Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata
IL PROBLEMA DEGLI “SCAPPATI” DELLA SECONDA GUERRA DI MAFIA: IL RITORNO DEGLI INZERILLO
Il 29.12.2004, presso lo scalo aereo di Fiumicino, faceva rientro in Italia dagli Stati Uniti d’America INZERILLO Rosario, inteso “Sarino”, di Giuseppe e di DI MAGGIO Giuseppa, nato a Palermo il 14.10.1951, esponente storico della famiglia mafiosa degli INZERILLO, facente parte del gruppo dei c.d. “scappati” a seguito dei fatti di sangue accaduti in Palermo agli inizi degli anni ottanta.
Al momento dello sbarco, all’INZERILLO veniva notificato il Decreto n.65/03 emesso dal Tribunale di Palermo, in forza del quale veniva sottoposto all’obbligo di soggiorno nel territorio del Comune di Palermo con la prescrizione di non allontanarsi dalla sua dimora dalle ore 20.00 alle ore 07.00 .
Tale circostanza, apparentemente priva di rilievo, sarebbe stata destinata a creare enorme fibrillazione in seno all’organizzazione criminale “Cosa Nostra” siciliana, rischiando di divenire il “casus belli” di una nuova guerra di mafia.
INZERILLO Rosario è infatti fratello del più noto Salvatore, inteso “Totuccio”, nato a Palermo il 20.08.1944, “Capomandamento” del mandamento mafioso di Passo di Rigano – Boccadifalco, ucciso a Palermo in data 10.05.1981. L’omicidio, che seguiva di poco l’eliminazione di Stefano BONTADE, avvenuta il 23.04.1981, fu l’ atto secondo della guerra di mafia che condusse all’ascesa definitiva dei “Corleonesi” capeggiati da RIINA Salvatore.
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La medesima sorte di “Totuccio INZERILLO” sarebbe poi toccata ad altri due fratelli di “Sarino” INZERILLO: Santo, nato a Palermo il 13.04.1946, soppresso con il metodo della c.d. “lupara bianca” il 26 maggio del 1981, e Pietro, nato a Palermo il 07.12.1949, rinvenuto cadavere all’interno del vano portabagagli di un’auto a Philadelphia (U.S.A.) il 15.01.1982.
Altro fratello sfuggito alla rappresaglia corleonese è INZERILLO Francesco, inteso “Franco ù truttaturi”, nato a Palermo il 10.01.1956, rifugiatosi negli U.S.A. e rimasto a vivere sul territorio statunitense.
In data 30.10.1997, l’INZERILLO Francesco veniva espulso dagli Stati Uniti e rimpatriato in Italia, ove veniva tratto in arresto in esecuzione del “mandato di cattura” n.373/88 emesso dal Tribunale di Palermo per il reato di Associazione per delinquere di stampo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti.
Scarcerato, in data 04/04/1998 veniva sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale in forza al decreto 352/83 del 12/01/1984, emesso dal Tribunale di Palermo, per la durata di anni 3 .
Le attività di indagine svolte da quest’ufficio a carico degli esponenti di vertice di “Cosa Nostra” palermitana ed in particolare quelle svolte sui reggenti dei mandamenti mafiosi di “Passo di Rigano – Boccadifalco” , “Pagliarelli” e “San Lorenzo”, hanno consentito di documentare come sui fratelli INZERILLO “scappati” pendesse il divieto assoluto di permanenza sul territorio italiano, divieto sancito nel corso di una riunione della “Commissione” di “Cosa Nostra”, intercorsa alla fine
76 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata della seconda guerra di mafia, dopo che erano stati modificati gli assetti dell’organismo collegiale.
Per una più chiara disamina della vicenda che verrà di seguito esposta, si riportano due tabelle nelle quali sono indicati gli assetti della “Commissione” di “Cosa Nostra”.
La prima tabella, tratta dalla sentenza di primo grado del c.d. “Maxi processo”, riporta la composizione precedente alla seconda “guerra di mafia”, tenuto presente però che nel 1978, BADALAMENTI Gaetano, capo della "Commissione Provinciale", veniva espulso da "Cosa Nostra" ed al suo posto veniva nominato GRECO Michele:
Carica Cognome Nome Famiglia mafiosa Capo Commissione GRECO Michele Ciaculli Capo Mandamento GRECO Giuseppe Ciaculli Capo Mandamento BRUSCA Bernardo San Giuseppe Jato Capo Mandamento BONTATE Stefano S. Maria di Gesù Capo Mandamento INZERILLO Salvatore Passo di Rigano Capo Mandamento SCAGLIONE Salvatore Noce Capo Mandamento CALO’ Giuseppe Porta Nuova Capo Mandamento RICCOBONO Rosario Partanna – Mondello Capo Mandamento MADONIA Francesco Resuttana Capo Mandamento GERACI Antonino Partitico Capo Mandamento PIZZUTO Calogero Castronovo di Sicilia Capo Mandamento RIINA Salvatore Corleone Capo Mandamento MOTISI (*) Ignazio Pagliarelli Capo Mandamento SCADUTO Giovanni Bagheria
Giova evidenziare che MOTISI Ignazio, Capo Mandamento di Pagliarelli, occupava il posto che sarebbe spettato a ROTOLO Antonino, il quale aveva sostituito come “rappresentante” il defunto MOTISI Lorenzo. A tale nomina, tuttavia, si era opposto Stefano BONTADE, adducendo che il ROTOLO era troppo giovane e troppo vicino a Pippo CALO’.
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Scorrendo le pagine della sentenza di appello del processo “Borsellino ter”, si evince che nel 1982, dopo la “guerra di mafia” la "Commissione Provinciale" assumeva la seguente composizione:
Carica Cognome Nome Famiglia mafiosa Capo Commissione GRECO Michele Ciaculli Capo Mandamento GRECO Giuseppe Ciaculli Capo Mandamento RIINA Salvatore Corleone Capo Mandamento BRUSCA Bernardo San Giuseppe Jato Capo Mandamento CALO’ Giuseppe Porta Nuova Capo Mandamento MADONIA Francesco Resuttana Capo Mandamento GANCI Raffaele Noce Capo Mandamento PULLARA’ Ignazio Santa Maria di Gesù LO IACONO Pietro Capo Mandamento MOTISI Matteo Pagliarelli Capo Mandamento GAMBINO Giacomo G.ppe San Lorenzo Capo Mandamento MONTALTO Salvatore Villabate Capo Mandamento GERACI Antonino Partinico Capo Mandamento BUSCEMI Salvatore Passo di rigano Capo Mandamento INTILE Francesco Caccamo Capo Mandamento FARINELLA Giuseppe S. Mauro Castelverde Capo Mandamento CAMMARATA Gabriele Misilmeri
Le attività di indagine condotte da quest’Ufficio, composte per la maggior parte di intercettazioni di conversazioni tra presenti, riprese video, servizi di osservazione sul territorio, “fotografavano” il diverso atteggiamento assunto dagli esponenti di vertice di “Cosa Nostra” sul rientro degli INZERILLO sul territorio italiano, atteggiamento che, come si avrà modo di vedere, variava in relazione alla diversa posizione di INZERILLO Francesco, “Franco ù truttaturi”, e quella di INZERILLO Rosario, “Sarino”.
Per quanto attiene alla posizione di “Franco ù truttaturi”, l’analisi delle intercettazioni rivela che la sua presenza veniva tollerata in quanto imposta dapprima da un provvedimento coattivo di espulsione dal suolo americano, al quale era seguita la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale in forza al decreto 352/83 del 12/01/1984, emesso dal Tribunale di Palermo, per la durata di anni tre.
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I vertici di cosa nostra avevano concesso all’INZERILLO , in deroga alla decisione della Commissione, un tempo di permanenza sul territorio italiano pari a quello necessario per l’espiazione della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale. La sua presenza in realtà è stata poi tollerata anche in epoca successiva all’espiazione della misura. Più complessa, invero, è la posizione di “Sarino” INZERILLO, il cui rientro in Italia era stato preceduto da una intensa fase di trattative aventi come protagonisti, tra gli altri, i latitanti PROVENZANO Bernardo e LO PICCOLO Salvatore e il “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, MARCIANO’ Vincenzo, “competente per territorio” ad esprimere un parere sul possibile rientro dell’INZERILLO. Sul possibile rientro del “Sarino”, tuttavia, si registravano tre distinti atteggiamenti tra gli esponenti di “Cosa Nostra”, i quali hanno dato vita a schieramenti trasversali alle famiglie ed agli stessi mandamenti mafiosi, che possono essere riassunti come segue:
Fautori del rientro in Italia:
MANNINO Alessandro, “uomo d’onore” della famiglia di Boccadifalco; PASTOIA Francesco, “Capomandamento di Misilmeri – Belmonte Mezzagno”, MANDALA’ Nicola, “capofamiglia” di Villabate; BRUSCA Vincenzo, capofamiglia di Torretta; DI MAGGIO Lorenzo, “Lorenzino”, uomo d’onore della famiglia di Torretta; CARUSO Calogero, “ ‘U MERENDINO “, reggente della famiglia mafiosa di Torretta nei periodi di assenza del BRUSCA; LO PICCOLO Salvatore, “capofamiglia” di Tommaso Natale, già reggente del mandamento di San Lorenzo fino alla scarcerazione di CINA’ Antonino.
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Possibilisti sul rientro in Italia:
PROVENZANO Bernardo, “Capo” di “Cosa Nostra” siciliana; MARCIANO’ Vincenzo, “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”; BRUSCA Giuseppe, “Pinuzzu”, “consigliere” della famiglia di Boccadifalco; SANSONE Gaetano, “capofamiglia” di Uditore; BONURA Francesco, “sottocapo” della famiglia di Uditore, questi ultimi due divenuti poi contrari;
Contrari al rientro in Italia:
ROTOLO Antonino, “Capomandamento” di Pagliarelli; CINA’ Antonino, “Capomandamento” di San Lorenzo; SANSONE Giuseppe, “Pinuzzu ù Gettone”, “uomo d’onore” della famiglia di Uditore; MANNINO Calogero, “uomo d’onore” della famiglia di “Uditore”.
Completata tale breve introduzione, si procederà all’esposizione delle risultanze investigative emerse sulla vicenda, avendo cura di procedere seguendo un ordine cronologico che consenta di coglierne le evoluzioni.
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Alle ore 09.43 del 11.01.2005, e pertanto a meno di due settimane dal rientro in Italia di “Sarino” INZERILLO, all’interno di una stanza adiacente all’ufficio della “Immobiliare Raffaello”, ditta di pertinenza di BONURA Francesco, sottoposta a sorveglianza elettronica, veniva intercettata la prima importante conversazione sulla vicenda.
BONURA Francesco, inteso “Franco”, di Vincenzo e di TORRETTA Giuseppa, nato a Palermo il 27.03.1942, “sottocapo” della famiglia mafiosa di Uditore, è esponente che gode di grande prestigio in seno all’organizzazione criminale “Cosa Nostra”, sia in virtù della grande capacità di infiltrazione nel settore degli appalti che di una genealogia mafiosa di tutto rispetto, sia ascritta che acquisita1.
Il sistema di riprese video installato nei pressi della ditta del BONURA documentava l’ingresso e l’uscita in momenti diversi ma assolutamente prossimi all’inizio ed alla fine dell’intercettazione, di MANNINO Calogero, di Rosario e di GAMBINO Vincenza, nato a Palermo il 18.04.1940, “uomo d’onore” della famiglia di Uditore, immune da pregiudizi penali, e di MARCIANO’ Vincenzo, di Gabriele e di PELLERITO Giovanna, nato a Palermo il 02.01.1945, fratello del più noto MARCIANO’ Giovanni (cfr. all.to ZERO).
1 Figlio di BONURA Vincenzo, inteso “ù cianeddu”, “uomo d’onore” della famiglia di Uditore, nipote per parte materna dello storico “Capofamiglia” di Uditore TORRETTA Pietro, “ù zù Pitrinu”, nato a Palermo il 14.11.1912, Francesco BONURA è altresì cognato di BUSCEMI Salvatore, “Totuccio”, nato a Palermo il 28.05.1938, “Capomandamento” di “Passo di Rigano Boccadifalco” e componente della “Commissione Provinciale” di “Cosa Nostra” dal 1982 fino alla data del suo arresto.
A riferire in merito all’appartenenza a “Cosa Nostra” di BONURA Francesco sono i collaboratori di giustizia ANZELMO Francesco Paolo, BRUSCA Giovanni, BUSCETTA Tommaso, CALDERONE Antonino, CANCEMI Salvatore, CONTORNO Salvatore, CUCUZZA Salvatore, DAVI’ Francesco, DRAGO Giovanni, GUGLIELMINI Giuseppe, MARCHESE Giuseppe, MARINO MANNOIA Francesco, MUTOLO Gaspare, ONORATO Francesco, SCRIMA Francesco e SIINO Angelo, c.d. “ministro dei lavori pubblici” di “Cosa Nostra”, quest’ultimo definito dal BONURA “Angelo SUINO” nel corso delle intercettazioni ambientali effettuate da questo ufficio.
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Le attività di indagine hanno consentito di documentare incontrovertibilmente che MARCIANO’ Vincenzo, durante tutto l’arco di durata delle intercettazioni presso l’appartamento di Via Catania e fino al mese di settembre del 2005 rivestiva la carica di “Capomandamento” del mandamento mafioso di “Passo di Rigano – Boccadifalco”.
Relativamente alle intercettazioni effettuate nei locali nella disponibilità del BONURA, va innanzitutto riferito che questi, per incontrare i suoi consociati mafiosi, adottava le seguenti precauzioni: