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Published Version Article A proposito di un "dossier" su Giorgio Orelli (con qualche spunto interpretativo) DANZI, Massimo Abstract Analyse, accompagnée de nouveaux éléments d'interprétation, du "dossier" que la revue "Bloc notes" a dédié au poète suisse de langue italienne Giorgio Orelli (Airolo 1921-Belinzone 2013). Les nouveautés concernent la récolte poétique de "Sinopie", Milan 1977. Reference DANZI, Massimo. A proposito di un "dossier" su Giorgio Orelli (con qualche spunto interpretativo). Quaderni grigionitaliani, 2016, vol. 85, no. 1, p. 134-146 Available at: http://archive-ouverte.unige.ch/unige:84152 Disclaimer: layout of this document may differ from the published version. 1 / 1 Qgi Quaderni grigionitaliani anno 85° / 1–2016 Quaderni grigionitaliani anno 8 5° / 1–2016 Storia Politica Storia · Politica Arte Arte Qgi Quaderni grigionitaliani anno 85° / 1–2016 i 1 Quaderni grigionitaliani Rivista trimestrale pubblicata dalla Pro Grigioni Italiano Anno 85° Numero 1 Marzo 2016 Indice Editoriale 3 Storia • Politica • Arte Studi e ricerche Federico Zuliani 10 Scipione Calandrini e Tommaso Contarini scrivono a Johann von Salis-Samedan (1595-1596) Due suppliche “veneziane”, tra mercatura, diplomazia e solidarietà riformata Fabrizio Panzera 19 Giovanni Andrea Scartazzini tra gli ultramontani ticinesi Guido Lardi 28 Sulle orme della Prima guerra mondiale in terra poschiavina Ai due estremi della Valposchiavo: da Cavaione a San Romerio Fabrizio Lardi 82 «Vorrebbero essere a vicenda secondo le loro convenienze tosto Svizzeri, tosto Lombardi» I senza patria di Cavajone e la loro naturalizzazione in Svizzera Dario Foppoli - Evaristo Zanolari 94 San Romerio: un punto di forza tra Valtellina e Valposchiavo Rolf Haller 107 Alcune considerazioni del regista e produttore del documentario “San Romerio - San Remigio. Ritratto di un’alpe fantastica e assurda” 2 Erhard Taverna 112 San Romerio / San Remigio. Ritratto di un’alpe. Un film di Rolf Haller Simone Pellicioli 114 Il documentario di Rolf Haller su San Romerio e San Remigio Antologia Clemens a Marca 120 Poeta Recensioni ANNA FELDER, Tra dove piove e non piove, introduzione di Roberta Deambrosi, Lo- carno, Dadò, 20142 (Luisa Canonica) 122; Il Palazzo Riva di Santa Margherita a Lu- gano e la sua quadreria, a cura di SIMONA MARTINOLI, Bellinzona, Casagrande, 2014 (Edoardo Villata) 124; Villa Garbald. Gottfried Semper, a cura di SONJA HILDEBRAND, Basel, Miller & Maranta, 20152 (Mathias Picenoni) 126; SABINE CHRISTOPHER, I flussi comunicativi in un contesto istituzionale universitario plurilingue. Analisi del campo d’interazione accademico illustrata dal case study dell’Università della Svizzera Italia- na (USI), Bellinzona, Osservatorio Linguistico della Svizzera Italiana, 2015 (Rebecca Schär) 127; FLORIN CLEMENTE LOZZA, Le mie memorie, a cura di Sandro Bianconi e Francesca Nussio, Firenze, Cesati, 2015 (Mathias Picenoni) 129. Oltre la recensione Massimo Danzi 134 A proposito di un «dossier» su Giorgio Orelli (con qualche spunto interpretativo) 148 Hanno collaborato 134 Massimo Danzi Massimo Danzi A proposito di un «dossier» su Giorgio Orelli (con qualche spunto interpretativo) Nata nel 1979, la rivista «Bloc Notes» è giunta ai suoi 35 anni di vita: un’età rag- guardevole per una rivista. Nel Ticino, solo «Cenobio», di una generazione più an- tica, ha maggiori titoli nell’ambito della letteratura. Il numero in questione, 64 del 2014, importa per il «dossier», di poco più di 100 pagine, dedicato a Giorgio Orelli scomparso a novantadue anni il 10 novembre 2013. La vita delle riviste, mai facile, impone sempre più, anche da noi, di organizzare tematicamente i numeri, facendo del «dossier» un valore aggiunto. E dossiers sono stati, negli anni, dedicati a Giovan- ni Bonalumi (46), Giorgio Bassani (60), Remo Fasani (61) o Robert Walser. Nel caso di Orelli, questo «dossier» cristallizza, tuttavia, frammenti di un discorso critico sul poeta, che mostra di essere ben vivo, a beneficio di tutti. Si tratta di 13 interventi, che uniscono lettori di tre generazioni: dai più giovani Sveva Frigerio e Yari Bernasconi al decano Giovanni Orelli, passando per la generazione che è quella di Pedroni e De Marchi. Una continuità di interessi, attraverso le generazioni, per un poeta che, oltre a esserci caro, è anche soprattutto l’ultimo grande testimone di un Novecento poetico italiano. Coetaneo di Andrea Zanzotto, che come lui è del ’21, Orelli gli è sopravvissuto di un decennio. Jean-Jacques Marchand, che ha riunito gli interventi, ricorda in apertura la stagione particolarmente felice e promettente che visse il Ticino al tempo dell’esordio di Orel- li, grazie alla presenza di uomini come Pino Bernasconi e Giovan Battista Angioletti, animatore l’uno della «Collana di Lugano», che nel ’44 di Orelli pubblica Né bianco né viola (immediatamente accanto a Finisterre di Montale e Ultime cose di Saba, per non fare che due nomi dei più noti), l’altro di un attivo «Circolo italiano di lettura». L’ozono della cultura italiana di quegli anni cresce però, nel Ticino, soprattutto per la presenza a Friborgo di Contini tra 1938 e 1952, maestro diviso tra la filologia ro- manza e la critica militante a Orelli, come a altri ticinesi e non (da Bonetti a Broggini, da Avalle a Pozzi a Isella). Friborgo vive in quegli anni una grande congiuntura intel- lettuale, con aperture straordinarie legate a intellettuali d’ogni provenienza, sfuggiti alla guerra o lì approdati per altre ragioni, e di cui si è cominciato a fare la storia. Marchand caratterizza brevemente l’opera di Orelli, la storia editoriale nonché i temi e modi, particolarmente sul fronte della poesia. È una poesia che parte spesso – ci dice – da spunti di vita quotidiana, di vissuto familiare per caricarsi di più ampi si- gnificati e in cui è forte il senso della precarietà, segnato per esempio da un frequente trascorrere dalla vita alla morte. È noto che su questo tema della vita e della morte Orelli ha fondato una sua ampia isotopia semantica, nella quale confluiscono sotto- temi come l’infanzia e la vecchiaia, il dialogo con chi ci ha preceduti, una sintonia privilegiata con i trapassati che sono a volte, ci dice il poeta, «più vivi dei vivi». È un Quaderni grigionitaliani 84 (2016/1), pp. 134-146 A proposito di un «dossier» su Giorgio Orelli 135 grande tema della sua poesia e lo avvicinerebbe – poniamo – a Vittorio Sereni, se non fosse che la poesia di Sereni ha poi tratti abbastanza diversi: più frontali e diretti, di contro all’obliquità di Orelli, per il quale la compresenza e anzi l’annullamento della differenza tra i vivi e i morti sereniana pare a me, meno nichilisticamente, convivenza di uno status con l’altro. Vari interventi accennano al tema, che, a mio avviso, trova i maggiori affondi nei contributi di Matteo Pedroni e di Gilberto Isella su cui tornerò. Le prose di Orelli sono invece, oggi, meno note e comunque, come tutti i suoi libri, introvabili (è dunque benemerita la recentissima edizione bilingue italiana-tedesca dei Racconti, con traduzione di Julia Deng e postfazione di Pietro De Marchi, Zurigo 2014); e gli scritti critici, che da soli fanno la metà dell’opera dell’autore (sei libri, usciti tra 1980 e 2013) sono rimasti, quando anche accessibili, patrimonio di un pubblico di specialisti. Degli ambiti frequentati da Orelli manca dunque in questo «dossier», a ben vedere, solo quello della traduzione, che in Orelli si collega per un verso alla poesia e per un altro alla riflessione critica. Le sue traduzioni da Goethe (ma, dal tedesco, ha tradotto anche Morgestern, Novalis, Hölderlin), hanno incontrato fin dal 1957 il favore di Montale che ne ha parlato come delle migliori a quel tempo disponibili. Ma altro c’è, che riguarda poeti francesi come Mallarmé, Frénaud o Char o, in altre lingue, l’engadinese di Andri Peer: sì che critici come Fortini, Mengaldo o Stefano Agosti o i nostri Stefano Barelli e Pietro De Marchi sono spesso entrati nel merito del suo lavo- ro di «poeta-traduttore». Oggi, per le traduzioni da Goethe, dobbiamo aggiungere il nome di Alice Spinelli, giovane studiosa di scuola pavese attiva alla Freie Universität di Berlino. L’unità tematica di questo dossier di «Bloc notes» non fa passare inosservata la di- versità degli ambiti toccati né la varia formazione dei suoi protagonisti. Non siamo di fronte a un libro unius auctoris, ma a 13 accessi diversi all’opera. Tenterò dunque di parlare di ognuno, mediando tra la specificità degli interventi e le ragioni dell’opera di Orelli, che nei quattro ambiti detti risulta da settant’anni di «lavoro» appassionato (1944-2013). Letture di testi poetici danno qui Yari Bernasconi, Flavio Medici, Pier Vincenzo Mengaldo e Aldo Menichetti. Bernasconi, addottoratosi a Friborgo sotto la guida di Alessandro Martini proprio sull’Ora del tempo di Orelli (1962), lavora al com- mento della raccolta. Nel frattempo ha pubblicato L’abbecedario, sorta di intervista proposta al poeta su singoli temi e parole. L’analisi che propone della poesia Nel dopopioggia procede cogliendo echi da Montale (è il titolo di una poesia nel suo tar- do Quaderno di quattro anni), Leopardi (che sul ‘dopopioggia’ ha un celebre canto pisano-recanatese), ma anche sottolineando la distanza di Orelli da quelle visioni del mondo. Anche con Sereni, che pur usa quel raro sintagma (aggiungo che lo inaugura Montale negli Ossi, lo riceve il poeta di Frontiera e lo ritrovo in Orelli che scrive su Ubaldo Monico il 4 novembre 1950), è rilevata la distanza. Sul demone dell’analogia trionfa dunque la differenza, su cui si fa storia altrettanto. Uno dei tratti peculiari del- la poesia di Orelli è, certo, l’inserzione di citazioni letterarie o dotte entro una lingua invece, fino a quel punto, altra e più comune. In Dopopioggia ciò accade trasferendo 136 Massimo Danzi a una suora un verso che, nel Paradiso di Dante, definiva il personaggio di Catone: come dire da un antico pagano, per di più suicida (ma Dante lo ammira tanto da collocarlo in paradiso), al suo contrario.
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