PPCS Relazione Storico 14
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Pochi sono gli studi fin ora sviluppati sul centro storico di Castel Colonna e pochi e frammentari sono i documenti giunti fino a noi. Numerosissimi sono, invece, gli interventi che durante i tempi si sono susseguiti, molte sono inoltre le demolizioni e ricostruzioni che il centro ha subito perdendo poco alla volta, la sua fisionomia storica. E’ ampiamente condiviso il commento dello storico Fabio Bellini nel suo testo “ il castello di Vittoria Colonna” quando dice “ Per costruire il nuovo viene abbattuto il vecchio! E’ un destino comune a quasi tutti gli antichi centri abitati ed a cui è difficile sottrarsi, ma qui a Castel Colonna il trascorrere dei secoli ha veramente cancellato la storia.” Nulla si conosce della nascita del Comune con l’ormai perduto nome di Tomba di Senigallia. Non mancano le fantasiose e nobili origini dalla distruzione della città romana di Suasa, ma anche alla luce dei nuovi scavi in zona si e potuto constatare che l’antica Suasa Senanum, non finisce la propria esistenza nel 409 d.C. dopo l’invasione di Alarico Re dei Visigoti. Essa continua a vivere ancora per diversi secoli fino alla caduta del Impero Romano. E’ in questo periodo che si verifica il fenomeno delle città retratte, vale a dire città che si chiudono su se stesse, utilizzando alcuni edifici romani, vedi teatro di Marcello o piazza Navona a Roma. E’ del 946 d.C. , secondo Fabio Bellini nel suo testo “ il castello di Vittoria Colonna” il primo documento in cui compare il nome del Castello di Tomba, questa attribuzione viene fatta dalle Cronache del Ferrari in cui si legge “ Venuti i Saraceni sopra Senogaglia, quelli cittadini mandarono il Conte della Tomba a Jesi, a dimandare aiuto a quella comunitade….” Non ci sembra sufficiente, questa frase a giustificare l’esistenza del Castello di Tomba, anche perché il toponimo tomba era presente in molti altri Comuni quali ad esempio Tomba di Pesaro ed altre . E’ oramai riconosciuto da storici quali Alberto Polverari, Sergio Anselmi che per Tomba o ‘ ’ tumba” si intendesse una casa costruita in muratura sulla parte più alta del terreno, casa che ha fienili, magazzini, ripari per i mezzi agricoli cantine e stalle , in pratica quello che ora corrisponde ad una fattoria. La nascita di questo piccolo centro urbano è da ricercare nei bui secoli del Medioevo, la sua posizione , arroccata su un crinale ci fa pensare al famoso fenomeno dell’arroccamento, periodo in cui si abbandonano le città romane localizzate al centro delle vallate, per trasferirsi in località più sicure da incursioni barbare e da soldataglie allo sbando. E’ questo il periodo in cui nascono sulle colline marchigiane una grande quantità di piccoli centri, che pian piano si ingrandiscono e si circondano di possenti mura, che in un primo momento sono di contenimento, e di recinzione, ma ben presto divengono mura di fortificazione. Siamo intorno all’anno mille e questi piccoli centri entrano in collisione con i centri limitrofi, per spesso futili, ragioni di confini, il tutto viene risolto a botte e con l’incameramento del castello vicino che viene depredato e messo a ferro e fuoco. Avviene così una selezione naturale dei castelli. Restano solo i castelli più organizzati bellicamente . Una caratteristica quasi comune ai castelli di questa zona è che conservano il nome di stretta derivazione Longobarda, vedi per esempio Corinaldo, Corte di Rinaldo, Montalboddo, ora Ostra, Monte di Bodio, Monterado, monte di Rado., è un periodo non molto documentato, dove oltre la presenza di toponimi longobardi è anche presente la figura religiosa, tutta la valle del Cesano è organizzata con strutture ecclesiastiche che fanno capo all’eremo di Fonte Avellana. Questo è il periodo dei feudatari, che si contendono i castelli, determinando una fisionomia politica che cambia con molta rapidità in un quadro politico in continua evoluzione. 1 Nel XII secolo, la presa di coscienza da parte dei cittadini determina la necessità di autonomia, molti Comuni si ribellano contro i loro feudatari e rivendicavano le loro autonomie. Inizia l’epoca dei Comuni. Nel 1231, Federico di Svevia concede tutto il territorio di Urbino a Matteo e Buonconte da Montefeltro. Nasce così il Ducato d’Urbino. Nel 1304 Pandolfo Malatesta da Rimini, occupa Pesaro, Fano , Senigallia e Fossombrone compresi i loro distretti e territori, ma la dominazione Malatestiana è destinata a durare poco, nel 1307 Federico da Montefeltro, riconquista questi territori e li riconsegna alla Santa Sede. Il territorio di Castel Colonna passa quindi per la prima volta sotto il dominio del Ducato dei Montefeltro, che avrà un ruolo determinante sul futuro di Castel Colonna fino a metà del seicento. Il quadro politico non è ancora stabile, i castelli vengono in continuazione contesi dalle diverse Signorie , fino al punto che Papa Innocenzo VI , da Avignone, manda a mettere ordine in Italia il Cardinale Egidio Albornoz. Il Cardinale con metodi più o meno convincenti riesce a sottomettere anche le nostre zone e nomina Nello Paci capitano custode delle chiavi del Castello di Tomba. 2 Vittoria Colonna nasce nel 1401, a quindici anni e precisamente il 17 giugno 1416 è sposa a Carlo Malatesta , Signore di Pesaro e Fossombrone, l’anno seguente viene eletto Papa Ottone Colonna ,zio di Vittoria, guiderà le sorti dello stato della Chiesa fino al 1431 con il nome di Martino V. Nel 1430, Papa Martino V concede Senigallia e il suo territorio , compreso il castello di Tomba a Carlo Malatesta, Marito di Vittoria Colonna, inizia così lo stretto collegamento con Castel Colonna. Sappiamo sempre dal Bellini (o.c.) che il 3 novembre del 1457 Vittoria Colonna fa costruire, l’elemento più significativo , giunto sino a noi della cerchia muraria la torre Malatestiana, dentro il cui androne si conserva mutilata nel 1945 delle effigi dei Colonna e dei Malatesta, una lapide che ricorda l’evento. La torre Malatestiana subirà diversi restauri, che ne deturperanno l’aspetto originario tra cui gli ultimi del 1968 e del 1975. Con molta probabilità la torre faceva parte di un complesso più articolato di edifici che creavano una struttura difensiva più complessa e articolata, purtroppo anche in questo caso il piccone ci ha anticipato, ci resta solo il toponimo di una via a fornirci qualche indicazione, e precisamente via Castello. Con tutta probabilità il complesso comprendeva anche il copro di guardia, l’alloggio del Bargello (capitano del popolo), armerie ecc., non è da escludere che possa esserci stato un doppio arco con un cortile centrale per la difesa piombante. Si può azzardare l’ipotesi che le così dette grotte Malatestiane, e soprattutto la parte centrale di dette grotte possano far parte di una via di esodo, infatti un corridoio della grotta, e precisamente il ramo verso ovest va in direzione valle ed è esterno alla cerchia muraria. Purtroppo non esistono documenti o piante che provino quanto sopra ipotizzato, solo ulteriori studi o scavi potrebbero rispondere a questi quesiti. Nel 1458 Vittoria Colonna muore ed il castello di Tomba torna sotto il Vicariato di Mondavio, al tempo guidato da Sigismondo Malatesta, ma solo quattro anni dopo nel 1462 il 25 agosto Sigismondo Malatesta viene sconfitto nella battaglia del Cesano ( battaglia di Marotta) dalle truppe Pontifice, comandate da Federico da Montefeltro, suo più acerrimo nemico . Fedrico da Montefeltro, Duca di Urbino consegna le terre conquistate ai Malatesta al Papa, mettendo così fine alla Signoria Malatestiana nelle Marche. Ma il susseguirsi delle Signorie per il Comune di Tomba non è ancora finito, nel 1463 l’allora Papa Pio II concede il Comitato di Senigallia e il Vicariato di Mondavio a suo nipote Antonio D’Aragona De’ Piccolomini, ma il suo malgoverno dopo un anno fa insorgere i cittadini che lo scacciano definitivamente. Nel 1471 viene eletto al soglio pontificio il cardinale Francesco della Rovere, che assumerà il nome di Sisto IV. 3 E’ il 1474 quando Giovanni della Rovere ottiene da suo zio Papa Sisto IV l’investitura di Duca di Senigallia e il territorio del Vicariato di Mondavio, in cui è presente il castello di Tomba. Giovanni della Rovere passerà alla storia quale maggior esperto di cinte murarie e di fortificazioni, nel suo intento di fortificare il suo Vicariato si avvale dell’opera di menti geniali come Francesco di Giorgio Martini e di tanti altri architetti del tempo. E’ lui che fa costruire la Rocca di Mondavio, quella di Mondolfo e tante altre e fortifica inoltre tutti i sui castelli soprattutto quelli sul confine con la marca Anconetana. Giovanni della Rovere sicuramente in questo periodo fa costruire nuove mura, sempre più alte, ed è sicuramente di questo periodo la formazione delle scarpe , cioè di parti sottostanti delle mura che hanno la funzione di deviare i colpi di cannone, è l’era della polvere da sparo . Giovanni della Rovere, concede nel 1475 gli statuti ai castelli di Tomba ,Ripe, e Monterado e li raggruppa in un unico organismo amministrativo denominato il “Commissariato di Tomba,” con sede a Tomba, è quindi da presumere che il castello di tomba fosse il più grande dei tre nuclei abitati, infatti gli abitanti di Tomba nel 1591 sono 968 mentre quelli di Ripe sono 959 e quelli di Monterado 361. Francesco Maria I della Rovere, figlio del Duca Giovanni della Rovere, nato a Senigallia nel 1490, sarà adottato dallo zio materno Guidobaldo I da Montefeltro, che alla sua morte erediterà tutto il ducato di Urbino. Era il 1504 ed era terminata la grande dominazione del Valentino Cesare Borgia figlio di Alessandro VI, l’allora Sommo Pontefice era il grande Giulio II della Rovere. Il castello di Tomba si trova far parte del Ducato di Urbino. A parte qualche momentanea interruzione della Signoria da parte dei Medici, la Signoria Roveresca e destinata a continuare per molto tempo, tanto che Francesco Maria I concede il Commissariato di Tomba al suo luogotenente, il Conte Ambrogio Landreani nel 1530.