CAPITOLO 3

I processi di formazione degli insediamenti

3.1 La storia

3.1.1 Età della Pietra, del Bronzo e del Ferro Nell’era Quaternaria non esisteva nessuna delle attuali pianure litoranee, erano presenti solamente una serie di rilievi separati tra loro da estesi bracci di mare. Poggio Ballone e Poggio Peroni erano isole a tutti gli effetti, e così i poggi dell’Alma, di , di Buriano e di . In questa vasta insenatura marina trovavano la foce torrenti e fiumi, il maggiore dei quali, l’Ombrone, sfociava a sud-est, l’altro, il Bruna, a nord-ovest. Le attuali pianure si formarono solamente in seguito alle sedimentazioni marine e fluviali: i detriti, infatti, depositati tra un dosso e l’altro, colmarono le vallate all’interno della linea di costa ed i golfi profondi rimasero chiusi da cordoni litoranei (tomboli). A partire dal VII sec. a.C. il primo tombolo era già consolidato. Tale sbarramento detritico, sul quale attecchì ben presto una flora varia e rigogliosa, provocò la parziale separazione del golfo dal mare. Col passare dei secoli al tombolo primigenio, o etrusco, altri se n’aggiunsero fino a raggiungere un totale di diciassette tomboli; dopo il primo, di epoca etrusca, seguono cinque di età romana, sette medievali e quattro di epoca moderna. Progressivamente arcuatisi in direzione sud-est, i tomboli conversero poi tra loro verso Castiglione. Le prime forme di popolamento in risalgono a circa 60.000 anni fa. Il primo popolo a dover fare i conti con le difficili condizioni naturali fu quello degli Umbri, che s’insediarono lungo le zone più interne dedicandosi alla pastorizia. Già durante l’Età del Ferro (X-VIII sec a.C.) erano presenti ben cinque castellieri a difesa dell’antico seno marino: Moscona, Monteleoni, Vetulonia, e il cosiddetto Castellaccio Prile, arroccato su un colle aspro e scosceso ad est di Castiglione. Circondato da larghe muraglie e fortificato con terrapieni elevati oltre 15 metri, il Castellaccio venne utilizzato come luogo di lavorazione dei metalli da Etruschi, Romani e Barbari (come testimoniano le numerose scorie di fusione). Oggi del Castellaccio non si conserva nessuna traccia, mentre nella tradizione popolare, il suo ricordo è ancora vivo con il nome della città di Lucerna.

3.1.2 Cenni sul periodo etrusco e romano Gli Etruschi, popolazione proveniente molto probabilmente dall’Asia Minore, si stabilirono in maremma intorno al IX sec a.C. La presenza di un grande bacino collegato al mare, le cui dimensioni ed evoluzione sono

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 166 confermate da indagini incrociate (rinvenimenti archeologici e ricerche geo-fisiche1), sembra aver condizionato profondamente il sistema insediativo etrusco locale, rappresentandone il baricentro. In questo periodo, circa 80.000 Km2 della attuale pianura grossetana erano occupati dal “Lago Prelius”, lago salato con sbocco al mare sotto il promontorio di Castiglione. Nel lago sfociava la Bruna e, le correnti marine, attraverso le aperture, rendevano le acque salubri e navigabili per le imbarcazioni etrusche, fenice e greche. Il grande bacino costituì infatti una risorsa primaria (pesca, sale e commercio) e al tempo stesso un confine naturale tra la città di Roselle e quella di Vetulonia, che si collocarono entrambe in posizione difensiva, rispettivamente sul bordo est e quello ovest. La posizione specifica di Roselle era poi legata al controllo della Val d’Ombrone, che costituiva sia una risorsa primaria per l’attività agricola2 e l’allevamento, che uno snodo viario importante, la via di comunicazione tra la costa e l’interno (Chiusi e la Val Tiberina). La posizione di Vetulonia era invece strategica; conciliava infatti l’esigenza difensiva e quella di controllo sia della zona costiera, che offriva la possibilità di accedere ai commerci marittimi, che dell’interno ricco di risorse minerarie (area dell’Accesa e non si esclude la frequentazione di Sassofortino3, dove comunque si cavava la trachite, pietra utilizzata per le costruzioni ) Lo sfruttamento delle miniere e la facilità degli approdi costieri concorsero allo sviluppo di Vetulonia (insieme a Roselle la più importante città marinara) che avrà successivamente scambi commerciali e culturali con l’Oriente e le popolazioni nuragiche sarde, testimoniati dai resti delle tombe del VII sec a.C. Più in basso sorgevano fattorie e ville che hanno lasciato le loro piccole necropoli: Poggio Pelliccia, Poggio Alberi, Badiola, e Valle dell’Ampio. A testimonianza della vocazione marinara di Vetulonia, lungo la via Castiglionese, c’è ancora oggi una curva chiamata Porto a Colle, mentre, in località Pietre Bianche, sorgeva probabilmente l’approdo della città. Sul colle che guardava il più importante sbocco al mare sorsero un Forte etrusco ed una Torre semaforica che permettevano alle navi di addentrarsi nel Lago e di fermarsi ai Porti Colle e Cavalle. Il Forte etrusco controllava anche la via Litoranea che, dalla striscia di terra del tombolo, superava un ponte presso la Fiumara continuando poi

1 in C.B.Curri, 1978, Vetulonia I , (FORMA ITALIAE, Regio VII), Leos.Olschi Editore, Roma , pp 12-13 2 T.Livio,XXXVIII libro delle Historiae, 45, 18; si dice che nel 205 a.C. Roselle fornì frumento e tronchi di abete alla preparazione della spedizione africana di Publio Cornelio Scipione. questo testimonierebbe la valenza agricola di Roselle 3 in C.B.Curri, op. citata, p. 19

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 167 per le Collacchie, Pian d’ Alma ed il Puntone. Un altro itinerario importante era quello che collegava Vetulonia a sud con Roselle e a Nord con ;

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PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 169 entrambe infatti costituivano per la città la possibilità di commercializzare i propri prodotti sia nell’interno (Chiusi e la Marsigliana sulla valle dell’Albegna), che verso nord (si sono rinvenuti infatti oggetti di produzione vetuloniese a , Volterra, Bologna e centro Europa). La città di Vetulonia stupisce per la precocità con cui si è sviluppata. Infatti già in epoca orientalizzante (VIII-VII sec. AC) è stata in grado di esprimere tutta la sua potenza, sia politica, sia culturale che economica, testimoniata da un controllo capillare e diffuso del territorio, dalla produzione artistica di grande valore e infine, come precedentemente affermato, dal ritrovamento dei suoi prodotti in un ampio raggio (Sardegna, Europa centrale e Oriente). Senza dubbio la sua fortuna è strettamente legata alle risorse minerarie del Massetano (lago dell’Accesa); resta comunque da accertare se Vetulonia abbia commercializzato i suoi prodotti in prima persona e in che misura; se infatti la presenza vicina di molti approdi naturali e il rinvenimento di insediamenti costieri (poggio Tondo, val Berretta e val d’Ampio) fanno pensare che ci fosse uno scalo portuale o addirittura più di uno (il Mazzolai e lo Schmiedt lo collocano presso Casa Galera nei pressi dei ponti di Badia4), dall’altra è certo che altri centri quali ad esempio Cerveteri, costituissero poi un intermediario per i commerci con l’Oriente. Un’altra questione al momento insoluta, riguarda la presunta crisi e decadenza di Vetulonia in periodo arcaico e quindi il tipo di relazioni con la vicinissima Roselle. Dagli ultimi studi, prevale la tesi della continuità storica della città e della sua convivenza, piuttosto che di una sudditanza, con la vicina Roselle5. Questo sarebbe sostenibile vista anche la complementarietà economica delle due città che non dovrebbe aver alimentato una grande rivalità; se infatti Vetulonia è strettamente legata all’attività di estrazione e di commercializzazione dei metalli sotto la forma di prodotti finiti o allo stato grezzo, Roselle, come abbiamo già detto in precedenza, lega la sua esistenza sostanzialmente alla risorsa agricola e alla sua posizione strategica, il controllo del fiume Ombrone, snodo importante tra nord e sud e tra la costa e l’interno. Anche per la comprensione di questo aspetto si dovrà comunque attendere il ritrovamento degli insediamenti minori di Roselle, compreso il presumibile porto6, al fine anche di comprendere le possibili relazioni con l’area su cui poi è sorta , dove sono state rinvenute tombe del VII sec a.C.. Progressivamente i Romani si fusero con gli Etruschi, tuttavia Vetulonia perse la sua autonomia economica per assumere il ruolo di “provincia ricca” da sfruttare. Con l’avvento dei Romani vennero realizzate saline e peschiere sulle sponde del Lago Prile (da queste deriverebbe il nome di Castiglione della Pescaia). Ville rustiche sorsero sulle rive del Lago e sull’isola che, dalla famiglia Clodia, prenderà il nome moderno. Nel I sec a.C. quindi, il Lago era salubre a tal punto da essere scelto come luogo di villeggiatura della aristocrazia romana.

4in C.B.Curri, op. citata, p. 25 5 G.Camporeale, Gli Etruschi, Storia e Civiltà, Utet Editore, 2000, Torino, pp. 358-359 6 Le ipotesi fin qui elaborate si riferiscono a Poggetti Vecchi (R. Cardarelli,p. 208) e ad un oppidum su un’ansa dell’Ombrone, generalmente identificata con la mansio di Umbro (A.Mazzolai, Roselle e il suo territorio,Grosseto, 1960, p. 26)

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 170 Centro d’estrema importanza era Salebro, presente già in epoca Etrusca, ma diventato Oppidum (Castrum) Salebrone sotto i Romani che ne fecero un nucleo fortificato. Costruito sulle sponde dell’emissario naturale che metteva in comunicazione il mare con il Lago Prile, il Castrum controllava le attigue peschiere e la stazione della via Aurelia, al suo interno ubicata. Riguardo alle strade, i Romani potenziarono le vie Etrusche, soprattutto la via Litoranea che, da questo momento, assumerà il nome di via Aurelia.

3.1.3 Il Medioevo Salebrone sopravvisse ancora qualche secolo oltre la caduta dell’Impero Romano. Le saline lungo la sponda del Lago e la grande peschiera mantennero una certa efficienza continuando a produrre sale e pesce. Il VI – VII sec. D.C. sono caratterizzati dall’invasione dei Longobardi che a più riprese penetrano nella Toscana e nel Lazio per attestarsi lungo il fiume Mignone (pace stipulata nel 593 fra il papa Gregorio Magno e Agilulfo). Se il VI sec. fu caratterizzato da una fase di razzie e devastazioni, nel successivo seguì l’occupazione; tale fenomeno riguardò anche la maremma, come testimonia il rinvenimento di corredi militari Longobardi nelle necropoli di Grancia, di Roselle (entrambi nelle immediate vicinanze di Grosseto) e in quella di Castiglione (Serrata Martini). L’area fu interessata da un’espansione dei Lucchesi verso sud e di Chiusi verso Ovest; infatti nei secoli successivi si attestano proprietà dei primi a Colonna (oggi Vetulonia), Ravi, Grosseto, Istia etc. e dei secondi a Castiglione. Per quanto riguarda invece l’aspetto insediativo questo fu fortemente condizionato dallo stato generale di guerra e di insicurezza tanto da limitare l’insediatività ai centri, i quali furono caratterizzati da uno stato di autarchia e di estrema povertà. Intorno al 570 i Longobardi occuparono le coste scacciando i Bizantini. Essi si insediarono nei centri un tempo latini ma, soldati e cacciatori, sdegnarono il lavoro dei campi. Gli abitanti di Salebrone, non potendo più accudire i loro commerci, abbandonarono il territorio alla ricerca di luoghi più sicuri (generalmente intorno alle abbazie). I Longobardi del ducato di Chiusi sfruttavano le saline delle rive nord del Prile e controllavano l’Isola Clodia. Dal Lago le carovane che portavano il sale risalivano le vallate dell’Ombrone e dell’Orcia verso le terre di , Chiusi e Arezzo. Si comincia a parlare di Piscaria a Mare o Castellione della Piscaria nell’813. A questa data, infatti, risale la donazione del figlio di Carlo Magno, l’Imperatore Ludovico il Pio, all’abbazia di Sant’Antimo. In tale donazione figuravano le peschiere castiglionesi, che andavano da Poggio Spada al Lago Prile e l’isoletta Clodia, che vedeva sorgere,sulle rovine romane, una comunità monastica chiamata Badia al Fango. I monaci benedettini svolsero un’importante opera di manutenzione grazie alla coltivazione dell’entroterra, alla bonifica della valle dell’Ampio ed allo sfruttamento dei mulini del torrente. Una considerevole comunità abitava a Buriano già due secoli prima del Mille e nel IX secolo la sua corte possedeva già parte dei territori attorno al Prile.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 171 Nel 962 Castiglione venne ceduta alla Repubblica Pisana dall’Imperatore di Germania Ottone I. I pisani vollero assicurare il paese contro le incursioni saracene che per tutto il IX secolo avevano flagellato le coste maremmane; crearono così mura turrite ed un castello che si trovò così a far parte di un sistema difensivo comprendente il Castellaccio Prile (quota 284 m), Castelmaus (328 m), oggi diroccato e posto alla destra della strada che dalle Collacchie scende verso Pian d’Alma, la Torre delle e la Torre delle Civette sulla foce dell’Alma. A partire dal Mille, la famiglia dei Lombardi, aristocratici di campagna, sarà per quasi trecento anni la maggiore forza politica dell’entroterra. Già dominatori assoluti di Buriano, divennero nel 1163 padroni dei territori del monastero di Sant’Antimo e, successivamente, entrarono a far parte dell’orbita pisana. Tra il X-XII secolo nell’area in esame, corrispondente alla diocesi di Roselle, il controllo dei castelli è tendenzialmente sottoposto a soggetti laici appartenenti ad esponenti di famiglie, che avevano detenuto uffici pubblici; non è invece documentato un ruolo attivo degli episcopati locali. Questo si pensa sia dovuto alla scarsa capacità di guida che i vescovi esercitavano sull’aristocrazia locale. Nel territorio di “Roselle-Grosseto”, in riferimento alla diocesi, il fenomeno dell’incastellamento ha costituito un’evoluzione del sistema insediativo precedente, piuttosto che un momento di rottura; nella maggior parte dei casi i castelli insistevano su aree già insediate; infatti a partire dall’ VIII secolo si assiste al costituirsi di grandi proprietà e di “aziende” presso villaggi preesistenti. Sono invece assenti documentazioni che attestino la presenza di un’insediatività sparsa. Inoltre è attestato in questo periodo una tendenza progressiva allo spostamento degli insediamenti alle quote più elevate, per evidenti questioni igieniche ed ambientali legate al disastro idraulico della piana e quindi anche al diffondersi della malaria. E’ opportuno, a questo punto ricordare la figura di S. Guglielmo che tanta importanza conserva ancora nell’immaginario della popolazione locale. Attorno al 1150, secondo la tradizione, “comparve un uomo alto e fiero, guerriero, crociato, venuto nelle nostre macchie in cerca di solitudine e di Dio.” Era Guglielmo, duca di Aquitania, il santo fondatore dell’ordine dei Guglielmiti. Nel luogo della sua morte sorse, tra il 1227 ed il 1240, il monastero dei Guglielmiti su volere di Papa Gregorio IX. A quest’ordine furono affidati quasi tutti i monasteri benedettini della Maremma (Badia al Fango, Sestina, Sant’Antimo). I servi dei monasteri avevano, in un primo momento, favorito i Lombardi a divenire i nuovi padroni, ma, spalleggiati da Pisa, successivamente si emanciparono e fondarono libere comunità. La prima a liberarsi fu quella di Castiglione della Pescaia nel 1229; seguirono poi Badia al Fango e Buriano. Il di Buriano continuò a governare fino al 1398 quando Gherardo Appiani, signore di Piombino, lo conquistò assieme alla Badia al Fango, l’Alma e parte della costa. Castiglione della Pescaia rimase il centro operativo di Pisa fino al 1404, quando il paese si sottomise spontaneamente alla Signoria di Firenze. Un altro indicatore importante è costituito dai livelli di popolamento che dal XIII

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 172 sec. fino all’Ottocento sono stati tra i più bassi della Toscana. Tra il X e il XIV sec. il territorio fu sotto il dominio pisano, che ne sfruttò le potenzialità sia militari che commerciali; a loro si deve inoltre la riorganizzazione del borgo e la creazione di un sistema difensivo territoriale, realizzato con l’edificazione di roccaforti, quale Torre delle Rocchette, Torre di cala Galera, Castel Maus e Castellaccio Prile. Per tutta la prima metà del XV secolo le comunità rurali continuarono a conservare un certo benessere ma, nei secoli successivi, lo sfruttamento miope delle signorie ed il sorgere di diverse tecniche di combattimento e architettura militare portarono alla decadenza di Buriano e Colonna. L’uso incontrollato delle peschiere, che ostruiscono gli sbocchi al mare, causò il lento ma inarrestabile crescere delle paludi malariche. Castiglione della Pescaia rimase sotto la protezione fiorentina fino al 1447, quando l’esercito di Alfonso d’Aragona, in guerra con Firenze e Piombino, occupò il paese, le campagne e la Badia al Fango. I napoletani rimasero fino al 1460, rinforzarono le fortificazioni ed ampliarono la cerchia muraria secondo la conformazione attuale ( con 3 porte e 11 torri ). Durante l’occupazione aragonese, la comunità della Badia al Fango, priva di difesa e di risorse economiche, abbandonò per sempre la propria terra. Nel 1460 Alfonso donò, per ragioni politiche, Castiglione al Papa Pio II, che a sua volta girò la proprietà ai Piccolomini entrando così nell’orbita senese fino al 1559, quando Cosimo I dei Medici riuscì ad acquistare per vie diplomatiche il castello, infeudandolo alla consorte Eleonora da Toledo.

3.1.4 Il dominio mediceo Il geografo F. Leandro Alberti, in “Descrizione di tutta l’Italia” del 1550, presenta così il territorio: “... Camminando poco più avanti ci si imbatte nella foce del fiume Alma, che scende dalli colli, e in questo luogo scarcasi dell’acque. Seguita Castiglione di Piscaia, posto alla bocca della fangosa Palude nomata il lago di Aprile da Antonino nell’Itinerario. Vedesi poi, seguitando intorno al detto lago, Buriano e più oltre Colonna; e nel principio de’l Lago, la foce del fiume Bruna, che descende dalli monti vicini a Massa, e qui mette fine nel lago di Aprile, dal detto fiume Prile. Piegandosi lungo la riva del lago, e scendendo alla marina, alquanto dalla riva discosto appare sopra il colle Monte Pescali, da cui – come penso – trasse il cognome Castiglione di Pescaia invece di Pescali...” Il secolo XVI è di tremenda decadenza. Fino alla rinascita granducale, le acque prenderanno il sopravvento sulle terre. L’isolamento culturale, la depressione economica e politica, la malaria, fanno lentamente degenerare le popolazioni. Le terre coltivate scompaiono sommerse dai giunchi, si dimenticano le elementari nozioni di agraria e idraulica che, dai monaci, erano passate ai Comuni. Durante l’età Medicea la situazione sia socio- economica che quella insediativa ed infrastutturale rimane invariata; da un lato il forte protezionismo che impedì di sfruttare le potenzialità portuali locali e, dall’altra, il tentativo di conciliare il lago e la pesca con l’attività agricola, senza di fatto provvedere alla sistemazione idraulica, impediscono un reale sviluppo economico e demografico locale. Lo sviluppo agricolo trova ostacolo

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 173 nell’allevamento brado (pratica della transumanza) e nella conduzione sconsiderata del lago7, questa attività inoltre è gestita da appaltatori esterni, come esterna è la manodopera, mentre i proventi vanno tutti ai Medici, che detengono il lago come proprietà privata. A questa situazione si aggiunge il disastro ambientale che favorisce la stagionalità dei lavoratori e la concentrazione della popolazione nell’entroterra; se, infatti, d’inverno i luoghi sono vivibili, causa la mancata regimentazione delle acque i paesi sono di fatto isolati e le strade non sono percorribili; d’estate invece pur migliorando i collegamenti, causa la malaria, il caldo e il ristagno delle acque, l’ambiente è invivibile. Non è un caso che durante il periodo di “statura”, allorché i caldi malarici di pianura consigliavano di cambiare aria8, la sede amministrativa della Comunità di Castiglione si trasferisce a Tirli, unica novità insediativa dell’epoca; qui già a fine Seicento vivono due terzi in più delle famiglie presenti a Castiglione. Ad aumentare l’isolamento fisico del territorio contribuisce il confine amministrativo; la comunità di Castiglione è infatti circondata dalla parte di terra dal Principato di Piombino9. Relativamente al sistema difensivo si abbandonano gli insediamenti più interni, quali Castel Maus e Castellaccio Prile, come pure la Torre della Troia Vecchia, sull’omonima isola, perché saccheggiata dai Turchi, e si rafforzano le altre sulla costa, segno che il pericolo principale viene dal mare. Solo Castiglione della Pescaia conserverà un certo interesse strategico. Le sue fortificazioni verranno infatti rinforzate e collegate strategicamente al Forte delle Rocchette, alla sovrastante Torre di Cala Galera, al Castello di Capotroia, alla Torre del Barbiere e a quella sull’isoletta Troja. La politica medicea fu deleteria, basata come era sullo sfruttamento irrazionale del patrimonio ittico al quale si univa la mancata regolazione delle bocchette del lago. Queste erano due “sciacquatoi”, o gradini murati, che avevano la funzione di contenere sino ad una certa altezza le acque per poi lasciarle defluire, se eccedenti, in modo da conservare costante il livello stesso del Lago. Per timore che il pesce fuggisse in mare dal Lago, gli affittuari chiusero e rialzarono queste bocchette determinando una dilatazione dell’acqua stagnante. Ciò determinava, soprattutto in estate, un miscuglio di fango, pesci, materie organiche in putrefazione, senza considerare poi che il mancato deflusso del Lago impediva la naturale ripulitura del fondo del porto, spesso insabbiato. Ci vollero insistenti richieste per fare intervenire Ferdinando I che, nel 1592, fece demolire la Pescaia e costruire la Fossa Nuova, emissario delle acque del Lago al mare.

7 Per aumentare il pescato, si alzavano le bocchette di deflusso delle acque lagunari, provocandone un innalzamento del livello, che a sua volta aumentava le aree impaludate. 8 vedi nota precedente. 9 i confini sono segnati dall’Abbadiola, il vecchio corso dell’Ampio fino al Mulino dell’Ampio e di qui al crinale di Poggio Spada, per discendere nuovamente fino alla Zinghera e seguire fino al mare il corso dell’Alma; la questione del lago fu comunque sanata nel 1677, con l’acquisto per via indiretta da parte dei Medici del lago prima proprietà dello Stato di Piombino.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 174 Nello stesso anno venne istituito l’Ufficio dei Fossi con il quale il Sovrano delegava per la prima volta il coordinamento, il controllo e l’individuazione delle iniziative di Bonifica ad un ufficio periferico. Cosimo II fece costruire (1614-39) un Canale Navigabile, detto “Navigante” che, partendo dal cosiddetto porticciolo di Grosseto presso il Querciolo, arrivava, costeggiando il Lago a sud parallelamente al Fosso Martello, a sfociare nella Fossa Nuova e quindi alla Fiumara. L’ultima grande opera medicea risale al 1694. Si tratta di un Nuovo Canale Navigabile (il Vecchio Navigante divenne ben presto intransitabile) che, terminato nel 1715, cinque anni più tardi era già largamente devastato dal bestiame e dall’incuria. I Medici non riuscirono a capire la vocazione produttiva e commerciale di Castiglione. Essi preferirono sempre acquistare grosse partite di grano a basso prezzo sulle piazze del Levante, Sicilia e nord Europa, immettendole poi sul mercato interno. Inevitabilmente questo ridusse in maniera massiccia il prezzo dei cereali, dando il definitivo colpo di grazia alla fragile economia maremmana. Per di più, i Medici avevano trovato in maremma una consistente fonte di entrata senza spese grazie ai terreni a pascolo affittati annualmente a “fida” ai pastori. Il Lago poi generava sì esalazioni mefitiche, ma era ricco di pesce e costituiva al tempo stesso l’unica risorsa economica ragguardevole della zona e la fonte primaria della malaria. Con l’affitto della pesca del Lago, i Medici ricavavano 1/3 delle loro entrate fondiarie nette. I sovrani non avevano nessun interesse a cambiare questo sfruttamento sterile, arginando per esempio il deterioramento ambientale, perché, al di là dei problemi tecnici, non se la sentivano di rinunciare ad una rendita parassitaria sicura, quale l’introito delle fide e del canone di affitto del Lago. Gli ultimi Medici non provvidero nemmeno alle normali operazioni di manutenzione ordinaria e, all’avvento dei Lorena alla metà del XVIII sec., il “Lago” di Castiglione era ricoperto da una fitta vegetazione palustre, presentandosi così come uno sterminato acquitrino di 40 miglia di perimetro.

3.1.5 Il dominio dei Lorena Il Granducato di Toscana, a seguito di equilibri diplomatici internazionali, divenne possesso di una dinastia straniera, quella Lorena, nel 1737. La politica Lorenese si differenzia fortemente da quella attuata precedentemente; la maremma non è più vista come un territorio di confine e da sfruttare, bensì come luogo con forti potenzialità; in tal senso vanno visti la serie di studi di carattere idraulico sul territorio e i frequenti sopralluoghi eseguiti in prima persona da Pietro Leopoldo10, dai quali emerge chiaramente che la crisi socio-economica locale è legata al dissesto idrico, all’isolamento (assenza di una rete viaria soddisfacente), all’abbandono della campagna da parte dei grandi proprietari terrieri e all’insieme di leggi restrittive in campo economico.

10 Si veda “D. Ester, In viaggio con il Granduca, Itinerari nella Toscana dei Lorena, edizione medicea, Firenze, 1994”.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 175 La scelta politica di fondo dei Lorena si pone a favore della agricoltura e del popolamento, per cui il Lago come vivaio di pesce ed il pascolo brado, si rivelarono sempre più anacronistici. Fu subito evidente un certo interessamento per la maremma concretizzato da provvedimenti volti a liberalizzare il commercio dei grani verso l’esterno, a difendere gli alti prezzi agricoli, a favorire la semplificazione fiscale e la chiarezza legislativa. La maremma non è più colonia da sfruttare, ma parte integrante dello Stato da recuperare. I provvedimenti presi sono, da questo punto di vista, molto significativi. Il progetto sostenuto dai Lorena si muove su due livelli: un primo, quello legislativo, tende a favorire il liberismo e la messa a coltura delle terre abbandonate; il secondo invece, più operativo, tende attraverso azioni dirette o indirette al riassetto del sistema viario e idraulico. In questa direzione va vista la Riforma del sistema viario del 1774 che classifica le strade e responsabilizza le singole Comunità le quali sono tenute a rispondere della manutenzione delle stesse; provvedimento evidentemente necessario se ancora nella seconda metà del ‘700 la situazione del sistema viario locale è drammatica, infatti il principale sistema di trasporto tra Castiglione e Grosseto è il “barchetto” e per macinare il grano la comunità di Castiglione deve recarsi nella ben più lontana piuttosto che a Grosseto. Per quanto riguarda la questione idraulica due sono progetti principali; il primo sostenuto da L. Ximenes (seconda metà del ‘700), si prefigge di controllare il livello delle acque, facendo defluire quelle eccedenti in inverno per evitare gli allagamenti e trattenendole in estate per mantenere l’acqua ad un livello tale da non ristagnare; la finalità infatti era quella di conciliare il lago, la pesca e la sua rete di percorsi fluviali, con l’attività agricola; tale progetto seppur “geniale” viene abbandonato, causa i forti costi e la complessità d’esecuzione; il secondo invece legato al concetto di bonifica integrale viene attuato nella prima metà dell’Ottocento con la costruzione dei due canali Diversivi, che convogliano le piene dell’Ombrone nel lago colmandolo. Nonostante la permanenza di sacche malariche, il giudizio complessivo sulle opere sostenute è positivo, infatti alla fine anni ’50 dell’Ottocento, dei terreni recuperati con la bonifica, ne sono già stati messi a coltura circa 4000 ha e inoltre si assiste ad un lento, ma progressivo aumento demografico. Nel 1746 venne imposto ai proprietari assenteisti, pena l’esproprio, la riduzione delle loro terre abbandonate entro un anno: è il lavoro a legittimare la proprietà. Nel 1765 Pietro Leopoldo I divenne Granduca di Toscana. Egli subito si distinse grazie alla decisione di livellare 10.000 ettari di terreno concessi ad una trentina di grossi faccendieri: è il vero atto di nascita della classe di nuovi proprietari (già affittuari e faccendieri), che da questo momento si sostituiranno alla vecchia proprietà pubblica nobiliare ed ecclesiastica assenteista. Nel 1766 venne costituita la Provincia Inferiore Senese o di Grosseto ed il Marchesato diventa la Podesteria di Castiglione della Pescaia, con sede estiva a Tirli, comprendente , Colonna, , Ravi e . Nel

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 176 1783 il Comune di Castiglione viene soppresso e, insieme a Tirli, riunito a quello di Grosseto. In questo periodo Castiglione assunse l’aspetto attuale. Pietro Leopoldo concesse molti privilegi a chi intendesse trasferirsi nella Provincia Inferiore, donando ai nuovi arrivati il terreno per le case ed il legname per le costruzioni. Ossessionato dallo spettro della rivoluzione francese, Ferdinando III, alle prime annate di scarso raccolto, decise di adottare provvedimenti vincolistici e annonari al fine di prevenire ribellioni popolari. L’abolizione della libertà del commercio estero delle derrate, la scarsità effettiva dei cereali, la psicosi della guerra, il passaggio degli eserciti, le costrizioni militari (che sottraevano manodopera alle campagne), spiegano la corsa al rialzo dei prezzi ed il malumore popolare, sfociato nell’insorgenza del 1799. Bisogna considerare inoltre, l’aggravamento della situazione sanitaria, conseguenza delle operazioni di bonifica e la mancanza di un’adeguata rete stradale che impediva la formazione di un mercato per la produzione cerealicola. Nell’ultimo decennio del Settecento i fabbricati della Badiola erano fatiscenti, la Casa Rossa in degrado, le roccaforti costiere delle Rocchette e di Cala Galera quasi irraggiungibili per il deterioramento delle strade. La crisi economica era evidente nelle saline abbandonate, nel borgo spopolato e nel completo arresto della bonifica idraulica del Lago. Dal 1801 al 1807, Castiglione si trovò a far parte del nuovo Regno di affidato a Ludovico Borbone. Nel 1808 la Toscana venne annessa all’Impero Napoleonico e fu eretta in Granducato per la sorella di Napoleone, Elisa Baciocchi. Nel 1814 la Legge Granducale abolì tutto l’apparato amministrativo francese, ripristinò quello Leopoldino e soppresse il Comune di Castiglione fino al 1833, allorché venne formata definitivamente l’attuale comunità con le frazioni di Buriano Colonna e Tirli. Con il ritorno dei primi funzionari lorenesi inviati in maremma dal restaurato Ferdinando III, si evidenzia il quadro disastroso della pianura. Sotto il suo regno (1815-1824) l’unica novità riguardò il miglioramento della rete stradale. Le grandi opere di bonifica avvennero con Leopoldo II (1824-1859). Fin dall’inizio del suo mandato, il nuovo Granduca visitò tutta la fascia costiera per rendersi conto personalmente del problema maremmano. Impressionato da tanta desolazione, il giovane Leopoldo ordinò all’ing. Gaetano Giorgini prima e a Vittorio Fossombroni poi, di studiare il problema del risanamento del territorio. Vista l’importanza del tema della Bonifica se ne rimanda l’approfondimento al capitolo successivo. I risultati dell’intervento Leopoldino furono importantissimi per la vita ed il ripopolamento della zona. I grandi lavori di bonifica, lo sviluppo della rete stradale, il restauro del porto, la soppressione degli usi civici, permisero finalmente il decollo dell’ agricoltura. Lo stesso Leopoldo II vi contribuì introducendo nuove colture (cotone e gelso), nuovi strumenti e nuove razze selezionate di bestiame alla Badiola, tenuta che divenne così un modello d’avanguardia. La fattoria, essendo proprietà privata del Granduca, rimase ai

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 177 Lorena anche quando essi , nel 1860, dovettero andarsene dalla Toscana in seguito all’annessione al Regno d’Italia. Alla fine del secolo tutto però era tornato come prima. Una particolare citazione va fatta per le politiche dell’appoderamento e del mezzadriato. Intorno ai primi anni del 1910 il modello mezzadrile parve finalmente adattabile alla realtà grossetana. Grazie alla meccanizzazione si poté affermare un appoderamento costituito da grandi unità aziendali lavorate con l’ausilio di manodopera aggiuntiva a quella familiare-colonica. La scelta padronale a favore della mezzadria pura fu quindi determinata non solo dal fattore economico e psicologico-culturale, ma anche da quello sociale, dovuto alla presenza, nelle grandi tenute, di una insufficiente manodopera stagionale non residente, poco qualificata e dalle alte pretese salariali. Gli scioperi (a partire dal 1895) e le altre forme di rappresaglia contro i padroni (atti di danneggiamento di macchine, edifici, coltivazioni) assunsero un rilievo impressionante fra ‘800 e ‘900, ma l’appoderamento e la colonizzazione continuarono anche dopo la Grande Guerra, tanto che nel 1922 si arrivò a contare ben 25 verità aziendali. Il Catasto Agrario del 1929 fotografava in modo esemplare il composto di arcaismi e modernizzazione espresso dall’organizzazione paesistico-agraria grossetana. Delle 595 aziende provinciali censite nel 1929, la maggior parte (387) risultava già strutturata nella forma del podere mezzadrile. Agglomerati nuovi stavano sorgendo nella pianura riconquistata grazie alla bonifica ed alla colonizzazione idraulica, in special modo lungo le più importanti vie di comunicazione, basti citare, a questo proposito, la colonizzazione agricola di Pian di Molla, legata alle cave di calcare di Poggio Moscona.

· Il sistema insediativo nel Catasto Lorenese Da una lettura del territorio all’epoca della 1° edizione del Catasto Leopoldino (1827-28) si possono fare le seguenti riflessioni; il sistema insediativo è concentrato sui centri storici, Colonna (l’attuale Vetulonia), Tirli, Buriano e Castiglione; sono presenti le prime tracce di quelli che saranno i nuclei di pian d’Alma e pian di Rocca; il sistema delle “case sparse” è pressoché assente, fatta eccezione delle aree a valle di Colonna e Buriano, dove evidentemente le condizioni ambientali erano migliori; il lago ormai deterioratosi in palude ricopre ancora un vasta area della pianura, infatti a parte i chiari, più profondi, il livello generale delle acque è basso ed impedisce la navigazione; inoltre il perimetro è soggetto ad espandersi causa le piene invernali, allagando di fatto parte della piana degli Acquisti; a questo si deve aggiungere il sistema dei lagaccioli costieri, quali quello di pian d’Alma, quello del Gualdo a e infine quello di pian di Rocca. Per quanto riguarda il sistema viario sebbene non sia ancora articolato, risulta ormai consolidato nei suoi elementi essenziali; è infatti presente l’attuale strada delle Collacchie, la strada che da pian d’Alma conduce a Punta Ala, il tratto di provinciale che da Castiglione conduce ai Ponti di Badia e la strada delle strette, che da Castiglione conduce all’attuale Ampio per proseguire verso Tirli e verso le case di Colonna; la rete viaria è più fitta nei pressi di Colonna e Buriano in relazione al fenomeno delle case sparse, dove

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 178 molti sono gli elementi di continuità con la situazione attuale; andranno invece in disuso o addirittura saranno cancellati alcuni percorsi quali quello delle Rocchette, legato al sistema difensivo delle torri costiere, la strada per “Siena” che da Castiglione, in parte in pianura e in parte in crinale passava dal Romitorio e poi da Buriano e infine la strada di mezza costa che passando per il podere il Frantoio, collegava l’attuale Vaticino con Macchiascandona.

· Il sistema insediativo nel 1883 (carta storica dell’IGM) L’immagine del territorio descritta nella carta dell’IGM del 1883, presenta diversi cambiamenti rispetto al periodo precedente legati senza dubbio al miglioramento delle condizioni ambientali locali; si è ridotta infatti notevolmente la palude, grazie alle opere di bonifica integrale, che a partire dagli anni ’30 hanno visto la realizzazione dei due canali diversivi, dell’Allacciante, del nuovo alveo della Molla e il prosciugamento del lago Bernardo nei pressi di Roselle. Tali dati trovano conferma nelle stime demografiche, se infatti nel 1830 la popolazione locale risultava di 1361 unità nel 1871, questa è quasi raddoppiata, passando a 236811. Da un punto di vista insediativo infatti il fenomeno delle case sparse si estende all’”ansa della Badiola” e sono già presenti le prime tracce di quelli che saranno i nuclei della Fattoria la Badiola e di Vaticino.

11 L’economia della Provincia di Grosseto, Camera di Commercio Industria e Artigianato, edizione Giuffrè editore, 1969, tip. “multa pacis”, Varese e “D. Barsanti, Castiglione della Pescaia, Storia di una comunità dal XVI al XIX secolo, Edizioni ETS, Pisa 1996”.

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PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 181 Si infittisce inoltre la rete viaria sia di fondo valle, inizia a comparire la trama degli appoderamenti, e quella nelle aree boscate; se il tratto dell’attuale provinciale da Castiglione a Macchiascandona è completato, ancora frammentato è il tratto successivo; è invece presente il tratto di strada che da Macchiascanodna, passando per il padule del Raspollino conduce a Grosseto, realizzando quel collegamento diretto tra i due centri auspicato da secoli. Risultano invece ormai in disuso le torri costiere che sono riportate come ruderi. E’ da notare la presenza della ferrovia, che migliorò tanto il problema dei collegamenti con l’esterno, favorendo però lo sviluppo di Grosseto a svantaggio del sistema portuale di Castiglione.

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PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 183 3.1.5.1 La bonifica - Leonardo Ximenes All’avvento dei Lorena, il territorio si trovava in situazioni disastrose. Le acque stagnanti del Lago si estendevano per circa 50 Km2 e arrivavano a lambire il territorio di Castiglione, di Buriano, di Montepescali e di Grosseto. Leonardo Ximenes, padre Gesuita, fu il primo ad avere una visione generale del problema maremmano e ad affermare che, solo affrontando definitivamente il problema del Lago di Castiglione, principale causa dell’infezione malarica, poteva essere garantito lo sviluppo economico della zona. Ximenes era convinto che il Lago non andasse colmato, o eliminato, con le torbide dell’Ombrone e della Bruna, ma lasciato sussistere regimando le acque e controllandone il livello. Per regolare il deflusso del Lago, egli fece costruire uno splendido edificio a due piani con tre archi e relative cateratte, la centrale delle quali veniva usata come passaggio obbligato per il pesce in uscita e risalita, da raccogliere mediante apposito retone. Imponente e geniale, sopra le arcate, la Casa aveva lo stanzone dell’argano, con macchine e pulegge per il manovramento delle cateratte; sotto il tetto erano collocati gli alloggi dei pescatori. Contemporaneamente venne scavato un canale in mezzo al Lago (Canale Reale), largo 9 m, che doveva facilitare il deflusso del Padule e permettere la navigazione da Grosseto alla Fiumara, con l’utilizzo di parte delle acque dell’Ombrone. Inoltre, per favorire il ricambio delle acque morte e il mantenimento del livello ottimale durante le siccità estive, operò un difficile collegamento di fossi nuovi e preesistenti in modo da formare un Canale di Rinfresco fra Ombrone (tagliato alla Barca di Grosseto) e Padule. Il Canale, insieme al quello Reale, alla Fossa Nuova a alla Fiumara, doveva rendere possibile la navigazione e i trasporti fra il Porto di Castiglione e Grosseto, ed insieme azionare alcuni opifici (mulini e frantoi). Ximenes si occupò, inoltre, del primo “Piano Regolatore” del nuovo borgo nato sotto il Castello richiamando, con una serie di incentivi, nuove famiglie a risiedervi; ristrutturò il porto attraverso lo svuotamento della Fiumara, l’innalzamento delle bandine in muratura, il prolungamento dei bracci della bocca del porto e lo scavamento di una grande darsena triangolare; fece costruire magazzini per la conservazione dei cereali e la lavorazione del pescato; edificò un lungo acquedotto. Quest’ultimo ha il suo punto più rappresentativo nei 120 m sopraelevati su arconi, realizzati per scavalcare le asperità del terreno, e conserva ancora i resti in argilla inglobati che portavano l’acqua dalla sorgente della Fonte al Fico a Castiglione, fino ad alimentare la fontana che tuttora è in piazza Garibaldi. L’opera apparve come un vero capolavoro di ingegneria idraulica, tant’è vero che rimase funzionale fino ai nostri tempi. I lavori dello Ximenes durarono dal 1766 al 1778. Troppi però furono quelli cominciati e non terminati: il sistema Ximenes appariva troppo complesso per una zona dove anche la semplice manutenzione diventava spesso impossibile. Nel 1780 venne sostituito da Pietro Ferroni, il quale demolì alcune delle strutture del predecessore e delegò ai privati le colmate di piccole estensioni. Fantoni, suo successore nel 1788, pensò seriamente alla colmata del Lago con le acque dell’Ombrone, ma il suo progetto venne considerato troppo dispendioso.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 184 3.1.5.2 Gli interventi di Vittorio Fossombroni I lavori di Bonifica, ripresero con vigore soltanto con l’avvento di Leopoldo II. Il giovane sovrano ordinò all’ing. Gaetano Giorgini, che già si era messo in luce nella sistemazione idraulica di alcune paludi lucchesi, di risolvere la situazione. “Posto che l’unica soluzione valida è quella delle colmate”, disse Giorgini, “è anche vero che è più realistico pensare a qualche sicura operazione parziale, quale l’esclusione delle acque salse delle paludi” che, secondo il parere degli scienziati dell’epoca, ignari dell’inoculazione della zanzara anofele, era la causa principale della malaria. Per questa ragione, presso la Fiumara di Castiglione, vennero realizzate delle cateratte. Il ponte Giogini, inaugurato nel 1828, fu posto nel punto più basso della Fiumara perché vi confluissero le acque di scolo del Lago e, contemporaneamente, trovandosi sufficientemente distante dal mare, fosse protetto dall’urto diretto delle sue onde sulle cateratte. Per la prima volta fu così possibile passare lungo la strada Grosseto-Castiglione senza dover ricorrere alla barca. Colpito dalla validità della bonifica della Chiana, Leopoldo II incaricò il responsabile, Vittorio Fossombroni, di recarsi nel grossetano nel 1828. Il suo progetto ribadiva in sostanza l’efficacia esclusiva della colmata per recuperare la vasta superficie paludosa. Melma di fiume venne quindi convogliata, principalmente dall’Ombrone, mediante due Canali Diversivi: uno aveva origine presso la presa d’acqua, o “dentello”, di Ximenes e utilizzava il corso del Navigante, l’altro iniziava alla volta di San Martino. I Canali Diversivi, realizzati a partire dal 1833 sotto la direzione tecnica del Manetti, convogliavano le acque in cinque bacini di colmata. Esse venivano fatte depositare, chiarificare ed infine scaricare in mare attraverso i tre emissari, appositamente scavati, del Bilogio, di S. Leopoldo e di S. Rocco. I risultati ottenuti furono importantissimi per la vita ed il ripopolamento della zona: già nel 1842 erano stati recuperati alla coltura circa 2.000 ettari, più che raddoppiati nel 1859. Durante i primi anni del Regno d’Italia le cose peggiorarono, sino a che, nel 1871, la direzione dei lavori non passò al Baccarini. Furono intrapresi i lavori di colmata della seconda metà. della iniziale superficie del padule e si proseguì alla sistemazione del Primo Diversivo, affinchè potesse raggiungere una portata di 300 m3 al secondo. Vennero scavati nuovi canali colmatori su entrambi i suoi lati, venne inalveata nuovamente la Bruna e rafforzati gli argini dell’Ombrone.

3.1.6 Il XX secolo Dopo la fase leopoldina delle bonifiche, bisognerà arrivare al periodo compreso tra la I e la II guerra mondiale per ritrovare il necessario dinamismo nella conduzione dei lavori. Lo sforzo finanziario compiuto dal governo fascista per risolvere la situazione fu imponente. Determinanti furono le disposizioni della Legge Mussolini del 1928 (n. 3217) a favore della Maremma Toscana relative alla Bonifica Integrale. In base alla Legge, la Bonifica non si esaurisce con le opere di prosciugamento e di colmata, ma si coordina con la sistemazione montana e valliva dei corsi d’acqua, con le strade, le opere di approvvigionamento idrico, la lotta antimalarica. Scopo della “Bonifica

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 185 Integrale” era quello di utilizzare il risanamento di un territorio al fine di ottenere la sua trasformazione igienico-sociale. Le opere dovevano essere attuate dai proprietari dei terreni con il concorso praticamente integrale dello Stato e la Legge fece in modo di incentivare la formazione di Consorzi tra privati. Il Consorzio per la Bonifica grossetana fu istituito con il R.D. 29 marzo 1928. Esso si occupò di eseguire tutti i lavori di bonifica del Comprensorio, aiutato dall’Ispettorato per la Maremma Toscana e dall’ONC (Opera Nazionale Combattenti). A quest’ultima vennero affidati tutti i beni dei Lorena (Badiola, Alberese ecc...) sequestrati dallo Stato italiano. Vennero regolamentate le acque che, defluendo dai monti, allagavano le terre basse, convogliandole alla Bruna e all’Ombrone con una rete di canali. Tra il 1932 ed il 1933, venne realizzata una rete di scolo per le acque metereologiche per 450 Km. Oltre che alla canalizzazione ed alla sistemazione dell’alveo della Bruna e dei suoi due maggiori affluenti, Fossa e Sovata, il Consorzio si occupò anche della realizzazione di numerose strade (120 Km) e dell’acquedotto rurale (160 Km) a servizio di tutto il Comprensorio, escluso Grosseto città. Per facilitare la realizzazione di queste opere, venne costruito un villaggio operaio a Macchiascandona per facilitare agli operai il collegamento con le zone di lavoro. “Con il villaggio di Macchiascandona, dotato di acqua potabile, che formerà il primo nucleo di un futuro centro agricolo, si è resa meno aspra la dura fatica dei lavoratori. Alla metà degli anni Trenta, 8.000 Ha. di terreno agricolo erano condotti a mezzadria, con unità poderali di dimensioni in prevalenza inusitate rispetto al resto delle terre basse toscane, mentre 16.700 Ha. erano sottoposti a conduzione diretta (con aziende medio grandi). Vennero ridimensionate drasticamente le superficie aziendali, ottenendo in media 20-30 Ha. per podere e 200 Ha. per le tenute capitalistiche. Inoltre “l’andamento colturale” ed il sistema di allevamento vennero razionalizzati tramite l’abolizione completa del maggese nudo, del riposo, del pascolo, e attraverso l’introduzione di rotazioni strette di tipo quadriennale e biennale, garanzia di incremento della coltura di rinnovo, di prati di foraggiere ed erbai intercalari. Utilizzando alberature frangivento e pinete litoranee, si favorì inoltre una dilatazione delle colture viticole e frutticole. Dalla lettura della cartografia dell’IGM del 1942 emergono una serie di processi di trasformazione in linea con quelli del periodo precedentemente analizzato. Si infittisce la rete viaria e la tessitura della maglia agricola un po’ in tutte le aree di fondovalle, da pian d’Alma, pian di Rocca alla così detta “ansa della Badiola”. Anche sul versante della bonifica si sono fatti sostanziali passi in avanti; le aree che prima ne hanno benficiato sono state quelle ad est nella piana di Grosseto e quelle a nord alla confluenza del Bruna con il fiume Sovata12; qui alla zona agricola di Piatto Lavato, dove una viabilità di attraversamento

12 Le ragioni sono legate alla meccanica della colmata, che sfrutta le piene dell’Ombrone e del Bruna che si trovano rispettivamente ad est e a nord della piana.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 186 trasversale della piana era già presente nel Catasto Leopoldino, si aggiunge la “Piana dei Sodi”. Sono invece ormai costituiti i nuclei dell’Ampio, di Ponti di Badia e delle Palazzine, mentre sono consolidati gli altri, quello di pian di Rocca, della Badiola e di Vaticino. Anche il fenomeno delle case sparse si è intensificato, in particolare nei pressi di Castiglione, tra il fiume Ampio e la Fattoria la Badiola, tra Macchiascandona e Vaticino (l’appoderamento di queste due aree è opera dalla famiglia Peragallo, che possiede la Fattoria la Badiola a partire dagli anni ’40) ed infine la zona di Piatto Lavato, il cui appoderamento è effettuato della famiglia Pallini. Relativamente ai centri abitati si osserva una contenuta crescita di Castiglione lungo il fronte mare verso ovest (in direzione di ) e di Vetulonia lungo la strada di accesso, mentre è più consistente la crescita di Grosseto. Questo tendenza è confermata dai dati demografici; se infatti il Comune di Castiglione della Pescaia, con suoi 6063 abitanti nel 1937, è triplicata rispetto ai dati del 1871, Grosseto con i suoi 26386 abitanti è, rispetto allo stesso censimento, quintuplicata. Le ragioni, descritte precedentemente, sono legate alla centralità di Grosseto rispetto ai principali percorsi e sistemi di trasporto, quello carrabile e quello ferroviario e allo sviluppo agricolo, reso possibile dall’attività di bonifica, che ha messo a disposizione gran parte della piana dall’area degli Acquisti fino a Torre Trappola. L’Ente Maremma è uno degli enti di colonizzazione, istituiti a seguito della Legge Stralcio, la n°841 del 21/10/50, con il compito di attuare sul territorio (i comprensori individuati furono 8) la riforma fondiaria e agraria; tale iniziativa cercava di dare risposta ad una serie di problemi: primo fra tutti la mancanza di terre e la concentrazione di quelle presenti in grandi latifondi in gran parte a bassa redditività in un paese, in cui il 45% della popolazione era dedita all’agricoltura13; il secondo il forte disagio e la crescente disoccupazione a seguito della guerra ed infine l’obiettivo di porre fine alle continue lotte tra operai salariati e proprietari terrieri.

13 Nella provincia di Grosseto tale dato arrivava al 74%.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 187

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 188 L’iniziativa che ebbe sicuramente dei risvolti politici, quali la costituzione di un sistema di clientela per la forza politica che l’aveva sostenuta, la Democrazia Cristiana, fu senza dubbio importante sia sul piano delle politiche territoriali, che su quello delle politche socio-economico e culturali. Vennero infatti ultimate le opere di bonifica, si provvide all’infrastrutturazione del territorio aperto, con la costruzione di strade, di abitazioni e di pozzi; circa 19.000 operai nella sola Maremma tosco-laziale furono elevati a piccoli imprenditori agricoli; fu istituita una mutua tra assegnatari per garantire l’assistenza sanitaria e garantiti per anni sgravi fiscali e contributi economici; inoltre vennero realizzate scuole e attuati corsi di formazione professionale. Il progetto nel comprensorio della Maremma Tosco-Laziale, vista la complessità e la vastità, fu organizzata in diverse fasi: in una prima in cui si individuavano le terre da acquisire e le famiglie aventi titolo e il numero di quelle da inurbare, una seconda in cui si definivano i caratteri aziendali e gli interventi di interesse collettivo ed infine una terza in cui venivano predisposti i progetti definitivi per l’inurbamento (strade, poderi e appoderamenti, etc..).

· Gli effetti della riforma fondiaria sull’assetto del territorio locale La riforma fondiaria in questione ha interessato tutte le aree agricole del comune: in modo consistente e unitario Pian D’Alma, Pian di Rocca e le zone dette di Raspollino e di Piatto Lavato, invece in modo più frammentario la così detta ansa della Badiola ed la zona di Case di Vetulonia. Le aree suddette sono 2061 ettari corrispondenti al 9,9% dell’intera superficie comunale pari a 20896 ettari e al 31% della SAU (superficie agricola utile) attuale pari a 6579 ettari14. Le aree su cui si è intervenuti erano già ampiamente urbanizzate, come testimonia il raffronto tra la carta dell’IGM del 1942 e il volo dell’IGM del 1954; nelle aree prese a campione di Pian d’Alma e Piatto lavato si osserva infatti una sostanziale continuità ad eccezione dei nuovi fabbricati. La bassa densità insediativa e la regolarità tipologica non hanno alterato il paesaggio agrario, caratterizzato da vaste aree prevalentemente piatte, racchiuse all’orizzonte ora dagli argini del Bruna e del Sovata, per la zona di Piatto Lavato, ora dai bordi delle colline, nel caso di Pian di Rocca e di Pian D’Alma. L’uniformità tipologica e la ripetitività ha costituito un elemento di ordine nel paesaggio e di continuità con il passato; infatti a partire dai fabbricati più antichi, fino ad arrivare a quelli immediatamente precedenti all’intervento dell’Ente Maremma, le variazioni tipologiche, tecnologiche e formali sono state minime, questo a tutto vantaggio di una forte identità locale; (è invece a partire dagli anni ’60 che con l’introduzione di nuove tipologie estranee al contesto e con la babele dei linguaggi, si è rotta tale continuità.) La continuità dei fabbricati dell’Ente con la tradizione si è espressa appunto attraverso la ripetitività tipologica, la semplicità e la compattezza dei volumi. Gli edifici pur con delle varianti, presentano infatti volumi regolari, spesso un prisma a base rettangolare, copertura a due falde e scala esterna dritta o ad

14 Dati estratti dallo studio Agnomico forestale ( vedi allegato A)

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 189 angolo; il piano terra era destinato a magazzino e a stalla, mentre il piano superiore ad abitazione; i fabbricati inoltre erano dotati di porcilaio, di un forno e di un pozzo; questi ultimi due spesso erano condivisi da più fabbricati e quindi più famiglie; osservando la disposizione tipologica, troviamo la disposizione di due edifici vicini, come il caso di Pian di Rocca, o addirittura di tre come nel caso di Pian D’Alma. Dei circa 90 fabbricati censiti, la prevalenza si presenta in un buon stato di conservazione, mentre il 47 % presenta evidenti trasformazioni dalla tipologia iniziale. Le trasformazioni più diffuse sono state la chiusura della scala esterna e la creazioni di aree porticate protette all’esterno e la controsoffittatura del primo piano all’interno (prima a capanna), oltre che la trasformazione dei servizi igienici in dotazione. Uno dei fabbricati che è stato possibile visitare (vedi scheda n°204 ), si presenta ancora con l’aspetto originale; pavimento in graniglia, dotazione di stufa economica, servizio stretto e lungo, soffitto intonacato a capanna. Quello dell’Ente Maremma è dunque un fenomeno importante e diffuso, che è necessario documentare e preservare. Inoltre sarebbe auspicabile che almeno uno di tutti questi edifici rimanesse integro come documento di sé stesso, possibile sede di un museo della civiltà contadina (musei etnografici).

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 190

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 191

Aree sottoposte alla Riforma Fondiaria: la situazione Italiana, quella Toscana (da “Dalla Riforma Fondiaria allo sviluppo Agricolo, Archivio storico 1950-77, vedi bibliografia) e l’appoderamnto di

Pian di Rocca nel Comune di Castiglione della Pescaia (dal manuale Ferretti)

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La Colonizzazione di Pian di Rocca per opera dell’Ente Maremma. (foto aeree degli anni ’50 per concessione dell’Archivio Storico della Riforma fondiaria presso la Fattoria Grancia di S.M della Scala, Gr.)

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 193

Casa del tipo di pianure

Casa del tipo con scala semiinterna

1-Prevalenza tipo di pianura e di collin;2- Prevalenza del tipo di alta collina;3- del tipo di pendio; 4- Prevalenza del tipo id montagna: 5- Prevalenza del tipo di bonifica Tratto da:Prof. A.Mori, La maremma Grossetana, in “R.Biasutti (a cura di), La casa rurale nella Toscana

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 194

3.2 Gli insediamenti e i caratteri morfologici e tipologici

Castiglione della Pescaia

3A Castiglione della Pescaia.

Il nome di Castellione della Piscaria o Piscaria a Mare compare per la prima volta nell’813, come abbiamo visto precedentemente. Nel 962 l’imperatore Ottone I di Germania, volendo favorire Pisa con vari privilegi, le concesse tutta la costa dalla Foce dell’Arno a . A quel tempo Castiglione era formata da poche e misere case addossate nella parte di levante del poggio, sul punto più alto del quale si elevava la prima torre, nata probabilmente sulle rovine del faro etrusco che, per tanto tempo, aveva indicato ai naviganti l’ingresso del Lago Prile. I pisani realizzarono una cinta muraria dotata di 11 torri, due delle quali ravvicinate fra loro ( 20 metri l’una dall’altra) in modo tale da creare un adeguato inquadramento alla grande torre primaria, il poderoso Mastio Pisano. Nel 1447 Alfonso d’Aragona fece rialzare le due torri inserite nella cinta e, costruendo tra loro due piani di abitazione, venne ottenuta una dimora confortevole e ben esposta. Agli Aragonesi successero i Piccolomini, i Medici ed i Lorena fino a quando, con l’avvento del Regno d’Italia, il Castello, divenuto proprietà demaniale, rimase abbandonato. Alla fine dell’Ottocento l’architetto grossetano Lorenzo Porciatti, rilevandolo, provvide al suo restauro. Rispetto al colle del Castello, il borgo si è naturalmente sviluppato lungo il suo declivio più dolce, mentre la parte scoscesa forniva una valida difesa naturale verso gli eventuali invasori provenienti dal mare. All’interno della

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 195 cinta muraria non sussistevano né edifici destinati all’attività economica né spazi ed edifici pubblici (ad eccezione delle due chiese). Le maggiori attività economiche, magazzini e botteghe artigiane, erano collocate fuori le mura, in prossimità del porto-canale. L’inurbamento del borgo all’interno del perimetro murario a fini residenziali avvenne probabilmente con il progressivo impaludamento del Lago Prile. Le abitazioni prospicienti le strade seguono le naturali curve di livello e mostrano spesso i due prospetti affacciati su diverse vie e a diverse quote. Il collegamento trasversale, rispetto all’andamento delle curve di livello, risulta ottenuto soltanto attraverso due strade, attualmente identificabili con via della Fortezza e via delle Batterie. A differenza di altre cittadine medievali, nel borgo castiglionese manca una vera e propria piazza, solitamente antistante al sagrato della chiesa, con funzione di centro civile e religioso. Del resto la natura scoscesa del terreno e la popolazione scarsa non la rendevano né possibile, né necessaria. Palazzo Camajori, in via dell’Amore è, dopo la Fortezza, l’edificio più interessante di Castiglione Alto, sia architettonicamente che storicamente. La sua notevole mole era composta da vari quartieri: quello nobile, quello amministrativo, quello dei servizi e quello (su via del Recinto) dotato di cantine, frantoi e magazzini. Sul portone di Palazzo Camajori fa bella mostra di sé uno stemma (del XIV-XV sec.) dei Lorena, concesso a Giuseppe Camajori da Pietro Leopoldo per l’ospitalità offertagli durante la sua permanenza a Castiglione nel 1767. Nel 1560, comunque, l’edificio aveva già accolto Eleonora da Toledo, moglie di Cosimo I dei Medici. Per i castiglionesi la Fattoria Camajori rappresentò, per molto tempo, la possibilità di un lavoro sicuro. Al 1780 risale una planimetria del paese rilevata dal Nini. Castiglione, circondata da un fitto reticolato di orti, prati e vigneti, dentro le mura presenta ormai la sua configurazione attuale. La pianta evidenzia un nuovo sviluppo del paese lungo le linee viarie odierne ed è già presente la piazza centrale (della Repubblica) ove confluiscono quattro strade; vengono realizzati il Palazzo Pretorio, il Palazzo della Finanza, quello delle carceri ed il nuovo cimitero. Allo stesso periodo risale un progetto dello Ximenes, non realizzato, che prevedeva una serie di abitazioni tutte uguali lungo il mare. Il Catasto Leopoldino, risalente agli anni venti dell’Ottocento, mostra la presenza di orti ed aree coltivate, dentro ed attorno all’abitato, e la totale assenza di strutture edilizie lungo la spiaggia di ponente. In quegli anni, una maggiore floridezza economica permise al Comune di intraprendere vari lavori pubblici (lastricati e marciapiedi) e di commissionare un Piano Regolatore per il rione Marina o Fontanelle (1840 circa). Il responsabile del Piano, l’ing. G.B. Moretti, lottizzò il terreno compreso tra l’attuale piazza Orsini e le Fontanelle in 48 porzioni che vennero concesse gratuitamente a tutti coloro che fossero interessati a edificarvi. Nacquero così le numerose costruzioni abbinate lungo l’attuale via Vittorio Veneto (il progetto ne prevedeva 24 per ciascuno dei due lati) che, dotate di viabilità a perpendicolo, salvaguardarono la fascia costiera da eventuali speculazioni successive. Alla metà dell’Ottocento Castiglione, da centro sporadico di lavori invernali e di riunione solo stagionale di uomini ed attività, si afferma sempre più

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 196 come paese dai nuovi bisogni e costumi. Nasce una Società Filarmonica, viene aperta una sala da biliardo e, per la prima volta viene disciplinato l’uso della spiaggia per i bagnanti: nel 1854 il Ministero dell’Interno concesse al Comune il permesso dei bagni di mare sulla spiaggia in prossimità del porto, autorizzando così la costruzione di baracche provvisorie lungo il litorale. Possibilità di lavoro erano offerte dalla vetreria Scheverer, nelle vecchia fabbrica di S. Francesco, rilevata nel 1865 dai Modigliani e dalla fattoria modello della Badiola. Il Mulino a Vento dei Lorena, sul Poggio delle Trincee, abbandonato alla fine dell’800, venne sostituito dal mulino ad acqua al Podere dei Rabiti, sul torrente La Valle a tre chilometri dal paese, e da quello al bivio per Tirli sul torrente Ampio. Nel 1912 dalla vecchia Cascina Mancini nacque Villa Malenchini. Nel 1936 il marchese Luigi Malenchini, intuendo l’avvenire turistico di Castiglione, fece collocare una ventina di villette prefabbricate a circa 500 metri dall’abitato, tra la strada del tombolo e la spiaggia verso ovest. Le villette, in puro stile 900, munite di garage e corredate di tutto punto, crearono così il primo villaggio turistico balneare sulla costa maremmana (demolito negli anni ’60). Nel 1925 intanto, era stato approvato il regolamento per l’esecuzione del Piano Regolatore delle aree fabbricative di proprietà comunale ubicate lungo il mare. La zona, a nord del Municipio, verso Follonica, a destra e a sinistra della strada, era ritenuta la più idonea per il futuro sviluppo edilizio e turistico. Il terreno venne suddiviso in 31 lotti tutti uguali, messi poi in vendita al pubblico, la concessione dei quali venne subordinata all’approvazione del progetto dell’edificio che il privato avesse inteso costruire sul lotto. Il termine massimo per la costruzione era fissato in tre anni dall’avvenuta concessione. Nel 1952 il Comune diede all’ing. Pinelli l’incarico per il progetto di un piano esecutivo d’ampliamento, la popolazione era infatti passata dai 2.700 abitanti del 1936 ai circa 4.000 del 1952. Per il piano di ampliamento fu scelta la stessa direzione di sviluppo del piano del ’25. La zona era delimitata quindi dalla Provinciale delle Collacchie a sud, dal fosso del Capezzolo a ovest, e dal rilievo collinare che parte da Poggio Cavallo, chiudendo verso il mare, a nord-est. La scelta venne fatta per motivi climatici (riparo dai venti freddi grazie alla fascia collinare) e turistici (vicinanza della spiaggia). Il Piano esecutivo di ampliamento interessa i cinque ettari compresi, a sud, da via Vittorio Veneto; a nord, dalla sua parallela ( a questa distante 100 m); a est, dalla perpendicolare alle linee precedenti, condotta tangenzialmente al confine ovest della particella 225. Venne imposto il vincolo non aedificandi lungo la fascia entro 40 m dai limiti nord, est,ovest. L’area venne suddivisa in 6 isolati che, escludendo i lotti precostituiti, furono divisi in 26 nuovi lotti dalla superficie media di 400 mq. La superficie coperta non doveva essere inferiore ad ¼ ne superire ad ½ dell’intera area fabbricabile. Il numero dei piani (compreso quello terra) non poteva essere superiore a quattro e l’altezza (dal marciapiede alla gronda) maggiore di 15 m. Nel 1955 venne approvato il Regolamento Edilizio e nel 1962 il Comune adottò il PRG firmato dall’architetto Giorgio Amati, Piano successivamente rielaborato, nel 1965, dall’architetto Michele Valori e dall’ingegnere Baldo de Rossi, entrambi consulenti del PRG di Roma e del Ministero dei LL.PP.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 197 La storia urbanistica di Castiglione si collega, da questo momento in poi, alle vicende legate ai Piani di Lottizzazione degli anni ’60-70, per le quali si rimanda la trattazione al capitolo successivo. E’ comunque opportuno accennare, data la sua importanza, al caso Riva del Sole; villaggio turistico inaugurato nel maggio del 1960. La R.E.S.O., un’organizzazione svedese avente per fine l’organizzazione delle vacanze all’estero dei lavoratori scandinavi, scelse infatti la pineta comunale ad ovest di Castiglione per costruirvi un centro turistico dotato di un centinaio di villette in muratura dai due appartamenti ciascuna, albergo, ristoranti, negozi ecc... Alla fine degli anni ’50 si costituiva anche la S.p.A. con l’intenzione di lottizzare e creare insediamenti di lusso, socialmente omogenei, inseriti nella pineta adiacente alle Rocchette, con densità di costruzione minima e vincoli che tendevano a mantenere il più possibile intatte le caratteristiche dell’ambiente. Anche Castiglione cresce velocemente. A nord si arriva, con le nuove espansioni, a saldarsi con Riva del Sole. Su Poggio alle Trincee viene creata una lottizzazione composta da villette con vista sul mare, mentre all’interno la lottizzazione di Poggiodoro, in quanto non rivolta al mare, avrà un più lento successo. Contemporaneamente anche il centro storico di Castiglione subisce profonde trasformazioni. Case fatiscenti, malsane, spesso carenti di servizi igienici sono state vendute dagli originari occupanti a causa del troppo oneroso restauro. Gli abitanti del paese vecchio, pescatori, contadini ed artigiani, si sono prevalentemente trasferiti nel quartiere delle Paduline, economicamente più accessibile e popolare delle altre zone di espansione, in quanto arretrato dal mare e con sottosuolo umido. Tale quartiere si è sviluppato, contemporaneamente a quello di Ponte Giorgini, negli anni ’50-70 e mostra un’ alta densità di costruzioni, servizi e negozi rivolti più ai castiglionesi che ai turisti. Concludiamo questo escursus con alcune note dedicate all’architettura religiosa. La chiesa più antica del paese, dedicata a San Francesco, si trovava in un’area triangolare occupata oggi dal centro residenziale “l’Approdo”. La relazione dell’Accolti del 1616 afferma che le mura basse erano in parte crollate insieme ai pochi edifici “et particularmente ad una grande chiesa sulla riva destra della Fiumara”. Castiglione della Pescaia ha oggi tre chiese: quella della Madonna del Giglio (la Chiesina), appartenente alla Confraternita del Santissimo Sacramento; San Giovanni Battista (la Chiesona); Santa Maria Goretti alle Paduline. Fin dal ‘400 un’immagine della Madonna era collocata in una piccola cappella posta sotto la principale porta di accesso al borgo. Nel 1773, eliminati alcuni vani addossati alle mura, dove fino ad allora aveva alloggiato il corpo di guardia, fu compito assai semplice edificarvi una chiesa. Anche la Chiesona ha origini di carattere militare, anch’essa è nata dalla demolizione di alcuni vani a ridosso delle mura, vani utilizzati come alloggio e deposito di armi dalla guarnigione, testimonianza è rimasta nella spessa volta di protezione a copertura del coro. Quando questi vani furono demoliti, probabilmente nel ‘500, bastò un semplice muro maestro, con una porta e

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 198 due finestroni, per ottenere un vasto ambiente chiuso. L’attuale cella campanaria della Chiesona, in stile neo-gotico vagamente moresco, risale ai primi del ‘900 e venne progettata dal Porciatti, proprietario in quel momento del Castello. La chiesa di Santa Maria Goretti alle Paduline, progettata dall’architetto Carlo Boccianti, con copertura metallica distaccata, venne terminata nel 1968.

Vetulonia

3B Vetulonia.

La scoperta della esatta ubicazione della antica città Etrusca di Vetulonia risale a poco più di un secolo fa: nel medioevo il nome di Vetulonia era stato dimenticato e sostituito con quello di Colonna. Fu Isidoro Falchi, archeologo dilettante, a intuire l’esatta identificazione dell’antico e un tempo fiorente centro con il piccolo borgo di Colonna. Un Decreto Regio del 1887 restituì alla località il suo più antico nome. Data la singolare ubicazione del punto in cui sorge, sull’isola del Poggio Piano a levante del golfo che allora si estendeva a tutta la maremma, si può dedurre che Vetulonia servì come punto di approdo e di rifornimento per la navi che battevano la costa tirrenica e come avamposto difensivo contro azioni piratesche. A testimonianza dell’epoca restano gli avanzi di mura etrusche nella parte nord-est del paese. Queste, poste a difesa della parte più alta della città e inglobate tra due alte costruzioni medioevali, vennero realizzate con blocchi di forma poligonale, secondo una tecnica costruttiva diffusa tra il VI e II sec. a.C.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 199 La città etrusca ebbe il suo massimo splendore tra il VII e il VI sec. a.C. Dopo un periodo di decadenza, la dominazione romana del III sec. a.C. le restituì nuovamente una certa importanza. Nel medioevo Vetulonia entrò ben presto nell’orbita d’influenza della Abbazia di Sestinga e, dopo una breve dominazione dei Lambardi, nel 1323 il territorio fu acquistato dal Comune di Massa che realizzò una nuova fortificazione. Essa è presente ancora con pochi resti: una torre mozza rotonda e un torrione con base a scarpa appoggiato a nord-ovest ad un altro fabbricato e a nord-est alle antiche mura megalitiche. Nel 1332, dopo la guerra tra Massa e Siena, Vetulonia passò sotto il dominio diretto di quest’ultima, seguendo le sorti della repubblica. Dalle antiche mura si estende la grande zona dell’antica Acropoli. Numerosissime sono le tombe a pozzetto o a tumulo che occupano la zona che si estende dal confine nord est del centro abitato a sud della strada comunale lungo il versante est della collina per una profondità di circa due chilometri. Dalla mappa del Catasto Leopoldino Colonna si presenta ancora nella sua vecchia ubicazione quasi circolare, completamente circondata da prati e priva di altri fabbricati. In località di Casallia, lungo la strada a nord di Vetulonia, sorge il complesso Le Case, gruppo di edifici abitativi risalenti almeno al XV secolo. Il complesso, nato originariamente come Convento, comprende tra l’altro una torre a pianta quadrangolare con basi a scarpa realizzata a conci di pietra ben squadrati lungo gli spigoli. La popolazione di Vetulonia, oggi in lenta diminuzione a causa dell’emigrazione, trae le sue risorse economiche dal taglio della legna del bosco, dal carbone di legno e dalla produzione agricola. Anche per Vetulonia concludiamo descrivendo le architetture dedicate al culto. Nella parte alta del paese, contraddistinta da molte case d’epoca medioevale, sorge la chiesa parrocchiale dei Santi Simone e Giuda, le prime notizie della quale risalgono al X secolo. La chiesa si presenta in bozze di pietra squadrata in uno stile romanico molto rimaneggiato nei successivi ampliamenti quattrocenteschi, così come la chiesa della Madonna delle Grazie, del tutto rifatta , ma contenente un notevole affresco del XV secolo.

Buriano Buriano è una delle pievi più antiche della maremma, ricordata sin dall’XI secolo, essa è dedicata a Santa Maria “in Arcione”, denominazione che ancora nel ‘700 contraddistingueva il colle su cui sorge il borgo. Nel 973 il castello è citato tra le corti degli Aldobrandeschi, passate successivamente ai Lambardi. Nel XII-XIII secolo Buriano è ricca e potente, la popolazione aumenta ed il paese arriva ad estendersi fin verso “l’uscetto” dove, ancora oggi, sono visibili antiche mura; più in basso doveva aprirsi una porta che ha lasciato a quel rione il nome di Porta Vecchia. A questo periodo risale la chiesa di Santa Maria Assunta, realizzata con pietre che la tradizione vuole siano state potate a spalla da . La pietra detta “sassoforte”, era usata già dagli Etruschi, mancando in loco una

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 200 pietra pregiata (un esempio è dato dal tamburo della tomba del “Diavolino”). Il Comune di Buriano continuò a governare fino al 1398 quando Gherardo Appiani, Signore di Piombino, lo conquistò. Se escludiamo la chiesa e le mura del Castello, non è presente oggi nessuna testimonianza del periodo comunale, le abitazioni più antiche infatti risalgono al 1400-1500 (case del “Buiore”).La cinta muraria è ancora visibile in alcuni frammenti a settentrione, mentre notevoli sono i resti della rocca in pietra calcarea alberese a filaretto mista a muratura rustica , risalente al XII secolo.

3C Buriano.

Nel 1553 Buriano è distrutta dai senesi. Nei secoli successivi il paese non subisce modifiche sostanziali. Il Catasto Leopoldino del 1822 mostra un paese ad impianto semicircolare con terreni coltivati attorno al borgo. Si distinguono tre strade: per il Romitorio, per il Piano e per Colonna. Nel 1833 Buriano viene aggregato al Comune di Castiglione formando definitivamente l’attuale comunità assieme alle frazioni di Colonna e Tirli. Come detto la chiesa di Santa Maria Assunta risale al 1302 e conserva i caratteri stilistici romanici tipici delle chiese agostiniane dell’epoca. La facciata a capanna, in filaretto con conci di arenaria squadrata, presenta un portale sormontato da un occhio centrale ed è impreziosita da elementi lapidei di epoca precedente. Una delle opere di maggiore rilievo della chiesa è la vetrata dipinta, posta sul lato destro, databile attorno al XVI secolo.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 201

Tirli Tirli nasce come comunità aggregatasi naturalmente tra i boschi isolati del territorio di Castiglione (le prime notizie risalgono al IX secolo). La natura del luogo, privo di fortificazioni, la espose ad incursioni piratesche, la più clamorosa delle quali avvenne nel XVI secolo, quando Tirli rimase quasi completamente distrutta dai Turchi di Khair-Eddih il Barbarossa che, sembra, in seguito si mescolarono con la popolazione autoctona. Alla fine del ‘600, a causa del peggioramento delle condizioni del Lago, Tirli fu sul punto di soppiantare Castiglione come polo di sviluppo di quella parte di maremma. Fu Fra Giovanni di ad organizzare per primo l’umile società tirlese ed a costruire, intorno al 1660, la chiesina in località Sant’Anna, ampliata successivamente in un convento. Poco distante venne eretta, alla fine del secolo, l’altra chiesa del borgo: quella di Sant’Andrea, carattere romanico, facciata a capanna, occhio centrale e tetto a capriata.

3D Tirli

Lo sviluppo demografico di Tirli è impressionante se paragonato a Castiglione, i 20 abitanti del 1607 diventarono 392 già nel 1698 (contro i 167 di Castiglione). In alcuni documenti del 1715 vengono citati il Palazzo Pretorio (ove il commissario mediceo amministrava la giustizia, attualmente identificabile in Palazzo Toninelli in via del Poggetto), Casa Bardoni, Casa Giusti ed il granaio dell’Abbondanza. L’incremento demografico, dovuto all’aria buona ed ai privilegi concessi dal sovrano, portò problemi di sussistenza già ai primi del ‘700: le aree

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 202 coltivabili, strappate sempre più faticosamente ai boschi, e l’acqua potabile cominciarono a scarseggiare. Nella seconda metà del ‘700 ormai, Tirli non ha più l’importanza del secolo precedente e rimane isolata dalle vie di comunicazione. Pietro Leopoldo inoltre soppresse il convento degli Agostiniani, unico istituto che garantiva una certa, se pur minima, elevazione morale ed educativa; la riunione con Gavorrano poi distaccò sempre più Tirli dai centri più vitali della pianura maremmana. Nel 1780 Tirli comprende una cinquantina di edifici raggruppati in ordine sparso. Il disordine edilizio è ancora evidente nel Catasto Leopoldino, dove si nota l’isolamento del complesso della chiesa di Sant’Andrea, collegata al grosso dell’abitato dalla sola ripida strada del Poggetto, e i numerosi prati, castagni, orti, capanne tra le strutture insediative. La quasi stazionarietà di Tirli nel corso dell’800 si può spiegare con il suo sempre più crescente isolamento, già iniziato nel secolo precedente, ma che indubbiamante aumentò con l’avanzare della bonifica ed il conseguente miglioramento delle condizioni di vita a Castiglione. Non era più necessario “rifugiarsi” a Tirli, anzi a Castiglione le possibilità di impiego e di guadagno erano decisamente più alte.

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Punta Ala Nel 1949 la Punta Ala S.p.A., società con sede nel Liechtenstein, acquista la zona di Punta Hidalgo, oggi Punta Ala.

3E Punta Ala.

Italo Balbo, ministro dell’Aeronautica sotto il regime fascista e proprietario della zona fin dal 1932, oltre a risanare poderi e torri preesistenti, aveva bonificato la zona del Gualdo con l’intenzione di costruirvi un piccolo campo di aviazione, mai realizzato. Nel 1959 la Punta Ala S.p.A. divenne italiana, estese il pacchetto azionario ad altri proprietari della zona (Lentati e Barzellotti) ed ottenne dal Comune l’approvazione di un Piano di Urbanizzazione per tutto il Comprensorio, ad esclusione di Tartana, rimasta in un primo momento ai Lentati e dotata quindi di convenzione separata. Un Piano Regolatore che pianificasse lo sviluppo del territorio del Comune castiglionese ancora non c’era e la zona, con grossi problemi di occupazione e di crisi dell’attività agricola, vedeva nello sviluppo turistico la sua speranza per un decisivo decollo economico. Il Piano di Punta Ala prevedeva un insediamento d’elite immerso nel verde ed un porto attrezzato. Nel 1963 venne effettuata una parziale rielaborazione del piano precedente ad opera dell’architetto Ludovico Quaroni. Questo Piano di Lottizzazione globale è stato successivamente suddiviso in Comparti a loro volta realizzati attraverso specifici Piani attuativi.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 204 La fortunata scelta progettuale che fin da subito ha caratterizzato Punta Ala è basata sulla salvaguardia della fascia costiera, dotata di spazi pubblici, verde e zone aperte. Gli edifici sono infatti collocati solo dietro questa fascia attrezzata distesa lungo tutta la costa. I Comparti abitativi sono disposti sia in zona pianeggiante, immersa in prati e pinete estremamente curati e munita di percorsi pedonali in grado di garantire facile accesso alla spiaggia; sia in zona collinare inserita nella macchia e, viceversa, bisognosa di utilizzare mezzi di trasporto per gli spostamenti. In realtà la viabilità pedonale e ciclabile, studiata accuratamente per i Comparti pianeggianti dal caratteristico segno progettuale circolare (Fornino, Pozzino, Molletta), non è mai stata realizzata completamente, l’unica zona dotata di una completa rete viaria pedonale rimane quella del Tartana. Originariamente Punta Ala venne dotata di una piccola scuola, in seguito trasferita a Pian d’Alma ed oggi definitivamente eliminata. Punta Ala nasce come insediamento d’elite e sino ad oggi è riuscita a mantenere il suo carattere medio-alto. La tipologia più diffusa attualmente consiste nella villetta di 150 mq. ed un unico tentativo di progettazione di monolocali si è mostrato fin da subito inappetibile. Gli appartamenti più piccoli sono di 65 mq. e rappresentano comunque una minoranza. I residenti fissi sono 300, la maggioranza dei quali, circa 200 unità, è costituita da persone impiegate a Punta Ala in qualità di commercianti, giardinieri (se ne calcoli uno per ogni quattro ville) e personale di servizio ed è insediata nella zona PEEP di Poggio Scoglietto (45 appartamenti), mentre il centinaio rimanente occupa villette sparse. Punta Ala è una vera e propria unità territoriale. Il Comprensorio coincide esattamente con i confini naturali dei crinali ed occupa uno spazio di 1.000 ettari, edificato per 900.000 mc. Durante la stagione estiva Punta Ala arriva ad ospitare 10.000 persone, mostrando alcune carenze: la mancanza di strutture collettive, che rende quasi totalmente assente la fascia di popolazione compresa tra i 20 ed i 35 anni, l’insufficienza dei parcheggi e la profonda crisi delle strutture commerciali del Porto, prive di collegamenti adeguati con l’interno e per questo soppiantate dal centro servizi del Gualdo, aperto tutto l’anno, dotato di zona per la sosta delle auto e di una vicina area di verde pubblico. L’area portuale, progettata da Gardella, Mazzoni, Betti e Piemontese, offre ben 900 posti barca, quattro blocchi di servizi pubblici di alta qualità ed uno Yacht Club aperto tutto l’anno, ma soffre della mancanza di collegamento con il resto del Comprensorio. Le sue edificazioni nella parte alta si impongono per un’eccessiva concentrazione che la rendono, dato l’eccesso di volume, decisamente fuori scala rispetto al carattere urbanistico ed architettonico di Punta Ala. La presenza del Porto ha inoltre accellerato il naturale processo di erosione della spiaggia che in alcune zone (Tartana in special modo) arriva ad assumere aspetti preoccupanti. Gli ultimi studi accurati sull’erosione della costa, prodotti da una società belga, risalgono al 1961. Durante i mesi estivi la ricettività alberghiera è spesso insufficiente e pochissime sono le abitazioni disponibili in affitto. L’elevato livello economico dei proprietari rende loro completamente inesistente la necessità di un

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 205 affitto, a meno che esso non sia previsto a livello contrattuale al momento della compravendita (Comparto Tartana). In estate la spiaggia arriva ad ospitare 6.000 bagnanti. Gli stabilimenti balneari, che occupano circa i 2/3 della spiaggia. La spiaggia pubblica, per contro, ha subito un forte degrado a partire dagli ultimi anni. Le attività legate alla vela ed al golf sono quelle economicamente più rilevanti, mentre le manifestazioni ippiche sono riservate prevalentemente alla stagione estiva, nonostante vi sia uno dei soli tre campi di polo presenti in Italia. Le strutture portuali e, soprattutto, il campo da golf (con le sue 25.000 presenze annuali) attirerebbero un afflusso decisamente maggiore se vi fosse la possibilità di godere di un adeguato servizio ricettivo in ogni periodo dell’anno. A detta degli operatori del settore, la dolcezza del clima potrebbe richiamare un turismo potenziale composto da appassionati golfisti, prevalentemente nord europei, che si recherebbero comunque a Punta Ala indipendentemente dalla presenza di spiaggia e mare.

Il Golf Club. Il complesso occupa 70 ettari e contiene un campo standard di diciotto buche. Il Club è aperto tutto l’anno e conta 250 soci sottoscriventi una tessera annuaria. I nord europei (generalmente scandinavi) sono gli utenti più numerosi durante il periodo invernale. Data l’indisponibilità dei loro campi ghiacciati, essi lamentano spesso la difficoltà del pernottamento nel periodo compreso tra ottobre e maggio dovuta alla chiusura degli alberghi (viceversa i costi gestionali sarebbero difficilmente ammortizzabili) e alla mancanza di una foresteria (con eventuale residenza a rotazione) accessorio consueto dei principali campi da golf. In Luglio e Agosto l’utenza, soprattutto italiana, è assai numerosa e la sede arriva a soddisfare circa 220 giocatori al giorno, ma gli spazi destinati a spogliatoi, depositi e servizi si rivelano spesso insufficienti. Presto comunque si troveranno a coesistere ben tre campi da golf: oltre al Club House di Punta Ala sono in fase di elaborazione anche quelli di Follonica e del Pelagone. La complessa manutenzione del green impiega stabilmente quattordici persone che, nei periodi estivi, vengono aumentate.

Il Gualdo Il progetto originario, risalente al 1961-’62, prevedeva sette grossi fabbricati di dieci piani ciascuno. Di questi solo uno è stato realizzato (Il Delfino), la costruzione dei rimanenti edifici fu immediatamente bloccata pensando di ridistribuire più opportunamente i 200.000 mc. di completamento del Comparto non in verticale, bensì in orizzontale. Nacque così una tipologia bifamiliare particolarmente originale pubblicata su numerose riviste in tutto il mondo. Il Gualdo è suddiviso in vari nuclei di 12 – 14 appartamenti aggregati tra loro in modo da formare una piazza a corte all’interno ed una corona di giardini all’esterno.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 206 I 200 appartamenti complessivi, tutti di 100 mq., possiedono ciascuno tre camere, due bagni, una cucina ed un soggiorno. Gli appartamenti al piano terra sono dotati di un giardino di pertinenza, mentre quelli al piano superiore possiedono ampie terrazze che fungono sia da originale copertura della residenza sottostante, sia da collegamento tra un nucleo e l’altro. I parcheggi sono posti esternamente al Comparto (l’interno è infatti attraversato da vie esclusivamente pedonali), ma la capienza in alta stagione risulta spesso insufficiente soprattutto per la vicina presenza del centro commerciale.

La Tartana L’ultimo complesso realizzato in ordine di tempo è costituito da un residence a due piani e da villette ad un unico piano per un totale di 37 appartamenti per 20.000 mc. Gli appartamenti compresi nel residence (7.000 mc.) sono a rotazione d’uso e per contratto devono essere obbligatoriamente affittati dai proprietari per il 50% dell’anno. Il complesso, basso e articolato, si snoda attraverso 3F Cala Tartana (Punta Ala). ballatoi, balconi,

corridoi, corti e cortili interni secondo quella che è stata definita dagli stessi progettisti “un’interpretazione maremmana del gualdo”. L’accesso al mare è garantito da una strada esclusivamente pedonale lunga 500 metri.

3.2.1 Gli insediamenti

Abbazia di Sestinga L’Abbazia, dedicata a San Bartolomeo, venne fondata all’inizio dell’XI sec. originariamente essa doveva sorgere nel luogo detto oggi Badia Vecchia, un’altura a nord degli attuali ruderi risalenti invece al XII secolo, allorchè venne edificato un complesso più esteso alle dirette dipendenze della Abbazia di Sant’Antimo. L’edificio medioevale, collocato in località “Il Convento” alle porte di Vetulonia, si presenta come un maestoso rudere a pianta rettangolare. Il suo lato lungo è costituito da conci rettangolari di pietra a filaretto con all’estremità i resti di una torre, mentre il rimanente, in muratura grezza con finestrature, è frutto di sistemazioni recenti legate all’uso agricolo.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 207 Nel 1275, con il dominio assoluto dei Lambardi su Colonna, la potenza di Sestinga è oramai finita. Nel 1331 i frati furono additittura colpiti da scomunica per debiti e Sestinga divenne possesso degli Agostiniani di Siena, ai quali rimase fino alla soppressione degli ordini religiosi, all’inizio dell’800 (ad opera di Leopoldo I), quando il complesso subì un rapido declino, tanto da essere utilizzato come fienile.

Il Romitorio di San Guglielmo Dalla Rocca di Buriano, attraverso un sentiero nel bosco (4 Km), si accede a questo che è tradizionalmente considerato il primo rifugio di San Guglielmo al quale, secondo la leggenda, la Vergine apparì per curare le ferite. Il Romitorio venne costruito nel 1597 dal Beato Giovanni da Batignano e restaurato, nel 1758, dai conti Alberti che vi apposero il loro stemma in pietra. L’edificio si presenta come una semplice costruzione a pianta rettangolare con copertura a capanna e facciata in bozze di pietra squadrata. Quando Guglielmo cominciò ad essere circondato da troppe persone, egli scelse come luogo di rifugio una valle inaccessibile, folta di densi ed altissimi alberi, circondata da palude mortifera. Proprio in questo luogo venne successivamente realizzato un Eremo.

L’eremo di Malavalle Dopo la morte del Santo, avvenuta nel 1157, la comunità guglielmita fondò, nel 1188, un convento ordinato secondo la Regola di San Benedetto. Nel corso del XIII secolo, durante la guerra con Siena, la costruzione venne distrutta e ricostruita più volte e le spoglie del Santo furono disperse nei centri vicini. L’Eremo fu attivo e florido per tutto il Seicento, fino a che l’ideologia illuministica, unita allo sgretolarsi della vita claustrale nella seconda metà del Settecento, e le sistematiche ristrutturazioni degli Ordini religiosi, non portarono alla soppressione di numerosi conventi. Nel 1783 Pietro Leopoldo decretò che dal patrimonio del soppresso convento venissero creati due fondi: uno per mantenere un cappellano in Castiglione della Pescaia e l’altro in soccorso dell’Ospedale cittadino. L’edificio venne così definitivamente abbandonato all’inizio dell’800, quando cominciò la sua metodica espoliazione. L’antica casa madre dei Guglielmiti si raggiunge attraverso una strada a sterro da imboccare al Padule di Castiglione, prendendo una traversa a destra della provinciale dell’Ampio e inoltrandosi alcuni chilometri nel bosco lungo un sentiero che, a tratti, costeggia i resti dell’acquedotto Ximeniano. L’Eremo mostra ancora tracce del chiostro con le residenze dei monaci ed i ruderi di una torre settecentesca. La chiesa presenta i caratteri romanici del XIII secolo, epoca a cui risale il suo impianto originario, ed è dotata di un’unica navata di 12 metri coperta con volta a botte. L’edificio è in semplice muratura in filaretto a conci squadrati con facciata a capanna ed elegante portale in pietra.

L’insediamento romano di Salebro A circa 900 metri dalla foce del Bruna si trovano i resti dell’antica Salebro, oppidum romano, stazione di sosta lungo l’antica via Aurelia, nonchè

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 208 struttura portuale sullo sbocco del Lago in mare, costituiti da un rialzo a pianta quadrangolare, delimitato lungo il fiume da un muro di costruzione medioevale, costruito coi detriti raccolti nell’area urbana (marmi, ciottoli, laterizi, tegoloni, travertini). I primi ritrovamenti risalgono al 1880, durante gli scavi del Canale Essiccatore. A circa un metro di profondità sono state rinvenute tombe con piano di sabbia, contenenti scheletri di inumati senza corredo.

Il Forte delle Rocchette

3G Forte delle Rocchette.

Il Forte delle Rocchette si trova sul mare fra Castiglione e Punta Ala, a circa 10 Km dall’abitato in località omonima. Il nucleo antico, probabilmente risalente al XII secolo e denominato Rocca di Campo Albo, fu fortificato sotto i Medici (1568) e poi ampliato e ristrutturato in vera fortezza tra il 1878 ed il 1888. Il fortilizio, disposto sull’alto di una scogliera a picco sul mare, è costituito da una torre quadrata circondata da mura e da un lungo fabbricato più basso, cui si accede da un portale ad arco tondo.

La Nuova Torre di Troja La Torre di Troja si trova in località Punta Ala, sulla costa fra Castiglione e Follonica. L’edificio è situato sulla cima di un promontorio che in passato si chiamava appunto Capo Troja, una zona che venne ribattezzata Punta Ala quando, nel 1932, fu acquistata dal celebre trasvolatore dell’Atlantico, Italo Balbo. La Torre centrale originaria fu fatta costruire da Cosimo I de’ Medici nel 1560, nell’ambito di una serie di fortificazioni con le quali si vollero potenziare

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 209 le difese costiere contro la minaccia Turca. Nel 1788-89, sotto Pietro Leopoldo di Lorena, la Torre fu ristrutturata e allargata nella forma attuale finchè venne restaurata da Italo Balbo, che ne fece la propria residenza. La fabbrica quadrilatera ha due piani disposti su base rinforzata a scarpa e uno superiore più ristretto, costituito dalla parte terminale della più antica Torre omonima.

L’antica Torre di Troja, o degli Appiani La Torre si trova nell’isoletta di Troja o dello Sparviero, di fronte a Punta Ala. Costruita in epoca imprecisata, venne gravemente compromessa da un attacco dei Turchi e abbandonata a seguito del massacro della guarnigione. Fu allora che Jacopo VI Appiano, Signore di Piombino, cedette ai Medici il promontorio dove venne edificata la nuova Torre della Troja. La Torre ha sezione cilindrica, finestrelle ed un coronamento di archetti-mensole semidistrutto. L’opera muraria è in pietra locale e calcestruzzo.

La Torre d’Alma La Torre d’Alma è situata sulla S.S. 322 delle Collacchie, quasi in corrispondenza del bivio per Punta Ala, a 13 km a nord di Castiglione. Le notizie storiche risalgono ai secoli X-XI, epoca in cui è testimoniata la sua dipendenza dalla Abbazia di Sestinga. La storia del castello resta piuttosto oscura; all’inizi del Trecento la zona era dominio dei conti d’Elci legati alla repubblica di Siena. Non è stato accertato se il castello d’Alma debba identificarsi con gli ormai pochi ed illeggibili ruderi di Poggio Castello, oppure con quelli di Castel Maus. Il torrione che si trova in località Pian d’Alma costituisce comunque un’importante presenza medievale: quadrato con la base a scarpa, la sua struttura presenta interventi successivi che ne alterano l’aspetto originario.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 210 La Torre del Barbiere Parte del complesso residenziale di Punta Ala, la Torre sorge ad un centinaio di metri dal mare. Essa è nota anche come Torre del Barbiere, dal nome della collina retrostante, o Torre Balbo, dal nome dei proprietari. Avamposto costiero dello Stato di Piombino, fu eretta nel 1557 nell’ambito di un vasto programma di potenziamento delle difese costiere. Venne disarmata alla fine del ‘700. L’edificio a sezione quadrata presenta una sommità piuttosto articolata che vede sporgere una piccola caditoia in corrispondenza del ponticello elevatoio. Si notano inoltre un piccolo campanile ed un fumaiolo. La Torre di Cala Galera Sulla costa scoscesa poco a nord delle Rocchette si innalza la Torre di Cala Galera, oggi di proprietà privata. Le notizie storiche del territorio risalgono alle vicende della dominazione pisana, anche se le strutture attuali della Torre sono più recenti. Di fatto la fortificazione venne restaurata nel 1792-93 per “ricoverare una parte del Presidio, poichè il restante abita in alcune stanze fuor della Torre”. Nel 1847 la struttura venne disarmata.

3H Il forte di Cala Galera.

Ben isolata e visibile anche a distanza, se ne distingue la sezione circolare, la rampa di gradini che immetteva al ponte levatoio e la serie di ruderi di altri edifici negli immediati dintorni.

Il Forte di Castel Maus Castel Maus si trova sul poggio omonimo, all’interno di una folta macchia. Del castello si hanno notizie fin dal 1075, ma nel 1183 appariva “già diroccato e deserto di abitatori”. Fino al XVI secolo era noto come Villa Magna. Su Castel Maus – Villa Magna – Poggio Castello – Castel d’Alma, le notizie storiche sono piuttosto confuse: la derivazione che ne fornisce il

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 211 Barberini è “Castel-Alma-Us” (con l’us che starebbe per usque, negli estremi di una confinazione). Attualmente è assai difficile raggiungerlo e sono visibili soltanto ruderi ricoperti da una fitta vegetazione.

3.2.2 I caratteri morfologici e tipologici della città e del territorio

Il sistema urbano castiglionese

· Premessa metodologica Lo studio del sistema urbano è, in certa misura, il prolungamento del precedente capitolo e affronta, attraverso una più attenta lettura dell'organismo territoriale (classificando la struttura e la gerarchia dei percorsi e dei tessuti edilizi), il problema del riconoscimento e della classificazione delle “unità insediative urbane”. In ambito extraurbano, attraverso una identica metodologia di lavoro (che ha però avuto come unità di riferimento il paesaggio, la struttura insediativa e la componente agricola) sono state individuate le “unità di paesaggio”. Lo studio del sistema urbano comprende: a) le linee di tendenza dello sviluppo urbano attraverso lo stato di attuazione del vigente Prg; b) l’organizzazione e l’evoluzione sociale ed economica della popolazione; c) lo stato dell’offerta dei servizi; d) l’individuazione delle leggi di formazione e di aggregazione dei tipi urbani fondamentali, la loro struttura figurale e la loro organizzazione spaziale, attraverso un processo metodologico-progettuale che, partendo dall’analisi dei tipi edilizi (edificio + area di pertinenza), dall’assetto morfologico, dalle polarità e dai percorsi, ha classificato i diversi ambiti urbani, corrispondenti ad associazioni omogenee del tessuto elementare edilizio definiti, appunto, sulla base di criteri tipo-morfologici.

· Linee di tendenza dello sviluppo urbano recente Lo sviluppo urbano castiglionese inizia nei primi anni sessanta, quando viene realizzata la lottizzazione Riva del Sole da parte di una società svedese e con la costruzione del porto turistico di Punta Ala e i suoi primi insediamenti di tipo turistico-residenziale. Ma è con il Prg del 1978 (definitivamente approvato dalla regione Toscana nel 1983) che si tracciano le direttrici dell’espansione urbanistica che hanno poi costituito le linee su cui si è sviluppata in quegli anni l’attività edilizia del Comune. Il Prg, in assenza di una pianificazione sovraordinata, ha attribuito al Comune di Castiglione il ruolo di cerniera tra il golfo di Follonica (sino al promontorio di Piombino) e la piana di Grosseto (fino ai monti dell’Uccellina), assegnandoli così un ruolo di fulcro e cerniera di un sistema geografico ed economico, sia per il settore primario e secondario che per quello turistico. Nelle ipotesi programmatiche di sviluppo il piano intravede infatti per il

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 212 comprensorio comunale la funzione economica di congiunzione con i comuni circostanti. Il Prg individua nel sistema territoriale agricolo uno dei principali elementi di supporto all’uso delle risorse ambientali e per la ricettività turistica, mantenendo al contempo la sua principale funzione di tipo produttivo. La fascia costiera viene interessata da un sistema di parchi pubblici (oltre 7 milioni di mq.) che si estendono da Pian d’Alma fino al confine con il Comune di Grosseto. Per quanto riguarda il sistema infrastrutturale, oltre alla direttrice interna che collega Follonica, Castiglione della Pescaia, Macchiascandona, Giuncarico, è previsto un collegamento diretto con l’aeroporto di Grosseto e un collegamento con le grandi infrastrutture nazionali quali l’autostrada A-12, la S.S. 1 Aurelia e la ferrovia Genova-Roma. Per i centri storici sono previste norme di valorizzazione degli stessi assegnando a loro un ruolo direttivo e di riferimento quali poli urbani di tipo culturale e di servizio. Sotto il profilo insediativo il Prg prevede: l’espansione verso la zona delle Paduline e intorno al Castello con un sistema di parchi pubblici ai quali viene affidato il ruolo di struttura connettiva dei tra l’esistente e il futuro impianto urbanistico; il recupero del Porto mediante integrazione con nuovi bacini complementari, potenziamento delle infrastrutture portuali esistenti in direzione non solo turistica, ma anche produttiva (pesca, commercializzazione dei prodotti ittici); l’inserimento del porto nella struttura urbana.

….. Lo stato di attuazione del Prg Il Prg di Castiglione della Pescaia è un piano che risente nella sua impostazione della cultura urbanistica degli anni settanta che privilegiava gli aspetti quantitativi dello sviluppo urbano delle città. E’ un piano che si caratterizza in questo senso per le previsioni di forte espansione edilizia non giustificate dal ritmo di crescita degli abitanti. La popolazione nel 1961 era di 6.662 abitanti, cresciuta a 7.819 nel 1971 e a 8.049 nel 1981. Ad un incremento di 1.387 abitanti nell’arco di venti anni sono stati previsti oltre 800 mila metri cubi di nuove costruzioni (più di 8 mila nuovi abitanti). E, al riguardo, non si può non osservare che per il soddisfacimento dei bisogni abitativi dei residenti si è dovuto far fronte, dopo l’approvazione del Piano, a successive varianti per individuare nuove zone di espansione per far fronte ai problemi dell’edilizia residenziale pubblica. Le nuove previsioni insediative hanno interessato ulteriori 22 ettari di suolo edificabile e nuovi volumi per circa 237 mila metri cubi. Le 32 varianti fatte al Prg dalla sua approvazione fino ad oggi possono essere raggruppate per tipologia. Quelle che hanno avuto una maggiore incidenza territoriale hanno riguardato: a) varianti per l’individuazione di aree Peep (Poggio d’Oro, La Valle, Poggio d’Oro2, S. Maria, Punta Ala, Tirli, Vetulonia) b) variante per l’ampliamento del PIP La Valle; c) varianti per previsione di attrezzature pubbliche (canile, attrezzature sportive località Casa Mora, ufficio postale Via Paolini, impianti di

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 213 depurazione a Buriano, Vetulonia, Tirli e Le Rocchette, parcheggio di Tirli e Gualdo, passaggio a mare località Le Rocchette, ampliamento cimitero di Vetulonia, rotatorie stradali). Le varianti che maggiormente hanno inciso sul Prg dell’80 sono state comunque quelle relative alla c.d. “variante organica” (Del. C.C. 199/93) attraverso la quale sono stati previsti vari interventi di adeguamento quali: l’individuazione di un nuovo percorso all’ingresso del centro tra Via F. Cervi e Via IV Novembre; due nuove aree a parcheggio all’altezza della strada panoramica; l’individuazione dell’area per spettacoli viaggianti; lo spostamento di volumi all’interno dell’abitato ai fini di un riordino urbanistico; la riperimetrazione del Pip La Valle localizzando aree per nuovi servizi di interesse pubblico; una zona per maneggio in località Castellaccio Prile; un’area per la sosta regolamentata dei camper in località Porta a Colle; un’area per il servizio di metanizzazione in località Macchiascandona; alcune zone per servizi a Punta Ala (canonica e caserma carabinieri); un parco pubblico a Vetulonia; l’individuazione di aree per discariche di inerti. Oltre alla variante organica vanno inoltre ricordate la variante per il recupero del patrimonio edilizio esistente (Del. C.C. 6/98), la variante organica di adeguamento delle strutture alberghiere (Del. C.C. 199/93), la variante per l’individuazione delle strutture campeggistiche autorizzate (Del. C.C. 52/95). Quest’ultima variante era stata oggetto di stralci e prescrizioni regionali alla quale il Consiglio Comunale ha dato risposta nel settembre 2002, nel corso dell’anno 2006, a seguito delle integrazioni prodotte, la Regione Toscana ha richiesto ulteriori approfondimenti e revisioni che sono in fase di predisposizione. I grandi interventi non attuati sono sostanzialmente due: il primo interessa Punta Ala (lottizzazione di Poggio al Crino), il secondo interessa l’area di Poggio D’Oro dove il PRG vigente prevedeva un comparto edificatorio denominato “Val Mattea”.

…. L’offerta dei servizi La conoscenza dello stato dei servizi costituisce una fase specifica del processo di formazione del piano per l'incidenza che essa assume nella costruzione e nella riqualificazione della città. Castiglione è stata oggetto di una forte crescita edilizia che ha relegato i servizi ad una sorta di funzione marginale, nonostante negli obiettivi del Prg essi rappresentassero la trama su cui impiantare l’organizzazione sociale diffusa sul territorio. La critiche fatta al Prg è che esso era il frutto di una impostazione disciplinare tradizionale, essenzialmente basata sullo zoning e nel suo dimensionamento quantitativo. Oggi il problema, oltre che in termini parametrici, si pone soprattutto in termini qualitativi ed il progetto urbanistico è chiamato a dare risposte coerenti alla domanda di funzioni nuove di accessibilità, di maggiore idoneità dei servizi stessi in rapporto alle esigenze crescenti degli utenti reali o potenziali, anche in relazione alle loro diversificazioni sociali in termini di nuovi bisogni. L'indagine sui servizi ha avuto la cura di restituire uno stato di fatto completo in tutti quei settori necessari per una efficace traduzione dei problemi in soluzioni di progetto. L’analisi ha fornito il reale dimensionamento

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 214 degli standard in rapporto agli insediamenti esistenti e alle loro componenti sociali, sottolineando lo stato delle attuali carenze quantitative e qualitative. Nello specifico l'indagine è stata avviata in base ai seguenti criteri: 1) valutare separatamente i servizi, in coerenza con quanto prescritto dal D.M. 1444/68; 2) determinare le dotazioni ed i fabbisogni di aree pubbliche e di uso pubblico relative ai servizi per unità territoriali urbane; 3) per ciò che concerne l’analisi dello stato dell’attuale offerta di servizi sono stati assunti i parametri di cui al DM 1444/68, e cioè: - aree per l’istruzione 4,5 mq/abitante; - attrezzature di interesse comune 2,0 mq/abitante; - verde pubblico e attrezzato 9,0 mq/abitante; - parcheggi 2,5 mq/abitante. Per quanto attiene il rapporto tra abitanti, verde pubblico e parcheggi si è fatto riferimento al peso insediativo complessivo calcolato attraverso i posti letto in abitazioni e turismo, mentre per lo standards scolastico e per le attrezzature di interesse collettivo si è tenuto conto della sola popolazione residente.

ZONA RESIDENTI PESO VERDE ATTREZZATUR SCUOLE PARCHEGGI INSEDIAT. E INTERESSE COLL. MQ MQ/AB MQ MQ/AB MQ MQ/AB MQ MQ/AB CAPOLUOGO 3.999 13.743 131.846 9,6 48.412 12,1 26.631 6,7 68.934 5,0 ROCCHETTE 304 12.465 0 0 0 0 0 0 13.089 1,1 PUNTA ALA 315 7.898 0 0 19.284 61,2 0 0 39.519 5,0 TIRLI 282 878 6.761 7,7 2.284 8,1 0 0 740 0,8 VETULONIA 271 569 6.519 11,5 881 3,3 0 0 571 1,0 BURIANO 257 736 6.265 8,5 872 3,4 413 1,6 346 0,5 TOTALE 7.212 47.402 151.391 3,2 71.733 10,0 27.044 3,75 123.199 2,6 *fonte :Arch. A. Tenerani

Nel Comune i deficit maggiore è rappresentato dalle aree destinate a verde dove la carenza è di oltre 275 mila mq..

· Popolazione e abitazioni La costruzione di un quadro demografico attendibile è uno dei presupposti basilari per fondare le future scelte di programmazione territoriale. Esso si configura non soltanto come elemento attraverso il quale dimensionare gli interventi urbanistici ma, specie nella componente migratoria, diventa una variabile dipendente dell’evoluzione economica, la quale, a sua volta, è condizionata dalle generali politiche di sviluppo locale di cui fanno parte anche le scelte di pianificazione territoriale ed urbanistica. Oggi, attraverso lo studio demografico (mediante l’analisi socioeconomica, della condizione abitativa, dell’età degli abitanti, etc.), si tende invece a fornire elementi non solo in termini di tendenza di sviluppo (o di regressione) ma, in particolare, per quantificare deficienze per tipologia dei servizi e delle abitazioni e, di conseguenza, per formulare delle ipotesi di progetto urbanistico basato su necessità reali, non solo in termini quantitativi, ma di qualità (dei servizi, dell’ambiente, della condizione abitativa, ecc.). Tutti questi temi sono ampiamente trattati nel capitolo 2.1“linee di tendenze dello sviluppo socio-economico”. Qui di seguito sono esposti alcuni dati sulla

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 215 struttura e composizione della popolazione attraverso l’analisi dei dati Istat e quelli dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Castiglione della Pescaia. Per comprendere l’andamento della popolazione del Comune di Castiglione della Pescaia si è fatto riferimento ai dati censuari dal 1961 al 2001, dai quali è possibile distinguere quattro cicli, uno di crescita intensa, uno di incremento meno marcato, uno di declino, l’ultimo di pressoché stasi demografica: a) il primo ciclo riguarda il periodo 1961-71, durante il quale la popolazione sale da 6.662 a 7.819 unità con una variazione percentuale del 17,37%; b) il secondo interessa il decennio dal 1971 al 1981 in cui la popolazione aumenta di 230 unità, pari ad un incremento percentuale del 2,94% ; c) il terzo ciclo riguarda il decennio 1981-91 durante il quale la popolazione diminuisce, tornando sotto i valori fatti registrare nel 1971. In questo decennio abbiamo infatti una flessione di 584 persone, con una diminuzione del 7,26%; d) il quarto ciclo, (dal 1991 al 2001), mostra una sostanziale stasi demografica, confutato dalla perdita di 237 unità, pari ad una diminuzione del 3,17%.

ANNO 1961 ANNO 1971 ANNO 1981 ANNO 1991 ANNO 2001 VARIAZIONE MEDIA ANNUA 1°CICLO 2°CICLO 3°CICLO 4°CICLO 1961-71 1971-81 1981-91 1991-01 6.662 7.819 8.049 7.465 7.228 17,37 2,94 -7,26 -3,17 *fonte :Arch. A. Tenerani

L’arresto demografico del Comune è da attribuirsi all’insufficiente ricambio naturale che è stato costantemente negativo dal 1979 al 2001, mentre, nello stesso periodo, il saldo migratorio è stato sostanzialmente stabile.

…..La distribuzione territoriale della popolazione Vediamo adesso, brevemente, come la popolazione sia distribuita sul territorio utilizzando i dati provvisori del censimento Istat del 2001, avendo come riferimento la suddivisione per zone censuarie:

ETTARI FAMIGLIE RESIDENTI DIMENS. RESID/HA STANZE STA/HA MEDIA TOTALI FAMIGLIE CAPOLUOGO 213,2 1.754 3.999 2,28 18,8 12.782 60,0 ROCCHET/PTA CAP 406,4 159 304 1,91 0,8 5.657 14,0 PUNTA ALA 398,9 174 315 1,81 0,8 6.881 17,3 TIRLI 7,7 131 282 2,15 36,6 846 109,9 BURIANO 5,2 120 257 2,14 49,4 569 109,4 VETULONIA 5,2 134 271 2,02 52,1 736 141,5 TERR. APERTO 19.859,4 676 1.784 2,64 0,1 3.678 0,2 TOTALE 20.896 3.148 7.212 2,29 0,4 31.149 1,5 *fonte :Arch. A. Tenerani

La popolazione si concentra prevalentemente nel capoluogo che raccoglie il 55% dei residenti. Da un punto di vista insediativo è interessante notare lo scarto di densità territoriale che esiste tra popolazione residente e vani: per es. nel capoluogo tale densità sale da 19 ab/ha a 60 sta/ha; in questo caso lo

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 216 scarto % è di 219 che nelle frazioni turistiche di Rocchette e P.ta Ala sale ad oltre 2.000.

….. Le abitazioni Nel Comune di Castiglione della Pescaia nell’ultimo censimento del 2001 (dati provvisori) sono state rilevate 9.561 abitazioni e 31.149 stanze. Il dato più vistoso che emerge è senza dubbio l’elevato numero di stanze non occupate (nel complesso nell’intero territorio comunale rappresentano il 64%). Gli altri indicatori mostrano una elevata dimensione media degli alloggi e un basso indice di affollamento abitativo.

LOCALITÀ TOTALE ABITAZ. STANZE STANZE POPOLAZ INDICATORI ABITAZ. OCCUPATE OCCUPATE NON OCC. RESIDEN DIMENSIONE INDICE DI %STANZE MEDIA AFFOLLAM NON OCCUP. ALLOGGI SULLE OCCUPATI OCCUPATE CAPOLUOGO 4.089 1.737 5.977 6.805 3.999 3,4 0,67 53,2 ROCCHETTE/P.C 1.551 159 734 4.923 304 4,6 0,41 87,0 AP PUNTA ALA 2.176 173 638 6.243 315 3,7 0,49 90,7 TIRLI 257 126 442 404 282 3,5 0,64 47,8 BURIANO 191 73 381 188 282 5,2 0,64 33,0 VETULONIA 249 115 460 276 271 4,0 0,59 37,5 TERR.APERTO 1.048 375 2.569 1.109 1.784 6,9 0,69 30,2 TOTALE 9.561 3.125 11.201 19.948 7.212 3,6 0,64 64,0 *fonte :Arch. A. Tenerani

….. Il peso insediativo Se sommiamo i posti letto turistici (alberghieri ed extralberghieri) con i posti letto residenziali (convenzionalmente viene assegnato 1 abitante per stanza), nel territorio castiglionese abbiamo un peso insediativo stimato in oltre 47 mila persone. Le aree maggiormente insediate sono Punta Ala (oltre 13 mila) e Rocchette P.ta Capezzolo (oltre 12 mila). La differenza tra le due zone sta principalmente nel fatto che il peso insediativo di Punta Ala è rappresentato da strutture insediative stabili, mentre a Rocchette-P.ta Capezzolo degli oltre 12 mila posti letto il 37% (4.623) sono il contributo dato dalle strutture extralberghiere campeggistiche.

LOCALITÀ STANZE POSTI LETTO TURISTICI TOTALE NUMERO ABITANTI POSTI LETTO POSTI LETTO POSTI LETTO TOTALE PL PESO ALBERGHIERI RESIDENCE CAMPING TURISTICI INSEDIATIVO CAPOLUOGO 6.881 6.881 644 373 0 1.017 7.898 ROCCH./P.TA 5.657 5.657 1.220 965 5.343 7.528 13.185 C. PUNTA ALA 12.782 12.782 929 32 0 961 13.743 TIRLI 846 846 32 0 0 32 878 BURIANO 569 569 0 0 0 0 569 VETULONIA 736 736 0 0 0 0 736 TERR. 3.678 3.678 31 64 6.600 6.695 10.373 APERTO TOTALE 31.149 31.149 2.856 1.454 11.943 16.253 47.402 *fonte :Arch. A. Tenerani

· L’analisi della struttura urbana Oggi la pianificazione urbana ha spostato la propria attenzione sulla città recente, in particolare su quelle espansioni urbane che costituiscono la vasta e indistinta periferia, generalmente prive di qualsiasi valore documentario o espressivo. Per imprimere su tali aree una azione progettuale innovativa che

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 217 basi le proprie scelte su elementi certi ed incontestabili esse vanno affrontate con meticolosa puntualità, individuando e classificando le architetture moderne sulla base di valori di giudizio estetico e di qualità come avviene per l’edilizia storica, non tanto per andare a definire inattuali criteri di intervento quanti-qualitativi, quanto per stabilire, attraverso il progetto urbanistico, modifiche diversificate atte a migliorare l’assetto spaziale degli immobili per meglio inserirli nel contesto urbano di appartenenza; il che avviene solo attraverso lo studio della forma urbana. Lo studio sulla forma urbana ha, pertanto, il compito di individuare le leggi di formazione e di aggregazione dei tipi urbani fondamentali, la loro struttura figurale e la loro organizzazione spaziale, attraverso un processo metodologico-progettuale che prevede una nuova modalità di analisi che prende come base il censimento dell’uso del suolo...... La metodologia operativa L'indagine sull’uso del suolo ha interessato l'intero territorio comunale, ripartito tra zona extraurbana e zona urbana; in quest’ultima si è poi proceduto ad una ulteriore suddivisione che distingue la parte dei centri storici da quella costituita prevalentemente dalle espansioni urbane recenti realizzate dal dopoguerra fino ad oggi (vd. Allegato 2). L’unità di rilevamento è stata il lotto (edificato e non) determinato tramite il riconoscimento dell’organismo edilizio con gli elementi reali di delimitazione degli spazi pertinenziali. L’indagine sull’uso del suolo ha preso in esame i seguenti elementi: 1) i parametri urbanistici ed edilizi che riguardano le voci relative all'uso del suolo e dell'edificato, nonché i parametri di tipo quantitativo (n° piani, superficie coperta ai fini del calcolo statistico della superficie edificabile e coperta); 2) la valutazione qualitativa che riguarda le qualità storico-architettoniche, documentarie e/o ambientali degli edifici e degli spazi non edificati. Nella valutazione qualitativa sono indicati sei parametri significativi: periodo di costruzione; tipologia architettonica; qualità dell'area inedificata; qualità dell'edificio; stato di conservazione; elementi decorativi degli edifici; a) periodo di costruzione - la scheda registra l'appartenenza delle costruzioni ad una delle due categorie temporali in cui si è scelto di dividere l'edificato e, cioè: edificio costruito prima del 1945 / edificio costruito dopo il 1945. Questa divisione temporale è stata fatta in considerazione del fatto che la fine del periodo bellico è considerato come elemento di discontinuità nel naturale processo di evoluzione del fare architettonico; b) tipologia architettonica (Allegato 2) - la necessità di conseguire dati omogeneamente determinati in tempi relativamente brevi ha imposto un procedimento che ha considerato le sole caratteristiche morfologiche rilevabili (o intuibili). Le principali tipologie individuate sono state le seguenti:

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 218 Casa a corte - questa categoria contiene gli edifici di originaria matrice rurale che sono ancora riconoscibili all’interno del tessuto urbano. Nella casa a corte il rapporto col percorso non è mai diretto, ma mediato attraverso l’area scoperta principale sede delle attività lavorative. La trasformazione di questa categoria di edifici in residenza ha prodotto notevoli modificazioni del tipo originario, facendone perdere l'originaria e principale caratteristica di recinto chiuso. E’ frequente la trasformazione di questa tipologia in edifici mono-bifamiliari, assimilabili alla tipologia moderna a villino, con alterazione del rapporto originario edificio-lotto e con sostanziali modificazioni dei caratteri distributivi e volumetrici (raddoppi e sopraelevazioni, superfetazioni, ecc.);

Casa a schiera - sono edifici a fronte monocellulare e due soli affacci, uno diretto su strada e l'altro su uno spazio retrostante di pertinenza, in uso esclusivo della casa (orto, cortile); i muri laterali sono ciechi. Caratteristica propria del tipo è la coincidenza con un’unica unità abitativa, organizzata su più livelli;

casa a schiera ante anni ‘50 casa a schiera

Casa in linea - si caratterizza per avere un corpo scala baricentrico che distribuisce più appartamenti per piano. L’edificio è in rapporto diretto con la via sulla quale attesta il prospetto pubblico specializzando frequentemente il piano terra ad uso commerciale; il retro (più dimesso) affaccia su uno spazio privato di pertinenza. I fianchi sono normalmente privi di affaccio; qualora non risultino aggregati, possono eventualmente presentare finestre di vani di servizio. Nelle aree periferiche il tipo, che nel centro storico costituisce un fronte edilizio continuo su percorso, può presentarsi in forma isolata;

casa in linea ante anni ‘50 casa in linea

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 219 Edifici a blocco chiuso - sono fabbricati appartenenti alla famiglia degli edifici plurialloggio che hanno profondità del corpo edilizio di tre o più cellule; normalmente si sviluppano attorno ad un vano centrale in cui è situata la scala condominiale. Tale impianto planimetrico presuppone che il corpo di fabbrica si distacchi dal tessuto edilizio circostante tramite interposizione di spazi privati o semiplubblici per poter disporre di ulteriori affacci ai quali viene dato un trattamento architettonico di dignità equivalente alla facciata di ingresso;

Edifici a blocco aperto - sono edifici plurialloggio che presentano un'articolazione più complessa dei corpi di fabbrica, non chiudente spazi interni a carattere privato (chiostre, cortili) e senza una chiara distinzione tra facciate principali e secondarie. Questi edifici si sviluppano sempre con una serie di fronti indistinte. A questa tipologia sono assimilabili gli edifici plurifamiliari moderni ad alta densità abitativa collocati nel lotto di pertinenza spesso arbitrariamente svincolati rispetto alla gerarchia stradale;

Palazzo - sono edifici appartenuti a una famiglia nobiliare di cui porta generalmente il nome. La costruzione si sviluppa con una serie di piani gerarchizzati: al piano terra, oltre all'androne di ingresso ed allo scalone principale, ci sono una serie di locali di servizio e di magazzini; al primo piano (il piano nobile) sono situati i locali che rivestono funzioni sociali; ai piani superiori sono collocati gli appartamenti privati e gli alloggi di servizio. La gerarchia dei piani si riflette nel trattamento architettonico dei prospetti;

Villa - la villa possiede, all’interno dell’area di proprietà, una serie di costruzioni accessorie (quali case coloniche, edifici di servizio, cappella di famiglia) Si presenta generalmente come vera e propria emergenza paesaggistica in virtù della sua localizzazione, panoramica e baricentrica rispetto all'organizzazione poderale che ad essa fa capo. Spesso il lato di accesso viene differenziato dal retro: il primo si conforma in giardino organizzato sull'asse

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 220 edificio-viale di ingresso; sul retro viene organizzato un giardino più rustico;

Villino - in questa categoria si collocano tutti quegli edifici mono/bifamiliari appartenenti alla prime espansioni urbane, siano essi frutto di progetti di lottizzazione o di singoli interventi. Il modello di riferimento è quello della villa. Il lotto di pertinenza, di limitata estensione, è generalmente quadrangolare e dotato di recinzione con l'edificio collocato al centro di questo. Sul lato visibile dalla strada presenta un piccolo giardino talvolta con essenze esotiche, mentre il resto dell'area può essere organizzato ad orto o ad altri spazi di servizio della casa. La forma dell'edificio è generalmente quadrata ad uno o due piani con copertura del tetto a padiglione. Questa tipologia segna un punto di passaggio verso la palazzina plurifamiliare vera e propria;

villino ante anni ‘50 villino

Palazzina - a questa categoria appartengono gli edifici plurialloggio, originariamente situati in collocazioni periurbane, in condizioni di indeterminatezza del tessuto edilizio. La struttura della costruzione deriva dalla casa in linea, in quanto edificio multipiano con un corpo scala che distribuisce due o tre appartamenti per piano. Il tipo di rapporto con lo spazio pubblico è piuttosto mutuato dal villino e, cioè, tende a costituire uno spazio privato indipendente rispetto al contesto in cui si colloca. L'edificio occupa una posizione centrale all'interno del lotto, spesso indifferente ad allineamenti ed orientamenti dell'edificato circostante; l'area esterna è organizzata per consentirne un uso promiscuo: parcheggio riservato ai soli condomini, aree verdi collettive o pertinenziali degli appartamenti situati al piano terra tra cui si snodano camminamenti di accesso agli alloggi dotati di ingresso indipendente. Questo tipo di insediamento quindi, non presenta attitudine a costituire il tessuto edilizio tradizionale precedentemente descritto; nonostante ciò, talvolta, viene impropriamente collocato all'interno di tessuti preesistenti e consolidati;

palazzina ante anni ‘50 palazzina

Edilizia speciale nodale - in questa categoria ricadono gli edifici a destinazione speciale il cui organismo architettonico è composto da uno spazio centrale unitario, nettamente prevalente rispetto ad

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 221 altri vani subordinati; ad esempio: chiese, cinema e teatri, costruzioni per manifestazioni sportive, etc.;

Edilizia seriale polare - in questa categoria ricadono gli edifici a destinazione speciale il cui organismo architettonico è composto da ambienti di importanza paritetica aggregati serialmente; ad esempio: scuole, edifici per uffici, etc.. Il termine polare si riferisce alla loro attitudine a costituire polarità urbana;

Edililzia seriale antipolare - questa categoria raggruppa gli edifici e recinti originariamente collocati in ambiti allo scarto del tessuto edilizio (ad esempio marginali alle più importanti arterie di comunicazione), ovvero in posizione periferica rispetto all'aggregato urbano. La sua forma, per quanto varia, è riconducibile alla tipologia a "recinto", determinata in base ad una organizzazione interna del lotto, con rapporto di tipo indiretto tra percorso ed insediamento. L'insediamento non ha, per sua natura, rapporto diretto col luogo in cui si colloca e non risponde a leggi di posizione, che facciano preferire un luogo ad un altro; in sostanza: non risponde ai criteri di continuità e di organizzazione del territorio storico, fatta di poli, gerarchicamente connessi tra di loro. L'insediamento si configura, quindi, come una semplice occupazione di suolo, con carattere di intrusione all'interno di tessuti (agricoli od edilizi) preesistenti, per i quali assume il carattere di antipolarità;

Casa colonica - in questa categoria sono raggruppati gli edifici isolati di colonizzazione agricola del territorio, non inquadrabili nelle case a corte, spesso inseriti con alterazioni all'interno dei tessuti periferici contemporanei delle fasce pedecollinari;

c) qualità dell’area inedificata - per la compilazione di questa voce della scheda, utile ad una identificazione qualitativa delle aree verdi presenti nel Comune, sono state seguite le indicazioni direttamente suggerite dai Consulenti per gli aspetti agronomici e per gli aspetti paesistico-ambientali;

d) qualità dell’edificio (Allegato 2 tav.“valori storici...”) - è stato attribuito un valore architettonico ritenuto più appropriato per l'edificio, scelto tra una delle categorie successivamente definite. Per l'attribuzione del giudizio di qualità si è fatto riferimento alla distinzione dei valori tra edificato storico, approssimativamente antecedente il secondo dopoguerra, ed edificato moderno. A partire da una univoca individuazione di giudizi di valore comuni a tutto il territorio urbano si è giunti a specializzarne l'attribuzione in relazione al contesto di appartenenza. Pertanto la valutazione del singolo edificio è stata formulata sulla base del rapporto tra edificio e ambito di riferimento: - edifici e complessi di valore architettonico e monumentale. In questa categoria sono raggruppati gli edifici vincolati ai sensi della L. 490/99 (Titolo I); - edifici e complessi di valore storico, architettonico e/o documentario. La categoria comprende gli edifici ed i complessi non vincolati, ma che contribuiscono in maniera determinante alla caratterizzazione del tessuto urbano storico e che conferiscono particolare gerarchia ai percorsi; - edifici e/o complessi storici di valore documentario. La categoria comprende gli edifici e i corpi minori che presentano un linguaggio

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 222 occasionale, derivante dall'impiego di materiali e strutture eterogenei, semplicemente giustapposti senza un criterio ordinatore linguistico; - edifici storici di valore documentario che hanno subito modifiche e/o alterazioni. La categoria individua gli edifici storici caratterizzati da recenti interventi edilizi che, pur rendendosi chiaramente distinguibili per tipologia di materiale e di risoluzione architettonica rispetto a materiali, strutture e linguaggio architettonico originari, non alterano in misura significativa l'assetto tipologico, volumetrico e linguistico complessivo dell'edificio. Generalmente si tratta di interventi volti alla manutenzione straordinaria di edifici storici con sostituzione di elementi architettonici o con contenute modificazioni superfetative finalizzate all'adattamento funzionale dell'organismo edilizio con forme e materiali diversi da quelli originari; - edifici e complessi di recente edificazione di valore architettonico e/o documentario. La categoria comprende gli edifici di recente costruzione (successivi al 1945) costituenti sia emergenze architettoniche moderne e contemporanee, sia edifici di particolare valore documentario in riferimento a caratteri stilistici e tipologici specifici delle differenti fasi e correnti del linguaggio edilizio moderno; - edifici di recente edificazione morfologicamente compatibili con il contesto ambientale. La categoria comprende le tipologie insediative di recente costruzione che, per dimensione e conformazione del lotto edilizio, dei corpi di fabbrica e delle strutture architettoniche degli edifici, si possono considerare compatibili con il tessuto edilizio tradizionale o con il relativo contesto ambientale in cui sono collocate. Si tratta di edifici del tessuto edilizio di base che, pur non avendo particolare valore architettonico intrinseco contribuiscono tuttavia alla costruzione di una modalità insediativa ordinata e riconoscibile; - edifici di recente edificazione non omogenei rispetto al contesto ambientale. La categoria comprende le tipologie insediative di recente costruzione che, per dimensione e conformazione del lotto edilizio, dei corpi di fabbrica e delle strutture architettoniche degli edifici, risultano particolarmente disomogenee con il tessuto edilizio tradizionale o con il relativo contesto ambientale in cui sono collocate. Si tratta, generalmente, di edifici che presentano evidenti sproporzioni dimensionali rispetto all'edilizia circostante, ovvero articolati in composizioni volumetriche e architettoniche tali da interrompere la continuità dei fronti edilizi, ovvero in cui il rapporto tra spazi esterni e spazi pubblici è tale da costituire elemento di disaggregazione del tessuto;

e) stato di conservazione - è un indicatore del livello di degrado materiale che caratterizza manufatti edilizi e spazi aperti, riferito pertanto: al cattivo stato di conservazione dell'edificio, registrato in presenza di degrado pregiudizievole per la stessa funzionalità (dissesti statici evidenti, ecc.); allo stato di abbandono-degrado di aree verdi e spazi aperti che necessitino di interventi di riqualificazione; alla scarsa manutenzione riferita ad aree caratterizzate da una più immediata reversibiità del degrado.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 223 f) elementi di decorazione degli edifici - nei centri storici sono state indicate le opere di arredo (pavimentazioni), i belvedere, e gli elementi esterni all'edificio che concorrono alla connotazione dello spazio urbano di appartenenza, sia di carattere emergente dal punto di vista storico-documentario (statue, maestà, epigrafi, fontane, pozzi, ecc.), sia di linguaggio ordinario con un valore di definizione e individuazione dello spazio di pertinenza (muri di recinzione, pilastri di ingresso, portali, cancelli, ecc.).

….. Sintesi quantitativa dell’uso del suolo Al termine del lavoro di implementazione e di verifica dei dati rilevati sul campo e dall’incrocio tra “database” e cartografia numerica, è stato redatto uno specifico studio riportante nel dettaglio tutta una serie di elaborazioni statistiche e cartografiche utili alla futura gestione e pianificazione operativa del piano urbanistico. Il Comune di Castiglione della Pescaia ha un’estensione complessiva di circa 20.896 ettari di cui 882 (il 4,22%) è rappresentata dall’area urbanizzata. In ambito extraurbano il bosco rappresenta la principale destinazione (il 63,9% dell’area extraurbaba), seguita dai seminativi arborati (il 24,0%) e il vigneto-uliveto-frutteto (l’8,0%).

USO DEL SUOLO IN AREA EXTRAURBANA (IN HA) PASCOLI VIGNETO SEMINATIVO BOSCO ALTRO TOTALE ULIVETO E ARBORATO EXTRAURBANO FRUTTETO 189 1.555 4.672 12.446 458 19.483 *fonte :Arch. A. Tenerani

L’area urbanizzata si estende per circa 882 ettari. La principale destinazione è quella residenziale che occupa oltre 390,2 ettari, pari al 44,2% dell’intero territorio urbanizzato. Le principali destinazioni d’uso sono:

USO DEL SUOLO IN AREA URBANIZZATA (IN HA) VERDE AREE TURISMO TURISMO COMMERCIO SERVIZI ARTIGIANATO ALTRO TOTALE PRIVATO SPORTIVE ALBERGH. EXTRALB. PRIVATI/PUB PUB/PRI E DIREZION 390,2 50,5 53,8 34,9 6,9 12,9 19,5 313,3 882 *fonte :Arch. A. Tenerani

….. Le unità insediative All’interno del centro edificato, allo scopo di riconoscere e classificare le unità insediative esistenti, è stata fatta una prima lettura della struttura urbana attraverso l’osservazione della trama dei percorsi urbani (principali storici e non, secondari e di tamponamento) con quella dei tessuti edilizi. Il principio che sta alla base di questo tipo di analisi risiede nel fatto che storicamente sono i percorsi urbani che hanno caratterizzano e definito l’armatura principale urbana, individuandone le forme, i caratteri, le funzioni e gli spazi. Infatti è la strada che, da sempre, è il luogo ove l'espressione spaziale dei diversi organismi architettonici ne definisce gli aspetti, la fisionomia e le qualità più peculiari. Lo spazio pubblico comune (strada o piazza) diventa perciò il fulcro qualitativo dal quale dovrà discende la proposta operativa urbanistica finalizzata a ridare ordine al sistema dei

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 224 percorsi principali; sistema attraverso il quale la città, anche nelle zone di limite, deve mostrare tutta intera la sua più compiuta ed espressiva qualità edilizia. Prima di procedere alla catalogazione delle differenti tipologie urbane che caratterizzano la struttura urbana castiglionese si è proceduto al riconoscimento delle principali parti urbane dotate di specifica identità storica e morfotipologica suddividendole tra: nucleo urbano centrale e periferia. Il riconoscimento dell’identità e struttura di tali parti urbane ha condotto ad una loro successiva classificazione in tessuto e ambito, come di seguito descritto:

a) il tessuto è eminentemente il prodotto di una cultura insediativa pre- bellica (antecedente il 1945), pertanto tale categoria assume valore di prevalente connotazione storica. In termini di morfologia insediativa i tessuti si distinguono per uno sviluppo edilizio chiuso quando l'edificato si dispone a margine del percorso urbano a costituire una cortina edilizia continua, aperto quando esso si articola per serie di unità separate che occupano una posizione centrale nel lotto di pertinenza.

tessuto a sviluppo edilizio chiuso tessuto a sviluppo edilizio aperto

Le caratteristiche insediative dei tessuti sono individuabili in: - massima densità d'uso del suolo; - massimo valore di relazione lotto/percorso espresso a margine del percorso; - relazione diretta tra edificato e maglia degli spazi pubblici; - continuità dei fronti edilizi che prospettano sugli spazi pubblici; - l'accesso all'edificato è dal percorso pubblico e i piani terra si specializzano per assumere una funzione commerciale in diretta comunicazione con la strada; - le facciate sono architettonicamente organizzate in pareti edilizie omogenee.

b) l’ambito si riferisce, invece, all'individuazione di spazi urbani costituiti prevalentemente da edilizia del secondo dopoguerra. Gli ambiti sono univocamente caratterizzati, in quanto risultato di processi insediativi moderni, da uno sviluppo edilizio di tipo aperto e di rapporto tra assetto morfologico/ambientale non riconducibile a quelle storiche di tessuto. In queste aree la principale differenza rispetto alla zona del nucleo urbano centrale deriva dalla rarefazione del rapporto gerarchico e ordinato tra spazio pubblico e spazio privato, ovvero tra strada, edificio e luoghi centrali, che

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 225 caratterizza la configurazione "aperta" della periferia. L'organizzazione dello spazio urbano periferico, e quindi il riconoscimento della sua identità e struttura, non è infatti univocamente riconducibile ai criteri di gerarchia, ordine, ricorrenza tipologica, risoluzione architettonica operanti per il tessuto urbano consolidato.

* Articolazione delle principali parti urbane In termini dimensionali generali la struttura urbana si articola nelle cinque categorie di riferimento: la città storica l’area centrale il sistema periferico di levante il sistema periferico di ponente Punta Ala

- la città storica è costituita dal nucleo di origine medioevale di Castiglione e dai centri storici minori di Tirli, Buriano e Vetulonia;

- l’area centrale è costituita dalla fascia urbana che corre al di sotto della cinta muraria e si prolunga, verso ovest, lungo la direttrice costiera di Viale Kennedy;

- il sistema periferico di levante è costituito dall’espansione avvenuta nell’ultimo ventennio nell’area costiera che dal Fiume Bruna arriva fino ai margini dell’area protetta della Diaccia Botrona;

- il sistema periferico di ponente comprende le lottizzazioni edilizie a prevalente uso turistico dell’area che da Punta Capezzolo arriva alle Rocchette;

- Punta Ala costituisce un episodio di sviluppo urbanistico a prevalente utilizzazione turistica, sviluppatosi intorno all’omonimo porto costruito nei primi anni sessanta.

Da un punto di vista insediativo solo la città storica e l’area centrale hanno i caratteri distintivi di centralità urbana dovuti alla presenza di elementi polari (chiesa, nucleo di servizi pubblici) o dalla commistione tra funzioni residenziali, direzionali e commerciali di servizio alla scala locale. Negli altri casi la regola di accrescimento è avvenuta attraverso una saturazione delle aree senza il compimento di un tramato urbanizzativo organico.

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PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 229 ….. La tipologia urbana (Allegato 2) La lettura degli aspetti morfologici della struttura urbana ha consentito di costruire una sintesi interpretativa al livello dei tessuti edilizi in grado di indicare i diversi gradi di organizzazione delle differenti parti urbane. Gli elementi morfologici presi in considerazione per la determinazione delle classi tipologiche sono state: - modalità di edificazione del lotto (rapporto tra edificato, aree scoperte e percorsi); - modalità di aggregazione e distribuzione degli spazi interni, dedotte attraverso la lettura dei prospetti architettonici; - modalità di aggregazione in tessuti edilizi del sistema edificio-area di pertinenza con quelli adiacenti. L’identità strutturale di impianto dell'insediamento espressa dall'assetto morfologico è stata ricondotta a quattro differenti gradi di organizzazione urbana così definiti: pianificato, ordinato, occasionale, enunciati in senso decrescente rispetto al livello di organicità dello spazio insediato. Questa articolazione è il risultato di una sintesi di lettura interpretativa dei fenomeni urbani osservati nelle parti edificate recenti del territorio castiglionese:

- pianificato: codifica la presenza di un disegno progettuale unitario d’ambito in grado di specializzare uno spazio urbano introducendo, nella maggior parte dei casi, forme e geometrie insediative autonome rispetto al contesto (interventi di edilizia residenziale pubblica e privata, piani di lottizzazione, piani di zona ecc.);

- ordinato: individua parti della città diffusa riconoscibili per una modalità insediativa caratterizzata dalla organizzazione spontanea (in assenza, cioè, di uno strumento urbanistico di dettaglio unitario) di elementi in forma ripetitiva (insediamenti a villino cadenzati con regolarità di rapporto tra edificio, spazio aperto e strada, successione di edificazione moderna aperta a costituire un fronte stradale unitario, ecc.).

- occasionale: individua gli ambiti urbani con prevalenza di costruzioni in aree prive di impianto regolare o ordinato e quasi sempre caratterizzate da una edificazione episodica e casuale in assenza di lottizzazioni regolari o prive di impianto a tessuto. Trattasi di ambiti interessanti, di norma, aree marginali periferiche che non hanno ancora raggiunto una forma insediativa compiuta basata su criteri di regolari ed omogenei.

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PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 231 * L’assetto tipologico-ambientale L' assetto tipologico-ambientale interpreta i differenti livelli di omogeneità architettonica interni all'ambito, contribuendo a definirne il grado di organizzazione:

- omogeneo: per la presenza di costanti tipo-morfologiche e funzionali che determinano un'immagine ordinata dello spazio urbano, articolata per singolarità ripetute di organismi architettonici;

- disomogeneo: per le diversificazioni tipo-morfologiche degli organismi edilizi in presenza di destinazioni d'uso differenti ma compatibili con la residenza (sezioni stradali non proporzionate con le altezze degli edifici, volumi con destinazioni artigianali, turistiche, produttive in genere e/o commerciali frammisti alla residenza, presenza di edifici fuori scala con tipologie non omogenee rispetto al contesto);

- eterogeneo: per la presenza di diversità tipologiche, architettoniche e funzionali sia interne all'ambito che rispetto al contesto (coesistenza di edifici residenziali con altre destinazioni d’uso con densità eterogenee, vuoti urbani, ecc.).

….. Descrizione degli ambiti urbani Dalla duplice individuazione dell’impianto morfologico e della connotazione tipologico-ambientale, si è aggiunta la lettura (per i tessuti e per gli ambiti omogenei) dei caratteri tipologici e architettonici. Da qui nasce l'interpretazione delle parti urbane significative della periferia moderna castiglionese che possono essere descritte nel seguente modo:

- ambiti pianificati omogenei dove sono evidenziate le lottizzazioni di Riva del Sole e Le Dune, con tipologia prevalente a villino e schiera e quelle delle Paduline e Pinetina sud con presenza di tipologie a blocco e schiera;

- ambiti pianificati disomogenei dove sono individuate le lottizzazioni che, pur seguendo un disegno unitario e intenzionale (per quanto, negli episodi più recenti, sempre meno connotato da regolarità di impianto), sono costituite da tipologie edilizie, da volumetrie e da linguaggi architettonici diversificati. E' questo il caso delle più recenti lottizzazioni di edilizia residenziale pubblica e privata quali quelle di Punta Ala, Val delle Cannucce, Poggio alle Trincee, Poggio d’Oro;

- ambiti ordinati disomogenei sono ambiti caratterizzati da regolarità di impianto lottizzativo ma diversificati in termini morfo-tipologici e tali da costituire un ritmo discontinuo nello sviluppo dei volumi edilizi, come quelli diffusamente presenti lungo Viale Kennedy costituiti, ad esempio, da villini e palazzine, con squilibri e "dissonanze" morfologico-architettoniche.

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3.3 La storia dell’urbanistica, dagli anni ’60 al Piano vigente

3.3.1 La cronistoria 1962 Il primo PRG del Comune di Castiglione, firmato dall’architetto Giorgio Amati, venne adottato nel 1962 con delibera n.54 del 18/3/62. Uno dei temi principali del progetto riguardava l’organizzazione degli insediamenti turistici della fascia costiera che, da alcuni anni, nascevano con crescente intensità. Quasi tutti i terreni retrostanti la linea litoranea diventarono così oggetto di iniziative di valorizzazione di tipo residenziale/turistico manifestatesi però con notevole frammentarietà, creando i presupposti ad un gravissimo disordine insediativo. Altro tema diffusamente trattato è quello della viabilità stradale, elemento determinante per la valorizzazione dei territori (considerati fino a poco prima aree economicamente depresse) che, negli anni Sessanta, attraverso il prepotente sviluppo del turismo e la corsa all’occupazione delle coste, erano divenuti il centro di attenzione per gli investimenti dei capitali. Altro punto fondamentale era quello della organizzazione dei centri abitati. Castiglione della Pescaia Il progetto propone uno sviluppo lungo tre direttrici principali: la prima verso ovest a completamento del rione Marina; la seconda verso nord-est nella zona tra la provinciale per Grosseto ed il fiume Bruna; la terza verso est oltre il ponte Giorgini. Lungo la prima direttrice viene previsto essenzialmente un intervento di completamento dell’edilizia allora esistente attraverso l’adozione di caratteri più precisi ed il miglioramento della qualità architettonica. In questo settore viene inoltre prevista una zona scolastica ed un nuovo centro amministrativo destinato agli uffici comunali, alle attrezzature sociali e sanitarie. La seconda direttrice ha uno sviluppo edilizio residenziale rivolto prevalentemente agli abitanti del luogo più che ai turisti. Il progetto prevede la realizzazione di una chiesa, di una zona scolastica, di una sportiva lungo la Bruna e di due zone per i servizi di interesse generale. Lungo la terza direttrice si tende a conservare la tranquillità attraverso il controllo e la regolamentazione del traffico. Sono previste quindi, procedendo verso est, una terza zona scolastica, una vasta zona sportiva ed una serie di insediamenti insieme residenziali e commerciali. Il Castello ed il vecchio paese, si legge nella relazione, costituiscono un quadro d’insieme armonico che non deve subire manomissioni. Tirli Per la cittadina di Tirli viene prevista un’estesa zona di rispetto che isola il paese ed impedisce il sorgere di una nuova edilizia a ridosso delle vecchie case. Sopraelevato rispetto al borgo vengono progettati un nuovo centro turistico, due zone alberghiere e due centri residenziali di tipo estensivo. Più ad ovest viene inserita una nuova area scolastica unitamente ad un centro sportivo.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 233

Vetulonia Le previsioni di PRG sono limitate dato che non si prevede un aumento sostanziale della popolazione, bensì un miglioramento del tenore di vita di quella esistente. Ad ovest verrà realizzato l’ampliamento della scuola ed una nuova zona sportiva. In prossimità della zona archeologica, lungo la strada di accesso al paese, viene prevista un’ampia zona alberghiera. Buriano Il PRG prescrive il risanamento del vecchio centro abitato e prevede uno sviluppo a valle, in località Vaticino, mediante la creazione di una zona scolastica, una sportiva e due zone residenziali a carattere estensivo. Punta Ala Le direttive del Piano seguono sostanzialmente quelle previste dalla Società Punta Ala, già in parte attuata. 1965 Il 25 settembre 1965, alla luce delle osservazioni al Piano, viene deliberato l’incarico di rielaborazione del PRG. I professionisti incaricati sono l’architetto Michele Valori e l’ingegnere Baldo de Rossi, entrambi di Roma. 1968 Il 27 luglio 1968 il Comune di Castiglione adotta il Regolamento Edilizio con annesso Programma di Fabbricazione e norme di attuazione. 1969 Con la delibera n.118 del 14/6/69 il Comune di Castiglione adotta il nuovo Piano di Fabbricazione. Questo non arrivò mai alla definitiva approvazione da parte della Regione Toscana. 1974 Data l’entità dei fenomeni urbanistici in atto sul territorio comunale, anche su consiglio della Regione, il Comune decide con delibera n.3 del 9/3/74 di dotarsi di un nuovo PRG. 1975 Il Consiglio Comunale, con delibera n.136 del 21/4/75, adotta il PRG. 1976 Il 9 novembre 1976 il Comitato di Controllo annulla per “inesattezze cartografiche” il PRG. Infatti quest’ultimo risulta redatto in assenza di rilievo aerofotogrammetrico, su cartografia ricavata in parte dal 25.000 IGM ed in parte su cartografia fornita dall’Ufficio Tecnico Comunale. Il C.R.C. invitava contestualmente il Comune ad apportare al progetto le necessarie modifiche con conseguente ripubblicazione ai sensi dell’art.9 della Legge Urbanistica. Nel frattempo si poteva disporre del rilievo aerofotogrammetrico, e su tale base cartografica si procedeva alla nuova stesura del PRG tenendo conto dei sopravvenuti provvedimenti legislativi in materia (L.10 e L.R.60). 1978 Il Consiglio Comunale, con delibera n.294 del 12/10/78, adotta il PRG. Il 6/12/78 il Comitato di Controllo, con decisione n.23167, non rileva vizi, per quanto di competenza, sulla deliberazione n.294. 1979 Il Consiglio Comunale, con delibera n.38 del 28/3/79, fornisce le proprie controdeduzioni alle 73 osservazioni al PRG pervenute.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 234 1980 La Regione Toscana con atto della Giunta Regionale n.2394 del 19/3/80, approva il PRG del Comune di Castiglione della Pescaia.

3.3.2 I Piani di Lottizzazione degli anni sessanta Come desumibile dalla cronistoria delle principali vicende urbanistiche la complessità degli atti amministrativi succedutisi nel tempo, hanno fatto si che dalla metà degli anni sessanta il territorio castiglionese venisse gestito in assenza di strumenti urbanistici certi. Quelli erano gli anni del “boom economico” e dello sviluppo turistico legato all’utilizzo della risorsa mare. Erano gli anni del diffuso sviluppo edilizio che si concentra lungo la costa e, dopo l’episodio della nascita della cittadina turistica di Punta Ala le attività immobiliari si concretizzano sulle previsioni di tutta una serie di nuovi insediamenti turistici medianti singoli e distinti Piani di Lottizzazione, certamente carenti di una visione unitaria e di sviluppo armonico ed equilibrato del territorio. E’ proprio in questi anni e attraverso queste iniziative che prende avvio il pereverso modello di sviluppo, tipico delle realtà marittime, che favorisce la concentrazione della ricchezza sulla costa, a scapito delle aree interne lasciate a se stesse e in costante progressivo abbandono. Dalla consultazione degli archivi comunali si sintetizzano e si elencano i principali interventi edilizi degli anni sessanta e settanta.

Lottizzazione Punta Ala; Lottizzazione Capezzolo; Lottizzazione Roccamare; Lottizzazione Poggio Le Trincee; Lottizzazione Le Dune; Lottizzazione Poggio Uliveto; Lottizzazione La Pinetina; Lottizzazione Valle delle Cannucce; Lottizzazione Il Mulinaccio; Lottizzazione Porto Prile; Lottizzazione Poggiodoro.

Riportiamo una sintetica descrizione dei due esempi di insediamento che maggiormente hanno caratterizzato il territorio e determinato le caratteristiche insediative di maggiore diffusione, la realizzazione della città turistica di Punta Ala e del Villaggio delle Rocchette.

LOTTIZZAZIONE PUNTA ALA Proprietà, S.P.A Punta Ala

Nel 1960 l’Ing. Barbetta presenta il progetto di Lottizzazione che prevede: - Un centro civico (chiesa, scuola, negozi,bar, ristoranti, alberghi) - Nuclei di abitazione tipo villette - Una zona alberghiera (loc. “La Molletta”) - Un porticciolo con anfiteatro di costruzioni

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 235 - Una zona sportiva - La valirizzazione del Castello sulla Punta Ala come locale per pubblici intrattenimenti - Eliporto.

Nel 1963 l’Arch. Quaroni propone il nuovo progetto di Lottizzazione che si pone come parziale rielaborazione del precedente. Il progetto del Quaroni rileva lo stato di fatto sia dei comparti con i piani esecutivi già definiti,sia di quelli con i piani esecutivi in fase di studio. Si prescrive che le costruzioni abbiano grande sobrietà nei volumi nei materiali e nelle finiture. I materiali esterni saranno in pietra arenaria locale a faccia a vista, le imposte in legno, le tinte in colori ocracei. Il bianco, le colorazioni violente, i materiali smaltati sono esclusi. All’interno del Piano generale di Punta Ala vengono presentati i Progetti di Lottizzazione dei singoli Comparti: - COMPARTO POGGIO LE MANDRIE 1963, Arch. L. Quaroni, W. Di Salvo, Quistelli - COMPARTO LO SCOGLIETTO 1962, Arch. W. di Salvo. - COMPARTO LA MOLLETTA 1962, Arch. W. Di Salvo. - COMPARTO IL POZZINO 1961, Arch. W. Di Salvo. - COMPARTO IL PORTO 1962, Arch. I. Gardella, A. Mazzoni. Nel 1969, in una relazione gli Arch. Ignazio Gardella e Alberto Mazzoni, riepilogando la situazione urbanistica del Porto, affermano che risultano ancora edificabili 4641 mq. - COMPARTO IL POGGETTONE Dal 1969 al 1969, Arch. Piemontese.

LOTTIZZAZIONE ROCCAMARE Conte Federico Ginori Conti, Elrano Fondazione

E’ ricompresa nella pineta posta tra il Fosso Tonfone e la località Santa Pomata. Nel 1958 l’Arch. U. Miglietta presenta il progetto di Lottizzazione massima. Questo prevede una rete stradale a grandi maglie per garantire un buon spazio libero attorno ad ogni costruzione. I lotti non saranno inferiori a 5.000 mq e la densità edificata non superiore ad 1/12. Le strade, che seguono la configurazione del terreno, dovranno evitare il più possibile l’abbattimento di alberi; alcune di esse continueranno verso il mare solo per il transito pedonale. Sono previsti una fascia costiera inedificabile di 30 m, due zone per la costruzione di piccoli alberghi, due slarghi destinati a piccoli negozi ed un parcheggio. La zona destinata alla residenza prevede per le ville una altezza massima di 9 m dal piano di campagna e 12 dal livello del mare. Esse devono porsi ad almeno 6 m dalla recinzione (non in muratura) dei lotti.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 236 Nel 1960 Miglietta propone l’ampliamento del Progetto di Lottizzazione ad est del Fosso Tonfone, costituito in maggior parte da impianti sportivi. L’approvazione del progetto venne subordinata alla concessione di aree private a verde pubblico e ad accessi al mare. Nel 1975 il PRG fissa l’indice di Fabbricabilità a 0,10 mc/mq., ma nel 1984 il TAR annulla il provvedimento. Una citazione a parte, poi, merita la realizzazione del Villaggio Turistico di Riva del Sole, realizzato per conto del governo svedese ai margini nord dell’abitato di Castiglione della Pescaia, su soli messi a disposizione, in diritto di superficie, dalla stessa Amministrazione Comunale di Castiglione della Pescaia. Proprio nell’anno duemila è stato celebrato il 40° anniversario dell’inaugurazione del villaggio turistico. A fronte del proliferare di iniziative “speculative” basate sull’offerta immobiliare della seconda casa negli anni ’60 il villagio di Riva del Sole ha costituito l’eccezione, con la promozione di un turismo di tipo alberghiero, maggiormente fondato sul rispetto e la valorizzazione delle risorse naturali e meno legato alla sola offerta della balneazione. Non è un caso che già in quel periodo il Villaggio di Riva del Sole risultava aperto dal mese di Aprile al mese di Ottobre, e non di rado venivano organizzate escursioni esplorative per conoscere il territorio delle colline castiglionesi e gli abitati minori di Tirli, Vetulonia e Buriano. Ancora oggi, sicuramente, esso rappresenta un modello da valutare con attenzione nell’indirizzo di una riorganizzazione complessiva dell’offerta turistica della Maremma.

3.4 La costa

3.4.1 La determinazione della massima ricettività per la balneazione, Del. C.R.T. n. 47/’90 Il consiglio Regionale riunitosi in data 30 Gennaio 1990, con delibera n.47 ha definito le direttive per l’uso della fascia costiera, ottemperando ai disposti dell’art.15 della legge regionale 74/82 come modificato dalla legge regionale 24/87. Con la delibera n.47/90 il Consiglio Regionale ha fissato il seguente obiettivo: “l’eliminazione o la mitigazione delle situazioni di dissesto ambientale che derivano dal mancato rispetto delle dinamiche fisiche e/o da usi antropici impropri o inadeguati del territorio sui beni presenti nell’ambito di applicazione della presente direttiva e tutelati dalle leggi regionali e nazionali, al fine anche di prevenire ulteriori situazioni di rischio”.

Sulla base del rilievo più recente (1998) è stata calcolata con una procedura automatizzata applicata alla carta 1:5000 la superficie di spiaggia ripartita per le diverse zone. Il limite verso terra è stato assunto coincidente con il piede della duna o con le recinzioni che delimitano proprietà private. Dove è presente una viabilità, anche minore o solo di servizio alle spiagge, è stato assunto come limite il bordo lato mare.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 237

Superficie (mq) P (Pian d’Alma) 55 820 PA (Punta Ala) 99 131 C1 (fino al settore 18) 45 093 C2 (dal settore 18 fino al Porto) 33 479 D 92 156 TOTALE 430 198 Fonte:allegato C “studio sulla costa” – Prof. Ing. Aminti

La pressione turistica ammissibile suli arenili viene calcolata in base ai parametri oggi vigenti (DCR 47/90) in relazione alle caratteristiche dell’arenile che si riporta i via analitica. Determinazione dei posti – mare Arenili mq.430.198/10 = 43019,8 (a)

Posti mare a disposizione dei turisti -posti mare (a) = 43019,8 -a detrarre (utenti potenziali) (residenti x30% x60%) 7381 x30% x60% = 1328,5 TOTALE = 41691,3

Ripascimenti : Si rimanda al Piano della Costa da redigere. Con delibera di consiglio comunale n°38 del 09.05.2003 l’Arch. Claudio Valdrighi ha prodotto un approfondimento sulla fascia costiera con l’inserimento puntuale delle concessioni demaniali marittime come da incarico dell’Amministrazione del Comune di Castiglione della Pescaia. I dati di seguito riportati sono riferiti alla lunghezza in metri lineari dell’arenile (vd. allegato “costa”). ARENILE: 17.451 ml. ARENILE PER STABILIMENTI BALNEARI:4.130,25 ml. ARENILE PER ATTREZZATURE PER LA BALNEAZIONE:1.510 ml.

3.4.2 Il confine demaniale marittimo Relativamente al Comune di Castiglione della Pescaia le operazioni di delimitazione della zona demaniale marittima sono state effettuate agli inizi del secolo scorso con locazione dei relativi termini lapidei. A causa del cambiamento della linea di costa dovuta a fenomeni di erosione o di deposito di sabbia avvenuti nel tempo, nonché della asportazione dei cippi di delimitazione, non sempre è stato possibile ricostruire con esattezza la linea demaniale, per cui, occasionalmente sono state eseguite verifiche ed operazioni di riconfinazione ove necessario, sia su iniziativa dell’Autorità marittima che su richiesta di privati. Intorno agli anni 1960/1963 sono state effettuate vari sopraluoghi con la Commissione prevista dal C.N. per una nuova delimitazione del demanio. Durante tali operazioni, ove necessario, sono stati installati nuovi termini demaniali, quale ripristino dei vecchi non più esistenti, ma solo in pochissimi casi si è addivenuti alla redazione ed alla firma dei relativi verbali. Di seguito

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 238 si riporta l’elenco di dette operazioni, come risulta da una memoria del Geom. Polvani, con l’esito avuto: - Costa tra Torre Civette (fosso Alma) ed il Campeggio Punta Ala: installati i termini, non redatto il relativo verbale; - Tra Campeggio Punta Ala e il Campeggio Baia Verde: installati i termini, non redatto il verbale; - Tra il Campeggio Baia Verde ed il centro di Punta Ala: installati i termini, non redatto il verbale; - Tra il centro di Punta Ala ed il fosso Rio Palma: installati i termini, redatto il verbale e sottoscritto anche per accettazione; - Tra il fosso Rio Palma e la Punta delle Rocchette: non installati i termini, non redatto il verbale; - Tra Punta delle Rocchette e l’arenile: installati i termini, non redatto il verbale; - Per il tratto di costa compreso tra la località Rocchette e l’arenile: installati i termini, non redatto il verbale; - Località Rocchette presso il fosso dei Sassi Bianchi: installati i termini non redatto il verbale; - Tra il fosso Sassi Bianchi e il campeggio Santa Pomata. Installati i termini, redatto e sottoscritto il verbale. - Tratto di costa prospiciente il campeggio Santa Pomata: installati i termini, non redatto il verbale; - Tratto di costa della località Rocca Mare: installati i termini, non redatto il verbale; - Tra Rocca Mare e Riva del Sole non installati i termini, non redatto il verbale; - Tra Riva del Sole e la Lottizzazione Malenchini: non installati i termini, non redatto il verbale; - Tra la lottizzazione Malenchini e lo scoglio Capezzolo: non installati i termini non il redatto verbale; - Tratto di costa della località scogliera del Capezzolo: installati i termini, non redatto il verbale; - Tra la scogliera del Capezzolo ed il bagno Somalia: installati i termini, redatto e sottoscritto il verbale; - Tra bagno Somalia ed il Porto Canale risultano solo le antiche delimitazioni anche se, non esistendo più i punti di appoggio del rilievo al tempo effettuato, risulta impossibile ricostruire il confine demaniale per la zona compresa tra il bagno Somalia e la via Gramsci; - Tra via Gramsci ed il Molo di Ponente esiste ed è segnalata con i termini la delimitazione demaniale; - Per il tratto tra il ponte Giorgini e l’attuale Ufficio Locale Marittimo: installati i termini, redatto e sottoscritto il verbale; - Per il tratto di costa dal Molo di Levante alla località Le Marze: esiste la vecchia delimitazione.

3.4.3 La situazione nelle aree demaniali marittime Vista l’importanza della costa per l’economia castiglionese è stato ritenuto opportuno allegare una descrizione della situazione in atto, e delle vocazioni d’uso del litorale castiglionese, suddiviso per tratti il più omogenei possibilie.

Torre Civette – Casetta Civinini In questo tratto di litorale non esistono stabilimenti balneari né spiagge pubbliche attrezzate. Sono state invece rilasciate concessioni demaniale per posa ombrelloni e sedie a sdraio a servizio delle strutture ricettive presenti (Camping Baia Verde, Camping Punta Ala).

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 239

Il Piastrone. Tale settore è caratterizzato dalla assoluta mancanza fino all’ingresso della Frazione di Punta Ala di qualsiasi struttura ricettiva. In questo lungo tratto di fascia demaniale, durante la stagione estiva, si riversano innumerevoli turisti che non trovando alcun tipo di servizio, provocano un deterioramento ambientale. Pilastrone (Estremità Sud) – Lo Scoglietto – Punta Ala (Estremità nord) I sopra indicati settori comprendono quella parte di arenile caratterizzata dalla diffusa presenza di stabilimenti balneari, realizzati nel corso degli anni a servizio dei turisti ospitati, in gran parte, presso gli alberghi esistenti in tale località. Dette strutture ricettive offrono servizi di alta qualità e pienamente rispondenti alle richieste dell’utenza. Punta Ala (Estremità Sud) – Cala Galera Questo lungo tratto di costa è caratterizzata da una ripida scogliera che ha impedito di fatto qualsiasi tipo di realizzazione di strutture balneari e che rappresenta uno dei tratti più belli della costa presente nel territorio comunale. Rocchette In questo settore sono stati realizzati alcuni stabilimenti balneari a servizio soprattutto delle strutture turistico-ricettive presenti nell’entroterra. Risultano anche rilasciate concessioni demaniali per posa di ombrelloni e sedie a sdraio. Roccamare In questo settore, caratterizzato da un lungo tratto di arenile alle spalle del quale è stato realizzato il residence di Roccamare, è presente solo una concessione per posa di ombrelloni. Riva del Sole – Capezzolo Questi due settori sono caratterizzati da una diffusa presenza di stabilimenti balneari che offrono servizi di qualità e pienamente rispondenti alle richieste dell’utenza. Castiglione della Pescaia Nella parte settentrionale di questo settore, pur in presenza di strutture ricettive, appare evidente la necessità di completarle mediante la previsione di un altro stabilimento balneare. Questo consentirebbe una migliore e più qualificata distribuzione della domanda. La parte meridionale di tale settore presenta strutture ricettive che offrono servizi di alta qualità e pienamente rispondenti alle richieste dell’utenza. Le Marze Quest’ultimo settore è caratterizzato da un lungo tratto di spiaggia libera dove si riversano numerosi turisti. Tale situazione provoca sicuramente un deterioramento ambientale, che potrebbe trovare una facile soluzione con la previsione di un minimo di attrezzature di servizio. E’ quindi opportuno e fondamentale provvedere procedure amministrative semplificate, che dovranno essere recepite nel piano per la definizione dei criteri per l’utilizzazione delle spiagge e dar vita fin da subito ad un apposito

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 240 Ufficio Comunale in vista del trasferimento delle competenze demaniali al Comune stabilito dalla Regione Toscana per il 31/12/00.

Una valutazione particolare riveste, infine, l’area portuale del Comune stesso per la quale dovranno essere compiute, da parte dell’Amministrazione, scelte circa il tipo di progetto giuridico, tecnico e societario che dovrà sostenere il reale sviluppo di tale struttura.

3.4.4 Percorribilità e sicurezza attuale delle strade lungo la costa La costa, in parte, è percorsa parallelamente dalla S.S. n. 322 (ora provinciale) delle Collacchie. A sud, quest’ultima, corre vicino al litorale, poi, dopo il Capoluogo e l’insediamento di Riva del Sole, all’altezza di quello delle Rocchette, si allontana dal mare per mantenere un andamento della carreggiata pianeggiante, evitando, così, il Promontorio di Punta Ala,. Da questa direttrice principale si dirama, fra le altre di minore importanza, la strada per l’insediamento di Roccamare e, in loc. Pian D’Alma, quella provinciale. n. 16 Di Punta Ala, che collega l’ex S.S. n. 322 all’insediamento di Punta Ala. Come già indicato, i vecchi percorsi a mezza costa potranno essere adattati e utilizzati a fini pedonali e ciclabili.

3.4.5 Sistema dunale Il sistema costiero ricadente nel territorio comunale di Castiglione della Pescaia, può essere suddiviso in due parti ben distinte in quanto geologicamente e geomorfologicamente molto diverse tra loro ed in particolare un primo tratto che dal campeggio Etruria si estende fino a Punta delle Rocchette (ad esclusione di Punta di Capezzolo) ed un secondo tratto che da Punta delle Rocchette si estende fino a Pian d’Alma. Dal punto di vista geomorfologico, sono stati analizzati gli elementi morfodinamici esogeni e antropici che maggiormente hanno caratterizzato i luoghi esaminati e che a tutt’oggi contribuiscono in maniera apprezzabile a modificarne l’assetto. Si è proceduto, quindi, ad effettuare uno studio degli agenti marini, fluviali, pluviali, e vegetazionali presenti, cercando di valutarne il relativo grado d'attività . Saranno, di seguito, analizzate e caratterizzate le due strisce costiere….

COSTA BASSA – SISTEMA DUNALE La prima fascia costiera, secondo la classificazione relativa al profilo verticale della costa, rientra nella classe: costa bassa posta tra una pianura ed un mare poco profondo. In particolare si tratta di un complesso dunale di transizione tra la spiaggia sabbiosa attuale e il Padule di Castiglione. La zona indagata è caratterizzata dalla presenza di dune trasversali a tratti sovrapposte o organizzate in cordoni litoranei separati da depressioni interdunali. La forma, la posizione e l’estensione delle dune, dipendono

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 241 soprattutto dalla direzione dei venti dominanti, dal moto ondoso, dal rifornimento di sabbia e dalla presenza di vegetazione. Sono stati individuati cinque principali corpi dunali nel tratto d’area compreso tra la Strada Statale N. 322 e la spiaggia sabbiosa. I) - Il primo e più recente è direttamente attaccato alla spiaggia emersa e si estende parallelamente alla linea di costa. La linea di cresta dunale risulta circa continua, con altezze massime di 8,0 m s.l.m. Tali dune vengono classificate come attuali in quanto in continua evoluzione e dotate di mobilità, infatti, la sabbia che le costituisce è sospinta in salita verso la cresta sul lato sopra vento, che subisce deflazione (erosione), per poi ricadere per gravità sul lato opposto sottovento (fenomeno dell’avalanching), che di conseguenza si accresce. Nel complesso la cresta avanza lungo la direzione del vento, perpendicolarmente ad esso, spostando così tutta la duna verso l’entroterra e mutandone sensibilmente la forma. E’ bene sottolineare come l’agente responsabile della creazione di queste forme d’accumulo sia il vento che soffia dal mare; l’energia eolica, e quindi la sua capacità di trasportare sabbia, è legata direttamente alla sua velocità che viene modificata e frenata vicino al terreno dai fenomeni di attrito e di turbolenza, con conseguente arresto del trasporto, deposizione delle particelle in carico e formazione di depositi dunali. Su tale cordone litoraneo si è sviluppata una vegetazione arborea-arbustiva spontanea che a tratti ostacola il già citato fenomeno dell’avalanchig, ponendo però le basi per lo sviluppo del suolo. II) - Il secondo sistema (antecedente a quello appena descritto), inattivo, si estende circa parallelo al primo verso l’entroterra, ad una distanza dalla battigia di circa 120-130 m. La linea di cresta si presenta molto frastagliata con altezze medie di 4,5 m s.l.m. (l’apice è a 5,5 m s.l.m.). Il lato sotto vento delle dune è più allungato di quello sopravento (dune asimettriche) e anche più ondulato. L’intero arco dunale, è caratterizzato da una locale copertura arborea- arbustiva. III) - Il terzo sistema di dune, inattivo, si estende parallelamente ai primi due e ad una distanza dalla battigia di circa 160 m. La linea di cresta è molto frastagliata, con altezze medie di 4,0 m s.l.m., con n massimo di 8 m. s.l.m. . La vegetazione attualmente presente, a tratti spontanea e per la maggior parte impiantata dall’uomo, è costituita da piante e cespugli; in particolare in alcune aree antropizzate, di proprietà, si può osservare un maggior numero ed un miglior stato di conservazione delle specie arboree-arbustive rispetto a quelle presenti in aree adiacenti, abbandonate a se stesse. La presenza di una vegetazione continua, pulita e quindi di un apparato radicale ben sviluppato ed ancorato, favorisce il consolidamento della duna in questione, tutela il suolo e inibisce qualsiasi fenomeno di ruscellamento superficiale. L’azione esercitata dal vento che soffia dal mare, si fa sentire soprattutto ad altezze superiori ai 4/5 m dal p.c., come testimoniato dalla disposizione dei rami delle piante che sono rivolti verso l’entroterra; sotto i 4/5 m, nella zona esaminata, l’azione eolica si manifesta in maniera molto blanda in quanto l’energia viene attenuata dalle dune antistanti che essendo più alte (le creste sono circa 1/2 m più alte di quella di tale terzo cordone sabbioso) tendono a smorzarne l’intensità ed ostacolarne il movimento.

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 242 Secondo la Carta dell’Uso del Suolo Quadrante 127 – II (Regione Toscana – Giunta Regionale), il terzo sistema di dune ricade all’interno della fascia 51cr ossia del Bosco ad alto fusto di conifere rado (85-60%). Secondo la “Carta dell’Erosione del suolo in atto” a cura della Regione Toscana - Giunta Regionale (1991), che classifica la zona in esame come “duna costiera stabilizzata boscata ” (Classe 0 - erosione assente).

IV-V) - Il quarto e quinto sistema di dune presentano caratteristiche analoghe al terzo; le linee di cresta hanno, infatti, stessa quota (circa 3,8 m s.l.m.), simili caratteristiche vegetazionali e stesso carattere di antropizzazione.

Sulla fascia dunale, affiorano depositi sabbiosi a grana fine-media ben cerniti caratteristici dell’unità (s3). Questi terreni costituiscono una formazione idrogeologica caratterizzata da una permeabilità per porosità, cioè in essa i vuoti, che consentono il passaggio dell'acqua, si sono formati contemporaneamente al litotipo che li contiene e fanno parte della sua struttura e tessitura e dipendono quindi dalle dimensioni, dalla forma, dalla disposizione e dal tipo di cementazione dei granuli costituenti la roccia. Le caratteristiche litologiche consentono di correlare i terreni di questa unità al sottogruppo (SP) delle “Sabbie a granulometria poco assortita o sabbie ghiaiose con frazione fine scarsa o assente” del sistema U.S.C.S. con permeabilità almeno discreta. L’assetto geologico-stratigrafico della zona, sopra definito, consente di delineare un modello idrogeologico dell'area in studio nel quale è presente un acquifero a falda libera (“cuscinetto di acqua dolce”) impostato nei terreni sabbiosi (depositi dunali s3) con permeabilità discreta. Lo studio dell’andamento stagionale della superficie freatica sull’acquifero costiero ad Ovest del capoluogo, e nella zona compresa tra S. Pomata e le Rocchette, dalle caratteristiche idrogeologiche analoghe a quello d’interesse, consentono di poter stimare che la superficie freatica è caratterizzata da minimi stagionali (magra) durante i mesi di agosto/settembre e massimi (morbida) durante i periodi dell’anno più piovosi (autunno-primavera). Il livello freatico, stimato sulla base del gradiente idraulico medio tipico di questi depositi, oscillante tra 0,8-1%o, è di circa +0,08/0,15 m s.l.m.. Per quanto riguarda gli interventi di carattere antropico realizzati in tale fascia costiera, si può affermare che nel primo e nel secondo cordone sabbioso litoraneo non sono state rilevate opere degne di nota; nel terzo, invece, si può notare la presenza di svariati interventi realizzati dall’uomo ed un grado di antropizzazione che si è mantenuto circa costante negli ultimi decenni. Analizzando la semplice Carta Topografica Regionale (1:10.000) si può constatare la presenza, di zone che risultano urbanizzate ormai da molti anni, con aree adibite a campeggio corredata di impianti e di tutte le strutture necessarie al suo esercizio; a poco meno di ½ Km ad ovest, invece, l’intera fascia litoranea è sede della porzione orientale dell’abitato di Castiglione della Pescaia. L’insieme dei sistemi dunali, è a tratti ricoperto da Macchia alta dei sistemi dunali (Pistacio-Juniperetum macrocarpae), a tratti da Macchia di retroduna

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 243 (Phillyreo-Ericetum multiflorae) alternate a Rimboschimenti a conifere e Boschi e forteti a leccio e albatro. La copertura vegetazionale, sia essa spontanea o impiantata dall’uomo, esplica una funzione fondamentale in materia di protezione del suolo, poiché: 1) facilita l’infiltrazione delle precipitazioni, evitando così il manifestarsi di fenomeni di ruscellamento superficiale e riducendo al minimo, fino ad annullarla, l’erosione superficiale operata sia dal vento che dagli agenti pluviali; 2) consolida gli archi dunali in quanto le radici tenendo saldamente legate tra loro anche le particelle più fini del terreno, precludono fenomeni di asportazione dei depositi superficiali; 3) favoriscono lo sviluppo del suolo (tuttora in continua evoluzione) in quanto l’attività funzionale esercitata dalle radici fornisce un ottimo contributo alla pedogenesi. Nel complesso, questo primo tratto di costa viene inserito tra quelli in leggero arretramento rispetto alla linea di costa attuale, in quanto l’erosione operata dalle correnti marine e dai venti locali ed il trasporto dei sedimenti lungo il litorale è più veloce del ripascimento.

COSTA ALTA La seconda fascia costiera comprende il tratto di costa che da punta delle Rocchette (comprendendo anche il tratto di Punta di Capezzolo) si estende fino al confine settentrionale del territorio comunale di Castiglione della Pescaia (Pian d’Alma); questo si caratterizza per la presenza di modeste spiagge in lieve arretramento (a tratti in equilibrio grazie al seppur modesto apporto fluviale che compensa il materiale eroso) con a tergo scarpate rocciose che superano i 20 m di altezza e che si alternano a tratti con falesie subverticali. L’erosione costiera è lenta, varia all’interno del tratto di costa considerato e dipende soprattutto dalle condizioni climatiche e dal tipo di vento locale predominante. In corrispondenza di Punta del Capezzolo l’erosione prevale lungo il fianco occidentale, mentre sul versante opposto si ha un lento, ma continuo, avanzamento della linea di costa verso il mare: l’incessante movimento in avanti ed indietro del materiale detritico per azione delle onde dà luogo, infatti, allo spostamento dei frammenti rocciosi verso terra mediante un movimento parallelo alla riva con conseguente deposito del materiale eroso lungo il lato orientale di Punta del Capezzolo. Il tratto di costa che da Punta Ala si estende verso Nord fino a Pian d’Alma, presenta modeste spiagge in equilibrio (l’erosione è limitata e compensata da materiale di apporto fluviale ridistribuito dalle correnti). Il modesto sviluppo di questi lidi, rispetto a quelli caratterizzanti il tratto di costa opposto, è dovuto principalmente alla presenza di coste rocciose difficilmente erodibili ed in minor misura all’azione erosiva esercitata dagli agenti atmosferici e marini sui sedimenti detritici di origine continentale riversati in mare dalle aste idrografiche che incidono gli alti morfologici retrostanti la linea di costa. Nel complesso, questo secondo tratto di riva marina può essere inserita tra quelle in equilibrio visto che: l’erosione avviene molto più lentamente

PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 244 grazie alla maggiore consistenza dell’ammasso roccioso ed il ripascimento è alimentato da un discreto apporto fluviale.

In quest’area le precipitazioni effettive si ripartiscono in maniera abbastanza disomogenea in quanto la maggior parte d’acqua meteorica, data la discreta permeabilità caratterizzante la litologia affiorante, tende ad infiltrarsi direttamente nel terreno e alimentare la falda dolce sospesa, mantenendo inalterato il livello dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata e non facendo quindi innalzare la tavola marina sottostante. Il ruscellamento superficiale è praticamente inesistente. E’ bene sottolineare che nell’areale esaminato non è stata rilevata la presenza di alcuna sistemazione atta a regimare la circolazione idrica superficiale ed è stato, invece, constatato (con prove di permeabilità fatte in aree adiacenti aventi terreni con stesse caratteristiche granulometriche-composizionali) come il naturale decorso d’infiltrazione dell’acqua meteorica avvenga con estrema rapidità e non sia ostacolato da nessuna opera di captazione.

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