il rei dire, in questo progetto ci credeva davve- magico intreccio di malinconia e ironia tipico ro, e come detto se n’era innamorato anche un La copertina dell’edizione italiana di BRAVO, BURRO! del figlio “del più grande scalpellino d’Ameri- mito come Orson Welles, che in quanto a “oc- ca” – come John amava definire il suo - ama chio cinematografico” se ne intendeva. Cos’è 1 Gli Homestead Grays hanno vinto 3 Negro World to-odiato papà. Si tratta di uno smilzo libretto segue a pag. successiva Series e complessivamente 11 titoli di Lega 21 n. 81

segue da pag. precedente frammentato in più puntate, prodotte dall’A- scrivere insieme una storia che mescolasse allora che è andato storto? Andiamo con ordi- genzia Governativa Brasiliana e dalla hol- tutti questi elementi: il ragazzo povero, puro ne. Fante aveva conosciuto Borchert a Malibù lywoodiana RKO, nota per le commedie bril- di sentimenti, l’asinello, il potente toro nero, nei primi anni ’60, dopo che quest’ultimo era lanti. Era un progetto da veri figli di puttana, le corride e ovviamente, tematica cara a Fante emigrato al caldo sole californiano dal gelo di che doveva alleggerire all’inizio degli anni ’40 come poche altre, il rapporto delicato tra pa- Cleveland, Ohio. Lo stesso percorso che aveva l’atmosfera tesa della Seconda Guerra Mon- dre e figlio con un finale che sa di redenzione fatto anni prima Fante, alias Arturo Bandini, diale, fornendo un quadro dell’America del cristiana. I due lavorarono intorno a questa trasferendosi a Los Angeles dalle montagne Nord e del Sud assolutamente gaio, pacifico e idea per circa tre anni finché ne venne fuori del Colorado, trasferimento “mitizzato” in al- campestre, cosa del tutto lontana dalla realtà. una specie di trattamento intitolato Black cuni capolavori letterari, quali Chiedi alla pol- L’episodio dedicato all’inusuale amicizia tra Mountain, il nome del toro - Montaña Negra in vere, La strada per Los Angeles e I sogni di Bunker un bambino e un toro, e che tanto piaceva a spagnolo – un trattamento riveduto in seguito Hill, divenuti ormai classici della letteratura Welles, si doveva intitolare Bonito the Bull (se- dal solo Fante in modo da renderlo pubblica- americana e universale. Stephen Cooper, il condo altri invece Benito the Bull) e la storia era bile come racconto lungo, pubblicato come biografo di Fante, racconta che Borchert era sorprendentemente simile, quasi identica, al- detto nel 1970 da un editore di New York, un fervente ammiratore dei libri di Fante e la leggenda popolare che Borchert avrebbe Hawthorne Books, e integrato con dei bellissi- non perse occasione di dirglielo una volta in- raccontato spassionatamente a John Fante, mi disegni. La storia sembrerebbe finita così, crociatolo per le strade losangelene. Come ca- molto anni dopo. ma non è tutto. Bravo, Burro!, fresco di pubbli- pita sempre ai giovani aspiranti scrittori, Il quadro è chiaro? Forse un pochino intrica- cazione, finì, per la vita parallela che i libri quando si incontra il proprio mito, non si può to, ma affascinante. conducono all’insaputa dell’uomo e soprattut- fare a meno di offrirgli qualcosa di scritto per Il toro Bonito-Benito era un toro a cui era stata to di chi li scrive, di nuovo nelle mani di Orson ricevere un prezioso parere. Borchert, Welles, che se ne innamorò, tentando che aveva studiato alla Ohio State Uni- ancora una volta, a distanza di tanti an- versity – guarda caso, magia della vita, ni dal naufragio di It’s All True, di farne la stessa università da cui era uscito an- un film. Evidentemente al vecchio au- ni prima “Terrible Ted” Page, membro tore di Lo straniero il taglio “neorealisti- dei mitici Homestead Grays del 1931 di co” e favolistico di Fante piaceva parti- cui sopra – e che scriveva bene, ricevet- colarmente. Ma per l’inerzia del destino te pareri molto favorevoli dal suo mae- neanche questa volta il film si fece, co- stro e tra i due nacque una profonda sicché né Fante, passato a miglior vita amicizia fatta di stima e assidua fre- nel 1983, né tantomeno Rudolph Bor- quentazione. Fante ha sempre amato chert, diventato uno sceneggiatore te- gli animali, la sua casa ne era piena e levisivo di successo (ricordate la serie aveva dedicato un divertentissimo ro- stracult degli anni ’80 Ralph Supermaxie- manzo a un cane trovatello che aveva roe), che l’ha seguito vent’anni dopo nel chiamato Stupido, che secondo lui era 2003, hanno potuto vederne la realizza- omosessuale (Il mio cane Stupido inseri- zione. Nonostante non sia dunque mai to nella raccolta A Ovest di Roma). Era da stato trasposto al cinema – e questo è molto che Fante voleva scrivere la sce- un invito apertissimo – leggendo Bravo, neggiatura di un film riguardo l’asinel- Burro!, oltre alla solita lineare arguzia lo che aveva trasportato a Betlemme la stilistica di Fante, si ha la sensazione Vergine Maria, ma l’ispirazione si era chiara e netta di una progressione regi- più volte sciolta, tra memorabili bevute stica di tipo cinematografico. I perso- di vino e autentiche visioni a occhi aper- naggi sono perfettamente tratteggiati ti di Gina Lollobrigida. Poi, un giorno, e molte scene mostrano degli innegabi- ascoltando un racconto di Borchert, si li must del cinema hollywoodiano: l’a- accese una spia. Borchert aveva tra- micizia tra un bambino e un animale, il scorso un periodo in Messico e aveva John Fante con il suo cane Stupido riscatto sociale, il lieto fine … e tutto sentito parlare – quelle storie tra verità quel bagaglio di genuini (ma solo a li- filtrata da leggenda popolare – di un ragazzi- risparmiata la vita dopo una corrida, per la vello cinematografico purtroppo) sentimenti no e del suo burro, un asino molto particolare, semplice ragione che non poteva certo essere che portano la storia a ribaltarsi, a donare capace di compiere dei “miracoli” (“Perché – abbattuto un animale dotato di così tanto co- nuova linfa alla speranza di chi legge o di chi avrebbe detto un altro grande paisà come il raggio e forza straordinaria. Ma dopo questa guarda il film. Purtroppo il decoro, l’antico cristianissimo Frank Capra – “trasportare una santa “grazia”, inaspettatamente l’animale si onore e la dignità del Messico “italianizzato” donna incinta per centinaia di miglia nel de- trasforma in un gattino senza difese, privo di di John Fante, ultimamente, nei sondaggi po- serto, non è forse un grande miracolo?”). La forze, rintanato in chissà quale depressione litici, è in deciso ribasso per via della teoria di spia di cui sopra s’accese, o meglio, si riaccese psicotica. Non è più quello di prima. Nè un “muro dell’infamia” che vorrebbe tagliare improvvisamente, perché molti anni prima quest’episodio né l’intero puzzle di episodi fuori e limitare i sogni di gente bisognosa di Fante, che aveva iniziato a lavorare come ga- che avrebbero dovuto formare It’s All True eb- lavoro e tranquillità. Di tutta questa ostilità loppino sceneggiatore a Hollywood, non pro- be buon termine. Il progetto naufragò travol- un figlio di emigrati come John Fante non sa- prio con grandi successi, un po’ come il prota- to dallo shock americano provocato dall’attac- rebbe stato certo felice. gonista di Viale del tramonto – era stato coinvolto co giapponese di Pearl Harbor, il 7 dicembre per vie traverse nella scrittura di un soggetto 1941, cosicché la geniale furbizia di Orson Avrete certo notato che non ho descritto la si- di Orson Welles intitolato It’s All True – E’ tutto Welles dovette incassare un bel KO. Ma dopo nossi della storia nei particolari, perché mio vero – il quale prevedeva anche un episodio di quasi vent’anni, le parole improvvise di quel intento principale con questo articolo sarebbe una storia messicana con un ragazzino amico ragazzo di Cleveland, avevano riacceso una l’incentivare a leggere il libro. Dunque buona di un toro da corrida. In realtà – perché come fiammella nel disilluso animo di Fante, il qua- lettura! Con il sincero augurio che prima o poi dicono tutti i paisà, ma vale anche per il buon vec- le si trovava davvero in un periodo privo d’i- Bravo, Burro trovi la sua “strada per Los Ange- chio Orson: ‘ca nisciuno è fess’! – It’s All True doveva spirazione, il cosiddetto “tunnel” degli scritto- les”. essere un progetto di fiction documentarista ri. Fante pensò allora di proporre all’amico di Ignazio Gori 22 [email protected] Orson Welles: un geniale solitario “Se nel 1599 fosse esistito riferimento obbligato per tutti i cinea- il cinema, Shakespeare sti. Secondo quanto scrive la storica sarebbe stato il più gran- del cinema Giuliana Muscio, pare che de regista del suo tempo”. in origine il soggetto si chiamasse Ame- Con queste parole di rican e fosse un “melodramma di impo- Laurence Olivier, quan- stazione teatrale, con un protagonista do con Enrico V inizia malvagio e uno sfondo di scandali gior- nel 1944 la serie delle nalistici da anni ‘30”. Credo che pochi Lucia Bruni trasposizioni cinema- film posseggano una bibliografia ricca tografiche dei capola- come questo capolavoro, definito da vori di Shakespeare, vorrei entrare in merito Truffaut “il film dei film” e spesso inco- al genio di Orson Welles che, secondo me, di ronato dai critici come il migliore di Shakespeare possiede non solo il piglio dram- tutti i tempi, apripista a un filone sull’im- matico ma anche e soprattutto la viscerale ve- ponenza sovrana della carta stampata. na narrativa. Talento (e fisico) eccentrico, dif- Ricordiamo Prima pagina (1974) diretto ficilmente riusciamo a far rientrare la sua da Billy Wilder, Il caso Katharina Blum, personalità artistica e il suo operato in una ca- del 1975, diretto da Volker Schlöndorff e talogazione ufficiale del cinema. Welles era Margarethe von Trotta, Tutti gli uomini un innovatore del linguaggio che ha parlato del presidente (1976) di Alan J. Pakula, Ve- con le immagini di prosa e di poesia, chieden- ronica Guerin - Il prezzo del coraggio (2003) do la complicità di talune “storie immortali”, diretto da Joel Schumacher, per citarne come il Don Chisciotte, o ispirate al grande dram- alcuni. La battuta iniziale e finale del maturgo inglese, come Macbeth (1948), Otello protagonista di Quarto potere è rivelatri- (1952), Falstaff (1965), scritto, diretto e inter- ce: “Rosebud” (Bocciolo di rosa), per il si- pretato da lui e tratto da “Enrico IV”, “Enrico gnificato profondo che porta con sé rife- V”, “Le allegre comari di Windsor” e “Riccardo rito alla sofferenza della solitudine, II”. Attore di teatro prima che di cinema, Wel- sarà fonte di ispirazioni per note, les (Winsconsin, 1915- Los Angeles 1985), voce commenti e altre pellicole ispirate a questo te- slittino con cui Kane giocava da piccolo quan- da organo di cattedrale, affabulatore radiofo- ma che ricchezza e potere portano irrimedia- do lasciò la sua casa; oggetto della memoria di nico a 300 dollari la settimana negli Anni bilmente con sé. “Rosebud”, che per tutto il una fanciullezza interrotta, e successivamen- trenta, il 30 ottobre del 1938, durante lo sce- film resterà un mistero, era la marca dello te bruciato, lo slittino rappresenta quel filo neggiato “La guerra dei mondi”, fa cre- sottile ma tenace, importante più di qualsiasi dere agli americani di trasmettere in potere o ricchezza, che lega l’uomo adulto alla diretta lo sbarco dei marziani sulla ter- propria infanzia. Qualunque essa sia stata. La ra; intellettuale seducente, ebbe la co- tecnica rivoluzionaria della barocca fotogra- pertina del “Time” e nel 1943 sposò Rita fia “grandangolare” di Gregg Toland, l’uso di- Hayworth. Attore, regista, illusionista, verso della musica e delle immagini, la suprema produttore cinematografico, artista an- sceneggiatura, il rinnovamento del linguaggio, che di teatro, fra i più versatili del Nove- sono alcuni degli elementi che hanno fatto di cento, Welles fu uno dei registi “oltrag- Quarto potere, una svolta straordinaria in am- giosi” che pagarono a caro prezzo la bito cinematografico. Il critico letterario e ci- propria libertà creativa, vendendo le nematografico Glauco Viazzi, autore nel 1948 proprie prestazioni d’attore in film, ol- “Falstaff” (1965) di un’analisi molto lucida (e lontana dagli iste- tre sessanta, che a volte non furono al- rismi pro o contro Welles), ricorda in poche la sua altezza d’autore. Usava dire: “So- righe: […]“La sua novità (del film –n.d.a.) non si no il divo più a buon mercato che conosco.” esauriva soltanto nel carattere oltranzista ed estro- Fin dall’’infanzia (aveva cominciato a so che Wells gli aveva impartito. Non si esauriva calcare le scene a tre anni) Welles ebbe negli accorgimenti tecnico-stilistici usati (per esem- l’impronta del bambino prodigio, ag- pio, l’impiego da parte dell’operatore Gregg Toland gravato dal fatto di essere rimasto pre- (vedi sopra –n.d.r.), di obiettivi grandangolari, cocemente orfano. Dice ancora col sen- molto diaframmati, in modo da ottenere l’effetto no di poi: “Avrei potuto fare il giardiniere o ‘pan-focus’: la compiacenza da parte del regista di il lavapiatti, purtroppo diventai attore.” Ma inquadrare piazzando la macchina a terra, di crea- in fondo questo non gli dispiaceva, an- re continuamente rapporti prospettici tra le varie zi. Arrivato a Hollywood, alla fine degli “Il processo” (1962) parti componenti dell’inquadratura). Il film era un Anni trenta, dopo il primo dei molti fatto nuovo perché impostava la narrazione cine- film non fatti o iniziati e mai terminati matografica in un campo sin lì poco battuto, e teori- è Cuore di tenebra dal racconto di Jose- camente assai controverso: il film psicologico; e poi, ph Conrad, oppure Terrore sul Mar Nero, perché sceglieva come argomento della sua indagi- nel 1942, che è lasciato a metà ed esce ne una figura complessa e difficile” […].Nel corso senza firma; uscirà poi nel 1943 diretto della storia che racconta attraverso flashback, da Norman Foster. E’ nel 1941 che supe- l’ascesa del magnate della stampa Charles Fo- ra tutti col debutto folgorante di Quarto ster Kane (interpretato dallo stesso Welles) Potere, ovvero Citizen Kane, in cui rivo- attraverso le testimonianze della seconda mo- luziona la sintassi del linguaggio cine- glie e dei suoi collaboratori, si nota che l’età matografico in modo del tutto - perso del protagonista va dai 20 ai 77 anni. Quando nale, portando il film a diventare un “L’orgoglio degli Amberson” (1942) segue a pag. successiva 23 n. 81

segue da pag. precedente citato Falstaff nel 1965, e, nel 1968, il gioco tri- girò il film Welles aveva 26 anni, quindi il suo ste in 60 minuti di Storia immortale, in cui me- fu un esordio clamoroso anche se non baciato scola in modo magistrale, realtà e finzione. dal successo economico. Al proposito, in una Non a caso la sua carriera si chiude con F come intervista di Dylis Powell sul “Sunday Times” falso, del 1973, testamento dell’arte intesa co- a Welles, riguardo a un possibile riferimento me falsità. Welles si è sempre sentito un cane autobiografico, il regista rispose: “Autobiogra- sciolto che va per la sua strada, alieno dagli fico? Manco per idea. Kane era nato povero e io ricco. E sono invece diventato povero all’età in cui Kane si fa una fortuna. La sua fanciullezza fu solitaria e bisognosa d’affet- to; al contrario della mia. Io non ebbi ‘Rose- bud’; anzi, quella storia del ‘Rosebud’ è pro- prio quella che del film mi piace meno.”Tra l’altro pare che questo sia stato un par- to dello sceneggiatore Leo Mankiewicz. Il film ebbe un costo di Ottocentomila dollari e fu molto discusso: l’editore William Randolph Hearst, che nel per- sonaggio di Kane si riconosceva, inten- “Otello” (1952) tò alcune cause giudiziarie e nacquero molte polemiche sulla paternità del “La signora di Shangai” (1947), soggetto. Una curiosità: la slitta “Rose- bud”, che nel film appartiene a Kane bambino, è stata acquistata dal regista Steven Spielberg per 60.500 dollari. A Quarto potere seguiranno L’orgoglio degli Amberson (1942), saga della decadenza del capitalismo latifondista, un insuc- cesso con vicende assai pesanti per la manipolazione sulla pellicola da parte “Storia immortale” (1968) della produzione RKO; quindi i noir drammatici Lo straniero (1946), nel 1947 La signora di Shangai, rilettura intellet- “Lo straniero” (1946) tualistica di un giallo crudele in cui la Hayworth, che in Gilda (film del 1946 diretto da Charles Vidor) aveva avuto il ruolo della perfida ingannatrice, vive una seconda vita di attrice in un gioco di specchi fisico e metaforico. Welles, regista dai lampi produttivi in ogni ge- “F come falso” (1973) nere creativo, usa un linguaggio stereotipi dell’ambiente in cui viveva, sicuro espressivo fatto di rapidi spostamenti del suo talento, tanto da potersi permettere di della cinepresa, con una deformazione svenderlo anche con gli spot e negli show tele- della realtà e una sottolineata ambi- visivi. La scelta di riferirsi a opere letterarie, “Macbeth” (1948) guità. Come infatti dichiara lo stesso inoltre, rivela il desiderio di affrancarsi talvol- Welles quando traccia la trama del suo ta da soggetti legati all’ambiente statunitense, capolavoro Quarto potere: “Chi è Kane? una società verso la quale opera una critica Tutto dipende da chi ne parla. D’altra parte, sottile ma di sostanza. La potenza narrativa lo scopo di un film risiede nel proporre un del suo linguaggio ne è la riprova. Un paio di problema piuttosto che nel risolverlo”. Co- curiosità che contraddistinguono la sua per- me accennato sopra, nel 1948 in venti sonalità. Nel 1971, in occasione dell’Oscar ono- giorni gira Macbeth e nel 1952 l’Otello rario, mandò un filmato con un suo discorso che si aggiudicherà la Palma d’oro a di accettazione, fingendo di essere impegnato Cannes; ecco poi il thriller Rapporto con- altrove, ma in realtà divertendosi alla beffa: fidenziale (1955) e, sempre nel ’55 inizia era a poche miglia di distanza. Nel 1975, ve- nendo meno a un suo patto di isolamento, an- il Don Chisciotte che resterà incompiuto “Rapporto confidenziale” (1955) come almeno la metà della sua opera di dò a ritirare il premio dell’American Film In- regista (L’oceano del 1970 e L’altra faccia stitute, fra mille invitati che avevano pagato del vento, una satira su Hollywood, ini- 125 dollari a coperto. Si dice che i grandi regi- ziato fra il 1970 e il 1976 - completato so- sti siano come i poeti, attraverso il linguaggio lo nel 2018 -, per citarne alcuni). Non universale delle immagini, parlano di sé e del manca neppure il racconto gotico, mondo, lasciando un messaggio perenne. Ar- sempre in odore di noir, L’infernale rabbiati, geniali, ispirati, spesso incompresi, Quinlan del 1958, in cui coinvolge anche ci invitano comunque a guardare dentro la re- Marlene Dietrich, e nel 1962 attualizza altà e a cercare una risposta ai nostri interro- Il processo, un’amara riflessione sull’as- gativi più profondi. Orson Welles è uno di surdità del potere, tratto dall’omonimo quelli. romanzo di Franz Kafka. Seguono il già “L’infernale Quinlan” (1958) Lucia Bruni 24 [email protected] La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati. L’Unione sarda Giovedì 21 settembre 1989

Filippo De Sanctis Un intellettuale dal volto umano che amò l’isola in illustri consessi scientifici e nel dialogo infor- male coi pastori) quale sereno creatore di occasio- ni e di stimoli per la crescita intellettuale e senti- mentale di tutti e di ciascuno. In maniera impareggiabile sapeva ascoltare, domandare, ri- spondere. Se a tutti dava moltissimo, da ognuno prendeva qualcosa: perciò nessuno si sentiva umi- liato dallo scambio che pure era manifestamente ineguale. Filippo M. De Sanctis era nato nel 1926 a Ceccano, in Ciociaria. Lavorò dal 1958 al 1962 nel progetto Sardegna di sviluppo socio-culturale. Qui sviluppò attività con gli audiovisivi, rimanen- do poi fortemente legato alle esperienze giovanili nell’Isola. Agli «Amici del Progetto Sardegna» è de- dicato il suo primo libro («Il cinema come stru- mento di cultura»). Ma anche «Pubblico e bibliote- che» è dedicato ai giovani di Zeddiani e «Pubblico e cineteche» a Bruno Ricci, sassarese. Già presiden- Fabio Masala con Filippo Maria De Santis in una pausa te della Federazione Italiana dei Circoli del Ci- di lavoro a casa di Piera Mossa e Peppetto Pilleri (1960) nema, continuava il suo impegno sugli audiovisi- Scrivere di Filippo De Sanctis a una settimana vi come segretario della Federazioni internazionale dalla morte improvvisa e immatura risulta estre- cineclub, curando il gruppo di lavoro sui diritti del mamente difficile per chiunque lo ha conosciuto, pubblico. Da anni era professo- apprezzato, amato. Ancora più dolorosa è di sicu- re ordinario di educazione degli Ma perché oggi si presenta l’urgenza ro per gli operatori culturali sardi alla cui forma- adulti all’Università di Firenze di risolvere il problema della defini- zione aveva dedicato trent’anni di cura sollecita e e presidente della Associazione zione istituzionale di un diritto allo costante, realizzando tante esperienze e iniziative Mediterranea di Educazione de- studio per tutta la popolazione, in anticipatrici. Certamente, nella sua attività inces- gli Adulti. Ha pubblicato nume- tutte le età della vita? sante a livello nazionale e internazionale, la Sarde- rosissimi saggi su riviste italiane Siamo consapevoli che ha diritto gna ha avuto un posto centrale fino agli ultimi e straniere, ricordiamo solo i vo- allo studio in età adulta è il cardi- momenti. E quando finalmente si farà una storia lumi «Il pubblico come autore»; ne per la soluzione delle con- dell’educazione degli adulti nell’Isola, avremo tut- «Pubblico ed associazionismo cul- traddizioni in cui le società con- ti la conferma del ruolo essenziale svolto da que- turale»; «I ragazzi inventano il ci- temporanee sono immerse. Sono sto continentale atipico. In Sardegna De Sanctis nema»; «Educazione in età adul- le trasformazioni del lavoro, del- ha infatti collaborato con l’Università e col Cuc, ta», «L’educazione permanente». la produzione e del consumo che ma anche coi circoli del cinema minori in vecchi «La educazione degli adulti in Ita- portano questo problema in pri- magazzini di periferia o negli stazzi dell’inte- lia», «La programmazione dell’e- mo piano. L’attuale fase di tran- mo. Ha fondato la Cineteca Sarda e costruito quo- ducazione degli adulti». In Sar- sizione, di convulso cambia- tidianamente la strategia della Società Umanita- degna De Sanctis telefonava di Filippo De Santis in una caricatura di mento, proprio perché richiede ria; ma, senza alcuna chiusura e riserva. ha anche continuo e veniva spesso. A Nuo- Luigi Zara una professionalità in continua collaborato con i centri culturali del Mcc, Unla, ro è stato anche il suo ultimo impegno. Alla fine di evoluzione, pretende di assicurare all’umanità il Ises, con l’Arci, le Acli e tanti altri enti e associazio- luglio, già molto malato, coordinò infatti un corso tempo necessario per prepararsi seriamente, e ni grandi e piccoli. Dichiarava sempre, in ogni oc- dell’Umanitaria. In tale occasione ci rilasciò que- per tutta l’esistenza. Ma lo stesso drammatico casione e in ogni luogo. di avere imparato in Sar- sta intervista. problema della inoccupazione e della disoccupa- degna (diceva proprio cosi: «dagli operai, dai Perché si chiede oggi una legge per lo «sviluppo in- zione non può essere evidentemente risolto sen- contadini, dai pastori. dalle casalinghe, dai giova- tellettuale di tutta la popolazione?» za la creazione di nuove opportunità di lavoro ed ni sardi») la difficile professione di operatore cul- Avremmo potuto usare denominazioni ormai attraverso la capacità di controllo e di gestione turale. D’altra parte non si trattava di affermazio- codificate: sviluppo culturale, sociale o socio dell’attuale organizzazione del lavoro. E perché la ni dettate da semplice cortesia. Leggendo i suoi -culturale; formazione e sviluppo comunitario; ricerca di soluzioni, nella politica e nell’economia, numerosi libri si rimane ammirati dall’intelligen- promozione socio educativa. Ma avrebbero pro- non può essere improvvisata o delegata a pochi, za e dalla cultura, dalla profondità d’analisi e babilmente alimentato equivoci ed ambiguità. In- ma deve essere meditata e diffusa, ritorna pre- dalla vastità degli orizzonti. dalla tensione vece, quando parliamo di sviluppo intellettuale di ponderante la questione educativa. giovanile nella costruzione del futuro. Si nota tutta la popolazione, possiamo misurare e denun- Quindi lavoro ed educazione come nodi cruciali della so- però anche e soprattutto la ricchezza delle ciare la condizione, pre - umana e disumana, di cietà attuale e, ancor di più, futura? esperienze maturate. Da un esame attento milioni di persone escluse, per carenza di stru- Certamente. Nella soggettività del movimento amici e collaboratori possono persino rico- menti intellettuali essenziali, dall’uso di libri, bi- operaio l’importanza dell’educazione è stata sem- struire le singole occasioni nelle quali, da la- blioteche, giornali, teatri, musei e mantenute sot- pre presente. Oggi ancora il fattore educativo può vori di gruppo e da partecipate discussioni, to la cappa del consumismo di sopravvivenza giocare un ruolo di innovazione. Infatti il proble- uscirono idee e proposte poi da lui ripensate e massificato. Tale consumismo lo riteniamo evasivo, ma della disoccupazione non può essere risolta rielaborate per renderle universalmente appli- inerte, gastronomico. Al contrario è attivissimo, se isolatamente ma solo attraverso una generale cabili e creative. De Sanctis era sicuramente un non sottoposto ad un consapevole controllo sociale, crescita educativa. Per queste ragioni oggi la cul- grande e innovatore teorico della cultura e dell’e- nel determinare le condizioni formative per la tura non è un lusso di pochi, ma una necessità da ducazione. Ma si imponeva soprattutto (capa- continua riproduzione dell’esclusione intellet- rivendicare per tutti. ce come era di comunicare ugualmente bene tuale. Fabio Masala 25 n. 81 Parasite: gli stranieri conquistano l’Occidente Con la scorsa edizione popolarità e il loro cinema non li han- degli Academy Awards, no portati sulla ribalta. Alcuni di questi la 92esima per la preci- autori hanno spesso mantenuto dei sione, è stato stabilito rapporti soprattutto d’ispirazione con un record storico: il il cinema occidentale, senza mai omo- premio come Miglior logarsi all’hollywoodizzazione. Infatti, Andrea Fabriziani Film è andato al film lo stesso Bong Joon-Ho è reduce da sudcoreano Parasite di una serie di film che guardano la cine- Bong Joon-Ho, già vincitore a Cannes. L’opera matografia statunitenseThe ( Host, si è portata a casa altre tre statuette, tra le più Okja, Snowpiercer, Memorie di un assassi- importanti, il premio alla regia, quello al film no) ma senza imitarla nello stile, man- straniero e quello alla sceneggiatura origina- tenendo un approccio tipicamente le. Tutti e quattro ritirati dal regista in un’uni- orientale, parlando della sua gente e della sua vive in condizioni di estrema povertà ma che ca serata, come non accadeva dai tempi di terra ma utilizzando comunque meccanismi agogna alla ricchezza, alla commedia, con tutti Walt Disney. Ciò che è però davvero unico è universali di empatia e mischiando i generi. gli ironici ostacoli del caso che si parano da- che si tratta della prima volta in assoluto in Lo stesso film vincitore dell’Oscar passa in più vanti al loro obiettivo durante questa faticosa cui un film in lingua non inglese vince il pre- occasioni e con una grande disinvoltura dal scalata sociale. Questa commistione è dovuta mio come miglior film. È capitato altre volte dramma a sfondo sociale, con la famiglia che senz’altro a una grande abilità nello storytel- di veder trionfare film di produzione ling ma è anche certamente frutto di non statunitense, ma comunque gi- una cinematografia ben sviluppata rati in lingua inglese, quindi a tutti negli anni. Questa è stata certamente gli effetti equiparati a una produzio- favorita da una grande apertura della ne americana. Sembra un distinguo Corea del Sud verso il cinema estero piuttosto banale, eppure non lo è. È il negli anni ’90, da un grande sviluppo caso, fra gli altri, dei celebri figli del tecnologico e contemporaneamente cinema Heritage inglese come Ghandi da una legge che imponeva la proie- di Attenborough o Momenti di gloria di zione di pellicole sudcoreane per buo- Hugh Hudson, o del più recente Il di- na parte dell’anno e che ha spinto così scorso del re di Tom Hooper. Contro- i produttori a realizzare molti film, versa in quest’ottica l’edizione del anche con nuovi talenti. Una vera e 2012 quando il premio andò a The Ar- propria opportunità per autori come il tist, diretto da Michel Hazanavi- regista di Parasite o Park Chan-wo- cius, ma si trattava di un film di ok, autore di opere molto apprez- coproduzione franco-statuniten- zate come Oldboy (che ha avuto se praticamente muto per la qua- anche un remake americano di- si totalità della sua durata (salvo retto da Spike Lee), Mr. Vendetta, il finale). Addirittura in due occa- Lady Vendetta o il film di produzio- sioni, nel 1994 e nel 2000, due ne statunitense Stoker, interpreta- film inglesi furono candidati co- to da Nicole Kidman. Si tratta di me miglior film straniero perché storie dal forte componente dram- girati in gallese. Si tratta di Hedd matica che riflettono su una so- Wyn di Paul Turner e Solomon and cietà caotica o alla storia sudcorea- Gaenor di Paul Morrison. Tornan- na ma che comunque si rivolgono do a Parasite, nonostante queste a target molto ampi grazie a temi e statistiche, il film sudcoreano rie- archetipi ben riconoscibili da tutti sce nell’impresa di incantare l’A- i pubblici del mondo. Non è un ca- cademy che, come dimostrano i so quindi che l’Academy, che per dati, premia storicamente il pro- tradizione hollywoodiana sembra prio cinema. Quali sono allora le apprezzare le opere che indagano motivazioni di tanto successo? le storture della società occidenta- Senza alcuna pretesa di poter le, abbia equiparato il film di Bong fornire una risposta definitiva a Joon-Ho a film come il Joker. En- questo interrogativo, si potrebbe trambi sembrano cogliere con senz’altro dire che il cinema su- acutezza i problemi dell’oggi, lo dcoreano gode da anni della pre- spirito del tempo nelle sue diverse senza di talenti veri e propri che (minacciose e drammaticissime) hanno sfondato sia in patria sia a sfaccettature, ma mentre la storia livello internazionale e che le sue del clown assassino è già piuttosto incursioni nelle sale cinematografi- nota grazie alle sue varie rappre- che sono state già numerose negli sentazioni, ecco che Parasite ci par- scorsi anni. Numerosi esperti e ad- la degli stessi temi (ma argomen- detti ai lavori, tra cui il cinefilo tando in maniera totalmente Quentin Tarantino, ampio conosci- differente, sia chiaro) con una fre- tore del cinema orientale, hanno schezza e un’efficacia uniche. Una notato le pellicole sudcoreane nel ventata di aria fresca per il cinema corso degli anni e ne hanno parlato americano che soffia da oriente. in svariate occasioni finché la loro Andrea Fabriziani 26 [email protected] Riflessioni su un premio Oscar che vale la pena di esaminare a fondo L’invasione dei parassiti asiatici e le paure hollywoodiane Nel mese di marzo del condizionati e conquistati dalle disavventure di una sala, ma anche a casa dove il film può 1982, Momenti di Gloria estreme dei loro supereroi, ma per il resto trasformarsi in una serie da guardare ad epi- di Hugh Hudson vinse dell’anno non vanno più a vedere né film hor- sodi. Così molti spettatori che hanno iniziato contro tutti i pronosti- ror e né storie romantiche adatte per loro. a vedere The Irishman su Netflix non hanno ci l’Oscar come miglior Una parte sostanziale di queste storie è pre- potuto guardare in concomitanza la parte fi- film. Quando il suo pro- sente nelle piattaforme. I giovani, invece che nale del film. Netflix minaccia tutto l’univer- duttore, David Puttman, andare a mangiare popcorn nelle sale cinema- so dell’audiovisivo. Esso vuole diventare un salì sul palco per ricevere tografiche, preferiscono rimanere a casa e pi- mostro più potente della Metro Goldwyn Mayer la statuetta, lanciò un ratare gli abbonamenti dei loro genitori da nei suoi anni d’oro. Il festival di Venezia gli ha grido di guerra: “Stanno qualche piattaforma. La vecchia situazione è reso omaggio, mentre il festival di Cannes ha arrivando gli inglesi“. ormai fatta fuori da questa nuova condizione. pensato bene di tracciargli un cordone sanita- Àngel Quintana David Lean e Carol Re- Si è certamente consapevoli del fatto che il fe- rio attorno alla piattaforma. Quale futuro in ed, in altri anni, hanno avuto modo di riceve- nomeno Netflix riguarda oggi un livello più questo contesto hanno oggi alcuni premi di re sempre l’Oscar per la migliore regia, ma il alto della competizione, dove si soccombe, ad grido come gli Oscar? Sono destinati questi a riconoscimento a Momenti di Gloria ha in sé esempio, nell’acquisizione dei diritti per la fingere che i riconoscimenti cinematografici qualcosa di particolare. Nel 1982 Hol- di prestigio non hanno mai lasciato il lywood vendeva tutti i suoi film miglio- sole della California? Sebbene al mo- ri ai Blockbusters, I predatori dell’arca per- mento della sua proclamazione a Presi- duta di Steven Spielberg aveva conquistato dente degli Stati Uniti d’America, Do- milioni di spettatori in tutto il mondo, la nald Trump abbia trasformato lo saga di Guerre Stellari apriva le porte al slogan “American First” nel suo grido di mondo del cinema agli adolescenti, men- guerra, ora è molto chiaro che se l’Ame- tre Alien mostrava che il genere cinemato- rica vuole mantenere una primazia per grafico del futuro poteva essere quello gli americani, essa deve sapersi muove- della fantascienza e del terrore. I sogni re all’interno della globalizzazione. E di una Nuova Hollywood ebbero a soc- oggi l’America non è nulla senza il mer- combere lo stesso anno a seguito del cato asiatico. Il 24 febbraio a Barcellona fallimento (forzato) del filmI cancelli del è stato inaugurato il Mobile World Con- cielo di Michael Cimino, confermando gress con in contemporanea la minac- gli indizi di un anno prima quando i cia del coronavirus in territorio asiatico. deliri di Francis Coppola con Apocalipse “Momenti di gloria” - Chariots of Fire (981) di Hugh Hudson Le aziende tecnologiche che occupavano Now non convinsero completamente un posto di rilievo nella fiera erano l’Academy Awards. Delle sue otto nomination, proiezione di The Irishman. Molti distributori asiatiche provenienti dalla Cina, Corea e Apocalipse Now ne vinse solo due, per la foto- hanno optato per la tecnologia 3D e ora hanno Giappone. Cosa sarebbe successo se la fiera grafia e per il sonoro. L’unico modo col quale constatato che il cosiddetto cinema ‘immersi- fosse stata organizzata senza la consapevo- l’Academy poteva salvare la tradizione ameri- vo’ non si svolge più in tre dimensioni, ma at- lezza di sapere che esisteva un virus in Cina cana era scommettere sul “prestigio inglese” e traverso le immagini dei droni che possono che bloccava la sua economia? Le alleanze pro- Momenti di Gloria, essendo un film neoclassico dare continuità al movimento dei protagoni- babilmente avrebbero potuto subire trasfor- e focalizzato su un momento specifico mazioni con le compagnie americane della storia inglese, dava valore a quel asserire di non voler rischiare di man- cinema adatto a un pubblico estromes- dare i loro operatori a una fiera minac- so dalle sale in quanto non più redditi- ciata da un ipotetico coronavirus. Il pe- zio per le tendenze della nuova indu- ricolo di contagio a Barcellona era stria. I Blockbusters sono stati piacevoli minimo, però in gioco si evidenziavano per gli adolescenti, ma non coprivano gli equilibri tra Huawai, Sony, Sam- quel pubblico che andava al cinema ap- sung e Sony con Apple, Amazon o Face- pena due volte l’anno. C’era quindi la book. La metafora allegorica può aiu- necessità di proporre film più presti- tarci a capire meglio cosa è successo giosi e i film insigniti dagli Oscar pote- durante gli Oscar del 2020 e come mai vano mascherare tali cambiamenti. per la prima volta nella storia gli Oscar David Puttman aveva trovato la formu- per il miglior film, miglior regista e la la magica e gli inglesi iniziarono ad ac- migliore sceneggiatura siano andati a caparrarsi le nomination: Hugh Hud- Parasite di Bras Jon Hoo, un film corea- son, James Ivory, Roland Joffé e, qualche Akira Kurosawa (1910 - 1998) no. In tutta la storia degli Oscar, la for- volta, Ridley Scott. Sono passati da allora alcu- sti, come ad esempio nel film 1917 di Sam za del cinema asiatico non era mai emersa ni anni e la situazione che vive oggi Hollywood Mendes. Ecco un altro prestigioso regista in- con forza se si eccettuano i film di Akira Kuro- è ancora più sconcertante che in passato. I glese. Le politiche del doppiaggio che hanno sawa. Nonostante ciò, l’industria di Hollywo- Blockbusters sono stati superati dai supereroi. caratterizzato nel tempo le mostre di alcuni od ha fatto per diversi anni molti affari con le La Marvel è diventata una filiale della Disney, paesi - Italia, Spagna, Germania in particolare tante compagnie asiatiche. Tutto cambiò agli mentre la DC Comics è diventata di proprietà - hanno iniziato a entrare in crisi. Ad ogni mo- inizi degli anni Ottanta, al tempo di Momenti di della Time Warner Entertainment. Ogni anno, do, se prestiamo attenzione ai dati forniti dalle Gloria, quando si scoprì che la nuova attività au- entrambe le società offrono un minimo di quat- piattaforme, il pubblico vede più film ora rispetto diovisiva non si concentrava solo sui software (i tro Blockbusters che occupano completamente la agli anni d’oro del cinema, anche se li vede in film) ma anche sugli hardware (le apparecchiatu- programmazione multiplex durante un periodo modo discontinuo. Cioè, le tre ore e mezza di re), che avevano assunto nel frattempo un posto significativo dell’anno. Gli adolescenti sono The Irishman possono essere viste nell’oscurità segue a pag. successiva 27 n. 81

segue da pag. precedente la produzione tradizionale. D’altra par- di rilievo. Sony ha subito colto la novità. te, la mossa per premiare un film corea- Nell’aprile 2005, la società giapponese ac- no aiuta indubbiamente l’Academy a limi- quistò la leggendaria Metro Goldwyn tare le controversie intorno al dibattito Mayer. In questo modo, Sony poteva non sugli autori afroamericani o latini più o solo produrre film ma allo stesso tempo meno nominati nella selezione annuale anche vendere i lettori DVD per poterli per gli Oscar. Con la scommessa sudco- guardare, promuovere i nastri vergini per reana, Hollywood ha puntato non solo registrare e persino progettare i computer sul multiculturalismo, ma anche sull’i- per piratarli. L’operazione era perfetta. dea di un mondo più globale. E lo ha fat- Tuttavia, nel sistema produttivo dell’au- to in un momento in cui l’operazione diovisivo l’invasione asiatica è stata sem- non appare come problema puramente pre mascherata. Lo star system non pote- commerciale. La scelta della dislocazio- va essere multiculturale. I film asiatici ne è invece un fenomeno che ha molto a parlati in giapponese, cinese, mandarino che fare con le nuove strategie industria- o coreano sono rimasti bloccati nel terri- li audiovisive e con gli attuali modi di in- torio asiatico e a Hollywood si è conti- terpretare la funzione strategica dell’au- nuato a produrre film seguendo il - pro diovisivo. La chiave per capire la conquista prio star system. Anche in ambito del dell’Oscar di Parasite ha però un nome cinema d’animazione ci sono state delle preciso: Baruson Entertainment. La società barriere. L’industria giapponese del ci- produttrice di Parasite fa parte di un si- nema d’animazione stava conquistando stema industriale sudcoreano che svilup- il mondo, ma la Disney si è sempre rifiu- pa la sua attività nel mondo nel campo tata di concordare un’operazione comu- dei videogiochi, sia per computer che per ne con gli Studi Ghibli, Madhouse o Toei “1917” (2019) di Sam Mendes telefoni cellulari. Questo complesso eco- Animation. Attualmente, tuttavia, le cose nomico che fa capo a forti interessi finan- stanno cambiando. Il tema di fondo che ziari ed industriali è riuscito ad espande- domina il sistema dell’audiovisivo non è re la sua attività nel mondo della musica l’alleanza software / hardware, ma il domi- grazie al fenomeno del coreano K Pop. La nio della immensa miniera delle informa- sua sezione riferita al cinema è stata cre- zioni. Per poter raggiungere e controllare ata nel 2004, registrando il suo primo si- questo nuovo potere, non esiste una for- gnificativo successo con la produzione mula migliore che rompere le barriere, del film Old Boy di Park Chan Wook. Ci stringere alleanze e adeguare la produ- sono alla base alcune altre importanti zione cinematografica ai gusti di un nuo- operazioni internazionali, che sono poi vo pubblico giovane che è cresciuto ve- la chiave per comprendere le successi- dendo l’amico Totoro e gli yakuzas del ve fortune del cinema coreano, come i cinema di Hong Kong. Il futuro dell’audio- primi successi dei film di Bong John visivo obbliga a un’alleanza economica si- Hoo. C’è da dire comunque che il volume mile a quella realizzata con le società del- “Old Boy” (2003) di Park Chan-wook di queste attività è inferiore rispetto alla la tecnologia mobile. Giappone, Cina e forza di altri settori commerciali attraver- Corea devono necessariamente allearsi con sorta di hara-kiri suïcida finendo di ammette- so gli audiovisivi. Negli Stati Uniti è con la fi- gli Stati Uniti. Il prestigio della vecchia Euro- re che il futuro del cinema di qualità poteva liale Neon che si è realizzata la promozione pa non è più nell’elenco di questo nuovo scam- essere sostenuto solo grazie alle piattaforme. nelle sale cinematografiche del film di Bong bio del sistema audiovisivo. La selezione dei Martin Scorsese è probabilmente il massimo Joon Ho. D’incanto, in seguito alla nomina- film nominati agli Oscar 2020 è stata da que- rappresentante di un cinema in via di estin- tion agli Oscar di Parasite, le azioni nel merca- sto punto di vista speciale e diversificata. La zione salvato in extremis da Netflix. È interes- to azionario della società Neon sono salite alle post-modernità ha strizzato l’occhiolino alla sante notare che la presenza di Parasite di stelle. Ad ogni modo, è certo che Hollywood vecchia Hollywood, rappresentata da Quentin Bong Joon Ho, Palma d’Oro al festival di Can- ha evitato almeno per due anni di soccombere Tarantino, e alle nuove prestigiose operazioni nes, ha rotto con questa idea. Gli Academy all’egemonia di Netflix e che il gioco di avvici- del cinema a ‘immersione’ con il film1917 di Sam hanno ritenuto che fosse molto più semplice namento all’Asia riguardi una fase di trasfor- Mendes, i fumetti per adulti come Jocker e alla riconoscere un film pieno di ingegnosità, con mazione e cambiamento del cinema, simile vecchia tradizione della nuova Hollwywod at- un certo background sociale, anziché vendere alla situazione che ha vissuto l’industria nei traverso il marchio Netflix con il filmThe Irish- l’anima al diavolo Netflix. Tuttavia, avrebbero primi anni Ottanta. In quegli anni l’attività man. Alcuni settori della critica credevano che potuto scommettere su Quentin Tarantino o industriale cambiò radicalmente e fu necessa- l’industria sarebbe andata incontro ad una Sam Mendes, ma alla fine non l’hanno fatto. rio adattarsi alle condizioni date o soccombe- Ma perché l’ Academy ha scommesso su un re. Forse qualcosa di simile sta accadendo an- film sudcoreano come Parasite? L’operazione che oggi per il cinema. L’unica verità è che Parasite ha un marcato elemento simbolico, mancano appena otto anni per celebrare l’av- non è un film che segna una scelta precisa vento del centenario degli Oscar e che quando dell’industria, ma se consideriamo l’Oscar co- tale evento si svolgerà possiamo star certi che me una tendenza, le considerazioni che pos- nulla nel cinema sarà più come prima. Tutto siamo trarne appaiono molto interessanti. Il sarà cambiato e Hollywood si sarà trasforma- riconoscimento riflette quel che forse Hol- ta in una sorta di grande confezione ricca di lywood è disposta a perdere della sua centrali- nostalgia. tà a vantaggio della globalizzazione. Per la so- pravvivenza dell’audiovisivo americano, è più Àngel Quintana fruttuoso scommettere sulla globalizzazione Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis che sulle piattaforme che finiscono per uccidere 28 [email protected] QL Quaderni Letterari Un’attività fondamentale del mondo editoriale: l’editing letterario Prosegue la rubrica, condotta da Maria Rosaria Perilli, di cultura editoriale di Diari di Cineclub per raccontare di prosa, poesia, testi teatrali, nar- rativa, saggistica. Questo che segue un resoconto della seconda puntata trasmessa su Radio Brada – Canale di Diari di Cineclub e DdCR – Diari di Cineclub Radio. In questa puntata si è parlato della figura dell’editor: il suo ruolo all’interno di una casa editrice e quanta parte riveste un buon editing nel successo di un libro. Conversazione con due esperti del settore. Ospiti di Maria Rosaria Perilli, Paolo Piazzesi editor di note case edi- trici e il direttore della Nardini editore Ennio Bazzoni

Generalmente nessu- stessa cosa». Naturalmente si tratta di banali importanti case editrici: Giunti, La casa no scrittore arriva alla esempi, ma di sicuro adesso cominciano i do- Usher, Ponte alle Grazie, Bonechi, Polistam- consegna del proprio lori per il nostro scrittore. Dunque il testo non pa. manoscritto a una ca- era bellissimo, senza errori e refusi! Questo Paolo, due domande tecniche: vorrei sapere qual è sa editrice, grande o signore ne ha trovati un centinaio! Per non la differenza tra editor e redattore o correttore di piccola che sia, senza parlare dei tagli e delle aggiunte. Cosa? Devo bozze e se queste due figure possono convivere in averlo minuziosa- modificare il finale? Sì, bisogna modificare il una sola. mente ricontrollato e finale, riscrivere il prologo, ripescare la nonna In una sola? In teoria no, in pratica sì, per con- senza che la stesura fi- Gesualda, tagliare, aggiungere, cambiare la tenere i costi. E in realtà le mansioni sarebbe- nale del testo sia ro tre. L’editor, affianca l’autore nell’elabo- stata prima letta razione e lo sostiene con le proprie Maria Rosaria Perilli dalla moglie, dal competenze. Il redattore, recepiti i mate- marito, dal figlio, riali, governa il manufatto editoriale sino al dalla mamma e dal babbo, e sicuramente da “visto si stampi”: è chiamato a garantire la un numero imprecisato di amici, quelli più correttezza, la completezza e la coerenza colti e quindi in grado di darci il parere sin- della pubblicazione in ogni sua parte, com- cero da noi richiesto: «Non mi interessa es- presa l’eventuale iconografia. Il correttore sere elogiato, voglio che tu mi dica la veri- di bozze deve invece eliminare refusi, dif- tà». Naturalmente, marito, moglie, figli, formità e tutto quanto sfuggito in prece- mamma e babbo non avranno mai il corag- denza, in sintonia col redattore. gio di criticarci apertamente, men che me- In base a quali parametri decidi se un testo è me- no gli amici. Ognuno starà a complimen- ritevole di pubblicazione? tarsi e noi gonfi d’orgoglio: che bravi siamo! Se un testo è avallato dal direttore di colla- Scrittori fatti e finiti! Ecco, è sul “finiti” che na occorre tenerne conto, anche se l’onestà bisogna soffermarsi, perché al giorno bel- professionale impone di esprimersi senza lissimo, quello in cui la casa editrice ci co- remore. Un editor deve fare ciò che è oppor- munica di aver accettato il nostro mano- tuno affinché il lavoro abbia il miglior esito scritto e magari non chiede neanche presso il lettore: consistenza e credibilità dei contributi in denaro o preacquisto copie (se personaggi, equilibrio, coerenza, tenuta del- è così, allora non ci siamo sbagliati, sul no- la scrittura, ritmo, cura dei dialoghi. stro talento...) segue quello dell’incontro Veniamo al contatto con gli scrittori. Tu proponi con la persona che in realtà ha accettato il modifiche a volte anche importanti e credo capiti nostro manoscritto, l’ha letto, valutato e da- che qualcuno di loro non sia in grado di operare to l’ok: l’editor. Ebbene sì, non è l’editore secondo le tue indicazioni. Cosa fai in questi casi? che stabilisce chi e cosa pubblicare, ma l’al- È difficile che un bravo autore non sia in tro, quello col nome quasi uguale, solo grado di effettuare le migliorie discusse manca la “e” finale, una figura spesso sco- con l’editor. Il confronto dovrebbe servire nosciuta che si aggira negli uffici delle case anche ad aprirgli prospettive inesplorate, editrici – non di tutte, purtroppo – e sem- comprendendo ad esempio se abbia privi- bra abbia il compito di disilludere l’autore. legiato troppo uno sviluppo narrativo o un Momenti dell’incontro, (foto di Antonio Martuscello) Cominciamo dicendo che la parola “editor” personaggio a scapito di altri. L’editor può è mutuata dal contesto editoriale anglosasso- scena dal mare al lago e il linguaggio del bam- proporre soluzioni, evitando se possibile di ne, dove indica il curatore di un testo, e deriva bino di dieci anni che non può parlare come sostituirsi all’autore. Se questi non è in grado direttamente dal latino, dal verbo “edere”, ov- un ammiraglio in pensione. E questa opera- di intervenire, chi funge da editor spesso sop- vero, letteralmente, “tirare fuori”, quindi pub- zione viene definita editing. Un imperativo, perisce per il bene della causa. blicare, ma anche tirare fuori una struttura, perché nessuno può essere il correttore di se Un tema spinoso: il titolo del libro. Chi lo decide? portandola poi al pubblico di lettori. E per stesso e l’editor non è il lupo cattivo, colui che Perché l’autore si innamora non solo del suo testo portarla all’esterno l’editor propone dei cambi si diverte a criticarci e a distruggere la storia ma anche del titolo, spesso... sostanziali al nostro libro, quello che noi con- faticosamente costruita. L’editor è un alleato, Una casa editrice ha un progetto culturale che sideravamo “perfetto”. «Qui non scorre. E non un professionista, e quindi l’unico in grado di sceglie come comunicare, ed è un’impresa com- è necessario ripetere cento volte la stessa co- esprimere un parere autentico, consigliare e merciale. Titolo, sottotitolo, copertina, sono di sa. Da tagliare completamente le pagine 7, 86 instradare, mettendo il suo impegno al servi- responsabilità della direzione editoriale, sen- e 93. Che fine ha fatto la nonna Gesualda? Te la zio dello scrittore e del testo, che restano sem- tito l’autore, certo, e anche l’editor. Nella co- sei persa? Il gatto non si chiamava Lilli? E per- pre gli attori principali nel processo di pubbli- siddetta editoria di servizio, dove l’autore paga ché a un certo punto lo chiami Ron? La par- cazione di un libro. Ma per meglio capire la pubblicazione e dunque si arroga, compren- tenza è lenta, riscrivi il prologo. Nel finale non quanto sia importante affidarsi a un esperto sibilmente, il diritto di eccepire, all’editor oc- riallacci tutti i personaggi, provvedi. Veniamo per la revisione di un manoscritto, ho deciso corrono tatto, diplomazia, e disponibilità al all’ambientazione: i luoghi della vicenda van- di coinvolgere il dottor Paolo Piazzesi, che ha compromesso. no descritti meglio, Ostia o Roma non sono la ricoperto e ricopre questo ruolo all’interno di segue a pag. successiva 29 n. 81

segue da pag. precedente Teatro Nel caso della redazione sul testo per un saggio si in- contrano difficoltà con gli autori che spesso sono do- centi universitari e quindi possono fare resistenza Bella figura per la regia di Roberto Andò agli interventi? L’enigmatico testo di Yasmina Reza, portato al successo dalla strepitosa prestazione attoriale di A ciascuno il suo. Un editor scientifico deve tutti gli interpreti avere buone competenze e disporre di un network di referenti e magari un comitato “Io sono colei che vor- scientifico per individuare, d’accordo con gli rebbe andarsene ed autori dei contributi, eventuali falle o lacune. eternamente resta” è Guai a entrare nel merito a vanvera. Altro è la l’enigmatica battuta richiesta all’autore di chiarire meglio alcuni di Andrea, la commes- passaggi, arricchire la bibliografia, gli apparati sa di farmacia dalla o le didascalie. tanto fragile quanto Tirando le somme: essere giudicati da un pro- invasiva presenza, su fessionista può portare a un’attesa lunga e da cui cala il sipario di batticuore, ma anche darci la certezza che, se Bella figura, l’ultima accettati, abbiamo davvero scritto un’opera Giuseppe Barbanti commedia della scrit- valida. Sarà fondamentale fare l’editing, attivi- trice franco iraniana Yasmina Reza, portata in tà indispensabile in quanto da una buona ope- tourneè in questa stagione dalla compagnia razione di revisione possono dipendere il suc- Gli Ipocriti Melina Balsamo. Un testo che come cesso di un libro e il suo marchio di qualità. E fa intuire la battuta – epilogo non ha tanto una se la piccola casa editrice che ha accettato il trama, quanto piuttosto si esaurisce nel pro- nostro manoscritto non si circonda di questa porre una serie di situazioni di impianto spes- figura, e quindi decide di pubblicare il testo so comico-grottesco, esemplificative di stili di così come gli è stato consegnato, allora è me- vita di classi sociali alto-borghesi documenta- glio lasciar perdere, piuttosto cercare e trovare te con puntiglio sul grande schermo or- il direttore editoriale che ci dirà: «Le faremo mai mezzo secolo fa dai memorabili film sapere dopo la valutazione da parte del nostro di un regista della tempra di Luis Buñuel. editor». Reza ricorre ad una provocazione edul- Maria Rosaria Perilli corata il cui obiettivo, più che la denun- cia di Buñuel, pare essere un complice intrattenimento: da un lato la tormenta- ta vita sentimentale di Andrea, dall’altro la sorniona vecchiaia di Yvonne, la non si sa esattamente sino a che punto svampita anziana condotta nel ristorante dal figlio Eric assieme alla compagna Francoìse per Foto di Noemi Ardesi festeggiarne il compleanno. Al dinamismo fre- discussioni a tutto campo sui farmaci che de- netico e alla fragilità di una quarantenne, che ve quotidianamente assumere. La scena di nonostante non facili esperienze esistenziali Gianni Carluccio è costruita su due piani, (ragazza madre), è ancora molto lontana all’interno di ciascuno dei quali sono stati ri- dall’aver preso le misure della vita, si contrap- cavati due ambienti, spazi in cui prendono pone la naturale lentezza di un’anziana il cui corpo le diverse situazioni che si producono aplomb tradisce un passato di piena e vissuta all’interno del ristorante, a ritmo indiavolato, QL Quaderni Lette- consapevolezza del proprio ruolo di donna. In nell’arco dell’ora e venti di durata della pièce: rari scena, quindi, due coppie, una dignitosa rap- tutti e cinque i personaggi sono alle prese, cia- presentante della terza età e un’automobile. scuno a suo modo, con l’esigenza di salva- Ascolta ora in podcast: La vicenda prende, infatti, le mosse da un leg- guardare una parvenza di decoro, la “bella fi- gerissimo incidente automobilistico, di cui è gura” evocata dal titolo della discutibile vittima nel parcheggio di un ristorante Yvon- “tragedia divertente” – così è stata da qualche - DdCR - Diari di Cineclub Radio | www. ne, urtata dall’auto condotta dall’amante di critico definita – che si consuma sotto gli oc- cineclubroma.it/diari-di-cineclub-roma/diari-di- Andrea , Boris: Yvonne finisce a terra senza al- chi di un pubblico per certi versi incuriosito cineclub-radio/94-rddc-diari-di-cineclub-radio/665- cuna conseguenza, ma Boris incontra così per altri sorpreso dall’originale dinamismo- ql-quaderni-letterari-seconda-puntata Eric, figlio di Yvonne, e la compagna di quest’ul- una novità per le scene nazionali - impresso timo, che conosce benissimo la moglie di Bo- alla pièce da Reza. La quotidianità portata in ris. Alle tensioni interne alla coppia clandesti- palcoscenico, sul filo di un realismo a volte - Radio Brada/Canale Diari di Cineclub | www. na Andrea -Boris, affrontate dalla prima col esasperato, è la cifra di uno spettacolo che, spreaker.com/user/radiobrada/ql2 continuo e grottesco ricorso, in ogni momen- sotto la direzione di Roberto Andò, finisce per to di confronto, alla frenetica assunzione di indugiare più sui toni tragici, ai limiti del per riascoltare la puntata ptecedente: farmaci della più svariata specie, si aggiunge drammatico che su quelli della commedia. Un una generalizzata situazione di disagio indot- riso amaro , quando c’è, quello che ci assicura- - DdCR - Diari di Cineclub Radio | www. ta da un perbenismo borghese che nonostante no con le loro superbe interpretazioni, oltre cineclubroma.it/…/650-ql-quaderni-letterari-prima- il mezzo secolo e più che ci separa da Buñuel si alle già ricordate Simona Marchini e Anna Fo- punta… avverte tuttora con nettezza. Yvonne, inter- glietta, anche il ruvido Davide Sebasti (Boris) pretata da una eccezionale Simona Marchini, e la coppia alle prese con Yvonne, formata dai scambia Andrea, una indemoniata Anna Fo- non meno bravi Anna Ferzetti (Francoise) e - Radio Brada/Canale | www. Diari di Cineclub glietta, con una vera farmacista e pretende di Paolo Calabresi (Eric). spreaker.com/user/10037984/quaderniletterari1 intavolare con lei tanto ridicole quanto gustose Giuseppe Barbanti 30 [email protected] Festival Premio cinema giovane e festival delle opere prime 2020. Il cinema giovane italiano non è mai in crisi Giuliano Montaldo è ragione del sempre più facile accesso alle mi- solito raccontare che gliori tecniche favorito dall’incessante pro- nei primissimi anni gresso tecnologico. Non fa eccezione la sedi- ’50, a Torino, quando cesima edizione del Festival, che si terrà a era assistente alla re- Roma, al Cinema Caravaggio di via Paisiello, gia e sul set mostrava da lunedì 16 a mercoledì 18 marzo. Il program- l’impegno e l’entusia- ma si annuncia infatti di altissima qualità. smo giovanile degli Presentando le migliori 10 opere di esordio esordi, fu avvicinato del 2019 del nostro cinema, selezionate da una da uno dei componen- Giuria di esperti (Ugo Baistrocchi, Cristiana Catello Masullo ti anziani della troupe, Bini, Martine Brochard, Luciana Burlin, Cri- che, con l’immancabi- stina Cano, Paola Dei, Roberto Leoni, Arman- le (cinico) eloquio romanesco gli disse : “te do Lostaglio, Franco Mariotti, Catello Masul- piace fa er cinema, eh, ragazzi’? Guarda che lo, Enzo Natta, Ernesto Nicosia, Roberto però er cinema è in crisi!”. Ed in effetti la Petrocchi, Rossella Pozza, Antonio Rizzo, equazione “cinema italiano = crisi” accompa- Carlo Sarti, Cristian Scardigno, Paola Tasso- gna il nostro cinema forse ancora prima della ne). data di nascita convenzionale della settima Dei 10 film selezionati e proposti al pubblico, arte (la celeberrima proiezione parigina dei tre saranno in concorso per l’attribuzione del fratelli Lumieres del 28 dicembre 1895). Una primo premio, il Premio Cinema Giovane crisi permanente, vera o presunta, che non propriamente detto, attribuito dal pubblico e pare però interessare il cinema italiano degli dagli studenti del Progetto di Educazione al che gli impone di arrivare al matrimonio esordi. Almeno negli ultimi 16 anni. Lo dimo- Cinema d’Autore e della Alternanza Scuola/ illibato (vero è che anche il nostro cattoli- stra l’attivita’ del particolare osservatorio del Lavoro: cesimo lo imporrebbe, ma....). Il film è di- “Premio Cinema Giovane & Festival vertente. Spigliato. Romantico. Con i delle Opere Prime” del Cinecircolo Ro- giusti tempi comici. Con attori sempre mano. Storicamente il primo festival credibili. cinematografico dedicato esclusiva- 2. Il Grande Salto, di Giorgio Tirabassi: mente alle opere prime del nostro ci- Tempi comici perfetti. Con la giusta do- nema (seguito poi, negli anni successi- se di amarezza. Nonostante la storia ab- vi, da numerose manifestazioni similari). bia risvolti fortemente surreali (la scena A rigore, le origini ci porterebbero anco- del fulmine a ciel sereno, culmine della ra più lontani nel tempo. Un “Premio infinita serie di sfighe, è da antologia), Cinema Giovane” veniva, infatti, attri- la struttura del racconto è sapientemen- buito dal Cinecircolo Romano (uno dei te realistica. Facendo sua la lezione della più consistenti e longevi del paese, ar- grande commedia all’italiana. Cattive- rivato al 55esimo anno di attività inin- ria compresa. Tirabassi mostra grande terrotta) già alcuni decenni orsono. Si governo del mezzo espressivo e assoluta trattava, però di una pura onorificenza perfezione nella direzione degli attori che intendeva segnalare un giovane (compreso se stesso). Con punte di ec- attore o cineasta e veniva attribuito cellenza nella chimica consolidata dei all’inizio di ogni stagione. Quando lo due protagonisti, che si conoscono a storico presidente/fondatore del Cine- memoria. Ma senza dimenticare prove circolo, Massimo Cardone, scomparve superlative di Gianfelice Imparato, Lil- prematuramente, fu nominato nuovo lo, Salvatore Striano, e due camei su- presidente Pietro Murchio. Che ebbe perlativi di Valerio Mastandrea e Marco la geniale e felice intuizione di trasfor- Giallini. mare il “Premio Cinema Giovane” in 3. Mio Fratello Rincorre i Dinosauri, di un vero e proprio festival strutturato. Stefano Cipani: il regista ha messo in Che ha rapidamente guadagnato auto- atto una efficace regia istintiva. Con revolezza, diventando un riferimento assolu- 1. Bangla, di Phaim Bhuiyan: un film origi- una eccellente direzione di attori in gran to a livello nazionale per le opere di esordio. nale. Di straordinaria leggerezza e fre- forma. Tutti, anche i non attori, esor- Ne è testimonianza il seguente Albo d’oro del- schezza. Forse anche in parte inconsape- dienti. Una bella storia di integrazione so- la manifestazione, che ha visto passare sul vole. Che racconta una Italia di seconda ciale. Meritevole e meritoria. palco del Festival i maggiori e più promettenti generazione in parte inedita. In cui lo Gli altri 7 film selezionati, che concorrono ai autori/protagonisti/artisti del nostro cinema sceneggiatore, regista, protagonista si premi tecnici della Giuria sono: giovane. Nei primi anni del Festival, le opere racconta e si filma con incredibile disin- 4. Detective per Caso, di Giorgio Romano: prime erano in numero di 25/30 ogni anno. voltura. Con la verità disarmante di un film interpretato da “diversi”, ma non Per poi aumentare progressivamente, fino a ragazzo di Tor Pignattara (quartiere del- tratta la diversità. È una commedia bril- sfiorare i 60 film di esordio delle ultime anna- la media periferia romana, sulla Casili- lante, con venature thriller, semplice- te. Un segno di vitalità indubbia. Non sola- na), che parla, si muove ed agisce come i mente interpretata da bravi attori che mente dal punto di vista numerico, ma anche suoi coetanei di borgata. Ma che è tor- hanno studiato per fare questo. Punto. Il dal punto di vista della globale qualità cine- mentato (sia nelle finzione che nella vita film funziona, diverte. E rompe un tabù. matografica. Pure in crescita, forse anche in reale) dal suo credo religioso islamico segue a pag. successiva 31 n. 81

segue da pag. precedente Quello di prendere attori normodotati per fa- re i disabili quando li possono fare diretta- mente loro o, al contrario, prendere un attore “disabile” per interpretare un ruolo di un atto- re affermato. Viva le differenze! 5. Mamma + Mamma, di Karole Di Tomma- so: di forte impronta autobiografica, rac- contando la storia di voglia di maternità della stessa regista. Con sguardo origi- nale. Tema alto ed impegnativo. Che rac- conta di una Italia di profonda provincia agricola (il Molise di cui l’autrice è origi- naria) , molto più avanzata e meno retri- va della classe politica che pensa di rap- presentarla (senza i soldi del nonno comprensivo e dalla mente aperta, la in- Foto di gruppo della XV edizione - 2019 seminazione artificiale a Barcellona non si sarebbe potuta fare). Con pregevoli essere protagonista, quel terzo elemento nelle interpretazioni, di livello altissimo. momenti surreali, visionari ed onirici. che congiunge chi narra e chi ascolta Ambientato in una Napoli molto origina- Interpretazioni credibili ed adeguate di guardando. le, nel 1972. Una Napoli livida e piovosa. Linda Caridi, (“Ricordi?”,di Valerio Mie- 8. Il Campione, di Leonardo D’Agostini: for- Che ricorda un altro esordio eccellente, li), e Maria Roveran (“Beate”, di Samad se il miglior film italiano sul calcio. Scrit- nella elegante animazione dell’Alessan- Zarmandili, in cui recita al fianco di Do- to (incredibile dictu...) con due donne, le dro Rak de “L’Arte della Felicità”, del natella Finocchiaro). valenti Giulia Steigerwalt e Antonella 2013. Scandito in 5 capitoli (dai titoli evo- 6. L’Uomo senza Gravità, di Marco Bonfanti: Lattanzi . Una sceneggiatura che rasenta cativi: lacrime napulitane, la settimana uno spunto da Oscar (è il caso di dirlo, vi- la perfezione. Costruita con la struttura enigmatica, guapparia, il sorriso della sto che il protagonista così si chiama...), morte, 5 il numero perfetto), è un che è potentissima e ge- film di sottile ironia. Schiettamente niale metafora. Un perso- di genere gangster, con sparatorie naggio ispirato alla legge- dalle coreografie spettacolari. -Bat rezza di Italo Calvino. tute fulminanti. Gag sapide e trucco Che si scontra con questa strepitoso. società votata alla pesan- Come per le passate edizioni oltre al- tezza, alla violenza, alla le votazioni dei soci e degli ospiti del impossibilità di essere li- Cinecircolo, i film saranno votati an- beri di essere se stessi. che da una vasta platea di giovani Questo uomo trova la li- Il pubblico del Premio Cinema Giovane e Festival delle Opere Prime delle scuole medie superiori, di Ro- bertà di essere sé stesso. ma e Lazio che visioneranno i tre La leggerezza è una chiave che da la pos- della commedia sentimentale classica, sul film in concorso in matinée, nell’ambito del sibilità’ di affrontare le tragedie quoti- rapporto di stima e di affetto (potremmo Programma “Educazione al Cinema d’Autore” diane guardandole dall’alto senza farci dire anche di amore, senza essere equivo- e di una Alternativa Scuola Lavoro, a seguito di influenzare. Lui non si fa scalfire, perché’ cati) che si instaura progressivamente, tra apposita convenzione sottoscritta dal Cinecir- è più forte degli altri. Molto del peso del il giovane calciatore ed il suo insegnante colo Romano con i Licei ed istituti superiori di film è sulle spalle di Elio Germano e della privato . Con la classica crisi “amorosa”di Roma e Lazio. Agli studenti viene data l’oppor- sua eccezionale performance in termini mezza storia, sotto forma di ritorno alle tunità di cimentarsi con la redazione di recen- di linguaggio del corpo. Sempre chiuso vecchie abitudini di dissipazione di vita e sioni dei film in concorso e una apposita com- nelle spalle, in sé stesso. Cammina sulle di talento. Una storia non solo di amore, missione di esperti, tra cui Luciana Della punte, come se dovesse sempre volare ma anche di profonda solitudine di un Fornace, presidente nazionale dell’Agiscuola, via da un momento all’altro. Straordina- campionissimo che ha talento, ma non sa sceglierà le migliori che saranno premiate du- rio l’accento bergamasco delle monta- gestire il suo successo. E che dovrà impa- rante la cerimonia e pubblicate sul magazine gne, perfetto. Non sono da meno le gran- rare, faticosamente, ad essere onesto con del Cinecircolo Romano, QUI CINEMA. Le dissime Elena Cotta, e sé stesso. Straordinari il giovane interpre- proiezioni agli studenti vengono effettuate con Silvia D’Amico. Effetti speciali che non te Andrea Carpenzano ed il sempre im- l’uso dei sottotitoli in italiano onde consentir- hanno nulla da invidiare ai film americani. peccabile Stefano Accorsi. ne la fruizione anche ai non udenti. 7. Drive Me Home, di Simone Catania: film 9. Sole, di Carlo Sironi: con uno stile perso- Catello Masullo che racconta di una forte amicizia radi- nale e rigoroso, viene raccontata una sto- cata sulla cosa più preziosa in tutti i tem- ria che prende il pretesto del fenomeno Premio cinema giovane & festival delle opere prime pi, l’attaccamento alle proprie origini ed del cosiddetto “utero in affitto”. Per - ri Il programma della sedicesima edizione ella propria terra. Tematica semplice che flettere sulla necessità imprescindibile 16-18 marzo 2020 trova l’appoggio in una grande Cinema- dell’essere umano di prendersi cura di CINECIRCOLO ROMANO – CINEMA CARAVAG- tografia (una volta si usava “fotografia”), qualcuno. Come antidoto principe ad GIO VIA PAISIELLO 24 quella di Paolo Ferrari, che procedendo una solitudine atrofizzante. E, forse, co- TEL 06 8547151 - e.mail : segreteria@cinecircoloro- su una linea di coerenza ed attenzione ri- me via di salvezza dal fenomeno, sempre mano.it esce ed essere perfettamente in sincrono più diffuso del rinchiudersi in se stessi, Ingresso gratuito per Soci (tessera) e Pubblico Ospite con i momenti narrativi e con le emozio- arroccandosi in un isolazionismo egoi- (ritiro coupon - 2 film con semplice registrazione) ni che il film propone. Paolo Ferrari ha il stico ed anti solidale. www.cinecircoloromano.it pregio di creare, con la luce ed il colore, 10. 5 è il Numero Perfetto, di Igort (Igor Tuveri): un continuum di emozioni che riesce ad film sontuoso nella confezione e lussuoso Con il patrocinio di Diari di Cineclub 32 [email protected] I dimenticati # 62 Maria Cebotari Il personaggio di que- Hans Adalbert Schlettow, Hilde von Stoltz e efficacia scenica, ma in una stessa stagione sto mese è una sfortu- Olga Tschechowa; la pellicola, girata muta, era in grado di passare con estrema natura- nata attrice e cantante uscì sonorizzata nelle sale il 9 aprile di lezza da ruoli lirici a ruoli drammatici, dalla lirica rumena, la cui quell’anno, grazie ai nuovi impianti di regi- Susanna de Le nozze di Figaro di Mozart alla limpida voce di sopra- strazione. Qualche tempo dopo, sostenuto un Carmen di Bizet, alla Violetta de La Traviata di no venne definita «di- provino davanti al direttore dell’Opera di Sta- Verdi e alla Salomé di Richard Strauss. Proprio vina e irripetibile» dal to di Dresda Fritz Busch, Maria lo impres- Strauss compose per lei la partitura dell’opera direttore d’orchestra sionò a tal punto che questi le offrì un contrat- comica La donna silenziosa (Die Schweigsame Herberth von Karajan, to con la compagnia di quel teatro, per la parte Frau), su testo di Stefan Zweig, che debuttò Virgilio Zanolla che al pari del celebre di Mimì ne La Bohème di Giacomo Puccini. El- con successo il 24 giugno ’35 allo Staatsoper di compositore Richard Strauss la considerava la accettò: e il 15 aprile del 1931 debuttò al Dresda, con Maria nel ruolo d’Aminta e la di- la migliore che avesse mai sentito, superiore Sächsische Staatsoper di Dresda riscuotendo rezione orchestrale di Karl Böhm (Zweig es- anche a quella della Callas: Maria Cebotari; un clamoroso successo. Venne poi subito sendo ebreo, per quello ‘sgarbo’ al regime Ri- una ‘dimenticata’ - come vedremo - solo in chiamata da Bruno Walter al Festival di Sali- chard Strauss dové dimettersi dalla carica di Italia. Maria era nata il 10 febbraio 1910 a Ki- sburgo, per interpretare la Prima Dama nel presidente della Camera musicale del Reich). schròinew, oggi Chișinău, la principale città Flauto magico di Mozart ed Eros nell’Orfeo ed Nel ’36, l’anno in cui Maria firmò il contratto della Moldavia: all’epoca capoluogo della Bes- Euridice di Christoph Willibald Gluck, otte- che la legò come prima donna allo Staatsoper sarabia, avendola nel 1812 i turchi ceduta Unter den Linden di Berlino, ella tornò al ci- all’impero russo, ma divenuta territorio ru- nema: a insistere pare vi fosse pure l’allora meno al termine della prima guerra mon- potentissimo Joseph Goebbels, ministro della diale. Figlia d’un insegnante, quinta di dodi- Propaganda del Terzo Reich; ciò, sebbene ci fratelli, apparteneva a una famiglia l’artista non fosse membro del partito e, si ha modesta: grazie all’intuito del suo parroco, - ragione di credere, in privato lo disapprovas- colpito dalla stupenda grana della sua voce, se. Il suo primo film da protagonista fuCanto mentre, bambina, ella cantava solista nelle d’amore (Mädchen in Weiss) di Victor Janson, chiese -, dopo gli studi compiuti alla scuola a fianco di Ivan Petrovich: una commedia normale femminile Florica Niță, fu avviata musicale dov’ella era Daniela, una ragazza di allo studio della musica e del canto, prima buona famiglia che vincendo la disapprova- presso la locale Cappella Metropolitana con- zione della famiglia riesce ad affermarsi co- dotta da Mihail Berezovschi, e dal 1924 al me cantante d’opera. Il suo ruolo successivo Conservatorio “Unirea”, sempre a Chișinău. l’ebbe nel ’37 in Starke Herzen im Sturm di Her- Qui Maria conobbe il conte Alexander Viru- bert Marsh, un film di propaganda antico- bov, attore e direttore del Teatro d’Arte di munista dov’era la cantante lirica Marina Mosca col quale era in tournée; questi cerca- Martha, interprete della Tosca di Puccini; era va una ragazza che potesse cantare in russo, suo partner il trentottenne viennese Gustav e affascinato dalla voce e dalla bella presenza Diessl, uno degli attori più interessanti della di quella sedicenne la fece debuttare in pal- sua generazione: il quale, dopo un precoce coscenico con la sua compagnia nel Cadavere matrimonio sbagliato, aveva vissuto qualche vivente di Tolstoj, facendole interpretare al- anno con l’attrice e ballerina Camilla Horn, cuni motivi popolari russi. L’esibizione di allontanata dai set per il suo antinazismo. Maria ebbe grande successo e Virubov, che Durante le riprese del film, Maria e Gustav s’era innamorato di lei, la scritturò per il se- s’innamorarono: il risultato fu che per poter- guito della tournée, portandola a Bucarest, lo sposare Maria chiese subito il divorzio da poi a Parigi, infine a Mosca, dove lei, che ri- nendo entusiastici consensi; e così a Riga in Virubov. Intanto, apparve in un nuovo film, cambiava il suo sentimento, lo sposò nono- Lettonia e al Deutsches Operahaus di Charlot- una produzione italo-germanica diretta da stante i genitori disapprovassero e acquisì la tenburg (Berlino). Negli anni che seguirono, Carmine Gallone: sia nella versione tedesca cittadinanza sovietica, pur mantenendo quel- riscosse nuovi trionfi esibendosi nei principa- (Mutterlied, ’37) che in quella italiana (Solo per la rumena e rumena considerandosi sempre. li teatri d’Europa: al Covent Garden di Lon- te, ’38); Maria era Fiamma Appiani, soprano Viburov (un “russo bianco”, essendo aristo- dra, all’Opéra di Parigi, allo Staatsoper di moglie del tenore Ettore Vanni, interpretato cratico) sapendo destreggiarsi abilmente con Vienna, al Costanzi di Roma, alla Scala di Mi- da Beniamino Gigli. La storia era povera cosa, le autorità bolsceviche che in Russia avevano lano, allo Staatsoper Unter den Linden di Ber- ma vedere in duetto due dei primi artisti lirici preso il potere, aveva potuto mantenere certi lino, allo Stadttheater di Zurigo, allo Státní del mondo regalava intense emozioni: Gigli privilegi, come la direzione del Teatro d’Arte Opera di Praga... ma anche in tournée al Me- (che con lei aveva già cantato in una fortuna- moscovita e il permesso d’esibirsi all’estero, a tropolitan di New York. Per l’eccellenza delle tissima Bohème) affermò che Maria era uno patto di mostrarsi sempre ligio e deferente al sue interpretazioni, nel ’34 ricevé il titolo di dei migliori soprano con cui si fosse esibito. regime comunista. D’altronde, nel ’29 essi la- Kammersängerin («cantante da camera»: la Ottenuto non senza fatica il divorzio da Viru- sciarono la Russia e presero residenza a Berli- massima onorificenza germanica riservata a bov (che aveva vissuto in larga misura coi sol- no. Nella capitale germanica Maria apprese la personalità del mondo musicale, un tempo di della moglie, sperperandone i guadagni nei lingua tedesca e perfezionò le sue doti canore, concessa solo da principi e re): e coi suoi ven- giochi d’azzardo), il 15 agosto 1938 ella sposava studiando lirica tre mesi con Oskar Daniel al- tiquattr’anni Maria era l’artista più giovane a a Charlottenburg Gustav Diessl. Quell’anno la Hochschule für Musik. Grazie anche alla sua cui esso fosse mai stato concesso. Alla voce di stesso Maria fu chiamata in Italia per il nuovo avvenenza, nel ’30 esordì davanti alla macchina purissima lega, morbida, duttile e di grande film di Gallone, Giuseppe Verdi (noto anche co- da presa nel ruolo di una cantante nel filmLa slitta estensione, alla dizione perfetta, ella univa il me Divine armonie): biografia romanzata del (Troika) di Vladimir Striževskij, una storia dram- pregio d’una grande espressività, sicché non so- compositore di Busseto, interpretato da Fosco matica che aveva quali principali interpreti lo sapeva conferire alle sue esibizioni notevole segue a pag. successiva 33 n. 81

segue da pag. precedente Giachetti, con Germana Paolieri, Gaby Mor- lay, Pierre Brasseur; lei aveva il ruolo di Teresa Stoltz, il grande soprano ceco che fu l’ultimo amore di Verdi. Nei due anni seguenti, ella continuò a esibirsi a ritmo incessante nei prin- cipali teatri d’Europa, regalando interpretazio- ni indimenticabili anche nella Gilda del Rigo- letto di Verdi, nella Sophie del Cavaliere della rosa di Richard Strauss, nella Konstanze del Ratto del serraglio di Mozart; eccelse nella Madama Butterfly di Puccini, tanto che von Karajan la giudicò la migliore Cio-Cio-San di sempre. Nonostante quest’attività, trovò tem- Maria Cebotari e Rina Morelli in “Maria Malibran” di po per interpretare altri tre film in Italia, tutti Guido Brignone (1943) diretti da Gallone: Il sogno di Butterfly, L’allegro cantante (’39) e Amami Alfredo (’40). Il primo è una moderna rivistazione dell’opera di Pucci- ni, dove Maria è Rosa Belloni, soprano inter- prete di Butterfly in teatro, nella cui vita reale c’è però davvero un Pinkerton nella persona di Harry Peters (Fosco Giachetti), americano e padre di suo figlio. Il secondo, coproduzione italo-germanica girata a Roma, Vienna e sul Lago Maggiore, è una commediola con Johan- nes Heesters e Maria de Tasnady imperniata Maria Cebotari e Gustav Diessl su un tenore dongiovanni; dove in verità la Maria Cebotari in “Maria Malibran” di Guido Brignone sua partecipazione è dubbia. Nel terzo lei è (1943) Maria Dalgeri, una celebre cantante che a ri- che ella aveva perso la cittadinanza russa con schio della vita si spende per valorizzare l’ope- la scomparsa dell’Impero zarista, non dopo ra del compositore Giacomo Varni (Claudio l’adesione della Bessarabia alla Romania, e Gora), suo fidanzato. Con lo scoppio della se- non era quindi mai stata cittadino sovietico. conda guerra mondiale, Maria rallentò note- Da quella brutta esperienza Diessl non si ri- volmente l’attività artistica, anche per la na- prese più: e dopo un attacco cardiaco, il 20 scita dei figli Peter e Fritz. In Italia con marzo 1948 si spense a Vienna. Rimasta vedo- Gustav, mentre lui lavorò con Isa Miranda, va, Maria tornò a esibirsi con successo nei Valentina Cortese, Paola Barbara e Doris Du- principali palcoscenici d’Europa, nel ’47 le- ranti, lei nel ’42 (con grande partecipazione) gandosi in particolare allo Staatsoper di Vien- fu Maria Teodorescu in Odessa in fiamme anco- na; ma cominciò a soffrire di atroci dolori alla ra di Gallone: una coproduzione italo-rumena cistiffellea; svenuta in scena mentre cantava girata nelle due lingue parte a Roma, parte in nell’operetta di Sigmund Romberg Il principe Romania e a Odessa; la storia d’una cantante studente, il 4 aprile ’49 venne operata: il chirur- lirica che la guerra separa dal figlio e dal mari- go che eseguì l’intervento si accorse che la ra- to: tutt’e tre vittime dell’invasione bolscevica gione di quei dolori era un tumore al pancreas della Bessarabia, si ritroveranno a Odessa nel ormai in metastasi: così non poté che ricucirla corso di un terribile incendio. Il film quell’an- senza dirle nulla. Imbottita di pesantissimi no vinse il premio Biennale al Festival di Maria Cebotari e Giovanni Malipiero in “Amami Alfredo” antidolorifici Maria si spense a Vienna due di Carmine Gallone (1940) mesi dopo, il 9 giugno, ad appena trentanove anni, tre mesi e trenta giorni. Al suo funerale, Venezia; inneggiava alle forze dell’Asse, libe- «una delle manifestazioni più imponenti di ratrici della Romania dal giogo comunista; amore e onore che un artista defunto abbia ma aveva intenti patriottici e sugli orrori bol- mai ricevuto», accorsero migliaia di persone; scevici diceva la verità. Il successivo impegno fu sepolta accanto al marito nel cimitero di di Maria sul set, l’ultimo, si trattò ancora una Döblinger Friedhof. Per testamento, ella ave- volta d’un film italiano e la vide nei panni a lei va affidato i figli alla cura del loro educatore più congeniali: Maria Malibran di Guido Bri- Hedwig Cattarius: nel ’54, alla morte di questi, gnone (’43), biografia romanzata del grande so- essi vennero adottati dal pianista Sir Clifford prano francese del primo Ottocento, dov’ebbe Curzon e dalla di lui moglie Lucille Walla- accanto il marito, Rossano Brazzi e Renato ce-Curzon. In patria, in Russia e in Germania Cialente. Al termine della guerra, dati i film di Maria non è stata dimenticata: una copia di propaganda tedeschi e italiani a cui avevano Odessa in fiamme, rinvenuta a Cinecittà e oggi preso parte, Maria e Gustav vennero arrestati visibile anche su You Tube, è stata mostrata per collaborazionismo dalla polizia militare nel 2006 in Romania, destando grande im- americana, anche se nessuno di loro aveva pressione; film, libri e documentari, promossi mai avuto tessere di partito. Rioccupata la anche dal figlio Fritz Diessl-Curzon, rievoca- Bessarabia, i sovietici, distrutte tutte le copie no la sua storia; Chișinău le ha intitolato il suo rinvenute di Odessa in fiamme, chiesero il rim- Teatro di Stato, uno dei principali viali citta- Maria Cebotari ne “Il sogno di Butterfly” di Gallone patrio di Maria per processarla, ma non l’ot- dini e un importante premio. (1939) tennero, perché le autorità americane opposero Virgilio Zan olla 34 [email protected] The party nel gioco metamorfico del reale La complessità di tipo superba Kristin Scott Thomas) in grembiule molecolare sorprende in cucina, ripresa in primo piano mentre è in- nello scacchiere degli tenta nella preparazione delle pietanze che eventi riportando in servirà agli amici per celebrare il ruolo di Mi- auge le spazialità com- nistro in un ipotetico governo ombra. Le pa- presse di un teatro de- role strozzate di Bill, il marito marmorizzato gli enigmi, dove il den- al centro paradossale e artificioso della stanza tro e il fuori, così come accanto, consumano nel greve mutismo l’al- le visibilità e gli acces- ternativa alla festa: l’uomo è allo stadio termi- si, sconvolgono la se- nale, ma non è questo l’unico dissenso. Atten- quenza in un quadro derà la fine accanto a un’altra donna, Carmen De Stasio di aspettative. Ed è nel Marianne, appunto. Questa l’anti-rivelazione teatro degli enigmi che – l’oscurità contro il lucore – che sarà sottopo- si svolge il gioco metamorfico del reale intra- sta al gruppo di intimi. In tal senso s’inquadra preso da The party, film del 2017, che correda il poco a poco la struttura di una duplicità che filo sottile di una drammatizzazione che in- coglie e travisa i momenti successivi, gene- quadra, in una vicinanza alchemica, la cine- rando uno spazio tutt’altro che declinato nella matografia d’avanguardia. In un’atmo- sfera sospesa negli anditi dell’inascoltato, le incastrano, così sfuggendo alle conven- lo scenario di The party rimuove l’asfis- zionali disposizioni al silenzio; combat- sia per aprire e continuamente richiu- tono fino a screpolarne la conflittualità, dere potenzialità attese in un gioco che per esplorare equivoci smussati e stroz- illumina l’anfratto e, d’altro canto, zati e per troppo tempo annichiliti. oscura i rimandi a situazioni pregresse Nell’infittirsi, la trama smussa angolazio- in una generatività recuperata e ma- ni agitate da incessante trasformazione, scherata di pseudo sobrietà. Racchiusa sicché l’avvio è un semplice punto di at- in un’abitazione distante quanto basta tendibilità ordinaria e il regista, nonché da chi o da nessuno, distante quanto autore del soggetto, Sally Potter, propone basta, altresì, per lenire l’invadenza dei un’alterità che travalica l’ambiente del pensieri, la sceneggiatura di The party soggiorno illuminato da una luce che ose- appare vincolarsi pericolosamente alla rei definire, a questo punto, circospetta struttura conciliante e ordinaria del ed estranea. Per questo ritengo che cottage. Di fatto, visibile allo spettatore dell’assurdo ed enigmatico esistere coesi- solo da un interno che, nel procedere stano in The party tutti gli elementi, al oscillante degli eventi, dissuade la sua punto che lo stesso genere del film, com- luminosità, la costruzione manifesta il prendendoli in maniera estensibile, li co- sintagma fisico quale unica certezza glie nelle sinuosità ma non li blocca, sic- nella parziale convivenza che incolla ché la visione e il visuale mobile scatenano personaggi i quali, come avvinti a un l’annuncio giammai deferito nel tempo fluido delle concomitanze, con una tur- dell’improbabile. Oltretutto, malgrado nazione che riempie la scena di un sé non sia qui in indagine il valore del non auto-concentrato, si propongono in visto a surclassare la realtà consistente, un’alterità variabile rispetto alla super- gli avvenimenti richiamano il tentativo di ficie dalla quale la loro natura traspare. sbrogliare una matassa in acciaio tem- In perfetto stile d’avanguardia, il film prato e senza fine, dal ritmo battente in rimanda al potere incisivo delle parole a un’atmosfera di fisse cromie debilitanti, fronte di un impegno che nel cinema eppur permanenti nelle tonalità atre della spesso si affida a un ipnotismo per im- dissoluzione. Ed in effetti, fin da subito magini che trascura la rilevanza dell’espres- ciò che è nella frontalità viene scompigliato sione verbale. Parole dette e non dette, spesso dalle stesse vicende che continuano a legare mutuate da un silenzio di noncuranza ed ego- gli astanti (tra i quali è anche Thomas, l’enig- centrico o di paura, d’indifferenza o, ancora, matico e irritabile marito di Marianne) tutta- di presunta incomprensione. Oppure, infine, via intraprendendo percorrenze assai diverse. parole rese inerti dalla convinzione che tutto Per questo motivo ciascun elemento, pur sia stato oramai detto. Nell’incarnare la storia quello calamitato nell’alveo dell’insignifican- scenica delle parole nel loro andamento so- te, resta coinvolto: lo stesso party viene infet- speso e incalzante a un tempo, The party è an- tato dal deterioramento nella sua sintassi. In che gioco d’inclusione, un’inclusione di tutto tal senso, l’operazione cinematografica di il divisibile che struttura ciascun partecipante cornice desunta dall’iniziale motivazione. A Potter trasla in un susseguirsi accanito che in- alla festa privata senza nulla escludere. Per Janet e Bill si uniscono due coppie: l’una con- contra il suo implicito versante nel luogo di certi aspetti, la presenza in scena di soli sette vincente per l’immagine di quiete (Martha e un’unitarietà bustrofedica e aberrante nelle soggetti rinvia ai personaggi dispersi di Le on- Jinny attendono un bimbo) di colpo capovolta molteplici occasioni che mantengono l’ineso- de, con una personalità assente alla vista (Ma- per via di una parola che va a stonare l’interno rabilità dell’inesplorato. rianne) e che, come Percival nel libro della impianto. L’altra coppia, meno discreta, sem- Carmen De Stasio Woolf, protrae il fulcro del dissenso fino alla bra poggiare la propria esistenza su squilibri tragica conclusione. Le parole, dicevo: emo- continui in cui le parole fioccano come fuochi al- * Prossimo numero: zionate le parole di Janet (impersonata da una teri. I quattro ospiti vivono il peso delle parole, Essere storia – Franca Valeri 35 n. 81

Alla scoperta del viaggio dantesco #5 La struttura del Purgatorio Il pellegrino Dante dopo la terribile visio- e una spada nuda avea in mano, ne del Signore delle che reflettea i raggi sì ver’ noi, Tenebre, raccontata ch’io drizzava spesso il viso in vano.” nel canto XXXIV della Purgatorio, Canto IX, 73-84 prima Cantica, ascen- de insieme alla sua Tre scalini conducono ad essa, e sono di tre Martina Michelangeli guida Virgilio nel se- colori diversi: il primo è di marmo talmente condo Regno ultrater- candido che è possibile specchiarsi in esso reno, il Purgatorio: (simboleggia la consapevolezza delle colpe “e canterò di quel secondo regno commesse); il secondo è di colore scuro ed è dove l’umano spirito si purga fatto di una pietra ruvida spaccata nella lun- e di salire al ciel diventa degno.” ghezza e nella larghezza (è la confessione ora- Purgatorio, Canto I, vv. 4-6 le); il terzo è di porfido, di colore rosso vivo co- La sensibilità, sia fisica che intellettuale del Po- me sangue che esca da una vena (la soddisfazione eta cambierà nel corso di questo nuovo viaggio, attraverso le opere con l’ardore di carità). Sul- così come sarà diversa l’atmosfera dell’intera la soglia di diamante della porta siede l’angelo Cantica: infatti, a differenza dell’Inferno, nel guardiano, che indossa una veste di color ce- Purgatorio le anime non sono statiche in un nere ed è armato di spada, il quale chiede a unico luogo stabilito dalla Sapienza divina. Es- Dante e Virgilio chi li abbia condotti lì. Il Ma- se si muovono per espiare le proprie colpe e estro spiega che è stata santa Lucia, dopo che salire fino alla beatitudine, seguendo la forma Dante si è profondamente addormentato nel- del Regno: una montagna sulla cui cima si la valletta dei principi negligenti. In seguito trova il Paradiso Terrestre. Ricordiamo che il Virgilio invita Dante a gettarsi ai piedi dell’an- Purgatorio venne idealizzato nell’età Medioe- Dante e il Purgatorio vale, in particolare fra il sec. XII e XIII per cui “Quandunque l’una d’este chiavi falla, secondo la dottrina tradizionale, gli uomini che non si volga dritta per la toppa», da vivi rispondevano al tribunale della Chiesa, diss’elli a noi, «non s’apre questa calla. una volta morti però erano giudicati solamen- te dal tribunale di Dio e con il Purgatorio si Più cara è l’una; ma l’altra vuol troppa crea una sorta di tribunale comune in cui in- d’arte e d’ingegno avanti che diserri, tervengono sia Dio che la Chiesa. Nella conce- perch’ella è quella che ‘l nodo digroppa. zione cristiana le anime che transitano nel Se- condo Regno ultraterreno, infatti, continuano Da Pier le tegno; e dissemi ch’i’ erri a dipendere da Dio, ma beneficiano anche anzi ad aprir ch’a tenerla serrata, dell’azione della Chiesa che distribuisce le in- pur che la gente a’ piedi mi s’atterri». dulgenze e per gli uomini del Medioevo (com- preso ovviamente Dante) l’esistenza del Pur- Poi pinse l’uscio a la porta sacrata, gatorio accresceva le speranze di salvezza dicendo: «Intrate; ma facciovi accorti dell’anima. Il Purgatorio dantesco è un monte che di fuor torna chi ‘n dietro si guata.” la cui base è coperta da una spiaggia dove si Purgatorio, Canto IX, vv. 121-132 trovano le prime anime purganti schierate Entrando nel secondo Regno le Sette Cornici nell’ Antipurgatorio, nel quale il Poeta incon- Domenico Di Michelino ”Dante con in mano la Divina del monte si suddividono a loro volta in tre se- tra le anime dei negligenti suddivisi in quat- Commedia” 1465,03 Purgatorio zioni: dalla prima alla terza cornice ci sono le tro schiere, rispettivamente: i morti scomuni- gelo e a chiedere misericordia, cosa che il di- anime di coloro che mancarono all’amore di cati, i pigri, i morti per violenza e i principi, scepolo fa battendosi tre volte il petto. L’ange- Dio per “malo obiettivo”, cioè per l’amore ri- quest’ultimi collocati nella valletta amena. lo incide sette P con la punta della spada sulla volto verso il male; nella quarta cornice cam- Completata la schiera dei negligenti Dante at- fronte di Dante, a simboleggiare i sette pecca- minano le anime degli accidiosi, coloro che traversa la porta del Purgatorio: ingresso che ti capitali su cui pentirsi nel corso della salita ebbero mancanza verso Dio per scarso amore si trova oltre l’Antipurgatorio, in un punto in al monte, raccomandandogli di lavare le pia- del bene e infine dalla quinta alla settima cor- cui la parete rocciosa che circonda il monte è ghe quando sarà nelle Cornici. Il guardiano nice si trovano le anime di coloro che dedica- spaccata e permette l’accesso alle Sette Corni- apre poi la porta usando due chiavi, una d’ar- rono il loro amore per i beni terreni, cioè gli ci del Regno. La porta del Purgatorio è descrit- gento, simbolo della scienza e della sapienza avari e i prodighi, i golosi e i lussuriosi. L’ulti- ta nel Canto IX: del confessore nel valutare i peccati, e una d’o- ma tappa del viaggio lungo il Regno dei pur- “Noi ci appressammo, ed eravamo in parte, ro, che rappresenta l’autorità di Dio nell’assol- ganti è il Paradiso Terrestre, dove Dante in- che là dove pareami prima rotto, vere i peccati umani. L’angelo spiega di averle contrerà la sua nuova guida, l’amata Beatrice. pur come un fesso che muro diparte, avute entrambe da san Pietro, che gli ha rac- comandato di sbagliare ad aprire la porta Martina Michelangeli vidi una porta, e tre gradi di sotto piuttosto che a lasciarla chiusa. Aggiunge che per gire ad essa, di color diversi, la chiave dorata è più preziosa, ma l’altra richie- e un portier ch’ancor non facea motto. de molta arte e ingegno e se una delle due non funziona la porta non può aprirsi. L’angelo spin- E come l’occhio più e più v’apersi, ge la porta sui cardini, che stridono fortemente, vidil seder sovra ‘l grado sovrano, quindi fa entrare i due poeti avvertendo che chi tal ne la faccia ch’io non lo soffersi; guarda indietro deve nuovamente uscire: 36 [email protected] Kirk Douglas tra Guthrie jr e Hawks: Jim Deakins, Elizabeth Thre- att, lo zampino di Occhio d’Anatra

L’epoca degli uomini della montagna nel Far West non fu mai narrata così bene. Probabilmente non lo sarà mai più. Ernest Hemingway (a proposito de Il grande cielo, romanzo)

Questo è un territorio immenso: solo il cielo è più grande. Pare quasi che Dio l’abbia creato, e poi non abbia saputo come riempirlo. Jim Deakins ne Il grande cielo (romanzo e film)

Nel western, l’inglobante ultimo è il cielo e le sue pulsazioni, non soltanto in Ford, ma anche in Hawks, che lo fa dire a uno dei suoi personaggi del Grande cielo. Inglobato il cielo, l’ambiente ingloba a sua volta la collettività. Gilles Deleuze, L’immagine-movimento

A quasi un mese or- mai dal suo congedo, può apparire ozioso e persino superfluo ri- percorrere minuziosa- mente le infinite tappe Nuccio Lodato interpretative di Kirk Douglas, scomparso a 103 anni lo scorso 5 febbraio. La coccodrilleria diffusa, già in attesa nei cassetti da molti anni per un vegliardo del suo calibro, e potenziata al massimo dal web nei più recenti decenni, avrà soddisfatto anche gli eventuali lettori più minuziosi (ammesso e tutto da concedere che un grande attore di un passato ormai profon- do abbia ancora la forza di smuovere l’interes- se degli spettatori contemporanei). Preferisco privilegiare, sebbene non poche prestazioni del Douglas “maggiore” abbiano avuto luogo in altri generi e filoni, anche alla lettera un’u- nica pista: quella del western. Non conten- incredulità alcuni anni or sono su di una to di averne interpretati una quindicina in bancarella, volume 264 -1950- della gloriosa trent’anni (da Sabbie rosse di Walsh del ’51 “Medusa” Mondadori, tradotto niente me- all’estremo, atipico-oceanico L’uomo del fiu- no che da Glauco Cambon: lo avrebbero poi me nevoso di George Miller, ’82), con la sua riproposto solo Rizzoli nel ’78 e Mattioli nel Bryna Productions (dal nome materno, 2014). Ma non è questa antica dimestichez- fondata nel ’55 esordendo appunto col Cac- za e indirizzarmi nel privilegio, quanto la ciatore di indiani di De Toth) ne ha prodotti stupenda foto con la quale “il manifesto” alcuni fra la trentina di film cui ha fatto da- del 7 febbraio ha corredato alla grande il re vita. Ci sono in mezzo, con Brama di vive- ricco articolo in morte di Giulia d’Agnolo re, Orizzonti di gloria e il contrastato Sparta- Vallan: una ripresa “rubata” in un momen- cus, anche Solo sotto le stelle di David Miller, to di riposo dal set del film. Sulla sinistra I cinque volti dell’assassino di Huston e Sette Douglas, in costume di scena, intento a giorni a maggio di Frankenheimer. Dirigen- suonare l’armonica con l’atteggiamento done poi addirittura, negli anni ’70, due di strafottente e scanzonato di un uomo dav- persona: Un magnifico ceffo da galera (singo- vero libero e sicuro di sé. Al suo fianco, co- larissima e poco felice rilettura in chiave ricata nell’erba (Douglas appare quasi se- Ovest de “L’isola del tesoro”…) e il ben più duto su di lei…) anch’ella in costume da riuscito e robusto I giustizieri del West. Do- “principessa indiana” -come tutti i com- vessi personalmente isolare in positivo tre mentatori italiani, me compreso, hanno personaggi con lui identificatisi nel genere, sempre definito questo suo personaggio- indicherei, oltre all’ovvio Doc Holliday di Elizabeth Coyote Threatt. La situazione è Sfida all’Ok Corral di Sturges (’57), il Bren curiosa e sapida: merita un commentino il- O’Malley del melodrammatico L’occhio caldo lustrativo. Il film venne riportato all’atten- del cielo di Aldrich (’61) e il Paris Pitman del “Il grande cielo” - The Big Sky (1952) diretto da Howard Hawks. zione italiana, quindici anni dopo la sua beffardo Uomini e cobra di Mankiewicz (’70). Kirk Douglas, (Jim Deakins) ed Elizabeth Threatt (Occhio d’anitra) prima uscita, da una magistrale analisi Ma vorrei concentrarmi, come preannunciato copia italiana dell’omonimo romanzo di Alfred della sua riedizione di Giuseppe Turroni (in dal triplice esergo, sul suo Jim Deakins del Gran- Bertram Guthrie jr, da cui Hawks e Dudley Ni- “Filmcritica”, n. 178, 1967: poi in Americana 1, de cielo di Hawks (’52). Lo faccio mentre mi guar- chols trassero il film. (E’ un possesso di cui sono Bulzoni 1978) e dalla retrospettiva hawksiana da fieramente dalla scrivania una bistrattata orgoglioso fino alla tenerezza: agganciato con segue a pag. successiva

37 n. 81

segue da pag. precedente tra i due protagonisti, entrambi innamorati di statunitense, e non solo del cinema. Incre- anche Sandro Ambrogio e Aldo Viganò allesti- della “principessa indiana” (da lì a qualche an- dibile davvero: aveva dieci anni più della regi- rono al CUC di Genova l’anno successivo. La no l’espressione sarebbe stata paradossal- na Elisabetta -quella vera, non la “principessa storia è triangolare, come sanno i lettori del mente raccolta da Migliacci per Modugno, ma indiana”: la massima, presunta imbattibile romanzo e gli spettatori del film, ma anche… facendola diventare, in Pasqualino marajà, “la icona di durata nel raccordo ventesimo-ven- doppia, grazie al film della vita. La Threatt, bellissima Kalì”…). Ma anche la lavorazione tunesimo secolo- ma era già celebre quando all’epoca fotomodella venticinquenne del Sud giocò parecchio, suo malgrado, sulla rivalità lei, improvvisamente, salì al trono ventiseien- Carolina decisamente emergente, era al suo tra Hawks e lo stesso Douglas, che secondo ne. Lavorava nel cinema solamente da sei, ma debutto nel cinema. L’aveva probabilmente McCarthy avrebbe intessuto una love story con già il Tourneur de Le catene della colpa e proprio favorita nella scelta, al di là del ragguardevole la neo-collega modella/attrice, non restìa pe- Mankiewicz con Lettera a tre mogli, il Robson e assai appropriato aspetto -insieme dolce, raltro a “uscire” contemporaneamente con lo de Il grande campione e appunto il Walsh di misterioso e maestoso- l’essere la figlia di un stesso Hawks -non erano ancora tempi di Sabbie rosse, ma soprattutto il Wilder de L’asso autentico Cherokee e in grado di esprimersi #MeToo…- del quale pure riceveva la corte. Che nella manica e il Wyler di Pietà per i giusti aveva- nella lingua nativa che avrebbe effetti- no già recisamente provveduto a im- vamente utilizzato nel film, dove la po- porre l’antico Issur Danielovitch (alias polazione contemplata è peraltro quel- Isadore Demsky) al pubblico interna- la dei Piedi Neri, come nel romanzo. La zionale, complice anche lo strapotere sua carriera filmica, ad onta della folgo- distributivo hollywoodiano dell’imme- rante apparizione, peraltro mortificata diato dopoguerra.La sua longevità, an- dai sopravvenuti tagli apportati, pare che artistica e interpretativa, rispetto contro la volontà dell’autore, si sarebbe ai colleghi più o meno coetanei di pari fermata lì, non avendole portato fortu- peso divistico, appare assolutamente na un immediatamente successivo pro- straordinaria. Lo mette sotto scacco vino cui Zinnemann l’avrebbe sottopo- soltanto una coetanea, ma si sa che la sta in vista di Da qui all’eternità (la parte bio/resilienza femminile è di gran lun- sarebbe poi toccata alla ben più speri- “Spartacus” (1960) di Stanley Kubrick ga maggiore: Olivia de Havilland è an- mentata Donna Reed, che ne avrebbe cora tra noi e compirà, come Le augu- addirittura sortito l’Oscar da non prota- riamo vivissimamente, 104 anni il gonista). E tutto questo nonostante prossimo 1° luglio (sua sorella Joan Hawks e Nichols avessero scelto di… au- Fontaine aveva... ceduto a “soli” 96 nel mentare l’età al personaggio di Occhio 2013). Per il resto, non c'è stata gara: d’Anatra (o Anitra, secondo Cambon) Ernest Borgnine ha salutato a 95 anni, rispetto al romanzo, per renderne più Gregory Peck a 87, il suo altrettanto co- plausibile il forte richiamo erotico-sen- etaneo Anthony Quinn e Alec Guinness timentale sia sul Deakins di Douglas a 86. I -biologicamente...- "deludenti" che dell’infine prevalente più giovane Dean Martin a 78, Toshiro Mifune a 77. Boone di Dewey Martin. Hawks avreb- Welles addirittura a 70. Ci sono stati be poi lamentato come i tagli avessero tanti Douglas, percepiti da fasce e aree rischiato l’incomprensibilità della sto- “Orizzonti di gloria” - Paths of Glory (1957) di Stanley Kubrick diverse di pubblico. Personalmente, ria d’amore, rendendo l’attrazione Oc- essendomi assai a lungo occupato di chio d’Anatra-Boone più istantanea di scuola dell’obbligo per sbarcare il luna- un colpo di fulmine. Douglas stesso si rio, ho potuto ad esempio cogliere in era affacciato al film abbastanza casual- diretta per molti anni quello caro alle mente: come documentato da Todd Mc- professoresse (preferibilmente pro- Carthy nella sua magnifica biografia gressiste), giustamente sistematiche, hawksiana (The Grey Fox of Hollywood, a secondo del livello anagrafico e Grove Press 1997) era stato per il regista dell'anno di corso dei rispettivi stu- soltanto la terza scelta, dopo Robert Mi- denti, nel ricorrere di volta in volta -ci- tchum inaccessibile per ostacoli con- to in ordine cronologico di argomen- trattuali, e John Wayne non convinto to- a Ulisse (Camerini 1954) e Spartacus della sceneggiatura (la famosa sequen- (Kubrick, bene o male, 1960), a Brama za del dito amputato in chiave comica: di vivere (Minnelli 1956) e soprattutto, avrebbe poi ammesso, a film visto, di es- tanto immancabilmente quanto giu- sersi pentito amaramente del rifiuto). stamente, a Orizzonti di gloria (di nuovo L’edizione italiana ha un passaggio irre- Kubrick, stavolta davvero e appieno, sistibile: verso il finale, quando il barco- 1957). Senza escludere, le più minuzio- “Pietà per i giusti” - Detective Story (1951) di William Wyler ne dei venditori di pellicce viene salvato se e documentate, persino Parigi brucia? dal naufragio nel Missouri, nella stupenda se- la preferenza fosse accordata però a Douglas, (Clément 1966): vi impersonava molto credi- quenza in cui i Piedi Neri intervengono sosti- lo testimonia alla grande la splendida foto ci- bilmente il "Patton generale d'acciaio", che ne- tuendosi dalle rive allo stremato equipaggio tata, che potrebbe essere utilizzata per dare gli anni successivi si sarebbe visto dedicare nella pratica della cordelle, la voce di Arnoldo un’idea concreta dell’umana felicità di coppia, ancora serialmente l'omonimo film di Schaff- Foà, che fa parlare Douglas in italiano, escla- al di là del gossip cui una volta tanto ha fatto ner, e surrealmente poi Obiettivo "Brass" di ma: “I Piedi Neri! Qui c’è lo zampino di Occhio piacere indulgere. Tornando a discorsi più se- John Hough. Ad accomunare l’intero percorso d’Anatra!”. A parte la comicità involontaria ri, non sarebbe facile, in questo spazio, parla- di questa icona straordinaria, resta innanzi- dell’asserzione (peraltro analoga in originale: re più a fondo di Douglas, includendo le sue tutto la sua indimenticabile quanto insoppri- ma “Teal Eye” non suona altrettanto comica- mai smentite posizioni politiche democrati- mibile "ribalderia": beato lui che ha avuto mente!) lo “zampino” c’entrò effettivamente che, talora anche in chiave radicale: ma il farlo quella sua vita! molto, e nel film e fuori. Non soltanto infatti il plot a dovere implicherebbe semplicemente riper- gioca parecchio sulla competizione sentimentale correre da cima a fondo sessant’anni di storia Nuccio Lodato 38 [email protected] L’orrore dietro la porta (di casa) Uno dei temi a cui spes- siano quelle adeguate e quella parvenza di ci- so si assiste nell’horror viltà sotto cui nascondiamo i nostri più oscuri è quello della quotidia- istinti crolla lasciando spazio solo alla cieca nità che viene distorta ferocia. Uno dei maestri indiscussi nell’arte di al punto tale da essere strappare questo velo di Maya che ci nasconde resa irriconoscibile. Se la tragica condizione umana è ovviamente il Re in un certo qual modo dell’Orrore, meglio noto come Stephen King, le storie d’orrore in capace di passare con eleganza dalle entità so- Nicola Santagostino fondo sono le eredi vrannaturali di “It” ai semplici esseri umani di delle crudeli fiabe che “Rage - tra i tanti esempi disponibili – mo- avevano la funzione di mettere in guardia dal- strandoci come in realtà il buio non si trovi la rottura dei taboo non possiamo non am- solo oltre la siepe ma sia ben radicato dentro i mettere come forse non vi sia nulla di peggio- nostri cuori e aspetti solo la scusa per erompe- re che trovare violata la santità di quello che re al primo segno di dubbio o cedimento. E se reputiamo talmente normale da essere al li- King ci sbatte in faccia le orribili cose che sa- mite del banale. Howard Phillip Lovecraft fu remmo in grado di fare pur di possedere “Co- un maestro in questa cosa: il suo Orrore Co- se Preziose” non è da meno quell’horror inti- smico, figlio illegittimo e mai riconosciuto mistico che sta di nuovo emergendo e che si davvero della Crisi del Novecento, ci pone da- rifà alla vecchia tradizione delle antologie vanti agli occhi il non senso di esistere e la fol- d’orrore e dei racconti brevi, chiudendo un lia dell’abbandonare il normale alla ricerca cerchio che, in parte quantomeno, si apre con della Verità, una Verità che ci pone davanti prepotenza con Edgar Alla Poe. “Ice Cream spesso a quanto la nostra vita non abbia senso Man” di W. Maxwell Prince e illustrato da e sia solo un errore a malapena evolutivo di Martin Morazzo e Chris O’Halloran edito dal- cui siamo vittime inconsa- la Image, è un esempio di pevoli. Il mondo del Solita- come il comic americano rio di Providence, però, è possa colpire come un pu- crisi di una società che ha perso i suoi punti di un luogo che non risulta gno nello stomaco riuscen- riferimento lasciando tutti nella solitudine e ostile all’essere umano per do a demolire tutto quello alla costante ricerca di un modo per fuggire chissà quale misterioso che di innocente e puro si da quell’angoscia esistenziale tipica dell’esse- meccanismo cosmico, ma possa trovare nelle classi- re umano. Ed è proprio all’interno di quei bu- semplicemente lo tratta che cittadine americane chi nell’anima, nascosti dietro a una quotidiani- con la innocente spietatez- con le villette dallo stecca- tà ripetuta e fin troppo normale, che Ricardus za con cui un qualsiasi es- to bianco e il gelataio che inizia a porre il suo veleno, intrappolando le sere umano tratta un batte- gira nel suo candido fur- sue prede in una tela di verità esplicite ed re o un granello di polvere, goncino. L’orrore che que- espresse in maniera crudele e priva di pietà, mostrando quindi gli or- sta serie ci mostra, compo- divorandoli lentamente per nutrirsi della loro rori di un Positivismo che sta da diversi episodi disperazione. Dove “It” ci mostra l’orrore che strappa via la bellezza e il individuali legati da una si nasconde sotto le apparenze di una norma- valore della scoperta poi- trama che sta lentamente lissima cittadina, portando alla luce l’ipocrisia ché in essa non vi è miglio- emergendo, è legato alla di un’America che non ha mai forse davvero ramento ma solo la tragica lotta tra i pensieri “oscuri” fatto i conti con i silenzi forzati del post-mac- consapevolezza che potre- che vivono dentro di noi, cartismo e che continua a cercare di mantene- mo poi vedere nell’Esisten- figli delle nostre frustra- re quell’illusione di una società perfetta agli zialismo, soprattutto nel zioni, dei nostri sogni non occhi di tutti, “Ice Cream Man” spinge l’acce- pensiero di Emil Cioran. realizzati e delle nostre leratore non mostrandoci però un sistema in L’Orrore Cosmico, però, speranze malriposte ali- crisi che collassa al primo colpo di vento, ma con il passare del tempo len- mentati dallo spirito di Ri- un organismo che ha ormai fagocitato l’indi- tamente perde la sua forza e cardus, un’entità diabolica viduo facendogli interiorizzare il senso di con l’avvento di due Guerre che ha le sembianze di sconfitta da parte della storia. L’orrore quoti- Mondiali la sua spinta di questo innocente gelataio, diano resta, ma stavolta non si trova più die- crudeltà universale viene e la sensazione di speran- tro la porta di casa: si trova ormai sepolto sot- rielaborata e riadattata ad za che viene in questo caso to dozzine di riviste patinate, programmi uso e consumo di un mon- rappresentata da un mi- televisivi che promettono gloria, famiglie che do che si è ormai reso con- sterioso cowboy vestito di si aggrappano in maniera nevrotica alla ne- sapevole sempre di più che nero. L’orrore di Ice Cre- cessità di essere normali arrivando a compro- il grande dibattito filosofico am Man però non si ferma messi terrificanti e la necessità, ormai quasi sull’etica dell’essere umano al nostro mondo, ma si istintiva, di non mostrarsi diversi, rotti, mala- probabilmente ha una sola esprime attraverso viaggi ti o intossicati. Un mondo che Ricardus trova risposta, risposta che verrà lisergici che sconfinano in fertile come terreno per i suoi giochi oscuri, perfettamente riassunta altre realtà che mischiano perché questa disperazione lasciata a suppu- da Alan Moore in quel ca- insieme l’immaginario di rare come una ferita non curata lentamente polavoro del fumetto deco- Clive Barker, Stephen King e avvelena l’anima fino a portarla a morire e la- struzionista degli anni ‘80 David Lynch catapultando sciandola quindi nelle mani del Gelataio bu- dal titolo “The Killing Joke”. spesso le vittime/protagoni- rattini per i suoi spettacoli dell’orrore. Basta una giornata sbaglia- sti in luoghi da incubo che ta, basta che le circostanze rappresentano al meglio la Nicola Santagostino 39 n. 81 Nulla si sa tutto si immagina. Fellini oggi ieri domani Il Backstage degli spot di Fellini Proviamo per un istan- te a immaginare tutto il pianeta sintetizzato in un frame felliniano, in un fumetto di Fede- rico Fellini. Già, Felli- ni diceva di lui Paolo Villaggio aveva una Leonardo Dini intelligenza verticale. Quel frame che non esiste nel cinema di Fellini lo abbiamo casual- mente individuato in un backstage che ha il tono e il sapore di un documentario storico, di Roberto Di Vito, che narra live, il percorso, fel- liniano appunto fin dal metodo e dalle geniali e imprevedibili presenze caotiche sul set, del- la costruzione visiva dei mini film che sono gli spot del Maestro Romagnolo per Banca di Ro- ma. All’epoca gli spot colpirono come altri al- trettanto noti di Fellini, l’immaginario collet- tivo, ma il dado ormai era tratto, come lo stesso Fellini ammoniva: “non si interrompe così un’emozione”: eppure gli spot detestati Federico Fellini e Paolo Villaggio sul set dello Spot della Banca di Roma “Il sogno” – Galleria Fotografia Mimmo come interruzione della sinfonia cinefila che Cattarinich è la visione di un film d’arte, divengono prova di orchestra Cosmo ed esistente sono solo di futuri mai realizzati proget- una illusione persistente, co- ti di film nella sperimentazio- me il tempo e proprio il tempo ne felliniana. Chissà il viaggio diviene neutrale nei sogni di di Mastorna tanto temuto for- Fellini, la galleria dello spot co- se stava in uno degli spot, tan- me la caverna di Platone, il tre- to densi di suggestioni psicoa- no che come nel Da Vinci di nalitiche e oniriche. Vedo del Non ci resta che piangere corre resto anche le atmosfere di nel nulla, la montagna incan- Marco Ferreri, i paradossi di tata sovrastata dal segno della Godard, le surreali esperienze mano umana, il leone prigio- di Bunuel e Dalì in questo Felli- niero come Paolo Villaggio di ni della maturità. Macro e mi- un incubo, il salone della ban- cromondo si intersecano, pla- ca che diviene stanza dei so- stici di modelli di treni e gni, l’albero che come in Amar- palazzi, scenografie effimere cord è la cattedra e il pulpito gallerie immaginarie e sam- della voce dei desideri popola- pietrini dipinti, treni veri e so- re. La voce della luna che è quel- gnati, alberi e leoni, Anna Fal- la di Fellini al megafono e chi e Paolo Villaggio, la bellezza quella della Masina che arriva- e la maschera, dramma e iro- va in coma al Fellini in agonia, nia, come in ogni film-sogno la voce del poeta Benigni, in- felliniano si confrontano. Di terprete di Dante contempo- Vito è il testimone della magia raneo, la voce che farebbe dire della parousia di Federico che pubblicità con accenti Zavatti- riesce a riunire fumetto, im- niani alla luna che parla a Be- magine visiva, dipinto, sogno, nigni nell’ultimo film di Fede- musica in un circo delle imma- rico. Gli spot erano presenti in gini tipicamente romagnolo nuce anche nel film degli anni eppure totalmente dotato di ‘80 nella satira da Satyricon di un linguaggio universale. Un Ginger e Fred e all’annuncio Fellini che ancora oggi come pubblicitario lanciato dagli al- tutte le opere d’arte vere, è at- toparlanti della stazione in tuale anche se come lui diceva ha messo al Fellini avrebbe 100 anni e forse di fronte al una bella sequenza che ironizzava sulla pub- mondo dei films “e il film poi cammina con le mondo nuovo che allora era solo agli albori in- blicità. Ecco dunque il Fellini che fa spot ma sue gambe”. E’ ancora attuale Fellini? Si, co- formatico digitale e tecnologico direbbe anco- che resta ostile alla pubblicità che interrom- me sono attuali l’arte, la natura, la poesia e po- ra la sua più celebre frase: nulla si sa tutto si peva in tv e al cinema la sacralità dei film. esia visiva, haiku visivi, sono quegli spot che immagina. Anche la più’ evoluta tecnologia dopo tanti anni ci parlano di lui e del suo fare umana, anche il più grande dei sogni di regi- il cinema come se disegnasse un fumetto. Oggi sti e poeti di fronte alla vastità infinita di Leonardo Dini 40 [email protected] Abbiamo ricevuto Il giovane Fellini nello splendente fulgore della vita Enzo Lavagnini

Roma, gennaio 1939: pioggia e intrighi, fasci- smo e avanspettacolo. Mentre le canzonette del Trio Lescano e dell’or- chestra di Cinico Angelini diffondono un’aria frivola e ottimista, la morte più che sospetta di una giovane e bellissima ballerina di avan- spettacolo -ancora “nello splendente fulgore della vita”- trascina inesorabilmente un gio- vane e confuso cronista in un gorgo fitto, fatto di mistero e delitti. Quel giovane invaghito di bellezza e di vita è il diciannovenne Federico Fellini. Arrivato a Ro- ma, non ha trovato l’impiego che avrebbe vo- luto al Marc’Aurelio, il bisettimanale satirico, ma solo uno “strano” posto in cronaca, ed in prova, per “Il Piccolo”, un sarcastico quotidia- no romano. Affascinato dagli ambienti artistici della Capi- tale, gli tocca così invece di occuparsi della cronaca, sempre edulcorata, dei quotidiani: il fascismo non vuole che i fatti di cronaca nera superino le 30 righe ed inoltre pretende di far scomparire i delitti e le brutte notizie dai gior- nali, in modo tale da renderne più rassicuran- te la lettura. La morte della ballerina, come in un tragico rosario, si porta poi dietro altra morte, altre assurde tragedie, rivelando al giovane sempre più abbacinato, accompagnato da strani aiu- tanti di periferia - un ragazzo ed uomo fatto, un poco bislacco - solo l’indefinito, mefitico contorno delle nefandezze del Regime, che pare manovrare ogni cosa; l’anima di ogni uo- mo e di ogni donna. Un’indagine pericolosa, quella di Federico, tra odore di piombo e pistole ancora calde. Un’in- dagine sconsiderata e folle, testarda e improv- visata, basata solo sulle letture di Simenon e sui film visti, in cui la giovanile imprudenza e l’immaginazione, tra intuizioni e passi falsi, tentano di supplire, con arguzia e coraggio, Ambientato nel 1939, il romanzo ha per protagonista un giovane Federico Fellini, che appena all’esperienza. giunto a Roma da Rimini, intraprende la carriera giornalistica come cronista di cronaca nera presso il quotidiano “il Piccolo”. Sulla cronaca nera il regime impone regole severe: gli articoli Il Giovane Fellini. Nello splendente fulgore della non devono mai superare le trenta righe, e i delitti più efferati devono essere sottaciuti il più vita. Enzo Lavagnini possibile. In questo scenario il giovane Fellini si imbatte nella morte sospetta di una ballerina costo: 15 euro - pagine: 191 nello splendente fulgore della vita, (la sua come quella del protagonista) scoprendo, con un piz- editore: Palombi, Roma 2012 zico di imprudenza giovanile ed una grande dose di immaginazione, tutte le nefandezze di un ISBN 978-88-6060-394-4 regime che sembra manovrare l’anima di ogni uomo e di ogni donna.

“Capisci? A me! A me che al Morgana di Bari ho fatto dei pienoni spaventosi. A me che passo per strada tutti mi guardano... A me che mi basta un gesto per ottenere una risata. Ma sai che ho risposto? Ho detto:” Ve ne pentirete...Non verrò mai più...Non m’importa nulla della ra- dio! Io ho la mia grande strada da seguire! Non conosco ostacoli...Il pubblico mi ama!”. Lo ve- di? Si sta arrabbiando! Ora picchia dei pugni sul tavolo e seguita a parlare, a parlare...Vuoi sapere chi è? Ma come, non lo conosci? Oh, quello è il celebre attore che lavora al cinema Au- rora. Si, quel cinema dove i ragazzini pagano mezza lira. Non l’hai mai visto? Sai, lavora di rado... Una volta ogni sei mesi, per non stancarsi, per non concedersi tutto alle folle bramo- se...” (Federico Fellini, articolo per il “Marco Aurelio”) 41 n. 81 Il Far West, la frontiera, il mito Il genere western trat- si erano spostati a Sud lungo la serie ta gli avvenimenti ac- dei fiumi e dei laghi (…) in Florida gli caduti in un’area geo- spagnoli lottavano per rafforzare la grafica che si estende propria influenza sul fianco meridio- dal Mississippi al Pa- nale delle colonie; e i britannici, serrati cifico e ha al centro lungo la costa, si erano spinti all’inter- delle storie d’avventu- no” (Oscar e Lilian Handlin, Gli ameri- ra della frontiera. Lo cani nell’età della rivoluzione 1770-1787, Il Fabio Massimo Penna spirito della frontiera Mulino, Bologna, 1984). Le tribù india- è fondato su ideali ne non erano in grado di opporre resi- quali la giustizia e l’amicizia virile. Fonda- stenza al dilagare delle potenze europee mentale era, ovviamente, la questione degli e non possedevano un’organizzazione indiani: “per l’americano puro, cioè wasp, di politica capace di pianificare una stra- origine anglosassone, l’indiano (come il negro “Ombre rosse” (1939) di John Ford tegia comune e valida di autodifesa. Il e, in fondo, ogni popolo dalla pelle West attirava i colonizzatori sicu- scura, non pallida) rappresenta la ri di trovarvi buone opportunità. natura cioè la terra vergine, la vita Migliaia di famiglie non vedevano impulsiva, la negazione della civil- l’ora di poter sfruttare quei terri- tà, l’istinto, l’irrazionale, ne di- tori. Nacque così una migrazione scendono due corollari opposti: verso la frontiera e per i pellerossa confondersi con gli uomini di co- cominciarono i guai. Nelle situa- lore oppure distruggerli. O isolar- zioni meno gravi le relazioni tra i li: la riserva per i pellerossa, il bianchi e gli indiani erano rovina- ghetto per i negri” (G. Fofi-M.Mo- te da malintesi e divergenze com- randini-G.Volpi, Storia del cinema portamentali e gli uomini delle 2, Garzanti editore, 1988). I miti tribù non comprendevano il dirit- della frontiera e del Far West sono to inglese né le leggi sui contratti edificati sui grandi classici - cine o sulla famiglia e, inoltre, nei casi matografici a cominciare dal- ca di omicidi o violenze “raramente postipite Ombre rosse (1939) di John “Mezzogiorno di fuoco” (1952) di Fred Zinneman quando le vittime erano indiani, Ford con i tipici personaggi dell’e- le giurie locali giudicavano gli im- roe ufficiale (lo sceriffo), del buono putati colpevoli di un reato o per- ma irregolare (il fuorilegge) e il sino di un omicidio. L’intenzione male assoluto rappresentato dai del governo non contava nulla di pellerossa in questo caso Geroni- fronte ai desideri degli abitanti di mo con gli apaches. Seguono Duel- frontiera” (Oscar e Lilian Handlin, lo al sole (1946) di King Vidor, Mez- op. cit.). I conflitti tra i coloni e le zogiorno di fuoco (1952) di Fred tribù pellerossa, conosciuti come Zinneman, Il cavaliere della valle so- “guerre indiane”, hanno portato al litaria (1953) di George Stevens, Il massacro e alla assimilazione del- mucchio selvaggio (1969) di Sam le tribù, con la nascita delle “riser- Peckinpah, per approdare, pas- ve indiane”. A chiudere le ostilità è sando attraverso Soldato blu (1970) la battaglia o il massacro di di Ralph Nelson, a Il piccolo grande Wounded Knee, in cui vennero uomo (1970) di Arthur Penn. Un ge- massacrati dal settimo cavalleria “Il mucchio selvaggio” (1969) di Sam Peckinpah nere a parte è rappresentato dagli 150 Sioux, tra i quali anche donne “spaghetti-western” o “Western all’ita- e bambini. Era il 29 dicembre 1890 liana” con i capolavori di Sergio Le- e gli ufficiali colpevoli della strage one dalla “trilogia del dollaro”, Per furono premiati con medaglie al un pugno di dollari (1964), Per qual- valore militare. Di fronte alle col- che dollaro in più (1965), Il buono, il pe dell’uomo bianco il cinema ve- brutto e il cattivo (1965), a C’era una drà, nel 1970, con l’uscita di Solda- volta il West (1968) e Giù la testa to blu, un’inversione di tendenza (1971). Leone esibisce una violenza nella narrazione dei fatti: per la iperbolica cui abbina “la lentezza prima volta l’opera è fondata sul liturgica, il ritmo dilatato, l’indu- punto di vista degli indiani. Il re- gio sulle atmosfere, l’esibizione gista Ralph Nelson descrive con della tecnica, della scrittura (del crudezza le efferate violenze com- montaggio in particolare)” (G.Fofi, messe dai soldati nordamericani M.Morandini, G.Volpi, op. cit.). I nei confronti dei pellerossa du- film del regista romano sono basa- rante il massacro di Sand Creek ti sull’inscindibile binomio imma- “C’era una volta il West” (1968) di Sergio Leone del 1864. Sempre nel 1970 esce Il gine-musica, in cui la colonna sonora di En- territorio sul quale vivevano sparse le tribù in- piccolo grande uomo di Arthur Penn che confer- nio Morricone aggiunge una dimensione diane. La pace di quei popoli venne, però, tur- ma la nuova lettura delle vicende della fron- ulteriore all’intelaiatura filmica. Il genere we- bata dall’intrusione degli europei: “Poi il West tiera mostrando grande rispetto nei confronti stern, in definitiva, racconta l’epopea mitica era diventato il campo di battaglia dello scon- della cultura dei pellerossa. della frontiera che era stata per lungo tempo il tro fra le potenze europee. Da Montreal i francesi Fabio Massimo Penna 42 [email protected] D’amore non si muore. Intervista a Lino Capolicchio XII. Viaggio all’interno del Centro Sperimentale di Cinematografia

Il Centro Sperimentale di Cinematografia ha pubblicato con l’editore Rubettino una bella autobiografia scritta da Lino Capolicchio. L’attore si racconta con grande sincerità e abilità di narratore. Nelle pagine scorrono gli anni della sua gioventù, un’infanzia difficile ma già consapevole di voler seguire un sogno diventato realtà molto presto. Racconta anni incredibili fatti di incontri straordinari come quello con Valentina Cortese, Antony Quinn, Tony Musante, Gian Maria Volontè, Claudia Cardinale, Anna Magnani, Pier Paolo Pasolini, Liza Minnelli e tanti tanti altri ancora. In questi mesi abbiamo avuto il piacere di sentirlo più volte e approfittato per fargli qualche domanda e parlare del periodo in cui ha insegnato al Centro Sperimentale di Cinematografia

Negli anni ottanta, pre- cisamente nel 1984, sei arrivato al Centro Speri- mentale di Cinemato- grafia, chi ti ha proposto di insegnare al corso re- citazione? Giuseppe De Santis Susanna Zirizzotti allora dirigeva il corso di recitazione e di regia, fu lui che mi chiamò perché era rimasto molto impressionato dalla mia interpretazione nel suo filmUn apprezzato professionista di sicuro avvenire. Naturalmente uno può essere un bravissimo attore e non es- sere in grado di insegnare. Non è detto che un bravo attore sia anche un bravo insegnante. Però lui pensò che potevo essere anche un bravo insegnante e quindi entrai come docen- te al Centro Sperimentale di Cinematografia. La tua carriera in teatro, nel cinema, in tv era alle stelle, quindi decidi di dedicarti all’ insegnamento, perché? Perché sono una persona che decide di fare delle esperienze sempre diverse, mi annoio a recitare e basta, mi stavo annoiando. Ho co- minciato molto presto la carriera come attore, ho iniziato a ventuno anni quando ancora si prende il latte della mamma, soprattutto un ragazzo, una ragazza a quell’età ha già una sua maturità, un ragazzo è un bambino. Ho bruciato le tappe, non a caso mi hanno sem- pre chiamato l’enfant prodige. Mi ricordo Vitto- rio Mezzogiorno che mi disse “Ma tu a 21 anni già fai le parti con Strehler e dopo cosa vuoi fare?” Strehler che è un punto di arrivo per gli attori per me è stato un punto di partenza. Quindi, volevo sperimentare cose diverse e l’i- dea di insegnare, di mettermi al servizio dei ragazzi, di dare loro quella che era stata la mia esperienza mi sollecitava moltissimo. Anch’io ero curioso, ho detto vediamo cosa succede, non l’ho mai fatto prima. C’era una curiosità di fondo perché era la prima volta, la prima esperienza in assoluto, non si sapeva come andava a finire, non sapevo se ero all’altezza della situazione o meno. De Santis mi aveva dato fiducia, poi bisognava fare delle verifiche “D’amore non si muore” di Lino Capolicchio, edizioni di Bianco e Nero e Rubettino editore (250 pagine). sul campo, non era detto che vincessi la mia Prefazioni di Domenico Monetti e Pupi Avati. Le foto pubblicate provengono dell’archivio fotografico della battaglia, potevo anche perdere. Nella vita è Cineteca Nazionale e dall’archivio personale di Lino Capolicchio. sempre un’incognita non sai mai come va a fi- nire. anni di interruzione, la sezione di recitazione do- grossa vittoria, poi avevano a che fare con un Nel 1983 il CSC pubblica due bandi di concorso, ve hai insegnato “Tecnica della recitazione” insieme attore che era anche stato un divo del cinema uno prevede dieci sezioni: regia, ripresa, scenogra- a Ingrid Thulin e Monica Vitti. Raccontaci questa e questo gli creava una sorta di timidezza fia, costume, tecnica del suono, organizzazione del- nuova fase del corso. nell’approccio. Loro erano molto intimiditi da la produzione e sezioni nuove come sceneggiatura, La vera frequenza eravamo noi, io e la Thulin me. Io cercavo di smussare gli angoli e di tro- montaggio, edizione informazione audiovisiva e film che ci alternavamo due volte a settimana cia- vare un’intesa, sempre con una certa severità d’animazione. Il secondo ripristina, dopo quindici scuno. Per i ragazzi entrare al CSC era già una segue a pag. successiva 43 n. 81

segue da pag. precedente terribile. Quindi, anche se ho avuto un’impo- in Accademia ero considerato un attore di di fondo, io nell’approccio alla materia cerco stazione di tipo teatrale poi facendo il cinema, stampo moderno. Me lo dicevano gli inse- di essere abbastanza severo. Poi mi ricordo io istintivamente di teatrale, non avevo nulla. gnanti. che facevo esattamente il contrario di quello Il teatro in ogni caso l’ho inglobato, è vero che Nel triennio 82/85 il presidente del Centro Speri- che i ragazzi si aspettavano: mi ricordo una butto via ma c’è uno stile dietro. Quando parlo mentale era Giovanni Grazzini, il suo vice Enrico ragazza che posava sempre come una persona si capisce quello che dico, non come oggi che, Rossetti. Ernesto G. Laura era direttore genera- con problemi di interiorità, era le. Tutto era cambiato rispetto agli molto timida, molto introversa e anni settanta, com’era il CSC dei io le ho fatto fare un pezzo molto primi anni ottanta, quali ricordi divertente e alla fine faceva ride- hai? re e la prima a stupirsi era lei. Bi- Il clima era un po’ triste, quello sogna scavare nelle cose, non bi- che sentivo non era allegro però sogna lasciarsi impressionare c’era molta volontà, tutte le per- dalla superficie sennò non si ot- sone cercavano di ottenere il tiene nulla. Così per esempio Ia- meglio dai ragazzi, di ottenere ia Forte che è napoletana, sul te- entusiasmo per tutto quello che atro di Eduardo andava a nozze, si doveva fare. Quando entravo non le ho mai fatto fare Edoardo al CSC non lo sentivo allegro poi De Filippo. Le facevo fare un tea- con i ragazzi si faceva incande- tro molto letterario come era Je- scente, cercavo di entusiasmar- an Cocteau, le ho fatto fare I pa- li, comunque a mia sensazione renti terribili che era esattamente c’era come una patina di tristez- il contrario di quello che era lei. za che avvolgeva tutto. Era un’attrice molto brava, mol- 1985 short allievi CSC “Sonno e sogno tra le lenzuola” 1 Secondo te da cosa nasceva? to istintuale però anche molto Non so forse da un lungo perio- napoletana, io cercavo di andare do buio che c’era stato negli an- all’opposto, sempre, con tutti, ni passati e continuava, qualche proprio perché bisogna supera- eco si sentiva, anche se attutito, re certe barriere, prima di tutto in lontananza. C’era un tono non mi diverto e forse non si sa- malinconico soprattutto il pri- rebbero divertiti neanche loro. mo anno. Fare le cose che ti fa comodo, che Com’era il lavoro di attore, quali ti vengono con facilità è un lavo- erano le difficoltà che incontrava chi ro inutile e non ha molto senso. voleva fare questo mestiere? Se non lo fai a scuola quando lo Per un ragazzo che voglia fare fai? Ho cercato di farlo anche l’attore, che comincia, le diffi- nella mia carriera di scegliere coltà che si presentano ci sono personaggi sempre diversi che sempre, i ragazzi si impegnava- non avevo mai fatto prima. Ho no moltissimo, avevo un gruppo cercato di riportare questa mia che si buttava nella mischia con idea, questa mia diagnosi anche grande ardore, una specie di nell’insegnamento. corsa ad ostacoli che avrebbero La tua formazione all’Accademia 1985 short allievi CSC “Sonno e sogno tra le lenzuola” 2 superato non con facilità ma Nazionale d’Arte Drammatica Sil- con grande volontà. Fare l’attore vio d’Amico, i tuoi studi, i metodi ri- è sempre un’incognita che viene cevuti hanno influenzato il tuo me- anche sui banchi di scuola, poi todo di insegnamento, ti sei ispirato comunque tra i ragazzi c’è sem- a qualcuno o è stato solo frutto della pre grande competizione, tra le tua grande esperienza? ragazze specialmente è terrifi- Vengo da una base teatrale ma cante. Figurati poi quando si en- già quando lavoravo all’Accade- tra nel professionismo, già lì si mia ero un attore molto moder- vede. Capitava che se facevo un no. Le critiche erano che somi- complimento sulla bravura di gliavo agli attori britannici, una ragazza suscitavo una sor- tranne Goldoni, ho sempre fatto ta, non dico di rabbia ma di teatro inglese o americano. Sia scontento nelle altre. per quanto riguarda la recita- Raccontaci di qualche allievo parti- zione sia da un punto di vista colarmente interessante estetico io non ho nulla di italia- Più che tra i ragazzi ce n’erano no, non a caso Patroni Griffi di- tra le ragazze: c’era la Francesca ceva che ero l’attore italiano me- Neri, Iaia Forte, mi piaceva mol- no italiano che c’era in Italia. Lino Capolicchio e Francesca Neri to anche Roberto De Francesco Stanley Kramer che cercava un che aveva un’aria da ragazzino, attore italiano una volta mi disse: “ma lei sem- siccome non hanno studiato dizione, gli atto- sembrava uscito da un film di Truffaut. Le ra- bra russo più che italiano, lei non c’entra nul- ri si mangiano le parole, non capisci quello gazze erano più interessanti, sicuramente. la, potrebbe fare Raskolnikov in Delitto e casti- che dicono. Mi è servita molto questa impo- Quando feci l’esame di ammissione a France- go di Dostoevskij ” . Mi ricordo che Carmelo stazione teatrale però sono stato pronto ad sca Neri, c’è stata la mano del destino perché Bene mi diceva che sembravo uscito da un eliminarla o riprenderla quando era necessa- quel giorno io non ci dovevo essere, ci doveva film di ĖjzenštejnLa congiura dei boiardi, Ivan il rio, sempre in maniera molto moderna. Anche segue a pag. successiva 44 [email protected]

segue da pag. precedente e poi mi faceva i complimenti, mi diceva “, hai hai a che fare. Con la Neri dovevo essere molto essere Sergio Leone. Lui mi chiamò alle sette una vocazione da regista sembri un regista delicato, molto gentile. Il bello poi è che con del mattino, io ero completamente addor- nel modo in cui dirigi gli attori”. Una volta quest’aria così soave le feci interpretare il ruo- mentato, riconosco il suo tono di voce sempre venne al Centro Sperimentale Francis Ford lo di prostituta di un dramma di Sartre, era Il burbero, rude, che nascondeva secondo me Coppola ad assistere ad una mia lezione. Fu diavolo e il buon dio. Per dire che cercavo di far- una grande timidezza, ti aggrediva proprio un momento clamoroso. I ragazzi erano fuori le fare l’opposto, un ruolo dove doveva essere per nasconderla, e quindi mi dice che doveva di sé, cercavo di tenerli calmi ma non ci riuscii volgare. Tirar fuori l’altro aspetto, quello na- andare al Centro a fare gli esami di ammissio- molto. Virzì era un appassionato delle mie le- scosto, fu un lavoro anche faticoso per lei. Per ne ma non ci poteva andare, allora io gli dissi zioni, lui veniva sempre, una volta l’ho incon- trovare questa chiave ci abbiamo lavorato che lo avrei sostituito volentieri. Sono certo, trato e gli ho detto “sei molto bravo a dirigere molto. conoscendo Sergio Leone, che se avesse visto gli attori e lui: ”Certo, ho imparato da te!”. Ma Quali sono state le difficoltà maggiori di questa questa ragazza timidissima, non era in grado io ho fatto anche il regista, ho diretto anche esperienza? di fare il provino né di emettere alcun suono, due opere liriche e lì far recitare i cantanti è Il problema è che tu hai a che fare con una se- l’avrebbe cacciata di corsa, sono si- rie di caratteri molto diversi l’uno curo. Invece io quando ho visto que- dall’altro, credo sia come un allena- sta ragazza, si molto carina, del resto tore di calcio, ognuno ha un carat- ce n’erano tante carine, però io ho tere diverso, devi capire le persone notato una cosa, ho questa dote, la e lavorare sulle psicologie. Prima capacità di leggere lo sguardo delle di lavorare sulla recitazione devi persone, capisco subito se una perso- capire con chi hai a che fare e que- na ha una grande sensibilità oppure sta è la cosa più complicata per chi no. Me lo dicono i loro occhi che so si occupa di insegnare, devi cerca- leggere perfettamente. E quindi ho re di definire le persone con le qua- capito che era molto sensibile, senti- li ti rapporti. E io cercavo sempre vo che aveva un’anima, allora mi son di capire prima, dopo cominciavo a detto forse vale la pena perderci un lavorare su un testo. Prima devo po’ di tempo. Intanto per farle capire capire chi sei aldilà della facciata, che non sono un nemico, anzi, vole- aldilà di quello che tu mi mostri. vo aiutarla. Quando poco a poco ha Non è semplice ma è la cosa fonda- capito si è sciolta, era in grado di fare mentale, il lavoro successivo diven- il provino, allora ho chiamato il tec- “Il giardino dei Finzi Contini” (1970) di Vittorio De Sica, tratto dall’omonimo romanzo ta più semplice, se trovi all’inizio nico per iniziare la ripresa. Lei anni di Giorgio Bassani degli scogli allora la navigazione di- dopo ha fatto vedere la registrazio- venta complessa e non è detto che ne del provino in televisione, si sentiva la mia molto più complicato di far recitare gli attori. poi riesci ad ottenere un certo tipo di risulta- voce in lontananza e lei mi ha citato dicendo: Sono riuscito a far recitare gente che neanche to, con alcuni sì ma con altri no. “questo è Lino Capolicchio che è stato il mio si muoveva, la moglie di un tenore, protagoni- Oggi lo rifaresti se te lo chiedessero? maestro al Centro Sperimentale di Cinemato- sta della Bohème, mi disse che avevo fatto un Forse si perché mi piace l’idea di insegnare. grafia”. Quando abbiamo fatto un film insie- miracolo perché non aveva mai visto suo ma- D’altronde se uno nella vita ha deciso che gli me, La sconfinata giovinezza di Pupi Avati, dove fa- rito così agile, muoversi con una naturalezza interessa di più fare il regista che l’attore. Io cevo suo fratello, un medico, avevo con me una assoluta. Ho un metodo che riesco a far muo- mi sono stancato di fare l’attore. Data l’età in fotografia di lei diciottenne che mi aveva dato vere le persone, le muovo dall’interno, cerco di teatro potrei fare il Re Lear mentre al cinema all’epoca e che avevo conservato, quando gliel’ho fare un lavoro in profondità, nell’animo, non è più difficile trovare un ruolo da protagonista fatta vedere lei l’ha presa è ci ha scritto sopra: “Al in superficie. alla mia età. Scrivo sceneggiature e allora pos- mio maestro per sempre Francesca Neri”. Raccontami se c’è stata una volta in cui a Scuola ti so mettere su un film e fare il regista, essendo Come avvenivano le selezioni? sei arrabbiato tantissimo… uno che ama la regia, in fondo dirigere un C’era una Commissione d’esame, i ragazzi reci- Una volta cacciai una ragazza che stava di- film è come insegnare. Si, tornare ad insegna- tavano sul palcoscenico un brano che avevano sturbando, non mi arrabbio facilmente sul la- re non mi dispiacerebbe come idea, assoluta- scelto, in genere erano pezzi di teatro, qualcuno voro ma quando lo faccio è di brutto, non so- mente. faceva monologhi tratti da qualche film ma ge- no bonario, quando mi arrabbio è bene Cosa vorresti cambiare nel modo di recitare di oggi, neralmente erano brani di teatro, anche com- scappare. Comunque c’è stato sempre un cli- su cosa punteresti rispetto a ieri. plessi. C’era una Commissione che faceva anche ma tranquillo con i ragazzi, assolutamente. Detesto il modo di recitare di oggi, non è domande sul cinema per vedere se questi ragaz- Che clima c’era tra gli allievi, collaborazione o com- recitare, è un borbottio che senti, queste zi avevano una preparazione di base. Dryer do- petizione? parole che avverti e non avverti, poi non vevi conoscerlo per frequentare la Scuola. Se si vogliono ottenere dei risultati è meglio vedo facce estremante espressive, magari Giuseppe De Santis insegnava “Dizione degli attori” creare un clima favorevole. Ho avuto un’allie- sono io che ho visto delle cose dove essere ma era anche direttore del corso di recitazione, come va che se non veniva scossa non ottenevi risul- espressivi non conta. Però credo che una erano i vostri rapporti, condividevi le sue scelte? tati. Ci sono degli attori, soprattutto tra le delle doti di un attore degno di questo La cosa che mi sorprendeva era che mi lascia- donne, che se sei carino danno il cento per cen- nome sia l’espressività, se quando vedo va sempre campo libero, le scelte erano mie, to, altre invece hanno bisogno di essere scosse, recitare l’espressione è sempre la stessa, ma la cosa che mi sorprendeva di più era che lui ti devi arrabbiare sennò non succede nulla. E’ non cambia mai, allora che attore sei? veniva ad assistere alle mie lezioni di recitazione una questione psicologica, devi capire con chi Susanna Zirizzotti

45 n. 81

Ascolta DdCR in podcast dove e quando vuoi sul nostro sito: www.cineclubroma.it/diari-di-cineclub-roma/radio-diari-di-cineclub-roma DIARI DI CINECLUB RADIO | DdCR Il grande cinema alla radio

Guarda i nostri programmi: www.cineclubroma.it/diari-di-cineclub-roma/diari-di-cineclub-youtube Stanlio & Ollio sul canale Diari di Cineclub YouTube

Per tutti gli appassionati e studiosi di Stanlio e Ollio, sul canale YouTube di Diari di Cine- club troverete una interessante selezione di film , corti, antologie della più famosa coppia della storia del cinema. Questo il programma in continua aggiorna- mento: • 17 lungometraggi; • 70 video cortometraggi; • 11 video “Qui si parla di Stanlio e Ollio”; • 23 video comprendenti Antologie italia- ne sulla coppia. • Diari di Cineclub sostiene il progetto “S.O.S. Stanlio e Ollio”: salviamo le versioni italiane dei film di Laurel & Hardy! recuperare e re- staurare, grazie alle nuove tecnologie, il patri- monio filmico della coppia in versione italia- na con l’obiettivo di realizzare un’esauriente collana di opere restaurate in DVD e Blu-ray e di favorire un ritorno in pellicola, restituen- dole, con una veste rinnovata, alla memoria collettiva. Promotori dell’iniziativa Enzo Pio Pignatiello e Simone Santilli già noti agli amanti di Stanlio e Ollio e ai lettori di Diari di Cineclub. DdC 46 [email protected] Virgilio, l’Eneide, la Romanità, lo sceneggiato Il valore di un’eredità meta-storica da riscoprire Eravamo nei primi direttamente dai fatti che animano, ed agita- al fenomeno che possiamo senz’altro definire, anni Settanta, per la no, le rive del Tevere, i parametri, che indivi- con terminologia attuale, quale lotta di classe. precisione in un lasso dua quali ripetibili, di un’esperienza umana Questo quanto all’interno. All’esterno, e sia- di tempo che va dal di- che voglia ambire alla grandezza. Certo, po- mo al dato fondamentale e dirimente, l’espan- cembre del 1971 al gen- trebbe obiettarsi, e vale la pena affrontare la sione territoriale romana è puntualmente ac- naio dell’anno dopo, questione, la quale però in qualche caso rive- compagnata e sostenuta dall’utilizzo raffinato periodo nel quale l’e- ste i caratteri di un’ossessione tipica di noi del diritto. Nel che risiede l’argine alla pura so- tere, sgombero dal so- moderni, che Roma si sia imposta nella storia praffazione e al becero arbitrio. Non solo: nel- vraffollamento e dall’i- in quanto potenza imperialista. Il che, sia la conquista della Penisola dapprima, e di am- pertrofia, irradiava, di chiaro, è vero. Per non urtare la sensibilità di pi territori al di là delle Alpi e del Mediterraneo Giacinto Zappacosta tanto in tanto, ma con alcuno, e comunque per emancipare la ricerca in seguito, si ravvisa un’omogenizzazione, apprezzabile frequen- dalle secche di approdi infruttuosi e di sterili mai un annientamento, estraneo alla mentali- za, prodotti di pregio. Da allora, nel mutare aporie, prendendo peraltro spunto dalle sug- tà romana, dei popoli sottomessi. Il diritto, dello scenario televisivo e cinematografico, gestioni provenienti sia dallo sceneggiato L’E- dunque, di pari passo con l’assimilazione di nonché dei gusti e delle tendenze ciò che di buono si avverte al di là culturali, è passato un cinquan- del pomerium, a cominciare dagli tennio, percorso da una nuova ge- Etruschi, cui l’Urbe deve, rappre- nerazione. Rimangono però, solidi sentato nelle insegne esteriori, il e quanto mai attuali, interrogativi concetto di imperium, potere e problematiche inerenti una comprimibile, elastico, non dele- grande civiltà della quale, consa- gabile, originario, che spetta al pevoli o meno, siamo eredi e alla magistrato per la sua posizione quale dobbiamo riconoscenza. all’interno della città-stato. Pren- Con tutti i limiti insiti nelle vicen- de corpo con ciò stesso una civiltà de umane, depurato il contesto da che può essere ravvisata come ogni tentazione proveniente da fondamento e presupposto di insidiose retoriche, vuote ed asfit- ogni comunità politica. Ne parla tiche, non possiamo prescindere diffusamente il Mommsen, senz’al- da una conoscenza approfondita tro il più grande conoscitore di Roma e del suo lascito. Il cine- dell’Italia arcaica, lo dimostra tut- ma italiano, con un film all’altez- tora la diffusione nel mondo delle za, ha affrontato l’argomento, im- lingue neo-latine, retaggio di un pegnativo, con esiti più che passato che vive nelle nostre par- lusinghieri (vedi Il primo re. La na- late. Una civiltà capace di interro- scita di Roma tra suggestioni e lingua garsi, allorquando il gruppo di in- Una scena de L’“Eneide” (Rai, 1971) latina. Un film tutto italiano dalla tellettuali, di letterati e di politici, forte capacità evocativa, Diari di Ci- radunatosi attorno agli Scipioni, neclub, n. 70, marzo 2019, pag. ebbe chiara l’idea, che esternò, 33). La pellicola, che ha avuto un anche con successo, nella vita buon riscontro presso il pubblico, pubblica, secondo la quale l’avan- ci introduce, attraverso la lingua zare degli eserciti doveva accom- latina utilizzata nei dialoghi, si- pagnarsi ad una lungimirante ri- curamente lontana dalle raffina- cerca di alleanze con i popoli tezze delle epoche successive, agli vicini. Se questo è un dato certo, albori della fondazione dell’Urbe. verificabile storicamente, non po- Ma, come si diceva, non si tratta tremmo viceversa mai sapere del primo approccio al tema. De- quale sarebbe stato l’esito se i Ro- cenni fa, quindi, la Rai intratten- mani avessero accolto la tesi del ne gli spettatori con lo sceneggia- saggio Scipione Nasica, il quale to L’Eneide, in sette puntate, per la esortava i propri concittadini a regia di Franco Rossi. Ad inter- non distruggere la rivale Cartagi- pretare il personaggio principale ne, pena l’annichilimento dell’ar- fu Giulio Brogi. Lo sbocco, anche dore necessario a fronteggiare un in quel caso, fu ragguardevole, sia nemico di tale portata, con l’ulte- in termini di ascolti, sia in ordine riore conseguenza della decaden- alla valenza del risultato finale. Giulio Brogi interpreta Enea za dei costumi. Come noto, Nasi- Ma cosa rimane al fondo? Quali prospettive, neide, sia dal film Il primo re, entrambi conver- ca, uno dei più grandi uomini politici che quali spunti per un dibattito serio e costrutti- genti sul punto, possiamo accedere ad un abbia avuto Roma, non fu ascoltato: a notarlo, vo? Viene in taglio, ancora una volta, il Ma- primo assunto, vale a dire l’essenza meta-sto- rimproverandone severamente i cittadini chiavelli, il fondatore della scienza politica rica degli accadimenti romani. Più in partico- dell’Urbe, è Sant’Agostino, nel suo testo De ci- moderna, con la sua mentalità pragmatica, lare: Roma si impone sì con le armi e con le le- vitate Dei. Il vescovo di Ippona, con ogni pro- mai disgiunta dalla ricerca dell’ideale, il quale gioni, ma anche in virtù di una compattezza, babilità, aveva ragione. Ma questo è tutto un ravvisa nella repubblica romana l’archetipo di paradossalmente rafforzata, mai minata, dal- altro discorso, da affrontarsi, semmai, in se- ogni forma di governo. Scevro di qualsiasi ri- le tensioni, sempre presenti, tra patriziato e parata sede. ferimento di impronta storicistica, trae plebe, anche talora violente, le quali assurgono Giacinto Zappacosta 47 n. 81 Camilla (1954) di Luciano Emmer Il mesto declino di un mondo perbene Una valigia di cartone, un lucroso affare sfumato per colpa sua. E, una sporta di mele e le poi, quello non è il suo mondo. I Rossetti, da caviglie doloranti per che pensano a i schei, danno di matto a giorni il viaggio. Così, dal Ve- alterni. Ma il pianto della piccola Cristina è se- neto alla città eterna, gno d’amore, e la donna rimane, col borsello la balia Camilla rag- sempre in vista nel taschino del grembiule. giunge i Rossetti. Ma- Quando Camilla esordisce, nel ’54, la critica rio, futuro medico cui saluta entusiasta la novità di un film “norma- manca un esame. Gio- le”. Eppure, è apparso due anni prima Umberto vanna; modella in cuor D., di Vittorio De Sica. Il dramma della solitu- Demetrio Nunnari suo, casalinga nella vi- dine di un anziano fa pendant con la placida ta. I piccoli Cristina e routine di una governante. Sono i tratti di quel tutta evidenza – si ha tanto bisogno. La perso- Andrea: amorevoli e insolenti. Ai piani alti neorealismo così arduo, in fondo, da circo- na, ridotta da un conflitto immane ad un nu- d’un palazzo signorile del centro, il loro mena- scrivere su piano storico, ma del quale – con mero tatuato sui polsi, reclama adesso la pro- ge è tutt’altro che roseo. Inquieto pria identità. E vuole di nuovo per gli studi e il caos di casa, lui è sentirsi chiamare per nome. Um- spesso polemico e sbadato. E Pa- berto e Camilla sono “atti locuto- ola, antica fiamma che riprende ri” anzitutto; metafore di un quo- a frequentare, ne placa con dol- tidiano così a lungo invocato da cezza ogni tensione. Lasciati a apparire persino poetico. Il pre- sé, i pargoli sono un castigo: pe- gio del film di Emmer sta nel ri- sci rossi immolati alla loro cru- tratto amorevole che il regista di- deltà, libri sgualciti e rimbrotti pinge di Camilla, resa con senza fine. E poi il pianoforte, disarmante candore dall’attrice che sotto le dita di Andrea span- non professionista Gina Busin. de una nenia di un’uggia catarti- Col suo corpo pingue e affatica- ca. Fortuna che c’è Camilla, le cui to, di piacere non le importa: la morbide forme di bracciante pa- seduzione è vanità. Rocciosa, ri- iono fatte apposta per incassare mane fedele alla memoria del in silenzio. È lei che salda il conto marito e al vincolo eterno del al panettiere quando Giovanna matrimonio. Per non dir di quel non ha di che farlo. Le onerose che vedono i suoi occhi! Gianni – urgenze della buona borghesia un Franco Fabrizi superbo e in- son motivo di continui dissapori solente – insidia la moglie del pa- fra i coniugi, e perciò il progresso drone mentre questi (Gabriele di carriera di Mario è vitale quan- Ferzetti), ignaro, riallaccia con to mai. Cade a fagiolo la solerzia una ex. Camilla è il portato di un di Gianni, amico di sempre e af- mondo perbene al declino, i cui farista traffichino. I due s’avven- valori a stento reggono i colpi del turano nella vendita di preparati materialismo dell’era moderna. galenici che fruttano guadagni di Indifferente al progresso che tutto rispetto. Ma Gianni è volu- avanza, va su per le scale, che l’a- bile pure in amore e, mentre vive scensore è soltanto una “trappo- una relazione aperta con la sua la”. E il suo stomaco di veneta doc Donatella, non disdegna qualche si arrende ai beveroni di un rino- avance alla fascinosa signora Ros- mato nutrizionista. Folleggiano setti. E Camilla, di vedetta, lo ge- le spese a casa, e Mario sfiora l’il- la con gli occhi. Anche lei ha un lecito pur di arricchirsi. Ma la do- pretendente, muratore di San mestica, avvezza ai profumi in Donà di Piave, mai corrisposto. cucina, non avverte l’odore dei Vedova attempata, la donna vive soldi, ed apre spesso il portafogli oramai per il figlio artigliere, che per soccorrere i “signori”. Il gar- presto verrà a trovarla. Intanto, la ruota gira, e bo demodé del suo ragazzo, già militare, dice in casa Rossetti tornano i debiti e i litigi. Di da solo quanto sia stata una brava madre e lo nuovo, Gianni ha un’idea: integratori alimen- sia tuttora dei bimbi dei Rossetti. Il bene infi- tari. Il prodotto giusto per un mercato in nito che le vogliono i due le infonde certezza espansione. Dopo i rigori dell’immediato se- di essere utile, lei che appartiene ad un tempo condo dopoguerra, il consumatore è adesso che ormai non è più. Camilla rimane. Ma è già più attento alle istanze di una sana nutrizio- sera e, scesa dabbasso, la donna cede alla timi- ne. Rimediato un “cumenda” che foraggia il da corte del suo muratore. Nulla di proibito, progetto, s’apparecchia un pranzo di lavoro. Il s’intende: quattro passi per il viale alberato, e ristorante è superlusso, ma il diavolo fa le poi un bicchiere di vino. Ma sarà lui ad offrire, pentole e non i coperchi: un poderoso volta- perché così si faceva una volta. stomaco stende tutti quanti, Camilla per pri- ma. La poveretta è costernata e vuol partire; Demetrio Nunnari 48 [email protected] Festival 5° La Spezia Film Festival - 2020 Con anteprima il 6 Marzo, si svolgerà nella città ligure il 27/28/29 Marzo Organizzato dall’As- lavori insieme ai propri coetanei. Nella serata sociazione Cinema e verrà conferito il premio alla carriera ad un Ma- Cultura e Cut-up Edi- estro del Cinema italiano. zioni, con il Patroci- Si prosegue sabato 28 con la giornata che di nio del Comune della consuetudine é dedicata alla cinematografia Spezia, la direzione straniera: dopo Albania e Svizzera, in questa artistica é affidata alla quinta edizione il Paese ospite sarà la Germa- regista e autrice Paola nia, con ospite la cineasta tedesca Anna Help Paola Settimini Settimini e allo sce- che presenterà il suo documentario 800 mal neggiatore Paolo Logli, presidente di giuria il einsam - Ein Tag mit dem Filmemacher Edgar Rei- docente universitario di Storia del Cinema tz acclamato allo scorso festival di Venezia. Roberto Danese. La giuria è composta da Lam- Nella stessa giornata la critica Barbara Rossi berto Bava (regista), Silvano Andreini (presi- presenterà il suo libro Edgar Reitz. Uno sguardo dente dell’Associazione Culturale Film Club fatto di tempo (cfr Diari di Cineclub n. 79 – Gen- Pietro Germi che gestisce a La Spezia il cine- naio 2020 pag. 71). A poco più di trent’anni dal- ma Il Nuovo), Silvia Badon (studiosa di cine- ma balcanico), Roberto Bocchi (attore), Lisa Castagna (regista), Roberto Di Maio (attore), Marco Ferrari (giornalista, scrittore e autore te- levisivo), Francesca Pich (animatrice 2 D per se- rie televisive d’animazione), Matteo Taranto (attore), Barbara Rossi (critica cinematografi- ca), Dario Vergassola (comico e attore), il regista messicano Roberto Valdes, il regista kuwatiano Ahmed Alkhudari. Il festival si aprirà quindi venerdì 6 marzo alle ore 17 presso l’Auditorium della Biblioteca Ci- vica Beghi con l’attrice Nathalie Guetta, la simpatica perpetua di Don Matteo, che incon- trerà il pubblico per la presentazione del suo libro “Undici in caso di stress” (Cut-up Edizio- ni - collana Qulture). Nel corso del mese si svolgeranno vari eventi “off” e si entrerà nel vivo nell’ultimo fine settimana del mese. La mattinata di venerdi 27 é interamente de- dicata alle scuole con una sezione specifica ma non competitiva, guidata dal professore e critico cinematografico Lorenzo Moretti, de- dicata ai film realizzati dai ragazzi delle scuo- le superiori della provincia e non. Il festival vuole dedicare uno spazio alla creatività dei giovani al fine di stimolare, attraverso la rea- lizzazione di uno o più cortometraggi, un confronto diretto tra studenti appartenenti a diverse scuole (licei, istituti tecnici e profes- sionali) dando loro la possibilità di esprimersi con il potente linguaggio delle immagini nell’ambito di una manifestazione dedicata al cinema e offrendo al tempo stesso ai ragazzi la speciale opportunità di proiettare i loro Nathalie Guetta regia, miglior fotografia, miglior attore,- mi glior attrice, miglior sceneggiatura, miglior colonna sonora, miglior corto in assoluto, Premio della Stampa (assegnato da una giuria Barbara Rossi apposita composta da giornalisti collaborato- la caduta del Muro di Berlino, il Festival ha vo- ri di testate italiane e straniere) e il Premio luto proporre al brand pubblico questo focus Diari di Cineclub, periodico di cultura e infor- su quello che è uno dei registi più rappresen- mazione cinematografica, prestigioso part- tativi del cinema tedesco contemporaneo. ner del Festival. Il festival si concluderà domenica 29 con la Paola Settimini proiezione dei cortometraggi finalisti e la pre- Direttrice artistica Lamberto Bava e Paola Settimini miazione. I premi assegnati saranno: miglior Diari di Cineclub | media partner 49 n. 81 Jojo Rabbit Anni Cinquanta, a Non era facile dire qual- svincolato dal pensiero univoco del nazismo. Cinecittà arrivano i cosa di nuovo sulla se- “Ora mi dici tutto sulla razza ebraica” dice conda guerra mondiale, Jojo a Elsa e lei controbatte: ”Tu sei stato cre- registi milanesi! ma Taika Waititi, attore e sciuto da un patetico ometto a cui nemmeno Nel dopoguerra il cine- regista neo-zelandese, ha crescono i baffi”. Anche la madre Rosie sa be- ma italiano cerca una trovato la formula giusta ne quanto il figlio sia stato indottrinato dalle nuova strada nella com- che gli ha portato anche idee naziste: “É un fanatico- dice a Elsa- Ci ha media popolare, i rac- l’Oscar per la migliore messo tre settimana per superare il fatto che conti romani, in parti- sceneggiatura non origi- suo nonno non era biondo”. Purtroppo la ma- colare per merito di Paola Dei nale. Tratto dal roman- dre Rosie muore e il bambino inizia il suo per- Luciano Emmer, Luigi zo di Christine Leu- Comencini e Dino Risi ners, scritto nel 2004 con il titolo Come semi Concluso il doloroso ca- d’autunno, Caging Skies, l’opera é una comme- Pierfranco Bianchetti pitolo della guerra, Ci- dia sul nazismo e sul periodo che portó alla di- necittà diventata il ricovero di tutti gli sfollati sfatta di Hitler. Presentata in anteprima al privi di casa in seguito ai bombardamenti di Toronto International Film Festival nel set- Roma, riprende lentamente a funzionare an- tembre 2019 ed in Italia al Torino Film Festival che se deve fare i conti con il furto di tutte le il 22 novembre dello stesso anno. Distribuito attrezzature tecniche trasferite dall’ esercito da Walt Disney Studios Motion Pictures sotto tedesco in Germania. Il neorealismo di Rossel- l’etichetta Century Fox Italia. Gli interpreti lini, De Sica e Visconti preferisce utilizzare le sono Roman Griffin Davis, Thomasin McKen- strade e le piazze anziché gli studi cinemato- zie, Taika Waititi, Rebel Wilson, Sthepen grafici, ma ben presto Hollywood alla ricerca Merchant, Alfie Allen, Sam Rockwell e Scarlett di costi di produzione più bassi, sceglie gli sta- Johansson. Grazie alla recitazione dei fanta- bilimenti di via Tuscolana per realizzare film stici bambini, il regista gioca con lo strumen- per il grande pubblico. Nasce così la Hollywo- to cinema dopo il monumentary Vita da vampi- od sul Tevere, mentre il cinema italiano trova ro-Whatsapp We Do in the Shadows e il blockbuster nuove strade per riconquistarsi il pubblico del- Tor: Ragnarok. Dietro l’apparenza di film per le sale cinematografiche (il cinema è uno dei ragazzi, il regista racconta la tragedia dell’olo- passatempi più amati e anche a buon pezzo in causto e ci aiuta a riflettere con gli occhi del Italia). Trionfano sugli schermi i “racconti ro- piccolo attore protagonista, il piccolo Jojo, mani” come li chiama Fabio Carpi, raffinato così chiamato dai nazisti perché non ha il co- regista scomparso a tarda età lo scorso anno, raggio di uccidere a sangue freddo un coni- nel suo libro Cinema italiano del dopoguerra- glio, interpretato da Roman Griffin Davies. Il Schwarz Editore 1958, storie pittoresche e sen- piccolo é talmente condizionato dagli inse- timentali ambientate in una sola città, Roma e gnamenti nazisti da essersi creato un amico in un solo ambiente, quello della gente umile e immaginario che veste i panni di Hitler ed é della piccola borghesia. Ironia della sorte sono interpretato dallo stesso Taika Waititi. Jojo vi- proprio tre registi milanesi, Luciano Emmer, ve una ambiguità nella quale non riesce a tro- corso di trasformazione in mezzo a Yorki, il Luigi Comencini e Dino Risi, gli artefici di vare una strada lineare. I nazisti lo considera- simpaticissimo amichetto cicciotto interpre- questo filone. Luciano Emmer nato a Milano il no un codardo, soprattutto dopo un incidente tato da Archie Yates, dalla signorina nazista 19 gennaio 1918, si trasferisce ancora bambino che fa da seguito alla storia del coniglio, che lo Frāultima Raham e dal capitano Klenzendorf con la famiglia a Venezia (suo padre è inge- lascia sfigurato, la madre tiene nascosta in ca- interpretato dal premio Oscar Sam Rockwell, gnere capo del Comune) e grazie alla tessera di sa una ebrea. Tutto sembra apparentemente che perde la propria vita per salvarlo. Non libero ingresso nei sei cinema veneziani con- satirico e leggero, ma mostra invece sul piano vinceranno mai. L’amore è la cosa più forte al cessa al genitore alto dirigente comunale, si di realtà, la crescita di bambini che sono co- mondo, dice Rosie al piccolo, mentre il capita- appassiona alle gesta di Max Linder, Ridolini, stretti a fare i conti con qualcosa di più gran- no Klenzendorf gli ricorda affettuosamente Charlie Chaplin e Stanlio e Olio. Giovanissimo de di loro e che gli sta portando via l’infanzia. che anche lui da bambino aveva un amico im- fonda insieme al documentarista e regista En- Ogni personaggio viene definito da rituali o maginario che lo metteva sempre nei guai. rico Gras la “Dolomiti Film” che produce nu- oggetti come il saluto al fuher, le divise, le Taika rende palese il messaggio-non messag- merosi cortometraggi dedicati all’arte. Nel 1950 scarpe rosse della madre, le palandrane nere gio di sostenere i bambini a sviluppare un Luciano parte per la capitale dove debutta con il dei nazisti che evocano le divise dei vampiri pensiero autonomo e una propria individuali- lungometraggio Una domenica d’agosto, un film nel film Vita da vampiro. Difficile ridere in un tà al di là degli steccati costruiti dalla storia. Al segue a pag. successiva film sul nazismo, ma Jojo con le sue battute di là del genere in cui catalogare il film acco- innocenti, insieme a Sam Rockwell e al suo stabile a La grande guerra di Monicelli o a Tutti amichetto Yorki, che ad un certo punto del a casa di Comencini, il film a tratti sembra una film dice di essere un bambino grasso nei favola, a tratti un dramma, che può essere let- panni di un bambino, riesce a farci vivere mo- to a vari livelli e varie profondità, ma ció che menti esilaranti. Non é casuale la scelta del re- va riconosciuto a Taika Waititi, figlio di padre gista di inserire nel testo le poesie di Rilke, au- Mario e di madre ebrea, é il coraggio nell’aver tore preferito dalla ragazza ebrea che Rosie, la trattato in maniera nuova un film così scabro- madre di Jojo interpretata da Scarlett Johans- so, dove ciascuno dei protagonisti ha perso son tiene in casa. L’arte é l’unico antidoto con- qualcuno e qualcosa, ma dove nessuno ha per- tro i pregiudizi e il razzismo, il regista non le- so la capacità di cogliere il senso della poesia e “L’amore in città” (1953) un film in sei episodi diretti dai sina lezioni di poesia. E grazie a Elsa, la delle parole sull’amore. registi Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Alberto ragazza ebrea che é stata amica della sorella Lattuada, Carlo Lizzani, Francesco Maselli, Dino Risi e morta, Jojo incomincia a porsi delle domande, Paola Dei Cesare Zavattini. 50 [email protected]

segue da pag. precedente cinematografico dell’Avanti, redattore e corale interpretato da Marcello Mastroianni fotoreporter di Domus”, “Casabella”, doppiato da , da Ave Ninchi e “Corrente” e “Tempo illustrato”, ma non Franco Interlenghi, considerato il primo cessa di cimentarsi dietro la macchina esempio della commedia neorealista. La pelli- da presa con il documentario “Bambini cola passa inosservata come un filmetto rosa in città” incentrato sulle misere condi- cui dedicare poche righe di critica, ma invece zioni dei piccoli milanesi nella periferia con il passare degli anni diventerà un cult mo- metropolitana. Il suo lavoro non passa vie, un piccolo classico di cinema sociologico inosservato e l’anno dopo si aggiudica il sulle vacanze balneari degli italiani del dopo- Nastro d’Argento. Grazie a Carlo Ponti guerra, allegri, spensierati e desiderosi di di- decide di andare con lui a Roma per “fa- menticare il passato per guardare con speran- re del cinema” assunto dalla Lux Film. za al futuro. Dopo il successo ottenuto dalla Realizza così Proibito rubare, 1948, L’im- pellicola nel ’52 firma Le ragazze di piazza di peratore di Capri, 1949, Persiane chiuse, “La tratta delle bianche” (1952) di Luigi Comencini Spagna, storia di tre povere fanciulle dipen- 1951, La tratta delle bianche, 1952, prima denti di una grande sartoria. Protagonista an- di girare il mitico Pane, amore e fantasia, cora Mastroianni e questa volta curiosamente considerato la pugnalata nella schiena doppiato da Nino Manfredi. Del ’53 è Terza li- del neorealismo e la nascita del neorea- ceo, con Valeria Moriconi, e la lismo rosa, guadagnandosi però buone sceneggiatura di Sergio Amidei, Vasco Prato- critiche come quella di Alberto Mora- lini e Carlo Bernari, ritenuto un ritratto trop- via. Altro milanese doc è Dino Risi ap- po frivolo dei ragazzi dell’epoca tutti presi partenente a una famiglia benestante dalla ricerca dell’amore e del divertimento. (suo padre è medico del Teatro alla Nessuno è ancora capace di intuire la moder- Scala e la madre è una donna austriaca nità dell’opera che sancisce la nascita del filo- colta e bellissima). Frequenta il liceo ne giovanilistico del cinema italiano. Nel ’54 è classico Berchet, la scuola superiore in la volta di Camilla scritto da Ennio Flaiano e pieno centro cittadino nella quale han- no studiato tanti intellettuali e artisti. Rodolfo Sonego, con e con “Le ragazze di piazza di Spagna” (1952) di Luciano Emmer Elisabetta e Michele Emmer, figli del regista, Nel ’40 il ventiquattrenne Dino, vicino pellicola sfortunata e stroncata dalla critica di alla laurea in medicina, insieme all’a- stampo cattolico scandalizzata per la rappre- mico Alberto Lattuada, diventa assi- sentazione di una coppia convivente non spo- stente alla regia del film Piccolo mondo sata. Nella rinata Cinecittà giunge in quel pe- antico diretto da Mario Soldati, prota- riodo anche Luigi Comencini, un giovane gonista . Nel corso delle ri- intellettuale nato a Salò (Brescia) l’8 giugno prese tra lui e l’attrice nasce una storia 1916, ma poi trasferitosi con la famiglia in d’ amore che suscita la gelosia di Solda- Francia. Nel 1934 rientrato in Italia a Milano, ti invaghito di Alida. Nel corso della se- s’iscrive alla Facoltà di architettura del Poli- conda guerra mondiale il futuro mae- tecnico laureandosi in realtà più per compia- stro della commedia all’ italiana si cere al padre che per convinzione. Nell’auste- rifugia in Svizzera a Ginevra, dove ha ro complesso universitario di piazza Leonardo la possibilità di frequentare i corsi di da Vinci conosce Alberto Lattuada come lui teatro tenuti dal grande Jacques Fey- “Persiane chiuse” (1950) di Luigi Comencini patito per la settima arte con cui fa subito der. Nel ’45 a guerra finita è di nuovo a amicizia. Nel ’35 i due si uniscono a Dino Risi, Milano. Si laurea in medicina e inizia il Luciano Emmer, Giulio Macchi, Renato Castel- praticantato come psichiatra presso lani, Luchino Visconti (all’epoca già una star), l’Ospedale di Voghera che lo mette di all’editore Ulrico Hoepli e al musicologo Luigi fronte a una realtà devastante. Dopo Rognoni per formare una sorta di scuola mila- sei mesi Dino non ne può più di fare il nese cinematografica che darà vita nel - dopo medico e lo psichiatra. Sceglie la pro- guerra alla nascita della Cineteca Italiana, una fessione di critico cinematografico delle più antiche e prestigiose istituzioni cine- presso il quotidiano “Milano sera” e il matografiche milanesi e nazionali. Nel maggio settimanale “Tempo illustrato”. Però la 1945 Comencini, ritornato nel capoluogo lom- sua vocazione è quella del regista e ben bardo dalla Svizzera, è assunto come critico presto gira alcuni documentari di grande valore quali Barboni e “Cortili”. Sarà il produttore Car- lo Ponti, ricercatore di talenti, “Poveri ma belli” (1957) di Dino Risi. ad aiutarlo a cambiare vita. Arri- vato a Roma, l’America per tanti giova- vita migliore. L’industria cinematografica in ni aspiranti cineasti, Dino Risi, è il re- quegli anni sta riconquistando il pubblico e gista che più di tutti ha imboccato la nuovi grandi autori come Visconti, Fellini, strada del racconto romano. Dopo il Antonioni insieme ai loro colleghi Antonio suo debutto con Vacanze col gangster, Pietrangeli, Mario Monicelli, Gianni Francio- 1951 e l’episodio Paradiso per tre ore, le lini, Mauro Bolognini, Franco Rossi, contri- sale da ballo degli italiani, del film col- buiranno all’affermarsi nel mondo del nostro lettivo Amore in città, 1953, ottiene il suo cinema. primo vero grande successo con Poveri ma belli, 1956, storia di una gioventù ro- “Vacanze col gangster” (1951) di Dino Risi mana povera, ma alla ricerca di una Pierfranco Bianchetti 51 n. 81 Scherzi della memoria Il 27 gennaio 1945, un gruppo di soldati russi entrava ad Auschwitz! E la radio ci fa ballare, ci manda musica da mangiare,/la sera scende come un’emergenza sulla città./La notte promette bene, piena di ossido e di sirene./È già pronto il domani,/lo stanno consegnando già. (Francesco De Gregori, Pentathlon, in Mira mare 19.4.89, CBS)

Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri. (Antonio Gramsci, nota in, Quaderni dal carcere, 1930)

Non si può ricordare qualche cosa a cui non si è pensato e di cui non si è parlato con se stessi. (Hannah Arendt, Responsabilità e giudizio, Einaudi, TO, 2004)

Quel che penso veramente è che il male non è mai radicale, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può inva- dere e devastare il mondo intero,perchè si espande sulla superficie come un fungo. Esso sfida […] il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua banalità. Solo il bene è profondo è può essere radicale. (Hannah Arendt, Lettera a Gershom Scholem, 24 luglio 1963)

La memoria a volte gio- polizia, i carabinieri, la polizia municipale, le diceva Karl Marx con le repliche in forma di ca brutti scherzi. Al guardie forestali, i barracelli! Vada via, millanta- farsa, ma in ogni caso con incalcolabili tragici vecchio, esposto alle in- tore!! Agostino l’africano poi Sant’Agostino, effetti, sugli individui e sul corpo sociale. In sidie della demenza se- l’inventore della psicanalisi, (Freud, Jung e quei giorni, in Italia e nel mondo, a far inizio nile, che oggi si da delle Adler l’hanno brevettata, allora non c’erano dal 2005, si celebra ogni 27 di gennaio, la Gior- arie, fa le cose sul serio ancora i diritti d’autore, ma se leggete le sue nata Mondiale del Ricordo della Shoah. Nei e si fa chiamare Alzhei- Confessiones, forse potreste essere d’accordo telegiornali di Stato, in quelli delle TV private mer, (ma non sono cer- con me), senza nulla togliere al genio del trio e in diversi giornali non è raro imbattersi in to di ricordare bene). Al testé nominato, pare sostenesse l’assoluta leg- spropositi storici come questo, che al con- fedifrago barra fedifra- gerezza e aleatorietà del presente, attimo sem- fronto La vita è bella dell’ex comico toscano, Antonio Loru ga, che devono ricorda- pre sfuggente tra la memoria del passato e le Roberto Benigni, è la meticolosa ricostruzio- re tutte le bugie gran- aspettative per il futuro; in questa caducità in- ne storica di un chiarissimo rappresentante di e piccole, le scuse, i caro/a, stasera faccio tardi guaribile e inarrestabile del fatuo presente ri- della francese École des Annales d’histoire ècon- in ufficio, è un classico, … ma i contadini, i mu- siederebbe, sempre esposta ai rischi dell’an- omique et sociale: Il 27 gennaio 1945, un gruppo di ratori, gli allevatori, cosa s’inventano? Vabbè nientamento, la memoria, che è come dire la soldati russi, entrava in Auschwitz e liberava i po- non sono affari che ci riguardano. Agli scolari, nostra soggettività individuale, il nostro no- chi superstiti scampati alla strage in quel campo, e allievi e studenti medi, che vivono nel terrore me, sconosciuto al mondo degli altri o famoso mostrava al mondo tutto l’orrore del quale i nazisti di dimenticare quanto studiato la sera prima comunque il nostro Io. Al rischio di perdita furono capaci!! Ora, chi ha minimo, ma proprio o pochi minuti prima dell’interrogazione, con della memoria, ai suoi scherzi è esposto non un nonnulla, come si dice, di infarinatura sto- rischio di prendersi un brutto voto, o che de- rica, sa che esiste una geografia fisica, che vono ricordare di non far morire i vecchi non- cambia in tempi epocali, e una geografia poli- ni troppe volte nel corso dell’anno scolastico tica, i cui tempi, storico-diplomatici, sono per potersi scusare di essere impreparati, op- molto più veloci. La Russia, dopo sommosse, pure, disgrazia delle disgrazie, non ricordare insurrezioni e soprattutto dopo la Rivoluzio- nulla, ma proprio nulla, al colloquio finale ne dei soviet, non esiste più, almeno dal 30 di- dell’Esame di Stato. Per non parlare degli stu- cembre 1922, giorno che vide la nascita dell’U- denti universitari! La memoria è fondamen- nione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. tale nella vita dell’individuo, tiene assieme nel Se qualche giornalista o caporedattore ha tempo i fili della nostra identità, è il marionet- paura dei libri, della fatica che si fa a leggerli, tista che muove le nostre storie e dunque la in casi come questo può fare come ho fatto io: nostra vita, senza memoria la nostra identità va a Wikipedia, (lo consigliava, con la dovuta cade a terra esànime, la perdita della memo- cautela, anche il grande Umberto Eco), copia, ria, per demenza senile, per grossa capocciàta incolla e riporta testualmente, semplice, sempli- accidentale, per choc o più popolarmente spa- ce, una storia più correttamente intesa: il 27 vento, azzera la cognizione storica della no- gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60MA Armata stra esistenza, insomma, l’Alzheimer e gli altri del 1MO Fronte Ucraino del Maresciallo Ivan Kornev mali lavorerebbero coi fili della memoria co- arrivarono per prime presso la città polacca di me la parca Àtropo coi fili della vita: zzzzaccc! Ośwęecim, in tedesco Auschwitz, scoprendo il vici- Un taglio netto ed è finita, buio, game over! no campo di concentramento di Auschwitz e libe- Come sempre, la medaglia ha due facce, cosic- randone i superstiti. La scoperta di Auschwitz e le ché, per l’individuo che bada solo al creapopo- testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiu- li suo, la perdita della memoria, vera o postic- tamente al mondo l’orrore del genocidio nazifasci- cia che sia, può rappresentare un vantaggio, sta. Ad Auschwitz, circa 10 giorni prima, i nazisti certo egoistico, per chi ragiona coi vecchi ca- solo l’Io individuale, ma anche il Noi sociale, si erano rovinosamente ritirati portando con loro, noni medievali della sacralità della parola det- così come io posso scordare la mia storia, con in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, ta accompagnata da una robusta e cordiale tutti i guai che ne derivano, così le società, i molti dei quali morirono durante la marcia stessa. stretta di mano, ma insomma, è sotto gli occhi popoli e le nazioni possono dimenticare la lo- L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mon- di tutti, che di questi vecchi rituali, non impor- ro storia comune, e i guai che ne derivano van do intero non solo molti testimoni della tragedia, ma ta più un saràcco a nessuno, o quasi: quand’è che ben al di là della tragedia dell’amnesia indivi- anche gli strumenti di tortura e di annientamento mi rendi i soldi che ti ho prestato? Soldi? Quali soldi? duale, il popolo che dimentica, non ri-conosce utilizzati in quel lager nazista. Nonostante i sovietici E lei chi è? Ci conosciamo? Se insiste chiamo la più la sua storia, è costretto a riviverla, come segue a pag. successiva 52 [email protected] segue da pag. precedente La posta del Dott. Tzira Bella avessero liberato circa sei mesi prima di Auschwitz, il campo di concentramento di Majdanek e conqui- Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario stato [nell’estate del 1944] anche le zone in cui si tro- della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes vavano i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella Treblinka [precedentemente smantellati dai nazisti nel 1943] fu stabilito che le celebrazioni del Giorno Sanscemo: l’armadio della Memoria coincidesse con la data in cui venne degli scheletri liberato Auschwitz. La data del 27 gennaio, in ricor- Si scrive Sanremo, si legge Sanscemo do della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico è in- dicata quale data ufficiale agli Stati membri dell’O- Questo è incazzato per davvero! Noi che siamo lontani NU, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1 novembre dalle beghe terrestri fatichiamo a capire, forse perché 2005. [Da Wikipedia, l’enciclopedia libera] non c’è niente da capire, ma pubblichiamo, contrari Ma forse qualcuno teme che così nei nostri come siamo per inossidabile, inderogabile, irrinunciabile giovani possa sorgere il dubbio che l’Armata contrarietà e avversione a ogni seppur blanda, e a fin di Rossa, l’Esercito di un Paese comunista, o i co- bene, forma di censura. Tenetevi forte, questo non scherza! munisti italiani, francesi e greci, insomma senza tanti preamboli, i comunisti, possano aver fatto anche qualcosa di buono, esageran- Astarita Corta Patone? Sfor- do abbiano contribuito a regalare la nostra nella Nasoni, Tony Dalletta- bella democrazia a quei Paesi che non sono ro? Diva Zacchicchi? Da do- entrati, (d’accordo con le altre superpotenze ve cazzo li tirano fuori? Ma, alla fine della Seconda Guerra Mondiale), soprattutto: dove cazzo sono nell’orbita imperialistica sovietica? Quello che Hannah Arendt e La banalità del male?), è invece 51 settimane all’anno, ‘tacci è strano è che oramai da tempo, negli stessi ciò che con un racconto assolutamente coin- loro! La Corazzata Potëmkin giorni in cui si celebra La Giornata della Me- volgente, con rara, forse unica maestria nar- è un capolavoro assoluto! moria, in TV, e in altri luoghi, e nelle scuole di rativa, sembra suggerire Atom Egoyan, con il Sanscemo una cagata paz- ogni ordine e grado, da una parte gruppi di sol- suo splendido, meraviglioso, ma non esistono zesca, e anche molto lunga: dati russi entrano ad Auschwitz da liberatori, aggettivi per lodarne la bellezza, Remember, Dott. Tzira Bella alla faccia degli stitici invidio- dall’altra, allo stesso tempo, forse per rinfor- film del 2015. Vedere e rivedere, meglio, guar- si, dura da ben 70 anni!! zare la teoria degli opposti estremismi, assie- dare per credere. Scusate: per pensare. Alla sa- Potevano chiuderla lì l’anno scorso, al numero me ai lager nazisti, (e quelli fascisti di Risiera lute della memoria! 69, bello evocativo: Sanscemo ha fatto 69! Vuoi San Sabba, Fossoli, Bolzano, Borgo San Dal- (*) Il Reichskonkordat, il Concordato tra la Santa Sede ro- mettere! No! Continuano, loro. Duro trattene- mazzo (CN), e un’altra trentina circa, dove so- mana e la Germania nazista, fu firmato il 20 luglio 1933 re il fiato, tapparsi il naso per una settimana, no finiti?)si affiancano i campi di concentramento da Eugenio Pacelli, il futuro papa Pio XII e da Fritz von fare attenzione a non pigiare, neanche per della Cina comunista e i Gulag sovietici: russi Papen, per conto di Pio XI e del presidente tedesco Paul sbaglio il tasto del primo canale nazionale, ri- quando liberano, sovietici quando incarcerano: manere anche questo 2020, Anno Domini che una bella fricassèa storiografica, non c’è che succede al 2019, immacolati, immuni dal vi- dire! A me pare che stiamo crescendo giovani brióne corona sanscemensis, che produce ef- con gli occhi sulla schiena e ipermetropi, per fetti cerebrali devastanti ogni anno a febbraio, giunta, il rischio è di non vedere benissimo da tra gli abitanti dello stivale, e ancora più gravi lontano e assolutamente male le cose che nell’annesso sandalo, residenza estiva e rifu- stanno vicino, fin sotto al loro naso; la scaden- gio, ristoro dalle fatiche, nei ben meritati fine te e scorretta visione dei fatti storici può por- settimana, del popol grasso italiano e padano, tare alla cecità più totale, a non scorgere le fre- che come ognun sa, lavora sodo, tosto, duro, gature che ci apparecchia il presente con le loro, i nordici, soprattutto a beneficio di noan- sue politiche, nazionali ma ancora di più su- tri, invece sudici, debosciati e fiacchi abitatori pernazionali. Vitamine, proteine, carboidrati dei tanti mezzogiorni d’Italia. Mi dicono, per- semplici e complessi, sali minerali, lipidi e tut- sone ben informate dei fatti, che negli ultimi 7 to quanto può essere utile per conservare e anni hanno vinto questa brutta copia dello rinforzare la memoria, individuale e colletti- Zecchino d’oro, due sardi 2, due anni 2 di fila: va, possiamo trovarlo in quel grande laborato- ma non ricordano i loro nomi. Sanscemo non rio e emporio farmaceutico che è il cinema, il è niente di più e niente di meno, non è nient’al- grande cinema d’autore. In modo diverso, con tro, insomma, che lo specchio dell’Italia, e stili diversi, ma sempre con grandissima mae- dell’italiano medio di oggi costruito dai media, stria narrativa, due autori, due film, racconta- funzionale al sistema: un trodione, abusivo no il rimosso, specifico: il ruolo della Chiesa sempre e comunque, arricchito trafficando cattolica e del Papa e il suo controverso rap- tutto quanto c’è da trafficare. Certo non è gra- porto con la Germania nazista, con la quale devole guardarsi allo specchio quando questo firmò un concordato( *) negli anni dell’organiz- crudelmente restituisce l’immagine di una re- zazione e negli anni immediatamente succes- von Hindenburg. Il Concordato tra i due Paesi è tuttora altà che fa schifo. Eppoi, il festival si svolge nel sivi della messa in atto del progetto nazifasci- valido. Come quello firmato l’11 febbraio 1929 tra Governo famoso casinò di questa città màrcia et émpia, un sta di sterminio del popolo ebreo e di tutti gli italiano fascista e Santa Sede romana: firmatari, Benito luogo dove si pratica il gioco d’azzardo, ricono- oppositori al totalitarismo nazifascista, (se, la Mussolini, capo del governo fascista e Pietro Gasparri, sciuto oggi come una delle peggiori dipenden- Chiesa cattolica ebbe un ruolo o meglio, un Cardinal Segretario di Stato per la Santa Sede romana, ze, una vera piaga sociale, severamente proibito non-ruolo), è il caso di Amen film del 2002 di per conto dell’allora papa Pio XI. D’altronde... ai minori, causa di tanti drammi famigliari. Vi Constantin Costa-Gavras, e collettivo: non so- pare bello che si sfrutti il nome di un Santo per lo tedesco, non solo degli aguzzini, ma in qual- promuovere questi luoghi in TV? che modo anche delle vittime, (avete presente Antonio Loru Nico Sbilenco e il suo bastone 53 n. 81 La vita nascosta - Hidden Life Presentato in concorso alla 72ª edizione del Festival di Cannes e recentemente passato al Trieste Film Festival, il nuovo film di Terrence Malick uscirà nelle sale il 9 Aprile 2020

Il ritorno alla narra- Steiner o Schopenhauer. Il contrasto avviene decisione di Franz. Non per sottomissione, zione di Terrence Ma- prima di tutto interiormente e il confronto tra ma per scelta e condivisione, pur nel dolore lick era stato annun- Franz e i suoi oppositori non è quasi mai scon- della perdita di un amore che inizia questa ciato da tempo, nel tro, ma riflessione e ragionamento. Malick fa storia e ne regge le fila, ritorno dopo ogni par- periodo dell’uscita di dialogare i suoi personaggi per dialettica, per tenza, missiva dopo missiva. Neanche la guer- Song to song, l’ultima esposizione di dubbi; i confronti del protago- ra è protagonista: è lontana, non viene mai in- rapsodia filmica del nista con il vescovo (interpretato da Michael quadrata, se non nelle immagini di repertorio regista filosofo di The Nyqvist, scomparso poco dopo le riprese), con in bianco e nero che intervallano il racconto. A Giulia Marras Tree of Life. Con il film il sergente Herder (Matthias Schoenaerts) essere fulcro e cuore del discorso sono le deci- con Brad Pitt e Jessica Chastein aveva intra- ch’egli nella sua ultima apparizione prima sioni di uomini isolati, dimenticati o nascosti preso infatti un percorso cine- dalla Storia: come nelle carceri matografico diverso, non troppo dove Franz viene incarcerato, e compreso dai più, che inseguiva, insieme altri, sovversivi, forse più che raccontarli, i personag- folli, ingenui e incoscienti. Non gi e i loro pensieri, in una spa- era il solo ad inseguire un’idea smodica ricerca dell’universale a discapito della propria liber- e dell’assoluto. Che ci sia riusci- tà; non un rivoluzionario ma to o no, non può invece essere uno fra tanti: così l’Idea si fa stabilito da un giudizio assolu- Universale. E infine è il cinema to ma è lo sguardo di ogni spet- a tornare protagonista: per la tatore a decretarne il successo. prima volta dopo vario tempo, Come sempre. Con Una vita na- lo stile di Malick, comunque in- scosta però, si può ricominciare confondibile, si pone al servizio a guardarlo più da vicino, senza di una storia, e non il contrario. quella sensazione di gelido di- E sembra far parlare per sé il stacco dagli uomini tutti e dalle pittore della cappella dove il loro storie che predominavano protagonista va a rifugiarsi: la fase precedente, in un’analisi “What we do is create sympathy, che sembrava cadere come we create admirers. We don’t create piombo sul loro vagare per i followers – Quello che facciamo è campi di un cinema senza veri creare compassione, creiamo am- e propri spazi. Dopo aver trac- miratori, non creiamo seguaci” - ciato per anni caratteri sfug- un “seguaci” che potrebbe esse- genti alla ricerca di un loro io re anche letto come follower nel evanescente e di un senso ine- significato moderno? Forse. vitabilmente sfuggente, Malick Quello che sembra sicuro, è che torna a raccontare: e lo fa con l’artista stia parlando del ruolo una storia vera. La vita nasco- di narratore,del ruolo del regi- sta è quella di Franz Jägers- sta: una posizione di potere nei tätter, un contadino austriaco confronti degli spettatori, non che visse nel borgo di Sankt Ra- in quanto legge o dogma, ma degund all’epoca della Seconda come guida nella comprensio- Guerra Mondiale e si rifiutò di ne di noi stessi, della nostra combattere per le Forze Armate storia o del nostro ipotetico fu- tedesche, contrario all’ideolo- turo, tramite l’arte del raccon- gia del nazionalsocialismo. Nel to. 1943 fu condannato a morte e Giulia Marras ghigliottinato per sovversione. La sua fu una resistenza solita- ria, silenziosa: solo diversi de- cenni dopo venne riconosciuta e addirittura beatificata per vo- lere di Benedetto XVI. È una storia di fede cri- della morte) sono caratterizzate da silenzi, stiana, quella di Franz, la stessa di cui è costel- cambi di scena, voci fuori campo, come in una lata la filmografia malickiana, anche se il riflessione millenaria, forse eterna, come lo cattolicesimo è solo un punto di partenza, una sono gli interrogativi dell’uomo, infiniti. Mi“ faccia della Storia che sconfina in diversi am- giudichi?“ chiede Bruno Ganz. Ma Franz, non biti umani. Nella posizione irremovibile di giudica, “potrebbe essere che siano gli altri gli Jägerstätter, sarà proprio la Chiesa la prima a eroi”, egli semplicemente sa di non sapere, ne- voltargli le spalle, riconoscendo anzitutto il anche perché scelga il suo ideale al di sopra la dovere verso la Patria. Così da solo e senza vo- sua famiglia. Una vita nascosta non pone al ce, tocca solo all’uomo distinguere tra bene e centro quel conflitto: la moglie, altra grande male, e iniziare la battaglia. Si parla di libero arbi- protagonista, nonostante i problemi derivanti trio, nel modo in cui ne parlerebbero Agostino, dalle opinioni della società, ha già accettato la 54 [email protected] Alice e il sindaco… l’albero e la mediateca Merita, prima di ra- gionare sul film di Ni- colas Pariser, spende- re qualche parola su Fabrice Luchini, l’atto- re parigino che con il suo volto di uomo co- mune ha rappresenta- to sugli schermi, so- prattutto a partire dagli anni ’80, un par- Tonino De Pace ticolare genere di per- sonaggi in cui una affidabile e misurata tra- sgressione dalle regole codificate costituisce il possibile sguardo trasversale sulla vita, con- sente l’avvio di un nuovo percorso all’esisten- za che sia innovativo, che possa ancora diven- tare originale, vivace e fonte di un proprio rinnovamento interiore. Luchini ha rappre- sentato quindi non la ribellione, non la disub- dell’entourage del primo cittadino. Come si mali allignano e si espandono. Questo vale an- bidienza, ma l’impercettibile (o quasi) devia- diceva Luchini nel 1993 aveva interpretato, per che nel nostro Paese dove un oggettivo impo- zione dalle regole che segnala il bisogno di la regia di Erich Rohmer, irripetibile cineasta verimento progressivo del tessuto concettua- scoperta e di nuovi orizzonti, all’interno pur che sapeva coniugare grazia e cattiveria, ele- le fa da sfondo ad ogni politica e fa perdere di sempre di una dinamica da borghese medio ganza e ironia, bellezza e semplicità, un film vista gli obiettivi. Non basta, in altre parole che gli ha permesso di rendere accettabile a apparentemente divertente e leggero, ma dal l’onestà per governare, il governo è la capacità vari livelli la sua figura attoriale, misurata- non trascurabile peso specifico e piuttosto di dominare e coordinare le attese e le spinte mente trasgressiva con la possibilità che il suo complesso nella sua articolazione. L’albero, il opposte che provengono dal sociale e l’onestà carattere attoriale potesse godere di una mag- sindaco e la mediateca si atteggiava proprio da sola è del tutto insufficiente a questo servi- giore permeabilità presso il pubblico con inat- così: articolato e complesso. In un piccolo pa- zio. È il sindaco di Lione che ce lo dice con tesi effetti positivi. Così è stato fin dai tempi ese della Vandea, regione poco a sud della chiarezza in questo film, falsamente lieve, co- di Rohmer con cui ha interpretato molti film Bretagna, il sindaco, di nobili origini, ma le- me la sua protagonista. La carenza di una ca- da Reinette e Mirabelle a La donna dell’aviatore, gato ad un presente riformista, vuole costrui- pacità di elaborazione è al centro della crisi da L’albero, il sindaco e la mediateca a Le notti del- re un centro culturale. Per farlo dovrà essere umana e politica del sindaco, l’incapacità si ri- la luna piena a Il fuorilegge. Più di recente, Lu- abbattuto un albero secolare. Tra i principali flette nei suoi rapporti umani ed è in questa chini ha accentuato il suo profilo trasgressivo oppositori un maestro delle scuole elementari prospettiva di segno opposto che i due film ri- vestendo i panni di un professore aperto e vol- (Fabrice Luchini). In verità i due film, Alice e il velano affinità celate. In primo luogo sia l’o- to alla ricerca dell’essenza dell’opera d’arte in sindaco di oggi e L’albero, il sindaco e la mediateca dierno Alice e il sindaco, sia L’albero, il sindaco e Nella casa di François Ozon, di un borghese di quasi trent’anni fa, sembrano non avere la mediateca, si rivolgono come già si diceva ad dallo sguardo aperto e disponibile in Le donne molto in comune tranne Luchini e l’assonan- un pubblico preciso, più esplicitamente Pari- del 6° piano di Philippe Le Guay, o dell’attore za dei due titoli, ma diventano due film asso- ser, anche perché differenti sono i tempi, più misantropo che sa scoprire il suo lato diver- lutamente precisi nel testimoniare almeno su celatamente Rohmer. Un pubblico progressi- tente in Moliere in bicicletta o, infine, nel film due questioni: il mutamento radicale interve- sta, ma soprattutto attento ai mutamenti. I che più di ogni altro sembra consacrare que- nuto là dove la politica era un evento corale e due film, infatti, vanno a riempire, entrambi, sta sua versatile trasversalità che caratterizza dove oggi, invece, si svolge nelle stanze e non un vuoto di discussione (il film di Pariser) o ad anche la sua maturità, il giudice comprensivo più nel confronto con le persone e per altro implementare una riflessione in atto (il film e innamorato di La Corte di Christian Vincent. verso una progettualità che sebbene contesta- di Rohmer), ma entrambi si ha l’impressione Luchini sa diventare volto anonimo da uomo ta, animava la politica urbana di quegli anni e che siano rivolti, con le dette dovute differen- comune, per affermarsi come personaggio una plateale e denunciata povertà di pensiero ze a quel pubblico quasi si trattasse di discorsi moderno e contraddittorio che trae questa che caratterizza il nostro presente. Sarà inte- interni ad un’area ben individuata con altret- sua vivacità ed esuberanza – che sa replicare ressante rivedere oggi quel film di Rohmer al- tanto bene individuati interessi. Entrambi anche nella vita - da un incessante mettersi in la luce di quanto Nicolas Pariser ci racconta provano a discutere di questioni cruciali. discussione, dalla capacità di sapere estrarre con questa sua seconda prova registica, pro- Rohmer con il suo sindaco e il suo maestro da una crisi anche legata al progredire dell’età, prio lui che dal Maestro francese mutua con elementare riflette sulla possibilità di un mo- quella ulteriore spinta propulsiva per sapere sapienza, stile, ritmo, impianto generale, iro- vimento ecologista che possa non essere con- guardare al futuro. Ed è anche su questi temi nia, una certa grazia d’esposizione e una fre- siderato conservatore, dibattitto che in realtà che Alice e il sindaco di Nicolas Pariser prova a schezza innata che sa essere solo d’autore e si è sviluppato anche in Italia in quegli stessi riflettere quando, mettendo al centro della non definibile altrimenti. Nella diversità delle anni, quando il movimento ecologista contra- storia il sindaco di Lione, per l’appunto il per- forme e nella differenza dei tempi, entrambi i stava scelte industriali pericolose e veniva ac- sonaggio di Luchini, si rivolge alla giovane e film si rivolgono ad un pubblico sensibile e in- cusato di essere legato ad un’economia sorpas- fresca di studi filosofici Alice (Anaïs Demou- formato, ad un pubblico disponibile a deter- sata e soprattutto di essere contro l’occupazione stier) affinché lo coadiuvi nella elaborazione minate dissertazioni, ad un pubblico, infine, e contro la classe lavoratrice che grazie a quelle del pensiero. Il sindaco, infatti, già vulcanico che abbia ancora il desiderio di ragionare su attività industriali traeva i salari per vivere. e incontenibile, oggi non sa più pensare, non queste, in definitiva, forse inutili, elucubra- Alice e il sindaco, invece ragiona sull’oggi, sulla ha idee, non sa guardare alla contemporanei- zioni, quando, invece, incombono mancanza malattia evidentemente epidemica di una si- tà e quindi neppure al futuro. Alice dovrà svol- di lavoro e disagi economici e di altro genere. nistra a corto di idee e qui, infatti, Paul Théran- gere questo lavoro di tutoraggio e non man- Senza però comprendere che è proprio da una eau il sindaco, è stanco, ha perso la sua irruente cheranno nei suoi confronti le malevolenze carenza di pensiero e di elaborazione che questi segue a pag. successiva 55 n. 81

segue da pag. precedente essenza di politico, forse non sa più parlare al- Vite vendute (Le salaire de la peur) di Henri la gente, non sa più farla innamorare dei suoi George Clouzot (1953) progetti e soprattutto non ha più una proget- tualità per la città. Tutto ciò ci ricorda qualco- Cast: Yves Montand, Charles Vanel, Peter Van Eyck, , Vera Clouzot sa, ci sospinge sulle soglie di temi che cono- sciamo e che ci appartengono. È qui che 4 sbandati, due france- interviene Alice, la giovane e inesperta Alice, si, un italiano e un te- ma piena di idee, serie, frutto di una proficua desco si sono rifugiati elaborazione. Così la giovane studiosa sembra in una cittadina dell’A- improvvisare i suoi interventi, come quando merica Centrale viven- ad esempio riceve i suoi ex colleghi che si la- do più o meno alla mentano della disattenzione nei loro confron- giornata. Un incendio ti chiedendo da tempo la realizzazione di un scoppiato in un pozzo centro di assistenza, ma, invece, sa andare al Giuseppe Previti petrolifero a 600 chi- cuore del problema, sa parlare la loro stessa lometri di distanza e lingua, soprattutto sa ascoltare. La sua rapida la necessità di inviarvi due camion coperti ca- scalata nello stretto entourage del sindaco, fa- richi di nitroglicerina fa accettare loro il ri- vorita da questa sua inclinazione naturale, in- schioso incarico dato che devono compiere un fastidisce molti e sarà presto messa alla porta, tragitto assai rischioso per le strade dissesta- tornerà ai suoi studi e si farà una famiglia. È te. Jo che sembra il capo si dimostra ben pre- qui la differenza tra i due film, che non deriva sto si dimostra un pavido e cerca di scappare da una casualità, ma dalla genetica, diremmo ma Mario, il più forte e determinato del grup- temporale rispetto ai tempi in cui sono stati po, glielo impedisce perché per sperare di ar- realizzati. Rohmer può concludere con l’otti- rivare in fondo occorrono quattro autisti. Ma mismo con il quale si salva, il sindaco, l’albero la situazione si fa sempre più difficile, il - ca e la mediateca, non così potrà fare Pariser che mion di Bima e Luigi salta in aria, aprendo un guarda i suoi personaggi tre anni dopo i fatti. gran cratere, su cui Mario passerà con grande fatica e sacrificando Jo. Mario arriva tra gran- di ovazioni, intasca il premio e si accinge a ri- partire. In una zona desertica del Guatemala quattro disperati, attirati da un grosso ingag- contraltare allo spirito abbastanza anarcoide gio, devono raggiungere un pozzo petrolifero che si palesa tra le righe, oltre a quel forte sen- in fiamme per farlo saltare in aria con la nitro- so di disillusione e di spietatezza che anima i glicerina che trasportano sul camion percor- quattro. Quattro vite vendute non tanto alla rendo strade rischiosissime. Dei quattro ,un società petrolifera che li assolda per una mis- corso,un muratore toscano,un nordico e un sione al limite del suicidio quanto perché forte avventuriero parigino, alla fine solo uno- so è in loro il desiderio di riscatto e di rivalsa su pravviverà ma per poco. E’ certamente tra i una vita finita in posto di infimo ordine. Ecco più riusciti e sentiti film di Clouzot che nel l’occasione del riscatto, ecco perché non fa lo- 1943 si era fatto conoscere con Il corvo. Una ro paura il salario della...paura, non hanno più Tutto è rimasto come prima e oggi l’ex sinda- delle caratteristiche del film è l’introduzione, niente da perdere. Alla fine più che in un film co, da solo, in casa, coltiva i suoi piccoli piaceri addirittura passerà un’ora prima che autocar- d’avventure ci addentriamo in una sorta di non potendoli dividere con nessuno, neppure ri partano verso la catarsi finale. Ma la- su chanson de geste, con questi che una vita di con la moglie che lo ha definitivamente abban- spense non viene mai meno pur nell’immobile fallimenti fa al massimo degli antieroi che si donato, ma è ancora grato dell’amicizia che atmosfera di questo paesino, una specie di in- trasformeranno in eroi per riconquistare un Alice gli riserva. Ma cosa altro può accomuna- ferno in terra a cui seguirà l’inferno di un posto più giusto nella società o almeno quello re due film lontani quasi trent’anni? Ancora viaggio da gironi infernali. Spiccano i quattro è il loro sogno, reso più concreto dalla pro- una volta la possibilità di ragionare ed entram- protagonisti, uomini falliti che cercano in spettiva di intascare i duemila dollari. Direm- bi gli autori affidano a due personaggi femmi- qualche modo un riscatto, anche se qui si fan- mo un Clouzot in anticipo sui tempi, una so- nili questo compito. Da una parte Alice che fa no abbagliare dall’ingaggio, non tenendo con- cietà venduta all’oro nero e al Dio denaro, della riflessione il suo modo di essere e questo to che a livello personale solo uno o forse due abile nel realizzare un thriller prima psicolo- accresce anche la sua figura e il suo approccio di loro potevano tentare una tale impresa. gico e poi carico di tensione via via che i ca- spontaneo alle cose e nell’altro film la piccola Aiutato da una splendida fotografia, e venato mion procedono. Un film che è un grido di dolo- Zoe, la figlia del maestro, quella che con una da riprese ora di un realismo assoluto, ora da re contro lo sfruttamento umano e della classe improvvisa illuminazione, quando si discute un senso di umorismo macabri che fanno da operaia, e ancora oggi resta intatta questa for- di un certo conservatorismo del movimento za espressiva e questo ecologista, esordisce riaffermandone le ragio- sguardo implacabile con- ni, invitando gli adulti a pensare che forse l’e- tro la società. E l’ammo- cologia la si dovrebbe pensare applicata nelle nimento che il giusto città dove sempre di più si concentreranno le salario non va contrat- persone.Ecco: ragionare, reimparare a riflette- tato con la paura, ma ri- re, la politica è soprattutto questo, legare diffe- spettando le esigenze renze, governare il presente ascoltando il ru- del lavoratore. Grande more di fondo che i desideri e i bisogni della film e grandi interpreti gente produce, immaginare e progettare il fu- da Yves Montand a turo che non è lontano, ma è subito dopo aver- Charles Vanel, da Folco lo pensato, quindi, ancora meglio, anticiparlo. Lulli a Peter Van Eyck. Tonino De Pace Giuseppe Previti 56 [email protected] I vitelloni (1953) di Federico Fellini Provincia italiana, an- del varietà, 1951, codiretto con Alberto Lattua- quando non attraversati da un certo sarca- ni ’50, una qualsiasi da), I vitelloni, sceneggiato dallo stesso regista smo, sembra voler dare spazio alla visualizza- cittadina che si affac- insieme ad Ennio Flaiano, mette in scena una zione dei ricordi di una gioventù spensierata cia sul mare. Qui van- particolare forma narrativa, frammentata in quale sogno lontano, un prendere atto dell’i- no in scena gli ultimi diversi capitoli, nell’ambito dei quali andrà ad nevitabile scorrere temporale e della necessa- scampoli della stagio- innestarsi tutta una serie di accadimenti se- ria presa di posizione riguardo varie responsabi- ne estiva, fra l’elezio- condari. Fausto, Alberto, Leopoldo, Riccardo, lità, quest’ultime simboleggiate concretamente ne di Miss Sirena 1953 e Moraldo in quanto gruppo sembrano rappre- dagli anziani genitori, quali depositari di deter- l’improvviso arrivo di sentare una certa coesione nella comunanza minati valori: se sceneggiatura e regia sembra- un temporale. La vin- d’intenti, ovvero ipotizzare una realtà diversa no soffermarsi soprattutto sul bamboccione citrice del concorso è in cui poter concretizzare i loro flussi imma- Fausto per evidenziare la tendenza a scansare Antonio Falcone Sandra Rubini (Leo- ginifici di una compiuta esistenza, per poi ogni impegno, mandando deliberatamente nora Ruffo), sorella di tornare al lassismo espresso in forma di abi- tutto all’aria in nome di una presunta libertà Moraldo (Franco Interlenghi), il componente tudinarietà giornaliera; presi invece singolar- da difendere all’interno di un ricercato disa- più giovane di una cricca amicale dattamento, ed egualmente può formata da Alberto (Alberto Sordi), scriversi riguardo gli sfottò goliar- nullafacente e ciarliero burlone dici di Alberto (il gesto dell’om- cocco di mamma, che campa alle brello con tanto di pernacchia ri- spalle della sorella, Leopoldo (Leo- volto dall’auto a degli operai al poldo Trieste), aspirante comme- grido di lavoratori… lavoratori della diografo, Riccardo (Riccardo Felli- mazza!), è indubbio che il perso- ni), che con la sua bella voce potrebbe naggio di Moraldo rappresenti un far carriera ma preferisce concen- vero e proprio alter ego del regi- trarsi sulle corse dei cavalli, ed infi- sta, di cui sembra riflettere una ne Fausto (Franco Fabrizi), imma- certa sensibilità, mista ad un ma- turo seduttore da strapazzo, il quale linconico distacco, nei confronti ha messo incinta proprio Sandra; dell’ambiente che lo circonda, il ora che il fatto è venuto allo scoper- quale può ricordare la Rimini del- to intenderebbe fuggire a Milano, la sua infanzia. Fellini infatti, av- ma viene bloccato dal padre, vedovo valendosi anche della voce narran- e con una bambina cui pensare, che te (Riccardo Cucciolla), propende lo richiama ai suoi doveri, mentre il a rivolgere un abbraccio affettuoso papà di Sandra si premurerà nel ai cinque scapestrati e più che trovare un lavoro per il genero, avallare un’incisività critica si pro- commesso in un negozio di articoli diga a descrivere, con rapide pen- sacri. Mentre l’amico è in viaggio di nellate, un vero e proprio mondo a nozze a Roma, gli altri quattro con- parte, non rinunciando comun- tinuano a lasciarsi cullare dalla ri- que a ritrarre, con toni pungenti tualità quotidiana, tra noia ed igna- (evidente il tocco di Flaiano ma via, seduti ai tavolini di un bar, chini anche quello di Pinelli, coautore sul biliardo o intenti a passeggiare del soggetto), un’Italia postbellica malinconicamente sulla spiaggia, in attesa di importanti cambia- osservando il mare d’inverno con lo menti, sociali, di costume, che sguardo perso in qualche vagheg- vorrebbe smarcarsi dai suoi pro- giato “altrove”, come le meraviglie vincialismi per proiettarsi verso della Capitale illustrate da Fausto nuovi confini. Sul neorealismo una volta rientrato. Uno stato di propriamente detto prevalgono to- reiterata adolescenza quale bozzolo nalità esistenzialiste, malinconiche protettivo, con qualche avvisaglia e, come su scritto, anche grotte- di maturità che giunge dall’esterno, sche. I vitelloni conseguì il Leone vedi la sorella di Alberto che va via d’Argento alla 14ma Mostra Interna- di casa con l’amante o l’incontro di zionale d’Arte Cinematografica di Ve- Leopoldo con l’anziano capocomico nezia (ex aequo con Ugetsu mono- della compagnia di varietà appena giunta in mente non possono fare a meno di essere se gatari, Kenji Mizoguchi; The Little Fugitive, Ray paese recando stravaganze a buon mercato, il stessi, quindi consci della loro pochezza e pi- Ashley, Morris Engel, Ruth Orkin; Moulin Rou- quale manifesterà nei suoi confronti approcci grizia, quest’ultima esternata non solo a livello ge, John Huston; Teresa Raquin, Marcel Carné; piuttosto ambigui, senza dimenticare, fra l’al- fisico. Esemplare al riguardo la sequenza del Sadko, Aleksandr Ptushko; Bora su Trieste, tro, le insidie rivolte da Fausto alla moglie del veglione carnascialesco, al termine del quale Gianni Alberto Vitrotti) e tre Nastri d’Argento, principale, che gli faranno perdere il posto. Alberto, trascinando un mascherone di carta- regia, produzione e miglior attore non prota- Solo Moraldo, dopo tante notti passate in sta- pesta, ubriaco e truccato da donna, dopo aver gonista, premio quest’ultimo rivolto al futuro zione ad osservare i treni in partenza, in com- lanciato una serie di invettive (“Non siete nessu- Albertone nazionale, il cui nome i distributori pagnia di un bimbetto già lavoratore, rom- no tutti”, “Mi fate schifo”), farà ritorno a casa che non vollero inserire nelle prime copie del film perà la placenta protettiva e partirà via, senza è ormai mattina: qui assisterà impotente alla (“troppo antipatico”) ma che da questa inter- dire niente a nessuno, verso un posto qualun- partenza della sorella, prendendo atto, lucida- pretazione in poi diverrà beniamino del gran- que dove iniziare finalmente a vivere. Secon- mente brillo, della propria inadeguatezza esi- de pubblico. da regia di Federico Fellini dopo l’esordio con stenziale. Il film, la cui narrazione è punteggiata dal- Lo sceicco bianco, 1952 (terza considerando Luci le note di Nino Rota a rimarcare toni grotteschi Antonio Falcone 57 n. 81

S.O.S. Stanlio e Ollio Il recupero del film antologico Via Convento (1947) Un grande avveni- il finimondo (lasciato intuire allo spettatore Antologia di two reels scelti tra quelli del perio- mento nella vita di Ol- dallo spegnersi della luce nella stanza). Subito do più proficuo e fantasioso del duo Stan Lau- lio: sta per diventare dopo vediamo i due amici nella loro tipica rel & Oliver Hardy e il cui titolo si rifaceva in un ricco imprenditore condizione di spiantati e di vagabondi senza chiave parodica al leggendario kolossal e suc- grazie all’acquisto di soldi che hanno l’unico scopo di sbarcare alla cesso cinematografico hollywoodiano «Via col una miniera e deve meglio il lunario. Vittime della Grande De- vento» (Gone with the Wind, 1939), “Via con- sposare la figlia del re pressione del 1929, posseggono solo una vec- vento” apparve nelle sale cinematografiche Enzo Pio Pignatiello e del petrolio Pietro Co- chia Ford del 1911, una tenda e pochi vestiti. La italiane nel secondo dopoguerra (1947). Il film Simone Santilli comero (James Finlay- scena iniziale ce li mostra in campagna, in- era ricavato abbinando tre cortometraggi co- son). Stanlio lo rag- tenti a lavare i panni e a preparare una zuppa mici già usciti in Italia negli anni ‘30 ma adat- giunge a casa portandogli come regalo di accanto alla tenda. Il maldestro Stanlio riesce tati con nuovo doppiaggio – “Scram” (1932), nozze un puzzle, o meglio, un “gioco di pa- a mandare a fuoco la tenda e rovesciare il cibo, “Me and My Pal” (1933) e “One Good Turn” zienza”, come viene chiamato nella traduzio- mentre i panni stesi ad asciugare si restringo- (1931), riuniti tra di loro da alcuni raccordi ne italiana. Si trattava di un passatempo an- narrativi che suggeriscono un’ideale continu- cora poco conosciuto all’estero quando la ità tra le vicende. La cosa più importante, pellicola venne sportata, e pare che proprio però, è che costituiscono una divertente testi- grazie a ciò il gioco diventasse ben presto monianza di quelle brevi comiche in cui con molto popolare! Dopo averlo snobbato come più continuità risaltava l’arte di Laurel e Har- una sciocchezza alla quale un futuro magnate dy. Le comiche da venti minuti erano infatti non può dedicarsi, Ollio si incuriosisce e la in auge fino all’inizio degli anni Trenta, e ve- sua attenzione viene catturata dal gioco. Ben nivano proiettate nelle sale come “fuori pro- presto ai due amici si uniscono il maggiordo- gramma” durante gli spettacoli. Interessanti mo, il tassista chiamato per portare lo sposo al alcune vicende relative alla confezione del matrimonio, un poliziotto entrato in casa per film di montaggio da parte della Società di di- consegnare una contravvenzione al tassista e stribuzione “Variety Film” (la sede italiana un postino che reca un telegramma. Niente era a Roma in via Curtatone), perfettamente sembra poter ormai distogliere il gruppo dal ricostruibili sulla base della documentazione magico passatempo, finché Finlayson, padre conservata presso la Direzione Generale del della sposa, non irrompe in scena furibondo Cinema del MiBAC1. I tre corti vennero im- per il ritardo di Ollio. A questo punto si scate- portati da New York con Bolletta Doganale di na una rissa gigantesca che solo l’arrivo della importazione N.50 – Serie A – del 4 luglio 1946, polizia riesce a calmare. Tutti vengono arre- e la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Se- stati tranne Stanlio e Ollio che si erano nasco- zione per la Cinematografia negò per ben tre sti. Non contento di aver involontariamente volte, alle pur insistenti richieste della Va- mandato a monte il matrimonio, Stanlio con- riety, il nulla osta di circolazione per il film, af- segna all’amico il telegramma che era giunto fermando che non fosse possibile autorizzare prima e che annuncia a Ollio la perdita di tut- la programmazione dei tre vecchi atti come ta la sua fortuna. Dopo aver scontata la con- no a misure infinitesimali. A questo punto i un unico film dal titolo titolo “Via convento” danna per truffa inflitta loro da un severo giu- due non posseggono che l’auto. Si dirigono ma che si potevano soltanto rinnovare i nulla dice - per essersi fatti passare per i ricchi dunque in città, dove chiedono cibo a una vec- osta per i tre distinti cortometraggi; inoltre proprietari di una inesistente miniera di piri- chietta in cambio di qualche lavoretto in giar- specificava che “i tre atti, così come sono stati te al solo scopo di ingannare la buona fede del dino. Ignari che la dolce, anziana signora è rabberciati, mostrano d’acchito la loro diversa magnate del petrolio e carpire la dote di sua un’attrice dilettante, assistono a una prova in origine e non sembra che valgano a dare ad figlia – Ollio e Stanlio riprendono la loro vita cui un altro attore (James Finlayson) recita la essi organica unicità le poco appropriate frasi di vagabondi. Aiutano un ubriaco a recupera- parte del cattivo proprietario di casa che vuole esplicative, apposte alla fine di ogni atto, che re le chiavi della macchina cadute nella grata sfrattare la vecchietta, alla quale sono stati ru- ne vorrebbero legare le differenti azioni, allo di un tombino; per ricompensarli l’uomo li in- bati i soldi per l’affitto. Decisi ad aiutarla, cer- scopo di dare ad esse quella ininterrotta con- vita a trascorrere la piovosa notte a casa sua. cano di mettere all’asta l’auto, loro unica pro- tinuità narrativa di cui mancano”, pur “non Giunti davanti al portone, l’ubriaco non trova prietà. Nel parapiglia dell’asta un ubriaco presentando essi elementi censurabili dal le chiavi di casa: Stanlio e Ollio decidono allo- (Billy Gilbert) offre cento dollari ed infila per punto di vista morale e politico”…Alla ennesi- ra di passare dalla finestra, riproponendo il sbaglio il portafoglio nelle tasche di Stanlio. ma richiesta da parte del Direttore e del Presi- famoso sketch di “Night Owls” (I ladroni, Ollio vede i soldi e accusa Stanlio di averli ru- dente della Variety, del 30 maggio 1947, che 1930), in cui il poliziotto Edgar Kennedy li bati alla vecchietta. Nella lite che segue la notavano come “si osserva che già furono con- convince a fingersi ladri. In casa l’ubriaco li macchina viene distrutta e Stanlio finisce per cessi tali adattamenti, e , d’altra parte la sotto- invita a mettersi comodi, prima di scoprire di confessare un furto che non ha commesso. La scritta ebbe a sostenere delle spese, sia per il essere entrato nella casa sbagliata. Ignari, signora tuttavia chiarisce l’equivoco e Ollio nuovo doppiaggio del film stesso”, la Commis- Stanlio e Ollio si mettono in vestaglia e pigia- subisce la vendetta del compagno. E’ interes- sione di revisione cinematografica autorizzò ma, spaventando una donna che credono la sante notare che questa è una delle poche pel- segue a pag. successiva moglie del loro ospite. Questa sviene e per licole in cui Stanlio reagisce alle prepotenze di soccorrerla Stanlio le fa bere un bicchiere di Ollio con cattiveria,fatto che si verifica solo in 1 Un ringraziamento particolare a Gabriele liquido che crede acqua, ma che in realtà è li- poche altre occasioni (per esempio in “Early to Bigonzoni del progetto Italia Taglia – Banca dati della quore. La donna si ubriaca e coinvolge i due Bed” del 1928). Insomma Stanlio e Ollio, vitti- revisione cinematografica www.italiataglia.it ( ) e del malcapitati in balli e risate. Quando rientra a me della Depressione, si sentono paladini di progetto Cinecensura della Direzione Generale per il Ci- casa il vero marito, un giudice che li aveva po- tutte le cause perse, regalandoci fotogrammi nema (http://cinecensura.com), che ci ha permesso la co prima condannati a lasciare la città, scoppia indimenticabili, intrisi di humor e comicità. consultazione della documentazione utilizzata per questa ricerca. 58 [email protected]

segue da pag. precedente in italiano), e anche mediante lo studio e la finalmente la concessione del nulla osta di cir- digitalizzazione di pellicole 16mm conservate colazione per il lungometraggio il 14 giugno in archivi privati e pubblici. Particolarmente 1947. Piuttosto inclementi furono i giudizi del utile si è rivelata una copia in 16mm con audio Centro Cattolico, che bollò il film come adatto a densità variabile conservata presso l’Istituto per soli adulti: “Dal punto di vista morale rile- cinematografico dell’Aquila “La lanterna viamo che le sequenze relative all’ubriaco ri- magica”. Il doppiaggio in questione riporta le portato a casa e più ancora quelle relative alla voci di Alberto Sordi e Mauro Zambuto, donna ubriaca, costituiscono uno spettacolo tornato ora al suo massimo splendore per tutt’altro che edificante, e impongono delle ri- questo titolo grazie al progetto SOS STANLIO serve. Si consente tuttavia la visione del film E OLLIO. in sala pubblica, limitandola agli adulti” (Se- Enzo Pio Pignatiello e Simone Santilli gnalazioni del Centro Cattolico Cinematogra- fico, vol. XXI, Disp. 14, ottobre 1947, p.110). In Frame a confronto tra il master solitamente disponibile di “Via convento” (a sinistra) e l’edizio- realtà il film è di grande interesse anche per- ne recuperata nell’ambito del progetto “S.O.S. Stanlio e Ollio: salviamo le versioni italiane di ché rappresenta un esempio di come nell’edi- Laurel & Hardy” (a destra). zione italiana dei film di Stanlio e Ollio spesso ai temi musicali made in U.S.A. composti da Marvin Hatley e dal non accreditato musicista Leroy Shield, ne sono stati sostituiti, in tutto o in parte, altri made in da compositori ita- liani e talora addirittura vi sono state inserite come sottofondi canzonette e motivi lanciati dai più affermati cantautori dell’epoca nell’am- bito della musica cosiddetta “leggera”2. Dopo il titolo di testa e i nomi degli interpreti, veniva- no indicate tra i crediti, le edizioni musicali della storica casa editrice romana fondata al principio degli anni ‘30 dal compositore Mat- teo Marletta, annunciando così allo spettatore la visione di una pellicola piena zeppa di mu- sica familiare, con una colonna sonora tratta da motivi popolari di genere leggero-canzo- nettistico.Infatti il film non ha un vero e proprio commento musicale, poiché buona parte delle musiche appartiene alla più dozzinale produzione di consumo dell'epoca, rifacendosi quindi a temi orecchiabili che lo spettatore poteva identificare con facilità. Tra questi, la rumba «Campane di nostalgia» (M.Marletta-G.Sordi), interpretata da Gigi Beccaria e presente nell’hit- parade del 1947, una cui versione strumentale viene mandata in onda dalla radio di Ollio nel primo corto Me and My Pal; la canzone valzer «Canta il ruscello» (M.Marletta-Sordi- D’Ellena, 1943), nota per l’interpretazione del Trio vocale Fiordaliso e R. Grimaldi; la canzone one-step-fox «Col moscone e l’ombrellino» (Lino Benedetto, 1939), famosa per l’esecuzione di Gilberto Mazzi e Maria Luisa Dell’Amore, incisa su 78 giri Parlophon (Numero di catalogo GP92923) e “Domani non m’aspettar”, canzone tango (parole di G. Dirso, musica di L. De Marte, 1940), già utilizzata nel film Antonio Meucci (produzione Angelo Tarchi per Sabaudia Film), resa celebre dalle interpretazione di Oscar Carboni e, più tardi, da quella di Fred Bongusto. L'intera colonna sonora del film è stata ricostruita a partire da più elementi sopravvissuti in pellicola 35mm (ad eccezione di soli 10 secondi di dialogo andati perduti – una battuta di Laurel, una di Hardy e due di Mary Carr -, probabilmente già sullo stesso negativo, reintegrati in inglese con sottotitoli 2 Si coglie l’occasione per esprimere gratitudi- ne all’ amico M° Paolo Venier, di Trieste, appassionato cinefilo, studioso e musicista, per il prezioso apporto con- Titolo di testa relativo alle edizioni musicali della storica ferito alla presente ricerca nella puntuale e competente casa editrice romana fondata al principio degli anni ‘30 Cartello italiano nel quale il puzzle viene chiamato opera di riconoscimento delle canzoni inserite nel film. dal compositore Matteo Marletta. “gioco di pazienza”. 59 n. 81

N o t i z i e d a S h e r w o o d

La Legge Cinema della Regione Lazio si ade- Il Centro Sperimenta- gua a quella nazionale le di Cinematografia Ascoltati dalla V Commissione i rappresentanti di Latina Film Commission e della Federazione a Lecce Italiana dei Circoli del Cinema. Si lavora per la riforma delle normative su cinema e audiovisivo Sarà inaugurata la sede pugliese della Scuola Nazionale di Cinema. E’ infatti in discussio- ne in questi giorni alla Lecce, 4 marzo 2020, ore 11.00, Auditorium del Regione Lazio la pro- Museo Provinciale Sigismondo Castromedia- posta di Legge n. 174 no, in viale Gallipoli 28. Apre la sede distaccata del 16 luglio 2019 per la per la Puglia della Scuola Nazionale di Cinema riforma delle norme su Cinema e Audiovi- All’inaugurazione della scuola saranno pre- sivo in abrogazione senti: della legge regionale Michele Emiliano presidente della Regione Luciano Saltarelli 13 aprile 2012, n. 2. Da Puglia una valutazione complessiva la riforma delle Luciano Saltarelli con Gaia Pernarella (foto ufficio Loredana Capone assessore regionale alla Cul- norme vuole allinearsi alla legge nazionale del stampa V commissione Regione lazio) tura 2016. In considerazione del riconoscimento Felice Laudadio presidente del Centro Speri- delle AANNCC – Associazioni Nazionali di dalla Giunta regionale, incentrata sul riordino mentale di Cinematografia Cultura Cinematografica presente nella legge delle norme in materia di cinema e audiovisi- Monica Cipriani direttore generale del Centro nazionale e dell’importante ruolo che svolge la vo, che abroga la legge regionale sopra citata, Sperimentale di Cinematografia FICC – Federazione Italiana dei Circoli del Ci- era presente con chi scrive anche il direttore Adriano De Santis preside della Scuola Nazio- nema in ambito associazionistico, in rappre- generale del Latina Film Commission, Gennaro nale di Cinema sentanza di questa ho partecipato il 18 febbra- Piccolo, che ha fatto emergere la necessità di Paolo Cherchi Usai direttore della sede di Lec- io u.s. a un’audizione presso la V Commissione una soluzione normativa che valorizzi in mo- ce della Scuola Nazionale di Cinema. - Cultura, spettacolo, sport e turismo del Consiglio do particolare il centro multimediale quale Dopo la sede di Torino inaugurata nel 2001, Regionale del Lazio. C’è da premettere che la spazio di eccellenza culturale audiovisiva. Da quella di Milano del 2004, quella di Palermo FICC, essendo stata l’unica a intervenire delle parte mia ho voluto rimarcare, invece, la stra- del 2008 e di L’Aquila del 2011, la Scuola Nazio- nove AANNCC, ha in qualche misura svolto ordinaria importanza che riveste l’associazio- nale di Cinema apre dunque la sua quinta se- un ruolo di rappresentanza. L’esigenza di un nismo cinematografico nell’ambito della - for de nel Salento, a Lecce. incontro si è posta per cercare di riaffermare mazione culturale e nella crescita delle capacità La scuola offrirà corsi della durata di tre anni, in legge l’importante lavoro capillare culturale critiche del pubblico, cosa che non emerge con a numero chiuso, con frequenza obbligatoria, che svolgono i circoli del cinema nel Lazio at- tutta evidenza nella proposta di legge. Il pub- a disposizione di studenti selezionati. Il corpo traverso il centro regionale FICC, a partire dai blico, quale soggetto principale del sistema ci- dei docenti e il programma di studio saranno piccoli centri privi di sale cinematografiche. nema, andrebbe meglio rafforzato attraverso la presentati durante l’ annunciata conferenza. La FICC, la più longeva tra le AANNCC, impe- specificazione di quelle che sono le sue più di- Il bando di selezione per il Triennio 2020 - gnata da sempre sulla formazione e organiz- rette rappresentanze, quali sono evidentemen- 2022 per l’ammissione n. 12 posti al Corso di zazione del nuovo pubblico, ha ringraziato te le Associazioni Nazionali dei Circoli del Ci- Conservazione e Management del patrimonio formalmente anche a mezzo stampa la V nema e gli stessi circoli del cinema, cineforum, audiovisivo per formare professionisti specia- Commissione della Regione Lazio per il rico- cineclub o perfino le sale delle comunità reli- lizzati nel restauro (analogico e digitale) noscimento e la sensibilità dimostrati nell’ac- giose che siano, che risultano almeno in questo dell’immagine in movimento e in tutte le atti- coglimento dell’incontro. L’audizione, svoltasi ben evidenziati nella nuova Legge Cinema e vità legate all’acquisizione, preservazione e nel Consiglio Regionale del Lazio, ha visto Audiovisivo Franceschini. In questo senso c’è diffusione culturale delle opere cinematogra- presenti le consigliere Gaia Pernarella (M5s), stato l’invito da parte delle commissarie consi- fiche si è chiuso il 4 novembre scorso. Marietta Tidei (Gruppo Misto) e la vicepresi- gliere, una volta conclusasi la riunione, di pro- Paolo Cherchi dente Marta Leonori (Pd) che l’ha presieduta. durre e presentare nel merito degli emenda- Usai, fra i massimi Al confronto sulla proposta di legge promossa menti alla proposta di legge 174, cosa che la esperti di conser- FICC con spirito pienamente collaborativo ha vazione e restauro prontamente fatto. Restiamo ora in attesa fi- dei film, nonché duciosa che quanto da noi proposto possa esse- storico del cinema, re accolto dal voto del consiglio regionale del docente universi- Lazio. tario e organizza- Luciano Saltarelli tore culturale di caratura interna- zionale. È il Senior Curator del George Eastman Museum di Rochester, New York, dove lavora dal 1994, e il co-fondatore del- la L. Jeffrey Selznick School of Film Preservation. Ha diretto il National Film and Sound Archive di Can- berra, Australia. Ha fondato e diretto per varie edi- zioni le Giornate del Cinema Muto di Pordenone. DdC 60 [email protected] Un centenario illustre e significativo. Gerardo Guerrieri, ovvero una vita per Eleonora Duse Lo scorso 4 febbraio la sua Matera ha ricorda- “la fodera” e ne provava una specie di nausea, to i cent'anni esatti dalla nascita di Gerardo dando il meglio di sé, di non essere mai se Guerrieri (scomparso poi, anche letteralmen- stessa e di non poterlo mai essere, per cui an- te, a Roma, a partire dal 24 aprile 1986: il suo cora giovane era tormentata dal desiderio di corpo sarebbe stato ripescato dal Tevere il 7 abbandonare il teatro. Eleonora Duse non esi- maggio successivo). Presso l'Open Space Apt steva: era un puro desiderio di essere…”. A di Palazzo dell'Annunziata, su iniziativa del questo tanto insondabile quanto irrisolvibile FAI, nel corso di una cerimonia, la consorte mistero-dilemma Guerrieri dedicò la parte Anna d'Arbeloff e le figlie Selene e Indira han- preponderante della sua vita di appassionato, no proceduto alla donazione di un primo nu- studioso e ricercatore, come ricordò efficace- cleo di opere e materiali: la base costitutiva di mente Luciano Lucignani scrivendone per “la un fondo dedicato alla sua memoria. Altre ini- Repubblica” il 10 gennaio 1994, in occasione ziative sono state assunte anche a Grottole, dell’uscita di due suoi volumi postumi, uno luogo d'origine familiare, ed è tornato con- Gerardo Guerrieri (1920 - 1986) dei quali era la fondamentale raccolta Eleono- temporaneamente all'attenzione il documen- carriera aveva calcato la scena; Gassman e De ra Duse, nove saggi (Bulzoni 1993): “Fu il deside- tario di Fabio Segatori Guerrieri, prodotto l'an- Lullo, Valli e Fantoni, la Morelli e la Brignone, rio di perfezione la causa del fallimento del no precedente e allora presentato in la Falk e la Aldini, la Angeleri ed Emma Gra- grande progetto che gli era costato trent’anni anteprima al "suo" Teatro Argentina di Roma. matica, che a sua volta addirittura era stata a di lavoro: scrivere la biografia di Eleonora Du- Lo scorso ottobre, sempre a Matera, col docu- fianco della Duse nelle prime rappresentazio- se. Con le ricerche compiute in tutte le mag- mentario era stato presentato il volume Gerar- ni assolute della Gioconda di d’Annunzio, alla giori biblioteche d’Europa (Russia compresa) do Guerrieri – Un palcoscenico pieno di sogni, edi- fine del secolo precedente. Rinforzati da due e d’America, Guerrieri era riuscito a mettere to in città da Magister e curato dalla stessa presenze straniere d’eccezione: quelle di Ro- insieme qualcosa d’impensabile: uno scheda- Selene, che aveva approntato per la medesima bert Brown e di Luise Rainer, che tornava ec- rio nel quale la vita della grande attrice era se- editrice, nel 2016, un Omaggio a Gerardo Guer- cezionalmente in scena a oltre un ventennio guita giorno per giorno, dal momento del de- rieri. Riscoperta di un grande intellettuale del tea- dall’irripetuto successo mondiale che aveva butto alla morte a Pittsburgh, ossia dal 1878 al tro del Novecento. Sempre a Matera, in occasio- ottenuto, sortendovi anche l’Oscar 1937, con 1924. Una mole di documenti dalla quale, co- ne della sua uscita, il circolo "La Scaletta" La buona terra di Sidney Franklin da Pearl me certo capì poco prima di morire, non sa- aveva proposto la mostra "Gerardo Guerrieri Buck.“Calorosamente applaudita” annotò il rebbe mai riuscito ad estrarre le poche centi- cittadino del mondo". Il 3 ottobre 2008, quan- giorno successivo l’anonimo recensore del naia di cartelle che avrebbero dovuto formare do con grande stupore e piacere gli amici della “Tempo” “recitando l’ultima, importante sce- il volume. [Che avrebbe dovuto comparire Società Storica Vigevanese mi avevano affida- na di Casa di bambola. Ancora giovane, affilata, nella prestigiosa collana “La vita sociale della to il compito, presso il Teatro "Cagnoni", esat- vagamente esausta, i capelli cortissimi, ricor- nuova Italia”, fondata e diretta da Nino Valeri tamente dirimpettaio dell'allora albergo in cui da ancora moltissimo il personaggio che in- per la Utet. Più volte vanamente sollecitatagli la futura grande attrice avrebbe visto la luce, terpretò. Calorosamente applaudita, ha volu- dall’editore, e della quale l’autore riuscì sol- di tenere l'orazione ufficiale per i 150 anni del- to inchinarsi profondamente davanti a un tanto ad anticipare il sommario, nel 1983. la nascita di Eleonora Duse (che la non meno grande ritratto della Duse che campeggiava, N.d.r.]. Un dramma che, a suo modo, ha sapo- brava Laura Marinoni avrebbe affiancato con adorno di rose rosse, sulla sinistra del palco- re simbolico: sapere troppo equivale a saper emozionanti letture dal suo epistolario), mi scenico. Il fondale era decorato da altri suoi troppo poco (o a non sapere nulla). Ordinare il sembrò tanto naturale quanto doveroso ripro- ritratti che ne mettevano in risalto l’estrema materiale raccolto nei vari modi in cui, via via, porre la figura di Guerrieri al centro dell'at- mobilità di espressione. Di tanto in tanto sul- aveva pensato di sistemarlo, ormai non era tenzione (il testo relativo nella successiva edi- lo sfondo si sollevavano le cortine di un picco- più possibile. Quando se ne rese conto, Gerar- zione 2010 dell’annuario sociale “Viglevanum”). lo schermo, per mostrare fotografie dell’epoca do decise di gettare la spugna. Non era il tipo E per ragioni molto precise: anzi, doverose. In- e brani di film: tra l’altro una Signora dalle ca- da accettare il fallimento e preferì uccidersi”. fatti Teatro Club, l’organizzazione propositi- melie interpretata da Sarah Bernhardt, la sua Per ragioni anagrafiche, a differenza di- Ce va romana fondata dalla coppia Guerrie- grande rivale, e Cenere, l’unico film che accettò chov e Chaplin, Gobetti e d’Amico, Guerrieri ri-d’Arbeloff, all’epoca attiva solo da un anno, di interpretare nel 1916. […]. L’insieme della non aveva potuto vedere dal vivo il suo idolo la sera del 3 ottobre 1958 (quando della nascita manifestazione, di una misura appena ecce- artistico. Eppure la devozione appassionata e della somma interprete ricorreva invece solo dente il necessario, aveva un’eleganza compo- probabilmente irripetibile, se coniugata al la- il centenario) organizzò, al Quirino di Roma, sta, in rosso e nero, tra il salotto e la sala di riunio- voro dello studioso la provvidenzialmente di- la “serata commemorativa” unica: Immagini e ne, come un’austera cerimonia anglosassone”. sgiunta dall’autolesionismo del perfezionista, tempi di Eleonora Duse. Un debutto senza repli- Qualche settimana dopo, ecco il rendiconto del gli avrebbe di fatto consentito quasi di ridarle che, voluto, ideato e organizzato dai coniugi, grande Nicola Chiaromonte sul “Mondo” di vita. Le sue decisive importanza e incidenza affidandone la regìa a Visconti (che, quindi- Pannunzio: “Tutto era disposto da Luchino -solo apparentemente sotto traccia- nella vita cenne, in compagnia della madre Carla Erba, Visconti con grande decoro e rispetto, tranne del teatro e della cultura del nostro paese nei aveva visto all’opera dal vivo la Divina…) con la l’umore di due nostre attrici, visibilmente in- decenni compresi fra i Quaranta e gli Ottanta collaborazione del CSC. Il regista giusto per dispettite per qualche oscuro motivo [chissà del secolo scorso necessiterebbero di ulteriori l’impresa: non soltanto perché, all’epoca, rap- quali tra le sopra elencate? Non lo sapremo e costanti studi e approfondimenti. Bastereb- presentava da più di un decennio il monarca mai! N.d.r.]. Non si voleva che ricordare la Du- be analizzare l’importanza decisiva, anche assoluto di quel teatro, ma in quanto ricono- se, e infatti il ricordo della Duse passò nella per le scelte di messinscena dei principali tea- sceva proprio in Guerrieri il suo più stretto sala: inafferrabile, come solo può riuscire il ri- tri italiani nel periodo corrispondente, rive- collaboratore e consulente. E soprattutto in cordo di quell’essere tra tutti effimero che è stita dal’einaudiana “Collezione di teatro”, da quanto in grado di coinvolgere nella serata, l’attore. La cui arte è la più evanescente di tut- lui cofondata e condiretta con Paolo Grassi a suddivisa in due parti, il fior fiore della prosa te le creazioni umane: consiste in quel nulla in partire dal 1962. italiana di allora: Tullio Carminati, che con la cui ricade ogni sera quando ha concluso la sua Duse nell’ultimo tratto della sua ripristinata parte. Eleonora Duse chiamava questo vuoto (n.l.)

61 n. 81

Ritratto di diva #10 Marilyn Monroe Con la sua morte il mondo perde un po’ di bellezza. (“New York Times”, 6 agosto 1962)

È difficile immaginar- esacerbava le sue ne- si una Monroe novan- vrosi), ma non riuscì ad tenne. Si sa, i Miti non intaccare la bellezza invecchiano, non ven- d’attrice di Marilyn, no- gono scalfiti dalle - in nostante l’irreversibile giurie del tempo, dal peggioramento delle Barbara Rossi decadimento del cor- sue condizioni psicofi- po dovuto all’età. Il corpo di Marilyn, poi - siche e delle perfor- all’anagrafe Norma Jeane Mortenson Baker mance sul set, fino al Monroe, nata a Los Angeles il primo giugno baratro finale. Anche 1926 - carnale ed etereo, malizioso e bambino, nella vita sentimentale è stato trasformato dall’industria cinemato- Norma Jeane, tra pas- grafica americana prima e poi dalla cultura sioni, drammi e amori pop in un simulacro, un simbolo divino d’ir- sbagliati, dal matrimo- raggiungibile bellezza e seduzione. A Marilyn nio con il campione di si sottrasse molto: il controllo del proprio cor- baseball Joe Di Maggio po, della propria bellezza, manipolati, dati in a quello con il dramma- pasto ai giornalisti, ai fotografi, ai produttori, turgo Arthur Miller, si- all’industria spietata dello star system degli An- no alle chiacchierate re- ni Cinquanta: Norma Jeane, quella “bellissima lazioni con i Kennedy, bambina”, come la definì lo scrittore Truman fu alla perenne ricerca Capote, venne dal primo istante associata a di qualcuno che sapesse vedere oltre la ma- davanti alla macchina da presa, sublimando un’altra grande diva hollywoodiana, Jean Har- schera che Hollywood le aveva fatto indossa- angosce e dolori nel contatto con l’obiettivo. low, e diventò la dumb blonde, la bionda re. Nonostante il rapporto tormentato con il Venuta al mondo quando a Hollywood spopo- svampita, l’oca giuliva mangiauomini. Le ven- sistema divistico americano, con gli amori e il lavano sul grande schermo i volti intensi di ne portata via, in sostanza, la possibilità di es- proprio passato (la madre, Gladys, aveva pro- Greta Garbo e Marlene Dietrich, star dal fasci- sere un’attrice, oltre che una star, e di affer- blemi psichiatrici e la diede precocemente in no androgino e ambiguo delle quali costituì il mare la propria identità di donna, al di là del affido), Marilyn aveva il dono di trasformarsi carnale controcanto, si rivelò sin dagli esordi, modello femminile che incarnava. Ma- come scrive la studiosa Cristina Jan- rilyn lottò tutta la vita per riconquista- delli, “una declinazione radiosa dell’es- re la libertà sia a livello artistico che sere umano che un impasto chimico è personale. Il cinema hollywoodiano la in grado di rendere ancora più sedu- fissò nell’immaginario collettivo come cente”. Si dice addirittura che la sua l’incarnazione di una sessualità espli- pelle emanasse una luce, una radiosità cita e trionfante, e allora Marilyn la particolare. Dalla notte del 5 agosto stemperò (in maniera assolutamente 1962, in cui morì in circostanze miste- nuova per l’epoca) con una forte dose riose, Marilyn Monroe è entrata nella di autoironia, nei personaggi femmi- leggenda, per sempre avvolta da nili che la resero celebre a livello mon- quell’alone mitico che spinse Cesare diale: dalla Rose di Niagara alla Lorelei Zavattini a definirla «l’unica attrice di Gli uomini preferiscono le bionde, dalla che ho amato». Il mondo delle arti fi- Pola di Come sposare un milionario alla gurative, della musica e della comuni- Ragazza di Quando la moglie è in vacan- cazione in genere continuano oggi a za e alla Sugar di A qualcuno piace caldo, celebrare nostalgicamente e con qual- i due capolavori di Billy Wilder. Tutta- siasi strumento mediatico la «povera via Marilyn sapeva di non essere solo sorellina minore…la prima oltre le por- ciò che appariva («Quel che ho dentro te del mondo abbandonato al suo de- nessuno lo vede. Ho pensieri bellissi- stino di morte», come la cantò Pasolini mi che pesano come una lapide. Vi ne La rabbia. L’omaggio più commo- prego: fatemi parlare!», scrisse in una vente a Marilyn da parte della cultura poesia): per dimostrarlo al mondo in- pop contemporanea, che pure ha con- tero, oltre che a se stessa, nel 1955 ini- tribuito a spersonalizzarla (vedi le ce- ziò a frequentare i corsi dell’Actors lebri riproduzioni seriali di Andy Studio di Lee Strasberg, nel disperato Warhol del volto della diva), rimane, quanto illusorio tentativo di sottrarsi nel 1973, quello di Elton John, e della alla prigionia delle grandi case di pro- sua Candle In The Wind. «Goodbye Nor- duzione, contribuendo ad inaugurare ma Jean. Your candle burned out long una nuova era del divismo hollywoo- before your legend ever did». «Arrive- diano classico. L’esperienza dell’Actors derci Norma Jean. La tua candela si è Studio si rivelò fallimentare sia sul piano consumata molto prima di quanto non artistico che privato (il Metodo, facen- abbia mai fatto la tua leggenda». do affiorare emozioni e ricordi sepolti, Barbara Rossi 62 [email protected] Festival di Sanremo 2020! Finalmente tutti inclusi! Il Festival di Sanremo la manifestazione in diretta mediante un ac- per non vedenti, le porzioni, i segmenti di Fe- 2020 si è concluso da curato lavoro di preparazione nella descrizio- stival visti in televisione non attraversati da qualche settimana. So- ne della scenografia, degli abiti che sono sem- parlato, o dal cantato – nello specifico caso del no ormai passate e su- pre un buon motivo di ammirazione o di Festival di Sanremo- sono gli spazi temporali perate le ondate di noti- critica, dei presentatori, degli ospiti e dei can- utili per inserire le descrizioni atte a far com- zie, scoop e pettegolezzi tanti concorrenti e dei meccanismi di gara. prendere cosa accade sul palco o nella scena sulle star straniere par- Tutte e cinque le serate sono state anche inte- che seguirà . Nella diretta televisiva può esse- tecipanti, sui concor- ramente sottotitolate dallo studio di produ- re veramente complesso. Non è come in un Tiziana Voarino renti, sugli animatori, zione sottotitoli di Saxa Rubra con la messa film, in un episodio di una serie, per cui l’au- sui ruoli femminili al- in onda, in diretta, dei sottotitoli preparati diodescrittore può usare un tempo garantito la conduzione, sui presentatori e tutto quan- anche con dell’ausilio di consulenti musicali, dall’interpretazione dei personaggi e dallo to fa spettacolo. Quest’anno, una volta termi- in modo da garantire una fedele sincronia tra script. Il progetto di “Sanremo inclusivo“ va nato il Festival, almeno una dinamica sottotitolo e musicalità del singolo brano. La visto anche come occasione per i professioni- innescata durante le serate non cade “pro- responsabile del Servizio Accessibilità Rai sti di acquisire un valore aggiunto nel lor lavo- priamente nell’ombra”. Questa edizione del Maria Chiara Andriello esprime la soddisfa- ro davvero unico, come ci conferma Laura Festival di Sanremo ha infatti segnato un zione per essere comunque riusciti a concre- Giordani presente nel team degli audiode- passaggio rilevante per la Rai, ma anche per il tizzare un sistema di attività preposte all’ac- scrittori alla postazione Rai sanremese. Adat- suo pubblico, nel poter pensare e recepire tatrice e dialoghista, membro Associazio- un mondo sempre più inclusivo, anche ne Italiana Adattatori e dialoghisti dal punto di vista della fruizione. E’ stato Cinetelevisivi, da molti anni è anche pro- questo Sanremo ad aprire il varco. Il Fe- fessionista specializzata nel curare le au- stival di Sanremo si afferma come gran- dio descrizione “Lavorare per l’accessibi- de evento, ripreso e messo in onda in di- lità alle audiodescrizioni live del Festival retta, assolutamente complesso per la di Sanremo, è stata un’ esperienza di ar- quantità di persone che si avvicendano ricchimento lavorativo, in un settore in sul palco, dall’organizzazione scrupolosa, cui opero da molti anni, rendendo acces- per i ritmi narrativi e per le aggressive sibile con le parole ciò che i nostri utenti esigenze di spettacolo nel dover mante- non possono vedere. Esplorare nuove nere lo spettatore incollato allo schermo e frontiere in questo campo, é stata un’op- nell’attualizzare lo show. La kermesse san- portunità unica che mi riempie il cuore. remese conclusa è stata veramente inclu- Audiodescrivere dal vivo, rende ancor più siva per il pubblico e nella storia della Rai, chiaro quanto la formazione, l’accuratez- in osservanza del contratto di servizio za e la sensibilità siano determinanti per sull’accessibilità dell’offerta che prevede il svolgere questa professione. Collaborare potenziamento delle attività di comuni- a un servizio pubblico offerto a 360 gradi cazione intralinguistica per sordi e ciechi. è stato davvero un privilegio. Porterò con Si è così avuto un upgrade dei servizi di me un ricordo importante e strumenti accessibilità per rendere pienamente fru- formativi rari, in un lavoro come il no- ibile il Festival di Sanremo a tutti gli spet- stro, bisogna sempre mettersi in discus- tatori, aggiungendo agli ormai consolidati sione continuando ad apprendere affin- sottotitoli per non udenti, l’audiodescrizione ché il pubblico di riferimento possa essere in diretta e l’interpretazione in lingua dei sempre più soddisfatto dalle audiodescri- segni italiana (LIS) dell’intera manifesta- zioni che curiamo”. Il Festival di Sanremo zione. Per la prima volta in assoluto le si svolge in Liguria. Possiamo aggiungere cinque serate del Festival sono stati ese- che il Premio Tenco pure, la tradizione guite, in diretta appunto, anche nella lingua cessibilità complesso come quello del Festival della scuola dei cantautori genovesi anche. dei segni italiana su Ray Play in contempora- di Sanremo, non solo una macchina da guerra Insieme al Festival Internazionale del Dop- nea con la messa in onda. Il servizio si è svolto per l’organizzazione e la messa in scena, ma piaggio Voci nell’Ombra, nato e cresciuto nella così: contemporaneamente alla diretta di proprio per “il bello della diretta“. “Senza dub- regione, anzi ha compiuto vent’anni, la Ligu- Rai1, nello Studio 4 di via Teulada, in un con- bio è stato un investimento per lo spiegamen- ria si delinea come la Regione della Voce, un testo virtuale in perfetta coerenza e continui- to di operatori e professionisti del settore ac- brand davvero forte. Ma Voci nell’Ombra non tà con quanto accade sul palco dell’Ariston, cessibilità coinvolti. Inoltre, va assolutamente contribuisce solo a questo. E’ dall’estate scor- quindici performer appositamente seleziona- considerato il fattore “diretta” con scalette sa che promuove la campagna “per vedere ad ti da RAI Casting, di cui tre sordi hanno inter- mai chiuse, ma sempre aperte fino al momen- occhi chiusi”: ha caratterizzato la promozione pretato in LIS tutti i brani delle cinque serate, to dell’ “in onda”, anzi con gag e battute im- del suo ventennale e il trasferimento a Milano compresi gli ospiti musicali. I performer sono provvisate in determinati contesti, imprevisti per i premi e gli approfondimenti delle “Voci stati selezioni anche per le loro capacità risolvibili solo con l’affidabilità e l ‘abilità del di Cartoonia” con il Patrocinio Rai, con il espressive e artistiche e per le abilità di cata- tempismo di conduttori e artisti sul palco, o contributo di Rai Ragazzi e con la presenza lizzare il pubblico. Accanto a loro, gli interpre- inquadrature del regista che sicuramente im- negli interventi del Servizio Pubblico Rai. Ha ti che normalmente collaborano con Rai per la plicano una scelta di proposta visiva piuttosto sostenuto e portato avanti per mesi una forte traduzione in LIS dei TG hanno invece inter- che un’altra: non se ne può avere informazio- spinta alla tematica accessibilità e inclusione pretato con i segni la conduzione e gli altri ne, fino al momento in cui si vede trasmessa. a tutto tondo verso un reale anello – ricordia- segmenti. Per la prima volta nella storia del Consideriamo questo Sanremo non un punto mo che Anelli d’ Oro sono i premi, gli Oscar Servizio Pubblico gli audiodescrittori e gli di arrivo per l’accessibilità relativa ai prodotti del doppiaggio Italiano a Voci nell’Ombra - speaker della Rai sul Digitale Terrestre hanno Rai, ma un punto di partenza con margini di che unisce qualsiasi spettatore nella fruizione anche consentito a tutti i ciechi e ipovedenti miglioramento e ulteriori progressi”. Bisogna con- audiovisiva e dal vivo. la totale fruibilità del Festival, descrivendone siderare che, soprattutto per le audiodescrizioni Tiziana Voarino 63 n. 81

Festival Bif&st 2020 Il Bif&st raggiunge Nel cast: Elio Germano, Barbara Chichiarelli, seguiti da incontri con personalità della cultu- l’undicesima edizio- Lino Musella: “Una favola nera che racconta, ra, del diritto, della società civile; confermata ne, ricca di trecento senza filtri, le dinamiche che legano i rapporti la sezione Cinema e Medicina, che sarà dedi- eventi, e si terrà in ot- umani all’interno di una comunità di famiglie, cata a film su malattia e salute e in particolare to giorni a Bari (dal 21 in un mondo apparentemente normale, dove la sulle malattie mentali, con dibattitti e discus- al 28 Marzo). Per la rabbia e la disperazione sono pronte ad esplo- sioni, con medici, psicologi, sociologi. Da se- Adriano Silvestri prima volta potrà di- dere...” Tra le le Anteprime internazionali, an- gnalare la ripetizione di un interessante in- sporre per le proiezioni di tre teatri, a breve che Emma di Autumn de Wilde (“Aristocrati- contro sul legal thriller, con proiezione di distanza l’uno dall’altro: il Petruzzelli, il Pic- ca, Incantevole, Deliziosa”: adattamento della spezzoni e scene di film, aventi al centro la fi- cinni e il Margherita. In questi anni la storia commedia di Jane Austen, sulla ricerca della gura dell’avvocato, e con un legale, Enzo Au- del festival internazionale barese si è articola- persona giusta e del lieto fine. Emma Woo- gusto, che li commenterà e - prendendo spun- ta proprio seguendo le vicende dei teatri citta- dhouse vive tra relazioni sbagliate e passi falsi to dagli stessi - spiegherà agli spettatori le dini: la prima edizione, infatti, venne a coin- per trovare l’amore); Les Traducteurs di Régis tecniche di indagine, le fasi di accusa e di dife- cidere con la riapertura del Petruzzelli, dopo Roinsard (Nove traduttori lavorano, isolati in sa, gli interrogatori e i contro-interrogatori, le la ricostruzione, a seguito dell’incendio che lo una casa senza contatti con l’esterno, su un arringhe, il ruolo delle giurie popolari e il ver- aveva distrutto; per la prossima si disporrà grande successo letterario. Presto le prime detto finale. Sono in programma anche proie- dello storico teatro comunale dedicato a Nic- pagine del romanzo vengono pubblicate su zioni dedicate al tema “Donne, Diritto e Cine- colò Piccinni, recentemente riaperto dopo i internet, e un hacker minaccia di rivelarne tut- ma” con la partecipazione di Susanna lavori di riadattamento, e Camusso. Previsto un even- già si prevede, oltre al Mar- to per ricordare grandi per- gherita, anche la prossima sonaggi scomparsi come riapertura del vicino Kursa- Ugo Gregoretti e Andrea Ca- al Santalucia. Le radici del milleri, attraverso video di Bif&st - tuttavia - risalgono interviste e di lezioni. Per il in realtà a molti anni prima, Ciclo “National Geographic” con la organizzazione di è in calendario la proiezione “Europa Cinema”, un evento di sette film dedicati alla che fu portato nel 1988 da scienza. Verrà presentato in Felice Laudadio a Bari, dopo anteprima Il Tesoro Nascosto alcune edizioni a Rimini. delle Isole Tremiti di Flavio Ma la città non era pronta, e Oliva. Da segnalare il conve- soprattutto non era pronta gno “Reframing Film Festi- la classe politica, per acco- vals. Histories, Cultures, gliere e sostenere una ini- Economies”. Dopo la ses- ziativa culturale di questa sione alla Università Ca’ Fo- portata. E bisognerà atten- scari, la seconda parte sarà dere l’arrivo alla Regione Puglia di Nichi Ven- to il testo, chiedendo un riscatto); Das Vor- ospitata dal Bif&st, con la partecipazione di dola e Silvia Godelli per poter riaprire il di- spiel/ The Audition di Denisha Hardeman (An- docenti universitari, studiosi, ricercatori, di- scorso e poter incominciare una nuova na insegna in un liceo musicale e, contro il rettori e programmatori di festival, curatori avventura con la “edizione zero”, in un freddo parere dei colleghi, impone l’ammissione di artistici e critici cinematografici per discutere Gennaio del 2009. Del resto già nel dopoguer- uno studente di talento. Per prepararlo all’e- delle migliaia di festival di cinema che si ten- ra (prima ancora della ripresa della Mostra di same, trascura la sua famiglia.). Felice Lauda- gono in tutto il Mondo. Le premiazioni si ter- Venezia) c’era stata a Bari l’iniziativa di quello dio, ideatore e direttore artistico del Festival, ranno tutte le sere e sono annunciati ricono- che fu certamente il primo festival cinemato- ha precisato che ha provveduto ad eliminare il scimenti, tra gli altri, per Pupi Avati, Marco grafico dell’Italia libera: fu organizzato nel Ci- film di produzione egiziana - che era previsto Bellocchio, Massimo Cantini Parrini, Paola nema Impero (peraltro poi demolito) da due in calendario - a seguito degli sviluppi del caso Cortellesi, Marco D’Amore, Paolo Del Brocco, giovani, che non riuscirono a dargli continui- Regeni. Da segnalare un grande concerto con Pier Francesco Favino, Matteo Garrone, Taylor tà, ma che si sarebbero - in seguito - affermati l’orchestra della Fondazione Petruzzelli dedi- Hackford, Raffaella Leone, Micaela Ramazzot- facendo i giornalisti: Piero Virgintino, come cato a Federico Fellini, con esecuzione di mu- ti, Toni Servillo. Laboratori di regia, sceneggia- critico de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, e siche di Nino Rota e di Nicola Piovani e con tura, critica, montaggio si svolgeranno a a cura Bepi Marzulli, poi direttore delle riviste “Fem- l’intervento di Roberto Benigni, che dovrebbe di Francesco Munzi, Franco Bernini, Paolo me” e “Mariages” a Parigi. E arriviamo ai giorni tenere anche una Lezione di Cinema. Le lezio- D’Agostini e Walter Fasano. Il Bif&st, presie- d’oggi. Il film d’apertura èBombshell, la Voce del- ni già confermate riguardano Ken Loach, He- duto da Margarethe von Trotta, con Enrico lo Scandalo di Jay Roach con interpreti Charlize len Mirren e Raffaella Leone. È programmato Magrelli consulente direzione artistica, è po- Theron, Nicole Kidman, Margot Robbie e John un grande tributo a Mario Monicelli, con deci- sto sotto l’alto patronato del Presidente della Lithgow, in proiezione in Anteprima per l’Ita- ne di film: l’immagine dello stesso regista, ri- Repubblica, con patrocinio del Mibact e del lia. Basato su fatti realmente accaduti, rac- prodotta sul poster del festival, è opera di Pino Comitato Fellini 100, promosso da Regione conta l’incredibile storia delle donne che han- Settanni. La sezione Panorama internazionale Puglia con Comune di Bari. La presentazione no spodestato l’uomo che ha contribuito a prevede la proiezione di dodici film prove- si è tenuta nei giorni scorsi a Roma con la par- creare il più potente e controverso impero dei nienti da tutta Europa. Il Bif&st dedica poi tecipazione di Simonetta Dellomonaco, Presi- media di tutti i tempi, Fox News. Premio una rassegna di otto titoli a Leone Film Group dente Apulia Film Commission e Michele Emi- Oscar per trucco e parrucco. Il film sarà in sala - fondato nel 1989 da Sergio Leone - fra i più liano, Presidente Regione Puglia. Tutti i dettagli dal 26 Marzo con 01 Distribution. Anteprima importanti leader europei nella produzione e saranno forniti nella conferenza annunciata di produzione italiana per Favolacce, regia e nella distribuzione. Il festival ospiterà inoltre per il 9 Marzo a Bari. sceneggiatura di Damiano e Fabio D’Innocenzo. cinque film per affrontare la violenza sulle donne, Adriano Silvestri 64 [email protected] Il tempo e la mente quanto-relativistica: la fenomenologia del reale/ favoloso L’esperienza costante dal reale che è l’unico elemento che davvero possano realizzare. L’infinità compresa - ap dell’attualità del mon- esiste e ciò che davvero esiste è tutto ciò che è prossimativamente nella materialità è diret- do fonda l’atavica idea materia (e soggetto alla materializzazione tamente afferrabile dall’intelletto col concetto secondo cui fra la real- senza cui nulla ha carattere di esistenza), di numero, con cui (pur non potendo natural- tà (fisico-storica) e la compresa ineluttabilmente la fantasia. Se- mente carpire aritmeticamente l’infinita -in favola (il fantastico, il guendo però la logica temporale di costituzio- terminabilità delle sequenze dei numeri reali) fiabesco, il meraviglio- ne dei confini di circoscrizione atti alla deli- è possibile capire il fondamento infinitario so, il misterioso) inter- mitazione di ciò che è reale e di ciò che non lo stante alla base della conformazione della re- corre una netta linea è, si dispiega la possibilità di scoprire come in altà e, quantificando di conseguenza la mate- di demarcazione fa- verità la realtà in sé contenga proprietà carat- ria, scoprire come lo stesso atomo sia tutt’al- Giovanni Mazzallo cente sì che i i due ele- teristiche di tutto ciò che va al di là delle bar- tro che indivisibile nella sua unitarietà (in menti siano non-comunicanti (essendo con- riere della pura materialità (ossia della fanta- quanto costituito da diverse serie di particelle siderati parallelamente separati) di modo che sia nella sua pura immaterialità) risiedenti subatomiche legate fra loro su scale altamen- il primo assorbe completamente il secondo nella stessa composizione microscopica della te energetiche su cui si sofferma l’odierna teo- poiché quest’ultimo deve la sua esistenza al materia che (come confermato e studiato dal- ria quantistica dei campi (congiuntamente al- primo e non può trovare realizzazione che la fisica quantistica) è retta da principi e mec- la cromodinamica quantistica) che tratta non sia mediata dalla mente produttrice di caniche che poco si accordano con la cono- della fisica del microscopico) e, pur conceden- fantasia (suscettibile di manifestazione tanto scenza tradizionale del mondo fisico e do l’eventualità di reperire la particella di Dio nelle molteplici espressioni dell’arte quanto l’impostazione classica di riflessione sulle sue (si pensi al bosone (col relativo campo) di Hig- in forme più o meno gravi di alienazione dalla strutturali fondamenta e tendono (ipotetica- gs), si attesti a un livello di realtà disgiunto realtà) che opera nella contingenza della ma- mente) a sovvertire la prospettiva canonica in dalla materialità macroscopica in cui (in teo- terialità. L’immaginario discende necessaria- merito alla distinzione e all’interpretazione ria) infinite (tipologie di) particelle potrebbe- mente dal concreto poiché il favoloso può col- della distinzione fra reale e favoloso propo- ro costituire l’atomo (pertanto la materia) locarsi utilmente nel reale unicamente attraverso nendo un nuovo modello rivoluzionario della procedendo infinitamente (con ipotetici acce- l’elaborazione creativa praticata dalla leratori di particelle iperpotenziati) mente del soggetto che conosce e fa verso particelle sempre più minusco- esperienza della vita e dal cui vissuto le, sempre più ineffabili senza aver tangibile (mediato dai sensi) ha poi ori- mai una fine. L’infinità microscopica gine il mitico nella sua (inizialmente (il vero principio della materialità) astratta in apparenza) immaterialità comprende ogni possibilità (relativa- che, in relazione allo stato mentale del mente all’istituirsi degli atomi con le soggetto (dato dalla combinazione della loro similarità e differenze (da cui si sua configurazione genetico-cerebrale e formano i vari elementi chimici), della sua esistenza e concezione (capaci- quindi della materia, quindi della re- tà derivante in larga parte dalle sue in- altà, quindi degli infiniti universi pa- nate facoltà intellettive, oltre che ralleli (basti pensare alla tesi del mul- dall’ambiente di formazione) della sua tiverso quantistico ricavabile da una esistenza e dell’esistenza in generale), certa interpretazione della teoria delle può declinarsi mediante l’azione e la tec- stringhe)), la possibilità è la natura nica nelle costruzioni poietico-scientifi- dell’infinito, il tempo (unità con lo spa- che dell’ingegno o nell’architettura (di- zio, perché non c’è tempo senza spazio struttiva per l’esistere dato dalla verità (lo spazio per e di avvertire il tempo nel “La strada entra nella casa” di Umberto Boccioni (1911) è custodito nel oggettiva dei fatti e delle entità) di realtà suo decorrere (anche nell’eternità lo si Sprengel Museum di Hannover devianti valide unilateralmente solo per può avvertire perché è il tempo che il creatore (soggettivamente). Le credenze realtà fisica che amplia il concetto stesso di re- perennemente si mantiene uguale a sé)) e non della (e nella) realtà inglobano e soppiantano ale modificandolo grandemente in virtù del c’è spazio senza tempo (il tempo definisce l’e- le credenze della (e nella) favola che si rivela- panorama offerto sulla nuova rappresenta- sistenza e gli esistenti (quindi il loro spazio) no meri prodotti della realtà che non potran- zione della materialità. In tale prospetto, la essendo il motore della realtà), quindi lo spa- no mai aspirare al suo stesso status di priori- materia comprende quell’idea inestirpabile zio-tempo) è la matrice di espressione dell’infi- taria legittimità ontologica perché hanno pur dell’intelletto che fa da sfondo archetipico per nito (dallo spazio-tempo quantistico discreto sempre bisogno della concrezione per venire la comprensione della realtà in ogni sua esple- e discontinuo della microfisica infinita onni- ad essere (in un primo momento nella fisicità tazione e che (nonostante la sua imprescindi- comprensiva delle infinite possibilità al conti- del sistema nervoso centrale del soggetto che bilità, poiché senza di essa il pensiero non sa- nuum spazio-temporale classico-relativistico attua la sua creatività formulando mental- rebbe formulabile e l’esistenza (oltre a non della macrofisica discretizzante l’onnicom- mente i pensieri e i sogni ed esprimendoli avere senso) non avrebbe svolgimento) non prensività probabilistica dello spazio-tempo verbalmente o in altre forme di comunicazio- può mai trovarsi realizzata materialmente quantistico in enti singoli stagliantisi in uno ne (quindi sempre e ineludibilmente mate- per la sua stessa natura, ossia l’idea dell’infini- spazio-tempo continuo (transizione che la rialmente, fisicamente), in un secondo- mo to. L’intera materialità, ogni suo aspetto è ma- gravità quantistica tenta di studiare e spiega- mento nella traduzione dell’immaginazione nifestazione (necessariamente finita, altri- re per conciliare la fisica dei quanti e la teoria in opere definite frutto della potenza della menti non vi sarebbe) dell’infinito perché è della relatività generale)). La vera fonte della fantasia che infine viene estrinsecata (estro- l’esito naturale di riduzione delle infinite pos- materialità è dunque fondata nelle infinite iettata dalla mente nelle esteriorizzazioni del- sibilità presenti in natura ad uniche soluzioni possibilità della microfisica infinita onnicom- la materialità). La stessa presunta immateria- che realizzano certe determinate possibilità prensiva che risulta essere la reale materia (l’au- lità del favoloso è, quindi, confutata alla luce del (invece di altre), lasciando ovviamente sem- tentica sorgente della realtà fisica). La materia suo stretto rapporto di dipendenza ontologica pre la possibilità che nel tempo tutte le altre si segue a pag. successiva

65 n. 81

segue da pag. precedente al modo in cui hanno vissuto); la forma è soli- Festival non è più dunque (solo) l’ordinaria macrofisi- da in relazione al tempo che si è stati (il passa- ca, ma è (soprattutto) l’Infinito (con la sua na- to, che definisce l’identità quando è in fase di tura di Possibilità (concetto di per sé immate- formazione fondamentale) e fluido-dinamica riale perché la possibilità, in quanto tale, non in relazione al tempo futuro che si sarà (l’a- ha ancestralmente una sua definizione) e la spettare (etimologicamente, proiettarsi verso sua strutturazione ontologica di Spazio-Tem- e guardare con attenzione ciò che sarà) è la vi- po (concetto altrettanto immateriale che, pur ta e cambia e arricchisce (esperienze, crescita, costituendo e definendo l’esistenza della real- invecchiamento) l’identità formata trattenuta tà, proprio per questo non è una “cosa” indivi- nella sua fondamentalità). Il limite del favolo- duabile alla stregua degli oggetti, in quanto so è (la) realtà, che è stata preservata nel pen- ValdarnoCinema affonda le proprie radici nell’Infinito stante a siero e nel linguaggio (la mitologia, la lettera- fondamento del Tutto)). La materia (come vi- tura, i racconti che hanno contribuito allo Film sto nel caso della realtà microfisica) è quindi sviluppo delle civiltà e servono alla formazio- immaterialità in cui è primordialmente tutto ne fanciullesca per stimolare creatività e pen- possibile. Dalla materia ha nascita la forma, siero), rispecchia la primitività ontologica Festival ossia la realtà macrofisica scaturente dalla -fi dell’Essere (le infinite possibilità da cui ogni Continuano a pervenire le iscrizioni per parte- nitizzazione morfologica delle possibilità in- cosa proviene) e deve essere debitamente ri- cipare al concorso 2020. ducente alla realizzazione dell’esistenza ordi- considerata affinché le si possa dare la sua Un’opportunità per tutti gli autori del cinema naria e degli enti (quindi alla realtà a cui si è giusta collocazione nel vicendevole rapporto indipendente per concorrere allo storico festi- abituati). Nella realtà microfisica è pertanto il di “artigianato” cronotopo-umanità (lo spa- val che si svolgerà dal 29 Aprile – 3 Maggio limite del favoloso (limite latente perché si zio-tempo definisce (la storia e gli antenati) 2020 a San Giovanni Valdarno presso il Cine- manifesta nel suo trascendente non-apparire gli uomini, che, a loro volta, definiscono con le ma Teatro Masaccio. (=nascondimento) nelle finitizzazioni macro- loro gesta lo spazio-tempo presente e futuro Ricordiamo che il bando è disponibile presso il fisiche) a dare forma alla realtà, il favoloso si in base a quello passato). La materia macrofi- sito www.valdarnocinemafilmfestival.it. rivela essere il regno delle infi- L’iscrizione è gratuita. Possono concorrere nite possibilità (ciò che non è film di ogni genere e durata, sia lungometrag- possibile nel proprio universo gi sia corti. Quattro le sezioni previste: fiction, si può realizzare in universi pa- sperimentali documentari, animazione. ralleli distanti infiniti gradi di Le opere devono essere state prodotte dopo il 1 separazione). La mente (=il gennaio 2019. soggetto) si riconosce come Per iscriversi compilare il modulo online www. identità (che in sé cambia con- valdarnocinemafilmfestival.it/…/iscrizioni…/ tinuamente col fluire del tem- participate/ po, con la crescita e l’invecchia- La commissione selezionatrice ha già iniziato mento) per la sua memoria che a scegliere i film da ammettere in concorso. I trattiene il tempo macrofisico titoli saranno resi noti subito dopo la scadenza (=relativistico) della forma dell’Es- del 15 marzo prossimo. sere che ha vissuto (e che quin- Intanto il Festival annuncia la collaborazione di è stato, dato che tutti gli enti con Il Polo Universitario Penitenziario dell’U- Jacek Yerka animati ed inanimati sono spa- niversità di Firenze. Quest’anno ValdarnoCi- zio-tempo (l’essenza fisica è costituita da ato- sica ordinaria è la forma della vera materia nema varerà un progetto sociale e culturale mi di tempo difficilmente rilevabili)) con le microfisica in cui giace il misterioso della fa- che prevede la costituzione di due giurie della sue facoltà sensoriali e intellettive in tutte le vola le cui credenze sono le credenze della re- Casa Circondariale di Prato “La Dogaia” e la sue molteplici storie, forme e tempi propri altà (materia (l’infinito) e forma (il finito) non Casa Circondariale Maschile Mario Gozzini di (caratteristici del soggetto considerato, l’ossa- si danno l’uno senza l’altra). La mente (nella Firenze che assegneranno un premio alla mi- tura dell’identità personale è rivestita del pa- sua subatomica fisicità quantistica) risente de- gliore opera in concorso. tchwork componentesi dalle varie esperienze gli echi delle infinite possibilità microfisiche, Un nuovo e significativo contributo alle attivi- vissute nel tempo). La memoria è il (sesto) elabora fantasie, produce sogni di ogni genere tà impegnate nell’ambito del sociale che si ag- senso della mente che comprende tutti gli al- (fantastici e non), crea miti, narra leggende e giunge al rinnovato Premio Franco Basaglia. tri ed è la traccia fondamentale della presenza storie (creazioni e creature fantastiche che pos- della vita instillata dal Tempo nelle finitizza- sono vivere in altri infiniti universi paralleli do- zioni dell’Essere (dimenticando (si pensi al ve tutto è possibile) avvertendo il potenziale morbo di Alzheimer) è come se si morisse trascendente favoloso che estrae dall’ordinario mentre si è ancora vivi avendo perso il senso (lo stra-ordinario) restituendo un senso e un si- della propria identità e della propria esisten- gnificato più completo della vita ordinaria (che za, un’esistenza non più viva ma morta). Il molto spesso scompare e non si recupera nel senso del tempo è la memoria (per trattenere pensiero e nel linguaggio macrofisico-ordina- gli istanti, i periodi, i ricordi), la memoria rap- rio che si sedimenta e sostituisce quello origi- presenta l’interiorità (il senso e il significato nario e fanciullesco microfisico-straordinario costruiti e dati alle situazioni, alle esperienze, della metafora che comprende e aiuta l’esiste- al vissuto, alla propria esistenza sulla base di re). Il misterioso del favoloso è il misterioso del ciò che si è diventati (la propria forma, solida reale (scoperto nella sua infinità, la materia è il e fluido-dinamica allo stesso tempo) nel tem- mistero originario). La mente quanto-relativi- po con gli eventi ontologicamente limitanti stica trattiene il tempo macrofisico della forma dell’”ex-sistere” (in latino uscire dall’immobili- dell’Essere ed è il riflesso del tempo microfisico tà, il divenire) che conformano la persona). della materia dell’Essere. La fantasia è la Realtà Chi si è (l’identità) dipende dalla forma di chi (e il bambino già lo sa). si è (gli uomini si differenziano anche in base Giovanni Mazzallo Illustrazione di Guido Scarabottolo 66 [email protected] Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale di Diari di Cineclub di YouTube mese di Febbraio. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito

Cinema Under- “Ciao Ciao” |https://youtu.be/9vMM-7eTNvE Qui si parla di Stanlio e Ollio ground | Alberto Grifi Experimental short film by Adamo Vergine S.O.S. Stanlio e Ollio: il recupero del film anto- Bellaria Video Omag- (1967). logico “VIA CONVENTO” (1947) | https://you- gio |https://youtu.be/ tu.be/IQWthW_fGAs Yschdh9Stpg Cinema Underground |Alfredo Leonardi Antologia di two reels scelti tra quelli del pe- Omaggio ad Alberto Schegge di utopia |https://youtu.be/cMhO8H- riodo più proficuo e fantasioso del duo Stan Grifi - Videofram- b5I0 | Laurel & Oliver Hardy e il cui titolo si rifaceva menti Bellaria ‘93 a in chiave parodica al leggendario kolossal e Nicola De Carlo cura di Dario Zonta. E noi che siamo la forza del mondo (1971) |ht- successo cinematografico hollywoodiano «Via Sono presenti, tra gli tps://youtu.be/rxq_maQB8GQ col vento» (Gone with the Wind, 1939), “Via altri, Antonio Rezza, Enrico Ghezzi e Marco convento” apparve nelle sale cinematografi- Ferreri. Un grazie a Paola Pannicellli. Cinema Underground |Tonino De Bernardi che italiane nel secondo dopoguerra (1947). Il 660secondi, Il cinema indipendente | https:// film era ricavato abbinando tre cortometraggi In Viaggio con Patrizia alla Festa del Cinema youtu.be/0hDXB7zBTto comici già usciti in Italia negli anni ‘30 ma di Roma 2007 |https://youtu.be/KacTJjPjEPo Il film documentario “In viaggio con Patrizia” proiettato alla Festa Internazionale del Cine- ma di Roma, sezione Extra, il giorno 20 otto- bre 2007, il primo film che l’Associazione cul- turale Alberto Grifi ha recuperato, ri-editato e terminato dopo la scomparsa del caro Alberto. Estratti dal film e i contributi di Sandro Costa, Ivan Grifi e Tatti Sanguineti.

Premio speciale Festa del Cinema di Roma ad Alberto Grifi 11 marzo 2007 https://youtu.be/| fsUVm49Adcc La Festa del Cinema, in collaborazione con l’Associazione culturale Alberto Grifi, Apollo 11 e la Cineteca di Bologna, rende omaggio al piu’ grande autore del cinema sperimentale italiano dagli anni ‘60 ad oggi: Alberto Grifi. L’11 marzo 2007, all’Auditorium Parco della Musica di Roma fu proiettato il suo film piu’ noto, Anna, realizzato con Massimo Sarchielli, e successivamente fu consegnato al regista il Premio Speciale Festa del Cinema (“per la ri- cerca e l’indipendenza di tutta la sua opera ci- nematografica”) con cui la Festa intese segna- lare e consacrare il percorso inconfondibile di un filmaker che non somiglia a nessun altro. Questo video documenta i momenti più signi- Cinema Underground | Mario Ferrero adattati con nuovo doppiaggio – Scram, Me ficativi della serata. Amarsi male (1968) | https://youtu.be/kMFfh- and My Pal e One Good Turn. In quest’ultimo, zihpKU di James W. Horne, Stanlio e Ollio, vittime Alberto Grifi alla 61° Mostra del Cinema di Ve- della Depressione, si sentono paladini di tutte nezia |https://youtu.be/Z0y7qumjt3c Cinema Underground | Paolo Brunatto le cause perse, regalandoci fotogrammi indi- Il video documenta la presenza di Alberto Gri- Schegge di utopia |https://youtu.be/N9d- menticabili, intrisi di humor e comicità. fi alla 61° Mostra Internazionale d’Arte Cine- QyfMHBuk L’intera colonna sonora del film è stata rico- matografica di Venezia (1-11 settembre 2004) struita a partire da più elementi sopravvissuti diretta da Marco Muller. Il programma della Massimo Bacigalupo in pellicola 35mm (ad eccezione di soli 10 se- Biennale prevede la proiezione di due opere di Schegge di utopia |https://youtu.be/31kmnN- condi di dialogo andati perduti, probabilmen- Alberto Grifi all’interno della sezione “Under- SBu38 te già sullo stesso negativo, reintegrati in in- ground Italia” per una retrospettiva sul cine- glese con sottotitoli in italiano), e anche ma italiano dimenticato, un cinema che rap- Cinema Underground | Gianfranco Baru- mediante lo studio e la digitalizzazione di pel- presenta una delle uniche testimonianze di chello Schegge di utopia |https://youtu.be/ licole 16mm conservate in archivi privati e un periodo intenso quanto mistificato della qFyR1XvADGk pubblici. Il doppiaggio in questione riporta le nostra storia. Le due opere presenti sono: “Ve- Cinema Underground | Anna Lajolo e Guido voci di Alberto Sordi e Mauro Zambuto, torna- rifica incerta” e “Transfert per camera verso Lombardi to ora al suo massimo splendore per questo ti- Virulentia” Schegge di utopia |https://youtu.be/ObIX- tolo grazie al progetto SOS STANLIO E OL- g0n2y6A LIO. Cinema Underground | Adamo Vergine a cura di Nicola De Carlo

67 n. 81

E’ uscito Cineforum n. 591 SOMMARIO 591 proiezioni fantasmatiche di noi stes- editoriale si in una narratività diffusa alla ricer- Storie ca di un’identità sempre sfuggente, Il gran numero di film arrivati nelle sale tra i larvale ma tutt’altro che spaventevole, mesi di dicembre e gennaio non solo ha dato anzi donatrice di gratificazioni per qualche problema di impaginazione alla vo- alcuni immediate e compensatrici, stra affezionata rivista «Cineforum», costrin- per altri mediate, intellettuali e per gendoci a un paio di drastiche e dolorose deci- questo foriere di ulteriori affasci- sioni, ossia a far slittare al prossimo numero nanti dissidi interiori su cui ci piace, due “Primipiani” dedicati a titoli usciti negli in fondo, continuare a scrivere. La ultimi giorni del periodo compreso nel piano bellezza non ci salverà, ma l’amore iniziale di pubblicazione, per i quali non ab- con cui ci dedichiamo alla sua ricer- biamo potuto trovare posto in queste pagine. ca ci restituisce comunque un’im- La circostanza contingente non ha potuto magine della salvezza. E questo ci è non suggerirci anche una riflessione di ordi- d’aiuto. ne più generale, che merita certamente ap- profondimenti futuri. Come è agevole verifi- Adriano Piccardi care immediatamente scorrendo il sommario Storie p. 03 di questo numero, ci troviamo di fronte a film primopiano di ogni tipo, originati da approcci diversissi- L’ufficiale e la spia p. 04 mi, a racconti che muovono da spunti e da Anton Giulio Mancino mondi narrativi quanto mai differenti: la Testimone binoculare p. 06 grande Storia (passata e presente), la lettera- Roberto Chiesi tura, le vicende quotidiane di individui al cui Nella nebbia della persecuzione p. 10 posto potremmo tranquillamente esserci noi; Nuccio Lodato il vero e il verosimile intrecciati senza soluzio- De Méliès à Polański: cent vingt ans ne di continuità così come lo sono ragione e avec l’Affaire p. 13 sentimento messi a dura prova nell’affrontare primopiano Claudia Bertolé tanta narrazione, cercando ogni volta lo Pinocchio p. 16 Il terzo omicidio di Kore-eda Hirokazu p. 54 sguardo “giusto” per definirla e comprenderla. È Roberto Lasagna Emanuele Di Nicola innegabile ormai – e qui arrivo al punto – che Una fantasia umanistica p. 18 Il Paradiso Probabilmente di Elia Suleiman p. 57 la nostra esistenza per così dire “reale” si ac- Claudio Gaetani Tina Porcelli compagna a una quantità di finzione narrati- Un bambino vero. Strane storie di Pinocchio Sorry, We Missed You di Ken Loach p. 60 va talmente abnorme, che attraversa e dalla p. 22 Giampiero Frasca quale è continuamente attraversata, con con- i film Light of My Life di Casey Affleck p. 63 seguenze quanto meno problematiche sul Massimo Tria Simone Soranna rapporto che si instaura, a causa di questa so- La ragazza d’autunno di Kantemir Balagov p. 27 Star Wars: L’ascesa di Skywalker di J.J. Abrams vrapposizione, fra ciò che siamo (o pensiamo Nicola Rossello p. 66 di essere) e ciò in cui ci identifichiamo e spes- Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciam- Rinaldo Vignati, Stefano Lalla so finiamo per proiettarci. Il confine fra le due ma p. 30 Vivere – Che fine ha fatto Bernadette?p. 69 dimensioni, quella “reale” e quella raccontata, Paola Brunetta Festival è sottile e poroso; i due flussi si rimescolano Storia di un matrimonio di Noah Baumbach p.33 Torino Film Festival p. 72 talvolta in modo imprevedibile al punto da Luca Malavasi Alberto Morsiani/Se piangi, se ridi… Il con- formarne uno solo nel quale è tutto sommato Un giorno di pioggia a New York di Woody Allen corso di Torino 2019 tra Malick e Monet p. 73 agevole e non insensato riconoscersi. Gli uni- p. 36 Giampiero Frasca/After Hours p. 75 versi finzionali che premono su questa sotti- Manuela Russo Lorenzo Rossi/Festa Mobile p. 77 lissima barriera fino ad annullarla in una sor- Dio è donna e si chiama Petrunya di Teona Stru- Manuela Russo/Teona Strugar Mitevska, sin- ta di dissolvenza incrociata sono a portata di gar Mitevska p. 39 golare femminile p. 79 mano: per fruirne non è più necessario uscire Matteo Mazza Edoardo Peretti/Onde p. 81 di casa alla ricerca di una sala cinematografi- Dov’è il mio corpo? di Jérémie Clapin p. 42 Alessandro Uccelli/Torino DOC p. 83 ca, basta un telecomando, una tastiera. Piat- Elisa Baldini Chiara Zingariello/L’horror classico 1919-1969, taforme virtuali dispensano film e serie televi- Piccole donne di Greta Gerwig p. 45 una storia di paura e desiderio p. 85 sive secondo una logica di pervasività che ci Alessandro Lanfranchi Paola Brunetta/Sole Luna Doc Film Festival spinge a una resa allettante più che una resi- Atlantique di Mati Diop p. 48 2019 p. 88 stenza dai dubbi risultati. Ci muoviamo, in Roberto Chiesi le lune del cinema definitiva tra fantasmi di libertà personale e Tutti i ricordi di Claire di Julie Bertuccelli p. 51 a cura di Barbara Rossi p. 92 68 [email protected] Siamo vicini a tutti i ‘troiani’ di oggi! “… Ho sempre avuto un debole per i troiani e una forte antipatia per gli achei e in questo sono confortato dall’opinione che anche il vecchio Omero la pensasse così, malgrado fosse probabilmente greco” Fabrizio De André Siamo vicini a tutti i popoli oppressi, vessati e massacrati! Siamo vicini al popolo Kurdo e ai combattenti internazionalisti che, come avvenne per la Spagna franchista, sono arrivati nel Rojava per stare dalla parte giusta. Siamo vicini ai militanti e agli attivisti ai quali viene negato il dissenso e “dedicata la sorveglianza speciale”. Ai migranti “relitti e abbando- nati” ad uso e consumo delle guerre e delle nuove strategie di schiavizzazione. Definiti ‘in fuga’, ‘rifugiati’, se sono sotto le bombe, ‘profughi’ se devono abbandonare le loro terre e le loro vite, ‘extracomunitari’, se lavorano nelle nostre fabbriche, nelle nostre case e nei nostri ristoranti, ‘clandestini’ se li trovano nei nostri campi di pomodoro, nei nostri agrumeti del sud o nei nostri meleti nelle valli nordiche. Clandestini, se non li trovano più nelle nostre acque. “Per la stessa ragione del viaggio”… siamo in mare! Siamo in mare per compiere il nuovo viaggio, l’ottavo “sotto il vento e le vele deandreiane”. Siamo in mare non solo per riaprire i porti, ma per riaprire le porte, le finestre e i balconi e i cervelli e i cuori! Non è più tollera- bile accettare la “normalità” delle guerre e “il terrore” delle migrazioni, non è più accettabile vivere in una società di potenti, politici schizofrenici e signori della guerra che … “Vengo- no, vanno, ritornano e magari si fermano tanti giorni che non vedi più il sole e le stelle e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai. Vanno, vengono … e si mettono li tra noi e il cielo. Per lasciarci solo una voglia di pioggia.”. Gerardo Ferrara Ritorna in mare Buon Compleanno Faber con la sua VIII edizione 1^ parte Al via l’VIII edizione di Buon Compleanno Faber, caparbiamente “sulle rotte di Fabrizio De Andrè, ma non una cover, non un omaggio e nemmeno un ricordo… “. Con questo consueto incipit è pre- Marco Asunis sentato ancora una vol- ta in Sardegna questo originale festival, una regione che De Andrè ha tanto amato. Nonostante l’esperienza di un sequestro drammatico insieme a Dori Ghezzi. Siamo di fronte a un ricco e variegato progetto culturale che per l’ennesima volta prova a fare un piccolo miracolo, cioè a racco- gliere e a sviluppare un pensiero non per “ri- masterizzare le opere e né tanto meno totemiz- zare la figura di De Andrè, ma per riesaminare la sua poetica, la sua visione sociale del mon- do …”. Da qui la ragione di dedicare l’VIII edi- zione del festival BCF a due figure simboliche della nostra contemporaneità, Carola Racke- te, coraggiosa capitana della Sea Watch, e il va- loroso volontario Lorenzo Orsetti, nome di battaglia Orso, il foreign fighter italiano ucciso nel nord della Siria nella guerra contro l’ISIS. A partire dall’autorevole riconoscimento del Il pubblico alla Casa della Cultura di Monserrato, nello Gerardo Ferrara, Giuliana Sgrena e altri ospiti patrocinio della Fondazione De Andrè, si è deli- sfondo la Mostra “Barcones. Viaggio nel profondo Blu” neato un percorso culturale e politico, che ini- di Nico Orunesu ziato ai primi di Febbraio si concluderà a metà Marzo. Un progetto ricco di pensiero e di emozioni, ideato e organizzato da Gerardo Ferrara, instancabile poliedrico direttore ar- tistico, musicista e giornalista free lance for- matosi nella emittente libera bresciana di “Radio Onda d’Urto’. E’ dalla sua particolare vena e sensibilità artistica che si è ispirato e sviluppato il progetto BCF 2020, come del re- Foto di gruppo a Monserrato sul palco di BCF sto tutti quelli precedenti, articolatosi in 31 giornate ricche di musica, letteratura, cine- ma, arte e impegno civile in diversi comuni dell’area cagliaritana. Cagliari, Monserrato, Sinnai, Dolianova, Settimo San Pietro e Mu- ravera sono diventati così teatro di 70 appun- tamenti con più di 100 ospiti che avremo mo- do di raccontarvi nel dettaglio nel prossimo numero di Aprile di Diari di Cineclub. Marco Asunis Al Centro Giuliana Sgrena, rappresentanti dell’ANPI https://buoncompleannofaber.home.blog/ provinciale di Cagliari e altri protagonisti di BCF 2020 Diari di Cineclub tra gli amici e complici (Foto del giovane barman di Monserrato) 69 n. 81

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XXXVI) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione...” (Profezia avverata)

Paolo Del Debbio Sandra Milo Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 70 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

71 n. 81

Omaggio Nosferatu il principe della notte (1979) di Werner Herzog

La fede è quella sorprendente facoltà data all’uomo che gli dà la capacità di credere in cose che noi sappiamo essere false. Lucy Harker (Isabelle Adjani) e Il dottor Van Helsing (Walter Ladengast) Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica www.facebook.com/diaridicineclub www.corosfigulinas.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.cineclubpiacenza.it Magazine on-line di cinema 2015 www.officinavialibera.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub ISSN 2431 - 6739 www.ilpareredellingegnere.it www.crcposse.org Responsabile Angelo Tantaro www.AAMOD.it/links www.cineclubinternazionale.eu Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.gravinacittaaperta.it www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.ilclub35mm.com www.cinemanchio.it www.suburbanacollegno.it www.cineclubclaudiozambelli.org www.anac-autori.it www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub www.asinc.it www.laspeziashortmovie.wordpress.com Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.usnexpo.it www.laspeziaoggi.it Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.bibliotecaviterbo.it na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.officinakreativa.org www.cinalmese35.com a questo numero hanno collaborato in redazione www.monserratoteca.it www.cinenapolidiritti.it Maria Caprasecca, Nando Scanu www.prolocosangiovannivaldarno.it il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.cineclubgenova.net www.unicaradio.it/wp Nicola De Carlo www.centroesteticolacrisalidesassari.it www.cinelatinotrieste.org Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.losquinchos.it www.suonalaancorasam.wordpress.com www.cineclubroma.it www.associazionearc.eu www.cosedaintolleranti.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani idruidi.wordpress.com www.russiaprivet.org/ita Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.upeurope.com www.lombardiaspettacolo.com La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.domusromavacanze.it www.laspeziafilmfestival.it mente agli autori. www.tottusinpari.it I nostri fondi neri: www.isco-ferrara.com www.bookciakmagazine.it www.globalproject.info/it/resources Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.bibliotecadelcinema.it www.anelloverde.it lontari. www.premiocentottanta.wixsite.com/contest Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.cagliarifilmfestival.it www.scuoladicinemaindipendente.com Manda una mail a [email protected] www.retecinemaindipendente.wordpress.com il marxismo libertario per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.cineforum-fic.com www.armandobandini.it Edicole virtuali www.senzafrontiereonlus.it www.hotelmistral2oristano.it www.radiobrada.com (elenco aggiornato a questo numero) www.ilgremiodeisardi.org www.officinastudiotempi.com dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.fotogrammadoro.com www.amicidellamente.org www.cineclubroma.it www.carboniafilmfest.org www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www.ficc.it www.teoremacinema.com www.yesartitaly.it www.cinit.it www.cinecircoloromano.it www.teatriamocela.com www.cineclubsassari.com www.davimedia.unisa.it www.visionandonellastoria.net www-pane-rose.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.raccontardicinema.it blog.libero.it/Apuliacinema www.teatrodellebambole.it/co www.firenzearcheofilm.it/link www.ilquadraro.it www.perseocentroartivisive.com/eventi www.sardiniarcheofestival.it/diari-di-cineclub www.sardiniafilmfestival.it www.romafilmcorto.it www.edinburghshortfilmfestival.com/contact www.cgsweb.it/edicola www.piccolocineclubtirreno.it www.lunigianacinemafestival.movie.blog/ www.babelfilmfestival.com www.greenwichdessai.it www.lacinetecasarda.it www.cineforumdonorione.com www.cinemafedic.it www.laboratorio28.it www.moviementu.it www.cinergiamatera.it www.giornaledellisola.it www.cineconcordia.it/wordpress www.cineclubalphaville.it www.parrocchiamaterecclesiae.it www.consequenze.org www.manguarecultural.org www.educinema.it www.infoficc.wordpress.com www.cinematerritorio.wordpress.com www.plataformacinesud.wordpress.com www.centofiori.de www.hermaea.eu/it/chi-siamo www.circolozavattini.it www.alexian.it 72