il racconto Camillo Golgi, il Nobel dimenticato La MICHELE SMARGIASSI Domenica la memoria Cent’anni Lancia, la strada di celluloide DOMENICA LEONARDO COEN 3 SETTEMBRE 2006 di Repubblica

Dai postriboli argentini alla ribalta planetaria Siamo andati nelle milonghe di a vedere Ultimocome cambia il “ballo globale” tango FOTO ©1988 CONG S.A./ © LIZARD EDIZIONI S.R.L.

GIUSEPPE VIDETTI JORGE LUIS BORGES i luoghi BUENOS AIRES Barcellona, il mercato-astronave ede tutti questi garofani? Ogni sera li toglia- l tango è il prodotto argentino più diffuso, quello che con CONCITA DE GREGORIO mo, chiudiamo i cancelli, e la mattina ce ne insolenza ha divulgato il carattere argentino sulla faccia sono altrettanti, perfettamente allineati in- della terra. Ovviamente bisogna verificarne le origini e de- cultura torno a lui», sbotta il guardiano. Lui sta lì terminarne una genealogia in cui figurino sia la sacralità immobileV da settantuno anni, una statua di bronzo ad altezza dellaI leggenda sia la certezza del vero. La questione fu molto di- Pasolini, film sull’intervista-testamento «naturale, giacca, panciotto, cravattino, e l’eterna sigaretta che battuta nel 1913; il libro di Vicente Rossi, intitolato Cosas de negros PAOLO D’AGOSTINI e PIER PAOLO PASOLINI qualcuno gli lascia accesa tra le dita, arrampicandosi fin lassù (Cordoba 1926) la ripropone. […] L’opinione di Rossi è circostan- dai gradoni coperti di fiori, in quell’angolo di cimitero fodera- ziata: il tango cosiddetto argentino è figlio della milonga di Mon- to da ex voto come la cappella di un santo. La tomba di Carlos tevideo e nipote della habanera. Nacque presso l’Accademia San la lettura Gardel, Valentino delle milonghe, profuma di santità: la pro- Felipe, una baracca adibita a balli pubblici a , tra com- cessione continua di visitatori, i bigliettini infilati in ogni per- padritos e gente di colore; emigrò al Basso di Buenos Aires e s’in- Wallace racconta Federer, tennista alieno tugio, le targhe che foderano i marmi. «Grazie Carlos per il tuo volgarì nei Cuartos del quartiere Palermo (dove fu adottato dalla DAVID FOSTER WALLACE aiuto. Famiglia Torres Rosario»; «grazie per il favore che ci hai povera gente di periferia e dalle donne dei soldati) e fece scalpore concesso. Angelica y Alicia»; «grazie, ho avuto quel che ti ho nei postriboli del Centro e di Montserrat, finché venne esaltato dal spettacoli chiesto. Margarita»; il ricordo degli amici del tango di Porto Ri- Teatro Nacional. Quindi, il tango è afromontevideano, il tango al- co, Colombia, Cile, Bolivia, Messico, Perù, Ecuador, ; la radice ha capelli crespi e ricciuti. […] Mi farete notare che nei l’omaggio di città lontane in cui il tango ha sviluppato una tra- fatti le cose andarono proprio così, ma questa è un’impostura e “Le due vite di Šostakovic, mio marito” dizione, Parigi, Helsinki, Istanbul, Tokyo. non soddisfa il nostro sciovinismo, anzi lo irrita e lo esaspera. LEONETTA BENTIVOGLIO

Repubblica Nazionale 31 03/09/2006 (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive) 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 la copertina Ballo planetario

GIUSEPPE VIDETTI (seguedalla copertina) Balcarce con la verve di un trentenne, «nes- suna partitura può raccontarne la passione». l cimitero della Chacarita, a Buenos Ai- «Le nuove formazioni — dice Balcarce — El res, custodisce la memoria del tango: Arranque, ma anche l’eccellente Vale Tango, Carlos Gardel (attore e cantante, ini- stanno recuperando la stessa inquietud di ziatore dell’epoca d’oro, ucciso e con- Pugliese, che dedicò l’intera carriera alla de- segnato alla leggenda da un incidente finizione di un nuovo tango urbano». Carlos aereo durante una trionfale tournée Villalba di Tangovia, associazione che orga- sudamericana,I a Medellin, in Colombia, il 24 nizza festival in tutto il mondo, racconta che giugno del 1935, a quarantacinque anni), ma il pianista è diventato una sorta di divinità per anche i grandi nomi che dagli anni Quaranta i giovani artisti. «Tutti hanno in tasca la sua fino al periodo buio della dittatura hanno tra- immagine», dice, estraendo dal portafogli un sformato un folk accattivante e morboso na- “santino” con su scritto «San Pugliese-Pro- to nei quartieri degli immigrati nel primo e tettore dei musicisti». Sul retro, una preghie- più raffinato esempio di musica globale: Aní- ra, «pare l’abbia composta un famoso poeta». bal “Pichuco” Troilo, Carlos Di Sarli, Osvaldo Nelida Rouchetto, settant’anni, è la vesta- Pugliese. Non c’è tomba che non porti i segni le della Casa del Tango; «senza la sua premu- della devozione popolare, anche in un giorno ra e la sua dedizione non riuscirebbe a resta- di agosto, inverno pieno a Buenos Aires, in cui re aperta», dicono gli artisti di questo perso- la pioggia insistente scoraggerebbe chiun- naggio tra Piaf e Valentina Cortese. Un inter- que dall’avventurarsi a piedi in un cimitero vento alle corde vocali le ha rubato quasi tutta sconfinato. la voce, ma le resta la mimica straordinaria per Tra i nomi dei grandi, manca quello di Astor raccontare di quando nel ‘95 tutta Buenos Ai- Piazzolla, il bandoneonista che ha rivoluzio- res venne qui alla Casa a dire addio a Pugliese. nato il tango e lo ha traghettato in una nuova Come fa cento volte al giorno, Nelida osserva era. Ci riuscì manifestando tutti i sintomi del spiritata i ritratti in bianco e nero appesi nella genio, a costo di diventare antipatico, di sem- galleria, per ognuno ha una parola, di ognuno brare folle, irrispettoso, ribelle. «Qui Piazzolla non c’entra nulla», dicono in coro una signora e sua figlia, strette nei poveri golfini infeltriti, i capelli neri in crescita sotto la tintura bionda, A sorpresa, all’inizio un enorme mazzo di fiori pronto a essere de- positato davanti alla lapide di Troilo (1914- del nuovo millennio, 1975), el Gordo. «Non so dove sia sepolto, ma loro», dice la madre indicando le tombe tutt’intorno, «non lo avrebbero voluto qui, la capitale non faceva parte della famiglia. Provate laggiù, al Pantéon Sadaic», dove ci sono i grandi auto- ribolle di antiche note ri e compositori argentini. Ma anche lì dentro il maestro non gode di troppe simpatie. «Piaz- “Il tango ti aspetta - zolla non ha tomba, sua moglie lo ha fatto cre- mare e ha sparso le ceneri», borbotta sbrigati- dicono i vecchi - vo un operaio addetto alla manutenzione, mentre sistema i messaggi delle ammiratrici depositati intorno alla lapide di Roberto Goye- non ha fretta neche (1926-1994), el Polaco che incantò le- gioni di femmine. Prima o poi gli cadi Potrà suonare anacronistico, ma la Buenos Aires del nuovo millennio ribolle di tango, e tra le braccia” non sembra affatto una capitale d’altri tempi. La crisi economica del 2001 non ha affievolito l’entusiasmo, ha scatenato la voglia di recupe- rare l’antica grandeur. Siamo andati con l’idea di cercare tesori sepolti nella polvere dei vec- chi quartieri, invece seguendo i passi del tan- go abbiamo scoperto una Buenos Aires effer- vescente e dinamica, tutt’altro che vinta. Ora che sono a loro volta “intrappolati” in antiche note, i giovani rammentano quel che diceva- no i vecchi quando anche in Argentina il rock sembrava la risposta a ogni domanda: «Il tan- go ti aspetta, non ha fretta. Puoi incontrarlo e non riconoscerlo, tanto prima o poi gli cadi tra le braccia». C’è ancora chi va predicando che il giorno in cui nascerà il nuovo Gardel un manto di ne- ve ricoprirà la città. Ma anche quest’anno l’in- verno porta solo pioggia, e intanto i ragazzi ri- scoprono la milonga, prendono lezioni di bal- lo nel loft del fascinoso coreografo Roberto Herrera, nel quartiere di Monserrat, e ai ritro- Tango vi della new economy preferiscono i locali ti- pici. L’altro giorno sono scesi in piazza per protestare contro la chiusura del Club del Vi- no, un locale che a Buenos Aires stava al nue- Ritorno a Buenos Aires vo tangocome il Blue Note di New York al jazz: affollatissimo con- certo all’addiaccio con la partecipazio- ne dell’Orquesta El Arranque, che festeg- gia dieci anni di atti- vità ed è nel ricco car- tellone del Festival Buenos Aires Tango che si terrà per due settimane, dal 12 al 24 settembre, all’Audi- torium Parco della Musica di Roma. Nella Casa del Tango (Guardia Vieja 4049, quartiere di Al- magro), dove gli arti- sti provano nuove musiche e coreogra- fie, si dibatte su una cultura centenaria con la stessa urgenza con cui i futuristi mette- CAVALIERE vano a punto il loro manifesto. La parola chia- ve è inquietud, inquietudine, ma anche cu- riosità in spagnolo, «curiosità di scoprire, per- ché molto della tecnica del tango è legato alla tradizione orale», dice il geniale violinista Ra- miro Gallo, che ha appreso il verboda uno dei pochi guardiani del tempio ancora in vita, Emilio Balcarce, ottantotto anni, già arran- giatore nelle orchestre di Alfredo Gobbi, Troi- lo e Pugliese. «Il tango è capriccioso», spiega

Habanera È una delle figure base del Tango da sala. In questa elaborazione grafica ( sulla base di “Ballare danzare” di Rino Capone, Gremese Editore )

Repubblica Nazionale 32 03/09/2006 viene mostrata la versione “su destro” da parte del cavaliere e della dama DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33

IL FESTIVAL A ROMA Oltre 50 artisti, mostra fotografica, rassegna cinematografica, lezioni di ballo: è il programma del “Festival Buenos Aires Tango”, che si terrà dal 12 al 24 settembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il 12 e il 13 di scena l’Orquesta El Arranque. Il 14 e 15 il cantante Ariel Ardit, la compagnia di danza No Bailarás e una milonga con il trio di Ramiro Gallo. Ramiro Gallo il 16 con la cantante e il 17 per un concerto violino-bandoneón con Lucia Ramirez. L’Orquesta Vale Tango diretta da Andrès Linetzky il 20, 21, 22 e 23. La Orquesta Escuela de Tango diretta da Emilio Balcarce il 22 e il 23. Il 24 settembre, gran finale e milonga L’illustrazione qui a sinistra e quella della copertina sono tratte da “Tango” di Hugo Pratt , Lizard Edizioni

accarezza con lo sguardo i contorni, si ferma un lato, quelli che non ballano dall’altro; sui ta- esplodere in gesti meno misurati e più carna- davanti al suo Edmundo Rivero (1911-1986): voli solo acqua, caffè, al massimo una birra, li, ma dopo quattro tanghi brevissimi, irrom- «Il più grande, il più erudito cantante porteño perché il tango è esigente, richiede concentra- pe un sound alieno (uno swing, un rock’n’roll) (cioè di Buenos Aires, ndr). La forza del tango zione; il repertorio rigorosamente orquestas e le coppie tornano a sedersi; forse non si ri- sta tutta lì: aggredire con la parola forte, acca- tipicasanni Quaranta. prenderanno più, forse faranno insieme le rezzare con quella tenera. Lui, come Gardel, Le danze si aprono verso le dieci e mezzo di ore piccole. Tutte le donne concordano su un ne ha fatto un’arte», dice Nelida con la voce sera, dopo le lezioni. Le ragazze e le signore si fatto: anche il più brutto degli uomini diventa strozzata. cambiano frettolosamente le scarpe da pas- desiderabile se balla da dio. «La milonga (la sala dove si balla il tango, seggio con quelle da ballo acquistate in una L’atmosfera è meno solenne, ma ugual- ndr) cuoce a fuoco lento. All’inizio è fresca, gli delle dozzine di tango shop sparsi per la città, mente suggestiva, durante i mercoledì sera abiti appena stirati, il trucco e i capelli perfetti. sfoggiano abiti leggeri con scollature profon- della Marsháll (Maipù 444), la prima milonga Due ore dopo è un posto in ebollizione. Una de sulla schiena; gli uomini elaborano la stra- gay, l’ultimo fenomeno delle notti porteñe. mania, un’infatuazione, una passione, cos’è tegia della serata fingendo indifferenza. Nel Durante la lezione sembra di stare sul set del- la milonga? È un’abitudine, una droga, ma an- momento in cui la musica si diffonde nell’a- la Cage aux folles, ma quando le luci si abbas- che una cura», scrive Sonia Abadi, psicotera- ria, la milonga diventa preda di una comples- sano e ballerini provetti cominciano a popo- peuta, che al rito della milonga ha dedicato il sa rete di codici misteriosi che ne regolano lare la pista, anche la milonga transgender libro El bazar de los abrazos (Ed. Lumière ogni minimo movimento, dall’invito, all’ab- non tradisce l’etichetta. «L’intenzione era 2003). Ce ne sono per tutti i gusti a Buenos Ai- braccio (con lei che cinge il collo di lui come se quella di creare una sala da ballo per coppie res, hollywoodiane per turisti con viaggio for- fosse da sempre e per sempre l’uomo della sua dove il conductor e il conducito fossero dello mula all inclusive, e autentiche, dove si officia vita, invece è uno che vede per la prima volta stesso sesso», spiega Augusto Balizano, mae- rigorosamente il rito più affascinante e sen- e che forse non vedrà mai più), al bacino e al- stro di tango e fondatore della Marsháll insie- suale mai legato a un ballo. El Beso (Riobam- le gambe che si svitano dal dorso immobile me alla socia Roxana Gargano, «invece è di- ba 416) è il posto ideale per prendere confi- per iniziare solennemente i primo movimen- ventata una sala in cui tutti si sentono a pro- denza con il popolo che ha un’attitudine per il ti. Mai una parola durante il ballo, le lingue si prio agio, anche gli etero, con una musica che tango: un locale rettangolare al primo piano, sciolgono solo quando ci si libera dall’abbrac- va dall’orquesta tipica al tango elettronico dei basso, con seggiole allineate tutt’intorno; uo- cio, tra un brano e l’altro. Tutto fa pensare a un Gotan Project». mini e donne sistemati di fronte, le coppie da rigido rituale di corteggiamento pronto a Balizano si ferma a guardare incantato una giovane coppia: «Per- fetti» esclama. Si sco- prirà poi che sono due ragazzi di Siracusa di diciannove anni: Luana e Simone For- te, maestro di tango. «Ballo da quando avevo nove anni, so- no venuto qui con mio fratello, che ha partecipato al Cam- pionato mondiale (Claudio Forte e Bar- bara Carpino sono ar- rivati in finale), e ai miei alunni», dice in- dicando un gruppet- to di allegri cinquan- tenni titubanti ai bor- di della pista. «La Marsháll ha appena inaugurato il 1° Cam- DETTAGLI peonato de Baile de Tangosenza distinzione di Una figura del tango. Le altre immagini sono tratte dai libri: sesso e di ruoli che si protrarrà per tutto il me- “Giorni di tango” ( foto di Lucia Baldini) Auditorium Edizioni; se di settembre», conclude fiero Balizano. “Tango” E.a.r Books Edizioni; e “Tangos” Éditions Solar Nelle case di musica si suona anche fuori orario. Lidia Borda propone un’avvincente forma di tango cabaret al Clasica y Moderna (Callao 892), ristorante, libreria e sala da con- certo. Ad applaudirla c’è anche la vecchia can- Un brano inedito in Italia del grande scrittore tante Amelita Baltar, musa di Piazzolla nei pri- mi anni Settanta. Al Notorious (Callao 966), il più rinomato jazz club di Buenos Aires, il tan- Le radici di una danza go accompagna il brunch domenicale. Sono di scena Ariel Ardit, interprete di gran tempe- ramento dall’impostazione classica, e il trio sensuale e guerriera Aureliano Tango Club guidato dal carismati- co Aureliano Marin, cantante e contrabbassi- JORGE LUIS BORGES sta che crea un’affascinante fusione con il jazz e spesso, inconsapevolmente, si avvicina allo (segue dalla copertina) spirito di Paolo Conte. «Non lo conosco», dice Marin, ma quando si tratta di elencare la trinità orse vale la pena ricordare il caso analogo della provenienza del tango, non ha esitazione: «Goyeneche- di Cristoforo Colombo. Gli italiani, per considerarlo loro, pos- Troilo-Rivero». Fsono solo basarsi sul dato meramente anagrafico, o sulla cre- Tanto tango, ovunque, ma pochi riferi- denza popolare, secondo la quale l’Ammiraglio nacque a Genova menti diretti a Piazzolla: non meraviglia che ed era italiano sotto ogni aspetto; gli spagnoli possono fornire mi- nessuno sappia dov’è la sua tomba. Su un sito gliori argomentazioni. Potrebbero argomentare che, poiché la sco- internet si fa menzione di un posto chiamato perta e la conquista dell’America furono imprese chiaramente spa- Jardin de Paz, ma nessuna foto online. È un ci- gnole, non esiste ragione storica alcuna per introdurre dei genove- mitero privato fuori città, località Ramal a Pi- si nella vicenda. […] Io sarò più sincero di loro e affermerò con de- lar, sulla Ruta Panamericana, tra grandi ville e terminazione: il tango è di Buenos Aires. Il popolo bonaerense si ri- campi da golf. Lo pubblicizzano con lo slogan conosce in lui, pienamente; non alla stessa maniera il popolo mon- «El ritorno a la naturaleza», una sepoltura a ter- tevideano, sempre nostalgico di gauchos. […] ra costa cinquemila dollari (un’enormità in un Un’altra genealogia del tango è quella ricostruita dal poeta Mi- paese dove con cinquantamila si acquista un guel A. Camino nel suo bel componimento celebrativo, intitolato appartamento). Al telefono sono categorici: El tango. […] L’ipotesi messa in versi da Camino è originalissima. qui non c’è sepolto nessuno che risponda a All’indole erotica, o postribolare, che tutti abbiamo ravvisato nel quel nome. Di persona, la direttrice, severa nel tango, egli aggiunge un’indole bellicosa, di combattimento gioio- suo gessato di taglio maschile, insiste: «Lavo- so, di simulazione di lotta. Ignoro se questa motivazione sia veri- ro qui da venticinque anni, se Piazzolla fosse tiera: so solo che si addice meravigliosamente bene ai tanghi d’una nostroospitelo saprei, non crede?». Ma poi in- volta, fatti di pura sfrontatezza, di pura sfacciataggine, di pura esal- comincia a sfogliare il voluminoso registro e tazione del coraggio […]. È tuttavia giusto riconoscere che i lettera- quel nome spunta fuori. Finge stupore, poi ti, quando si sono occupati di tango, hanno sempre insistito sulla ammette: «È per volere della famiglia, non vo- sua lussuria malinconica, sulla sua distorta e quasi rancorosa sen- gliono visitatori». sualità. […] La lapide si mimetizza tra l’erba, come tut- Secondo me (premesso che la mia opinione non è vincolante e te le altre, nella sezione numero quattro, inti- che non intendo imporla a nessuno) il tango potrebbe essere nato tolata al salice piangente, confinante con in qualsiasi luogo della città di Buenos Aires […] ma non nei Corra- acacia, violetta e grevillea. Sembra la sala les. La mia spiegazione è semplice: il tango è chiaramente urbano d’attesa del paradiso, primavera anche d’in- o suburbano, bonaerense, laddove i Corrales furono sempre un’in- verno tanto le aiuole perfettamente disegna- trusione della pampa in città, una presenza di reale o millantato e te nello smeraldo del prato traboccano di fio- ostentato gauchismo, molto rispettoso del passato e molto lonta- ri. Molti i visitatori al Jardin de Paz, nessuno no dalle novità. Il tango non è campagnolo: è bonaerense. La sua sulla tomba dell’artista che col tango ha ve- patria sono i cantoni rosa dei suburbi di Buenos Aires, non la cam- stito il mondo di passione e inquietud. L’i- pagna; il suo ambiente, il Basso; il suo simbolo, il salice piangente scrizione sulla pietra è semplice: Astor Panta-

FOTO GAMMA/CONTRASTO delle periferie, in nessun caso l’ombù della pampa. leon Piazzolla 12.3.1921-4.7.1992. La direttri- Copyright Maria Kodama. Tratto dalla raccolta “El idioma de los ce la osserva come si guarda un bimbo nella argentinos”, Buenos Aires, 1928; , Alianza Editorial, 1995 culla, poi si allontana mormorando un salu- (Traduzione di Erica Durante) to all’indirizzo dell’ospite più illustre del suo giardino, «Adiós nonino».

DAMA Repubblica Nazionale 33 03/09/2006 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006

il racconto Nel 1906 Camillo Golgi venne premiato a Stoccolma per aver rivoluzionato Beautiful mind FINE OTTOCENTO le neuroscienze. Nelle foto a sinistra, Ma litigò con lo spagnolo Cajal, dall’alto in senso orario: Camillo Golgi vincitore ex aequo, ne contestò la fortunata “teoria al lavoro; Anna Kuliscioff; Santiago del neurone” e fu dimenticato. Oggi la rivalutazione Ramón y Cajal; Golgi con la moglie Lina

Il primo Nobel italiano dall’oblio alla rivincita

MICHELE SMARGIASSI Golgi tirò dritto inanellando sarcasmi: Quando salì sul palco, «...sicuro che l’eminente Collega, con- icono che nel salone del- tinuando le sue ricerche, vorrà acco- l’Accademia Reale di lo scienziato di Pavia starsi a questa mia opinione...». Stoccolma aleggi anco- Invece no. Aveva ragione Cajal, e ave- ra, cent’anni dopo, lo anziché ringraziare va torto Golgi. La “Teoria del neurone” sbigottimento di quel dello spagnolo, che l’italiano pensava martedì mattina, 11 di- attaccò il rivale di aver sbugiardato per l’eternità, si di- Dcembre 1906, quando sull’altare più mostrò essere quella vincente, ed an- augusto del pensiero salì un medico cora oggi è il paradigma dominante italiano, un istologo tarchiato, coi baffi Fu uno scandalo delle neuroscienze. Il mite professor a manubrio, le pic- Golgi pagò cara la sua intemerata, di cui cole mani impac- peraltro mai si pentì. L’incidente di ciate strette su un Stoccolma fu archiviato negli annali mazzetto di fogli, e del Nobel come un episodio di cattivo osò l’inosabile. La gusto e scarso savoir-faire. Ma la storia e sull’Aprica un sentiero di montagna, grossolanità ideologiche, gli fruttò il cerimonia di con- della scienza, più severa, cancellò Gol- sua passione extra-accademica assie- posto di direttore della Pia Casa degli ferimento di un gi dai suoi archivi. Oggi il suo ricordo è me al flauto traverso. «Una specie di Incurabili di Abbiategrasso; dove la premio Nobel è un paradosso: qualsiasi studente di fossile scientifico», ammette con ma- scarsa cura allora prestata ai dementi un’incoronazione anatomia, pena la bocciatura, deve co- linconica simpatia Paolo Mazzarello, il gli lasciò il tempo di allestire in cucina laica, guai a sfidare noscere l’apparato di Golgi (la struttu- docente di Scienze umane nella stessa un laboratorio odoroso come una bot- le regole della sua ra reticolare della materia grigia) e una università di Golgi, Pavia, che si è sob- tega di profumiere. sacralità. Una di catena di altri eponimi (vesciche di barcata la missione di restituire (con Lì, tra matracci di fucsina basica e queste prescrive Golgi, sacche di Golgi, enzimi di Gol- una biografia di settecento pagine e un beute di malva di Perkins, maturò la che la prolusione gi...) che rendono quel cognome uno fitto programma di celebrazioni cente- scoperta che nel 1873 lo rese per qual- del premiato sia dei più citati in letteratura medica; ma narie in partenza il 9 settembre) l’ono- che decennio celeberrimo nel mondo: una sorta di inno di di solito ignora l’uomo a cui apparten- re perduto al nostro Nobel dimenticato. la “Reazione nera”, fosca definizione grazie alla comu- ne. Oggi la dimensione della fama di A volte, magari un po’ tardi, la storia da alchimisti per un fenomeno di nità scientifica, Camillo Golgi è da local hero: il suo pae- sa riconoscere meriti anche ai perden- splendente bellezza scientifica ed an- un’innocua e se natale, Còrteno, in Valcamonica, nel ti. E la disputa Golgi-Cajal, riletta che estetica. Con una miscela di sali gioiosa omelia ‘56 ha cambiato nome in Còrteno Gol- cent’anni dopo, appare un episodio d’argento e di potassio Golgi riuscì a co- pervasa di frater- gi; a Brescia gli hanno dedicato un liceo cruciale, una svolta fondamentale non lorare di nero le minuscole e fino ad al- nità accademica. solo per gli studi di neurobiologia, ma lora diafane strutture del cervello, fa- Ma c’è un giorno da leoni anche nel- per tutta la storia della scienza. Si scon- cendo emergere dal caos indistinto la la biografia più timida: e nei suoi ot- trarono, in primo luogo, due modelli silhouette delle cellule che, finalmente tantatré anni di vita Camillo Golgi, pio- interpretativi della macchina cerebra- osservabili al microscopio, si rivelaro- niere della neurobiologia, il primo dei LE CELEBRAZIONI le: quello reticolare di Golgi, quello cel- no sorprendenti ragni con lunghissime diciannove Nobel italiani (insieme a Sono passati cento anni da quando lulare di Cajal; ma soprattutto due pa- gambe, stelle filamentose dai raggi lan- Giosué Carducci, che lo ebbe quello Camillo Golgi fu insignito del premio Nobel. radigmi epistemologici: quello olistico ciati in ogni direzione. Era il trionfo del- stesso anno per la letteratura), volle L’anniversario sarà celebrato dell’italiano, quello riduzionista dello l’istologia, disciplina negletta, sempre che fosse proprio quel giorno. Alle do- dall’Università di Pavia, l’ateneo in cui spagnolo. E perché no, anche due stili un po’ in odor di necrofilia. Con l’in- dici in punto salì sul podio, fece un pic- lo scienziato fu professore di Patologia di ricerca: quello ottocentesco, positi- chiostro chimico di Golgi, l’esplorazio- colo inchino a re Oscar II, poi fissò ne- generale e Istologia nonché rettore vista, lento e solitario del professore di ne topografica della macchina del pen- gli occhi il suo ex-aequo, lo spagnolo L’agenda di appuntamenti scientifici Pavia, quello novecentesco, aggressi- siero era possibile «anche agli orbi». Santiago Ramón y Cajal, suo storico ri- e commemorativi previsti a Pavia è fitta vo, quasi “dionisiaco” e precocemente Il professore fino ad allora oscuro fu vale nella ricerca sulla struttura del Dopo i congressi di Patologia generale mediatizzato del collega di Valencia. acclamato «architetto del cervello». Ma cervello umano, con cui gli toccava e di Storia della medicina sperimentale Ma prima ancora si scontrarono due quell’architettura così elegante, come condividere il premio: e, presa la paro- (a settembre, rispettivamente dal 15 al 22 uomini, che più diversi Madre Scienza funzionava? Come registrava le perce- la, cominciò a demolirne metodica- e dal 19 al 22), il primo ottobre si aprirà non li poteva partorire. Camillo Golgi, zioni sensibili, come le elaborava? Gol- mente, implacabilmente, ironica- quello di Neuroscienze intitolato “The node figlio del medico condotto di Còrteno, gi, positivista, convinto della fonda- mente le teorie «ormai fuori corso», «in and the network”. In programma anche costruì la sua carriera come un pazien- mentale omogeneità dell’universo e declino», semplici «articoli di fede» la mostra “Camillo Golgi. Architetto te muratore, mattone dopo mattone, delle sue leggi, elaborò una teoria da sorretti solo da una moda passeggera. del cervello” che si inaugurerà dalla gavetta fino alla cattedra univer- uomo dell’era delle reti telegrafiche e Seduto in prima fila, Cajal lampeggia- il 9 settembre. La mostra ripercorre, sitaria nell’ateneo di Pavia, lo stesso di ferroviarie: immaginò il cervello come va occhiate furenti, i colleghi luminari oltre all’opera del Nobel, anche la tradizione Spallanzani, animato come lui dalla un organismo fisiologicamente unita- si scambiavano sguardi costernati. Ma biologica pavese, il background «lussuria di conoscenza», austero, se- rio, dalla struttura diffusa, una rete sen- culturale che ispirò lo scienziato vero con se stesso e con gli allievi, ca- za soluzione di continuità, che funzio- Per informazioni www.unipv.it VETRINI pace di lavorare sodo, a lungo e in si- na simultaneamente e metabolizza i Alcuni preparati ottenuti lenzio. Essere stato allievo di Lombro- dati nel suo insieme, insomma una Repubblica Nazionale 34 03/09/2006 con il metodo di Golgi so, benché presto deluso dalle sue macchina che pensa in blocco. DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

PREMI CONTROVERSI 1915 1926 1927 1949 2003 Edison e Tesla sono Premio per la Julius Wagner Il portoghese Egas L’invenzione entrambi in predicato medicina ritenuto viene premiato Moniz riceve il premio della risonanza di ricevere il premio non meritato per aver scoperto per lo sviluppo della magnetica nucleare Si odiano però a tal A riceverlo è J. Figier: una terapia lobotomia prefrontale vale il Nobel a Paul punto da rifiutarsi avrebbe scoperto contro la malaria La tecnica si rivela Lauterbur e Peter di salire su uno stesso una delle cause Con l’introduzione dannosa per la psiche Mansfield. Ma Raymond palco. Il Nobel andrà del cancro. Le ricerche della penicillina dei pazienti. Le proposte Damadian ne rivendica a W. L. Bragg e a suo fatte in seguito, però, il trattamento viene di togliergli il Nobel la paternità figlio William Henry demoliscono la teoria però accantonato saranno numerose e contesta la decisione

mente feroci. Finché i luminari di Stoc- SCOPERTE Si scontrarono due colma, salomonicamente, accomuna- L’immagine che fa da sfondo IL LIBRO rono sotto l’alloro entrambi i conten- è la foto di una sezione mondi, S’intitola “Il Nobel dimenticato. denti. Ma a Golgi, nelle motivazioni uf- di corteccia cerebrale umana, quello ancora La vita e la scienza di Camillo ficiali, fu attribuito il merito di aver for- ottenuta da Golgi; Golgi” (Bollati Boringhieri, giato gli strumenti per la rivoluzione a centro pagina, ottocentesco e quello 664 pagine, 42 euro) il libro degli studi sulla macchina del pensie- il suo microscopio; qui sopra, scritto da Paolo Mazzarello, ro; invece a Cajal quello più cospicuo di laurea honoris causa arrembante e già docente di Scienze umane aver imbroccato la teoria giusta. Golgi a Cambridge, 1898: e Storia della medicina l’osservatore, Cajal il pensatore: bilan- Golgi è il terzo da sinistra “mediatico” del ‘900 all’Università di Pavia. Si tratta cia un po’ diseguale. Se l’ormai sessan- di una biografia scientifica tenne luminare pavese la prese male, di Camillo Golgi che ne ripercorre non lo diede a vedere. Si congratulò con la figura e le scoperte «il celebre dotto Cajal». Ma progettò la Ma questo suo «reticolarismo», rivo- adulto ma con qualche simpatia per i ben altrimenti affaccendata quando Al là degli errori compiuti, infatti, sua rivincita. luzionario per lo stato delle conoscen- socialisti: tra i suoi allievi Anna Kuli- l’inarrestabile Cajal affondò il colpo fa- l’entità del contributo Una Reazione nera anche questa, la ze dell’epoca, Golgi lo comunicò al scioff, che Golgi ospitò nei suoi labora- tale: abbracciata la “Teoria del neuro- dello scienziato lombardo seconda della sua vita, molto meno ele- mondo scientifico con eccessiva cal- tori benché la rivoluzionaria non aves- ne”, usò il metodo della Reazione nera nell’elaborazione della moderna gante della prima. Forse temeva che a ma e prudenza, quando ormai erano se ottenuto il permesso dall’ateneo, di Golgi per confermarla e per smonta- concezione del cervello Stoccolma Cajal avrebbe fatto lo stesso, già in marcia i più arrembanti tifosi del spalleggiato da studenti socialisti, uno re la teoria reticolare di Golgi stesso. e delle neuroscienze polemizzando con lui in pieno Olimpo neurone, quel ragnetto nero che pro- dei quali fui sfidato a duello da un do- Ma il professore di Pavia non era uo- è tuttora fondamentale della scienza (invece la sua relazione fu prio il metodo di Golgi aveva reso per la cente ed ebbe per padrino nientemeno mo arrendevole. Furono anni di con- Il volume sarà in libreria stranamente pacata); forse pensava prima volta osservabile. Sostenevano, che Filippo Turati. Insomma la vita troversie, rivendicazioni di priorità, dalla metà di settembre davvero che la teoria del neurone, non al contrario di Golgi, che il cervello è un pubblica di Golgi, divenuto rettore a confutazioni e controdeduzioni, for- ancora vittoriosa, fosse sulla via del tra- immenso puzzle di cellule elementari, Pavia e pure senatore del Regno, era malmente cerimoniose, sostanzial- monto. Esitò perfino: «Preferirei tener- ciascuna delle quali svolge individual- mi nascosto!», confidò a un amico pri- mente il suo compito, certo in comuni- ma di partire. Ma alla fine, dopo una cazione con le vicine, ma secondo per- manzoniana notte di ripensamenti, corsi particolari e diversi per ogni sin- scelse di giocarsi tutto. E perse tutto. Al- gola operazione mentale. Tra le due la stazione di Pavia, al suo ritorno, c’era teorie si spalancò una autentica faglia la banda: ma non per lui, bensì per Gio- tettonica della conoscenza: continuità vanni Baslòt Rossignoli, campione ci- contro contiguità, di qua l’idea organi- clista, che viaggiava sullo stesso treno. cista di un mondo compatto e unitario, Per i successivi vent’anni fu meno di là la complessa interazione di un scienziato che amministratore, co- pulviscolo di elementi discreti. Scon- stretto a difendere il prestigio accade- tro immane tra due secoli, due para- mico di Pavia da colleghi milanesi in- digmi culturali, due visioni della scien- traprendenti come Agostino Gemelli o za, rimasto a lungo incerto, a lungo agguerriti come Luigi Mangiagalli (che senza vincitori. non per nulla fu soprannominato Man- E qui arrivò quel terribile aragonese giagolgi). Attorno a lui il neurone trion- di Cajal, contraltare perfetto di Golgi: fava. Golgi morì nel 1926, si suppone in estroverso, baldanzoso, polemico, pace con se stesso, poco prima che competitivo, dalla carriera fulminea. qualcuno cominciasse a sognare l’in- Era di vent’anni più giovane del collega telligenza artificiale, immaginandola italiano: abbastanza per capire che il come una somma di singole particelle mondo della scienza era cambiato, da indipendenti. Il secolo del computer comunità di dotti era divenuto arena vagiva sotto il segno di Cajal. sportiva, dove solo chi arriva primo Ma un po’ si sbagliava. «Non c’è rete avrà l’alloro, e per arrivare primi non senza nodi, non esistono nodi senza re- basta la pazienza da laboratorio, ci vuo- te»: è con questa convinzione che Maz- le l’esibizionismo dei convegni, l’abi- zarello è partito alla ricerca delle ragio- lità mediatica dell’autopromozione. ni sottovalutate del suo concittadino, e Cajal scrisse un’autobiografia più che le ha trovate. Negli anni di Internet, encomiastica (si vantò anche invento- l’interdipendenza tra il locale e il glo- re del fonografo prima di Edison), e per- bale, l’insieme e le parti è un’ovvietà: in fino un manuale sulle tecniche per ot- cibernetica come in geopolitica, non tenere il successo in campo scientifico, c’è Cajal senza Golgi. Perfino nel cam- il cui primo suggerimento era: cercate po neurologico certe ipotesi neo-reti- una moglie ricca e fatevi mantenere. colari tornano ad affacciarsi. Ma allora Golgi invece aveva sposato la bella, non lo si poteva immaginare. Poteva fedele e robusta Lina, nipote del suo seguire la corrente e farsi da parte, l’o- mentore scientifico Giulio Bizzozzero, nesto professor Golgi: invece tenne du- assai brava nel disegnare le illustrazio- ro. Ignorando il suo motto, «Mi sono ni per gli articoli del marito ma non do- sempre pentito di aver parlato, mai di viziosa. Per vivere il professore doveva aver taciuto», ebbe l’orgoglio di perse- fare il professore, il medico, e siccome verare nell’errore che credeva verità, e era d’animo buono, anche il filantropo che in fondo, almeno un po’, lo era. Ne (si occupò di malaria, pellagra, vaiolo, pagò il prezzo salato. Ne ottenga, un se- colera, malattie dei poveri). Mille cose colo dopo, l’onore delle armi. lo distraevano dalla ricerca, non ultima la politica: agnostico dichiarato, arre- stato a sedici anni dopo una protesta

Repubblica Nazionale 35 03/09/2006 anti-austriaca, diventò moderato da 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 la memoria A cento anni dalla fondazione, il 29 novembre 1906, Star a quattro ruote ad opera di due piloti-collaudatori della Fiat, la casa automobilistica torinese sponsorizza la Mostra del cinema in corso a Venezia. È la celebrazione di un rapporto intenso iniziato all’epoca del muto e culminato nel 1962 con la B24 convertibile protagonista del “Sorpasso”

LEONARDO COEN strade trafficate di speranze e di fidu- no fissato con il mio corpo e la mia per- Eccoci a Torino, nello studio del notaio Lancia diventano fin da subito auto di cia. Appunto, cinema. E auto. sona e dove fintanto che mi porto con torinese Ernesto Torretta. È il 29 no- prestigio, per quell’esigenza di costan- VENEZIA L’idea della Lancia a Venezia non è me il mio localino, che è dunque in vembre del 1906. I collaudatori e piloti te innovazione. Nel 1933 nasce l’Augu- quindi affatto peregrina, risponde ad qualche modo una parte della mia abi- della Fiat Vincenzo Lancia e Claudio sta: è la prima auto al mondo con car- he c’entra il centenario un tratto saliente della storia del costu- tazione, l’auto intendo, continuo ad es- Fogolin registrano una società a nome rozzeria portante. L’anno dopo è il tur- della Lancia con la sessan- me, alle pulsioni sociali, all’infinita vo- sere, perché non me ne stacco così co- collettivo per la costruzione di auto- no dell’Aprilia, studiata col contribui- tatreesima Mostra di Ve- glia di memoria. Cinema e auto hanno me non mi stacco dal mio corpo. E que- mobili. Hanno investito cinquantami- to della Facoltà di ingegneria del Poli- nezia e quindi col cinema? in comune l’ubiquità, sottolineava Ce- sta realtà diversa, attuale, ma pur sem- la lire, tutti i loro risparmi. Hanno idee tecnico di Torino: il suo coefficiente C’entra,C c’entra: il pretesto che lega il sare Musatti, uno dei padri della psica- pre un po’ estranea, dove posso circo- innovative. Costruiranno vetture «pa- aerodinamico è 0,47, la maggior parte marchio torinese alla rassegna della nalisi italiana. Durante un convegno lare sempre più in fretta, sempre più catamente avveniristiche» (Gillo Dor- delle altre automobili si deve accon- Laguna non è banale e neanche furba- intitolato proprio L’auto e il cinema, lo lontano. E lo schermo, grande o picco- fles), spesso affidate ai più grandi car- tentare di uno 0,60. Le sospensioni so- stro. È un preciso rapporto di sponso- spiegò così: «Questa ubiquità è essere lo che sia, mi porta a spasso, anche per rozzieri dell’epoca. no tutte indipendenti, i freni posterio- rizzazione. Ma non casuale. Come suol contemporaneamente in due luoghi e quanto riguarda il tempo, scardinando Il giovane Lancia (classe 1881) pre- ri sono posti sull’uscita del gruppo dirsi, “mirato”. La Lancia è stata infatti tempi diversi: la casa dove si svolge la quei parametri fissi che caratterizzano tende che tecnologia ed estetica siano cambio-differenziale, non più sulle protagonista — intendiamoci: come lo mia vita quotidiana, la casa che è il po- la vita umana dei tempi passati». di altissimo livello. All’avanguardia ruote. Durano di più. possono essere le auto nei film — di un sto del mondo vero, quello dove io so- Proviamoci anche noi. Flash back. (parola d’ordine di quei lustri). Le sue L’Aprilia è veloce nonostante la cilin- fracco di pellico- le, a cominciare dagli anni remo- ti del muto, dun- MOTORI PER DIVI que ben prima Cinque Lancia tra i divi, che nascesse la in senso orario: una Stratos rassegna vene- con Alain Delon e Mireille Darc; ziana. Il mitico Marcello Mastroianni su una Flaminia attore e regista convertibile touring; la B24 Emilio Ghione, del “Sorpasso”; Brigitte Bardot tenebroso ma e una Flaminia coupé; Jean-Paul popolarissimo Belmondo su un’altra B24 convertibile interprete di Zà La Mort (1915), autarchico emu- lo di Arsenio Lu- pin, preferiva immortalare le Lancia nei suoi film per- ché erano le automobili più moderne in circolazione, le consideravaLancia «aiutan- ti magici» per far decollare il divismo tricolore (il suo e quello della moglie Calliope Sambucini, in arte Kally Sam- Una lunga strada di celluloide bucini, che lui soprannominò Zà La Vie) e per «maravigliare» il pubblico. La Theta prodotta nel 1913 era stata la pri- ma vettura europea e la seconda nel mondo a disporre di un impianto elet- trico integrato: cioè si montava al posto di guida, si spingeva un pulsante e il motore si avviava, mentre si accende- vano i fari, senza dover ricorrere alla tortura della manovella. Essendo nell’immaginario collettivo un’azienda automobilistica “classica”, la Lancia ha scelto per festeggiarsi la classica Mostra veneziana, la più anti- ca del globo: un ritorno alle origini. In- fatti, fin dagli esordi — la prima edizio- ne si svolse nell’agosto del 1932 — il conte Giuseppe Volpi di Misurata uti- lizzò per i suoi illustri ospiti del Lido, da Greta Garbo a Clark Gable, da Norma Shearer a James Cagney, da Joan Crawford a John Barrimore, un servizio di limousine in cui si alternavano alle eccezionali Isotta-Fraschini, Hispano Suiza e Rolls-Royce le non meno signi- ficative Lancia Lambda (nella versione Torpedo), che furono le prime auto- mobili al mondo con scocca portante e sospensioni anteriori a ruote indipen- denti, con il tunnel di passaggio dell’al- bero di trasmissione e un ardito moto- re a quattro cilindri (V stretto di poco più di 13 gradi) e non solo: il bagagliaio era interno e chiuso con un sistema as- sai simile a quelli odierni. “Classe ita- liana” e genialità meccanica, ecco l’ori- ginalità del marchio torinese, antago- nista della Fiat. Per la Lambda, il palcoscenico del Li- do — un palcoscenico davvero cosmo- polita ed importante — fu la consacra- zione di uno stile che univa discrezio- ne, eleganza, raffinatezza e genialità. Molti modelli della casa automobilisti- ca torinese marcarono la storia del ci- nema italiano, diventando spesso sog- getti della scena e non solo oggetti per spostarsi nella finzione drammatica. Registriamo la coincidenza dell’11 agosto del 1932, quando fu proiettato il primo film italiano: Gli uomini che ma- scalzonidi Mario Camerini. La compo- nente automobilistica aveva il suo pe- so, per la «fragile altalena sentimenta- le» — come chiosarono i critici cinema- tografici — tra Vittorio De Sica, autista rubacuori, e Lya Franco, tenerissima commessa, figlia di un conducente di taxi. Per scenario una Milano quasi neorealista, quella della Fiera campio- naria (dove Lya lavora come standista), la gita ai laghi, la Rinascente, il fascino delle quattroruote che fan girare la te- sta, parlami d’amore Mariù, quanto spasimare di sentimenti, quanto pro- fumo di giovinezza, il cinema e l’auto specchio l’uno dell’altro, dove si riflet- tono i desideri e dove la gente coglie fantasia, libertà, sogno. Sullo sfondo panorami di una fotogenica e frenetica Milano, i marciapiedi affollatissimi e le

1922LAMBDA 1933 ASTURA 1936APRILIA 1951 AURELIA B20 Portò gli ospiti Utilizzata nel primo film Compare in innumerevoli pellicole Usata in “I dolci inganni” della prima Mostra di Venezia di Peppone e Don Camillo degli anni del neorealismo di Alberto Lattuada (1960) DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37

UN SECOLO DI CINEMA L’Aurelia del “Sorpasso” è sicuramente la più celebre Ma le automobili Lancia immortalate su una pellicola cinematografica sono moltissime. Durante il XX secolo la casa torinese e la settima arte sono spesso andate a braccetto. Già il muto italiano degli albori utilizzò le auto Lancia con frequenza. Seguito poco dopo da Emilio Ghione. Impossibile dimenticare, fra le altre, l’Astura del “Piccolo mondo di Don Camillo” o la Fulvia coupé usata da Dario Argento per “Profondo rosso” Per ribadire l’antico sodalizio, Lancia è il main sponsor della 63esima Mostra internazionale del cinema di Venezia

drata (1351cc): supera i 125 all’ora, ha una tenuta di strada notevolissima. L’e- sordio internazionale è ai Saloni di Lon- dra e Parigi, 1936. Vincenzo Lancia muo- re l’anno dopo, prima della commercia- lizzazione. L’Aprilia continuerà ad esse- re prodotta e venduta sino al 1949. la- scerà il posto alla stupenda Aurelia: so- bria la carrozzeria, sotto al cofano il primo motore sei cilindri a V di 60 gradi del mondo, prodotto in serie. Rivoluzio- naria la trasmissione, con frizione e cambio al retrotreno, che assicura stabi- lità formidabile. Dalla costola dell’Aure- lia berlina scaturiscono due gioielli: la Gran Turismo (B20) e la Gran Turismo 2500 spider, la meravigliosa B24. E qui, si riannoda il filo infinito del ci- nema e dell’automobile. Ferragosto 1962. Una bellissima spider lanciata a tutta birra lungo la via Aurelia, fra Roma e Castiglioncello, procede in avventu- rosi zigzag tra camion, sidecar, vettu- rette zeppe di gitanti in marcia sulla rotta delle vacanze di massa: «Va’, ca- vallina!», è l’incitamento di chi la guida così sconsideratamente. È una B24 convertibile carroz- zata Pininfarina. Supercompressa, decapottabile, ele- gante, spavalda. Sono gli anni di fi- ne boom, il tempo delle «vacche appa- rentemente grasse» (Masolino D’Ami- co). L’auto e la strada rappresentano or- mai i nuovi territori distintivi degli italia- ni che «hanno un cul- to speciale per i pa- raurti, forse derivato dagli antichi culti priapei. I paraurti in- somma delimitano i confini della macchi- na e come tali sono considerati sacri», avrebbe annotato Ennio Flaiano in Welcome in , uscito sull’Espresso nel 1972. Quest’Italia è sovente chiassosa. Clacson prepotenti riecheggiano nella penisola. Il clacson della nostra B24 è bi- tonale, aggressivo, invadente. È una delle cele- berrime scene in esterni del film Il sor- passo. Lo dirige Dino Risi. È diventata una pellicola di culto. Protagonista è Bruno Cortona, quaran- tenne cialtrone «ossessionato dalla furia di vivere e dal timore della vecchiaia, il correre in auto diventa una rivincita sui fallimenti della vita privata» (Morando Morandini). Curioso: anche il personag- gio protagonista di Gli uomini che ma- scalzoni si chiama Bruno. Nel Sorpasso l’interprete è Gassman, Vittorio come il De Sica del film di Camerini. Zoom grottesco e crudele della cine- presa. Lentamente punta sul cruscot- to. Tra l’autoradio Voxson e il volante spicca una placca rettangolare a cala- mita: «Sii prudente / a casa ti aspetto io», si legge. Accanto, la fototessera di una bella bionda. L’esuberante Gas- sman ne è orgoglioso. «È mia figlia», di- ce al giovane Roberto Mariani (Jean- Louis Trintignant), studente imbrana- to e timido che gli sta a fianco, «io bene come in macchina non sto in nessun posto». Bruno lo ha coinvolto in un viaggio che si rivelerà tragico. Nel giro di poche ore ma di tanti chi- lometri, Bruno convince Roberto a go- dere la vita attimo per attimo: «Dai, Ro- be’! Che ti frega della tristezza? Lo sai qual è l’età più bella? Te lo dico io qual è: è quella che uno ha». Bruno è strari- pante: al pari dell’Italietta a motore, delle spiagge brulicanti, dei “cumen- da” arroganti, delle sagre a ritmo di twi- st. La colonna sonora alterna Un uomo in frac di Modugno a Per un attimo di Peppino di Capri. La tragedia arriva do- po l’ultimo, incosciente sorpasso. Ro- berto muore. Bruno prende coscienza che la pacchia è finita. Certe volte basta un film, un’auto, chi la guida e come viene guidata, a raccontare il passato e il presente.

1954AURELIA B24 1957APPIA CONVERTIBILE 1960FLAVIA 1979 DELTA Non solo “Il sorpasso”: anche Celebrata in tante pellicole Fu usata da Pier Paolo Pasolini Compare in “Io ballo da sola” nei film-scandalo di Roger Vadim degli anni del boom per il suo “Teorema” (1968) di Bernardo Bertolucci (1996) 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 i luoghi Nel cuore di Barcellona c’è il Born, un dedalo di vicoli a ridosso Trapianti urbani del porto dove un tempo osava entrare solo chi ci viveva. Nel cuore del Born c’era Santa Caterina, un vecchio mercato rionale Ora su quella piazza è atterrata un’onda a colori chiamata Santa Caterina Market, un’architettura bella e coraggiosa che è insieme innesco e vetrina di quel processo misterioso chiamato “modernità” Il mercato-astronave

CONCITA DE GREGORIO steriosa astronave chiamata modernità. l’Occidente civilizzato dove, accanto ad nuità pur aderendo al presente». Non è difficile passarci, del resto, perché un’opera architettonica i cui modelli so- Il mercato di Santa Caterina l’hanno BARCELLONA quello che fu il luogo degli orchi è un no esposti al MoMA di New York e cele- progettato Enric Miralles e sua moglie: quartiere stretto tra le sette meraviglie brati nelle pubblicazioni di settore, ci sia Miralles, figlio di una sarta, era un «edo- era una volta un posto della città: il Duomo e il Barrio Gotico a una enclave tipo banlieue parigina, un nista le cui forme sinuose permeano l’ar- dove i bambini spariva- destra, il Museo Picasso a sinistra, il Pa- buco nato dalla distruzione di quattro chitettura con una sensazione perduta no rapiti da misteriose lazzo della musica modernista alle spal- isolati — il Forat, che vuol dire buco, del- di piacere». Era: è morto per un tumore mani, le ragazze risuc- le, Santa Maria del Mar la favolosa su un la Vergogna — dove i giovani delle case al cervello a quarantacinque anni, sei C’chiate da antri scuri e mai più restituite. fianco, davanti la passeggiata a mare e occupate coltivano orti urbani i cui po- anni fa. Sua moglie e la madre dei suoi fi- Un posto di vicoli umidi a ridosso del ma- laggiù Colombo che indica l’America. Si modori e zucchini sono di tutti, di chi li gli, Benedetta Tagliabue, milanese di na- re e del porto, canottiere stese alle persia- impara di più prende, dove la scita e formazione, ha lavorato con lui ne impolverate di intonaco e vecchi se- che in cento polizia intervie- ed è oggi l’anima dello studio in cui de- duti su sedie di paglia fuori dalla porta a saggi e articoli di È un posto speciale ne a sedare gli cine di giovani stagisti di tutta Europa vigilare i traffici: bambine truccate da ca- giornale con eccessi e dove i trovano posto. Lo studio è sul porto, a baret affacciate alla finestra, uomini gio- mezza giornata stretto tra le meraviglie vigili urbani, è un passo dal mercato. Miralles d’altra vani a bere birra nelle ore in cui il resto del al Born: ci sono i successo a feb- parte era nato nel quartiere. «L’Italia, ri- mondo, di norma, lavora. Donne adulte, vecchi spagnoli braio, cadono spetto alla Spagna, è molto in decaden- per strada, nessuna. «Al Born non si en- del Sud arrivati della città: il Duomo in coma per le za. La gente lavora per incrementare il tra», dicevano le nonne stringendo più dall’Andalusia conseguenze suo potere e non per la comunità, e que- forte la mano ai nipoti mentre salivano negli anni Cin- e il Barrio Gotico, degli scontri. sto si percepisce nettamente. È un pae- con loro le scale della Cattedrale, cento quanta, vecchi Dove gli abitan- se mummificato, amputato, anchilosa- metri più in là. Perché, nonna? «Perché il contadini senza il Museo Picasso, ti fanno proget- to. L’Italia è il paese più difficile d’Euro- Born è di chi ci vive: degli altri, chi entra terra che vivono ti per l’utilizzo pa», dice Tagliabue. A Barcellona ha non esce». C’erano rapitori e assassini, si accanto ai cine- Santa Maria del Mar della piazza e progettato con Miralles e poi costruito imparava da piccoli: c’erano cortili bui si diventati im- mettono in da sola i grattacieli della sede di Gas Na- pieni di bambine fatte schiave non si sa di prenditori, agli scacco il Comu- tural, un moderno animale preistorico chi, non si sa a far cosa. squatter dei palazzi occupati, “okupas” ne, costretto a ritirare il suo piano di par- che cambia ancora una volta il mutevo- Ora bisogna andarci, invece, al Born: coi capelli rasta e i loro cani, le loro botti- cheggio sotterraneo perché la gente non le skyline della città. Ciutat Vella, la città vecchia di Barcello- glie, le loro illusioni di democrazia anar- lo vuole e dunque non si fa. Il mercato, anche. La copertura del na. È proprio obbligatorio perché non chica e globale, i giovani italiani arrivati Cominciamo dal mercato, allora. Ai mercato, cui gli americani hanno tribu- c’è un altro posto al mondo, tra le metro- con l’Erasmus e poi rimasti dove le case tempi degli orchi c’era un vecchio mer- tato massimi onori di critica e sala d’a- poli, dove siano così concentrate ed cinque anni fa costavano davvero poco, cato di quartiere, il Mercato di Santa Ca- pertura della mostra newyorchese, è esposte in vetrina le faticose, dolorose e i marocchini e gli algerini accanto alla terina. Adesso c’è il Santa Caterina un’onda multicolore fatta di verdi gialli fantastiche direzioni prese da quella mi- gente del porto, i “vecinos” cioè gli abi- Market inaugurato nel 2005, pagina 174 rossi e blu come i coralli e le alghe del ma- tanti storici del quartiere, i sofisticati chef e 175 del catalogo On Site, la celebrata re là dietro. I turisti vanno alla “barra”, il delle catene di ristoranti che hanno inve- esposizione del MoMA sulla “Nuova ar- bancone del bar interno, a bere sangria. stito qui coi soldi del Comune perché bi- chitettura in Spagna”. La tesi del cura- Gli abitanti del quartiere a prendere caf- sogna risanare la zona, i giovani studen- tore della mostra, Terence Riley, fonda- fellatte a colazione. Nel selciato di fronte ti di architettura che vengono a studiare tissima, è che la Spagna sia diventata i ragazzini corrono in monopattino esat- il prodigio del mercato di Santa Caterina negli ultimi trent’anni «il più fertile ter- tamente dove trent’anni fa ai loro geni- e delle case attorno, case di edilizia po- reno di coltura per i nuovi talenti archi- tori era proibito avvicinarsi. Le vecchie polare da manuale col videocitofono e tettonici d’Europa e del mondo». È così, case senza bagno sono diventati nuovi l’allarme per chiamare il medico pubbli- gli esempi si sprecano. La morte di appartamenti a mutuo agevolato per co con un pulsante in camera da letto. Franco ha dato la stura alle energie di giovani coppie. E qui però irrompe la Non è che sia facile, la convivenza: al rinnovamento, i fondi europei con l’in- complessità: non è tutto oro, no. contrario. Però cammina, lenta: il mon- gresso nell’Unione, nell’86, hanno por- Il Comune ha speculato, denunciano do è questo adesso, inutile passare alla tato i soldi. Gli spagnoli hanno fatto il re- i giovani occupanti, i vecchi andalusi e gli larga. Questo è l’unico posto noto nel- sto. Dal catalogo: «Qui si sperimenta il adulti nordafricani ormai integrati. Ha legame con la terra con senso di umiltà abbattuto le case liquidando chi ci abita- e con capacità di esprimere la conti- va con pochi euro, si è messo in società DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

CITTÀ ANTICHE Nella foto grande in basso, il Santa Caterina Market di Barcellona. L’enorme e coloratissima onda, ideata dagli architetti Eric Miralles e Benedetta Tagliabue, è realizzata in acciaio e legno e copre le strutture del vecchio mercato Nella mappa, la posizione del Santa Caterina Market nel cuore della città nel quartiere degli orchi

con privati che gestiscono catene di ri- stava meno di un garage in provincia di Se sparisce una zucca pazienza, dice gliabue, al numero 10 del Passaggio del- storanti, palestre e parcheggi, vuole risa- , ha fondato lo Slow food di Bar- difatti Matteo Caravatti da Monza, vo- la Pace, lavorano giapponesi e italiani, nare a spese di chi sta nel quartiere. Det- cellona (intitolato a Vasquez Montal- lontario di Architetti senza frontiere e indiani e nigeriani. Lei è spesso in Nepal, to in sintesi: vuole alzare i prezzi e la qua- ban) di cui è tesoriere. Ha aperto un ri- anche lui abitante del quartiere. A Mat- ultimamente: sta costruendo — gratis lità, vuole mandare via chi c’era e far en- storante vegetariano al Raval, l’altro teo il nuovo mercato che sta sui libri di ar- — una scuola. Ha progettato e realizza- trare chi può. Vuole una città per i turisti, quartiere “risanato” a destra delle Ram- chitettura non piace «per ragioni tecni- to il nuovo parlamento scozzese, una una città che non spaventi e che produ- blas. «Come Slow food abbiamo propo- che, trovo che certe soluzioni non siano stazione della metro di Napoli. Tifa ca ricchezza, vuole pulire col sifone la sto al Comune di utilizzare i venticinque felici e preferivo il vecchio mercato: era Barça, i suoi figli parlano catalano. Il suo sporcizia e lavare via la gente di qui. Il metri quadrati della piazza coltivati ad un luogo vero del quartiere, questo inve- slogan è «architettura mai vista», «però nuovo mercato è solo una facciata: bella orto come spazio collettivo che possano ce è entrato nel circuito della città del tu- poi copiamo sempre, certo, solo che co- e colorata, falsa. curare anche i rismo». Dice piamo con gusto e ammirazione». Il I resistenti resistono. Sulla resistenza bambini delle che si è lucrato mercato di Santa Caterina nasce da del Forat della Vergogna si potrebbe scri- elementari: Squatters, immigrati, sugli espropri, si un’idea di «relazione stretta col quartie- vere una tesi. Ci sono siti internet dedi- vorremmo che i è ingannata la re, con la gente che ci vive, coi suoi biso- cati, decine di associazioni, sigle, comi- figli dei conta- vecchi contadini gente: «Doveva- gni e le sue fantasie». tati, volontari di Architetti senza frontie- dini andalusi no dargli una Perciò questo tetto che sembra una re che ci lavorano a tempo pieno. Sono sapessero co- nuova casa e un razza nel mare, il movimento, il colore anni, un decennio, che combattono me si coltiva urbanizzati: i residenti indennizzo e in- che muta: tutto cambia, del resto. Todo contro il progetto comunale: fare un par- una melanza- vece gli hanno cambia. Bisogna avere un po’ di pazien- cheggio sotterraneo e un centro servizi na, potessero combattono da anni dato l’uno o l’al- za: è un esperimento e un modello, il con piscine e impianti sportivi sotterra- poi mangiarla. tro: molti non lo Born. È un luogo dove quel che c’è di più nei, una piazza lastricata a fianco del Alla scuola contro i progetti sapevano ed nuovo somiglia al più vecchio, come mercato. Hanno vinto loro: niente di tut- agraria di Man- hanno accetta- spesso capita. Le rivoluzioni sono arcai- to questo si farà. Si chiama «della vergo- resa abbiamo “speculativi” del Comune to». Spiega nel che, la borghesia è rivoluzionaria. Suc- gna» perché loro lo hanno battezzato co- chiesto di met- dettaglio la cede anche questo nel nuovo secolo, sì: è una vergogna, hanno detto, che il tere a disposi- complessa geo- magari è una fase. Bisogna venire nella Comune butti giù le vecchie case e in- zione i semi. Il pomodoro Benac, per grafia di associazioni di quartiere e dice Ciutat Vella e passeggiare nel quartiere tenda costruire parcheggi senza il con- esempio, ottimo per il pan con tomate». che “Perillem”, siamo in pericolo, sia degli orchi: le prostitute bambine non ci senso di chi ci vive, senza «concertare». Daniele dice che in effetti questa è una una buona sintesi di quel che sta succe- sono più. Ora il nemico è un altro, accat- Quello che in altri luoghi del mondo suc- zona «molto conflittuale», che gli squat- dendo: «Bisogna che il territorio sia usa- tivante e bellissimo. Non fa paura alle cede ogni minuto qui è uno scandalo che ter hanno finora gestito l’orto urbano to collettivamente da chi lo abita. Biso- nonne: vengono a farci la spesa coi nipo- tiene banco sui giornali e nei bar: appel- che c’è ma che è difficile che il Comune gna che le operazioni di facciata non ab- ti per mano. Chissà chi vince. li di intellettuali, eventi, pubblicazioni. dia loro la concessione definitiva spe- biano il sopravvento, né le speculazioni. Hanno ottenuto che il Comune sociali- cialmente dopo l’episodio del vigile ur- Bisogna ascoltare la comunità, e questo sta cambiasse il governatore (nominato bano finito in coma. «Loro hanno pro- non è stato fatto ancora del tutto. È una e non eletto) del quartiere: quello nuovo posto un orto biologico, che è anche una questione politica, il governo socialista è persona più adatta a dialogare coi co- bella idea. La gestione collettiva vive per simula un modello di dialogo che non è mitati. Si farà un orto urbano, anche, nel- rotazione: c’è un cartellone che dice così reale: al contrario». la piazza a duecento metri dalla Catte- questa settimana lavorano Pepe e Ma- Dunque il Buco della Vergogna è que- drale della seconda città di Spagna: co- ria, la prossima Xavier e Nuria. Un po’ sto: una cartina al tornasole dell’autenti- me se a Milano si concedesse un’enorme complicato, ogni tanto sparisce una cità del modello spagnolo, in specie del spazio al fianco di piazza Duomo per far zucca. E comunque non capisco perché modello-Barcellona. La città dove si va coltivare i pomodori agli anziani e ai si debba dire no a una piscina di cui il con una borsa di studio e si trova lavoro, bambini delle scuole. quartiere ha bisogno: mi pare che si di- la città che cambia sotto gli occhi e le ma- Daniele Rossi, trentanove anni, da ca no per principio ad ogni cosa istitu- ni di chi la modella come fosse di creta. Forlì, vive qui da nove. Vive proprio sul- zionale. Io non ho mai visto in Italia un Nello stupendo studio di Benedetta Ta- la piazza: «Davanti ho gli okupas, a destra livello di discussione così vivo tra muni- i marocchini e i domenicani, dietro i ci- cipio e abitanti: a Forlì non succede». nesi». È arrivato dal Dams con una borsa di studio, ha comprato casa quando co- Repubblica Nazionale 39 03/09/2006 FOTO ROLAND HALBE 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006

Giuseppe Bertolucci fa resuscitare, in un documentario che sarà presentato a Venezia, le parole che il regista friulano affidò al giornalista Gideon Bachman, ospite clandestino sul set blindato di “Salò”. L’anno era il 1975. Poco dopo, e prima che il film fosse finito, Pier Paolo morì lasciando questa confessione inedita che rivela il dramma di un uomo rimasto solo a gridare la sua rabbia per il nuovo “fascismo consumista”, l’anarchia del potere, l’oscuro futuro dei giovani. Èil ritratto di un poeta sconfitto, affidato a immagini mai viste prima

PasoliniIl testamento

Faccio cinema senza speranza

PIER PAOLO PASOLINI tadini non capisce la loro tragedia. Chi perché la libertà concessa è falsa e soprat- non ama i giovani se ne frega di loro. «Ma “Le società repressive reprimono tutto, quindi tutto è concessa dall’alto e non conqui- alò è preso dalle 120 giornate sì, sono contenti, sono disinibiti!» [...] stata dal basso. Quindi, non si tratta di vi- di Sodoma di De Sade, ma è Padri e figli gli uomini possono fare tutto. Le società vere una libertà sessuale, ma di adeguar- ambientato durante la Re- Tutti i miei libri e le mie opere narrati- si a una libertà che viene concessa. Allora, pubblica di Salò, cioè nel ‘44- ve parlano di giovani: li amavo e li rap- a un certo punto, uno dei personaggi del ’45. Quindi, c’è molto sesso, presentavo. Adesso non potrei fare un permissive permettono qualcosa e si può fare film dirà proprio questa frase: «Le società ma il sesso presente nel film è film su questi imbecilli che ci circonda- repressive reprimono tutto, quindi gli uo- Sil tipico sesso di De Sade, la cui caratteri- no. A volte mi vengono letteralmente le soltanto quel qualcosa. La libertà concessa mini possono fare tutto». Ma ho aggiunto stica è esclusivamente sado-masochisti- lacrime agli occhi quando vedo il figlio di questo concetto che per me è lapidario: le ca, in tutta l’atrocità dei suoi dettagli e del- Ninetto (Davoli ndr), che ha un anno. Mi dall’alto è una falsa libertà” società permissive permettono qualcosa le sue situazioni. [...] Nel mio film tutto vengono le lacrime agli occhi per la pietà e si può fare solo quel qualcosa. Che è ter- questo sesso assume un significato parti- per il suo futuro. [...] Nelle grandi città in- ribile! In Italia oggi si può fare qualcosa. colare: è la metafora di ciò che il potere fa dustrializzate la gioventù è diventata Prima non era concesso niente, in realtà. del corpo umano, è la mercificazione del odiosa, insopportabile. I loro padri, in Le donne erano quasi come nei paesi ara- corpo umano, la sua riduzione a cosa, che fondo, cos’hanno fatto, quelli che hanno bi. Il sesso era nascosto: non si poteva par- è tipica del potere, di qualsiasi potere. Se quaranta-cinquant’anni? Cos’hanno lare, non si poteva mostrare neanche io, al posto della parola “Dio”, in De Sade fatto perché questi figli non fossero così? mezzo seno nudo in una rivista. Adesso metto la parola “potere”, viene fuori una Niente! I padri che hanno dei figli dai concedono qualcosa, concedono foto di strana ideologia, estremamente attuale. quindici ai vent’anni ormai oggettiva- donne nude, non di uomini però! [...] Un altro elemento d’ispirazione del mente non possono più insegnare nien- La coppia è un incubo film è la rievocazione di quei giorni che ho te, perché non hanno fatto esperienza Poi, c’è una grande libertà nei rapporti vissuto, i giorni della Repubblica di Salò. del tipo di vita dei loro figli. [...] della coppia eterosessuale, una libertà [...] Io non stavo a Salò, ma in Friuli. Il Friu- Sesso e libertà per modo di dire perché dev’essere quel- li era diventato una regione tedesca, era Durante le età repressive il sesso era la, e poi è obbligatoria. Siccome è conces- stato annesso burocraticamente alla una gioia, perché avveniva di nascosto ed so, è diventato obbligatorio, perché un ra- Germania. Si chiamava il “Litorale adria- era un’irrisione di tutti gli obblighi e i do- gazzo, visto che è concesso, non può non tico”. C’era un Gauleiter, che era una spe- veri che il potere imponeva. Invece, nelle approfittare di questa concessione. cie di governatore, dall’8 settembre ‘43 fi- società tolleranti, come si dichiara quella Quindi, si sente obbligato a stare sempre no alla fine della guerra. Quindi, ho pas- in cui viviamo, il sesso è necrotizzante in coppia e la coppia è diventata un incu- sato giornate spaventose in bo, un’ossessione, anziché una libertà. Friuli. Intanto, c’è stata una del- [...] È una coppia completamente falsa e le più forti lotte partigiane e mio insincera, di un’insincerità spaventosa. fratello ci è morto. [...] Fra l’al- Vedi i ragazzi che, presi da chissà quale tro, il Friuli era continuamente slancio romantico, camminano tenen- bombardato dagli americani e dosi per mano, un ragazzo e una ragazza, vi passavano le formazioni del- oppure tenendosi abbracciati. «Cos’è le fortezze volanti che andava- quel tipo di romanticismo?», ti chiedi. no a bombardare la Germania. Niente. È la loro coppia rilanciata dal con- Rastrellamenti, paesi deserti, sumismo perché questa coppia consu- bombardamenti quasi inutili, mistica compra. Tenendosi per mano va di pura crudeltà. EDITORIA D’ARTE alla Rinascente, alla Upim. [...] La lezione del film “Rimbaud il figlio” Il potere [...] Non m’illudo di essere edito da Ognuno odia il potere che subisce. capito dai giovani perché con Màvida snc - Reggio Emilia Quindi, io odio con particolare veemen- loro è impossibile instaurare za il potere di oggi, 1975. È un potere che un rapporto di carattere cultu- manipola i corpi in un modo orribile, che rale perché vivono nuovi valo- FOTO DELLE DONNE-GALLICO © SOLARES FONDAZIONE CULTURALE non ha niente da invidiare alla manipola- ri con cui i vecchi valori, nel nome dei UOMINI zione di Himmler o Hitler. Li manipola quali io parlo, sono incommensurabili. DI CINEMA trasformandone la coscienza, cioè nel Sembra che si mettano d’accordo! Parla- Sopra, modo peggiore, istituendo dei nuovi va- no, ridono e si comportano allo stesso Giuseppe lori che sono alienanti e falsi. Sono i valo- modo, fanno gli stessi gesti, amano le Bertolucci ri del consumo, che compiono quello che stesse cose, montano le stesse moto. [...] Nella foto Marx chiama un genocidio delle culture La cosa orrenda della cultura italiana è accanto, viventi, reali, precedenti. [...] che i giovani siano liberi, siano privi di Pier Paolo Mangiare merda complessi, siano disinibiti, vivano una Pasolini Un vecchio contadino tradizionalista e vita felice. Tutta la borghesia italiana è religioso non consumava delle scioc- convinta di questo. Anche tutta la sini- chezze preconizzate dalla televisione. Bi- stra, sì. [...] Non capiscono, non vedono. sognava fare in modo che invece le con-

Repubblica Nazionale 40 03/09/2006 Perché non li amano! Chi non ama i con- sumasse. In realtà, i produttori costringo- DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41 FOTO DEBORAH BEER © 1975 CINEMAZERO

SCATTI INEDITI Le immagini di queste pagine sono tratte dal documentario “Pasolini prossimo nostro” di Giuseppe Bertolucci, che sarà presentato alla Mostra internazionale del cinema di Venezia in anteprima mondiale venerdì 8 settembre Sono immagini inedite del set di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” girate da Gideon Bachman e Deborah Beer durante la lavorazione dell’ultimo film del regista friulano

no i consumatori a mangiare merda. Il brodo Knapp è merda! Danno delle cose sofisticate, cattive, le robioline, i formag- nazionalità. Ma la verità è un’altra, forse gini per bambini, tutte cose orrende che più complicata e profonda: la lingua sono merda. Se facessi un film su un in- “I suoi film cambiavano il costume” esprime la realtà attraverso un sistema di dustriale milanese che produce biscotti, segni. Invece, il regista esprime la realtà li reclamizzassi e li facessi mangiare a dei attraverso la realtà. Questa è forse la ra- consumatori, verrebbe fuori un film terri- PAOLO D’AGOSTINI gione per cui mi piace il cinema e lo pre- bile, sull’inquinamento, la sofisticazione, ferisco, perché esprimendo la realtà co- l’olio fatto con le ossa delle carogne. Po- iuseppe Bertolucci, che della propria male intese promesse di nudità ed erotismo me realtà opero e vivo continuamente a trei fare un film così, ma non posso! Come regia di Pasolini prossimo nostro di- era andato nel senso contrario alle sue in- livello della realtà. faccio a stare lì un anno prima a pensarci Gce «ho cercato di far parlare il mate- tenzioni: di contrasto al conformismo con- Le parole «fiore», «petalo», le vado a e poi a girare? Sarebbe più utile, nel senso riale d’archivio», ha tratto da quest’immer- sumista, all’appiattimento omologante e prendere dal nostro linguaggio di uomini diretto, pratico della parola, farlo proprio sione nel Pasolini ultimo, tragico e negati- imborghesito dei comportamenti giovanili, che stiamo comunicando. Non importa così com’è. Ma chi me lo fa fare? Sarebbe vo su tutto, soprattutto un’emozione. alla falsa libertà dei costumi che riduce cor- niente a noi della poesia. Usiamo la paro- autolesionismo. «Quegli anni, quella metà degli anni Set- po e sesso a merce. la «fiore» perché ci serve nei nostri rap- La sottomissione al consumismo tanta che è per esempio lo stesso momento Questo documento (di cui la pagina che porti umani. Le immagini, invece, su qua- [...] L’unico sistema ideologico che ha di Novecento, mi sono apparsi segnati da state leggendo ci restituisce un campione, le altro linguaggio si fondano? Si fondano davvero coinvolto anche le classi domi- straordinari margini di libertà. Mentre da lì in particolare un brano dell’intervista fil- sulle immagini dei sogni e della memoria. nate è il consumismo perché è l’unico in poi la forma film ha imboccato un inar- mata sul set di Salò durante le riprese fina- Noi quando sogniamo e ricordiamo, gi- che è arrivato fino in fondo, che dà una restabile declino. Ha perso la sua egemo- li) segna l’apice di una lunga stagione di ri- riamo dentro di noi dei piccoli film. Allo- certa aggressività perché quest’aggres- nia, circondata da milioni di ore di immagi- cordi e omaggi indotti dal trentennale del- ra, il cinema ha le sue fondamenta, le sue sività è necessaria al consumo. Se uno è ni televisive, che solo inizialmente e transi- la tragica morte del poeta e cineasta, avve- radici su un linguaggio completamente puramente sottomesso, segue l’istinto toriamente sono state immagini di film, e nuta il 2 novembre ‘75. Tra i precedenti ri- irrazionale, irrazionalistico. [...] In fondo, puro della sottomissione come un vec- poi dalla rete informatica. Credo che Salò cordiamo il contributo di Carlo Di Carlo, quando uno ha visto un film, gli pare di chio contadino che chinava la testa e si ma anche altri film coevi oggi non solo non che di Pasolini fu aiuto regista, alle giorna- aver sognato. rassegnava, cosa sublime come l’eroi- sarebbero fattibili ma neanche concepibi- te celebrative dello scorso novembre a Bo- Perché faccio cinema smo. Adesso questo spirito di rassegna- li, non sarebbero neanche pensati. Imma- logna: con la riproposizione del suo ritrat- Se io credessi che il mio cinema fosse zione, di sottomissione non c’è più, per- giniamo: intorno a Salò, ma anche intorno to-documentario del ‘68 Pier Paolo Pasoli- del tutto integrato da una società che vuo- ché altrimenti che consumatore è uno a Novecento, scendevano in campo Calvino ni: cultura e società, con la presentazione le anche il tipo di cinema che faccio io, al- che si rassegna e accetta un suo stato ar- o Moravia. Non c’è corrispettivo oggi, e as- di un inedito Diario al registratore. La voce lora forse non lo farei. [...] La società bor- caico, retrogrado e inferiore? Deve lotta- sai più di un film suscita dibattito una pun- di Pasolini e Anna Magnani sul set di ghese digerisce tutto: amalgama, assimi- re per elevare il suo stato sociale. «Io chi- tata del Grande Fratello. Ha sostituito i film, “Mamma Roma”, entrambi acquisiti dalla la e digerisce tutto. Però, in ogni opera in no la testa in nome di Dio» è già una i quali un tempo modificavano i dati del co- Cineteca di Bologna. Sta invece per uscire cui l’individualità, la singolarità si affer- grande frase. Mentre adesso il consu- stume, della morale, della politica». per Feltrinelli un cofanetto che raccoglie, ma con originalità e violenza, c’è qualco- matore non sa affatto chinare la testa, Pasolini prossimo nostro, che avrà il suo nel Dvd, il documentario di Mario Sesti e sa di inintegrabile. anzi crede stupidamente di inchinarla e battesimo alla Mostra di Venezia il 7 e l’8 set- Matteo Cerami La voce di Pasolininato dal- [...] Ho questa fiducia nella libertà uma- avere i suoi diritti. Anzi, è sempre lì a pre- tembre, nasce così. Il giornalista cosmopo- la collaborazione tra Indigo, Bim e Audito- na, che non saprei rendere razionale. tendere i suoi diritti, a crederci, invece è lita Gideon Bachmann e sua moglie, la foto- rium di Roma con il fondamentale apporto Però mi rendo conto che, se le cose conti- un povero cretino. [...] Non credo ci sarà grafa Deborah Imogen Beer, poterono fre- degli eredi Pasolini: raffinata elaborazione nuano così, l’uomo si meccanizzerà, si mai un tipo di società in cui l’uomo sia li- quentare il blindato set dell’ultimo film di di testi letti da Toni Servillo, di repertorio alienerà talmente, diventerà così antipa- bero. Quindi, è inutile sperarci. Non bi- Pasolini e raccolsero una ricchissima docu- filmato e fotografico proveniente da sva- tico e odioso che questa libertà andrà sogna mai sperare in niente. La speran- mentazione. Un’ampia intervista filmata riate fonti a partire dall’Archivio audiovisi- completamente perduta. Continuerei a za è una cosa orrenda, inventata dai par- con il regista, fotografie. Quei documenti vo del movimento operaio, di animazioni. fare cinema lo stesso anche se la libertà titi per tener buoni i suoi iscritti. sono diventati patrimonio dell’associazio- Lo stesso Dvd come extra, raccoglie inter- fosse solo da parte mia e si esaurisse con Scrivere per il cinema ne Cinemazero, quella che con la Cineteca viste a testimoni e ulteriori informazioni l’espressione. Continuerei a farlo lo stes- Non scrivo più come prima, il che equi- del Friuli ha creato le Giornate del cinema sull’ultimo film, e, nel libro allegato, i testi so perché ho bisogno di farlo. Mi piace far- vale a dire che non scrivo più. In principio, muto tenute nel corso degli anni tra Porde- del documentario. Tra i preziosi contenuti lo e lo farei. O mi suicido o lo faccio. quando ho cominciato a fare cinema, ho none, Sacile, Udine. Dall’incontro tra Cine- una parte è dedicata al progetto del film [...] Io penso che l’artista in nessuna so- pensato che fosse solo l’adozione di una mazero, la società Ripley’s Film e il regista di che Pasolini avrebbe realizzato dopo Salò, cietà è libero. Essendo schiacciato dalla tecnica diversa, direi quasi di una tecnica Parma, che è anche presidente della Cinete- Porno Teo Kolossal, pensato per Eduardo normalità e dalla media di qualsiasi so- letteraria diversa. Poi, invece, mi sono re- ca di Bologna, è nato questo progetto. Il ri- cui si sarebbe dovuto affiancare, come a cietà dove egli viva, l’artista è una conte- so conto, pian piano, che si tratta dell’a- sultato è la sintesi di decine di ore di intervi- Totò in Uccellacci uccellini, Ninetto Davo- stazione vivente. Rappresenta sempre dozione di una lingua diversa. Quindi ho ste, compresa una parte precedente a Salòe li. In più: un reportage inedito realizzato l’altro di quell’idea che ogni uomo in ogni abbandonato la lingua italiana, con cui solo sonora, e di migliaia di scatti fotografi- sul set di Salòdal fotografo Fabian Cevallos società ha di se stesso. Un margine anche mi esprimevo come letterato, per adotta- ci. Ne esce il ritratto di un artista-polemista e approfondimenti sulle ipotesi (presenti minimo, magari non lo si può neanche re la lingua cinematografica. Ho detto va- amareggiato, che dichiara il fallimento del- anche nel lavoro di Bertolucci) di un finale misurare, di libertà, secondo me, c’è sem- rie volte, per protesta, contestazione tota- la sua precedente Trilogia della vita, il cui alternativo, non cupamente pessimista, pre. Non so dirti fino a che punto questa le, che avrei voluto rinunciare alla nazio- successo commerciale raccolto grazie alle del film-testamento di Pier Paolo. sia libertà o non lo sia. Ma, certo, qualco- nalità italiana. Facendo del cinema ho ri- sa sfugge alla logica matematica della cul-

Repubblica Nazionale 41 03/09/2006 nunciato alla lingua italiana, cioè alla mia tura di massa, ancora per adesso. 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 la lettura Leggende sportive

Federer il mutante e

DAVID FOSTER WALLACE fili si sprecano. Il programma di informazione della Cbs, 60 do la sua allergia alla rete. Al terzo turno, ha praticamente Minutes, gli ha dedicato una puntata lo scorso anno. Tutto sventrato Agassi. [...] Nella finale di quest’anno va in scena il uasi tutti quelli che amano il tennis e seguono i quello che volete sapere su mister Roger N. M. I. Federer, il fascino della vendetta, la dinamica re-contro-regicida, il tornei maschili in televisione avranno sperimen- suo passato, la sua città natale in Svizzera, Basilea, il modo as- contrasto stridente fra i caratteri. Il machismo passionale tato, negli ultimi anni, uno di quelli che potreb- sennato e disinteressato con cui i genitori hanno sostenuto il dell’Europa del sud contro la contorta, clinica abilità artisti- bero essere definiti “Federer Moments”. Ci sono suo talento, la sua carriera tennistica giovanile, i suoi iniziali ca di quella del nord. Apollo e Dioniso. Scalpello e mannaia. Qdelle volte, quando guardi giocare il giovane ten- problemi di fragilità e carattere, il suo amato allenatore delle Destrorso e mancino. Numero uno e numero due al mondo. nista svizzero, in cui la mascella scende giù, gli oc- giovanili, la morte accidentale di quell’allenatore, nel 2002, Nadal, l’uomo che ha spinto fino alle estreme conseguenze chi si proiettano in avanti ed emetti suoni che inducono il co- che lo ha al tempo stesso annichilito e temprato e lo ha aiuta- il tennis moderno tutto potenza e fondocampo, contro un niuge nell’altra stanza a venire a vedere se ti è successo qual- to a diventare quello che è oggi, i trentanove titoli conquista- uomo che ha trasfigurato questo tennis medesimo, eccezio- cosa. Questi Federer Moments sono ancora più intensi se hai ti finora in singolo nella sua carriera, gli otto titoli del Grande nale sia per precisione e varietà sia per ritmo e rapidità, ma abbastanza esperienza diretta di gioco da comprendere l’im- Slam, l’attaccamento, insolito per costanza e maturità, alla che può essere incredibilmente vulnerabile, o intimidito, di possibilità di quanto gli hai appena visto fare. sua ragazza, che lo segue nei suoi viaggi (nel circuito maschi- fronte al primo. Un giornalista sportivo britannico, eccita- Tutti possiamo citare qualche esempio. Questo è uno. Fi- le è una cosa rara) e gestisce i suoi affari (nel circuito maschi- tissimo insieme ai suoi colleghi in tribuna stampa, ripete due nale dello US Open 2005, Federer contro Agassi, siamo all’i- le è una cosa mai sentita), il suo stoicismo di altri tempi e la volte: «Sarà una guerra». [...] nizio del quarto set, Federer ha il servizio. C’è uno scambio sua solidità mentale e la sua bella sportività e la sua generale, La bellezza di un grande atleta è quasi impossibile da de- piuttosto lungo di colpi da fondocampo, con il caratteristico evidente modestia e la sua meditata e filantropica prodiga- scrivere in modo diretto. O da evocare. Il diritto di Federer andamento a farfalla del tennis da picchiatori che predomi- lità: è tutto a portata di Google. Rimboccatevi le maniche. è una grande frusta liquida, il suo rovescio a una mano può na ai giorni nostri, con Federer e Agassi impegnati ognuno Il presente articolo vuole descrivere il modo in cui Federer diventare piatto, carico di effetto o tagliato, tagliato con una dei due a far correre l’avversario da un lato all’altro del cam- viene sperimentato da uno spettatore, e il contesto in cui ciò spinta tale che la palla cambia forma nell’aria e schizza sul- po, cercando di trovare il colpo vincente… fino a quando, im- avviene. La tesi specifica è la seguente: se non avete mai visto l’erba ad altezza caviglia. Il suo servizio ha una velocità e un provvisamente, Agassi tira fuori un potente rovescio incro- il ragazzo giocare dal vivo, e poi lo andate a vedere, di perso- livello di precisione e varietà tale che nessun altro riesce ad ciato che costringe Federer a decentrarsi alla sua sinistra: ci na, sul sacro manto erboso di Wimbledon, in mezzo a un cal- avvicinarcisi; quando serve, il suo movimento è sinuoso e arriva, in allungamento col rovescio, ma il tiro esce corto e ta- do letteralmente disidratante, seguito da vento e pioggia co- diseccentrico, distinguibile (in tivù) solo da un particolare gliato, mezzo metro oltre la linea di battuta, una di quelle si- me nell’edizione di quest’anno, allora siete il soggetto idea- schiocco tipo anguilla che coinvolge tutto il corpo al mo- tuazioni in cui Agassi va a noz- le per sperimentare quella che uno mento dell’impatto. La sua capa- ze, e mentre Federer si scalma- degli autisti dei pulmini riservati al- cità di anticipazione, il suo senso na per cambiare direzione e re- la stampa durante il torneo descri- Un famoso scrittore, del campo, sono di un altro piane- cuperare la posizione centrale, ve come «un’esperienza che rasen- ta, e il suo gioco di gambe non ha Agassi si fa sotto per prendere la ta lo spirituale» [...]. innamorato dello sport, eguali nel mondo del tennis (da palla corta di controbalzo e la La bellezza non è l’obbiettivo de- bambino, era anche un calciatore scaglia con forza nello stesso gli sport di competizione, ma lo prodigio). Tutto questo è vero, ep- angolo di prima, per cercare di sport di alto livello è uno degli am- racconta pure niente di tutto ciò spiega ve- prendere Federer in contropie- biti in cui la bellezza umana ha le ramente qualcosa, niente evoca de, e in effetti ci riesce: Federer maggiori probabilità di esprimersi. l’“esperienza spirituale” l’esperienza di guardare que- è ancora vicino all’angolo, ma Il rapporto è più o meno quello che st’uomo che gioca. Di testimonia- sta correndo verso il centro, e la intercorre fra il coraggio e la guerra. provata nell’assistere re, in prima persona, la bellezza e palla ora è diretta verso un pun- La bellezza umana di cui parliamo la genialità del suo gioco. Ti devi to dietro di lui, dove stava appe- in questa sede è una bellezza di tipo ai colpi impossibili avvicinare all’essenza estetica per na un attimo fa, e non c’è tem- particolare: la potremmo chiama- vie indirette, girarci intorno, o co- po di girare il corpo, e Agassi se- re bellezza cinetica. La sua forza e il me faceva San Tommaso d’Aqui- gue il colpo scendendo a rete suo fascino sono universali. Non ha del giovane atleta svizzero: no col suo ineffabile soggetto di sul rovescio… ed ecco che Fe- niente a che vedere con il sesso o i studio, cercare di definirlo dicen- derer, non si sa come, riesce a modelli culturali. Sembra legata, in “Roba alla Matrix” do ciò che non è. [...] invertire istantaneamente la realtà, alla riconciliazione degli es- Esistono tre tipi di spiegazioni VITTORIA spinta, arretra di tre o quattro passi quasi saltellando, a velo- seri umani con il fatto di avere un corpo. valide per dar conto dell’ascendente di Federer. Una ha a che È il 3 luglio 2005 cità impossibile, e colpisce la palla di diritto sul suo lato di ro- Naturalmente, negli sport maschili nessuno parla mai di fare con il mistero e la metafisica ed è, ritengo, quella che più Roger Federer bacia vescio, con tutto il peso spostato all’indietro, e quel diritto è bellezza o di grazia del corpo. Gli uomini possono professa- si avvicina alla realtà. Le altre sono più tecniche e più prati- la coppa vinta un topspin lungolinea da urlo, e Agassi, sceso a rete, si pro- re il loro “amore” per lo sport, ma questo amore deve sempre cabili per un testo giornalistico. La spiegazione metafisica è al torneo tende per cercare di intercettarlo, ma la palla lo supera, cor- essere casto e rappresentato secondo la simbologia della che Roger Federer è uno di quei rari, soprannaturali atleti che di Wimbledon re lungo la linea e va a atterrare esattamente sull’angolo de- guerra: eliminazione contro avanzamento, gerarchia del sembrano essere esentati, almeno in parte, da certe leggi del- Il campione stro del campo di Agassi, conquistando il punto, con Federer rango e della classifica, ossessione per le statistiche, analisi la fisica. Esempi analoghi sono quelli di Michael Jordan, che si è aggiudicato che ancora sta danzando all’indietro quando la palla tocca tecniche, fervore tribale e/o nazionalista, uniformi, masse oltre a riuscire a saltare ad altezze disumane era capace di ri- la finale maschile terra. E poi segue quel consueto, breve secondo di silenzio at- rumoreggianti, striscioni, gente che si batte il petto, facce di- manere sospeso in aria un istante o due di più di quanto con- per ben quattro volte tonito prima che la folla newyorchese esploda, e in tv John pinte, ecc. Per ragioni non per tutti evidenti, i codici espres- sentito dalla forza di gravità, e Muhammad Ali, che riusciva consecutive McEnroe, con il suo auricolare da commentatore in testa, sivi della guerra dalla maggior parte di noi sono considerati a “galleggiare” sul ring e a mettere a segno due o tre diretti nel che dice (più che altro a se stesso, sembra): «Come ha fatto a più sicuri dei codici espressivi dell’amore. Magari la pensate tempo necessario per assestarne uno. Dal 1960 a oggi di altri far punto da quella posizione?». E ha ragione: considerando così anche voi, e in questo caso il mesomorfico e marzialissi- esempi del genere ce n’è forse una mezza dozzina. E Federer la posizione di Agassi e la sua straordinaria velocità, Federer mo spagnolo Rafael Nadal è l’uomo-uomo che fa per voi, con appartiene a questa categoria, una categoria che si potrebbe doveva indirizzare la palla dentro un corridoio largo cinque la manica tirata su a mostrare il bicipite e le autoesortazioni chiamare geni, mutanti o incarnazioni divine. Non è mai in centimetri se voleva superarlo, ed è quello che ha fatto, muo- in stile teatro Kabuki. E per di più, Nadal è la nemesi di Fede- affanno o sbilanciato. La palla che si avvicina rimane sospe- vendosi all’indietro, senza tempo per preparare il colpo, e rer nonché sorpresa dell’anno a Wimbledon, dato che è uno sa, per lui, una frazione di secondo in più di quanto dovreb- senza poter sfruttare il peso del corpo per imprimergli po- specialista della terra battuta e nessuno si aspettava di ve- be. I suoi movimenti sono sinuosi, più che atletici. Come Ali, tenza. Era impossibile. Era una roba alla Matrix. Non so che derlo andare più avanti dei primi turni. Mentre Federer, dal Jordan, Maradona e Wayne Gretzky sembra essere al tempo razza di suoni siano usciti dalla mia bocca, ma la mia con- primo turno alle semifinali, non ha offerto la minima sor- stesso meno solido e più solido degli uomini che affronta. sorte dice di essere accorsa nella stanza e di aver trovato il di- presa o la minima suspense competitiva. Ha surclassato ogni Specialmente nel completo bianco che Wimbledon ancora vano pieno di popcorn e il sottoscritto in ginocchio, con gli avversario con tale eclatante superiorità che stampa e televi- ama imporre ai partecipanti, Federer appare quello che for- occhi che sembravano quelli finti a palla che si trovano nei sione si preoccupavano che i suoi match, troppo noiosi, non se (secondo me) è: una creatura dal corpo fatto sia di carne negozi di cianfrusaglie. riuscissero a tener testa al fervore nazionalista dei Mondiali sia, in un modo o nell’altro, di luce. Questo è un esempio di Federer Moment, ed era solo in di calcio. Ma la finale del 9 luglio è il sogno di chiunque. Na- Questa storia della palla che con spirito collaborativo ri- tivù, e la verità è che il tennis in tivù sta al tennis dal vivo più dal contro Federer è un replay della finale del Roland Garros mane sospesa lì, rallentando, come se fosse suscettibile al vo- o meno come il video porno sta alla realtà percepita dell’a- del mese prima, vinta da Nadal. Federer, in tutto l’anno, ave- lere dell’elvetico: la metafisica sta qui. Qui e nel seguente more umano. va perso appena quattro partite, ma sempre contro Nadal. aneddoto. Dopo la semifinale del 7 luglio in cui Federer ha di- Giornalisticamente parlando, non ho notizie succose da [...] E si aggiunga che Nadal aveva adattato il suo stile di gio- strutto Jonas Björkman — non semplicemente battuto, di- offrirvi su Roger Federer. A venticinque anni è il miglior ten- co terragnolo all’erba, avvicinandosi più alla linea di fondo strutto — e subito prima della rituale conferenza stampa po- nista vivente. Forse il migliore di tutti i tempi. Biografie e pro- per i tiri da fondocampo, potenziando il servizio e superan- st-partita in cui Björkman, che è amico di Federer, dice di es- Repubblica Nazionale 42 03/09/2006 DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43 il segreto del tennis perfetto sere contento di «aver avuto un posto in prima fila» per ve- invertendo la traiettoria e (in varia misura) l’effetto di un tri, può arrivare su palle su cui gli altri non arrivano: e quin- dere lo svizzero «giocare il tennis più vicino alla perfezione proiettile che arriva verso di te, a una velocità, nel caso del di Federer in questo caso si limita a incrociare di diritto, piat- che si possa immaginare», Federer e Björkman chiacchiera- tennis professionistico, tale da rendere impossibile un pen- to e di forza media, cercando, più che il colpo vincente, una no e scherzano fra di loro, e lo svedese gli chiede se la palla siero cosciente. Il servizio di Mario Ancic, ad esempio, spes- palla bassa e non troppo angolata, che costringe Nadal a sa- quel giorno per lui era più grande del solito, visto come ave- so viaggia a una velocità intorno ai 210 chilometri orari. Con- lire decentrandosi sul lato destro, quello di rovescio per lui. va giocato, e Federer gli conferma che «era grande quanto siderando che dalla linea di fondocampo di Ancic alla vostra Nadal effettua un rovescio lungolinea in corsa; Federer, una palla da bowling o da basket». Per Federer era solo un intercorre una distanza di poco meno di 24 metri, questo si- sempre di rovescio, restituisce la palla tagliata con un back- modo modesto e scherzoso di consolare Björkman, per con- gnifica che il suo servizio impiega 0,41 secondi per arrivare spin, sulle stessa linea, lenta e fluttuante, costringendo Na- fermargli che anche lui era sorpreso dalla qualità del gioco fino a voi. È meno del tempo necessario per battere le ciglia dal a tornare nello stesso punto. Nadal rimanda la palla in- espresso quel giorno; ma è anche una battuta rivelatrice di due volte, rapidamente. dietro tagliandola — e siamo a tre colpi lungo la stessa linea quello che è il tennis per lui. Immaginate di essere una per- La conclusione è che il tennis professionistico compor- — e Federer a sua volta gliela rimanda indietro, sempre ta- sona con riflessi, coordinazione e velocità soprannaturali, e ta intervalli di tempo troppo brevi per agire in modo deli- gliata e sempre nello stesso punto, questa volta ancora più di giocare a tennis ad alti livelli. Giocando, non vi sembrerà berato. Da un punto di vista temporale, siamo piuttosto nel lenta e più fluttuante, e Nadal pianta i piedi per terra e spara di possedere dei riflessi e una velocità fuori dal comune; vi raggio d’azione dei riflessi, reazioni esclusivamente fisi- un violento rovescio a due mani in lungolinea sempre sullo sembrerà invece che la palla sia grande, che si muova lenta- che, che bypassano il pensiero cosciente. E ciononostan- stesso lato, è come se ormai lo spagnolo avesse piantato le mente e che avete tutto il tempo che volete per colpirla. In al- te, rispondere a un servizio in modo efficace dipende da un tende sul suo lato destro: non cerca più di tornare indietro al tre parole, non proverete niente di simile alla velocità e all’a- ampio insieme di decisioni e aggiustamenti fisici molto centro della linea di fondo tra un colpo e l’altro, Federer lo bilità (empiricamente reali) che vi attribuirà il pubblico dal più consapevoli e intenzionali di un battito di ciglia, del ha come ipnotizzato. Ora lo svizzero tira fuori un rovescio in vivo, guardando le palline muoversi a una velocità tale da di- sobbalzo che facciamo quando qualcosa ci spaventa, ecc. topspin, profondo e violentissimo, di quelli che fanno sibi- ventare indistinte masse sibilanti. Per riuscire a rispondere con efficacia a un servizio poten- lare la palla, in un punto leggermente spostato sulla sinistra La velocità è solo un elemento. Ora passiamo al tecnico. Il te ci vuole quello che qualcuno chiama “senso cinesteti- di Nadal: Nadal ci arriva e spara un diritto incrociato; Fede- tennis spesso è definito un «gioco di centimetri», ma è un co”, che significa la capacità di controllare il corpo e le sue rer risponde con un rovescio incrociato ancora più forte e luogo comune che prende come punto di riferimento più estensioni artificiali tramite un sistema complesso e mol- potente sulla linea di fondo, talmente veloce che Nadal de- che altro il punto in cui atterra la pallina. Se il punto di riferi- to rapido di compiti. La nostra lingua ha un vasto campio- ve colpire di diritto all’altezza del piede di appoggio e poi cor- mento è il giocatore che colpisce la palla in arrivo, allora il nario di termini per descrivere i vari elementi di questa ca- rere verso il centro mentre la palla atterra a mezzo metro cir- tennis è più correttamente un gio- pacità: percezione, tocco, forma, ca da Federer, di nuovo sul ro- co di micron: cambiamenti tanto propriocezione, coordinamento, vescio. Federer fa un passo sottili da essere quasi inesistenti ri- “La bellezza di cui parlo coordinamento occhio-mano, ci- avanti e confeziona un altro ro- guardo al momento dell’impatto, nestesia, grazia, controllo, riflessi, vescio incrociato, ma comple- avranno ripercussioni considere- è di tipo particolare: e via elencando. Per i giovani ten- tamente diverso, molto più voli sulla direzione e la traiettoria nisti promettenti, l’obbiettivo corto e angolato, un angolo che della palla. Lo stesso principio principale dei durissimi program- nessuno avrebbe previsto, e spiega perché la minima impreci- la direi bellezza cinetica mi di allenamento quotidiani di talmente potente e carico di ef- sione quando si mira a un bersa- cui si sente parlare è affinare il sen- fetto che atterra corto, appena glio con un fucile farà sbagliare il ti- La sua forza e il suo fascino so cinestetico. [...] al di qua della linea laterale, ro, con un bersaglio sufficiente- Siamo sul 2-1 per Nadal nel se- schizzando via dopo il rimbal- mente lontano. sono universali, è legata condo set della finale, e lo spagnolo zo, e Nadal non può avanzare Per illustrare la tesi, rallentiamo è al servizio. Federer ha vinto il pri- per intercettare il tiro e non può il tutto. Immaginate di essere un alla riconciliazione mo set lasciando l’avversario a zero, arrivarci lateralmente sulla li- giocatore di tennis, posizionato ma poi ha avuto un leggero calo, co- nea di fondo, a causa dell’an- appena dietro la linea di fondo sul- me a volte gli succede, e si è trovato golazione e dell’effetto: fine del l’angolo destro. L’avversario vi degli uomini col fatto subito sotto di un break. Siamo ai punto. È un punto spettacola- serve una palla sul diritto, voi ruo- vantaggi, è avanti Nadal, un punto re, un Federer Moment: ma tate in modo che il vostro fianco sia di avere un corpo” con 16 tocchi. Rispetto a Parigi, le guardandolo dal vivo, ti rendi sulla traiettoria della palla in arri- battute di Nadal sono molto più ve- conto che è anche un punto vo, e cominciate a portare indietro la racchetta per effettua- loci, e in questo caso serve centrale. Federer tiene a galla la che Federer ha cominciato a costruire quattro o cinque col- PUNTO SEGNATO re la risposta di diritto. Continuate a visualizzare il punto in palla con un diritto morbido alto: può permetterselo perché pi prima. Tutto quello che è avvenuto dopo quel primo lun- Una tipica cui vi trovate quando siete a metà del movimento: la palla Nadal non scende mai a rete dopo il servizio. Lo spagnolo ef- golinea tagliato è stato progettato dalla svizzero per abbin- espressione ora è all’altezza del fianco più avanzato, a una quindicina di fettua un tipico diritto potente in topspin, con palla indiriz- dolare Nadal, cullarlo e poi spezzargli il ritmo e l’equilibrio di Roger Federer centimetri dal punto di impatto. zata in profondità sul rovescio di Federer; Federer replica aprendosi quell’ultimo, inimmaginabile angolo, un angolo in campo, dopo aver Consideriamo alcune delle variabili implicate. Sull’asse con un rovescio in topspin ancora più potente, quasi un col- che sarebbe stato impossibile senza un topspin estremo. [...] segnato un punto verticale, cambiare l’angolo di inclinazione della testa della po da terra battuta. Nadal è preso di sorpresa ed è costretto Federer [...] non ha niente da invidiare a Lendl e ad Agas- Sullo sfondo, la finale racchetta di un paio di gradi soltanto produrrà rispettiva- ad arretrare leggermente e risponde con una palla corta, si quanto a potenza dei colpi, si solleva da terra quando col- del 9 luglio 2006 mente un topspin o un colpo di taglio; mantenendola per- bassa e tesa, che atterra appena oltre la T della linea di bat- pisce ed è capace di colpire da fondocampo con una po- a Wimbledon tra pendicolare, verrà fuori un diritto piatto, senza effetto. Oriz- tuta, sul diritto di Federer. Contro qualsiasi altro avversario, tenza che nemmeno Nadal. La raffinatezza, il tocco e la clas- Federer (di spalle) zontalmente, spostare anche di pochissimo a sinistra o a de- più o meno, Federer su una palla del genere potrebbe sem- se non sono morti nell’era del tennis dei picchiatori. Perché e Rafael Nadal stra la testa della racchetta, e colpire la palla un millisecondo plicemente chiudere il punto, ma una delle ragioni per cui ora, nel 2006, siamo ancora nell’era del tennis dei picchia- prima o dopo farà la differenza tra una risposta incrociata e Nadal lo mette tanto in difficoltà è che è più veloce degli al- tori: e Roger Federer è un picchiatore di prima categoria, un lungolinea. Ulteriori, piccole modifiche nella curva del uno dei più agguerriti. Il fatto è semplicemente che lui non movimento del vostro colpo da fondocampo e dell’accom- è soltanto questo. È anche la sua intelligenza, la sua capa- pagnamento del colpo contribuiranno a determinare se la cità occulta di anticipare gli eventi, il suo senso del campo, palla supererà la rete a una distanza lontana o vicina dal bor- la sua capacità di interpretare e manipolare gli avversari, di do della medesima, e questo, insieme alla velocità del colpo mescolare effetto e velocità, di sviare e mascherare, di usa- (e a certe caratteristiche dell’effetto che imprimete alla pal- re capacità di visione tattica, vista periferica e gamma cine- la) determinerà la profondità della risposta, l’altezza del rim- stetica invece della semplice potenza meccanica, e tutto balzo, ecc. Queste, naturalmente, sono solo le distinzioni di questo ha messo in mostra i limiti, e le possibilità, del ten- massima: per esempio, c’è la distinzione tra topspin poten- nis maschile così come viene giocato oggi. [...] Roger Fede- te e topspin morbido, o quella fra colpo incrociato da un an- rer sta dimostrando che la velocità e la potenza del tennis golo all’altro del campo e colpo incrociato appena accenna- professionistico odierno sono semplicemente lo scheletro, to, e così via. E poi c’è anche la questione della distanza a cui non la carne. Federer, in senso figurato e in senso letterale, consenti alla palla di avvicinarsi al tuo corpo, della presa che ha reincarnato il tennis maschile, e per la prima volta da an- usi, di quanto pieghi le ginocchia e/o di quanto porti avanti ni il futuro di questo sport è imprevedibile. [...] il peso, se sei in grado o meno di guardare la palla e simulta- Copyright New York Times Magazine-la Repubblica neamente vedere cosa sta facendo il tuo avversario dopo David Foster Wallace è l’autore aver servito. Anche tutte queste cose contano. E in più c’è il di “Infinite Jest”, “Consider the Lobster” e molti altri libri fatto che non stai mettendo in moto un oggetto statico, stai (Traduzione di Fabio Galimberti) FOTO CORBIS 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006

Uomo libero o schiavo del potere, eroe della Rivoluzione o burattino di Stalin A cento anni dalla nascita del grande compositore russo nessuno sa chi era davvero. Ma tutti sono d’accordo su una cosa: il suo talento straordinario, capace di causargli anche forme di sofferenza fisica. Come raccontano le lettere raccolte dalla vedova in un libro. Siamo andati a incontrarla

LEONETTA BENTIVOGLIO PARIGI

enio libero o schiavo dei potenti? Mu- sicista asservito o dissidente tormen- tato? Non c’è fine al dilemma posto dalla figura del compositore russo DmitrijG Šostakovic, generoso di talento tragico e co- mico, eccelso nel coniugare l’impeto innovativo e un’amabilità rara in un’epoca di avanguardie cripti- che. Artefice di una musica che racconta, seduce, flirta col jazz, esprime dramma, passioni, violenza, accoglie sentimenti dai colori vividi e diventa teatro, cinema e balletto. Musica che in seguito avrebbe in- vaso spot e documentari, ispirato colonne sonore scritte da Rota per Fellini, partecipato ai soundtrack dei film di Stanley Kubrick. Musica del nostro tem- po, cruda e vitale, ora introversa ed enigmatica, ora enfatica e (ironicamente?) celebrativa. Con irrisione ed amarezza, Šostakovic era sempre dentrola storia. Per questo il suo rapporto controverso col potere si rispecchiò nella sua ricca produzione musicale (cir- ca 150 titoli), facendone il musicista che più di ogni altro, nel Novecento, ha dovuto fare i conti con le in- gerenze e i ricatti della politica. Si festeggia in questi giorni il centenario della sua nascita, e il dibattito continua, s’accende, si propa- ga, si riversa in saggi, biografie ed epistolari. Nato il 25 settembre del 1906, durante il regno di Nicola II, e FOTO © DE SONO ASSOCIAZIONE PER LA MUSICA morto nel 1975, nell’era di Breznev, Šostakovic at- traversò il periodo più violento di cambiamenti del- la sua Russia. Eroe culturale dopo la Rivoluzione d’Ottobre, fiore all’occhiello della nuova Unione So- vietica, fu perseguitato e sospetto negli anni in cui Stalin impose il realismo come sola estetica. Accettò compromessi, subì censure in quanto “formalista”, si sottopose all’umiliazione dell’autocritica. Restò artista “ufficiale” lottando per la sua sopravvivenza fisica, oltre che creativa. Oggi non si smette di discu- tere sull’ambivalenza dei suoi comportamenti, sul- la sincerità o la finzione del suo appoggio al tiranno, sulla trama di messaggi celati nella sua musica. Šo- stakovic fu un campione nell’esprimersi contro i suoi aguzzini. Come simbolo del proprio io usava nelle partiture un tema ricavato dalle prime lettere del suo nome (DSCH, ovvero D. Schostakowitsch, scritto alla tedesca, dove ogni lettera corrisponde a una nota musicale) quando il motivo era distorto rappresentava la sua falsa identità, quella costruita dalla propaganda sovietica. In modo analogo aveva sviluppato un codice nascosto nelle note per rap- presentare il Popolo e Stalin. Era pieno di tic, nevrosi e fobie. Terrorizzato dalle divise, preda costante dell’insonnia, tortu- La musica dissidente rato da mille mali, gli occhi come puntini ardenti dietro gli occhiali spessi. Chi era “davvero” non sarà mai dato di saperlo. Ma una testimonianza può fornirla sua moglie, Irina Antonovna Supin- skaja, depositaria della sua immensa eredità mu- sicale. «Di lui s’è detto tutto e il contrario di tutto», di un genio di Stato dichiara la signora nella sua casa di Parigi, uno dei suoi due domicili insieme a quello di Mosca. «Si è scritto tanto ma si è capito poco della persona, del suo humour formidabile, della sua straordinaria cultura letteraria, delle sue motivazioni: non la ce- lebrità, ma la capacità di riflettere lo spirito e i sen- LE CELEBRAZIONI timenti collettivi. Era consapevole del suo talento Tra le manifestazioni dedicate e sapeva che la sua opera doveva essere un dono a Šostakovic quest’anno, per gli altri. E infatti in tanti hanno riconosciuto il festival che organizza Santa nella sua musica l’espressione delle proprie gioie Cecilia all’Auditorium di Roma, e sofferenze. La sua opera è molto più vasta e con conferenze, concerti profonda rispetto al quadro limitato da prospetti- e maratone pianistiche. Apre ve politiche e ideologiche in cui si tende a porla». il 17 novembre e dura dieci giorni, Irina Šostakovic parla in russo, per comunicare coinvolgendo l’orchestra con lei è necessaria un’interprete. Il tono della voce e i solisti del Teatro Mariinskij è duro e ha lampi di fierezza nello sguardo. Il volto di San Pietroburgo diretti impenetrabile esprime determinazione e riserbo. da Valery Gergiev e l’orchestra La sua vicenda personale può spiegare quest’appa- e il coro di Santa Cecilia renza secca e schiva. Originaria come il marito di Le- Tra gli altri eventi, il 18 la ningrado, perse da bambina entrambi i genitori. La presentazione dei “Giocatori” madre era invisa al regime in quanto ebrea, e il pa- (testo di Gogol) che Šostakovic dre, polacco, morì fra i milioni di vittime del terrore non completò e il 22 e 23 il “Boris staliniano. Irina fu fatta crescere in un orfanotrofio Godunov” di Mussorgskij “speciale”, riservato ai figli dei “nemici del popolo”. nella versione originale e in quella Sposò Šostakovic, più anziano di lei di quasi un tren- orchestrata da Šostakovic tennio, nel 1962, quando aveva 27 anni. Per Dmitrij era la terza moglie: dopo la morte (nel ‘54) di Nina Varzar, madre dei suoi due figli Galina e Maksim, aveva contratto un secondo matrimonio frettoloso e infelice, durato meno di tre anni. Poi arrivò l’in- contro con Irina, che nelle lettere agli amici il com- positore definiva «meravigliosa, intelligente, alle- gra, semplice e simpatica». Racconta oggi la signora: «Ero redattrice lettera- ria in una casa di edizioni musicali e lo vedevo spes- so al consiglio di redazione. Non pensavo che sarei diventata sua moglie, ma ora so che fu un incontro di destino. Prima di sposarci ci frequentammo per cinque anni». In seguito gli si sarebbe votata con de- dizione, assistendolo nell’ultimo, difficile periodo, pieno di malattie e ricoveri, e curandone il lascito dopo la scomparsa: «Mi occupo dei suoi archivi e ge- stisco i diritti d’autore. A Mosca coordino un centro d’informazione su Šostakovic e c’è un altro archivio qui a Parigi. Cataloghiamo i materiali, scanneriz- ziamo i manoscritti, affittiamo le partiture alle or- chestre. Stiamo pubblicando tutte le opere musica- li, 150 volumi. Ci sono composizioni inedite, come la prima versione dell’opera del ‘34 Lady Macbeth del distretto di Mcensk, che provocò un brutale ana- tema da parte della Pravda. Ci sono anche musiche scritte per il cinema, lavori rimasti incompiuti e i balletti di Šostakovic che vennero tolti dal reperto- rio dopo un altro articolo della Pravda intitolato Una falsificazione del balletto.

Repubblica Nazionale 44 03/09/2006 Come lavorava Šostakovic? «Scrivere era per lui DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 45

MUSICISTI Nella pagina di sinistra, dall’alto: Šostakovic con il direttore Kiril Kondrašin e Evtušenko; con la terza moglie Irina Antonovna; sempre con la moglie, tra il violinista Michail Vajman (a sinistra) e il suo allievo Veniamin Bazner

L’epistolario di un grafomane “Neanche un giorno senza un rigo” ostakovic fu un grafomane, non solo musicalmente. «Neanche un giorno Šsenza un rigo», usava dire. Prolifico come musicista, e di rapidità vertiginosa, considerava «stupenda» l’arte epistolare, esprimendo un gusto genuino per la cor- rispondenza, coltivata come un piacere antico in contrasto con l’odiosa moder- nità di «telegrafi, telefoni e radio», pronti a minacciare quel diletto «in via d’estin- zione», come scrive nel 1960 al musicolo- go Lev Lebedinskij. Per questo non ri- nunciò mai a scrivere missive a mano: nemmeno in fin di vita, tra i supplizi per la paralisi del braccio destro. Circa trecento delle sue lettere, scritte tra il 1923 e il ‘75, sono state raccolte in Trascrivere la vita intera, un volume cu- rato da Elizabeth Wilson (traduzione di Laura Dusio, prefazione di Enzo Resta- gno, 512 pagine, 25 euro), appena pub- AL LAVORO blicato dal Saggiatore con il sostegno del Un ritratto festival Settembre Musica, dove sarà pre- di Dmitrij sentato il 9 settembre da Irina Šostakovic Šostakovic e Quirino Principe. Appassionante non al lavoro solo per gli esperti di musica, il libro di- e, sullo sfondo, pinge un ritratto mirabile e contradditto- il manoscritto rio della personalità di Dmitrij, capace di del “Concerto ironizzare contro le mostruosità di Stalin per violoncello ma anche di sottoscrivere un documento e orchestra” contro il fisico dissidente Andrej Sacha- (1959) rov. Colpa, forse, di una sua certa debo- lezza di carattere, la stessa che lo fa somi- gliare al personaggio di Ragin nel raccon- to dell’amato Cechov Reparto n.6, a cui Šostakovic si paragona in una lettera al compositore Tiscenko. Suddiviso in periodi cadenzati dalla sto- ria pubblica e dall’esistenza privata — gli anni giovanili e l’ambiente famigliare, i suc- cessi e le critiche feroci, la riabilitazione e la guerra, il declino dello stalinismo, il disgelo e la vecchiaia — il libro ricompone un’auto- biografia lucida, mai vanesia o autocom- piaciuta, spesso malinconica e dolente. A volte candida e buffa, come quando, nel ‘23, il diciassettenne compositore scrive alla madre (chiamata «mammina mia cara»), la quale, evidentemente, gli ha chiesto di non unirsi alle prostitute, che «l’amore pura- mente animale è una tale schifezza che non vale neppure la pena di parlarne». Sincera e anche spietata nei giudizi musicali: nel ‘41 se la prende col collega Prokovfiev per l’A- lexandr Nevskij, scrivendogli che «nono- stante contenga moltissimi momenti stu- pendi, la composizione nel suo insieme non mi è piaciuta. Mi pare che in essa siano state infrante delle norme artistiche. C’è troppa musica iconografica, a un volume di suono troppo alto». Non c’è cenno alle persecuzioni di cui Šostakovic fu vittima negli anni di Zdanov, sommo interprete dei voleri di Stalin ri- guardo alle problematiche dell’arte, ineso- rabile nel colpire autori come la Achmato- FOTO CORBIS va, Pasternak, Bulgakov e appunto Šo- stakovic, nell’occhio del ciclone fin dall’ar- un’urgenza, un bisogno esistenziale. Era velocissi- Nella lunga notte della libertà espressiva in Rus- ticolo del ‘36 sulla Pravda intitolato Caos mo e concepiva ogni opera in testa: la pensava tutta, “Scrivere era per lui sia, Šostakovic ebbe gesti di ossequio al regime invece di musica, che smontava la Lady fino alla fine, e cominciava a metterla su carta solo considerati non sufficienti in patria e servili in Oc- Macbeth del distretto di Mcensk e fu ispira- quando aveva terminato di idearla». A differenza di un’urgenza cidente. L’inizio della revisione giunse con il libro to da Stalin. All’adorato amico Sollertinskij, musicisti come Stravinskij e Prokofiev, Šostakovic di Solomon Volkov Testimony, pubblicato a New filosofo e linguista, esperto di filosofia, arte non volle mai lasciare la Russia «perché era profon- York nel ‘79 e presentato dall’autore come un col- e teatro, al quale, secondo la sorella Zoja, damente attaccato alla sua terra», riferisce Irina, «e Era velocissimo lage di confidenze del compositore, che vi emer- Šostakovic fu legato da «un’amicizia mor- perché ci teneva troppo alla sua famiglia per emi- geva come acceso dissidente al di là della masche- bosa», scrive in quell’occasione: «Me ne sto grare. Se fosse partito i familiari avrebbero dovuto e concepiva ra. L’impatto fu decisivo per lo svelamento di un chiuso in casa. Sono in attesa di una telefo- restare in patria e il governo li avrebbe considerati “nuovo” Šostakovic. Due anni fa, negli Stati Uniti, nata. Ho poca speranza di essere ricevuto. ostaggi. Ma la cultura occidentale lo interessava ogni creazione è uscito un altro libro di Volkov, Shostakovich and Ma comunque spero». Altrove loda il tiran- molto. Fu amico di Britten, a cui dedicò la sua Quat- Stalin: the extraordinary relationship between the no in modo così smaccato da trasmettere tordicesima Sinfonia, e ammirava il Wozzeck di Al- nella sua testa, great composer and the brutal dictator, che uscirà l’idea di un gioco: «La geniale indicazione ban Berg, da cui fu influenzato nella composizione alla fine di questo mese anche in Italia, edito da di Stalin di come debba essere plasmata dell’opera Lady Macbeth». la pensava tutta Garzanti. Irina ritiene Volkov niente di più di un l’opera classica sovietica è ancora attuale Šostakovic fu afflitto da svariate e strane malat- astuto falsario: «Le sue sono solo riflessioni perso- come non mai», scrive a Lebedinskij nel ‘58. tie. Pare che i suoi mali fossero di origine psicoso- fino alla fine, nali», afferma sferzante. «Volkov lasciò la Russia Eppure una decina di anni prima ha scritto matica. «Non è vero», si oppone Irina. «In realtà sof- trent’anni fa, non conosce gli archivi, non ha mai in toni contenuti ma riverenti a Stalin in friva di una sorta di poliomielite la cui progressio- visto le partiture né i manoscritti e ha fatto della po- persona, ringraziandolo per il nuovo ap- ne era lenta e inesorabile. Con gli anni il braccio de- e cominciava liticizzazione della vita di mio marito il suo pane partamento che gli ha concesso: «La cosa stro s’indebolì moltissimo, ma continuò a usare la quotidiano, agganciandosi a festival e teatri in tut- che maggiormente desidero è essere de- mano per scrivere fino alla fine. Però non poteva a metterla su carta to il mondo in veste di sedicente “esperto”. Non a gno, sia pure in piccola parte, dell’atten- più suonare il pianoforte, il che lo addolorava mol- caso Testimony, pieno di imprecisioni,è stato pub- zione che Lei mi ha mostrato». to». Quanto agli interpreti della sua musica, prose- solo quando aveva blicato ovunque tranne che in Russia, dove Volkov Intense le lettere scritte agli interpreti gue la signora, «trovava inascoltabile Toscanini, sa che in molti sanno tanto più di lui su Šostakovic, della sua musica, come Ojstrach, al quale soprattutto nell’esecuzione della sua Settima terminato di idearla del quale ha osato dichiararsi confidente e segre- scrive, parlando del suo nuovo Concerto Sinfonia. Il direttore che stimava di più era Mra- tario, e questa è una menzogna che mi indigna. Si per violino: «Se lo suonerà, la mia felicità vrinskij. Il giovane Karajan, studiando la sua Secon- Era consapevole incontrarono solo tre volte per una serie di intervi- sarà tale che la fiaba non può dirlo e la pen- da Sinfonia, gli chiese quale esecuzione avrebbe ste sulla vita musicale di Leningrado nell’ante- na non può scriverlo». E in una lettera a Ev- dovuto prendere a modello, e lui gli segnalò quella che la sua opera guerra, destinate a essere pubblicate sulla rivista tušenko, autore del poema Babij Jar, alla di Mravrinskij. Tra gli altri musicisti che gli stavano Musica Sovietica. Poi, quando emigrò, Volkov fece base di una sua composizione sinfonica, più a cuore, e ai quali affidò alcune sue prime ese- doveva essere ricerche su Šostakovic e intervistò le persone che invoca la necessità di «riabilitare la co- cuzioni, ci sono Ojstrach, Rostropovich, Richter, lo avevano conosciuto. I suoi libri sono un misto di scienza, ridarle i diritti civili, offrirle una Galina Visnevskaja e Gilels». E tra gli interpreti tutto questo. D’altra parte, devo ammetterlo, Te- decorosa superficie abitativa nell’anima odierni della sua musica, Irina dice di apprezzare un dono per gli altri” stimony ha aperto una breccia importante rispet- umana». (l. b.) soprattutto, oltre all’amico di sempre Rostropovi- to all’immagine, completamente falsa, di Šostako- ch, «Haitink, Muti, Gergiev, Pletnev e Jurowski». vic come mero “compositore di regime”». 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006

i sapori Orti al massimo dello splendore, mercati stracolmi e prezzi bassi Pronti in tavola È la stagione delle conserve, la stagione in cui si riempiono e stivano nella dispensa i vasetti che, per un anno, risolveranno il problema dei pranzi e delle cene “ultimo minuto”. Con alcune accortezze fondamentali: nell’esame delle materie prime, nella scelta dell’olio, nel controllo-qualità al momento del consumo

Glossario ACIDIFICAZIONE cottura con aceto. Cambia il ph contro il botulino STAGIONATURA nelle migliori conserve ittiche, esalta i sapori GIARDINIERA mix di ortaggi a pezzi cotti in vino e aceto bianchi STERILIZZAZIONE bollitura dei vasetti avvolti in panni MEDITERRANEO il sottolio arricchito di aromi d’orto e capperi AGRODOLCE cottura con zucchero e aceto, indicata per i peperoni RIPOSO al riparo da luce e calore, completa il ciclo di preparazione FOTO ANGELO GIAMPICCOLO / SIEPHOTO

L’arte di catturare l’estate

LICIA GRANELLO Sottolioestate sta finendo. L’orto implora: zucchine che rischiano di diventare clave, melanzane al massimo dello splendore, pomodori a un passo dal crollare a terra, basilico in espansione inarrestabile. Ortaggi che non reg- geranno i prossimi strapazzi di acqua e la corsa a ritroso delle temperatu- re. Tra le borse cariche regalate dai parenti dislocati in campagna e i ban- chi del mercato dove troneggiano piramidi di ortaggi a prezzi (quasi) L’stracciati, la riflessione s’impone. Resistere alla tentazione o dedicarsi al culto del vasetto? Chi fa i conti con dispensa e fornelli almeno una volta al giorno, non ha dubbi: i sotto- li sono una benedizione del cielo. Perché nulla è tanto accessibile, allegro, perfetto da tra- durre tout court in cibo “pronto in tavola”. Se, una volta uscite dal freezer, verdure e affi- ni necessitano comunque di almeno un passaggio — forno, pentola, microonde, o de- Carciofini congelamento in frigo — il sottolio richiede solo la stretta vigorosa della mano intorno al Melanzane Esistono in versione coltivata o selvatica coperchio. Nessuna pianificazione alimentare, nessun tempo di attesa. La più tipica delle conserve casalinghe (pregiata e con gusto più intenso). Devono Certo, il termine in sé è piuttosto generico. Materia prima, preparazione, olio di conser- si prepara a partire da ortaggi spurgati vazione sono altrettante variabili che portano il sottolio ai vertici del solluchero gourmand essere ben chiusi. Una volta asportate o all’ultimo posto delle risorse per la più raccogliticcia delle cene. Chiunque abbia prova- col sale. Due scuole di pensiero: a crudo le foglie esterne, si cuociono in acqua to la carnalità soave di certi pomodori secchi in extravergine o l’appetitosità scontrosa del- o sbollentate (in entrambi i casi con aceto), e aceto lasciandoli croccanti le giardiniere — croccanti, dal gusto puntuto, tagliate come piccoli gioielli — sa che ogni poi asciugate e messe in vasetto a strati, vasetto ha la sua storia. Soprattutto quelli lontani dagli scaffali dei supermercati. Vanno messi in vasetto una volta raffreddati La cura è fondamentale, a partire dalla scelta di quello che si vuole “invasettare”: ver- alternate con aglio, origano, semi di finocchio dure integre (niente muffe o ammaccature) e mature il giusto: meglio un giorno in me- no che due di troppo. Tenendo comunque presente che utilizzare ortaggi davvero acer- bi è sbagliato da tutti i punti di vista: meno sapore, meno profumo e anche meno qualità nutrizionali. Altro dettaglio non trascurabile, la presenza di pesticidi e affini, “imprigio- nati” nel vasetto e pronti a contaminare anche l’olio aromatizzato (quello che conser- viamo gelosamente per condire paste e verdure). A proposito di olio: diffidare dalle conserve in olio di semi vari, che poco o nulla dicono sulla qualità (o forse dicono anche troppo). In molti, sostengono la causa dell’olio di se- mi in quanto supporto praticamente neutro e termostabile, senza trascurare i costi… Cer- to, l’extravergine patisce il freddo e, una volta in frigo, assume un spessore biancastro. Ma in compenso, nello scambio ci guadagnano in due, olio e prodotto. Non a caso, dal tonno di Carloforte di Luigi Pomata ai capperi di Pantelleria di Gianni Busetta, latte e barattoli sono rigorosamente colmati di extravergine, scelti tra le tipologie più delicate. Obbietti- vo, supportare e impreziosire la maturazione, senza modificare i sapori primari. Del resto, il passare dei mesi, invece che appannare, esalta e glorifica le conserve di qua- Tonno lità. Così, le confezioni “millesimate” hanno dato il via a un nuovo gioco goloso e ricerca- Pomodori secchi La preparazione corretta prevede la bollitura to. Nata per verificare la durata della vita organolettica, al di là della scadenza sanitaria, la Preziosi e gustosissimi i San Marzano in acqua e sale per un’ora abbondante pratica delle degustazioni verticali può riservare sorprese felicissime. Esattamente come tagliati a metà in senso verticale e lasciati succede per il vino, ormai si degustano alici, tranci di tonno, calamari, confezionati in an- in pezzature da un chilo. L’asciugatura dura nate crescenti, scoprendo come cambiano (quasi sempre in meglio) consistenze e sapori. disidratare naturalmente al sole appoggiati un giorno intero. Una volta tagliato, Se il passatismo gourmand non vi attira, aspettate comunque un paio di mesi prima sul dorso. Al momento di metterli in vasetto, inscatolato e coperto d’olio, si sterilizza di inaugurare le chicche di nuova produzione. Siate controllori accurati: in caso di gon- si aggiungono i consueti sapori dell’orto fiori sospetti o effervescenze inattese, lasciate perdere e fate rinvenire il solito pugno di

Repubblica Nazionale 46 03/09/2006 I migliori tranci si gustano stagionati funghi secchi. o si alternano con filetti di acciughe DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 47

Alba (Cn) Vicopisano (Pi) Lucera (Fg) Dalla robiola Abbarbicato ai piedi Appoggiata di Roccaverano del Monte Pisano, sui colli al limite itinerari ai tomini, la tradizione il bel borgo dell’Appennino di conservare le tome fortificato dauno, si affaccia Il siciliano sottolio e servirle – che questo fine su una campagna Gianni Busetta tra i ricchi antipasti settimana ospita fertile dove piemontesi l’annuale Festa prosperano gli ulivi. ha creato è molto praticata medievale – è centro Nelle masserie il marchio nelle Langhe. I vasetti di produzione d’olio si pratica l’arte golosi fanno passerella nelle raffinate gastronomie e sottoli, tra cui particolari quelli di insaccati delle conserve, che abbracciano tutti i prodotti dell’orto, “La Nicchia” della cittadina-culto del tartufo bianco di cinghiale, animale simbolo dei boschi toscani a cominciare da pomodori (secchi) e melanzane di Pantelleria, DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE che comprende VILLA LA MERIDIANA BED & BREAKFAST VILLA FIONA HOTEL SORRISO Località Altavilla 9 Via delle Risaie 1 Viale Raffaello (centro commerciale Incom) il miglior ristorante Tel. 0173.440112 Tel. 050.796160 Tel. 0881.540306 dell’isola e un negozio- Camera doppia da 85 euro, colazione inclusa Camera doppia da 65 euro, colazione inclusa Camera doppia da 85 euro, colazione inclusa culto, dove trovare DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE PIOLA PIAZZA DUOMO OSTERIA VECCHIA NOCE LA FOSSA DEL GRANO conserve golose e originali, Piazza Risorgimento 4 Località Noce Est, Uliveto Terme Via Minuziano 63, San Severo come i mini capperi Tel. 0173.442800 Tel. 050.788229 Tel. 0882.241122 Chiuso domenica sera e lunedì, menù da 20 euro Chiuso martedì sera e mercoledì, menù da 38 euro Chiuso domenica sera e martedì, menù da 27 euro panteschi Igp DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE in extravergine CASCINA SAN CASSIANO IL FRANTOIO DI VICOPISANO LA CORTE DEI SAPORI Località San Cassiano 4 Località Palazzetto 3 Contrada Perazzelle, SP 116 Km 9800 Tel. 0173.282638 Tel. 050.79600 Tel. 0881.52115

Lo spogliarello delle favette sarde per le nozze con le olive di Bosa

CORRADO BARBERIS gni aceto fu vino». Così poetava il Belli, a suffragare la tesi che il progredire de- gli anni (e della carriera) faceva andare a male anche chi era stato integerrimo «Oda giovane. Ma «ogni olio fu aceto» compendia l’evoluzione attuale di tante conserve, ora che il benessere economico consente di annegare le verdure nel succo di Mi- nerva e non in quello di un Bacco imbizzarrito. I romani non conoscevano i sottoli, o quantomeno li trascuravano. Columella (XII, 7, 9) propone per le conserve due razioni di aceto e una di salamoia. Solo su alcune pianticelle — la ruta, la santoreggia, la maggiorana — poteva essere versato dell’olio, ma come con- dimento, dopo una conveniente dimora sottaceto. Ed era all’aceto che, attorno al 1200, il sapiente agronomo arabo Ibn al’Awwam, pur in presenza del rigoglio olivicolo andaluso, deputava la conservazione degli asparagi (Le livre de l’agriculture, Actes-Sud, 2000, 749 pa- Cinghiale Tomini gine). E cos’altro se non l’aceto, era suggerito da Costanzo Felici, il naturalista marchigia- no del secolo XVI, per accogliere lo splendido finocchio marino del Monte Conero, da noi Tradizione secolare della cucina toscana, La scelta varia da quelli freschi e delicati invece imbevuto d’olio? Gli antichi, le verdure le mettevano semmai sotto sale. L’aceto era la conservazione sottolio dei salumi – con aggiunta di erbe, pepe, spezie – l’olio dei poveri. è soprattutto mirata alla carne di cinghiale, alle robiole più gustose, messe a dimora Parliamoci chiaro. Anche i popolarissimi carciofi sono stati a lungo tempo in bilico, e fi- no a non molto fa, tra i due conservanti. Nella Bologna degli anni Trenta il tempio di que- che l’extravergine mitiga e ammorbidisce con scaglie di tartufo. Le tome stagionate, sta leccornia era il negozio di tale Pantano, posto ai margini dello storico mercato alimen- Aromatizzata con pepe e alloro, la salsiccia lasciate semplicemente in olio o guarnite tare di via Drapperie. Ma erano carciofini sottaceto, o quasi. Ed erano gli anni in cui agli scolari delle elementari veniva fatta mandare a memoria la prosa del duce celebrante i pro- è perfetta con crostini e vino rosso con qualche noce, chiudono il pasto pri radicchi infantili conditi «con qualche avaro sgocciolio di olio». Sì, perché l’olio, anche scadente, costava in proporzione più degli inappuntabili extravergini contemporanei. Verso la fine del secondo conflitto mondiale la sostituzione dell’olio all’aceto era co- munque già in atto. Altrimenti Leo Longanesi, di fronte al raccapriccio della guerra civile, non avrebbe potuto proclamare che «l’italiano è un carciofino sottodio». Per essere com- preso occorreva che il cambio di consonante non destasse sorpresa. Oggi i sottoli dilagano. L’Atlante dei prodotti tipici dedicato a Le conserve da Graziella Picchi (edizioni Agra-Rai Eri) presenta più di quaranta prodotti di questo tipo. Si va da ar- ticoli di massa come le zucchine e le melanzane ad articoli più raffinati ed elitari, come i boccioli e i germogli di borragine, calendula, capperi, finocchiella, luppolo, pungitopo, ta- maro, vitalba. O come i bottoncini di carciofo, fantastico regalo della Presila. Manca nella nostra arte conserviera la risposta ad un interrogativo fondamentale: qua- le sia la varietà d’olio più adatta ad ogni singola pianticella. Un interrogativo che le varie as- sociazioni degli olivicoltori non farebbero male a porsi. Una scuola di pensiero sostiene che ad ogni verdura spetta l’olio della propria terra. E certo chi ha degustato le favette sarde im- Acciughe merse nel succo della varietà bosana — da Bosa, sulla costa occidentale dell’isola — non Funghi contraddice questa teoria. In attesa di calarsi nel liquido salvifico le favette, colte al limite Per liberare il pesce azzurro dalla sua prigione della pubertà vegetale, vengono sbucciate una per una, private non solo dei baccelli ma del- Gli appassionati si dividono tra cultori di sale, si tagliano testa e coda, la pellicola che le protegge, sicché, per ottenerne un chilo di sott’olio, occorre decorticarne di cardoncelli, rositi, finferli, oltre ai celebri poi si elimina la lisca. I filetti, lavati in acqua otto. C’è dell’erotismo in questo spogliarello. «A forza di sfilare mutandine / imparammo a porcini. Per tutti, vale la bollitura in acqua, sbucciare le favette» recita un epigramma fortunatamente a limitata circolazione. e aceto, asciugati su carta assorbente Per scatenare le fantasie ci sarebbe mancato pure l’aceto. aceto e sale e un’asciugatura prolungata e messi in vasetto, migliorano col riposo L’autore è presidente dell’Istituto nazionale di sociologia rurale I migliori si mettono in vasetto senza aromi L’industria usa salamoia calda e centrifughe per esaltarne la delicatezza 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006

le tendenze I mobili costruiti nel rispetto dell’ambiente invadono case Seconde vite e uffici. Merito delle nuove norme internazionali che incentivano i produttori a impiegare plastica, legno e alluminio recuperati. E ormai non li distinguiamo più dagli oggetti tradizionali, fabbricati con materiali vergini, perché architetti, creativi e nuove tecnologie hanno cancellato la vecchia etichetta di “alternativo uguale bassa qualità” ecodesign

SONNI TRANQUILLI Sfrutta il baricentro del corpo per cullare in pieno relax la chaise longue Lazy Mary di Disguincio, realizzata in monoscocca di resina disegnata da Monica Graffeo

ilenziosamente i mobili “verdi” stanno inva- dendo le nostre case. E i nostri uffici. Alcuni indizi: il 7 settembre a Bologna si inaugura Ecologia è design nell’ambito del Sana, il sa- lone internazionale del naturale. E ad agosto Newsweek ha dedicato una cover story al S“Grande business che ha imparato ad amare l’ambien- te”. Un fenomeno virtuoso che ha anche pratiche ra- INFORMALE gioni di necessità: leggi sempre più severe impongono Una sedia inedita realizzata quote per gli “oggetti ecologici” ovvero mobili che uti- combinando le caratteristiche SEMPRE IN PIEDI lizzano materiali riciclati o riciclabili e sono prodotti del tessile con quelle Disegnato da Doriana e Massimiliano Fuksas con sistemi a basso o nullo impatto ambientale. del legno, composta Shark è un “dissuasore urbano” realizzato Non stiamo parlando di un fenomeno legato a un’i- da tante piccole bolle all’85% in gomma e acciaio riciclati dea di consumo alternativo: la corsa verso l’ecocom- Si chiama Soft wooden chair Ha un perno che lo mantiene sempre in piedi patibilità riguarda la produzione industriale su larga ed è di Frontdesign scala, e viene incoraggiata sia dalle associazioni di pro- duttori, per esempio Federlegno-Arredo, sia dai con- sorzi del riciclo, in particolare, per quanto riguarda l’arredamento, Rilegno, Corepla (plastica), Cial (allu- minio), che contano oltre 1,4 milioni di aziende iscrit- te. Per dare un’idea del fenome- no, ogni anno vengono recupe- rate più di 1,6 milioni di tonnel- late di rifiuti legnosi, di cui una parte viene riciclata dall’indu- Verde ma bello stria dell’arredamento in tre mi- lioni di metri cubi di pannello truciolare e 110mila metri cubi di pannello di fibra. Anche i ma- teriali plastici, versatili per defi- il riciclato nizione, si prestano benissimo a “reincarnarsi” in oggetti di arre- damento, dalla sedia Kartell alla lampada Foscarini. L’allumi- nio, poi, è perfetto: può essere ri- si rifà il trucco ciclato all’infinito e alla naturale bellezza coniuga alte prestazio- ni (leggerezza, robustezza). AURELIO MAGISTÀ Il mercato dell’arredamento ecologico è ovunque in espan- sione. In Italia il business è BESTSELLER spinto dal ministero dell’Ambiente e dalla legisla- Frank O. Gehry nel 1972 zione: una legge del 2003, per esempio, impone che usa sessanta fogli il 30 per cento delle forniture per amministrazioni di cartone ondulato pubbliche provengano da materiali di riciclo, com- pressato per realizzare presi tavoli, sedie, armadi e altri oggetti d’arredo. Le la Wiggle side chair aziende più avanzate, inoltre, sottolineano la loro interamente riciclabile attenzione all’ambiente: alcune (per esempio Na- La forma è ottenuta tuzzi) aderiscono alla certificazione internazionale piegando il cartone Iso 14001 che verifica l’impatto ambientale. Altre su se stesso. Di Vitra (come Listone Giordano) utilizzano legno francese, dove è prevista una gestione ecologica delle foreste che impone di impiantare un albero per ciascuno di quelli abbattuti. Le sedie Emeco disegnate da Philippe Starck sono all’80 per cento in alluminio di recupero. Il nome di un divo del design come Starck non giunge a caso. L’ecodesign rappresenta la punta emergente del grande iceberg dell’arredamento “verde”, che nor- malmente sfugge alla nostra attenzione. Il design, con il suo potere seduttivo e il prestigio legato alla creatività del made in nel mondo, può accelera- re l’integrazione fra arredamento e rispetto ambien- tale. La mostra di Bologna è un esempio. Tra mobili e oggetti di arredo urbano che coniugano eccellenti contenuti formali e funzionali con materiali e sistemi produttivi ecocompatibili, c’è anche il dissuasore ur- bano in gomma di Doriana e Massimiliano Fuksas. Inoltre sono da ricordare i numerosi concorsi che incoraggiano la produzione, tra cui Remade in Italy, che porta gli oggetti premiati al Salone del mobile di Milano. Per i giovani designer ci sono anche il con- corso di Rilegno, che quest’anno assegnerà 10mila euro alla miglior seduta in legno riciclato, e Plastic 4 DESIGN A ROTOLI the (clean) city, di Corepla, che premia gli studenti La poltrona Joseph, omaggio all’artista tedesco Joseph con uno stage in un’azienda di arredamento. Consi- Beuys, è costituita da un rullo di feltro e uno di polietilene derato che si tratta di design verde, è proprio il caso di

Repubblica Nazionale 48 03/09/2006 Design Lothar Windels per Parentesiquadra definirli creativi in erba. DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 49

ZOOMORFISMI Tubi di cartone riciclato e alluminio riciclato compongono la lunga libreria da parete Millepiedi, disegnata da Marco Capellini Il Remade in Italy per Tubettificio Robbiese getta la maschera

MARCO CAPELLINI iciclati sì, ecologici certo, ma ora anche belli. Stia- mo assistendo a una lenta ma decisa trasforma- Rzione verso un nuovo di tipo di prodotti del rici- VEDO NON VEDO clo capaci di scrollarsi di dosso l’etichetta “di bassa È in cocco la tenda a trama qualità e privo di design”. Una trasformazione imposta larga Coconutrug da nuove e severe norme ambientali e continui au- di Gtdesign, fornita menti del prezzo delle materie prime ma soprattutto con due stecche di bamboo dalle richieste di una società che è sempre più consa- e disponibile in varie pevole della fragilità delle risorse naturali. Ed è il desi- colorazioni, tutte naturali gn che a questo punto gioca un ruolo fondamentale perché deve coniugare forma e colore con identità e so- stenibilità. In una parola, diventa ecodesign. Il prodotto ci deve parlare e dire “chi è”. Non è più sufficiente apprezzarne la forma, il colore, la funzio- nalità o l’estetica. Il prodotto ci deve raccontare la sua storia, da dove viene, come e con che cosa è stato fat- to, ci deve trasmettere la sua sostenibilità socio-am- bientale. Il prodotto deve essere l’oggetto di una scel- ta responsabile dell’utilizzatore, del mercato e del si- stema in cui si inserisce. Ed esistono ormai tipologie di articoli che per originalità e aspetto non fanno so- spettare di essere realizzati con materiale riciclato e hanno colori, forme e caratteristiche che nulla hanno da invidiare ai materiali vergini. Diverse esperienze in Italia hanno messo in eviden- za come design e innovazione possono passare attra- EVOLUZIONE DELLA SPECIE verso il riciclo. Piccole e grandi imprese hanno visto La sorgente Led di Mix nelle diverse strategie di ecodesign una soluzione per garantisce una luminosità doppia la concezione di nuove gamme di prodotti. Prodotti rispetto alle analoghe lampade che costano qualche euro e prodotti che costano mi- a incandescenza, con bassissimi consumi gliaia di euro. Prodotti dove il design è il risultato di un (5 watt) e durata media di 50 mila ore percorso caratterizzato da materiale di riciclo, tecno- Disegnata da Alberto Meda logia e funzionalità. Prodotti che in una precedente vi- e Paolo Rizzatto per Luceplan ta erano qualcos’altro e che in quella futura chissà co- sa diventeranno. A fronte delle continue problematiche sulla valoriz- zazione dei rifiuti e degli orientamenti della Commis- ORIGAMI ITALIANO sione europea per una politica ambientale volta al rici- Si chiama Fobia il tavolo clo, il prodotto e in modo particolare il suo fine vita as- ricavato da diversi pannelli sumono un ruolo rilevante. Non solo. Le normativa di legno, che si costruisce ambientale introdotta negli ultimi anni a livello inter- come un origami nazionale sta portando sempre più le imprese ad af- È un progetto 2cWorkshop frontare il tema della sostenibilità anche per accresce- re la loro credibilità nei confronti di tutti gli attori del si- stema in cui operano e si confrontano: dipendenti, for- nitori, azionisti, banche e consumatori finali. Una scel- ta ritenuta da alcuni forzata e da altri un’opportunità per migliorare la qualità della vita e rendere la propria impresa maggiormente competitiva. I prodotti del riciclo o meglio i prodotti realizzati con materiale riciclato non sono certo una novità: da anni diverse tipologie di manufatti vengono riciclate per diventare nuovi prodotti e sono presenti a nostra insaputa nelle case e negli uffici. Ma se per molte aziende è una scelta commerciale non comunicare che il proprio prodotto deriva da materiale riutilizza- to perché a loro giudizio non vende, per altre aziende riciclo è sinonimo di innovazione: una strada su cui concentrare sforzi e risorse per lo sviluppo di materiali e prodotti con una nuova identità. Sapere che il cappello in pile, la sedia e la scatola che stiamo acquistando sono prodotti rispettivamente realizzati con il riciclo di due bottiglie in plastica, cin- quantanove lattine e tre quotidiani può essere una gra- tificazione allo “sforzo” del dover fare raccolta diffe- renziata domestica e un modo diverso di guardare al nostro modo di consumare. Se il Made in Italy ha permesso all’Italia di farsi co- noscere in tutto il mondo per la qualità e il design dei sui L’impiego di grandi firme prodotti, a questo punto è necessario iniziare a pensa- re al “Remade in Italy” come nuovo fattore di competi- come Philippe Starck tività. Le opportunità da cogliere sono molteplici: oc- corre saperle individuare e sviluppare. e Massimiliano Fuksas L’autore è architetto e designer, si occupa da anni di ecodesign ed è coordinatore tecnico è la punta dell’iceberg del progetto “Remade in Italy” di un mercato in forte crescita

SMONTABILE Resiste a pesi fino a 350 chili la chaise longue Dondò di Generoso Design, in cartone doppia onda, facile da montare e tutta riciclabile

A DONDOLO Hudson è la versione a dondolo delle sedie disegnate da Philippe PICCOLI AMBIENTALISTI Starck per Emeco È di Halto la poltrona trasformabile Fiore, in alluminio che diventa tappeto riciclato per l'80% e sacca porta-giochi Dal 2001 fa parte In cotone naturale della collezione e pura lana vergine del Casentino permanente è atossica e anallergica del MoMA

Repubblica Nazionale 49 03/09/2006 di New York 50 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 SETTEMBRE 2006 l’incontro Bellezze globali Modella, attrice, madre e star planetaria, la diva venuta dall’Umbria riesce ad amministrare se stessa con volontà, intelligenza e apparente naturalezza. Racconta la storia del proprio successo Monica Bellucci come quella di una moderna Cenerentola: “Sono partita da zero, vengo da una famiglia normalissima Non mi sono arresa, mai, perché a spingermi non era l’ambizione ma passione pura Se si crede in un sogno non bisogna fare marcia indietro”

MARIA PIA FUSCO grafi. Ma non mi sono arresa, mai, perché lore, in Irreversible l’ho usato come fosse della gente, perché dovrei stufarmi? So concile de pierre e Le deuxième souffle in a spingermi non era l’ambizione ma la un oggetto perché quello era il senso del che prima o poi finirà». Lo dice senza an- cui tornerà a recitare con Daniel Auteuil. passione pura. Se si crede in un sogno, film. Trovare un rapporto libero da pre- sia, anche perché c’è una tendenza delle Non manca il cinema americano. «L’inte- ROMA non bisogna fare marcia indietro». giudizi e pudori con il proprio corpo è im- grandi aziende a scegliere testimonial resse degli americani lo devo a Tornatore Nel sogno il cinema c’era, «ma nei portante per dare vita a qualunque per- molto più che diciottenni, come Sharon e a Malèna, uno dei film che amo di più. era una volta una bambi- miei pensieri più segreti, lo vedevo ir- sonaggio». Stone e la stessa Bellucci, che da settem- Non ho mai vissuto in America, sono na incantata dalle imma- raggiungibile, troppo lontano». In realtà Piacere a se stessi per piacere agli altri? bre è l’immagine di Dior. «Le attrici forse troppo europea per sentirmi a mio agio, gini: panorami, paesaggi negli anni Novanta il cinema non disde- Secondo Bertrand Blier, che l’ha diretta oggi ispirano di più delle modelle ragaz- ma dal 2000 faccio negli Stati Uniti alme- urbani, star del cinema, gnava le modelle, le usava come ele- in Combien tu gagnes, «filmare Monica è zine, esprimono un percorso più ricco, no un film l’anno. Ho cominciato con Un- modelleC’ in posa. Le ritagliava dalle riviste, mento di curiosità ma, a parte poche ec- un piacere, è una donna che attira la luce. matrimonio, maternità, divorzi, gioie e der suspicion con Gene Hackman e Mor- le nascondeva tra le pagine dei libri di cezioni, la loro presenza sullo schermo È la sua femminilità totalmente consape- dolori della vita, non sono volti senza sto- gan Freeman, ho lavorato con Bruce Wil- scuola, le guardava e riguardava. Sogna- durava lo spazio di un film. La prima ap- vole che la fa amare. È una donna fiera di ria. E poi è normale essere belle a lis, con Spike Lee, ero in Matrix. L’ultimo va. Se la vita di Monica Bellucci fosse una parizione di Bellucci fu in un piccolo essere donna, non si vergogna dei suoi se- vent’anni, ma se una è bella a trentacin- è Shoot ‘em upcon Clive Owen e Paul Gia- favola comincerebbe così, nella quiete di ruolo non certo memorabile in Colpo ni, non si vergogna di sentirsi desiderata, que o a quarantacinque vuol dire che è matti, dove sono una madre che difende una piccola città — Città di Castello, in grosso a Milano e «poteva essere l’ulti- non si vergogna di eccitare i sensi degli cresciuta nel rispetto di se stessa, ha una il suo bambino in una sparatoria. Forse Umbria — e finirebbe in una metropoli, ma, ma sono stata fortunata, perché mi uomini. Questo è il suo segreto, lo stesso forza interiore che traspare nello sguar- Hollywood mi chiama perché è a corto di con il sogno diventato realtà, e lei visse fe- hanno fatto continuare, grazie a Risi, di Ava Gardner, delle star di una volta». do, nel comportamento. La vita è una lot- brune. La moda è invasa da biondine fi- lice e contenta. «Mi sentivo davvero Ce- grazie a Coppola che mi ha chiamato per Una sera d’agosto, mentre girava a Roma ta, le donne belle che hanno superato i liformi e occhi azzurri, non ho niente con- nerentola: io, la ragazzina di provincia, Dracula. Sapevo come muovermi da- Manuale d’amore 2 di Giovanni Verone- quaranta — come me — l’hanno vinta. E, tro di loro, mi piacciono; ma tutto questo che si ritrova in uno studio di Milano o di vanti all’obiettivo del fotografo, non sa- si, durante una sequenza in cui attraver- in fondo, a quarant’anni siamo solo alla è l’imposizione di un solo ideale di bellez- New York a posare per Bruce Weber, per pevo niente della macchina da presa, sava la strada incedendo su tacchi da ca- metà del cammino». za, l’elevazione della razza ariana e non Newton, per Avedon, i fotografi che ado- ma avevo imparato l’umiltà». pogiro e addosso un succinto abito nero, Anche pensando al futuro più lontano, mi sembra opportuno in un mondo che ravo, di cui avevo ritagliato le immagini», Di apparizioni non memorabili ce ne oltre le transenne si era formata una folla, la Bellucci non perde l’atteggiamento po- va verso il meticciato. E a Hollywood le dice e sorride intenerita da se stessa nel ri- sono altre, eppure Monica Bellucci è og- compreso un pullman di turisti spagnoli, sitivo: «Non sarò una vecchia inaridita brune sono solo Penelope Cruz, Catheri- cordo. «Se penso che sono partita da zero! gi un’attrice internazionale, un curricu- che applaudiva, gridava il suo nome, agi- che riguarda i suoi film con amarezza e ne Zeta-Jones e io. Mi fa piacere per il mio La mia è una famiglia normalissima, nes- lum di una cinquantina di titoli e una car- tava telefonini per catturare immagini. nostalgia. Guarderò i figli, non i film, si- lavoro ma non è un buon messaggio». suno lavora nello spettacolo. Certe volte riera che continua, in Italia e all’estero, in «Non mi stanco mai dell’ammirazione curamente ogni giorno la vita mi regalerà L’argomento cinema la appassiona, ne parlo con mia madre, ricordiamo particolare in Francia dove «mi hanno un motivo di gioia. Non mi sono perduta ma nelle conversazioni recenti Deva e la quando, dopo il liceo, sono partita per Mi- aperto le porte della moda e del cinema, quando mi è arrivato addosso il successo maternità prevalgono. «Dopo la figlia ap- lano per fare la modella e lei era molto tri- forse perché in me vedevano un tipo eso- Non ci sono — e poteva accadere — perché non ero prezzo di più mia madre, non puoi sve- ste. Io la rassicuravo: “Magari mi prendo- tico, tipicamente italiano, mentre gli ita- partita da casa ragazzina, come molte gliarti la mattina e dire “oggi non mi va”. no a calci e tra una settimana ritorno”, di- liani chissà perché non amano lanciare le grandi carriere modelle di oggi che cominciano a tredici, Non penso che la maternità sia necessa- cevo. “Lo so che non tornerai più”, sospi- loro cose». In Francia, sul set di L’appar- quattordici anni. Avevo la solidità dell’e- ria per essere donne, è una scelta perso- rava lei. Aveva ragione. Ma chi pensava tement, c’era Vincent Cassel, l’incontro ducazione, della famiglia, della scuola, nale. Per me è stata l’esperienza più forte che sarebbe stato un viaggione, che sarei fatale. Sono passati dieci anni e sono an- nello spettacolo del vivere in provincia. Non mi perderò della vita, quando si uniscono carnalità e arrivata così lontano». cora insieme. Con la coppia, si è raddop- per qualche anno in più». spiritualità, scopri il tuo uomo in quanto Lontano, verso una fantastica carriera piata l’attenzione dei media d’Oltralpe, senza un personaggio Quello che conta è il presente. C’è tan- padre, l’immagine più bella è vedere De- di top model, tra le più fotografate, le più eccitati dall’opportunità di esaltare le im- to cinema italiano. In attesa di interpre- va tra braccia di Vincent». Ne parla con to- richieste — e pagate — del mondo, verso magini della bellezza e quelle dell’amore di puttana tare Luisa Ferida nel progetto di Marco ni appagati e un impeto di esaltazione, l’affermazione di un’immagine simbolo felice, turbato solo brevemente dall’a- Tullio Giordana sulla coppia “maledet- ma non rinuncia alla sua filosofia del vi- della bellezza mediterranea, tra le prime mor patrio alla fine dei Mondiali di calcio, Le prostitute ta” del fascismo, c’è il film di Veronesi in vere: «La coppia è un’eccezione, per me la nelle classifiche delle sex symbol, perfet- quando i due hanno deciso un’opportu- cui è una terapista che con i suoi mas- normalità è stare da sola. Ancora oggi non ta per succedere a Sophia Loren come na separazione, animati da tifo diverso, mi hanno sempre saggi porta il giovane Riccardo Scamar- so cos’è questa persona che mi sta accan- messaggero del fascino italiano, adottata lui per la Francia, lei per l’Italia. Anzi, dal cio alla scoperta dell’eros. «Tutti i rap- to da anni, lo guardo, vedo il sentimento

dalla Francia tra le glorie nazionali. Nelle settembre del 2004, con la nascita di De- porti cominciano con l’eros, perché so- che ci lega e ogni volta mi sembra un mi- favole ci sono i cattivi, ci sono ostacoli da va — un nome arditamente scelto dal incuriosito, no i corpi che si incontrano, lanciano racolo. Perché non ho certezze: io non mi affrontare, ed «è vero che di bastonate ne sanscrito, significa “divina” — l’esalta- messaggi che non controlli. L’eros può sento un’attrice, non una modella, nean- ho prese, di incontri sgradevoli ne ho fat- zione è al massimo: il trionfo della fami- conoscono gli uomini fare paura anche per questo, ma può sfo- che una madre, solo una donna che vive ti, non è stato facile trovare la strada giu- glia da copertina. ciare in un’altra cosa, in un rapporto di- di esperienze e di emozioni, una che ogni sta finché non ho incontrato i grandi foto- Tanto glamour suscita anche reazioni meglio di chiunque verso, oppure no. A volte penso che sia giorno va verso le cose che la vita le offre». perfide. Vincent e Monica sono diventa- meglio quando non sfocia», dice con un

ti pupazzi della serie dei Guignol france- colpo di spregiudicatezza. si e oggetto di sarcasmo anche feroce, Al festival di Roma sarà tra le ospiti ma se si dice che lui abbia espresso pub- più attese con il film di Paolo Virzì N-Io blica irritazione, lei invece alza le spalle e Napoleone, felice di «un personaggio e sorride. E alle imitazioni nel program- godereccio, che parla un po’ umbro e ma di Fiorello, con l’accento umbro esa- un po’ francese, una parvenue che ha sperato e i dialoghi casarecci con la sposato un barone, una quarantenne mamma, ha reagito divertendosi ad imi- che si innamora di un ragazzo, infanti- ‘‘ tare l’imitatrice. le, semplice e pericolosissima, una mi- Monica Bellucci, modella, attrice e gnotta». Non è insolito per lei il ruolo di madre, riesce ad amministrare se stessa puttana, che accetta sempre con entu- nei diversi ruoli con una volontà e un’in- siasmo «perché non ci sono grandi car- telligenza encomiabili, con la stessa ap- riere senza un personaggio di puttana. parente naturalezza con cui ha saputo La puttana e la Madonna — io ho fatto amministrare il corpo e la bellezza. «Il la- Maria Maddalena — sono ruoli classici voro di modella abitua a un rapporto na- per un’attrice. Come donna, le prosti- turale con il corpo e non ho nessun pro- tute mi hanno sempre incuriosito, co- blema con il nudo, per me non c’è niente noscono gli uomini meglio di chiun- di più bello di un corpo. Quante emozio- que. Ed è uno strano modo di vivere, ni piò esprimere un corpo: il nudo sui ca- provo pena e affetto per le donne che lendari è un gioco, il nudo sullo schermo sono spinte a farlo, ammiro quelle che è parte del racconto. In L’ultimo Capo- scelgono liberamente di prostituirsi».

Repubblica Nazionale 50 03/09/2006 dannoil mio nudo era espressione di do- In arrivo un paio di titoli francesi, Le ‘‘ FOTO GAMMA