Anno 16 Numero 33 Dicembre 2011 Foglio della comunità italiana di Capodistria La città

Foto Katonar Foto Comune Capodistria

3 novembre. Visita a Capodistria della nuova 26 giugno. Reduce dal Festival internazionale delle ambasciatrice d’Italia in , Rossella Franchini bande militari svoltosi al Palasport Stožice di Lubiana, Sherifis. Ha incontrato una delegazione della CNI, si è esibita a Capodistria la Fanfara Ariete dell’11.mo visitato Radio e Tv Capodistria nonchè, a Isola, il reggimento bersaglieri. I soldati hanno sfilato davanti Seminario di lingua italiana per gli insegnanti. alla Taverna dopodichè hanno tenuto un concerto nel vicino Piazzale Carpaccio.

Accolto a Bruxelles il finanziamento del progetto Restaurata la casa del ‘400 sul Piazzale dei pescatori. »Friends for Emergencies« presentato dai comandi Dopo l’incendio l’edificio era rimasto senza tetto. dei Vigili del fuoco di Trieste e Capodistria. Pevede Si pensava di collocarvi un Centro consulenza per il corsi linguistici, esercitazioni, miglioramento rinnovo degli edifici nel centro, ma il progetto non delle comunicazioni radio, un sito web comune e ha ottenuto il placet europeo. Sul lato-strada, è stato l’acquisizione di software per gestione cartografica costruito il moderno Caffè »Veneziana«. 28 agosto. Festeggiata alla Casa dell’anziano di Isola la capodistriana Lucilla Pizzarello Gravisi che ha compiuto cent’anni. A farle gli auguri sono venuti rappresentanti comunali, del Consolato e delle Comunità degli italiani. Nella foto, con la festeggiata, Mario Steffè e Ondina Gregorich Diabatè della CI di Capodistria.

2 La città Slovenia. Elezioni parlamentari 2011 al centro-sinistra

Le urne hanno ribaltato in poche ore in Slovenia i Il voto minoritario per l’unico candidato al seggio pronostici della vigilia per le elezioni politiche anticipate. specifico nel Parlamento sloveno, Roberto Battelli, ha Gli elettori recatisi il 4 dicembre alle urne, si sono espressi visto un’affluenza alle urne del 42,4 per cento degli aventi a favore di “Slovenia positiva” del sindaco lubianese, diritto. Ecco quanto ha dichiarato il deputato alla Voce Zoran Janković con il 28,8 per cento delle preferenze. del popolo all’indomani del voto: “Il Paese ha fatto la È stato, invece, ridimensionato il Partito democratico di sua scelta ed è nuovamente spaccato in due. La posizione Janez Janša, che si è fermato al 26,1 per cento, dopo che i che potrò esporre al premier incaricato è la richiesta di sondaggi per oltre un mese gli attribuivano anche il 35 per un sostegno, solido e immutato, all’attuazione dei nostri cento. Buono, considerate le critiche incassate negli ultimi diritti che non dovrà essere ridotto nel nome della crisi tre anni di legislatura, il risultato dei Socialdemocratici economica. Se ciò avvenisse i cittadini appartenenti alle del premier uscente Borut Pahor, che ha raggiunto il 10 comunità nazionali si troverebbero nella condizione di per cento delle preferenze. In Parlamento entrano ancora pagare tale prezzo per due volte. La prima condividendo il Partito popolare ed il Partito democratico dei pensionati il destino di tutti e l’altra subendo lo scotto della riduzione DeSUS, con circa il 7 per cento, mentre gli ultimi quattro delle risorse destinate alle minoranze. Dalle risposte che seggi disponibili vanno a Nuova Slovenia. Rimangono ci saranno date dipenderà anche il nostro rapporto con il fuori i Partiti liberaldemocratico e Zares, facenti parte dal nuovo governo”. 2008 della coalizione di governo. Care e cari connazionali,

consentitemi di cogliere questa opportunità cor- tesemente offer- ta da “La Città” per ringraziare sentitamente tutti coloro che hanno depositato la propria firma a sostegno della mia candidatura e tutti coloro che hanno votato per il seggio specifico, dando così un segno inequi- vocabile ed incontestabile della nostra presenza e vitalità. Avremo bisogno di entrambe nel pros- simo futuro: come ben sapete, questo sarà non solo un mandato parlamentare difficile e forse molto breve, ma sarà anche un periodo in genere molto difficile per tutti. Dovremo saperlo gestire all’insegna della concordia e dell’unità di intenti di tutte le nostre strutture e forme organizzative. La nuova, attesissima pubblicazione dello storico Salvator Žitko data alle stampe nella coedizione Sono convinto che insieme ce la faremo. Augu- dell’Editrice Libris e del Centro »Carlo Combi« di ro a tutti Buon Natale e, per quanto possibile, un Capodistria introduce alla storia, patrimonio artistico sereno 2012. Con affetto e stima e monumentale, nonche informazioni e curiosità Roberto Battelli riguardanti la città di Capodistria. La presentazione del libro ha avuto luogo il 9 dicembre a Palazzo Pretorio. Maggiori informazioni a pag. 24.

3 La città Comunità di Capodistria: bilancio degli ultimi sei mesi

di Mario Steffè

Anche nel secondo semestre il programma dei gruppi artistico-culturali operanti presso la Comunità degli Italiani “” di Capodistria è stato intenso per quanto riguarda gli impegni in agenda, registrando un positivo intensificarsi delle attività soprattutto per le sezioni di più recente costituzione in seno al sodalizio. Il lavoro e l’esperienza sinora accumulata hanno permesso la pianificazione di un proficuo programma di trasferte, con un incremento di contatti con le altre Comunità degli Italiani, enti e istituzioni in Italia e Croazia, nonché la promozione delle diverse attività in campo artistico-culturale sul territorio d’insediamento e in ambito regionale e nazionale. Grazie all’esperienza travasata dai mentori ai membri delle rispettive sezioni e all’impegno dimostrato dai volonterosi attivisti si è riusciti a tradurre in proficuo risultato lo sforzo organizzativo e finanziario della Comunità a sostegno di tali attività, che hanno registrato nel complesso una crescita qualitativa e quantitativa. Accanto al tradizionale impegno nell’organizzazione di eventi culturali di richiamo in campo letterario, concertistico ed espositivo, la Comunità ha pertanto indirizzato buona parte del suo operato in campo culturale all’attività dei gruppi artistico-culturali, in quanto ritenuti di fondamentale interesse per il mantenimento e la diffusione della nostra identità e la promozione della stessa in ambito allargato. Un dovuto ringraziamento va a quanti hanno contributo, con il loro alacre impegno e disinteressato apporto, alla crescita sostanziale di un variegato tessuto culturale amatoriale di base presso la nostra Comunità.

Gruppo di canto popolare spontaneo della musica popolare tradizionale grazie alla generosità “La Porporela” dell’approccio e alla verace vocalità che La Porporela infonde nelle sue esibizioni. Giova ribadire quanto importante sia il riscontro di tale attività nel rafforzare il sentimento di appartenenza e manifestarlo attraverso l’esperienza del “cantare assieme in dialetto”, il che si rivela al contempo uno strumento per riconoscersi in un nucleo antico di identità “cavresana” e promuoverne la conoscenza. Tra le recenti esibizioni de La Porporela annotiamo la partecipazione alla rassegna comunale e regionale dei cantori e musicisti popolari organizzate dal Fondo pubblico per le attività culturali amatoriali e le apparizioni a Zagabria e Beltinci nell’ambito dell’attività promossa dall’Associazione culturale etnomusicologica Folk Slovenija.

Gruppo teatrale ’Cademia Castel Leon

La Porporela si esibisce a Lubiana nell’ambito della Acquisita sufficiente confidenza con la scena attraverso rassegna folcloristica “Eno po domače” organizzata un tirocinio fatto di brevi pièce teatrali e il seguente primo dall’Istituto di musicologia dell’Università lubianese) allestimento di un certo impegno con la commedia dialettale Dopo aver presentato nella scorsa stagione il Cd con le in tre atti “La colpa de inveciar”, la filodrammatica registrazioni del primo periodo di attività nell’ambito capodistriana ha presentato in questa stagione al suo del festival FolkHistria ed essersi fatta conoscere pubblico la farsa “La sponta”, che ha riconfermato la sua prevalentemente in ambito locale, La Porporela ha verve comico brillante di una certa compita arguzia, ben partecipato a diversi festival e concerti, contribuendo a lontana da certi toni sbracati e di ridanciana faciloneria promuovere il repertorio musicale popolare istro-veneto. che contraddistingue purtroppo gran parte delle Tale contributo, che va ricercato essenzialmente nel valore produzioni dialettali delle compagini teatrali amatoriali. della testimonianza dell’identità e dell’attaccamento alle In questo senso le maggiori soddisfazioni sono arrivate nostre radici musicali, ha permesso in breve al gruppo proprio in questo finire di stagione con la riproposta sulle di guadagnarsi una meritata attenzione negli ambienti scene dell’ormai ben rodata commedia dai toni agrodolci

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membri formatisi alla scuola dell’indimenticato maestro Scocir (storico dirigente della prima mandolinistica della Comunità degli Italiani), si sono aggregati a formare un ensemble musicale di una decina di elementi. In un lasso di tempo assai ristretto e sotto la guida del mentore Marino Orlando che ha assunto le redini della sezione, la mandolinistica capodistriana è riuscita nella non facile impresa di imbastire un programma di tutto rispetto, attingendo dal repertorio storico e arrangiando appositamente nuovi brani per il ricomposto organico a plettro. Dopo le prime sortite per verificare la risposta di fronte al pubblico ed affinare repertorio e coesione La filodrammatica capodistriana sbarca a Cherso! d’assieme, è seguito recentemente un concerto di più (foto Danilo Fermo) ampio respiro presso la Comunità ospitante Pasquale “La colpa de inveciar”, incentrata sull’eterno conflitto Besenghi degli Ughi di Isola, in attesa di perfezionare il generazionale e sui piccoli e grandi drammi della vecchiaia. programma per l’imminente e tanto atteso debutto con un Il lavoro riconferma la sua bontà nel buon adattamento concerto autonomo dinanzi al pubblico capodistriano. dialettale e nei riusciti intrecci scenici, con la compagnia che ha saputo trarre profitto da un lungo ciclo di repliche, Brevi dal programma culturale della Comunità degli culminato nell’impegnativa tournée quarnerina di Cherso Italiani: e Lussinpiccolo di fronte a un numeroso e ben disposto pubblico. Un lungo percorso che si è chiuso idealmente La stagione estiva in campo culturale, oltre che per i a Trieste, con la presenza nell’ambito della XIX edizione concerti all’estivo della Comunità, è stata contraddistinta del Festival teatrale dialettale Ave Ninchi. dalla mostra fotografica del riconosciuto maestro internazionale d’origine italiana Walter Carone , entrato Mandolinistica della C.I. di Capodistria di diritto nell’albo d’oro della fotografia quale reporter del Paris Match tra gli anni ‘50 e ‘70 del secolo scorso. A Un proposito che sembrava irrealizzabile ancora poco palazzo Gravisi è stata esposta un’impressionante galleria tempo addietro, quello di rifondare la sezione della di ritratti di personaggi famosi dell’epoca, che non ha mandolinistica in seno alla Comunità, è diventato nel mancato di attirare un numeroso pubblico in occasione frattempo una splendida realtà. Partendo da un primo dell’inaugurazione, conclusasi con un omaggio musicale nucleo di volonterosi composto dai tre fratelli Orlando, altri ad Edith Piaf nell’interpretazione di Eleonora Matijašič.

La mandolinistica della C.I. di Capodistria in concerto a palazzo Manzioli

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Inaugurazione della mostra di Walter Carone a palazzo Gravisi. (foto Igor Opassi) Più che un concerto, un viaggio appassionante tra i vari generi musicali con echi da ogni parte del globo, condito con la spigliatezza di un artista che fonde esperienze e culture apparentemente inconciliabili e distanti tra di loro. Un viaggio attorno al mondo nell’arco di novanta intensi minuti e una grande esperienza di apertura e multiculturalismo.

Patrizia Laquidara canta le storie dell’Anguana (foto Igor Opassi) La cantante Patrizia Laquidara si è esibita a fine ottobre presso la sede della Comunità nel corso di un intenso concerto nel quale ha proposto in versione acustica alcuni brani dal suo vasto repertorio, rivelando quelle doti vocali e interpretative che le hanno valso il plauso della critica e del pubblico. A confermare il particolare stato di grazia della cantante è giunto recentemente l’importante riconoscimento al suo ultimo Cd »Il canto dell’Anguana«, targa Tenco per il miglior album in dialetto, dal quale sono stati proposti a conclusione di concerto alcuni suggestivi brani che ci hanno magicamente catapultato in un contesto di comune identità veneta, che segue antiche trame e arcani misteri della tradizione popolare.

Il concerto di Bob Brozman ci ha regalato un’intensa emozione e fatto scoprire nella sua piena dimensione un meraviglioso interprete della chitarra acustica. Vincitore di innumerevoli premi e riconoscimenti internazionali, affidandosi solamente alla sua voce e a uno sterminato set di chitarre di varia foggia da lui personalmente elaborate, Brozman si è rivelato non solo straordinario Bob Brozman in concerto »Guitar Radio Live« virtuoso, ma fautore di un’esperienza musicale globale. (foto I. Opassi)

6 La città JEZIK LINGUA

Il Centro Carlo Combi collabora inoltre, in qualità di partner al progetto europeo di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, JEZIK LINGUA (LINGUA-JEZIK:Plurilinguismo quale ricchezza e valore dell’area transfrontaliera italo-slovena), nell’ambito del quale ha commissionato i testi per una pubblicazione che uscirà nel 2012 sui proverbi istriani, detti, modi di dire e le massime popolari della tradizione della nostra gente andando in tal maniera a recuperare il patrimonio orale e le nostre radici. Per saperne di più: www.jezik-lingua.eu

Sempre nell’ambito di tale iniziativa, nel corso del 2011, è stata avviata la ricerca scientifica intitolata: “Comprendere in che modo viene studiata, compresa e presentata la lingua italiana in Slovenia”. L’obiettivo della ricerca è quello di acquisire le dovute conoscenze per elaborare una strategia comunicativa che renda attraente ed invogli lo studio della lingua italiana. Nel corso del 2011 è stato elaborato un questionario somministrato a oltre 200 soggetti individuati nell’ambito del target group precedentemente definito, quali Comuni costieri, Unità amministrative, Tribunali, Istituti di collocamento, per l’assicurazione sanitaria e per la previdenza sociale, ospedali, uffici delle imposte, direzioni di polizia, Poste, Aziende di distribuzione di energia elettrica e d’acqua, aziende private maggiori, ecc. del Capodistriano, Goriziano e parzialmente della zona del Carso. Nel corso del 2012 i risultati ottenuti dalla ricerca verranno presentanti in un volume bilingue. Una novità a livello costiero rappresenta anche il nuovo sito internet della nostro Ente ( www.centrocombi. eu ), nel quale si possono visionare gli eventi organizzati dalle Istituzioni della Comunità Nazionale Italiana in un calendario aggiornato. Roberta Vincoletto

La consegna degli attestati al termine del corso di italiano presso la stazione di polizia di Pirano. Al centro l’insegnante Nina Kasal, in fondo a destra Andrej Bertok.

7 La città »Noi eravamo per il referendum«

A colloquio col capodistriano Giorgio Cesare, ex membro del CLN dell’, residente a Trieste dal 1945. Giornalista Rai in pensione e presidente onorario del Gruppo cronisti giuliani, Cesare ricorda per la Città alcuni episodi interessanti della sua lunga esperienza politica.

L’imbocco di Via della Riforma agraria (ex Via Verzi) dalla Calegaria. Signor Cesare, lei nasce a Capodistria. Da genitori Che ruolo ebbe il de Favento in quegli anni? capodistriani? Nessuno. Perché non ha potuto. Mio papà era nato a Trieste e lavorava nella farmacia in Prima? Calegaria. Sua nonna era di origine tedesca, mia mamma Durante la guerra faceva parte del Comitato di liberazione invece era nata Pisino. Abitavamo in Via Verzi ( oggi Via nazionale di cui la farmacia era un po’ il centro. Con il della Riforma agraria, ndr ) tra la Calegaria e il Liceo marchese Girolamo de Gravisi…il “marchese rosso” lo Combi. chiamavano perché era socialista. Si teneva i contatti con Il padre lavorava con Ghino de Favento. il CLN di Trieste fino al giugno del ’45. Sì, Ghino, ossia Domenico de Favento, era conosciutissimo Che fine ha fatto il marchese? a Capodistria, presidente del CLN locale. Di fatti nel Lui era rimasto alcuni anni a Capodistria, poi ci vedavamo maggio ’45 c’era un tentativo di metterlo alla guida della a Trieste dove frequentava anche la sede del Partito città, ma dopo qualche settimana aveva rifiutato. Era socialista della Venezia Giulia. venuta subito la Vojna uprava . Pirano aveva tenuto per Lei lascia Capodistria molto presto invece… parecchi mesi. Pirano aveva un CLN italiano che era in Sono andato via dopo lo sciopero. Infatti noi abbiamo comunicazione con Venezia, con il Veneto. C’era Antonio organizzato quello sciopero generale contro l’introduzione Sema, il figlio Paolo…a Capodistria la situazione era della jugo-lira. Ci rendavamo conto che l’introduzione diversa. della jugo-lira era la separazione di Trieste e l’Istria e

8 La città quindi l’esodo. Moltissimi capodistriani lavoravano a Trieste. Insomma, io ero coinvolto con lo sciopero generale che poi doveva estendersi a Isola e a Pirano. Lo sciopero era stato concordato tra tutti i partiti. Era stato concordato con un incontro proprio a casa nostra. Un comitato sorto spontaneo, era venuto Armando Cattonar, che era comunista, iscritto al Partito comunista di Trieste. Avevamo dato la presidenza del comitato dello sciopero al direttore della scuola elementare di Capodistria, Fioranti. Non si fece nulla a Isola e Pirano perché Capodistria fu invasa quel giorno da degli scalmanati i quali dicevano che a Capodistria erano tornati i fascisti. Un falso storico. Spaccarono vetrine, assalirono i cittadini che trovavano per la strada… Uccidendo vicino alla porta della Muda, il negoziante Zarli. Manifestazione dei primi anni dopo la seconda Esatto. Di fatti, questo me lo disse dopo la frattura del guerra mondiale. Si noti la scritta: »Qui siamo noi Cominform, Sandro Destradi, che a Capodistria venne lui che decidiamo della nostra LIBERTA e del nostro direttamente inviato da Trieste. AVVENIRE«. E chi era Sandro Destradi? il periodo in cui Tito mantiene l’alleanza con l’Unione Segretario del Partito comunista a Trieste nel secondo sovietica, pur mantenendo una certa indipendenza da dopoguerra. Mi disse che era venuto a Capodistria, perché Mosca; poi il periodo della neutralità in cui la Jugoslavia fortemente allarmati da questa vicenda, per placare gli fa da cuscinetto tra i due blocchi; e poi, l’ultimo periodo, animi e impedire che ci fossero altri atti di violenza. quando Tito si schiera apertamente con l’Occidente. La soppressione violenta di questo sciopero generale Come vede il ruolo di Tito? Con elementi sia negativi colpì molto, psicologicamente, gli di che positivi? Capodistria? Positivi perché ha mantenuto l’alleanza con l’Inghilterra In quell’occasione ci recammo a Roma per riferire anche durante il periodo in cui la Jugoslavia, per ragioni al governo di allora le vicende che erano accadute a di politica estera, era alleata a Stalin. Cioè alla Conferenza Capodistria con l’introduzione della jugo-lira. Fu l’inizio dell’esodo da Capodistria. Mentre la popolazione del di Parigi, alla Conferenza della pace, la Jugoslavia resto della Zona B esodò in massa dopo il memorandum era schierata dalla parte dell’Unione sovietica…ma di Londra del ’54. ovviamente, perché c’era questa rivendicazione territoriale Attingendo da una cronologia di Aldo Cherini, mi sono nei confronti dell’Italia. segnato alcune date che la riguardano. 11 gennaio Il Comitato istriano del CLN a Trieste, che tipo di ’46, nasce a Trieste il Comitato istriano del CLN del attività svolse? quale fanno parte, tra gli altri, Giorgio Cesare e Rino Diciamo che il fulcro dell’attività era la richiesta Apollonio. del plebiscito per la Venezia Giulia. C’è stato un Beh dopo lo sciopero andai a Roma e non tornai più a pronunciamento dell’Internazionale socialista a favore Capodistria fermandomi a Trieste, dove avevo gli zii. dell’autodeterminazione dei popoli. Per noi il plebiscito Sono entrato subito nel Partito socialista che poi abbiamo non era visto con una scelta tra l’Italia e la Jugoslavia, ma trasformato in Partito socialista della Venezia Giulia per per delimitare una linea etnica. evitare la scissione che era successa in Italia con palazzo Il che era molto difficile quella volta, come lo sarebbe Barberini. E quindi noi facevamo capo direttamente ancora oggi… all’Internazionale socialista. Avevamo la precisa convinzione che il plebiscito non Era difficile in quegli anni far capire il dramma che sarebbe stato concesso, però era l’unica carta democratica stavano vivendo gli istriani? che avevamo nelle mani. Era difficile soprattutto…in Italia non si comprese la Perché l’Italia non vedeva di buon occhio questo rottura del Cominform del ’48. Neanche a Trieste: molti ipotetico referendum? pensavano che fosse un trucco. Io mi ricordo, noi ci Perché l’Italia intanto non era in grado di decidere. E avevano invitato invece al congresso del Partito socialista poi perché il plebiscito nella Venezia Giulia avrebbe italiano a Genova e Riccardo Lombardi e gli altri, chiesero comportato il plebiscito dell’Alto Adige. L’Italia non a me proprio di spiegare cosa stava succedendo, perché avrebbe potuto dire di no all’Austria, e quindi avrebbe non si rendevano conto di questa rottura verticale tra Stalin perso la provincia di Bolzano. Era escluso un plebiscito e Tito. Ci sono tre periodi, secondo me, della Jugoslavia: nella Venezia Giulia, senza il consenso dell’Unione

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classe dirigente a Trieste, Botteri, Belci…non è come adesso. Era giovane anche lei. Io frequentavo l’Università di Trieste. Non mi sono laureato, mi mancavano cinque-sei esami; poi era difficile perchè avevamo contatti politici con esponenti dell’Università di Trieste, quindi a un certo momento ho scelto la carriera giornalistica. A quei tempi era più facile avere contatti con Roma che con Capodistria. I contatti con Roma erano continui. Con Capodistria, dopo l’introduzione della jugolira praticamente il confine era chiuso. C’erano dei contatti, ma saltuari. Il primo contatto, in forma quasi clandestina, è venuto dopo la firma del Trattato di pace quando si parlava della costituzione del Territorio libero di Trieste. In quell’occasione, dirigenti da Capodistria avevano chiesto tramite alcuni socialisti o comunisti di Muggia di avere un contatto con me e con altri del Partito socialista della Venezia Giulia. Chi fece questa richiesta, da Capodistria? Non ricordo chi, comunque ci vedemmo nel territorio tra Muggia e Capodistria che era ancora Zona A, comunicando a pochissimi…a Lucio Lonzar che era segretario del partito…anzi loro mi scoraggiavano, dicevano ‘Ma ti porteranno…’ Dove vi siete trovati, al confine? Un’immagine di Alcide De Gasperi. Proprio al confine, verso Crevatini. Avemmo un incontro sovietica e quindi con delle norme tali per cui… di nascosto praticamente. C’erano anche alcuni esponenti Avrà influito anche il fatto che c’era il trentino De di Muggia. Ricordo benissimo che loro avevano detto Gasperi. che il nostro partito, a Trieste, aveva una caratteristica De Gasperi era contrario al plebiscito, perché diceva ‘Noi internazionale, infatti facevano parte dell’Internazionale perdiamo l’Alto Adige, e non riavremo Trieste’, perché il socialista, avevamo contatti diretti con l’Internazionale plebiscito si farebbe soltanto alle condizioni dell’Unione socialista. Parlammo della sistemazione amministrativa sovietica, o non si sarebbe fatto. Gli anglo-americani del TLT quando sarebbero cessate sia la Zona A che la erano contrarissimi al plebiscito, ma noi come CLN Zona B. Questo, prima della rottura del Cominform. dell’Istria, e della Venezia Giulia, non potevamo altro Tant’è vero che mi chiesero ‘Ma tu verresti a Capodistria, che appellarci a quest’arma democratica, il plebiscito, facciamo un incontro a Capodistria in modo da prefigurare l’autodeterminazione dei popoli. come potrebbe venir amministrata l’attuale Zona B, Gli jugoslavi in quegli anni era arrabbiati quasi più d’accordo con i socialisti della Venezia Giulia e gli altri con gli antifascisti italiani che non con i fascisti. partiti democratici di Trieste. Teniamo conto che allora E’ vero. Perché la minaccia era costituita dal CLN della soltanto da Capodistria c’era stato un esodo notevole di Venezia Giulia. Perché il CLN sosteneva la tesi italiana popolazione italiana; nel resto della Zona B la popolazione di Trieste, la tesi del plebiscito. Non dimentichiamo che era ancora rimasta sul posto. L’esodo aveva colpito la lo stesso, anzi in termini più drammatici, era successo a parte annessa alla Jugoslavia col Trattato di pace. Fiume dove la Jugoslavia individuava il nemico numero Si presero degli impegni a quell’incontro? uno nei locali autonomisti. Ma no, c’era la ricerca di un’intesa su un’amministrazione Nel ’47 viene firmato a Parigi il Trattato di pace comune, cioè della costituzione del Territorio libero di e nel gennaio ’48 lei fa parte della delegazione di Trieste. Poi tutto crollò con la frattura tra Tito e Stalin, quattro rappresentanti del CLN che viene ricevuta tra la Jugoslavia e il blocco sovietico nel giugno del ’48. dal Ministro degli esteri Sforza al quale denunciate Pochi mesi prima era ritornato a Trieste Vidali, e noi la scarsa intesa intercorrente tra il CLN, i partiti e le come Partito socialista della Venezia Giulia stabilimmo autorità di Trieste. un contatto con il Partito comunista, con Vittorio Vidali. Noi avevamo contatti continui con Sforza, con De Ci incontravamo molto spesso nella Casa del popolo, Gasperi…Giuricin faceva parte della delegazione italiana l’attuale Miela. alla Conferenza della pace di Parigi. Era anche una nuova Vidali che opinione aveva?

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Vidali era contrarissimo alla soluzione jugoslava, dal momento in cui era venuto a Trieste, il suo obiettivo era quello di trasformare il Partito comunista, che era controllato dalla fazione titoista, in una federazione del Partito comunista italiano. Anche se i rapporti tra Vidali e Togliatti non erano idilliaci. Facciamo un passo indietro. Capodistria non era un monolite politico. C’erano tante correnti. Capodistria aveva una popolazione 100 per cento, direi, italiana. Le uniche elezioni libere che si sono svolte a Capodistria dopo la Prima guerra mondiale vennero vinte dai socialisti. Da Nobile, che abitava a . Cesare, quanto ci ha fregato il fascismo? Credo che il fascismo ha provocato la perdita dei territori istriani italiani. Se non ci fosse stato, i capodistriani oggi sarebbero ancora a casa? Ma certamente. Sarebbe stato così, un passaggio. Però, ecco, parliamo di Capodistria: nel periodo dal ’54 in poi, quando si parlava di rapporti diretti italo-jugoslavi, De Gasperi puntava ad un accordo diretto tra Italia e Jugoslavia…la Jugoslavia avrebbe ceduto Capodistria all’Italia. Cioè io avevo avuto dei contatti con Velebit che era l’ambasciatore jugoslavo a Roma, che era tra l’altro in conoscenza diretta con Diego de Castro, consulente del governo italiano a Trieste. E allora si parlava di un accordo diretto che però l’Italia non poteva accettare: la Jugoslavia avrebbe ceduto la città di Capodistria, non oltre Semedella. Il Territorio libero di Trieste. In cambio di? In cambio di alcune retifiche nella zona carsica, nella finivo sempre per dire ‘Leggete la rivista ‘Trieste’, è tutto zona slovena del Carso. scritto insomma. Nei libri di storia non vengono fuori questi Facciamo un salto al ’54. Vedo che lavora alla radio particolari… collaborando con la rubrica “Fratelli giuliani” e poi No, non vengono niente fuori. Beh nelle memorie di dirigendo la rubrica “Gazzettino giuliano” dell’ente Taviani c’è un accenno…siccome avevamo questi contatti radiofonico. con Velebit, ha pubblicato Taviani queste memorie, io Inizialmente c’era una trasmissione diretta alle popolazioni avevo il terrore che ci fosse…invece c’è un accenno della Venezia Giulia. E faceva capo a Quarantotti che soltanto chi ha avuto questi contatti è in grado di Gambini. Trasmettevano da Venezia e io collaboravo da comprenderli. Trieste. E poi sono entrato alla Rai dove sono rimasto fino Poi? De Gasperi voleva raggiungere un accordo con la al pensionamento. Jugoslavia, tant’è vero che nel ’53 rifiutò la spartizione Che rapporto ha avuto con Quarantotti Gambini? del TLT tra la Zona A all’Italia e la Zona B alla Jugoslavia. Ma, io conoscevo Quarantotti Gambini da sempre, perché Cioè prima delle elezioni del ’53 ci fu da parte anglo- loro abitavano anche con De Berti, in Semedella. Con americana la proposta a de Gasperi di passare Trieste De Berti eravamo in rapporti di amicizia, poi anche a all’Italia, per vincere le elezioni. E le avrebbe vinte. Ci Trieste quando De Berti stava in Cavana. De Berti era fu allora la famosa legge-truffa…che truffa non era… contrarissimo alla costituzione del TLT, mentre io e in ma l’accordo con Capodistria all’Italia comportava un genere il CLN istriano, Giuricin, pensavamo all’ipotesi accordo diretto, cioè l’Italia avrebbe dovuto firmare della costituzione del TLT…perchè la Zona B non questo accordo rinunciando al resto della Zona B. sarebbe diventata jugoslava. E di fatti, durante un incontro Ha mai pensato di scrivere un libro Cesare? dell’Internazionale socialista a Parigi, avemmo un lungo Io ho scritto sulla rivista ‘Trieste’, ho parlato in Consiglio incontro con Quaroni, che era ambasciatore italiano a comunale di queste cose…spinto da molti, ho pensato a Parigi, prima era stato a Mosca. E ci invitò all’ambasciata, volte di mettere insieme queste cose e scrivere, ma poi abbiamo passato una sera assieme, io e Lucio Lonza con

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desideriamo soltanto lasciare Trieste ”. E questa era una posizione anche in contraddizione con quello che era lo spirito degli italiani di Trieste che vedevano gli americani e gli inglesi come dei nemici quasi. Che non era vero. Noi strappammo ai laburisti questa concessione di fare un accordo con la Jugoslavia, un accordo diretto che non fosse quello della sola città di Capodistria. Di fatti l’Italia dice “ ’Noi non possiamo accettare ” perché ciò comportava un accordo diretto, la firma di un accordo bilaterale italo- jugoslavo con il quale, oltre a Trieste, passava all’Italia la città di Capodistria. Non Isola e Pirano. Non era ancora sorto il porto di Capodistria…l’avrebbero fatto a Isola probabilmente. Ma naturalmente l’Italia non poteva accettare questa soluzione. In zona Cesarini si cambiò sovranità anche la striscia Giorgio Cesare con il redattore de La Città, di territorio attorno a Crevatini. Perché era così Alberto Cernaz. importante quella striscietta? Quaroni il quale ci dice testualmente: ‘ Guardate, se non Per arrivare a Punta sottile. Cioè Muggia fino a Punta si costituisce il Territorio libero si va alla spartizione. sottile all’Italia, in cambio di quel pezzetto in alto. Nessuno può mettere in dubbio la vostra politica per Con panorama su Trieste… una soluzione italiana, però se voi volete evitare che la Sì, quando è venuto Fidel Castro che era andato con Tito, Zona B vada alla Jugoslavia, c’è soltanto la costituzione Castro ebbe l’imprudenza di domandare a Tito notizie del Territorio libero di Trieste. Gli anglo-americani non di Vidali. Figurarsi, Tito ha detto ‘ Vidali, ma chi lo lo vogliono, però non possono dire di no se la richiesta conosce!? ’. viene fatta dall’Italia’ . E di fatti Quaroni ci spingeva, Nel ‘54 lei propone un’apertura verso gli italiani come socialisti della Venezia Giulia, a percorrere anche rimasti oltreconfine. Cosa che le fa attirare le critiche questa strada. Perché diceva ‘ Ma, non capisco perché dei leader degli esuli che definiscono le sue posizioni l’Italia si ostina a non sostenere le attese del TLT’ , perché “fuori linea”. in prospettiva questo Territorio libero di Trieste sarebbe Io presi atto…e mi diedero atto anche gli esponenti diventato italiano. del Movimento sociale in Consiglio comunale che il Perché allora questo TLT le capitali non lo volevano? problema di Trieste era risolto con il Memorandum di Perché per l’Italia (l’obiettivo principale) era ‘Trieste Londra dell’ottobre del ’54, e quindi io dicevo ‘ Chiusa italiana’. la vertenza italo-jugoslava, cerchiamo di difendere la Ma la popolazione lo appoggiava? presenza italiana nei modi in cui è possibile difenderla Noi abbiamo fatto un sondaggio a Trieste e la contrarietà in Istria e Dalmazia’ . Io stesso e Gianni Giuricin, era assoluta da parte di Gianni Bartoli, del Municipio, cioè assieme a Quarantotti Gambini rivolgemmo un appello loro vedevano il Governo militare alleato e…qui viene dall’emittente di Venezia contro l’esodo. l’Italia, mentre Territorio libero significa la frontiera sul Non era che Radio Venezia Giulia invitava invece la Timavo, cioè Trieste non italiana. Eravamo ben coscienti gente a venire via? di questo, di fatti nel ’53 venne a Trieste una delegazione No, no. Questo è un falso. Nessuno da parte del governo dell’Internazionale socialista…io avevo dei rapporti molto italiano, e neanche dei partiti politici compreso il stretti con i luburisti inglesi, i quali erano per la soluzione… Movimento sociale, nessuno ha favorito l’esodo dall’Istria. volevano andar via da Trieste. Gli inglesi erano di gran L’esodo dall’Istria è stato un plebiscito alla rovescia. lunga più decisi di lasciare Trieste degli americani, per C’è chi ha detto “de là (Trieste, ndr) i ne tirava, de qua ragioni economiche anche: oramai anche perché i rapporti (Capodistria, ndr) i ne sburtava”. tra Tito e Churchill ormai erano ottimi. Lo dicevano “ La In nessun caso perché l’obiettivo era quello di mantenere Jugoslavia ha rotto con l’Unione sovietica; il problema gli italiani in Istria. Certo da parte jugoslava c’era la spinta del confine orientale con il blocco sovietico si è spostato, all’esodo, non nella misura in cui si è svolto. Di fatti lo non c’è più; l’Italia si prenda Trieste, la Jugoslavia si stesso governo jugoslavo non pensava ad un tale esodo tiene la Zona B ”. Questa era la posizione dell’Inghilterra. dall’Istria, comprendente anche contadini e pescatori. Rose, segretario del Partito laburista mi confermò che L’esodo da Pola è avvenuto col governo militare alleato, loro erano per la spartizione. Con Rose noi cercammo di prima del passaggio di Pola alla Jugoslavia. E il 90 per trovare una soluzione migliore per Trieste e…i laburisti cento della popolazione di Pola è andato via. Da parte di dissero “ Va bene. Se voi riuscite a trovare una soluzione De Gasperi e da parte di Sforza, ma anche da parte dei diversa noi vi appoggiamo. Noi non facciamo niente, noi partiti di destra, c’era la preoccupazione di mantenere la

12 La città presenza italiana in Istria. Però l’Arena di Pola all’epoca titolava “O Italia o esilio”. Ma sì perché a Pola c’era questo sentimento, però Pola era Governo militare alleato. Andiamo avanti. 18 giugno ’54. Lei partecipa all’assemblea dei profughi capodistriani presieduta da Piero Almerigogna, che a Capodistria era stato un funzionario fascista. Piero Almerigogna era un capoccia fino all’8 settembre del ’43. Poi no, a Trieste era diverso. Tant’è vero che Deste (Tuboli) diceva ‘ Ma Piero Almerigogna dovrebbe fare qualche cosa per entrare nel campo antifascista ’. Lui era mazziniano inizialmente, il fratello era fascista fanatico, ma Piero no. Allora in questa assemblea di profughi capodistriani, scrive Cherini, “vengono applaudite le relazioni dell’avv. Piero Ponis e di Giorgio Cesare. Parlano anche il dott. Dellasanta, il consigliere Delconte. Intervengono pure Licio Burlini, Relli e Decarli. Le elezioni portano l’avv. Ponis a fiduciario comunale, consiglieri Burlini, Ranieri Vergerio e Antonio Lonzar. Erano capodistriani, esponenti di varie correnti politiche. Licio Burlini lavorava a Radio Trieste con me, addirittura aveva rapporti costanti con il Console jugoslavo a Trieste, che era serbo; di fatti diceva ‘ Io sono straniero qui’ , perché erano tutti sloveni al Consolato jugoslavo. Le associazioni degli esuli capodistriani, la Comunità Don Edoardo Marzari. di Via Belpoggio e la Fameia dell’Unione istriani, Che cosa prevedeva questa nota bipartita? nascono più tardi? Era praticamente la spartizione del TLT, soltanto che la Più tardi e sono profondamente diverse. Non hanno nessun Jugoslavia reagì quando c’è stato un cambio di governo in rapporto politico, mentre le comunità di allora erano Inghilterra tra i Laburisti e i Conservatori, e la Jugoslavia strettamente legate ai partiti politici, al CLN e alla giunta non ebbe la garanzia dell’accordo diretto con l’Italia per municipale di Trieste. Allora si parlava soprattutto degli la spartizione del Territorio libero. Riteneva che l’Italia indennizzi dei beni abbandonati, degli alloggi a Trieste. mirasse ancora a mantenere la Zona B. Mentre non è vero. 4 agosto ’54. Ha luogo a Roma un colloquio dei delegati Anche qui c’e’ un grosso equivoco a Trieste. Pella non di Trieste in ordine alla dibattuta questione del TLT. aveva nessuna intenzione di fare la guerra alla Jugoslavia Partecipano Lucio Lonza e Giorgio Cesare. Chi era o di occupare Trieste. Lonza? Però il clima era molto acceso. Lucio Lonza, capodistriano, era segretario del Partito Era acceso a Trieste! socialista della Venezia Giulia. Una bravissima persona. Il discorso di Tito a San Basso… Lui era professore, insegnava alle Magistrali a Trieste, Era la conseguenza di una soluzione che era diversa da ma era anche un bravo calciatore: Nereo Rocco lo voleva quella di cui avevamo io e Lucio Lonza con Pella a palazzo nella Triestina addirittura. Giocava benissimo, mezz’ala. Chigi. Cioè Pella si rendeva conto di non poter dire di no Ma poi ha abbandonato il calcio. Lì nel ’54 abbiamo avuto agli anglo-americani che volevano a tutti i costi lasciare un lungo incontro con Pella, a Roma. Eravamo soltanto Trieste. E lasciare Trieste da parte del Governo militare Lucio Lonza, io e Pella. Abbiamo parlato per oltre un’ora alleato significava lasciare la Zona B alla Jugoslavia. a palazzo Chigi. Pella era presidente del Consiglio e Questo era evidente. Cioè la nota bipartita che poi è Ministro degli esteri. stata tradotta nel Memorandum di Londra, significava la L’avevate richiesto voi l’incontro? spartizione del TLT. Sì, e lui ci ha ricevuto subito. Abbiamo parlato proprio Tornaste a casa con Lonza, soddisfatti o amareggiati? ‘fuori dai denti’, di fatti Pella ci disse sì, se noi andiamo Tornammo a casa… Noi non volevamo la separazione di a Trieste, questo significa la spartizione del Territorio fatto tra la Zona A e la Zona B. Eravamo daccordo per libero. Però Pella dice ‘Noi non possiamo rifiutare la un accordo diretto italo-jugoslavo che avrebbe portato Nota bipartita dell’8 ottobre’. ad un confine diverso, oppure un plebiscito. Però dopo il

13 La città colloquio con Pella avemmo chiarissima percezione che data nella cronologia del Cherini: Nicolò Ramani è si andava verso la spartizione. a Roma in sede governativa per la sistemazione dei Presidente del CLN triestino fu un altro capodistriano, profughi della Zona B… Don Edoardo Marzari. Ramani, altro capodistriano, era amicissimo di Scalfaro Con Don Marzari eravamo amici. Don Marzari era un che all’epoca era sottosegretario alla presidenza del sacerdote…di Serie A, diciamo. Il suo ‘errore’ è stato Consiglio e aveva trattato tutto il problema della quello di rimanere a Capodistria e poi a Trieste. Se andava sistemazione nel territorio di Trieste. Nicolò faceva parte a Milano sarebbe stato come Turoldo. Era un cattolico del CLN dell’Istria come esponente della DC e poi era vero, un antifascista vero. alla presidenza del Consiglio a Roma per la sistemazione Il “Messaggero Veneto” di Udine pubblicò un articolo dei profughi in Italia. dal titolo “L’importanza di chiamarsi Cesare” in cui L’altro fatto che si ricorda in quella data è che lei viene le danno addosso ‘per aver definito nazionalisti da fermato dalla polizia per 24 ore nella sede di Via XXX strapazzo coloro che si battono per la Zona B’. Ottobre. Non sarebbe mai stato chiarito il perché… Ma no…era il periodo in cui era direttore Tigoli, con Era il periodo in cui il Governo militare alleato era retto Pagnacco che scriveva questi pezzi. Poi Pagnacco ha fatto da Winterton, un generale che non capiva assolutamente mea culpa, eravamo tra l’altro in ottimi rapporti poi. Si niente di politica. Evidentemente dalla polizia civile, che rese conto che avevamo ragione noi. era composta per due terzi da poliziotti favorevoli alla Ma a chi si riferiva quando parlava di ‘nazionalisti da soluzione italiana e un terzo favorevole al mantenimento strapazzo’? del Governo militare alleato, avevano probabilmente detto Coloro che contestavano la politica di apertura verso che noi avremmo complottato contro il GMA, contro la l’Istria, verso gli italiani al di là del confine, dopo il soluzione di Londra…che non era assolutamente vero. Era Memorandum di Londra del ’54; quando dicevamo che probabilmente da parte di quel settore della polizia che il Memorandum di Londra era la soluzione definitiva, un era contrario alla soluzione italiana e per il mantenimento confine definitivo tra l’Italia e la Jugoslavia. del GMA. 17 ottobre ‘54. Due fatti sono riportati sotto questa Verso la fine del ’56 Giorgio Cesare si attira nuove critiche. Parla nella sede del Partito Socialdemocratico del nuovo indirizzo che il governo italiano dovrebbe seguire nei rapporti con l’Est. Secondo Cesare – scrive Cherini, attribuendole uno “stravolgimento intellettivo” – “i profughi non avrebbero dovuto lasciare le loro case”. Era un richiamo a quello che avevano detto De Gasperi e Sforza, cioè agli appelli che facemmo io e Gianni Giuricin perché gli istriani che non avevano nessun motivo politico di lasciare l’Istria, mantenessero la presenza italiana in Istria. Feci quell’accenno perché ritenevo definitivo l’accordo del Memorandum di Londra, e quindi che c’era la necessità di una politica nuova dell’Italia nei confronti dell’Est e della Jugoslavia. Cioè la politica che doveva fare l’Italia dopo la Prima guerra mondiale. Ma siamo nel ’56 e ormai è tardi. L’esodo si era già consumato… Ma sì, noi abbiamo chiuso nel ’54. Una posizione politica che oggi è sposata da tutti. Noi abbiamo anticipato semmai questa politica. Nel ’57 abbiamo a Capodistria il primo console generale d’Italia, il triestino Guido Zecchin, il quale porta al teatro di Via Verdi la Compagnia di Cesco Baseggio col “Sior Todero brontolon” del Goldoni. Vennero a Capodistria esponenti della vita politica e culturale cittadina: lo storico Cervani, il rettore Ambrosino, Manlio Udina, il direttore del Teatro nuovo Sergio D’Osmo, Biagio Marin. Tra il pubblico in sala c’era anche lei. Sì, ma già con Guido Miglia ero stato in Istria subito

14 La città dopo il ’54, assieme al console francese Barbier, console che aveva la competenza anche su Trieste ma risiedeva a Venezia. Dopo il ’54, prima ancora di Baseggio, c’era stata a Capodistria la presenza del Piccolo teatro di Milano coll’“Arlecchino servitore di due padroni”. Non era venuto Strehler a Capodistria, ma Paolo Grassi. Considerato chiuso il problema territoriale bisognava ripartire con una politica di apertura e collaborazione da parte dell’Italia verso l’Est… ripeto, come avrebbe dovuto fare dopo la Prima guerra mondiale. E mantenere la presenza delle comunità italiane in Istria, Fiume e Dalmazia. Come ricorda quella serata in teatro. Me la ricordo benissimo. C’era stata una conferenza del dottor Ciacchi su Goldoni e poi una serata memorabile al Ristori con Baseggio. Poi abbiamo cenato assieme. Ma non era la prima volta che tornavo a Capodistria. Avevamo già scritto un’inchiesta per la rivista “Trieste”. Corrado Iona del Rotary triestino commentò allora: “Per troppo tempo la nostra reazione al trattamento riservato a terre a noi così care, ci ha impedito di recarci in luoghi che eravamo abituati a considerare la naturale propaggine di Trieste. Ma l’inibizione si è risolta tutta a nostro danno”. Beh…Iona faceva parte del gruppo massonico, che poi loro avevano aperto delle sedi anche a Fiume, già allora. Cioè Iona, come altri liberali, facevano parte di coloro che avevano considerato chiuso il problema dell’ottobre del ’54. “Bisogna constatare – secondo lui – che centinaia di Il Console Guido Zecchin italiani sarebbero rimasti nelle loro sedi istriane se dalla città di 40 mila persone. Erano per lo più austriaci fossero stati consentiti prima d’oggi contatti sociali, che vivevano nell’amministrazione asburgica di Trieste, culturali, visite, gite, giornali, riviste, conferenze, ma anche bavaresi, slovacchi, sloveni e quindi c’è stata rappresentazioni teatrali… questa diminuzione di 40 mila persone da Trieste, poi Beh sarebbero rimasti certamente molti di più, però la gran colmato da coloro che sono venuti dall’Italia meridionale parte sarebbe andata via. Noi abbiamo fatto l’impossibile e poi dai profughi dall’Istria e da Fiume, circa 60 mila. perchè coloro che non avevano nulla da temere dalla Trieste ha una popolazione molto composita. Jugoslavia non lasciassero le campagne, le barche da Anche la popolazione di Capodistria è oggi molto pesca. composita, solo che gli immigrati sono venuti da tutta Pescatori di Bossedraga mi dissero che s’era creata la ex Jugoslavia. una psicosi. “Un vicino di casa se ne va, il giorno dopo Capodistria è la città che ha subito maggiormente lo un altro…” stravolgimento dell’esodo. Ma Capodistria si è vuotata di L’esodo è stato determinato dal fatto che gli italiani buona parte degli abitanti già dopo il ’45, con la costituzione dell’Istria non conoscevano ne’ lo sloveno ne’ il croato. del Governo militare jugoslavo a Capodistria. Perché il Ha influito innanzitutto questo e il fatto religioso: cioè legame con Trieste di Capodistria era fortissimo. la Jugoslavia nell’immediato dopoguerra era atea, e la Chi furono i primi ad andarsene, dopo i funzionari popolazione istriana era profondamente religiosa. fascisti? Ottobre 1958. Alle elezioni amministrative di Trieste Coloro che lavoravano a Trieste, al San Marco o che si presentano capodistriani in vari partiti: Mario viaggiavano col Lloyd Triestino, oppure professionisti. Delconte - DC, Lucio Lonza e Giorgio Cesare – Nell’aprile ’61, durante un convegno dei Socialisti, Giuseppe Relli MIS, Antonio Dellasanta – Socialdemocratici a Gorizia, lei sostiene la necessità PLI, Marcello Minca – Fronte Indipendenza. Ormai che le minoranze siano tutelate. eravate inclusi nell’ambiente politico locale triestino. Noi eravamo semplicemente per il rispetto della Il sindaco Bartoli era istriano, il vescovo Santin era Costituzione italiana. Non facciamo differenza tra italiani, istriano…ma non bisogna dimenticare che nel 1918, con il austriaci, sloveni. passaggio di Trieste dall’Austria all’Italia, ci fu un’esodo Lei è stato anche consigliere regionale del PSDI, per la

15 La città prima volta nel ’64. Che cosa ha caratterizzato il suo Comprendeva qualcosa, ma parlava in croato. E c’erano impegno politico in quella sede? tutti: c’era Bakarić, Stane Dolanc…che andava a caccia Ero per un certo periodo segretario regionale e assieme a Biasutti, Stambolić che poi è stato assassinato sostenevamo la costituzione della Regione a statuto ai tempi di Milošević. Parlammo di tutto, di politica speciale Friuli Venezia Giulia. Poi ci fu una rottura con internazionale, di politica locale. C’era un momento in i Socialdemocratici di Udine in quanto andavamo più cui c’erano delle difficoltà alla frontiera tra l’Italia e la d’accordo con i Socialisti di Udine, con Loris Fortuna. Jugoslavia, c’era il governo Fanfani. E di fatti poi queste Su che cosa non vi trovavate d’accordo? difficoltà alla frontiera sono cadute, credo, per intervento Sul nazionalismo friulano che contraddiceva a dello stesso Tito. Si parlava anche della sua salute, ci Udine la posizione di alcuni democristiani e alcuni riferì di un episodio che era andato a caccia e ci offrì caffè socialdemocratici. turco. Lo Statuto speciale del FVG venne accolto nel 1964. Nell’82 muore sua padre Narciso a 94 anni. E’ stato un fatto importante. Anche perché non vedevamo A Trieste era direttore della farmacia in piazza della Borsa. una soluzione diversa. Cioè coloro che sostenevano Aveva rapporti col teatro “Verdi”, Oliviero de Fabrizis, Trieste autonoma nell’ambito della Repubblica italiana Gavazzini…che venivano in farmacia. Mio padre era erano in una posizione assurda. Doveva essere agganciata repubblicano, tra l’altro erano amici con . al Friuli. A Capodistria era forse una delle persone più stimate. Nel ’65 lei è nominato assessore comunale di Trieste Cosa ha imparato da lui? per le attività culturali. Il senso democratico e di apertura verso tutte le Io ero capogruppo del gruppo consigliare socialdemocratico comunità. al Comune di Trieste. Poi c’è stato un rimpasto alla giunta Alla fine degli anni ’80, con la caduta del Muro di e a tutti i costi volevano che entrassi in giunta. Io ero contrario, perché preferivo fare il giornalista a tempo Berlino si discuteva del superamento dei confini anche pieno. Poi, vabbè, accetto “ se mi date le attività culturali ”. dalle nostre parti. In più di vent’anni è stato fatto Ho portato all’unificazione, a una politica comune tra il abbastanza? “Verdi” e il “Rossetti”, tra il Teatro di prosa e il teatro Si poteva fare di più ovviamente. Però bisognava fare di lirico sinfonico. E poi all’apertura del palazzo Costanzi; più da tutte le parti. c’era Montenero, che era curatore del “Revoltella”, che era contrario ad aprire ai viventi palazzo Costanzi. Io ho detto, mi prendo io la responsabilità…certamente non apriremo gli spazi a coloro che partecipano alle ex- temporanee, ma pittori di chiara fama come Rossignano, Sormani, Mascherini, abbiamo Spacal e via dicendo vanno presentati . E di fatti abbiamo aperto palazzo Costanzi ai viventi. E’ vero che ha incontrato anche Tito? Nel ’76, dopo la fine della Guerra fredda, ci fu a Belgrado un congresso della Lega dei comunisti; si chiamava ancora così, ma di comunismo non aveva più niente. Avevano invitato tutti i partiti italiani DC, PCI, Socialisti e Socialdemocratici…e c’era Saragat. Siamo andati assieme ad Arnaldo Pittoni che era presidente del consiglio regionale. Viaggiato in aereo? No no, in macchina, a una velocità folle. La sera siamo arrivati abbiamo incontrato Craxi, che la mattina dopo sarebbe partito perché c’era stato l’attentato in Piazza della Loggia a Brescia. Siamo rimasti noi con Segre che era il responsabile per la politica estera del Partito La clarinettista Tilli Forlani di Capodistria ha comunista. E insomma a qualcuno balena l’idea “ Perché conseguito il Baccellierato in Arte Musicale presso non andiamo da Tito?”. Conoscevamo il console che era il Conservatorio della Svizzera italiana con sede a a Trieste, abbiamo chiesto e Tito…ha detto sì. E il giorno Lugano. Dopo questo corso di tre anni si è iscritta dopo siamo andati da Tito. Praticamente ho parlato per tre al Conservatorio “Tartini” di Trieste per la laurea quarti d’ora solo io… specialistica. Complimenti vivissimi! Ma lui comprendeva l’italiano?

16 La città Scatti dalla scuola elementare » il Vecchio«

www.vergerio.si

Visita alla biblioteca per ragazzi è svolta lungo il borgo di Sicciole nei pressi della foce del fiume Dragogna, a 152 metri di altezza dove si trova San Martino in Colle–Krog con la chiesa di Sant’Onofrio. Alla gara di orientamento hanno partecipato cinque scuole del comune di Capodistria, i nostri alunni hanno partecipato in due categorie e i più giovani hanno reso onore alla nostra scuola raggiungendo il primo posto nella propria categoria.

Terzo mini Ex Tempore

In ambito alle tradizionali visite alla biblioteca per i ragazzi, gli alunni della I e II classe di Capodistria sono stati accolti, nella sala di lettura, dalla bibliotecaria Daniela che ha attirato l’attenzione dei visitatori presentando “Le avventure di Pinocchio ”. Gli alunni hanno seguito con molto interesse il contenuto accompagnato dalle immagini. Al termine della storia agli alunni è stato proposto un divertente “quiz” sulle varie situazioni e peripezie di Pinocchio. Ci siamo lasciati con la promessa di incontrarci spesso per avvicinare ai giovani lettori il piacere della lettura ed entrare nel magico mondo delle storie e scoprire nuove realtà.

Gara di orientamento

Mercoledì, 9 novembre si è svolto lo spettacolo preparato dagli alunni del primo triennio della nostra scuola che ha visto la partecipazione in qualità di ospiti, dei bambini dell’asilo “ Delfino blu” di Capodistria accompagnati dai rispettivi genitori. La serata rappresenta l’epilogo del III mini ex tempore svoltosi il 12 ottobre in Piazza Sabato 19 novembre i giovani alpinisti della nostra scuola Carpaccio, durante il quale gli alunni della nosta scuola hanno partecipato alla tradizionale gara di orientamento e i bambini più grandi dell’asilo “ Delfino Blu” hanno organizzata dal Club alpino di Capodistria. La gara si dato prova del proprio estro creativo con l’utilizzo della tecnica del collage. Alla fine dello spettacolo, i presenti

17 La città hanno potuto ammirare i risultati del laboratorio messi in bambini con la partecipazione delle scuole elementari di mostra al piano terra della nostra scuola. Zindis e Crevatini. Il progetto INTERREG è dedicato soprattutto alla creazione di occasioni di incontro fra Beneficenza a Punta Grossa le due realtà scolastiche volte al miglioramento della conoscenza reciproca e all’osservazione e alla conoscenza della regione confinaria che accomuna i due territori.

»Giochi di scienze« a Muggia

Martedì 25 ottobre, le alunne della IV e V classe della sezione periferica di Semedella sono state ospiti a PUNTA GROSSA. Con una breve recita hanno accolto i partecipanti alla seduta plenaria del Consiglio esecutivo della CROCE ROSSA. In quest’occasione le alunne Martedì, 27 settembre, la sezione periferica di Crevatini hanno consegnato: occorrente scolastico, indumenti, con le classi 2 a e 4 a e la sezione periferica di Bertocchi con calzature, occorrente per l’igiene personale, giocattoli le classi 1 a e 3 a abbiamo partecipato alla manifestazione ed altro da donare ai bambini provenienti da famiglie “Giochi di Scienze” organizzata dall’Amministrazione disagiate che trascorreranno le vacanze autunnali in Comunale di Muggia. Percorrere Muggia, fra calli questao luogo incantevole. e piazzette, in cerca delle meraviglie della scienza. Un’occasione stimolante e creativa per giocare, per Zindis in festa avvicinare i bambini alle scienze, per uno scambio di conoscenze fra ragazzi.

Collaborazione tra la sezione periferica di Crevatini e la Scuola Primaria “Zamola”, Muggia sezione di Zindis dell’I.C. “Giovanni Lucio”. Venerdì, 30 settembre, nel piazzale centrale di Borgo Zindis un momento di festa in occasione dell’avvenuto finanziamento del progetto europeo Interreg. Laboratori e giochi ecologici per i

18 La città Fredi Radojkovič riscrive la storia della pallamano capodistriana

Il 12 novembre 2009, all’indomani delle dimissioni di Matjaž Tominec, il presidente dello Cimos , Krašovec, aveva deciso di riaffidare, dopo 5 anni, la squadra al connazionale isolano Fredi Radojkovič, una scelta che in molti non avevano condiviso. Dopo una stagione e mezza tutti si sono però dovuti ricredere, visto che lo Cimos Koper ha conquistato il “triplete” nella stessa stagione: campionato, Coppa Slovenia e Challenge Cup.

Fredi Radojkovič lo incontriamo non voglio svelare, visto che mi ha League ha già centrato la storica durante una pausa scolastica, è infatti portato bene e che ho ripetuto anche qualificazione agli ottavi di finale con professore di educazione sportiva quest’anno – e ride a squarciagola, ben 4 turni d’anticipo dopo il doppio presso il Ginnasio Italiano Gian poi prosegue –. Nella mia carriera successo di novembre con i russi del Rinaldo Carli di Capodistria, che egli ci sono stati momenti difficili, ma San Pietroburgo (35-26 in trasferta, stesso ha frequentato fino al 1984. non ho mai smesso di credere in 30-23 al Bonifica). Nato a Capodistria il 20 luglio 1966 da me stesso. Per questo motivo sono Certamente tutte queste attenzioni genitori istriani, Fedora e Ferruccio di andato ad allenare a Trieste, dove gli fanno piacere, ma da allenatore Torre per la precisione vive da sempre sono maturato e cresciuto, e questo navigato qual’è, è consapevole che a Isola. Figlio unico, frequenta la lo hanno capito a Capodistria e mi alla fine sono solo i risultati quelli che scuola elementare italiana a Isola e a hanno dato una nuova occasione. contano. Per il piccolo mondo della 10 anni inizia a giocare a pallamano. Penso di averla sfruttata più che bene. Comunità Nazionale Italiana Fredi Lo farà fino all’età di 27 anni, poi Se mi sento appagato? Un allenatore rappresenta un vanto, un esempio da l’ennesimo infortunio lo convincono non lo deve mai essere. Quando seguire. Per concludere in bellezza, a diventare allenatore. Nel frattempo giocavo, giovanissimo, sentivo una domanda provocatoria vista forte il desiderio di partecipare alle ultima gli studi alla Facoltà dello la grande rivalità tra Capodistria e Olimpiadi. Purtroppo, il mio fisico non Sport a Lubiana e mette su famiglia, Isola, Fredi l’isolano più amato dai era adeguato e quindi mio malgrado tutta appassionata di pallamano, capodistriani? “E sì – con un sorriso a partire dalla moglie Mariella, ho dovuto smettere di giocare – a questo punto a Fredi si illuminano smagliante –, ma sono sicuro che al figlio 21.enne Jan, nazionale sono anche il più amato di Isola”. E italiano, che quest’anno con Trieste gli occhi –. Se non ci sono riuscito la sua ex squadra, l’Istrabenz Plini ha riconquistato la Serie A e alla da giocatore un giorno vorrei andare Isola gli ha procurato una delle più figlia 15.enne Tea, che naturalmente alle Olimpiadi da allenatore. Sono grandi delusioni in carriera quando segue le orme familiari. “Certo è un ancora giovane e ho tutto il tempo per il 16 ottobre, tre giorni dopo la bel vantaggio trovarsi circondato da esaudire questo mio sogno”. persone che hanno giocato o giocano Grazie ai successi Fredi ha conquistato prima storica vittoria in trasferta in a pallamano. Per uno sportivo è tutti, da Sicciole a Plezzo, visto che è Champions League (con i romeni del importante avere al proprio fianco stato votato personaggio per il mese Costanza per 27-25), gli ha inferto una famiglia che ti dà conforto, che ti di aprile dai lettori del quotidiano una cocente sconfitta per 28-27. Una stimola e motiva, soprattutto quando Primorske Novice e dagli ascoltatori macchia che resterà indelebile visto le cose non vanno bene”. di Radio Koper. E se continuerà su che si è trattato anche della prima Dopo aver allenato l’Isola e lo Cimos questa strada potrebbe essere anche partita in assoluto nella massima Koper in Prima Lega, nel 2005 è il personaggio dell’anno soprattutto serie slovena. selezionatore della nazionale juniores se si considera che in Champions Arden Stancich slovena, con la quale conquista il settimo posto ai Mondiali in Ungheria. La stagione seguente accetta l’offerta di Trieste, dove rimane per tre stagioni e mezza nonostante le gravi difficoltà economiche. In questo periodo viene nominato anche selezionatore della nazionale italiana juniores. Poi arriva una nuova occasione a Capodistria, e Fredi con il beneplacito del presidente di Trieste, il leggendario prof. Giuseppe Lo Duca, ritorna al Bonifica, dove in 561 giorni riscrive la storia. “Questo era il mio obiettivo. Certo che non immaginavo tutti questi trofei, anche se devo confessare Fredi festeggia con la moglie Mariella dopo l’ennesima vittoria dei che prima dell’inizio della stagione pallamanisti capodistriani (Foto Primorske novice) avevo fatto un fioretto che adesso

19 La città

Per celebrare il 450.mo anniversario del medico Santorio Santorio l’Università del Litorale e l’Università degli Studi di Padova hanno organizzato due convegni in suo onore. Nel primo (Capodistria, 29 marzo) è stata trattata la prospettiva storica dell’opera di Santorio e l’ambiente universitario della sua epoca. Il secondo convegno si è tenuto il 6 ottobre a Padova, in occasione del 400.mo anniversario della nomina del medico capodistriano al ruolo di professore ordinario presso l’Università patavina. La conferenza ha trattato le invenzioni di Santorio e l’ambiente intellettuale in cui operava. I due eventi sono stati un’opportunità di collaborazione tra le due università, sia nell’ambito della ricerca che in quello pedagogico. Riportiamo l’intervento del dott. Rado Pišot dell’Università del Litorale nel quale illustra la proposta di intitolare al Santorio il riconoscimento annuale ai migliori studenti del corso di kinesiologia. Santorijevo priznanje – priznanje za najuspešnejše študente Aplikativne kineziologije

dr. Rado Pišot, Univerza na Primorskem

Poimenovati priznanje ali nagrado po nekomu zahteva osvetliti le nekaj temeljnih izhodišč. Ta so nas vodila do od tistih, ki se o tem odločajo, veliko več kot le trenutek odločitve, da proslavimo Santoria Sanctoria, velikega, žal navdiha in dobre volje, da se nekoga spomnimo in večkrat pozabljenega Koprčana in ga preko mostu znanja omogočimo drugim priznavanje njegovega dela. V in odličnosti povežemo s sodobnim Koprom, mlado akademskem prostoru pomeni taka odločitev zavestno univerzo, ki se je rodila nekaj stoletij kasneje in akademijo sprejeti odgovornost in obveze – odgovornost do velikih – s profesorji in študenti, ki še danes razvijajo prenekatero osebnosti, katerih imena si dovolimo prevzeti, ker so naši njegovo misel in davno tega jim ponujeno znanje. družbi v preteklosti prispevali veliko več kot običajno Obstajajo vsaj trije pomembni razlogi, ki opravičujejo vemo ter obveze do poglabljanja in nadgrajevanja dejstvo, ali morda bolje rečeno, nam nalagajo odgovornost njihovega dela in upoštevanja kriterijev odličnosti, ki so in obvezo, da Santoria vrnemo v ta prostor z vsemi jih postavili. Zahteva pa taka odločitev tudi poglobljen častmi. premislek ali so tisti, ki bodo morebiti deležni te nagrade Prvi je dejstvo, da je Santorio Sanctorii prav gotov eden ali priznanja, s svojim trudom, delom in rezultati, največjih in najpomembnejših naravoslovcev, rojenih opravičili ime, čigar priznanje nosijo s seboj. v Kopru, ki je svoje rojstno mesto vselej in povsod s Kot je običajno in kot se v takih primerih tudi spodobi, se ponosom izpostavljal. Ali je bil oče, iz Čedada tudi rodom mozaik, ki v sebi nosi tisočero dogodkov, tudi v življenju Slovenec (Svetina – kot predstavljajo nekateri viri, Šercer, in delu velikega Koprčana, gradi počasi in vztrajno. Ker 1950) niti ni pomembno, saj področja, katerim je posvetil je njegov zgodovinski prispevek naravoslovni znanosti, svoje delo in življenje, nikoli niso in niti ne bodo poznala akademiji, univerzalni misli in prostoru, v katerem je meja. Ko smo se kot otroci podili po koprskih ulicah, je delal, še posebej pa Kopru, nemogoče predstaviti v nekaj do nas seglo le ime ene od teh, ki je nosila ime po velikem odstavkih, pa tudi zato, ker bodo to storili kolegi, ki so po zdravniku, raziskovalcu, znanstveniku, izumitelju. stroki primernejši, bom poskušal v tem kratkem povzetku Kasneje smo v šoli izvedeli, da je med številnimi drugimi instrumenti pomembno prispeval k razvoju termometra. Veliko več od tega, in tega je ogromno, pa je žal številnim Koprčanom kot tudi Slovencem in širšemu svetu, še neznano. Drugi razlog, ki priznanju daje poseben pomen, je Santorijeva akademska zavest in vloga akademizma, katero je posebej cenil in se ji povsem podredil. Prav gotovo se takratni častitljivi profesor najbližje Kopru (v svetovnem merilu druge najstarejše) padovanske univerze, ob ustanovitvi koprskega znanstvenega društva Accademia Palladiana, ni ukvarjal z mislijo o primorski univerzi, kar pa ne zmanjša njegovega prispevka, da se je ta veliko kasneje tudi zgodila. Tudi ko je v svoji oporoki posebej izpostavil, da mora biti kar 6 od 10-ih študentov Il prof. Natale De Santo dell’Università di Napoli iz Kopra, katerim finančno podporo naj omogoči sklad, ki accanto al dott. Rado Pišot dell’Università del Litorale naj bo po njegovi smrti ustanovljen iz njegove zapuščine (Capodistria). Sotto, i professori Pietro Enrico Di (Grmek, 1953), si gotovo ni zamišljal, da bodo ravno v Prampero dell’Università di Udine e Carlo Reggiani tem prostoru nastali študijski programi, katerim osnove in dell’Università di Padova. znanja je pričel razvijati prav on.

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Tretji razlog pa je njegova velika zapuščina znanja, ne more biti plod osamljenih posameznikov, temveč del izumov in instrumentov. Njegov nemirni raziskovalni zgodovinskega razvoja, smo se na osnovi predstavljenih duh nas posebej obvezuje in nam nalaga odgovornost, da dejstev odločili poimenovati priznanje za najuspešnejše pri svojem raziskovalnem in pedagoškem delu sledimo študente Aplikativne kineziologije po velikem Koprčanu kriterijem odličnosti, ki jih je že dolgo tega postavil naš Santoriu Sanctoriu. Hkrati s tem pa sprejmemo v imenu someščan. Ko smo pred dobrimi desetletjem pričeli s sedanjih in bodočih generacij tudi vso ustrezno in prvimi raziskovalnimi projekti, ki so pomenili pomembno pripadajočo odgovornost in obvezo, do njegovega imena osnovo kasnejšemu Inštitutu za kineziološke raziskave in vseh bodočih nagrajencev. (IKARUS) na ZRS Koper, nato razvoju laboratorija Začasni senat Fakultete za ergonomske in kineziološke IKARUS v ortopedski bolnišnici Valdoltra in še kasneje, že študije Univerze na Primorskem (v ustanavljanju) je v okviru Univerze na Primorskem, tudi novim študijskim na svoji seji, na dan 29.3. 2011, ob 450 letnici rojstva programom Aplikativne kineziologije, moram priznati Santoria Sanctoriia sprejel naslednji sklep: da tudi še nismo uvideli težo in vrednost, ki jo je našim » Začasni senat UP FENIKS na osnovi predložene osnovam pred nekaj stoletji postavljal Santorio. Šele ko utemeljitve imenuje priznanje za najboljše študente danes premišljamo njegova dela in občudujemo zamisli, študijskih programov Aplikativne kineziologije po ki so ga vodile do neverjetnih izumov in poizkusov, koprskem zdravniku, naravoslovcu, znanstveniku in se zavemo njegove veličine in pomena. Santorio je izumitelju Santoriu Sanctoriiu. Podrobna opredelitev namreč prispeval nekaj temeljnih orodij in ključev za vrste priznanj, njihovo število, postopke izbora kandidatov razumevanje delovanja človeškega organizma, izhodišča in druga vprašanja povezana s priznanji, se določijo s za razvoj fiziologije, patologije, podlago biomehaniki. posebnim pravilnikom o priznanjih UP FENIKS.« Kot začetnik eksperimentalne metodike je naravoslovni znanosti, posebej medicini odprl novo poglavje. Z vključevanjem matematike, obravnavo fizikalnih in kemičnih procesov, eksperimentov, merjenjem je zarisal pot fiziologiji, biometriji, termodinamiki, …, in področjem, ki so z izzivom po obravnavi delovanja človeškega organizma v specifičnih okoljih in aktivnostih razvili, kineziologiji, biomehaniki, kineziometriji, ergonomiji. Njegovo sodelovanje z nekaterimi drugimi velikani svojega časa (še posebej s prijateljem Galileom Galileiem) mu odpira široko obzorje prepleta različnih znanj in disciplin. Veliko let je minilo, ko smo (žal še večinoma le na deklarativni ravni) ponovno doumeli, da je dodana vrednost interdisciplinarnega ali morda še bolje, integrativnega pristopa, tisto, kar je v obravnavi človeka, kot dinamičnega in odprtega sistema edini pravi in celosten pristop. In ravno kineziologije si brez takih usmeritev in pristopov ne moremo zamisliti! Njegovo največje delo »De medicina statica« si ocene take popolnosti ( Nullus liber in re medica ad eam perfectionem scriptus est , H. Boerhaave, 1726) verjetno ne bi prislužila, če se ne bi s ciljem preučevanja in razumevanja zdravja kot popolnega ravnovesja telesnih tekočin, kot harmonijo notranjih nasprotij, skozi VIII temeljnih poglavij Santorio natančno poglobil v vsa temeljna področja delovanja človeka. Med njimi so za nas še posebej pomembna poglavja o količini in odnosu vidne in nevidne perspiracije; o hrani in pijači; počitku in aktivnosti; gibanju in mirovanju. Številne ugotovitve in izrečene misli so še danes, ne le izredno aktualne, temveč še vedno tudi nepresežene. Morda jim bomo z dodano noto sodobnosti ponovno odprli obravnavo in jih kot pomembne končno umestili v življenje posameznika in družbe. Ob zavedanju, da nobene znanosti (sploh pa naravoslovja) Il medico Santorio interpretato da Giorgio Visintin ne moremo razlagati brez kritične analize in eksperimenta nel documentario »Istria nel tempo« prodotto da Tv ter ob dejstvu, da znanstvene teorije in znanje nasploh Capodistria

21 La città Crevatini: Culture a confronto e Dialetti in cucina

È stato un semestre denso di attività anche alla Comunità degli italiani di Crevatini. L’ultimo fine settimana di settembre la comunità ha organizzato la sesta edizione degli ormai tradizionali “Incontri culturali”. Quest’anno con una novità, ad incontrarsi sono state le cucine di Muggia, San Ginesio, Buie, Lendava e Crevatini. Un’edizione emozionante: enogastronomia con degustazione di piatti tradizionali. Da segnalare che la Comunità degli italiani di Crevatini ha aperto un proprio sito Internet (www.comunita-crevatini.org)..

Marco Orlando è stato nominato nuovo presidente dell’A.S.C.I (Associazione sportiva Comunità italiana) di Capodistria. Subentra a Igor Pekica. Nel mandato quadriennale appena inaugurato, Orlando si propone di offrire ai giovani sempre maggiori opportunità di fare sport. Attualmente, in seno all’A.S.C.I. operano tre squadre: calcetto (guidata dallo stesso Orlando), Tennis tavolo – mentore Roberto Richter, e la nuova sezione di pallavolo – responsabile Gregor Basiaco.

Altra novità importante la pubblicazione di “Purissima”, cercando nell’oscurità delle “graje” l’abbaglio di una vita semestrale della CI di Crevatini. Nel primo numero, il migliore. Terra sconosciuta persino dai propri abitanti, redattore Diego Samsa, spiega il nome della testata: “La perché il giallo avvertimento delle tabelle “Mejni pas Purissima, la strada che porta a Crevatini, qui in mezzo ai – “Area di confine” non permetteva a tutti di conoscere il Monti di Muggia. Qui che se ti giri a destra vedi Trieste proprio monte. Terra che ha visto famiglie tagliate a metà, e se ti giro a sinistra vedi Capodistria. Qui dove la gente sorelle che alla distanza di un chilometro non potevano molte volte “non sa chi essere”. Qui dove in una vita si vedersi nemmeno per il matrimonio di una di esse… e poi riesce a cambiare cinque stati senza mai muoversi. La il cambiamento. terra dei rimasti, dei venuti, degli andati e dei tornati. La Non c’è più il “Mejni pas” e si può liberamente scorazzare terra dei confini contesi, degli spari e delle vite perdute per il nostro monte (…). Arriva la notte del 21 dicembre 2007 quando il Monte tagliato a metà si ricongiunge e c’è festa a Cerei. Una festa spontanea, bella, commovente, specialmente per chi ha una certa età; una festa per… una cosa già vista! Si festeggia infatti quello sessant’anni fa era una cosa quotidiana. E la vita va avanti. C’è il “fenomeno Crevatini”, la scuola dove da Muggia si portano i propri figli nella scuola d’oltreconfine, dove s’insegna la lingua italiana, ma con il surplus d’imparare anche la lingua slovena, quella lingua che dava tanto fastidio. Proprio come per tanto tempo dava fastidio la lingua italiana parlata dai rimasti. Come cambiano le cose, chi l’avrebbe mai detto… Sì, le cose cambiano, ma non cambiano per se stesse. Ci vogliono forza e coraggio”.

22 La città Alla Comunità degli italiani di Bertocchi Melodie da uno stivale

Il 19 novembre presso la sala della Casa di cultura a Bertocchi si è tenuta la IX edizione dell’ Incontro delle tre regioni , quest’anno dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Già da nove anni la Comunità degli Italiani di Bertocchi organizza questa manifestazione culturale che vede esibirsi cori, gruppi strumentali e filodrammatiche di Italia, Slovenia e Croazia, con particolare attenzione ai gruppi operanti presso le CI.

Protagonisti Miriam Monica (regia e voce) e Neven Stipanov (voce e clarinetto), Lucienne Lončina (pianoforte e voce), Marsell Marinšek (fisarmonica) ed ospite d’onore Francesco Squarcia alla viola, noto musicista fiumano residente a Roma. Gli interpreti hanno proposto una ventina di brani sia di musica classica di compositori quali Tartini, Monti, Rossini, Leoncavallo e Verdi sia di musica leggera italiana proponendo canzoni ben note e apprezzate dal pubblico, come ad es. Parlami d’amore Mariù, Il cielo in una stanza , Perdere l’amore , ‘O surdato ‘nnammurato e via dicendo. Non è mancata la sorpresa finale, i musicisti hanno eseguito il Va pensiero di Giuseppe Verdi accompagnati dai Miriam Monica e Neven Stipanov

gruppi corali riuniti delle Comunità suonato nel gruppo folcloristico di degli Italiani di Pirano e Momiano, Pirano. Ha vinto diversi premi come diretti dalla maestra Milada Monica. solista al Concorso internazionale per Miriam Monica è un’attrice diplomata solisti e complessi di fisarmonica di presso l’Accademia d’arte drammatica Castelfidardo (Italia) nella categoria »Nico Pepe« di Udine e collabora col jazz. Il fiumano Francesco Squarcia, Dramma Italiano di Fiume. Presso ha studiato all’Accademia musicale la CI di Pirano conduce laboratori di Lubiana nella classe del prof. teatrali e cura le regie di spettacoli. Rok Klopčič conseguendo il Premio Neven Stipanov si è diplomato al Prešeren. Premiato al concorso “Istria Conservatorio “Tartini” di Trieste in nobilissima”, è membro dell’orchestra clarinetto e in canto lirico. Ha svolto sinfonica dell’Accademia di Santa attività pedagogica e ha all’attivo Cecilia di Roma che lo ha portato a seminari di musica classica e jazz collaborare con prestigiose istituzioni nonché concerti in Slovenia, Croazia, concertistiche internazionali. Repubblica Ceca, Slovacchia, La serata è stata realizzata Austria, Belgio, Danimarca, nell’ambito del programma Germania, Italia e Polonia. Lucienne culturale della Comunità Lončina è un’affermata pianista Autogestita della Nazionalità professionista e cantante di origine Italiana di Capodistria e grazie inglese. Oltre a comporre testi al supporto finanziario da parte musicali si esibisce come solista o con la Big Band della RTV Slovenia del Comune città di Capodistria e o con complessi musicali. Marsell del Ministero per la cultura della Marinšek ha frequentato le Scuole di Repubblica di Slovenia. Francesco Squarcia musica di Pirano e Capodistria e ha Roberta Vincoletto

23 La città Il 2011 al Centro Italiano “Carlo Combi”: dalla ricerca scientifica alla nuova guida turistica su Capodistria

Il Centro Italiano “Carlo Combi” alla fine dello scorso anno è stato contattato dalla Libreria Libris di Capodistria, con la quale ha proficuamente collaborato nel passato, la quale stava progettando la realizzazione di una nuova guida turistica su Capodistria, i cui testi sono stati prodotti dal noto storico dell’arte, dr. Salvator Žitko. Il Centro Italiano Carlo Combi ha ritenuto importante aderire da subito a tale iniziativa per promuovere e valorizzare la città di Capodistria, la sua ricca storia ed il suo patrimonio, includendo così anche la nostra realtà.

Dopo più di un anno di Il volume è suddiviso in monumenti presentati. Non mancano intenso lavoro congiunto agli inizi dieci capitoli (introduttivo, dati curiosità ed approfondimenti presenti di dicembre è stata pubblicata la generali, storia, passeggiando per in appositi riquadri, che danno un nuova guida turistica di Capodistria la città, itinerario breve, itinerario tocco in più alla pubblicazione. intitolata Capodistria. La città e lungo, patroni cittadini, stemmi di Con tale iniziativa si è voluto, il suo patrimonio , in tre versioni Capodistria, patrimonio dei dintorni oltreché presentare degnamente la linguistiche: sloveno ed inglese edite e l’ultimo riguardante musei, gallerie città di Capodistria ed il suo ricco dalla Libreria Libris nonché in lingua e manifestazioni tradizionali), patrimonio, anche promuovere italiana a cura dal Centro Italiano attraverso i quali si presenta l’Atene il superamento delle barriere “Carlo Combi”. Le edizioni sono dell’Istria ed il suo immediato mentali ancora presenti, in quanto pubblicate separatamente ma con entroterra, con particolare riferimento tale pubblicazione è il risultato di un’unica veste grafica. alle ricchezze architettoniche ed una cooperazione congiunta tra Con la nuova guida turistica artistiche oltre alle peculiarità la maggioranza e la minoranza a si è voluto presentare la città di naturali e geografiche. Il visitatore dimostrazione che il patrimonio e Capodistria nei suoi aspetti più potrà scegliere tra due itinerari (breve l’amore per la propria città possono ricchi e suggestivi anche mediante e/o lungo), tramite i quali conoscerà unire e favorire iniziative propositive. l’utilizzo di numerose fotografie ed i più significativi monumenti, le Tutti gli interessati all’acquisto dei un ampio materiale documentario. istituzioni, i noti personaggi e le volumi possono rivolgersi al Centro Tale pubblicazione sarà pertanto famiglie capodistriane, che hanno Italiano “Carlo Combi” ossia visitare interessante e coinvolgente anche caratterizzato la vita di questa città. il sito (www.centrocombi.eu) tramite per il lettore nostrano, che potrà così Nella guida è stata inserita anche il quale sarà possibile ordinare la riscoprire la propria città sotto una la pianta cittadina con evidenziati propria edizione. nuova luce. il percorso (lungo e breve) ed i

Foto Andrej Medica

24 La città Se ne va la Console Marina Simeoni. Il linguista Francesco Sabatini a Il Consolato chiude? Capodistria

Lascia un gran bel ricordo di se’ la dottoressa Marina Il Dipartimento di Italianistica dell’Università del Litorale Simeoni che fino ad agosto è stata Console Generale dedica ogni anno un ciclo di lezioni ai docenti di italiano d’Italia a Capodistria. Sempre presente, quando gli delle scuole di ogni ordine e grado in Slovenia. Quest’anno impegni glie lo permettevano, alle manifestazioni delle si è deciso di proporre un ciclo di lezioni sulla scrittura e nostre Comunità, sempre disponibile e gentile con tutti. sull’oralità. A Palazzo Gravisi, sede della nostra Comunità, Una recente normativa italiana in materia di quiescenza ha è intervenuto il prof. Paolo Balboni dell’Università Cà comportato anche per lei l’obbligo di anticipare i tempi del Foscari di Venezia che ha coinvolto i presenti con una pensionamento. »Due anni trascorsi in questo splendido relazione dal titolo: »Verba volant, ma, se ben gestite, territorio - ha detto prima di partire da Capodistria forse manent«. All’Università è intervenuto invece il - mi hanno arricchita non solo professionalmente, ma dott. Fabio Caon, esperto di insegnamento dell’italiano soprattutto umanamente«. agli stranieri. L’iniziativa si snoderà durante tutto lanno Pare che la Simeoni non sarà sostituita. Il Ministero scolastico e l’ultimo incontro si è tenuto il 16 dicembre degli Affari Esteri italiano, nel quadro del programma di con un ospite d’eccezione: il prof. Francesco Sabatini, ristrutturazione della rete estera, avrebbe infatti decretato presidente onorario dell’Accademia della Crusca, che la chiusura di 19 consolati italiani nel mondo. Tra questi molti ricorderete per la sua rubrica nel programma di Rai compaiono anche i consolati di Spalato e Capodistria, la 1 »Mattina in famiglia«. A Capodistria il prof. Sabatini cui attività si sarebbe notevolmente ridotta negli ultimi ha parlato della grammatica valenziale e dei criteri di anni. Foto Gianni Katonar valutazione. Foto santeramo.it Nell’anno Monaldino, celebrata una messa nella ex chiesa conventuale di San Francesco

9 novembre . Dopo oltre due secoli è stata celebrata una originale della »Summa Monaldina« e la restituzione messa nella ex chiesa capodistriana di San Francesco. al convento di Sant’Anna della biblioteca sottratta ai L’edificio venne chiuso, assieme al Duecentesco convento, minoriti nel 1948. Foto Primožič/FPA dalle autorità napoleoniche nel 1806. Più tardi l’ex chiesa venne ridotta dagli austriaci in palestra, ruolo mantenuto fino a pochi anni fa. Ora per l’edificio, proprietà del Comune, si prospettano tempi migliori: si intende adattarlo a sala concerti e ambiente per cerimonie protocollari. Nei prossimi mesi se ne occuperanno gli archeologi, dopodichè partirà l’opera di restauro. L’occasione per la celebrazione della messa è stata data dalla commemorazione del Beato frate Monaldo, conventuale di Capodistria, a 800 anni dalla sua nascita. Il religioso, considerato uno dei massimi giuristi ecclesiastici del 13.mo secolo, era sepolto infatti in questa chiesa e oggi le sue spoglie si trovano in Santa Maria Maggiore a Trieste. Nell’ambito dell’anno Monaldino, sono previsti ancora due eventi: l’esposizione alla Biblioteca centrale (Palazzo Brutti) di un’edizione

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Foto Jana Belcijan l 24 novembre il Piccolo teatro di Capodistria ha messo 15 agosto. Nella fessura di un muro del bar Cameral, in in scena “I speak gulasch”. Il testo, in origine saggio Calegaria, è stato rinvenuto un foglio firmato Degrassi radiofonico scritto da Kenka Lekovich, era stato il 1897 (foto). Sul fronte c’è questo curioso messaggio: »In contributo dell’autrice al progetto »Die Poetik der questo nascondiglio venne nascosta la somma di Fiorini Grenze« (La Poetica del confine), per Graz capitale 2748 in moneta sonante, che troverete percorrendo 5 europea della cultura nel 2003. Un testo ironico volte al giorno la Calegaria«. con sfondo riflessivo. Il gulasch del titolo è, infatti, quella mescolanza di lingue, di dialetti, di culture e di appartenenze nella quale tutti gli abitanti delle zone di confine si ritrovano a doversi dibattere e del quale l’autrice si fa strenua paladina, rivendicando il diritto di non scegliere ed esaltando quella mescolanza, che come il gulasch, insaporisce la vita di tutti noi. Lo spettacolo - attori principali Elke Burul, Rosanna Bubola e Mirko Sodano, per la regia di Livio Crevatin – è stato organizzato in collaborazione con l’Unione italiana e l’Università popolare di Trieste.

26 novembre. La 40.esima edizione del Festival »Voci nostre« si è svolta al Teatro di Pola. Ha vinto la concorrente di Buie. Se la sono cavata molto bene anche le capodistriane Staša Galvani e Maristella Di Leva (al centro della foto) col brano “L’arca di Noè” (Continolo- Punis). Mentore Edoardo Milani.

1 ottobre. Alberto Zetto ha aperto il caffè “Bandèr”. Al pianterreno di casa, quasi di fronte al Museo, ha ricavato uno spazio dove prima teneva un magazzino e dove suo padre Arrigo svolgeva il lavoro indicato nel nome del bar. Era stato infatti, assieme a Guido Ponis, l’ultimo bandaio di Capodistria.

Il selciato delle vie principali è costituito da pesanti blocchi di arenaria. Nelle vie periferiche, dove abitavano soprattutto contadini, le vie erano lastricate con sassi minori disposti in modo irregolare. Gli ultimi esempi di questo tipo si trovavano nel rione di Ognissanti, dietro il Videocenter. Pochi mesi fa infatti le stradine sono state asfaltate. Prima che l’asfalto coprisse le pietre, ho scattato una foto ricordo… j

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Nel 1872 il prof. Torquato Taramelli dell’Istituto tecnico di Udine redasse uno studio geognostico- agrario del territorio di Capodistria. Ne riportiamo il testo assieme alla carta in scala 1:50.000.

Studi geognostico-agrari del territorio di Capodistria

del prof. Torquato Taramelli

Il territorio di Capodistria è formato dai bacini idrografici dei due torrenti Risano e Fiumicino, i quali con direzione a tramontana si svasano nel mare, e dall’anfiteatro di Isola. Essendo lo spartiacque tra i primi due torrenti meno elevato in confronto dei colli, che si elevano a levante ed a ponente e quindi meno projettandosi quello nel mare, ne risulta un seno, che si svolge dalla Punta Grossa alla Punta di S. Marco. In questo seno appunto, sopra un’isoletta alta 12 metri sul livello marino sorge amenissima la cittadella di Capodistria.

Una lingua di alluvioni trasportate dal Fiumicino e dalle Lovisato d’Isola un esemplare di Conoclypus; grosso correnti di marea accumulate dietro l’isoletta congiunge echinide emisferico o conico, che compare a questo livello la città alla terraferma. Più a levante, si protende in o poco sopra in tutta l’Istria, come nel Veneto. Vi osservai mare stretto e tortuoso il delta del Risano, colla forma anche abbastanza copioso un Pecten ed un’ Ancillaria , caratteristica dei delta mediterranei e con uno sviluppo che notai comunissimi nella Foiba di Pisino, nel Carso di proporzionato alla somma erodibilità delle rocce prevalenti Albona, nella valle della Dragogna e nei pressi di Sterna, nella corrispondente vallata. di Matterada e di Carsette, presso Buje. A ponente della Punta di S. Marco si apre un grazioso La complessiva potenza di questo calcare, dietro analogia anfiteatro di colline, in mezzo al quale sopra uno scoglio col più vicino punto di affioramento sulla sinistra sponda pur collegato alla terraferma con un cordone alluvionale della rada di Pirano, non deve esere maggiore di metri sorge la cittadella di Isola. La natura 50, e più sotto esiste indubbiamente però della roccia di questo scoglio il calcare a Radioliti della Creta toglie ogni analogia geologica superiore ; roccia che non affiora in tra queste due orografie cotanto alcun punto del territorio, mentre somiglianti. costituisce gran parte dell’altipiano Infatti, l’isoletta di Capodistria è dell’Istria occidentale e meridionale, per natura del terreno perfettamente ricoperta da uno strato più o meno analoga alle colline della spiaggia; potente di Terra rossa . Siccome lo scoglio di Isola invece, consta di però, tanto tanto nell’Istria, come un terreno che indarno si ricerca nei in tutte le Alpi Giulie meridionali, colli circostanti. Epperò chiunque si quest’ocra ricopre indifferentemente faccia a studiare un po’ da vicino la il calcare nummulitico inferiore serie di terreni nel territorio stesso ed il calcare-cretaceo; così, anche sviluppati, sarà portato certamente ad Isola, essa viene accusata dal a dare non lieve importanza a coloramento superficiale della quest’ultimo punto, che sull’azzurro massa calcare e dal terriccio, che ne delle onde spicca soltanto per ricolma i meati. Un filo di Acqua l’ammasso biancheggiante di case termale , solfurea , che sgorga dallo quivi accumulate. Dal mare in cui fu scoglio, è quasi l’ultima traccia generata, colà affiora una compatta Torquato Taramelli dell’attività vulcanica, che travagliò congerie di organiche reliquie di non poco questa regiona, quand’era roccia calcare; conservatissime ancor sepolta di qualche centinajo di tuttora dopo migliaia di secoli, dopo varie oscillazioni, metri nel mare. Poiché la Terra rossa , così ricca di ossidi dopo che dal mare stesso le fu contesto e quindi rapito metallici, così assolutamente destituita d’ogni avanzo di un potente involucro di rocce più recenti, meno compatte, vita vegetale od animale, così omogenea ed uniforme chimicamente e meccanicamente diversissime, le quali ovunque si presenta nelle Alpi orientali come in alcuni formano la spiaggia e la regione circostante. Il calcare di punti della valle padana, non si può a mio avviso spiegare Isola, specialmente sotto la chiesa di S. Pietro, è formato altrimenti se non considerandola quale un prodotto di da grosse Alveoline , allungate e globulari, da Operculine , salse sottomarine. da Nummuliti e da un’infinità di altre foraminifere Il calcare di Isola, tanto negli strati nummulitici, quanto politalamiche. Le Nummuliti prevalgono negli strati negli inferiori distinti dalle Operculine, appartiene alla superiori, e quivi appunto venne rinvenuto dal signor prof. formazione dell’ Eocene inferiore , riferita all’ Epicretaceo

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La città dai signori Cornalia e Chiozza, e quindi distinta col nome nel luogo medesimo. Anche gli accidenti stratigrafici e di Liburnico negli ulteriori lavori del sig. G. Stache. Un specialmente quel facilissimo e assai marcato clivaggio ultimo lembo di questo calcare si rinviene anche nel romboidale delle arenarie e la frequenza e l’uniformità dei Friuli nei dintorni di Gradisca ed al colle di Medea. Esso problematici Fucoidi, fanno ancor più vivamente risaltare scompare sotto le rocce arenaceo-marnose , che formano la grande uniformità dei piani, di cui risulta la formazione quasi totalmente il territorio capodistriano; né accade di arenaceo-marnosa. rintracciarlo altrove, se non accostandosi all’altipiano Tuttavia, partendo dal calcare suaccennato e gradatamente dello Schlaunig ( Slavnik, ndr ), la cui base tutta di calcare accostandosi ai piani superiori e più recenti della nummulitico decorre da San Servolo ( , ndr ) alle formazione stessa, si ponno stabilire dei fatti di valore origini del F. Risano. abbastanza generale. Prima di esporli però, conviene Precisamente ove il temporaneo filo d’acqua, che discende brevemente esaminare le condizioni stratigrafiche del dalla valle di Villadol ( Dol, ndr ), riceve il copioso e territorio e trarre da queste una guida sicura per giudicare costante tributo della Sorgente del Risano , là appunto dell’epoca relativa e della equivalenza dei vari orizzonti. si presenta nuovamente il calcare nummulitico di Isola. Gli affioramenti di Isola e di Covedo rappresentano Sotto questo, coll’intermezzo di alcuni banchi marnosi, naturalmente due centri, da cui gli strati devono ricompare il calcare ad Alveolina , coi caratteri litologici, divergere più o meno rapidamente; poiché a questi due che conserva in tutto l’altipiano dell’Istria orientale sino punti corrisponde il colmo delle curve prodotte dal alla Punta di Fianona. Più a ponente, il calcare nummulitico sollevamento. Dobbiamo alla esportazione della superiore compare a Covedo ( , ndr), ed avanzandosi verso formazione arenaceo-marnosa se quivi in luogo di un San Antonio ( Sv. Anton, ndr ) costituisce il dosso, che si rilievo si osserva una depressione. Analogamente nella protende a N del paese, quasi spoglio di vegetazione. Quivi catena del Giura e più presso a noi nel Vicentino in terreni precisamente si può constatare la reale sopraposizione di identici agli istriani, simili volte stratigrafiche, rotte ed quel calcare ai letti di marne scagliose, che affiorano là erose, furono convertite in veri anfiteatri a gradinate e ricompaiono nel Carso. Tranne le accennate località, concentriche, prodotte dalla ineguale erodibilità degli ove compare il calcare nummulitico , il territorio di strati. Vediamo infatti dalla punta Ronco a quella di San Capodistria è totalmente formato da un’alternanza di Marco affiorare le testate degli strati inclinati a S O e S E; marne e di arenarie con alcuni banchi di conglomerato mentre che a San Antonio, a Rosariol ( Rožar, ndr ), sotto calcare fossilifero . È la formazione del Tassello , che tra Antignano ( Tinjan, ndr ) nel dosso arenaceo di Covedo gli altipiani del Carso e quello meno elevato dell’Istria ed alle sorgenti del Risano prevale la inclinazione a N occidentale si stende in ampia zona, dal Golfo di Trieste E e N O. Congiungendo poi con un profilo questi due al Quarnero. punti di affioramento della inferiore formazione calcare Le rocce, che costituiscono questa Formazione, sono (com’è indicato dallo spaccato A B della tavola annessa) così varie e finamente stratificate e tanto bizzarmente le e tenedo dietro all’andamento degli strati, si rileva che tra une alle altre si sovrapongono, che per ciascuna di esse queste due volte o anteclinali non si incurva una semplice è difficile indicare le aree e le località ove prevalgono. sinclinale , come potrebbe essere il caso se si trattasse di Quasi in ogni campo, lungo tutti i sentieri che si aggirano rocce compatte ed a banchi molto potenti; ma che invece si pei lieti oliveti e per le vigne, lungo tutti i torrenti presenta una sinclinale assai compressa in corrispondenza che solcano profondamente quella massa di terreni del dosso di San Antonio, e che quindi si incurva piuttosto erodibilissimi, occorre di osservare la stessa miscela di dolcemente una anticlinale intermedia, avente il suo asse elementi arenacei e marnosi; onde par sempre di essere ad un dipresso nella direzione da Maresego ( ,

30 La città ndr) a Capodistria. Poiché questa direzione coincide per la prevalenza delle marne. Sono povere di carbonati; un certo tratto a quella del T. Fiumicino o Cornalunga, hanno un colore ceruleo quando sono in banchi potenti accade che lungo i suoi versanti affiorino quei terreni giallognolo presso la superficie degli strati, lungo le stessi, che si osservano nel seno di Isola, e si presentino fratture ed anche in tutta la massa, se la stratificazione è opposte inclinazioni a S O ed a N E. Lo scoglio arenaceo assai fitta. È manifesto che il coloramento giallo, dato dal marnoso di Capodistria appartiene alla gamba orientale sesquiossido idrato di ferro, è conseguente al coloramento di tale curva. La inclinazione N E che quivi si osserva originario azzurrognolo, dato dal sesquiossido. In queste prevale anche in tutte le colline dalla Punta Grossa ad marne inferiori è assoluta la mancanza di fossili. Nemmeno Antignano. i fucoidi, che si presentano ovunque in orizzonti più Al colle di Antignano, verso la vetta, la inclinazione si elevati; nemmeno le foraminifere, che ricomparivano cambia bruscamente e spesso gli strati si fanno verticali, numerosissime appena che i deposito si faceva più calcare con direzione verso le Scoffie ( Škofije, ndr ), ed è assai ed arenaceo; nemmeno un rappresentante della numerosa probabile che quivi si ricurvi una sinclinale parallela a classe degli Echinidi, comunissimi nei terreni eocenici quella di San Antonio. Ad ogni modo è certo che presso più antichi e più recenti. Si rinvengono soltanto delle Antignano, a San Antonio e presso Paugnano ( , geodi ocracee, che probabilmente provengono da nuclei ndr) devono trovarsi i piani più recenti della serie; mentre di pirite decomposti. Sarebbero forse anche queste argille che avvicinandosi agli affioramenti calcari di Isola e azzurrognole, almeno in parte, un prodotto endogeno di Covedo, oppure discendendo lungo i versanti del collegato colla rapida cessazione del deposito calcare e T. Fiumicino, si troveranno gradatamente gli strati più quindi coll’improvviso mutamento orografico, che deve antichi. Difatti nelle accennate direzioni si può rilevare aver causato la cessazione stessa? Non sarebbe facile né una serie di terreni, che corrisponde perfettamente non opportuno il dilucidare ora questo dubbio. Giovi piuttosto solo alla serie istriana, ma a quella del Friuli occidentale, considerare come la presenza di queste marne prive di fossili del quale l’Istria è la naturale continuazione geologica. ad immediato contatto del calcare nummulitico inferiore In relazione coll’accennata disposizione stratigrafica, sia comune a tutta la regione eocenica dell’Istria, con varia ove le curve sono più compresse, cioè nella vallata del potenza e con varia compattezza. Ad esse corrisponde Risano, la continuità degli strati è meno conservata precisamente il nome di Tassello ; distinguendosi poi col e le rocce sono più frantumate e più interrotte da salti. nome di masegno la forma arenacea, prevalente nei piani Per la ragione stessa i rilievi di Antignano, Paugnano e superiori. Dove l’argilla azzurrognola ha una assoluta Cossianciz ( Kocjančiči, ndr ) toccano ad un’altezza assai prevalenza, il terreno è singolarmente sterile; vuoi per la maggiore di quella che corrisponderebbe al reale spessore troppo facile erodibilità, vuoi per troppo rapido asciugarsi della Formazione arenaceo-marnosa; poiché gli strati nelle prolungate siccità, che sgraziatamente travagliano sono variamente inclinati e ripiegati. la penisola. L’agricoltore, con opportuni terrazzi facendo Le notate particolarità stratigrafiche (che si rilevano più dolce il pendio e raccogliendo le acque in apposite abbastanza facilmente qualora si prescinda dalle singole fosse, diminuisce in parte il dannoso effetto di queste due contorsioni, tanto più frequenti e bizzarre quant’è minore cause. la potenza dagli strati) sono sufficienti per intendere Questa zona del Tassello si tiene presso le falde dei colli, la successione delle rocce prevalenti ed il loro vario che circondano Isola; quindi affiora a più riprese lungo le affioramento nella superficie esaminata. valli del Fiumicino e del Risano. Si sviluppa specialmente Al contatto del calcare nummulitico inferiore di Isola e presso Rosariol e tutt’attorno al dosso del calcare di di Covedo si osserva, al pari che in tutta l’Istria eocenica, Covedo.

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Sopra queste marne riposano generalmente alcuni le Scoffie e nel tratto da Paugnano e Maresego. Hanno straterelli arenacei; poscia sui banchi di conglomerato uno sviluppo affatto subordinato e corrispondono al nummulitico, di calcare a piccole foraminifere e di calcare piano dei conglomerati quaryosi del Friuli orientale, che leggermente marnoso. Queste tre rocce affiorano sempre mancano all’Istria. Le marne finalmente si alternano associate in zone della complessiva potenza dai 2 ai 6 costantemente colle arenarie; man on raggiungono metri, e perché meno erodibili segnano il ciglio di terrazzi giammai potenya delle argille inferiori. Hanno un orografici spesso assai marcati e continui. Discendendo colore piuttosto sbiadito, si impastano poco coll’acqua, da Paugnano a Capodistria in linea normale alla direzione si sgretolano facilissimamente, e danno una sensibile della formazione arenaceo-marnosa si incontrano quattro effervescenza cogli acidi. Sono anch’esse povere man on di tali zone, delle quali le intermedie corrispondono a assolutamente mancanti di tracce organiche. Spesso poi due gradini orografici assai distinti lungo tutto il versante presentano delle concrezioni calcari, che senza avere una occidentale del seno di Capodistria. Questi banchi calcari forma definita, pure accennano a qualche forza biologica, rappresentano nel loro complesso la formazione dei che abbia contribuito alla loro formazione. Potrebbero Conglomerati fossiliferi , che riposa sul Tassello in tutta essere coproliti o spongiari. La mancanza di fosfati però, la penisola e nella striscia eocenica dell’Isola di Veglia. constatata dall’egregio collega prof. Nallino, rende più Il decorso di questi banchi è segnato sulla unita Carta accetta la seconda ipotesi. Qualunque sia la loro origine, geognostico-agraria, ed il loro affioramento indica ad un ne accenno la presenza perchè sono comunissime a dipresso la direzione della formazione areaneo-marnosa questo livello in tutta l’Istria e nel Friuli, e quand’anche nell’area esaminata. Uno di questi banchi si osserva altro non fossero che concrezioni calcari formate per anche in Capodistria ed è lo stesso che più a mezzogiorno sedimentazione chimica ponno avere tuttavia un certo ricompare alle falde dei colli di Canzan ( San Canziano, valore come carattere litologico. ndr) e di San Bastian ( Tribano, ndr ). Più a levante, da Le relazioni stratigrafiche e più ancora le proporzioni Antignano alla Punta Grossa ed al colle di Sermino (isolato di potenza di queste rocce superiori ai conglomerati nelle alluvioni del Risano) non mi accadde di osservarne, calcari, variano dall’uno all’altro estremo del territorio. È e probabilmente non ve ne esistono di fatto; poiché quivi abbastanza costante una zona di marne giallicce a straterelli si sviluppano le rocce superiori, giammai calcari, delle sottili, alternate con straterelli arenacei, che ricopre il più formazione in discorso. recente banco di conglomerato a Paugnano e Maresego Queste rocce, in parte già comparse nei piani più antichi ed colla media potenza di 30 metri. È la ripetizione di una in parte esclusive agli orizzonti superiori ai conglomerati serie identica, che affiora lungo la vallata del Fiumicino calcari, sono: tra il secondo ed il terzo dei banchi nummulitici indicati sulla Carta. Nell’alta valle del Risano queste zone di 1. Arenarie quarzoso-minacee, di colore azzurrognolo marne superiori ai potenti banchi di conglomerati quivi all’interno e giallo nelle porzioni idratate; affioranti sono più sviluppate, più estese e più contorte, 2. Arenarie quarzose a cemento poco tenace; in causa dell’arrovesciamento stratigrafico, che a breve 3. Arenarie calcareo-quarzose con piccolissime distanza ritorce e capovolge tutta la serie eocenica. foraminifere monotalamiche; In generale le arenarie e le marne sono equabilmente 4. Marne giallognole, più o meno compatte, a strati sviluppate nell’area del territorio di Capodistria, per guisa assai sottili, erodibilissime, meno sterili del Tassello che io credo quivi avvenga la transizione tra la prevalenza propriamente detto. Queste si alternano colle arenarie di arenarie, che si osserva nelle valli del Vipacco ( Vipava, precedenti. ndr), della Poika e del Friuli, e la prevalenza delle marne, che in tutta l’Istria si rimarca al contatto od a breve Le arenarie n.1 gradatamente aumentano in potenza dal distanza dalle zone fossilifere. Ovunque po igli strati più basso all’alto delle serie. Sono comunissime arenarie a recenti di questa zona arenaceo-marnosa presentano una Fucoidi , che caratterizzano i piani superiori dell’ Eocene struttura più grossolana e più frequente la presenza delle medio , e son note ai geologi alpini sotto il nome di sabbie quarzose e micacee. Nelle arenarie di osservano Flysch . Si scavano attivamente presso la Punta Grossa, e anche dei grandi verdi di clorite , che hanno una speciale somministrano il migliore materiale di costruzione. Ben importanza per le relazioni cronologiche colle formazioni scelte, sono tenacissime e resistono alle meteore ( piogge, laviche dell’ Eocene , le quali contemporaneamente a questi ndr). Occorre però che non sieno marnose, né di struttura depositi e a breve distanza si espandevano per vulcani fogliettata, né inquinate da solfuri in decomposizione; insulari e sottomarini là dove al presente ondeggiano nei quali casi si sgretolano miseramente. Le arenarie ridenti e feraci i colli Berici ed Euganei. Questi granelli quarzose a cemento poco tenace sono meno comuni e verdi si rinvengono anche nei calcari arenacei e fossiliferi più recenti. Prevalgono specialmente al M. Moro, al colle di Nugla, presso Pinguente e del M. Camus, presso Pisino, di Antignano, e tra Paugnano e Monte ( Šmarje, ndr ), ed accennano ad emersioni doloritiche o basaltiche di ed il loro sfacelo sembra essere ormai acconcio per la qualche periodo anteriore ma parimenti eocenico. vegetayione boschiva. Le arenarie calcareo-quaryose a Le arenarie quarzose e le marne arenacee, giallognole, foraminiferi compajono colle precedenti tra Antignano e sono i terreni più recenti, che si osservano nel territorio.

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Stante l’accennata disposizione stratigrafica, prevalgono sommersione dei prodotti dell’alluvione posmiocenica è lungo i dossi delle colline che circondano Capodistria. una prova non dubbia di una sommersione della regione Nel suo complesso, la formazione arenaceo-marnosa, intera dal miocene in poi, forse continuatasi anche in coi banchi nummulitici compresi, appartiene all’ Eocene epoca antropozoica. medio . Presenta un graduale passaggio dalla forma I poco estesi tratti alluvionali serpeggiano tortuosi e sempre argillosa, prevalente all’aurora di questo periodo, alla più assottigliati lungo i torrenti, generalmente mantenendo forma arenacea, che facevasi sempre più mcomune verso la loro natura argillosa e la scarsezza di ciottoli. La natura la fine del periodo stesso. delle rocce formanti i rispettivi bacini idrografici e più Nel periodo dell’ Eocene superiore la regione emerse e le ancora l’indole torrenziale dei corsi d’acqua (esagerata forze endogene ed esogene tracciarono la sua stratigrafia dalle locali condizioni climatologiche, per cui rovesci di e l’abbozzo della sua orografia. A questo primo periodo di acque diluviali e piene fangose e temporanee si alternano emersione corrisponde la profonda abrasione per azione con lunghi periodi di siccità e di magra, o di assoluto meteorica e torrenziale della formazione arenaceo-marnosa esaurimento) sono le cause dell’accennata mancanza nelle aree ove è messo a nudo il calcare nummulitico. Ad di ciottoli, che può dirsi generale nelle alluvioni della esso tenne dietro una sommersione, in epoca miocenica , penisola istriana. Le stesse cause d’altronde rendono durante la quale venne eruttata e dispersa la Terra rossa . assai bizzarro il regime degli accennati torrenti. Ognora Dal Miocene medio in poi la regione che abbiamo strozzati da confluenti, che apportano uno straordinario brevemente esaminata rimase emersa e si stabilirono tributo di dejezione, si aggirano tortuosi e lenti laddove in essa, per opera diuturna della causa accennata, quei dovrebbero essere rapidi. Un filo d’acqua diventa poco dettagli orografici ed idrografici ond’è morbidamente presso uno stagno profondo; quindi ricompare putrido plasmata e profondamente solcata, in relazione colla e schiumoso per disperdersi poco dopo nella fangosa grande erodibilità della prevalente formazione arenaceo- macerie, che ingombra il letto. marnosa. Il fiume-torrente Risano presenta una copia maggiore e Nelle epoche posterziarie perdurò attivissimo e tuttogiorno più costante di acque; poiché trova una fonte perenne a continua questo lavorio dagli agenti esogeni; instancabile, levante di Covedo al contatto della marna con un potente utilmente o dannosamente efficace, a seconda del partito banco di calcare nummulitico. La prima serve di strato che ne sa trarre l’industria agraria. Il prodotto di questo coibente; il secondo di strato bibulo, unitamente agli altri lavorio erosivo, esercitato per una sequela non solo di strati calcari, che si incurvano bizzarramente nell’adiacente periodi, ma di intere epoche geologiche, venne quasi altipiano da Podpecchio ( Podpeč, ndr ) a Cernical ( Črni interamente ingojato dal mare; meno il piccolo tratto delle kal, ndr ) e ricompaiono a ponente colla cresta da Covedo accennate alluvioni del Risano e del Fiumicino. Alluvioni a Figarolla ( Smokvica, ndr ). * finissime, marnose, acquitrinose, pochissimo elevate sul livello marino; quantunque la potenza ne debba essere * L’opuscolo di conclude con l’elenco dei fossili rinvenuti ragguardevole. La scomparsa, o meglio diremo, la nei territori di Isola e Capodistria

Paesaggio lunare sul Sermino

33 La città Scorci di Capodistria nelle poesie di Luciana Artioli

Luciana Artioli, nata Scher, è stata insegnante di classe a Bertocchi, Sicciole, S. Lucia e infine nella sua Capodistria. Da quando è in pensione (2005) si diletta a scrivere anche qualche poesia. »Le scrivo in pochi minuti« ci ha confidato » trovando l’ispirazione da scene, immagini e pensieri che incontro passeggiando«. Luciana ha scritto decine di poesie. Per questo numero de La Città ne ha scelte quattro.

Nebbia Ora, largo ed ampio tra poco saranno raggiunti Come una pista d’aeroporto da altri coetanei Non si vedono più A grandi e piccoli protagonisti le pittoresche offre conforto. in questo momento vette immacolate di invidiabili e vertiginose che dividono I piccolini contorsioni, capovolte, acrobazie all’orizzonte: su pattini o in carrozzina risultando il mare dal cielo; offrono davvero migliori artisti di strada ne’ le fertili una bella vetrina del momento, colline coadiuvati racchiudono Giovani ed adolescenti da raffiche di bora a semicerchio aspirano ad un incontro duraturo che oltrepassano i 110 km orari la ridente baia. che li veda protagonisti Il grigio perla anche nel futuro Assonnato e muto predomina il porto. e copre il tutto. Adulti ed anziani L’intricatissima Passeggiano lentamente La fontana infreddolita e fittissima Tenedosi a braccetto o per mano ragnatela Teneramente La fontana dello zucchero filato ha indossato avvolge le persone Bella l’idea appena realizzata. la camicetta bianca; rendendole Porta forza e vigore sembra una ballerina classica diafane, eteree a tutti coloro dal tutù bianco pronte che l’hanno sempre amata. molto elegante. a prendere il volo verso Effetto bora Ieri mondi e destini nel pieno ignoti ed inverosimili. Fa freddo. del suo fulgore Imposte e finestre sprizzava acqua La passeggiata della sono chiuse quasi ermeticamente da tutti i pori Semedella ma contro i vetri intirizziti e roteandola le tende della cucina con mille girandole E arrivò la Candelora si gonfiano e sgonfiano la lanciava …portando bora… ritmicamente in tutte le direzioni E come da vecchia usanza… afflosciandosi infine ormai esauste per poi… Sole e tanta speranza. farla cadere In piazza sotto forma Anche Capodistria le foglie rattrappite ed infreddolite di un lanugginoso fungo. Ne fu miracolata, ballano da morta…a nuova linfa il loro ultimo girotondo. Ora, stende fu beneficiata. Le sue braccia inermi In riva al mare In attesa Il tratto la carreggiata e i marciapiedi Di giorni migliori, più ammirato? sono coperti non offrendo Il ponte di Semedella da tappeti multicolori refrigerio appena ultimato! di sacchetti di plastica ma pur sempre di varie grandezze; spettacolo.

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La scorsa estate su Radio Capodistria è andata in onda una trasmissione dal titolo “Cervelli in fuga”. Sono stati contattati diversi giovani istriani e fiumani che oggi vivono o hanno avuto esperienze di lavoro all’estero. Per gentile concessione del caporedattore dell’emittente, Aljoša Curavić, riportiamo la trascrizione delle interviste ad alcuni ragazzi provenienti da Capodistria.

Barbara Visintin, promotore turistico in Dalmazia

un percorso che poi ho seguito anche studi inerenti alla comunicazione di i miei studi. massa presso il Dams. E lì ho passato Tuo padre è Giorgio Visintin, un periodo bellissimo.Tra l’altro a giornalista, attore di teatro. Quanto Bologna ho trovato parecchi studenti hanno influito i genitori sulle scente istriani. che hai fatto? Quale argomento hai scelto per la Beh, ho sempre bazzicato tesi di laurea? quest’ambiente, tra radio e televisione, L’informazione e la multiculturalità essendo mio padre per tanto tempo in un territorio di confine, tesi tra impegnato in questo campo. Ma l’altro anche pubblicata a Bologna. penso che, a prescindere dai genitori, Vent’anni dopo il destino ti porta è una cosa che nasce dentro di te. O la ancora più lontano da casa, nel sud senti o non la senti. Per fare radio, per della Dalmazia. fare televisione devi avere qualcosa Un incontro con un’ex simpatia dentro. E non esser timido, non avere dalmata dopo più di vent’anni. Ero paura. in vacanza e rivedo questo ragazzo, Che poi tuo padre, Visintin, ha ormai uomo, di cui non ricordavo sposato tua mamma che di cognome neanche il nome. E poi mi ha convinta faceva Vižintin… a restare lì. A Komarna, 70 km a nord Barbara Visintin Loro si sono incontrati in radio proprio di Dubrovnik. per questo motivo, perchè mio padre E lì ti sei dedicata al turismo. Dove sei e di che cosa di occupi? era curioso di vedere questa fanciulla Alla promozione soprattutto per gli Io girovago tra Spalato e il delta appena arrivata che portava lo stesso ospiti italiani e francesi. Gli italiani della Neretva. Stiamo facendo un po’ cognome, o quasi. Stanno insieme poi apprezzano molto questi luoghi di promozione turistica della zona. ormai da più di cinquant’anni. già dominio della Repubblica veneta. Spalato è già ben nota, invece questa Gli studi ti portano a Bologna. Pensa che nei vecchi libri catastali zona più a sud lo è di meno anche A Bologna perchè ho seguito gli vedi comparire prima l’italiano e se meriterebbe perchè vive ancora delle sue tradizioni naturalistiche e storiche. Recentemente a Vid, l’antica Narona, sono stati scoperti i resti di un tempio dedicato ad Augusto, primo imperatore romano, con sedici statue quasi intatte alte tre metri. Tu nasci a Capodistria. Dove hai abitato? Sempre a Semedella e ho fatto l’asilo, l’elementare e il ginnasio italiani a Capodistria. Che cosa avresti voluto fare da grande? Ricordo che già a 13 anni cominciavamo a collaborare col »Cantuccio dei bambini«, programma scolastico che andava in onda su Radio Capodistria. Da lì ho iniziato Le statue romane di Vid presso Metković

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siamo forse un po’ più riservati. E questo mi ha dato un po’ fastidio all’inizio, ma poi ci si adatta. Con tuo figlio parli italiano e o croato? Io in italiano, il papà in croato. Lui è bravo perchè a due anni ha già capito che con la mamma si parla in una lingua, col papà in un’altra. Gli devo fare i complimenti. Hai detto che passi alcuni mesi all’anno a Spalato, sai che c’è una Comunità degli italiani? So dove si trova, ma non ho ancora avuto il piacere di visitarla. A Zara tra l’altro stanno aprendo un asilo con lingua di insegnamento italiana. Io mi augurerei, un giorno, che si potesse replicare questa cosa anche a Spalato. Paradiso dei surfisti Fra l’altro qui ci sono un sacco di subito dopo la lingua croata. Anche giovani che fanno il kite-surfing. stranieri, ho avuto l’opportunità di nel dialetto ci sono un sacco di termini Molti di noi passerebbero volentieri conoscere delle coppie miste, per cui che derivano da quelli veneti. una settimana in Dalmazia. Ma il bilinguismo tra i bambini è una cosa Com’è stata la stagione viverci è un’altra cosa. Cosa ti abbastanza diffusa. A volte capita di quest’anno? manca dell’Istria? sentir parlare questi bambini in tre, La crisi si sente. Le vacanze durano Mi mancano certe cose legate alle quattro lingue diverse. di meno, sette invece di 14 giorni. attività culturali, certe specialità C’è una radio a Spalato che Comunque non ci lamentiamo. culinarie…però adesso mi sto trasmette anche in italiano. Potresti Un consiglio per visitare una impegnando a scoprire le peculiarità chiedere di collaborare? Dalmazia diversa? dei posti che frequento. Recentemente Mi piacerebbe. Non sono ancora La valle della Neretva. Molti sloveni ho scoperto le isole Elafiti, davanti a riuscita ad organizzarmi da questo vengono per fare nuove esperienze Dubrovnik, dove si scoprono storie punto di vista, però sicuramente un naturalistiche, anche a raccogliere i interessanti. E’ bello instaurare un incontro sarebbe benvenuto. famosi mandarini di queste parti. Il rapporto con la gente del posto. I fiume, nella parte finale, è amato dai dalmati sono molto socievoli, noi

I famosi mandarini della valle del Narenta (Neretva).

36 La città Luca Jankovič, tra le ramblas di Barcellona

Lui si definisce un meticcio istro-vojvođan, sua madre è la rovignese prof. Daniela Paliaga, ex preside del Liceo »Sema« di Pirano, suo padre è Stevan Janković ex responsabile tecnico di Radio Koper-Capodistria nato in Vojvodina. Ha frequentato l’elementare italiana a Capodistria. Oggi vive in Spagna, a Barcellona.

¿Como estas, todo bien Luca? Todo bien. Un saluto grandissimo a tutti i connazionali, gli amici dell’Istria e dei Balcani. Da quanti anni sei a Barcellona? Vivo in Catalogna praticamente dal 2000. Sai che hai già un po’ di accento catalano? Come se fossi nato qua, tutti me lo dicono. La conoscenza dell’istro-veneto t’ha aiutato ad assimilare la loro lingua? Sì, evidentemente conoscendo sia l’istro-veneto che l’italiano ho imparato velocemente entrambe le lingue. Qui ci sono il catalano, la lingua autoctona che si parla qui a Barcellona, e il castigliano, lo spagnolo conosciuto nel mondo. Ma sono simili, no? Sono due lingue romanze simili però diverse, con le loro particolarità. (interni miei) più problemi relazionati con i sensi di odio Hai vissuto l’infanzia a Capodistria. Asilo e primi anni profondo verso mia madre quando la vedevo fare da scolastici a Semedella… preside. L’asilo e poi la prima e la seconda dov eranamo eravamo Poi negli anni di studio vai a Siena. Come mai? in sei. Ho dei ricordi bellissimi della scuola di San Marco. Ho fatto prima un’incursione a Trieste a Economia e Facevamo un pezzo di strada insieme con gli alunni Commercio. E’ andata male, non era la mia vocazione. Poi della scuola slovena Anton Ukmar, poi ci dividevamo ho deciso di cambiare ambiente, avevo la passione della all’incrocio. biologia e della medicina. Scelsi scienze infermieristiche Fanno un buon caffè a Barcellona? e a Siena ho passato tra i migliori anni della mia vita Insomma, lascia abbastanza a desiderare in confronto al giovanile. In autonomia, in solitario nella Casa dello caffè sia da noi che in Italia. studente di Siena. Un’esperienza bellissima che consiglio Hai vissuto 14 anni a Capodistria. Ricordi a chiunque abbia la possibilità di mandare i propri figli a particolari? studiare fuori. Ricordi molti. Io ho vissuto a San Marco quando ancora E poi hai conosciuto degli studenti spagnoli. il cucuzzolo del monte non era urbanizzato, non c’erano All’ultimo anno conobbi un gruppo di spagnoli coi quali ancora tutti quegli edifici e si correva per il verde delle uscivamo. Conobbi Marta, la mia odierna moglie e da campagne, a rubare la frutta o a far ne delle nostre, a quel momento non ci siamo più separati. picchiarci o scemenze come fumare delle liane. Parliamo Parliamo di Barcellona, città della Spagna, capoluogo dei primi anni ‘80. catalano. Come convivono queste due culture? Amici di allora? Fui piacevolmente sorpreso quando venni qui e vidi Gregor, Damian, Dimitri…con questi sono rimasto in come sono integrate queste due culture. E’ una cosa contatto e sempre quando torno a casa facciamo una interessantissima da vedere quando persone diverse rimpatriata. Ma anche con altri, perchè a partire dalla parlano in una conversazione uno il catalano l’altro il terza classe sono andato alla scuola di Capodistria. castigliano e non c’è nessun problema. Poi la famiglia si trasferisce a Pirano. E lì hai suonato Sono situazioni che per noi non sono nuove, no? con l’orchestra a fiati. Certo. Anche se da noi, almeno questa era la mia Sì, suonavo il bombardino o corno tenore. Un gruppo esperienza, se entrambi parlavano italiano si parlava in fantastico capitanato dall’allora presidente dell’orchestra italiano, se uno dei due parlava sloveno era più facile Radojkovič. Abbiamo fatto anche molte gare passare alla sua lingua. In Istria capita anche di mescolare internazionali. i due idiomi, qua non mescolano. Hai frequentato il Liceo »Antonio Sema« di Pirano, Hai una figlia di due anni e mezzo. In che lingua le dov’era preside tua madre. Era un bene avere la madre parli. come preside, o era più difficile? Io le parlo in serbo, con non poche difficoltà. Ho deciso di Io direi che non ho avuto facilitazioni, semmai ho avuto parlarle in serbo perchè abbia almeno un po’ di background

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e con il grande architetto dell’art noveau Antoni Gaudì che incastona delle gemme fantastiche nel nucleo urbano. Ma non c’è solo Barcellona: nei dintorni ci sono sia cittadine sia posti con una bellezza naturale di rilievo. Parliamo di cucina. Cosa ci puoi dire in merito? La cucina è strepitosa. I dolci sono migliori da noi, ma il loro prosciutto ( il jamon ) è il re, non ha rivali nel mondo. Hanno piatti semplici ma buoni: uno, tipico della Catalogna, è il pa am tumata , che vuol dire pane col pomodoro. Prendono il pezzo di pane, lo spalmano con un pomodoro tagliato a metà, un po’ d’olio e di sale. E’ un elemento che accompagna i pasti e non manca mai sulle tavole catalane. Cosa ti piace della Spagna e cosa ti manca dell’Istria? Dell’Istria mi manca tantissimo l’aria, la bora. Mi manca quella sicurezza che ti da lo stare vicino alla tua famiglia, ai tuoi amici. La Spagna è un paese molto accogliente, dove si sta molto bene e ha tantissime cose positive che non basterebbe un’ora per spiegarle tutte. Non ti hanno mai fatto pesare il fatto di essere uno straniero? No, mai. Anche se è stato difficile far capire da dove venivo. Specie quando la Slovenia non era ancora entrata nella Comunità europea, sapevano qualcosa della Jugoslavia, poi confondevano con la Slovacchia. Adesso questo non succede. Tutti sanno dov’è la Slovenia. Ti manca il dialetto? di lingue slave. Molto. Ma ogni tanto mi scappa qualche ‘nostra’ E l’italiano lo imparerà? parolaccia. L’italiano Lara lo parla già. Con la nonna parla italiano. Qualche consiglio per visitar la Spagna. Con me e il nonno parla in serbo. Con la nonna materna Ciodeve tempo. Merita andar al sud, nord, centro, i paesi parla in castigliano e con sua madre parla catalano. Quindi baschi, le Asturie, in Galizia. Xe posti belissimi, la gente parla quattro lingue distinguendole perfettamente. E dice xe fantastica. E po’ andar a Madrid che xe una città anche qualche parola in inglese. favolosa. E vegnir a Barcellona che ga una vita diurna e Di che cosa ti occupi a Barcellona? notturna portentosa. Qualsiasi stagion va ben, perchè qua Cominciai facendo di tutto, poi approfittai di quello che no fa mai fredo, l’unica se i vien in estate fa abastanza era il miracolo spagnolo legato alla costruzione. Feci caldo. un master di prevenzione sui rischi del lavoro. Poi ho Se uno che ti conosce viene a Barcellona, può aggiunto alle mie competenze le norme ISO, mi occupo contattarti? di certificazioni per diverse ditte. Ha l’obbligo di contattarmi, se no m’incavolo. È impegnativo? È impegnativo però ti da anche un grado di libertà perchè Un saluto a tutti quelli che mi conoscono, mi mancate puoi pianificarti le cose che hai da fare. tantissimo. Hai definito la Spagna come un Balkan na Zapadu ,

ossia Balcani d’Occidente. Perchè? Perchè hanno parecchi elementi del carattere balcanico. Fare le cose lentamente, il gusto di fare festa, vivace vita sociale. Se penso a Barcellona mi viene in mente innanzitutto la Sagrada familia di Gaudì. Tu che ci vivi, vedi la città con occhi diversi… Barcellona secondo me ha bisogno di più di un giorno per essere visitata. Se uno si cala nella dimensione storica di quella che è stata l’evoluzione urbanistica e socio- economica di questa città, può trovare delle piacevoli sorprese. Barcellona fa un salto di qualità bestiale, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, con notevoli innovazioni urbanistiche aportate dal piano urbanistico Ildefons Cerdà

38 La città Sara Bičić, traduttrice al Parlamento europeo

Sara da quanto tempo sei in Lussemburgo? Sono venuta nell’ottobre del 2005, dunque sono sei anni. Di che cosa ti occupi? Lavoro all’unità di lavoro slovena nel Parlamento europeo. Gli uffici si trovano a Lussemburgo anche se il Parlamento lavora per la maggior parte a Bruxelles. Faccio un po’ di traduzione, poi siccome ho studiato giurisprudenza mi occupo della terminologia legale. Traduci da che lingua? Quando sono venuta qui traducevo dall’italiano e dall’inglese. Poi ho aggiunto anche il francese. Tra l’altro quali sono le lingue ufficiali in Lussemburgo? Il lussemburghese - che prima non sapevo nemmeno esistesse - si parla molto francese e quasi tutti parlano anche il tedesco. Raccontami una tua giornata tipo. Sei nata a Capodistria. Hai frequentato le scuole Se il Parlamento non è in sessione si viene in ufficio verso italiane? le 9 e si lavora fino alle 17 o 18, a seconda di quanto si Sono andata solo all’asilo italiano, e quando i miei genitori ha da fare. Otto ore lavorative con un’ora in mezzo per il hanno constatato che non sapevo niente di sloveno hanno pranzo. Se il Parlamento è in sessione si lavora in turni pensato bene di mandarmi alle scuole slovene: l’elementare a volte anche fino a mezzanotte. Ci sono dei testi che “Pinko Tomažič”, il Ginnasio sloveno e Giurisprudenza a arrivano a ora tarda dalle sessioni che bisogna tradurre in Lubiana. Quand’ero piccola parlavo sempre in italiano e tempi brevi. devo dire che sono sempre rimasta in contatto con alcuni Quanti siete nell’unità di traduttori in sloveno? miei compagni di asilo. Trenta traduttori e altri venti tra assistenti e stagisti. Col padre, il giornalista Eros Bičić, parlavi in lingua Ma non sarebbe più facile se gli eurodeputati o dialetto? adottassero una sola lingua? Sai che risparmio… Sempre dialetto. Anche adesso con i parenti di Albona Il fatto del multilinguismo è l’anima del Parlamento parlo sempre istro-veneto. europeo. Penso sia affascinante sentire i deputati che si Frequentando la scuola slovena, all’ora di italiano eri, alzano prendendo la parola nella loro lingua. Già adesso suppongo, la più brava… si fa ricorso a lingue franche come il francese e l’inglese, Sì, però non ero l’unica a parlare italiano a casa. Sai com’è però se non si usassero più le lingue dei Paesi si perderebbe, da noi: non tutti quelli che parlano italiano frequentano le scuole italiane. Come ci sono tanti bambini di madrelingua slovena che frequentano le scuole italiane. Esatto. Penso anche che questo sia il bello di Capodistria e delle nostre parti. Perché hai scelto Giurisprudenza? Un po’ per caso. Avevo i voti per andare dove volevo, ma non avevo le idee chiare su dove proseguire. Mi sono sempre piaciute le lingue, però pensavo che se studi lingue poi devi andare a insegnare. Non ero certa di voler far questo. Allora, con un po’ di fortuna, ho scelto Giurisprudenza ed ho fatto la cosa giusta. Ho trovato un lavoro che combina le due cose. Prima ho lavorato per tre anni dall’avvocato Starman, dove ho imparato tantissimo. Poi ho aderito a un bando per un posto di lavoro a Lussemburgo e adesso sono qua. A cosa bisogna adattarsi quando si va all’estero? Prima di tutto la lingua. Ho dovuto imparare il francese perché molti non comprendono l’inglese. Poi il modo di vivere, i prezzi.

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Il Parlamento europeo secondo me, l’essenza del Parlamento europeo. Dirò una cosa banalissima, ma dico il mare. Non ho mai Lussemburgo, mezzo milione di abitanti. Come si sofferto il tempo, la pioggia…però adesso cosa darei per vive? un po’ più di sole e avere il mare vicino. Lo standard è molto alto. Le paghe sono alte ma anche i Quando ti chiedono di dove sei, cosa rispondi? prezzi sono alti. Uno che lavora in banca può guadagnare Dico Slovenia. Per chi non la conosce, cerco di spiegare. cinque-sei mila euro, ma poi paga due mila euro di affitto Qualcuno ti ha mai chiesto come mai parli così bene o 500 mila euro un appartamento, un cocktail 15 euro. In l’italiano? Svizzera, in Norvegia è la stessa cosa. Sì, specialmente i miei colleghi italiani ai quali spiego che Però se viene in vacanza qui da noi se la passa bene. questa caratteristica vale per noi che viviamo vicino al Eh sì, questo sì. confine, specialmente per l’Istria. Cosa ti manca dell’Istria?

Lussemburgo

40 La città Nicola Klemenc, studia effetti speciali a Hollywood

Nicola, che fai di bello a Hollywood? In questo momento mi trovo qui per un corso di effetti speciali. Sono sponsorizzato da una borsa di studio offerta dalla CRT, una fondazione bancaria del Piemonte. Sto seguendo le lezioni, sono praticamente tutti i giorni a scuola; lavoriamo tranquillamente tra le 10 e le 14 ore al giorno. Ti sarai fatto una passeggiata. Hai trovato qualche spiaggia stile Baywatch? Si, ho esplorato un po’ i dintorni. Sono andato a Santa Monica, beach, quindi ho avuto modo di vedere di persona la spiaggia sabbiosa dove hanno girato Baywatch. Tuo padre Lean è produttore musicale e leader del gruppo musicale Calegaria, tua mamma Bruna Alessio Tendenzialmente in italiano, poi ogni tanto si parlava è stata conduttrice a Radio Capodistria e oggi guida la in sloveno, dipendeva dagli altri partecipanti alla filodrammatica della CI di Capodistria. Quanto hanno conversazione. Ci si adattava, spesso… influito su di te? I primi due anni di scuola media li fai al Ginnasio A modo loro hanno influito tantissimo, anche se in realtà “Carli”. non mi sarei mai aspettato di finire a lavorare nello stesso Questo periodo ha rappresentato un cambiamento che poi campo della produzione multimediale. Ho iniziato i miei è stato accelerato dalla possibilità che mi è stata offerta di studi nell’ambito della fisica, ho fatto prima ingegneria studiare in Italia. E’ stato un periodo in cui stavo iniziando fisica, poi alla fine sono passato a ingegneria del cinema e a crescere. Certo il tutto avrebbe preso una piega diversa poi mi sono ritrovato a Hollywood. se me non me ne fossi andato. Come nasce la tua passione per i film? Infatti dopo due anni sei andato al Collegio del Mondo L’ho scoperta nel corso dei miei studi universitari, unito di Duino. soprattutto negli ultimi due anni. Seguendo i corsi per Un’esperienza che personalmente vorrei potessero vivere ottenere la laurea di Ingegneria del cinema ho scoperto un tutti, perché entrare in contatto con così tante persone da po’ il mondo della produzione audiovisiva. tante parti diverse del mondo, in un’età giovane, permette Che genere di film prediligi? di sviluppare una certa visione. Mi piacciono i film che riescono a coniugare un alto Finito il Liceo uno va a lavorare o studia. Tu decidi di contenuto tecnologico con un significato che non si fermi iscriverti al Politecnico di Torino. alla superficie. Mi rendo conto di non essere proprio nel Mi sono trovato di fronte a una scelta difficile, da un lato luogo ideale da questo punto di vista, visto che qui il mi sentivo attratto dalla medicina, dall’altro l’ingegneria. primo pensiero – quando si produce un film – è quanto Alla fine ho scelto quest’ultima ed essendo il Politecnico sarà il margine di guadagno. una delle scuole migliori in Italia, ho deciso di andare a Dove hai abitato a Capodistria? Torino. Anche per scoprire un po’ il mondo e vivere una Da bambino in centro, in una viuzza vicino al museo. Poi grande città. ci siamo trasferiti a Semedella. Di che cosa ti sei occupato in particolare? Hai frequentato la scuola elementare “Vergerio il Vecchio” nei primi anni novanta, agli albori dell’indipendenza della Slovenia. Che ricordi hai? Sono ricordi abbastanza vaghi. Ricordo nitidamente solo un episodio particolare, quando ci fu un allarme aereo e non mi stavo rendendo bene conto di cosa stesse succedendo. Passammo una giornata veramente particolare. Per fortuna non successe niente. Comunque nella mia adolescenza a Capodistria la vita trascorreva abbastanza tranquilla. Passavo qualche pomeriggio con i miei compagni di scuola. Sono ancora in contatto con diversi compagni delle elementari. Nico, come parlavate e parlate tra voi? Lingua, dialetto o sloveno? Nicola, con gli occhiali da sole, assieme a colleghi di corso.

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Un’aula della Gnomon School of Visual Effects. All’inizio ho seguito i corsi per ottenere la triennale non insegnano contribuiscono a produrre i film che tutti in Ingegneria fisica che si occupa principalmente di o gran parte di noi vanno a vedere al cinema. Quindi le microelettronica e di temi tecnologici abbastanza grandi produzioni di Hollywood vengono prodotte anche avanzati. Poi, sapendo che i miei interessi non erano da studenti di questa scuola. strettamente legati a quel campo, decisi di cambiare e Per cui lavorate sempre al computer? passare a Ingegneria del cinema, quella che mi ha portato Passiamo almeno una dozzina di ore seduti di fronte a in America. uno schermo. Abbiamo delle work-station professionali; Di Torino che mi dici? computer di potenza simile vengono utilizzati anche Torino è una città particolare. I primi anni sono stati difficili, negli studi di produzione. Interi sistemi possono venire a anche per via del cambiamento che può rappresentare per costare anche decine di milioni di dollari. una persona che viene da un posto piccolo. Dopo qualche Come trovi il loro modo di insegnare? anno però, a viverci, a conoscere un po’ i torinesi e a Si punta molto sulla conoscenza pratica e tecnica. Il livello scoprire i lati più nascosti di questa città, si crea una sorta dell’istruzione è molto elevato, così come la conoscenza di legame che… potrebbe portarmi a ritornarci. dei professori che sono…iper-specializzati nel loro Che rapporto hai mantenuto invece con l’Istria, la campo. Questo lo posso dire per la scuola che frequento, Slovenia? poi non so per le altre. Dei legami molto forti. Ci abita la mia famiglia e Quali opportunità si aprono per uno che finisce questo rappresenta comunque le mie radici, anche se spesso mi corso? definisco italiano, poi dico che vengo dalla Slovenia. Molti Il vero problema è riuscire a farsi notare. Nel mondo della non capiscono questa mia natura duplice. Diciamo che computer grafica, come anche in quello della fotografia o vive in me un certo lato dell’Istria, quella in cui convivono pittura – qualunque disciplina che implichi la produzione culture diverse. Una cosa che non si dimentica. di un contenuto - si valuta sul contenuto stesso. Una volta laureato? Insomma oltre alla tecnica ci vuole anche creatività e Di solito si inizia con uno stage. Ho cercato che cosa originalità… offriva Torino e ho trovato il Festival View Conference Proprio così. che si occupava, e si occupa tutt’ora, di computer grafica. Passadi sei mesi in America cossa ti farà? E ho fatto domanda per andare a fare un po’ di pratica Devo veder un poco perché qua le occasioni vien e bisogna e vedere come funzionano questi eventi che vertono sul cercar de coglierle. Go comunque tanta voia de tornar in mondo cinematografico e la tecnologia legata ad esso. Europa. Ultima tappa in ordine di tempo…ma chissà quante te ne aspettano ancora…Hollywood! Il progetto si propone di mandare un numero variabile tra i 70 e i 90 studenti laureati, ogni anno accademico, in giro per il mondo. Quindi io sono solo uno dei fortunati vincitori di questa borsa di studio. Nel mio caso specifico la borsa includeva anche due mesi di corso alla Gnomon school of visual effects, qui a Hollywood. Due parole su questa scuola. Diciamo che è una scuola particolare perchè rappresenta una via di mezzo tra un vero studio di produzione e una scuola di alta specializzazione nel campo della computer grafica. Molti degli istruttori nei periodi dell’anno in cui

42 La città David Francesconi, dall’Accademia di Brera a Capodistria

David, hai vissuto 14 anni a Milano. Perché sei semplicemente un porto di attracco. tornato? Vale anche per te che sei tornato a Capodistria? Capodistria mi ha dato una cosa che Milano non è riuscita Non escludo di ripartire se dovesse capitarmi un’altra a darmi. Certi valori. Milano è una città che ha fretta, che possibilità che a questo punto però viene rielaborata su ha bisogno di correre. Capodistria invece mi ha dato dei una serie di altri valori, come può essere la famiglia. valori che riesco coltivare nuovamente con questo mio Anche se, devo dire, son contento di essere di nuovo a ritorno. Capodistria e spero di poter fermarmi qui. Qual’è uno di questi valori? Hai frequentato il Liceo piranese. Innanzitutto la dimensione umana della città. Milano Quella al Liceo “Sema” è stata un’esperienza fantastica. è una città umana che ruba la dimensione umana, per Avevamo un rapporto unico coi professori che non ho mai gli spostamenti necessari per andare da casa al posto di rivissuto in quel modo lì. Noi siamo stati la prima classe lavoro o semplicemente per incontrare degli amici. Questi della nuova sede di Portorose. Col passaggio abbiamo tempi vengono molto dilatati. Per cui resta poco tempo da trovato una scuola nuova, in perfette condizioni alla quale passare con le persone care. abbiamo dato l’anima. Io sono portato per l’arte però Sei figlio di una voce storica di Radio Capodistria, ho scelto un liceo scientifico per dire ‘Voglio imparare Rosa Lojk Francesconi, hai fatto l’elementare italiana bene questa cosa e poi metterla da parte’. Un insegnante a Capodistria. Che ricordo hai di quel periodo? che ricordo in maniera particolare è il prof. Ravasi; era La Radio era il mio parco giochi. Io ho passato buona uno che viveva l’insegnamento come una vocazione. parte della mia infanzia girando tra questi studi con i Lo ricordo intelligente e preparato, che aveva avuto la tecnici che sono stati un po’ i miei baby sitter. Ho anche possibilità di insegnare ad una cattedra universitaria e che un bel ricordo della scuola. Vuoi per una questione legata aveva rinunciato a questa possibilità per il contatto con i all’italianità, il numero degli alunni nelle classi era molto ragazzi e per un insegnamento genuino e autentico. Io in esiguo, per cui gli insegnanti hanno avuto veramente la matematica sono stato sempre al limite della sufficienza, possibilità di dedicarci più tempo e più attenzione. però devo dire che l’insegnamento era il vero cuore Erano tempi in cui fra i banchi di scuola si parlava ancora in dialetto. Devo dire di sì. Difatti io, con il fatto che ho entrambi i genitori di madrelingua italiana, ho fatto forse un po’ di fatica a imparare lo sloveno perché con la nonna e con i compagni di classe parlavo in dialetto e con i genitori in lingua. La nonna di Verteneglio, se non sbaglio. La nonna di Verteneglio. E con la nonna si coltivavano le sane tradizioni istriane. Ho imparato a fare gli gnocchi all’età di dieci anni. Ho un ricordo molto vivo di questo periodo e soprattutto molto bello. Lo sloveno l’avrai imparato con i bambini in strada… Naturalmente. E questo è un altro grande pregio, che forse uno trascura e poi comincia ad apprezzare nelle grandi città: il poter abbandonare il proprio figlio davanti alla porta di casa…che tanto sta lì e gioca coi bambini in strada, mentre a Milano hai il terrore di lasciargli la mano anche al supermercato. La mia infanzia è trascorsa in mezzo a queste calli dove, assieme a tanti amici, appunto, ho parlato dialetto e contemporaneamente ho migliorato il mio sloveno. Hai una sorella, Anna, che si trova Bruxelles e un fratello maggiore, Piero, a Trieste. Anna è a Bruxelles dopo aver vissuto per un periodo a Udine e Roma. La spinta inerziale che ricevi con il primo salto da casa verso un’altra destinazione, continua poi nel tempo perché ti sposti in un’altra città che però non necessariamente è quella definitiva. Diventa

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lavorare nel mondo della pubblicità. Ho fatto uno stage presso un’agenzia di pubblicità con due anni di gavetta, non retribuiti. Coi lavori più banali: ritagliare i fogli per i lay out, poi pian piano ti veniva dato il biglietto da visita, poi la piccola brochure…insomma in questi anni ho cambiato almeno cinque agenzie. Ho lavorato sui profumi, nel ramo farmaceutico, sulla moda, nell’editoria, sono stato responsabile per un paio d’anni della rivista d’arte contemporanea ‘Tema celeste’. Dopo 14 anni ti son tornà a Capodistria. Fondamentalmente son andà a Milano con l’intenzion un po’ de cambiar el mio mondo. Forsi no ghe go rivà, e alora go dito ‘Se no rivo cambiar el mondo, almeno voio cambiar el panorama’. Capodistria ga uno stupendo panorama e volaria che fussi lo sfondo, el panorama de L’Accademia di belle Arti di Brera. fondo dela mia vita. delle sue lezioni. Il suo modo di fare lezione, la sua comunicazione coi ragazzi era genuina e sincera. Dopo Pirano decidi di iscriverti all’Accademia di Belle Arti di Brera. C’era la possibilità di fare l’Accademia a Venezia, però Milano era più lontana, era una sfida. Venni rifiutato il primo anno all’esame di ammissione. Mi faccio un anno di scuola serale di disegno, più un’altra accademia privata per prepararmi l’anno dopo a rifare l’esame di ammissione al Brera. Andò bene e cominciai l’esperienza in accademia con professori come Luciano Fabbro, artista contemporaneo molto esigente perché oltre a farci studiare pittura, disegno, esigeva da noi che conoscessimo anche la filosofia. Perché diceva ‘Il pittore stolto fa poca strada. Un’infarinatura di filosofia non vi farà mai male nella vita”. La formazione al Brera aiuta ad aprire la mente. Non dà però un indirizzo. Apre l’orizzonte ma non punta su una meta. Una volta che uno fa il Brera ha veramente un’altra mentalità, un altro modo di guardare alle cose. Hai tutti gli strumenti per iniziare una professione come quella dell’art director o del grafico pubblicitario, ma non hai le capacità. E’ come un cuoco che ha la dispensa più fornita del mondo, però non sa cucinare. Quanto è durata per te l’accademia? Lo studio è durato cinque anni, perché nell’ultimo anno che ho preso per fare la tesi, in contemporanea ho deciso di realizzare anche il mio desiderio professionale, ossia La rivista d’arte Tema celeste.

La Città è il periodico semestrale della Comunità degli Italiani Santorio Santorio di Capodistria. Viene pubblicato nell’ambito dell’attività editoriale prevista dal programma culturale della Comunità autogestita della nazionalità italiana di Capodistria cofinanziato dal Ministero per la Cultura della Repubblica di Slovenia e dal Comune città di Capodistria, e con il contributo finanziario dell’Unione Italiana. Redattore responsabile: Alberto Cernaz. Stampa: Pigraf s.r.l. Isola. Tiratura: 1.300 copie. Distribuzione gratuita a mezzo posta riservata ai soci della Comunità. Indirizzo: Comunità degli italiani Santorio Santorio di Capodistria, Redazione de La Città, Via Fronte di Liberazione 10, 6000 Koper-Capodistria (SLO). E-mail: [email protected]. Copertina: finestra di Via Krelj. Retro: il coretto dell’asilo “Delfino blu” durante la spettacolo per scuole e asili organizzato in piazza il 2 dicembre.

44 La città Immagini di famiglia. La cresima di Blandina Spadaro (1936)

Osservo una fotografia di gruppo, di Blandina Spadaro nel lontano così una giornata emozionante e al centro un bel quadrupede e due giugno 1936 nella corte interna della religiosa.” bambine vestite di bianco. La più casa della signora Luigia Decarli, piccola, con il velo sulla testa, madre di due frati cappuccini, in via Grazie Blandina per aver riportato in attira la mia attenzione. Cerco dell’Annunziata. Con la cresimante superficie i ricordi di una bambina di ricordare quello che mi aveva si vede la santola Luigia che tiene di 9 anni. Figlia di una sorella detto mia madre, sì la bambina è le redini del suo “mussetto”. La di mio padre, zia Giorgina, che Blandina, mia cugina. Chiederò a nonna materna Anna chiamata faceva la bidella, (rimasta vedova lei, che ora vive a Trieste, ciò che “nonna Giorgia”, la mamma, la zia, giovanissima, con due bambini, ricorda di quel giorno. Riporto le il nonno Giorgio Ponis, 2 famigli e l’anno precedente) alle Scuole, in parole che mi ha scritto, con il suo la cugina Argia. La Cresima è stata via Carlo Combi di fronte a Palazzo stile conciso (è stata impiegata sia impartita dal vescovo di Trieste e Baseggio (oggi Via S. Krelj) qui a a Palazzo Tarsia sia al Comune di Capodistria, Sua Eccellenza Fogar. Capodistria. Capodistria). Al pomeriggio la cresimante si è recata al seminario per recitare Graziella Ponis Sodnikar “Questa foto è stata scattata in davanti al vescovo una poesia occasione della Santa Cresima inerente alla fede, si è conclusa

Da sinistra, l’anziana signora con lo scialle è mia nonna Anna Busan (vedova Ponis). Seguono Giorgina Spadaro (sua figlia e sorella del papà Guido), Iolanda Vergerio (sorella di Giorgina), Giorgio Ponis (il nonno, marito di nonna Anna), vicino al muro un fameio con la moglie. La signora che tiene le redini del mus è Luigia Decarli (Gigia Carlona) santola di cresima di Blandina Spadaro (figlia di Giorgina). L’ultima ragazza a destra, col vestito bianco è Argi Vergerio. La foto è stata scattata nel 1936 nella corte dei Carloni in Via dell’Annunziata (oggi Via Marušič).

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“Letere dal Siam” Bangkok, 17 Otobre 2011

Alsazia, viaggio nel centro d’Europa

Caro Alberto, prima de tornar al caldo del Siam son passà, sto ano, per quel che xe comunemente considerà el “centro” de Europa. De no confonder con la Mitteleuropa che questa ultima xe el “centro geografico” d’Europa mentre la region che go pena visità, la xe un poco s’centrada rispeto al centro geografico, ma xe el centro, amministrativo e “storico” de la Unione Europea che, a chi piase e a chi no, fassemo parte integrante. Varé za capì, anca sensa leger el titolo, che se trata de l’Alsazia, una strana region con tante afinità con le varie zone de confin che go visità per el mondo in sti ultimi ani, ma anca con carateristiche diverse da dute le altre che, almeno secondo la prima impression che ven dada al foresto che riva, in parte le me ga stupì e in parte le ga confermà quel che ‘vevo za indovinà in viagi precedenti, quando ancora el problema de le zone miste, no jera un dei miei obietivi predominanti.

La prima volta son sta nel ’54 quando o squasi, origini tedesche patoche, paesi, le resta dute francesi e basta. ancora la bufera de la guera mondial ma po’ i xe stai francesizai; i nomi de La region ga subì un no indiferente no la jera ancora stada digerida, po’ fameja, almeno restando a quei che se sforzo de francesisazion, ben riuscì son tornà nel ’62 e l’impression xe vedi su le insegne de le boteghe, xe d’altra parte, se se pensa che la gente stada za sai diversa, po’ altre sirca completamente tedeschi o de origine se senti più francese che tedesca, 3 o 4 altre volte, sia subito prima tedesca ma, per el resto, dute le nonostante le origini, nonostante che che subito dopo la costitussion de indicazioni xe scrite in francese e solo le usanze e i costumi, evidenti anche l’Unione Europea. Sta volta xe stada in francese e anche girando per cità, ti ne la culinaria, le sia rimaste atacade invesse una “full immersion” come senti parlar noma che francese. a le origini tedesche. che xe de moda ciamarla ‘desso, che Po’ gratando e gratando, ti vedi che I ga dele fantastiche vigne, dove ga completà le impressioni dei ani no xe proprio cussì. Ti va nei paesi ven prodote le più note qualità de passai. e ti senti parlar un dialeto alsazian, vin, specialmente bianchi (Riesling, La prima roba che ne colpissi, co’ de ciara fameja tedesca, la scrite Gewürztraminer, el Pinot grigio, che se entra in Alsazia (almeno per noi), sule lapidi antiche, le xe in tedesco, saria el vecio Tocaj, el Muscat e altri xe la completa assenza de scrite qualchiduna perfin scrita in caratteri famosissimi) ma, paradossalmente, bilingui: i nome dei paesi rivela, duti gotici, ma le tabele ufficiali, anche nei xe la region francese che produsi e consuma più bira. Un dei piati più caratteristici dell’Alsazia xe un piato de evidente origini tedesche composto, per la magior parte, de capuzi garbi e porzina, che se ga difuso in duta la Francia (se lo trova anche in tante bancarele de Parigi) con un nome francese, la Choucroute , che noi ciamaressimo “capussi garbi”, dato che chou in francese xe el capusso e croute saria “crosta” ma pol passar anca per garbo (in alsazian se ciama apunto Sürkrüt - cavolo acido, garbo) e che i ristoranti francesi reclamiza con la frase “choucroute chaude à toute heure” (capussi garbi caldi, sempre pronti). La ven servida con le patate. A proposito, le patate in tedesco se ciama Kartoffeln o Erdäpfeln (che saria pomi de terra), in francese se ghe L’afolatissima via dele boteghe a Mulhouse disi “ pommes de terre ”, appunto pomi (a le 10 de matina de un giorno qualsiasi de lavor).

46 La città de terra e in alsazian?? Grumbiiri . Ve dopo, a le spale. le ghe piaxeva tanto ai nazisti che i disi qualcossa? Xe stada una beffa terribile per lo voleva ‘doperarle per la costrusion de Ghe xe anche e se imponi, per la sua stato maggior francese. edifici a Norimberga, che jera la città importansa in campo enogastronomico De più, quela zona xe stada, disemo, preferida da Hitler. e turistico, anche la “strada del vino” la residenza per un per de ani, anche Cussì, parlando del più e del meno, che se slunga per oltre 170 km da sud se assolutamente non gradita, de de robe bele e de robe tristi, vemo cità verso nord (nel senso percorso de un scritor che duti noi conossemo. due passagi dell’Alsazia da Francia mi), parallela alla cadena dei Vosgi. Triestin, de lingua slovena, famoso per a Germania e viceversa, in pochi Xe dele vigne curade al massimo gaver scrito un interessantissimo libro ani. Ma l’aventura internazionale de che se apogia a le prime pendici dei su questo suo “sogiorno”. Se trata de la region ‘veva scominsià, circa 11 Vosgi (una cadena de montagne che Boris Pahor e el libro xe “Necropoli”. secoli prima. cori paralela al Reno), per ciapar El jera sta internà, dai tedeschi ne duto el sol possibile, con i filari assai l’unico campo de lavoro coatto, che All’epoca de Carlo Magno che ga vicini, uno all’altro, che no permeti se trovava in Francia (dixi i Francesi diviso el suo enorme impero, erede la raccolta a macchina. La vendemia ma, secondo i tedeschi, la jera tedesca, dell’impero roman, fra i tre suoi quindi se fa ancora e esclusivamente dato che in quel periodo - 1940/44 - fioi e ga assegnà la parte centrale a man. E lungo la strada xe duto un l’Alsazia, insieme con la Lorena, la dell’Europa al fio Ludovico che in susseguirse de villaggi, forse mejo jera stada anessa al Reich tedesco), pratica ga messo le fondamenta de ciamarli cittadine, da le carateristiche cioè nel lager de Natzweiler-Struthof, quel che saria po’ diventà l’Impero case a graticio. Qualchidun de questi come lo ga ciamà i Americani, dopo Germanico. E l’Alsazia jera fra vilagi ga più curà el lato turistico, la liberasion, ma Le Struthof, per i questi teritori, e ga scominsià, con i centri rigorosamente a trafico Francesi, Natzweiler per i Tedeschi cussì, a far parte del futuro Impero limitado, mentre altri se ga più butà sul e Natzwiller, in francese ufficiale Germanico. Certamente a quell’epoca lato comerciale. Ma xe duti belissimi attuale, che se trova a una sinquantina no se fasseva distinsioni fra etnie e e i merita, da soli, un viagio. Nel de chilometri de Strasburgo. Apunto i sudditi scominsiava a parlar, per periodo natalizio i sfruta la situazion sui Vosgi, da dove vigniva tirado fora convenienza, o per obligo, la lingua con i lori mercatini de Nadal (anche un granito rosato, bellissima piera de che parlava el loro Signor. In più quei, de ispirasion tedesca), come costrusion, ‘doperada anche nei tempi l’Alsazia jera allora abitada da genti se li trova in Alto-Adige e in duta lontani per gran parte de le ciese e dei alemanne (no per gnente i Francesi l’Austria e i turisti riva anca in quei palassi alsaziani (compresa la famosa ciama la Germania, Allemagne), periodi che noi ciamemo “stagion Catedral de Strasburgo), e i prigionieri de stirpe tedesca, arivade tre secoli morta”, ma che morta, per lori, no i jera usadi proprio per l’estrassion de prima e affini alle tribu che più tardi xe. quela piera da quele cave. E le piere, varia costituì la Svizzera Tedesca. Oviamente l’Alsazia no ga solo de presentar atrative gastronomiche. I sportivi de una volta, specialmente i tifosi de la bicicleta, ricordarà el “Ballon d’Alsace”, una salita terribile, che spesso xe stada inclusa nel Tour de France. E questo “passo” cussì dificile de afrontar, traversava apunto i Vosgi. Ma no xe che in Alsazia sia duto rico de bei ricordi. Ricordemo che lungo i Vosgi, coreva la famosa “linea Maginot”, che i Francesi decantava come un sbaramento insuperabile in caso de ataco tedesco prima de la seconda guera mondial e che invesse, nonostante i sforzi de ingegneri e i salassi alle casse dello stato, no ga servì a gnente. Quando i tedeschi ga atacà la Francia, i ga semplicemente ignorà la “Maginot” e i la ga agirada, passando dal Belgio e ciapandola, Tipiche case a graticio, alsaziane, nella piassa principal de Kaysersberg, la citadina del dr. Schweitzer

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De conseguensa no podemo che (questa ultima notizia dela preson duti ga caratteristiche diverse che li assegnar l’Alsazia de quel periodo tedesca, la go sentida sul posto, ma no differenzia un de l’altro. Come ‘vevo alla “cultura tedesca”. go conferma). Ma po’ duti d’acordo za acenà in precedenza, el turismo Parti de là el fato che squasi duti de assegnarghe el premio Nobel per xe sviluppatissimo e i fa de duto per i nomi de località dell’Alsazia ga la paxe. valorizzar quel che i ga, anche se, in origini tedesche, dalle grandi città Kaysersberg xe un villaggio qualche posto, xe poco. De pensar che come Strasburgo (Strassen Burg = fantastico, con le sue case a graticcio, in un paesin de questi, anca abastansa città delle strade, dove se incrociava tipiche della cultura alsaziana, con picio, fra l’altro, se trova ‘diritura 5 le strade), a Mulhouse (Mülhausen = i tetti a grandi spioventi per la neve musei. In duti sti vilagi, xe vietado le case del mulino, per el fato che sto che casca abondante de inverno, e o limitado l’accesso alle machine e borgo xe sta fondà atorno a un mulin le fontane che no serviva tanto per allora, fora dell’abitato se trova grandi dove la mulinera, come che dixi la l’acqua, quanto per el vin. No che el parcheggi, munidi de duti i servizi, legenda, ga fato tanti fioi con un soldà vin vignissi fora de le fontane (adesso oviamente anche quei igienici e alora, sbandà de passaggio, tanti da formar in qualche ocasion, per i turisti, i fa nonostante la tanta gente che ven, sia una città), ai piccoli paesi che ga anca questo); le fontane serviva per in machina privata che in pullman, tantissimi nomi che finissi in – heim (in misurar la quantità de vin che se el trafico xe quasi inesistente, se pol tedesco, casa, residenza) o – berg (che trovava ne le boti. I meteva la bote passeggiar tranquilamente, sentarse in tedesco vol dir monte) e proprio piena ne la fontana, l’acqua che sui ristoranti o caffè all’aperto, sensa in uno de questi ultimi, Kaysersberg vigniva fora de la fontana, la colava esser amorbai dai gas de scarico. (monte dell’imperatore) xe nato un in un recipiente graduado e dava la Dixemo che xe località vivibilissime grande omo de pase, un certo Albert misura del peso del vin contenudo ne e vignude su a misura de l’omo e no Schweitzer (altro nome puramente la botte. de la machina. tedesco – vol dir “svizzero”), un omo Questo dimostra che el vin ga fato Ma questo che ‘vemo dito, no val solo che ga sacrificà duta la vita ai maladi sempre parte de la cultura locale, per i paesi, anca le cità più grandi, el in Africa, dove che al ga fondà a podemo dir fin dall’epoca dei Romani pedon trova una situasion privilegiada. Lambaréné, nell’Africa Equatorale, che ga introdoto la cultura de la vide Grandi parcheggi s’centrai e una rede (dove che al xe morto nel 1965, a anche oltre le Alpi. de tram e autobus, de far invidia a duti 90 ani) un ospedal particolarmente Me son dilungà un poco su noi. I tram cori in sedi separate, per dedicato a la cura de la malaria. Kaysersberg, perché xe un paese cui no i ven mai intralciadi dal trafico Tipiche l’esperienze de sto grande famoso, sia per el Dr. Schweitzer, sia e el spostamento risulta comodo e omo, che xe finì in una preson per le sue bellezze, ma de duti i paesi veloce. Le fermate ga i marciapiedi francese, perché tedesco e in una saria de contar qualcossa, ognidun xe sopraelevai e, alora per montar in preson tedesca, perché francese in un certo senso simile ai altri, ma tram no ti devi far scalini, comodo anca per i veci e handicapai. Ricordo in particolare a Mulhouse, verso le 10 de matina, de giorno de lavor, poca gente per le strade, machine rarissime, pareva squasi de sognar e de esser in un altro mondo

Ma continuemo con la storia de l’Alsazia dopo la division de l’Impero de Carlo Magno. La gavemo lassada soto el regno de Ludovico (ciamà apunto el germanico), fio de Carlo e con lui e i suoi discendenti, la xe restada per tanti ani, magari solo formalmente, perché in efeti l’Alsazia no ga mai vudo una sua unità politica precisa. Quei che di fato comandava in Alsazia xe stada duta una serie de “signori”, completamente autonomi dall’Impero central (i xe stadi anca per un certo periodo sotto el dominio La strada più centrale de Colmar con le tipiche case con le altane, dei Asburgo, fin al 1648) anca come a Capodistria, zo pel porto.

48 La città se, ufficialmente, sempre sotto la dir che proprio questa situassion, formar la prima comunità europea. “protezione” de l’Imperador. ga portà l’Alsazia e Strasburgo in Qualchidun se la ricorda ancora? Xe sta solo dopo la “guerra dei particolar, a esser una delle regioni Se ciamava la CECA (Comunità trent’anni”, provocada da la Riforma più fortunade d’Europa. Ovviamente Europea del Carbone e dell’Acciaio). protestante e la conseguente guera fra per una insieme de concause, ma che La xe stada formada per meter in i “catolici” francesi e i “protestanti la gente del posto ga savesto ciapar comune la produzioni de queste due tedeschi”, e a la relativa sconfita dei al volo e sfrutarle per ben, mentre materie prime che, a quei tempi, jera Imperiali, che l’Alsazia xe passada per qualchidun altro questa simile la base dell’industria. No per gnente soto lo stato francese (1648 – pace de situassion xe stada causa de scontri e l’ideatore de questa comunità xe Westfalia), anche se non in maniera de problemi de varia natura. sta un ministro degli esteri francese totale. Xe sta solo soto Luigi XIV Questa missiansa de costumi e de (Schumann) che ‘veva un nome che la Francia xe entrada in possesso, culture, ma anca la speransa de tipicamente tedesco. Lu po’ a jera nato non solo formale, de duta l’Alsazia risolver i problemi comuni a le in Lussemburgo da un pare lorenese (1681). altre zone similari, xe sta quela che (la Lorena xe in una situazione simile Ma con questo no vol dir che la ga ispirà, oltre una sessantina de a quela alsaziana e confina apunto Germania gavessi definitivamente anni fa, i politici dei do paesi più con l’Alsazia) nato in Francia, ma de rinuncià al suo possesso e con la interessai, Germania e Francia, citadinanza e lingua tedesca, e da una guera franco-prussiana del 1870 apogiai da Lussemburgo e Belgio, a mare lussemburghese. Cossa mejo de (sconfita de Napoleone III e fine definitiva dell’Impero Napoleonico), la Germania (ancora in quela volta) la se la jera ripresa, ma solo per una sinquantina de ani, cioè fin a la fine dela prima guera mondiale, quando la sconfita dei Imperi centrali (Austria e Germania) ga bu per conseguensa el ripassagio de l’Alsazia, da la Germania a la Francia. Ancora gnente de definitivo: infati con l’inizio dela II guera mondiale, l’avansada tedesca in Francia (1940) e la resa sensa condissioni de questa, ga bu per conseguensa, el passagio de l’Alsazia ancora una volta soto la Germania (1940), fin a la fine de la guera, che qua xe finì con la fine de la ocupassion hitleriana e cioè nel 1944 (ti trovi lapidi tacade su duti i municipi, che ricorda l’arivo del general de Gaulle, rivado qua a liberar (o ocupar, secondo le idee de chi che parla), e riunir “definitivamente” (fin a quando?) l’Alsazia a la Francia. Insoma pezo de Capodistria!

In sti ultimi ani me son ocupà spesso de problemi de zone bilingui, multietniche, de problemi insoma che veva a che far con la missiansa de genti, lingue e culture, in generale. Ma, al mondo, no semo duti compagni e quel che per qualchidun xe sta, e continua a esser, un trauma no indiferente, per altri xe sta un vantagio e no de poco conto. Podemo Un tipico quartier vecio de Strasburgo con le case che jera le sedi de le varie corporasioni dei artigiani (la petite France).

49 La città cussì? Un bastardon squasi come mi. A come primo Ministro un ex austriaco za una bela cità, quando la go vista la facia de la “razza pura”! Xe proprio lungimirante, De Gasperi, che xe le prime volte, ma ogi xe duta de sto omo che, ispirà da la situazione riuscì a entrare ne la comunità, anche amirar. Neta, ordinada, con palassi del suo paese e de la concomitante se in modo poco ovvio, e diventar antichi e modernissimi ispirai dai presenza ne la zona delle due materie quindi un dei padri dela Comunità magiori architeti. Piano regolator prime, ga pensà e ga messo in atto, Europea. aveniristico, vivibilissima con dute questa prima comunità internazionale. E grazie proprio a questa missiansa, le atrezature che l’omo moderno Se ga unì anca l’Olanda perché la jera Strasburgo, in Francia ma quasi su desidera, strade comode e con poco in comunità doganale col Belgio e el le sponde del Reno che la dividi da traffico. Facilità de spostamenti. Ga Lussemburgo (ricordé el Benelux??) la Germania, quasi come simbolo savù sfrutar ben la montagna de soldi e furbescamente anca l’Italia che con dell’unione dei popoli, xe diventada che, proprio perché capital europea quela zona poco veva de spartir, ma sede del Parlamento Europeo e de (sia pur in condominio), duti noi che quela volta, per fortuna, la veva altre istituzioni comunitarie. Jera gavemo mandà.

No parlo del viagio de ritorno, perché saria avvilente, per noi. Mejo fermarse là, almeno col pensier. Ma, per ultimo volaria ricordar un monumento de Strasburgo, visto in mezo a la bellissima e enorme piassa de la Repubblica. Dopo la guerra franco-prussiana del 1870 e la sconfitta francese de Napoleone III, l’Alsazia jera tornada tedesca e i Tedeschi voleva far de Strasburgo la capitale del quel Land. Questa piassa doveva diventar el centro aministrativo e politico de la città e la xe circondada de palazzi, belissimi, duti in stile tedesco, apunto. Ben, adesso xe Francia, la piassa fata dai Tedeschi e nel mezo de la piassa i Alsaziani i ga messo un monumento ai caduti, opera del scultor Driver, che par el sunto de duta la storia che ‘vemo contà. In quela guera, che veva diviso anca le fameje, qualchidun combateva per la Francia, qualche altro per i Tedeschi (prima Prussia e po’ Germania) e el scultor al ga volesto rapresentar una mare, con do fioi morti, in brazo, un morto per la Francia e un per la Germania. Li ga rapresentai nudi, apunto per evitar de vestirli con una divisa, che varia rapresentà l’ultima drammatica divisione per el cuor de quela mare.

Lucio Nalesini

Se qualchiudun ghe interessa, me pol contatar per posta eletronica a [email protected] La catedral de Strasburgo (no se riva de nissuna parte ciapar duta la faciata)

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Freschi di stampa

Cesarsko-Kraljevo možko učiteljišče v Kopru 1875-1909. Slovenski oddelek

L’Imperial Regio Istituto Magistrale di Capodistria artistica il pittore capodistriano Bortolo Gianelli, finora venne istituito nel 1872 e operò fino al 1909. In questa è stato scritto poco. L’Archivio regionale ne conserva scuola quadriennale che aveva sede dove oggi si trova numerosi documenti inediti. il Ginnasio sloveno in Via Cankar, si insegnava in ben quattro lingue: italiano, sloveno, croato e tedesco. Un libro, edito dall’Archivio regionale, con testi in sloveno e brevi riassunti in italiano e inglese, fa luce su quella che fu la sezione slovena. Un gruppo di autori, coordinati da Mirjana Kontestabile Rovis e Jasna Čebron, ha presentato professori e allievi che hanno dato lustro all’istituto; dai linguisti Ivan Koštial e Ferdo Kleinmeyr, ai letterati Josip Ribičič e Vladimir Nazor, dal compositore Srečko Kumar, al fisico Josip Belušić inventore del »velocimetro«, al pittore Saša Šantel e via dicendo. La scuola accoglieva allievi da tutto il Litorale austriaco, ossia da un’area che va da Plezzo (Bovec) a Pola. Dei 47 allievi sloveni iscritti alle Magistrali di Capodistria nel 1880, 21 provenivano dall’area di Gorizia, 8 dall’Alto isontino, 7 da Sesana (Sežana), 6 da Trieste, 3 da Capodistria e 2 da Gradisca. L’orchestra degli allievi sloveni dell’Istituto magistrale La sezione croata dell’Istituto venne trasferita nel 1906 nel 1906. In piedi l’insegnante di musica Ivan a Castua (Kastav), quella slovena invece nel 1909 a Sprachman, dietro di lui in abito bianco Srečko Kumar Gorizia. La sezione italiana rimase in attività fino al 1923. di Kojsko, che nel 1948 costituirà la Scuola di musica di Di quest’ultima, in cui tra l’altro insegnò educazione Capodistria.

I libri di Elena Spacamonti

Elena Spacamonti (1964) è nata a Trieste da genitori za, 2002) parla della sua esperienza di vita e vuo- capodistriani. Spacamonti è il cognome che ha scelto le fungere da sprone per tante altre delle circa 250 per firmare i suoi libri, ma in realtà si tratta del so- mila donne malate di Lam nel mondo. Nel 2008 ha prannome della sua famiglia, gli Schipizza. Affetta presentato «Come onde del mare» (SBC edizioni), da un male incura- che ripercorre le bile è scomparsa a vicende dell’eso- quarant’anni, Ele- do. In copertina na ha raccontato uno scorcio di nei suoi libri la San Pieri, la casa sua storia di don- veneta che oggi na affetta da una ospita il Museo rara malattia e le etnologico. Nel vicende della sua 2009 è uscito il famiglia esodata terzo libro di Ele- da Capodistria. In na Spacamonti dal »Caro Scriccio- titolo »Un sogno lo« (Mauro Ba- da infrangere« schirotto – Vicen- (Editore Oppure).

51 La città Repertorio italiano di corrispondenza alle voci dialettali capodistriane

Tratto dall’appendice al Dizionario storico fraseologico etimologico del dialetto di Capodistria di Giulio Manzini

S

Sabato – sabo Sbavare – sbavassàr Sabbia – sabion Sberla – sberla, stramusòn Sacca – bàlego; (della rete) cogòl, (di retino con manico) Sbieco – sbiego volega Sbirciare – cucar Sacchetto – scartosso; bàlego Sbornia – bala, ciuca, pionba Sacello – capitel Sbottare – s’ciopar, sfogarse Sagrestano – sagrestan, nonsolo, zago Sbottonare – desbotonar Saetta – saieta Sbozzare – sgrezar Saggina (veg.) – sorgo Sbriciolare – sfregolar Sagomare – carenar Sbrigare – distrigar Sagrato – sagrà Sbucare – capitar fora; spupàr Salice – seleghèr, venchèr Sbucciare – spelàr Salire – andar su, montar Sbucciatura – russòn, speladura Salita – rato in su, (se lastricata) grisa Scabro – ruspedo, rùspio Saliva – spudacia Scacciare – cassàr via Salma – cadavero Scagliare – tirar, butar Salmastro – salmastrin Scala – scala, (mar.) grisèla Salpare – salpar (v. trans.); molarse Scalfire – sfrisàr, sgrafàr, russàr Salsiccia – luganega Scalogno (veg.) – scalogna Salso – salà Scalpellare – scarpelàr Saltellare – saltussàr Scaltrezza – furbissia Saltello – saltìn Scaltro – furbo, bergnifo, navigà Saltimbanco – paiàsso Scalzarsi – descalsarse, cavarse le scarpe Saltuariamente – calche volta Scalzo – descalso Salubre – san Scanno – banco, scagno Salvadanaio – musìna Scansare – schivar Salvare – salvar, meter via Scapaccione – scopasson Sancire – stabilir Scapestrato – barcastranba Sangue – sangue, (la) sangue Scappatella – scapussàda Sanguigno (colore) – rosso rovàn Scappellotto – scopeloto Sanguisuga – sangueta Scarabeo – torciòn Santonina (veg.) – santònego Scarabocchiare – scrabociàr Sapere – saver Scarafaggio – bàcolo Sapore – savor, gusto Scaraventare – smacàr Saporito – gustoso, bon Scarpata – corona, coronasso, coronar, rivasso Saputello – bardassòn Scarrocciare (mar.) – tratanàr Saraceno (grano) – saresìn Scarrozzare – sdrondenàrse Sarago fasciato (pesce) – sparo Scassare – romper, spacar, rovinar Sarago pizzuto (pesce) – spìsso Scaturire – nasser Sardina (pesce) – sardela Scamare – calàr Sartia (mar.) – sarcia, (mobile) pateràsso Scheggia – sgènsa Sarto – sartor, sarto (el) sarte Scheggiare – schincar Sasso – piera, (liscio) bobolo Schiacciapatate – strucapatate Satira – remenada Schiacciare – mastrussàr, fracagnàr Sauro (pesce) – suro Schiaffeggiare – s’ciafisàr, sberlotàr Sazietà – sgiònfa, sgnònfa Schiaffo – s’ciafa, papìn Sbadiglio – sbadejo Schiera – clapa, brigada Sbagliare – sbaiar, falar Schietto – s’ceto Sbaglio – sbaio, falo, capela Schiuma – spiuma Sbarcare – desbarcar Sciacallo – spoianegài Sbattere – sbater; smacàr, sgnacàr Sciacquare – resentàr

52 La città

Sciacquato – resentà, slavassà Seppia – sepa Scialuppa – caìcio Seppiola – zòtolo Sciame – ciapo Serbare – salvar, meter via Scintilla – falisca Seriamente – da sèno Scintillante – lustro Serie – fila, sfìlsa Scintillare – lusìr, slusegàr Serpe – bissa Sciocchezza – senpiesso, monada Serra – conserva Sciogliere – disligar, molar; desfar, squaiar Servile – licacùl Scivolare – sbrissàr Setacciare – tamisàr Scivolata – sbrissada Setaccio – tamiso, crièl, carièl Scocciare – secàr Settentrione – tramontana Scodella – scudela; fondìna Settore – parte, toco Scolapiatti – coladòr Sfamare – dar de magnar Scolorire – smarìr Sfasciato – molà, desfasà; in tochi Scombinato – sbalà, fora de squara Sfera – bala Sconquassato – roto, a remengo Sferruzzare – (a maglia) guciar Sconquasso – squaquaciò, sbrataverun Sferza – scuria Sconvolgimento – rebalton, (di stomaco) missiamento Sfibrato – scunì, sbasì, (del legno) saboì, disnonbolà Scoppiettare – s’ciocar, s’ciochetar Sfinirsi – scunirse, descunirse Scoppio – s’cioco, tiro Sfociare – sbocar, sbucar Scoprire – trovar Sfoggiare – far mostra, bater mafia Scorciatoia – scurtariola, curta Sfoltire – s’ciarir Scordare – dismentegar Sformare (-rsi) – inberlar(se) Scorfano (pesce) – scarpena Sfortunato – inpegolà Scorgere – veder, lumàr Sfuggire – scanpar Scorpacciata – magnada Sfuriata – sigada Scorpione – scarpiòn Sgambata – scampinada, sganbetada Scossa – scorlàda, scorlòn Sgarbato – rustego, vilan, sensa sesto Scottare – sbrovàr Sgobbare – sgobar, travaiar Scottatura – sbrovada, (da sole) solana Sgocciolare – iossàr Scricchiolare – cricolàr Sgombro (pesce) – sconbro, lansardo Scricciolo (ucc.) – scrìch, saltafossi Sgonfiare – fiati Scure – manèra Sgonfio – fiapo Se (cong. pron.) – si, se Sebbene – sibèn Sgorgare – butar, sbocar, corer Seccare – secàr, sugàr Sgottare (mar.) – secar Secchia – secio, buiol, stagnaco Sgradevole – bruto, cativo Secco – suto Sgrovigliare – distrigar, disgaiar Sedano (veg.) – seleno Sguaiato – sproto, bardassòn Sedia – carega Sgualcire – mastrussar Sega – sega, siega Sguinzagliare – molar Segare – segar, siegar Sibilare – fis’ciar Seggiolino – caregheta Siccità – sicùra Seggiolone – caregon Siepe – graia Segnalare – mostrar Sigaretta – spagnoleto Segnale (mar.) – garofolin Signorina – putela, puta Segreto – secreto Silenzio – (sost.) sito Seguire – andar drio Silenzioso – (agg.) sito Seguitare – andar ‘vanti Simile – che someia, compagno Selciare – salisàr Sindacare – ‘ver de dir Selciato – salìso Singhiozzare – piansotar, fifotar Sellaio – selèr Singhiozzo – sangiosso Selvatico – salvadego Sinistra – sanca Sembrare – parer Sinistro – (sost.) dano, disgrassia; (agg.) sanchin; cativo Seme – semensa Sintetizzare – strenzer Seminare – semenar, (ant.) serìr Sintomo – segno, moto Semolino – gries Sinuoso – incurvà, a bisaboba Seno – sen; teta Sistemare – meter a posto, in cònso, distrigar Sensibile – dilicato Slacciare – desligar Sentiero – troso, cavìn Slancio – briva Sentinella – vardia Slegare – desmolar, molar Sentire – sintìr Smargiasso – fanfaron Senza – sensa Smarrire – perder

53 La città Lauro Decarli (1929-2011)

Conobbi Lauro Decarli una ventina d’anni fa. Da allora passavo spesso a trovarlo a Sistiana, dove abitava con la moglie Bianca, o alla casetta a ridosso del mare di Grignano dove trascorreva le estati. Lui mi riforniva di libri e studi su Capodistria usciti a Trieste, io gli portavo volumi che uscivano qui da noi. Ho imparato tanto da lui, specialmente sull’ambiente capodistriano prima dell’esodo. Lauro era nato in una famiglia di paolani (i Decarli, detti Carloni) in quella grande casa che fa angolo tra Calle della posta vecchia (ex Vittori) e Via Marušič (ex dell’Annunziata). Era una famiglia benestante, avevano campagne in sette luoghi diversi. Non da lui, ma da altri capodistriani, ho saputo che sua madre era solita preparare parecchie »struzze« di pane che poi distribuiva ai poveri davanti alla porta di casa. Ha sofferto molto Lauro per aver lasciato Capodistria, »sotto minaccia«, nel 1950. Faceva un sogno ricorrente: di giocare coi bambini in Brolo, di esser chiamato a casa dalla mamma e, una volta arrivato davanti al portone di casa…di non riuscire a aprirlo. A quel punto scoppiava in lacrime e si svegliava. Ma era anche una persona allegra, dalla battuta pronta, spesso irriverente. Non c’è spazio per ricordare ciò che Decarli ha pubblicato. Vorrei ricordarlo attraverso un suo componimento che firma con lo pseudonimo di Làverno Carlon. (a.c.)

Razzista? Però, na volta sielto, ti vol meter la costa o l’interno? El mar a ghe piasi a tanti che xe nati in drento; ma no s’à »No! No me sento rassista! Slavi, mai visto un, nato sul mar, che disi Taliani, Bianchi, Neri, Zali o de volarìa a starghe lontan! El mar xe meso color, per mi Omo xe Omo! el mar! In duto el mondo chi che sta Semo duti uguali! No vemo miga sul mar a xe stà senpre mejo. Serto sielto noi de nasser de una lingua o che le lagune propio propio mar no le un color diverso de ‘naltro. Odio! Se se pol ciamar. Aqua salada no basta. le nostre mare le vessi podù a sièlzer, Palù resta palù. El mar xe altro. E la alora saria un altro descorso. Chissà spiasa? Volè meter butarse zo de un che missiamenti in sto mondo. O scojo o pedegar de ore vanti de sopar se vignissi tirà a sorte come i bilieti i zenoci? Lignan e Grado le sarà bele; dela lotaria… ‘sai poche speranse ma no la ga confronti cole marine gavessi un bianco de tignirse el su istriane. Senpre a podendo a sèlier, color. Se vedaria pitosto in Cina qua se capissi. Loghi come Rovigno chi e là oniqualtanto a nasser tondi, come se l’insogna al mondo? Opur se a un felomeno. E qua de noi quanti zali un i ghe piase più pici, penseghe un coi oci a mandola! No stemo esser poco a Orsera, a Umago, magari anca rassisti che se femo a rider! No per Salvore. questo che se se podessi a sièlzer Lauro Decarli a Capodistria Ma, senpre se i me lassassi a sièlzer, dimandaria de esser negro. No son durante la presentazione del suo penso più arente Trieste. Starghe via rassista. Mi! Ma el mondo sì! E con libro sui soprannomi dela sità, se capissi, che la xe massa lui bia far i conti! No volaria no esser Gavendo la sièlta, se capissi. anonima. Ma rente de ela per serte nato negro per no frontar dute le No digo Bora Bora che fussi l’ideal, comodità che xe mejo verle vissin: angarie che a quei povareti ghe toca. ma massa fora del mondo. Senpre teatri, ospedali, canpi sportivi. Ansi mejo sens’altro bianco! Che qua in Europa; ma in quela del Sud. Presenpio Muja. Ma mi se propio dopo me vansaria senpre tenpo de no E duto somà, mejo in Italia, che la xe podaria a sèlier anca el pel sul ciaparmela coi altri. bela e piena de robe bele, de musei, vovo, credo che preferiria a nasser E, senpre se se podessi a sèlier, mejo Caveresan, per quela serta pàtina de de arte. europeo che merican o altro. Quei superiorità che no disturba. Per via Ma, senpre se podessi a sèlier, no magari i sarà più richi, i varà più del Conbi. proprio in Sicilia, e gnanca al Centro. possibilità ma el vecio continente Per via del Vèner Santo cole garuse ga el su prestigio, la su storia, la su Mejo al Nord che a te dà più possibilità sora la fontana. Per via de Bossedraga belessa che si… mejo qua, mejo in duto e no ghe manca gnante. Ma cole vele al sol a sconder l’ignoransa qua… Senpre a podendo sièlzer. Ma via dei calighi, se capissi! In Riviera e la miseria. anca el clima ga la sua inportansa. presenpio. Anca se no me par che i Stè a vèder, alora, che son nato propio Volè meter a nasser in Norvegia, Liguri i sia tanto socievoli. I me par intel posto giusto. Solo che devo magari drento un fiordo che el sol ansi bastansa serài e massa tegne. gaver sbalià el momento!” te riva a mesa matina, senpre che no Sens’altro mejo i Veneti, senpre che sia caligo. Zo! Zo! Mejo paesi caldi. se podessi a sièlzer. Làverno Carlon

54 La città In memoriam

Ricordando Fiore

Fiorenza Zadeu inizia molto presto la sua carriera pedagogica. Le viene chiesto di insegnare inglese presso il Ginnasio sloveno di Capodistria. Un lavoro che svolge molto bene per un paio di anni, poi si impiega presso le scuole italiane di Pirano, prima al Ginnasio e poi alle scuole elementari. Tantissime le generazioni che hanno imparato con lei a parlare e scrivere bene l’inglese. Aveva un buon metodo d’insegnamento, conosceva bene la sua materia ed amava comunicare con i ragazzi. Amava le cose semplici, amava la natura e ringraziava sempre per i benefici, che ne traeva. »Ricolma di beni gli affamati, rimanda i ricchi a mani vuote«. Questa per Fiorenza non era solo una frase fatta. Ha sempre aiutato chi ha potuto. Con i tuoi pensieri, resterai sempre presente nei miei. Amalia Petronio Bambine si attraversava il Brolo saltellando nei nostri Di Fiorenza mi piaceva il suo senso dell’umorismo. Il grembiulini a quadretti bianchi, rientrando a casa periodo più bello è stato quello che abbiamo trascorso dall’asilo. Giochi, passioni e desideri condivisi nei viaggi. assieme ai nostri figli quando erano ancora piccoli. A lei Correva libera e veloce come il vento, in sintonia con la piaceva guidare la macchina ed era anche molto abile, natura… così spesso caricava i bagagli nella Seicento e più tardi Graziella sulla sua “Katrca”. E si partiva, senza nessuna meta. Non ci piaceva fare programmi per il viaggio e, anche se non Anni felici passati insieme sui banchi di scuola. Una vita sempre le cose andavano come si sperava, ci si divertiva modesta e semplice, ma erano le piccole cose a dar luce molto. al nostro mondo di allegria e spensieratezza. Grazie per Miranda essermi stata accanto. Mi manchi. Rosa Siamo state colleghe ed amiche per oltre trent’anni. Alcune intemperanze di mio nipote, suo studente, non Ho trascorso con Fiore il periodo più bello della mia vita e misero in crisi il nostro buon rapporto, per altro, alla cioè il tempo studentesco. Durante la scuola ci ha unito la fine del Ginnasio onestamente dovette riconoscerle: musica nella mandolinistica del Maestro Scocir. Durante “Maestra, con lei ho imparato l’inglese”. E lo sa davvero. gli studi universitari intraprendemmo assieme molti viaggi Era un’amica cui non facevi in tempo a chiedere aiuto, per l’Europa, spinte dal desiderio di conoscere, imparare; te lo aveva già offerto spontaneamente. Non mi chiamò e per Fiore in particolare, approfondire le sue conoscenze mai Liliana o Lili, ma Dugan. Nella lingua di Covedo, linguistiche. La sua scomparsa mi ha infinitamente per lei Kubed, voglio dirle “Se štimam (mi stimo), sono colpito,siamo nate lo stesso giorno…tre aprile 1944. orgogliosa di aver avuto la tua amicizia”. Che purtroppo Ada oggi è già rimpianto. L’ho conosciuta nel lontano 1950, in prima classe e da Lili allora sempre in classe assieme fino all’ultimo anno di liceo. Assieme abbiamo condiviso momenti bellissimi, spensierati e momenti meno belli. Ma ciò che ci piaceva ricordare quando ci incontravamo, le nostre irresistibili ed interminabili risate. Luciana

Antonia Urbanaz – Antonia, detta Eta, era nata nel 1932 a Salara nella famiglia contadina dei Viola. Aveva un fratello, morto ancora giovane, e quattro sorelle traferitesi a Trieste. Eta ha frequentato la scuola elementare di Salara dopodichè ha lavorato nella »fabrica de scove «. Si è sposata con Mario Urbanaz dei Petirossi di Bossamarino, dal quale ha avuto il figlio Narciso. A casa, in stalla, sui campi in Solame e a riva del Fiumisin il lavoro non mancava. Testimone di una Capodistria d’altri tempi, Eta era una delle poche che portava ancora a vendere il latte a domicilio. È mancata il 17 luglio 2011.

55 Buone feste