Parco Regionale Del Delta Del Po “Centro Storico Di Comacchio” Interessa I Comuni Di Comacchio E Ostellato

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Parco Regionale Del Delta Del Po “Centro Storico Di Comacchio” Interessa I Comuni Di Comacchio E Ostellato 1. RISCHI E PROTENZIALITÀ DELLE PREVISIONI URBANISTICHE E PIANIFICATORIE La stazione del Parco Regionale del Delta del Po “Centro Storico di Comacchio” interessa i comuni di Comacchio e Ostellato. La perimetrazione della stazione proposta del Piano Territoriale del Parco, da parte della Provincia nel 1993, estende l’area definita in sede di Legge Istitutiva in particolare nella fascia costiera, comprendendo: il centro storico di Comacchio e le aree urbanizzate limitrofe, con le sue valli adiacenti (Valle Pega, Valle Molino, Valle Isola) fino alla superstrada, l’ Oasi di Valle Lepri, e la parte lungo il litorale nella fascia urbanizzata oltre la SS Romea comprendente l’area delle Dune. L’area ha forti valenze paesistico-ambientali che superano, inevitabilmente i confini della stazione, ragione per cui le analisi compiute fanno riferimento ad un territorio ben più vasto per meglio comprendere le interferenze con la pianificazione locale e per potersi integrare alla pianificazione sovra-locale. L’ambito di riferimento per i ragionamenti qui esposti comprendono tutte le aree che il Progetto Esecutivo del Documento Preliminare definisce come “ambito di riferimento della stazione” estendendole alle aree urbanizzate. Fig. 1 Perimetro della legge istitutiva (1988), Perimetro della Stazione CS di Comacchio (Piano 1993), stazioni contigue, Comuni interessati, aree di studio 1. 1 Il Piano Territoriale del Parco Nel 1993 la Provincia di Ferrara adotta un piano di stazione mai approvato da parte della Regione Emilia Romagna, e ne chiede, nel 2003, una revisione per diversi motivi: da una parte emerge la necessità di un ripensamento del Piano ormai datato anche in riferimento 1 ai Piani delle altre Stazioni e d’altro canto occorre una verifica rispetto alle nuove determinazioni legislative (LR 6/2005; LR20/2000) e ai nuovi strumenti urbanistici, e pianificatori in atto. In modo particolare l’adeguamento deve fare riferimento all’applicazione dei dispositivi della Direttiva Natura 2000 (LR 7/2004), in quanto le Valli di Comacchio, le Valli bonificate di Mezzano e Pega e le Dune di San Giuseppe sono riconosciute SIC e ZPS, in aggiunta al sito Ramsar (Zone umide di Interesse Comunitario) già riconosciuto dal 1981. Fig. 2 SIC, ZPS, zone Ramsar, perimetro della Stazione di Comacchio 2 Il Piano Territoriale di Stazione costituisce stralcio del Piano Territoriale di Coordinamento provinciale- PTCP (L.R 6/2005) regola l’assetto del territorio ed il suo raccordo con il contesto rispettando le indicazioni del PTCP. Esso: a) determina il perimetro definitivo del Parco delle zone A, B, C, D e dell'area contigua, sulla base di quello indicato dalla legge istitutiva; b) determina gli interventi conservativi, di restauro e di riqualificazione, da operarsi nel territorio del Parco e detta disposizioni per la salvaguardia dei beni ambientali, naturali, paesistici e culturali; c) individua il sistema dei servizi e delle infrastrutture ad uso pubblico e le nuove infrastrutture, nel rispetto delle previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale di scala regionale e provinciale; d) individua le eventuali aree particolarmente complesse per le quali prevedere l'elaborazione di un progetto particolareggiato d'intervento ai sensi dell'articolo 27 da attuarsi da parte dell'Ente di gestione del Parco, specificandone gli obiettivi; e) determina i modi di utilizzazione sociale del Parco per scopi scientifici, culturali e ricreativi, ivi compresa la speciale regolamentazione a fini di tutela dell'esercizio della pesca nelle acque interne; f) individua e regolamenta le attività produttive e di servizio che, in armonia con i fini del Parco, possono assicurare un equilibrato sviluppo socio-economico del territorio interessato, in particolare per quanto attiene le attività agricole; g) stabilisce indirizzi, direttive e prescrizioni per le zone A, B, C, D e per le aree contigue; h) individua le caratteristiche e le tipologie degli immobili e dei beni da acquisire in proprietà pubblica per le finalità gestionali dell'area protetta. La nuova legge non modifica sostanzialmente i compiti del Piano Territoriale del Parco; essa introduce le zone D, nella precedente Legge non previste; sostituisce le “aree pre- parco” con le “aree contigue” e ne precisa il ruolo: l’area contigua è una area non ricompresa nel Parco (in cui è ammessa la caccia regolamentata) con funzione di transizione e connessione rispetto al territorio del Parco stesso. In tale zona il Piano Territoriale del Parco prevede le condizioni di sostenibilità ambientale che devono essere osservate dal PSC del comune nella definizione delle scelte insediative, degli usi e delle attività compatibili con le finalità istitutive del Parco. Zone del Piano del Parco del 1993 zona Superficie (ettari) A - B 819 C 1131 Aree edificate (art 9 NTA) 281 Aree pre-parco 4589 Le aree pre-parco del piano adottato nel 1993, caratterizzate da ” forte connotazione antropica o comunque che necessiterebbero di notevoli sforzi per poter essere rinaturalizzate”, ricoprono oltre 4589 ha sui 2230 ha della parte a Parco. Va evidenziato che su parte di esse sono oggi riconosciuti i Siti di Interesse Comunitario, in possibile contrasto con l’attività venatoria ammessa nelle aree contigue. L’area ha subito numerosi processi di modificazione nei secoli: in relazione alla particolare situazione idrografica e climatica e agli interventi di bonifica che si sono eseguiti fino alla seconda metà del ‘900 ben specificati nelle relazioni di analisi. Occorre quindi, in sede di revisione del Piano di Stazione, quantificare in un bilancio costi-benefici gli “sforzi” ipotizzati nel documento 3 del Piano del ’93 per la rinaturalizzazione di parte di queste, considerando la produttività del territorio agricolo e le dinamiche di abbandono già chiaramente visibili in alcune aree. Ma sopratutto tenendo conto del ruolo che queste aree possono giocare nella rete ecologica complessiva, anche in considerazione del riconoscimento dei Siti di Interesse Comunitario. Le attività agricole potranno altresì considerare le opportunità aperte dal Piano di sviluppo rurale (PSR) in funzione del mantenimento degli habitat naturali. Il Piano di Stazione adottato già individuava le “zone edificate” assimilabili alle zone D, di cui alla nuova legge, in cui vigevano esclusivamente le disposizioni dei PRGC. La nuova legge prevede per le zone D la definizione da parte del Piano dei limiti e delle condizioni alle trasformazioni urbane. Le zone D corrispondono al territorio urbano e urbanizzabile all'interno del territorio del Parco, in conformità al Capo A-III dell'allegato alla legge regionale n. 20 del 2000. Per tale zona il Piano definisce i limiti e le condizioni alle trasformazioni urbane in coerenza con le finalità generali e particolari del Parco. Il Piano strutturale comunale (PSC) e gli strumenti di pianificazione urbanistica dovranno specificare e articolare le previsioni del Piano armonizzandole con le finalità di sviluppo delle realtà urbane interessate. Il nuovo piano di Stazione dovrà quindi occuparsi degli indirizzi di gestione anche per le aree urbane in relazione al sistema organizzativo di fruizione del Parco ed in relazione agli interventi di mitigazione degli impatti sulle aree più naturali. La LR7/ 2004 che disciplina “Norme in materia di conservazione degli habitat naturali e seminaturale, della flora e della fauna selvatiche di cui alle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE inerenti la rete Natura 2000” affida alle Province o ai Parchi in cui ricadono i Siti di Interesse Comunitario, il compito di definire le misure di conservazione necessarie per la conservazione dei Siti, approvando all'occorrenza specifici piani di gestione che prevedano vincoli, limiti e condizioni all'uso e alle trasformazione del territorio secondo le modalità della LR 20/2000. Appare ovvio, in base alla lettura del sistema legislativo vigente, che la forte integrazione tra le stazioni del Parco del Delta e i Siti di Interesse Comunitario trovino nel Parco il suo naturale gestore, e che, di conseguenza, la perimetrazione definitiva della stazione ne debba tener conto. Cosi, come appare evidente dai dispositivi della LR 7/2004 all’art 3, che le misure di conservazione possano e debbano essere, almeno per quanto concerne vincoli, limiti e condizioni all'uso e trasformazione del territorio, inserite nel Piano Territoriale del Parco, che potrebbe acquistare a questi fini anche la valenza di Piano di Gestione dei Siti Comunitari, demandando eventualmente ai Progetti d’intervento particolareggiato (art 27 LR 6/2005) o a particolari progetti attuativi del Piano, il monitoraggio ed eventuali interventi attivi di gestione per la conservazione degli habitat e delle specie, come richiesto dalle Linee Guida del Ministero. E’ chiaro che la proposta di perimetrazione definitiva e della zonizzazione ad essa legata, deve oggi essere inquadrata in un contesto legislativo assai diverso rispetto da quello del 1993, anche in considerazione dei diversi livelli di Pianificazione attivati nell’area a cui è necessario fare riferimento, non solo in termini di “adeguamento”, ma sopratutto in riferimento al complessivo quadro strategico che i diversi strumenti regionali e provinciali hanno delineato, in particolare per quanto attiene: - al documento preliminare per l’aggiornamento del PTR, lo Schema di Sviluppo del Territorio Regionale del 2005, che precisa la formazione dell’infrastruttura ambientale regionale, di cui la stazione costituisce un nodo importante; - al PTCP della provincia di Ferrara in vigore
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