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IL PROBLEMA DEGLI “SCAPPATI” DELLA SECONDA GUERRA DI MAFIA: IL RITORNO DEGLI INZERILLO

Il 29.12.2004, presso lo scalo aereo di Fiumicino, faceva rientro in Italia dagli Stati Uniti d’America INZERILLO Rosario, inteso “Sarino”, di Giuseppe e di DI MAGGIO Giuseppa, nato a Palermo il 14.10.1951, esponente storico della famiglia mafiosa degli INZERILLO, facente parte del gruppo dei c.d. “scappati” a seguito dei fatti di sangue accaduti in Palermo agli inizi degli anni ottanta.

Al momento dello sbarco, all’INZERILLO veniva notificato il Decreto n.65/03 emesso dal Tribunale di Palermo, in forza del quale veniva sottoposto all’obbligo di soggiorno nel territorio del Comune di Palermo con la prescrizione di non allontanarsi dalla sua dimora dalle ore 20.00 alle ore 07.00 .

Tale circostanza, apparentemente priva di rilievo, sarebbe stata destinata a creare enorme fibrillazione in seno all’organizzazione criminale “Cosa Nostra” siciliana, rischiando di divenire il “casus belli” di una nuova guerra di mafia.

INZERILLO Rosario è infatti fratello del più noto Salvatore, inteso “Totuccio”, nato a Palermo il 20.08.1944, “Capomandamento” del mandamento mafioso di Passo di Rigano – Boccadifalco, ucciso a Palermo in data 10.05.1981. L’omicidio, che seguiva di poco l’eliminazione di , avvenuta il 23.04.1981, fu l’ atto secondo della guerra di mafia che condusse all’ascesa definitiva dei “Corleonesi” capeggiati da RIINA Salvatore.

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La medesima sorte di “Totuccio INZERILLO” sarebbe poi toccata ad altri due fratelli di “Sarino” INZERILLO: Santo, nato a Palermo il 13.04.1946, soppresso con il metodo della c.d. “lupara bianca” il 26 maggio del 1981, e Pietro, nato a Palermo il 07.12.1949, rinvenuto cadavere all’interno del vano portabagagli di un’auto a Philadelphia (U.S.A.) il 15.01.1982.

Altro fratello sfuggito alla rappresaglia corleonese è INZERILLO Francesco, inteso “Franco ù truttaturi”, nato a Palermo il 10.01.1956, rifugiatosi negli U.S.A. e rimasto a vivere sul territorio statunitense.

In data 30.10.1997, l’INZERILLO Francesco veniva espulso dagli Stati Uniti e rimpatriato in Italia, ove veniva tratto in arresto in esecuzione del “mandato di cattura” n.373/88 emesso dal Tribunale di Palermo per il reato di Associazione per delinquere di stampo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti.

Scarcerato, in data 04/04/1998 veniva sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale in forza al decreto 352/83 del 12/01/1984, emesso dal Tribunale di Palermo, per la durata di anni 3 .

Le attività di indagine svolte da quest’ufficio a carico degli esponenti di vertice di “Cosa Nostra” palermitana ed in particolare quelle svolte sui reggenti dei mandamenti mafiosi di “Passo di Rigano – Boccadifalco” , “Pagliarelli” e “San Lorenzo”, hanno consentito di documentare come sui fratelli INZERILLO “scappati” pendesse il divieto assoluto di permanenza sul territorio italiano, divieto sancito nel corso di una riunione della “Commissione” di “Cosa Nostra”, intercorsa alla fine

76 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata della seconda guerra di mafia, dopo che erano stati modificati gli assetti dell’organismo collegiale.

Per una più chiara disamina della vicenda che verrà di seguito esposta, si riportano due tabelle nelle quali sono indicati gli assetti della “Commissione” di “Cosa Nostra”.

La prima tabella, tratta dalla sentenza di primo grado del c.d. “Maxi processo”, riporta la composizione precedente alla seconda “guerra di mafia”, tenuto presente però che nel 1978, BADALAMENTI Gaetano, capo della "Commissione Provinciale", veniva espulso da "Cosa Nostra" ed al suo posto veniva nominato GRECO Michele:

Carica Cognome Nome Famiglia mafiosa Capo Commissione GRECO Michele Ciaculli Capo Mandamento GRECO Giuseppe Ciaculli Capo Mandamento BRUSCA Bernardo San Giuseppe Jato Capo Mandamento BONTATE Stefano S. Maria di Gesù Capo Mandamento INZERILLO Salvatore Passo di Rigano Capo Mandamento SCAGLIONE Salvatore Noce Capo Mandamento CALO’ Giuseppe Porta Nuova Capo Mandamento RICCOBONO Rosario Partanna – Mondello Capo Mandamento MADONIA Francesco Resuttana Capo Mandamento GERACI Antonino Partitico Capo Mandamento PIZZUTO Calogero Castronovo di Sicilia Capo Mandamento RIINA Salvatore Capo Mandamento MOTISI (*) Ignazio Pagliarelli Capo Mandamento SCADUTO Giovanni

Giova evidenziare che MOTISI Ignazio, Capo Mandamento di Pagliarelli, occupava il posto che sarebbe spettato a ROTOLO Antonino, il quale aveva sostituito come “rappresentante” il defunto MOTISI Lorenzo. A tale nomina, tuttavia, si era opposto Stefano BONTADE, adducendo che il ROTOLO era troppo giovane e troppo vicino a Pippo CALO’.

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Scorrendo le pagine della sentenza di appello del processo “Borsellino ter”, si evince che nel 1982, dopo la “guerra di mafia” la "Commissione Provinciale" assumeva la seguente composizione:

Carica Cognome Nome Famiglia mafiosa Capo Commissione GRECO Michele Ciaculli Capo Mandamento GRECO Giuseppe Ciaculli Capo Mandamento RIINA Salvatore Corleone Capo Mandamento BRUSCA Bernardo San Giuseppe Jato Capo Mandamento CALO’ Giuseppe Porta Nuova Capo Mandamento MADONIA Francesco Resuttana Capo Mandamento GANCI Raffaele Noce Capo Mandamento PULLARA’ Ignazio Santa Maria di Gesù LO IACONO Pietro Capo Mandamento MOTISI Matteo Pagliarelli Capo Mandamento GAMBINO Giacomo G.ppe San Lorenzo Capo Mandamento MONTALTO Salvatore Villabate Capo Mandamento GERACI Antonino Partinico Capo Mandamento BUSCEMI Salvatore Passo di rigano Capo Mandamento INTILE Francesco Capo Mandamento FARINELLA Giuseppe S. Mauro Castelverde Capo Mandamento CAMMARATA Gabriele

Le attività di indagine condotte da quest’Ufficio, composte per la maggior parte di intercettazioni di conversazioni tra presenti, riprese video, servizi di osservazione sul territorio, “fotografavano” il diverso atteggiamento assunto dagli esponenti di vertice di “Cosa Nostra” sul rientro degli INZERILLO sul territorio italiano, atteggiamento che, come si avrà modo di vedere, variava in relazione alla diversa posizione di INZERILLO Francesco, “Franco ù truttaturi”, e quella di INZERILLO Rosario, “Sarino”.

Per quanto attiene alla posizione di “Franco ù truttaturi”, l’analisi delle intercettazioni rivela che la sua presenza veniva tollerata in quanto imposta dapprima da un provvedimento coattivo di espulsione dal suolo americano, al quale era seguita la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale in forza al decreto 352/83 del 12/01/1984, emesso dal Tribunale di Palermo, per la durata di anni tre.

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I vertici di cosa nostra avevano concesso all’INZERILLO , in deroga alla decisione della Commissione, un tempo di permanenza sul territorio italiano pari a quello necessario per l’espiazione della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale. La sua presenza in realtà è stata poi tollerata anche in epoca successiva all’espiazione della misura. Più complessa, invero, è la posizione di “Sarino” INZERILLO, il cui rientro in Italia era stato preceduto da una intensa fase di trattative aventi come protagonisti, tra gli altri, i latitanti PROVENZANO Bernardo e LO PICCOLO Salvatore e il “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, MARCIANO’ Vincenzo, “competente per territorio” ad esprimere un parere sul possibile rientro dell’INZERILLO. Sul possibile rientro del “Sarino”, tuttavia, si registravano tre distinti atteggiamenti tra gli esponenti di “Cosa Nostra”, i quali hanno dato vita a schieramenti trasversali alle famiglie ed agli stessi mandamenti mafiosi, che possono essere riassunti come segue:

Fautori del rientro in Italia:

MANNINO Alessandro, “uomo d’onore” della famiglia di Boccadifalco; PASTOIA Francesco, “Capomandamento di Misilmeri – ”, MANDALA’ Nicola, “capofamiglia” di Villabate; BRUSCA Vincenzo, capofamiglia di Torretta; DI MAGGIO Lorenzo, “Lorenzino”, uomo d’onore della famiglia di Torretta; CARUSO Calogero, “ ‘U MERENDINO “, reggente della famiglia mafiosa di Torretta nei periodi di assenza del BRUSCA; LO PICCOLO Salvatore, “capofamiglia” di Tommaso Natale, già reggente del mandamento di San Lorenzo fino alla scarcerazione di CINA’ Antonino.

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Possibilisti sul rientro in Italia:

PROVENZANO Bernardo, “Capo” di “Cosa Nostra” siciliana; MARCIANO’ Vincenzo, “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”; BRUSCA Giuseppe, “Pinuzzu”, “” della famiglia di Boccadifalco; SANSONE Gaetano, “capofamiglia” di Uditore; BONURA Francesco, “sottocapo” della famiglia di Uditore, questi ultimi due divenuti poi contrari;

Contrari al rientro in Italia:

ROTOLO Antonino, “Capomandamento” di Pagliarelli; CINA’ Antonino, “Capomandamento” di San Lorenzo; SANSONE Giuseppe, “Pinuzzu ù Gettone”, “uomo d’onore” della famiglia di Uditore; MANNINO Calogero, “uomo d’onore” della famiglia di “Uditore”.

Completata tale breve introduzione, si procederà all’esposizione delle risultanze investigative emerse sulla vicenda, avendo cura di procedere seguendo un ordine cronologico che consenta di coglierne le evoluzioni.

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Alle ore 09.43 del 11.01.2005, e pertanto a meno di due settimane dal rientro in Italia di “Sarino” INZERILLO, all’interno di una stanza adiacente all’ufficio della “Immobiliare Raffaello”, ditta di pertinenza di BONURA Francesco, sottoposta a sorveglianza elettronica, veniva intercettata la prima importante conversazione sulla vicenda.

BONURA Francesco, inteso “Franco”, di Vincenzo e di TORRETTA Giuseppa, nato a Palermo il 27.03.1942, “sottocapo” della famiglia mafiosa di Uditore, è esponente che gode di grande prestigio in seno all’organizzazione criminale “Cosa Nostra”, sia in virtù della grande capacità di infiltrazione nel settore degli appalti che di una genealogia mafiosa di tutto rispetto, sia ascritta che acquisita1.

Il sistema di riprese video installato nei pressi della ditta del BONURA documentava l’ingresso e l’uscita in momenti diversi ma assolutamente prossimi all’inizio ed alla fine dell’intercettazione, di MANNINO Calogero, di Rosario e di GAMBINO Vincenza, nato a Palermo il 18.04.1940, “uomo d’onore” della famiglia di Uditore, immune da pregiudizi penali, e di MARCIANO’ Vincenzo, di Gabriele e di PELLERITO Giovanna, nato a Palermo il 02.01.1945, fratello del più noto MARCIANO’ Giovanni (cfr. all.to ZERO).

1 Figlio di BONURA Vincenzo, inteso “ù cianeddu”, “uomo d’onore” della famiglia di Uditore, nipote per parte materna dello storico “Capofamiglia” di Uditore TORRETTA Pietro, “ù zù Pitrinu”, nato a Palermo il 14.11.1912, Francesco BONURA è altresì cognato di BUSCEMI Salvatore, “Totuccio”, nato a Palermo il 28.05.1938, “Capomandamento” di “Passo di Rigano Boccadifalco” e componente della “Commissione Provinciale” di “Cosa Nostra” dal 1982 fino alla data del suo arresto.

A riferire in merito all’appartenenza a “Cosa Nostra” di BONURA Francesco sono i collaboratori di giustizia ANZELMO Francesco Paolo, BRUSCA Giovanni, BUSCETTA Tommaso, CALDERONE Antonino, CANCEMI Salvatore, CONTORNO Salvatore, CUCUZZA Salvatore, DAVI’ Francesco, DRAGO Giovanni, GUGLIELMINI Giuseppe, MARCHESE Giuseppe, MARINO MANNOIA Francesco, MUTOLO Gaspare, ONORATO Francesco, SCRIMA Francesco e SIINO Angelo, c.d. “ministro dei lavori pubblici” di “Cosa Nostra”, quest’ultimo definito dal BONURA “Angelo SUINO” nel corso delle intercettazioni ambientali effettuate da questo ufficio.

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Le attività di indagine hanno consentito di documentare incontrovertibilmente che MARCIANO’ Vincenzo, durante tutto l’arco di durata delle intercettazioni presso l’appartamento di Via Catania e fino al mese di settembre del 2005 rivestiva la carica di “Capomandamento” del mandamento mafioso di “Passo di Rigano – Boccadifalco”.

Relativamente alle intercettazioni effettuate nei locali nella disponibilità del BONURA, va innanzitutto riferito che questi, per incontrare i suoi consociati mafiosi, adottava le seguenti precauzioni:

nessun contatto telefonico preliminare; filtro rigidissimo dei soggetti da incontrare; appuntamenti concordati nel corso degli incontri precedenti; utilizzo di un idoneo locale adiacente ma separato dalla sede degli uffici dell’immobiliare “Raffaello”; divieto assoluto di condurre apparecchi telefonici cellulari all’interno del predetto locale; ingresso e uscita separata e distanziata da un intervallo di dieci, quindici minuti dei soggetti incontrati;

La comparazione delle immagini registrate dal sistema di video riprese con gli elementi contenuti nella conversazione intercettata, permetteva di individuare senza dubbio alcuno gli interlocutori in BONURA Francesco, MARCIANO’ Vincenzo e MANNINO Calogero:

Si riportano di seguito i passi della trascrizione dell’intercettazione ritenuti maggiormente significativi (cfr. all.to 1):

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Conversazione del 11.01.2005 ore 09.43

INTERLOCUTORI: BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”;

BONURA: (…) Per quanto riguarda questo discorso … per quanto riguarda questo… MANNINO: E’ venuto l’americano! MARCIANO': Ci stavamo arrivando … BONURA: L’americano sarebbe… MARCIANO’: Sarino MANNINO: Sarino BONURA: … “tutto a posto?” MANNINO: (incomprensibile) di fermare qua … MARCIANO': Tutto a posto… ufficiosamente, ma ufficialmente no !! BONURA: Perché che novità ci sono in questo …? MARCIANO': Novità che c’è un poco dico per dire di confusione !! Ma confusione perché, perché giustamente non c’è una velocità … perché le poste italiane camminano in ritardo… Nicola… (tossisce) ultimamente quando noi ci siamo visti con Nicola BONURA: Villabate ? Mi dai un po’ d’acqua? MARCIANO': “Veda che… Enzo, dice, mi hanno detto…” BONURA: … di avere pazienza !! Non c’è stata … e com’è che questo è venuto ? MANNINO: Quella fredda? BONURA: No ! MARCIANO': Ci fu il precedente della discussione non è che non ci fu!! Il precedente della discussione ci fu se ti ricordi… BONURA: Andiamo avanti, vediamo se… impegniamoci in una maniera!! MARCIANO': Il discorso parte per interessamento di quello … BONURA: E quello gli ha detto “va bene!” … MARCIANO': E quello si è messo in contatto con … con “BINU” !! BONURA: Se non parte col primo, parte con il secondo ! MARCIANO': Con “BINU” !!? Allora la sai la discussione! BONURA: Certo che lo so, io ti ho detto: riepiloghiamo un poco … MARCIANO': Certo !! BONURA: Ma come la sai ? Ne abbiamo parlato tutti e due, con chi ne ho parlato io ?! MARCIANO': Dico ! Quello gli dice a Nicola, parla con quello e vedi che … com’è la discussione!! E ci sono questi contrasti che noi sappiamo, no questi, ci sono stati gli altri !! Le barzellette, il romanzo a puntate, io lo chiamo il romanzo a puntate, poi ci fu la perquisizione, non si ci è potuti andare…

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(incomprensibile)… in questa fase mi fa, dice: “mi ha detto che…” che forse gliel’ha detto lui, forse gliel ’ha detto forse… ù minzagnotu, Ciccio BONURA: Il parente tuo diciamo … MARCIANO': Il parente del parente … nel frattempo i contatti con quello (incomprensibile) … ce li ha tenuti il COSIMO ! BONURA: Il VERNENGO MARCIANO': Nel frattempo il VERNENGO … e quello è rimasto… in ritardo... BONURA: Non lo so ! MARCIANO': Questa è tutta una supposizione che faccio io !! BONURA: Ma io so che quello ha mandato a dire “va bene!” Ha mandato il biglietto … MARCIANO': Il biglietto lo ha mandato quello ? BONURA: E chi ? MARCIANO': Per qua ! Che poi avrebbe dovuto mandare il biglietto, lui per quello!! E a me la notizia mi dovrebbe arrivare da quello! Da quello a me non mi è arrivata … BONURA: Dice che c’era “u pizzinu” ?? Mandato da LO PICCOLO … MARCIANO': … “u pizzinu” per quello !! BONURA: Per il LO PICCOLO ! MARCIANO': No per me ! Di Binnu… BONURA: Nino ci manda il biglietto … Nino l’ha ricevuto questo biglietto … perchè dice “questo non lo sapevo!” … MARCIANO': Quando lui ha ricevuto questo pezzo di carta questo ci fa a Sandrino… “tutto okay” … BONURA: Chi glielo fa ? Nicola ! MARCIANO': Nicola !? E gli dice di avvisare a me … ma io ufficialmente non ho niente … BONURA: Ma a te c’è chi ti ha avvisato, Sandrino?! È giusto ?! MARCIANO': Si, d’accordo ! BONURA: Allora, vallo a prendere per ora, vai a vedere …

Fin dalle prime battute appariva evidente che “l’americano”, “Sarino”, cui si faceva riferimento nella conversazione era l’INZERILLO Rosario rientrato in Italia il 29 dicembre 2004.

Il rientro dell’INZERILLO era quindi stato preceduto da una intensa fase di trattative preliminari che aveva interessato i massimi vertici di “Cosa Nostra”, chiamati a decidere se “autorizzare” il ritorno di INZERILLO Rosario.

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Non avendo avuto comunicazione dell’avvenuta autorizzazione attraverso le vie “ufficiali”, MARCIANO’ e BONURA ricostruivano quanto potesse essere accaduto, indicando in una perquisizione la possibile causa del ritardo nell’arrivo della corrispondenza con PROVENZANO Bernardo, “Bino”, dal quale sarebbe dovuta giungere la comunicazione “ufficiale” al MARCIANO’, nella sua veste di “Capomandamento” di “Passo di Rigano- Boccadifalco”, del quale INZERILLO Rosario faceva parte prima della sua fuga negli U.S.A. MARCIANO’ raccontava al BONURA che nel corso dell’ultimo incontro avuto con “Nicola”, al cui nome veniva associata l’indicazione “Villabate”, questi gli aveva riferito che, in merito alla vicenda, gli era stato detto di “avere pazienza”. Egli ipotizzava che la persona che aveva detto questo al “Nicola” potesse essere “Ciccio ù minzagnotu”, e pertanto un soggetto di nome Francesco a cui veniva associato il paese di Belmonte Mezzagno, il quale aveva un legame di parentela indiretto con il MARCIANO’ : “il parente del parente”..

Tali indicazioni consentivano di identificare il “Nicola” di “Villabate” per MANDALA’ Nicola, di Antonino, nato a Bologna il 08.03.1968, promotore ed organizzatore di tutte le illecite attività facenti capo alla famiglia mafiosa di Villabate, e “Ciccio ù Minzagnotu” per PASTOIA Francesco, nato a Belmonte Mezzagno (PA) il 28 luglio 1943, entrambi sottoposti a fermo del P.M. il successivo 25 gennaio 2005, oltre che per il concorso nell’omicidio di GERACI Salvatore , anche per il reato di cui all’art. 416 bis, comma secondo, c.p., avendo assunto un ruolo direttivo ed avendo esercitato le corrispondenti funzioni in seno all’associazione mafiosa “Cosa Nostra”.

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Scorrendo le motivazioni del provvedimento, si rileva che “PASTOIA Francesco si è evidenziato non soltanto come soggetto che da sempre esercita una grande influenza mafiosa sulle vicende interne al mandamento di Misilmeri e sulla zona di Belmonte Mezzagno in particolare, ma si è soprattutto rivelato come un importantissimo punto di riferimento mafioso, addirittura sovraordinato rispetto alle famiglie (ed ai rispettivi capi) operanti in una vasta area territoriale, da Belmonte Mezzagno fino a Bagheria, da Villabate e Misilmeri fino a parti significative della stessa città di Palermo, in grado, per un verso, di dirimere questioni, impartire disposizioni ed imporre decisioni, per altro verso, di interloquire direttamente e personalmente con il PROVENZANO, per conto del quale - da sempre – si è assunto il delicato e vitale compito di presiedere alla gestione del complesso sistema di “comunicazioni riservate” attraverso il quale il capomafia latitante ha continuato a dirigere nel tempo l’organizzazione Cosa Nostra”.

Alla luce di tali indicazioni, appariva evidente che il MANDALA’ costituiva per il Capomandamento di Boccadifalco un anello della catena di comunicazioni riservate del PROVENZANO, e che in tale veste aveva svolto un ruolo centrale nella vicenda.

Era stato lui, infatti, a comunicare che era “tutto ok” a tale “Sandrino”, il quale aveva informato in via “ufficiosa” il MARCIANO’. Il “Sandrino” cui si faceva riferimento nella conversazione si identifica per MANNINO Alessandro, inteso “Sandrino”, nato a Palermo il 27.11.1960, “uomo d’onore” della famiglia di “Passo di Rigano”, soggetto che, come si avrà modo di vedere, era legato da un solido rapporto di amicizia con il MANDALA’.

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Va a tal punto riferito che già in data 25.11.2003 (cfr. all.to n. 16), nel corso delle attività investigative svolte da personale di quest’Ufficio sul MANDALA’, era stato documentato un incontro tra MARCIANO’ Vincenzo, MANNINO Alessandro e MANDALA’ Nicola, le cui modalità avevano ingenerato non pochi sospetti negli operatori.

Continuando nell’analisi della ricostruzione dei passaggi indicati dal MARCIANO’, egli indicava in VERNENGO Cosimo la persona che aveva tenuto i contatti con “quello”, nella fase successiva alla perquisizione.

Dalle parole del MARCIANO’ si evinceva che al VERNENGO fosse poi accaduto qualcosa che aveva lasciato “quello” in ritardo rispetto alle comunicazioni, circostanza che consentiva di identificare il “Cosimo” per COSIMO Vernengo, nato ad AVOLA (SR) il 12.12.1966, “Capofamiglia” della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù, tratto in arresto in data 02.12.2004 a seguito di emissione di O.C.C.C. N.3287/03 R.G.N.R. D.D.A. e N. 11696/03 R.G.G.I.P.

Sebbene il linguaggio criptico utilizzato dal MARCIANO’ non consentisse nell’immediato l’identificazione certa del “quello”, atteso che in poche frasi egli ripeteva l’aggettivo cinque volte, si ritiene che egli intendesse riferirsi al latitante LO PICCOLO Salvatore il quale, come si avrà modo di vedere, era uno dei più pressanti fautori del rientro degli INZERILLO in Italia.

Ad avvalorare detta tesi era quanto poi diceva il MARCIANO’ a proposito del fatto che “quello” era stato poi avvisato delle novità da “Lorenzino”, il quale si identifica per DI MAGGIO Lorenzo, inteso

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“Lorenzino”, nato a Torretta il 23.06.1951, “uomo d’onore” della famiglia di Torretta, nipote dello storico mafioso DI MAGGIO Rosario, la cui madre è cugina del latitante LO PICCOLO Salvatore.

MARCIANO': D’accordo ! Difatti io a quello di la l’ha avvisato il Lorenzino ! Che non doveva farlo… se prima non lo ha avvisato… ma siccome cervello non ne hanno… BONURA: Se ne sbattono la minchia … no … MARCIANO': No, non hanno cervello ! BONURA: a Lorenzino chi gliel’ha detto, Sandrino? MARCIANO': Certo! MANNINO: … scusate ma … MARCIANO': E allora perché mi sono annacato a quello, perché gli ho detto “tu non mi hai mandato dire niente a me!” Però in via ufficiosa mi è arrivato a me, è venuto qua … e so che tu lo sai perché te lo ha dato … Lorè, ecco perché ho ritardato a dirtelo!” … BONURA: E ti ha risposto o no ? MARCIANO': No, questo lo devo fare o oggi o domani questo lavoro ! MANNINO Mi è scivolato dalle mani … BONURA: Quaranta miliardi… (fonetico) MANNINO: … ma questo non se ne tiene conto che … MARCIANO’: No, noi stiamo tenendo conto noi per la forma ! MANNINO: Se ne tiene conto che questo è arrivato in Italia con il foglio di via … con il foglio di via … MARCIANO': Va be, ma questo è relativo per noi perché dico per dire c’è una tavola apparecchiata diciamo, una trattativa, un discorso … BONURA: Allora fu … non fu che aspettò… è dovuto essere di premura questo fatto !! MARCIANO': Tutte e due le cose assieme !!

Ed ancora, in un successivo passo:

MARCIANO': Loro li, tutti stravaganti, (incomprensibile) viene a dire “guarda” … indirettamente mi ha fatto un favore però se io … se dico per dire io non mi vado ad informare e non li vado a cercare, io posso spingere o posso dire pure una fesseria e faccio qualche brutta figura … MANNINO: … il foglio di via però me l’ha accettato …

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MARCIANO': Si Calò, ma il senso … del discorso del foglio di via dico per dire è nato … è nato quando ci fu il discorso che questo ha cercato per andarsene … per questo ne ha da fare … ne tessera, ne passaporto… non aveva niente !! E allora quando si presenta la, foglio di via … ma già quando lui è andato a presentarsi la, già perché gli si era dato lo “sta bene”… questa è la verità, perché la verità è così!! Ci fu il discorso a dire “guarda, mi deve arrivare il pizzinu … il tempo che arriva il pizzinu…è vero che ci sono le feste…” … MANNINO: Tanto è vero che appena è arrivato qua … BONURA: Si!! Ci hanno messo di fronte al fatto compiuto!! D’altronde perchè fu architettato … architettato … (…)

MARCIANO’ e BONURA, pur tenendo conto delle circostanze che avevano rallentato le comunicazioni con il LO PICCOLO e con il PROVENZANO, dovute ad una perquisizione ed all’arresto del VERNENGO Cosimo, ravvisavano tuttavia un preciso disegno strategico dietro la questione del ritardo nella comunicazione “ufficiale” dell’autorizzazione al rientro dell’INZERILLO in Italia, lamentando di essere stati messi “di fronte al fatto compiuto”.

La necessità di adottare tale strategia era dettata dalla presenza dei contrasti sorti in seno a “Cosa Nostra” sul rientro degli INZERILLO che, come si avrà modo di vedere, avrebbe avuto come principale oppositore ROTOLO Antonino, nato a Palermo il 03.04.1946.

Nello stralcio sopra riportato, invero, BONURA faceva riferimento ad tale “Nino” che lo aveva informato di avere ricevuto un “biglietto” e che si era lamentato di non essere a conoscenza di qualcosa:

BONURA: Nino ci manda il biglietto … Nino l’ha ricevuto questo biglietto … perchè dice “questo non lo sapevo!” …

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Sulla scorta di quanto si sarebbe in seguito appreso dalle intercettazioni a carico di ROTOLO Antonino, può affermarsi che l’informazione mancante era proprio lo “sta bene” al rientro dell’INZERILLO.

ROTOLO Antonino era stato arrestato in data 02.12.2004 con la medesima O.C.C.C. del VERNENGO e posto agli arresti domiciliari il successivo 16.12.2004 per motivi di salute.

Durante la sua assenza, a dispetto dei problemi causati dalla famigerata perquisizione e dall’arresto del VERNENGO e del ROTOLO, il fronte dei favorevoli al rientro, con la complicità di Nicola MANDALA’, aveva divulgato, attraverso le vie “non ufficiali” la notizia dell’autorizzazione al rientro di “Sarino” INZERILLO, in modo da accelerarne il ritorno per le festività natalizie.

Le successive risultanze emerse dalle fonte di captazione avrebbero dimostrato che i festeggiamenti del “fronte dei favorevoli” erano destinati solo al primo atto della scena, dalla quale sarebbero scomparsi a breve sia il MANDALA’ che il PASTOIA, lasciando uno spazio di manovra ancora maggiore al ROTOLO.

Che la posizione di “Nino” ROTOLO fosse considerata di gran peso si evinceva già dalla conversazione in esame, quando gli interlocutori affrontavano un altro aspetto della vicenda INZERILLO, e cioè la possibile imminente scarcerazione di “Masino”:

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MANNINO: (…) Comunque però … se questo (incomprensibile) c’è un'altra cosa ora, forse sta uscendo Masino … BONURA: Masino ora me lo metto a fianco, attenzione, te lo dico io il perché, l’abbiamo garantito, ci siamo stati vicini, se lui … se io me lo metto accanto… ma accanto in che senso, gli leviamo un po’ di spazio … perché questo è servito per una causa giusta … MARCIANO': Va bé d’accordo, dico per dire che c’è uno messo a fianco, dico per dire che lui ha coperta … non è che deve andare a dire messa… BONURA: Ci uniamo io, tu e lui etc. etc. … se c’è Tanino lo faccio presenziare pure perché gli farà piacere (incomprensibile) (incomprensibile) MANNINO: Si parla che c’è un negozio li a passo di rigano e stanno cercando di fargliela mettere in culo a Sandrino, altro che farlo uscire … MARCIANO': E questa è una, l’altra cosa, noi abbiamo sbrigato che (incomprensibile) i parenti … comunque se tu gli vuoi dare una mano gliela dai MANNINO: Ma lui non è che ti pare che … che ha fatto le corse per questo … capisci che ti voglio dire ?! (incomprensibile) MARCIANO': Dico … lui sta parlando (incomprensibile) BONURA: No, Nino per lui non può dire no, come nessuno … MANNINO: Dici tu … lo dici tu !! BONURA: Il discorso resta in famiglia! MARCIANO': Però … BONURA: … questo sta a significare … MANNINO: Non gli sta bene il discorso a lui ! BONURA: E tu che ne sai, scusa, fammi capire… MANNINO: Il fatto che quando fu allora l’ho inco… ci sono andato, tre mesi fa quattro mesi fa, e noi abbiamo parlato di questo discorso di… che se ne doveva andare !! (incomprensibile) deve andare, acconto, dove se ne deve andare, fare e dire (incomprensibile) incomprensibile) si deve prendere le prime parole … e mi dice: “ma tu lo sai che il signor Masino dice (incomprensibile) che mi doveva fottere a me quando uscivo da casa”? Allora sopra questa parola … MARCIANO': E parlava di chi? MANNINO: Questo, di Masino … (incomprensibile) BONURA: Io questo non… MANNINO: … si andava informando… delle mie abitudini … BONURA: Io questo non lo so, comunque vedete che questo, e sappiamo tutti … anche se non lo (incomprensibile), io non lo so perché… nessuno me l’ha mai comunicato a me…ha fatto un azione che solo lui l’ha potuta fare però ha … per agevolare la situazione… MANNINO: (incomprensibile) per agevolare pure lui … 91 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: Boh … non te lo voglio io … però … MANNINO: L’ha fatto ! BONURA: … e tu ogni mese gli hai mandato i cinquecento euro !! Giusto ?! Neanche con ritardo … se c’è qualche … “corto e malu paratu”, gliene mandi due !! MANNINO: (incomprensibile) quanto stimo la salute ! BONURA: E c’è quando gli abbiamo pagato qualche altra cosa, se non mi ricordo male negli anni io … (…)

Il “Masino” cui si fa riferimento nella conversazione, anche sulla base delle successive acquisizioni, si identifica per INZERILLO Tommaso, di Pietro, nato a Palermo il 26.08.1949, “sottocapo” della famiglia mafiosa di Uditore, come si evince, tra l’altro, dalle dichiarazioni di DAVI’ Francesco, DI CARLO Francesco e MUTOLO Gaspare.

Questi è cugino di primo grado di “Totuccio” INZERILLO, e pertanto di “Sarino” e di “Franco ù truttaturi”, nonché fratello di INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 12.02.1955, inteso “Franco ù nivuru”, ed effettivamente sarebbe stato scarcerato dalla casa circondariale di Pagliarelli ed ammesso al regime di semilibertà in data 05/10/2005.

Come si evince dal tratto di trascrizione sopra riportato, il BONURA nutriva delle forti aspettative sul “Masino” INZERILLO, intendendo metterlo al suo fianco al momento della sua scarcerazione.

La ragione di tale decisione era ben spiegata dal MARCIANO’, che precisava che ciò sarebbe servito a dargli “una coperta”, considerato che il “Masino” non poteva certamente “andare a dire messa”. L’assunzione della carica avrebbe quindi posto l’INZERILLO al riparo da eventuali possibili rappresaglie nei suoi confronti.

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MANNINO faceva osservare al BONURA che a ciò si sarebbe opposto “Nino” e BONURA replicava, a sua volta, che “Nino” non avrebbe “potuto” dire di no, in quanto questo era un affare che sarebbe rimasto “interno” alla “famiglia”.

Tale indicazione, oltre a confermare l’appartenenza dell’INZERILLO alla “famiglia” mafiosa di Uditore, che durante la detenzione gli ha continuato a versare regolarmente la cd. “mesata” , testimoniava la “competenza” del “Nino” all’esterno dei confini del “mandamento” di Boccadifalco.

La ragione per la quale l’INZERILLO non aveva subito le sorti dei cugini veniva indicata dal BONURA in una non meglio precisata “azione” , della quale neppure il BONURA era stato messo a conoscenza, che aveva “agevolato la situazione”, favorendo l’organizzazione mafiosa in una “causa giusta”. Come sarà chiarito in seguito, alcuni esponenti della famiglia INZERILLO nel corso della cd. Guerra di Mafia, dopo l’uccisione di Salvatore INZERILLO, sono stati risparmiati dai “Corleonesi” ed utilizzati per portare a termine azioni delittuose in danno di altri esponenti dello schieramento perdente, spesso rintracciati o raggiunti, solo grazie alla complicità di soggetti a loro vicini che in tal modo hanno avuta salva la vita.

BONURA: ………ha fatto un azione che solo lui l’ha potuta fare però ha … per agevolare la situazione… MANNINO: (incomprensibile) per agevolare pure lui …

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Il BONURA chiedeva poi al MANNINO contezza sulle ragioni delle sue perplessità, e questi gli raccontava di essere andato a trovare il “Nino” tre o quattro mesi prima per parlare della vicenda del rientro degli INZERILLO. In quell’occasione il “Nino” gli aveva rivelato di avere appreso che il “Masino” INZERILLO aveva assunto informazioni sui suoi spostamenti al fine di tendergli un agguato.

BONURA replicava di non essere a conoscenza della vicenda, e lasciava intendere al MARCIANO’ ed al MANNINO che il ruolo svolto dall’INZERILLO in favore dell’organizzazione gli aveva garantito una sorta di “salvacondotto”.

Le successive conversazioni intercettate all’interno di un box sito nei pressi dell’abitazione del ROTOLO avrebbero consentito di documentare un incontro tra il ROTOLO ed il MANNINO e di acclarare come, attraverso il MANNINO , ROTOLO acquisisse informazioni sulla famiglia dell’Uditore , in particolare con riferimento alla vicenda INZERILLO. Altra importante conversazione avente gli stessi protagonisti veniva intercettata alle ore 09.45 del 07.02.2005 (cfr. all.to n. 2), e quindi a breve distanza dall’arresto di MANDALA’ Nicola e PASTOIA Francesco, avvenuti il 25 gennaio 2005, ed il successivo suicidio di quest’ultimo, avvenuto il 27.01.2005.

La conversazione forniva la prova delle relazioni avvenute tra il “Capomandamento” di Boccadifalco ed il MANDALA’ Nicola, relazioni che non avevano come oggetto soltanto il rientro degli INZERILLO, ma altresì le modalità di comunicazione tra i due “mandamenti” e anche vicende di tipo estorsivo.

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Conversazione del 07.02.2005 ore 09,45

INTERLOCUTORI:

BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”;

BONURA: (…) Un’altra cosa ti volevo dire, per questi discorsi puoi avere problemi, cose? MARCIANÒ: Io sospetto se ci sono state discussioni…per il discorso di… dell’americano, per i discorsi dell’americano. (…)

Dopo aver commentato quanto in quei giorni riportato dai principali organi di stampa in relazione agli eventi seguiti all’operazione di polizia denominata “Grande Mandamento”, particolarmente la collaborazione di CUSIMANO Mario ed il suicidio di PASTOIA Francesco, ed alla divulgazione del contenuto di talune intercettazioni ambientali, BONURA chiedeva al MARCIANO’ se egli potesse in qualche misura essere rimasto coinvolto nelle indagini.

La replica del MARCIANO’ forniva la conferma dell’identificazione del “Nicola di Villabate” e di “Ciccio ù Minzagnotu” per i succitati MANDALA’ Nicola e PASTOIA Francesco, e rivelava altresì che gli stessi si erano occupati della vicenda “INZERILLO”. I timori del BONURA erano certamente legati alla possibilità che il MARCIANO’, facendo parte della ristrettissima schiera di persone con le quali egli si incontrava, avrebbe potuto condurre a lui gli investigatori, e ciò anche in considerazione del fatto che il nome del MARCIANO’ era già emerso nel corso delle intercettazioni ambientali effettuate a carico di VERNENGO Cosimo

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Proseguendo nell’analisi della conversazione del 07 febbraio, il cui contenuto è legato in gran parte al rapporto conflittuale tra Francesco PASTOIA e Benedetto SPERA, si rinvenivano indicazioni che consentivano di ricostruire il legame di parentela tra il MARCIANO’ ed il PASTOIA, indicato nella precendente conversazione come “parente di un mio parente” dal “Capomandamento” di Boccadifalco:

MARCIANÒ: (…) Un giorno, un giorno… quando è rientrato quello, il Ciccio, avevo il contatto… con lo zio di Ciccio, che sarebbe zio di mio genero e avevamo il contatto tramite il discorso quando fu allora della (incomprensibile) . Poi è rientrato Ciccio… BONURA: (incomprensibile) MARCIANÒ: E’ venuto da me il parente, e siccome sono due mandamenti, disse: “tramite voialtri, i discorsi, dice, devono passare… dal MEZZAGNO”! Questo, io gli ho detto: “per me, gli ho detto, è lo stesso, anzi è meglio, meno rogne”! Difatti questo arrivò a portarsi (incomprensibile) “a picciuni” , poi è ritornato il Ciccio e ci fu questa discussione. Che poi questo discorso l’ho avuto con Nino, gli ho detto: “vedi che… così così”! (…)

Sempre dalla medesima conversazione si rilevavano tracce del rapporto tra “Sandrino” MANNINO e MANDALA’ Nicola, i quali erano stati messi in contatto proprio dal MARCIANO’ per “il discorso dell’America”:

MARCIANÒ: (…) Perché lì i contatti li avevano BONURA: Eh, e tutti gli impicci e i contatti li hanno definiti tutti cose (incomprensibile), perché se no la cosa durava… io mi auguro che non c’è nessuno… oltre questo… mi sembra MARCIANÒ: Ce ne sono quattro perché allora ci fu il discorso di farlo mettere in contatto, se tu ti ricordi, con Sandrino col MANDALA’, il discorso dell’america, ti ricordi questo… BONURA: Si, si, no, no, dice che sono amici di famiglia loro MARCIANÒ: Si sono messi… BONURA: Cioè praticamente… MARCIANÒ: Si sono messi… BONURA: No, sono amici di famiglia MARCIANÒ: Si

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BONURA: Vabbè, famiglia, chiamiamola famiglia (con tono di disprezzo, n.d.t.) MARCIANÒ: Vabbè, ma comunque, diciamo noialtri, si creò… BONURA: Ma no, loro già li avevano MARCIANÒ: No! BONURA: E allora chi gliel’ha fatto fare? MARCIANÒ: Dopo è nato BONURA: MANDALA’ con Sandrino non erano amici? (sottovoce) MARCIANÒ: No!! BONURA: Chi glieli ha fatti fare amici, Nino? MARCIANÒ: Io gliel’ho fatto fare il contatto. Li ho presentati io. Noi ne avevamo parlato già prima BONURA: Si (…)

Ancora, nell’ottica della ricerca di possibili punti di contatto che avrebbero potuto condurre le attenzioni degli investigatori su altri esponenti di “Cosa Nostra”, BONURA indicava in “Nino”, con tutta evidenza ROTOLO Antonino, ed in Vincenzo MARCIANO’, le persone esposte al rischio di eventuali indagini, circostanza questa che confermava come anche ROTOLO ed il MANDALA’ avessero avuto contatti per la vicenda “INZERILLO” :

BONURA: (…) Vabbè, ma io secondo me lì deve stare più attento, a mio avviso, Nino e tu MARCIANÒ: Lo so BONURA: Perché… quello che gli imponeva, diciamo… (sussurra qualcosa di incomprensibile) MARCIANÒ: Questo di qua BONURA: No di dire… no, è finito il mondo, (incomprensibile) MARCIANÒ: Perché poi quello, il cassiere, ho letto che c’era una chiamata (incomprensibile) “Lavori Sant’Isidoro”2. Che lui aveva raccomandato una ditta che faceva i lavori lì a Sant’Isidoro BONURA: Il MANDALA’

2 Per quanto attiene alla “chiamata” fatta dal “Cassiere” relativa ai “Lavori Sant’Isidoro”, l’indicazione si riferisce alle annotazioni sul c.d. “libro mastro” rinvenuto e sequestrato nel corso di una perquisizione effettuata presso l’abitazione di DI FIORE Giuseppe, nato a Bagheria il 25.06.1949, nel corso della quale, va rammentato, oltre al manoscritto con l’indicazione degli stipendi degli associati e delle imprese estorte, fu rivenuta la ragguardevole somma di circa un milione di euro. Il MARCIANO’ lamentava quindi che il MANDALA’, dopo avere “raccomandato” una ditta che operava dei lavori in località “Sant’Isidoro”, non avesse mai corriposto al mandamento somme di denaro, e ciò a dispetto del fatto che l’indicazione per detti lavori fosse già annotata sul “libro mastro”.

97 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

MARCIANÒ: Però non ne ha portati mai! Però lui l’aveva scritto!! (…)

Le investigazioni successive davano modo di rilevare che, riorganizzati i propri canali di comunicazione, il capo di “Cosa Nostra” inviava una missiva al “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco” in merito alla situazione degli INZERILLO, attraverso il consueto metodo dei c.d. “pizzini”.

Parte della missiva veniva letta a voce alta dal MARCIANO’ nel corso dell’incontro avvenuto presso gli uffici della “IMMOBILIARE RAFFAELLO” alle ore 10.03 del 31.03.2005, alla presenza di “Franco”BONURA e “Caluzzu” MANNINO (cfr. all.to n. 17):

Giova peraltro evidenziare che da ulteriori successive conversazioni intercettate tra ROTOLO Antonino e Francesco BONURA si apprendeva che a quell’epoca, non conosceva l’identità del “Capomandamento” di “Passo di Rigano Boccadifalco”, la cui nomina era stata formalizzata da ROTOLO Antonino alla presenza di SANSONE Gaetano, BONURA Francesco su proposta di SANSONE Giuseppe, “ù gettone”, e che pertanto la comunicazione al MARCIANO’ aveva natura prettamente “istituzionale” e non personale.

Conversazione del 31.03.2005 ore 10.03

INTERLOCUTORI: BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”;

MARCIANO’: (…) Io poi ho avuto io un … dal “Binnu” BONURA: Ah, l’hai avuto il pizzino? MARCIANO’: Che diceva tutto… 98 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: … e non diceva niente MARCIANO’: Ambiguo… BONURA: Cioè? MARCIANO’: Niente: “se mi puoi perdonare, siamo… però se ci sono impegni, si devono rispettare! Fa un giro di… io non sono niente…”. Io gli ho risposto… per come lui mi ha scritto, vago, vago lui e vago io. “In riferimento che tu mi dici… che vossia mi dice… gli impegni precedenti, se è possibile farmi sapere quali sono questi impegni perché io non li so”. Perché poi effettivamente io non li so!! Questo dimostra che questo è il periodo più brutto… di “Cosa Nostra” , il più brutto, perché non ci… non ci fidiamo più uno dell’altro, perché… ogni… ogni “arricugghiuta” (retata, n.d.t.) c’è… un “operaio” (, n.d.t.) nuovo, ogni “arricugghiuta” si… e (incomprensibile). Che gli dovevo rispondere? “Se le viene facile mi manda… chiarire qualche cosa” BONURA: (incomprensibile)… MARCIANO’: Perché lì … lì c’era un discorso sempre pure ambiguo, secondo me, perché … BONURA: Con ROTOLO MARCIANO’: O Nicola MANDALA’, perché quello parlava con Sandrino e si faceva vedere… raccontava le cose in un modo BONURA: U Binu MARCIANO’: Non c’ho fiducia, perciò io gli rispondo pure vago, perché io non lo so le discussioni che ha fatto quello con ROTOLO, mi segui? BONURA: Vabbè, tu gli hai mandato a dire: “se ci sono impegni me lo faccia sapere, siamo a disposizione”, è giusto? MARCIANO’: E siccome il periodo è brutto, cerchiamo di… di accomunarci “Poi sono a… a disposizione. Se le viene facile e non le porta troppo disturbo, me lo vuole…col tempo” . (…)

PROVENZANO, attraverso un messaggio di poche righe dal contenuto criptico, aveva quindi richiamato il “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco” al rispetto di “impegni precedenti”, puntualizzando di non avere potere decisionale in merito alla vicenda (sic.)“io non sono niente”.

Tale affermazione, apparentemente sbalorditiva se si considera il ruolo rivestito dal PROVENZANO in seno a “Cosa Nostra”, avrebbe invece trovato piena conferma nel corso delle intercettazioni effettuate a 99 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata carico del ROTOLO, il quale, in merito alla decisione emanata dalla “Commissione” di “Cosa Nostra” di non fare rientrare i c.d. “scappati”, pena la morte, rivendicava la supremazia della forza collegiale della “Commissione” rispetto a quella del suo attuale capo, PROVENZANO Bernardo, affermando che soltanto un nuovo pronunciamento dell’organismo avrebbe potuto modificare una decisione precedentemente assunta dalla stessa.

MARCIANO’ accoglieva il richiamo del “Binnu” con stupore misto a diffidenza, inviando a sua volta una missiva dai medesimi toni nella quale chiedeva a quali “impegni” egli facesse riferimento, affermando di non esserne a conoscenza.

Il successivo sfogo del MARCIANO’, oltre a testimoniare lo stato di difficoltà in cui versava l’organizzazione criminale “Cosa Nostra” in quel periodo, colpita duramente da tre operazioni che avevano riguardato nell’ordine i mandamenti di “Santa Maria di Gesù”, “Bagheria e Misilmeri” e “San Lorenzo”, minacciata costantemente dalla “piaga” dei collaboratori di giustizia, forniva delle preziose indicazioni rispetto al ruolo svolto dal PROVENZANO attraverso il MANDALA’ ed il MANNINO nel rientro di “Sarino” INZERILLO, ruolo ritenuto ambiguo dal MARCIANO’.

L’accostamento delle difficoltà attraversate dalla “Cosa Nostra” alla mancanza di reciproca fiducia, inoltre, testimoniava l’appartenenza dei presenti al suddetto sodalizio criminale: “Questo dimostra che questo è il periodo più brutto… di Cosa Nostra, il più brutto, perché non ci… non ci fidiamo più uno dell’altro”.

100 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Dopo aver ascoltato quanto riferito dal MARCIANO’, Francesco BONURA chiedeva se egli avesse comunque fornito al PROVENZANO la propria disponibilità nell’onorare gli eventuali “impegni”, ricevendo da questi risposta affermativa.

La risposta del PROVENZANO, invero, non si sarebbe fatta attendere a lungo.

Alle ore 10.19 del 26 maggio 2005 (cfr. all.to n. 18), all’interno dell’ appartamento di via Catania, veniva registrato altro incontro tra i consueti interlocutori nel corso del quale la tematica degli “scappati” veniva affrontata in maniera più ampia, consentendo di conoscere aspetti della vicenda fino a quel momento rimasti inediti.

Trascrizione del 26.05.2005 ore 10.19

INTERLOCUTORI:

BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”;

BONURA: (…) Mi stavi dicendo un’altra cosa? MARCIANÒ: C’è ancora il discorso aperto… il discorso degli INZERILLO… BONURA: E di nuovo si… MARCIANÒ: Perché mi scrive il PROVENZANO… (sussurrato n.d.t.) ed è la seconda volta che scrive ed ha sempre un modo di fare che, per conto mio, è ambiguo, mi dice e non mi dice… BONURA: Ma chi ti scrive il LO PICCOLO? MARCIANÒ: Il LO PICCOLO e il Bernardo, separatamente, però lo manda sempre… BONURA: Tramite lui, eh! MARCIANÒ: Perciò qualche giorno ci dovremmo sedere insieme con loro per questi due messaggi… BONURA: (incomprensibile) MARCIANÒ: …per valutare… BONURA: E quello cosa manda a dire il… il LO PICCOLO? 101 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

MARCIANÒ: Dice: “ti sta scrivendo, vedi se sei soddisfatto di quello che ti dice e casomai…” BONURA: Se prendono questo discorso è buono che se ne va… MARCIANÒ: Vero… vero è che non c’è più nessuno, però ci fu un impegno, perché questi furono smantellati quando fu… BONURA: Io non me lo ricordo… MANNINO: …e dovevano dipendere… (…)

Squilla il telefono, Franco BONURA si alza e va a rispondere.

MARCIANO’ aveva quindi ricevuto, attraverso il medesimo canale, due missive provenenti una dal PROVENZANO e una dal LO PICCOLO, aventi entrambi come oggetto “Il discorso degli INZERILLO”.

Ancora una volta, MARCIANO’ lamentava al BONURA l’ambiguità del contenuto delle lettere del capo di “Cosa Nostra”, chiedendo di poterle leggerle assieme per valutarne il contenuto.

Ritorna Franco BONURA

MARCIANÒ: (…) Ultimamente io questo discorso, quando ci siamo visti qualche mese fa con Tanino… BONURA: (incomprensibile) MARCIANÒ: …ma vedi che allora questo discorso… BONURA: Ma questa è novità di ora? MARCIANÒ: Certo, l’altro ieri mi è arrivato questo pizzino, precedentemente lui mi ha scritto… già te lo avevo accennato che era ambiguo! Per come lui mi ha scritto io gli ho risposto, addolcendo la cosa, di dire, tipo: “c’è un equilibrio e non lo vorrei spezzare, c’è un… abbiamo problemi pesanti che non vorrei complicare!” BONURA: E tu hai risposto? MARCIANÒ: Io l’ho mandato a dire a quello che ha scritto lui! BONURA: E quindi aspetti ancora o già… MARCIANÒ: Ora, l’altro ieri me n’è arrivato un altro… BONURA: Eh, e che è categorica? MARCIANÒ: Non è categorica, questa è la non chiarezza! BONURA: E cioè, che capisci tu? MANNINO: C’è qualcuno che mette legna nel fuoco! MARCIANÒ: Lui mi dice: “si, hai questa responsabilità, capisco che… però non ti scordare che c’è un impegno, vero è che non c’è

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più nessuno, però questo impegno c’è stato e questo impegno è stato preso che dovevano stare…” BONURA: Erano dall’altra parte! (…)

Lo stralcio sopra riportato evidenziava le “responsabilità” che derivavano al MARCIANO’ dalla sua veste di “Capomandamento” di “Passo di Rigano - Boccadifalco”, “competente” sugli scappati che erano organici a tale mandamento mafioso prima della seconda guerra di mafia, schierati però“dall’altra parte”, la parte perdente, come precisato dal BONURA.

MARCIANO’ raccontava al BONURA di avere scritto al PROVENZANO di non volere spezzare gli equilibri in quel momento di particolare difficoltà, cercando sostanzialmente di guadagnare tempo per potere valutare il contenuto delle missive insieme a lui ed al SANSONE Gaetano, atteso che egli riteneva che il PROVENZANO non avesse assunto una posizione categorica.

Proseguendo nell’analisi della conversazione, si apprendeva che il problema della permanenza sul territorio degli “scappati” non riguardava soltanto gli INZERILLO, bensì tutta una serie di soggetti che si trovavano nella medesima condizione, alcuni dei quali venivano elencati dal MARCIANO’, che chiedeva al BONURA ed al MANNINO se ne rammentavano altri:

MARCIANÒ: (…) Ma qua il discorso è che non è che ci sono solo questi qua! A poco a poco, io non lo so, ma qualche riferimento… non lo so, perché il BOSCO è qua, “sicarrieddu”ed è qua, poi chi c’è, ce ne sono altri? Io non lo so, voi siete più vecchi! BONURA: C’è Franco… MANNINO: Chi è Franco? BONURA: “u truttaturi”

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MARCIANÒ: “u truttaturi” e Sarino… MANNINO: Sarino… BONURA: …e un BOSCO, un BOSCO era da voi MANNINO: Era da noi… alla Noce c’è… MARCIANÒ: “sicarrieddu” MANNINO: Totuccio “u sicarrieddu”, DI MAIO… Totuccio DI MAIO! BONURA: Va bene, a quello non ci pensa nessuno! Avantieri mi ha incontrato, ha parlato con me… MANNINO: C’è qualcuno che mette legna al fuoco però! BONURA: Si, ma al di là di questo, la dottrina nostra quella è! (…)

L’elenco comprendeva quindi, oltre ai fratelli INZERILLO, “Franco ù truttaturi” e “Sarino”, altresì tale “BOSCO” e “Totuccio DI MAIO, ù sicarreddu”, della “Noce”.

Quest’ultimo si identifica per DI MAIO Salvatore, “curuzzu”, nato a Palermo il 19.11.1932, indicato da numerosi collaboratori di giustizia quale “sottocapo” della famiglia mafiosa della Noce, “scappato”, la cui presenza, benché saltuaria, era stata effettivamente riscontrata a Palermo nel 2005 da quest’Ufficio.

A dispetto di quanto affermato dal BONURA, le attività di indagine hanno permesso di apprendere che ROTOLO Antonino aveva dato l’autorizzazione all’omicidio del DI MAIO Salvatore, le cui fasi preparatorie, come si avrà modo di vedere, erano già in fase avanzata nell’estate del 2005.

Di grande rilievo era poi la risposta fornita dal BONURA al MANNINO quando questi faceva presente che c’era qualcuno che, in merito alla vicenda INZERILLO, metteva “legna al fuoco”.

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BONURA precisava che quella era “la dottrina” da loro scelta, intendendo con tutta probabilità riferirsi allo schieramento “vincente” dei c.d. “Corleonesi”. Va infatti rammentato che questi è cognato di BUSCEMI Salvatore, divenuto “Capomandamento” e componente della “Commissione Provinciale” di “Cosa Nostra” a seguito della morte di INZERILLO Salvatore, per il cui omicidio, unitamente, tra gli altri, a ROTOLO Antonino, è stato condannato alla pena dell’ergastolo. Come già aveva fatto in passato, MANNINO Calogero faceva presente che la scarcerazione di INZERILLO Tommaso avrebbe complicato ulteriormente la situazione, considerata l’avversione che “Nino” ROTOLO aveva nei suoi confronti dopo aver appreso dell’esistenza di un progetto per la sua eliminazione, e ciò a dispetto del fatto che egli fosse considerato “a posto” nei confronti dell’organizzazione:

MANNINO: (…) Ora… ora se è vero, si aspetta che dovrebbe uscire Masino e la cosa comincia a diventare complicata per tutti! BONURA: Anche perché Masino è a posto! MANNINO: A posto con noi, ma no con loro, perché quello ce l’ha, il Nino ce l’ha… BONURA: Ah? MANNINO: Nino ce l’ha con Masino! (…)

MARCIANO’ rinnovava quindi al BONURA la sua richiesta di rileggere con attenzione le missive, porgendogli i saluti del latitante LO PICCOLO Salvatore, il quale lo aveva indicato nel pizzino come “mio fratello Franco B.”.

MARCIANÒ: (…) Ci sediamo e ce li leggiamo questi pizzini per valutare? Altrimenti io scherzo ancora, o cercate di dargli spiegazioni o vedere di mediare, che dici? BONURA: Certo, che ti devo dire? Vediamoli, li facciamo vedere pure ad altri! MANNINO: Comunque, se la cosa si discute…

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MARCIANÒ: Quello ha mandato (incomprensibile) e mi dice sempre: “saluti…” perché Franco B, Franco B solo tu puoi essere! BONURA: Certo! MARCIANÒ: “saluti per mio fratello Franco B, salutamelo eee!” MANNINO: Aspetta un minuto, non è che si allontanava assai la buonanima di tuo padre! Questa fratellanza? (ironicamente n.d.t.) BONURA: (incomprensibile), certe volte pure per Tanino manda i saluti! MARCIANÒ: Eh, ma quello Tanino si chiama! MANNINO: Il fratello tu sei! BONURA: Quando mi arrivava qualche pizzino… MARCIANÒ: Ma Franco B tu sei, io non posso decifrare in altri! BONURA: Si, si, si! (…)

Mafioso di consumata esperienza, il BONURA metteva in guardia il MARCIANO’ sui rischi che la sua scelta attendista comportava, facendogli presente che, nel caso in cui fosse accaduto qualcosa, la responsabilità sarebbe ricaduta su di loro in quanto esponenti di vertice del mandamento e la vicenda andava chiusa il prima possibile:

MANNINO: (…) Comunque io penso che se qualcuno (incomprensibile), perché io… come li guardo io gli INZERILLO che io ci sto vicino, a fianco, perché abitiamo a duecento metri, non si sono messi in mezzo ai piedi completamente! Se vedono che lui non si sente… BONURA: Ascoltami un minuto, tu hai ragione fratello mio, però queste cose valgono e non valgono, non siamo noi che dobbiamo decidere e se ci dobbiamo mettere mano e meglio che ci mettiamo mano e ce ne usciamo, nel senso che… perché questa non finirà mai questa storia! MARCIANÒ: Possiamo perdere tempo… BONURA: Ma non finisce, finisce male! E sempre (incomprensibile) e se Dio ce ne scansi succede qualche cosa i responsabili siamo noi perché ci siamo disinteressati. Picciotti io sono stanco, se i discorsi sono questi non è che… MARCIANÒ: Perché c’è quello che è accanito, ROTOLO, perché lì (incomprensibile) io pensavo che era solo Tanino che lo poteva… BONURA: C’è una cosa… MARCIANÒ: Però ultimamente Tanino mi ha detto: “va bene…” a tipo…(…)

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MARCIANO’ indicava pertanto in ROTOLO Antonino il più “accanito” oppositore alla permanenza degli “scappati” sul suolo palermitano, lasciando intendere di aver sperato invano che l’intervento di “Tanino” nella vicenda avrebbe potuto mitigarne la posizione.

Il “Tanino”, anche sulla base di quanto sarebbe in seguito accaduto, si identifica in SANSONE Gaetano, nato a Palermo il 23.03.1941, “Capofamiglia” di Uditore, già condannato per il favoreggiamento di RIINA Salvatore, cugino di ROTOLO Antonino.

BONURA suggeriva infine al MARCIANO’ di contattare il “Vicè BRUSCA”, il quale, a suo dire, tramite LO PICCOLO Salvatore, aveva ricevuto un messaggio del PROVENZANO che lo autorizzava ad “andare avanti”.

MARCIANO’ replicava che le cose stavano in modo diverso, e che era stato il BRUSCA a prendere l’iniziativa di scrivere al PROVENZANO per informarlo che, in merito alla vicenda, esisteva un precedente accordo con “Angelo”.

BONURA: (…)C’è una cosa però… stavo dicendo una sciocchezza MANNINO: (tossisce) MARCIANÒ: Prenditi un poco d’acqua, bevitela! BONURA: Vicè… aveva pure un messaggio diciamo, vedendo quello che stiamo… MARCIANÒ: Aveva un messaggio? (Incomprensibile) BONURA: Io… MARCIANÒ: Non mi risulta questa discussione! BONURA: Vicè BRUSCA aveva un messaggio, di potere andare avanti, tramite il LO PICCOLO. Ti puoi fare ricostruire questa versione? MARCIANÒ: Lui ha preso il contatto, spiegandogli la discussione che c’era già un discorso iniziato da Angelo 107 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: E poi lui ha avuto la risposta MANNINO: Quello di (incomprensibile) BONURA: E non ci penso (incomprensibile), io mi ricordo… MARCIANÒ: Vabbè, Vicè qua è… BONURA: …qualche cosa di questo genere, ti ricordi tu o non ti ricordi? MANNINO: Addirittura la risposta mi pare che sia venuta dal vecchio… BONURA: Ma perché a lui chi gli scrive, non gli scrive il vecchio a lui!? È così o non è cosi? MARCIANÒ: Si MANNINO: A lui gli scrivono tutti e due BONURA: Sempre quello è che scrive diciamo MARCIANÒ: Il torto ce l’ha quello, però, quello u Binu aveva come tramite il Nicola e il Ciccio… BONURA: PASTOIA. Si, però a Vicè qualcuno di… lui gli ha scritto! MARCIANÒ: E gli ha scritto… BONURA: Eh! E quello se l’è letta la storia! E questo, eventualmente, lo puoi mandare a dire, gli dici: “c’è stato così, così, così, così, così, gli dici, non so, io sono a disposizione!” Punto e basta! Però rinfreschiamoci le idee! (…)

Il “Vicè BRUSCA” cui si faceva riferimento nella conversazione si identifica in BRUSCA Vincenzo, nato a Torretta il 01.01.1944, “Capofamiglia” di Torretta, personaggio vicinissimo sia al LO PICCOLO che al BONURA, in favore del quale, già nel 1983, rendeva una falsa dichiarazione alla polizia giudiziaria al fine di depistare le indagini in corso per un duplice omicidio avvenuto all’interno di una autofficina in Via E. Di Blasi, per il quale era stato tratto in arresto il BONURA.

Per quanto invece riguarda l’identificazione di “Angelo” che, in merito alla vicenda, aveva “iniziato un discorso”, le intercettazioni a carico di ROTOLO Antonino hanno consentito di identificarlo per LA BARBERA Michelangelo, inteso Angelo, nato a Palermo il 10.09.1943, successore di BUSCEMI Salvatore alla guida del mandamento di “Passo di Rigano – Boccadifalco” e componente della “Commissione Provinciale” di Cosa Nostra dopo il 1992.

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BONURA suggeriva quindi al MARCIANO’ di mettere a conoscenza il PROVENZANO anche del ruolo svolto dal BRUSCA e dal LA BARBERA, rinnovando ulteriormente la propria disponibilità ad ottemperare a quanto venisse poi stabilito.

L’esame delle ultime due conversazioni forniva un dato estremamente utile per comprendere gli assetti attuali dell’organizzazione criminale, e cioè la vicinanza tra il latitante LO PICCOLO Salvatore ed il capo di “Cosa Nostra” PROVENZANO Bernardo, il quale aveva inviato le missive per il “Capomandamento di Boccadifalco” e quelle per il “Capofamiglia” di Torretta proprio attraverso il LO PICCOLO Salvatore.

Se dalla conversazione sopra riportata emergeva il ruolo di ROTOLO Antonino, quale “accanito” sostenitore dell’allontanamento degli “scappati” presenti a Palermo, l’incontro intercettato alle ore 09.53 del 23.06.2005 (cfr. all.to n. 19), cristallizzava il ruolo attivo svolto dal latitante LO PICCOLO Salvatore sul fronte opposto.

MARCIANO’ raccontava infatti al BONURA di aver incontrato il LO PICCOLO, il quale lo aveva pregato di insistere sia con il BONURA che con il PROVENZANO affinché perorassero la causa degli INZERILLO “scappati”, anche in ragione del fatto che esponenti di rilievo della famiglia mafiosa di Torretta erano disposti ad assumersi la responsabilità in prima persona, offrendo a garanzia la propria vita .

Il BONURA tuttavia, che nel frattempo aveva letto le missive indirizzate al MARCIANO’, non aveva alcuna intenzione di avallare la tesi della presunta ambiguità della lettera del PROVENZANO, anche perché la riteneva “più chiara della luce”:

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Trascrizione del 23.06.2005 ore 09,53

INTERLOCUTORI:

BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”;

MARCIANO': (…) Dunque andiamo alle cose nostre! Perché giustamente questo mi viene a dire: “vedi che Franco è rimasto contrariato!” “Franco è rimasto contrariato… io giustamente non è che …” BONURA: No, Franco non è affatto contrariato … MANNINO: Franco non è d’accordo! MARCIANO': … è contrariato!” BONURA: Perché ti debbo dire contrariato … MARCIANO': … ma alle volte come si presentano i discorsi, uno alle volte… BONURA: Si, d’accordo, ma noi … siccome tu hai avuto una lettera… MARCIANO': Si! BONURA: …e la lettera per me era più… più chiara della luce! MARCIANO': D’accordo! BONURA: E allora quella chiarezza, se un altro si vuole immischiare, dice: io debbo fare così, se poi mi arriva un'altra cosa… però a questo punto io non mi posso muovere da questo!! MARCIANO': D’accordo! BONURA: Quindi per il bene nostro e di tutti, noi questo dobbiamo … (…)

In assenza di altra ulteriore indicazione il BONURA, “per il bene nostro e di tutti”, avrebbe fatto rispettare la decisione comunicata dal PROVENZANO.

La conversazione dava altresì prova che l’influenza del BONURA era di portata ben più ampia rispetto alla carica di “sottocapo” da egli rivestita in seno alla famiglia mafiosa di Uditore, circostanza che avrebbe trovato una plausibile spiegazione nel corso di successive conversazioni intercettate nei pressi dell’abitazione del ROTOLO, dalle quali si apprendeva che egli aveva scelto di mantenere un profilo basso, che gli desse minore visibilità, e peraltro minori rischi, rifiutando di assumere la

110 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata carica di “Capomandamento”, in quanto sentiva il dovere di occuparsi degli interessi e della famiglia del di lui cognato “Totuccio” BUSCEMI, condannato alla pena dell’ergastolo, tra l’altro, proprio per l’omicidio di “Totuccio” INZERILLO.

MARCIANO': (…) Però il discorso che ho avuto io con quello, l’ho avuto io con… ed è stato categorico, pressante, e… e… si sentiva di perdere la faccia, minchia siamo stati due ore!! BONURA: Vi siete visti?? MARCIANO': Minchia, mi sono venuti a prendere, ho passato le peripezie, un macello… minchia io … io… poi giustamente dico, si, va bene, Franco non è d’accordo però io ho passato, dico per dire, qualche giorno un pochettino scombussolato!! Perché giustamente non è che mi piace a me, contrastarmi con… con quello!! BONURA: No, no… MARCIANO': … perché si era messo a disposizione… BONURA: Ma non pensare che io ci sto… MARCIANO': … ma tu… ma tu non pensare… BONURA: … no, no, di fronte a una situazione che… si siamo pienamente d’accordo, qua è chiaro il discorso!! MARCIANO': D’accordo! E con lui questo discorso ho avuto!! BONURA: Chiunque, qualunque sia la situazione, se arriva un altra lettera da lui… MARCIANO': Il discorso è chiuso completamente! Ma io già… io già gliene ho fatto atto io a lui, dice: “ma noi dobbiamo provare perché, dice, tu gli mandi la lettera, dice, io gliene mando un'altra mia, dice, pure a lato, dice…” e ma Franco vedi che si è messo in una maniera che proprio... mi ha disarmato!!! BONURA: Io mi debbo attenere a questo, poi se ricevo altre istruzioni sono altre cose, ma io non mi posso… MARCIANO': Però io avantieri che cos’è che gli ho mandato a dire a lui al vecchio? Gli ho mandato a dire: “vediamo se la possiamo pilotare, se c’è una via d’uscita, vediamo se… ma insomma cerco di … di… poi alla fin fine, alla fin fine quando vossia, dico per dire, mi… mi stabilisce un discorso, discussione non ne facciamo più! Per me già è esecutivo, perché già i picciotti sono pure stati avvisati!!” BONURA: E basta! MARCIANO': Franco, se tu eri là con me, tu… BONURA: Niente, se ero con te, dicevo la stessa cosa! No, scusami che ti dico, non è che… MARCIANO': “ma tu scrivigli in questa maniera…” 111 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: “No, no, scrivici tu, io non ho a chi scrivere!” MARCIANO': Queste sono state le mie parole, gli ho detto: “vedi che… ma se già era partito per quello… BONURA: Ascoltami un minuto… MARCIANO': … già è partito! Gli dici: “ ma deve passare da me!” BONURA: …si chiama a questi poveri sfortunati, per dare una via di uscita, se hanno fatto in questa maniera, perché non c’era… MARCIANO': C’è un passaggio che lui mi dice: “eh… qualsiasi decisione è difficile da prendere…” e io mi vado ad appoggiare là! A dire: vediamo se troviamo una soluzione! BONURA: No, no, no, no, no… che c’entra…(…)

Su pressione del LO PICCOLO, che avrebbe inviato a sua volta una missiva di accompagnamento, il MARCIANO’ aveva quindi scritto nuovamente al PROVENZANO, chiedendo di potere trovare una via d’uscita, poggiando su una frase contenuta nella lettera del Capo di Cosa Nostra, nella parte in cui diceva “… qualsiasi decisione è difficile da prendere”, contando sul fatto che ciò avrebbe potuto costargli al massimo un rimprovero.

MARCIANO': (…) Va bè, è solo una cosa, dico per dire, che mi può dare un altro rimprovero! A dire: “ma sei cretino?!” BONURA: No, io ho paura… se ti da il rimprovero perché ti vuole bene, se non ti dice niente è quello che mi da fastidio! MANNINO: Eh! (…)

I timori del BONURA, che dimostrava di non essere d’accordo all’iniziativa bilaterale LO PICCOLO - MARCIANO’, si sarebbero dimostrati più che fondati atteso che, come si avrà modo di vedere, la posizione assunta dal MARCIANO’ in merito alla vicenda INZERILLO gli sarebbe costata la destituzione dalla carica di “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”

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MARCIANO’ raccontava altresì che il LO PICCOLO non voleva “perdere la faccia”con dei soggetti che volevano avere “corrispondenza” “là in America”, ai quali, con tutta probabilità, era già stato lasciato intendere che era stato raggiunto un accordo per la permanenza degli INZERILLO nel capoluogo siciliano.

MARCIANO': (…) Perché lui fa dice: “io non ne sapevo niente di questo discorso! Me l’hanno detto!” … nella lettera… io gli ho detto: “però c’è un impegno fatto così, così, così!!” Però questo di andare… che volevano avere corrispondenza là in America, chi era? Perché io non lo ricordo! Minchia, mi ha mandato a prendere, minchia (incomprensibile) “perdiamo la faccia lì…” “si, gli ho detto, ma il discorso è chiaro, non è che … è questo!” (…)

Ma il dato che, alla luce di quanto sarebbe poi accaduto, si ritiene di dovere maggiormente porre in rilievo in questa sede, è quanto riferito dal MARCIANO’ al LO PICCOLO in merito alla posizione del “Mandamento” sulla permanenza degli INZERILLO, e cioè che esisteva l’accordo di tutti, circostanza che non rispecchiava la realtà delle cose:

MARCIANO': (…) Gli ho detto “noi ne abbiamo parlato…”, dice “ma Franco?” “Franco è d’accordo se non ci sono problemi, se non ci sono problemi il discorso è di quello… di…” BONURA: No, no, io… MARCIANO': Scusami, va bè! Lui si è visto con il MERENDINO… ecco dove fu che lui ha scatenato il discorso dell’urgenza di vederci! Perché loro si sono visti, si sono parlati o si sono scritti, ma c’è stato un contatto! Dicendogli quello, dicendogli: “io sono responsabile, io ci metto la mia testa!” Allora quello fa, dice: “ma una volta che quello si mette responsabile, quello si mette responsabile, dice, perché non farglielo sapere a lui che ci sono queste persone che si…” BONURA: Ci stiamo andando ad impelagare in una situazione che è molto più grossa di noi! MARCIANO': Si, Franco… BONURA: Forse ci vogliono fare entrare in questo binario e non ci hanno fatto entrare e io francamente… MARCIANO': Non ho capito? Non ho capito!? BONURA: No, no, non sono…

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MARCIANO': Sei contrariato! Io pure contrariato l’ho fatto il discorso non è che l’ho fatto io di… di… di… si è messo in una maniera che… BONURA: Ma ognuno deve rispondere di se stesso! (…)

BONURA temeva quindi che le parole del MARCIANO’ potessero essere utilizzate strumentalmente dai sostenitori della causa degli INZERILLO, i quali avrebbero potuto comunicare al PROVENZANO l’esistenza di un consenso generale, senza un distinguo sulle posizioni assunte. Tale concetto emergeva ancor più chiaramente nel successivo passo della conversazione, che viene di seguito riportato:

MARCIANO': (…) E lui si è sentito… lui si è sentito, dico per dire, coinvolgere diciamo… ecco il discorso suo di… perché nel frattempo c’è che lui si è visto, o si è visto o si è sentito con il MERENDINO! Dice: “ma io ci metto la testa, io sono… mi metto responsabile, io…” lo stesso discorso che mi ha fatto a me… BONURA: Il dottore? MARCIANO': Il Vicè! Enzo BRUSCA pure questo discorso mi fa! BONURA: Per carità, ma perché dipende da te o da me!? Ma insomma, signori miei, vedete che… MARCIANO': “E allora ti ripeto che ci sono persone che ritengono, si ritengono responsabili e se c’è una via di uscita… se c’è una speranza, dico, fammi… me la faccia sapere, dico per dire, per… di quello che ora lei mi risponde non ci saranno più discorsi da fare!” BONURA: Io voglio saperlo perché nella vita non si può sapere mai, gli hai detto che siamo tutti d’accordo di nuovo? MARCIANO': No! Gli ho detto io: “ci sono delle persone responsa… che si sono responsabilizzate!!” BONURA: Gli dovevi fare i (incomprensibile) MARCIANO': Se vuole sapere nome e cognome, poi glieli facciamo sapere magari con un altro biglietto! Perché uno quando scrive il biglietto deve pensare pure che il biglietto può cadere nelle mani… MANNINO: Lui pensa che sono dentro la “famiglia” le persone che si prendono la responsabilità! MARCIANO': Ah? MANNINO: Loro pensano che questa responsabilità viene sempre da dentro la “famiglia”! (…)

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MARCIANO’ si trovava pertanto nella scomoda posizione di dover rappresentare, nella sua qualità di “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, la differente posizione di alcune delle “famiglie” mafiose componenti il “mandamento”, e cioè quella di Torretta, in seno alla quale BRUSCA Vincenzo e CARUSO Calogero “ ‘u merendino “, si offrivano di fare da garanti per gli INZERILLO, e quella di “Uditore”, che voleva ottemperare senza ulteriori indugi a quanto disposto dal PROVENZANO.

In merito all’incontro avuto con il LO PICCOLO, MARCIANO’ raccontava al BONURA che questo si era svolto alla presenza del figlio, verosimilmente il latitante “Sandro”, e di personaggi appartenenti al “Mandamento” di “Brancaccio”, uno dei quali, ADAMO Andrea, era stato indicato dal LO PICCOLO quale canale privilegiato per le comunicazioni.

MARCIANO': (…) E allora in questa discussione di lì, mi fa dice: “caso mai…dice…” e mi ha presentato a quello, ad Andrea ADAMO! “Caso mai, dice, hai di bisogno… caso mai…” perché c’erano discorsi, magari, iniziati da altri e… corso dei Mille, Roccella… Ciaculli… BONURA: E’ sempre il Totuccio? MARCIANO': …corso dei Mille… Brancaccio… qua c’erano questi picciotti, qua c’era un altro picciotto e c’era questo Andrea ADAMO… “poi dall’altra parte tu caso mai sei a casa tua…” BONURA: Dall’altra parte dove? MARCIANO': Da lui! BONURA: E lui dove? MARCIANO': Dove? Lui da quella parte non è impelagato da tutte le parti!? BONURA: Col “dottore” com’è? MARCIANO': Non gli ho chiesto io, non gli ho detto niente! (…)

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Andrea ADAMO si identifica per l’omonimo di Gaspare e di BONURA Benedetta, nato a Palermo il 25.12.1962, genero del più noto SAVOCA Giuseppe, “Pino”, di Gaetano e di CALDARA Francesca, nato a Lampedusa il 10.09.1934, “Capomandamento” di “Brancaccio”.

Tale ultima indicazione, ove necessario, testimoniava ancora una volta la grande influenza esercitata dal latitante LO PICCOLO Salvatore nel territorio palermitano.

Interessante, in tal senso, la richiesta sulla natura dei rapporti con il “dottore”, CINA’ Antonino, nato a Palermo il 28.04.1945, il quale, all’atto della sua scarcerazione, come documentato dalle intercettazioni, aveva assunto la carica di “Capomandamento” di San Lorenzo, territorio sul quale fino a quel momento si era esteso il controllo del LO PICCOLO. BONURA, MANNINO e MARCIANO’ parlavano poi dell’ostilità che il “Mandamento” di Porta Nuova, ed in particolare la Famiglia di “Palermo Centro”, dimostravano nei loro confronti da un po’ di tempo a quella parte, ostilità che si era palesata in particolar modo nelle intimidazioni che erano state fatte all’impresa edile di SBEGLIA Francesco Paolo, e ciò a dispetto della “messa a posto” che era stata gestita dal “Capomandamento” di Boccadifalco per conto del BONURA, il quale aveva versato la somma di cinquemila euro alla “competente” famiglia di “Palermo Centro”.

Comprendendo che tali atti ostili potessero avere quale regista occulto ROTOLO Antonino, che certamente non aveva visto di buon occhio la posizione assunta dal “Capomandamento” di Boccadifalco, BONURA invitava il MARCIANO’ a chiedere un incontro con il boss di Pagliarelli per un chiarimento sulla vicenda degli INZERILLO:

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BONURA: (…) Però… te lo voglio dire qua, come se parlassi con me stesso questa volta, e tu mi devi ascoltare! Tu devi chiedere un appuntamento con Nino! MARCIANO': Vediamo che risposta arriva di là! BONURA: Tu devi chiedere … MARCIANO': … io non ce l’ho questo (incomprensibile) BONURA: E tu ti devi fare fare l’ultima angheria da me! Sennò noi non concludiamo mai niente! MARCIANO': Aspettiamo un altro poco! BONURA: Ti prego… MARCIANO': Aspettiamo un altro poco! BONURA: Quando c’è questa possibilità, vi dovete unire tutti e due! Sennò leviamo mano e ce ne andiamo a casa tutti perché non… MARCIANO': U gettone non si è fatto vedere perché? BONURA: Aveva un appuntamento con te e non si è fatto vedere? MARCIANO': No! BONURA: Ma neanche da me! Io l’ho visto una volta… una volta, due volte l’ho visto, ma sporadicamente! (…)

Ed ancora:

MANNINO: (…) Si, ma io, da quando ha che… per come mi hai detto tu io gli ho detto: “vedi che in questa cosa Franco non è d’accordo!” MARCIANO': Eh, ma io controvoglia l’ho fatto questo discorso! Perché già è un discorso che era partito! Un discorso che già era partito! Già avevo avvisato e i picciotti già sono avvisati, difatti io quando avevo l’appuntamento io con il MERENDINO che sei venuto pure tu, c’era questo discorso che gli si doveva dire e invece … io mi ero visto, io, la mattina, che poi abbiamo parlato più di due ore, che abbiamo avuto un discorso abbastanza ampio! C’era lui, c’era suo figlio pure! BONURA: Io quello che ti ho detto lo penso e sono… MARCIANO': Eh, eh, ti sto dicendo che il mio stato d’animo è contrariato, non è… BONURA: E non ha importanza! Meglio fare una brutta figura tra di noi, ammesso che la dobbiamo fare, che andare avanti in questa maniera! Perché fra di noi non c’è niente, diciamo, perché poi in fondo poi non credo che ci sia cattiveria di… MARCIANO': Ma alla fin fine io cattiveria non ne ho completamente niente, c’è semplicemente, dico per dire, che… BONURA: Ascoltami un minuto! Io… io ti farei le radiografie dentro e fuori, io mi sento così presuntuoso, che non lo sono 117 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

presuntuoso, nei tuoi riguardi che io… lo stesso consiglio glielo darei a mio padre e a mio figlio! Eh… che vuoi che ti dica? Mi devo sbattere la testa al muro per farti… a mio padre e a mio figlio direi la stessa cosa, come con te, come con lui, come… come con le persone care, ah! MARCIANO': (incomprensibile) questo piacere, io ha un anno che ho questa gran camurria di sopra… BONURA: Tu, tutte queste cose te le devi chiari… te le devi chiarire con lui!! MARCIANO': Ci fu l’intromissione allora di quello, il MANDALA’, il… il Ciccio PASTOIA che andava… BONURA: E basta! MARCIANO': Minchia le budella ce l’ho a matapollo! Va bè, questa è l’ultima fase perché non… BONURA: Io ti ho mandato a dire con lui… MARCIANO': …non ne voglio completamente, se è è, se non è, non è! Se ne devono andare, se ne vanno, prima uno e poi un altro, perché uno ha la sorveglianza… BONURA: Ma tu questo devi insistere! Punto e basta! Perché se ero io, dico per dire, ma io non è che sono più scaltro di te o perché ora quello non c’è, io ti … se era per me se ne vanno, poi se nel frattempo tu o un altro si può interessare di qualche cosa… per me è questo il discorso! MARCIANO': Difatti, allora, così era partito il pizzino! Così era partito! BONURA: Non mi piace che gli hai fatto un altro pizzino, ma poi stesso … ci dovevamo vedere, ci potevamo vedere prima, fare e dire… MARCIANO': Ma come ci vedevamo che ci fu questa cosa di… di… tutt’assieme di (incomprensibile) di… di… BONURA: Comunque, ora dobbiamo… dobbiamo cambiare un poco il discorso, perché… MARCIANO': Ora dobbiamo cambiare discorso, dobbiamo cambiare… perché anche io cambierò un poco sistema! BONURA: Però tu… MARCIANO': Sono troppo… BONURA: …tu ti devi incontrare con NINO! E basta! MARCIANO': Io voglio dire… BONURA: Che poi da noialtri ci… MARCIANO': … ultimamente quando io mi… mi sono incontrato con Tanino… BONURA: Lascialo andare a Tanino, quello ha la possibilità di vedere a Pinuzzu, fare e dire, (incomprensibile) MARCIANO': … ti stavo dicendo, quando io mi sono incontrato con Tanino, gli ho accennato questo discorso, gli ho detto: “Tanino, c’è quella discussione così…” lui prende e mi: “va bè lascialo andare a Nino!” BONURA: Scordati pure questo! 118 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

MARCIANO': No, dimentico io… ti sto dicendo io che ora abbiamo una situazione che noialtri ci dobbiamo andare diversamente! BONURA: Scordati pure questo! MARCIANO': Tutte queste invasioni di campo, che loro vanno ovunque, e ci sono gli altri che gli danno pure coccio, perché c’è una cosa all’interno nostro che non funziona… c’è una cosa all’interno nostro che non funziona!(…)

Se da un lato il MARCIANO’ aveva avuto aperte le porte da un alleato come il LO PICCOLO, dall’altro doveva fare i conti con un nemico altrettanto potente quale ROTOLO Antonino, il quale aveva vissuto come un tradimento la diversa posizione assunta da questi in merito a due “scappati” di rango, “Franco ù truttaturi” e “Sarino” INZERILLO, e non esitava ad esercitare la propria influenza per rendergli la vita difficile.

Alle ore 11.43 del 24.06.2005 (cfr. all.to nr.20), e pertanto il giorno successivo all’incontro con il MARCIANO’, Franco BONURA incontrava SANSONE Gaetano e gli rappresentava l’esigenza di organizzare un incontro con ROTOLO Antonino:

Conversazione del 24.06.2005ore 11,43

INTERLOCUTORI:

SANSONE Gaetano, “Tanino”; Francesco BONURA, “Franco”;

BONURA: (…) Andiamo ad altro! Secondo te siamo combinati bene noi, di come siamo combinati? Non … non vedo… non vedo bene Tanino! (…)

Pausa caffè

BONURA: (…) Perciò è venuto ieri Enzo, e mi ha raccontato tutta la peripezia di… di… questo fatto dei come si chiama, che se ne devono andare, fare e dire, etc. etc., ora a quanto pare u turrittisi (quello di Torretta n.d.t.), non mi ricordo come si chiama, che questo è un “amico nostro” se ne è andato a trovare al … al LO PICCOLO! SANSONE: Può essere che è quello… 119 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: … ora non mi… questo è… SANSONE: … tra parenti di loro? BONURA: Ma tra di loro non sono tutti parenti, quindi… comunque lui si è incontrato con il LO PICCOLO, dice “no, dice, noi stiamo fermi ormai …” – “no, dice, tu devi scrivere così…”, gli ho detto “io mi dissocio da questo!”, gli dico a Enzo, per me loro se ne devono andare! Dice: “e così sarà! Però lui mi ha detto di fargli fare un tentativo!” - “Quello che vuole fare fa, ma per noi questi se ne devono andare!” Ora io vedo questi discorsi, lui ha avuto maltrattamenti lì a “Palermo”, che ha sistemato alcune cose, quello si gira come un cane, avantieri Pinuzzu parlava di sicarieddi di lui, ora io vorrei che tu ti incontrassi con lui, con … con Enzo, e dobbiamo sistemare questa cosa con don Antonino!! Perché questa è barca che non spunta da nessuna parte! SANSONE: Si, ma noi che dobbiamo… che dobbiamo fare? BONURA: Tanino tu… siccome io sono convinto che di Enzo ne puoi fare quello che ne vuoi… SANSONE: Si, ma dico, secondo te Nino che cosa può fare se c’è questa volontà che se ne devono andare… BONURA: Questi se ne devono andare! Voglio che tra di loro devono andare d’accordo!! Fra Nino ed Enzo e tutti noi, perché sennò non si regge questa cosa, Tanino!! Questi non ci sono discorsi, non voglio sapere niente, se ne devono andare, me ne sto fottendo!! E’ un discorso diverso questo di qua! SANSONE: Cioè tu dici, non c’è socialità…

BONURA rappresentava al SANSONE quanto aveva appreso dal MARCIANO’ circa il ruolo svolto dal LO PICCOLO in favore degli “scappati”, puntualizzando di avere assunto una posizione di netto rifiuto alla loro permanenza e chiedendogli di adoperarsi per un chiarimento con “Don Antonino”, che egli individuava quale responsabile dei “maltrattamenti” subiti dal MARCIANO’ .

BONURA: (…) … questa situazione non può andare!! SANSONE: Ascolta me… BONURA: E io, io l’ho chiesto un appuntamento con don Antonino, gli ho detto “quando don Antonino ha…”, per me perché

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io voglio vedere diciamo… però se c’è un po’ di armonia fra di noi… SANSONE: Dunque, l’ultima volta che noi ci siamo visti, lui mi ha detto… BONURA: … e tu mi hai detto che ci dovevamo vedere, fare e dire… SANSONE: … dice appena … BONURA: Ora io voglio (incomprensibile) queste cose… SANSONE: … dice, dice “vediamo se ci vediamo, io, tu, Franco e mio cognato Pinuzzu, vediamo di…”, ecco… ma siccome era un minuto caldo, perché aspettavano che lui da un giorno all’altro, tipo quando gli dovevano fare il processo… ora possiamo fare che gli mando a dire, gli dico “vedi che io ora ancora aspetto quell’appuntamento, quella … quella situazione” BONURA: Tu pensi che noi abbiamo lì sopra uno meglio di Enzo? Và, onestamente, non è che per dire… SANSONE: Ma c’è qualche cosa che non funziona con Enzo? BONURA: Sicuramente! Però noi siamo nelle condizioni di potere… basta che c’è un pochettino di rispetto, non abbiamo nessun problema!! No, Tanino, stiamo parlando io e tu!! SANSONE: Si, si, l’ho capito!! BONURA: Se invece lì tu pensi che noi abbiamo una persona migliore di lui, o una persona diversa che potrebbe darci … SANSONE: Perché poi quando fu di questo non … BONURA: E non sono stati loro, che sono stato io!!? SANSONE: E questo ti sto dicendo, era Pinuzzu che l’ha voluto non è che dice, è stata arbitraria, oppure si è messo … Franco, io questo posso fare!! BONURA: Tu devi fare di tutto che devi … anche se non ci sono io, un armonia la devi creare… li fai incontrare, li fai litigare, li fai fare, insomma… anche se non ci sono io nel senso che se poi c’è bisogno che ci devo essere… il mio desiderio è questo!! SANSONE: Vediamo… vediamo che cosa… è necessario, vedi se … (…)

“Don Antonino” ROTOLO aveva quindi già richiesto al SANSONE Gaetano un incontro, al quale avrebbero dovuto partecipare anche Francesco BONURA e SANSONE Giuseppe, “mio cognato Pinuzzu”, che era poi slittato perché il ROTOLO aspettava da un giorno all’altro l’arrivo della polizia giudiziaria per un processo.

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Sulla base di tale precedente richiesta, il SANSONE intendeva rinnovargli la disponibilità ad effettuare l’incontro.

I due parlavano poi della scelta di “Enzo” MARCIANO’ quale “Capomandamento”, che era stata quindi adottata su proposta del cognato del ROTOLO, “Pinuzzu ù Gettone”, concordando sulla necessità di comporre i dissidi che si erano venuti a creare con “Don Antonino”, considerato anche che sulla piazza non ritenevano vi fosse un elemento migliore per sostituirlo.

BONURA, profetico, prevedeva che l’incontro tra il LO PICCOLO ed il MARCIANO’ avrebbe mandato su tutte le furie ROTOLO. Va peraltro evidenziato il fatto che il MARCIANO’ abbia chiesto al BONURA chiarimenti e consiglio circa la posizione da assumere con il LO PICCOLO. Questi, come meglio si vedrà in seguito è personaggio storicamente vicino a “Saro” RICCOBONO, e pertanto considerato dagli interlocutori esponente dei c.d. “perdenti” e non riscuoteva affatto come testualmente affermato dal BONURA, la sua fiducia.

BONURA: (…) Perché ora secondo me … minchia, “arraggerà” che Enzo si incontra con quello… inc….… mi sono spiegato? “Poi lì come minchia siamo combinati, si deve trattare, non si deve trattare?” Gli ho detto “senti, io a questo fiducia non ne ho!!”, gliel’ho detto a Enzo io!! Gli ho detto “io al signor LO PICCOLO fiducia non ne ho…”, perché lui prima ci ha messo in croce che voleva fatto quello che ha voluto fatto e l’ha voluto fatto e poi mi ha mandato a chiamare che per rispetto prende e (incomprensibile), non so se mi spiego? Però dobbiamo stare con le spalle tranquille, se poi debbono venire pure da … sennò Tanino, io non ce la faccio, và, è inutile che … (…)

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Le successive acquisizioni investigative avrebbero consentito di meglio delineare la natura della richiesta del LO PICCOLO al “Mandamento” di “Passo di Rigano – Boccadilfalco”, accertando che il latitante aveva richiesto ed ottenuto dopo una lunga insistenza la formale “combinazione” come “uomo d’onore” di SIRCHIA Giovanni, nato a Palermo il 09.03.1973, persona la cui vicinanza al LO PICCOLO era già stata documentata da quest’Ufficio nell’ambito del procedimento penale 13100/00, salvo poi comunicare al suddetto mandamento, “per rispetto”, la volontà di eliminarlo.

Su tale aspetto della vicenda, tuttavia, si avrà modo di tornare in seguito.

Ciò che in questa sede preme sottolineare è che il BONURA era divenuto guardingo sia rispetto alle intenzioni del LO PICCOLO, che aveva esercitato forti pressioni sul MARCIANO’ in merito alla vicenda INZERILLO, ma anche rispetto alla posizione di MANNINO Calogero, sulla cui lealtà nutriva forti sospetti:

SANSONE: (…) Ora vediamo Franco! Vediamo … ma e … Enzo non c’è andato più da Nino magari per vedere… BONURA: Come ci va?! Che fa, prende e ci va!?? Ma io gli ho detto che cerca di magari rintracciare a Pinuzzu vede se … però Tanino queste cose dette da quello, dette da quello, ma incontriamoci e ci… ci… diamo un verso a questo … a questa situazione!! Ieri, per esempio, mi sono venuti a trovare, che io ora ti passo la palla, quello mi è venuto a trovare, quello … dello scavo diciamo! SANSONE: Si! BONURA: E io gli ho detto “prende e se lo fanno insieme!” SANSONE: Tu avevi parlato con Calogero? No… BONURA: No, a Calogero l’ho fatto trovare pure là presente, all’appuntamento l’ho fatto trovare perché io non ne voglio… l’ha sentito lui e quello mi aveva domandato a me per pulire, fare e dire…

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SANSONE: Così (incomprensibile) BONURA: Perché io di Calogero, parlando con te, mi comincio… perché lo faccio stare ma non… SANSONE: A qua… a quartiare (diffidare n.d.t.), no anche le cose … le cose… BONURA: Tanì, io non ne ho altri, io solo con te parlo chiaro e basta! Poi non mi fare dire perché se parlo con un altro, fare… che come stiamo parlando tutti e due, non parlo neanche con Dio, Ah! (…)

In data 03 agosto 2005 BONURA Francesco, attraverso il consueto sistema finalizzato all’elusione di possibili telecamere, veniva condotto dal PARISI all’interno del residence di Via Bernini per incontrare “Don Antonino” ROTOLO (cfr. all.to n 4).

Sulla eccezionale importanza delle intercettazioni effettuate a mezzo delle fonti di captazione installate nel box adiacente la villa del ROTOLO e sulla natura delle precauzioni da questi adottate per garantire la sicurezza di ogni incontro si è in via generale riferito nel primo capitolo della presente informativa.

In occasione di questo primo incontro registrato tra i due maggiorenti di Cosa Nostra la conversazione viene avviata commentando l’utilità dello strumento tecnico artigianale, in possesso di ROTOLO, da questi ritenuto capace di impedire ogni sorta di intercettazione nel raggio di diversi metri. Lo strumento, la cui costruzione ROTOLO aveva commissionato ad un tecnico di fiducia, veniva richiesto anche dal BONURA evidentemente per installarlo nel luogo ove questi svolgeva i propri incontri riservati.

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Conversazione del 03 agosto 2005 ore 10,34

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; BONURA Francesco, “Franco”;

BONURA: (…) Un grillo sei, “Don Antonino”. Devi scendere cose? ROTOLO: Si, tieni… BONURA: Se hai altre cose nelle mani dammele ROTOLO: No, un pezzo di cacio BONURA: e vai ROTOLO: Ci sono muratori Uno po’ di sporcizia c’è… BONURA: Fottitene… è meglio che stare da altre parti, è vero, Nino… ROTOLO: Eh… BONURA: Ma cos’è? Caso mai suonano?… ROTOLO: No, questo è per registrare quello che dici… BONURA: Vero, che cos’è… che ti chiamano e tu… (incomprensibile) sei pronto… ROTOLO: Ora te lo dico…(…) Questo… praticamente… qua dentro… né entra né esce, con questo… BONURA: Ma che mi dici?… ROTOLO: Eh… si, si… (incomprensibile)… BONURA: E per avere uno strumento di questo che devo fare?… ROTOLO: Eh… lo hanno fatto apposta… c’è… glielo dovrei dire… BONURA: Se è possibile… ROTOLO: È costruito… infatti ma io… BONURA: Di più che se lo mette in una stanza e se deve dire qualche cosa… ROTOLO: Però poi… l’ambiente deve essere piccolo… BONURA: In un camerino (Ride)… ROTOLO: Si, si, l’ambiente piccolo…(…)

Dopo tali fasi introduttive, i due iniziavano a conversare spiegando le ragioni che non avevano loro consentito di incontrarsi fino ad allora:

BONURA: (…) Possiamo parlare di tutto poi, una volta che finiamo questo, sono a tua completa… mi dispiace che non ci siamo potuti vedere prima ROTOLO: No, noi… io ho bisogno… per parlare di una cosa… seria e importante, di vedere te, Tanino, tuo compare… BONURA: Mio compare dov’è? ROTOLO: … e mio cognato Pino BONURA: “Gianni” non… ROTOLO: E tuo compare non… 125 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: Non esce completamente, non può uscire, fare e dire, perché ancora è agli arresti domiciliari ROTOLO: Ancora agli arresti domiciliari è? BONURA: E com’è? Ma ha anni… (…)

ROTOLO chiedeva un incontro con esponenti di primissimo piano della “famiglia” mafiosa di Uditore, BONURA Francesco, SANSONE Gaetano, SANSONE Giuseppe, ed il “compare” di BONURA, “Gianni”, per parlare di una cosa “seria ed importante”.

Il “Gianni” indicato dal ROTOLO quale “compare” di BONURA si identifica, come meglio si vedrà nel capitolo dedicato al mandamento di Boccadifalco, nel noto mafioso CHIOVARO Aurelio Giovanni, inteso Gianni, nato a Palermo il 18.09.1927, indicato dai collaboratori di giustizia ANZELMO, CANCEMI, DAVI’, DI CARLO, GANCI, GUGLIELMINI e SCRIMA, come “consigliere” o “rappresentante” della famiglia mafiosa di Uditore, effettivamente ristretto agli arresti domiciliari.

BONURA faceva presente l’impossibilità del CHIOVARO a presenziare all’incontro, e chiedeva al ROTOLO la ragione che lo aveva spinto a una riunione di tale livello:

ROTOLO: (…) E allora… quindi Gianni non può venire… vabbè, allora… tu, diciamo… BONURA: Che hai, Nino, tu la devi finire… ROTOLO: Tu dici che non è… BONURA: Io da qua me ne vado, ogni volta, e me ne vado come se parlassi con mio fratello, e parlo con mio fratello. Poi sento dire: “è incazzato, è qua, è la…” ROTOLO: No, ma noi… BONURA: Ma che cazzo hai? ROTOLO: Noi non ne possiamo parlare di questa cosa tutti e due soli BONURA: Ma perché, anche se ne parliamo che succede? ROTOLO: Noo… BONURA: No, no, dico, ma che succede? Perché… ROTOLO: Non ne possiamo parlare tutti e due 126 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: Per che cosa? ROTOLO: Perché non ne possiamo parlare BONURA: Ma tu stai parlando… ROTOLO: … poi te lo spiego (…)

Intuito che la cosa “seria ed importante” della quale il ROTOLO non voleva parlare riguardasse il ritorno degli INZERILLO, BONURA cercava di rassicurarlo rispetto alla posizione assunta in merito alla vicenda:

BONURA: (…) No, sicuramente tu stai parlando di quel fatto degli INZERILLO e compagnia, più di questo non… e lì è il discorso, quindi non… e questi se ne devono andare, punto e basta ROTOLO: Ma dobbiamo parlare BONURA: E non che… e ne abbiamo parlato con Tanino, ne abbiamo parlato con… ROTOLO: Franco, dobbiamo parlare BONURA: Dico… però io voglio sapere una cosa e non te la voglio chiedere più… quando tu… lascia perdere questo discorso, quando tu… dubbi non ne… mi mandi a chiamare e io ti rispondo, punto e basta! Non mi devi fare sentire che una volta mi sento parente e una volta mi sento estraneo ROTOLO: No… BONURA: Mi sono spiegato? ROTOLO: No no no…Franco, tu ti devi sentire sempre in un modo BONURA: E io mi sento sempre in un modo. Ora… allora… ma io questo discorso… e te lo anticipo… ROTOLO: No, e lì dobbiamo arrivare BONURA: …né ero presente, né ne so parlare… ne so parlare nel senso per sentito, si ROTOLO: Io perché ti dico… dobbiamo parlare assieme BONURA: Vabbè, lascialo stare… ROTOLO: Ne dobbiamo parlare tutti assieme perché… BONURA: Va bene ROTOLO: … la cosa è molto delicata BONURA: Ma anche se è delicata al massimo, tra di noi la sistemiamo sempre ROTOLO: No tra di noi, io penso… BONURA: Ma anche con altri, la sistemiamo, stabiliamo quello… qual è il percorso e si fa

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ROTOLO: Io penso che… proprio tra di noi, che… ci mancherebbe, diciamo… siamo nati nella stessa cordata, abbiamo gli stessi interessi e… effettivamente… BONURA: Nino, non ce ne sono problemi, né… né… ROTOLO: Dico, effettivamente… ma qua il discorso è un altro caro mio, se c’è gente che… BONURA: Ma basta che a me… io ti voglio dire… anticipare una cosa, non mi vieni a dire “io ero presente, io ho preso l’impegno…” non è vero, io so i discorsi perché li so, ma io né ero presente e manco ero… questo che sia chiaro ROTOLO: Franco, tu quando verrai… perché parleremo di questo e parleremo di altro BONURA: Chiudilo il discorso, poi se ne parla (…)

Il passaggio sopra riportato rivestiva straordinario interesse atteso che i due “senatori” di “Cosa Nostra”, al di là della comune appartenenza all’organizzazione criminale, condividevano l’adesione allo schieramento “Corleonese”, ragione che li avrebbe spinti a chiarire le spaccature interne al presentarsi di una possibile minaccia esterna, come quella rappresentata dal rientro dei componenti “scappati” di una delle famiglie da loro più duramente colpite, quella degli INZERILLO .

Laddove la loro storia criminale non fosse, di per sé sufficiente a testimoniare l’appartenenza dei due allo schieramento “ vincente “, va incidentalmente segnalato che sia quella in esame come anche molte successive conversazioni intercettate, contengono frequenti riferimenti a RIINA Salvatore, “Totò ù curtu”, a BAGARELLA Leoluca, “Luchino” ed a PROVENZANO Bernardo, “Binnu”, esponenti di massimo rango dello schieramento “Corleonese”.

Continuando nell’analisi della conversazione, si confermavano profetiche le previsioni del BONURA rispetto al fatto che il ROTOLO non avrebbe preso bene la posizione assunta dal MARCIANO’ rispetto al LO PICCOLO ed alle sue iniziative riguardo la vicenda INZERILLO.

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Prendendo spunto da una richiesta rivoltagli, circa chi fosse il nuovo reggente della famiglia mafiosa di “Palermo Centro” dopo la morte di Agostino BADALAMENTI, il ROTOLO inveiva infatti sul MARCIANO’ Vincenzo, lasciando intendere al BONURA che questi sarebbe stato destituito dalla carica di “Capomandamento” che allo stato rivestiva come chiaramente si ricava dalla lettura della conversazione:

ROTOLO: (…) Ora non ne voglio parlare anche perché ci sono, ti ripeto, altre cose che dobbiamo… fare, che ne… che dobbiamo parlare. Eh… tu sai che… abbiamo dato una sistemata, diciamo, a tante cose BONURA: Dimmi una cosa, se io ho bisogno lì in “Centro”, che avevo alcune cose si… sistemate con la buonanima… ROTOLO: Rivolgiti… rivolgiti al tuo capo-mandamento, che lui subito lo… BONURA: Questa non è una bella risposta ROTOLO: Perché? Rivolgiti a lui, lui subito… ti risolve subito il problema BONURA: Perché mi rispondi così? Siccome è morto quello, Agostino, che onestamente mi trattava non bene, benissimo ROTOLO: Franco, parliamone la settimana entrante. Eh… BONURA: Anche se tu mi dici: “il mio capo- mandamento”, ma il mio capo- mandamento, come lo chiami tu, se lui stesse mezz’ora con te, un’ora con te… ROTOLO: Ma lui con me non ha più cosa starci BONURA: E perché? ROTOLO: Perché non ha cosa starci BONURA: Ma perché, Nino dagliela una… una possibilità ROTOLO: Tu, tu… so che quando… perché io, debbo dire la verità… questo nome l’ho fatto io per primo BONURA: Ma che mi dici… ma non è che abbiamo altre cose ROTOLO: Perché io ho pensato lì… i MARCIANO’ rappresentano una garanzia per noi BONURA: E c’è sempre, diciamo, Giovanni, diciamo, perché… Giovanni manda sempre… ROTOLO: Ma io ho conosciuto la buonanima dello “Zù Gabriele”, a Franco e a Giovanni e debbo dire… questo, essendo fratello, io pensavo, io, nella mia testa, sempre un fratello è. Ma questo è un’altra cosa però, questo è proprio… un’altra cosa, questo è completamente un’altra cosa, ma… poi ne parleremo assieme perché io ho… BONURA: Tu… io non lo so se ci sono cose così gravi, ma io vorrei fatta, se possibile, se è possibile… (…) 129 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Il tentativo del BONURA di difendere il MARCIANO’ veniva immediatamente gelato dal ROTOLO, il quale faceva presente di aver parlato della questione anche “fuori”, e rappresentava che sul punto esisteva “un accordo generale” all’interno dell’organizzazione:

ROTOLO: (…) Franco, vedi che io ne ho parlato anche fuori, c’è… BONURA: No, io vorrei… ROTOLO: … c’è un accordo generale, capisci? (…)

“Don Antonino” ROTOLO, che faceva presente al BONURA di avere ripetutamente incontrato il MARCIANO’, attribuiva a quest’ultimo “mancanze gravi” compiute nell’esercizio delle sue “funzioni” di “Capomandamento”, per non aver tenuto conto delle indicazioni fornitegli sul comportamento da adottare in merito alle “cose antiche”, sulla cui gestione, peraltro, egli aveva chiesto una guida proprio al ROTOLO.

ROTOLO: (…) Franco… tu pensa che io per arrivare a questo… non ci sono arrivato subito – fruscio – io… tu dici: “veditici”, io mi ci sono visto, mi ci sono controvisto, lui dice sempre: “io… cose antiche non ne so, io cose antiche non ne so, mi dovete dare una guida” BONURA: E sempre così è ROTOLO: Eh, ma lui questa guida non la vuole però… lui questa guida non la vuole BONURA: Invece la vuole e la vuole proprio da te ROTOLO: Noo, non la vuole lui BONURA: Da quello che so io ROTOLO: Questa guida non la vuole lui BONURA: Da quello che so io, e siccome, parlando con te, da quello che vedo io, per lì… ROTOLO: Franco, te la posso dire una cosa… come hai detto poco fa tu: “io quando me ne vado penso che me ne vado da mio fratello” BONURA: No, e me ne devo andare così, perché se no mi faccio i cazzi miei completamente ROTOLO: Allora, ascoltami – fruscio – per forma mentis è truffaldino, e per fatti, diciamo, per i fatti che sappiamo, passati, ha fatto cose, diciamo, di truffe 130 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: Cose di IVA, cose… ROTOLO: E lui qua pensa che è la stessa cosa, lui qua pensa che gli serve solo forse per… per guadagnare soldi, per… per fare soldi, e il comportamento che ha è questo. Solo che qua, avendo questo comportamento, fa delle mancanze gravi BONURA: E diamogli una possibilità ROTOLO: E ne ha fatte… non ce n’è più possibilità BONURA: E diamogliela, io te lo chiedo, diciamo… ROTOLO: Franco, tu stesso, la settimana prossima, tu, io sono certo che tu, quando io ti metterò a conoscenza di tutto, sarai tu stesso a dire come… che cosa si deve fare BONURA: Nino… io ti dico una cosa, che le famiglie che ci rispettiamo siamo poche – fruscio – e se possiamo – fruscio - ROTOLO: Non lo possiamo raddrizzare, a lui non lo possiamo raddrizzare, lui non lo possiamo raddrizzare – fruscio - BONURA: Cambiamo discorso (…)

Due degli argomenti che sarebbero stati trattati nella riunione indetta dal ROTOLO per la settimana successiva, erano quindi la vicenda del rientro degli INZERILLO e il cambio al vertice del “mandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, per la cui guida ROTOLO aveva pensato proprio al BONURA:

ROTOLO: (…) Ma ti dico una cosa, che siamo orientati su di te BONURA: No, non… niente Nino, non… ROTOLO: Io te lo sto avvisando BONURA: E io non posso accettare ROTOLO: Siamo orientati su di te BONURA: E io non posso accettare, non lo sai perché non lo posso accettare? Perché io sono l’unico a reggere tutte le mie situazioni e non lo posso fare. Faglielo fare a “Pinuzzu” ROTOLO: Noo… BONURA: E ma perché no? Io non lo posso fare ROTOLO: Pinuzzu non lo può fare BONURA: E neanche io ROTOLO: Ma questo non lo può fare più!! BONURA: Io non lo farò, che sia chiaro, ma non perché… perché io sono stato qua, e voi mi avete… me ne dovete dare atto ROTOLO: E io per questo volevo pure a Gianni BONURA: Non mi sono mai… ascoltami, non mi sono mai allontanato, solo come un cane, fare e dire, ho cercato di

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portare sempre… per quel poco che so fare l’ho portato, altri impegni non ne posso prendere (…)

Ancora una volta ROTOLO faceva riferimento alla figura del CHIOVARO, “Gianni”, circostanza che induceva a ritenere che questi, sebbene ristretto agli arresti domiciliari, rivestisse un ruolo di primissimo piano.

All’insistenza del BONURA, che chiedeva la concessione di un periodo di “messa alla prova” per il MARCIANO’, ROTOLO replicava che questi aveva dato dimostrazione di non essere all’altezza delle responsabilità che la sua carica comportava, rischiando di causare danni “irreversibili”, e lasciava intendere al BONURA che il MARCIANO’ aveva coinvolto, con il suo comportamento, anche le persone che avrebbero preso parte alla riunione indetta per la settimana seguente:

BONURA: (…) Anche se…una persona… ROTOLO: … si tratta… di un personaggio BONURA: Un personaggio… ci mettiamo per un mese, due mesi… ROTOLO: Ascolta… BONURA: Se sbaglia poi si… ROTOLO: Qua si tratta di un personaggio che, secondo me, o è irresponsabile di quello che fa, diciamo… e lo fa in buona fede, però nel frattempo lui fa una cosa in buona fede che può arrecare un danno anche… BONURA: Ad altri ROTOLO: … anche irreversibili, perché non voglio pensare altre cose. Poi siccome ti dico… non con la bocca, te lo dimostro, che è truffaldino, ha fatto il truffaldino, l’ha fatto pure con me… e non può stare lì e non può avere certe responsabilità, e non si può comportare in questo modo. E per quanto riguarda determinate responsabilità gravi, che si è, diciamo, cercato, ci ha coinvolto, perché… tu dici… io… io vi voglio a tutti presenti, perché può essere che questo nella sua… incoscienza, come debbo dire, nella sua inesperienza, nella sua stupidità, perché… forse se lo offendo gli voglio bene BONURA: E tu gli devi volere bene ROTOLO: Dico, se lo offendo gli voglio bene BONURA: Comunque Nino… 132 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: Può essere pure che ha coinvolto anche tutti voi, e voi magari non lo sapete, in determinate situazioni che non vi ci porta nessuno. Però io vi dico ora siamo arrivati e più avanti non ci possiamo andare più!! Vedi che… la gente non sono tutti più contenti di riceverlo, sempre per comportamenti, ripeto, che non sono consoni alla sua… BONURA: Figura… ROTOLO: … figura BONURA: … di responsabile. (…)

Alla luce di quanto si era appreso dalle conversazioni intercettate tra il MARCIANO’, il BONURA ed il MANNINO Calogero, appariva di tutta evidenza che i comportamenti di cui parlava il ROTOLO fossero da individuarsi nell’appoggio fornito al LO PICCOLO dal MARCIANO’ per il tentativo di far permanere a Palermo gli INZERILLO “scappati”.

I due parlavano poi in generale dell’andamento dell’organizzazione criminale e BONURA “faceva presente” al ROTOLO di avere “posato” un esponente della sua “famiglia” mafiosa, dopo avere appreso che questi aveva esultato per la cattura di MONTALTO Salvatore. Faceva altresì riferimento ad un brindisi che sarebbe stato fatto in occasione della cattura di Michelangelo LA BARBERA, alla presenza di “Piddu i Raffaele”, che aveva subito la stessa sorte.

Tali soggetti venivano indicati come vicini al defunto “Totuccio” INZERILLO, grazie al quale sarebbero stati a suo tempo inseriti nell’organizzazione criminale, circostanza che spiegherebbe il perché della loro esultanza alla cattura di coloro che, unitamente al cognato del BONURA, sono considerati i principali traditori dell’INZERILLO:

BONURA: (…) Lo vedi sentire parlare di questo cornuto di Alfonso ROTOLO: Chi? BONURA: Alfonso… il nostro, diciamo

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ROTOLO: Ah! BONURA: Che non è più nostro ROTOLO: Ah, l’hai lasciato? BONURA: Ma io… quando siamo qua… a me lo dicono, ma è morto quando… hanno arrestato una volta al MONTALTO, dice: “a tutti là li voglio vedere”! Perciò, io mi devo tenere un cornuto di questi? E non è che lo dice… lo dice il suo consuocero, stiamo attenti ROTOLO: Certo BONURA: Quindi è… ma no che io gli mando a dire “non sei più niente”! Per me non è più niente, in ogni caso, io lo faccio presente questo discorso e… ROTOLO: Certo BONURA: E qualcun altro dice che hanno brindato quando hanno arrestato ad Angelo, qualche altro cornuto! Mi sono spiegato? Tu forse qualche cosa di questa la sai, che forse c’era… “Piddu i Raffaele” in questa situazione, eccetera, quindi… dico… io non le… non gli vado a dire: “tu non sei più niente”, ma appena qualcuno dovesse venire a dire… “digli che si faccia i fatti suoi”, tanto gliel’ha detto mille volte al suo consuocero, a dire: “io non cerco a nessuno, fare e dire” – “E non cercare a nessuno perché nessuno ti…” ROTOLO: E a chi deve cercare? BONURA: Ma quando si arriva a questo… ma potrebbe essere BUSCETTA, scusami se ti dico questo, l’arrestano, noi che abbiamo vissuto questo, abbiamo figli, abbiamo… cornuto e sbirro, infame, indegno di tutte le tue razze e cornuto che sei!!! ROTOLO: Chi ti può dare torto BONURA: Dico, perché ti dicevo… perché sono andato a finire lì (a parlare di questo, n.d.t.), la convenienza, se non era per INZERILLO tutto questo fango non l’avremmo avuto ROTOLO: Certo BONURA: Perché gli conveniva mettersi queste persone accanto, mi sono spiegato? (…)

Il soggetto indicato come “Alfonso” si identifica per GAMBINO Alfonso, di Salvatore e di CAROLLO Maria, nato a Palermo il 21 giugno 1941, indicato da numerosi collaboratori di giustizia come “uomo d’onore” della famiglia di “Uditore”.

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“Piddu i Raffaele” si identifica in DI MAGGIO Giuseppe, di Raffaele, nato a Palermo l’11 maggio 1933, indicato da numerosi collaboratori di giustizia come esponente di spicco della famiglia mafiosa di Torretta, della quale è stato per un periodo il “rappresentante”.

Per quanto invece attiene a colui che aveva fornito al BONURA la preziosa informazione, indicato come il consuocero del GAMBINO, questi altri non era che il noto MANNINO Calogero, uno dei pochissimi eletti ammessi alla “corte” del sottocapo di Uditore.

In effetti, nel corso della registrazione effettuata il 13.07.2005 (cfr. all.to n. 21), MANNINO Calogero aveva già raccontato al BONURA l’episodio riguardante il proprio consuocero, GAMBINO Alfonso, aggiungendo che questi nutriva forte risentimento per i MONTALTO.

Conversazione del 13.07.2005 ore 10.05

BONURA: Lì, il suo pane era che si univa con quell’altro ubriacone di Piddu, sparlavano tutto il mondo, so che quando hanno arrestato ad Angelo, se non mi hanno detto minchiate, ha brindato, non te lo so dire … non ero presente quindi però questo… MANNINO: E questi discorsi a me … te lo ha detto Battista, il fratello di Angelo, e io gli ho detto “ma che vai credendo!”, “che vado credendo? Dice, ora ti faccio parlare con uno che ha brindato pure che era presente!”, “no, Battista …” BONURA: (incomprensibile) queste cose (incomprensibile) e basta! MANNINO: Perché mi pare una cosa … BONURA: Vedi che… ma che gli deve fare il più tinto carabiniere del mondo, di fronte a… MANNINO: Lui mi ha detto a me, ora Alfonso che lo ha detto a me, quando hanno arrestato al MONTALTO, si parlava “compare, gli ho detto, minchia, lo hanno

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consumato a questo!”, “compà, tutti là li voglio vedere!! Tutti…” BONURA: Ma che mi dici? MANNINO: Parola d’onore Franco! “Tutti là li voglio vedere!” , comunque la prima volta, la seconda volta, lui ce l’ha a morte con i MONTALTO! Insomma una volta gli ho detto “ma me lo vuoi spiegare perché ce l’hai con loro? Perché? Che ti hanno fatto?”, “compà, quando mi sono fatto la casa, loro avevano il vivaio là, Totuccio aveva il vivaio, dov’è morto suo figlio, dice, sono andato a prendere quattro piante e dopo otto giorni, dice, è venuto e mi ha portato il conto!”, perché il picciottello ha parlato con suo fratello Pippo e quello gli ha detto “mandagli il conto!”, è un lavoro, “compare ma quello non vende le piante? Scusa se ognuno di noi si va a prendere quattro piante quello che ci sta a fare al vivaio!?”, a morte!! BONURA: Questi sono discorsi di carabiniere! MANNINO: A morte! BONURA: E te lo ha detto a te? MANNINO: Si! BONURA: Se io capita che mi può capitare… MANNINO: Si, a me lo ha detto! BONURA: … gli dico “tu sei un carabiniere!” MANNINO: Si! “a tutti là li voglio vedere!”. BONURA: Cornuto!! MANNINO: Il giorno che mi arrestano lui è felice!! BONURA: Minchia, peccato che non si è potuto prendere questo capriccio ancora! MANNINO: Se Dio ne liberi, ci succede qualche cosa a qualcuno di noi, Franco… BONURA: Lui si ubriaca!!

Tornando alla conversazione del 03 agosto 2005 ore 10,34 tra ROTOLO e BINURA: (cfr.all.to n. 4)

L’informazione data dal BONURA sul conto del GAMBINO spingeva il ROTOLO ad aprirsi e ad anticipargli alcuni dei temi che avrebbe trattato nel corso della riunione:

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ROTOLO: (…) Certo. Questa, diciamo… te l’anticipo perché non… è un capitolo a se e lo volevo… BONURA: Nino, non avere problemi, ti prego ROTOLO: No, no, no, questa… BONURA: Tu mi devi dire a me… perché, sai, il tempo è galant’uomo, quando tu mi dici a me: “Frà…” ROTOLO: Questa te l’anticipo perché mi… me lo sono ricordato per il discorso di questo che mi hai detto adesso, anche se io era una cosa che dovevo dirti, ma non ci pensavo… fino a ora non ci avevo pensato, perché non ha niente a che dividere con i discorsi che dobbiamo fare, cioè nel senso… ha un’attinenza, ma… è una cosa a se! … Io … so … per certo, non so se esiste registrazione, se esiste qualche cosa scritta… dici tu: “ma come?” Eh ma come perché… non so se c’era pure qualche “cosa”, se ce n’era uno di questi… eh… però di quello che ti dico c’è la certezza. E c’è una data pure precisa che ho, so il mese, ma la data precisa proprio precisa la posso sapere, pure l’orario, so data, anno e orario. Sono tutti… parenti (sottovoce), gli INZERILLO, e tra i quali credo che ci sia pure un torrettese in mezzo, sono tre! Questi tre si danno appuntamento all’aeroporto, parlano tutti e tre, parlano… e parlano dell’argomento di “ù truttaturi”, perché ancora l’altro fratello non era venuto, e dicono pure, tra tutto quello che dicono “ma poi sono quattro gatti… sono quattro gatti”! Siccome uno di questi è stato pure individuato, mi sono spiegato, uno di questi è stato pure individuato (…)

Dal tratto di conversazione si comprende che ROTOLO avrebbe contezza dell’esistenza di una intercettazione tra tre soggetti appartenenti “all’area” INZERILLO, uno dei quali torrettese, che conversando in merito al rientro di INZERILLO Francesco, “ù truttaturi”, avrebbero definito “quattro gatti” la schiera dei residui loro oppositori.

Le parole ed i toni del ROTOLO lasciavano trasparire chiaramente uno stato di tensione, così come la circostanza che egli si fosse adoperato per individuare i protagonisti del colloquio.

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Ancora più grave era la seconda confidenza che ROTOLO faceva al BONURA sul conto degli INZERILLO, relativa a quello che non si esclude potesse essere un progetto di eliminazione di “Totuccio” MONTALTO, cui avrebbe dovuto prendere parte “Sandrino” MANNINO, nipote di Totuccio INZERILLO:

ROTOLO: (…) Poi so un’altra cosa, pure… che sarebbe successa, qua! Questo mentre io l’ho saputa, ho chiamato la persona che ho capito che poteva venire da lui questa cosa, me l’ha ammesso, e uno di quelli che doveva collaborare a questa cosa era Sandrino (sottovoce) BONURA: Scusami, ma… dico, non andare oltre, io non lo so, poi ci fu un periodo che mi diceva che andava e veniva da te questo ROTOLO: Si è messo in movimento… (sottovoce) Franco… tu niente mi hai insegnato a me? BONURA: No, noo… ma perché, chi ti ha detto cose, stiamo attenti ROTOLO: Niente mi hai insegnato tu? BONURA: Io… io ti dico una cosa, ma non… no, non è che c’è bisogno di insegnare niente, ma tu ti ricordi quando c’era il signor VITALE… ROTOLO: Eh, ma aspetta un minuto, questo… BONURA: … quando lui gli diceva a Giovanni: “a me mi hanno messo qua” ROTOLO: Mi senti a me? Ti ricordi quando ci fu il discorso di Totuccio MONTALTO stava… “sta uscendo, sta venendo”, l’hai sentito questo discorso? BONURA: No, non me lo ricordo effettivamente, perché poi non… ROTOLO: Ma ora, ora, recente, (incomprensibile) BONURA: Ah! ROTOLO: L’ho saputo io BONURA: Che Totuccio MONTALTO sta uscendo non l’ho saputo ROTOLO: Si, stava uscendo, può essere pure che ci riesce, doveva venire a casa… il signor Sandrino doveva collaborare … la lettera, so altre cosette pure, mi sono spiegato? Quindi… qua…(…)

Appresa l’esistenza del progetto, dimostrando di seguire con particolare attenzione quanto accadeva intorno agli esponenti c.d. “perdenti” di “Cosa Nostra”, i quali dimostravano una rinnovata “vitalità”,

138 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata il ROTOLO si era attivato ed aveva “convocato” la persona che egli riteneva potesse esserne l’ideatore, ricevendo da questi piena ammissione, nonché l’indicazione che “Sandrino” MANNINO sarebbe stato coinvolto nella vicenda.

Il BONURA, che evidentemente non era a conoscenza di quanto rivelatogli dal ROTOLO, si premurava di precisare che il MANNINO era stato già avvertito che i suoi parenti “scappati” avrebbero dovuto andare via da Palermo, lasciando intendere al ROTOLO che questi aveva cercato di adoperarsi in loro favore anche attraverso l’amicizia del MANDALA’:

BONURA: (…) Da qua Sandrino l’ha avuto detto di brutto che se ne devono andare ah, non è che… ROTOLO: Ma quando? BONURA: Siccome si sta facendo per ora la come si chiama, però se ne devono andare ROTOLO: Ma quando? BONURA: Lui va cercando… perché era amico del MANDALA’, fare e dire, eccetera eccetera ROTOLO: E’ che lo so BONURA: Lo sa che se ne devono andare ah, cioè che non c’è rimedio ROTOLO: Ma quando gliel’ha detto? BONURA: Ma credo che gliel’abbia detto… tre mesi addietro, due mesi addietro ROTOLO: Ma io so invece che… lo… chiamiamolo scemo, avanti, per non dire… diciamo scemo, che lo scemo… BONURA: Quello ROTOLO: … ha scritto, ha ricevuto… BONURA: Ora ti levo tutti i pensieri io, si vero è… ROTOLO: Noo… BONURA: … io… ho ricevuto questa lettera ROTOLO: Questa l’ultima BONURA: Ho visto questa lettera ROTOLO: Questa l’ultima BONURA: Aspetta un minuto ROTOLO: Tu parli dell’ultima? BONURA: Quella che ho letto io! Perché io che… vuoi che parlo? ROTOLO: Ce n’è pure precedenti BONURA: Vuoi che parlo?

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ROTOLO: No, no, ma io ti volevo… BONURA: Perché io di questo ne ho parlato con Tanino e gli ho detto qual’era la mia risposta, punto e basta! ROTOLO: Ma lui… so che si è rivolto… BONURA: Vero è, non lui, con i torrettesi lì, fare e dire, eccetera… ROTOLO: No, lui, sempre lui BONURA: Ah, vabbè, si, purtroppo è così, Nino. Quando io ho letto la lettera, l’ho letta e gli ho detto: “vedi che io l’italiano non lo capisco come tanti altri ma lo capisco, qua non c’è niente da fare, perché quello manda a dire…” nella lettera che gli ha scritto, dice: “questi poveri sfortunati, se allora si è deciso questo…” - ”Ora chi è nelle condizioni di… di dire questa cosa? Dovremmo… si dovrebbero riunire tutti quelli che mancano, cosa che è impossibile fare” ROTOLO: Appunto BONURA: “Nessuno può prendere impegni, che minchia vuoi, gli ho detto, ancora ne vuoi sapere?” Ho chiamato a Tanino e gli ho detto: “vedi che io (incomprensibile), questi se ne devono andare”! Gli ho detto a lui: “diglielo che se ne devono andare, non c’è niente da fare, avrai tu (incomprensibile) ma per noialtri chi ti chiama chiama se ne debbono andare, punto e basta”! Ho chiuso! Vuoi sapere altro? Perciò ti dico se me ne parli te ne pago (…)

ROTOLO era quindi a conoscenza del contenuto della corrispondenza tra il “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, definito “lo scemo”, ed il Capo di “Cosa Nostra”, PROVENZANO Bernardo al quale, come si è visto in precedenza, il MARCIANO’ si era rivolto per chiedergli di trovare una via d’uscita per gli INZERILLO.

Si rammenta che la risposta del PROVENZANO ribadiva la necessita di fare osservare quanto stabilito al tempo in cui gli INZERILLO furono condannati all’esilio ma conteneva un passaggio che era stato interpretato strumentalmente dal MARCIANO’ al fine di guadagnare tempo affinchè il LO PICCOLO ed i torrettesi facessero un ulteriore tentativo di intercessione presso il Capo di Cosa Nostra.

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Di ben altro tenore era l’interpretazione data da BONURA alla missiva del PROVENZANO, interpretazione pienamente condivisa da ROTOLO.

Il BONURA sosteneva infatti la tesi che la decisione assunta al tempo sugli “scappati” avrebbe potuto essere variata soltanto da una nuova riunione di coloro che l’avevano adottata, i quali “mancavano”, e che pertanto essa era immodificabile.

Successive conversazioni intercettate nei pressi dell’abitazione del ROTOLO avrebbero rivelato con chiarezza che i soggetti che “mancavano” altri non erano che i componenti della c.d. “Commissione” di “Cosa Nostra”, i quali avevano adottato il provvedimento al termine della seconda guerra di mafia. Avendo compreso che il ROTOLO credeva che l’incontro con il LO PICCOLO fosse un’iniziativa del MARCIANO’, BONURA delineava brevemente il contesto nel quale questo era maturato , indicando altresì alcuni esponenti di “Cosa Nostra” che, sebbene organici ad altri mandamenti, erano vicinissimi al latitante “Totuccio” LO PICCOLO:

BONURA: (…) Nino, io penso che tu certe cose le sai, ma io… ti voglio dire quello che so io su certe situazioni. Lì c’è a Torretta, c’è questo figlio di… questo Lorenzino, poi c’è… che ce l’ha nel… ci sono altre persone che ce le ha vicine il signor LO PICCOLO ROTOLO: Si, lo so BONURA: E quindi praticamente… poi non ne parlare di come si… quello s’è fatto cresimare di nuovo, mi racconta… Calogero, il PIPITONE dice che s’è fatto cresimare da lui, “mio parrino, mio parrino…” ROTOLO: Chi? BONURA: Enzuccio ROTOLO: Ah si?

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BONURA: Pure… quindi praticamente lì c’è tutta una situazione che trasporta… e quelli si sentono che questo… vedi che io ho incontrato l’altro ieri a Lino, te l’ho detto? E’ ricoverato… ROTOLO: Ma questo… BONURA: Mischino, è malato vero ROTOLO: Non parlo di Lino, parlo di questo BONURA: Perciò questi si sentono… anche, per esempio… questi che sono compari, scompari, anche il… il BRUSCA, che per noi, dico, per noi, è una persona affidabile lì, però è… ROTOLO: Chi è, Pinuzzu? BONURA: No, quale Pinuzzu, parlo di… di Enzo, questo di Torretta ROTOLO: BRUSCA si chiama? BONURA: Si! Questo se n’è andato in galera per me quando fu… l’hanno arrestato, fermò l’autobus e l’hanno arrestato, ti ricordi quando… ROTOLO: Ah, quello… BONURA: Si, si, che magari lui è (incomprensibile) ROTOLO: Si, si BONURA: Però è compare, figlioccio di… di come si chiama, di “ù truttaturi”, di come si chiama, quindi praticamente sono tutte notizie che hanno fatto, hanno detto e si sono mossi non da ora, da tempo ROTOLO: Te lo sto dicendo che fra quei tre c’è un torrettese che parla BONURA: Mi sono spiegato? Eh, appunto ti dico, quindi poi… certe volte questo scrive, fa, dice, il come si chiama, io quando mi hanno detto qualche cosa, dice: “che devo fare?” – “Vabbè, se glielo vuoi fare il favore glielo fai, nei limiti del possibile”, non è che ci possiamo mettere a… mi sono spiegato? Dice che ogni volta che scrive: “tanti saluti a Franco B., tanti saluti a Tanino” – “Eh, quando è (incomprensibile), punto e basta”! Ma non c’è… ma sono là vedi che… il discorso. Certo, se si “impirigghianu a iddu” (se lo coinvolgono, n.d.t) perché gli… perché, che vuoi, c’è questo “Franco ù nivuru”, c’è… il “Sandrino”, c’è… dice che a Sandrino gli avevano promesso quello, come… non lo so, questo… che tutto era a posto, fare e dire… non mi fare fare nomi perché mi posso anche sbagliare ROTOLO: Non lo può dire lui… questo non lo può dire (…)

Dalle parole del BONURA appariva evidente come il LO PICCOLO godesse di grande prestigio sia in seno alla famiglia mafiosa di Carini, della quale PIPITONE Vincenzo era il “reggente”, sia su quella di Torretta.

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Particolarmente delicata era per il BONURA la posizione di BRUSCA Vincenzo, sulla cui figura ci si è già soffermati in precedenza, “reggente” della famiglia mafiosa di Torretta, ritenuto persona assolutamente affidabile, il quale era tuttavia “compare” di INZERILLO Francesco, “Franco ù truttaturi”. BONURA lasciava quindi intendere al ROTOLO che il MARCIANO’ era pressato da “Franco ù Nivuru” e da “Sandrino”.

I successivi brani della conversazione del 03.08.2005 rivelano come , addirittura, al MANNINO fosse stato assicurato che “era tutto a posto”, e che la vicenda era stata sistemata dal PROVENZANO, indicato in conversazione come “quello”, grazie all’intercessione di una delle persone che vi era stato in strettissimo contatto, il capofamiglia di Villabate, MANDALA’ Nicola:

ROTOLO: (…) No, non lo può dire, non lo può dire, che era tutto a posto non lo può dire BONURA: Però neanche qualcuno può dire che io ho preso l’impegno, fare e dire, io so che questi una “partita” se ne doveva andare e una “partita non c’era più, punto e basta, questo io non è che me lo sto sognando. Ma che io… poi c’era il discorso di Angelo, che disse che questo doveva venire, questo… ROTOLO: Interpretazione che riportavano gli sbirri BONURA: Ascolta un minuto, ascolta, e doveva stare qua perché era… ROTOLO: Il tempo della sorveglianza BONURA: Noo, doveva stare qua ROTOLO: No!! BONURA: Non mi voglio trincerare, ma questi i discorsi… che abbiamo avuto – fruscio - ROTOLO: Lui doveva restare per il tempo della sorveglianza BONURA: Si, ma che c’entra… che c’entra… gli puoi dire a quello (incomprensibile), ma non c’entra niente Enzo in questi discorsi, Enzo non ce l’ha tutto sto… oppure che ti pare che gli vuole bene ROTOLO: Ma che c’entra, non c’entra niente, che stiamo parlando… qua stiamo confondendo… qua è un discorso generale BONURA: Ormai questa cosa è chiusa 143 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: lascialo stare questo solo discorso, - fruscio - generale BONURA: Questa cosa è chiusa, questi se ne devono andare ROTOLO: E com’è che è chiusa? Sono ancora qua BONURA: Se ne devono… non lo so, ma se ne devono andare! Se ne debbono andare, perché per me, gliel’ho detto: “Enzo…”! Ne ho parlato pure con Tanino: “vedi che ho letto sto… questi se ne devono andare, gli ho detto, non abbiamo niente da fare, né eravamo presenti quando furono… e neanche possiamo dire una parola oggi, mi sono spiegato? Punto e basta!” E qui ti sto anticipando quello che è il nostro pensiero, non il nostro pensiero, perché l’ho… l’ho letto io, no che… combinazione me l’è venuto a dire un altro… perché lui mi ha detto… te la posso dire una cosa, però… (ride) te la devi tenere, perché se no carico sopra… dice: “io la vedo equivoca”, mi dice ROTOLO: Come? BONURA: “Io la vedo equivoca”! Gli ho detto: “ma che minchia di equivoca, qua non c’è niente di equivoco” ROTOLO: (ride) BONURA: No, ma mischino, non… gli ho detto: “non c’è niente, questi se ne debbono andare, punto e basta”! C’era Calogero… “se ne devono andare, senza perdere tempo”! Equivoco, che c’è di equivoco? Dice: “lascia una maglia” – “ma quale maglia lascia? Tu che eri là? E neanche sei ora in condizione di farlo” E allora dice che sono andati a parlare con quello, con LO PICCOLO, che poi vedeva se poteva fare qualche cosa lui.. ROTOLO: Me lo immagino a “quello”… BONURA: E ce la mina ROTOLO: Tu te lo immagini a “quello” appena c’arriva che lui… BONURA: Ma non… però non confondere mischino con lui, perché… che sia chiaro, che sia chiaro, non c’entra niente. Si, scrivono a lui, ma non c’entra niente ROTOLO: Lui ha detto che si rivolgeva a “quello” BONURA: Già quelli si erano rivolti a “quello” ROTOLO: Ma quando? BONURA: Precedentemente, da… questo discorso… il discorso deve avere… non è… non è da ora questa situazione, non quando è ritornato l’altro, ma anche precedentemente ROTOLO: Ma quello Sandrino, precedentemente, parlava con Nicola BONURA: Esatto! E dice che la dovevano sistemare loro la cosa ROTOLO: Ma che doveva sistemare? Quello parlava con me, che doveva sistemare? Parlò con lui? BONURA: Si ma tu… ma che ne pensi di questo Nicola, ma li hai letti i giornali? Io la testa me la sfascio qua!! Ma dico, ma lo vedi… ma lo vedi quanto siamo… pochi e niente, Nino…(…)

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Dalle ultime frasi sopra riportate si apprendeva pertanto che il MANDALA’ ed il ROTOLO erano stati in contatto per la vicenda del rientro degli INZERILLO, circostanza che trovava conferma in alcuni servizi di osservazione effettuati nel 2004 a carico del MANDALA’, quando i suoi spostamenti erano sottoposti a controllo da parte di quest’Ufficio. In effetti, in almeno due distinte occasioni, una volta in compagnia di NICCHI Giovanni ed un’altra in compagnia di SORRENTINO Salvatore, MANDALA’ Nicola, dopo essere uscito dal ristorante “U strascinu”, era stato perso di vista dalle parti di Viale Michelangelo, Via Conceria, dal personale impegnato nel servizio di osservazione e pedinamento.

In particolare, in data 01 settembre 2004, uscendo dal medesimo ristorante, NICCHI Giovanni e MANDALA’ Nicola venivano seguiti fin quando, alle ore 14.30 circa, accedevano all’interno del complesso di ville al quale si accede da Via G. Bernini 38, ovvero dal civico 450 di Viale Michelangelo (cfr. all.to n. 22).

All’inizio della conversazione peraltro, ROTOLO aveva raccontato al BONURA che, avendo avuto sentore di essere oggetto di attenzione dalle forze di polizia, aveva sospeso le “visite” presso la propria abitazione già dal mese di novembre. In conseguenza di ciò aveva respinto le insistenti richieste di incontro provenienti da PASTOIA Francesco, che aveva persino ipotizzato di entrare nel residence chiuso dentro il portabagagli di un’automobile:

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ROTOLO: (…) Perché… io vi volevo parlare a voi tre, con Pino presente, eh… noi possiamo fare una cosa, prendiamo un appuntamento per la prossima settimana… ormai io… prima non l’ho fatto perché c’è stato questo… ci fu qua un po’ di… infatti ho tagliato, ho fatto da… già è da novembre dell’anno scorso che, diciamo, io… infatti questo Ciccio, mi aveva mandato a dire verso novembre che aveva bisogno… e io gli ho mandato a dire che non poteva essere. Dice: “ma io mi infilo nel cofano della macchina”. Gli ho mandato a dire: “senti, mi dispiace, non può essere, ti ho visto ma non ti posso vedere”! E mi raccontano che si era un po’… dice che era seccato… perché lui mi aveva mandato a dire nel cofano della macchina. Poi a me mi hanno arrestato, a dicembre, e dice che ha detto: “minchia, dice, allora ragione aveva, le cose serie erano”. (ride) Ma se ti mando a dire no, ti ho fatto venire e non può essere… quindi, per dirti che è da allora che io ho cercato di… poi nel frattempo sono ritornato e ho trovato… (…)

Va rammentato che nel corso delle conversazioni già commentate intercorse presso i locali in uso al BONURA, questi ed i suoi interlocutori avevano fatto esplicito riferimento al ruolo di PASTOIA Francesco e MANDALA’ Nicola nelle fasi preliminari al rientro in Italia di INZERILLO “Sarino”.

ROTOLO, pertanto, era stato ed era in contatto diretto con molti dei protagonisti della vicenda qui oggetto di narrazione, circostanza che ne qualifica ulteriormente le intercettazioni.

Il giorno successivo, il 04 agosto 2005 (cfr. all.to n. 23), si registrava la visita di CINA’ Antonino, “Capomandamento” di San Lorenzo, alleato di ferro del ROTOLO, unitamente al quale stava operando una riorganizzazione degli assetti di Cosa Nostra sul territorio cittadino.

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La qualità della registrazione non era tuttavia pari a quella del giorno precedente, atteso che il CINA’, sebbene fosse attivo il sistema per neutralizzare le microspie, parlava a bassissima voce.

Dalla conversazione, tuttavia, risultava chiaro che egli era già a conoscenza dell’intera vicenda, e che era in attesa di vedere quale posizione Franco BONURA e Gaetano SANSONE avessero preso in merito al rientro degli INZERILLO “scappati”.

Conversazione del 04.08.2005 ore 11,19

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; CINA’ Antonino, “Nino ù dutturi”;

ROTOLO: (…) Ieri mi sono visto con Franco … CINÀ: Aspetta ...inc. ... (…)

Dopo aver parlato di altri argomenti, ROTOLO raccontava al CINA’ quanto il BONURA gli aveva detto nel corso dell’incontro:

ROTOLO: (…) ...inc. ... dice; “ gli ho detto a Enzo, questi se ne devono andare, … se ne devono andare, ancora tempo perdi questi se ne devono andare” … CINÀ: Cioè ha messo un punto fermo! ROTOLO: “ …se ne devono andare a me non mi interessa, ...inc. ... se ne devono andare” Franco, questo è un argomento che tratteremo, non era il momento … CINÀ: (ride) Allora lui ancora di più! (…)

Ed ancora, in un successivo passo:

ROTOLO: (…) (passa elicottero) Lontano è? CINÀ: Si lontano …si sta allontanando … se ne va Nino … ROTOLO: Il discorso che ti ho detto io … CINÀ: Sono di “PROVENZANO” queste ...inc. ...

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ROTOLO: Si, ...inc. ... ma questa cosa è un poco equivoca … CINÀ: quelli che gli ha dato “PROVENZANO” allora? ROTOLO: Prima di ...inc. ... non c’era niente CINÀ: Erano ...inc. ... ROTOLO: … è scritto chiaro, che questi se ne devono andare, Franco gli ha detto: “ ma chi c’è dietro di questi” CINÀ: Perciò quelli lo hanno capito! ROTOLO: …dice: “qua c’è scritto che chi ha deciso questa cosa, per quelli che lo devono decidere non è nessuno” CINÀ: ...inc. ... ROTOLO: … “e nessuno può decidere questa cosa ...inc. ...” CINÀ: ...inc. ... ROTOLO: … quindi, questi se ne devono andare, non c’è niente da fare, diciamo che … dice: “ quello sta cercando a quello per ...inc. ...” , gli ha detto: se ne sei capace te la prendi tu la responsabilità! Pero io lo voglio sapere, perché io non me ne prendo responsabilità per le cose decise da altri! CINÀ: Certo! (…)

ROTOLO e CINA’ erano quindi sulla stessa lunghezza d’onda del BONURA, il quale aveva ben compreso che dietro il rientro degli INZERILLO, del quale egli si lamentava per essere stato messo davanti al fatto compiuto, ci fosse l’interesse di “Totuccio” LO PICCOLO, del quale egli non si fidava, essendo cresciuto in un’altra “cordata”.

Da un passo successivo emergeva invece l’esistenza di una vera e propria strategia da parte del ROTOLO e del CINA’, i quali avevano intenzione di mandare “a mollo” tutti coloro che appoggiavano il rientro degli “scappati”, MARCIANO’ compreso, ma cercavano di recuperare dalla loro parte personaggi di alto profilo quali il BONURA ed il SANSONE:

ROTOLO: (…)… Franco ma sarai stesso a dirmi martedì che lui si deve fare gli affari suoi … sarai tu stesso ...inc. ... “ io …” dice … dice, tu Franco …tu deciderai pure tu CINÀ: Le cose giuste ...inc. ... ROTOLO: ...inc. ... perché qua il discorso qual è? Io a loro li voglio fare salvare, perché altrimenti … 148 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

CINÀ: Certo! ROTOLO: … a “mollo” loro, a “mollo” mio cugino “Tanino” … CINÀ: Con tutti! ROTOLO: Capisci! Perché io gli avevo detto la lettera ...inc. ... quello gli scrive a quell’altro “ noi siamo tutti d’accordo” ....Inc.....e ci mette nomi e cognomi, perchè è cretino … una lettera che va a un “LATITANTE” e passa da tante mani … CINÀ: È vergognoso! ROTOLO: … ci scrive nomi e cognomi … CINÀ: Minchia, che vergogna! ROTOLO: …che cos’è diciamo che è scemo!? CINÀ: Per non dirgli che è un carabiniere, certo ROTOLO: Il discorso che gli ho fatto a lui, diciamo che è scemo ah!? Diciamo che è scemo! E uno che è scemo può fare danno CINÀ: Quindi non è all’altezza! ROTOLO: Com’è questa cosa...... io la voglio sapere … CINÀ: Minchia bordello!

Passa elicottero min.59.00

ROTOLO: .....lui cosa gli dice: “siamo tutti d’accordo”, se viene martedì, loro ci devono spiegare ...inc. ... CINÀ: Esatto! ROTOLO: Ma parla per gli INZERILLO? Cioè lui ...inc. ... CINÀ: Allora peggio ancora! ROTOLO: E allora ...Inc. ... siete voi? CINÀ: Nooo … ROTOLO: Lo dobbiamo chiedere a lui? CINÀ: O evitiamo! ROTOLO: O glielo dite voi che si va a guadagnare il pane … CINÀ: E se ne va a fare le truffe! ROTOLO: … si … e … lui diciamo … che cosa ne dite voi? Oppure lo mandiamo ...inc. ... CINÀ: ...Inc... a prendere per fare ...inc. ... ROTOLO: Tu pensa che cosa dovrà avere a casa, perché quello mi manda la lettera scritta da lui e la lettera che lui gli ha mandato! CINÀ: Esatto! Minchia ha un archivio...... pericolosissimo (...)

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CINA’ e ROTOLO non ritenevano quindi MARCIANO’ Vincenzo all’altezza della sua carica di “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, ed avevano concordato l’incontro con SANSONE Gaetano e Franco BONURA per avere chiarimenti sull’espressione “siamo tutti d’accordo”, utilizzata dal MARCIANO’ in una delle lettere indirizzate a Bernardo PROVENZANO. Ciò dimostra, e meglio lo si vedrà in seguito, che il ROTOLO era in possesso della relativa corrispondenza intercorsa tra il MARCIANO’ ed il PROVENZANO.

I due lamentavano poi la mancanza di prudenza del MARCIANO’, il quale aveva indicato nomi e cognomi in una missiva destinata ad un latitante. La circostanza poi che il PROVENZANO avesse mandato sia la copia della lettera del MARCIANO’ che la copia del messaggio di risposta, li induceva a ritenere che questi custodisse un vero e proprio archivio, cosa che consideravano “pericolosissima” per l’organizzazione criminale. La circostanza appare riscontrata nella conversazione del 09.08.2005, nel corso della quale ROTOLO avrebbe dato lettura di entrambe le missive ricevute dal PROVENZANO.

A testimoniare la gravità del momento erano i toni della conversazione che, contestualmente a quella tra ROTOLO e CINA’, veniva intercettata all’interno della saletta “riservata” di via Catania proprio tra BONURA ed il “Capomandamento” di “Passo di Rigano - Boccadifalco”, MARCIANO’ Vincenzo.

Va precisato che alla riunione aveva preso parte anche MANNINO Calogero, ma che BONURA aveva atteso che egli uscisse per poter parlare al MARCIANO’. (cfr. all.to n.24).

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Conversazione del 04.08.2005 ore 10,11

INTERLOCUTORI:

BONURA Francesco, “Franco”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”;

BONURA: (…) Dunque, (incomprensibile) una favola, parlando con te … perché la si è messo a disposizione, sto parlando con me stesso, dice, “questi, fiducia ai MARCIANÒ (incomprensibile)” ce l’ha con te che gli hai combinato, gli hai fatto, gli hai detto, di qua… e mi chiama per… MARCIANO': Io gli ho combinato… BONURA: …e ci chiama per martedì dovremmo essere, voleva a Gianni, voleva… a me e a Tanino e a Pinuzzu, perché non so che cosa vorrebbe fare, fare e dire, etc. etc. … quindi tu dove vai vai avrai … perché è manovrata questa situazione, ora tu mi hai dato una felice idea, perché lui parlava di Giovanni, fare e dire, che io nel momento in cui sento che cosa ha che deve dire davanti a tutti, gli dico “senti, mi sono venuti a dire ieri…”, se è martedì, io dico che me lo sono venuti a dire lunedì, “dato che tu per come noi Giovanni, prendo e ti faccio prendere un appuntamento con Giovanni!”, non so se mi spiego? MARCIANO': Saltando… BONURA: Senti, ci può andare perché non c’è più da saltare, salta lui perché là dentro non vuole a nessuno e ci mettiamo dentro al come si chiama, poi qualcuno lo va a prendere etc. , ma noi la dobbiamo sistemare questa cosa! (pausa di silenzio) Dice … MARCIANO': Arruttò! BONURA: No, “ci sono cose …”, siccome gli ho detto “Nino …”, “(incomprensibile) con le borse da Franco, ad andare fare… la salsiccia, le cose, mangiavamo… sono stato io a metterlo qua, cose…”, gli ho detto “per me…” MARCIANO': (incomprensibile) per il discorso di quelli… BONURA: Ma io questo, anzi, indipendentemente di come si chiama, gli ho detto “ma già noi siamo d’accordo che quelli se ne devono andare perché mi ha fatto leggere la lettera, gli ho detto, fare e dire, etc.”, dice “e poi se ne è andato…”, “ma chi?” gli ho detto, “ci sono andati i parenti, le cose, che li cercavo, parlando con te…”, gli ho detto “vedi che non è come dici tu!”, poi dice che come se avreste conti… cioè mi ha fatto…così, e come io ho questa … questa come si chiama, che questo mette in condizioni, parlando con te che … “perché di Giovanni, ma meglio Franco! Ma così, 151 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

colì…”, gli ho detto… dico, la mia vita è nelle tue mani, perché a te non … MARCIANO': Questo si sapeva! BONURA: È venuto con un apparecchio, lo mette in questa… lo sai queste … queste cose, come si chiamano…questi box di cantiere, male combinata, ngrasciata, lo mette … lo ha messo lì, non registra niente, non fa registrare niente, diciamo, dov’è, nel giro di pochi metri. (pausa di silenzio) Il discorso del prete gliel’ho detto a lui, parlando con te, il discorso del prete gliel’ho detto a lui, gli ho detto “è una cortesia che devo fare a mio cognata”, è la verità, non è che e poi gli ho detto “dimmi una cosa, gli ho detto, ma se ho bisogno di cose, in centro, perché allora c’era …”, dice “vai a parlare col tuo capomandamento!”, ecco che ho capito che già c’è la lancia, gli ho detto “è una cosa che quando c’era Agostino, mi ha detto dice, lei è il padrone qua, può fare quello che vuole, ci sono cose, poi ci sono andati…”, poi mi ha detto “l’aggiustiamo, non ci sono problemi!” MARCIANO': (incomprensibile) BONURA: En… tu sei (incomprensibile) MARCIANO': Parlando per il discorso del… BONURA: Io che cosa gli dico che avevo sistemato alcune cose che erano quelle degli SBEGLIA, che poi ci sono andati due lì, cose “vogliamo i piccioli, chi come, quando…”, gli ho detto “quando c’era quello, io questi discorsi non li avevo, non gli dico l’ultima mi hai capito?”, non so niente, dice “perché non parli col tuo capomandamento?” mi diceva, (incomprensibile) io vorrei sapere … poi all’ultimo mi ha detto dice “va bè se noi… poi ne parliamo, non ci sono problemi!”, mi hai capito? E allora viene tutto da te il discorso!! E’ chiuso questo discorso, mi sto confessando io, è la mia vita nelle tue mani!! Ma io con voi non … (pausa) quindi, combinazione, gli dici a don Giovanni “mi deve fare questa carità”, gli dico “fermati, che poi quando vi vedete e te lo dice…”, appena lui mette a parlare, di qua, di là… gli dico “fermati cinque minuti…” MARCIANO': Minchia, è una persona troppo…(…)

BONURA pertanto, pur consapevole di assumere su di se un grosso rischio, metteva in guardia il MARCIANO’ rispetto alle intenzioni bellicose del ROTOLO, invitandolo ad organizzare un incontro chiarificatore tra questi ed il fratello Giovanni, certamente l’elemento di 152 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata maggior prestigio della famiglia MARCIANO’, suo predecessore nella carica di “Capomandamento”.

MARCIANO’, avendo compreso che le ragioni dell’astio di ROTOLO provenivano dalla posizione assunta in merito agli “scappati”, concordava sulla necessità di far ripartire “uno alla volta” gli INZERILLO:

BONURA: (…) Non commentare questo discorso perché… MARCIANO': Questi sono tutti i discorsi che può avere lui, poi discorsi di… BONURA: C’è da fare solo… MARCIANO': … di dare e avere non ne abbiamo noi! BONURA: C’è da fare solo questo discorso che (incomprensibile) MARCIANO': No, c’è da fare il discorso di dire “picciotti, vedete che uno alla volta se ne vanno”, perché lì il discorso è! BONURA: Ma questo non c’è dubbio perché io gliel’ho detto… MARCIANO': (incomprensibile) BONURA: No, e tu questo il discorso… ma io gliel’ho detto che già per noi se ne devono andare! MARCIANO': Si! BONURA: Ohù, non facciamo che … la lettera l’ho letta io va, e ti ho detto vedi che qua … te ne puoi andare … MARCIANO': Ci salutiamo e ci sentiamo! (si allontanano) Tutti i discorsi che ho avuto con lui (incomprensibile) BONURA: (incomprensibile) sono arrivato al punto, mi dispiace solo per mio fratello (incomprensibile) posso stare? MARCIANO': Stai scherzando?! BONURA: Si, ma lì (incomprensibile) parlare anche con un altro fratello, io dico di dire … MARCIANO': Okay… BONURA: A me questo mi interessa! Ciao! Preparalo a Giovanni, perché se posso … solo così Enzo! MARCIANO': (incomprensibile) vediamo… BONURA: No, no, no…a costo che (incomprensibile) non … MARCIANO': Va bene! (…)

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Il martedì successivo, così come era stato concordato, aveva luogo l’importantissima riunione tra il ROTOLO Antonino, SANSONE Gaetano, BONURA Francesco e SANSONE Giuseppe, “Pinuzzu ù gettone”, cognato del ROTOLO (cfr. all.to.nr.9 e cfr.all.to. ZERO ).

Dopo una prima parte di conversazione tra BONURA e ROTOLO, effettuata in assenza dei SANSONE , nel corso della quale il primo aveva modo di verificare l’avversione di ROTOLO nei confronti del MARCIANO’, sopraggiunti gli altri convocati, veniva immediatamente affrontato il tema all’ordine del giorno. Antonino ROTOLO dava fuoco alle polveri partecipando ai presenti i contenuti della missiva di PROVENZANO.

Conversazione del 09.08.2005 ore 10,20

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; BONURA Francesco, “Franco”; SANSONE Gaetano, “Tanino”; SANSONE Giuseppe, “Pinuzzu ù gettone”;

OMISSIS

Min.84.05 si ascolta il fruscio tipico della carta

ROTOLO: (…) Io queste le ho conservate, perché di solito le brucio appena li leggo, ma le ho dovute conservare. Se hai letto qualcosa di “lui”, già, diciamo, si vede… perché… lui mi scrive quando io sono uscito, mi fa discorsi di…. BONURA: Va be, tu… delle cose che… ROTOLO: No, mi fa discorsi eh… qua, questo è un accenno… “vi confermo non sapevo niente sull’argomento”, questo è sempre per gli INZERILLO, “ora so in via informale che gli INZERILLO… che fino… che vi ho scritto appunto perché me ne hanno fatto un cenno e vi chiedevo se voi eravate a conoscenza non commento e

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prima di commentare debbo… (incomprensibile). Ho ricevuto un foglietto di MARCIANÒ, spero di essere più concreto, (incomprensibile), quando mi dice il dialogo (incomprensibile) sentenza, ho aspettato conferma e il momento per chi è in galera, ma cerchiamo che non fossimo noi a farla degenerare…” cioè perché… si parla diciamo che se non se ne vanno… “…affrontiamo…facciamo… facciamoli ragionare….di cuore vi ringrazio per tutto quello che mi avete detto...non ci perdiamo in chiacchiere, eh…voi volete sapere se io sono stato informato e mi preme dire di dare la stessa risposta…” perché io gli dico che io voglio sapere da lui la risposta che gli ha dato lui a MARCIANÒ, ma questo un anno fa, no ora, questa è l’ultima… “e siamo quindi arrivati alla fine della vostra lettera… carissimo…se siamo stati nella stessa barca…” cioè io e lui “…è stato perché abbiamo condiviso è spero che sempre condividiamo. Allora questa… allora questo mio scritto (incomprensibile) so che avete ricevuto, perché considerando che io ricordo, ho...” Cioè, lui mi ha mandato una lettera e a me mi hanno arrestato, perciò, dice, “io non so se la sei arrivato a leggere”. Poi siccome gli ho mandato a dire che mi è arrivata aperta ed io l’ho rimandata indietro, perché lettere aperte non ne voglio… “grazie del pensiero…” questo è un altro discorso, questo è un altro discorso… “Dio vi protegga…Dio vi protegga” BONURA: La benedizione sempre… (ride) (…)

Con la sua lettera PROVENZANO “confermava” di aver appreso in via “informale” del rientro dell’INZERILLO e di aver ricevuto corrispondenza da MARCIANO’ ed invitava ROTOLO affinché questi contribuisse a non far “degenerare” la situazione, e si attivasse per realizzare in modo pacifico l’allontanamento degli INZERILLO.

Nel successivo passaggio della missiva, PROVENZANO rispondeva ad una richiesta del ROTOLO, il quale voleva sapere quale risposta il capo di Cosa Nostra avesse mandato al MARCIANO’ in merito alla vicenda.

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Tale ultima circostanza confermava che il rientro di “Sarino” INZERILLO aveva ingenerato nel ROTOLO il sospetto che il PROVENZANO potesse aver comunicato al MARCIANO’ una decisione favorevole sul suo conto, e ciò a dispetto del parere contrario da lui espresso.

Avendo evidentemente compreso la finalità della richiesta del ROTOLO, PROVENZANO aveva allegato alla missiva un foglio sul quale aveva ricopiato il testo della lettera del MARCIANO’, nonché la risposta che gli aveva successivamente inviato:

ROTOLO: (…) Si, questa sempre. Ecco, ora qua lui copia quello che ha ricevuto e quello che gli ha scritto, mi sono spiegato? Questo è quello che riceve: “Carissimo fratello, spero che questa mia vi trovi molto in salute, come del resto vi posso dire di me e dei miei fratelli. Fratello, rispondo alla tua del dodici eh… riguardo il discorso di Sarino, fratello di Totuccio…a parte di averne parlato a tutti quelli della famiglia, che siamo tutti d’accordo (ROTOLO rimarca l’ultimo passaggio, n.d.t.) Poi di questo… BONURA: No, no, va bene… ROTOLO: “Avevo chiesto il parere a Nino ROTOLO….” Diciamo che è scemo? “…e non era contento! Poi sono nati dei problemi, di mandati di cattura, e non ci siamo più potuti sentire. Per quando riguarda Franco, sette anni fa mio fratello Giovanni è stato incaricato da Nino BUSCEMI…” questo nomi, cognomi, “buonanima”, pure, caso mai si potesse sbagliare… “posso assicurarti che precedentemente questo discorso di Franco di tornare a Palermo era stato iniziato da Angelo LA BARBERA”, sempre nome e cognome, “e ne aveva parlato con Vincenzo B. di Torretta….” BONURA: BRUSCA! Non si ci può dire (ironico) ROTOLO: “…perché già allora si sapeva che dopo la carcerazione in America veniva rimpatriato in Italia, per il momento non aggiungo altro! (…)

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Grazie ad alcuni riferimenti presenti nella missiva ed in considerazione che la stessa affronta un problema preliminare della vicenda INZERILLO è possibile collocarla temporalmente al mese di Dicembre 2004. In detto mese infatti venne tratto in arresto, il giorno due, ROTOLO Antonino e , il giorno 29, fece rientro dagli States INZERILLO Rosario.

MARCIANO’ aveva quindi fatto una distinzione tra la posizione di “Sarino” e quella di “Franco ù truttaturi”, entrambi fratelli di “Totuccio”. Per quanto riguarda il “Sarino”, MARCIANO’ comunicava al PROVENZANO di aver consultato quelli della “famiglia”, trovandoli “tutti d’accordo”. Aggiungeva poi di aver parlato con “Nino ROTOLO”, il quale invece “non era contento”, ma che a seguito di problemi di “mandati di cattura” non si erano potuti più sentire. Durante la lettura della lettera, ROTOLO rimarcava il passaggio nel quale il MARCIANO’ diceva che quelli della “famiglia” erano tutti d’accordo, lasciando intendere ai presenti che avrebbe voluto spiegazioni in merito. Per quanto invece riguarda la posizione di “Franco ù truttaturi”, la lettura della missiva rivelava che Vincenzo MARCIANO’ aveva fatto un breve excursus storico della vicenda, indicando al PROVENZANO i vari passaggi e le persone che se ne erano occupate.

La circostanza aveva fatto infuriare il ROTOLO, che contestava al “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco” la mancanza di prudenza nell’aver scritto per esteso nomi e cognomi di esponenti di “Cosa Nostra”, nonché indicazioni utili alla loro identificazione, in una missiva indirizzata ad un latitante.

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Riepilogando, MARCIANO’ comunicava a PROVENZANO che sette anni prima, e cioè nel 1997, MARCIANO’Giovanni era stato incaricato da BUSCEMI Antonino di gestire il rientro in Italia, di INZERILLO Francesco inteso “Franco ù truttaturi”.

In precedenza, anche Michelangelo LA BARBERA si era occupato della vicenda affrontando il problema con BRUSCA Vincenzo, atteso che era già noto che, al termine della pena che stava scontando in America, INZERILLO Francesco sarebbe stato rimpatriato in Italia.

Le indicazioni della missiva trovavano pieno riscontro in una verifica delle posizioni processuali dell’INZERILLO, il quale in data 30.10.1997, dopo aver finito di scontare una pena detentiva per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti iniziata nel 1988, veniva espulso dagli Stati Uniti e faceva rientro in Italia.

ROTOLO proseguiva poi nella lettura della seconda parte, relativa alla risposta che il PROVENZANO aveva inviato al MARCIANO’:

ROTOLO: (…) Per quanto riguarda questo…per quanto ho ricevuto…”questo è quello che lui dice a me, è giusto? Infatti lo sottolinea “…questo è quando, quanto, comunque, quanto io ho ricevuto…il seguito è quello che gli ho scritto io”! Quindi questa è la lettera di lui e questo è quello che gli ha risposto “carissimo fratello, ho ricevuto tue notizie, mi compiaccio sapendo…ehm…prima di tutto ti devo dire che…” Sbatte la porta BONURA: Mettici una zeppa, una cosa… ROTOLO: “…non è vero che io sia come dicono…e nel mio piccolo sento tutto quello che tramite il nostro caro affettuoso fratello, per tutto quello che mi dici…a cominciare che l’aveva iniziato Angelo, non conosco Vincenzo di Torretta”, non lo conosce, “…non so niente di più di quanto mi dite ognuno che me ne parla di questo

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argomento. Io sento, ma non posso dare un mio parere come il mio cuore desiderasse, per più ragioni. Il mio motto è: che Dio ci potesse dare la certezza…ehm…di avere sbagliato…di rimettirisi…e perdonare”. Lui è per il perdono, nelle case degli altri, al suo paese dopo cinquant’anni anni hanno ammazzato il PALAZZOLO, questo gliel’ho scritto io a lui BONURA: (ride) Cioè, lui che fa, questo perdono a cosa è…a quale frase… ROTOLO: Noo..lui dice…lui dice…io sono del parere che bisogna sempre perdonare, ma ora c’è il seguito, cioè, diciamo che sarebbe bene… BONURA: Perciò quello dice è ambigua… ROTOLO: No, dice, io sarei contento di perdonare, ma non può perdonare (…)

La lettura veniva poi interrotta dal PARISI, che chiedeva al ROTOLO di uscire, e proseguiva subito dopo il rientro di questi:

ROTOLO: (…) “…in questo caso io non sono …ehm..dunque…la situazione si presenta più delicata di quanto lo fosse. Io so che quando… che quando uno ne parla e dice questa è la verità non è sempre che è la verità”! Perché… io che ho fatto, l’ho informato e gli ho detto che c’era Sarino che è responsabile che sa i discorsi che furono fatti in “commissione”, oltre che li so io BONURA: Sarino? ROTOLO: Sarino, Sarino NAIMO (sottovoce) BONURA: Ah, non… per me era… ROTOLO: Perché lui era il responsabile in America, si dovevano rivolgere a lui BONURA: Non lo sapevo (…)

Così come ipotizzato, la decisione di “esiliare” gli INZERILLO proveniva dalla “Commissione” di Cosa Nostra, massimo organo collegiale che, come si avrà modo di apprendere dalle successive intercettazioni, comprendeva la città ed i comuni della Provincia di Palermo.

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ROTOLO aveva quindi informato PROVENZANO di una circostanza rimasta sconosciuta anche al BONURA, è cioè che “Sarino NAIMO” era stato individuato quale “responsabile” per gli INZERILLO “scappati” in America. Le registrazioni delle riunioni intrattenute dal ROTOLO, avrebbero poi rivelato che tale trattamento “di favore” era stato riservato ai soli INZERILLO per l’intervento degli esponenti della “Cosa Nostra” Americana, grazie alla cui intercessione il loro nucleo familiare non erano stato oggetto di ulteriori rappresaglie.

Il “Sarino” NAIMO cui faceva riferimento il ROTOLO potrebbe identificarsi nel latitante mafioso NAIMO Rosario, inteso “Saro”, nato a Palermo il 18.08.1945, indicato da numerosi collaboratori di giustizia quale “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di “Tommaso Natale – Cardillo”, transitato poi alla famiglia di San Lorenzo, molto vicino a “Pippo” GAMBINO. Il collaboratore di giustizia GANCI Calogero ha inoltre riferito che il NAIMO è esponente di “Cosa Nostra” Americana, circostanza che, unitamente al fatto che egli è indicato con il nome “Saro”, induce a ritenere che egli sia il “Sarino” NAIMO cui si faceva riferimento nella conversazione. Per quanto invece attiene alla volontà di “perdonare” cui PROVENZANO faceva riferimento nella lettera, il ROTOLO manifestava ancora una volta il proprio dissenso, rammentando al Capo di Cosa Nostra come , in un episodio analogo, questi non aveva affatto perdonato ma, dopo una lunga attesa, aveva portato a termine il mandato di morte nei confronti di tale PALAZZOLO.

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Proseguendo nella lettura della missiva del PROVENZANO:

ROTOLO: (…) E allora…”…la verità non è sempre la verità me ne guardo bene di accettarla, qualcuno mi può dire che io non ci credo… Dio… ehm… il problema è dimostrarlo in questo..ehm…ma… delica…” dunque, “ …dimostrarlo, in questo caso ne sono in particolare ma delicatissimo. Io ti prego, al momento, al momento di fare rispettare gli impegni presi di allora e nel frattempo si vede come si può fare” però intanto…gli impegni presi di allora sono che li fai partire “…per essere tutti d’accordo e quello che mi chiedi per me se non si è tutti d’accordo, per il loro bene, per il loro bene, rispettare gli impegni…poi caro fratello mi parli di Angelo… ma al momento chi è che regge? Perché lui non glielo dice che è lui che regge, forse gli parla dei suoi fratelli così, in generale… tant’è vero che lui gli dice: “ma chi è che regge là?” Perché… se no gli dice: “Tu glielo devi dire”! Giusto? “Ti prego se ti è possibile di farmelo sapere, i giorni non sono tutti uguali io spero che tutti possano fare bene anche se è un caro prezzo da pagare ma ci vuole avere la pazienza di sapere aspettare. Ti prego, ti chiedo scusa e perdono perchè mi sono prolungato ma così è il volere di Dio” (…)

Così come anticipato, PROVENZANO dichiarava nella sua lettera di non conoscere chi rivestisse la carica di “Capomandamento” di “Passo di Rigano - Boccadifalco”, e al tempo stesso indicava chiaramente al MARCIANO’ la decisione assunta in merito agli INZERILLO, e cioè quella di far rispettare “per il loro bene” quanto stabilito dalla “Commissione Provinciale”.

Nell’ultima parte della lettera destinata al ROTOLO, PROVENZANO faceva presente di aver appreso che il rientro di “Sarino” INZERILLO “la vigilia del capo dell’anno” era stato giustificato da problemi legali avuti negli U.S.A., che lo avevano costretto a partire:

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ROTOLO: (…) Questa è l’ultima la sta scrivendo… diciamo… riferito al discorso … “io sono niente, valgo poco, niente, eh… essendo tutti… resto a disposizione, smetto augurandole un mondo di…ehm…benedico…il fatto che ti ho copiato…” cioè tutto questo discorso qui di dietro lui lo sta facendo a me, per dirmi… “il fatto che ti ho copiato sia quanto io ho ricevuto e quanto ho scritto…devo comunicare l’ultima volta che io ho scritto sopra detto…” ah, ecco, “ti devo comunicare l’ultima… se non la sai, non so ciò che è scritto sopra ma un’altra voce che so che Sarino INZERILLO è gia qua e avesse…”, va be, “…venuto la vigilia del capo dell’anno si giustifica…” questa è un’altra bugia, ”…che avevano presentato incartamenti e se non veniva, se non veniva la legge di là lo avesse arrestato. Questo è tutto quello che ho da dirti su questo argomento!” (…)

Ultimata la lettura dello scritto, “Nino” ROTOLO iniziava a commentarne l’ultima parte, informando i presenti che, chi si era assunto la responsabilità di “autorizzare” il rientro di “Sarino” INZERILLO approfittando della sua assenza, era stato il “Capofamiglia” di Villabate, Nicola MANDALA’ e ciò nonostante che questi fosse già stato invitato a non intromettersi nella vicenda alla presenza del proprio “padrino”, “Ciccio” PASTOIA.

Il MANDALA’, per altro, si era altresì preso la libertà di aprire una lettera che PROVENZANO aveva inviato al ROTOLO, ed aveva ingannato il capo di “Cosa Nostra”, adducendogli a pretesto per il rientro dell’INZERILLO una presunta aspettativa di arresto da parte delle autorità statunitensi, definita dal ROTOLO una “bufala”.

Il racconto del ROTOLO convergeva e completava con quanto MARCIANO’ Vincenzo aveva raccontato a “Franco” BONURA, in ordine ai rapporti tra il “Sandrino” MANNINO ed il MANDALA’, nonché sul ruolo svolto da quest’ultimo nella vicenda: 162 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: (…) E allora, questa di Sarino è una bufala, perché a me di lui mi parla Nicola, perché questo Nicola è amico di Sandrino e mi dice: “lo sai….” BONURA: Si perché quello si raccomandava… ROTOLO: Questo discorso prima di arrestare, prima di arrestare a me, mi dice: “lo sai…, dice, allora non la possiamo fare una cosa? Siccome quello Sarino… tutti dicono che è scimunito, ne facciamo andare a questo Franco e facciamo venire allo scemo” Gli ho detto: “Nicola tu non hai capito niente! Qua non può decidere nessuno…viene Sarino…se ne va Franco…qua c’è una cosa decisa! L’altro giorno ti ho parlato che c’era tuo parrino presente…”, sarebbe Ciccio, “…queste sono cose ormai decise, questi se ne devono andare, ora tu… parli di fare venire all’altro, ma che stai dicendo?” – “Ma lo sai, questo è scimunito, è in mezzo ad una strada…” – “Ehm senti… io ti consiglio di non immischiarti in questa cosa perché tu bene a questi non gliene fai così!” Io… mi arrestano, lui prende e lo fa scendere! Questo Nicola, a me mi arrestano e lo fa scendere e gli dice a mio figlioccio, dice: “ma io ne ho parlato con tuo parrino, e tuo parrino quasi quasi era d’accordo, che questo è scimunito”! Mio figlioccio che sa tutti i discorsi gli dice: “senti io a mio parrino non gliel’ho sentiti dire mai…gli ho sentito dire che questi devono stare là, ci sono impegni che devono stare là, quindi tu o hai capito male… comunque, certo mio …mio parrino non c’è, dovrà venire”! Quindi è il Nicola che lo fa venire… non ce ne è che lo arrestano, che lo attaccano, che lo fanno, che lo dicono… però a “quel cristiano” gli imbrogliano queste cose… quello cosa mi dice? “Questo è quello che mi dicono, che se non veniva…” BONURA: Lo arrestavano! ROTOLO: “…lo arrestavano!” (…)

La menzogna del MANDALA’, tuttavia, non era sfuggita al ROTOLO il quale, non appena scarcerato, lo aveva mandato a chiamare intimandogli di non aprirgli più la corrispondenza del Capo di Cosa Nostra ed ammonendolo che ad una nuova intromissione avrebbe fatto seguire

163 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata l’eliminazione degli INZERILLO, iniziando proprio da quel “Sandrino” MANNINO a cui egli era tanto legato:

ROTOLO: (…) Ora io… parlando con te…questo te lo dico perché io sono responsabile quando dico le cose…un giorno ho mandato a chiamare a questo Nicola, quando sono uscito, e gli ho detto: “ma dimmi una cosa Nicola, ma tu… tu hai detto, tu mi hai aperto la lettera?” – “Si, dice, tu non c’eri e io l’ho aperta (incomprensibile)” – “(incomprensibile) tu la lettera non me la dovevi aprire, comunque, è inutile che me la mandi perché io lettere aperte non ne voglio, fagli sapere che l’hai strappata e gli dici che mi scrive nuovamente”! Poi ho preso e gli ho detto: “senti qua, tu hai detto che io ho detto…” – “No, no… forse mi ha capito male, Gianni”! Ma io lo so… “ma dimmi una cosa Nicola, può essere che tu pensi che io…che non mi ci porta nessuno, gli devo andare a tirare io a tutti, il primo a Sandrino? Che ne pensi di questo discorso, che comincio da lui?” – “No, no…” – “Ma tu mi stai portando a questo punto me, tu a me mi stai portando a questo punto tu non sai il male che gli stai facendo, quindi fammi la cortesia non insistere più, non ti immischiare più” , infatti mi dice: “no, non ne parlo più”! – “E fai fare a quelli più grandi di te, che già mi hanno detto quello che devono fare!” (…)

Successive conversazioni avrebbero rivelato che la grande vicinanza del MANDALA’ con il superlatitante, nella fase dei suoi viaggi transalpini per gli interventi chirurgici, aveva consentito all’ambizioso capo della famiglia mafiosa di Villabate, di “gestire” in proprio favore la vicenda INZERILLO.

ROTOLO proseguiva dicendo che la situazione era di una “delicatezza estrema”, considerato anche che gli INZERILLO, comprendendo di avere dalla loro parte appoggi influenti, cominciavano a fare la conta dei loro oppositori:

164 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: (…) Ora… come tu vedi questa è una cosa di una delicatezza estrema, poi ti ho detto, io ho saputo che tre degli INZERILLO, questa cosa a me (incomprensibile) me la fanno sapere che tre degli INZERILLO, all’aeroporto, si sono riuniti all’aeroporto e parlando dicono: “ma chi è che non vuole sono quattro gatti” BONURA: Sempre per l’argomento! ROTOLO: Sempre per l’argomento! Può essere pure che un domani troveremo qualche cosa che uscirà fuori…che questi vanno parlando e può essere che da qualche parte, è giusto… (…)

Con tono perentorio, egli illustrava quindi il “programma” che era stato deciso per gli “scappati”, mettendoli a conoscenza della decisione di eliminare coloro che erano tornati.

ROTOLO: (…) io vi dico… già c’è un programma, già c’è chi è venuto, non so, c’è chi fa va e viene, già ci sono in programma che appena viene non se ne vanno più! Appena scatta questo programma scatta pure per loro, Franco, io questo lo dico perché il primo disturba a me, disturba a te…. BONURA: No, disturba a tutti ROTOLO: …disturba a lui, disturba a mio cognato, disturba a tutti BONURA: A Gianni ROTOLO: A Gianni, a tutti disturba! Allora, o si prende subito la decisione perché la decisione è questa o vedi che ti dico il programma è questo, per tutti uguale, cioè, per gli scappati… ci sarà questo programma, per loro in particolare c’era uno stabilito “se se ne stanno in America… si devono rivolgere a Sarino, se vengono in Italia li ammazziamo tutti”! (…)

165 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Il primo omicidio programmato dal ROTOLO, sul quale ci si soffermerà più ampiamente in seguito, riguardava DI MAIO Salvatore, “curuzzu”, nato a Palermo il 19.11.1932, indicato da numerosi collaboratori di giustizia quale “sottocapo” della famiglia mafiosa della Noce, “scappato” che “fa va e viene”, la cui presenza, benchè saltuaria, era stata effettivamente riscontrata a Palermo nel 2005 da quest’Ufficio.

Il progetto omicidiario interessava pertanto tutti coloro che si trovassero nella medesima condizione di “scappati”, compresi gli INZERILLO, ai quali era stato tuttavia garantito un esilio “sicuro” in terra americana.

Unica eccezione al dettato del ROTOLO riguardava altro “scappato” di rango, “Giovannello” GRECO, il quale aveva fatto sapere agli esponenti di “Cosa Nostra” palermitana la sua volontà di stabilirsi definitivamente in Spagna, dove era stato catturato da personale di quest’Ufficio, ed aveva chiesto di poter vendere alcuni beni di sua proprietà, richiesta avallata dal ROTOLO che se ne era fatto personalmente “garante”. ROTOLO affermava che la presenza degli “scappati” avrebbe quindi “disturbato” tutti i presenti alla riunione, e ribadiva che l’assenso al rientro di INZERILLO Francesco era legato al provvedimento di espulsione dagli U.S.A. ed avrebbe dovuto avere carattere strettamente temporaneo :

ROTOLO: (…) Questo era il discorso, quando gli fu detto si, gli ha detto per (incomprensibile), gli ha detto: “si, perché non è colpa sua, sta venendo… sono gli sbirri che lo stanno portando”, allora per essere, come dire…perché allora, già ormai… c’era Totuccio, c’era… e si fece il discorso, “si finisce la sorveglianza…alla fine se ne deve andare”. Io posso capire che l’ha trasmesso questo 166 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

coso, poi non c’ero, ero arrestato, ma… i discorsi, ti debbo dire, questo Sandrino sa tutto BONURA: Certo! ROTOLO: E sa pure che alla fine della sorveglianza se ne doveva andare…(…)

Il “Totuccio” cui si faceva riferimento nello stralcio di conversazione sopra riportata, sulla base di quanto si sarebbe poi appreso, veniva facilmente identificato in RIINA Salvatore, il quale aveva concordato con Michelangelo LA BARBERA il temporaneo rientro di “Franco ù truttaturi”.

Sulla genuinità di tali “salvacondotti”, tuttavia, il ROTOLO avrebbe proiettato non poche ombre, rivelando che in “camera caritatis” il RIINA aveva lasciato intendere che si trattava di uno stratagemma per la loro eliminazione. ROTOLO chiedeva quindi conto al BONURA ed al SANSONE delle affermazioni del MARCIANO’, i quali erano costretti a difendersi dall’accusa di aver avallato il rientro di “Sarino” INZERILLO:

ROTOLO: (…) Quello che ti voglio dire è che intanto vorrei sapere io, perché… a voi ve lo chiedo così: ma chi sono questi della famiglia che sono tutti d’accordo? Hai sentito cosa gli dice a lui? Gli dice a lui: “noi, tutta la famiglia è d’accordo!” Ma tutta la famiglia quale? Quella di Boccadifalco? Che sono tutti gli INZERILLO? Quindi è d’accordo con tutti gli INZERILLO! Quella dell’Uditore? Perché si parlava di Francuzzo fino ad allora! Allora è la famiglia dell’Uditore che è tutta d’accordo? Questa domanda gliela dovremmo fare a lui, è lui che ce lo deve dire BONURA: Io per onor del vero le devo dire una cosa, qua c’è chi mi ascolta, una volta si è sentito dire che… come se Angelo si era preso questa responsabilità, e questo lo diceva Enzo BRUSCA! Ascolta, allora gli ho detto a Tanino “chiamiamo a Enzo BRUSCA e lo ascoltiamo”. Ti ricordi Tanino? 167 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

SANSONE Gaetano: Si BONURA: Perché sai uno deve essere nelle cose… SANSONE Gaetano: Si è parlato sempre…(incomprensibile) BONURA: Però… poi ho sentito dire, non so da dove è uscita la cosa, che io ero presente quando fu l’impegno… queste sono bugie perché impegni non ne ho presi, sapevo questo discorso che doveva stare e se ne doveva andare perché si faceva eccetera…ma sempre così, poi dice che Enzo è andato a parlare con Angelo, gli ha assegnato il posto dov’è che era… fare e dire eccetera, “fallo venire” fare e dire eccetera, questo so, questo ci ha detto e questo lo può dire pure a te, ma impegni…. ROTOLO: Aspetta un minuto….. BONURA: Aspetta no, però fermo restando ROTOLO: Fermo restando le cose tu pensi che…? BONURA: Ascolta un minuto, io ti sto raccontando una verità che mi costa a me ROTOLO: E gli hai dato lo sta bene tu? BONURA: A chi gli…? Io l’ho fatto sentire e l’ho fatto sentire a Tanino ROTOLO: E gli hai dato sta bene? BONURA: Un minuto, fermo restando che questi se ne devono andare… questo io ti racconto un fatto mio ROTOLO: Ma lui dovrebbe spiegarmi la “famiglia”, lui non parla di un singolo, lui non parla di quello della Torretta, lui parla della “famiglia”… BONURA: Ha chiamato a… ROTOLO: …e lui dovrebbe dirmi qual è questa famiglia che è d’accordo, è la famiglia dell’Uditore o la famiglia di Boccadifalco? BONURA: Ma io non è che posso… ROTOLO: Perché lui va a scrivere un falso, dico, se è cosi va a scrivere un falso pure a “ddù cristianu”, ecco perché ti dico lui non è… BONURA: E poi la ci sono stati tra… immischiati, tra i “torrettesi” e qualcuno di là, che c’è il Lorenzino fare e dire, e hanno fatto mettere di mezzo pure al LO PICCOLO (sottovoce) mi sono spiegato? Però quando io… io qua… ne ho parlato con Tanino, ne ho parlato con te e ora c’è… io ho letto la lettera ROTOLO: Ma io oltre a questa ne ho ricevuta altre BONURA: No, no, aspetta un minuto, aspetta, no, no, io ti sto dicendo quello che ho visto io, me l’ha fatta leggere e ho detto: “perché cosa c’è qua di… di non capire o di…? Questi se ne devono andare punto e basta, non c’è Dio che li può…(…)

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La difesa del BONURA era quindi chiara: fino alla lettura della missiva di PROVENZANO egli aveva temporeggiato in quanto Michelangelo LA BARBERA, suo capomandamento del tempo , si era preso la “responsabilità” di autorizzare il rientro.

Dopo aver letto la missiva BONURA aveva detto chiaramente al MARCIANO’ che doveva comunicare agli INZERILLO di andare via, circostanza per altro pienamente riscontrata dalla conversazione intercettata presso l’IMMOBILIARE RAFFAELLO del 23.06.05, commentata nelle pagine precedenti.

ROTOLO ribatteva che il LA BARBERA non avrebbe potuto assumersi una tale “responsabilità”, in quanto la decisione era espressione della volontà di un collegio di Capimandamento:

ROTOLO: (…) Ma… in ogni caso, se Angelo si fosse preso una responsabilità di questa, non la poteva prendere BONURA: Dopo, siccome Angelo, ad Angelo gli viene nipote ROTOLO: Si, ma non se la poteva prendere questa responsabilità

Ed ancora:

ROTOLO: (…) Ma Angelo può fare un buon passaggio nelle cose che gli competono BONURA: Certo, certo! ROTOLO: Ma questa non gli compete BONURA: Certo, certo ROTOLO: Quindi… BONURA: Dico, allora… può essere lui SANSONE Giuseppe: Pensava… pensava di aggiustarla, diciamo… BONURA: Non lo so, mi sono spiegato? Perché io devo mettere…? ROTOLO: Queste cose, queste cose, si potevano… BONURA: Ascolta, quando c’era Angelo… che quando parla di queste cose c’era Totò RIINA (sottovoce), si vedevano, si facevano, per carità… dico, può essere che… ROTOLO: No, dopo lui è venuto, lui è venuto dopo Totò… (sottovoce) prima hanno arrestato a quello e poi…

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BONURA: Nooo, il BRUSCA ne parla che già se ne parlava…che questo lo dovevano.. ROTOLO: Ora è facile dire: “se ne parlava” BONURA: No, non è un bugiardo questo, io ti dico sinceramente che non è un bugiardo, ah, che sia chiaro!!! ROTOLO: Ma se mi fai parlare…aspetta, e no, non… BONURA: La conclusione è quella che noi abbiamo stabilito… ROTOLO: Aspetta un minuto, che se ne parlava si, perché mi risulta pure a me BONURA: E tu… ROTOLO: E se ne parlava per dire: Appena finisce là, gli sbirri lo prendono e lo portano qua e si spaventavano se… per ammazzarli (sottovoce) BONURA: E quindi…. ROTOLO: E questa è la responsabilità di Angelo (…)

La strategia sanguinaria del RIINA emergeva ancor più chiaramente quando si parlava del tradimento di CASAMENTO, “sottocapo” “scappato” della famiglia di Boccadifalco, il quale aveva scambiato la propria vita con quella di altro esponente dello schieramento perdente, consegnandolo ai propri carnefici, “regolarizzando” la propria posizione nei confronti dei “Corleonesi”:

ROTOLO: (…) Non solo, ma il CASAMENTO? (sottovoce) BONURA: Il CASAMENTO so che è a posto ROTOLO: A posto? A posto di cosa? A posto di cosa? BONURA: Io ti dico quello che so, poi tu…a posto…in famiglia ROTOLO: Il CASAMENTO… BONURA: Ascoltami un minuto… ROTOLO: Si gioia… BONURA: Perché ha fatto una cornutiata a favore di (incomprensibile) ROTOLO: Esatto, per poi mangiarcelo però BONURA: Io non ne so parlare…. ROTOLO: E te lo dico io!! Perché, chi ci può avere fiducia? BONURA: nessuno! Però io non ne so parlare…so che l’ha messo a posto… e basta ROTOLO: Però non è che …. BONURA: Però ne ho parlato con mio cognato…. ROTOLO: Senti a me… BONURA: …ne ho parlato con Angelo

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ROTOLO: Aspetta, non è che ti sembra che questo te lo dico perché quello non c’è più, è giusto? Totò RIINA…(sottovoce) perché questi sono discorsi fatti in camera caritatis… BONURA: Ma prima che per quello che ha fatto lui, ci avrei sentito piacere se si fosse ammazzato lui ROTOLO: Perché lui, in camera caritatis si diceva proprio questo: “dove deve andare? Appena viene ce lo mangiamo, con la mattinata facciamo colazione, chi ci deve avere fiducia a questo?” Loro… loro hanno il sette di mazze “’ncasciatu”, aspettano a questo che gli deve sistemare tutte cose BONURA: Si, ma ultimamente gli hanno mandato un sacco di soldi ROTOLO: Si, certo, è logico, ci mancherebbe BONURA: Però io di questa situazione, perché ti devo dire…? Non ne so parlare ROTOLO: Dimmi una… dimmi una cosa, se era tutto sistemato… è giusto? Alla fine…quando lui ha fatto… “la cortesia”, quando ha fatto “la cortesia” BONURA: Si ROTOLO: Poteva pure venire qua, ma lui era un altro che si doveva rivolgere a Sarino là, perché lui era uno di quelli che “se ne doveva andare”(doveva morire, n.d.t.) con Pietro perché era il “sottocapo” BONURA: Si ROTOLO: E allora si è salvato ma sempre nelle condizioni dei suoi parenti BONURA: Ma si è salvato perché gli ha portato il mangi… in pasto ai porci ROTOLO: E allora cosa sto dicendo… allora cosa sto dicendo? Si è salvato a condizione che “o tu o io”!!

Il “CASAMENTO” si identifica in CASAMENTO Filippo, di Raimondo e di FINAZZO Benedetta, nato a Palermo il 02.01.1926, già emigrato negli Stati Uniti D’America, espulso in data 23.10.2002 dopo aver scontato una pena per traffico di sostanze stupefacenti per la c.d. “Pizza Connection”.

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Per quanto invece attiene alla natura della “cortesia” fatta dal CASAMENTO ai “Corleonesi”, il riferimento al nome “Pietro”, unitamente al fatto che la “cortesia” abbia avuto luogo all’estero, inducevano a ritenere che questi avesse fornito collaborazione per l’uccisione di INZERILLO Pietro, nato a Palermo il 07.12.1949, fratello di Totuccio, rinvenuto cadavere a Philadelphia il 15 gennaio 1982. 3

Successive conversazioni intercettate nel box in lamiera avrebbero consentito di acquisire sull’omicidio di INZERILLO Pietro ulteriori dettagli, rivelando che nella fase esecutiva dovrebbe avere avuto un ruolo di basista anche Franco INZERILLO, nato a Palermo il 12/02/1955, inteso “Franco ù nivuru”, cugino della vittima.

Derogando alla regola della esposizione cronologica delle risultanze investigative acquisite, si segnala in proposito quanto emerso relativamente al coinvolgimento di Franco “ ‘u nivuru “ nell’omicidio in discorso ed alla conseguente convinzione generale che costui fosse “a posto” avendo barattato la sua vita in cambio del suo ruolo di “basista” nell’omicidio di INZERILLO Pietro.

3 Il 15 gennaio del 1982 INZERILLO Pietro veniva rinvenuto cadavere all’interno del portabagagli dell’auto targata DKR-231 Pensylvania, registrata a nome del ristorante “Joe Pizza” - al 122 South 16th street di Philadelphia. La vettura fu individuata nei pressi di un posteggio pertinente all’albergo Hilton a Mont Laren – New Jersey (U.S.A.).

Detto ristorante, all’epoca dei fatti, era gestito da GAMBINO Erasmo nato a Palermo il 26.04.1947, mafioso con precedenti per traffico di stupefacenti, cognato dei noti esponenti di “Cosa Nostra” americana John, Joseph e Rosario GAMBINO.

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L’indicazione emergeva dalla conversazione intercettata tra ROTOLO e CINA’ il 30 agosto 2005: (cfr.all.to. n. 25)

Conversazione del 30 agosto 2005 ore 10,00

ROTOLO: (…) il Franco INZERILLO, sarebbe… il fratello di Masino quello che era il “sottocapo” CINA’: Quello che ho conosciuto io dentro il carcere? L’americano, quello alto? Dovrebbe uscire, quindi… ROTOLO: Gli fece la base al fratello di Totuccio, per salvarsi lui! Perciò vedi che uomo, ah, CINA’: Traditore ROTOLO: In America… gli hanno fatto fare il cambio CINA’: Loro? Santino? ROTOLO: No, Santino fu qua, Pietro CINA’: (incomprensibile), quello che hanno trovato nel bagagliaio. Mah… non succedono (incomprensibile) queste cose ROTOLO: Allora… CINA’: Quindi è “a posto” questo (…)

Tornando alla conversazione del 9 Agosto (cfr.all.to. n. 9), il dibattito sulla posizione del CASAMENTO risultava oltremodo utile a comprendere come il RIINA avesse limitato ad una cerchia ristretta la volontà di eliminarlo, cerchia della quale non facevano parte neppure due elementi di altissimo prestigio quali il cognato del BONURA, BUSCEMI Salvatore, e LA BARBERA Michelangelo.

Il disprezzo che emergeva dalla conversazione per il “tradimento” del CASAMENTO non impediva tuttavia al ROTOLO di individuarlo quale soggetto di grande prestigio in seno alla famiglia INZERILLO, i cui esponenti nutrivano l’aspettativa che egli dovesse “sistemare tutte cose”.

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Ancora una volta le parole del ROTOLO trovavano riscontro nelle attività investigative svolte “ex ante” da quest’Ufficio.

In data 29.12.2003, infatti, personale dipendente effettuava un servizio di osservazione e pedinamento nei confronti di INZERILLO Giovanni, nato a New York il 30/4/1972, figlio del noto “Totuccio” assassinato il 10 maggio 1981, documentando un incontro tra questi ed il CASAMENTO Filippo (cfr. all.to n.26).

La circostanza assumeva particolare rilievo alla luce di quanto il ROTOLO confidava al BONURA ed al SANSONE Gaetano su uno dei figli di “Totuccio” INZERILLO, al quale, circa tre anni prima, un esponente della “cordata” perdente, successivamente individuato dal ROTOLO nel latitante LO PICCOLO Salvatore, aveva detto di stare “tranquillo” perché i tempi stavano cambiando:

ROTOLO: (…) Ma dimmi una cosa…dimmi una cosa Franco, tu la volta scorsa che te ne sai andato da qua…hai detto delle parole bellissime…. BONURA: E sempre così saranno ROTOLO: Mi hai detto: “io me ne vado di qua…lascio un fratello…io ho a voi”. E noi abbiamo pure a te, perché tu hai a noi e noi abbiamo a te, con i miei cugini, dico, tu sai benissimo che io, anche in tempi… diversi, ho cercato sempre di stare vicino e prendermi io anche con i miei parenti tutto quello che veniva di prenderci, nel bene e nel male, se vogliamo oggi siamo in una situazione diciamo, più favorevole … BONURA: Non c’è dubbio ROTOLO: Più favorevole, ora se non ci comprendiamo noi il mondo finisce. È giusto? Il mondo finisce…e allora come possiamo stare noi sereni quando io per esempio questa io te l’ho detta e la ripeto, so, di un tizio… che gli dice ad uno dei figli di INZERILLO: “non ti preoccupare”! Questo… tre anni fa…io già ero qua, “…non ti preoccupare, tempo e buon tempo non dura sempre un tempo, non ti preoccupare”! E siccome

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questo che glielo dice faceva parte pure di quella cordata e si è salvato pure! Ora… noialtri non è che possiamo dormire a sonno pieno perché nel momento che noi ci addormentiamo a sonno pieno può essere pure che non ci risvegliamo più!! Picciotti, vedete che… non è finito niente, questi i morti li hanno sempre per davanti, ci sono sempre le ricorrenze, si siedono a tavola e manca questo e manca quello, queste cose non le possiamo scordare, io la… BONURA: perché da noi quanti ne mancano? Che sono finiti dentro il carcere e sono finiti? Cornuti “la madama…” (…)

ROTOLO aveva quindi individuato in LO PICCOLO Salvatore un potenziale pericolo, e non poteva permettere che il “Capomandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, dal quale si sarebbe aspettato totale appoggio, assumesse un atteggiamento possibilista su una questione tanto delicata:

ROTOLO: (…) Dopo quello che tu hai visto…io ti ho detto: certe volte si può essere, si possono fare le cose per stupidaggine BONURA: Tu, tuo cognato e quelli presenti…lo sa Dio quanto gli abbiamo voluto bene a questi MARCIANÒ ROTOLO: Siii…non si parla di questo BONURA: No, no, ora devi stare zitto, mi sono spiegato? Vediamo come… la possiamo raddrizzare? (ride) Non fare….dammi una mano ROTOLO: Ma raddrizzare cosa? SANSONE Giuseppe: Non è che ci sono cose… BONURA: Mi sono spiegato? SANSONE Giuseppe: …però sicuramente non si può continuare in questa maniera BONURA: Esatto, mettiamoci un punto, mettiamoci una come si chiama, però questa tiritela deve finire. Io ho finito ROTOLO: Io di ho detto l’altra volta a te che se questo non fosse stato un MARCIANÒ il discorso sarebbe stato diverso!! BONURA: E lascialo stare, questo è MARCIANÒ e allora ROTOLO: Ma infatti…il discorso che ti sto facendo io è proprio questo io lo considero scemo, non gliene posso… perché se lo considero scaltro… (…)

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Il MARCIANO’ veniva quindi risparmiato, sia in virtù del prestigio che la sua famiglia godeva in seno all’organizzazione “Cosa Nostra”, sia perché non era stato ravvisato dolo nel suo comportamento. Si evidenziava tuttavia la profonda amarezza di SANSONE Giuseppe e ROTOLO Antonino per avere essi stessi proposto ed appoggiato la sua nomina a “Capomandamento”:

ROTOLO: (…) Lui non deve camminare più!! SANSONE Giuseppe: “ù SIRCHITIEDDU” va facendo poverino… SANSONE Gaetano: E fallo stare… fallo stare.... ROTOLO : Ma perché, dipende…? SANSONE Gaetano: Anche perché… ROTOLO: Ma scusa, di fronte a quello che ti ho fatto sentire… SANSONE Giuseppe: No, secondo me noi solo una cosa possiamo fare, scusate se io… vi voglio dire… gli dobbiamo comprare noi a questo quattro blocchetti di questi numerati per fare le fatture che faceva prima e voglio dire un’altra cosa, siccome il primo sono stato io a fare il nome suo BONURA: No, siamo stati tu e tutti d’accordo SANSONE Giuseppe: E lo dico sempre… io il primo e poi tutti il resto d’accordo BONURA: No, va bè, da qua è partito, onestamente… SANSONE Giuseppe: Noi altri abbiamo deciso questa cosa perché pensavamo che era.. quanto di meglio, diciamo, in quella piazza c’era, mi sono spiegato? Però non pensando che purtroppo è uscita fuori quella vena truffaldina che purtroppo ha dentro, lui è un truffaldino. E nato truffaldino e continua a fare il truffaldino, quindi fatture… e lui mangia

Ed ancora, in un successivo passo della registrazione:

ROTOLO: (…) Lo vedi per esempio….talmente, diciamo non è all’altezza della situazione che lui essendo per ora che regge, il “mandamento”, quando tu mi hai detto: “sono questi torrettesi che sono sempre parenti di lui, quello che avrebbe dovuto dire?” BONURA: Io ti ho parlato bene del BRUSCA, poi per il resto…né riconosco né…

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ROTOLO: Si, dico: ma lui cosa avrebbe dovuto dire? Io parlo per MARCIANÒ, avendo al petto (incomprensibile): “sentite qua signori miei, non c’è niente da fare”! (…)

ROTOLO raccontava poi quanto accaduto nel corso di un incontro - scontro avuto con Vincenzo MARCIANO’, il quale, non ritenendo evidentemente sufficiente quanto ROTOLO gli diceva sul conto dell’INZERILLO, chiedeva di conoscere il parere di Bernardo PROVENZANO.

Il brano risultava particolarmente importante perché conteneva un’ammissione di responsabilità del ROTOLO rispetto alla sua partecipazione all’eliminazione degli INZERILLO:

ROTOLO: (…) Lo sai tu cosa ho fatto una giornata qua? Ora ti racconto! Lo metto a conoscenza di tutta la situazione e gli dico: “Informa a Franco e a Tanino, informali perché può essere che di queste cose non ne sanno parlare, informali tu che ti sto informando del fatto di Sarino…” BONURA: Io non so chi me lo ha detto…dice che io ero presente e ha detto che mi sono preso l’impegno, gli ho detto: “ ma chi è che… chi lo dice questo discorso che io ero presente e mi sono preso l’impegno?” ROTOLO: Ascolta…allora lui, ad un certo punto io, lui mi domanda a me: “ma dimmi una cosa, ma quello lo sa?” Non ti seccare…io gli devo dire se quello lo sa o non lo sa… gli dico: “qual è il problema”? (incomprensibile) “Senti qua Enzo, io non ho motivo di mettermi in contatto per lui per questa cosa, siccome so come va ed io sono uno che ho partecipato a queste cose e ho avuto pure i danni per questa cosa, allora non ho bisogno di parlare con nessuno, io ho bisogno di sapere come stanno le cose! Quindi non è che io parlo per mia bocca…io parlo per quelle che sono le cose stabilite da altri, ed io voglio mantenere le cose che gli altri hanno stabilito, io non sono nessuno per modificarle, ed allora…” BONURA: E questo è quello che….

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ROTOLO: “….tu vuoi fare una cosa?” Gli dico io a lui, glielo do io a lui il suggerimento, “faglielo sapere….dato che…tu hai questo pensiero…” Cioè, non ti basta quello che ti sto dicendo io? Perché, ripeto, sei scemo BONURA: Mettila sotto questo profilo.. ROTOLO: Perché se io te lo sto dicendo vuol dire che… BONURA: Non la vedere sotto la malvagità SANSONE Giuseppe: Che faccio per i cazzi miei? (…)

La lettera del MARCIANO’, a dire del ROTOLO, aveva reso ancora più confusa la situazione, ingenerando nel PROVENZANO il dubbio tra i due capi mandamento non corressero buoni rapporti:

ROTOLO: (…) E’ giusto? Vuol dire che io… “scrivigli”, tanto è vero che lui fa nascere un equivoco, “quello”… perché questi sono gli ultimi, questi sono gli ultimi, questi sono gli ultimi, perché “quello” mi manda a dire: “ma che hai cose tu hai cose con i MARCIANÒ?” “Io? No i MARCIANÒ siamo in buonissimi rapporti” BONURA: Che fa scherzi, che stiamo scherzando…. ROTOLO: Dico, capito? E io gli dico: “no, con i MARCIANÒ siamo in buonissimi rapporti”. – “No, siccome ho visto… come se…” – “No, no”. Tant’è che questo Nicola, quando se lo sono portato la prima volta… BONURA: L’ultima e (incomprensibile) ROTOLO: …che c’è stato, che io sapevo, è giusto? Anche perché si sono portati… BONURA: Meglio non sapere ROTOLO: No, lo sapevo, perché si sono portati ad uno da me quindi… hanno avuto di bisogno e mi sono messo a disposizione. Sono ritornati, tutte queste belle cose, mi ha mandato un giubbotto mi ha comprato là un giubbotto a me, che mi arrivava qua… BONURA: (ride) ROTOLO: Perché lui si ricorda forse di quando io avevo vent’anni, eh… e in sostanza, quando è ritornato, questo Nicola, mi viene qua con Ciccio BONURA: E questo perché si è ammazzato questo? ROTOLO: Perché, secondo me, ha letto che non aveva più, diciamo, dove andare. In sostanza… “lui”…mi scrive a me sempre dietro pressioni… perché questo Nicola il favore glielo poteva fare alla grande

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BONURA: Lo so, e lo so senza avere parlato…senza avere conosciuto mai Nicola ROTOLO: Mi senti a me? BONURA: Perché il Sandrino gli andava a raccontare tutte cose a Enzo SANSONE Giuseppe: Certo BONURA: Dice: “no, quello si è impegnato…” ROTOLO: No, si è impegnato niente, si è impegnato niente! BONURA: No, i discorsi che io ho sentito, non facciamo che… ROTOLO: Si, ma non è vero! BONURA: …io ce ne posso togliere, no mettere… SANSONE Giuseppe: Quello glielo voleva fare… ROTOLO: Si, ma si è impegnato… non si poteva impegnare

In detto complesso contesto si inseriva il tentativo di colpo di mano del MANDALA’ il quale, a dire del ROTOLO, approfittando della particolare vicinanza con il latitante durante la sua degenza, lo aveva indotto a scrivere una missiva per tentare un ammorbidimento delle sue posizioni:

ROTOLO: (…) Questo… Nicola va a fare pressione da coso, e mi porta un biglietto, lui personalmente. Apro questo biglietto, leggo e c’era messo… io capisco che non sono parole sue, cioè… era una richiesta di lui perché me lo aveva detto pure a me a viva voce, perciò lo vedo che sono parole sue…e quello mi scrive… BONURA: Picciotti, qui dobbiamo cercare di fare il meno danno possibile ROTOLO: Mi senti a me…e quello mi scrive… BONURA: Apriamoci gli occhi e vediamo… ROTOLO: “Lo sai, lo sai…dopo ventitre anni, dopo ventiquattro anni…” Questo però lo scrive a me, è giusto? E allora io prendo e gli scrivo nuovamente, e gli dico: “senti…siccome io conosco la storia del tuo paese e la storia tua personale, e se non mi ricordo male…” BONURA : Allora quello vero lo voleva aiutare ROTOLO: Senti, altro che lo vuole aiutare, voleva convincere…. BONURA: Dopo ventitre anni….. ROTOLO: Voleva convincere a me… SANSONE Giuseppe: … a cambiare quelle cose… ROTOLO: Perché… perché quello, mischino, nelle condizioni che era, nelle mani di questi e quindi… io lo capisco questo 179 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

discorso, quelli lo avevano tutta la giornata a “munciuniare”, perciò piglia e gli dico: “conosco la storia del tuo paese, la storia tua personale e se non mi sbaglio…uno nelle stesse condizioni di questi…cinquant’anni dopo, appena ha messo piede non gli avete fatto vedere la notte” Lo hanno ammazzato verso mezzo giorno nella piazza, che fu quello, il PALAZZOLO/PALAZZOTTO . Ora… infatti poi lui mi scrive di nuovo e mi dice: “io non mi posso prendere nessuna resp….se qualcuno ti dice che io mi sono preso responsabilità scrivimi perché io….” BONURA: Poi studiamo assieme come…l’imbarco di questi signori… ROTOLO: Dice: “ questi, se io…” BONURA: Perché poi li dobbiamo sorvegliare in modo un po’ particolare ROTOLO: Perché? BONURA: Perché se se ne devono andare…non è che ci devono prendere per fessi che se ne devono andare…. ROTOLO: Perché là non li abbiamo i corrispondenti? Loro là se ne devono andare e poi noi là ci mandiamo un persona… BONURA: E dimmi una cosa: e se questi là non ci vogliono andare..e vogliono andare da un’altra parte? ROTOLO: Loro se ne devono andare dall’Italia BONURA: Minchia, non lo sapevo questo…perché là non possono entrare…. ROTOLO: No, l’impegno e che loro in Italia non devono stare, poi se loro ci vogliono stare, Franco… BONURA: Quello che viene si prendono… ROTOLO: …e secondo dove si trovano gli arrivano due revolverate… anzi ti dico la verità… se se ne vanno in Italia meglio è… BONURA: No, no, questo è stato….. ROTOLO: …perché se sappiamo dove sono ce ne liberiamo, ci leviamo il pensiero BONURA: Va bene (…)

La fermezza del ROTOLO non lasciava spazio a dubbio alcuno circa la sua intenzione di liberarsi in via definitiva da quella che riteneva una potenziale minaccia, la rappresaglia da parte degli INZERILLO.

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Il successivo 11 agosto 2005 (cfr. all.to n.10), presso l’appartamento di Via atonia , BONURA incontrava MARCIANO’ Vincenzo, al quale raccontava brevemente il contenuto dell’incontro del martedì precedente.

Conversazione del 11.08.2005 ore 09.45

INTERLOCUTORI:

BONURA Francesco, “Franco”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”;

MARCIANÒ: (…) Non vuole questo contatto! BONURA: No, non vuole il contatto, non vuole proprio che… ti devi levare tu, ci devi mettere a tuo fratello, fare e dire, eccetera, eccetera MARCIANÒ: Dice, mio fratello dice: “o io o tu, dice, che cambia?” BONURA: Si, ma noi facciamo, gli diciamo che c’è lui… MARCIANÒ: Ah, va bene! BONURA: …e ci sei sempre tu. (…)

Ed ancora:

BONURA: (…) E perciò io voglio una cosa, io voglio che tu ci fai fare un biglietto a Giovanni, quando te lo dico io però, perché ora vediamo Tanino che… Tanino è dovuto scappare perché è stato fino all’una e poi se ne è andato per il fatto di sua figlia. Ora io gli dico a Tanino: “Tanino (pausa di silenzio)” dico, perché il discorso da fare è solo questo, perché c’era don Pinuzzu… MARCIANÒ: Quello che mi ha disturbato a me è che è da un anno che questo è uscito, mai un saluto. BONURA: Chi è? MARCIANÒ: (incomprensibile) BONURA: A conforto di quello che state dicendo tu, quando è morto suo padre, io sono… l’ho assistito fino alla morte, quando è morto mio padre, nemmeno mi è venuto a fare le condoglianze, vuoi sapere di più? MARCIANÒ: No, no! BONURA: E non erano questi tempi MARCIANÒ: E non erano questi tempi!

181 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: E poi sai… Enzo, io vorrei dire una parola, avantieri lui ti ha detto una parola che a me… mi ha schiacciato… mi ha detto, dice: “tu lo sai che li ho sempre vicini i miei cognati…” non li deve mettere… i miei cugini… dice: “no! Ora siamo in una posizione diversa”, a dire: “o fai quello che ti dico io o ce ne è per te”, mi sono spiegato? Me lo ha fatto pesare. E io… vediamo se don Tanino oggi me lo ripete questo discorso che non è lui. Tutto quello che ci combinano a Palermo, fare e dire, è lui! mi sono spiegato? Perché io l’ho mandato, gli ho detto: “senti…” la prima volta che ci siamo visti, mi ha detto come ha detto a te: “perché tu non hai il capo mandamento?” MARCIANÒ: Hai visto! BONURA: Ora gli ho detto: “io ti faccio un appuntamento con Giovanni e parlate con Giovanni” MARCIANÒ: Giovanni non si può muovere perché… BONURA: No, però… ma lui nemmeno lo vuole perché ha problemi MARCIANÒ: Minchia, ma se mio fratello Giovanni (incomprensibile) BONURA: Va bene! Non è il caso. (…)

BONURA aveva quindi percepito che ROTOLO gli aveva fatto pesare la sua nuova posizione, certamente di maggiore rilievo in questo momento storico rispetto a quella del sottocapo della famiglia dell’Uditore, ed aveva intenzione di chiederne contezza a “Don Tanino”, Gaetano SANSONE, suo “capofamiglia”.

Va per altro rammentato che nell’incontro del 04.08.2005 (cfr.all.to nr. 23) , “Nino” ROTOLO ed il “Capomandamento” di “San Lorenzo”, “il Dottore” CINA’ Antonino, erano d’accordo sul fatto che il mancato allineamento di BONURA e SANSONE rispetto alla vicenda degli “scappati”, avrebbe comportato conseguenze senza dubbio per loro negative sintetizzate nell’espressione: “ perché qua il discorso qual è? Io a loro li voglio fare salvare, perché altrimenti …(…)… a “mollo” loro, a “mollo” mio cugino “Tanino” …”

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I due parlavano poi della lettera che PROVENZANO aveva inviato al ROTOLO, e BONURA ipotizzava che la lettura del testo non fosse stata obiettiva, ma che ROTOLO avesse letto solo quanto interessava lui:

BONURA: (…) Dirti… e poi ha iniziato… mi ha fatto vedere la lettera… “ru ziu”, e… però mi leggeva quello che gli interessava, perché da quanto ho capito, u ziu… MARCIANÒ: È in contatto BONURA: Si, no, in contatto però… MARCIANÒ: Si, ma lui si trova pure… lui si trova pure tra due fronti, come mi trovo tra due fronti io… (pausa di silenzio) ed era sullo stesso tenore di quella di la? BONURA: No! MARCIANÒ: A tipo come la leggeva lui? BONURA: No, dov’è che lui ha perso il cervello proprio che… dice: “ti faccio leggere e che… che tu gli hai scritto allo zio che eravamo tutti d’accordo” MARCIANÒ: Noi si. BONURA: Dice: “ma voi, tu d’accordo eri, non eri d’accordo?” Parlando di me, di Tanino eccetera MARCIANÒ: Allora c’era un discorso… BONURA: … senti qua gli ho detto: “forse tu…” MARCIANO': Ne ho parlato con te, con Tanino, con u zu Pinuzzu BRUSCA, ne ho parlato con quelli della Torretta, ne ho parlato con mio fratello Giovanni…” (…)

Di fatto quindi PROVENZANO si trovava tra due fronti opposti, come d’altronde il MARCIANO’, quest’ultimo tuttavia riteneva di non avere agito avventatamente, essendosi consultato con persone che, oltre ad una maggiore esperienza, avevano una conoscenza diretta degli eventi legati all’eliminazione degli INZERILLO.

Tra questi infatti, oltre al BONURA, al SANSONE Gaetano ed al proprio fratello Giovanni MARCIANO’ annoverava gli esponenti della famiglia mafiosa di Torretta e lo “Zù Pinuzzu” BRUSCA, vero e proprio decano del “Mandamento” di Boccadifalco.

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Questi si identifica per BRUSCA Giuseppe, nato a Palermo il 22.05.1927, indicato da numerosi collaboratori di giustizia quale “Consigliere” della famiglia mafiosa di Boccadifalco, al quale, dopo l’eliminazione di “Totuccio” INZERILLO, era stata affidata la “reggenza” del "mandamento" insieme a Giovanni MARCIANÒ e a Rosario SANSONE , prima della nomina di BUSCEMI Salvatore.

Doveroso, a tal proposito, riferire in ordine ad un servizio di osservazione effettuato da personale di quest’Ufficio in data 21.09.2004 (cfr. all.to n. 27), che consentiva di documentare una riunione tra MARCIANO’ Vincenzo, BRUSCA Vincenzo, BRUSCA Giuseppe, SIRCHIA Giovanni e MARCIANO’ Maurizio, genero di BRUSCA Giuseppe, nonché nipote del MARCIANO’ Vincenzo.

BONURA raccontava poi al MARCIANO’ di avere ricostruito al ROTOLO i vari passaggi della vicenda, e di avere ipotizzato che dietro le quinte potesse esserci la mano del “dottore”:

BONURA: (…) “Quello che sapeva la verità, gli ho detto, era Enzo BRUSCA, per cui io l’ho fatto chiamare, ho chiamato pure a tuo cugino, l’ho fatto ascoltare” dice: “Frà, ma quello non era uscito!” “No, forse doveva uscire, mi aveva dato l’autorizzazione…” dice: “ma per venire ed andarsene”. Gli ho detto: “senti, arrivati a questo punto, secondo le lettere che abbiamo, che abbiamo scritto noi, che abbiamo letto noi, gli ho detto, non c’è più niente da fare e se ne devono andare, su questo non c’è dubbio, però…” dice: “è poi se ne andato dice, da… dal LO PICCOLO” MARCIANÒ: No! BONURA: Aspetta un minuto, aspetta un minuto gli ho detto, questo per dire le stesse parole, ah! “Vedi che dal LO PICCOLO, gli ho detto, vedi che ci andava Lorenzino che è in contatto giornalmente e sono parenti e qua gli ho detto, non so se c’è mano pure “ru dutturi”, è una cattiveria mia quello che ti dico, però non ho prove (…)

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Tale affermazione risultava oltremodo utile per comprendere come, neppure l’espertissimo BONURA, avesse compreso che il processo di riorganizzazione della struttura di “Cosa Nostra” palermitana era condiviso da ROTOLO proprio con il “Dottore” CINA’.

BONURA invitava poi il MARCIANO’ ad accettare quanto stava accadendo, in attesa di consultarsi con SANSONE Gaetano, ed insisteva affinchè provvedesse a fare partire subito gli INZERILLO, pur astenendosi dal rivelare che ROTOLO li aveva messi a conoscenza, nel corso della riunione, dell’esistenza di un vero e proprio“programma” per la loro eliminazione:

BONURA: (…) Ormai la cosa è che se ne devono andare. Ed allora io vorrei fare, concordare con te una cosa, intanto noi non ci siamo visti. MARCIANÒ: Ma io addirittura, io avevo pensato, ho detto: “ora vediamo di racimolare qualche cinque milioni, glieli do a quello, gli dico, vedi di andartene per ora e poi se ci sono risposte, poi se ne parla, ma vattene!” BONURA: A chi? MARCIANÒ: A Franco! Quello per ora ha la sorveglianza, appena finisce… (…)

Vincenzo MARCIANO’ avrebbe quindi provveduto a fornire a INZERILLO Francesco, “Franco ù truttaturi”, la liquidità necessaria per una partenza immediata, invitandolo a partire ed a restare in attesa di disposizioni. Per quanto invece attinente alla posizione di “Sarino” la partenza sarebbe stata rimandata al momento del termine della misura di prevenzione.

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Sebbene a malincuore, il BONURA si trovava quindi a dover accettare la decisione del ROTOLO di “destituire” il MARCIANO’ dalla sua carica, aspettando di concordare con SANSONE Gaetano la strategia da adottare:

BONURA: (…) Io ora parlo con don Tanino… MARCIANÒ: Minchia è una bugia quanto una montagna! BONURA: Infamone… però “vedi che qua, vedi comando io, va, parliamoci chiaro”. MARCIANÒ: Questo è… la mia presa di posizione arrivata ad un certo punto, di dire, è stata questa, dico: “ma insomma è possibile che dico per dire, ci dobbiamo abbassare i pantaloni senza nemmeno essere pregati?” BONURA: Perché… MARCIANÒ: Perciò dico, stando così le condizioni non è che… BONURA: … perché dov’è che questo vuole… te lo dico così come… MARCIANÒ: … perché questo è, dico per dire, questo è una spina nel fianco quanto una pala di fichi d’india! BONURA: Va be.. ascolta un minuto, te lo dico perché… no, è che tutte cose si devono mandare a dire a lui, lascia stare! C’è stato un minuto che lui leggendo, quello, parlava di perdono, di chi, di come, di quando, u ziu, u viecchiu e allora lui prende e mi dice a me: “io lo so come perdonano loro, che dopo cinquant’anni che mancava uno dal paese, appena è arrivato dice…” allora loro la volevano coprire… MARCIANÒ: No, BONURA: …no minchia, perché tu sei… sei ngurdu di… nel leggere le cose, quello parlava pure di perdono, però fu un trafiletto… MARCIANÒ: E lui fa un’osservazione BONURA: E lui mi dice: “lui parla di perdono, dice, che dopo cinquant’anni che uno è rientrato al suo paese, dice…” allora si vede che è stato lui ad aizzare questa situazione, però questa è una mia considerazione, mi posso anche sbagliare (…)

MARCIANO’ prendeva atto della posizione del BONURA sottolineando al contempo come, in ordine alla vicenda INZERILLO, la voce del ROTOLO, ancorché autorevole, aveva costituito, secondo il suo punto di vista, l’unica nota stonata nel coro di generale consenso al rientro dell’ultimo INZERILLO “scappato”, “Sarino”:

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MARCIANÒ: (…) È chiaro il discorso, perché quello ha mandato a dire, quello ha mandato a dire: “si, stiamo sistemando, non ti preoccupare, state tranquilli, si stiamo…” se io ti faccio leggere, io, diversi passaggi che mi ha fatto sentire, “quella cosa, non ti preoccupare che sta camminando”. E allora… perché tutto il danno diciamo noi, di questa cosa ingarbugliata lo sai da dove nasce? Nasce da quando io gli ho fatto fare questo contatto, Sandrino con il MANDALA’ BONURA: Si! MARCIANÒ: Da qui è nato tutto… BONURA: Il MANDALA’ si c’era messo… il MANDALÀ gli si era messo per aiutarlo MARCIANÒ: Certo, però io dubitavo sempre se questo faceva il doppio gioco, va bene? Questo, dico per dire, fino a Natale, che mi viene a trovare, mi porta un capretto, mi fa gli auguri poi (incomprensibile) dice: “per quanto riguarda il discorso, dice, dice, quello, u Sarinu…” e difatti è sceso per la settimana di natale, per la settimana di capodanno, dico, le date sono precise, “… che quanto prima sarà ufficializzato. Mi ha detto u ziu di stare tranquillo, auguri, auguri” e poi c’è stata a “calata i tila” a gennaio, quello che è… BONURA: Ora, aspetta un… io vorrei fare una cosa… MARCIANÒ: … nel frattempo che fa poi, quando c’è stata a calata i tila, (pausa di silenzio) pu zziu ed era un poco… che ti ho detto è ambigua, ambigua (incomprensibile) BONURA: Quella che ho letto io non c’è niente di… MARCIANÒ: Questa è stata l’ultima, perché sono state due volte, quella e questa, perché dice che lui certe cose non le sapeva. Poi quello si sentiva, dico per dire, tradito… ecco dove è stata la mia sincerità, di non fare lo sgarbo ne ad uno e neanche all’altro, ma, dico per dire, perché poi c’è stato il discorso, dico per dire, che c’era la parte… quella che abbiamo dentro da noi, chi è? E mi sono sentito come per dire preso di… da quello che se ne deve andare, quelli che hanno fatto una posizione per cercare di… perché hanno il parente, sono parenti, io sono il più estraneo di tutti e l’ultimo arrivato.

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Prendendo le mosse dalla precedente constatazione, i due si lasciavano quindi andare ad alcune considerazioni poco lusinghiere nei confronti di SANSONE Giuseppe, “Pinuzzu ù gettone”, e del ROTOLO Antonino, del quale sottolineavano la cattiveria, arrivando a definirlo come “un folle”:

BONURA: (…) Senti se noi abbiamo… MARCIANÒ: Te lo lascio descrivere a te quello che è.. BONURA: No, a me non mi devi dire… io li conosco bene. L’unico che oggi, ancora, non so fino a quando tiene, e sto parlando con me stesso, è Tanino, no suo fratello perché è più tinto degli altri MARCIANÒ: Si, questi sono stati quelli che hanno fatto “arruttatini”. Perché non si vede l’atteggiamento dico per dire, come dice lui, manco lo saluto... Minchia, è da un anno che questo è uscito ! Vedi che io, la delusione per me è stato lui, perché lui avrebbe dovuto, dico per dire, sentendo arruttari a suo cognato, avrebbe dovuto avvicinare e dire: “Enzo vedi che…” BONURA: “… tu lo sai che sono stato io”! Gli ho detto: “si vero è, gli ho detto, perché c’è stato qualcuno contrario quando hai nominato ai MARCIANÒ dico per dire” MARCIANO': Ma questo lui non è che me lo può fare pesare oppure mi può ricattare? BONURA: Comunque, fino a quando non ci sono situazioni diverse noi siamo nelle mani…in cattive mani siamo! Lui parla che questi se ne devono andare dall’Italia non…Che sia chiaro, devono stare in America, MARCIANO': C’è quello, c’è quello Sarino che se ne vuole andare in America BONURA: Si, si. MARCIANÒ: Il Franco non lo so BONURA: Si, in America perché la c’è il NAMIO (fonetico) che ne risponde di questi, che allora dice che… MARCIANÒ: Ma forse non c’è più BONURA: Ma che ne so, a me… che andassero buttare sangue loro e quelli pure (…)

Ed ancora:

MARCIANÒ: (…) … lui ha avuto una vita… ora ha finito con te e ce l’ha con me, perché con qualcuno la deve avere BONURA: … e io la prima volta gli ho detto: “io non… “

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MARCIANÒ: perché gli atteggiamenti, dico per dire, arruttatini che hanno, i propositi che fanno, a tipo che, tu eri il signor BONURA, io sono sicarrieddu, e dico, gia questo significa che c’è… BONURA: No, io ti dico una cosa, il Signore mi deve perdonare, ma lui al nostro livello non ci si può mettere mai, mai! MARCIANÒ: Folle è! Folle (…)

BONURA confidava addirittura al MARCIANO’ che neppure Totò RIINA, “ù curtu”, ne sopportava gli atteggiamenti arroganti, dovendo tuttavia prendere atto del fatto che il ROTOLO si trovasse oggi una posizione di superiorità, ribaltando le posizioni che i due avevano avuto in passato in Cosa Nostra :

MARCIANÒ: (…) Mi devi credere sono sconcertato, amareggiato, con i dolori nella pancia, mi sento, dico per dire, di avere a tipo sentenze, giudicato, ma di che cosa? BONURA: Ma da chi? MARCIANÒ: Dov’è il mio… il mio… il mio fare dov’è BONURA: Ragione hai, hai ragione MARCIANÒ: Ed io, dal primo momento ho detto: “a me non piace perché (incomprensibile) i nostri discorsi, le nostre cose che sono eeee, minchia tutte raccontate…” BONURA: Non ci potevamo muovere, non ci potevamo muovere, non lo potevano sopportare né ù curtu, ne quello a lui, ora si trova in una posizione… MARCIANÒ: (incomprensibile) BONURA: (incomprensibile) quando mi dice: “tu lo sai che sono stato sempre vicino ai miei cognati, ai miei cugini, eccetera, ora siamo in una posizione diversa” cosa mi sente dire? Ora sei tu il sotto, mi sono spiegato? (…)

A testimoniare le impressioni del BONURA sul nuovo ruolo assunto dal ROTOLO interveniva la conversazione che, quella stessa mattina, era in corso nei pressi della sua abitazione, dove aveva ricevuto come di consueto il “Capomandamento” di “San Lorenzo”:

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L’ordine del giorno della riunione, che rivestiva eccezionale rilievo investigativo, era la necessità di ridimensionare l’influenza del LO PICCOLO all’interno di Cosa Nostra e quella, conseguente e coerente con il progetto di riorganizzazione della consorteria mafiosa, di pretendere il rispetto del ruolo di CINA’ Antonino quale capo – mandamento di San Lorenzo, ruolo che invece il LO PICCOLO reiteratamente, mostrava di ignorare, rifiutando di incontrarlo e continuando a porre in essere condotte e ad esercitare di fatto su quel territorio funzioni proprie di un capo – mandamento.

A tal fine i due si proponevano di scrivere al PROVENZANO in quanto addebitavano la crescente ed ingiustificata influenza del LO PICCOLO sul territorio ad un generale convincimento che questi agisse come persone “ intima “ del capo di Cosa Nostra. (cfr.all.to n. 28)

Conversazione del 11 agosto 2005 ore 10.18

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; CINA’ Antonino, “Nino”;

ROTOLO: (…) Esatto, gli devi dire: “io i discorsi che ho fatto li ho fatti per questo, per quello, per quello” gli dici “ora qua siamo arrivati al punto che non ci posso parlare più neanche io, a me non mi riceve, a me qua, a me là” e… prendi una fotocopia di questa lettera che ti ha mandato… CINÀ: Esatto, e gliela mando… ROTOLO: E gliela mandi. Gli dici: “se… vedi… vedi…”… CINÀ: “Leggiti questa cosa”… ROTOLO: “Leggiti questa cosa” gli dici… CINÀ: “E vedi i toni come cambiano”… ROTOLO: “E vedi” gli dici “cosa mi scrive a me” gli dici “in una cosa chiusa di cinque miliardi mi manda venti milioni a me da… da me”

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CINÀ: “Me li manda che senza dirmi niente che quello a sua volta se li è fottuti e ora dobbiamo vedere chi… ” ROTOLO: “No” ma, gli dici “e poi dentro casa mia… questo dentro casa mia, lui mi chiude il discorso” gli dici “quindi… siccome io penso che questo sia cresciuto…”… CINÀ: Uh uh… ROTOLO: “… a nome tuo, perché vedi che questo va dicendo…” Questo poi glielo scrivo pure io, gli dici: “vedi che questo va dicendo… questo va camminando che la gente gli da tutta questa retta…” CINÀ: (inc.)… ROTOLO: “… perché gli pare che sia…” CINÀ: (inc.)… ROTOLO: (inc.)… “ persona tua intima” CINÀ: Personale ROTOLO: “Eh, ma qua tu questa cosa la devi chiarire” cioè gli devi dire questo, che qua esistono i mandamenti “che non è cambiato niente, che Nino e Totuccio e Pippo… che qua lo vogliamo bene tutti, qua ci siamo tutti vicini”, cioè, non so se… CINÀ: Le cose… è finito tutto, (inc.) sempre buoni (inc.)… ROTOLO: Noi a questo non lo ripigliamo se no, hai capito… (…)

Una delle accuse al LO PICCOLO destinate ad essere portate all’attenzione di PROVENZANO riguardava la “chiusura” sul territorio di competenza del CINA’, (sic)“da me”, di un affare, verosimilmente un’estorsione, dell’ammontare di cinque miliardi, dei quali egli aveva poi inviato al CINA’ soltanto venti milioni.

A margine dell’argomento centrale della loro conversazione, i due introducevano un riferimento di straordinaria rilevanza, in funzione della analisi della strutturazione attuale dell’organizzazione.

ROTOLO infatti suggeriva al CINA’ di ricordare al PROVENZANO l’immutata esistenza dei “Mandamenti”, collegando il concetto ai nomi di “Nino”, “Totuccio” e “Pippo” i quali si identificano con

191 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata ogni probabilità per il “Capomandamento” di “Resuttana” detenuto MADONIA Antonino, per quello di “San Lorenzo” BIONDINO Salvatore, e quello di “Porta Nuova” CALO’ Giuseppe, tutti componenti di rango dello schieramento “corleonese”.

Va infatti evidenziato che dalla globalità delle intercettazioni a carico del ROTOLO si evince che la “politica” dell’organizzazione mafiosa prevede il mantenimento della carica per i “Capimandamento” detenuti, e la sostituzione attraverso delle “reggenze” di esponenti dello stesso schieramento che potessero garantire la continuità.

Il ROTOLO ed il CINA’, proseguendo nella loro conversazione, concordavano inoltre di fornire al PROVENZANO informazioni convergenti sui comportamenti del LO PICCOLO sia in ordine alla nomina, ritenuta illegittima, di DAVI’ Salvatore quale capo – famiglia di Partanna – Mondello come pure relativamente al suo insistito rifiuto di incontrare il CINA’, cosa considerata molto grave all’interno di “Cosa Nostra”:

ROTOLO: (…) Quindi noi restiamo così, scriviamo (inc.)… CINÀ: (inc.)… ROTOLO: Io gli scrivo, diciamo… dicendogli di questa fattetta tua… CINÀ: E ora… ROTOLO: (inc.)… tu mi ha detto aspettiamo il dottore, il dottore è venuto (inc.)… abbiamo parlato con il dottore e questo non si comporta bene con il dottore, perché il dottore è da un anno che è libero e… quanto ha? Un anno ce l’ha che gli scrivi?… CINÀ: Minchia un anno e mezzo… ROTOLO: Un anno e… e lui non si ci è incontrato neanche una volta… tu pensi che questo sia una cosa corretta che questo (inc.)… CINÀ: (inc.)… ROTOLO: E poi… (inc.) in ultimo… CINÀ: Appena nominano un cristiano, va nominando cristiani nel… va nominando cristiani nelle borgate, a Partanna gli ha messo a Totuccio DAVÌ praticamente… 192 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: E poi… esatto… è giusto… CINÀ: E poi va domandando cose che mi interessano a me e a lui non gli interessa niente… ROTOLO: Esatto… CINÀ: Cose scorrette, comunque…(…)

Mentre il CINA’ valutava la possibilità di parlare direttamente con il LO PICCOLO piuttosto che fargli arrivare un segnale di rottura, il ROTOLO, che certamente vanta un’esperienza strettamente “criminale” maggiore del neurochirurgo, suggeriva di organizzare un incontro con Bernardo PROVENZANO per affrontare direttamente la questione:

ROTOLO: (…) Io mi permetto di insistere e di… noi dobbiamo fare una cosa… scriviamo… lascia stare il mondo come si trova… se ti devi incontrare con quello, fatti i discorsi quelli leggeri, leggeri… scriviamo a quello e io stesso gli dico che vi dovete incontrare… tu gli dici che lo devi incontrare… per cose delicatissime ci dobbiamo… dobbiamo fare in modo di incontrarci… io gli scrivo… facci sapere tu stesso… glielo scrivi… io glielo faccio avere io il biglietto, da queste strada, che non è quella di là… CINÀ: Uh… ROTOLO: E venite al più presto… tu ti devi incontrare con il dottore, perché ci sono cose molto, molto delicate… CINÀ: (inc.)… ROTOLO: E tu glielo scrivi pure… CINÀ: Va bene… e questa è un’altra cosa… ROTOLO: Noi dobbiamo fare questo… CINÀ: Va bene… ROTOLO: Questa settimana ci (inc.)… vediamo un poco, diciamo, macchina davanti, macchina di dietro, diciamo… hai capito, vediamo, radioline, cose, in modo che puoi camminare, diciamo… tranquillo, và… è giusto? (…)

La registrazione veniva poi interrotta a causa di un problema tecnico, salvo poi riprendere alle successive 11.04 quando, dopo aver concordato le modalità e le precauzioni da adottare per l’incontro con il PROVENZANO, i due ricapitolavano gli argomenti da porre all’attenzione del Capo di “Cosa Nostra”.

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La discussione si evolveva sino a culminare in un progetto di eliminazione dei latitanti LO PICCOLO Salvatore e Sandro per il quale il ROTOLO ed il CINA’, nel corso del programmato incontro, avrebbero chiesto la collaborazione del PROVENZANO.

A scatenare l’ira dei due nei confronti del LO PICCOLO contribuivano molteplici fattori, primo fra tutti il ruolo che questi aveva svolto nel rientro in Italia degli INZERILLO e conseguentemente il rischio immanente che potesse diventare un solido punto di riferimento per tutti i c.d. “perdenti”, riorganizzandone le fila in funzione di una rivalsa nei confronti dei “ corleonesi “. (cfr.all.to n. 29)

Conversazione del 11.08.2005 ore 11,04

ROTOLO: (…) queste cose tu a lui gliele devi dire pure: “senti qua, vedi che qua siamo noi ad un punto di non ritorno, non è che qua è… è il discorso pure della vergogna”, gli devi dire, “con i latitanti delle altre parti, perché ogni volta… (incomprensibile) della provincia di Palermo e Palermo si fanno… quindi questo… noi ce ne dobbiamo uscire, perché oltretutto può fare pure danno, quindi…” CINA’: Se non oggi domani, un domani, si ROTOLO: “Se non oggi un domani unendosi, gli dici, con questi quattro… gli dici, infatti, se tu noti, lui Pippo non ne sa (incomprensibile)” CINA’: (incomprensibile)! ROTOLO: (incomprensibile)! Gli dici: “sappiamo pure…” perché glielo puoi dire, gli dici: “vedi che sappiamo pure che gli ha detto a uno degli INZERILLO, battendogli sulla spalla: non ti spaventare… che tempo e buon tempo non dura sempre un tempo”. Tu glielo dici il discorso che doveva mettere (incomprensibile, sottovoce) CINA’: Ma questo in tempi eh… gliel’ha detto? E in che contesto, scusa? ROTOLO: Quando si sono incontrati, non mi ricordo il… eh… e gli ha detto che cercavano a lui! E infatti c’era un discorso

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che quando lo tenevano loro, vedi che nessuno poteva… vedi che (incomprensibile), vedi che ha detto così CINA’: Sicuro, ha detto così? ROTOLO: Si CINA’: (sospira) Va bene ROTOLO: Quindi quando… quando tu gli dici questo discorso a lui… CINA’: Minchia, impazzisce ROTOLO: Lui… CINA’: Almeno… ROTOLO: Si, certo. Gli dici: “vedi come si deve fare, se ti servono persone fidate…” CINA’: Va bene ROTOLO: “Eventualmente, gli dici, (incomprensibile) mandiamo a qualcuno di questi per la cosa essere stretta stretta e (incomprensibile). Gli dici: “Tu te ne vai da una parte, che ci puoi andare, si fanno là e poi tu te ne vai, poi ci pensiamo chi ci deve pensare per loro” (…)

Il ROTOLO in buona sostanza proponeva al CINA’ di chiedere al PROVENZANO di attirare i LO PICCOLO in trappola, manifestandogli la disponibilità ad inviare un proprio gruppo di fuoco composto da killer fidatissimi per la loro soppressione; la soluzione veniva accolta con favore dal CINA’, il quale auspicava che il tutto potesse avvenire nel più breve tempo possibile:

CINA’: (…) Va bene! Speriamo che sia vicino, bello vicino, che li potremmo fare vedere questo mese ROTOLO: Noi poi… facciamo questa cosa e noi… CINA’: (incomprensibile) ROTOLO: Ah? CINA’: (incomprensibile) ROTOLO: (incomprensibile) dimmi tu poi quale difficoltà CINA’: Questa è la storia, questa non è che è… è la storia ROTOLO: Dimmi tu quali altre difficoltà ci possono… vedi che poi tutti… si allineano tutti con te, poi finisce il discorso, perché poi capiscono, dopo, le capiscono dopo le cose. Poi tu vedrai che li avrai tutti al tuo servizio CINA’: Per fare cose buone però ROTOLO: Ma che c’entra, per fare funzionare le cose è! CINA’: Per funzionare le cose ROTOLO: Nino..

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CINA’: Si perché… perché è così purtroppo… va bene ROTOLO: Tu… tu vedrai che quando ci sarà questa cosa con lui, poi noi gli diciamo: “non cercate più niente”, senza… capito CINA’: Si, senza dare importanza ROTOLO: Non cercate più niente, a noi non ci interessano questi discorsi CINA’: E tu pensi che finiscono tutte cose? ROTOLO: (incomprensibile), da tutte le parti… CINA’: (incomprensibile) ROTOLO: Poi noi non dobbiamo andare a dare soddisfazione a nessuno CINA’: (incomprensibile) ROTOLO: Non spetta a nessuno sapere che quello… CINA’: Ok! ROTOLO: Nino…

La precisazione del ROTOLO sul fatto che non avrebbero dovuto dare spiegazione ad alcuno dell’omicidio dei LO PICCOLO, confermava il livello di vertice che i due rivestono all’interno di Cosa Nostra in questo momento storico.

Proseguendo nella lettura della trascrizione dell’intercettazione, si rilevava che “Don Antonino” ROTOLO metteva poi in guardia il CINA’ circa un possibile colpo di mano del LO PICCOLO, che avrebbe potuto “mettere una tragedia” sul suo conto ed eliminarlo:

ROTOLO: (…) Ascolta quello che ti dico io, questa è la strada che (incomprensibile) dimmi una cosa, io… questa cosa… CINA’: Nino, ma io non voglio essere convinto, mi devi scusare, io… ROTOLO: No, no, io questa cosa… io non ti voglio convincere CINA’: No, ma… ROTOLO: Però ti voglio dire una cosa che non ti ho voluto dire, fino a ora. Fino ad ora non te l’ho voluto dire, ma ora… siccome poco fa ho visto un momento di perplessità, ora tu mi dici: “pensi che sia risolutivo?” Ora io ti dico un’altra cosa, Nino… se questo butta di testa e ti fa preparare (incomprensibile) a te?

Pausa di silenzio

196 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

CINA’: Ci penso, c’ho pensato, Nino, (incomprensibile) ROTOLO: Senza dirti… CINA’: Questo una tragedia (incomprensibile) ROTOLO: Ti dico, senza dirti CINA’: Può succedere, si ROTOLO: Questi discorsi, che tu gli mandi a dire, gli mandi a fai CINA’: E questo dice: “minchia fastidio che mi sta dando questo, dice, ora…” ROTOLO: Metti che questo, diciamo, impazzisce, per vedermi che io… il padre… tu capisci che poi quello che succederebbe… lo andremmo a cercare dovunque, è giusto? Ma tu dove saresti? CINA’: Nino, vedi che io c’ho pensato ROTOLO: Dico, ma tu dove saresti? CINA’: Nino, io c’ho pensato, mi devi credere ROTOLO: E perciò ti dico CINA’: Lo sai che cosa ti dico, tu mi devi capire, sarei un cretino, tu dovresti intrometterti là ROTOLO: Come? CINA’: No, e tu avresti il diritto di farlo, se io ti facessi discorsi già… portati avanti, fattivi e (incomprensibile). Nino… (sottovoce) prima di farmi questi sette anni di galera, fino al novantadue facevo il medico, mi capisci? ROTOLO: Si CINA’: Ora sono proiettato in una dimensione che non mi appartiene, scusami ROTOLO: No, t’appartiene CINA’: No, tu mi devi capire a me, non che non mi appartiene perché non me la carico la bisaccia, la bisaccia purtroppo me la devo caricare perché… ma non è che è stato per merito mio, è stato perché mancano quelli che sono meritevoli ROTOLO: Certo… non so CINA’: Perché, scusami, se era meritorio mio, già ci sarei stato vent’anni addietro, è giusto, al posto di… al posto di altri ROTOLO: Ma dimmi una cosa… CINA’: Quindi tu, capisci, mi trovi in una situazione… ROTOLO: Ma tu… CINA’: Ma lo dico a te Nino, ma non per miserabilità, è perché mi apro, tu sei una persona intelligente e io… ROTOLO: Però ti voglio dire un’altra cosa, tu il medico non lo puoi fare più CINA’: No, io ti parlo della mia, della mia… ROTOLO: Si, si, hai avuto disgraziatamente… CINA’: Non che facevo il medico, perché i miei… le mie mansioni erano limitate ROTOLO: Però… 197 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

CINA’: Minchia, ora abbiamo mansioni importanti (…)

Le parole del CINA’ inducevano a ritenere che il rapporto con il ROTOLO fosse legato ad uno reciproco scambio tra la forza “militare” di questi ed il grande prestigio dell’altro, la cui somma garantiva il mantenimento e lo svolgimento delle “mansioni importanti” di entrambi.

Il ROTOLO, peraltro, dimostrava di non dimenticare la comune estrazione “Corleonese” con il CINA’, e non si tirava indietro nel momento in cui riteneva che questi corresse seriamente il pericolo di un ribaltamento di fronte all’interno del “Mandamento” di “San Lorenzo”:

ROTOLO: (…) Io non so se… vedi che… se mi sono espresso, se mi sono manifestato… non solo in questa cosa CINA’: Benissimo ROTOLO: (incomprensibile)! Cioè, io penso di.. a te, di averti voluto bene e averti rispettato sempre, quando eri dottore, da quando eh… perché per me, con i rapporti che avevo là, mi sentivo, diciamo, di avere rapporti aperti, è giusto? CINA’: Certo ROTOLO: Ora là io… non ne ho altre (incomprensibile), però io mi potrei chiudere nel mio guscio, alzare le barriere e dire: “signori miei, qua chi deve entrare bussi” CINA’: Certo ROTOLO: Mi tengo quelli vicini che ho, è giusto? Ognuno i problemi che ha se li sbriga lui! Ma tu sei mio fratello CINA’: (incomprensibile) ROTOLO: Nino, tu sei mio fratello e io ti voglio a te in una situazione, come dire, di non pericolo CINA’: Certo ROTOLO: Di tranquillità CINA’: E così non è! ROTOLO: E così non è! E penso forse, forse, che con Totò (incomprensibile), che fu sempre lui, forse dall’inizio (incomprensibile) perché… perché, capisci, (incomprensibile) CINA’: Certo, arriva a ribaltare… ROTOLO: Hai capito? Perché (incomprensibile), “qua funziona…” CINA’: All’antica

198 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: All’antica (…)

Nel contesto, emergeva una misteriosa circostanza che avrebbe visto protagonista il LO PICCOLO, il quale avrebbe fornito la propria collaborazione a qualcosa ritenuta molto grave dal ROTOLO.

Ad informare il ROTOLO dell’episodio era stato il CINA’, il quale lo aveva appreso da GUASTELLA Giuseppe, nato a Palermo il 20.06.1954, già “Capomandamento” di “Resuttana”, indicato con il dispregiativo “il pedofilo” a causa della sua relazione con una minore4.

CINA’ raccontava di una volta in cui egli doveva recarsi a curare qualcuno di cui non indicava il nome, verosimilmente un latitante, ed il GUASTELLA cercava di dissuaderlo in tutti i modi, cosa che lo aveva indotto a ritenere che il latitante corresse dei rischi per la sua incolumità:

ROTOLO: (…) Specialmente dopo quando mi sento dire che questo collaborò (incomprensibile), e ci fu quello… CINA’: Questo è pericoloso, non perché lo faceva sentitamente ma perché gli fu chiesto e subito ha detto si ROTOLO: Lo so CINA’: A me non me l’ha detto quello scemo del pedofilo? Non te l’ho raccontato? ROTOLO: Si, ma… CINA’: Dice: “là non ci devi andare”. E io gli ho detto: “ma perché non ci devo andare?” Anche perché… c’era là lui, c’era (incomprensibile). Io me lo sono fatto questo conto… però ci sono andato con il verso, ho detto: “vabbè, (incomprensibile), se si sente male ci vado” – “Ma se tu non ci vai non è meglio?” – “Ma perché non ci devo

4 In data 24.05.1998, all’atto della sua cattura da parte di quest’Ufficio, GUASTELLA Giuseppe veniva trovato in compagnia di SALSIERA Concetta, di Giuseppe e di SANSONE Maria Stefana, nata a Palermo il 25.05.1983, con la quale egli aveva una relazione. La SALSIERA è nipote per parte materna del noto SANSONE Rosario, nato a Palermo in data 01.01.1923, già reggente di Boccadifalco. Quest’ultimo è fratello di SANSONE Domenico Rosario, inteso “ù nivuru”, nato a Palermo il 10.12.1914, suocero di ROTOLO Antonino, il quale è appunto coniugato con la di lui figlia SANSONE Antonietta, nata a Palermo il 09.06.1954. 199 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

andare, ci sono problemi?” (incomprensibile) cornuto e sbirro quest’altro ROTOLO: Chi è? CINA’: Il pedofilo ROTOLO: Ah, il pedofilo CINA’: Minchia questo sempre antipatia a me mi ha fatto ROTOLO: Minchia, che schifo, (incomprensibile) CINA’: Sempre antipatia mi ha fatto, presuntuoso, ignorante, cafone ROTOLO: Se muore in galera… se muore in galera… CINA’: Disgrazie ROTOLO: Ma se esce pure se lui ha cento anni c’è uno dei miei… CINA’: Bastardo (…)

Successive intercettazioni avrebbero arricchito di dettagli la vicenda sopra riportata, che si ritiene relativa al progetto di eliminazione del PROVENZANO ad opera di BIONDO Salvatore “il lungo”, da inquadrarsi nell’ambito della faida con i VITALE di Partinico.

Dalla conversazione si rilevava altresì che sul capo del GUASTELLA pende la condanna a morte senza appello del “Capomandamento” di “Pagliarelli”, legato alla famiglia SALSIERA da rapporti di parentela, da eseguirsi al momento della sua scarcerazione, senza limite di tempo alcuno.

Di seguito CINA’ esprimeva al ROTOLO le proprie perplessità circa la possibilità di far cadere in trappola nello stesso luogo LO PICCOLO Salvatore ed il figlio “Sandro”, sul conto dei quali essi avevano assunto informazioni che indicavano il paese di Carini quale rifugio di LO PICCOLO Salvatore e il quartiere cittadino di Cruillas quello di LO PICCOLO “Sandro”:

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ROTOLO: (…) ora gli scriviamo… intanto gli facciamo accenni, a questo punto, una volta che vi dovete vedere CINA’: Ma padre e figlio… padre e figlio non ci vanno là ROTOLO: Perché, che fa, se gli dice: “a te e a tuo figlio ho il piacere di vedervi” CINA’: Se quello arriva là e gli dice: “non è potuto… aveva da fare” e va solo, con la scusa… e non fai e non facciamo niente, va bene, vai. Niente, io la faccio questa consi… ROTOLO: (incomprensibile) CINA’: Perché poi si deve andare là ROTOLO: Sapendo dov’è che è… CINA’: Certo ROTOLO: (incomprensibile) CINA’: Ohu...il figlio è la a Cruillas e il padre..... (incomprensibile) il padre è a Carini e il “picciutteddu” è la.... (…)

La ricezione da parte di entrambi di ulteriore corrispondenza del Capo di Cosa Nostra imponeva un urgente approfondimento della situazione.

Il successivo trenta agosto 2005 (cfr. all.to n. 10), veniva registrato un’altro importante incontro tra il ROTOLO ed il “Capomandamento” di San Lorenzo.

Conversazione del 30.08.2005 ore 10.00

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; CINA’ Antonino, “Nino”, “ù dutturi”;

ROTOLO: (…) Devo prendere una cosa (inc.)… CINÀ: Si… ROTOLO: La premura mia è questa… CINÀ: Così importante è… ROTOLO: (inc.)… CINÀ: A me pure mi ha scritto… ROTOLO: Quando?… CINÀ: È arrivata tre giorni fa, quattro giorni fa… ROTOLO: Si?…

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CINÀ: Sempre il discorso dei soldi, minchia dice “come sei combinato”… dice che… non ne sto capendo più niente… in merito a questo si riferisce lui?… ROTOLO: No… (inc.)… CINÀ: Ah…

Rimangono in silenzio. ROTOLO si allontana per prendere qualcosa.

Minuti 07.29 CINÀ: Non funziona niente…

Silenzio. Poco dopo torna ROTOLO.

Minuti 09.13 CINÀ: Tu come stai, innanzitutto, stai bene?… ROTOLO: Ma insomma, ti devo domandare io tre cose con questo, oggi, vedi… speriamo che non me lo dimentico, un concorso di medico per mia nipote… per essere ammessa… hai capito (inc.) vedi in fondo… lo vedi qua “carissimo” questo discorso, quello importante di dietro è… CINÀ: Questa la devi leggere pure… ROTOLO: Si, leggila, leggila tutta… vado a prendere l’altra cosa io…

ROTOLO si allontana nuovamente. CINÀ rimane da solo, in silenzio, a leggere qualcosa.

Minuti 11.50 CINÀ: Minchia che è scemo, lui lo ha fatto il danno…

Silenzio

Minuti 13.41 CINÀ: (inc.) disgraziato, è cosa inutile…

Silenzio

A minuti 14.26 ritorna ROTOLO CINÀ: Sono sconcertato Nino… ROTOLO: Ma che ne predi? CINÀ: Niè, sconcertato Nino… ROTOLO: Ma che ne prendi? CINÀ: Non ha carattere, poverino… povero disgraziato, perciò quello… è come un pallone arrivato… te lo dicevo io “è montato da quello”… è montato da lui, perché io mi ci devo andare a vedere, vuol dire, martedì prossimo, finalmente mi

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ha dato l’appuntamento che mi riceve, io non ci vado a questo punto, prima di andare da lui… ROTOLO: Io infatti… CINÀ: Che ci vado a fare da quello io? ROTOLO: Infatti… CINÀ: Perché lui mi dice, dice: “ma a me lo ha detto quello” (Ride)… ROTOLO: No… CINÀ: Non ci vado, Nino… ROTOLO: Tu dici che glielo ha detto quello?… CINÀ: Ma scusa un momento lui non lo vedi che è stato lui per come dice: “ci vediamo io, tu e quello”… ROTOLO: Eh… CINÀ: E che fa… ROTOLO: E io questo gli voglio dire, prima di tutto… che questo è un discorso… CINÀ: E gli dice: “cambia il mandamento” ma… ma… ROTOLO: No, prima di tutto che lui ha chiuso il discorso… CINÀ: Minchia il fatto degli INZERILLO, cose… ROTOLO: Eh… CINÀ: Ma come si permette? ROTOLO: È chiuso… CINÀ: (inc.)… ROTOLO: Il discorso è chiuso… adesso la devo discutere io, lui e… e questo, poi… CINÀ: Perché… ROTOLO: Riciclato… CINÀ: Esatto… niè, è fuori te… è fuori tema, fuori… fuori… ROTOLO: No, è fuori tempo… CINÀ: Fuori dalla realtà, fuori… ROTOLO: È fuori tempo… CINÀ: Non ha capito un cazzo… ROTOLO: Io… senti a me… lui gioca a due carte, come ha fatto sempre… CINÀ: Loro gli stanno facendo la cortesia del feudo a lui… ROTOLO: Si… CINÀ: E basta, non gliene fotte più niente, né di me, né di te, né dei nostri figli… ROTOLO: Si… CINÀ: Gli interessa dei bambini suoi e neanche… forse neanche di quello gli interessano i bambini… (inc.) un pochettino cruda, ma la verità è questa… ROTOLO: Adesso senti qua, io… CINÀ: Mi dispiace, minchia, ma non era così…(…)

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Il PROVENZANO, in merito alla vicenda INZERILLO, aveva stabilito che la decisione definitiva potesse essere assunta soltanto da un collegio ristretto a tre, composto da se stesso , dal ROTOLO e dal LO PICCOLO. I commenti poco lusinghieri sul conto del PROVENZANO la dicevano lunga sulla delusione che i due avevano provato nel leggere che il LO PICCOLO, definito “il riciclato”, godesse di così alta considerazione da parte del Capo di “Cosa Nostra”.

ROTOLO e CINA’, tuttavia, non avevano alcuna intenzione di assecondare i dettami del PROVENZANO ed arrivavano sino ad ipotizzare una “ rottura “ con l’anziano boss.

CINÀ: (…) Vabbè, noialtri continuiamo sempre… ROTOLO: No, io con lui ora o l’aggiusto, o la rompo… a me dispiace, Nino… CINÀ: Non ha capito niente… ROTOLO: Perché lui parla di me, di lui, ma perché, tutti gli altri che fa, sono… carta straccia… ma come, la gente rovinata, in galera… ergastolo, per questi… ci sono i morti pure (breve interruzione audio) questi… e loro ancora discutono, io gli devo dire: “ma quale interesse ha questo?” cioè… CINÀ: È quello che ha l’interesse, quello ha l’interesse… ROTOLO: Quello… quello… quello… CINÀ: Quello vuole prendere… quello non ha capito niente… ROTOLO: Quello… CINÀ: Quello se lo sta bevendo, si ci (inc.) gli ha fottuto il cervello… (…)

Ed ancora:

ROTOLO: Adesso io dirò a lui… che non possiamo decidere niente se non si incontra con te… CINÀ: Benissimo… gli dici: “che è al corrente, come tu sai, di tutta la storia”… ROTOLO: Gli dico io “noi… noi tre…” prima di tutto che gli dico questo “noi tre” gli dico “senti, io non mi sento…”… CINÀ: Di metterlo appresso…

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ROTOLO: “di met… di mettermi accanto a lui, e neanche ti ci vedo a te accanto a lui… poi te lo spiega chi deve venire da te…”… CINÀ: Esatto… “al più presto”… ROTOLO: E (interruzione audio) gli dico io “è urgente che tu ti incontri…”… CINÀ: “Con centosessantaquattro”…

Le contromisure del ROTOLO prevedevano l’invio del CINA’ ad un incontro urgente con il PROVENZANO, il quale sarebbe stato informato di un progetto per la eliminazione sua e quella di Pietro AGLIERI, ad opera di BIONDO Salvatore “il lungo”, “Varbazza”, già “Capomandamento” di San Lorenzo.

L’intenzione del ROTOLO era quella di rammentare al PROVENZANO l’appartenenza del LO PICCOLO al gruppo di fuoco di Saro RICCOBONO, a lui contrapposto all’epoca della seconda guerra di mafia, segnalargli la scarsa fiducia che questi godeva presso numerosi esponenti dello schieramento “vincente” ed al contempo insinuare il dubbio che nel progetto omicidiario del BIONDO potesse avere una qualche responsabilità anche il LO PICCOLO:

CINA’: (…) “che gli hai detto… che gli mandate a dire… che ti ho detto io di fare con questo che questo qua, vuol dire, in mano a Saro RICCOBONO ti voleva sparare a San Lorenzo”… e scusa non glielo devo dire?… ROTOLO: Minchia!… CINÀ: “In mano a Saro RICCOBONO questo ti cercava e ti ammazzava… è miserabile” forse non lo avrebbe fatto mai, lo avrebbe fatto adesso… se fossi stato contrario… ROTOLO: Eh, perché ha da ora, vedi che il discorso suo lo ha detto pure a mio cognato e a Franco BONURA… diciamo allora… CINÀ: Eh… ROTOLO: Quando te l’ho detto pure a te… CINÀ: Si… ROTOLO: Dice che era una cosa, lui era convinto che doveva fare questa cosa, che doveva cercare a lui…

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CINÀ: Ah, quindi quello che ti sto dicendo io, quello che ti ho detto io, và lo ha detto pure ad altri?… ROTOLO: Come no… CINÀ: E perché lo dice? Perché si vuole scusare a senso suo?… ROTOLO: No, allora lo ha detto veramente… CINÀ: Ah, lo ha detto… ROTOLO: Si, tanto è vero che… che Franco BONURA e mio cognato Pino… c’è stato che Franco BONURA gli diceva: “hai capito male”… CINÀ: Lui (inc.)… ROTOLO: “(inc.) no, non ho capito male, vedi che ha detto così…” CINÀ: Che questo era il discorso… ROTOLO: Eh… CINÀ: Lui, Pietro AGLIERI…quello str… quello stravagante ru VARBUNI( … )

Ed ancora:

CINA’: … e questo era il VARVA, che cercava a lui per sparargli… e a Pietro AGLIERI, insieme con (inc.)… “io sono Dio… io levo… io levo la vita e do la vita” ed è possibile che lo ha detto veramente… ROTOLO: Si, si… CINÀ: Capace (inc.) è malato questo, schizofrenico, comunque… dunque Nino… ROTOLO: Minchia e noialtri ci siamo andati dietro… CINÀ: Ma veramente tutti quei sacrifici, però credendoci evidentemente, però fino a un certo punto, hai capito…(…)

Più avanti nel corso della conversazione gli interlocutori fornivano ulteriori dati sulla vicenda indicando inoltre quale testimone il noto boss di carini Totò GALLINA, di Giovanni e di SPARACIO Anna, nato a Carini il 01.02.1952, già reggente della famiglia mafiosa di Carini, e proponendosi di assicurare al PROVENZANO la “eliminazione” del protagonista del progetto omicidiario in suo danno al momento della scarcerazione.

ROTOLO: “No, gli dici, ma quali tre?” (incomprensibile) CINA’: Poi si vede ROTOLO: Io la Noce l’ho sistemata e lui non sa niente, perché lui, lo stesso schifio non lo sa, il LO PICCOLO non lo sa

206 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

CINA’: E perché? No, perché lui le cose le sa da lui ROTOLO: Tu glielo devi dire, tu glielo devi dire CINA’: Certo, glielo dico ROTOLO: Gli dici: “certo, perché non gliele danno queste confidenze, gli dici, non ci sono questi rapporti! Perché, gli dici, vedi che di quelli che sappiamo i discorsi, è guardato… per quello che si è messo le redini, (incomprensibile) con Armando, era figlioccio di Saro RICCOBONO, che ci cercava a noi” CINA’: Non ci piace a nessuno questo! ROTOLO: Gli dici: “questo non ci piace a nessuno, gli dici, non solo non ci piace a nessuno, ma noi a lui… non gli piacciamo a lui!” CINA’: Esatto! ROTOLO: Gli dici: “poi senti qua, vedi che questo lo ha detto chiaro che cercava a te, non è che lo ha detto… al tempo di VITALE, gli dici, e qualche paesano mio…” calagliela così, così lui vede che non è un discorso di interessi! CINA’: Certo, si, si ROTOLO: Gli dici… CINA’: Vabbè, io glielo posso dire pure a lui il paesano mio chi era ROTOLO: No, e tu glielo puoi dire CINA’: “U varba” era ROTOLO: Gli dici… gli dici: “io a te te lo dico chi è che era, gli dici, era lui, e questa è una promessa che ti faccio io, appena esce io lo affogo a questo” CINA’: Questo lazzarone vero ROTOLO: Gli dici: “appena esce…”. Ma tu gli dici che l’ha messo lui CINA’: Certo ROTOLO: “Perché, gli dici, io ero in galera quando ci sono state queste discussioni, io non le conoscevo” CINA’: La verità è ROTOLO: Gli dici: “appena sono uscito, curiavu: ma che siete folli? Ma che siete pazzi? Ma che state facendo?” CINA’: Davanti a Totò GALLINA… c’è pure il testimone ROTOLO: Eh, questo gli devi dire, questo gli devi raccontare, che lui stai tranquillo che appena gli toccano il culo a lui… CINA’: Poi ci pensa ROTOLO: Gli dici: “ma tu lo capisci che hai figli, gli dici, e tutti abbiamo figli” CINA’: Scendono a Palermo i suoi figli pure ROTOLO: Gli dici: “tutti abbiamo figli, ma tu lo capisci che significa?” Gli dici: “certo…” CINA’: Si calma… si calma… non esageriamo ROTOLO: Nino… vedi che quando ho letto questa cosa sono impazzito CINA’: E certo, perché, io? Pure ROTOLO: Vedi che io sono impazzito CINA’: Questo non ha capito niente

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Il contesto generale delle investigazioni consente di comprendere che la vicenda era da collocarsi nella guerra che i VITALE di Partinico avevano dichiarato al PROVENZANO, avvalendosi dell’appoggio dell’allora Capomandamento di San Lorenzo, BIONDO Salvatore, “varbazza”. Il ROTOLO ed il CINA’ parlavano poi della successione alla carica di PROVENZANO, e della necessità di adottare delle regole prima della sua uscita di scena, al fine di evitare che il LO PICCOLO, forte del suo appoggio, potesse ritenersi il candidato prescelto per la carica:

ROTOLO: (…) Sarebbe buono Nino che mettessimo i puntini sulle i… i paesi sono i paesi… e Palermo con le borgate è Palermo con le borgate… CINÀ: Io, mentre che tu eri di là, pensavo che cosa gli posso dire a lui… gli devo dire, prima di tutto, delle grandissime responsabilità che (inc.) e delle soddisfazioni che hanno dato, ma anche delle amarezze che sto (inc.)… ROTOLO: Certo… CINÀ: Però, siccome è un credo, è giusto? “Oggi all’orizzonte tu a chi hai? Che ti può continuare a te, la continuità del tuo paese, visto (inc.) è stato (inc.) ora quello può uscire, non esce, tu che fai, hai settant’anni, perfetto che cosa… che cosa pensi di produrre tu… tu fra dieci anni sei morto, perché hai ottant’anni, forse anche nov… novant’anni e che devi discutere tu più a novant’anni che questo scemo qua a sessant’anni si convince che glielo hai lasciato detto tu che è il tuo vice… e ci mette nei guai a noialtri, e che hai fatto?… Tu la devi chiarire adesso, prima che te ne vai e ti metti in pensione” così gli devo dire… ROTOLO: Si, si, si, ma tu gli devi dire pure… CINÀ: Perché questa confidenza per fortuna, ce l’hai… ROTOLO: No ma tu glielo devi dire a nome mio… CINÀ: Eh, a nome tuo, a nome di tutti, perché uno si interessa di tutto… ROTOLO: No, tu glielo devi dire… tu glielo devi dire a nome mio, gli dici “qua c’è gente… tu non le sai queste cose, ma c’è gente (inc.)” poi dice, lui vuole sapere questi di Brancaccio, e questo è vero, glieli hanno messi quelli di Brancaccio, ma con l’accordo di lui, però… 208 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

CINÀ: Certo… ROTOLO: Tu questo gli devi dire… CINÀ: E quello di Termini non è quello che ha (inc.) una volta con Totuccio… ROTOLO: Certo… CINÀ: E quello lo va cercando, ma perché non glielo dice? ROTOLO: Che chi è? Questo… CINÀ: Il LO PICCOLO ROTOLO: Eh… CINÀ: Non è il cattivo che va cercando… ROTOLO: Si, quello… CINÀ: E ce lo cerca a noialtri… ROTOLO: E ce lo cerca a noialtri… e ce lo cerca a noialtri… vuole sapere da me come (inc.) così il discorso… il discorso è confermato, c’è Brancaccio, per ora sono sponsorizzati da loro… CINÀ: È l’unico che gli è rimasto… e San Lorenzo ce l’ha in mano, dico poi quello gli ha detto “sbrigatela tu” e lui gli avrà detto, figlio di cacata lui… lui dice “per ora che faccio, non c’è Nino, cose” – “Vabbè” dice “vedi tu”… ROTOLO: Ma vedi tu, quando tu… quando tu non c’eri... CINÀ: No, no “vedi tu” e continua, lo vedi che ti ha scritto l’altro ieri… si, confermo… ROTOLO: Eh… che allora parli del discorso… allora perché ora io gli scrivo e gli dico: “non possiamo decidere niente tutti e tre, se prima non ti incontri con centosessantaquattro… che ti deve spiegare tante e tante e tante e tantissime cose… vedi che le cose non sono rose e fiori per come le vedi”… CINÀ: “Perché tu sei lontano e noialtri ci siamo dentro”… ROTOLO: Gli dico “non sono rose e fiori per come tu li vedi”… (…)

I timori del ROTOLO apparivano in particolare legati alla strategia del LO PICCOLO il quale, dopo aver “sponsorizzato” il “Mandamento” di Brancaccio, attraverso la famiglia SAVOCA, avrebbe potuto tirare dalla sua parte anche gli INZERILLO, disponendo così delle forze necessarie per scatenare una nuova guerra di mafia laddove necessario per ergersi al ruolo di successore di PROVENZANO:

209 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

CINÀ: (…) Ma che principi ha… ROTOLO: Ma che principi ha… al MARCIANÒ gli… te l’ho raccontato, gli ha mandato a dire: “se ne devono andare” cose, però tu mi riapri il discorso… CINÀ: E quello che gli è andato dietro gli fa il lavaggio del cervello… ROTOLO: E tu pensi che io gli faccio passare una cosa di queste, che questi INZERILLO se gli passa e li ha a tutti nelle mani… e fa, questo, una guerra… CINÀ: E questo gli devo spiegare, lui non l’ha capito… ROTOLO: (inc.)… ora questo, con la testa che ha lui, se questo… se questi… perché sono della stessa… CINÀ: Si, della stessa cordata sono ROTOLO: Automaticamente se questi già lo hanno detto che sono quattro gatti… questo ci vuole fare ammazzare a tutti… è scemo lui… il primo di tutti gli dobbiamo mettere il laccio al collo a lui, e questo glielo deve mettere lui… in modo che noi sistemiamo da tutte le parti… CINÀ: Perché rompe i coglioni questo… (…)

Allo scopo di convincere il PROVENZANO a collaborare alla “eliminazione del LO PICCOLO, CINA’ avrebbe dovuto raccontargli anche delle rassicurazioni che questi aveva dato a uno degli INZERILLO ed informarlo del fatto che l’altro “ scappato “, DI MAIO Salvatore, “curuzzu”, passeggiasse tranquillamente per Palermo.

In proposito, ROTOLO incaricava il CINA’ di riferire al PROVENZANO che il progetto di eliminazione del DI MAIO era già in avanzata fase esecutiva, avendone egli assegnato l’incarico a NICCHI Giovanni, il quale era già impegnato ad acquisire informazioni sugli spostamenti dell’ obiettivo .

ROTOLO: (…) Gli dici “vedi che ti dico un’altra cosa… vedi che questo gli ha detto a uno degli INZERILLO” dice “battendogli nella spalla” dice “una volta che questa cosa è chiusa (inc.)…”… CINÀ: A uno degli INZERILLO o a Giovanni?… 210 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: No, a uno degli INZERILLO… CINÀ: (inc.)… ROTOLO: INZERILLO… so solamente che (inc.) questo Sandrino, gli ha battuto sulla spalla e gli ha detto “non ti spaventare che tempo e buon tempo non dura sempre un tempo”perciò… adesso siamo arrivati che Totò DI MAIO… CINÀ: (inc.)… ROTOLO: Viene a Palermo a passeggiare e gli diciamo: “io te lo sto dicendo, appena lo incocciano (inc.)… vedi che ancora non è finito niente”… (…)

Chiari riferimenti ad un avanzato progetto omicidiario in danno del DI MAIO, progetto che vedeva impegnato il NICCHI Giovanni nell’individuazione delle persone che al DI MAIO erano solite accompagnarsi quando questi veniva a Palermo, si rinvengono nella conversazione del 26 maggio 2005 tra NICCHI, ROTOLO e Nicola INGARAO. (cfr.all.to n. 7)

Conversazione del 26.05.2005 ore 15,48 omissis INGARAO: Certo… ROTOLO: Comunque, dico, tu questa storia DI MAIO dico… vieni con Totò… vieni con lui (inc.)… NICCHI: Ieri abbiamo saputo chi è che ce l’ha sempre e chi è che ci cammina con lui, ogni volta che è a Palermo… FEDERICO… ROTOLO: FEDERICO… INGARAO: Quello dei bigliardi… NICCHI: FEDERICO… ROTOLO: Con questo insieme… INGARAO: Angelo FEDERICO… quello che ha i bigliardi… ne ha uno al politeama, di fronte la scuola Archimede, questo è della Noce questo picciotto… ROTOLO: Uh… INGARAO: E’ cugino di Raffaele… ROTOLO: Lui… INGARAO: Che gira alla grande NICCHI: E però c’è pure un’altra diceria, chi è che gli ha dato l’autorizzazione di scendere, non sappiamo… ROTOLO: (Ride) Lo so chi è che gli ha dato l’autorizzazione, lui è sceso e gli ha detto…

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NICCHI: Ah, vero, si… ROTOLO: “Me lo posso guadagnare il…” e lui gli ha detto: “che guadagnati tutto quello che…” quello… NICCHI: Comunque ora abbiamo la strada per sapere ogni volta che è a Palermo… no (inc.)… e con noi… (inc.)… tutti tramite questo, ma a questo non c’è da dargli fiducia, perché Parrì, è sempre con lui ogni volta che scende a Palermo e l’unico… INGARAO: Chi è? NICCHI: Che gli da fiducia… INGARAO: Vanno a mangiare assieme NICCHI: No PICONE, questo FEDERICO… INGARAO: FEDERICO… no, questo Franco NICCHI: No, il PICONE pensava… che (inc.)… ROTOLO: Allora facciamo così… NICCHI: Siccome noi abbiamo saputo che questi di qua… sono… sono… ormai questo ogni volta che scende, ha sempre fiducia in lui, cammina con la macchina con lui, lo va a lasciare, lo va a prendere, come si ci da… ROTOLO: E lo facciamo così… però (inc.)… tra una mesata, non si deve sapere. Lo hanno visto qua, al bar da Stagnitta… INGARAO: Al bar da Stagnitta?… Quale bar? Da Stagnitta non lo so… NICCHI: Qua… ROTOLO: Qua, in viale Michelangelo… INGARAO: In viale Michelangelo, qua… ROTOLO: Qua, questa… qua…

Omissis

La presenza del DI MAIO in città era già stata oggetto delle attenzioni di quest’Ufficio, che ne aveva tenuto sotto controllo i movimenti, documentandone gli spostamenti tra Palermo e Carpi (Mo) ed accertando che questi intratteneva rapporti con pregiudicati (cfr. all.to n 30.). A tale attività, era poi seguita la richiesta di foglio di via obbligatorio, provvedimento che sortiva il non secondario effetto di sottrarre il DI MAIO a sicura morte.

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Proseguendo nell’analisi della conversazione delle 11,04 dell’11 agosto, si evince che ROTOLO riteneva che l’eliminazione del LO PICCOLO avrebbe troncato ogni aspettativa da parte degli esponenti dello schieramento perdente della seconda guerra di mafia, ed avrebbe allo stesso tempo ridimensionato le ambizioni dei SAVOCA a Brancaccio (cfr.all.to.n. 29) :

CINÀ: (…) Ora (inc.)… un altro problema questo… se succede questo si va ad intanare… e questi li mettono a posto, va bene Nino… ROTOLO: Se succede il fatto di lui, questi partono senza valigie… CINÀ: Si, si… ROTOLO: Hai capito?… CINÀ: E a Brancaccio si danno una calmatina pure… ROTOLO: Ma certo!… CINÀ: Ma chi è questo Brancaccio qua…? ROTOLO: Niente, per ora c’è Pino, (inc.)… ah, ti dico un’altra cosa, minchia me la stavo dimenticando… si è incontrato con Pino, lui… no Pino (inc.) forse lo ha mandato a chiamare forse… perché si… non si ci vedono (inc.)… e loro (inc.) ci sono stato un anno e mezzo per vederlo, e lui (interruzione audio) (inc.) chi ci sta… eh… per andarci là, nel (inc.) un appuntamento importante a Carini… CINÀ: Un appuntamento importante già, perciò se ne deve andare…(…)

Ai fini di una esatta percezione della pericolosità che il ROTOLO riconosceva nel LO PICCOLO e nella sua rilevata ambizione a succedere al PROVENZANO, estremamente interessante era poi il parallelismo segnalato dal boss di Pagliarelli al suo interlocutore tra la figura del LO PICCOLO medesimo e quella di “Pinuccetto” GRECO, “Capomandamento” di “Ciaculli”, del quale questi, ancor prima della seconda guerra di mafia, aveva individuato le ambizioni, mettendo per tempo sull’avviso i propri alleati:

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ROTOLO: (…) Nino… vedi che ho avuto io… forse un dono del Signore… CINÀ: La previsione… ROTOLO: Certe cose le ho viste dieci anni prima… una volta… verso il settanta… settantasei… eravamo nell’ufficio di Franco BONURA (inc.)… c’era Franco BONURA, Gianni CHIOVARO e Totuccio BUSCEMI… (inc.) non mi ricordo se c’era mio cugino Nino… si parlava (inc.) allora io gli ho detto “vedete che a Ciaculli… tra altri due giorni (inc.) non sapete chi è (inc.) è un certo GRECO… e lo zio Michele… (inc.) il picciotto è ambizioso, io (inc.) dire ufficialmente”… sto parlando del settantasei… giusto?… CINÀ: Quindi prima ancora di tutto…(…)

Altra simmetria segnalata dal ROTOLO e degna di attenzione era quella tra la posizione di “Giovannello” GRECO e quella del LO PICCOLO, entrambi esponenti dello schieramento “perdente”, ma protagonisti di comportamenti totalmente differenti:

ROTOLO: (…) Lo vedi per esempio un altro da definire… intelligente? E’ Giovannello, te l’ho detto: “io qua non voglio venire più”. Qua non vuole venire più, si vuole vendere le proprietà, cioè, vuole dimostrare: “io…”. Perché a quello gli interessava questo CINÀ: Siccome gli hanno fatto pure questa cortesia indirettamente ROTOLO: Quindi lui dice: “no, rapporti non ce ne voglio avere, mi voglio vendere tutte cose e non voglio tornare”. Cioè… perché non ha interesse!! E questo invece che interesse ha lui? Questo ha l’interesse di capovolgere la situazione CINÀ: Nino, ha ripetuto le stesse cose che diceva Saro RICCOBONO, io questo gli devo andare a dire, speriamo che mi dia lo spazio e il tempo per poterlo fare: “appalti… il discorso di… come si chiama, quello della calcestruzzi, ovunque i lavori se li deve fare lui, Saro RICCOBONO, lui questa scuola ha”. Quindi lui continuamente… cioè, non abbiamo niente noi per lui… lui per noi non è una sorpresa. Perché quello che vedi tu perché è? Perché prima di lui ci sono stati quelli più cornuti di lui ROTOLO: Certo CINÀ: Quello scemo e quello “crasto” è giusto ROTOLO: Certo

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CINÀ: Però è sempre pericoloso perché ora c’è quel cornutello di suo figlio ROTOLO: Tu gli devi dire: “senti qua, questo… prima di tutto che, a parte te, diciamo…” CINÀ: Rapporti non ne ha con nessuno ROTOLO: “… e di qualche scemo, gli dici, che non sa niente e che gli da confidenza per te” CINÀ: Esatto, gli da confidenza per lui, cioè per i giornali, che dicono che è il vice ROTOLO: “… e i giornali di…, gli dici, dopodiché lui non ha più dove andare, gli dici, perché noi lo sappiamo lui da dove viene” CINÀ: E lui lo sa che noi lo sappiamo ROTOLO: “…e lui lo sa” CINÀ: E ha questo complesso ROTOLO: Gli dici: “… e noi non ci stiamo bene” CINÀ: Ha questo complesso, Nino, ha il complesso della razza questo di qua ROTOLO: Gli dici… ma tu gli devi dire, glielo puoi dire, gli dici: “Binu” gli dici “il discorso… non ce n’è…” CINÀ: Tanto noi ci vediamo quando sarà, noi ci vediamo ROTOLO: Certo, “cioè, non ce n’è qua che possiamo rimediare, che possiamo… qua si deve fare questa cosa, gli dici, ma si deve fare per i tuoi figli, per i miei figli, per i figli di tutti, gli dici, perché qua se girano le cose, gli dici…” tu non ti devi scordare questi particolari che lui agli INZERILLO… CINÀ: Si, si ROTOLO: Che gli INZERILLO si sono rivolti a lui (…)

Sempre allo scopo di sottolineare la pericolosità e l’ambizione del LO PICCOLO, il ROTOLO rileva che, mentre il GRECO aveva dato mandato di vendere i propri beni e lasciato definitivamente la città, abbandonando ogni rapporto con i propri sodali di un tempo, il LO PICCOLO si era, al contrario, impegnato a favorire il ritorno a Palermo degli “scappati”, quasi a volerli raccogliere intorno a sé, con nessun altro proposito se non quello di “capovolgere la situazione “

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Il CINA’, attribuito al LO PICCOLO il “complesso della razza”, si mostrava fortemente rammaricato per essere stato proprio lui ad indicarne il nome al PROVENZANO, sottovalutando i possibili pericoli di tale vicinanza:

ROTOLO: (…) Ma vedi che a me me l’hanno detto che gliel’hai raccomandato tu CINÀ: Si, io gli ho raccomandato il contatto ROTOLO: Tu diglielo, gli dici… infatti quando io mi sono lamentato di lui e gliel’ho scritto: “questo faceva parte…” , dice: “ma a me Nino… mi ha detto, dice, lui me l’ha detto”. Perciò… si leva di sotto, lui si leva sempre di sotto CINÀ: Vabbè, ma lo facciamo rientrare di nuovo Nino, può solo rientrare ROTOLO: E tu glielo puoi dire CINÀ: … dopo quest’operazione ROTOLO: Glielo puoi dire questo, gli dici: “quando Nino si è lamentato di questo, mi ha raccontato… perché, gli dici, io con Nino mi ci vedo, diglielo che mi incontri a me, gli dici, lui… tu gli hai detto che sono stato io a portartelo… Bino, io te l’ho portato per che cosa?” CINÀ: “Ma pure per affogarlo se era il caso, ti dovevi regolare tu poi, io te l’ho messo vicino, ma io te l’ho detto” ROTOLO: E poi gli devi dire un’altra cosa, gli dici…(…) CINÀ: Un’altra gli voglio dire, Nino, è bella, vediamo se ti piace… gli faccio: “(inc.) e io ti sto chiedendo questa preghiera perché tu devi fare un favore a me e a tutti gli altri, tu resterai nella storia, però vedi quello che ti sto dicendo è per lui e per suo figlio! Non credo che tu avrai titubanze, se invece che con te io stessi parlando con… quello neanche se lo sarebbe fatto dire, quello se lo sarebbe “fatto” e tu lo sai, quindi, siccome tu sei in questa cordata non puoi venire meno a certe cose!” Minchia, io glielo devo dire ROTOLO: Si, si, si (…)

216 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Alla luce di queste considerazioni, tra il ROTOLO ed il CINA’ si conveniva dunque che il PROVENZANO sarebbe stato messo “con le spalle al muro” dal CINA’, il quale gli avrebbe richiesto l’eliminazione dei LO PICCOLO padre e figlio, ricordandogli i doveri che gli derivavano dall’appartenenza allo schieramento “Corleonese”, puntualizzandogli che se tale richiesta fosse stata avanzata a “quello”, con evidente riferimento al RIINA Salvatore, l’esito sarebbe stato assolutamente scontato.

Il ROTOLO aggiungeva poi dettagli da riferire al “Bino” in relazione al progetto per la sua eliminazione da parte del BIONDO, svelando chi si muovesse dietro le quinte di tale operazione, che aveva una “regia Corleonese”:

ROTOLO: (…) Gli dici: “vedi che allora c’era il signor VITALE che cercava a te, gli dici, quello il tuo paesano gli aveva dato il via”! Questo glielo devi dire chiaro. Gli dici: “assieme a questo VITALE c’era qualche paesano mio, gli dici, che io lo terrò in considerazione, gli dici, quando esce, perché tu… queste cose non te le meritavi” (…)

Il capo di “Cosa Nostra” Siciliana veniva quindi posto di fronte ad un bivio le cui vie conducevano da un lato all’eliminazione dei LO PICCOLO, dall’altro ad un nuovo bagno di sangue, vie decisamente non aderenti alla strategia della c.d. “sommersione” portata avanti in questi anni:

ROTOLO: (…) Gli dici: “ma dimmi una cosa, ma qua stiamo perdendo la testa?” Gli dici: “noi, per fare rinsavire a tutti, gli dici, perché se no lì significa che dobbiamo cominciare di nuovo da capo, invece noi con questa soluzione…” CINÀ: Già abbiamo risolto ROTOLO: “… chiudiamo tutte cose, quelli se ne vanno, gli dici, si ridimensionano” 217 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

CINÀ: “E tu ti godi la… e tu ti godi il prestigio che ti meriti” ROTOLO: “E tu ti godi il prestigio che ti meriti, perché tu sei sempre quello che sei e loro sono…” CINÀ: Esatto ROTOLO: Gli dici: “se ne va perché se ne deve andare” CINÀ: Va bene, Nino (…)

La conversazione sopra riportata costituiva un momento importante per la ricostruzione della vicenda, posto che il ROTOLO, a partire da quella data, avrebbe informato due dei suoi fedelissimi, PARISI Rosario e OLIVERI Michele, del progetto di eliminazione dei LO PICCOLO e della concreta possibilità che si scatenasse (sic) “un diluvio di sangue”.

Tale informazione, in momenti diversi, veniva altresì comunicata a “Franco” BONURA e a “Tanino” SANSONE, i quali venivano messi in guardia dal ROTOLO in quanto nell’ipotesi di un nuovo conflitto, sarebbero certamente rientrati tra i principali obiettivi degli INZERILLO.

Va peraltro evidenziato che la divulgazione del piano, sia pur limitatamente a soggetti di comprovata fedeltà, ne testimoniava la volontà di passare alla fase esecutiva.

I primi ad essere informati del progetto omicidiario maturato dal ROTOLO e dal CINA’ erano i fratelli Pietro e Rosario PARISI, personaggi, come meglio si vedrà in altro luogo del documento, vicinissimi al boss di Pagliarelli; costoro, nello stesso pomeriggio del 30 Agosto, alle ore 15.33, intrattenevano con il ROTOLO una conversazione debitamente intercettata dalle microspie piazzate nel box adiacente l’abitazione.

218 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Il dialogo prendeva spunto da una richiesta rivolta al ROTOLO dai fratelli PARISI in merito ad una villa sulla quale avrebbero dovuto fare dei lavori, ricadente sul territorio della “Famiglia” mafiosa di “Tommaso Natale”, vera e propria roccaforte dei LO PICCOLO.

Dopo aver ricostruito che la villa in questione sarebbe potuta appartenere a SPATOLA Bartolomeo, “Lino”, ovvero al fratello detenuto, il ROTOLO metteva i due fratelli al corrente dello stato di tensione esistente con LO PICCOLO Salvatore, e delle possibili evoluzioni della delicata situazione: (cfr.all.to nr. 31)

Conversazione del 30 agosto 2005 ore 15.33

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; PARISI Angelo Rosario, “Saro”; PARISI Pietro, “Piero”;

PARISI “Saro”: (…) Però da come capisco questa villa… può essere che era di uno SPATOLA? Perché dice: “era di uno degli SPATOLA che è uscito ora” ROTOLO: Ma suo fratello forse, Lino, che è scapolo PARISI “Saro”: Non lo so ROTOLO: Ah… Lino aveva una villa, si, che c’aveva i cavalli lì PARISI “Saro”: E allora… ROTOLO: Si, si, si… si, si, si, è possibile PARISI “Saro”: Perché dice: “era di uno degli SPATOLA, è stata quindici anni chiusa questa villa” ROTOLO: Si, si PARISI “Saro”: “… questo, dice, me l’ha fatta comprare, ora…”. Gli ho detto: “va bene, gli ho detto, io problemi non ne ho, a venire là”, ma se questo (incomprensibile) a continuare i lavori perché lui non li vuole fare tutti assieme, vuole fare qualche piccolo intervento ROTOLO: Vabbè, ma noi con “Lino” che problemi abbiamo? PARISI “Saro”: Vabbè, con Lino… perché non è più di Lino, ormai di quello è

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ROTOLO: Si, siamo d’accordo, ma… Lino si conoscerà con quello PARISI “Saro”: Si, sicuramente ROTOLO: Perché… se gliel’ha fatto fare lui l’affare… PARISI “Saro”: Certo, indipendentemente… gli ho detto: “va bè, non si preoccupi” ROTOLO: No, per… dico, domani Lino… bisogna vedere se ce l’aveva Lino questa (incomprensibile) PARISI “Saro”: Certo, certo, perché lui mi dice che è uscito che forse neanche se l’aspettava che uscisse ROTOLO: Quindi… PARISI “Saro”: Io subito l’ho inquadrato, ho detto: “sarà lui” ROTOLO: No, no, lui è, lui e suo fratello PARISI “Saro”: Dici quindi… ROTOLO: Tu non te lo ricordi? PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: Non ci sei andato una volta a casa a prenderlo? PARISI “Saro”: Si, più di una volta ROTOLO: E allora… PARISI “Saro”: No, no, se mi dovessi incontrare con lui io problemi non ne ho, che c’entra ROTOLO: Vabbè, ma tu, scusa, fai una cosa… perché dobbiamo aspettare… siccome lì… PARISI “Saro”: Uh! ROTOLO: (Ride) Lì… non è che ti pare… lì abbiamo un po’ di problemi noi, non è che ti pare che… ancora lì… siccome c’è questo che… punta a tutte le carte, capisci? A tutte le carte!! Infatti… dai dai dai dai… dai dai dai dai… e dai dai… e alcuni che prima… adesso cominciano ad averne tutti le tasche piene, hai capito? Infatti… perché da… da parte mia, diciamo… io con lui non ho nulla a che spartire, mi sono spiegato? PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: Eh… e quindi chi è vicino a me con lui non ha niente a che spartire PARISI “Saro”: Logico ROTOLO: Mi sono spiegato? Però… scusando la volgarità, questo rompe le palle, perché la scuola che ha è questa purtroppo, ha la scuola di Saro RICCOBONO!! Lui s’è fatto la calcestruzzi, lui s’è fatto…. questo, lui s’è fatto quello, lui ha la società nel magazzino… è da tutte le parti socio, pale, tutto, capito? Ma non è che è socio che infila la mano in tasca PARISI “Saro”: Socio… ROTOLO: Almeno così mi dicono PARISI “Saro”: … socio del pensiero

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ROTOLO: E’ socio, però gli devono portare i soldi!! Questo come ha fatto a… questo com’è che è arrivato lì, ancora oggi, non mi sono reso conto (…)

ROTOLO rappresentava poi ai PARISI i problemi che aveva incontrato sul territorio in occasione di alcuni lavori effettuati da una ditta vicina al cognato, e ciò a dispetto dell’interessamento del “Dottore” CINA’, proprio in ragione della pressione sul territorio effettuata dagli uomini del LO PICCOLO.

Egli suggeriva quindi loro di rivolgersi a SPATOLA Bartolomeo, “Lino”, che si apprendeva essere stato accompagnato in passato presso il residence per incontrare “Don Antonino”.

A rivelare la circostanza era “Saro” PARISI, rispondendo ad una domanda del fratello durante la momentanea assenza del ROTOLO:

PARISI “Piero”: Chi è sto Nino SPATOLA? PARISI “Saro”: Lino? Una persona anziana PARISI “Piero”: Quello che veniva qua? Quello vecchio? PARISI “Saro”: Uh!

ROTOLO parlava poi dell’entourage del LO PICCOLO, il quale poteva disporre di un ampio serbatoio di manovalanza criminale in quartieri come l’ex “Z.E.N.”, e si soffermava sulla nomina di DAVI’ Salvatore, “Totò ù varberi”, posto dal LO PICCOLO alla “reggenza” della famiglia di “Partanna Mondello”.

In tale contesto, emergeva la preoccupazione per la scarcerazione di MICALIZZI Michele, genero del RICCOBONO sfuggito all’eccidio del 30 novembre 1982, nel quale aveva tuttavia perso la vita il fratello “Totino”:

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ROTOLO: (…) Perché capace che lui, questo, sai cosa ha? Ha quattro fanghi che girano… PARISI “Saro”: Si, che gli fanno pure lavori… ROTOLO: … che girano a nome suo, hai capito? Perciò capace che lui non sa niente… PARISI “Saro”: Niente ROTOLO: …e si presentano: “guarda, qua…” PARISI “Saro”: Ce ne sono alcuni dello Z.E.N. che fanno pure questi lavori ROTOLO: Sissignore PARISI “Saro”: … che io qualcuno lo conosco da quando… ROTOLO: Ha messo in mezzo pure “ù varbieri”, di nuovo, “ù varbieri”, questo si chiama Totò… era in galera con me questo… niente, un barbiere lì di Partanna Mondello e tu lo vedi girare. Dice che si è presentato da una parte… perciò fu mandato a chiamare: “ma a te chi te l’ha detto?” – “A me me lo mandò a dire lui” – Sempre questo, hai capito? Perché a sua volta questo faceva parte pure… hai capito? Ora… fra breve… deve uscire Michele (incomprensibile), a questo gli manca un fratello, il suocero del fratello, eh… il suocero… PARISI “Saro”: Il genero… (incomprensibile)? ROTOLO: Esce Michele, MICALIZZI, e gli manca il fratello, il suocero, il suocero di suo fratello, eh… e tanti e tanti e tanti altri, e questo deve uscire pure, e con questo erano stretti PARISI “Saro”: Erano stretti ROTOLO: Sii PARISI “Saro”: Però… ora non lo so ROTOLO: Nooo… questo lo sa… PARISI “Saro”: Lui lo saprà, qualche cosa la saprà ROTOLO: Senti qua…. PARISI “Saro”: Perché da lì hanno cominciato ROTOLO: … questo… questo… ce l’ha pure … questo fatto che ti ho detto “numero uno”, “numero due”… questo ha cominciato a crederci pure lui, ma c’è pure chi è che gli ha dato spago PARISI “Saro”: Si ROTOLO: Mi sono spiegato? Che non avrebbe dovuto dargliene, perché questo è combinato come questi, se non peggio di questi, mi sono spiegato? PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: L’hai capito com’è il discorso? E siamo in pochi quelli che lo sappiamo: io… PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: … infatti, diciamo, con me “un tinci”, con questo “un po’ tinciri”, hai capito? Perché noi gli… gli leggiamo la vita,

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mi sono spiegato? “Uhei, perché non ti vai a infilare dentro?” Mi sono spiegato? PARISI “Saro”: Lui vorrebbe arrivare “i riversu quagghiu” (in altro modo, n.d.t.) ROTOLO: Lui vorrebbe arrivare che… ora dobbiamo vedere dove vuole arrivare, perché qua non è che ti pare che le storie… finiscono mai, sono storie infinite PARISI “Saro”: Si ROTOLO: Ora… ancora non s’è potuto fare… l’appuntamento, hai capito? E quindi… se non si… se non si crea qualche appuntamento e non si risolve qualche cosa… tu vedrai che… deve cominciare a piovere e a diluviare di nuovo!! Se no non se ne sistemano cose!! E io sono contrario, perché cose buone non ne porta PARISI “Saro”: Ma certo ROTOLO: Perché portano la morte, portano il carcere, portano chi, portano come e portano quando, mi sono spiegato? Portano pentiti… portano tutte male cose (…)

Sebbene pienamente consapevole delle conseguenze nefaste che un nuovo “diluvio” di sangue avrebbe comportato, ROTOLO Antonino riteneva necessario “sistemare le cose” affinché si potesse garantire alla seconda generazione dei “vincenti” di non essere vittime della rappresaglia di un passato che egli vedeva incombere sempre più minaccioso di giorno in giorno, riportando sulla scena personaggi che egli riteneva “archiviati” definitivamente, quali “Sarino” e “Franco” INZERILLO, il BOSCO, il DI MAIO Salvatore, “Curuzzu”, a cui era stato peraltro assassinato il figlio, nonché alcuni componenti del gruppo di fuoco di “Saro”RICCOBONO, quali il LO PICCOLO ed il DAVI’, ed ora financo il MICALIZZI, che oltre al suocero aveva perso il fratello.

Il ROTOLO, tuttavia, attribuiva la responsabilità di tale stato di cose a coloro che, come il PROVENZANO, avevano consentito al LO PICCOLO di arrivare tanto in alto, accusando apertamente il “Capo” di “Cosa Nostra” di pensare più ai propri interessi che a quelli dell’organizzazione:

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ROTOLO: (…) Ma siccome il cervello… quando, diciamo, ci sono chi si deve fare i propri interessi… perché ci sono cose che tu è giusto che ti fai… ma quando gli interessi tuoi sono interessi collettivi, tu ti devi allineare PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: Tu non è che puoi fare una cosa… PARISI “Saro”: (incomprensibile) per te solo, e gli altri guardano ROTOLO: Mi è arrivato… PARISI “Saro”: Ah! ROTOLO: Io avevo… e ora invece… “tiritì, tirità”, dice… e mi scrive una cosa delicata, dice: “tanto, senti, queste cose chi le deve decidere? Dice: io, tu…” io, mammete e tu”! Lui, io e un altro! Ha sbattuto la testa questo, quando era piccolo!! Cioè, e tutti gli altri? Li buttiamo nell’immondizia? Hai capito chi è questo? Dice: “tanto chi lo deve decidere? Io, tu…” PARISI “Saro”: Questa cosa che è stata combinata così (incomprensibile) ROTOLO: No, e “stu coso”! Perché forse lui pensa che io ce l’ho vicino, hai capito? PARISI “Saro”: E tu? ROTOLO: No, io gli scrivo… perché non è che possiamo continuare così, gli devo dire: “ma tu parli decidi tu, io… ma perché, non ce n’è più cristiani? Ti pare che siamo tu e io soli?” Perché io parlo io e lui, a quello nemmeno glielo nomino, hai capito? Gli dico: “tu e io” PARISI “Saro”: Così lo capisce meglio ROTOLO: Gli dico: “tu e io? Ma che dobbiamo decidere tu e io, tutti gli altri li buttiamo? Vedi che qua abbiamo sistemato questa cosa, abbiamo sistemato questa cosa, abbiamo sistemato questa cosa, abbiamo sistemato questa cosa… la gente”. Perché lui non lo sa, perché lui interesse di dirglielo non ne ha PARISI “Saro”: Non ne ha ROTOLO: Hai capito? Tutta questa gente si rivolge a me, glielo dovrei dire io a lui, io non gliel’ho detto, mi hai capito? Non gliel’ho detto apposta, per non farglielo dire a quello!! Perciò lui pensa che non c’è nessuno: “io mammete e tu” PARISI “Saro”: E siamo sempre alle solite, siamo sempre là ROTOLO: Ma come me lo fa…. un discorso di questo ma come me lo fa un discorso di questo??? Non lo so, forse si è rimbambito!! (…)

224 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

La scelta di non mettere il PROVENZANO a conoscenza degli interventi sui “Mandamenti” era quindi dettata da un’esigenza di natura “tattica”, posto che il ROTOLO temeva che il “Capo” di “Cosa Nostra” avrebbe rivelato al LO PICCOLO i nomi dei “reggenti” vicini al ROTOLO, circostanza che avrebbe fatto venire meno la segretezza delle alleanze in caso di conflitto.

Tale aspetto era stato più volte ribadito dal ROTOLO, il quale rivendicava il merito di non aver mai fatto conoscere a nessuno le proprie forze, circostanza che si era rivelata vincente in passato, ed era dimostrato dalla missiva del PROVENZANO nella quale egli chiedeva chi reggesse il “Mandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”.

In realtà, il ROTOLO, di concerto con il CINA’, aveva “supervisionato” il “Mandamento” di “Porta Nuova”, più volte oggetto delle “attenzioni” dell’Autorità Giudiziaria, il “Mandamento” della “Noce” e il “Mandamento” di “Passo di Rigano - Boccadifalco”.

Le intercettazioni dimostravano tuttavia che anche il fronte del LO PICCOLO era di tutto rispetto, avendo questi stretto un’alleanza con il “Mandamento” di “Brancaccio”, e disponendo di fatto delle forze degli INZERILLO, il cui intreccio di parentele era stato definito “un esercito” sia dal ROTOLO che dal MANNINO Calogero, che ne temevano una possibile vendetta.

Anche il fronte “interno” del LO PICCOLO appariva tranquillizzante, posto che egli poteva disporre di almeno tre delle quattro famiglie che compongono il “Mandamento” di “San Lorenzo”, e più precisamente quella di “Tommaso Natale”, sua roccaforte storica, quella di “Partanna Mondello”, della quale aveva nominato il reggente, e quella di 225 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

“Carini”, il cui “Capofamiglia” PIPITONE Vincenzo, definito dal CINA’ “il fedele infedele”, si era addirittura fatto cresimare dal LO PICCOLO, sebbene avesse già ricevuto il Sacramento in passato.

L’unica “Famiglia” all’interno del “Mandamento” sulla cui fedeltà il CINA’ poteva dirsi certo era quella di “San Lorenzo”, il cui reggente era BIONDINO Girolamo, con il quale il CINA’ si incontrava pressoché quotidianamente, e ciò con tutta probabilità in ragione dei legami storici con il fratello Salvatore.

Con una simile prospettiva, considerato il ruolo rivestito dal ROTOLO durante le fasi più cruente della seconda guerra di mafia, appariva perfino comprensibile la sua necessità di “levarsi le spine” prima che fosse troppo tardi, considerato anche che il PROVENZANO, forte della propria condizione di latitante e delle posizioni “moderate” assunte negli anni, che lo avevano portato ad avvicinarsi a GAMBINO Giulio e allo stesso LO PICCOLO, non pareva minimamente interessato ad una possibile vendetta degli “scappati”.

Ben diversa era la posizione del ROTOLO, che essendo ristretto agli arresti domiciliari, costituiva un obiettivo certamente più facile dell’imprendibile “Binnu”, ed aveva adottato delle precauzioni facendo costruire tra la sua villa ed il cancello un muro sul quale era apposto un faro, per evitare che eventuali killer del LO PICCOLO, fingendosi esponenti delle forze dell’ordine, potessero tendergli un agguato:

ROTOLO: (…) Io se lo potessi vedere, io sai cosa gli avrei detto? “Ma dimmi una cosa, io quanti anni ho? Tu quanto puoi campare? Io quanto posso campare? Ma te lo fai questo conto o ti pare che siamo… che dobbiamo campare tutta la vita? Ci hai pensato a questo discorso? Il tuo paesano non c’è più, tuo figlio…(incomprensibile), è finita la storia! 226 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Quando finisci tu, finisco io, finisce un altro, è finita la storia!! Quindi… qua dobbiamo vedere l’avvenire dei giovani, ci dobbiamo levare le spine, no che le dobbiamo… gli dobbiamo mettere il mangime per crescere, ma che stai dicendo?” Perché… però lo sai come, così, perché io gli dico: “senti, i tuoi interessi non sono come quelli miei, perché tu sei chiuso, io no, a me mi suonano e mi dicono: polizia, carabinieri…” PARISI “Saro”: (incomprensibile) ROTOLO: “… finanza, io li ho davanti la porta, a LO PI… io (incomprensibile) ma… che dici di fare?” PARISI “Saro”: Giustamente ROTOLO: Questo portone al centro io l’ho fatto per questa ragione, ho un faro… quando non mi convinco non è che ti pare che io affaccio, gli dico: “entra”! Eh ma… PARISI “Saro”: Un po’ di pazienza… ROTOLO: E scendo diciamo… PARISI “Saro”: “A posto” ROTOLO: Oggi, ringraziando Dio, non c’è stata questa necessità, ma da come ci vuole andare lui… eh, eh, che mi vuole andare a combinare di nuovo…?

Passa un elicottero, si allontanano, poi si riavvicinano

ROTOLO: Hai capito il discorso? Perché io… vorrei evitare di rompere, hai capito? PARISI “Saro”: Certo (…)

ROTOLO metteva poi i fidati fratelli PARISI a conoscenza del progetto di eliminazione del LO PICCOLO, parlandogli della “missione” che CINA’ avrebbe dovuto compiere presso il PROVENZANO per convincerlo a collaborare all’agguato attirando in trappola lo scomodo avversario, sottolineando le differenze tra l’attuale “Capo” di “Cosa Nostra” ed il precedente, sotto la cui gestione il LO PICCOLO non sarebbe mai arrivato ad alzare la testa:

ROTOLO: (…) Abbiamo la possibilità, Saro, abbiamo la possibilità, basta che lui collabora abbiamo la possibilità, proprio… lui non è che non vuole collaborare? Lui, hai capito, sarà infilato in un buco, perciò… PARISI “Saro”: E dice come quelli… 227 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: … e riceve… se c’era la buonanima di Ciccio, io… PARISI “Saro”: Era più facile ROTOLO: Ma certo, perché glielo mandavo e il discorso era diverso. Ora questo mi ha detto oggi: “Nino, dice, ci vado” – “Ti devi vedere, gli ho detto, non può essere più così!” Io non ci posso andare, ma se ci potessi andare io… PARISI “Saro”: Vedi quello che c’è da fare ROTOLO: E’ giusto? Non è che devo andare cercando altri!! Ma lui… questo dare spazio io lo so il perché, perché questo gli ha fatto un favore, gli ha fatto un favore grosso! I fatti personali sono fatti personali, ma i fatti di tutti sono i fatti di tutti PARISI “Saro”: Gli ha raccolto l’acqua buona a quello e ne ha approfittato, e se l’è tenuto caro! Non c’è stato nessuno che gli ha detto a quello: “ma…” ROTOLO: Siamo d’accordo, siamo d’accordo PARISI “Saro”: Però io penso che “quello” non l’avrebbe fatto… dargli tutte queste possibilità ROTOLO: Nooo!!! Ma che dici? Infatti… io questo gli dovrei dire, gli dovrei dire: “ah, se c’era il tuo paesano questo che fa, a quest’ora lì sarebbe?” O sarebbe… “partito” PARISI “Saro”: Avrebbe potuto come quello… però non a questo livello ROTOLO: Nooo… a questo punto… già se ne sarebbe uscito, cioè… con lui combinato così, attenzione PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: Con lui remissivo… PARISI “Saro”: Si, si ROTOLO: No PARISI “Saro”: No, no, diciamo, se lui non avesse… ROTOLO: … fatto, diciamo, che si facesse i fatti suoi PARISI “Saro”: Suoi… ROTOLO: Allora va bene PARISI “Saro”: Dopo sarebbe stato… ROTOLO: Ma da quello che mi dicono a me… dice che ha il concentrato del fango a lato PARISI “Saro”: Tutto lo Z.E.N. ha ROTOLO: Mi hanno detto un’altra cosa PARISI “Saro”: Tutto lo Z.E.N. (…)

La conversazione proseguiva con il racconto di un episodio che aveva come protagonista SANSONE Giuseppe, cognato del ROTOLO, il quale aveva avuto un’incomprensione con il LO PICCOLO, che aveva informato sia il ROTOLO che il PROVENZANO dell’accaduto. 228 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Il ROTOLO, dopo essersi accertato dell’accaduto con il cognato, aveva scritto al PROVENZANO lasciandogli chiaramente intendere di ritenere il LO PICCOLO un “tragediatore”, cosa che gli aveva poi fatto ribadire a viva voce da Francesco PASTOIA:

ROTOLO: (…) Ed è così, se tu sei presente… lo vedi questi i primi, questi, se io esco, se posso camminare… i primi questi PARISI “Saro”: Fai come quelli, dici… ROTOLO: I primi questi PARISI “Saro”: Si devono guardare un poco… ROTOLO: I primi questi! Ma… io sono stanco, io gli ho detto a questo: “io me ne voglio andare in pensione, io ora mi devo godere la famiglia, io non posso cominciare da capo però non posso neanche lasciare i miei parenti così” PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: Tutti!! Per esempio, io… questo cosa inutile lì dove avrebbe voluto arrivare… è giusto? Se io non ero fuori io non lo so cosa succedeva, se io non ero fuori io non lo so cosa succedeva! Per esempio questo mi ha scritto un giorno che mio cognato Pino gli a detto a lui: “ma cu sta testa ca t’annaculii?” Perchè Pinuzzu, quello lo sai com’è… PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: Allora quando io gliel’ho mandato… ma mio… Pino non è che gli ha detto così, Pino gli ha detto: “ma sta tistuzza sempri no ti dici?” E’ diverso: “sta testa chi t’annaculii” PARISI “Saro”: Certo, hanno significati diversi ROTOLO: E’ giusto? E lui fece… già gli fece l’infamità e quello mi ha scritto: “certo, tuo cognato, dice, pure deve stare attento quando parla”. E io subito Saro, gli detto: “guarda, ho ricevuto la lettera, sono le ore tot, l’ho letta e ti sto scrivendo, alle ore tot” PARISI “Saro”: Un minuto di differenza ROTOLO: Ti dico: “non c’è bisogno che parlo con mio cognato, non c’è bisogno, perché… la so la storia! Mio cognato gli ha detto: ma sta tistuzza sempri no ti dici? Gli ho detto: poi ti mando a qualcuno di presenza e te lo faccio spiegare, gli ho detto, digli a questo che se va cercando l’erba che non è nata l’ha trovata”, a lui gliel’ho mandato a dire per primo, e poi gliel’ho detto al suo paesano, l’ho fatto venire qua, con mio cognato Pino davanti, gli ho detto: “gli devi andare a dire che non ci faccia tanto l’amore con questo,

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perché, gli ho detto, non è una femmina buona questa, gli ho detto, solo questo ti posso dire a te, gli ho detto! E gli dici pure che se questo è malato, gli ho detto, io la medicina per lui ce l’ho! Gli ho detto: “lui a me non me lo doveva scrivere: tuo cognato… non me lo doveva scrivere, conoscendo a me ed ai miei cognati non me lo doveva scrivere”! Perciò ti dico ci dovrei parlare io PARISI “Saro”: Certo, queste purtroppo sono cose che vanno fatte in una certa maniera ROTOLO: Hai capito? Infatti poi io gliel’ho fatto dire da Ciccio, perché lui il discorso me l’aveva chiuso così. Gli ho detto: “gli devi andare a dire, gli dici, a tistuzza, a testa annaculiata, gli ho detto, questo è un tragediatore, gli ho detto (…)

Il “paesano” incontrato dal ROTOLO alla presenza del cognato affinché riferisse al PROVENZANO di non “amoreggiare” troppo con il LO PICCOLO, sulla scorta di altre intercettazioni in appresso riportate, si identifica per CANNELLA Tommaso, inteso “Masino”, nato a Corleone il 18.05.1940, tratto in arresto nel 2001 unitamente a LIPARI Giuseppe per il favoreggiamento del PROVENZANO.

ROTOLO nel prosieguo della conversazione continuava a criticare le posizioni di tolleranza che altri esponenti di “Cosa Nostra” avevano assunto nei confronti del LO PICCOLO, citando quella di BIONDINO Girolamo, che però messo alle strette aveva cambiato orientamento, e ribadiva ai PARISI la volontà di eliminare il LO PICCOLO, ostacolata soltanto dalle difficoltà correlate alla sua condizione di latitanza, che richiedevano il coinvolgimento del PROVENZANO nel progetto omicidiario:

PARISI “Saro”: (…) Non sono cose che si possono accordare, il tempo paga, c’è poco da fare ROTOLO: Questi… diciamo… di questa razza non se ne deve più parlare, cioè nel senso che… finché di questi ce n’è uno… PARISI “Saro”: Da fastidio, può dare fastidio ROTOLO: Può dare fastidio perché…

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PARISI “Saro”: (incomprensibile) ROTOLO: Nel momento in cui, diciamo, non hai… non gli danno corda PARISI “Saro”: Esatto, non avendo contatti da nessuna parte ROTOLO: Se non gli da corda nessuno e anzi chiunque gli dice: “uhè, statti…” è giusto? PARISI “Saro”: Per lo meno… è come quello… ROTOLO: Non solo, e questi giovani che vanno crescendo, senza, diciamo, dargli confidenza PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: E allora, diciamo, il discorso si risolve, perché poi viene fuori altra gioventù, e allora così… perché… in effetti così andrà, cioè, almeno, se le cose, diciamo… è giusto? PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: Io lo sai cosa penso? Se questi mi devono fare cominciare da capo a me, perché Dio ci scansi, io che faccio, mi sto qua? Rompo! PARISI “Saro”: Ma certo, devi rompere ROTOLO: E’ giusto? Perciò, cominciamo da capo PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: Io sono a casa… PARISI “Saro”: Se rompi poi devi cominciare per forza ROTOLO: Certo PARISI “Saro”: Non è che hai altra soluzione ROTOLO: Con questi discorsi che devo fare, non devo rompere? Devo rompere per forza PARISI “Saro”: Poi “ì causi” (i processi, n.d.t.) si fanno ROTOLO: Non è che ti pare che si sono resi conto… i primi loro, capito, ora sono… ora sono contrari, ora quello BIONDINO: “no, no, no…ti giuro…” perciò non è che capiscono dove si può arrivare, cioè… qual è il male. Ma tu quant’è che mi senti fare bile a me? PARISI “Saro”: Da quando ti conosco ROTOLO: Perché… non è che l’hanno capito il discorso, non l’hanno capito. Ora… io mi, come si dice, io spero, hai capito, di risolvere il discorso dalla testa, mi sono spiegato? PARISI “Saro”: Certo ROTOLO: Io spero di risolverla… PARISI “Saro”: A livello… e farla andare… ROTOLO: …che le cose rimangono così come sono PARISI “Saro”: Ed è meglio per tutti ROTOLO: Certo che è meglio, però… si deve cercare la persona (…)

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Nella situazione descritta, appare ben comprensibile la determinazione del ROTOLO nel voler destituire Vincenzo MARCIANO’, il quale occupava il vertice di un “mandamento” che rivestiva particolare interesse strategico.

La mossa del ROTOLO, infatti, avrebbe costituito un segnale forte per tutti coloro che, all’interno del “Mandamento” di Boccadifalco, avevano lottato per il rientro degli “scappati”, ma soprattutto per il LO PICCOLO, che aveva fatto pressioni sul MARCIANO’ affinché perorasse la causa INZERILLO.

Tra il cinque e l’otto settembre del duemilacinque, in un susseguirsi compulsivo di riunioni tra ROTOLO, BONURA, MARCIANO’ e SANSONE Gaetano, la “pratica” MARCIANO’ sarebbe stata definitivamente archiviata con la destituzione di Vincenzo e la nomina di Giovanni al vertice del “Mandamento” mafioso di “Passo di Rigano – Boccadifalco”.

La prima conversazione della serie, intercettata il cinque settembre, vedeva come protagonisti “Franco” BONURA e “Nino” ROTOLO .

Oggetto della riunione, tra l’altro, era il tentativo del BONURA di recuperare lo strappo tra il ROTOLO ed il MARCIANO’, ovvero, in secondo ordine, il tentativo di trovare per questi una via d’uscita che gli consentisse di salvare la faccia all’interno del “Mandamento”, in particolare con Alessandro MANNINO e Francesco INZERILLO detto “ù nivuru” (cfr. all.to nr 6.):

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Conversazione del 05.09.2005 ore 10.33

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino” BONURA Francesco, “Franco”;

BONURA: (…) dunque, io ho finito di parlare, l’unica cosa che ti debbo dire, ma tu … tu questa cosa non farmela dire, perché è la più pesante di tutte e quella che interessa più di tutte… io giovedì ti porto quest’appuntamento, questa cosa… questa risposta che di devo fare avere, di come si chiama… e vorrei che un altro giorno ti porto a … questa stessa persona… ROTOLO: (incomprensibile) BONURA: Ma Nino mi devi fare… non ce n’è gente meglio, scusami dico, meglio di noialtri per dire… ROTOLO: Non c’è… c’è suo fratello! BONURA: Eh? Si, fai finta che è suo fratello però non … ROTOLO: No, lui non ha più a che fare… BONURA: Ascoltami un attimo… ascoltami un minuto, io voglio venire l’ultima volta con lui, poi tu prendi e mi cacci a me e a lui pure! ROTOLO: No, no, io non ti caccio ne a te e neanche a lui! BONURA: Vedi che doveva venire Tanino a parlare… ROTOLO: Per questa responsabilità, lui lì non la può avere più! (…)

Dopo aver respinto i ripetuti tentativi di conciliazione, ROTOLO invitava il BONURA a riflettere su un passaggio della lettera nella quale il MARCIANO’ aveva specificato al PROVENZANO che egli era l’unico contrario al rientro degli “scappati”, circostanza che era stata poi riferita agli INZERILLO, esponendolo al rischio di una rappresaglia:

BONURA: (…) Ascolta …ascolta un minuto … se io … ROTOLO: …ti ho fatto leggere la lettera io! BONURA: …se io… e finiscila, e finiscila! E tu gli dici… ROTOLO: Franco, ma uno che gli scrive in una lettera che sono io e lo sanno gli INZERILLO, Franco, che sono io l’unico, che se voglio io si fa, se non voglio io... !! BONURA: Questo non lo abbiamo letto!

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ROTOLO: Come no? BONURA: No, no… ROTOLO: Certo! BONURA: …no, no… no, no, no… ROTOLO: Si! Come non l’abbiamo letta? BONURA: No,no… ROTOLO: Franco, io ti ho fatto leggere… BONURA: Tu, lui… mi hai fatto leggere una cosa pesante per me, no questo! Mi hai fatto leggere “siamo tutti d’accordo!” ROTOLO: Eh! E quando lui gli scrive… BONURA: Questo! Ma siamo tutti d’accordo… ROTOLO: Aspetta! “Siamo tutti d’accordo, chi non è d’accordo è Nino RO...!” Questo glielo scrive lui e glielo manda a dire a quello, tanto è vero che quello mi ha risposto e mi dice quello che gli ha scritto… BONURA: No, no… ROTOLO: No… BONURA: No, che tu hai ragione… ma non può essere mai che lui gli ha scritto una cosa di queste? ROTOLO: Come non può essere mai?! La lett… la lettera copiata è! Allora che ti… allora che ti ho detto io, niente!? E ti dico una cosa, e questi sanno la stessa cosa!! BONURA: Chi? ROTOLO: Gli INZERILLO, si!! Sanno la stessa cosa, detta da loro! BONURA: Cerchiamo di coprire… ROTOLO: Franco dimmi una cosa, io avantieri ti ho detto: “lo dobbiamo prendere per scemo, diciamo che è scemo!?” BONURA: No, non lo devi prendere per niente, quello… ROTOLO: Io ti ho detto: “diciamo che è scemo?” BONURA: Nino… ROTOLO: Ma uno che fa queste cose scemo è? BONURA: Dimmi una cosa Nino, quante cose nella vita… ROTOLO: Ma tu mi puoi venire… scusa qua vedi che stiamo parlando di cose delicate! BONURA: Eh! ROTOLO: E lui gli fa sapere a questi… gli fa sapere a questi… (…)

Ed ancora, in un successivo passo:

ROTOLO: (…) Stiamo parlando tutti e due, uno che fa queste cose o è scemo o è carabiniere!! Insomma tu mi devi dire a me: “è scemo o è carabiniere?” BONURA: Tu me lo dici, ma tu pensi che è carabiniere? ROTOLO: Tu mi devi dire a me: è scemo o è carabiniere? Allora se è scemo… 234 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: Scusami… ROTOLO: …se è scemo se ne deve andare, e lì non ci può stare! BONURA: Se è quello è ancora peggio! ROTOLO: E allora mi devi fare questa cortesia… BONURA: Ma dimmi una cosa Nino, ma quante ne hai coperte nella tua vita? ROTOLO: No, ma aspetta un minuto, ma qua si tratta che questo mette nei guai i cristiani! BONURA: No, questo non deve mettere… ROTOLO: Sii! Qua si tratta … BONURA: …tu ci devi… ROTOLO: … lui gioca col culo… BONURA: … quando lo finisci di sentire parlare… ROTOLO: … lui gioca, come si dice… BONURA: Nino ROTOLO: Con la vita mia BONURA: Eh, con la vita di tutti (…)

Il BONURA, comprendendo la fondatezza degli argomenti prospettati dal ROTOLO, tentava di porre in evidenza le responsabilità che altri, e particolarmente Nicola MANDALA’, avevano avuto nella vicenda.

La replica del ROTOLO, che pur riconosceva le gravi responsabilità del MANDALA’, era tuttavia una sollecitazione a BONURA affinché questi condividesse la necessità di tenere alta la guardia. Effettivamente i richiami al pericolo che gli INZERILLO in sollevazione avrebbero potuto costituire in primo luogo proprio per Franco BONURA , Gaetano SANSONE e per lo stesso ROTOLO, venivano chiaramente raccolti e condivisi dal sottocapo dell’Uditore.

BONURA: (…) Aspetta… aspetta un minuto, vorrei sapere il compito che aveva questo Nicola in tutta questa situazione? ROTOLO: Eh! BONURA: Come si chiama, MANDALA’ mi pare?! ROTOLO: Eh, quello lascialo andare, Nicola ha le sue responsabilità… BONURA: …ha …

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ROTOLO: …aspetta, ha le sue responsabilità perché Nicola gli è andato a dire, infatti questi discorsi sono che loro si fanno forti di Nicola… però ti debbo dire, me lo deve fare a me questo discorso, questo Sandrino, me lo deve fare a me, perché io parlando con te, l’ultima volta che ho parlato con Nicola qua, gli ho detto: “senti Nicola, o tu la finisci, o io le prime revolverate le tiro a questo Sandrino, se tu non la finisci…” BONURA: È il più cornuto poi questo! ROTOLO: Gli ho detto: “se tu non la finisci, io le prime revolverate gliele tiro… e me ne esco, quindi mi devi fare una cortesia, non me ne devi parlare più!” Nel frattempo mi hanno arrestato, lui ha preso e gli ha dato il via di scendere a quello Sarino dicendogli che io ero d’accordo! Tant’è vero che quando io sono tornato e ho sentito questo discorso… perché mio figlioccio dice: “Ehi! Mio padrino non glielo ha detto mai e sono stato presente io, non glielo ha detto mai, perché mio padrino non se la può prendere questa responsabilità! Queste sono cose di altri! Ce l’hanno in mano altri!” Questo, però, parlando con Sandrino e compagni. Tant’è vero che una volta in un discorso si è immischiato questo Franco u niviru con il fratello del CASAMENTO, perché lì… ora io te lo dico, forse, forse… e penso, penso che su questo che ora ti dico non ci sono dubbi, alzando la testa questi, le prime revolverate sono per noialtri! BONURA: Ma non c’è dubbio Nino! ROTOLO: Io, tu, mio cugino, quindi su questo abbiamo lo stesso interesse! E’ giusto? BONURA: Non ci sono… ROTOLO: E quindi, no che ho avuto dubbi ora, non ne ho avuto mai dubbi su questo! Ora io… diciamo che per il fatto di MARCIANÒ, io sono pure, come dire, seccato, risentito BONURA: Vero, vero, hai ragione! ROTOLO: Sono preoccupato… (…)

Gli interlocutori quindi concordavano sul fatto che un eventuale scontro con gli INZERILLO gli avrebbe immediatamente esposti in prima persona : “alzando la testa questi,, le prime revolverate sono per noialtri!

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ROTOLO riteneva inoltre che il MARCIANO’ non avesse la necessaria esperienza per fronteggiare un’ipotesi di possibile conflitto armato, ancor più in quanto all’interno del “Mandamento” vi erano soggetti quali il “Sandrino” MANNINO e l’INZERILLO Franco, che egli considerava ben più astuti:

ROTOLO: (…) Enzo non è all’altezza in questa situazione e il danno che può creare già lo conosciamo, cioè questo o involontariamente o per “scimunizione” o per inesperienza o perché o per come o per quando, questo può fare danni che noialtri neanche ne abbiamo l’idea, e allora il mio discorso non è solo un discorso egoistico, dico… BONURA: No, no, no… ROTOLO: …perché si è comportato male con me! BONURA: Ma difatti io, tanto è vero che ti sto dicendo a te io non me la sento di dirtelo questo discorso… ROTOLO: Dico poi… BONURA: …perché io ti posso trovare un giorno arrabbiato, ma poi lo so che ne possiamo discutere su certe cose… ROTOLO: Si, ma qua è un discorso molto importante, è un discorso che (incomprensibile) BONURA: …ma ora tu mi devi… ROTOLO: …e siccome lui… BONURA: …ascoltare… ROTOLO: … ti prego fammi finire… BONURA: No, no, giusto… ROTOLO: …e siccome lui lì occupa un posto di grande responsabilità, perché il mandamento a questi, diciamo, perché rappresentano (incomprensibile) BONURA: Si… ROTOLO: …e allora quando… BONURA: …e ci siamo tutti non è che … ROTOLO: Si, ma quando lui, dico, non sa quello che dice o quello che fa, con questi accanto, che sono esperti, perché lui è scemo ma questi sono esperti, questi non ci sono scemi! Allora ti dico una cosa... BONURA: Si, non sono scemi, sono infami, ma non… perché vedi che sono della gente che … “lagnusi”, indegni, di tutte le maniere. (…)

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Della scaltrezza del MANNINO, per altro, il ROTOLO aveva avuto già prova nel corso di un appuntamento avvenuto presso la sua abitazione alla presenza di Nicola MANDALA’ e NICCHI Giovanni, quando questi aveva tentato di utilizzare in proprio favore la posizione assunta dal MARCIANO’ nella sua veste di “Capomandamento”:

ROTOLO: (…) E allora ora c’è una novità, le novità sono sempre create dal signor Enzo, perchè se il signor Enzo avesse avuto una linea, dico la stessa linea, tutti questi problemi non si sarebbero creati, tant’è vero che a me il Nicola davanti a Sandrino… e poi Sandrino me lo fa di nuovo questo discorso e mi dice… prima me lo dice Nicola davanti a lui “ma se il mandamento è d’accordo, se il mandamento dice si chi è che si può opporre…” allora gli ho detto: “senti qua non è il discorso di mandamento, qua è un discorso generale, il mandamento non ha niente da specificare, perchè questa è una cosa già decisa! BONURA: Questa è la nostra difesa...per tutti ROTOLO: E quindi… e quindi… è inutile che qua si parla…” E poi di nuovo Sandrino mi dice: “ma se il mandamento”. Gli ho detto: “ehi, senti qua, Sandrino, forse allora non ci siamo capiti!?” BONURA: Che è stato il mandamento a decidere questo!? ROTOLO: Gli ho detto: “qua siete fortunati che ancora non è successo niente, perché qua può venire pure uno di un paese, li incontra e gli tira due revolverate, pom… (incomprensibile), i tuoi parenti non hanno litigato con me o con quello, hanno litigato con tutti, però loro hanno litigato, perché nessuno li ha cercati, sono stati loro che hanno cercato!” Comunque, io spazio… tu lo capisci. BONURA: E lì noi (incomprensibile) ROTOLO: Ora io so… può essere pure che domani lo leggeremo, attenzione, può essere pure che domani lo leggeremo in qualche carta di intercettazione… sempre parenti loro che parlano di questo discorso di questo Francuzzu e dicono: “ma poi sono quattro gatti…” BONURA: Si, lo so, me lo hai detto l’altra volta! ROTOLO: “Ma chi sono, sono quattro gatti!” BONURA: Ma veramente … vera… ROTOLO: …“sono quattro gatti!”, cioè quindi già questi … BONURA: Però io ho paura dei gatti! ROTOLO: … dico, questi, quindi già iniziano a raccogliere sangue, è giusto? (…) 238 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Sul contenuto della conversazione intercorsa tra il ROTOLO ed il MANNINO Alessandro si avrà modo di ritornare più avanti, analizzando altra intercettazione nella quale il ROTOLO ne avrebbe fatto un racconto più completo. ROTOLO raccontava poi al BONURA dei problemi avuti con il PROVENZANO in merito all’interpretazione della disposizione della “Commissione” relativa all’esilio degli INZERILLO, della quale egli chiedeva il rispetto, e di averlo provocatoriamente invitato a sentirsi libero di “assumersi la responsabilità” di modificare un disposto dell’organo collegiale di “Cosa Nostra”, ben sapendo che una tale decisione sarebbe stata “illegittima”:

ROTOLO: (…) E allora, finito questo discorso, lui mi manda a dire a me, perché io ad un certo punto a lui… lo sai che faccio? Quando lui mi dice che nei rapporti con i MARCIANÒ, io gli dico: buoni, io lo sai che gli mando a dire? “Si, ma vedi che questa non è che è una cosa personale mia, tu puoi decidere come vuoi, gli dico io, l’importante che io so che ci sia uno si assume la responsabilità di cambiare le cose che hanno fatto altri, io non me la sento! Io non mi sento all’altezza di andare a decidere cose…” BONURA: (incomprensibile) fermo … ROTOLO: Allora, fermati… allora lui dice: “no, aspetta, (incomprensibile), e io che voglio cambiare cose già decise da altri! Io non sono, dice, io non ho questa a autorità!” Mi dice a me, dice: “noi siamo uguali!” Hai capito? Cioè quello che puoi dire tu, posso dire io! Io non posso dire una cosa in più… BONURA: E a conferma di quello che stai per dire tu e che mi stai dicendo, etc., te l’ho detto che l’ho letta io la lettera: “…questi poveri sfortunati che …” (…)

Ed ancora:

ROTOLO: (…) E mi dice: “sai, siccome questa cosa, non è così (incomprensibile), questa cosa, dice, tanto…” e io ti dico perché mi scrive questo, cioè che capisco pure perché lui me lo scrive, perchè gli dice: (tratto incomprensibile) che è una cosa

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generale di tutta la Sicilia, mi sono spiegato? Cioè, tutta una situazione che ha interessato pure l’America! BONURA: In America c’era, comunque una volta ne ho parlato pure con Tanino che è venuto là, perché questo, il principale dell’America voleva parlare con… te l’ho detto però… ROTOLO: Si BONURA: …aveva parlato con Enzo BRUSCA… Enzo BRUSCA mi conosce, è quello che hanno arrestato a causa mia allora, nell’autobus… ROTOLO: Si, si… BONURA: e quello gli ha detto… anzi addirittura che se lo voleva “fare” lui a Sarino là! ROTOLO: Si! BONURA: E voleva… gli ho detto: “ma io come faccio a prendermi questi discorsi!? Per me sono così così e basta, io non sono in condizione…”, e allora sia io che Tanino abbiamo risposto in questa maniera! Vai avanti, scusami, ogni tanto mi intrometto… ROTOLO: In sostanza e allora lui mi dice… perché sicuramente questi (tratto incomprensibile), perché questo, secondo me, essendo come “a ciaca”, che capisce? Paese… parlando per ora! Mi sono spiegato? Quando si riferisce a Palermo e provincia, si riferisce alla vecchia decisione, quella della Commissione, è giusto? (…)

Il BONURA apprendeva così che il “Capo” di “Cosa Nostra” siciliana era stato costretto ad ammettere di non avere “l’autorità” necessaria a modificare una decisione della “Commissione” che aveva validità “generale” per tutta la Sicilia ed aveva altresì interessato “Cosa Nostra” americana, i cui massimi vertici, come testimoniato dalle parole del BONURA, erano in contatto con il “capofamiglia” di Torretta, BRUSCA Vincenzo.

ROTOLO narrava quindi al BONURA come il PROVENZANO avesse dimostrato di non essere indifferente alle pressioni che da più parti gli arrivavano per trovare una soluzione che superasse il vincolo della “delibera” della Commissione e come gli avesse proposto che ad assumersi la responsabilità di una nuova decisione fossero coloro che egli riteneva i 240 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata massimi esponenti dell’organizzazione nella Provincia di Palermo, individuati in se stesso, in ROTOLO Antonino e in LO PICCOLO Salvatore:

ROTOLO: (…) E allora lui prende e mi dice: “siccome, dice, di quelli che avete deciso, dice, non c’è più nessuno…” BONURA: La verità è! ROTOLO: Si, ma non è che sono morti! BONURA: No… ROTOLO: Sono in galera per questo discorso e per loro! BONURA: Andiamo ROTOLO: Eh, attenzione, non è che sono morti! Perché là hanno i morti, ma ci sono i morti vivi!! BONURA: Andiamo avanti ROTOLO: Tuo cognato, io… non è che non c’è nessuno! BONURA: Si! ROTOLO: Io e tutti quelli che… Totò u curtu, tutti! Quindi quelli che hanno deciso sono in galera, loro con tutte le famiglie! Dice: “tanto non c’è più nessuno e mi pare che quelli che possono decidere sono io, tu e il LO PICCOLO! Dice, posso decidere, io, tu e LO PICCOLO…” BONURA: Ma che cosa mi racconti? Questo Bino? ROTOLO: Si, si, si!! Vedi che io questa lettera… BONURA: (incomprensibile) ROTOLO: …ti faccio una confidenza… BONURA: Io non ho mai voluto… ROTOLO: (incomprensibile) perché al dottore gli interessa… BONURA: Hai fatto bene! ROTOLO: Perché gli ho detto te ne accorgi, c’è da diventare pazzi ma no che dice che per il fatto degli INZERILLO chi siamo! BONURA: Non c’è più nessuno! ROTOLO: Non c’è più nessuno! BONURA: Io, tu e lei, io mammete e tu! ROTOLO: (incomprensibile) e tutti gli altri che sono immondizia!? E allora, io questa cosa (incomprensibile) (…)

Sbalordito da quanto stava apprendendo, BONURA ipotizzava che il PROVENZANO volesse spingere ROTOLO a ricucire i rapporti con il LO PICCOLO.

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A fronte di ciò il ROTOLO replicava mettendolo a conoscenza del compito di “ambasciatore” affidato al CINA’ e della intenzione, sopra dettagliatamente descritta, di convincere il “Capo” di “Cosa Nostra” ad attirare il LO PICCOLO in un’imboscata, prima che il latitante di Tommaso Natale potesse disporre anche della forza militare degli INZERILLO:

BONURA: (…) Secondo me ti vuole portare ad avere un rapporto con (incomprensibile) ROTOLO: Eh... e allora a questo punto... io sto facendo una cosa, io a lui gli scrivo, risposta non gliene mando e gli dico: “io risposta non te ne posso dare se prima tu non ti incontri con questa persona per cose molto, ma molto delicate!” BONURA: Con il dottore? ROTOLO: Lui si deve incontrare con il dottore, dopodiché… BONURA: Intanto lui… ROTOLO: Dimmi una cosa, tu lo capisci che significa… BONURA: Ho capito, non mi ci… non mi… ROTOLO: …che questo signore gli dice: allora loro si sono spaventati... tempo e buon tempo non dura sempre un tempo!” BONURA: Nino, intanto noi dobbiamo “pisciare” perché lui doveva prendere quattromila, l’ultima volta, cinquemila euro, per farne andare uno dei due e gia, ora, giovedì vediamo a che punto siamo ROTOLO: (incomprensibile) cioè io gli faccio fare una cosa… il “calo” la testa per una cosa di questa, che significa a questi averli tutti, (incomprensibile) BONURA: No, ma poi un'altra cosa, io non ti voglio mettere nelle condizioni… ROTOLO: Li potrebbe utilizzare come vuole… BONURA: Li utilizza già! ROTOLO: Siii! BONURA: Ascoltami un minuto… ROTOLO: Ma in un'altra maniera poi li potrebbe utilizzare! BONURA: Ascoltami un minuto, io ti dico una cosa, se siamo e abbiamo un poco di dignità tutti, tu non puoi lasciare scoperto me, ma io neanche ti lascio scoperto a te, questo qua… ROTOLO: Ci mancherebbe! Ci mancherebbe… BONURA: Prima di dire… prima se ne devono andare, poi quando il dottore ti viene a dare la risposta se hanno (incomprensibile) ROTOLO: Franco, non mi fare (incomprensibile) il dottore non mi porta… il dottore una risposta deve portare! BONURA: Falli andare via che è meglio, stiamo tutti tranquilli! 242 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: Nooo! BONURA: Ho capito! Non andare oltre Nino! Sul vecchio stai parlando! ROTOLO: Sto parlando per il vecchio! BONURA: Eh, ho capito! ROTOLO: Il vecchio deve fare una cosa e la deve fare!! Noi dobbiamo tagliare la testa al toro!! BONURA: Si, ho capito! Al signor LO PICCOLO!! BONURA: Nino, io non sono… ROTOLO: Perciò tu ora mi vieni a parlare di Enzo!? BONURA: E lascia, queste minchiate sono! ROTOLO: Noooo… Enzo ha la responsabilità di tutto questo discorso!! BONURA: Enzo è con te! Vicino a te… ROTOLO: No, Enzo non è all’altezza… (…)

Il BONURA, appreso della vicinanza del ROTOLO al CINA’, personaggio che egli aveva dimostrato di stimare, ritenendo evidentemente fondati i timori del ROTOLO, non esitava a schierarsi al suo fianco, essendo tra l’altro a conoscenza del fatto che gli INZERILLO fossero già in stretta colleganza con il LO PICCOLO: “Li utilizza già!”

Avendo poi compreso che in un simile scenario la posizione del MARCIANO’ era indifendibile, sicuro che la scelta di Giovanni avrebbe garantito la continuità, egli poneva al ROTOLO, come unica condizione, che il suo “Capomandamento” non venisse mortificato al cospetto dei suoi sottoposti, e che l’onore della famiglia MARCIANO’ non venisse intaccato agli occhi di “Franco” INZERILLO e di “Sandrino” MANNINO, per i quali egli nutriva una profonda avversione:

BONURA: (…) Ascoltami un minuto, allora tu da oggi in poi, da quando tu ci parlerai dirà: “va bene, ne parlo con mio fartello e vi do una risposta! Ne parlo con mio fratello e vi do una risposta!” Non facciamo mortificare a queste persone come famiglia, nei riguardi di questi cornutazzi… ROTOLO: Che c’entra… come famiglia… ma tu lo sai, io ti ho detto… u zu Raffaele, Franco, Giovanni… BONURA: Si, ma non facciamo mortificare di fronte all’INZERILLO, di fronte a un Sandrino, di fronte a un… la famiglia MARCIANÒ! Poi tra di noi ce l’accordiamo!! 243 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: Si, si! Non dobbiamo mortificare la famiglia MARCIANÒ! Siccome Giovanni ora è libero… (…)

Ed ancora:

BONURA: (…) Nino, oggi mi sento meglio, perché ho passato le ferie, disgraziato che sei, me le hai fatte passare intossicate!! ROTOLO: Perché? BONURA: E perché? Perché io soffro di questa… perché vedi, se fosse un cornuto di… di un altro, ma quando si tratta di MARCIANÒ, si tratta di che… io ho sofferto!! ROTOLO: Ma tu puoi avere dubbi da parte mia sui MARCIANÒ? BONURA: No, no, un minuto solo, quando si tratta dei MARCIANÒ… ROTOLO: (incomprensibile) BONURA: Ascolta un minuto… si!! ROTOLO: Siamo noi! BONURA: Si, ma io ad andargli a riempire il culo al signor Sandrino… ROTOLO: Ma noi non glielo dobbiamo riempire, perché il signor Sandrino lo sparla dalla mattina alla sera a Enzo, che non è all’altezza, che non… BONURA: E se ne devono andare, ora meglio se ne devono andare!! ROTOLO: A me lo sai che mi ha detto? BONURA: Ora se ne devono andare meglio!! ROTOLO: (incomprensibile) BONURA: No, perché ora siamo coinvolti tutti, scusami se… perché io non ti lascio in questa situazione, a me lui… a me lo ha fatto leggere, dice: “questi poveri sfortunati… qualcuno ha deciso… ora non può più niente nessuno, anzi…”, minchia, ora prende e cambia?! ROTOLO: Cambia? Non cambia scusami… BONURA: No, ma se ti ha scritto questo ha cambiato! ROTOLO: No, non ha cambiato perché devo decidere io, con lui e con quello! BONURA: Eh va bene, ma ha cambiato! ROTOLO: E come decido io? BONURA: E quando… non è cambiamento questo? ROTOLO: E ma io gli dico, intanto… BONURA: Ma quando… ma quando dice questo non è cambiamento Nino? ROTOLO: Si! BONURA: E infatti!! ROTOLO: È cambiamento! Perché lui mi vuole mettere a me nelle condizioni di dire: “ma chi è che deve decidere? Noi!” e tutti gli altri chi sono? (…)

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Le parole del PROVENZANO avevano quindi provocato nel BONURA molta amarezza, posto che confermavano indirettamente quello stato di abbandono nei confronti del cognato detenuto del quale egli si era spesso lamentato, rafforzando la sua determinazione nel cacciare i fratelli di “Totuccio” INZERILLO, per la cui uccisione BUSCEMI Salvatore era stato condannato all’ergastolo.

A partire dal cinque settembre, pertanto, “Don Antonino” ROTOLO poteva contare sull’alleanza di un personaggio che, al di là della carica rivestita nel mandamento mafioso di Boccadifalco, godeva di grande prestigio all’interno di “Cosa Nostra”, un “moderato” di ferro al quale perfino il LO PICCOLO non dimenticava mai di fare arrivare i propri affettuosi saluti.

Alle ore 10.30 del giorno successivo ROTOLO incontrava SANSONE Gaetano, il quale, così come il BONURA, era andato a “negoziare” le condizioni per una destituzione indolore del “Capomandamento” di Boccadifalco, che non intaccasse il prestigio di una delle famiglia mafiose storiche del palermitano, quella dei MARCIANO’.

ROTOLO diceva al cugino che il suo intervento non era più necessario, in quanto superato da una novità dell’ultima ora, una lettera che Giovanni MARCIANO’ gli aveva inviato quella stessa mattina attraverso PARISI Rosario (cfr. all.to nr.5):

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Conversazione del 06.09.2005 ore 10.30

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; SANSONE Gaetano, “Tanino”;

SANSONE: (…) L’altra volta noi abbiamo parlato, abbiamo parlato del fatto di questo Enzo, di Enzo MARCIANÒ… ROTOLO: Si! Me lo ha detto… Franco me lo ha detto che tu mi dovevi accennare questa cosa SANSONE: No, per parlarne un poco, perché giustamente… ancora forse a Giovanni… perché non è che l’ho visto ne all’uno e ne all’altro. Non lo so se con lui si ci vedono, si c’è visto Enzo o… non lo so nemmeno questo. Giustamente se c’è da prendere un provvedimento, il provvedimento si deve prendere, però… ROTOLO: Io è inutile che ti faccio parlare, perché il discorso tuo già è superato, perciò non te ne faccio perdere tempo, perché Franco gia me lo ha accennato che ti ha detto: “vedi tu di parlare con tuo cugino tiriti, tirità.” Ora io con lui, ieri, ho parlato ampiamente. Ora io ho una novità, che nemmeno la sa Franco. Ieri sera cercavano di urgenza a Rosario e quello stamattina è venuto alle otto e mi ha portato una lettera che è di Giovanni MARCIANÒ, che io ho qua. SANSONE: È di suo fratello? ROTOLO: Di suo fratello! (…)

Raccontando al SANSONE dell’incontro avvenuto il giorno precedente, ROTOLO esprimeva la sua grande soddisfazione per il mutato atteggiamento del BONURA, che riteneva conseguenza di una più attenta valutazione degli assetti attuali dell’organizzazione, e di una più saggia considerazione dei molteplici segnali che filtravano dallo schieramento dei perdenti della seconda guerra di mafia. ROTOLO appariva ancora una volta infuriato perché il MARCIANO’, in luogo di mantenere un atteggiamento “adeguato” alla delicatezza della situazione, oltre a scrivere al PROVENZANO che ROTOLO era l’unico vero ostacolo al rientro degli INZERILLO, aveva altresì informato della circostanza “i suoi paesani”, e cioè gli esponenti

246 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata della famiglia mafiosa di “Boccadifalco”, ponendolo così in una evidente condizione di rischio per la sua incolumità:

ROTOLO: (…) Perché ti informo di una cosa: ieri gliel’ho detto a Franco, ti debbo dire, ieri Franco ha parlato con me come non ha parlato mai. Ti debbo dire, forse, ha cominciato a riflettere che lui oltre a noi non ha a nessuno e ieri… ieri è saltato dalla sedia dicendomi: “no, questi se ne devono andare!” Perché io ieri lo sai cosa gli ho detto? Gli ho detto cose che lui giustamente non sapeva, perché io gli ho detto: “senti Franco, qua il discorso di Enzo è della famiglia MARCIANÒ e non si pone il problema con me!” Perché gli ho ricordato cosa c’era scritto nella lettera, a parte tutto quello che mi ha combinato a me, è giusto? E di quello che ha combinato a Palermo! Mi ha detto: “ma perché così c’era scritto?” Gli ho detto: “Franco, minchia, te l’ho fatto leggere, c’era mio cognato Pino, c’era mio cugino Tanino, la lettera l’ho tenuta conservata per fartela leggere, gli ho detto, forse tu te lo sei dimenticato. Lui gli ha scritto a quello: noi siamo tutti… nel mandamento siamo tutti d’accordo, l’unico che non è d’accordo è Nino ROTOLO.” Gli ho detto: “dimmi una cosa, questo discorso, gli ho detto, glielo ha detto pure agli INZERILLO, gli INZERILLO sanno pure questo discorso, gli ho detto, dimmi una cosa, qua sono due le cose: è sbirro o è cretino?” SANSONE: Certo! ROTOLO: Gli ho detto: “allora io dico che è cretino! Perché siccome i MARCIANÒ… e io mi ricordo della buon’anima di suo padre che era un galantuomo, gli ho detto, suo fratello Franco, suo fratello Giovanni… lui non è che posso dire che è cattivo o mi vuole fare una tragedia a me? Non è all’altezza signori miei! Qua si tratta che questo ha guidato sempre la cinquecento e gli si è messo un autotreno in mano (incomprensibile) e non è cosa sua guidarlo e quando uno non sa guidare un autotreno di questo, Dio ce ne liberi, fa un incidente e schiaccia un bel po’ di figli di madre, senza che se ne accorge! A parte che… SANSONE: Ma così c’era scritto nella lettera di Bino? ROTOLO: …non è che io…” E come c’era scritto!? “Nino ROTOLO, Nino ROTOLO!” Lui gli dice a quello: “noi, il mandamento siamo tutti d’accordo!” Aspetta, ma di questo discorso, io ho le prove che lo ha detto lui ai suoi paesani, attenzione! Ci sono pure… i suoi paesani hanno parlato con i picciotti da me, i picciotti di Palermo, hanno parlato con me... SANSONE: È cretino! ROTOLO: Certo che è cretino! SANSONE: Perché giustamente quando…(…)

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I due parlavano poi degli inquietanti segnali che provenivano dal fronte degli INZERILLO, dei quali il ROTOLO era venuto a conoscenza, e del fatto che sia il SANSONE che il BONURA avevano sottovalutato il potenziale pericolo che poteva derivargli dalla riorganizzazione del “clan” INZERILLO. Va considerato che sino a quel momento SANSONE e BONURA avevano avallato la permanenza di “Franco ù truttaturi” sul suolo italiano. Questi, in osservanza alla decisione della Commissione di Cosa Nostra, si sarebbe dovuto allontanare dall’Italia al termine della sorveglianza cui era stato sottoposto e che era cessata ormai da diversi anni.

ROTOLO: (…) Ieri Franco mi dice, dice: “si, vero è, dice, noi all’inizio, dice, pure io… non mi posso buttare indietro per dire!” Perché io gli ho detto: “ma pure mio cugino Tanino, a me era venuto a dirmi un giorno, ma questo qua è da tanti anni…” Dice: “si vero è! E pure io dice, io non è che mi voglio escludere.” Perché io gli ho detto: “dimmi una cosa Franco, tu ti rendi conto che Enzo MARCIANÒ è scemo e invece questi sono scaltri? Perché questi gli ho detto, sono scaltri.” Si è girato lui e mi ha detto: “no, sono infami!” “Eh! Peggio ancora, peggio ancora! Gli ho detto, ora io ti aggiorno di cose che tu non sai. Gli ho detto, perché io peli sulla lingua con te non ne ho, perché tu sei dalla mia parte, perché se mettono mano, vedi che le prime revolverate sono per te!” Dice: “lo so questo!” Minchia, quando gli ho detto così, gli ho detto: “per te, per i miei cognati, per i miei cugini, per me! Gli ho detto, quindi noi vedi che questa cosa non la dobbiamo sottovalutare, l’abbiamo troppo sottovalutata, gli ho detto, ora a me risulta, gli ho detto e può essere che uscirà in qualche carta processuale, perché parenti loro torrettesi, parlando forse con qualcuno di questi, sono venuti fuori dicendo: ma sono quattro gatti! Gli ho detto e a questi quattro gatti loro pensano ora, cioè… quindi, allora dove vogliono arrivare? Dato che siamo quattro gatti dove possono arrivare? Come per dire: o si accordano quindi… o ci mettiamo mano, tanto sono quattro gatti!” Infatti lui, minchia quando ha sentito questo discorso… gli ho detto: “ma vedi che avantieri te l’ho detto!” - “No, dice, ma io non l’avevo capita così?” (…)

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Avendo verificato che anche SANSONE pareva aver abbandonato l’atteggiamento possibilista sul rientro degli INZERILLO, ROTOLO iniziava a scoprire le proprie carte, informandolo in primo luogo della propria vicinanza al “Dottore” Nino CINA’:

ROTOLO: Gli ho detto: “ora c’è una novità, ora ti dico l’ultima novità. Dopo che ci siamo visti, gli ho detto, noi, cioè io, tu… io ho ricevuto altre due lettere, gli ho detto, di quello” che io una l’ho conservata e gliel’ho fatta leggere al dottore, perché io con Nino mi ci vedo tutte le settimane. E allora, lui mi scrive… (…)

Di seguito il ROTOLO esprimeva una serie di considerazioni sull’attuale condizione del “Capo” di “Cosa Nostra”, descrivendola come quella di un uomo ormai solo, provato dalla perdita di Francesco PASTOIA ed estromesso dal controllo del “paese”:

ROTOLO: … ora io so, è giusto? Cose che lui non sa che io li so, perché, ti dico una cosa, lui è solo! Hai capito… hai capito che significa solo? Lui aveva… no! Lui aveva a Ciccio e a me e basta. Perché il paese lo ha quello nelle mani (incomprensibile) SANSONE: (incomprensibile) ROTOLO: Dico tu lo sai che questo che cosa… quello che mi voleva fare, lasciamo perdere! SANSONE: Non lo so, però ripeto… c’è qualche cosa che non mi convince! ROTOLO: Ora quest’uomo che ha settantatre anni, ancora quanto può campare?

La conversazione tra i due continuava affrontando una serie di argomenti , alcuni dei quali assolutamente inediti e di enorme interesse, concernenti fatti avvenuti nel corso della seconda guerra di mafia. La rievocazione di episodi legati quel periodo serviva al ROTOLO per rammentare al SANSONE la comune estrazione degli INZERILLO e del LO PICCOLO.

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ROTOLO rivelava poi al SANSONE le indicazioni contenute nella missiva di PROVENZANO sui soggetti che avrebbero potuto , secondo il capo di cosa nostra, assumere una nuova decisione sulla sorte degli INZERILLO : “a potere decidere questa cosa, siamo solo tre, io, tu e LO PICCOLO.”

ROTOLO: (…) Gli INZERILLO non è che si sono fermati? Se ne sono andati tutti alla Torretta! Siccome questo se la fa a Carini, Torretta a , hanno parlato con lui e lui ha scritto a quello. Quello, l’ultima lettera che ha mandato a me e che ha mandato a MARCIANÒ, qual è? Che se ne dovevano andare, è giusto? Non c’è niente da fare. Quindi, la risposta è definitiva. Io gli ho detto: “se risposta si può chiamare… perché mica lui può dare risposte del genere?” SANSONE: Risposte nel senso… ROTOLO: No, non ne può dare, ne lui, ne io, ne nessuno! Tu lo sai che cosa mi ha scritto? E io gliel’ho fatta leggere al dottore. Il dottore lo sai che cosa ha fatto? A momenti si sbatteva la testa nel pilastro, dice: “ma allora ha perso la testa!?” Mi scrive e mi dice: “ti ringrazio per…” però io ancora non gli ho scritto! “Se tu per caso ti è impossibile, fammelo sapere che io magari per certe cose mi rivolgo ad altri!” Perché (incomprensibile) deve incassare soldi e glieli ho incassati io! Perché io non gli ho scritto più regolare da più di un anno perché io mi servivo di Ciccio PASTOIA, perciò glieli facevo dire a voce le cose e le notizie gliele dava lui, poi Ciccio è morto, lo hanno arrestato e non gli ho scritto più, a me mi hanno arrestato altre due volte e quindi ci sono queste interruzioni. Difatti lui dice (tratto incomprensibile) Allora ora mi scrive (tratto incomprensibile) SANSONE: (incomprensibile) ROTOLO: No, ora mi ha scritto! SANSONE: Appunto, dopo quella che ti ha scritto… ROTOLO: Dopo, dopo, dopo di quella che mi ha scritto a me! A me ne ha scritto tre lettere, che se ne devono andare quelli, ma lui responsabilità no se ne prende! SANSONE: Fino a quando… ROTOLO: Fino a quando… ora mi scrive due lettere, una che mi arriva da una parte e una che mi arriva dal LO PICCOLO e nemmeno so se (incomprensibile) dico… comunque e c’è scritto “eeee… dice, per quanto riguarda la questione degli INZERILLO dato che ormai di quelli che hanno deciso questa cosa non c’è più nessuno, siamo rimasti… a potere decidere

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questa cosa, siamo solo tre, io, tu e LO PICCOLO.” Lui ha sbattuto la testa quando era piccolo! Cioè io, lui… SANSONE: E il LO PICCOLO. ROTOLO: … e tutti gli altri sono stracci, immondizia. Aspetta un minuto, questa qualifica al LO PICCOLO, chi gliel’ha data? Perché il mandamento è a San Lorenzo e pure noi di qua riconosciamo a Nino, no a lui!? SANSONE: (incomprensibile) ROTOLO: Ma ora che c’è Nino è finito il discorso, è giusto? SANSONE: (incomprensibile) ROTOLO: Siccome il signor LO PICCOLO gli ha fatto un favore, lui non se lo può dispiacere! SANSONE: (incomprensibile) ROTOLO: E allora mi dice che devo decidere io… che a decidere possiamo decidere, lui, io e LO PICCOLO. Lui ha sbattuto la testa, perché non è che c’è… no io, perché lui si deve incontrare con Nino. Ma Nino c’è e lo deve fare lui, lo deve fare lui! SANSONE: (incomprensibile) (…)

ROTOLO e SANSONE concordavano poi sul fatto che se agli INZERILLO “scappati” fosse stato accordato il rientro in Italia, il messaggio che sarebbe passato sarebbe stato quello di uno strapotere del LO PICCOLO, con il quale gli INZERILLO avrebbero avuto un debito di riconoscenza, cosa che avrebbe potuto indurli a dare inizio alla loro vendetta:

ROTOLO: (…) Scusa, ma tu lo capisci che significa se io gli dovessi abbassare la testa? No, metti che io fossi pazzo e gli abbasserei la testa, gli direi: “va bene, allora… tu che ne pensi, quello che ne pensa?” Dice: “noi vogliamo che rimangono!” E lui gli abbassa la testa. Significa che agli INZERILLO questo favore glielo ha fatto questo. E dove arrivano questi? SANSONE: Poi diventano troppo pericolosi ROTOLO: No, perché quelli pensano (incomprensibile) il LO PICCOLO… SANSONE: Che è il più forte di… ROTOLO: …è più forte di tutti e allora domani possono pure miettiri manu! (…)

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Il ROTOLO avrebbe avuto ulteriori motivi per supportare la sua ipotesi circa la saldatura tra il LO PICCOLO e gli INZERILLO se solo avesse potuto conoscere quanto emerso dall’analisi del fascicolo del latitante custodito presso l’archivio centrale della Questura. Dal carteggio si apprendeva infatti che già in data 10 gennaio 1972, LO PICCOLO Salvatore, sottoposto ad un controllo mentre si trovava in regime di soggiorno obbligato, veniva trovato in compagnia di INZERILLO Santo, nato a Palermo il 23.04.1946, fratello di “Totuccio”, eliminato con il metodo della c.d. “lupara bianca” il 26.05.1981, BOSCO Nunzio, nato a Palermo il 08.08.1949, destinato a divenire uno degli “scappati” della seconda guerra di mafia e MANNINO Salvatore, nato a Palermo il 29.10.1945 (cfr. all.to nr.32).

I due parlavano poi del coinvolgimento di Alessandro MANNINO e di Nicola MANDALA’ nella vicenda, e di come quest’ultimo avesse approfittato dell’arresto del ROTOLO per far autorizzare il rientro di INZERILLO Rosario nel dicembre del 2004, lasciando intendere, cosa non vera, che questi avesse dato il suo assenso:

ROTOLO: (…) Perché quelli mettono in mezzo, lo sai a chi? A quello Nicola, dice che io gli ho detto che questo INZERILLO poteva scendere, ma non è vero, perché quello lo ha fatto scendere mentre io ero in galera. Tant’è vero che io poi me lo sono mandato a chiamare, l’ho mandato a chiamare davanti a mio figlioccio e gli ho detto: “Nicola, ma dimmi una cosa, ma come ti sei permesso tu di fare scendere a questo, dice, che gli hai dato tu lo sta bene?” Dice: “si, dice, perché mi fa… aveva i figli qua, per farsi il Natale.” - “Ma tu come te le assumi certe responsabilità?” (…)

ROTOLO raccontava poi dell’incontro avuto proprio con il MANNINO Alessandro, riportando una testimonianza di valore storico del dialogo con il nipote di “Totuccio” INZERILLO, il quale si era recato

252 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata all’appuntamento con il ROTOLO non senza timori, sebbene avesse avuto precise “garanzie” da Nicola MANDALA’, “Capofamiglia” di “Villabate” che lo aveva accompagnato.

Considerata la chiarezza della narrazione, la stessa verrà riportata senza interruzioni:

ROTOLO: (…) Tu lo sai il primo incontro che ho fatto io con questo? Non lo sai, ora te lo racconto io! Infatti c’era questo Nicola, mio figlioccio e lui. L’ho ricevuto nella baracca, quando la baracca era messa più sotto, te lo ricordi quando la baracca era messa più sotto? SANSONE: Si! ROTOLO: Mi sono seduto… io a questo neanche lo conoscevo, lui era… che ti devo dire? Un pezzo di sangue in faccia, perché… SANSONE: Certo! ROTOLO: …mica ti sembra che era sereno, è giusto? Anche se aveva la garanzia di quello, di Nicola, ma sempre… sempre diciamo… e allora io ho preso e gli ho detto: “dunque, senti qua, prima ti voglio dire che mai avrei pensato di incontrarti o di farti venire a casa mia, ma siccome Nicola è un amico mio ed è pure nipote di Pietro che tu conosci, il quale è un fratello mio, Nicola ci tiene tantissimo a te, al punto che mi ha convinto di farti venire oggi e tu sei qua per questo. Cioè, tu non sei qua perché sei tu, sei qua perché sei lui!” Queste sono state… e gli ho detto: “ora prima di parlare, ti voglio dire una cosa: purtroppo fra me e te, gli ho detto, c’è un dirupo, c’è un fosso grosso, quindi ci vuole un ponte per passare e siccome io sono abituato, gli ho detto, a parlare chiaro, io oggi a te ti parlo chiaro. Tu sei nipote di Totuccio INZERILLO, il quale… Totuccio INZERILLO ed altri, senza ragione, senza ragione alcuna, sono venuti a cercarci per ammazzarci, ma nessuno gli aveva fatto niente. Ci hanno cercato e ci hanno trovato! Non siamo stati noi a cercarli! E si è creata questa situazione di lutti e di carceri e la responsabilità è di tuo zio e compagni, se ci sono morti e se ci sono carcerati! Quindi io ti dico che non c’è differenza tra voi che avete i morti e fra le famiglie che hanno la gente in galera per sempre, perché sono morti vivi o sono pure morti. Quindi…” SANSONE: Le sofferenze dei familiari ROTOLO: Gli ho detto: “quindi se vogliamo… c’è anche un’altra differenza! Che a voi vi sono rimasti i beni e a noi li hanno levati a tutti. Ma questo te lo sto dicendo per dirti che tu sei

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qua, ma fra me e te non ci può essere… tu sei tu e io sono io, voi siete voi e noi siamo noi!” SANSONE: Ti devo guardare per forza… ROTOLO: “Perché purtroppo queste cose, che non hai creato tu, perché tu magari eri ragazzo, però i tuoi parenti li hanno creati e li hanno lasciati in eredità a voi! Quindi, la situazione è questa. Io se tu, gli ho detto…” che hai premura? SANSONE: No, devo andare a prendere a Concetta verso l’una meno un quarto. ROTOLO: Ah! Gli ho detto: “se tu sei sincero come me io ti sarò grato e lieto della tua sincerità. Ma stai attento perché se io mi accorgo che tu non sei sincero mi potrebbe dispiacere molto e seccarmi, specialmente perché ti ho fatto venire a casa mia. Ora… per quanto riguarda la situazione di… dei tuoi parenti, tu la situazione la sai com’è, perché a me risulta che tu la sai com’è la situazione. Il tuo parente prima di venire in Italia, perché i tuoi parenti sono un discorso a parte e questo tuo parente… sono venuti i tuoi parenti… sono venuti gli americani qua, gli ho detto, quando è stato allora sono venuti gli americani qua e si è preso un accordo, che i tuoi parenti si dovevano rimanere lì e dovevano rispondere… perché erano tutti… tutti scappati, tutti fuori in America, però dovevano rimanere reperibili e dovevano rispondere a una persona, che era Saruzzo. Ti risultano queste parole?” Dice: “Si, mi risultano.”- “E allora quando doveva venire Saruzzu…” SANSONE: Saro chi? ROTOLO: Saruzzu INZERILLO… gli ho detto:“quando tu… quando lui doveva venire qua, voi lo avete fatto sapere prima perché vi preoccupavate, perché vi è stato detto allora che se uno di questi fosse venuto sul territorio italiano gli avremmo sparato. E allora voi lo avete fatto sapere prima, perché non era che voleva venire lui, ma erano gli sbirri che lo dovevano portare per farsi la sorveglianza e vi è stata data risposta: va bene, può venire per la sorveglianza, ma appena finisce la sorveglianza se ne deve andare. Voi questo non lo avete fatto! Gli ho detto, siete stati fortunati, perché… senti…come ti chiami?” Così! “Se io domani fossi fuori ed incontrassi tuo cugino e gli tiro due revolverate, chi vieni tu a domandarmi… o qualche parente tuo? Perché lui voleva venire a sparare a me!” SANSONE: Questo… questo… questo (incomprensibile) ROTOLO: “Perché lui voleva venire a sparare a me! E così lo possono fare altri cento, altre mille persone che erano nelle stesse condizioni mie. Quindi garanzie al tuo parente non gliene può dare nessuno, il tuo parente se ne deve solo andare e ci deve fare sapere dove và, perché lo dobbiamo tenere sotto controllo!” Quando io ho finito, gli ho detto: “ora io ho finito, 254 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

se hai qualcosa da dire, me la puoi dire.” Dice: “io lo ringrazio veramente, perché mai nessuno mi aveva parlato così! Lei mi sta parlando… anche se mi sta dicendo cose, però sono cose giuste, perché non mi sta dicendo cose sbagliate, però, purtroppo io gli dico una cosa, io mi trovo… come dice lei da questo lato, perché mi ci trovo!” “Ma tu, gli ho detto, non devi avere di questi problemi, perché ora io ti dico di più! Non è che tutti i morti che ci sono stati sono stati morti perché erano sbirri o perché erano cattivi!? Ti posso dire che forse… l’azione è stata da sbirri, perché volevano fare una cosa che non era concordata. Ma in effetti, io non è che posso dire che era gente cattiva! Lo abbiamo fatto, purtroppo, per colpa loro, rovinare il mondo! Eravamo tutti tranquilli, tutti nelle nostre case, gli ho detto, è siamo invece tutti rovinati, perché chi ha i morti e chi ha i carcerati e tutti in mezzo a una strada. Gli ho detto, quindi bello mio, tu non ti sentire in colpa perché non è che erano persone cattive, cattive dell’azione! Cattive dell’azione! Perché quanto una persona è cattiva, gli ho detto, in questa Cosa, uno si siede, porta le ragioni e se è cattiva la testa la abbassano tutti. Quindi evidentemente non c’erano queste ragioni.” SANSONE: Perché nessuno l’ha portato… ROTOLO: “Non c’erano queste ragioni! Comunque, gli ho detto, senti qua, da questo minuto in poi se hai bisogno, visto che Nicola ha questo piacere, me lo fai sapere ed io se ti posso fare qualche cosa te la faccio, come io se ho bisogno… gli ho detto, perché è un rapporto… stiamo avendo un rapporto personale, non un rapporto ufficiale, perché per un rapporto ufficiale io a te qua non ti potevo ricevere! Questo è un rapporto personale, gli ho detto e finché sono cose personali non…” Quindi il discorso con lui, quando l’ho aperto, l’ho aperto in questa maniera. Ma io sono rimasto a dargliene… Tanino… o gli ho detto: “tu da oggi in poi sei amico mio?” SANSONE: No, lo so, lo so! Io parlando con te una volta… ROTOLO: E lui era felice! E a me risulta che pure Nicola… (…)

La lunga “confessione” del ROTOLO confermava quanto fin qui emerso sulla “storia” degli INZERILLO “scappati” , i quali avevano goduto del “privilegio” dell’esilio in America grazie all’intervento dei “cugini” d’oltreoceano, sia pur con delle precise restrizioni e con l’obbligo di comunicare i propri movimenti a “Saruzzu”, identificato poi nel latitante NAIMO Rosario, su cui si è già riferito. 255 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Ancora una volta le vicende oggetto di narrazione fornivano lo spunto per comprendere i meccanismi dell’organizzazione segreta, i quali risultavano immutati nel tempo.

Il fatto che il ROTOLO avesse puntualizzato al “Sandrino” MANNINO che l’incontro aveva carattere personale, e non “ufficiale”, era un comodo escamotage per aggirare la regola che un “Capomandamento” non potesse ricevere un “uomo d’onore” di un altro mandamento senza avere avvertito il suo pari, cosa che il ROTOLO non aveva fatto.

Di contro, anche il MANNINO aveva l’obbligo di informare i vertici del proprio mandamento, cosa che aveva puntualmente fatto nel corso di un incontro con SANSONE Gaetano, che aveva cercato di coinvolgere nella sua opera di regista dell’operazione INZERILLO:

SANSONE: (…) …una volta io pure mi ci sono visto, io mica ho rapporti? Perché, che vuoi, ognuno… ed allora ha preso eeee… ha incontrato mio nipote Pino e gli ha detto: “mi devi salutare assai, assai a tuo zio Tanino, avrei piacere di vederlo.” Mio nipote dice: “sai, così e così…” “va bene, allora, gli ho detto, se lo vedi gli dici: quando vuoi…” e gli fisso un appuntamento… e gli ho dato… gli ho dato l’appuntamento e ci siamo visti dieci minuti (incomprensibile). Poi mi ha detto che si era visto con te (incomprensibile) ROTOLO: È stato? SANSONE: Gli ho detto io: “(incomprensibile) non vorrei ripetere le stesse cose, perché poi lo sai, le cose che non fanno piacere a nessuno (incomprensibile), ma quello che ti dico… cerca di stare ai tempi… mio cugino come tu sai e consta a me, pure se ti dice qualche cosa te la dice per…” insomma… un po’ così, niente di particolare e poi solo che (incomprensibile) ROTOLO: Quanto tempo fa? SANSONE: Ma sarà qualche anno, un anno e mezzo, quando lui, forse, era vicino… ROTOLO: A questo Nicola! SANSONE: Ah? ROTOLO: A quello Nicola? 256 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

SANSONE: Forse a quello Nicola e forse era venuto (incomprensibile) ROTOLO: Ah! SANSONE: Perché lui mi ha accennato (incomprensibile) io ho cercato un pochino di non… anche perché in che senso ci devo entrare io per andarci a parlare con questo? ROTOLO: Certo! SANSONE: Non vedo (incomprensibile) ROTOLO: No, ma lui… SANSONE: Comunque, cugino è giusto che noi certe cose… (…)

Utilizzando la consueta diplomazia, SANSONE Gaetano aveva sostanzialmente confermato al MANNINO la linea del ROTOLO, invitandolo a “stare ai tempi”, legittimando quanto il “Capomandamento” di “Pagliarelli” gli aveva detto.

I due ritornavano poi a parlare di come risolvere l’avvicendamento al vertice del “Mandamento” di “Boccadifalco” nel modo più indolore possibile per salvare la faccia a Vincenzo MARCIANO’, stabilendo di evitare un incontro tra questi ed il ROTOLO, lasciando al BONURA il compito di “proporre” al fratello Giovanni di tornare ad assumere la carica che già aveva rivestito. Concordavano poi di incontrarsi la mattina del giorno successivo insieme al BONURA.

Alle ore 10.17 del giorno successivo, così come concordato, aveva luogo la riunione tra i massimi esponenti della “famiglia” mafiosa di Uditore, “Franco” BONURA e “Tanino” SANSONE, e “Don Antonino” ROTOLO. Il primo ad arrivare sul posto era il BONURA, accompagnato dal solito PARISI, il quale partecipava con il ROTOLO alle consuete preliminari operazioni di installazione dell’apparecchiatura per neutralizzare la trasmissione di segnali via etere, al fine di rendere inefficace l’azione di un’eventuale microspia.

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All’arrivo del SANSONE, i tre iniziavano a parlare della lettera che Giovanni MARCIANO’ aveva scritto al ROTOLO, e del ruolo di mediatore che il BONURA avrebbe dovuto svolgere nella fase dell’avvicendamento al vertice del “Mandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco” (cfr. all.to nr. 33):

Conversazione del 07.09.2005 ore 10.17

INTERLOCUTORI:

BONURA Francesco, “Franco”; ROTOLO Antonino, “Nino”; SANSONE Gaetano, “Tanino”;

BONURA: (…) Io l’ho letta bene e mi è piaciuta moltissimo, ma assai però … non … io sapevo che ti doveva scrivere, c’era questa … non c’è dubbio quello che … e io … tu pensa che a me mi affacciano le lacrime… ROTOLO: Si ma … BONURA: … perché io sapendo di loro, di come sono combinati, mio cognato, fare e dire, etc. etc., io sono fatto ormai troppo sensibile e certe volte… ROTOLO: No, ora questa la bruciamo, senti qua, siccome lui come tu vedi, dice “ti scrivo pure che …” BONURA: Lui mi vuole parlare, io ieri, ci dovevamo vedere con Tanino, ci siamo visti con Tanino, non so se te l’ho detto, te lo dovevo dire, mi ha detto che mi vuole parlare! ROTOLO: No, io voglio che questa cosa… BONURA: Ascoltami un minuto … ROTOLO: …la gestisci tu! BONURA: Ascolta un minuto… ROTOLO: … io non gli scrivo a lui! BONURA: Voglio… si, ma io la devo gestire per aggiustarla non per distruggere!! Se io la devo gestire, la devo gestire per aggiustare, non … ROTOLO: Per aggiustare che cosa? BONURA: …di agg…diii…. ROTOLO: Ma che devi aggiustare? Ma non la vedi che già è aggiustata! Cioè… BONURA: Ma … da parte di … ROTOLO: No, è aggius… 258 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: No… ROTOLO: Con Giovanni … è aggiustata! BONURA: E con lui pure! ROTOLO: No, con lui non la possiamo aggiustare! BONURA: E io devo venire con lui. ROTOLO: Allora forse … allora, senti che ti dico io, ora ti racconto altre cose che avantieri non li sapevo, tanto per farti capire quello che ti ho detto l’altra volta, lui per … lui non è … lui non è in condizioni … perché il danno che può fare neanche lui lo sa! BONURA: Gli stiamo più vicino. ROTOLO: Ma non c’è… BONURA: Diamogli una possibilità! (…)

BONURA tentava ancora una volta di salvare in extremis l’amico Vincenzo MARCIANO’, cercando di convincere il ROTOLO a concedergli la possibilità di operare per conto del fratello Giovanni, cosa alla quale egli opponeva un netto rifiuto:

BONURA: (…) Anche se può avere qualche mancanza, che poi… ma sempre dei nostri è… SANSONE: (incomprensibile) se noi possiamo fare … ROTOLO: E che ti ho detto ieri io? SANSONE: Eh! Infatti ti ho detto io, ti sto dicendo che queste parole tu … ROTOLO: Ma dobbiamo vedere SANSONE: … però ricordati che noi siamo sempre … ROTOLO: Noi dobbiamo dire se lui… BONURA: No, è lui che deve dire questo! ROTOLO: Dico “siccome c’è mio fratello, ora se ne occupa mio fratello!” BONURA: Però a lui manda perché suo fratello non esce! ROTOLO: No, lui manda il picciottello e noi ce la sbrighiamo col picciottello, perché il problema è lui! BONURA: A questo picciottello, parlando con te, tutta questa fiducia non ce l’ho! ROTOLO: Si, ma neanche a lui ce l’ho… perché il danno che … BONURA: Si, ma io mi accontento di lui e non di suo fratello… e non del picciottello! ROTOLO: No, io no! Io no! (…)

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L’intransigenza del ROTOLO sul punto derivava anche da una nuova “gaffe” del MARCIANO’, il quale aveva detto a Franco INZERILLO e ad Alessandro MANNINO che i problemi che aveva avuto con la “Famiglia” mafiosa di “Palermo Centro” erano dovuti alla posizione assunta sui loro parenti “scappati”, cosa che aveva avuto un seguito nella richiesta di chiarimenti che gli INZERILLO e MANNINO avevano rivolto a Nicola INGARAO, “Capofamiglia” di “Palermo Centro”, creando con questi delle frizioni.

Il MARCIANO’ non si era però limitato a questo, ed aveva informato il MANNINO che la lettera del PROVENZANO recante le disposizioni per gli INZERILLO non era chiara, e che egli avrebbe provveduto ad inoltrare altra corrispondenza per chiarire il punto:

ROTOLO: (…) Senti che ha combinato ora … ora, questa l’ho saputa io … se … quando ci siamo visti? Ieri? BONURA: No, noi ci siamo visti l’altro ieri! ROTOLO: L’altro ieri! Eh. In questi due giorni … ieri gliel’ho fatto vedere a Tanino! Si incontrano mio figlioccio con il responsabile di (incomprensibile) e allora Sandrino… (incomprensibile)ma non so per che cosa si sono incontrati, per il fatto del gioco, non gioco, perché c’è che devono mettere il gioco, questi si occupano di gioco… BONURA: Ma perché vanno a trovare a questi? ROTOLO: Mah, per questo fatto del gioco! E poi perché con Enzo dice che non lo vanno a trovare più, perciò … perché questi sono quelli che… quando gli hanno fatto pure il danno a suo cugino, ora senti questa di qua. Questi… lui perché si è portato a Nicola, se lo è portato perché loro gli avevano detto che (incomprensibile) che gli hanno fatto il danno a Palermo a lui, cioè danno nei materiali, nei mezzi, per colpa sua!! Per le cose sue, perché lui gli sta prendendo queste difese! Lui gli porta a Nicola, (incomprensibile) e gli dice “tu mi hai detto a me, a tutti e due, mi hai detto a me che ti hanno detto che c’è…”, “te l’abbiamo detto noi, che ha subito danno a causa nostra!”, dice il Nicola, dice “senti qua, i danni li ha subiti per causa sua e non personale sua, ma di suo cugino! Perché suo cugino si comporta male, suo cugino ci ha trattati male e noialtri di conseguenza abbiamo trattato male il cugino, ma 260 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

non per voi, i discorsi vostri sono vostri e i discorsi suoi sono suoi!”, quindi anche in questa cosa, lascia moltissimo a desiderare! Poi gli dice pure, dice che glielo hai detto tu, che lui ti ha detto che leggendo la lettera era equivoca, te lo ricordi? BONURA: Lo ripeto, non è che … io quello che dico… ROTOLO: E tu gli hai detto “ma quale equivoca!” BONURA: Ma quale minchia di equivoca! ROTOLO: E’ chiara! Vedi che lui questo discorso glielo è andato a fare pure a loro, gli ha detto che la lettera non era chiara, che gli doveva scrivere di nuovo perché la lettera non era chiara! Quindi… BONURA: Ma questo se lui vuole seguire questa linea, a me non interessa, però questa… ROTOLO: Come non ti interessa? Ci deve interessare Franco, perché se la lettera, se tu gli dici che la lettera equivoca non è, ma è chiara e significa che se ne devono andare, e lui poi gli va a dire a quelli che è equivoca?! SANSONE: Non c’era motivo di dire “gli voglio scrivere per chiarire”, perché insomma o sei tu che non …(…)

Il BONURA, pur dovendo riconoscere che il comportamento del suo “Capomandamento” sulla questione dei problemi con la “Famiglia” di “Palermo Centro” non era stato corretto, ribadiva ancora una volta che la condizione da rispettare per la “destituzione” del MARCIANO’ era che questi non venisse umiliato o mortificato nei confronti di nessuno, ed invitava il SANSONE a partecipare all’incontro della mattina successiva, considerato l’ascendente che egli aveva su Vincenzo MARCIANO’:

BONURA: (…) Il danno gliel’hanno fatto a suo cugino e lui me lo ha detto a me che gli hanno fatto il danno a suo cugino! Mi sono… SANSONE: A questo punto non è giusto sapere se è stato lui che allora questa … BONURA: Ma Tanino, io domani mattina … SANSONE: (incomprensibile) o è lui che è scimunito e questo… BONURA: Domani mattina, fratello mio, domani… SANSONE: Si, si… BONURA: Dico … e … Tanino, perché non voglio essere, a questo punto, qua abbiamo avuto la conferma, che tutti vogliamo bene ai MARCIANÒ! 261 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: Senza dubbio! BONURA: E anche a lui, di conseguenza, dico ammesso che abbia sbagliato! Ascoltami un minuto, domani mattina tu mi fai la cortesia, deve venire lui, e tu vieni cinque minuti, ci sediamo, perché con te lui si rilassa, con me … SANSONE: Mio cugino ci sono cose cha ha voluto precisare nei riguardi di Enzo, perché è stato … BONURA: Il rispetto che ho avuto con Enzo mai, ma questo me lo ha detto, no ora, perché lo stai dicendo tu …me lo ha detto dieci volte, al tempo dello zio Gabriele fino ad oggi. SANSONE: E non vuole, diciamo dire a lui, è cattivo… ROTOLO: Ma io dieci anni avevo quando ho conosciuto i MARCIANÒ! SANSONE: Perché prima di giudicare “è scimunito…” ROTOLO: È assai, ha quarant’anni! BONURA: Li hai fatti sessant’anni? No? ROTOLO: Ora, a gennaio li faccio! SANSONE: Ora il punto… il punto importante è, secondo me, visto questi discorsi che ci sono, così, di non fare quel provvedimento che è giusto da fare ma farlo indolore, di non dare adito… BONURA: A nessuno! SANSONE: … a nessuno di … di fare apparire … ROTOLO: No, noialtri dobbiamo dire “siccome gli hanno dato la libertà provvisoria a Giovanni…” SANSONE: Non dobbiamo dire niente, Giovanni stesso dice “siccome …” ROTOLO: Il problema non è loro, perché loro per me … dato che non gli dobbiamo riempire il culo (dare soddisfazione n.d.r.), gli diciamo che siccome Giovanni … e siccome era Giovanni e non era lui, ora lui si mette da parte ed è di nuovo quello, punto e basta! SANSONE: Io ritengo che non glielo dobbiamo fare riempire il culo. ROTOLO: E che sto dicendo?! SANSONE: Dobbiamo stare sempre un pochino sul… ROTOLO: E che stiamo dicendo!? Stiamo dicendo… BONURA: E una cortesia, se è possibile, senza rimprovero nei riguardi di nessuno… (…)

ROTOLO e BONURA parlavano poi della posizione di MARCIANO’ Giovanni rispetto a quanto era accaduto al fratello Vincenzo. ROTOLO ammetteva di essere il regista occulto di quanto accaduto al capo mandamento di Boccadifalco sul territorio di “Palermo Centro”, come rappresaglia per il comportamento che egli aveva tenuto nei suoi confronti: 262 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: (…) Giovanni era a conoscenza di queste situazioni e lui pensa che tutto questo danno non viene per suo cugino, per suo nonno, per questo, per quello, quello che dico io, lui pensa che viene come se si fossero messi di traverso in questo discorso di “ù truttaturi” e compagnia bella, io ho finito, ora tu puoi parlare! ROTOLO: Senti … il discorso, diciamo, è in generale, anche questo c’entra ma il comportamento nei riguardi di Enzo l’ho voluto io, io mi assumo le mie responsabilità, perché Enzo a me mi ha trattato con i piedi! E allora io l’ho fatto trattare con i piedi! Mi sono spiegato? (…)

Ed ancora:

ROTOLO: (…) No, lui secondo me la lettera l’ha fatta per il discorso che questi si sono preoccupati e gli sono andati a dire… BONURA: No, no, la lettera te l’ha fatta perché ha visto terra bruciata da suo fratello e lui pensa che questa terra bruciata da suo fratello viene esclusivamente per i fratelli INZERILLO, punto e basta!! Dice “ma non facciamo che pensa che io… il primo io sono che… dice, dico per dire, se è necessario…”, mi sono spiegato? Questo fu … lascia andare tutto il discorso, quindi ti prego se puoi intervenire, non per me, perché ormai la cosa è fatta ed è chiusa questa cosa, ma fagli portare un poco di rispetto, anche quando non se lo merita, perché ora vediamo come la possiamo sistemare di non fare lui… di non fare…(…)

Le parole del BONURA rivelavano che la posizione di MARCIANO’ Giovanni sui fratelli di “Totuccio” INZERILLO era certamente diversa da quella del fratello Vincenzo, e che egli non avrebbe esitato a muoversi in prima persona “se necessario”.

Un lungo tratto di conversazione è dedicato alla descrizione di un articolata vicenda concernente la persona di SIRCHIA Giovanni, i suoi rapporti con l’organizzazione mafiosa ed in particolare con LO PICCOLO Salvatore e ROTOLO Antonino.

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In data otto settembre 2005, si consumava l’epilogo del travagliato avvicendamento al vertice del “Mandamento” mafioso di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, con l’invito “ufficiale” a MARCIANO’ Vincenzo a farsi da parte in favore del fratello, e con la comunicazione a Giovanni SIRCHIA del nuovo ruolo da svolgere per conto di Giovanni MARCIANO’. La prima delle tre importanti conversazioni intercettate in tale data aveva luogo alle ore 09.33 presso l’appartamento adiacente l’IMMOBILIARE RAFFAELLO di Via Catania, ed aveva come protagonisti Vincenzo MARCIANO’, SIRCHIA Giovanni e Francesco BONURA. Il primo tratto di conversazione svoltosi alla presenza del SIRCHIA è oggetto di trattazione nel capitolo dedicato al mandamento di Boccadifalco. Pertinente invece alla vicenda che qui si descrive è la parte di conversazione svoltasi tra BONURA, MARCIANO’ e SANSONE.

Mentre il SANSONE ancora si trovava per le scale, BONURA si premurava di avvertire il MARCIANO’ della ragione della presenza del SANSONE, raccomandandogli di non far menzione dei contenuti dei colloqui da questi avuti con il LO PICCOLO durante i loro incontri, per evitare di complicare ulteriormente la situazione (cfr. all.to nr.11):

Conversazione del 08.09.2005 ore 10.38

INTERLOCUTORI: BONURA Francesco, “Franco”; MARCIANO’ Vincenzo, “Enzo”; SANSONE Gaetano, “Tanino”;

BONURA: (…) Senti… sta salendo Tanino, ascoltami… noi del discorso che tu hai avuto con… con come si chiama, con… LO PICCOLO, eh, non parliamo di niente per ora, non parliamo di niente e di nessuno. Siccome praticamente ti doveva… ti doveva comunicare che io parlo con tuo fratello per dirgli… che dovrebbe funzionare tuo fratello, non… chiariamo noi i 264 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

discorsi, ora sale lui e io gli dico: “vedi che io, a seguito di tutti sti… io ancora non ho parlato”, mi sono spiegato?

Pausa di silenzio, si sente poi lo scarico del bagno

BONURA: Lui lo sapeva che io dovevo avere un appuntamento con te

Voci lontane, accede poi all’interno SANSONE

SANSONE: Minchia fumo, ma che è? BONURA: Eh, ma che vuoi, non è che ti pare che… e già il primo mozzicone… SANSONE: Mamma mia… picciotti, una cosa incredibile BONURA: Mi deve fare morire, mi deve fare morire MARCIANO’: Ciao Tanino SANSONE: Ciao Enzo (…)

I tre parlavano poi di vari argomenti, oggetto di approfondimento in altre parti della presente informativa, per poi giungere allo sgradito momento della comunicazione al MARCIANO’ della sua “destituzione”.

Dall’alto della esperienza derivante dall’aver ricoperto per larga parte della loro esistenza ruoli di grande prestigio in “Cosa Nostra”, i due “padrini” riuscivano a far ingoiare al MARCIANO’ l’amaro boccone senza che questi potesse opporre alcuna resistenza, contenendone lo sfogo, dimostrando una maestria ed una capacità diplomatica certamente non comune a molti esponenti dell’organizzazione criminale.

BONURA: (…) Amunì, vediamo… SANSONE: Ho un “chiffareddu”… BONURA: Tanì, tu sei più grande di me, dai, digli qualche parola, tanto io poi mi devo vedere con suo fratello

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SANSONE: Tu… tu hai avuto più rapporti con… con Enzo e sai più… BONURA: Enzo… Enzo… Enzo… se parli con lui è seccato per i fatti suoi, se parli con “quello” è seccato per i fatti suoi, io mi trovo… tra due persone a cui voglio bene, indistintamente, tra due persone che non posso litigare con nessuno e tra due persone che… sono mortificato io ogni volta che devo fare un discorso SANSONE: Tirando le conclusioni… BONURA: Tirando le conclusioni io vorrei dire una cosa davanti a te, quando io parlo con tuo fratello, siccome o tu o tuo fratello non ci sono differenze, per i nostri… mi permetto qua davanti a Tanino, tra di noi non è che deve cambiare niente, non ci sono… SANSONE: Ma che deve cambiare? BONURA: Non so se… dico, non è che deve cambiare niente, io parlo con tuo fratello poi perché io… se poi tuo fratello deve scrivere, gli ha scritto, fare e dire, eccetera eccetera, poi si vede, diciamo, ma tu dovresti dire, diciamo, stiamo parlando… però dopo che io parlo con tuo fratello, dovresti dire: “dato che è ritornato mio fratello, ora le decisioni le prende mio fratello”! Non so se mi spiego SANSONE: “Sono qua io” BONURA: E poi non cambia… non cambia niente, almeno… SANSONE: Per noi non cambia niente BONURA: Mi ascolti? Perché poi tuo fratello si deve ragionare, un giorno, il motivo che ha con te o con un altro, che c’è questa situazione, va bene? MARCIANO’: Mah… SANSONE: Si, lo capisco che… ma tu lo accetti da fratello mio e fratello suo? MARCIANO’: Picciotti, io da voi accetto tutte cose, non…(…)

Va sottolineato come lo stesso MARCIANO’ abbia in realtà perfettamente compreso che la causa fondamentale della sua destituzione dalla carica apicale del mandamento andava individuata nella posizione assunta sugli INZERILLO “scappati”, la vera causa della frattura con il ROTOLO:

SANSONE: (…)… indirettamente tu hai avuto… indirettamente tu, purtroppo, dai adito a pensare cose sbagliate, ma no che tu le fai per fare cose sbagliate

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BONURA: Involontariamente, non indirettamente MARCIANO’: Ma le cose poi sono successe nel tempo BONURA: Però le cose si chiariscono e se non c’è malafede si va avanti SANSONE: Perché io… poi io non ci credo che tu… purtroppo le… BONURA: No, io, per come tu, io… ne io e né tu, e come lui… io ci metto la mia testa che non ci sono… SANSONE: No, non c’è… ma io… BONURA: Pure lui lo dice… e lo dice: “e finiamola”! Io parlerò con suo fratello, poi vediamo che cosa mi dice suo fratello, ma questo il discorso è!! E sto parlando perché io con Tanino non ne ho peli sulla lingua MARCIANO’: No, vabbè, tutto il discorso si… è precipitato con Nino per il discorso degli INZERILLO, dell’America BONURA: Benissimo, si MARCIANO’: Tutto qua è, non è che (incomprensibile) SANSONE: Anche… anche questo ha creato… ha creato un po’ di… MARCIANO’: Ma questo tutto il discorso è, Tanì (…)

Amareggiato ed umiliato, MARCIANO’ Vincenzo accettava di tirarsi indietro, precisando di avere trascurato i propri impegni familiari per dedicarsi all’organizzazione, ma anche di averne rispettato il dettato comportamentale, l’obbligo di verità tra in consociati, il non tirarsi mai indietro, la lealtà e soprattutto “l’onestà”.

Ancora una volta, l’esame delle vicende interne all’organizzazione consentivano di rivelarne alcune importanti regole, rendendo più agevole la comprensione dei comportamenti degli associati ed il significato di taluni aspetti del loro linguaggio:

BONURA: (…) Però, scusa, perché non lo riceve? Le cose si devono fare per virtù dello Spirito Santo? MARCIANO’: Vabbè, ora si scrivono loro, si chiariscono loro, senti io… mi scarico un po’ di responsabilità BONURA: No, tu non te ne vai da… dal collo della bottiglia, perché io… io non è che posso venire a parlare con tuo fratello, parlando con te sempre (incomprensibile) perché io… MARCIANO’: Senti, ma io ho bisogno pure che mi devo andare a sbarcare il lunario io… 267 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: … io già me ne sono andato MARCIANO’: Io ho “camminato”… io ho “camminato” per “à discussioni” e per me non c’ho pensato, ora mi devo andare a cercare pure le case dove devo andare a stare io e i miei figli e mi metto… mi metto a cercare, perché “il discorso” comincia a essere troppo intimo, troppo personale e troppo precario SANSONE: Qua il vero discorso è che… mi pare che stia finendo “a schifiu” per tutti quelli che ci siamo rotti il culo e gli abbiamo dato… MARCIANO’: Va bene? Ma con la sincerità, con la lealtà, con l’onestà, con quello che siamo, di non tirarsi indietro… dico: qua sono! E buttana di giuda, se poi il lavoro si ferma… ma perché che cazzo ne ho avuto io!? (urlando) BONURA: Fermati un minuto però MARCIANO’: Scusate l’espressione, io con voi qua… siete i miei fratelli voi e io… perché non è che ne posso parlare con nessuno SANSONE: Io quello che ti posso MARCIANO’: Dov’è il mio… dico, il mio, dico, dov’è… io che cazzo ho fatto con questo schifo di lavoro!? Benedetta la croce, prendendo appuntamenti… SANSONE: E ci sono… MARCIANO’: … andando “cummattennu” con quelli, che una volta arrestano a “quello” e vado a prendo il contatto con “l’altro”, arrestano pure all’altro e vado a prendere contatto con l’altro BONURA: Sai dov’è l’errore in questa cosa? MARCIANO’: Per cosa, per andare a prendere dieci anni? “Ca gnuttica”, e per andare a morire là dentro?!! E va bene, sono qua… ma dov’è, dico, il… dov’è, dov’è la mia malafede? SANSONE: Qui non c’è malafede, minchia, allora tu non l’hai capito MARCIANO’: La disponibilità c’è stata, e allora, dico per dire… e basta SANSONE: Vedi che questi equivoci, con questi “porta e rapporta”, succedono nelle cose più banali… MARCIANO’: Ma equivoci, Tanino… Tanino… Tanino… gli equivoci nascono per il discorso dell’America, punto e basta! (…)

BONURA informava SANSONE sulla immediata partenza di INZERILLO Francesco, “Franco ù truttaturi” , al quale, evidentemente in violazione di una “regola” dell’organizzazione, essi stessi stavano fornendo una somma di denaro per le spese correnti:

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MARCIANO’: (…) Io… devo subire anche questo? Lo subisco, non ha importanza, non siamo qua? SANSONE: Enzo, però io… MARCIANO’: Come ho subito… continuerò a subire BONURA: Ma da chi? MARCIANO’: Dalla situazione che si è andata a creare SANSONE: Enzo… se c’è confusione… MARCIANO’: Non è che… perché io capisco che si va a mettere… si va a girare un discorso che io devo andare a lavorare di più SANSONE: Enzo… Enzo… BONURA: Tranquillo che devi lavorare di più SANSONE: Enzo… te la posso dire una parola? Una parola: fine! MARCIANO’: Io per la mia famiglia quando ci devo pensare, che sto morendo, scusa SANSONE: Se passa questo momento di… eh… già c’è confusione, che il discorso degli INZERILLO, a te… non lo devi dire con nessuno, l’americano… c’è un discorso… chi se lo deve sbrigare se lo sbriga e quello… BONURA: No, già gli stanno preparando i soldi per andarsene MARCIANO’: Sissignore, (incomprensibile) BONURA: Che poi… si parla di Franco e non è giusto che i soldi glieli danno loro, li dobbiamo uscire noi MARCIANO’: Vabbè, non… SANSONE: E vabbè, e ora glieli do… BONURA: Che sia chiaro, ah! MARCIANO’: Sto discorso… BONURA: Dico… però questo è un discorso che resta tra di noi SANSONE: Dico, non per ora per volere… per volere essere miserabile o meno, ma comunque, non ha importanza BONURA: No, ma noi stiamo parlando, o li esce lui, e li esco io o li esci tu SANSONE: Si, l’ho capito BONURA: E allora li usciamo tutti SANSONE: E li usciamo tutti!! Dico, non si tratta per…lasciamo perdere… BONURA: E’ un discorso tra di noi perché neanche lo possiamo dire, Gaetano SANSONE: E appunto dico, lasciamo stare. Ti stavo dicendo… già c’è confusione di per se, però se tu fai un po’ di mente locale in questa situazione, questa confusione involontariamente si creò, poi se ci fu… la goccia che ha fatto traboccare il vaso, che è il discorso di lì, potrebbe pure essere valido il discorso della goccia BONURA: Il discorso degli INZERILLO MARCIANO’: Da là si parte! (…)

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La puntualizzazione del BONURA, rispetto a chi competessero le spese per il “Franco”, induceva a collocarlo all’interno della famiglia mafiosa di Uditore, precisazione che aveva tuttavia infastidito il SANSONE, il quale non avrebbe evidentemente voluto trattare l’argomento. MARCIANO’ raccontava delle conversazioni avute con il ROTOLO e ripercorreva poi i passaggi che, attraverso l’avvicendarsi dei precedenti “Capimandamento”, avevano condotto nelle sue mani la spinosa questione:

MARCIANO’: (…) Il discorso parte, dico per dire: “com’è che questo è qua?” BONURA: Che cazzo ne so MARCIANO’: “Chi l’ha fatto venire?” Questo dice: “io non ne so niente” – “io non ne so neanche niente” – “No, lui lo sa” SANSONE: Siccome eravamo presenti io e lui MARCIANO’: No, “il signor BONURA…” quando cominciano a dire a me “il signor BONURA…” o “quello con ù sicarreddu”, questi apprezzamenti in questo modo già sono “arruttatini”! “Nino, vedi che questo non ne sa niente e non c’entrava niente, la discussione l’ha avuta nelle mani Nino, che gliel’ha rinviata a mio fratello Giovanni, a cose fatte, nel senso: c’è questo, ricevilo”! Nino non c’è più!! Angelo… Angelo che l’aveva valutata da prima, non c’è, e questa patata calda nelle mani gli è andata a finire all’ultimo al più fesso!! BONURA: Ti pare a te che sei il più fesso… (ride) MARCIANO’: “Vedi che io non ne so parlare” BONURA: (ride) (incomprensibile) a me lo dici? MARCIANO’: Ma non ne so parlare! Nel frattempo Nicola… nel frattempo Nicola… da rimbambire, “e vediamo, e facciamo e diciamo” – “Eh, ma cosa volete da me? Non sono io!!” BONURA: E insomma… mi fa piacere di sta… MARCIANO’: Sali, scendi, appuntamenti… BONURA: Una cosa che tu ne eri già convinto SANSONE: Ne ero a conoscenza, ne ero a conoscenza e ne sono a conoscenza, purtroppo… MARCIANO’: Fino a gennaio, fino a gennaio che ci siamo noi visti, (incomprensibile), te l’accennai, ti dissi: “Tanino, abbiamo sempre quella cosa là” e tu hai detto: “vabbè, lasciala stare” SANSONE: Si, si

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MARCIANO’: Non c’è stato nessuno che mi ha detto: “Enzo, vedi che qua si sta bruciando” SANSONE: No, perché era… MARCIANO’: Ora, dico per dire, io prendo la decisione, quindi… perché sempre io poi alla fine la sono andata a prendere, anche se non è vero BONURA: No, la decisione fu… MARCIANO’: Anche se non è vero BONURA: No, la decisione l’abbiamo presa… MARCIANO’: Che fa, che devo dire? BONURA: No, la decisione che noi abbiamo letto la lettera MARCIANO’: Va bene BONURA: Ti ho detto: “non c’è più niente da fare”!! Ti ho detto così? MARCIANO’: Si! BONURA: E va bene MARCIANO’: Nel frattempo (incomprensibile)! Va bene! Ma io mi sento… sono stato devo dire preso tra due fronti… SANSONE: Vicè… MARCIANO’: … il fronte che… gli devo dare ascolto… SANSONE: Vicè… MARCIANO’: Mi viene il Vicè, mi viene il MERENDINO… io non li posso… li devo io… o no? BONURA: Certo MARCIANO’: (incomprensibile) si vada a buscare il pane SANSONE: Però né Vincenzo né altri si potevano prendere responsabilità BONURA: No, ma quello addirittura… ma non l’ho fatto parlare con te, Tanino? SANSONE: Ha detto testualmente (incomprensibile), però in un primo tempo le situazioni sono in una certa maniera… MARCIANO’: Vabbè Tanino, vediamo quello che abbiamo davanti, lasciamo perdere come si è svolto, perché lì il discorso, dico per dire, sono io il capro espiatorio, punto e basta!! (…)

Le parole del MARCIANO’ confermavano come egli avesse subito le asfissianti pressioni del MANDALA’, il quale aveva poi tentato il colpo di mano autorizzando il rientro dell’INZERILLO approfittando dell’assenza del ROTOLO. Confermavano anche che MARCIANO’ aveva “dovuto” dare voce alle richieste che provenivano dagli esponenti della famiglia mafiosa di Torretta, “MERENDINO” e BRUSCA, rammaricandosi per non essere stato avvertito per tempo che la situazione stava degenerando. 271 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Una attenta comparazione di tutte le intercettazioni sul tema fin qui esposte, consente di affermare che SANSONE e BONURA avevano inizialmente assunto un atteggiamento possibilista sul rientro degli INZERILLO anche in virtù degli accordi che Michelangelo LA BARBERA aveva raggiunto con “Totò” RIINA, salvo poi modificare la propria posizione dopo aver letto le missive che PROVENZANO inviava al MARCIANO’. L’avere poi appreso dal ROTOLO di segnali che inducevano a ritenere che il “clan” degli INZERILLO potesse riorganizzare le proprie fila attorno ai fratelli di “Totuccio”, l’appoggio ritenuto non disinteressato del LO PICCOLO, l’imminente scarcerazione di INZERILLO Tommaso, “ù muscuni”, ma anche la presenza di altri “scappati” della seconda guerra di mafia a Palermo ed il conseguente, immanente rischio, a più riprese segnalato dal ROTOLO, di possibili vendette, anche nei loro confronti, li avevano poi ulteriormente convinti della opportunità di aderire alla linea di quest’ultimo. In ultimo, almeno per quanto attiene al BONURA, il cambio di rotta del PROVENZANO, che apriva uno spiraglio in favore del LO PICCOLO su una questione di competenza esclusiva dei vecchi componenti della “Commissione Provinciale” di Cosa Nostra, era vissuto come un vero e proprio tradimento di chi per quella guerra era “sepolto vivo” in una cella, primo fra tutti il cognato BUSCEMI Salvatore.

Il “Capo” di “Cosa Nostra” siciliana, tuttavia, come già si è avuto modo di vedere e come ancora si manifesterà di seguito, non avrebbe avuto vita facile sul punto.

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Contestualmente alla lunga riunione presso la “saletta riservata” adiacente l’IMMOBILIARE RAFFAELLO, ne era in corso una parallela tra il ROTOLO ed il CINA’ i quali, sistemato il fronte “Boccadifalco”, erano alle prese con le strategie da adottare per ridimensionare le aspirazioni del LO PICCOLO, che aveva ancora una volta lasciato in asso il CINA’ e non si era presentato all’appuntamento prefissato. (cfr.all.to n. 13)

Conversazione del 08.09.2005 ore 10.12

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; CINA’ Antonino, “Nino”, “ù dutturi”;

CINÀ: (…) (incomprensibile) minchia, come è cornuto LO PICCOLO, minchia, si incontra con tutti e non si incontra con me! E addirittura lo vado a trovare io non è che si deve disturbare lui! Pezzo di crasto che è! E allora Nino, scusami se lui dice: “lui pretende che ci scenda, può aspettare cento anni perché io non rischio!” Invece lui non rischia niente, a meno che non si preoccupa se io mi porto gli sbirri appresso, è un cornuto! ROTOLO: Scusa un minuto, com’è che… c’era l’appuntamento, com’è che… che ha fatto lo ha smantellato l’appuntamento? CINÀ: Si ROTOLO: Cioè… che ti ha mandato a dire? CINÀ: No, ancora niente, neanche mi ha mandato a dire niente! L’altra volta ci sono andato: “ma dobbiamo fare l’appuntamento martedì?” Questo martedì, niente! Ora c’è l’altro martedì prossimo, poi io… io non lo so. È certo che lo deve sapere questo discorso, gli scriviamo! Ora gli scrivo… ROTOLO: Però hai un elemento in più CINÀ: Certo ROTOLO: Questo è un elemento importante CINÀ: Una carenza… una carenza notevole! (…)

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I due “Capimandamento” parlavano poi della missiva di risposta che ROTOLO aveva scritto al PROVENZANO, nella quale, in merito alla proposta di decisione congiunta sulla questione INZERILLO, egli aveva totalmente ignorato il LO PICCOLO in modo tale che questi comprendesse che l’idea non sarebbe stata minimamente presa in considerazione. Nell’occasione ROTOLO ribadiva al capo di Cosa Nostra la necessità di incontrare “164”, già “N.N.”, i due riferimenti alfa numerici attribuiti a CINA’ Antonino, il quale nell’occasione gli avrebbe parlato anche per suo conto:

CINÀ: (…) Tu glielo hai detto a quello… se gli hai scritto, glielo hai detto… glielo hai scritto: “quello si scusa, cose (incomprensibile)”” ROTOLO: Io gli ho detto… così gli viene a lui pure, gli ho detto: “senti, intanto io… mi dispiace che non ti ho scritto ma non mi è stato possibile. I soldi che ti ho mandato sono del macello, per Pierino… Pierino i soldi li ha consegnati alla buonanima di Ciccio questi soldi e ci sono amici che lo sanno, però se ci sono ancora rimanenze da darti non ne so parlare, ora mi informo.” Per il discorso che lui mi fa: “io, tu e lui…” neanche lo menziono! CINÀ: Questo non lo hai nemmeno sfiorato? ROTOLO: Neanche lo menziono, hai capito? L’ho proprio snobbato completamente, per dire… CINÀ: Lo capisco, lo capisco… come dire: “non ho capito niente!” ROTOLO: “Dimmi una cosa, ma che stai raccontando!?” CINÀ: È fuori tema, allora tagliavano: “è fuori tema!” ROTOLO: “Che mi stai raccontando?” E invece gli dico: “senti, io ho cose importanti, molto importanti, anzi moltissimo!” Perché lui lo sai che si… CINÀ: Si ROTOLO: “Moltissimo!” Perché cerco di scrivere come fa lui… CINÀ: Certo, lui lo afferra a volo il discorso ROTOLO: “Moltissimo delicate, delicate delicate! E io non ti posso dire niente, però è importante che tu ti incontri con centossessantaquattro, tra parentesi N.N.” (…)

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CINA’ e ROTOLO parlavano poi della condizione di isolamento del PROVENZANO e dei loro rapporti con i latitanti di spicco e gli esponenti delle altre province siciliane, tutti argomenti che verranno approfonditi in altra sede, facendo un bilancio sui rapporti di forza in campo in quel momento, che non avrebbero consentito al “Capo” di “Cosa Nostra” di ignorare il veto che loro avevano posto sugli INZERILLO:

ROTOLO: (…) Quindi lui è stretto, hai capito? CINÀ: A lui gli conviene incontrarmi, nel senso buono della parola ROTOLO: Si, ma io… per carità! Con i nipoti di questo (incomprensibile) CINÀ: Di (incomprensibile) ROTOLO: … io ci sono in contatto, da questa parte, da Matteo lui non ci può andare e noi ci siamo in contatto, cioè… dove deve andare lui? Ha solo a questo scemo qua! CINÀ: Ma questo scemo è pericoloso! Ma comunque… continua… ROTOLO: Tu hai finito? CINÀ: No, no, questo… io invece devo continuare, mi racconti tutte cose (incomprensibile)… ROTOLO: In sostanza, tu devi vedere di capitare una macchina da scrivere di quelle buone, questa cosa è una cosa da tenere sempre CINÀ: Elettrica… ROTOLO: No, a mano CINÀ: …io elettrica te la do, deve arrivare, ora deve arrivare, intanto comincia… ROTOLO: A me l’hanno prestata CINÀ: …comincia con questa, certo! ROTOLO: Devo scrivere, non è che devo perdere tempo! Tu devi scrivere ora, perché mi devi dare il pizzino che glielo devo mandare CINÀ: Aspetta, quando glielo mandi ora? ROTOLO: No, scrivi una cosa bella sistemata… CINÀ: Come quella di avantieri? ROTOLO: Come quella di avantieri CINÀ: Ti è piaciuta quella com’era scritta? ROTOLO: Si, ma tu fai riferimento a quello che ti sto dicendo io CINÀ: “So che ti ha scritto…” ROTOLO: “So che ti ha scritto venticinque, io dovevo mandare, purtroppo insieme a lui…” CINÀ: “Però di quelle cose poi ti spiego meglio di davanti, se abbiamo la fortuna di vederci te lo spiego meglio perché ho fatto (incomprensibile)”

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ROTOLO: Esatto, gli dici: “faccio questa strada…” perché io gli ho detto… CINÀ: “Mi pare meglio per me e per te!” ROTOLO: Perché io gli ho detto: “siamo in contatto e gli ho detto, ci sono cose molto, molto delicate! Che interessano me, te…” hai capito? CINÀ: Certo, si mette in allarme, così comincia a riflettere!(…)

La posizione del ROTOLO, codice “25”, emergeva in tutta chiarezza quando questi confidava a CINA’ che, qualora il PROVENZANO avesse autorizzato la permanenza degli “scappati” della famiglia INZERILLO, egli avrebbe “aperto le danze” , dando il via al noto “programma” di omicidi in serie, fino a quel momento operativo solo per il “sottocapo” della famiglia mafiosa della “Noce”, DI MAIO Salvatore:

ROTOLO: (…) …parentesi, così… siccome io quest’altro che ho fatto? Non lo avevo fatto venire più, perché io sapevo che lui aveva detto si, che questi potevano stare, è giusto? Poi lui si è arrabbiato: “io… se ne devono andare, di qua, di là!” Con questa ci siamo visti tre volte, le ultime due volte ieri e l’altro ieri, ieri ci siamo visti con mio cugino Tanino insieme, una volta da solo e una volta pure con Tanino. Mi si apre in un modo che non aveva fatto mai! Perché io l’altro ieri gli ho fatto vedere… perché purtroppo certe volte uno i nomi glieli deve fare! Se capisce che o non ci arriva o non ci vuole arrivare, o non ci crede… CINÀ: (incomprensibile) ROTOLO: Gli ho detto: “dimmi una cosa…” perché voleva aggiustare la cosa di Enzo, siccome io ho saputo altre cose di Enzo e gliele ho dette, gli ho detto: “dimmi una cosa… tu forse non sai che io avevo vent’anni quando avevo rapporti con u zu Gabriele e Franco, poi è uscito Giovanni, questo era meccanico, io lo conoscevo, entrava là la sera: buonasera a tutti e andava via. Essendo fratello e figlio della buonanima dello zu Gabriele, io so la mentalità che hanno, per me… allora sono stato io il primo a dire: c’è Enzo, mettiamoci a Enzo! Come ti ho detto l’altra volta io a te, quando lui ha scritto per il discorso e gli dice a questi… gli ho detto: è carabiniere o è scemo? Carabiniere non c’è (incomprensibile) è scemo, ma gli scemi possono fare danni che nemmeno lo capiscono loro il danno che possono fare!” CINÀ: Certo 276 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: Gli ho detto: “ora ti dico un’altra cosa, tu gli hai detto che nella lettera… ma quale equivoca! La lettera diceva che questi se ne dovevano andare, me lo hai raccontato tu a me!” Dice: “si, è vero, io lo ripeterò sempre!” “Perché lui, gli ho detto, lo sai che ha fatto? Ha parlato con gli INZERILLO e gli ha detto: la lettera non mi convince, ora io scrivo di nuovo e vediamo… cioè non gli è bastato che tu gli hai detto…” CINÀ: Si, si chiaro! ROTOLO: Gli ho detto: “Quindi… CINÀ: Mettendomi in difficoltà e in grosso imbarazzo! ROTOLO: Gli ho detto: “mettiamo, sempre, che è scemo, diciamo sempre che è scemo! Gli ho detto: ha accordato di andarsi a rivolgere a LO PICCOLO! Tu lo sai che LO PICCOLO… ci sei stato pure nei discorsi, gli ho detto, tu lo sai che LO PICCOLO è figlioccio di Saro RICCOBONO, cioè… un’altra cordata! Dimmi una cosa…” e gli ho raccontato il fatto dei tre! Dice: “ma che mi stai dicendo?” “Si, perché siccome il LO PICCOLO gli avrà fatto qualche cortesia e, gli ho detto, quello giustamente essendo in croce non se lo vuole dispiacere!” CINÀ: Ignorantemente! ROTOLO: Gli ho detto: “ma naturalmente non è che può mettere in difetto a me! Perché, gli ho detto, prima di tutto per me il fatto che non c’è nessuno non esiste, perché i cristiani sono in galera, gli anziani che sono vivi e sono in galera ci sono… CINÀ: Esistono! ROTOLO: …e per giunta stanno soffrendo!” CINÀ: Certo! ROTOLO: E quindi io la cosa non la vado a muovere CINÀ: Certo ROTOLO: Se la vuole muovere lui la muove lui, ma io non la muovo! CINÀ: Certo ROTOLO: Con le conseguenze! CINÀ: Certo ROTOLO: Perché digli che gli da lo sta bene, io l’indomani gli vado a sparare! CINÀ: Certo ROTOLO: L’indomani! Appena gli da lo sta bene l’indomani gli vado a sparare! CINÀ: Certo ROTOLO: Nino “rapu l’antu” io (do il via alle danze n.d.t.) non è che… CINÀ: No, no, ma siamo d’accordo perché sono veramente cose… sennò non abbiamo fatto niente! (…)

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ROTOLO rivelava poi al “164” di avere avuto la conferma dal BONURA che il LO PICCOLO utilizzava già di fatto gli INZERILLO per suo conto, e di averlo messo in guardia perché lui, in caso di conflitto, sarebbe stato uno dei primi obiettivi degli INZERILLO, che lo consideravano un “traditore”:

ROTOLO: (…) Mica… ma lasciamo perdere… e allora gli dico: “dimmi una cosa, questo LO PICCOLO quali interessi ha, interessi nostri o loro? Perché questi si rivolgono sempre a scafazzati come Enzo, che purtroppo per ragioni che non c’è nessuno gli si è dato spazio, anzi ti debbo dire, non è che gli si è dato, se lo sono preso… CINÀ: Esatto ROTOLO: …e ora si cercherà di ridimensionare un po’ a tutti questi che se lo sono preso lo spazio! Dimmi una cosa, se domani io uscissi pazzo e gli calerei la testa e questi restassero qua perché si interessa il LO PICCOLO…” CINÀ: Minchia, li ha tutti sotto di lui! ROTOLO: Si volta lui e mi dice: “ma già ce li ha al suo servizio!” CINÀ: Quindi già lui lo sa? ROTOLO: Dice: “ma già li ha al suo servizio, perché se li chiama questo, dice, questi ci vanno!” Gli ho detto: “ma dimmi una cosa in questa maniera quando quello dice… perché questi, gli ho detto, hanno spiegato parole…” “ma sono quattro gatti!” Gli ho detto: “ma pure prima pensavano che eravamo quattro gatti, perché noi la nostra forza non gliel’abbiamo fatta conoscere mai a nessuno! Questi che pensi tu che a Uditore…” quelli che ora ci sono a Uditore… “…abbiamo deliberato assieme!” Perché quelli lo hanno per traditore a lui, hai capito? Dice: “questo, non lo so io!?” CINÀ: Ah, (incomprensibile) ROTOLO: Gli ho detto: “dice che questo… gli ho detto: lo sai che tu non ti puoi salvare? Tu non ti puoi salvare! Ci sono i miei parenti… ma tu non ti puoi salvare!” (…)

ROTOLO era quindi consapevole di poter disporre della forza militare necessaria a far fronte ad una nuova guerra di mafia, forte anche del suo ruolo di più giovane rappresentante della “vecchia guardia” di Cosa Nostra attualmente sulla scena. 278 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Il boss di Pagliarelli riferiva poi al CINA’ della lettera che gli aveva inviato Giovanni MARCIANO’, che aveva un profilo criminale di livello ben diverso dal fratello Vincenzo, ed ipotizzava di poterlo eventualmente coinvolgere nel progetto di attirare il LO PICCOLO in un’imboscata:

ROTOLO: (…) “Il LO PICCOLO…” gli ho detto… dice: “si, questo è un cornutaccio… questo è un cornutaccio!” “Franco allora perché non la finite di andare appresso agli scemi?” CINÀ: Ti riferisci anche… che loro ci sono andati diverse volte pure con Tanino ci sono andati a trovarlo ROTOLO: Si, perché loro li hanno mandati a chiamare, cioè… e lui ancora ha contatti, gli manda i saluti… CINÀ: Ma li ha mandati a chiamare perché loro volevano mettere in mezzo a Sandrino? (Incomprensibile) ROTOLO: No, li ha mandati a chiamare per cose… perché era infilato in tutti i posti! CINÀ: In tutti i posti ROTOLO: In tutti i posti CINÀ: (incomprensibile) ROTOLO: In tutti i posti CINÀ: È un cornuto! ROTOLO: Per esempio questo MARCIANÒ ha il contatto, hai capito? E questo a noi ci può stare bene, quando uno non è scemo come questo! Perché a Giovanni… CINÀ: È più intelligente, giustamente (incomprensibile) ROTOLO: Perché a Giovanni glielo posso dire: “tieni i contatti, chissà qualche volta questo dovesse venire non farlo andare più via!” (…)

Importante novità sul fronte degli INZERILLO era la notizia della preannunciata partenza di INZERILLO Francesco, “Franco ù truttaturi” il quale si era allontanato alla volta di Bardonecchia. Detta circostanza non era sfuggita al ROTOLO, che non la riteneva tuttavia sufficiente.

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BONURA: (…) Vedi che quello è partito il ragazzo ROTOLO: Si, lo so, tu lo sai dov’è? BONURA: Io so che se n’è andato verso Sestriere, verso lì dove loro hanno… a Bardonecchia, lì… ROTOLO: Anche perché noi… non è che lui se n’è andato ed è finita!! BONURA: Certo, no, ma io poi arrivati ad un certo punto ho detto: “minchia, questi…” una considerazione mia, lasciamo andare, non ti… ma meglio qua che lo potevamo controllare, scusa! ROTOLO: Ma infatti il discorso non è che è qua e se ne deve andare da qua ed è finita! (…)

I due parlavano poi di Giovanni MARCIANO’ e delle sue condizioni di salute, raccontando un episodio che lo aveva visto protagonista, unitamente a Franco BONURA, dell’eliminazione di un uomo della stazza di cento chili successivamente dissolto nell’acido:

ROTOLO: (…) Giovanni è una cosa e lui è un’altra cosa! BONURA: Dico, devi pensare che Giovanni è messo così, più bello del sole… ROTOLO: Si, si, lo capisco BONURA: …ma non si può muovere è tutto mal combinato ROTOLO: Mi ricordo pure ai tempi, è che combatte una vita con questa schiena BONURA: Si, ma ora ha le ossa, tutte cose mal combinate! Non lo so come… così! Una volta, mi ricordo, c’era uno di qualche cento chili, minchia da solo, io gli mettevo il come si chiama e lui lo ha messo (incomprensibile) ROTOLO: A proposito di come si chiama, io avevo (incomprensibile), c’è possibilità? BONURA: Prima noi avevamo… ROTOLO: Lo so BONURA: …però (incomprensibile) e c’è stato chi lo ha detto questo discorso che avevo… meno male che poi la discussione… ROTOLO: Si, si, va bene. Ora devo vedere… intanto è il problema (incomprensibile) BONURA: Se ho qualche cosa te la faccio avere ROTOLO: Non è che ce ne può essere qualche poco conservato? BONURA: No, ma neanche abbiamo più le attrezzature, cose ROTOLO: Va bene le attrezzature…

280 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: Vediamo, quelli dei mattoni… dobbiamo prendere… dobbiamo parlare con quelli di… ROTOLO: Quello è acido muriatico! BONURA: Lo stesso, questo! ROTOLO: No, deve essere solforico! (…)

L’episodio, al quale non veniva associato alcun elemento che potesse condurre all’identificazione della vittima, testimoniava il perché “Don Antonino” ROTOLO ritenesse di poter affidare al MARCIANO’ il compito di eliminare il LO PICCOLO tendendogli un’imboscata.

Il fatto poi che il ROTOLO, alla data del 20 settembre 2005, fosse alla ricerca di acido solforico, costituiva un ulteriore elemento che induceva a ritenere che egli volesse rompere gli indugi e passare alle vie di fatto.

In tale ottica si ritiene di poter collocare la convocazione di OLIVERI Michele, nato a Palermo in data 01.02.1931, vero e proprio “decano” del “Mandamento” di “Pagliarelli”, il quale veniva messo in allerta dal ROTOLO, che gli rappresentava il quadro degli scenari attuali affinché, come diceva testualmente, nel caso in cui egli fosse venuto a mancare, almeno uno dei “vecchi” fosse a conoscenza dello stato delle cose.

La conversazione riservava un vero e proprio colpo di scena, atteso che il ROTOLO rivelava all’OLIVERI di aver trovato INZERILLO Francesco, “Franco ù truttaturi”, appostato in macchina nei pressi della sua abitazione pronto per eliminarlo.

281 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Il ROTOLO, che nella circostanza si sarebbe trovato in compagnia del CANCEMI, verosimilmente Carmelo, avrebbe saltato un cancello per mettersi al riparo e rifugiarsi in casa (cfr.all.to nr. 34) :

Conversazione del 22.09.2005 ore 17.15

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; OLIVERI Michele;

ROTOLO: (…) prima a Binu gli mandavo… OLIVERI: Si l’ho sentito dire, ma non… ROTOLO: Non lo conosci? OLIVERI: No, no ROTOLO: (incomprensibile) OLIVERI: No, però (incomprensibile) ROTOLO: Mai lo hai visto? OLIVERI: No, mai ROTOLO: Lo sai che io ci sono in contatto? OLIVERI: Lo capisco, non è che c’è bisogno che me lo dici! ROTOLO: Siccome con Ciccio PASTOIA a lui non gli scrivevo OLIVERI: (incomprensibile) ROTOLO: No io, allora che c’era Ciccio PASTOIA a lui non gli scrivevo perché al posto di scrivergli gli mandavo Ciccio a parlargli OLIVERI: Eh! ROTOLO: Appena è successa il discorso di Ciccio… OLIVERI: Gli hai scritto ROTOLO: lui mi ha scritto… OLIVERI: Gli hai risposto ROTOLO: …e io gli ho risposto. Ora… io non te ne ho parlato di queste cose perché (incomprensibile) OLIVERI: Esatto ROTOLO: Praticamente qua a Passo di Rigano quando sono ritornato io ho trovato, allora abbiamo saltato il cancello, perché c’era Franco INZERILLO… perché eravamo io, CANCEMI… mi aspettava in macchina per spararmi, perciò io ho mandato a chiamare a Franco BONURA e a MARCIANÒ, me lo aveva detto a me mio cognato Pino (incomprensibile) allora ero in galera, poi, nel frattempo che io ero in galera (tratto 282 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

incomprensibile), mi hanno fatto sapere che c’era qua Francuzzu INZERILLO dall’America (tratto incomprensibile) OLIVERI: Il fratello di quello che è stato in mezzo alla strada, di Totuccio ROTOLO: Fratello di Totuccio, ma questo è quello che è scappato in Ame… perché è scappato, gli scappati diciamo! OLIVERI: Degli scappati! ROTOLO: Gli ho detto: “e chi lo ha autorizzato a questo, dall’America a venire qua?” Dice: “ma allora lo hanno autorizzato, un discorso equivoco!” “Senti…” questo era Enzo che allora non era neanche combinato! Gli ho detto: “guarda, con te non ci parlo perché, gli ho detto, i discorsi non li sai, gli ho detto, quindi tu ascolta…” Dice: “no, io non so niente, delle cose antiche, dice, non so niente!” “e tu ascolta, perché non li sapevi e ora ne vieni a conoscenza! Franco io voglio sapere da te, perché Franco INZERILLO era nella famiglia dell’Uditore…” OLIVERI: Lo hanno messo loro? ROTOLO: No, era! OLIVERI: Era, ah! ROTOLO: “…quindi, tu che sei “sottocapo”, almeno, se non avete cambiato…” gli dico io! Dice: “no, sono io! Dice, ma sai, allora Angelo…” gli ho detto: “senti non parliamo di gente che non può venire qua a giustificarsi, perché con Angelo ci sono stato in galera e di questo discorso non me ne ha fatto parola! Siccome è una cosa delicata lui me ne avrebbe parlato!” OLIVERI: A me, certo! ROTOLO: “Quindi ad Angelo lascialo andare!” Dice: “Ma allora, forse, suo fratello Giovanni…” e Giovanni era in galera! Gli ho detto: “vedi che Giovanni sa il discorso, gli ho detto, Giovanni gli ho detto, c’era… proprio Giovanni! Gli ho detto, ci possiamo andare! Quando ti ho detto che l’ho richiamato perché qua c’erano altre fesseria, com’è il discorso, però questa cosa… io voglio sapere chi si è presa questa responsabilità?” OLIVERI: La responsabilità di farlo venire ROTOLO: Gli ho detto: ora alla fine… concludo, gli ho detto: “dimmi una cosa se io domani mattina esco e lo trovo per strada e gli tiro due revolverate… (…)

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Va tuttavia sottolineato che, dall’analisi incrociata delle intercettazioni effettuate presso l’appartamento di Via Catania e presso il “Box” in lamiera del ROTOLO, che coprivano pressoché l’intero anno 2005, la circostanza non era mai venuta alla luce, neppure quando il ROTOLO parlava con gli esponenti più fidati del proprio “Mandamento”.

L’unico riferimento ad un progetto di omicidio nei confronti del ROTOLO da parte di esponente della famiglia INZERILLO era emerso durante la conversazione tra BONURA, MARCIANO’ e MANNINO Calogero intercettata in data 11.01.2005, ma era relativo ad INZERILLO Tommaso, “Masino ù muscuni”, il quale sarebbe stato scarcerato soltanto il successivo 11 ottobre 2005. Il MANNINO aveva appreso di detto progetto direttamente dal ROTOLO nel corso di una visita che egli collocava nel tempo circa tre, quattro mesi prima, e pertanto verso il mese di settembre, ottobre dell’anno 2004.

Il tratto in cui ROTOLO riferisce all’OLIVERI di avere immediatamente convocato a se il BONURA ed il MARCIANO’ ed il riferimento fatto alla circostanza che quest’ultimo non fosse all’epoca ancora “combinato” nella sua veste di Capo Mandamento, consentono di collocare l’episodio in un periodo certamente antecedente il 2004 .

ROTOLO, proseguendo, riferiva all’OLIVERI degli accordi assunti con gli esponenti di “Cosa Nostra” americana in merito ai fratelli INZERILLO scappati , i quali avrebbero dovuto rendere conto dei loro spostamenti a “Saruzzu NAMIO”, identificato nel latitante NAIMO Rosario, su cui si è già riferito:

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ROTOLO: (…) Allora, l’impegno era che loro dovevano stare in America, questi scappati, tutti! E dovevano presentarsi all’appello (incomprensibile) Saruzzu NAMIO (fonetico), Saruzzu, (tratto incomprensibile) e Saruzzu fischiava e loro dovevano correre tutti e due: “zu Sarù, presente!” “Va bene, tutti qua siete? Ve ne potete andare!” Perciò, questo era l’impegno! “Se torni in Italia…” questo era l’impegno! Gli ho detto: “tu informati, non è cambiato niente, sempre quello è! Tu informati, gli ho detto, non è cambiato niente!” Ahh… te lo dico io qual è il discorso, mi racconta questo amico, dice: “a questo lo hanno arrestato in America e allora, quando è uscito, gli sbirri lo dovevano portare qua in Italia… OLIVERI: Qua in Italia ROTOLO: In Italia, a Palermo! OLIVERI: In Italia ROTOLO: E allora, perché si doveva fare i tre anni di sorveglianza… dice, e allora, loro, i parenti, questi dello scappato, hanno fatto sapere: “ma deve venire il mio parente qua, perché sono gli sbirri che lo mandano qua? Si deve fare tre anni di sorveglianza, altrimenti deve rompere e si deve dare alla latitanza.” Allora, chi è stato allora, gli ha risposto… gli ha detto: “gli fate sapere che per noi non deve rompere, (darsi alla latitanza n.d.t.) e può venire qua durante i tre anni di… OLIVERI: I tre anni di sorveglianza ROTOLO: …di sorveglianza!” (…)

Sebbene gli elementi della conversazione fossero per larga parte già emersi nel corso di altre intercettazioni, il racconto fatto all’OLIVERI risultava più chiaro nei contenuti, ed aggiungeva dettagli importanti, utili per rendere la ricostruzione degli accadimenti quanto più completa possibile .

Si apprendeva così che ROTOLO aveva chiesto al PASTOIA se suo “figlioccio”, Nicola MANDALA’, sarebbe stato disponibile a “consegnare” Alessandro MANNINO nel caso in cui ciò si fosse reso necessario, richiesta che aveva preceduto l’incontro tra ROTOLO ed il MANDALA’. Quest’ultimo aveva sì dato la propria disponibilità, ma

285 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata aveva chiesto in cambio che ROTOLO concedesse un incontro al MANNINO, richiesta che questi aveva accettato anche per la curiosità di conoscere un potenziale avversario:

ROTOLO: (…) (tratto incomprensibile), gli ho detto: “ma a questo tuo figlioccio, gli ho detto, se gli diciamo di portare gli amici, portarci a questo?” “No, questo non lo so, ma glielo possiamo dire.” E allora si sono seduti… dice: “vedi che cosa ti deve dire, dice, u zu Nino…” Gli ho detto: “senti Nicola, gli ho detto, per il momento non c’è niente, ma potrebbe succedere che, per dire, noi… OLIVERI: Che ci serve… ROTOLO: …che ci può servire questo, tu sei in condizione?” (incomprensibile)… “io sono disponibile (incomprensibile), però lui vuole (incomprensibile), dice, glielo posso portare?” Io parlando con te… è meglio avere nelle mani tutte cose e non averle… perché a questo io non lo conoscevo, ho detto, se non altro, magari, lo conosco! Gli ho detto: “ma tu me lo vuoi portare per cosa?” “no, io glielo voglio portare per farglielo vedere, però, dice, l’impegno resta sempre, per ora lei lo conosce e cerca di decidere…” OLIVERI: Quello che vuole fare ROTOLO: E si sono portati… e c’era Giannuzzu presente OLIVERI: (incomprensibile) ROTOLO: Il nostro! OLIVERI: Il nostro, Giannuzzu (incomprensibile) (…)

Il contenuto della conversazione tra ROTOLO e MANNINO Alessandro, avvenuta alla presenza di NICCHI Giovanni, così come ricostruita in favore dell’OLIVERI, merita di essere riportato almeno in parte per i suoi riferimenti alle causa scatenanti la guerra di mafia degli anni 80.

ROTOLO: (…) Gli abbiamo fissato l’appuntamento qua (incomprensibile), ci siamo seduti, c’era la luce accesa a casa mia, gli ho detto: “senti qua tu sei qua, perché, gli ho detto, è Nicola che ti ha portato altrimenti tu qua non ci saresti!” “No, questo lo capisco.” “e allora, senti, siccome io parlo chiaro, gli ho detto, e mi scoccia fare preliminari, cose, gli ho detto, senti qua noi due siamo combinati che tra me e te… ci divide un vadduni (dirupo n.d.t.) e ci passa un fiume, quindi non è 286 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

che ci possiamo unire, perché ci divide u vadduni! Questo vadduni, gli ho detto, lo ha costruito tuo zio, no noi! Tu non hai nessuna responsabilità. Gli ho detto: tuo zio ci è venuto a cercare fino a casa per scipparci le teste senza che gli avevamo fatto niente… OLIVERI: Niente ROTOLO: …per una questione di denaro e di potere! Gli ho detto: quindi a me… con chi stavo io bene così, lui mi sta bene solo così! Gli ho detto: mi hai capito cosa ti voglio dire?” Dice: “logico!” “e quindi.. io non ho niente, gli ho detto, di personale, gli ho detto, i tuoi parenti litigavano con tutto il mondo! Quindi, io di personale non ho niente, di personale ho una cosa: che avevano messo pure me nella lista, gli ho detto! OLIVERI: (ride) ROTOLO: Perciò di personale non ho niente, però io ero messo nella lista! Quindi, gli ho detto, tutti quelli che mi avevano messo nella lista e facevano parte della lista, gli ho detto, per me devono fare solo una fine!” Minchia è diventato di mille colori! Gli ho detto: “calmati un minuto, io… siccome Nicola mi ha detto che sei una brava persona, un bravo ragazzo, però tu sappi che devi stare al tuo posto! Tu devi stare nna to casedda (nel tuo filare n.d.t.), gli ho detto, senza scavalcare a to casedda perché tu non ti chiami INZERILLO ma sei INZERILLO (…)

ROTOLO raccontava poi che il MANNINO, che aveva particolarmente apprezzato la sua chiarezza, gli aveva poi chiesto di rivedere la propria posizione sul conto di INZERILLO Francesco, cosa alla quale egli aveva opposto un netto rifiuto.

ROTOLO: (…) E allora, poi, dice: “lo sa zu Nino, c’è questo mio parente…” “ah, lo vedi, gli ho detto, lì non ci dobbiamo andare, perché tu sai come stanno le cose, perché io non c’ero ma tu c’eri! OLIVERI: Tu c’eri… ROTOLO: A te hanno fatto sapere che si poteva fare la sorveglianza e dopo la sorveglianza se ne doveva andare, è vero?” Dice: “si, è vero!” “E perché non se n’è andato?” Dice: “perché allora non si è interessato nessuno.” “Ma tu lo sai che pure domani mattina ai tuoi parenti gli possono tirare due revolverate?” OLIVERI: E nessuno può dire niente

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ROTOLO: “E nessuno… OLIVERI: Perché l’impegno era quello! ROTOLO: …perché l’impegno era quello, quindi…” Dice: “allora è stato a rischio il mio parente?” “Certo che è stato a rischio!” OLIVERI: Sariddu? ROTOLO: “Ma allora non ti hanno parlato chiaro!” Insomma, di sotto, di sopra, tititì, titità… in sostanza, questa cosa vedi che si è risolta settimana scorsa, da quando ti parlo io, settimana scorsa! OLIVERI: Ah, ora? ROTOLO: E quando!? Allora, tutto deciso… perché l’ho chiamato contro voglia, io a questo non l’ho più fatto venire, è da più di un anno e mezzo, nel frattempo a Nicola lo hanno arrestato, Ciccio è morto, hai capito? Quindi questo si è sentito un poco… “minchia, dove vado a finire in questa…” e allora, in sostanza… la settimana scorsa è partito… OLIVERI: È partito ROTOLO: …uno, perché ce n’è un altro che lo ha fatto venire Nicola, dicendo che non lo sapeva che non doveva venire! Infatti Giannuzzu dice: “no, ero presente io quando, dice, mio padrino è uscito dalla galera e lui glielo ha detto, mio padrino gli ha detto, e tu come ti sei autorizzato a farlo… ora prendi e lo fai andare via di nuovo!” Perché è l’altro fratello, ah! E infatti ora questo se ne deve andare! OLIVERI: Se ne deve andare pure (…)

“Don Antonino” arrivava quindi a rendere partecipe l’OLIVERI della principale ragione della sua convocazione, e cioè la possibilità di un imminente scontro con il LO PICCOLO.

ROTOLO: (…) E allora… ti sto raccontando tutto questo discorso per farti capire che c’è LO PICCOLO… OLIVERI: Quello latitante? ROTOLO: Gli ho detto: “questo LO PICCOLO è uno che è salvato, cioè… uno che doveva morire! Franco! Perché questo era il figlioccio di Saro RICCOBONO, e se ne doveva andare!” OLIVERI: Con gli amici suoi, eh, eh! ROTOLO: Un giorno ho mandato a chiamare (incomprensibile) e non lo ha trovato (tratto incomprensibile), non me lo scordo anche perché il giorno prima erano spariti quegli undici, undici tutti assieme, quegli undici? OLIVERI: Si, si

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ROTOLO: E allora, l’ho mandato a chiamare (tratto incomprensibile), Lino… uomo! Non glielo ha detto a Pippo, perché se glielo diceva a Pippo era un uomo finito! Dice: “sai, non l’ho trovato, dice, domani vedo se lo posso cercare…” Dice: “ma è sicuro, dice, che non lo hai trovato?” Dice: “no!” Ma io lo sapevo il discorso. E allora, l’indomani lo prende e lo porta, dice, che al passaggio a livello si è buttato dalla macchina ed è scappato! OLIVERI: Si? ROTOLO: Si, si, si! OLIVERI: Questo LO PICCOLO? ROTOLO: Si, e Pippo non sapevano niente! Finalmente glielo ha portato finalmente e Pippo gli ha detto, dice: “da ora in poi nella famiglia di Tommaso Natale,dice, ci siete tutti e due.” Perché Pippo era (incomprensibile), dice: “siete tutti e due…” quindi questo è stato perdonato, è giusto? Allora ci ho parlato pure io, Pippo CALÒ, Mario GAMBINO, diciamo, per risolvere questa situazione, per non farlo ammazzare. Non so perché Pippo aveva una “calatiedda” (un debole n.d.t.) con Pippo, parlo del nostro… OLIVERI: Il nostro, andiamo! ROTOLO: E quindi io l’ho appoggiato, è giusto? “Va bene Pippo, lascialo andare che c’entra lui con Saro, lo abbiamo sotto noi, appena fa lo stupido gli scippiamo la testa!” Allora Pippo ha calato la testa. Però lui ha combinato queste barzellette, che se quello lo avesse saputo! OLIVERI: Minchia (incomprensibile) ROTOLO: Certo, ti dico che era figlioccio di Saro RICCOBONO! Se veniva là sopra, allora pure lui se ne sarebbe “andato”! (…)

L’OLIVERI veniva poi messo a conoscenza del contenuto dell’ultima missiva del PROVENZANO e delle sue indicazioni sulla posizione degli INZERILLO “scappati”, per decidere le cui sorti il capo di cosa nostra aveva indicato coloro che evidentemente riteneva essere i soggetti più autorevoli al momento in “Cosa Nostra” : ROTOLO Antonino, LO PICCOLO Salvatore e se stesso.

ROTOLO: (…) È da quando è uscito… da quando è uscito il dottore CINÀ, è da un anno e mezzo che il dottore è uscito e lui non lo ha voluto incontrare, perché lui sa che il dottore gli legge la vita, come gliel’ho letta io! Ora stamattina il dottore mi ha detto che si devono incontrare 289 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

OLIVERI: Eh, eh ROTOLO: E allora (incomprensibile) ma lui non sapeva che già quello era all’altezza di (incomprensibile), mi scrive di nuovo il Bino, perché questi si vanno a rivolgere al Bino e il Bino mi scrive… OLIVERI: Chi? ROTOLO: Bino! OLIVERI: Eh, eh! ROTOLO: Mi scrive e mi dice: “dovresti rintracciare…” gliel’ho fatta leggere io al dottore, perché quello mi ha detto… e mi scrive: “senti vedi che c’è questa situazione degli INZERILLO, certo oramai non c’è più nessuno di quelli che hanno deciso questa cosa, oramai siamo rimasti in tre, dice, io, tu e LO PICCOLO, lo decidiamo noi tre!” OLIVERI: Il Bino ti ha detto? ROTOLO: Si, non c’è più nessuno! Ci siamo io, lui e questo… e questo! OLIVERI: Questo LO PICCOLO? ROTOLO: E questo! Perciò, io l’altra volta gli rispondo che non ci parlo più con LO PICCOLO… OLIVERI: Eh! ROTOLO: …non ci parlo più, cioè gli ho fatto capire… OLIVERI: A me non mi interessa! ROTOLO: …ma che… ma che cosa mi hai raccontato? E gli dico: “tu ti devi incontrare con il dottore perché ci sono cose importanti che tu devi sapere!” E gli dico io al dottore: “lascia perdere lo scimmione, ci sono persone in galera che sono sepolti vivi con l’ergastolo, il suo paesano per primo, io con l’ergastolo, a trent’anni, per questi cornuti e sbirri e lui dice che non c’è più nessuno!? Quelli in galera sono morti? OLIVERI: Morti sono, in galera! ROTOLO: E tutti i parenti sono morti? Le mogli, i figli sono tutti rovinati per questi cornuti!? E lui mi dice: lo decidiamo tutti e tre…” decidiamo cosa? Per farlo schiacciare! Allora il dottore mi fa: “minchia ma allora è diventato proprio stolto!” Gli ho detto: “lui e stolto a modo suo!” OLIVERI: A modo suo! (…)

ROTOLO rappresentava anche all’anziano “uomo d’onore” come già aveva fatto con altri suoi fedelissimi, il pericolo che sarebbe potuto derivare dall’unione degli INZERILLO con il LO PICCOLO.

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Nella circostanza si apprendeva che questi aveva finalmente programmato un incontro con il CINA’ il quale era stato incaricato di ammonire il LO PICCOLO, in occasione dell’incontro, e di rappresentargli che determinate vicende, odierne e passate, erano state riferite a soggetti anziani dell’organizzazione. L’ammonimento era chiaramente finalizzato a far percepire al LO PICCOLO l’esistenza di un fronte contrapposto e consapevole.

ROTOLO: (…) Questo se si unisce con questi diventa pericoloso! Perché questo è pure di quelli che ti ho detto che se ne doveva andare! (doveva morire n.d.t.) Allora, ora finalmente gli ha dato un appuntamento al dottore questo LO PICCOLO, gli ho detto: “tu quando lo vedi gli devi chiarire che per tutti noi il capo famiglia è, no tu, Totuccio BIONDINO, perché noi rispettiamo pure i cristiani in galera… OLIVERI: In galera, esatto! ROTOLO: …quando si fanno il carcere, lui era e lui resta fino alla morte!” OLIVERI: Fino alla morte, esatto! ROTOLO: “Lui non è nessuno e si deve dare una ridimensionata! Poi gli devi raccontare che io ti ho raccontato il discorso di quando faceva: no, no, no! Dicendogli… tu glielo devi dire! Vedi che Nino è stato uno di quelli che ti ha salvato! E tu gli hai mandato a dire: no, no, no!” OLIVERI: No, no, no! ROTOLO: Digli: “non è che ti pare che le cose sono finite o se lo sono scordato! Vedi che…” Gli ho detto, e gli devi dire: “vedi che levando Nino almeno uno di quello vecchio c’è che sa i discorsi!” (…)

La necessità di far rappresentare al latitante come oltre al ROTOLO vi fossero altri “vecchi” mafiosi a conoscere i suoi trascorsi ed il suo ruolo attuale, dimostrava inoltre come il capo mandamento di Pagliarelli fosse ben consapevole del pericolo di essere eliminato, e testimoniava lo stato di tensione che l’organizzazione criminale stava attraversando a causa della vicenda INZERILLO.

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Nelle fasi successive della conversazione, l’anziano mafioso veniva informato altresì dell’incontro che il CINA’ avrebbe dovuto avere con il PROVENZANO, e del ruolo che al “Capo” di “Cosa Nostra” sarebbe stato richiesto di svolgere nell’eliminazione del LO PICCOLO:

ROTOLO: (…) In sostanza, ora si devono incontrare, ma si deve incontrare pure con Bino. Ora, siccome ci sono cose molto gravi di questo… il LO PICCOLO (…)

ROTOLO: (…) Questo se ne deve andare (deve morire n.d.t.) lo hai capito? OLIVERI: Chi il LO PICCOLO? ROTOLO: Si OLIVERI: Certo! ROTOLO: Si butteranno, come gli altri, pentiti! OLIVERI: Se ne deve andare ora! ROTOLO: (incomprensibile), io e Nino gli stiamo scrivendo… OLIVERI: Eh! ROTOLO: …per farselo… per chiamarlo lui, perché da lui ci dovrebbe andare OLIVERI: Da Bino? ROTOLO: Da Bino! OLIVERI: Eh! ROTOLO: Tanto lui è latitante, quello è pure latitante… OLIVERI: Eh, eh! ROTOLO: …il dottore mi ha detto, mi potrebbe dire: “vedi che io non ho nessuno!” Dice: (incomprensibile) se lui mi dovesse dire che non ha nessuno… perché questa non è una cosa che si può allargare!” OLIVERI: Esatto, vero! ROTOLO: Gli ho detto: “Se c’è la possibilità che si vuole vedere, se lui ti dice: non ho nessuno… gli ho detto: eventualmente, due, tre persone, quattro persone fidate, gli ho detto, glieli possiamo pure dare.” Perché io ho pensato di fare una cosa stretta, stretta, perché poi questo ha il figlio che è latitante! OLIVERI: Il figlio latitante è? ROTOLO: Si OLIVERI: Perché poi si fa pentito! ROTOLO: No, no non si… perché sapendo che gli manda l’appuntamento e glielo manda quello, se si fa pentito che può dire? Bernardo PROVENZANO! OLIVERI: Eeeh, Bernardo… ROTOLO: Vai a cercarlo! OLIVERI: …gli basta quello che ha! (…) 292 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Nella conversazione ROTOLO faceva altresì riferimento alla persona di INZERILLO Giuseppe, indicato come “il figlio di Santino”.

ROTOLO: (…) Perché non è che, diciamo, io sono stato fermo… OLIVERI: Nelle cose che c’era di bisogno ROTOLO: …perché, Michè, non è che ci possiamo scordare… perché se questi prendono campo ci scippano le teste a tutti! OLIVERI: Certo, come hanno fatto… sono capaci… volevano fare e non lo hanno fatto! ROTOLO: Quindi si deve guardare se questo è andato via, lui ora (incomprensibile), perché dice: “non facciamo che, dice, c’è qualche altro, dice, il figlio di Santino, il socio di Sandrino quello che è venuto da me… OLIVERI: Si ROTOLO: …gli diciamo che se ne deve andare pure, quando poi… gli diciamo…” questi erano bambini e sono cresciuti, questi ora hanno trent’anni OLIVERI: (incomprensibile) ROTOLO: Hanno qualche trent’anni! OLIVERI: Esatto (…)

Le indicazioni fornite dal ROTOLO consentivano di identificare “il figlio di Santino” in INZERILLO Giuseppe, fu Santo e di INZERILLO Francesca, nato a Palermo il 16.05.1976, unico figlio maschio del nucleo familiare del defunto INZERILLO Santo. Questi, ormai trentenne, veniva considerato un potenziale pericolo e se ne suggeriva l’allontanamento.

ROTOLO non indicava le ragioni che lo spingevano ad individuare, all’interno del vastissimo nucleo familiare degli INZERILLO, proprio il figlio trentenne di INZERILLO Santo quale persona da allontanare in quanto potenzialmente pericolosa, ma già i rapporti di frequentazione dell’INZERILLO Giuseppe ne testimoniano la vicinanza ai soggetti di maggiore spessore criminale della famiglia mafiosa di “Passo di

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Rigano”. L’attivismo di INZERILLO Giuseppe non è evidentemente sfuggito a ROTOLO Antonino che ne teme i possibili propositi di vendetta.

In effetti, in data 09.02.2004, personale dipendente aveva documentato un incontro tra MANNINO Alessandro, SIRCHIA Giovanni, INZERILLO Giuseppe e CIPRIANO Tommaso, che agli INZERILLO è legato da un rapporto di parentela (cfr. all.to ZERO ).

Da accertamenti esperiti presso gli archivi magnetici del Ministero degli Interni emergeva inoltre che in data 01.07.2001 e 27.09.2001, INZERILLO Giuseppe era stato controllato in compagnia di LA BARBERA Matteo, nato a Palermo il 09.07.1976, nipote del più noto Michelangelo (cfr. all.ti nr. 35 e 36 ).

Ancora, sempre dalla consultazione degli archivi magnetici del Ministero degli Interni, in data 16 marzo 2004, INZERILLO Giuseppe era stato sottoposto a controllo unitamente a SIRCHIA Giovanni, SPATOLA Giuseppe e MASSA Giovanni, quest’ultimo cittadino americano (cfr. all.to nr. 37).

Dal controllo degli spostamenti dell’INZERILLO emergeva inoltre che in data 23 dicembre 2004 egli era partito alla volta di New York insieme a GRECO Salvatore, nato a Palermo il 03.11.1969, fratello di Vincenzo, del quale quest’ufficio aveva documentato la vicinanza al latitante LO PICCOLO Salvatore nel corso delle indagini esperite nell’ambito del Procedimento Penale 13100/00, avente come oggetto le attività criminali di RIINA Giuseppe Salvatore, figlio del più noto “Totò ù curtu”.

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ROTOLO disponeva dunque di informazioni che lo inducevano a ritenere potenzialmente pericoloso il giovane INZERILLO, il quale avrebbe certamente avuto ragione di vendicare la morte del padre, soppresso con il metodo della c.d. “lupara bianca” il 26.05.1981.

Alle ore 09.40 del 13 ottobre 2005 veniva registrata una conversazione tra le più ricche di indicazioni tra quelle intercettate nell’intero arco di durata delle indagini, protagonisti ROTOLO e CINA’, che facevano il punto sull’assetto dei “Mandamenti” mafiosi cittadini, fornendone una mappatura aggiornata.

La novità di rilievo per il CINA’ era costituita dall’aver finalmente ricevuto una richiesta di incontro dal latitante LO PICCOLO Salvatore, concordata per il successivo giorno 25 ottobre.

L’immensa mole di informazioni contenute nella conversazione verrà ripartita tra le varie parti dell’intera nota informativa; ciò che verrà invece proposto in questa sede è la parte della conversazione nella quale il CINA’ ed il ROTOLO parlavano di alcuni episodi che avevano come protagonisti Stefano BONTATE e “Totuccio” INZERILLO, nonché delle ragioni che avevano condotto alla loro eliminazione.

Ancora una volta i due lasciavano ricadere sui perdenti la responsabilità del bagno di sangue avvenuto negli anni ottanta, parlando delle conseguenze nefaste che ciò aveva avuto per “Cosa Nostra”, sia in termine di vite umane perdute che di condanne penali riportate. (cfr. all.to nr 14.)

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Conversazione del 13.10.2005 ore 09.40

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; CINA’ Antonino, “Nino”, “ù dutturi”;

ROTOLO: (…) A Partinico a me Totò RIINA… anche per capire un poco (tratto incomprensibile) parente di MESSINA DENARO… CINÀ: (incomprensibile) ROTOLO: …intimi con Peppino (incomprensibile) quando (incomprensibile) era là lo nascondevano loro (incomprensibile). E allora io gli ho detto a Totuccio, io c’ero andato a casa, ero insieme (tratto incomprensibile) diciamo, sempre per suo fratello. E allora, ci sono andato a casa io e c’era (tratto incomprensibile) Pino SAVOCA (incomprensibile) Giovanni… Giovannello, Pinuzzu GRECO, MARCHESE che c’era un deposito di ferro, un deposito di lamiere (incomprensibile)

Tratto poco comprensibile ROTOLO racconta episodi legati alla guerra di mafia.

Min.128.00 ROTOLO: (…) e poi hanno diviso la torta, corso Calatafimi e Mezzo a Sariddu DI MAIO e noi siamo rimasti definitivi, hai capito? Cioè hanno annullato il mandamento (tratto incomprensibile). Qualche giorno dopo c’è stata una riunione di commissione e gli si è detto che (incomprensibile) il mandamento, perché Stefano ce lo doveva comunicare CINÀ: Non c’è da prenderne copia, minchia allora scemo era questo? ROTOLO: Si! CINÀ: Una volta l’ho visto parlare, (tratto incomprensibile), minchia, questo Stefano è? Questo è scemo, non serve! Minchia, una parola sopra l’altra… doveva fare un discorso semplice. (tratto incomprensibile) Pino BATTAGLIA, tu questa cosa la dovresti sapere? ROTOLO: Si, si! CINÀ: (incomprensibile) dice: “ma voi che fate qua?” Si gira lui e dice: “se siete dispiaciuti ce ne andiamo!” “No, dice, una volta che siete venuti, dice, se non ti dispiace a te” (incomprensibile) questo è scemo, non mi è sembrato tanto aquila, era diabolico, era vecchia guardia, ma non è che era… aquila, aquila era? L’aquila quella era, l’aquila reale sempre quello era!

296 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: Si, ma non era stupido lui, non era stupido. E infatti glielo diceva lui a tutti: “state attenti!” CINÀ: Invece di dire state attenti, perché non ci stava attento lui, lui neanche doveva cominciare ci doveva pensare lui! ROTOLO: (incomprensibile) INZERILLO (incomprensibile) CINÀ: Si, ma non c’era da cominciare completamente, non c’era motivo secondo me! ROTOLO: Certo! CINÀ: Non c’era motivo, no secondo me, non c’erano i motivi! ROTOLO: Certo, certo! CINÀ: Collaboriamo ROTOLO: Aspetta, perché il discorso inizia da lì? Inizia da Pippo, perché… CINÀ: Tutte cose, quello in Brasile ROTOLO: Ancora prima perché il discorso nasce quando Tanino BADALAMENTI e Stefano danno lo sta bene a Pinuzzu GRECO… CINÀ: Si, il fatto di quello, del padre di (incomprensibile) ROTOLO: …da lì parte… CINÀ: Ma perché gli hanno dato questo sta bene? ROTOLO: E questo sta bene glielo aveva dato u cicchitieddu (fonetico) quando è venuto qua CINÀ: Esatto e quello… da là parte ROTOLO: E quindi avevano già i GRECO le dita intrappolate, tanto è vero che a Tano BADALAMENTI lo hanno lasciato e Stefano forzatamente è rimasto (incomprensibile) CINÀ: Certo! ROTOLO: Non era pronto… CINÀ: Si, me lo diceva, dice: “ci vuole ancora consenso, cose…” ROTOLO: … non era pronto, perché se Tano BADALAMENTI allora (tratto incomprensibile) CINÀ: E finivano tutte cose ROTOLO: Per dire: “Nicola che vuoi? Si possono fare queste cose?” Dice: “ma è cognato di Filippo.” “Eh, gli dici a Filippo che suo cognato (incomprensibile)” CINÀ: E finiva il discorso ROTOLO: E Stefano… e non succedeva più niente e avremmo avuto “un mondo” sano ancora! CINÀ: Certo! (…)

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ROTOLO raccontava poi del tentativo compiuto prima dell’eliminazione di “Totuccio” INZERILLO, di convincerlo ad allontanarsi dal BONTATE, e di come il corso delle cose sarebbe potuto cambiare se Salvatore INZERILLO gli avesse dato ascolto:

ROTOLO: (…) perché quando io ci sono salito sopra a casa da Totuccio INZERILLO, prima dei discorsi, gli ho detto: “Totò tu a tuo fratello gli devi dire (tratto incomprensibile) sono sane e piene di vita (incomprensibile), gli ho detto, Totò, vedi che gli amici fuori li abbiamo tutti, li hai tu e li ho io, però, gli ho detto, i parenti siamo quelli che la sera ci chiudiamo dentro… CINÀ: Esatto! Come per dirgli: “non ti allargare assai, ritirati.” ROTOLO: …quindi, gli ho detto, facciamo una cosa, perché noi che siamo stati sempre uniti…” CINÀ: Perché quel cornuto di Pietro MARCHESE lo ha fatto incazzare, perché camminavano insieme, una volta sono venuti in ospedale insieme con il mercedes, lui aveva il duecentottanta SE metallizzato ROTOLO: Pietro MARCHESE ha fatto incazzare a Totò, perché a Pietro MARCHESE gli ha detto: “non mettiamo mano qua, poi (incomprensibile)” CINÀ: Si, si, perché lui doveva fare il capo mandamento a corso dei Mille, quello doveva fare … ROTOLO: Si, si, si! Lui… è impazzito con questa famiglia pure Giovannello CINÀ: Certo, questo me lo hai raccontato, tu gli hai detto questo e poi… dice: “a mio fratello lascialo perdere” e poi all’indomani… ROTOLO: “mio fratello…” a Totò! No a mio fratello, lui mi ha detto… allora io gli ho detto, quando ho parlato con lui, lui mi ha detto… gli ho detto: “io sono qua per darti una mano, anzi, no una, tutte e due!” CINÀ: E lui però non ha voluto… ROTOLO: Allora lui dice: “ma noi siamo come prima.” Gli ho detto: “no, allora, guarda, dato che tu mi dici che siamo come prima… CINÀ: Da ipocrita ROTOLO: …a me non serve questa cosa, quindi, restiamo come siamo, gli ho detto, però sappi che non siamo amici e nemmeno fratelli.” CINÀ: Certo, quella sera si poteva liberare oppure affossarsi ROTOLO: Si! CINÀ: E si è affossato! ROTOLO: E si è affossato! (…) 298 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Il ROTOLO aveva quindi vissuto in prima persona le tensioni che avevano preceduto l’esplodere del conflitto, ed aveva certamente appreso ad interpretarne per tempo i segnali, come egli stesso era solito dire.

Le conversazioni che si andranno a commentare di seguito dimostrano che, se la partenza di INZERILLO Francesco, “ù truttaturi”, era stata vista con sollievo dal ROTOLO, nuove vicende andavano comunque a complicare la controversa questione della presenza in Italia di membri della stessa famiglia.

In data 11.10.2005, infatti, veniva scarcerato INZERILLO Tommaso, “Masino ù muscuni”, nato a Palermo il 26.08.1949, “sottocapo” della “Famiglia” mafiosa di Uditore, fratello di INZERILLO Francesco, inteso “Franco ù nivuru”, personaggio la cui presenza non era gradita dal ROTOLO, il quale aveva appreso che in passato “ù muscuni” aveva cercato di raccogliere informazioni sui suoi spostamenti.

Diverso era invece l’atteggiamento di BONURA e SANSONE verso l’avvenuta scarcerazione dell’INZERILLO, la cui posizione essi ritenevano in qualche modo regolarizzata in virtù di una non meglio indicata “cortesia” che questi aveva fatto in favore dello schieramento vincente. La famiglia mafiosa di Uditore inoltre, come già riferito sopra commentando la conversazione dell’11.01.2005 intercettata nell’appartamento adiacente l’Immobiliare Raffaello, (cfr. all.to nr.1), aveva provveduto a pagare un mensile all’INZERILLO Tommaso durante tutto il periodo della sua detenzione, denaro che veniva corrisposto con regolarità ai familiari attraverso MANNINO Calogero.

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Il diverso atteggiamento di BONURA e SANSONE rispetto alla posizione di INZERILLO Tommaso emerge dalla conversazione intercettat il 17 ottobre nell’appartamento adiacente l’Immobiliare Raffaello. (cfr.all.to nr. 38)

Conversazione del 17.10.2005 ore 11.10

INTERLOCUTORI:

BONURA Francesco, “Franco”; SANSONE Gaetano, “Tanino”;

BONURA: (…) Poi l’altro giorno, mi sono incontrato con Enzo BRUSCA, te l’ho detto? SANSONE: Si! BONURA: E mi ha detto che u muscuni è uscito!! SANSONE: Ah si? BONURA: Ora io volevo prima concordare con te che dobbiamo fare, perché io lo vorrei trattare bene a questo! SANSONE: Ma non è che … io penso che non è che c’è bisogno di… BONURA: No… SANSONE: … specialmente che … BONURA: Lo voglio sapere un po’ perché questo … ora mi diceva Calogero, gli ho detto “ma vero è uscito?”, dice “si. È uscito e lo hanno preso di nuovo perché deve fare, non so, deve fare l’affidamento e quindi…” (…)

Dagli accertamenti esperiti risultava che INZERILLO Tommaso, scarcerato dalla Casa Circondariale di MELFI (PZ), veniva condotto presso la Casa Circondariale di Pagliarelli ed ammesso al regime di semilibertà nella giurisdizione del Magistrato di Sorveglianza di Palermo, per scontare la parte residua della condanna ad anni 23 di reclusione che egli stava scontando per traffico di sostanze stupefacenti.

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BONURA aveva quindi appreso la circostanza da BRUSCA Vincenzo, “Capofamiglia” di Torretta, ma aveva richiesto notizie ulteriori a MANNINO Calogero, il quale disponeva di informazioni di prima mano sia in quanto consuocero di GAMBINO Alfonso, sia perché abitava nelle vicinanze degli INZERILLO.

BONURA confidava al SANSONE il timore che il ROTOLO volesse eliminare “Masino” INZERILLO, cosa dalla quale egli dissentiva, da un alto temendone le conseguenze, dall’altro ritenendo l’omicidio, in assenza di altri provvedimenti da prendere verso gli altri “scappati”, misura assolutamente inadeguata.

Il “sottocapo” della “Famiglia” mafiosa di “Uditore” proponeva al suo “Capofamiglia” di incontrare INZERILLO Tommaso per fargli gli auguri per l’avvenuta scarcerazione, e lo informava dell’incontro che avrebbe dovuto avere il giorno successivo con il ROTOLO, concordando di adottare una posizione comune sul punto:

BONURA: (…) siccome tutti… “quello là appena esce fa …”, ma io appena … se si deve mettere mano, non credo che si deve mettere mano da lui solo?! SANSONE: Certo! BONURA: E perché? Per andarcene tutti a rovinarci!! Io, parlando con te, vorrei fare, io, io te lo dico però non ho parlato con nessuno! Incontriamolo, lo incontriamo tutti e due, gli facciamo gli auguri, fare e dire, gli si fa il regalo, gli si continua a dare lo stipendio fino a quando lui non si busca il pane, vorrei fare in questa maniera io! Poi se tu lo condividi lo facciamo, se non lo condividi per me … SANSONE: No, ma senti qua Franco, quando … quando questo non si fa, dico, lasciamo stare le esagerazioni… BONURA: No, perché parlando con te, io mi ricordo, siccome io domani sono da … da Nino, non so se ne debbo parlare o meno, quindi hai fatto bene tu a dire … SANSONE: Senti, Nino, Nino … l’altra volta … BONURA: Si! SANSONE: … ne parlavamo… 301 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: E io parlando con te, con tutto (incomprensibile) glielo dico che è qua, gli dico “senti, noialtri dobbiamo stare a guardare e dobbiamo rischiare perché … non è che fai a lui … che fai a lui?! E agli altri?”. Non so se mi spiego? SANSONE: No, no, questo può essere anche una … a dirglielo non credo che sia … BONURA: Male!? SANSONE: … sia male, perché … ma io … BONURA: Ma difatti tra le cose che avevo scritte… perché avantieri ci sono andato e abbiamo trovato il pallone, il pallone significa … io gli dovevo dire il fatto di Enzo, di Enzo, al posto suo, suo fratello!! SANSONE: Si!! (…)

Il BONURA preferiva quindi correre il rischio di esporsi ad una possibile vendetta degli INZERILLO, ipotesi che egli dimostrava tuttavia di ritenere poco probabile, piuttosto che “mettere mano” nuovamente alle armi, trovando il pieno accordo del SANSONE.

Per quanto invece riguarda l’incontro con il ROTOLO, BONURA raccontava al SANSONE di essere andato a trovarlo qualche giorni prima, ma di aver trovato “attivo” il “sistema d’allarme” visivo esterno, un pallone visibile dall’esterno che veniva innalzato per aria per segnalare la presenza di cause che impedivano l’effettuazione di incontri programmati.

SANSONE: (…) Non ci sei andato più avantieri? BONURA: Ci sono andato! SANSONE: Eh! BONURA: Sono andato là e siamo andati a trovare… dice “quando mette il pallone in aria, non si ci può entrare che ci sono problemi!”. SANSONE: Ah! Ho capito! BONURA: E siamo andati a trovare problemi! Perciò, prima ci siamo andati a fare una passeggiata, siamo tornati e il pallone era ancora là e poi abbiamo appuntamento domani perché se c’erano novità, lui veniva stamattina e me lo disdiceva!! SANSONE: (incomprensibile) (pausa) Visto che l’altra volta se ne parlava … 302 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

BONURA: Io me la vorrei impostare così! Io a lui me lo vorrei tenere vicino! (…)

SANSONE concordava con il BONURA sull’opportunità di informare il ROTOLO della loro decisione.

SANSONE: (…) Visto che … “vedi che c’è questa situazione…io cerco di…” BONURA: Ma altro dirgli ne abbiamo parlato… SANSONE: Si, si… BONURA: … e noialtri con lui… SANSONE: … “tu che ne pensi? Siccome si … si pensa di fare questa… in questa maniera anche per non creare allarmismo, tu che cosa ne pensi di questa situazione?” e vedi… vedi che cosa ne pensa pure lui anche perché… così domani non siamo censurati di dire “minchia, ma questi …” BONURA: Come difatti l’avevo scritto io, tu … quando hai letto “moscone”… SANSONE: Si! E … Calogero mi ha piantato stamattina!! (…)

Il riferimento al “Calogero” in tale contesto non appariva casuale, posto che egli veniva ormai visto con diffidenza dal SANSONE, ma soprattutto dal BONURA e dal MARCIANO’.

A tal proposito va riferito che al termine della conversazione intercettata in data 26.05.2005 nell’appartamento adiacente gli uffici dell’IMMOBILIARE RAFFAELLO, Francesco BONURA, rimasto solo con il MARCIANO’, gli aveva confidato di non fidarsi più del MANNINO poiché riteneva che questi lo avesse (sic) “venduto a peso” a “Pinuzzu” SANSONE, cognato del ROTOLO (cfr. all.to nr .18).

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Ancora, in data 24.06.2005, il BONURA, che aveva richiesto un incontro a SANSONE Gaetano per ribadirgli che, alla luce delle lettere del PROVENZANO, i fratelli INZERILLO avrebbero dovuto lasciare la città, manifestava al SANSONE i propri dubbi circa la lealtà del MANNINO (cfr. all.to nr. 20).

In data 18.10.2005, il sistema di video riprese installato nei pressi dell’abitazione del ROTOLO documentava l’ingresso di BONURA Francesco, il quale tuttavia non attendeva l’arrivo del ROTOLO, ma scavalcava una piccola recinzione ed accedeva all’interno della villa, in un ambiente non coperto da sistemi di intercettazione (cfr. all.to nr. ZERO).

La circostanza era divenuta ricorrente tra gli “ospiti” del ROTOLO, che non utilizzava più il “box” in lamiera con la stessa frequenza di prima, e preferiva ricevere le visite dei consociati presso il giardino della propria abitazione.

Il successivo 28 ottobre sarebbero state tuttavia intercettate, all’interno del box in lamiera in uso al ROTOLO, due conversazioni che consentono un aggiornamento sulla vicenda INZERILLO. Quel giorno ROTOLO ricevette sia SIRCHIA Giovanni che MANNINO Calogero, dai quali traeva informazioni dettagliate sugli orientamenti e sugli avvenimenti interni al mandamento di Boccadifalco.

La prima conversazione veniva intercettata alle ore 09.53, ed aveva come protagonista MANNINO Calogero. “convocato” al fine esclusivo di acquisire informazioni su personaggi del “Mandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco” (cfr.all.to nr. 39):

304 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Conversazione del 28.10.2005 ore 09.53

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”;

ROTOLO: (…) Calò! La dentro non ti faccio entrare perché… sono mal combinato. MANNINO: Che hai? ROTOLO: Niente! Stai bene? MANNINO: Ma, ringraziamo a Dio! ROTOLO: Mettiti un gradino più basso. Ti ho mandato a chiamare perché ho bisogno di chiederti informazioni e meglio di te non me li può dare nessuno! I figli di Angelo, siccome so che si parla di (incomprensibile) siccome è una cosa che (incomprensibile) Angelo mi ha mandato a dire e io prima di riceverlo voglio sapere se sono seri, non sono seri, insomma si comportano bene, non lo so, perché non mi sembra che li tengono vicino, non mi sembra che… MANNINO: Non sono seri ROTOLO: No! MANNINO: Di uno ho la certezza… del grande, con il piccolo non ho parlato mai, ti dico la verità, lo vedo, ciao, ciao ROTOLO: Ma non sono seri in che senso? MANNINO: (incomprensibile) … ROTOLO: Ah! Ah! MANNINO: …questo, il grande deve dare soldi a chiunque, è combinato… è assoluto. (…)

L’Angelo cui si faceva riferimento nella conversazione si identifica in LA BARBERA Michelangelo, inteso Angelo, nato a Palermo il 10.09.1943, il quale ha effettivamente procreato due figli maschi, Matteo, nato a Palermo in data 31.05.1973, e Pietro, nato a Palermo l’1.11.1975.

La richiesta di “accertamenti” del ROTOLO seguiva una richiesta che l’ex “Capomandamento” di “Boccadifalco” detenuto gli aveva “mandato a dire”, affinchè ricevesse il figlio maggiore:

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MANNINO: (…) Del piccolo veramente tante lamentele non ho sentito, ma del grande si. Io parlo con mio fratello, perché Angelo lo sai, è… ROTOLO: No, è il discorso qual è? È perché… diciamo di quello che manda a dire lui, io mi dovrei incontrare con questo ragazzo, capisci? Ora, saputo queste notizie io… che so se questo si mette a chiacchierare? (…)

Le indicazioni del MANNINO Calogero, sul quale egli riponeva evidentemente la massima fiducia, inducevano il ROTOLO a dubitare seriamente della possibilità di “ricevere” il giovane LA BARBERA Matteo, circostanza decisamente insolita per il figlio di un elemento di tale livello dell’organizzazione “Cosa Nostra”, i cui dettami prevedono l’assistenza per i familiari dei consociati detenuti.

Da altra successiva conversazione intercettata, le informazioni fornite dal MANNINO sarebbero state confermate solo relativamente al figlio maggiore del LA BARBERA, mentre il minore sarebbe stato indicato come “persona seria”.

Il MANNINO rivolgeva poi al ROTOLO con tono ironico una battuta su “Masino” INZERILLO, circostanza che forniva il “la” per introdurre l’argomento centrale dell’incontro, la raccolta di informazioni sugli “scappati” del “Mandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”:

MANNINO: (…) Ho un abbraccio per te, tienitelo stretto, ti abbraccia forte, forte, forte Masino. ROTOLO: (ride) Mi è venuto… è venuto a pregarmi Franco e mi ha detto che “u truttaturi” deve tornare a Natale per quindici giorni, perché si deve prendere le valigie. Gli ho detto: “Franco ma che cosa dobbiamo combinare? Com’è finita!? Gli ho detto, che dobbiamo fare?” MANNINO: Si! ROTOLO: Gli ho detto: “dobbiamo andare all’alt per forza?” Dice:“lo sai è che non è riuscito a portarsi tutte cose…” Quindi evidentemente è lui che gli ha dato lo sta bene o si comporta… 306 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

MANNINO: (incomprensibile) è scesa sua moglie, c’è stata sua moglie a Palermo, (incomprensibile) L’altro ieri… l’altro ieri c’è andato Alfonso il mio consuocero, “il Signore me li deve guardare tutti questi amici che ho”! ROTOLO: Ho capito! (…)

Lo scambio di battute rivelava l’avversione di MANNINO Calogero per gli INZERILLO, avversione mai manifestata al BONURA al quale, invece, MANNINO, nel corso della conversazione intercettata in data 26 maggio 2005, aveva lasciato intendere di non considerare gli INZERILLO un problema, considerato che questi non si erano “messi in mezzo” :

MANNINO: (…) Comunque io penso che se qualcuno (incomprensibile), perché io… come li guardo io gli INZERILLO che io ci sto vicino, a fianco, perché abitiamo a duecento metri, non si sono messi in mezzo ai piedi completamente! Se vedono che lui non si sente… BONURA: Ascoltami un minuto, tu hai ragione fratello mio, però queste cose valgono e non valgono, non siamo noi che dobbiamo decidere e se ci dobbiamo mettere mano e meglio che ci mettiamo mano e ce ne usciamo, nel senso che… perché questa non finirà mai questa storia! MARCIANÒ: Possiamo perdere tempo… BONURA: Ma non finisce, finisce male! E sempre (incomprensibile) e se Dio ce ne scansi succede qualche cosa i responsabili siamo noi perché ci siamo disinteressati. Picciotti io sono stanco, se i discorsi sono questi non è che… MARCIANÒ: Perché c’è quello che è accanito, ROTOLO (…)

MANNINO informava il ROTOLO di una “primizia”, posto che aveva appreso della presenza di un altro “scappato” che si era incontrato con Tommaso INZERILLO, che egli indicava come “BOSCO”.

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Il tono di voce del ROTOLO lasciava trasparire il compiacimento per l’informazione ricevuta, che egli certamente riteneva utile per i propri fini:

MANNINO: (…) Avantieri questo Masino è uscito per un giorno, poi è stato senza… non lo hanno fatto uscire più ROTOLO: Si! MANNINO: Però, siccome io ho una cognata, una sorella di Sarino, che è stata vent’anni in America trent’anni e tutti questi nanarieddi se li va facendo, però, stiamo accanto ma io da lei non ci sono andato mai, tanto che i miei cognati sono offesi. Siccome… non mi piace di cosa parla, di cosa non parla, mi parla di quelli dell’America che lei sapeva che sono quelli, i GAMBINO, che le confidenze le facevano a lei… cose di donne, e mi tengo sempre nel mio (incomprensibile). È uscito questo per un giorno e questa mia cognata c’è andata. Si vede con mia moglie perché sono sorelle, perciò io gli dico sempre a loro: “come le so io le cose qua…” perché sono tutti parenti, l’unico estraneo, tra gli INZERILLO e gli SPATOLA (incomprensibile), perché poi sono tutti mariti e moglie, cugini, figli di fratelli, perché si sposano sempre fra di loro. ROTOLO: Si, si. MANNINO: E allora mia cognata gli dice a mia moglie, dice: “sono andata a vedere Masino, dice, e appena sono arrivata c’era Alfonso seduto con lui.” Mia moglie è morta: “ma tu non ci devi andare a vedere a Masino?” – “Perciò non ci devo andare!” – “minchia, Alfonso già c’è andato e tu… che siamo parenti…!?” Perché sono (incomprensibile) ROTOLO: Certo! MANNINO: Si, appena è! Ora, gli ha detto che forse è uscito per quindici giorni. Ieri è uscito, mi vede Alfonso… prima me lo dice mio figlio: “papà tanti saluti da Masino…” Gli ho detto: “perché tu lo conosci?” Dice: “no, ma a me lo ha detto mio suocero che è uscito ieri” (incomprensibile) a lui e a (incomprensibile) ROTOLO: (incomprensibile) chi è questo? MANNINO: Il BOSCO! ROTOLO: Ah MANNINO: Quello che allora se ne è andato pure in America. ROTOLO: Ah… (incomprensibile) a Masino e al BOSCO!? MANNINO: Alfonso è a (incomprensibile). (…)

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BOSCO Nunzio, nato a Palermo il 08.08.1949, era già stato inserito dal BONURA nell’elenco degli “scappati” presenti a Palermo durante la conversazione del 26 maggio, ed era uno di quelli che, unitamente ad INZERILLO Santo, si era recato a trovare LO PICCOLO Salvatore nel 1972.

Atteso che il dato della sua presenza a Palermo non era un fatto nuovo, ciò che aveva reso appetibile al ROTOLO la notizia era il fatto che egli si fosse recato a trovare INZERILLO Tommaso, certamente un personaggio di primo piano in seno alla famiglia INZERILLO.

Altra preziosa indicazione fornita dal MANNINO era relativa alle persone che egli aveva trovato a brindare presso l’abitazione di “Masino” INZERILLO, nella quale egli si era recato su insistenza dei propri familiari, e particolarmente di GAMBINO Alfonso:

MANNINO: (…) Perciò Alfonso dice: “vedete compare, dice, tanti saluti da Masino.” Gli ho detto: “compare ma ogni volta che sentite che questo deve uscire vi ci andate a sedere nella scala, aspettate nella scala? Perché avantieri è uscito per un giorno e ci siete andati, ora… quello è uscito questa mattina e già mi date i saluti!?” Dice. “perché compare?” – “Compare, io ho il desiderio meglio di voi di vederlo per salutarlo, però non ci vado per non ingarbugliargli i piedi, chissà uno… qualche scocciatura, perché capisco che per ora sarà guardato, sarà… io ci voglio andare, però quando lui mi manda a chiamare, c’è una possibilità…” Nino mezz’ora! È venuto a casa Alfonso: “dice, Masino ci potete andare.” - “Compà ma io non è che vi ho detto che gli dovevate andare a dire…” ma comunque una volta che me lo viene a dire, finisco di mangiare e ci vado. Minchia e vado a trovare venti persone là dentro, venti! C’era suo fratello Franco, c’era Sandrino, c’era come… il SIRCHIA, c’era mio cognato Sarino, c’era questo INZERILLO l’americano e tutti imparentati, venti persone. Dice: “aspetta, apriamo la bottiglia eee!” Gli ho detto: “io me ne devo andare perché ho da fare, gli ho detto, ho un 309 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

appuntamento,” ho tagliato la corda e me ne sono andato. A parte che c’è qualche cosa con quello, con Sandrino… ROTOLO: Certo! MANNINO: …perché mi sono seduto io qua e lui… non lo ha avuto il coraggio di guardarmi in faccia, non lo ha avuto il coraggio! Perché quando uno è cattivo, è cattivo! (…)

Calogero MANNINO precisava di aver trovato una scusa per sottrarsi al brindisi, confermando la propria avversione per la famiglia INZERILLO in generale, e quella per “Sandrino” MANNINO in particolare, il quale non lo aveva neppure guardato in faccia.

Va per altro ricordato che a seguito di una “confidenza” fatta dal MANNINO al BONURA sul conto di GAMBINO Alfonso, il quale aveva esultato della cattura di MONTALTO Salvatore alla presenza del consuocero, questi era stato “posato” dall’organizzazione.

ROTOLO chiedeva poi al MANNINO se l’INZERILLO gli avesse detto qualcosa, ed egli rispondeva che aveva ricevuto il compito di inviare i saluti a lui, a “Franco”, a “Tanino”, e allo “Zù Gianni”, identificabili chiaramente in BONURA Francesco, SANSONE Gaetano e CHIOVARO Aurelio Giovanni.

Il MANNINO aveva detto a “ù muscuni” di non potergli garantire nè quelli del ROTOLO nè quelli del CHIOVARO, entrambi ristretti agli arresti domiciliari, e concordava con il ROTOLO una comune versione da fornire nel caso in cui si fosse reso necessario, e cioè che i saluti erano stati affidati ad uno dei cognati del ROTOLO.

310 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

La cruda replica del ROTOLO rendeva evidente che egli considerava “Masino ù muscuni” tutt’altro che “a posto” con lo schieramento “Corleonese”, e rivelava chiaramente la sua intenzione di eliminare Tommaso INZERILLO:

ROTOLO: (…) E Masino ti ha detto qualcosa? MANNINO: No, Masino mi manda i saluti per te, per Franco, per Tanino, pu zzu Gianni, gli ho detto: “quelli per u zzu Gianni non te li posso garantire e nemmeno quelli di Nino!” ROTOLO: Si MANNINO: Dice: “con i suoi cognati tu…?” “No, con i suoi cognati…” “allora vedi se glielo puoi fare sapere tramite i suoi cognati.” Gli ho detto: “Nino lo sai com’è combinato, gli ho detto, nemmeno il Signore ci può passare da là!” Ed ho chiuso il discorso. Va bene, eventualmente te l’ho mandato a dire con uno dei tuoi cognati. ROTOLO: Va bene. MANNINO: Se un domani che tu dirai mi sono arrivati… ROTOLO: Ma può essere pure che… non c’è questo tempo. MANNINO: Che non c’è di bisogno. Nino auguroni. Dico, qualsiasi cosa io sono sempre… ROTOLO: E anch’io, e anch’io. MANNINO: Ciao Nino, buone cose. ROTOLO: Grazie (…)

La fase dei saluti, che documentava altresì i rapporti di conoscenza tra il MANNINO ed i CANCEMI, riservava un’ultima interessante circostanza, una breve precisazione che egli faceva al ROTOLO prima di allontanarsi:

MANNINO: (…) Nino, vedi che Franco non lo sa che vengo qua.

Al fine di meglio rappresentare le figure di INZERILLO Tommaso e di INZERILLO Francesco, “ù truttaturi”, verrà di seguito riportata una conversazione dall’eccezionale valore “storico”, posto che rievocava quanto accaduto nella fase compresa tra l’eliminazione di Stefano BONTATE e quella di INZERILLO Salvatore. 311 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Dal dialogo si apprende che questi, all’indomani della morte di BONTATE, aveva incaricato tre “ambasciatori” di recarsi presso la tenuta di GRECO Michele, “il papa”, “Capocommissione” della “Commissione Provinciale” di Cosa Nostra all’epoca dei fatti. La conversazione, intercettata nell’appartamento di via Catania alle ore 10.33 del 02 agosto 2005 (cfr.all.to n. 40), avveniva tra MANNINO Calogero e BONURA Francesco, il quale raccontava l’inedito episodio:

Conversazione delle 10.33 del 02 agosto 2005

BONURA: (…) Ti racconto l’ultima, quando è morto Stefano, quando è morto Stefano, l’INZERILLO … MANNINO: Gli hanno sgonfiato le ruote… BONURA: … ha preso e mi ha mandato a chiamare, me ne sono andato là, “questo fatto, dice, lo dobbiamo vedere come va questo discorso, fare e dire, etc… dice, andate dallo zio Michele!”, “a questo punto siamo arrivati?”, perché, scusa, perché ci devo andare io quando vengo dopo di quello? Capisco Gianni, da come si chiama ci deve andare tuo cugino che è il sottocapo! Masino era il sottocapo è giusto!? Dice “no, dice, ci devi andare tu con …”, perché lui ha rischiato solo a suo padre, hai capito? Perché c’era la possibilità di non tornare più! Siccome lui era vivo, non ci toccano se non fottono prima a lui, che facevano… e poi io avevo già capito, diciamo, no perché sono scaltro ma perché… MANNINO: Ma continuava sempre a sbagliare lui? BONURA: Certo! MANNINO: Perché lui aveva … BONURA: Ci doveva andare lui! MANNINO: Ma poi aveva a Totuccio lui! Tuo cognato Totuccio … BONURA: Mh! MANNINO: … siccome lui con Totuccio non tanto andava … BONURA: No, no, perché poi, prima che c’erano Angelo sequestrato, Totuccio MONTALTO sequestrato, che lui non li faceva uscire e noi avevamo qualche notizia… cioè ha fatto capire che da là non usciva nessuno! Loro hanno fatto (incomprensibile), però non è mancato a lui mettere a suo padre nel mezzo, dice “ti do a mio padre e noi siamo tutti qua!”, hai capito? (…) 312 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

La “missione diplomatica” si collocava temporalmente in una data compresa tra il 23.04.1981, data dell’eliminazione del BONTATE, e il 10.05.1981, giorno della morte di INZERILLO Salvatore, ed aveva come finalità la richiesta di informazioni sull’omicidio del “Capomandamento” di “Santa Maria di Gesù”.

Ben consapevole di essere il prossimo obiettivo dello schieramento c.d. “Corleonese”, INZERILLO Salvatore si era sottratto al rischio di recarsi personalmente dal “Capocommissione”, ed aveva scelto per l’incarico il proprio padre, INZERILLO Giuseppe, nonché CHIOVARO Aurelio Giovanni e BONURA Francesco.

BONURA raccontava di aver fatto presente al suo “Capomandamento” di allora che sarebbe stato più giusto che la scelta ricadesse sul cugino INZERILLO Tommaso, che rivestiva la carica di “Sottocapo”, ma che “Totuccio” INZERILLO aveva preferito non rischiare sia il padre che il cugino contemporaneamente.

Il riferimento al “sequestro” di LA BARBERA Michelangelo e di MONTALTO Salvatore trova ampio riscontro nel capitolo secondo della sentenza “”, avente come oggetto: “l’omicidio di INZERILLO Salvatore e i reati connessi in materia di armi”.

Scorrendo le pagine della sentenza, si rileva che il collaboratore di giustizia GUGLIELMINI Giuseppe riferiva che INZERILLO Salvatore, non appena venne a conoscenza dell’omicidio di Stefano Bontate, fu colto da una forte preoccupazione e lasciò la propria abitazione per trasferirsi in una villa di San Martino delle Scale, dove rimase circondato da alcuni "uomini d'onore" che egli considerava particolarmente fidati. 313 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Le persone che si trovavano in sua compagnia erano i fratelli INZERILLO Santo e Francesco, “Franco ù truttaturi”, Michelangelo LA BARBERA, Salvatore MONTALTO, latitante all’epoca dei fatti, e Giovanni BUSCEMI (il cui padre era cugino di Salvatore e Antonino Buscemi).

Di particolare interesse il resoconto di quanto il GRECO aveva detto alla “delegazione” del “Mandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco” :

BONURA: (…) E ci sono andato io, Gianni e lo zio Pinuzzu, siamo andati a finire alla Favarella , il Papa ha iniziato a fare discorsi, “noi non sappiamo niente, stiamo vedendo, stiamo attenti perché ci sono … così, colì, tiritup e tiritap”, ha fatto tutta una parte di … “perché noi abbiamo duemila anni di carcere, Dio ne scansi, e mille morti!”. I morti sono stati molto di più, e gli anni di carcere sono stati pure molto di più!! Non aveva torto se parlava sincero! E così… “senti, siamo qua, siamo a tua disposizione e …”, lo zio Pinuzzu ammuccava tutte cose… MANNINO: Ma mischino quello… BONURA: Ma lui, ha lasciato… a suo cugino non gliel’ha voluto fare andare, ci sono dovuto andare io, Gianni, così combinazione si levavano a due… MANNINO: Ma perché aveva la coscienza sporca! BONURA: Si! Si levavano a due … (…)

INZERILLO Giuseppe, pertanto, non aveva avuto alcun sospetto della posizione del GRECO in favore dei “Corleonesi”, circostanza che, secondo il BONURA ed il MANNINO, ne testimoniava la buona fede.

314 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Diversa era invece la valutazione del loro “capomandamento”, che consentiva di fare luce sulla natura dei rapporti che intercorrevano tra BUSCEMI Salvatore e “Totuccio” INZERILLO, estremamente importante alla luce di quanto sarebbe poi accaduto:

MANNINO: (…) Lui … se lui … se lui aveva, avendo a Totuccio, ma siccome lo trattava con i piedi… BONURA: Si, si!! MANNINO: Totuccio lo trattava con i piedi! Infatti, quando poi c’è andato Totuccio ed è tornato, Totuccio è venuto diverso, perché Totuccio era all’oscuro come tutti noi, era all’oscuro come …infatti lo hanno fatto andare perché… perché si sono avverati che Totuccio non sapeva niente! BONURA: No, ma che sta (incomprensibile) perché lui avevano i traditori dentro, ma sennò chi è che glielo doveva andare a dire questo discorso, che il signor Stefano e lui, avevano quelli che gli andavano a raccontare i discorsi… MANNINO: E siamo sempre obbligati, e siamo sempre… perché quando c’era che avevano ad Angelo, il MONTALTO, la sopra erano al villino di VILLICO (fonetico n.d.t.) Ernesto, il fratello di Mimiddu, che io andavo e venivo, ma che minchia sapevo tutte queste storie, c’era là dentro un arsenale, e c’era pure … poi è venuto quello dall’America, Nino … BONURA: No, ma poi c’era il come si chiama lì, il Giovannello, c’era … come si chiama il cognato di Giovannello, come si chiamava? Quello che hanno ammazzato dentro al carcere! MANNINO: Il MARCHESE? E c’era quello, PALMESE… BONURA: Quale MARCHESE? MANNINO: … era un cornuto, parente suo… BONURA: No, ma altro era … va bè, ma poi lo hanno arrestato! MANNINO: Aveva un appartamento lì in via Erice, e aveva i cristiani là dentro! BONURA: Si, Si! MANNINO: Hai capito? Minchia là sopra c’era chi con fucili, chi con pistole, questo quello, che pure, li faceva stare là sopra, e lui se ne andava dalla femmina! (…)

315 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Il GUGLIELMINI ha proceduto alla ricostruzione dell’omicidio di Salvatore INZERILLO, soffermandosi sulla descrizione delle modalità attraverso le quali i "corleonesi" vennero a conoscenza dell’appuntamento con una donna, dalla quale il “Capomandamento” di Boccadifalco si sarebbe recato nella mattina dell’11 maggio 1981.

Dal racconto del collaborante emerge con chiarezza, anzitutto, una circostanza che risulta perfettamente coerente con le concrete modalità dell’agguato e con le vicende immediatamente precedenti: e cioè, che le informazioni sugli spostamenti di Salvatore INZERILLO furono fornite ai "Corleonesi" da persone nelle quali la vittima designata riponeva la massima fiducia.

Il GUGLIELMINI ha chiarito quale fu il tramite utilizzato per trasmettere una notizia così rilevante e delicata: un soggetto assolutamente insospettabile, che era stato particolarmente vicino all’INZERILLO e che, per la sua attività imprenditoriale, aveva la possibilità di girare indisturbato nella città di Palermo frequentando i più vari ambienti senza suscitare la benché minima diffidenza.

Si trattò, precisamente, di Antonino BUSCEMI, "uomo d'onore" di Boccadifalco e fratello di Salvatore BUSCEMI, consigliere della stessa mafiosa, strettamente legato a Salvatore INZERILLO da un intenso vincolo fiduciario ed associativo, il quale sarebbe poi divenuto il nuovo “Capomandamento” e componente della “Commissione Provinciale”.

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Conclusa tale ampia parentesi, si procederà all’esposizione delle risultanze della conversazione intercettata alle ore 17.40 del 28 ottobre 2005 tra Antonino ROTOLO, NICCHI Giovanni e SIRCHIA Giovanni (cfr. all.to nr.41).

La conversazione verteva su molteplici tematiche, ma la finalità ultima del ROTOLO era la stessa di quella intercorsa la mattina con il MANNINO Calogero, e cioè acquisire informazioni sugli INZERILLO “scappati” e su INZERILLO Tommaso, “Masino ù muscuni”:

Conversazione del 28.10.2005 ore 17.40

INTERLOCUTORI:

ROTOLO Antonino, “Nino”; SIRCHIA Giovanni; NICCHI Giovanni, “Gianni”;

ROTOLO: (…) Finalmente, diciamo… SIRCHIA: Ci stiamo conoscendo ROTOLO: …ci stiamo conoscendo. Voglio precisare una cosa, cioè, io ne avevo parlato… perché ti doveva portare qua mio cognato Pino a te SIRCHIA: Uhm! ROTOLO: E diciamo che era più giusto che ti portava lui, per la prima volta! E allora, a mio cognato gli hanno notificato la sorveglianza… SIRCHIA: Si me l’ha detto che non si può muovere da Castelbuono… ROTOLO: Esatto SIRCHIA: …ci siamo incontrati in banca e me lo ha detto ROTOLO: E non si può muovere da Castelbuono. Ne avevo parlato io con Franco BONURA… SIRCHIA: Uhm! ROTOLO: …gli ho detto: “qualche giorno mi devi portare a Giovanni, il figlio di Ciccio.” Ora giusto, giusto oggi lui era qua… nel frattempo Saro mi aveva parlato di questa cosa, ho detto: voglio approfittare dell’occasione… quindi, diciamo che tu sei qua… allora diciamo che tu sei qua come parente SIRCHIA: Va bene ROTOLO: E’ giusto? Cioè, nel senso… essendo che sei qua come parente non c’è bisogno che lo sa nessuno. 317 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

SIRCHIA: Uhm! ROTOLO: E’ giusto? Cioè non hai dovere di dire niente a nessuno. Se invece, dico… domani io ti dovessi mandare a chiamare per altri motivi e allora è giusto che diciamo… SIRCHIA: Va bene (…)

Ed ancora:

ROTOLO: (…) quindi per il momento sei qua non come Giovanni che fa parte della “fanfarra” di là e sei qua per… no, sei qua come… come parente mio diciamo! SIRCHIA: Va bene! ROTOLO: Perché sei parente dei miei parenti…(…)

SIRCHIA Giovanni veniva quindi “ammesso” alla corte del ROTOLO per la prima volta, avendo in precedenza avuto rapporti “mediati” dal cognato SANSONE Giuseppe, ed in violazione della “regola” di “Cosa Nostra” che prevede che per degli incontri con gli “uomini d’onore” venga messo a conoscenza il corrispondente “Capomandamento”:

ROTOLO si assicurava poi che il SIRCHIA avesse ricevuto l’incarico che egli aveva richiesto per lui in seno al “Mandamento” di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, dicendogli chiaramente che il suo nuovo ruolo era frutto di una sua insistente richiesta:

ROTOLO: (…) …senti, io prima ti voglio dire una cosa… io qua a te non ti avrei fatto venire, anche perché io non ti conoscevo, è giusto? Ma effettivamente me ne ha parlato bene sia mio cognato Pino e sia mio figlioccio, poi c’è stato un periodo… perché non so se a te l’hanno… ma penso che te l’hanno comunicato, cioè da voi altri è cambiato il vertice! SIRCHIA: Eh! ROTOLO: Lo sai tu, no? SIRCHIA: Giovanni MARCIANÒ? Si! ROTOLO: Dico, te lo hanno comunicato? SIRCHIA: Certo, si lo so! ROTOLO: Che non è più Enzo ma è… SIRCHIA: Si 318 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

ROTOLO: …anche se da lui non si può andare, insomma c’è Enzo, ma tu… SIRCHIA: No, io… ROTOLO: …tu ci puoi andare? SIRCHIA: …io ci posso andare! ROTOLO: Ah, ecco, va bene. Perché io ho voluto, diciamo, fortemente, che i rapporti con Giovanni li tenessi tu, non più Enzo! (…)

SIRCHIA si trovava pertanto ad avere un doppio debito di riconoscenza nei confronti del ROTOLO, che lo aveva dapprima salvato in extremis dall’omicidio progettato ai suoi danni dal LO PICCOLO, oggetto di trattazione in altra parte della informativa e successivamente lo aveva “sponsorizzato” per un posto chiave nel “Mandamento”.

“Don Antonino” presentava poi al SIRCHIA suo “figlioccio” NICCHI Giovanni attraverso il rituale “formale” di Cosa Nostra, indicandolo come “la stessa cosa” , invitando a sua volta il NICCHI ad avere da quel momento una diversa considerazione del SIRCHIA :

ROTOLO: (…) … ti dico una cosa, Gianni è mio figlioccio, però io ti dico, per me è come se fosse un figlio mio, è giusto? Quindi, è qua e sta sentendo questo discorso e tu sappi in quale considerazione io ce l’ho, è giusto? Perché, questo è nato… io l’ho visto nascere… l’ho visto fino a quando era tanto e poi l’ho trovato tanto. Suo padre, come si dice, sta soffrendo ingiustamente, perché sta soffrendo ingiustamente e… disgrazie, diciamo, perché qua i processi sono così, sono muluna SIRCHIA: (incomprensibile) ROTOLO: …sta male… SIRCHIA: Lo so, lo so che non… ROTOLO: … si sta facendo il carcere con dignità, con onore, insomma e quindi ti puoi immaginare queste cose, diciamo… SIRCHIA: … certo ROTOLO: … se vanno valutate. E quindi ti sto dicendo, da oggi in poi, tu sappi che con Giovanni, quando parli con lui e come se parlassi con me “è la stessa cosa”, quindi… SIRCHIA: (incomprensibile)

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ROTOLO: …anche a te ti dico, fino a ieri Giovanni tu lo conoscevi, diciamo, e… da questo minuto in poi, tu sappi che io ora a Giovanni lo voglio tenere più vicino, anche che io non l’ho visto mai… se lui hai anche questo piacere pure, diciamo! SIRCHIA: Zù Nino non… ROTOLO: … se tu… SIRCHIA: …se vossia a bisogno di me, in qualsiasi orario mi manda a chiamare… ROTOLO: … no… SIRCHIA: …in qualsiasi minuto io sono a disposizione! (…)

Dopo le premesse “formali”, ROTOLO invitava il SIRCHIA ad interrompere i contatti con il LO PICCOLO, e SIRCHIA replicava che le cose non erano più come una volta, e che il suo referente per il mandamento di San Lorenzo era divenuto il “BIONDINO”:

ROTOLO: (…) … io, cioè, ho bisogno di sentirle le cose, ho bisogno, diciamo, di tempo, di riflettere, perché è una vita, capisci, ho le vesciche tante e siccome tu… la voce è tutta una, quindi, tranne qualche campana stonata di anni fa, diciamo, che era una campana… SIRCHIA: Il fatto del LO PICCOLO? ROTOLO: …di quelle ficcate! E… si, so che tu lo sai il discorso, quindi, non c’è niente da nascondere, comunque tu cerca là di non… SIRCHIA: No, non ci sono più come in contatto come una volta, veda, non… ROTOLO: …non devi essere in contatto… NICCHI: Mi sembra che una volta, Giovanni, ne abbiamo parlato insieme ROTOLO: … non devi essere… NICCHI: E mi aveva detto: “con lui non ho più nessuna… là l’unico con cui vado a parlare è con BIONDINO!” ROTOLO: Con? NICCHI: Con BIONDINO! Te lo ricordi quando… ti ho detto: va bene BIONDINO è una persona che potevi avere… ROTOLO: Ah, con BIONDINO… ma là non ci sono più rapporti, scordateli! (…)

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Il “BIONDINO” cui si faceva riferimento nella conversazione si identifica in BIONDINO Girolamo, inteso “Mimmo”, nato a Palermo in data 08.09.1948, fratello di Salvatore, “Capomandamento” di “San Lorenzo” tratto in arresto il 15.01.1993 unitamente a RIINA Salvatore, “Totò ù curtu” .

ROTOLO introduceva poi l’argomento che maggiormente gli stava a cuore, lasciando intendere al SIRCHIA che avrebbero affrontato a tempo debito la “situazione particolare” in seno al “Mandamento” di “Passo di Rigano”, e chiedeva poi notizie sul conto di INZERILLO Tommaso:

ROTOLO: (…) E… chiaramente là sopra c’è tutta una situazione particolare, è giusto che noi altri… poi avremo tempo di… perché tu eri piccolino, diciamo, ma qua sono successe cose, diciamo, è giusto? Quindi… è uscito Masino? SIRCHIA: Si, un paio di giorni fa è uscito! ROTOLO: Tu l’hai visto? SIRCHIA: Si! ROTOLO: Ci sei andato tu? Ti ha mandato a chiamare? SIRCHIA: Lui mi ha mandato a chiamare con sua figlia, perché siamo stati dieci giorni insieme ROTOLO: Eh! SIRCHIA: Perché io non… non lo conoscevo, non me lo ricordavo, ci siamo conosciuti in galera! ROTOLO: Uh, uh! SIRCHIA: E mi ha mandato a cercare, per salutarmi, non è che… (…)

SIRCHIA si giustificava prontamente con il ROTOLO, che lo aveva incalzato con diverse domande, dicendo che l’incontro con l’INZERILLO non aveva altre finalità che quelle dei saluti a una persona conosciuta in carcere.

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Egli metteva poi a conoscenza il ROTOLO di una richiesta che gli aveva rivolto Alessandro MANNINO, relativa alla convocazione di INZERILLO Francesco, “ù truttaturi”, al quale era stato notificato un invito a presentarsi presso la Questura di Palermo:

SIRCHIA: (…) nell’occasione che ora stiamo parlando, oggi, mi ha chiamato Sandrino, dice che gli è arrivato un foglio a Franco INZERILLO, quello che se n’è andato là fuori! ROTOLO: Eh! SIRCHIA: Che si deve presentare entro tre giorni alla Questura di Palermo! Quindi mi fa, fallo… faglielo sapere allo zio Enzo, lo zio Enzo lo deve dire a qualcuno allo… allo zio Giovanni che c’è questo discorso di qua! Noi abbiamo parlato con… con lo zio Enzo oggi, se chissà, dice, gli si deve fare sapere, perché lui, forse, quando è deve scendere! ROTOLO: Ma, io sapevo che… in un’altra maniera, cioè, mi aveva detto Franco, perché non… non ne faccio un mistero, perché, mi ha detto che per Natale doveva scendere quindici giorni… SIRCHIA: Questo non lo so e non ho sentito parlare di questo discorso ROTOLO: Perché aveva lasciato cose…ora sento dire i sbirri lo… SIRCHIA: E’ arrivato un foglio che io gliel’ho visto nelle mani a lui che passavo e mi hanno chiamato, c’era il fratello Sarino con Sandrino… ROTOLO: Non se ne andato ancora questo Sarino? SIRCHIA: …gli deve finire la come si chiama, la sorveglianza e se ne va

Si sente un rumore, SIRCHIA rimane in silenzio

ROTOLO: I conigli, i conigli! SIRCHIA: Deve finire la sorveglianza e se ne deve andare! ROTOLO: Uhm! SIRCHIA: Dice che deve scendere, perché lo hanno mandato a chiamare i sbirri. Gli è arrivato un foglio, glielo hanno mandato all’avvocato e dice, l’avvocato: “no, deve venire lui!” Gli ha detto l’avvocato. Lui me l’ha detto a me, Sandrino: “fallo sapere, dice, fallo sapere allo zio Giovanni, a qualcuno.” Perché loro lo devono fare sapere, se aveva detto di scrivere qualche cosa, a livello di farglielo sapere a vossia! (…)

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ROTOLO ascoltava con attenzione le parole del SIRCHIA, che dimostrava di avere informazioni di prima mano e rapporti diretti con gli “scappati” della famiglia INZERILLO, e lo incaricava di comunicare all’INZERILLO di restare il tempo strettamente necessario a recarsi in Questura, salvo poi ripartire immediatamente dopo aver riferito le ragioni della convocazione:

ROTOLO: (…) Va bene, tu fai una cosa, gli dici che quando arriva, sappiamo che arriva lunedì… SIRCHIA: So che scende lunedì con l’aereo! ROTOLO: …eh, gli dici che va dagli sbirri, e poi ci fanno sapere il seguito, appena finisce di dire quello che deve fare, vede quello che gli dicono… eeee! E poi si prende di nuovo l’aereo e se ne va! SIRCHIA: Va bene ROTOLO: Certo… lo dobbiamo sapere! SIRCHIA: Certo, lui lo deve dire che cosa è? Perché lo hanno mandato a cercare? Che cosa… lo deve dire, non è che… (…)

Le “prescrizioni” di “Don Antonino” ROTOLO non erano tuttavia terminate, ed egli chiedeva al SIRCHIA di riferire a Giovanni MARCIANO’ di convocare MANNINO Alessandro affinché comunicasse all’INZERILLO Francesco, che era andato a vivere a Bardonecchia, che egli avrebbe dovuto dare conto dei propri spostamenti e rendersi prontamente reperibile ad una persona che “chi di competenza” gli avrebbe fatto conoscere a Torino:

ROTOLO: (…) Eh… tu con Giovanni ti vedi, è vero? SIRCHIA: Io, se ci posso andare dello zio Giovanni? ROTOLO: Eh? SIRCHIA: Certo che ci posso andare! ROTOLO: Hai parlato tu con lui? SIRCHIA: Certo, io con lo zio Giovanni parlo! ROTOLO: Eh… e allora, tu ora devi fare una cosa… quanto prima, domani, dopodomani, la prossima settimana, quando ci puoi andare, ci vai e gli dici che io ti ho mandato a chiamare, tu sei venuto, gli dici: “ho abbracci e baci per vossia da parte sua…” e nello stesso tempo gli dici che si manda a chiamare a Sandrino o glielo fa dire da te, se lui non lo vuole mandare 323 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

a chiamare, nell’occasione che questo sta venendo, questo ragazzo, gli dici… cioè, Giovanni gli dice, che gli hanno fatto sapere a Giovanni che dove si trova lui, che sarebbe a Bardonecchia mi risulta… SIRCHIA: Si, si ROTOLO: …è giusto? Gli dici che quanto prima, salirà qualcuno di loro là, insieme con qualcuno e a Torino, vicino Torino, in qualche posto, noi, dico noi, chi di competenza, gli faranno conoscere una persona là. Questa persona… lui, Franco, si deve tenere in contatto, cioè, se questa persona lo chiama lui deve correre e deve dirgli sono qua, se si deve muovere di là prima che si muove glielo deve dire a questo! SIRCHIA: Va bene ROTOLO: Ci siamo? SIRCHIA: Si! ROTOLO: Perché questa cosa, diciamo, gliela dovevano dire, questo è partito e non gliel’ha detta nessuno. Quindi, diglielo a Giovanni, gli dici, mi ha detto: “questa comunicazione gliela dovevano fare e non gliel’ha fatta nessuno, gli dici, siccome… per come erano combinati là…” perché lui se ne sarebbe dovuto ritornare di nuovo là! SIRCHIA: In America? ROTOLO: Si! Gli dici, per il momento che è là, ci sarà una persona… al più presto, entro l’anno, insomma si vedrà, là a Torino, che lui… gli darà un numero di telefono, gli dirà il numero di telefono di un altro, insomma, questo deve avere un recapito di lui, che in qualunque momento lo chiama, si vedono, magari per salutarsi e se ne va! SIRCHIA: Chiaro! ROTOLO: Cioè, glielo deve mandare a dire… SIRCHIA: Ma gli si dice ora che lui sta scendendo? ROTOLO: Si, nell’occasione gli si fa questo discorso… SIRCHIA: Glielo diciamo a Sandrino e glielo dice lui a Franco? ROTOLO: …si! Gli dici a Sandrino, digli a tuo cugino, che quanto prima, con te, con un altro parente tuo, poi si vede con chi si deve salire, là sopra una persona… SIRCHIA: Qualcuno ROTOLO: …che… dove tuo cugino deve essere reperibile con questa persona! SIRCHIA: Va bene ROTOLO: Glielo deve mandare a dire Giovanni questo discorso! SIRCHIA: Certo, io ne parlo con lui e vediamo che dice zù Giovanni! ROTOLO: A Giovanni glielo hanno fatto sapere! SIRCHIA: Sapere ROTOLO: Loro non hanno motivo di sapere da dove viene questo discorso (…)

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Il “Capomandamento” di “Pagliarelli” chiedeva poi informazioni sulla posizione di INZERILLO Rosario, “Sarino”, ed avendo accertato che il SIRCHIA forniva la medesima versione di tutti gli altri rispetto alla previsione di partenza al termine della misura di prevenzione della c.d. “Sorveglianza”, non si soffermava ulteriormente sull’argomento:

ROTOLO: (…) … com’è che questo ha la sorveglianza, questo Saruzzù? SIRCHIA: Gli è rimasto… allora lui ha rotto la sorveglianza e se n’è andato ROTOLO: Ah! SIRCHIA: E gli hanno dato… quando lui è sceso gli hanno dato la sorveglianza! ROTOLO: Ah, ah! SIRCHIA: Non lo so… se ci riesce non lo so, ne ha poco, non lo so il periodo quant’è… ROTOLO: Uhm! SIRCHIA: … ma ne ha poco ROTOLO: Va bene (…)

Le ultime conversazioni riportate indicano la necessità, da parte del ROTOLO di acquisire ogni possibile informazione in ordine alle frequentazioni degli INZERILLO in funzione della comprensione di eventuali alleanze mafiose a lui pregiudizievoli.

Relativamente a tali frequentazioni va rappresentato a codesta A.G. che nell’ambito dell’attività di indagine svolta nel corso del 2004 sulla famiglia di Passo di Rigano questa struttura investigativa aveva attivato una videocamera di sorveglianza in Via Castellana nei pressi di un panificio ove erano soliti sostare alcuni esponenti di quel sodalizio. Quelle videoriprese hanno consentito di riscontrare tutta una serie di contatti e frequentazioni certamente non indifferenti alla luce di quanto, successivamente si sarebbe appreso ed è stato in questo capitolo rappresentato..

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Tra i soggetti di maggiore interesse investigativo in quel contesto attenzionati, vi era sicuramente Sandro MANNINO , che questo ufficio riteneva essere vicino al latitante LO PICCOLO SaLvatore anche in virtù delle sue frequentazioni con Lorenzino DI MAGGIO e Vincenzo PIPITONE: il primo, uomo d’onore della famiglia di Torretta la cui madre è cugina del latitante, il secondo capo della famiglia mafiosa di Carini e vicinissimo a LO PICCOLO Salvatore.

In data 29.08.2003 il DI MAGGIO era stato visto incontrare PIPITONE Vincenzo, “Capofamiglia” di Carini, MANNINO Alessandro ed altri soggetti non identificati all’interno di un cantiere in costruzione in località Villagrazia di Carini (cfr.all.to nr. 26)

Verranno di seguito segnalati taluni degli incontri del MANNINO con personaggi cui si è fatto riferimento nella presente nota informativa, documentati attraverso le riprese video di Via Castellana: (cfr.all.to ZERO)

Alle ore 18.50 del 09 febbraio 2004, veniva filmata una riunione tra i seguenti personaggi:

INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 10.01.1956, inteso “Franco ù truttaturi”; MANNINO Alessandro, inteso “Sandrino”, nato a Palermo 27/11/1960; INZERILLO Giuseppe, fu Santo, nato a Palermo 16/05/1976; INZERILLO Matteo, nato a Palermo il 12.01.1962; CIPRIANO Tommaso, nato a Palermo il 28.08.1959;

326 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Alle ore 12.32 del 10 febbraio 2004, veniva filmata una riunione tra i seguenti personaggi:

INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 10.01.1956, inteso “Franco ù truttaturi”; INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 12/02/1955, inteso “Franco ù nivuru”; SIRCHIA Giovanni, nato a Palermo il 29/3/1973; CIPRIANO Tommaso, nato a Palermo il 28.08.1959; CIPRIANO Francesco, nato a Palermo il 22/06/1964;

Alle ore 12.32 del 11 febbraio 2004, veniva filmata una riunione tra i seguenti personaggi:

INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 10.01.1956, inteso “Franco ù truttaturi”; INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 12/02/1955, inteso “Franco ù nivuru”; SIRCHIA Giovanni, nato a Palermo il 29/3/1973; CIPRIANO Tommaso, nato a Palermo il 28.08.1959; CIPRIANO Francesco, nato a Palermo il 22/06/1964;

Tra le ore 19.00 e le 19.30 del 13 febbraio 2004, veniva filmata una riunione tra i seguenti personaggi:

INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 10.01.1956, inteso “Franco ù truttaturi”; INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 12/02/1955, inteso “Franco ù nivuru”; INZERILLO Matteo, nato a Palermo il 12.01.1962; INZERILLO Giuseppe, fu Santo, nato a Palermo 16/05/1976; CIPRIANO Tommaso, nato a Palermo il 28.08.1959;

La fitta serie di incontri registrata a partire dal nove febbraio, seguiva il rientro avvenuto quel giorno di INZERILLO Giuseppe e INZERILLO Giovanni, rispettivamente figli dei fratelli “Santo” e “Totuccio”, eliminati nel corso della seconda guerra di mafia, i quali erano ritornati dagli U.S.A. : 327 - Comunicazione notizia di reato del 21.04.2006 - Questura di Palermo – Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata

Altri incontri ritenuti interessanti erano poi quelli di seguito esposti:

Alle ore 12.32 del 21 febbraio 2004, veniva filmato un incontro tra i seguenti personaggi:

INZERILLO Francesco, nato a Palermo il 10.01.1956, inteso “Franco ù truttaturi”; SIRCHIA Giovanni, nato a Palermo il 29/3/1973;

Alle ore 10.30 del 16 giugno 2004, veniva filmato un incontro tra i seguenti personaggi:

MANNINO Alessandro, inteso “Sandrino”, nato a Palermo 27/11/1960; CIPRIANO Tommaso, nato a Palermo il 28.08.1959; GAMBINO Alfonso, nato a Palermo il 21 giugno 1941;

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Ultima conversazione in ordine di tempo intercettata sul tema degli scappati era quella registrata durante l’incontro tra MANNINO Calogero e BONURA Francesco del 06.04.2006 (cfr. all.to nr.42)

L’incontro seguiva un lungo periodo di silenzio sulle due principali fonti di captazione, dovuto a diversi ma convergenti fattori.

Per quanto attiene il BONURA, nel mese di dicembre 2005 questi era stato informato proprio dal MANNINO della presenza di una telecamera direzionata sul portone d’ingresso dell’IMMOBILIARE RAFFAELLO, circostanza che evidentemente lo ha indotto ad utilizzare altri luoghi per incontrare la cerchia dei fidatissimi.

Per quanto invece attiene al ROTOLO, la pressione effettuata sui soggetti ritenuti componenti attivi del suo gruppo di fuoco, ha sortito l’obiettivo di impedire che questi portassero a termine gli omicidi per i quali avevano già provato le armi, ma ha altresì comportato l’effetto di “congelare” gli incontri presso la villa di Via Bernini, dalla quale si registrava tuttavia il consueto viavai dei PARISI, latori con tutta probabilità dei “pizzini” per il ROTOLO.

La registrazione risultava oltremodo utile per comprendere l’attualità della posizione degli INZERILLO “scappati”, che risultava essere immutata rispetto alle indicazioni acquisite nel corso del 2005.

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Si riportano di seguito alcuni stralci della conversazione in parola:

Conversazione del 06.04.2006 ore 10.07

INTERLOCUTORI:

BONURA Francesco, “Franco”; MANNINO Calogero, “Caluzzu”;

MANNINO: (…) Minchia, ieri ho visto a Saro… a “Sarino”, l’INZERILLO, che è passato là da me che ha accompagnato… era con sua moglie, dice: “sto andando da… da tua cognata, che dice che… mi deve dare due limoni”. Gli ho detto: “ma entra, raccogliteli qua, io ho tre alberi di limoni che ne hanno una tonnellata, gli ho detto, raccogliteli qua i limoni”. Si è raccolto i limoni, si parlava del più e del meno, dice che… sta cercando come potere fare per andarsene, “perché qua, dice, non c’è niente da fare, mio fratello Franco, dice, se n’è andato là e dice che sta morendo di fame, come infatti, dice, mia moglie è qua che sta accompagnando una signora, dice, che ha un appartamento a Sant’Isidoro e se lo sta vendendo, dice, perché non ha potuto lavorare per il freddo là fuori”. Minchia, fanno pena… BONURA: Ma veramente… MANNINO: Fanno pena BONURA: E il bello è che io non sono in condizioni… né io né… ne parlo pure con mio compare… non siamo in condizione di fare niente, perché… quando mi dicono: “dove… le responsabilità se le deve prendere chi è che allora…” perciò… tu hai letto pure la lettera assieme con noi (…)

MANNINO raccontava al BONURA quanto appreso di prima mano dall’INZERILLO, il quale lo aveva messo a conoscenza del proposito di lasciare la città, ma altresì della circostanza che il fratello Francesco avesse dato incarico di vendere un appartamento poiché gli affari al nord Italia andavano male anche a causa del maltempo.

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BONURA rammentava al MANNINO di aver letto in sua presenza la lettera nella quale veniva indicato in chi aveva deciso al tempo, la “Commissione Provinciale” di Cosa Nostra, l’unico organismo legittimato a modificare la decisione dell’esilio, e lo informava di avere parlato della cosa anche con “suo compare”, che come si è già avuto modo di vedere si identifica in CHIOVARO Aurelio Giovanni, inteso “Gianni”.

Nel passo successivo della conversazione MANNINO, la cui reale posizione sulla vicenda è stata ampiamente chiarita nelle pagine precedenti, “stuzzicava” il BONURA affermando di non ritenere pericolosi gli INZERILLO “scappati”, quanto piuttosto quelli presenti, indicati in MANNINO Alessandro, INZERILLO Franco, “ù nivuru”, e INZERILLO Tommaso, “Masino ù muscuni”.

La replica del BONURA risultava straordinariamente importante, in quanto confermava la percezione di una minaccia perenne rappresentata dagli INZERILLO, destinata a divenire incombente all’emergere di un nuovo leader che non accettasse gli assetti “normali” dell’organizzazione criminale:

MANNINO: (…) Fanno pena, però… Franco, è… dipende da cosa gli vanno a raccontare a queste persone BONURA: Minchia, io… non ho parlato MANNINO: A queste persone… BONURA: Io non ho parlato mai male di nessuno, anche di quelli di cui avrei bisogno di parlare male, non lo… se c’è un pericolo allora se non lo dico… ma se certe volte qualcuno parla a vanvera, è possibile MANNINO: Se queste persone “i praticassiru” (ci avessero a che fare, n.d.t.) se ne accorgerebbero di cosa ci potrebbe essere, non è che c’è… per me, per me, io sono ignorante, ah, non la prendere per buona, i più pericolosi sono quelli che abbiamo qua, Sandrino, Franco, Masino, questi… ma quelli sono “locchi” (stupidi, n.d.t.)

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BONURA: No, Franco non è “locco” MANNINO: Ma chi, il… “ù Gianniezzu”? (fonetico) Non è più quello che era… BONURA: Ma sai, questi, io debbo essere sincero, diciamo… questo “ù Saruzzu” è stato sempre… MANNINO: Ma comunque… BONURA: Questi sono… sono nelle condizioni che… sembrano così, ma poi se… se si riuniscono tutti… questo potrebbe essere il pericolo, diciamo, che avendo… spunta uno… come potrebbe essere il signor VITALE, come potrebbe essere questo, potrebbe essere, ecco che ci sono “cazzi da cacare” per tutti, questo è, non… MANNINO: Si, avendo chi è che li guida loro… BONURA: Bravo, ma non… questo… sto parlando con me stesso MANNINO: Certo BONURA: Ma finché… non ci esce niente, va! Ma appena c’è il primo che si ribella a quella che è una situazione normale, loro sono sempre pronti… io sarei pure uguale, perché la natura mi porta lì, mi sono spiegato? Cioè, non hanno… almeno… e ce lo hanno fatto capire abbastanza chiaro quando c’era… quello che c’era, non hanno l’intelligenza di dire: “ma a me grazie a Dio… sono qua, mi guadagno il pane… devo ringraziare Dio che sono qua, fare e dire”, pensano sempre… MANNINO: All’incontrario (…)

In data 11 aprile 2006, in agro di Corleone, aveva termine la lunga latitanza del Capo di Cosa Nostra, PROVENZANO Bernardo, catturato da personale di questa Squadra Mobile e del Servizio Centrale Operativo al termine di una lunga e complessa attività di indagine.

La circostanza rendeva straordinariamente attuale l’analisi di colui che nel corso delle indagini si è rivelato una delle menti più raffinate di “Cosa Nostra”, ed induceva a ritenere plausibile che la cattura del PROVENZANO rendesse instabile quella che il BONURA aveva definito la “condizione normale” dell’organizzazione, al venir meno della quale egli prevedeva : “cazzi da cacare per tutti”.

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