P7 Laghi E Rive Lacustri
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Scheda di Piano direttore P7 Laghi e rive lacustri Patrimonio Grado di consolidamento Informazione preliminare Risultato intermedio Dato acquisito Versione del 01.09.2016 Sfondo bianco: testo informativo La data si riferisce all’entrata in vigore delle ultime modifiche della scheda ai sensi della Sfondo grigio: Legge sullo sviluppo territoriale. Complementi d’informazione sulla cronologia completa delle testo vincolante procedure relative alla scheda possono essere richiesti all’Ufficio del Piano direttore. Istanze responsabili - Sezione dello sviluppo territoriale Istanze con compiti da svolgere - Ufficio della pianificazione locale - i Comuni interessati (v. cap. 3) - Ufficio del demanio - Ufficio della caccia e della pesca - Ufficio dei corsi d’acqua - Ufficio della natura e del paesaggio - Ufficio dei beni culturali Obiettivi del Piano direttore 6, 1, 2, 5, 15, 26, 28 Schede correlate P1, P4, P10, R10, V6 Cartografia Carta di base, Carte tematiche Patrimonio e Rete urbana Tempi e mezzi Il Programma d’attuazione - consultabile sul sito Internet, www.ti.ch/pd, oppure presso l’Ufficio del Piano direttore - informa sui tempi e sui mezzi. Repubblica e Cantone Ticino Piano direttore Piano direttore cantonale Laghi e rive lacustri P7 1. Situazione, Situazione problemi, Storicamente i laghi Verbano e Ceresio sono sempre stati considerati un bene comune, una fonte di sostentamento e un’importante via di comunicazione. Nel sfide passato la riva era uno spazio collettivo in cui si svolgevano attività quali la pesca e la lavorazione di merci. L'intervento di arginatura delle sponde era minimo. Dalla seconda metà del Settecento lo sfruttamento delle rive aumenta, così come la necessità di infrastrutture a riva: attracchi e porti più grandi, banchine per lo scarico di merci, tettoie, ecc. Queste trasformazioni, dall’impatto relativamente modesto, erano comunque improntate a un tacito disegno collettivo. Con l’industrializzazione di fine Ottocento, e grazie all’impulso economico del nascente settore turistico, si registrano i primi grandi mutamenti delle rive: la costruzione dei “quai”; l’insediamento di nuove strutture; la comparsa di residenze a lago inserite in ampi giardini e parchi. Le attività commerciali vengono progressivamente estromesse da questi spazi divenuti pregiati. In seguito, sotto la pressione di interessi contrapposti, le aree a lago degli agglomerati urbani, che nei progetti ottocenteschi erano state pensate quali spazi urbani pubblici, vengono frazionate e trasformate in parcelle private edificabili. Contestualmente sorgono ville signorili, con giardini di grande pregio botanico, architettonico e culturale e, nel contempo, si verifica un consolidamento dell’attività turistico-alberghiera, che connota l’immagine del lungolago lombardo ottocentesco. Nel XX secolo, la comparsa dell’automobile e il consolidamento della rete viaria, unitamente alla forte crescita urbana, trasformano le città alterando la fruibilità e l’immagine dei lungolaghi e delle rive lacustri, segnate perlopiù da un aumento, spesso poco sensibile al paesaggio, del tessuto edilizio e, più in generale, da una marcata pressione antropica. Dal profilo giuridico e pianificatorio, il primo importante tassello è costituito dalla Legge sulla protezione delle rive dei laghi, del 20 novembre 1961, con cui il Cantone si è dotato di uno specifico strumento di tutela delle rive. In seguito, nel 1972, con il Decreto federale urgente (DFU) le rive dei laghi vengono designate quali territori da proteggere obbligatoriamente. In base a questo decreto (e in virtù della Legge federale sulla pianificazione del territorio appena entrata in vigore) nel 1980 tutte le rive protette dal DFU vengono inserite in una “zona di pianificazione” tramite il Decreto esecutivo sull’ordinamento provvisorio in materia di pianificazione del territorio (DEPT). Questo provvedimento venne preso solo per i Comuni sprovvisti di un piano regolatore, e di regola prevedeva l’esclusione di zone edificabili lungo le rive. Fino al 1990, data dell'entrata in vigore della Legge cantonale d’applicazione della Legge federale sulla pianificazione del territorio (LALPT), le competenze del Cantone in materia edilizia per le rive dei laghi sono rimaste praticamente immutate. Con l’introduzione della LALPT (sostituita nei contenuti dalla Lst nel 2011) i compiti principali di pianificazione territoriale vengono conferiti ai singoli Comuni. Ciò si traduce anche nella rinuncia a un Piano cantonale dei laghi e delle rive lacustri, alla cui elaborazione il Cantone stava pensando, a vantaggio delle pianificazioni locali. Gli obiettivi posti per l’elaborazione di nuovi strumenti pianificatori e giuridici – atti a garantire una migliore salvaguardia dei valori paesaggistici e naturalistici delle rive e dei laghi e a promuovere la loro accessibilità e godibilità pubblica – vengono meno. Inoltre, dal momento in cui tutti i Comuni rivieraschi dispongono di un Piano regolatore approvato, le competenze cantonali Repubblica e Cantone Ticino 2 Piano direttore cantonale Laghi e rive lacustri P7 si limitano ai pochi terreni ancora non edificabili e all'area lacuale (demaniale). Dall'entrata in vigore della Legge edilizia (LE), nel 1993, la decisione di rilascio della licenza spetta ai Municipi. Le competenze del Cantone rimangono in vigore solo per quei Comuni che nel frattempo non si sono ancora dotati di un PR. Dal 1986, anno dell’entrata in vigore della Legge sul demanio pubblico, rispettivamente dal 1997, in cui il Tribunale federale ha confermato la validità di questa legge, il limite del lago viene definito dalla quota determinata dal “massimo spostamento delle acque alle piene ordinarie”. Ciò implica, rispetto al criterio precedente di definizione di limite demaniale legato alla “quota media” del lago, un incremento della quota sul livello del mare di riferimento per l’attribuzione del limite dell’area demaniale d’uso comune e, di conseguenza, un aumento di superficie demaniale. Analisi delle rive dei laghi Verbano e Ceresio Nel corso del 2003 il Dipartimento del territorio ha proceduto alla raccolta dettagliata delle informazioni sui laghi e sulle rive allo scopo di meglio conoscerne lo stato. Lo studio ha interessato diverse categorie di rilievo. Le principali riguardano: la struttura fisica e le condizioni ecologiche delle rive; il genere e il grado di occupazione; la loro fruibilità. Il tutto è confluito in un rilievo che colma un’importante lacuna e costituisce uno strumento conoscitivo completo. In sintesi, i principali risultati indicano che: - globalmente circa il 60% delle rive dei laghi sono artificiali (sul Ceresio quasi il 70%); - gran parte delle rive prettamente naturali è concentrata in comparti protetti (Bolle di Magadino, foce della Maggia) o boschivi (Gandria, Caprino, capo S. Martino) poco o per nulla fruibili; - le rive private rappresentano circa il 31% sul lago Verbano e il 44% sul Ceresio; - l’accesso pubblico è garantito per circa il 40% delle rive, anche se in alcuni casi la loro fruizione è vincolata a regolamenti particolari (ad esempio i lidi a pagamento); - in generale le zone maggiormente fruibili si trovano in comparti edificati dotati di attrezzature turistiche (Tenero, Caslano, Ascona, Agno) oppure di passeggiate a lago (Lugano, Locarno-Minusio, Ascona, Melide-Bissone, Morcote). Fuori da questi comparti l’accesso alle rive è molto ridotto e frammentario. I problemi Le funzioni del lago e delle rive sono molteplici e le relazioni che intercorrono tra queste funzioni possono essere di tipo complementare, concorrenziale o conflittuale. Le richieste di utilizzazione degli spazi sulle rive tendono ad aumentare e diverse sono le funzioni, naturali o antropiche, che abbisognano degli stessi spazi. I maggiori problemi derivano da questo tipo di dinamica, nonché da un’eccessiva frammentarietà e settorialità nella pianificazione, spesso eccessivamente improntata agli aspetti ricreativi e turistici. I principali problemi possono essere così riassunti: - aree a pubblica fruizione: in genere sono insufficienti, anche a causa del mancato recupero, alla scadenza delle concessioni demaniali, di aree occupate a scopi privati; - natanti: il riordino in strutture portuali è insufficiente; il loro aumento è in contrasto con le capacità ricettive e con le esigenze di sicurezza e di tutela Repubblica e Cantone Ticino 3 Piano direttore cantonale Laghi e rive lacustri P7 dell’ambiente e del paesaggio; manca inoltre uno strumento capace di indicare la sopportabilità dei bacini circa il loro numero complessivo e circa la localizzazione e il dimensionamento dei luoghi di stazionamento; - aree di servizio e supporto: le aree per i lavori di manutenzione, la gestione e il ricovero dei natanti, sia da diporto sia commerciali, sono insufficienti. In particolare i cantieri nautici sono quasi scomparsi o si trovano in ubicazioni precarie, oppure non dispongono di infrastrutture a lago; - attività d’ordine cantonale o federale: la disponibilità di aree a lago per l’attuazione di opere e di attività di interesse sovracomunale è scarsa; - rive naturali e boschi a lago: la loro diminuzione a seguito della progressiva edificazione e arginatura delle rive comporta la perdita di contenuti paesaggistici e ambientali di pregio. Le sfide I laghi, con le montagne e i fondovalle, sono parte costitutiva e caratterizzante del nostro territorio. La sfida consiste nel garantire una visione unitaria e globale. Occorre che il Cantone, assieme ai Comuni, imposti la pianificazione secondo una visione d’ordine superiore che tenga