I Processi Di Formazione Degli Insediamenti
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
CAPITOLO 3 I processi di formazione degli insediamenti 3.1 La storia 3.1.1 Età della Pietra, del Bronzo e del Ferro Nell’era Quaternaria non esisteva nessuna delle attuali pianure litoranee, erano presenti solamente una serie di rilievi separati tra loro da estesi bracci di mare. Poggio Ballone e Poggio Peroni erano isole a tutti gli effetti, e così i poggi dell’Alma, di Tirli, di Buriano e di Vetulonia. In questa vasta insenatura marina trovavano la foce torrenti e fiumi, il maggiore dei quali, l’Ombrone, sfociava a sud-est, l’altro, il Bruna, a nord-ovest. Le attuali pianure si formarono solamente in seguito alle sedimentazioni marine e fluviali: i detriti, infatti, depositati tra un dosso e l’altro, colmarono le vallate all’interno della linea di costa ed i golfi profondi rimasero chiusi da cordoni litoranei (tomboli). A partire dal VII sec. a.C. il primo tombolo era già consolidato. Tale sbarramento detritico, sul quale attecchì ben presto una flora varia e rigogliosa, provocò la parziale separazione del golfo dal mare. Col passare dei secoli al tombolo primigenio, o etrusco, altri se n’aggiunsero fino a raggiungere un totale di diciassette tomboli; dopo il primo, di epoca etrusca, seguono cinque di età romana, sette medievali e quattro di epoca moderna. Progressivamente arcuatisi in direzione sud-est, i tomboli conversero poi tra loro verso Castiglione. Le prime forme di popolamento in maremma risalgono a circa 60.000 anni fa. Il primo popolo a dover fare i conti con le difficili condizioni naturali fu quello degli Umbri, che s’insediarono lungo le zone più interne dedicandosi alla pastorizia. Già durante l’Età del Ferro (X-VIII sec a.C.) erano presenti ben cinque castellieri a difesa dell’antico seno marino: Moscona, Monteleoni, Vetulonia, Alberese e il cosiddetto Castellaccio Prile, arroccato su un colle aspro e scosceso ad est di Castiglione. Circondato da larghe muraglie e fortificato con terrapieni elevati oltre 15 metri, il Castellaccio venne utilizzato come luogo di lavorazione dei metalli da Etruschi, Romani e Barbari (come testimoniano le numerose scorie di fusione). Oggi del Castellaccio non si conserva nessuna traccia, mentre nella tradizione popolare, il suo ricordo è ancora vivo con il nome della città di Lucerna. 3.1.2 Cenni sul periodo etrusco e romano Gli Etruschi, popolazione proveniente molto probabilmente dall’Asia Minore, si stabilirono in maremma intorno al IX sec a.C. La presenza di un grande bacino collegato al mare, le cui dimensioni ed evoluzione sono PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 166 confermate da indagini incrociate (rinvenimenti archeologici e ricerche geo-fisiche1), sembra aver condizionato profondamente il sistema insediativo etrusco locale, rappresentandone il baricentro. In questo periodo, circa 80.000 Km2 della attuale pianura grossetana erano occupati dal “Lago Prelius”, lago salato con sbocco al mare sotto il promontorio di Castiglione. Nel lago sfociava la Bruna e, le correnti marine, attraverso le aperture, rendevano le acque salubri e navigabili per le imbarcazioni etrusche, fenice e greche. Il grande bacino costituì infatti una risorsa primaria (pesca, sale e commercio) e al tempo stesso un confine naturale tra la città di Roselle e quella di Vetulonia, che si collocarono entrambe in posizione difensiva, rispettivamente sul bordo est e quello ovest. La posizione specifica di Roselle era poi legata al controllo della Val d’Ombrone, che costituiva sia una risorsa primaria per l’attività agricola2 e l’allevamento, che uno snodo viario importante, la via di comunicazione tra la costa e l’interno (Chiusi e la Val Tiberina). La posizione di Vetulonia era invece strategica; conciliava infatti l’esigenza difensiva e quella di controllo sia della zona costiera, che offriva la possibilità di accedere ai commerci marittimi, che dell’interno ricco di risorse minerarie (area dell’Accesa e non si esclude la frequentazione di Sassofortino3, dove comunque si cavava la trachite, pietra utilizzata per le costruzioni ) Lo sfruttamento delle miniere e la facilità degli approdi costieri concorsero allo sviluppo di Vetulonia (insieme a Roselle la più importante città marinara) che avrà successivamente scambi commerciali e culturali con l’Oriente e le popolazioni nuragiche sarde, testimoniati dai resti delle tombe del VII sec a.C. Più in basso sorgevano fattorie e ville che hanno lasciato le loro piccole necropoli: Poggio Pelliccia, Poggio Alberi, Badiola, Pian di Rocca e Valle dell’Ampio. A testimonianza della vocazione marinara di Vetulonia, lungo la via Castiglionese, c’è ancora oggi una curva chiamata Porto a Colle, mentre, in località Pietre Bianche, sorgeva probabilmente l’approdo della città. Sul colle che guardava il più importante sbocco al mare sorsero un Forte etrusco ed una Torre semaforica che permettevano alle navi di addentrarsi nel Lago e di fermarsi ai Porti Colle e Cavalle. Il Forte etrusco controllava anche la via Litoranea che, dalla striscia di terra del tombolo, superava un ponte presso la Fiumara continuando poi 1 in C.B.Curri, 1978, Vetulonia I , (FORMA ITALIAE, Regio VII), Leos.Olschi Editore, Roma , pp 12-13 2 T.Livio,XXXVIII libro delle Historiae, 45, 18; si dice che nel 205 a.C. Roselle fornì frumento e tronchi di abete alla preparazione della spedizione africana di Publio Cornelio Scipione. questo testimonierebbe la valenza agricola di Roselle 3 in C.B.Curri, op. citata, p. 19 PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 167 per le Collacchie, Pian d’ Alma ed il Puntone. Un altro itinerario importante era quello che collegava Vetulonia a sud con Roselle e a Nord con Volterra; PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 168 PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 169 entrambe infatti costituivano per la città la possibilità di commercializzare i propri prodotti sia nell’interno (Chiusi e la Marsigliana sulla valle dell’Albegna), che verso nord (si sono rinvenuti infatti oggetti di produzione vetuloniese a Populonia, Volterra, Bologna e centro Europa). La città di Vetulonia stupisce per la precocità con cui si è sviluppata. Infatti già in epoca orientalizzante (VIII-VII sec. AC) è stata in grado di esprimere tutta la sua potenza, sia politica, sia culturale che economica, testimoniata da un controllo capillare e diffuso del territorio, dalla produzione artistica di grande valore e infine, come precedentemente affermato, dal ritrovamento dei suoi prodotti in un ampio raggio (Sardegna, Europa centrale e Oriente). Senza dubbio la sua fortuna è strettamente legata alle risorse minerarie del Massetano (lago dell’Accesa); resta comunque da accertare se Vetulonia abbia commercializzato i suoi prodotti in prima persona e in che misura; se infatti la presenza vicina di molti approdi naturali e il rinvenimento di insediamenti costieri (poggio Tondo, val Berretta e val d’Ampio) fanno pensare che ci fosse uno scalo portuale o addirittura più di uno (il Mazzolai e lo Schmiedt lo collocano presso Casa Galera nei pressi dei ponti di Badia4), dall’altra è certo che altri centri quali ad esempio Cerveteri, costituissero poi un intermediario per i commerci con l’Oriente. Un’altra questione al momento insoluta, riguarda la presunta crisi e decadenza di Vetulonia in periodo arcaico e quindi il tipo di relazioni con la vicinissima Roselle. Dagli ultimi studi, prevale la tesi della continuità storica della città e della sua convivenza, piuttosto che di una sudditanza, con la vicina Roselle5. Questo sarebbe sostenibile vista anche la complementarietà economica delle due città che non dovrebbe aver alimentato una grande rivalità; se infatti Vetulonia è strettamente legata all’attività di estrazione e di commercializzazione dei metalli sotto la forma di prodotti finiti o allo stato grezzo, Roselle, come abbiamo già detto in precedenza, lega la sua esistenza sostanzialmente alla risorsa agricola e alla sua posizione strategica, il controllo del fiume Ombrone, snodo importante tra nord e sud e tra la costa e l’interno. Anche per la comprensione di questo aspetto si dovrà comunque attendere il ritrovamento degli insediamenti minori di Roselle, compreso il presumibile porto6, al fine anche di comprendere le possibili relazioni con l’area su cui poi è sorta Grosseto, dove sono state rinvenute tombe del VII sec a.C.. Progressivamente i Romani si fusero con gli Etruschi, tuttavia Vetulonia perse la sua autonomia economica per assumere il ruolo di “provincia ricca” da sfruttare. Con l’avvento dei Romani vennero realizzate saline e peschiere sulle sponde del Lago Prile (da queste deriverebbe il nome di Castiglione della Pescaia). Ville rustiche sorsero sulle rive del Lago e sull’isola che, dalla famiglia Clodia, prenderà il nome moderno. Nel I sec a.C. quindi, il Lago era salubre a tal punto da essere scelto come luogo di villeggiatura della aristocrazia romana. 4in C.B.Curri, op. citata, p. 25 5 G.Camporeale, Gli Etruschi, Storia e Civiltà, Utet Editore, 2000, Torino, pp. 358-359 6 Le ipotesi fin qui elaborate si riferiscono a Poggetti Vecchi (R. Cardarelli,p. 208) e ad un oppidum su un’ansa dell’Ombrone, generalmente identificata con la mansio di Umbro (A.Mazzolai, Roselle e il suo territorio,Grosseto, 1960, p. 26) PARTE II° STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 170 Centro d’estrema importanza era Salebro, presente già in epoca Etrusca, ma diventato Oppidum (Castrum) Salebrone sotto i Romani che ne fecero un nucleo fortificato. Costruito sulle sponde dell’emissario naturale che metteva in comunicazione il mare con il Lago Prile, il Castrum controllava le attigue peschiere e la stazione della via Aurelia, al suo interno ubicata. Riguardo alle strade, i Romani potenziarono le vie Etrusche, soprattutto la via Litoranea che, da questo momento, assumerà il nome di via Aurelia. 3.1.3 Il Medioevo Salebrone sopravvisse ancora qualche secolo oltre la caduta dell’Impero Romano. Le saline lungo la sponda del Lago e la grande peschiera mantennero una certa efficienza continuando a produrre sale e pesce.