Pochi sono gli studi fin ora sviluppati sul centro storico di e pochi e frammentari sono i documenti giunti fino a noi. Numerosissimi sono, invece, gli interventi che durante i tempi si sono susseguiti, molte sono inoltre le demolizioni e ricostruzioni che il centro ha subito perdendo poco alla volta, la sua fisionomia storica. E’ ampiamente condiviso il commento dello storico Fabio Bellini nel suo testo “ il castello di Vittoria Colonna” quando dice “ Per costruire il nuovo viene abbattuto il vecchio! E’ un destino comune a quasi tutti gli antichi centri abitati ed a cui è difficile sottrarsi, ma qui a Castel Colonna il trascorrere dei secoli ha veramente cancellato la storia.”

Nulla si conosce della nascita del Comune con l’ormai perduto nome di Tomba di . Non mancano le fantasiose e nobili origini dalla distruzione della città romana di Suasa, ma anche alla luce dei nuovi scavi in zona si e potuto constatare che l’antica Suasa Senanum, non finisce la propria esistenza nel 409 d.C. dopo l’invasione di Alarico Re dei Visigoti. Essa continua a vivere ancora per diversi secoli fino alla caduta del Impero Romano. E’ in questo periodo che si verifica il fenomeno delle città retratte, vale a dire città che si chiudono su se stesse, utilizzando alcuni edifici romani, vedi teatro di Marcello o piazza Navona a Roma. E’ del 946 d.C. , secondo Fabio Bellini nel suo testo “ il castello di Vittoria Colonna” il primo documento in cui compare il nome del Castello di Tomba, questa attribuzione viene fatta dalle Cronache del Ferrari in cui si legge “ Venuti i Saraceni sopra Senogaglia, quelli cittadini mandarono il Conte della Tomba a Jesi, a dimandare aiuto a quella comunitade….” Non ci sembra sufficiente, questa frase a giustificare l’esistenza del Castello di Tomba, anche perché il toponimo tomba era presente in molti altri Comuni quali ad esempio Tomba di Pesaro ed altre . E’ oramai riconosciuto da storici quali Alberto Polverari, Sergio Anselmi che per Tomba o ‘ ’ tumba” si intendesse una casa costruita in muratura sulla parte più alta del terreno, casa che ha fienili, magazzini, ripari per i mezzi agricoli cantine e stalle , in pratica quello che ora corrisponde ad una fattoria. La nascita di questo piccolo centro urbano è da ricercare nei bui secoli del Medioevo, la sua posizione , arroccata su un crinale ci fa pensare al famoso fenomeno dell’arroccamento, periodo in cui si abbandonano le città romane localizzate al centro delle vallate, per trasferirsi in località più sicure da incursioni barbare e da soldataglie allo sbando. E’ questo il periodo in cui nascono sulle colline marchigiane una grande quantità di piccoli centri, che pian piano si ingrandiscono e si circondano di possenti mura, che in un primo momento sono di contenimento, e di recinzione, ma ben presto divengono mura di fortificazione. Siamo intorno all’anno mille e questi piccoli centri entrano in collisione con i centri limitrofi, per spesso futili, ragioni di confini, il tutto viene risolto a botte e con l’incameramento del castello vicino che viene depredato e messo a ferro e fuoco. Avviene così una selezione naturale dei castelli. Restano solo i castelli più organizzati bellicamente . Una caratteristica quasi comune ai castelli di questa zona è che conservano il nome di stretta derivazione Longobarda, vedi per esempio , Corte di Rinaldo, Montalboddo, ora Ostra, Monte di Bodio, , monte di Rado., è un periodo non molto documentato, dove oltre la presenza di toponimi longobardi è anche presente la figura religiosa, tutta la valle del Cesano è organizzata con strutture ecclesiastiche che fanno capo all’eremo di Fonte Avellana. Questo è il periodo dei feudatari, che si contendono i castelli, determinando una fisionomia politica che cambia con molta rapidità in un quadro politico in continua evoluzione.

1

Nel XII secolo, la presa di coscienza da parte dei cittadini determina la necessità di autonomia, molti Comuni si ribellano contro i loro feudatari e rivendicavano le loro autonomie. Inizia l’epoca dei Comuni. Nel 1231, Federico di Svevia concede tutto il territorio di Urbino a Matteo e Buonconte da Montefeltro. Nasce così il Ducato d’Urbino. Nel 1304 Pandolfo Malatesta da Rimini, occupa Pesaro, Fano , Senigallia e Fossombrone compresi i loro distretti e territori, ma la dominazione Malatestiana è destinata a durare poco, nel 1307 Federico da Montefeltro, riconquista questi territori e li riconsegna alla Santa Sede. Il territorio di Castel Colonna passa quindi per la prima volta sotto il dominio del Ducato dei Montefeltro, che avrà un ruolo determinante sul futuro di Castel Colonna fino a metà del seicento. Il quadro politico non è ancora stabile, i castelli vengono in continuazione contesi dalle diverse Signorie , fino al punto che Papa Innocenzo VI , da Avignone, manda a mettere ordine in Italia il Cardinale Egidio Albornoz. Il Cardinale con metodi più o meno convincenti riesce a sottomettere anche le nostre zone e nomina Nello Paci capitano custode delle chiavi del Castello di Tomba.

2

Vittoria Colonna nasce nel 1401, a quindici anni e precisamente il 17 giugno 1416 è sposa a Carlo Malatesta , Signore di Pesaro e Fossombrone, l’anno seguente viene eletto Papa Ottone Colonna ,zio di Vittoria, guiderà le sorti dello stato della Chiesa fino al 1431 con il nome di Martino V. Nel 1430, Papa Martino V concede Senigallia e il suo territorio , compreso il castello di Tomba a Carlo Malatesta, Marito di Vittoria Colonna, inizia così lo stretto collegamento con Castel Colonna. Sappiamo sempre dal Bellini (o.c.) che il 3 novembre del 1457 Vittoria Colonna fa costruire, l’elemento più significativo , giunto sino a noi della cerchia muraria la torre Malatestiana, dentro il cui androne si conserva mutilata nel 1945 delle effigi dei Colonna e dei Malatesta, una lapide che ricorda l’evento. La torre Malatestiana subirà diversi restauri, che ne deturperanno l’aspetto originario tra cui gli ultimi del 1968 e del 1975. Con molta probabilità la torre faceva parte di un complesso più articolato di edifici che creavano una struttura difensiva più complessa e articolata, purtroppo anche in questo caso il piccone ci ha anticipato, ci resta solo il toponimo di una via a fornirci qualche indicazione, e precisamente via Castello. Con tutta probabilità il complesso comprendeva anche il copro di guardia, l’alloggio del Bargello (capitano del popolo), armerie ecc., non è da escludere che possa esserci stato un doppio arco con un cortile centrale per la difesa piombante. Si può azzardare l’ipotesi che le così dette grotte Malatestiane, e soprattutto la parte centrale di dette grotte possano far parte di una via di esodo, infatti un corridoio della grotta, e precisamente il ramo verso ovest va in direzione valle ed è esterno alla cerchia muraria. Purtroppo non esistono documenti o piante che provino quanto sopra ipotizzato, solo ulteriori studi o scavi potrebbero rispondere a questi quesiti. Nel 1458 Vittoria Colonna muore ed il castello di Tomba torna sotto il Vicariato di Mondavio, al tempo guidato da Sigismondo Malatesta, ma solo quattro anni dopo nel 1462 il 25 agosto Sigismondo Malatesta viene sconfitto nella battaglia del Cesano ( battaglia di Marotta) dalle truppe Pontifice, comandate da Federico da Montefeltro, suo più acerrimo nemico . Fedrico da Montefeltro, Duca di Urbino consegna le terre conquistate ai Malatesta al Papa, mettendo così fine alla Signoria Malatestiana nelle . Ma il susseguirsi delle Signorie per il Comune di Tomba non è ancora finito, nel 1463 l’allora Papa Pio II concede il Comitato di Senigallia e il Vicariato di Mondavio a suo nipote Antonio D’Aragona De’ Piccolomini, ma il suo malgoverno dopo un anno fa insorgere i cittadini che lo scacciano definitivamente. Nel 1471 viene eletto al soglio pontificio il cardinale Francesco della Rovere, che assumerà il nome di Sisto IV.

3

E’ il 1474 quando Giovanni della Rovere ottiene da suo zio Papa Sisto IV l’investitura di Duca di Senigallia e il territorio del Vicariato di Mondavio, in cui è presente il castello di Tomba. Giovanni della Rovere passerà alla storia quale maggior esperto di cinte murarie e di fortificazioni, nel suo intento di fortificare il suo Vicariato si avvale dell’opera di menti geniali come Francesco di Giorgio Martini e di tanti altri architetti del tempo. E’ lui che fa costruire la Rocca di Mondavio, quella di e tante altre e fortifica inoltre tutti i sui castelli soprattutto quelli sul confine con la marca Anconetana. Giovanni della Rovere sicuramente in questo periodo fa costruire nuove mura, sempre più alte, ed è sicuramente di questo periodo la formazione delle scarpe , cioè di parti sottostanti delle mura che hanno la funzione di deviare i colpi di cannone, è l’era della polvere da sparo . Giovanni della Rovere, concede nel 1475 gli statuti ai castelli di Tomba ,Ripe, e Monterado e li raggruppa in un unico organismo amministrativo denominato il “Commissariato di Tomba,” con sede a Tomba, è quindi da presumere che il castello di tomba fosse il più grande dei tre nuclei abitati, infatti gli abitanti di Tomba nel 1591 sono 968 mentre quelli di Ripe sono 959 e quelli di Monterado 361. Francesco Maria I della Rovere, figlio del Duca Giovanni della Rovere, nato a Senigallia nel 1490, sarà adottato dallo zio materno Guidobaldo I da Montefeltro, che alla sua morte erediterà tutto il ducato di Urbino. Era il 1504 ed era terminata la grande dominazione del Valentino Cesare Borgia figlio di Alessandro VI, l’allora Sommo Pontefice era il grande Giulio II della Rovere. Il castello di Tomba si trova far parte del Ducato di Urbino. A parte qualche momentanea interruzione della Signoria da parte dei Medici, la Signoria Roveresca e destinata a continuare per molto tempo, tanto che Francesco Maria I concede il Commissariato di Tomba al suo luogotenente, il Conte Ambrogio Landreani nel 1530. La presenza dei Landreani al Castello di Tomba durerà fino al 1575. Nel 1558, Guidobaldo II della Rovere concede di inserire nello stemma dei Landreani a fianco alla torre “ l’area quercia Roveresca” Nasce in questo modo lo stemma attuale di Castel Colonna. Verso gli ultimi anni del Ducato dei Della Rovere, e precisamente il 2 aprile 1626 il pesarese Francesco Mingucci raccoglie in un volume, ora conservato alla biblioteca Vaticana , tutti i castelli del Ducato di Urbino. Tra gli altri ce anche un gradevole acquerello del castello di Tomba. Il 28 aprile 1631 muore a Casteldurate (Urbania) Franceco Maria II della Rovere, il ducato non ha eredi maschi, in quanto il figlio Federico Ubaldo, avuto da Livia della Rovere sua nipote è morto già in circostanze misteriose otto anni prima. Con lui finisce definitivamente il Ducato dei della Rovere. Tutto il territorio dei della Rovere torna sotto lo stato Pontificio.

4

Questo acquerello rappresenta la prima illustrazione di Castel Colonna, c’è chi ritiene sia molto inventata, ma da analisi fatte sul territorio e sui catasti gregoriani, risulta in molti punti molto attendibile, in primo piano è molto evidente un complesso monastico che dal grande abside e dalle proporzioni e dagli archetti che perimetrano la copertura, si può ritenere di stile romanico, ed è sicuramente l’attuale chiesa di SS Mauro e Marina. Sempre dall’acquerello del Mengucci salta evidente un’altra cosa che la chiesa dei SS Mauro e Martina è esterna al perimetro murario, ed è strano pensare che il disegnatore abbia fatto un errore così grossolano, viene da pensare che le mura del castello di Tomba fossero nella parte alta del castello, mentre quelle che noi vediamo nella parte a sud siano mura successive settecentesche nate non come mura di difesa, ma come mura di contenimento del terreno. Questa ipotesi purtroppo non si può provare, in quanto mancano documenti al riguardo, e comunque da tenere in forte considerazione anche per il fatto che sempre nello stesso acquerello è presente un grande arco, dove si vede benissimo che minaccia rovina e non presenta niente che faccia pensare all’arco della torre Malatestiana, mentre immediatamente a destra dell’ arco è presente un edificio con sovrastante campanile, molto sinile a quello che esisteva sulla torre malatestiana prima del restauro del 1958. In molti archi d’accesso al centro nel territorio circostante sono presenti campanili con la tipica campana civica, quella che ricordava le riunioni dei consigli comunali e suonava a distesa quando si avvistavano eserciti nemici avvertendo i lavoratori dei campi di rientrare nel centro a partecipare alla difesa del castello. Sulla base di queste supposizioni abbiamo cercato di ricostruire una ipotetica piantina di Castel Colonna del periodo seicentesco, siamo pienamente consapevoli della approssimazione di questo elaborato.

Acquerello del Mngucci (1626)

5

Planimetria ricostruita 1626

6

Torre Malatestiana con campanile

7

L’ottocento e’ contraddistinto dai catasti, tutti i Comuni dello Stato Pontificio si dotano di catasti, non sfugge certo il Comune di Tomba, non sappiano se quello allegato sia il catasto Gregoriano del 1815, in quanto all’archivio di stato di non e’ presente l’originale, ma una fotocopia, e’ comunque molto interessante, una piantina che reca sul bordo destro la firma di Spinelli Pietro e figlio e Marconi Pompeo ed e’ sicuramente un rilevamento della prima metà dell’ottocento. Dalla piantina emerge una prima caratteristica la presenza in sommità del centro storico di un isolato contrassegnato dalla lettera C e da una croce., quindi la presenza di una chiesa proprio alla sommità del centro storico con di fronte la piazza principale. Altra caratteristica e data dall’edificio contraddistinto dalla lettera E . Doveva essere un edificio di una certa importanza ed una consistenza notevole, aveva tra l’altro una grande grotta, ancora presente integrata nel condotto che taglia diagonalmente tutto il centro storico. Aveva sicuramente tre piani fuori terra e poteva essere il palazzo che ospitava una famiglia nobile, forse era qui che abitavano i Landriani commissari del Castello di Tomba dal 1530 al 1575. Sempre dal gregoriano abbiamo un altro edificio contraddistinto dalla lettera F e un edificio abbattuto e molto vicino alla torre Malatestiana che fa pensare avesse con essa quasi un unione. Se questa ipotesi fosse verificata la torre Malatestiana potrebbe aver avuto un cortile interno e non essere solo un unico torrione, come già accennato precedentemente. Un insieme di elementi di difesa della città, costituito da un arco di accesso, da un corpo di guardia rintracciabile nella particella 105 e forse dal’ abitazione del Capitano del Popolo. Una struttura articolata che permetteva il controllo di tutti quelli che entravano nel Castello. Sempre dal Gregoriano sono individuabili il municipio contrassegnato dalla lettera D e la chiesa dei SS Mauro e Marina contrassegnata dalle lettera A. Da tenere presente che e’ molto evidente che quest’ultima e’ totalmente staccata dalle mura quindi siamo di fronte alla precedente versione a sala senza le navate laterali che sono successive.

8

Planimetria ricostruita 1815

9

Il Catasto Gregoriano

10

E’ necessario a questo punto fare un po’ di chiarezza sulle chiese presenti sul territorio di Tomba, dalla pubblicazione della diocesi di Senigallia curata da Monsignor Mencucci al punto 17 di pagina 517 si parla di la chiesa intitolata a SS Mauro e Marina che precedentemente era dedicata al SS. Sacramento, e inoltre si dice che nel 1870 la chiesa parrocchiale situata fuori delle mura minacciava rovina e si incomincio ad usare la chiesa del Sacramento al centro del castello. Le due affermazioni sono in netta contraddizione, serve a questo punto un po’ di chiarezza. Sappiamo di certo che la chiesa del SS Sacramento era al centro del paese, ma dove era la chiesa dei SS Mauro e Marina ? A questa domanda ci risponde Monsignor Pietro Ridolfi Vescovo di Senigallia, questo illustre Prelato ci lascia un libro, conservato alla biblioteca Antoneliana di Senigallia, ancora manoscritto. In questo testo all’ultima pagina 121 verso sono elencate tutte le chiese presenti al Castello di Tomba, il testo che risale al 1596, descrive allegando anche dei disegni poco attendibili tutte le chiese presenti in questo Comune. La principale e parrocchiale era la chiesa di S Maria e San Mauro risalente forse ad un insediamento Benedettino, con un intervento di ristrutturazione del 1509 operato da Bernardino Romandi , di cui si conserva la scritta in una trave del tetto. Questa chiesa e’ sicuramente quella attuale che successivamente viene anche dedicata a Santa Marina. L’altra chiesa presente nel libro del Ridolfi e’ quella dell’Oratorio di San Giovanni, amministrato dalla Confraternita del SS. Sacramento, e la cosa più particolare che ci racconta il Ridolfi e’ quella che questa chiesa era “ in castrum ” vale a dire dentro il castello, questo viene a giustificare la nostra primitiva ipotesi che le mura a nord, di Castel Colonna sono da ritenersi mura Cittadine, mentre quelle a Sud sono mura di contenimento costruite dopo la seconda meta’ del 1600 o nel 1700. Ultima chiesa che compare lontana dal centro, sempre nel libro del Ridolfi e’ il Sacello della Beata Vergine, possiamo ipotizzare la presenza di questa chiesa nella zona dell’acquedotto, come compare dall’illustrazione del Mengucci sullo spigolo sinistro in alto.

11

Il catasto gregoriano viene continuamente aggiornato, uno degli aggiornamenti e del 1879 presente all’archivio di stato di Ancona, non esistono grandi differenze al precedente catasto, cambia la numerazione delle particelle e sparisce nella particella 921 una strozzatura dell’isolato, forse l’edificio che nel precedente catasto era definito dalla lettera F e sul quale avevamo formulato l’ipotesi di una parte del complesso dell’arco d’ingresso viene demolita e ricostruita con un nuovo edificio. Siamo già di fronte all’unificazione d’Italia da questo momento Tomba di Senigallia lascia gli antichi amici che storicamente la avevano legata ai Duci Urbinati per far parte della Provincia di Ancona, questo di fine secolo e’ un momento molto prolifero di idee e di innovazioni tecnologiche. Nel 1888 viene costruita la fontana pubblica addossata alle mura castellane in prossimità dell’ingresso della cosi detta grotta Malatestiana, viene allargato e rafforzato la rampa di accesso al paese, per le nuove esigenze di traffico. Nel 1908 viene costruito il primo acquedotto comunale, compaiono in questi periodi i primi bagni, sotto forma di superfetazione attaccate alle strutture esistenti delle abitazioni. Nel 1912 arriva l’energia elettrica, seguita’ nel 1915 il telefono . Il centro e’ in pieno fermento tanto che nel 1915 si rende necessaria una seconda entrata al paese a messo di una gradinata posizionata vicino ai giardinetti. Anche se gli eventi bellici infuriano non sembra diminuire la voglia di rinnovamento del piccolo centro, viene “restaurato” il palazzo comunale, e viene costruito all’interno dell’isolato del Comune, dove era il primitivo convento un teatrino, comincia anche a funzionare un ufficio postale Nel 1921 la volontà di rinnovamento tocca anche il nome storico che da Tomba di Senigallia viene sostituito con Castel Colonna. Nel 1925 a ricordo dei caduti della prima guerra mondiale viene innalzato il monumento in piazza Roma ,dove prima si trovava l’Oratorio di San Giovanni amministrato dalla Confraternita del SS. Sacramento. Della cerimonia di inaugurazione supponiamo siano le foto allegate. Nel 1928 le mura sono molto danneggiate e minacciano di crollare , certo le teorie del restauro non erano cosi evolute come ora comunque si scelgono dei contrafforti in mattoni pieni che modificano irrimediabilmente l’immagine delle antiche mura. Nel 1929 si costruisce il palazzo dell’E.C.A. alla sommità del centro storico, e’ un volume squadrato che mal si inserisce all’interno del centro storico di Castel Colonna. Sempre dalla storia del Bellini sappiamo che durante la costruzione venne rinvenuto un mattone con la data 1272, che viene attribuito a qualche fortificazione Malatestiana, forse invece datava le preesistente chiesa ,presente in quel luogo. Il 30 ottobre del 1930 alle ore 8,17 una tremenda scossa di terremoto distrugge quasi completamente Senigallia, sicuramente il sisma viene sicuramente sentito a Castel Colonna, anche se secondo il Bellini non si siano avuti danni di rilievo, avviene in questo periodo una cosa molto strana scompare totalmente il terso piano del grosso isolato posizionato a fianco dell’Edificio dell’E.C.A., presente invece nelle foto dell’inaugurazione del monumento ai caduti. Non sappiamo con sicurezza se sia stato il sisma o l’evento bellico della seconda guerra mondiale, certo e’ che il centro storico viene ad essere notevolmente trasformato.

12

L’aggiornamento del Gregoriano del1879

13

Planimetria ricostruita 1879

14

Nell’archivio comunale e conservata una planimetria catastale datata 1933. Essa presenta alcune modifiche dalla precedente. Non è più presente la chiesa di S. Giovanni, al suo posto c’è l’edificio E.C.A. e sparisce anche la già citata particella 921 che si trovava a fianco dell’attuale 91, e la storia di un ennesima distruzione per evitare quella strozzatura che si verificava tra le due piazze , piazza Roma e piazza Giacomo Leopardi. Durante il secondo conflitto mondiale, si presenta la necessità di avere un rifugio. Viene cosi scavata la grotta detta Malatestiana. Con la ricostruzione del dopoguerra inizia la perdita di interesse del Centro storico, si costruisce fuori dal centro storico, vedi villaggio U.N.R.R.A. è l’inizio di un processo tuttora in atto, nasce la periferia, con nuove soluzioni abitative, nuove forme, nuovi materiali che poco hanno a che fare con il fascino del faccia a vista, ma anche il centro storico non smette di subire violenze, nel 1950 viene abbattuto un tratto di mura a fianco della torre Malatestiana , per permettere alle automobili di raggiungere più agevolmente la piazza Giacomo Leopardi, poiché l’arco della torre risultava stretto e mal rispondeva alle nuove esigenze di traffico. Il piccone selvaggio non si ferma neanche nel 1956 quando si decide di costruire un piccolo giardino abbattendo però un intero isolato, sempre il piccone è protagonista del restauro della torre Malatestiana. Viene abbattuta il campanile e l’abitazione che era presente alla sommità della torre viene trasformata in un grande cubo in laterizio per l’alloggiamento dei meccanismi dell’orologio. Nel 1959 viene costruita una scala in ferro dietro il palazzo dell’ E.C.A., cosi il centro ottiene la terza entrata. Nel 1973 viene restaurato il palazzo comunale e forse di questo periodo la costruzione del porticato di discutibile gusto coloniale, mentre nel 1975 si rimette mano alla oramai perseguitata torre Malatestiana, sotto il piccone è questa volta il grande cubo dell’orologio costruito nel restauro di quindici anni prima.

15

Planimetria ricostruita 1933

16

Aggiornamento del 1933

17

I primi dati sulla popolazione del castello di Tomba risalgono al 1591 ,come già citato, erano presenti 968 anime e rispettivamente 491 maschi e 477 femmine. Il secondo dato dalla popolazione è del 1656, a quel tempo erano presenti 668 abitanti, forse una epidemia aveva decimato parecchie persone. In questo periodo non erano molto diffuse le case in campagna e i cittadini abitavano prevalentemente nella “ terra ” equivalente al centro storico. Attorno ad esso erano presenti delle piccole abitazioni, come si può vedere dall’acquerello del Mengucci. Erano prevalentemente a due livelli , con al piano terra, aperta sulla strada una stalla o una bottega artigiana o entrambe, al piano superiore una stanza fungeva da cucina con la presenza di un grande camino centrale Un’altra stanza aveva la funzione di unica camera da letto. Le case si univano a schiera formando i diversi isolati. L’acqua era garantita dai pozzi non esistevano servizi igienici , le strade spesso al centro presentavano una cunetta che aveva la funzione di fogna a cielo aperto. Forse la carenza di igiene era spesso motivo di pestilenze che decimavano la popolazione, Ma già, nel 1701 gli abitanti erano aumentati raggiungendo il numero di 951, aumentano anche nel 1708 , quando si contano la bellezza di 1227 anime. Pochi anni dopo, e precisamente nel 1736 la popolazione diminuisce, passando a 1070 anime. Dal 1769 si ritorna a 1158 abitanti, successivamente la crescita è costante, fino al 1936 in cui il Comune di Castel Colonna ha il massimo storico degli abitanti, ne conta 1598. Presto incominciano gli esodi verso le grandi città e i paesi esteri, questo fenomeno tocca anche il piccolo paese di Castel Colonna, i suoi abitanti incominciano di nuovo a diminuire fino al 1981, periodo in cui si contano (dati Istat) solo 865 abitanti meno di quanti ne erano presenti nel 1701, nel frattempo il paesaggio è notevolmente cambiato il centro storico, fulcro della attività dell’intero territorio si è svuotato, sono spariti interi isolati, alcune case sono state profondamente modificate, tanto da perdere il loro antico splendore. E’ nata la periferia con grossi contenitori squadrati in cemento armato che anno rotto irrimediabilmente quel rapporto tra ambiente urbano e paesaggio circostante. Arrivano per ultimi anche i laboratori artigianali che mal si integrano nel paesaggio acclivato delle colline marchigiane. Forse sono loro che riescono a invertire la tendenza allo spopolamento , infatti negli ultimi anni il Comune aumenta sensibilmente la popolazione raggiungendo nel 1999 ben 987 abitanti.

18

Ideogr amma del l a cr escita del l a popol azione di Cast el Col onna

1600 1598 1579 1550 1544 1500

1450 1438 1431 1400 1416 1382 1400 1345 1350

a

n n 1300 1315

o

l 1286 o 1236

C

l 1250 1234 1235 1257 e 1227 t 1223

s 1232

a 1200

C

i 1158

d 1150

e

n u 1100

m

o

C

1070

l

e 1050

n

e

t 1000 987

n e 969

d i 950 950 950

s

e

r 900

e

n

o

i z 850 865 a

l

o

p 800

o

P 750 700 668 650 600

6 1 8 6 9 2 2 7 9 3 4 3 1 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1

5 0 0 3 6 8 0 2 2 3 4 5 6 7 8 0 1 2 3 3 5 6 7 8 9

6 7 7 7 7 7 8 8 8 8 8 8 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1

0 0 0 0 0 0 0 0 0

0 5 0 5 0 5 0 5 0

6 6 7 7 8 8 9 9 0

1 1 1 1 1 1 1 1 2 Cir coscr izione al

19