Rodolfo Battistini I dipinti murali

La parziale riscoperta delle vaste superfi ci dipinte dettagli degli abiti, naturalmente nei gioielli, nel A fronte Ottaviano Nelli, Storie di all’interno della chiesa di San Domenico iniziò sole d’oro, del quale purtroppo resta solo l’im- San Giovanni Battista nel 1906 e si è conclusa esattamente un secolo pronta, di San Tommaso d’Aquino. dopo, in occasione del restauro ancora in corso Lionello Venturi fu il primo a riferire l’aff resco dell’edifi cio, a seguito dell’acquisizione da parte alla scuola riminese, assegnandolo all’ambito di della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano1. Giovanni Baronzio4, artista al quale, in un primo Sarà dunque possibile esaminare in modo più tempo, venivano ricondotte quasi tutte le opere profi cuo, al termine dei lavori condotti con la di cultura riminese. Spettò a Mario Salmi5 il me- consueta altissima professionalità da Romeo Bi- rito di averlo collocato nel corpus, soggetto co- gini e dai suoi collaboratori, un insieme di di- munque a continui aggiustamenti, del Maestro pinti murali che vanno dalla prima metà del XIV dell’Incoronazione di Urbino, attribuzione poi secolo alla seconda metà del XVI. accettata dalla maggior parte della critica succes- A cominciare dalla lunetta aff rescata sulla parete siva6. di fondo di un arcosolio ricavato sulla parete de- Il catalogo delle opere assegnate a quest’ultimo stra del presbiterio, con la Madonna, il Bambino, maestro da Mario Salmi era però molto ricco e un frate domenicano, i Santi Giacomo Maggiore, Cesare Brandi, già nel 1935, in occasione del- Tommaso d’Aquino, Leonardo e un committente. la mostra dedicata alla pittura riminese del Tre- Le fi gure sono circoscritte da un bordo moda- cento7, propose di attribuire la parte più antica, nato e da una cornice decorata con motivi co- riportata alla prima metà del secolo, ad un’altra smateschi in fi nto marmo. Nella fascia bianca personalità, purtroppo tuttora ignota, conven- tra queste due ripartizioni, allo stato attuale si zionalmente denominata Maestro della Maestà intravede la scritta [JAC]OBUS, in riferimento di Sant’Emiliano, dall’aff resco dove sono rappre- al santo soprastante, mentre Luigi Asioli vide an- sentati la Madonna col Bambino e i santi Lucia, che il nome che attestava l’identità di San Tom- Caterina ed Emiliano, gia nell’abbazia di San- maso d’Aquino e la scritta [LEON]ARDUS2. t’Emiliano, ora parzialmente staccato e trasferito L’intradosso dell’arco è decorato con un fregio nella Pinacoteca di . a racemi di acanto ed alla base del vano rien- Nella produzione del pittore lo studioso, accanto trante è murata la lapide sepolcrale proveniente all’innegabile componente riminese, segnalava dal monumento funebre ad Ugolino de’ Pili3, il anche un infl usso senese di segno duccesco. quale però, per ragioni cronologiche, non può Pietro Toesca, successivamente8, riprendendo essere il minuscolo committente dalla lunga ve- un suggerimento di Cesare Brandi, lo considerò ste rossa inginocchiato a sinistra, all’esterno della maestro dell’autore dell’Incoronazione di Urbino cornice. e colse, nella sua formazione, gli esiti dei grandi In realtà, anche il frate domenicano e, soprattut- cicli giotteschi di , sui quali ha insistito an- to, San Leonardo, fuoriescono dai limiti loro as- che Pietro Zampetti9. segnati: quest’ultimo, con un ardito scorcio che Carlo Volpe10 era dell’avviso che occorresse sepa- gli restituisce una consistenza volumetrica non rare decisamente i due maestri; al contrario Fe- avvertibile nelle altre fi gure, sembra uscire dalla derico Zeri inserì tutte le opere dei due suppo- dimensione dello spirito per rientrare nella realtà sti pittori nell’ambito della produzione del solo fenomenica, dove è collocato il committente. Maestro dell’Incoronazione di Urbino11. I restauri stanno rivelando la qualità dell’esecu- Giampiero Donnini, riprendendo a distanza di zione e la profusione dell’oro, non solo nei nim- tempo la questione proprio a proposito della bi raggiati, ma anche nel drappo damascato alle nostra lunetta12, tracciò un profi lo del Maestro spalle dei personaggi ritenuti più rilevanti, nei dell’Incoronazione di Urbino, riconoscendo alla

69 LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO

Maestro dell’Incoronazione di Urbino, Madonna con il Bambino, un frate domeni- cano, i Santi Giacomo Mag- giore, Tommaso d’Aquino, Leonardo e un committente

base della sua cultura moduli romagnoli, trat- la stessa persona e l’ultimo la prosecuzione del tati però con indipendenza e originalità, come primo è stata ripresa da Miklos Boskovits13, ma se fossero, più che direttamente provenienti da Alessandro Marchi14 propende invece a mante- Rimini, derivati dal Maestro della Maestà di nere distinti i due pittori, anche se riconosce che Sant’Emiliano – tornato ad essere un’altra per- la carriera del Maestro dell’Incoronazione di Ur- sona – del quale rinnova gli aspetti più arcaici bino ha avuto inizio a Fabriano, dove aveva ese- con gusto narrativo e calligrafi smo prezioso, ag- guito, proprio nella chiesa dei Domenicani, un giungendo, nel periodo fi nale della sua carriera, ciclo di aff reschi, in seguito staccati e dispersi, di quando avrebbe dipinto la lunetta di San Do- cui faceva parte una Crocifi ssione, ora al Museum menico, apporti senesi, evidenti nel tono vivace of Fine Arts di Boston, l’Annuncio a Zaccaria, della linea e nella umanissima posa del Bambino, conservato nella Memorial Art Gallery di Ro- colto nell’atto di giocare con il cardellino. Sem- chester e la Nascita del Battista, oggi alla Galleria pre nella fase ultima della sua attività il pittore Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, a avrebbe stretto rapporti con la nascente scuola Roma. fabrianese di Allegretto Nuzi e soprattutto con Boskovits ha rilevato in questi dipinti derivazio- l’ambiente eugubino, rappresentato da Guiduc- ni dagli aff reschi di Pietro da Rimini a Tolentino, cio Palmerucci. nonché dalla Nascita del Battista di Giovanni Ba- L’idea che il Maestro di Sant’Emiliano e il Mae- ronzio della National Gallery di Washington15. stro dell’Incoronazione di Urbino siano stati L’esordio dell’artista viene collocato tra il 1325 e

70 I DIPINTI MURALI

il 1335, ma, naturalmente, essendo la sua iden- ha assunto una forma rettangolare, ma non è tità ancora sconosciuta, nessun apporto docu- possibile risalire alla concezione originaria del- mentario conferma, per ora, questa o le restanti l’insieme a cui apparteneva ed alla collocazione indicazioni cronologiche della serie di opere a lui originaria. attribuite, come nel caso del trittico eponimo Durante l’intervento di restauro infatti si è sco- della Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, perto che l’aff resco fu sottoposto ad uno stacco con al centro l’Incoronazione della Vergine, data- a massello, diff erente dallo stacco semplice, in to tra il quarto ed il quinto decennio del XIV quanto non rimuove solo una cospicua quantità secolo16. dell’intonaco originale, ma anche la muratura su L’Incoronazione si mostra ricchissima nell’uso cui sussiste il dipinto per inserirlo integralmente dell’oro, come l’aff resco di Fano, e dipendente in un altro contesto. La porzione di muro origi- dai modi del riminese Giovanni Baronzio, così nale è ingabbiata in un telaio ligneo e i mattoni come il resto della sua produzione che va con- si distinguono dalla muratura circostante per la siderata in stretta relazione con quella, appunto durezza e la compattezza della grana, dunque in del Baronzio, con il quale, a volte, è stato con- origine aveva una collocazione ben diversa. Il le- fuso. gno che racchiude l’aff resco è formato da tavole Miklos Boskovits17 ha aggiunto ai riferimenti ben conservate, inserite in profondità nella con- culturali già evidenziati anche contatti con la trofacciata. pittura bolognese degli anni trenta, animati dalla Sotto l’aff resco ne esiste un altro più antico, reso presenza di Giotto, al seguito del cardinale Ber- parzialmente visibile sulla destra, dove affi ora un trando del Poggetto. Infi ne non vanno dimenti- volto evidentemente più arcaico. cate le connessioni con la pittura umbra espressa L’opera nel complesso è dunque costituita da da Guiduccio Palmerucci da , al quale una muratura racchiusa in un telaio, un arriccio Franco Battistelli aveva attribuito il frammen- particolarmente spesso e granuloso e due strati di to, allora in apparenza di forma ovale, staccato e intonaco dipinti. Sul fondo preparatorio a fresco inserito sulla controfacciata sinistra della nostra di colore scuro (morellone) del manto della Ma- chiesa, con aff rescata una Madonna del latte18, donna si trovano frammenti di azzurrite, in par- avvicinata in seguito da Giampiero Donnini19 te virato al verde. Le aureole a rilievo in origine all’autore dell’Ultima cena aff rescata sulla parete erano dorate, così come il bordo del manto e le destra dell’abside del santuario di Nostra Signora stelle che lo decoravano, ma dell’oro rimangono del Ponte Metauro, testimonianza della presen- solo pochissimi frammenti. za, intorno alla metà del Trecento, di maestranze Sono vicini alla conclusione i lavori di ripristino che divulgavano in un raggio d’azione amplissi- dei dipinti murali situati sulla parete nord oc- mo, dal Friuli alle Marche, il linguaggio denso cidentale della chiesa, illustranti rispettivamente ed espressivo di Vitale degli Equi20, mettendo a storie di San Domenico e di Santa Maria Mad- repentaglio la supremazia dei pittori della vicina dalena, immediatamente attribuiti, al momento scuola riminese, della quale la lunetta del Mae- della scoperta, da Luigi Asioli al pittore eugubi- stro dell’Incoronazione di Urbino è un esito. no Ottaviano Nelli ed alla sua bottega22. I restauri appena conclusi hanno dimostrato che Il primo ciclo, conservato solo in parte e rea- il contorno ovale era dovuto alla tinta a calce ste- lizzato su una superfi cie leggermente concava, sa sul colore originale ed alle stuccature debor- riprende lo schema generale della Storia della danti laterali che legavano l’opera alla struttura Vergine, aff rescata nel 1424 a nella cap- muraria circostante21. Una volta liberata dalla pella di Palazzo Trinci, ma in questo caso i regi- tinta sovrapposta e dalle stuccature l’immagine stri orizzontali sui quali si articolano le Storie di

71 LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO

Pittore di ambito bologne- no della composizione, non risaltano più con la se, Madonna del latte solennità un po’ accigliata dei predecessori eu- gubini e al senso della storia si va sostituendo il gusto per l’aneddoto. La parte superiore presenta la Trinità all’interno di una mandorla, formata da pelte policrome, sostenuta da angeli che la sollevano sopra una moltitudine di santi e patriarchi a mezzo busto. La storia di San Domenico, tratta naturalmente dalla Legenda aurea, inizia con la nascita ambien- tata in una lussuosa sala con volta a crociera - un tempo blu tempestata di stelle d’oro, ma l’azzur- rite è quasi completamente caduta - occupata quasi per intero da un grande letto dove dorme la madre del santo che sogna di partorire un cane con una torcia accesa in bocca. Sullo sfondo una donna le porta del cibo ed un cucchiaio dora- to, mentre in primo piano una fantesca lava il bambino sulla cui fronte la nonna scorge una stella. Segue il grande riquadro centrale dove il santo riceve dalla Madonna l’abito del nuovo or- dine e dove viene narrata la visione avuta da San Domenico durante la sua permanenza a Roma: Cristo era pronto a scagliare tre frecce sulla terra per punire i peccati di superbia, avarizia e lussu- ria, quando la Madonna riuscì a intercedere per l’umanità presentando al Figlio i santi Domenico e Francesco che avrebbero diff uso l’obbedienza, la povertà e la castità. San Francesco può, come in questo caso, non essere rappresentato. San Domenico sono rigorosamente divisi in tre La coincidenza con la vita del santo di Assisi si riquadri con dimensioni costanti, all’interno di riscontra comunque nell’episodio seguente, nel un ritmo che prevede sempre misure maggiori quale, mentre San Domenico si trovava a Roma per quello centrale, evidentemente destinato ad in attesa della conferma della sua regola, Papa ospitare l’evento da proporre con maggiore en- Innocenzo III sognò che la basilica lateranense fasi ai fedeli, oppure a rappresentare più episo- vacillava e veniva sorretta da Domenico stesso. di. Inoltre rispetto non solo al ciclo di Foligno, La scena che segue, molto deperita, come le al- ma anche alle grandi realizzazioni del genere a tre, mostra appunto l’approvazione della regola, Gubbio, nella chiesa di San Francesco, intorno seguita dalle esequie del santo e dalla nota Cena al 1410, o a Sant’Agostino, nei primi anni venti, di San Domenico, nel cui corso, dopo che si era è andato perduto il mirabile equilibrio tra fi gure, scoperto che non vi era pane, due uomini, a vol- dettagli architettonici, sfondi paesaggistici così te raffi gurati come angeli, comparvero dal nulla sintetici da ricordare ancora prototipi giotteschi. per consegnare il pane a Domenico. Ora i personaggi sono aumentati per numero, I restauri stanno rivelando un terzo registro non ma è diminuita la loro pregnanza visiva all’inter-

72 I DIPINTI MURALI

fi gurato, decorato apparentemente con fi nte poi in cielo. specchiature marmoree. La scena è rappresentata nel riquadro inferiore Sono stati completati invece gli interventi sulle ed è una delle più felici del complesso dei lavori due scene, incassate fra strutture posteriori che eff ettuati da Ottaviano Nelli nella nostra chiesa, nascondono le altre, riguardanti la vicenda di vicina, nella euritmia dell’orchestrazione com- Santa Maria Maddalena, narrata con uno sche- positiva, nell’eleganza unita a vivacità degli an- ma simile a quello utilizzato dallo stesso autore, geli musicanti, all’aff resco con la Madonna del Ottaviano Nelli, negli altri cicli agiografi ci della latte, angeli musicanti, San Domenico e San Pietro chiesa, come farebbero pensare i frammenti la- Martire, dell’Oratorio dell’Umiltà, ora di San terali. Gaetano, ad Urbino, datato dalla maggior parte Anche in questo caso la fonte iconografi ca è la della critica tra il 1428 e il 143523. Legenda Aurea compilata nella seconda metà del Il restauro ha reso l’immagine più leggibile mal- XIII secolo dal domenicano e arcivescovo di Ge- grado le opacizzazioni e i veli bianchi che hanno nova Jacopo da Varagine o da Varazze, attingen- alterato la cromia originale dell’aff resco. Pochis- do, in questo caso, a storie circolanti in Francia simi frammenti si sono conservati dell’oro steso già dall’XI secolo, dove però la Maddalena veni- sulle aureole a rilievo. La cornice di separazione va spesso confusa con Maria Egiziaca. tra i due riquadri presenta tracce di un’iscrizione Il riquadro superiore riprende appunto la tradi- non più riconoscibile. zione leggendaria provenzale, nella quale si narra Nel riquadro superiore le lacune, dovute al di- che dopo l’uccisione del protomartire Stefano, i stacco degli strati superiori dall’arriccio, si con- cristiani furono cacciati da Gerusalemme ed an- centrano proprio in corrispondenza dei perso- che Maria Maddalena, con suo fratello Lazzaro, il naggi, rendendo problematica la loro individua- Risuscitato, la sorella Marta, la loro ancella Mar- zione. Opportunamente le lacune non sono state tilla o Sara, un discepolo di Gesù di nome Massi- stuccate perché le linee compositive della sinopia mino, Sidonio, il cieco nato guarito dal Signore, risultano signifi cative per comprendere l’origina- furono costretti a salire su un’imbarcazione priva le concezione della scena. La parte bassa di que- di vele, remi e timone, ma, guidati da un angelo, st’ultima, con il mare, la barca e alcuni abiti, è visibile in alto a sinistra, riuscirono ad approdare stata interessata da ridipinture poco coese con gli a Marsiglia, dove furono accolti dai sovrani della strati sottostanti. Esse sono state rimosse, tutta la città, già avvisati da un sogno. In Provenza Maria zona è stata consolidata, le mancanze di colore Maddalena si dedicò inizialmente alla predica- e intonaco sono state stuccate con un impasto zione convertendo e battezzando molti pagani, di calce e sabbia simile all’originale per compo- il fratello divenne il primo vescovo di Marsiglia, sizione, colore e granulometria. L’integrazione allo stesso modo Massimino di Aix-en-Provence cromatica è stata condotta con colori ad acque- e Sidonio di Auvergne. rello a velatura sotto tono nelle parti abrase e con In seguito Maddalena si ritirò in un eremo sul- tono neutro nelle mancanze interpretabili. le montagne, vicino a Sainte Baume, dove visse Durante i lavori di recupero della chiesa, sul trent’anni in solitudine e in penitenza. Quando fi anco sud orientale, dietro ad una parete mu- poi un altro eremita si avvicinò alla caverna nella rata all’interno di un altare settecentesco, è sta- quale viveva, lo incaricò di dire al vescovo Mas- to ritrovato e parzialmente scoperto un dipinto simino di farsi trovare da solo nella sua chiesa il murale quattrocentesco raffi gurante Storie di giorno di Pasqua. Portata lì dagli angeli, Maria San Giovanni Battista, organizzate con la stessa Maddalena ricevette la comunione dalle mani di procedura strutturale di quelle dedicate al santo Massimino e morì. Gli stessi angeli la portarono titolare sul lato opposto.

73 LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO

Ottaviano Nelli, Storie di San Domenico

74 I DIPINTI MURALI

Ottaviano Nelli, Storie di San Domenico (a sinistra) La nascita di San Domenico (a destra) La cena di San Domenico

Sulla lunetta è rappresentato l’Annuncio a Zac- do registro, si riferisce alla scena: “QUANDO caria, sacerdote del Tempio di Gerusalemme, JOANES IVIT IN DESERTO POSTEA al quale, mentre cospargeva d’incenso l’altare, PREDICAVIT POPULO BAPTISMO l’arcangelo Gabriele, purtroppo non più visibile, PENITENTIE IN REMISSIONEM PEC annuncia la nascita di Giovanni, come chiarisce CATORUM”. Un’altra scritta è in parte conser- la bellissima scritta in caratteri gotici sulla cor- vata sul cartiglio tenuto da Giovanni mentre si nice sottostante: “ÇACHARIA CENSARET rivolge alla folla: “EGO VOX CLAMANTIS ALTARE IN) TEMPLO APARUIT AN IN DESERTO”. GELUS ET DIXIT TU ABEBIS FILIUM DE L’episodio seguente dovrebbe raffi gurare una sce- UXORE TUA”. na di battesimo, ma più che di una moltitudine La vicenda continua sul registro più alto, par- di neofi ti potrebbe trattarsi proprio del Battesimo tendo da sinistra, dove resta un frammento della di Cristo, a causa del sopraggiungere, in alto a Nascita di Giovanni Battista, esattamente il mo- sinistra, dell’Eterno fra i cherubini. mento in cui il bambino viene lavato. Quasi interamente coperto dalle lesene dell’alta- Completo è invece lo scomparto centrale, anche re è il primo riquadro a sinistra del registro più in questo caso di maggiori dimensioni rispetto basso, ma si intravede con suffi ciente chiarezza agli altri, raffi gurante due episodi: Giovanni Bat- il Banchetto di Erode, nel corso del quale viene tista nel deserto, in alto a sinistra, vestito di pelli estorta al sovrano la condanna a morte del Batti- di animali e raccolto in preghiera, e la Predica- sta, eseguita nel cortile della prigione, come mo- zione di Giovanni Battista, estesa sulla maggior stra la Decollazione di Giovanni Battista, dipinta parte dello spazio disponibile. Anche in questo nel grande scomparto centrale che presenta pure caso la seconda scritta conservata per intero del l’attimo in cui Salomè consegna la testa del santo ciclo24, posta sulla cornice tra il primo ed il secon- alla madre Erodiade.

75 LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO

Ottaviano Nelli, Storie di San Domenico. A sinistra, San Domenico riceve dalla Vergine l’abito del nuovo ordine. A destra, Visione di San Domenico

Chiude il ciclo un’azione troppo frammentaria state dipinte a “mezzo fresco”, cioè con fi niture per poter essere distinta con certezza, ma potreb- su una pittura a buon fresco, stese quando ormai be trattarsi del Seppellimento del corpo del Battista l’intonaco era quasi asciutto, oppure stemperan- da parte dei suoi discepoli. do i colori nel latte di calce (calce idrata mesco- Il dipinto murale risulta realizzato a buon fre- lata ad acqua) che, con l’essicazione, ha prodotto sco, con estesi interventi di fi nitura a secco su un una sottile pellicola di carbonato di calcio. supporto costituito di tre strati: l’arriccio, steso Finiture a secco sono state riscontrate nel pavi- a contatto con la struttura muraria, l’intonaco, mento dell’Annuncio, a secco è tutta la vegetazio- sul quale è stata tracciata la sinopia riconoscibile ne della Predicazione e nel cielo l’azzurrite è stata nelle numerose cadute e l’intonachino che è sta- stesa a tempera su una base grigia a buon fresco. to dipinto a giornate. Le dorature delle aureole a rilievo sono state ot- Le parti che ci sono pervenute in migliore stato di tenute con la tecnica dell’oro a missione. conservazione sono naturalmente quelle eseguite Purtroppo sono andati perduti i particolari in a buon fresco, mentre quelle meno coese sono oro o argento, fi ssati con la tecnica a stagno, che

76 I DIPINTI MURALI

Ottaviano Nelli, Storie di Santa Maria Maddalena. In alto, Arrivo di Santa Ma- ria Maddalena a Marsiglia. In basso, Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli

77 LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO

decoravano gli abiti di Salomè e del carnefi ce, nuare ancora, ma credo sia superfl uo. Più inte- ma sono presenti ancora molte tracce delle rifi - ressante è invece cercare di circoscrivere il perio- niture in oro a conchiglia nelle ali dei cherubini, do dei lavori di Ottaviano Nelli per la chiesa di lungo i bordi dei vestiti, su mantelli e copricapi San Domenico di Fano. Periodo che dovrebbe degli altri personaggi; addirittura i frammenti di interessare tutti i dipinti murali, la cui esecuzio- stagno, rinvenuti sulle cornici di separazione fra ne potrebbe essere ragionevolmente iniziata dal- i vari riquadri, potrebbero suggerire la presenza le storie del santo titolare. Giampiero Donnini di dorature o argentature. aveva proposto gli anni 1428-3226, suggerimento Insomma l’eff etto che doveva produrre l’insieme non contraddetto da Maria Chiara Iorio27 e certo appena fi nito era di una immensa, ricchissima, assai plausibile. pagina miniata. Opportunamente però Silvia Giorgi28 ricorda Il restauro, quasi completato, sta migliorando che Ottaviano Nelli non era un artista neutrale, sensibilmente la lettura di un ciclo che ha soff er- ma impegnato a sostenere la politica dei Monte- to molti danni, dovuti anche alle particolari con- feltro, nella cui signoria Gubbio rientrava già dal dizioni di umidità e temperatura all’interno della 1385. La presenza a Fano andrebbe dunque ipo- camera d’aria tra il muro dell’altare e il dipinto tizzata in un periodo di non aperta ostilità con i murale; un microclima che ha favorito l’attacco Malatesti e la seconda metà degli anni venti an- di microrganismi con conseguente produzione drebbe benissimo, ma non dimentichiamo che di sali la cui cristallizzazione ha favorito il distac- nel 1434 Sigismondo Pandolfo Malatesti aveva co della pellicola pittorica, dovuto anche ad or- combinato il matrimonio fra suo fratello Ma- ganismi con apparato radicale insinuatosi tra gli latesta Novello con la fi glia di Guidantonio di strati ai quali è legata la superfi cie pittorica. Montefeltro, Violante, a Urbino, dove fu accol- L’attribuzione dell’opera riscoperta ad Ottaviano to con grandi onori. Il 1434 è anche l’anno della Nelli credo possa essere avanzata con una buo- generale ristrutturazione della chiesa promossa na dose di probabilità, non solo per gli evidenti proprio dalla signoria malatestiana29: risulta dif- rapporti con gli altri dipinti murali del pittore fi cile sottrarsi alla suggestione di queste coinci- eugubino realizzati nella chiesa, ma per i nume- denze e non pensare che, ad ulteriore suggello rosi e puntuali riferimenti alla restante produ- della momentanea alleanza fra le due famiglie, zione dell’artista, caratterizzata da una costante i Montefeltro abbiano inviato quello che era di- continuità nel ripetere tipologie iconografi che, ventato un vero pittore di corte, a Fano, a lavora- stilemi, scelte strutturali, ambientazioni archi- re in una importante committenza dei Malatesti, tettoniche25. secondo una consuetudine diplomatica molto Il personaggio di San Giovanni Battista non è diff usa nelle corti quattrocentesche. cambiato dai tempi dell’Oratorio di Santa Maria In assenza di dati documentari questa non può della Piaggiola a Fossato di Vico, dei primi anni che rimanere un’ipotesi, mentre resta la certezza del secolo. Il pavimento dell’Annuncio a Zaccaria che è tornato alla luce un importante esempio di è identico a quello della Circoncisione della Pina- fi guratività tardo gotica, sintesi di un percorso coteca Vaticana; l’architettura militare che cam- iniziato intorno al 1410, con gli aff reschi maria- peggia sullo sfondo della Predicazione è la stessa ni nella chiesa di San Francesco di Gubbio, dove che troviamo in innumerevoli dipinti sia mobili l’impaginazione delle storie e la semplifi cazione che parietali di Ottaviano Nelli, come nel San degli impianti strutturali delle fi gure, derivate Francesco e Santa Chiara sempre della Vaticana, dalla pittura orvietana di Ugolino di Prete Ila- o nella Adorazione dei Magi, del Worcester Art rio e Cola Petruccioli, cominciarono a segnare Museun, in Massachusetts. Si potrebbe conti- il passo di fronte alla conoscenza dei Salimbe-

78 I DIPINTI MURALI

Ottaviano Nelli, Storie di San Giovanni Battista. (In alto) L’annuncio a Zaccaria (In basso) San Giovanni Battista nel deserto e Predicazione

79 LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO

Ottaviano Nelli, Storie di San Giovanni Battista. (A sinistra) Il banchetto di Erode (In alto, a destra) Decollazione di San Giovan- ni Battista (In basso, a destra) Seppellimento del corpo di San Giovanni Battista

ni, raff orzata dai soggiorni urbinati a partire dal 1417, l’anno dopo la conclusione degli aff reschi nell’Oratorio di San Giovanni. Echi di quest’ul- timo ciclo sono ancora presenti a Fano, ma Ot- taviano Nelli non rinuncia ad un gusto spicca- tamente aneddotico ed alla notevole presenza di fi sionomie ritrattistiche che senz’altro avranno riscosso il favore del pubblico30. Il secolo si chiude con un mediocre aff resco si- tuato in una profonda nicchia, sempre sul lato sud orientale della chiesa, raffi gurante la Madon- na col Bambino e Sant’Agostino. La composizione della sacra conversazione appa-

80 I DIPINTI MURALI

mano da San Domenico e San Francesco sono Pittore locale tra XV e XVI secolo, Madonna col Bam- il risultato di un’aggiunta successiva. Giovanni bino e Sant’Agostino Battista Ragazzini e suo fratello Francesco erano pittori girovaghi, disposti ad attraversare la Ro- magna, le Marche, fi no all’Abruzzo, per cercare commissioni. La parte più interessante dell’aff resco è costituita dalla veduta prospettica di Fano34, vista da sud- est, con il bastione, progettato inizialmente da Antonio da Sangallo il Giovane - in realtà co- struito dall’architetto e ingegnere militare senese Giovan Battista Pelori, tra il 1543 e il 155235 -, la cosiddetta torre di Belisario, l’antica torre civi- ca, l’abside della basilica di San Paterniano con il campanile in costruzione e, in particolare, dalla parte opposta rispetto al bastione, un alto cam- panile a cuspide, con tutta probabilità proprio di San Domenico. re insolita ed infatti saggi di apertura del muro Note a destra della Madonna hanno dimostrato l’esi- 1. I tempi molto stretti, imposti dalla giusta esigenza che questo stenza di un altro santo che restituisce alla Vergi- volume sia pronto prima della riapertura al pubblico della chie- ne la posizione centrale. sa, obbligano a scrivere queste righe prima che gli interventi di restauro siano completati e dunque il mio intervento, dato alle L’aff resco era in origine probabilmente inserito stampe nel maggio 2007, non può che suggerire linee per futuri in una cappella dedicata a Sant’Agostino, realiz- approfondimenti, soprattutto per quanto riguarda i dipinti mu- zata con i lasciti del nobile Pietro Giovanni del rali appena ritrovati. 2. L. Asioli, La Chiesa di s. Domenico a Fano, Fano, 1910, p. 23. fu Blaxii Righi di Fano, stabiliti nel testamento 3. Studiata, in questo stesso volume, da Anna Falcioni. rogato proprio nel coro della chiesa di San Do- 4. L. Venturi, A traverso le Marche, in “L’arte”, 1915, p. 11. menico il 15 ottobre 148431. 5. M. Salmi, La scuola di Rimini, in “Rivista del Regio Istituto di Archeologia e Storia dell’arte”, I, 1931-32, p. 240. Sulla base del lascito il dipinto potrebbe anche es- 6. Per un esaustivo inquadramento critico di questo, come degli sere stato eseguito molto tempo dopo, nei primi altri dipinti murali della chiesa di San Domenico allora cono- anni del secolo successivo, da un pittore locale. sciuti, si rimanda a M. C. Iorio, I luoghi di culto. S. Domenico, in Fano Medievale, a cura di F. Milesi, Fano 1997, pp. 242-254. Il dipinto murale più recente della chiesa, raffi - 7. C. Brandi, La pittura riminese del Trecento, catalogo della mo- gurante la Madonna col Bambino e i santi Dome- stra, Rimini 1935, p. 42. nico, Fortunato, Francesco ed Eusebio, si trova al- 8. P. Toesca, Il Trecento, Torino 1951, p. 720. 9. P. Zampetti, Pittura nelle Marche, I, Dalle origini al primo Ri- l’inizio della fi ancata sud orientale e fu scoperto nascimento, Firenze 1988, p. 117. nel 1906 da Luigi Asioli che lo attribuì al pittore 10. C. Volpe, La pittura riminese del Trecento, Milano 1965, pp. ravennate Giovanni Battista Ragazzini32. D’al- 87-88. 11. F. Zeri, Un aff resco del Maestro dell’Incoronazione di Urbino, tra parte antiche cronache fanesi riportano che in “Proporzioni”, III, 1950, pp. 36-40. l’opera fu eseguita lo stesso anno, il 1556, nel 12. G. Donnini, La pittura nel XIV secolo, in Arte e cultura nella quale Ragazzini aff rescò la cupola della basilica provincia di Pesaro e Urbino dalle origini a oggi, a cura di F. Batti- 33 stelli, Venezia 1986, pp. 103-110. di San Paterniano . Il restauro è ancora in corso, 13. M. Boskovits, Per la storia della pittura tra Romagna e Marche ma già è apparso chiaro che i Crocifi ssi tenuti in ai primi del ‘300. I e II, in “Arte cristiana”, LXXXI, 1993, fasc.

81 LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO

Giovanni Battista Ragazzi- ni, Madonna col Bambino e i Santi Domenico, Fortuna- to, Francesco ed Eusebio

82 I DIPINTI MURALI

Giovanni Battista Ragazzi- ni, Madonna col Bambino e i Santi Domenico, Fortu- nato, Francesco ed Eusebio, particolare

755-756, pp. 163-182. Urbino 1973, pp. 666-668, con indicazione delle altre posizioni. 14. A. Marchi, La pittura della prima metà del Trecento nelle 24. Delle altre sono rimasti solo frammenti. Ringrazio Anna Marche. Presenze riminesi, pittori “stranieri” e pittori locali, in Il Falcioni per l’assistenza nella trascrizione delle due scritte con- Trecento Riminese. Maestri e botteghe tra Romagna e Marche, a servate. cura di D. Benati, catalogo della mostra, Milano 1995, pp. 112- 25. Sulla ipotetica collaborazione di Giacomo di Pietro Berar- 123. Anche Giovanna Ragionieri ritiene che le diff erenze fra i ducci da Gaifa alla esecuzione dei dipinti murali si veda il capito- due gruppi di opere siano originate, più che da un’evoluzione lo I documenti d’archivio, curato da Giuseppina Boiani Tombari, individuale, dai diversi apporti culturali a cui fanno riferimento in questo stesso volume. i due artisti: G. Ragionieri, La pittura e la miniatura del Trecento 26. G. Donnini, La pittura del XIV secolo, cit., p. 131. a Rimini e nei territori malatestiani, in Le arti fi gurative nelle corti 27. M. C. Iorio, I luoghi di culto, cit., p. 248. dei Malatesti, a cura di L. Bellosi, Rimini 2002, pp. 25- 109. 28. S. Giorgi, Pittura e miniatura del primo nei ter- 15. M. Boskovits, Per la storia, cit., p. 182, n. 88. ritori malatestiani, in Le arti fi gurative nelle corti dei Malatesti, 16. Sull’iconografi a degli altri pannelli del trittico, in origine un cit., pp. 163-257, in particolare pp. 243-244. pentittico, e sulla supposta provenienza dalla chiesa di San Fran- 29. Si veda il capitolo sulla storia della chiesa di Franco Battistelli cesco in Rovereto, si rimanda ad A. Marchi, La pittura, cit., p. in questo stesso volume. 123, n. 20. 30. Per una sintesi del percorso artistico di Ottaviano Nelli si 17. M. Boskovits, Per la storia, cit., pp. 172-174; 180-181, nn. rimanda a B. Toscano, La pittura in nel Quattrocento, in 79-80. La pittura in Italia. Il Quattrocento, II, Milano 1987, pp. 355- 18. F. Battistelli, Fano, Fano 1978, p. 77. 383; W. Fontana, Per Ottaviano Nelli, in Piero e Urbino, Piero e 19. G. Donnini, La pittura nel XIV secolo, cit., p. 110. le corti rinascimentali, a cura di P. Dal Poggetto, catalogo della 20. L’Ultima cena del santuario di Nostra Signora del Ponte mostra, Venezia 1992, pp. 26-32. Metauro mostra tangenze con l’analogo soggetto di Vitale degli 31. Archivio di Stato di Pesaro - Sezione Archivio di Stato di Fano, Equi, proveniente dal convento di San Francesco a Bologna, ora not. Pier Domenico Stati, vol. C, 1484-1485, cc. 220r-224r. nella Pinacoteca Nazionale della città e, soprattutto, con l’Ulti- 32. L. Asioli, La Chiesa di s. Domenico, cit., p. 28. ma Cena del Brooklyn Museum of Art di New York, sempre di 33. Sulla questione si veda L. A. Lucatelli e A. Passarini, Ioannes Vitale. Baptista Ragazzinus ravenas et germanus suuss Franciscus, in “No- 21. Ringrazio sentitamente Romeo Bigini per avermi fornito tizie da Palazzo Albani”, X, 2, 1981, pp. 54-63. tempestivamente tutte le informazioni necessarie sui restauri 34. Si veda R. Panicali e F. Battistelli, Rappresentazioni pittoriche che, fi no a questo momento, sono stati conclusi. grafi che e cartografi che della città di Fano dalla seconda metà del 22. L’indicazione è stata accettata da tutta la critica seguente. Si XV secolo a tutto il XVIII secolo, Fano 1977, pp. 28-29. veda anche M. C. Iorio, I luoghi di culto, cit., pp. 248-254. 35. F. Menchetti, Le mura di Fano: da Sigismondo Pandolfo Ma- 23. Per un parere diverso si veda W. Fontana, in Restauri nelle latesta a Papa Paolo III Farnese, in Restauri a Fano 2000-2003, a Marche. Testimonianze acquisti e recuperi, catalogo della mostra, cura di G. Cuppini, Venezia,2004, pp. 59-69.

83