Senza Titolo-19

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Senza Titolo-19 Studi Trent. Sci. Nat., Acta BiolBiol..,, 81 (2004): 177-187 ISSN 0392-0542177 © Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento 2005 Note sul ciclo biologico e sulla morfologia pre-immaginale di Carabus (Macrothorax) planatus Chaudoir, 1843, specie endemica dell’Appennino siculo (Coleoptera, Carabidae) Enrico BUSATO1 & Achille CASALE2* 1Di.Va.P.R.A. - Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “C.Vidano”, Università di Torino, Via Leonardo Da Vinci 44, I-10095 Grugliasco (TO) 2Dipartimento di Zoologia, Università di Sassari, Via Muroni 25, I-07100 Sassari *E-mail dell’Autore per la corrispondenza: [email protected] RIASSUNTO - Note sul ciclo biologico e sulla morfologia pre-immaginale di Carabus (Macrothorax) planatus Chaudoir, 1843, specie endemica dell’Appennino siculo (Coleoptera, Carabidae) - Carabus (Macrothorax) planatus Chaudoir, 1843 è una delle specie più strettamente localizzate della carabidofauna italiana, endemica delle Madonie e dei Nebrodi (Sicilia settentrionale), estremamente interessante (come tutte le specie di Carabus del sottogenere Macrothorax) da un punto di vista biogeografico. Di questa specie, nel presente lavoro è illustrata in dettaglio la morfologia larvale (in passato descritta su un singolo esemplare di terza età raccolto in natura), ricavata da tutti gli stadi larvali ottenuti ex ovo da una coppia allevata in condizioni di laboratorio. È così evidenziata la notevole variabilità morfologica che sussiste fra i diversi stadi larvali, a livello di caratteri diagnostici significativi rispetto alle specie affini. La pupa della specie è descritta e comparata con quella di C. (M.) morbillosus Fabricius, 1792. È inoltre descritto il ciclo biologico di adulti e larve, che conferma in condizioni sperimentali lo sviluppo biennale della specie, assolutamente insolito in una specie di carabide della fauna mediterranea. SUMMARY - Notes about the biology and the pre-imaginal morphology of Carabus (Macrothorax) planatus Chaudoir, 1843, a species endemic to the Sicilian Apennine (Coleoptera, Carabidae) - Carabus (Macrothorax) planatus Chaudoir, 1843 is one of the most localized species of the Italian carabid fauna, endemic to the Madonie and Nebrodi Mountains (northern Sicily), highly interesting (like all species of the subgenus Macrothorax) from the biogeographic point of view. In the present paper, the larval morphology of the species, previously described from a single specimen of third instar collected in the field, is illustrated in detail from material of all instars obtained ex ovo from a couple bred in captivity. Furthermore, the pupa of the species is also described, and compared with that of C. (M.) morbillosus Fabricius, 1792. A marked variability in morphology among the different larval instars is stressed, concerning some morphological features important from the diagnostic point of view. The life-history of adults and larvae is also described: in particular, the two- year development of the species, unusual in a Mediterranean carabid species, is confirmed from laboratory data. Parole chiave: Carabus, Coleoptera, biologia, morfologia larvale, endemismo, Sicilia settentrionale Key words: Carabus, Coleoptera, biology, larval morphology, endemism, northern Sicily 1. INTRODUZIONE cie, fino a quel momento nota solo delle Madonie, fu scoperta nei Nebrodi (Magistretti 1963, 1965, 1967). Il presente lavoro è dedicato con estremo piacere al Prof. Sandro Ruffo. Oggetto della ricerca è un taxon Carabus (Macrothorax) planatus Chaudoir, 1843 che apparentemente presenta poche affinità con i cam- è una specie steno-endemica dell’Appennino siculo e pi d’interesse scientifico che sono stati coltivati dallo rappresenta, da un punto di vista biogeografico, uno studioso celebrato nel presente volume. Non è così: degli elementi più significativi e interessanti della Fau- gli esemplari che hanno consentito di giungere ai ri- na di Sicilia, e più in generale della Fauna italiana sultati illustrati provengono da un’area che fu oggetto (Vigna Taglianti et al. 2002). Come tale, la specie è di due storiche “campagne appenniniche” promosse e stata oggetto di una letteratura, anche aneddotica, nel- coordinate da Ruffo (cfr. Magistretti & Ruffo 1969), la quale si è giunti a ipotizzare una possibile “estin- e proprio in occasione di una di tali campagne la spe- zione” della specie medesima (cfr., per una sintesi, 178 Busato & Casale Biologia e morfologia preimmaginale di Carabus planatus Bruno 1968). Il taxon, inoltre, appartiene a un nuovamente del cibo fino alla loro morte naturale. Le sottogenere (Carabus subgen. Macrothorax Desmarest, larve, allevate singolarmente per evitare fenomeni di 1850) a distribuzione tirrenica perfetta, indagato di cannibalismo, sono state mantenute a una temperatu- recente anche da un punto di vista filogeografico e ra di 12±2 °C e nutrite esclusivamente con chiocciole biomolecolare (Prüser & Mossakowski 1998). di differenti dimensioni di Cepaea nemoralis (Lin- La distribuzione di C. planatus e la morfologia naeus, 1758), specie che si presta particolarmente per larvale, basata ex societate imaginis su una singola l’allevamento di larve elicofaghe, data la ridotta pro- larva di terza età, sono descritte da Casale et al. (1982) duzione di muco a scopo difensivo e la scarsa viscosità (la larva di C. planatus è definita erroneamente delle carni. Le larve svernanti sono state poste a una “unknown” da Arndt & Makarov in Turin et al. 2003). temperatura di circa 5 °C. Ricerche ecologiche più recenti e continuative sul- Alcune larve morte, di differenti età, sono state la carabidofauna dei Nebrodi hanno indicato la specie posizionate su un supporto di plastozote con l’uso di come elemento tipico dell’Aquifolio-fagetum nell’area spilli entomologici e in seguito immerse in alcool di- in questione; in particolare, C. planatus è stato corret- luito al 70% e disegnate. La terminologia adottata nel- tamente inserito nella componente “colchica” e relitta la descrizione delle larve è quella di Böving (1911), del popolamento, legata a foreste paleo-mediterranee Jeannel (1920), Casale et al. (1982), Bousquet & primariamente caratterizzate da clima oceanico, con Goulet (1984), Giachino (1985) e Arndt (in Turin et massimo di precipitazioni estive e densa nebulosità al. 2003). nelle aree montane (mountain fog-belts) (Brandmayr & Pizzolotto 1990; Pizzolotto & Brandmayr 1990). Tali ricerche, mediante analisi degli actogrammi e disse- 3. RISULTATI zione degli ovari, hanno inoltre consentito di definire la medesima come “the first non-alpine Carabus 3.1. Allevamento species in which a two-year development has been demonstrated by investigations in its optimal habitat” Il 15.VI.2002 un e una di C. planatus sono (Brandmayr & Zetto Brandmayr 1986; Turin et al. stati posti in allevamento e sono stati nutriti con cibo 2003). (mela e carne bovina), posizionato su un supporto di Il presente contributo consente di verificare, su dati polistirolo per evitare la formazione di muffe. Dopo di allevamento in laboratorio, alcune delle osservazioni una prima fase di circa una settimana, durante la quale sopra indicate e di completare la descrizione, fino ad si alimentavano esclusivamente di frutta, i carabidi ora non esaustiva, della morfologia pre-immaginale hanno cominciato a nutrirsi anche della carne. In cor- della specie. rispondenza dell’assunzione di alimentazione carnea sono iniziati gli accoppiamenti e la deposizione delle uova. La femmina ha deposto ogni singolo uovo in una 2. METODI celletta ovale scavata nel terreno sotto il riparo del muschio. La celletta, di forma cilindrica e con le estre- I dati riportati nel presente lavoro sono il risultato mità arrotondate, si presenta lunga circa 9,8 mm, con di allevamenti condotti a partire da una coppia di adulti un diametro di circa 6,5 mm. Sono state deposte solo di C. planatus raccolti in faggeta il 13.VI.2002 da uno 1 o 2 uova per notte, con intervalli di uno o più giorni degli autori (A.C.), a circa 1600 m di quota, lungo le fra un’ovideposizione e l’altra. Il numero totale di uova pendici nord-occidentali del Monte Soro (Cesarò, Par- deposte in 42 giorni è stato di 28. La femmina, dopo co Naturale dei Nebrodi). La metodologia adottata nel- aver deposto 18 uova in una prima fase della durata di l’allevamento è quella illustrata da Malausa (1977). 27 giorni, ha effettuato una pausa riproduttiva di circa Adulti e larve sono stati allevati parte in laboratorio, 8-10 giorni nel periodo compreso fra il 25.VII.2002 e parte in terrari all’aperto sulla collina di Torino, cer- il 4.VIII.2002, non accompagnata tuttavia da una vera cando di riprodurre nel miglior modo possibile le con- diapausa estiva degli adulti. In seguito, in circa 7 gior- dizioni ambientali (particolarmente riferite alle tem- ni, ha deposto altre 10 uova per poi cessare defini- perature medie stagionali) della località di provenien- tivamente l’attività di ovideposizione per il resto del za. La temperatura di allevamento, per gli adulti in at- 2002. Nel 2003, dopo aver svernato per 5 mesi a una tività, è stata mantenuta a 21±1 °C. L’allevamento del- temperatura di circa 5 °C, la coppia è stata riportata a la coppia, iniziato il 15.VI.2002, si è protratto fino al- una temperatura di allevamento di 21±1 °C. La fem- l’insorgere della diapausa invernale, fisiologica negli mina ha ripreso a ovideporre e in circa 10 giorni ha adulti. Questi sono stati poi mantenuti a una tempera- prodotto ancora 8 uova, 6 delle quali, probabilmente tura di circa 5 °C per lo svernamento in condizioni non fecondate, sono degenerate senza iniziare lo svi- controllate. L’anno successivo, dopo 5 mesi di inatti- luppo embrionale. Le due rimanenti hanno originato vità, la coppia è stata riportata a una temperatura di larve che sono decedute dopo poche ore dalla schiusa. allevamento di 21±1 °C e agli individui è stato fornito La deposizione delle uova è cessata poi definitiva- Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004): 177-187 179 mente, fino al sopraggiungere della morte naturale Tab. 1 - Lunghezza minima, massima e media delle tre età della femmina che è avvenuta il 20.XI.2003; il ma- larvali in C. (Macrothorax) planatus Chaudoir. schio, invece, era già morto il 16.VIII.2003.
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