Diari Di Cineclub N. 81

Diari Di Cineclub N. 81

_ n.3 Anno IX N. 81 | Marzo 2020 | ISSN 2431 - 6739 Mohammad Rasoulof, un regista coerente Fellini e il fantasma di del cinema iraniano contemporaneo La dolce vita nel tes- Il coraggio di raccontare la fatica di vivere sotto l’oppressione suto di Intervista Le sequenze di La dolce del regime teocratico, sfidando i processi, le condanne e i vita di Fellini dove appa- divieti di filmare iono insieme, nella stes- sa inquadratura, Marcel- In Iran la Rivoluzione mise en scène obbligando i registi a strategie e lo Mastroianni e Anita del 1978 - 1979 e la con- stratagemmi, attraverso l’uso di soggetti e te- Ekberg, hanno acquisi- seguente instaurazione matiche che servono per veicolare messaggi e to, fin dal 1960 e sem- della Repubblica islami- “verità” (ad esempio i bambini e la poesia persia- pre di più nel corso dei ca, determinarono una na) e di ellissi e scelte di montaggio che evocano Roberto Chiesi sessant’anni trascorsi violenta contestazione contenuti e immagini che sono proibiti o che co- Giovanni Ottone successivamente, uno nei confronti del cine- munque non possono essere filmati. Ne sono statuto mitologico e leggendario, una rilevan- ma, visto come fenomeno di “corruzione mo- derivate alcune complesse questioni che sono za di “icona” il cui impatto simbolico probabil- rale”. Tuttavia, successivamente, su sollecita- determinanti per capire temi e contraddizio- mente ormai si identifica al cinema tout court zione dell’ayatollah Khomeyni, che proclamò ni espressi dai filmmaker in Iran. Ci limitia- anche per un pubblico generico e indifferen- che “il cinema deve educare il popolo”, le rela- mo a enunciarne alcune: le relazioni tra cinema ziato: l’immagine di Marcello e Sylvia che bal- zioni tra il governo teocratico e il settore ven- segue a pag. 3 lano al “Caracalla’s” e soprattutto che si sfiora- nero riformulate. Di fatto il ci- no, vicini, nella fontana di Trevi, rimanda alla nema narrativo venne rilanciato, dimensione stessa del cinema – del passato - non solo in termini produttivi, come arte e spettacolo, come mitologia ormai ma anche attraverso l’afferma- “antica”, alla pari di Charles Chaplin nei panni zione di una nitida connotazio- di Charlot o di Burt Lancaster e Claudia Cardi- ne autoriale, pur nel quadro di nale che ballano nel Gattopardo di Visconti, o an- regole stabilite dal potere poli- cora, per scendere più in basso, a Clark Gable tico. E occorre anche conside- segue a pag. 9 rare il controllo determinante del regime attraverso la censura che, imponendo drastiche con- Pinocchio, Il burattino venzioni e limitazioni nella rap- presentazione di relazioni e più celebre del mondo contatti fisici tra uomini e don- nel suo legame con il ne, condiziona pesantemente la Mohammad Rasoulof cinema Cinema e peste - Antigone La situazione ho ini- legato alla sedia e ziato a inquadrarla al poi abbattuto dal tempo della giovinez- plotone d’esecuzio- za, quando se mi gira- ne, sono la parte e il vo tutto attorno, per tutto del buio, quel- dirla come il cantadore lo delle Fosse, ma Gavino Delunas fuci- pure della volontà lato alle Ardeatine, ve- di Resistenza. La Nino Genovese Natalino Piras devo solo acqua e vento. campagna e la cit- Sulla scorta del recen- Oppure, per dirla come il profeta Geremia, tà del profeta Ge- te, grande successo di “Esco in campagna/e vedo quelli che/ sono stati remia, l’assedio e critica e di pubblico passati/a fil di spada./Dentro la città/la gente muo- la peste, trovano “Parasite 4 Oscar” di Pierfrancesco Uva del film Pinocchio di re di fame”. Tutte situazioni cinematografica- sintesi nei Cannibali (1970) di Liliana Cavani Matteo Garrone, che ha anche ottenuto tre im- mente documentate. Sulla rappresaglia nazi- che ha come centro, come motivo ispiratore, portanti Premi al Bif&st - Bari International sta alle Fosse Ardeatine ci sono diversi film e come andata e ritorno narrativi, l’Antigone di Sofo- Film Festival (21-28 marzo) analizziamo come sceneggiati televisivi. Pure se decontestualiz- cle, rappresentata la prima volta ad Atene intor- il cinema – nel corso della sua storia ultracen- zato rispetto a quel 24 marzo 1944, il più rap- no al 442 a.C. come un presagio della guerra civi- tenaria – si sia accostato al famoso personag- presentativo è il capolavoro neorealista Roma le, del Peloponneso (431-404 a.C.), sanguinosa che gio collodiano, tratteggiandone le varie vicen- città aperta (1945) di Roberto Rossellini. Il ca- tanta fame e peste comportò. I cadaveri insepolti de e i loro sviluppi. “Qui comincia, aprite l‘occhio, mion che porta via i rastrellati, Anna Magnani per le strade, annota Tucidide. Ma chi è Ma chi è / l’avventura di Pinocchio, / burattino famosissimo falciata a colpi di mitra, don Pietro-Aldo Fabrizi segue a pag. 8 segue a pag. 12 [email protected] n. 81 Mino Argentieri (Pescara 13 Agosto 1927 - Roma 22 Marzo 2017) Critico e storico del cinema, l’ultimo critico militante, grande sostenitore dell’Associazionismo di cultura cinematografica, nostro affettuoso compagno di tante lotte per garantire l’adeguata formazione del pubblico, l’accesso al cinema anche da parte dei ceti popolari, e per lo sdoganamento del cinema nel panorama culturale e accademico Cecilia Mangini ricorda Mino a tre anni dalla sua scomparsa Mino Argentieri è nato nel 1927 all’inizio di un decennio affollato di grandi e di grandissimi, penso a Pier Paolo Pasolini e a Beppe Feno- glio. E’ entrato per sempre nella mia vita non appena ho iniziato a frequentare il circolo del cinema che aveva fondato e che si chiamava Charlie Chaplin. Grazie a lui ho potuto im- mergermi nei film più importanti dei registi più importanti, quelli che insegnano a dire no alle storture economiche e sociali. Da Mino ho imparato che dire no a quanto ci viene impo- sto, accende dentro di noi una luce che ci illu- mina di tranquillità interiore. Ci sentiamo meglio, siamo soddisfatti. Nel 1938 in pieno fascismo Mino era stato scelto per i Littoriali della Gioventù Fascista, a cui si accedeva con un giuramento tra il tron- fio e il ridicolo: «Combatterò per superare tutte le prove, per conquistare tutti i primati con il vigore sui campi agonali con il sapere negli arenghi scientifici. Combatterò per vincere nel nome di Roma così combatterò come il Duce co- manda. Lo giuro.» Invece di giurare lui si era presentato per pro- Mino Argentieri nel 2016 nella sua abitazione romana mentre mostra il premio Ring! 4° edizione del festival nunciare il suo no a quella manifestazione, un della critica cinematografica con la direzione artistica di Alberto Barbera, Bruno Fornara, Nuccio Lodato no detto con fermezza contro la tacitiana ser- e Lorenzo Pellizzari. Alessandria Ottobre 2005 premio conferito a Mino Argentieri per “Una vita da boxeur”, vitù spontanea su cui si fondano e fioriscono collaudata metafora pugilistica per aver dibattuto, non senza ironia, scottanti temi e annose questioni sulla critica le dittature. Non lo hanno arrestato per mira- cinematografica (foto di Angelo Tantaro) colo o per la duplicità di chi lo esaminava. Con possibile, era il nostro aiuto a fare qualche l’avvento della repubblica è diventato il critico passo avanti. Dove riposa Mino Argentieri cinematografico de “L’Unità”, il quotidiano Mentre sto scrivendo ho capito che Mino mi Per tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato del PCI: le sue recensioni non le leggevo alla ha aiutato anche nella scelta di parlare a tutti ma anche per coloro che non lo hanno mai in- ricerca di un consiglio per andare o no a vede- con le immagini dei miei documentari. contrato e che vorranno fargli visita, ricordiamo re un film, erano lezioni da non perdere, sul che Mino Argentieri riposa a Roma al cimitero vivo e sul presente del cinematografo. E quan- Cecilia Mangini Flaminio (Prima Porta) Riquadro 104, Fila 19, do si occupava dei documentari nostri, noi docu- Regista e Fotografa, membro del Comitato di Con- Fossa 13 mentaristi lo leggevamo con tutta l’attenzione sulenza e Garanzia di Diari di Cineclub 2 [email protected] segue da pag. 1 volti) (2018) è problematico e pretenzioso. Il chi ne è continuamente bersaglio e vittima. art house e cinema popolare; quelle tra il cine- primo è una finzione abilmente mascherata Anche i suoi film propongono intrighi narra- ma, con la sua straordinaria affermazione su da diario documentaristico e appare allineata tivi pluristratificati molto intensi e privi di di- scala internazionale, che perdura da circa tre a recenti tendenze di sterile empatia nei con- namiche artificiose. Sono drammi in cui la decadi, e l’identità nazionale; le problemati- fronti del popolo e di valorizzazione di buoni violenza e l’ingiustizia attuate dal potere che delle rotture narrative e dei codici adotta- sentimenti. Il secondo intreccia auto fiction, emergono con precisione, ma presentano an- ti dai filmmaker per rifiutare le incoerenze documentario antropologico e sociale e film a che tonalità di “thrillers dell’anima”. In effetti imposte dalla censura e per esprimere la criti- tesi. Propone riflessioni sul potere dell’imma- ogni personaggio deve faticosamente fare i ca sociale o politica e di come il pubblico li de- gine e sugli strumenti della rappresentazione, conti con le proprie emozioni e con vari pesi ve decifrare; la rappresentazione cruciale sulla verità falsificabile e sul falso verosimile e che gravano sulla coscienza ed è obbligato ad delle donne, vere protagoniste dei drammi manifesta, tra le righe, velate critiche al con- uniformarsi agli unici valori che consentono esistenziali più riusciti; le fondamentali rela- servatorismo della società iraniana. Peraltro i di sopravvivere nell’Iran di oggi: la menzogna zioni tra cinema e teatro a partire dagli scam- personaggi sono troppo paradigmatici, al li- e la doppia morale.

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