Coleotteri Carabidi Per La Valutazione Ambientale E La Conservazione Della Biodiversità
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APAT Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici I Coleotteri Carabidi per la valutazione ambientale e la conservazione della biodiversità Manuale operativo Manuali e Linee Guida 34/2005 Informazioni legali L’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici o le persone che agiscono per conto dell’Agenzia stessa non sono responsabili per l’uso che può essere fatto delle informazioni contenute in questo rapporto. APAT - Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici Via Vitaliano Brancati, 48 - 00144 Roma www.apat.it ©APAT, Manuali e Linee Guida, 34/2005 ISBN 88-448-0152-3 Riproduzione autorizzata citando la fonte Elaborazione grafica APAT Grafica di copertina: F. Iozzoli Foto: P. Brandmayr Coordinamento tipografico APAT - Servizio di Supporto alla Direzione Generale Settore Editoria, Divulgazione e Grafica Impaginazione e stampa I.G.E.R. srl - Viale C. T. Odescalchi, 67/A - 00147 Roma Stampato su carta TCF Finito di stampare settembre 2005 Autori Pietro Brandmayr, Tullia Zetto e Roberto Pizzolotto Tabelle per l’identificazione delle tribù e dei generi presenti in Italia Achille Casale Lista dei corotipi e delle specie di carabidi della fauna italiana Augusto Vigna Taglianti Contributi di: Teresa Bonacci, ha curato gli aspetti del comportamento e dell’uso dello spazio delle larve dei Co- leotteri Carabidi. Giorgio Colombetta, è il principale autore delle ricerche sul Carso Triestino ed ha fornito dati utili an- che per altre parti del manuale. Anita Giglio, ha aggiornato le scarse conoscenze ad oggi disponibili sul mondo sensoriale dei Cara- bidi. Antonio Mazzei, ha contribuito alla stesura delle caratteristiche generali della famiglia ed alle ricer- che sulle comunità a Coleotteri Carabidi della Calabria. Maria Sapia, ha contribuito alle conoscenze oggi disponibili sulle comunità a Carabidi della Calabria, in particolare della Sila e del Parco Nazionale del Pollino. Federica Talarico, ha curato gli aspetti della morfologia larvale trattati in questo volume. Augusto Vigna Taglianti, è autore del paragrafo 3.5, riguardante la zoogeografia dei Carabidi italia- ni. Dedicato a GEORGE E. BALL professore emerito di Entomologia presso l’Università di Edmonton (Alberta, Canada), guida ed incoraggiamento per tanti giovani (e meno giovani) carabidologi, con l’augurio di tanti altri anni di serena attività. Gli Autori 5 Indagini e ricerche scientifiche nel campo della biodiversità progrediscono a diverse velocità che dipendono dall’urgenza dei problemi da affrontare e dall’incalzare dei mutamenti ambientali. Lo studio del degrado ambientale ad esempio procede celermente quando si tratti di affrontare parame- tri fisici della qualità dell’aria, delle acque o di altri comparti dell’ambiente, mentre avanza con maggiore lentezza ove si tratti di monitorare la biodiversità faunistica di un’intero paese, come l’Ita- lia, notoriamente una delle nazioni europee più ricche di specie animali, con un complesso di oltre 60.000 entità censite (fonte: Checklist delle Specie della Fauna Italiana, Minelli et al., 1993-95). Lo sforzo coordinato dei non pochi Autori di questo manuale non solo aggiorna i dati esistenti sulla consistenza delle specie italiane di Coleotteri Carabidi, considerati a livello internazionale uno dei gruppi di bioindicatori più affidabili, ma indica anche procedure operative che consentono di valutare lo stato di conservazione dell’ambiente che ne ospita le comunità. Esaminando le caratteristiche biologiche ed adattative di ogni specie campionata, è possibile trasformarle in valori di leggibilità universale adatti ad essere trasferiti ed integrati nella cartografia ambientale, evidenziando in modo semplice ma realistico i processi di trasformazione che avvengono a livello di ecosistema o anche di interi paesaggi. Partendo dal censimento ambientale di questi insetti è quindi possibile abbinare alle unità ambienta- li di grandi strumenti scientifici di riferimento, come la Carta della Natura, realizzata in attuazione del- la legge Quadro per le Aree Naturali Protette (L. 394/91) prima dal DSTN ed oggi dall’APAT, un si- stema di indicizzazione basato su elementi e parametri riconosciuti dal panorama scientifico inter- nazionale ed oggi correntemente usati in progetti di vasto respiro. Viene così quantificato in modo oggettivo il valore intrinseco della diversità biologica di ecosistemi sia naturali che antropizzati, cioè più o meno modificati dall’uomo, per costituire un solido punto di partenza per attività di conservazione ed uso sostenibile del patrimonio naturale, come pure della sua pianificazione a livello di sistema paesaggistico. Il manuale è ricco di riferimenti metodologici ed offre agli operatori anche spunti e modalità di inte- razione con Istituzioni scientifiche, ad esempio i Musei Naturalistici, che conservano nei loro archi- vi la memoria materiale della biodiversità del territorio italiano. Il Direttore generale dell’APAT Giorgio Cesari 7 Le scienze ambientali e l’ecologia più in particolare, hanno caratterizzato il secolo passato per la ca- pacità di aggiornare progressivamente i propri metodi di analisi, con approcci originali che hanno portato alla nascita di nuove discipline scientifiche come ad esempio l’ecologia del paesaggio, la valutazione di impatto ambientale, la cartografia ecologica. In questo processo ha svolto un ruolo fondamentale la ricerca di base che ha permesso sia una più chia- ra definizione di concetti generali (habitat, biotopo, paesaggio,...), sia la individuazione di parametri con scopo applicativo (pregio naturalistico, sensibilità, fragilità,...). L’APAT (ed il precedente Dipartimento per i Servizi Tecnici) ha sempre osservato con attenzione lo sviluppo delle conoscenze di base per favorirne la trasformazione in strumenti tecnici utilizzabili per le proprie finalità istituzionali, ed in particolar modo in questi ultimi anni in cui anche il mondo della ricerca sta sempre più convertendo in conoscenza applicata il proprio “capitale storico”. Gli indicatori ecologici rappresentano uno strumento importante per la valutazione ai fini della con- servazione, soprattutto quando tali finalità sono formalizzate in leggi dello Stato. APAT già da di- verso tempo utilizza gli indicatori in progetti quali Carta della Natura, oppure nella Convenzione delle Alpi, oppure ancora in attività inerenti il biomonitoraggio dei suoli, svolgendo anche il ruolo di “verificatore” delle metodologie applicate. È senza dubbio importante quindi far convergere risorse scientifiche e finanziarie in un manuale che sintetizza l’informazione sui Coleotteri Carabidi, una famiglia ben nota a livello internazionale per le sue capacità di adattamento alla diversità ambientale e di risposta alle sue perturbazioni. È inoltre un segnale positivo che questa informazione provenga dal mondo accademico e sia condi- visibile anche dalle Agenzie Regionali tramite questo manuale, in quanto rappresenta uno dei tanti se- gnali di apertura delle università verso la produzione di un sapere anche professionale oltre che cul- turale. Il Direttore del Dipartimento Difesa della Natura Marisa Amadei 9 Lo sforzo di conoscenza esercitato finora dalla comunità scientifica nei riguardi dell’enorme vastità di organismi che vivono nel suolo (Edaphon) è sicuramente assai inferiore alla mole d’informazioni che si possono e dovrebbero raccogliere; tuttavia, negli ultimi anni, il Sistema delle Agenzie per la Pro- tezione dell’Ambiente ha assunto un ruolo sempre più importante nell’avviare programmi di studio e di monitoraggio costanti come frequenza di campionamento e con metodologie standardizzate, al- meno per alcuni aspetti della biodiversità edafica più legati alle problematiche ambientali. Il Servizio Parchi, Ecosistemi e Biodiversità dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, nell’ambito delle attività dell’Unità di Progetto “Biomonitoraggio del suolo” del Progetto Interagenziale “Aree Naturali Protette e Conservazione della Diversità Ambientale”, sta svolgendo un’azione di collegamento tra le iniziative di rilevanza nazionale sul tema. A tale propo- sito, sono state promosse numerose e fattive collaborazioni con tutte le Agenzie Regionali di Prote- zione dell’Ambiente e rappresentanze significative del Sistema della ricerca e quello delle Aree Protette, interessate a collaborare al Progetto Interagenziale. Il confronto in atto, inoltre, fra addetti ai lavori ed Amministratori sulle problematiche riguardanti il governo del territorio e le loro connessioni con la conservazione della Biodiversità, divenuto uno degli imperativi fondamentali, dopo la Convenzione internazionale sulla Diversità Biologica (Sum- mit di Rio de Janeiro, 1992), risulta necessario anche per conoscere e “cartografare” la biodiversità a livello non solo locale, ma anche paesaggistico e regionale, in attuazione dei nuovi Piani paesaggistici previsti dal Codice dei beni culturali e del Paesaggio (Codice Urbani). Queste nuove esigenze della pianificazione, strettamente collegate alle ormai molto dibattute “Reti Ecologiche” ed alle univer- salmente riconosciute richieste poste dallo sviluppo sostenibile, prefigurano nuovi strumenti scien- tifici, in grado di trasformare i contenuti biologici del territorio in “valori” leggibili ed utilizzabili per la redazione di piani aventi come obiettivo non secondario la conservazione della biodiversità. Per quanto strano possa sembrare, la Pianificazione di Area Vasta, la redazione dei PTC provinciali (Piani Territoriali di Coordinamento), dei piani urbanistici