La Chiesa Di San Domenico a Fano
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Rodolfo Battistini I dipinti murali La parziale riscoperta delle vaste superfi ci dipinte dettagli degli abiti, naturalmente nei gioielli, nel A fronte Ottaviano Nelli, Storie di all’interno della chiesa di San Domenico iniziò sole d’oro, del quale purtroppo resta solo l’im- San Giovanni Battista nel 1906 e si è conclusa esattamente un secolo pronta, di San Tommaso d’Aquino. dopo, in occasione del restauro ancora in corso Lionello Venturi fu il primo a riferire l’aff resco dell’edifi cio, a seguito dell’acquisizione da parte alla scuola riminese, assegnandolo all’ambito di della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano1. Giovanni Baronzio4, artista al quale, in un primo Sarà dunque possibile esaminare in modo più tempo, venivano ricondotte quasi tutte le opere profi cuo, al termine dei lavori condotti con la di cultura riminese. Spettò a Mario Salmi5 il me- consueta altissima professionalità da Romeo Bi- rito di averlo collocato nel corpus, soggetto co- gini e dai suoi collaboratori, un insieme di di- munque a continui aggiustamenti, del Maestro pinti murali che vanno dalla prima metà del XIV dell’Incoronazione di Urbino, attribuzione poi secolo alla seconda metà del XVI. accettata dalla maggior parte della critica succes- A cominciare dalla lunetta aff rescata sulla parete siva6. di fondo di un arcosolio ricavato sulla parete de- Il catalogo delle opere assegnate a quest’ultimo stra del presbiterio, con la Madonna, il Bambino, maestro da Mario Salmi era però molto ricco e un frate domenicano, i Santi Giacomo Maggiore, Cesare Brandi, già nel 1935, in occasione del- Tommaso d’Aquino, Leonardo e un committente. la mostra dedicata alla pittura riminese del Tre- Le fi gure sono circoscritte da un bordo moda- cento7, propose di attribuire la parte più antica, nato e da una cornice decorata con motivi co- riportata alla prima metà del secolo, ad un’altra smateschi in fi nto marmo. Nella fascia bianca personalità, purtroppo tuttora ignota, conven- tra queste due ripartizioni, allo stato attuale si zionalmente denominata Maestro della Maestà intravede la scritta [JAC]OBUS, in riferimento di Sant’Emiliano, dall’aff resco dove sono rappre- al santo soprastante, mentre Luigi Asioli vide an- sentati la Madonna col Bambino e i santi Lucia, che il nome che attestava l’identità di San Tom- Caterina ed Emiliano, gia nell’abbazia di San- maso d’Aquino e la scritta [LEON]ARDUS2. t’Emiliano, ora parzialmente staccato e trasferito L’intradosso dell’arco è decorato con un fregio nella Pinacoteca di Fabriano. a racemi di acanto ed alla base del vano rien- Nella produzione del pittore lo studioso, accanto trante è murata la lapide sepolcrale proveniente all’innegabile componente riminese, segnalava dal monumento funebre ad Ugolino de’ Pili3, il anche un infl usso senese di segno duccesco. quale però, per ragioni cronologiche, non può Pietro Toesca, successivamente8, riprendendo essere il minuscolo committente dalla lunga ve- un suggerimento di Cesare Brandi, lo considerò ste rossa inginocchiato a sinistra, all’esterno della maestro dell’autore dell’Incoronazione di Urbino cornice. e colse, nella sua formazione, gli esiti dei grandi In realtà, anche il frate domenicano e, soprattut- cicli giotteschi di Assisi, sui quali ha insistito an- to, San Leonardo, fuoriescono dai limiti loro as- che Pietro Zampetti9. segnati: quest’ultimo, con un ardito scorcio che Carlo Volpe10 era dell’avviso che occorresse sepa- gli restituisce una consistenza volumetrica non rare decisamente i due maestri; al contrario Fe- avvertibile nelle altre fi gure, sembra uscire dalla derico Zeri inserì tutte le opere dei due suppo- dimensione dello spirito per rientrare nella realtà sti pittori nell’ambito della produzione del solo fenomenica, dove è collocato il committente. Maestro dell’Incoronazione di Urbino11. I restauri stanno rivelando la qualità dell’esecu- Giampiero Donnini, riprendendo a distanza di zione e la profusione dell’oro, non solo nei nim- tempo la questione proprio a proposito della bi raggiati, ma anche nel drappo damascato alle nostra lunetta12, tracciò un profi lo del Maestro spalle dei personaggi ritenuti più rilevanti, nei dell’Incoronazione di Urbino, riconoscendo alla 69 LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FANO Maestro dell’Incoronazione di Urbino, Madonna con il Bambino, un frate domeni- cano, i Santi Giacomo Mag- giore, Tommaso d’Aquino, Leonardo e un committente base della sua cultura moduli romagnoli, trat- la stessa persona e l’ultimo la prosecuzione del tati però con indipendenza e originalità, come primo è stata ripresa da Miklos Boskovits13, ma se fossero, più che direttamente provenienti da Alessandro Marchi14 propende invece a mante- Rimini, derivati dal Maestro della Maestà di nere distinti i due pittori, anche se riconosce che Sant’Emiliano – tornato ad essere un’altra per- la carriera del Maestro dell’Incoronazione di Ur- sona – del quale rinnova gli aspetti più arcaici bino ha avuto inizio a Fabriano, dove aveva ese- con gusto narrativo e calligrafi smo prezioso, ag- guito, proprio nella chiesa dei Domenicani, un giungendo, nel periodo fi nale della sua carriera, ciclo di aff reschi, in seguito staccati e dispersi, di quando avrebbe dipinto la lunetta di San Do- cui faceva parte una Crocifi ssione, ora al Museum menico, apporti senesi, evidenti nel tono vivace of Fine Arts di Boston, l’Annuncio a Zaccaria, della linea e nella umanissima posa del Bambino, conservato nella Memorial Art Gallery di Ro- colto nell’atto di giocare con il cardellino. Sem- chester e la Nascita del Battista, oggi alla Galleria pre nella fase ultima della sua attività il pittore Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, a avrebbe stretto rapporti con la nascente scuola Roma. fabrianese di Allegretto Nuzi e soprattutto con Boskovits ha rilevato in questi dipinti derivazio- l’ambiente eugubino, rappresentato da Guiduc- ni dagli aff reschi di Pietro da Rimini a Tolentino, cio Palmerucci. nonché dalla Nascita del Battista di Giovanni Ba- L’idea che il Maestro di Sant’Emiliano e il Mae- ronzio della National Gallery di Washington15. stro dell’Incoronazione di Urbino siano stati L’esordio dell’artista viene collocato tra il 1325 e 70 I DIPINTI MURALI il 1335, ma, naturalmente, essendo la sua iden- ha assunto una forma rettangolare, ma non è tità ancora sconosciuta, nessun apporto docu- possibile risalire alla concezione originaria del- mentario conferma, per ora, questa o le restanti l’insieme a cui apparteneva ed alla collocazione indicazioni cronologiche della serie di opere a lui originaria. attribuite, come nel caso del trittico eponimo Durante l’intervento di restauro infatti si è sco- della Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, perto che l’aff resco fu sottoposto ad uno stacco con al centro l’Incoronazione della Vergine, data- a massello, diff erente dallo stacco semplice, in to tra il quarto ed il quinto decennio del XIV quanto non rimuove solo una cospicua quantità secolo16. dell’intonaco originale, ma anche la muratura su L’Incoronazione si mostra ricchissima nell’uso cui sussiste il dipinto per inserirlo integralmente dell’oro, come l’aff resco di Fano, e dipendente in un altro contesto. La porzione di muro origi- dai modi del riminese Giovanni Baronzio, così nale è ingabbiata in un telaio ligneo e i mattoni come il resto della sua produzione che va con- si distinguono dalla muratura circostante per la siderata in stretta relazione con quella, appunto durezza e la compattezza della grana, dunque in del Baronzio, con il quale, a volte, è stato con- origine aveva una collocazione ben diversa. Il le- fuso. gno che racchiude l’aff resco è formato da tavole Miklos Boskovits17 ha aggiunto ai riferimenti ben conservate, inserite in profondità nella con- culturali già evidenziati anche contatti con la trofacciata. pittura bolognese degli anni trenta, animati dalla Sotto l’aff resco ne esiste un altro più antico, reso presenza di Giotto, al seguito del cardinale Ber- parzialmente visibile sulla destra, dove affi ora un trando del Poggetto. Infi ne non vanno dimenti- volto evidentemente più arcaico. cate le connessioni con la pittura umbra espressa L’opera nel complesso è dunque costituita da da Guiduccio Palmerucci da Gubbio, al quale una muratura racchiusa in un telaio, un arriccio Franco Battistelli aveva attribuito il frammen- particolarmente spesso e granuloso e due strati di to, allora in apparenza di forma ovale, staccato e intonaco dipinti. Sul fondo preparatorio a fresco inserito sulla controfacciata sinistra della nostra di colore scuro (morellone) del manto della Ma- chiesa, con aff rescata una Madonna del latte18, donna si trovano frammenti di azzurrite, in par- avvicinata in seguito da Giampiero Donnini19 te virato al verde. Le aureole a rilievo in origine all’autore dell’Ultima cena aff rescata sulla parete erano dorate, così come il bordo del manto e le destra dell’abside del santuario di Nostra Signora stelle che lo decoravano, ma dell’oro rimangono del Ponte Metauro, testimonianza della presen- solo pochissimi frammenti. za, intorno alla metà del Trecento, di maestranze Sono vicini alla conclusione i lavori di ripristino che divulgavano in un raggio d’azione amplissi- dei dipinti murali situati sulla parete nord oc- mo, dal Friuli alle Marche, il linguaggio denso cidentale della chiesa, illustranti rispettivamente ed espressivo di Vitale degli Equi20, mettendo a storie di San Domenico e di Santa Maria Mad- repentaglio la supremazia dei pittori della vicina dalena, immediatamente attribuiti, al momento scuola riminese, della quale la lunetta del Mae- della scoperta, da Luigi Asioli al pittore eugubi- stro dell’Incoronazione di Urbino è un esito. no Ottaviano Nelli ed alla sua bottega22. I restauri appena conclusi hanno dimostrato che Il primo ciclo, conservato solo in parte e rea- il contorno ovale era dovuto alla tinta a calce ste- lizzato su una superfi cie leggermente concava, sa sul colore originale ed alle stuccature debor- riprende lo schema generale della Storia della danti laterali che legavano l’opera alla struttura Vergine, aff rescata nel 1424 a Foligno nella cap- muraria circostante21.