marzo numero

3 2013 5,50 € 3 "Ho avuto talento ma non successo. Tanta gente ha successo marzo 2013 - numero senza avere talento."

(Victor Francen in La fin du jour, 1938, di Julien Duvivier)

Poste Italiane S p A - pedizione in abbonamento postale -70% ut. GIP /C/ R M/04/2013 Perchè in Italia c'è ancora "Il successo fa scandalo. Lo scandalo fa successo." tanta paura (Marcello Marchesi) del successo? Fo c us Il cinema nella Russia di Putin i on Innovaz Il fenomeno dei fan film made in Italy Perchè in ItaliA c'è ancora tanta paura del successo? c'è ancora tanta Perchè in ItaliA

ISSN 2281-5597 3 0 0 0 3

9 772281 559003 Doss i er ne di t Una lettera di Aldo Moro a Giulio Andreotti su cinema e emigrazione www.8-mezzo.it Pole mic he KulturInfarkt: esplode la discussione sui finanziamenti alla cultura SUL PROSSIMO NUMERO IN USCITA APRILE 2013

SCENARI Emergenza pirateria

Innovazioni Cinema italiano apolide I talenti di casa nostra che lavorano all'estero

Focus Il cinema dell'Austria EDITORIALE di Gianni Canova

8½ MILIONI DI EURO PER IL FILM DI TORNATORE. UN EXPLOIT INATTESO CHE OBBLIGA TUTTI A UNA SERIA RIFLESSIONE.

on è vero che è crollato tutto. mi capitava da tempo, con un film italiano. suo pubblico. Fa discutere e vince. Vogliamo Né che il gennaio 2013 è stato Un successo inatteso di queste dimensioni tenerne conto? Vogliamo cominciare a pen- per il cinema in Italia una sorta dovrebbe indurre a un serio ripensamento sare che il pubblico italiano è un po’ meglio di tsunami. Uno tsunami di- tutta una serie di persone. Quelli che pen- di come spesso lo immaginiamo, e che quel strugge tutto quello che trova sano che da noi funziona solo la commedia. che non sappiamo dargli, troppo spesso, Nsulla sua strada e si lascia alle spalle solo Quelli che dicono che non c’è spazio per altri sono film capaci di sorprenderlo e di emozio- macerie e rovine. Nel cinema, in Italia, non è generi. Quelli che andata così. Se non altro perché almeno un ritengono che sia im- film italiano si è salvato dalla catastrofe e ha possibile fare un film incassato molto più di quanto ipotizzassero raffinato che piaccia le più ottimistiche previsioni: La migliore anche a un grande offerta di Giuseppe Tornatore. Nel momento numero di spettatori. in cui scrivo queste righe, gli incassi del film Quelli che si ostinano viaggiano su cifre ormai molto vicine agli 8 a pensare che non è milioni e mezzo di euro (numero evidente- possibile realizzare in mente molto amato da questa testata…), ma Italia film dal respiro sono pronto a scommettere che saliranno internazionale. La ancora, visto che il tamtam positivo non ac- migliore offerta dimo- cenna ad arrestarsi. Io l’avevo intuito subito: stra in un sol colpo ho visto La migliore offerta in un multiplex, il l’infondatezza di tan- sabato sera del secondo weekend di program- te querule litanie che mazione. Sala piena, senza un solo posto a si sentono ripetere sedere. Sentivo in sala la tensione fisica, la spesso sul nostro ci- partecipazione, l’empatia. Quell’effetto unico nema. Non fa ridere, che solo la visione in sala ti può dare, e che il film di Tornatore. ti fa sentire al contempo solo col film e im- Neanche per sbaglio. Si misura con un ge- narlo? Vogliamo ricominciare a interrogarci, merso in un corpo collettivo che sente il film nere rischioso come il thriller psicologico e lo una buona volta, su che tipo di film e di storie come lo stai sentendo tu. Alla fine, ricordo domina con una sicurezza magistrale. Non e di mondi e di visioni servono oggi al nostro che è partito perfino un timido applauso. In cerca star di facile popolarità, ma punta su cinema, e a tutti noi in quanto spettatori? un multiplex! Ricordo che la gente si fermava attori internazionali di grande levatura. Non all’uscita a discutere e a commentare. Non chiude in modo rassicurante, ma interroga il

1 SOMMARIO

06 LA RIMOZIONE DEL 14 QUEL TRIONFO 32 ICONE 43 FINANZIAMENTI “COMMERCIALE” NON PREVISTO MADE IN ITALY ALLA CULTURA, di Alberto Pezzotta DA CRITICI E di Andrea Guglielmino FUORI DALLA DISTRIBUTORI e Lucio Laugelli POLITICA DEL 08 PER CHI SI di Alberto Pezzotta SANTUARIO SCRIVONO 38 DARK di Andrea Cancellato I LIBRI? 16 ISTRUZIONI RESURRECTION: EDITORIALE PER CHI SI PER FARE COSA MI PIACE TRULY AMAZING! FANNO I FILM? UN FILM ITALIANO DEL CINEMA intervista ad Angelo 01 8½ MILIONI DI di G.C. CHE PIACE ALLA ITALIANO Licata EURO PER IL FILM CRITICA. di Andrea Guglielmino DI TORNATORE. 09 I FILM NON di Angelo Pannofino 26 HANS HURCH UN EXPLOIT SI FANNO PER intervista di 40 Intervista ad Fabrizio INATTESO CHE IL PUBBLICO 17 I TRE MIGLIORI Micaela Taroni Rizzolo OBBLIGA TUTTI di INCASSI ITALIANI di Nicole Bianchi INEDITI A UNA SERIA DEGLI ULTIMI RIFLESSIONE. 10 SE AMI IL CINEMA, 13 ANNI 44 QUANDO di Gianni Canova VUOI GLI INCASSI IL SOTTOSEGRETARIO ALLE STELLE 18 EXPLOIT E FLOP, MORO SCRIVEVA AL di Roberta Torre 10 DOMANDE SOTTOSEGRETARIO A REGISTI ANDREOTTI 12 TUTTI GLI ALIBI E PRODUTTORI di Andrea Corrado DI VINCITORI di Stefano INNOVAZIONI (E VINTI) Stefanutto Rosa POLEMICHE di Maurizio Nichetti 28 FAN POWER di Andrea Guglielmino 41 KULTURINFARKT SCENARI 30 FENOMENOLOGIA 42 L’ANNO ZERO 04 PERCHÈ QUALITÀ DEL FAN FILMAKER DEI BUROCRATI E QUANTITÀ DA di Serafino Murri di Salvatore Carrubba NOI NON VANNO D'ACCORDO? di Gianni Canova

8½ NUMERI, VISIONI E PROSPETTIVE DEL CINEMA ITALIANO

Mensile d’informazione e cultura cinematografica

Iniziativa editoriale realizzata da Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con ANICA e Direzione Generale Cinema

Direttore Responsabile In Redazione Hanno collaborato Angelo Pannofino, Alberto Pasquale, Giancarlo Di Gregorio Carmen Diotaiuti Fausto Brizzi, Giulio Bursi, Alberto Pezzotta, Andrea Guglielmino Andrea Cancellato, Giovanni Marco Piemontese, Direttore Editoriale Salvatore Carrubba, Rossella Rinaldi, Roberta Ronconi, Gianni Canova Coordinamento redazionale Federica D'Urso, Fabio Ferrazza, Micaela Taroni, Roberta Torre, Vice Direttore Responsabile DGCinema Iole Maria Giannattasio, Michail Trofimenkov Cristiana Paternò Andrea Corrado Lucio Laugelli, Cristiana Mainardi, Umberto Marino, Capo Redattore Coordinamento editoriale Francesca Medolago Albani, Stefano Stefanutto Rosa Nicole Bianchi Serafino Murri, Maurizio Nichetti,

2 SOMMARIO

NUMERI NEL MONDO FOCUS GEOGRAFIE IL MARKETING DEL PUNTI DI VISTA CINEMA ITALIANO 49 ITALIA E FRANCIA: 52 "UN GIORNO DEVI 60 IL CASO RUSSIA 66 I LUOGHI DEL 76 RICOMINCIAMO APPUNTAMENTO ANDARE": DIARIO CINEMA. 70 QUANDO di Umberto Marino A CANNES SEMI-SERIO DAL 61 IL CINEMA RUSSO? di Nicole Bianchi IL PASSAPAROLA CON IL FONDO PER SUNDANCE 2013 È UNA MATRIOSKA. FA LA DIFFERENZA LE SCENEGGIATURE di Cristiana Mainardi di Roberta Ronconi di Alberto Pasquale di Iole Maria Giannattasio 55 AMO GLI 64 MA LA VERA RUSSIA ITALIANI E RACCONTATA 51 L’ANNO PEGGIORE CHE SANNO DAI SUOI DOC NELLE SALE STUPIRE di Ro. Ro. CINEMATOGRAFICHE di Rossella Rinaldi 80 BIOGRAFIE ITALIANE 65 IL NOSTRO di Fabio Ferrazza 57 DI COSA SI È UN CINEMA PARLA QUANDO SENZA REALTÀ CINEMA ESPANSO INTERNET E NUOVI SI PARLA DI di Michail Trofimenkov CONSUMI (IN)SUCCESSO 68 FINE DELLA SPECIE: AL BOX OFFICE SUCCESSIONE 72 TORMENTONI di Federica D’Urso DI ATTI SUL FILM O NUOVI EROI? e Francesca Medolago QUE VIVA MEXICO! di Carmen Diotaiuti Albani per Ufficio di Giulio Bursi Studi ANICA

Progetto Creativo Stampa ed allestimento Direzione, Redazione, Registrazione 19novanta communication partners Arti Grafiche La Moderna Amministrazione presso il Tribunale Via di Tor Cervara, 171 Istituto Luce-Cinecittà Srl di Roma n° 339/2012 Creative Director 00155 Roma Via Tuscolana, 1055 - 00173 Roma del 7/12/2012 Bruno Capezzuoli Tel. 06722861 fax: 067221883 Designer Distribuzione in libreria [email protected] Giulia Arimattei, Matteo Cianfarani, Joo Distribuzione Lorenzo Mauro Di Rese, Via F.Argelati,35 Simona Merlini, Cristina Nardelli Milano Videoimpaginazione Valeria Ciardulli

3 SCENARI Chi ha paura del successo? Perchè qualità e quantità da noi non vanno d’accordo?

di Gianni Canova

ualche tempo fa ho ospitato culturale, soprattutto da quello che maschera nella mia università i giovani con una patina di ostentato progressismo il “creatori” di una delle web serie proprio intimo, atavico, profondo e ontologi- di maggior successo (Freaks!) co aristocraticismo. Qper un incontro con gli studenti. Da noi, qualità e quantità continuano a es- Durante il dibattito, per spiegare la decisione sere considerate inconciliabili. Nel cinema di diffondere la nuova stagione della serie come nella letteratura. Se un prodotto è di non solo sul web ma anche attraverso un ca- qualità – pensano in tanti – non può am- nale televisivo, uno degli autori ripeteva con bire anche alla quantità. Per converso, per fermezza rivolto ai ragazzi: “Tranquilli, non ci arrivare alla quantità (ai grandi numeri…) è siamo venduti. Non siamo diventati commer- indispensabile abbassare la qualità. Quando ciali…!”. Tralascio qui ogni considerazione su uno dei più autorevoli quotidiani nazionali sul luogo comune secondo cui il web sarebbe un autorevole e influente “critico letterario” il regno della purezza incontaminata e della arriva a scrivere che è meglio non leggere libertà espressiva mentre la tv (e il cinema…) nulla, e non prendere neanche in mano un sarebbero invece il luogo del compromesso libro, piuttosto che leggere i bestseller di au- e della mercificazione. In questa sede voglio tori come Faletti o Coelho (lo ha scritto Pietro interrogarmi piuttosto sul perché l’epiteto Citati sul “Corriere” del 9 marzo 2012) a me “commerciale” in tanta parte del pubblico prende lo sconforto. Poi, se ci ripenso, mi italiano (e tra i giovani in modo particolare) sale la rabbia. Per lo snobismo elitario con continui a essere percepito come un insulto. cui la cultura italiana tratta i consumi cultura- O, nel migliore dei casi, come un’onta, o li cosidetti “popolari”. Per la disinvoltura con una vergogna. È un sintomo rivelatore: sia- cui ritiene di delegare il compito di occuparsi mo un paese che non ha mai accettato fino dei consumi culturali popolari ai reality show in fondo l’idea di industria culturale e che televisivi, o ai talent show, e ai loro guru e continua a bamboleggiarsi con quei cascami profeti e padroni. Con i risultati disastrosi che tardo-romantici che identificano il successo sono sotto gli occhi di tutti. di un prodotto culturale come un disvalore. Eppure gli esempi di come sia possibile Che l’arte e la cultura siano anche “merci” conciliare quantità e qualità da noi non man- continua a essere guardato e considerato cano: basta pensare alla straordinaria lezione con orrore da tante parte dell’establishment del design italiano, e alla sua capacità di

4 SCENARI // Chi ha paura del successo?

realizzare un grande progetto politico di de- dell’articolo dedicato a La migliore offerta se incolti spetazzanti divoratori di cinema fast- mocrazia culturale (e oggettuale) portando la la cava definendo Tornatore un regista “ingiu- food). Tertium non datur. E invece il cinema bellezza nelle case di tutti: qualità altissima, stamente sopravvalutato”. Che è l’espediente italiano avrebbe bisogno proprio di una via grandi serie, vendite soddisfacenti, solido retorico più ovvio e banale a cui ricorre il di mezzo: di quel cinema sperimentale di successo. In passato anche il cinema italiano critico per continuare a illudersi che il suo massa che in passato era praticato non solo funzionava così (e infatti era grande, e ap- personalissimo giudizio e i suoi privatissimi da autori come Fellini e Pasolini, ma anche Quelli che amano un film solo se l’hanno visto loro e i loro quattro amici. Quelli che se un film piace a più di venticinque spettatori è inevitabilmente una schifezza. Quelli che dicono che i film non si fanno per il pubblico. Quelli che dicono che tanto il pubblico non capirebbe. Quelli che non capiscono come certi film possano piacere tanto. Quelli che non capiscono come il loro film possa piacere tanto poco. Quelli che vorrebbero sbancare il box office, ma si offendono se definisci “commerciale” il loro film. prezzato in tutto il mondo, e venduto in tutto criteri di gusto contino più di quelli di miglia- da straordinari confezionatori di prodotti di il mondo: esattamente come il design). Oggi ia e migliaia di persone. qualità legati ai generi (da Petri a Monicelli, no. Oggi, se appena appena un film prova a Insomma: il successo da noi continua a es- da Argento a Leone). Che avevano successo conciliare qualità e quantità, e si permette di sere il totem della piccola borghesia e il tabu perché intercettavano bisogni diffusi, mette- incassare oltre che di provare a inventare un degli intellettuali. Tutti lì a consultare Cinetel vano in circolo fantasie, offrivano a tutti con- universo estetico coerente e originale, subito o le classifiche degli incassi, ma poi a dire in crete possibilità di incremento delle proprie i gendarmi del gusto arricciano il naso. È suc- pubblico che gli incassi non sono tutto e che esperienze emotive e cognitive. Perché quel cesso di recente con l’ultimo (e secondo me il denaro è lo sterco del diavolo. Insomma: o modello è andato in crisi? Di chi è la respon- bellissimo) film di Tornatore. Andate a vedere sei coté o sei coté frammarti- sabilità? È possibile oggi provare un’altra vol- il sussiego con cui lo tratta, ad esempio, una no. Siamo ancora fermi a due secoli fa e alla ta a conciliare qualità e qualità? Sono queste testata web molto colta e molto snob come distinzione del Berchet: o piaci ai “parigini” alcune delle domande su cui cerchiamo di “Doppiozero”: incapace di accettare il fatto (i colti raffinati esigenti beneducati profumati indagare nelle pagine che seguono. che un film così piaccia e incassi, l’autrice cinéphiles) o piaci agli “ottentotti” (i rozzi

5 SCENARI // Festival del cinema

LA RIMOZIONE DEL “COMMERCIALE” Oggi non c’è più nessun critico che usi l’etichetta come marchio infamante. Eppure negli anni ’50… di Alberto Pezzotta

6 SCENARI // Chi ha paura del successo?

a metà degli Anni ‘50 è tempo di più avanzate della produzione”. Ma di que- bilanci. E i critici prendono atto, con sto si trovano poche tracce nei dibattiti. Su sgomento, che il Neorealismo non “l’Unità” e “Cinema Nuovo”, per un ma- è stato popolare come speravano. linteso populismo, si preferiva riflettere sui I film di De Sica e Rossellini non generi “di profondità” (mélo, film-opera ...) Lhanno quasi mai avuto successo di massa: invece che su Pane, amore e fantasia (Luigi mentre ad avere riempito le sale sono stati Comencini, 1953): che anzi venne bollato film popolari sì, ma non nel senso gramscia- come un traditore del Neorealismo. Anche no del termine. I film neorealisti erano infatti di ciò patiamo le conseguenze: oggi i generi “antidivistici, antiepici, critici, documentari, bassi sono più celebrati dei film di Zampa, antimelodrammatici e anticatartici”, scrive Bolognini e Damiani. nel 1955 Renzo Renzi su “Cinema Nuovo”. La Da un paio di decenni il quadro sembra sua conclusione è di un candore disarmante: completamente cambiato. Forse non c’è più date queste premesse, era inevitabile che il nessun critico che usi l’aggettivo “commer- Neorealismo fosse anche “impopolare”. ciale” come marchio infamante per un film Rimaneva un problema: come comportar- italiano. Piuttosto, si elogia un dato autore si con i film di successo? Stigmatizzarli o per essere “del tutto fuori da logiche mera- meglio capirli? A questo proposito “l’Unità” mente commerciali”; mentre “commerciali” ospita un lungo dibattito, inaugurato nel no- sono sempre gli altri, in primis gli americani. vembre 1955 da un articolo di Ugo Casiraghi, Anche di fronte a prodotti destinati al consu- che parte dal successo dei “film d’appendi- mo di massa, non si usa più l’ideologia. Ma ce” di Matarazzo e della serie di Don Camillo. non è per forza un bene: anziché analizzare Che film considerati retrivi potessero piacere il rapporto tra film e spettatori, la critica si alle masse (e anche agli elettori del Pci) era limita a elogi aprioristici, in nome di uno un fatto che turbava i critici. spirito trash nato dallo sdoganamento dei In questa sede non interessa ricostruire generi bassi, o di una difesa patriottica del un dibattito polveroso, ma va sottolineato prodotto nazionale. Anche Natale a Beverly come proprio qui si siano formati categorie Hills (, 2009) può ricevere parole e miti che per decenni hanno condizionato lusinghiere da Gian Luigi Rondi, e a nessuno il rapporto degli intellettuali italiani con il si nega la qualifica di “autore”. cinema. Qui prende forma il pregiudizio per Quanto a chi fa film destinati al grande cui gli incassi di un film sarebbero inversa- pubblico, si attribuiscono quarti di nobiltà mente proporzionali alla sua artisticità (o con insistenza sospetta. È ormai un luogo correttezza ideologica). Un pregiudizio mai comune il richiamo alla commedia italiana, scalfito dagli straordinari successi dei film massima espressione di quel cinema medio di Fellini, Visconti, Pasolini, Petri, Rosi, che che Moravia bistrattava. Oggi giustamente è non a caso, negli Anni’70, spesso venivano un valore riconosciuto, ma di rado è evocata contestati per questo motivo. con pertinenza da chi pretende di esserne Anche un critico acuto come Alberto Moravia, erede e di fare “critica di costume”. di fronte al successo, reagiva col paraocchi: In questo modo non si fa che perpetuare la “commerciale” equivale a “convenzionale”, rimozione del “commerciale”. Non si mette scrive a proposito di Anna (1952), presunto in dubbio la sincerità di registi i cui film sono scivolone nella carriera di Lattuada. Le con- distribuiti in centinaia di copie, quando di- seguenze sono state gravi. Non tanto e non chiarano che “questo mestiere non si fa per solo perché si è creata una frattura tra i registi soldi”. L’idealismo, però, non serve. Piuttosto, e i critici imbevuti di Croce o di Zdanov, ma bisogna capire come far crescere un cinema soprattutto perché l’incapacità di ragionare medio, come aiutare i film piccoli e non so- sull’economia ha impedito di riflettere sul stenuti dalle major ad affrontare il mercato. Il rapporto tra cinema, pubblico e industria. rosso e il blu (2012) di Piccioni ci è riuscito Non sono mancate le eccezioni. Nel 1948 con buoni incassi (oltre 1 milione di euro): di Carlo Lizzani scriveva su “Vie nuove”, setti- questi non c’è nulla da vergognarsi, anzi. manale del Pci, una specie di promo di Riso amaro (1949), auspicando nuovi modi di pubblicizzare i film per portarli alle masse. Un anno dopo Antonello Trombadori stron- cò il film di De Santis in quanto insufficiente- mente “artistico”: la fusione di spettacolarità e popolarità era un’eresia. Insieme a Lizzani, Italo Calvino e Nanni Loy sono stati tra i pochi a teorizzare un cinema “medio”: che, senza vergognarsi di cercare il profitto, “volgarizza” (cito il primo) “i motivi fondamentali che alcuni artisti riescono a creare, e stabilisce un rapporto continuativo e solidale tra il grande pubblico e le punte

7 SCENARI // Chi ha paura del successo?

Per chi si scrivono i libri? Per chi si fanno i film?

In un libro di quarant’anni fa, Vittorio Spinazzola sottolineava come i sogni e i bisogni del grande pubblico dovessero essere al centro non solo delle strategie di crescita dell’industria culturale, ma anche delle preoccupazioni degli autori. Un monito rimasto purtroppo inascoltato. di G.C.

egli Anni ‘70, quando in tante la critica di allora (solo di allora?) snobbava i bestseller: anche tra i università italiane si faceva e disprezzava. Classe 1930, vicino al Partito prodotti di nicchia ci finta di leggere Marx, lui – che Comunista sul piano politico ma eretico (e può essere quello che Marx l’aveva letto e studiato per per ciò stesso guardato con sospetto) sul pia- ha successo e quello davvero – ai suoi studenti della no culturale, Spinazzola ritiene che una delle che non ce l’ha. Il pro- NFacoltà di Lettere dell’Università di Milano fa- grandi colpe della cultura italiana sia stata blema – caso mai – è ceva studiare i gialli di Scerbanenco, i fumetti quella di esorcizzare il mercato. “Qualsiasi capire come e perché”. porno e i primi romanzi di Paolo Villaggio attività umana – ci dice – si estrinseca dentro Da sempre severo con- con protagonista Fantozzi. Era convinto che un mercato. Implica un dare e un avere. Una tro l’elitarismo conge- bisognasse mettere il pubblico – con i suoi negoziazione. Negarlo significa essere o cie- nito dell’establishment sogni e i suoi bisogni – al centro di ogni chi o bugiardi”. Oltre a mercato, ci sono altre culturale italiano, sistema culturale e che le dinamiche del due parole tabù nella nostra storia culturale: Spinazzola ritiene che consumo dovessero diventare il cuore di successo e concorrenza. “Un tempo – dice an- solo incrementando qualitativamente ma ogni analisi. Nel decennio precedente, non a cora Spinazzola – bastava pronunciarle per- anche quantitativamente i consumi culturali caso, Vittorio Spinazzola aveva pubblicato un ché ti guardassero come un alieno… Eppure, di massa il nostro paese possa sperare di libro ancora oggi esemplare (Cinema e pub- qualsiasi prodotto culturale, anche il libro di ricominciare a crescere. Per la verità lo diceva blico. Lo spettacolo filmico in Italia 1945-1965, poesia più criptico ed ermetico, anche il film già 40 anni fa, ma non si può dire che sia Bompiani) in cui tentava di mettere a fuoco più sperimentale, nel momento in cui vengo- stato davvero ascoltato. una fenomenologia dei successi del cinema no pubblicati, e quindi circolano, diventano italiano dal dopoguerra al boom economico, merci, hanno un prezzo, vengono comprati e studiando con lucida attenzione anche e so- venduti. E si confrontano di fatto con le cate- prattutto quei film di grande successo popo- gorie del successo e dell’insuccesso. Perché lare (da Totò a Don Camillo e Peppone) che il successo – conclude – non riguarda solo

8 SCENARI // Chi ha paura del successo?

os’è un blockbuster? Un film pensare subito ad un certo tipo di cinema predestinato al successo, una da cineforum col morettiano dibattito dopo, manna cinematografica de- per cercare di capire cosa volesse dire il regi- stinata a rimpinguare (non sta con quel silenzio insistito o quel primo sempre) le tasche di produttori piano sfocato. Che sia proprio io a usare la Ce distributori. E, ordunque, perché nel mio parola “sperimentare”, magari farà sorridere personale lessico ha un’accezione negativa? i cinefili più accaniti. Permettetemi di spie- Semplice. Perché al blockbuster manca quel- gare. Ci sono mille modi di “sperimentare”: la che dovrebbe essere la fiamma principale ovviamente nel linguaggio cinematografico che accende un film: la novità. Chiamiamola (Nouvelle Vague), ma anche nella sce- idea, ispirazione, fantasia, insomma quello neggiatura (Tarantino), o nella computer che rende un film diverso da tutti gli altri. grafica (Jurassic Park), o nella tecnologia Il blockbuster è un rigore a porta vuota: 3D (Avatar), o nel marketing (Blair Witch una storia a lieto fine, la coppia di attori del Project). Curiosamente, gli esperimenti più momento, una regia solida ma non invasiva, riusciti sono stati anche dei successi com- alla Ron Howard, un brano del cantante più merciali. Non così curiosamente. Il pubblico di Fausto Brizzi caldo, un marketing asfissiante e il gioco premia quasi sempre la novità, il prototipo, (spesso ma non sempre) è fatto. Che si tratti a patto che sia davvero un film ben fatto. A di vampiri, maghetti, naufragi, agenti di sua volte si tratta di piccole scommesse quasi maestà britannica, supereroi newyorchesi, autoprodotte (ci lamentiamo sempre che il Il blockbuster è un rigore a porta viaggi nel tempo, meridionali che si trasfe- cinema italiano sia tutto ambientato in cuci- riscono a Milano o attacchi alieni, la ricetta na: poi arrivano gli americani, lo ambientano vuota, ma non dimentichiamoci non cambia: James Bond non morirà, Will in camera da letto – Paranormal Activity – ci di sperimentare. Smith salverà il pianeta e Julia Roberts tro- mettono una porta che scricchiola e fanno i verà l’amore. miliardi), altre volte sono follie produttive a Il che non vuol dire che i blockbuster non lieto fine (lo specialista è il “superegistas- vadano fatti, anzi. Ben vengano sequel, soluto” Cameron, da Titanic ad Avatar) o prequel e remake, che sono una delle forze genialità incredibili, The Artist. Quel pizzico motrici dell’industria cinematografia (e io ne di follia che registi e produttori dovrebbero ho scritti e diretti una discreta quantità), ma avere almeno una volta nella vita. non dimentichiamo di sperimentare. Ahia… ho usato la parola “sperimentare”, che fa

9 SCENARI // Chi ha paura del successo?

SE AMI IL CINEMA, VUOI GLI INCASSI ALLE STELLE di Roberta Torre

uesto il sommo Pasolini ci mio linguaggio e raccontava sul successo, suo nel mio cinema il pop degli altri, degli uomini in è appunto tanto presente . genere, ma questo vale anche E dunque che il Cinema sia per Qper gli uomini registi? C’è da la gente. In realtà la mia esperienza credere che la sua riflessione fosse più gene- è stata fin ora certo quella di un succes- rale e profonda, quasi esistenziale e difficile so particolare, difficile da prevedere, difficile dargli torto a giudicare dalla trasformazione anche da riprodurre, come recentemente ha mostruosa che il successo provoca sull’es- scritto un noto distributore italiano a cui ho sere umano. proposto il mio prossimo film, nella scheda La disumanizzazione è sotto gli occhi di tutti, di valutazione: “Roberta Torre è talentuosa ma innanzitutto dovremmo fare un passo ma commercialmente pericolosa”, con un indietro e chiederci: che cos’è il successo? È curioso gioco di rime baciate. essere riconosciuti per strada, essere indicati “Commercialmente pericoloso” sembra al supermercato per essere apparsi di fronte dunque essere definitivamente nel 2013 una a milioni di persone in mutande e sotto la categoria temibile per un regista… Certo, se doccia? E dunque quello certo è un successo poi un film che è stato il mio meno fortunato, che ormai non si nega a nessuno come ci ha Mare nero, lo fanno uscire con 40 copie il 10 insegnato il buon vecchio Andy Warhol. di agosto o giù di lì, il pericolo aumenta… Ma Qui però stiamo parlando di film, di Cinema a me piace il pericolo, l’audacia non manca. per fare una più precisa distinzione. E dunque E se anche nelle ormai celebri valutazioni circoscriviamo. Siamo certi che anche Pier che adotta il MiBAC per stabilire di che cifra Paolo Pasolini non avrebbe voluto visti i suoi graziare l’autore che presenta al vaglio la sua film da moltitudini sterminate? Credo pro- sceneggiatura , il criterio “Incassi superiori al prio di sì. Un regista non può desiderare che milione di euro” conseguiti con propri film il suo film resti invisibile, non ci crederò mai. negli ultimi dieci anni rappresenta una Io personalmente ho sempre desiderato, con variabile non indifferente per poter essere risultati diversi, che i miei film arrivassero al certi di avere un nuovo finanziamento, è più cospicuo numero di persone e quando proprio vero che il successo si deve valutare questo non è stato possibile mi è dispiaciuto, anche a numero di spettatori. ne ho sofferto profondamente. No, non ho Quando il mio primo film (Tano da morire) mai coltivato lo snobistico vezzo dell’invisibi- ha fatto ballare e cantare nelle sale il pubblico lità per le mie creature, non ho mai storto il presente io ero solo contenta, quando abbia- naso di fronte alla popolarità, forse perché nel mo percorso l’Italia con l’intero cast di “vuc-

10 SCENARI // Chi ha paura del successo?

Il successo non è niente. Il successo è l'altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo. Può esaltare in un primo momento, può dare delle piccole soddisfazioni a certe vanità, ma in realtà appena ottenuto si capisce che è una cosa brutta per un uomo, il successo.

P.P.Pasolini

cirioti” circensi per promuovere il film non mi ziatori che si pongono a censori prima anco- sono certo tirata indietro. E così è stato per ra della nascita di un film, tanto da indurmi tutti i film che sono venuti dopo, più o meno alla tentazione del solito scherzo che prima o fortunati. poi farò: portare in giro lo script di Rashomon Ma se la storia dei miei film non è stata finora con il titolo mutato in L’estate di Martino e quella dei classici blockbuster, devo dire che vedere le reazioni inorridite dei nostri Signori ho sempre goduto comunque di una partico- preposti al finanziamento... Ma no… qui non lare forma di successo e di popolarità che mi c’è la storia… e poi i personaggi secondari… ha dato moltissimo, un piacevole riconosci- pessimi…!! mento su cui mi sono adagiata senza remo- Quando vedo un film meraviglioso come re, godendone come di un panino spalmato Amour, mi chiedo, ma oggi in Italia chi l’a- di burro e zucchero. vrebbe capito, prodotto, finanziato e infine Quando a Mosca, l’anno scorso, durante visto? una rassegna organizzata da Marco Müller Eppure non credo mai a nessun autore che si sui film italiani, un noto attore russo che non dica felice di non aver avuto una folla in sala. parlava una parola di italiano mi ha cercato Se ami quello che fai, se ami il Cinema, vuoi felice di potermi finalmente incontrare perché la sala piena e gli incassi alle stelle. Se non ce conosceva tutti i miei film, mi sono chiesta li hai, pazienza, hai perso. per un attimo dove diavolo li avesse potuti Può non essere solo causa del film certa- vedere, ma la cosa mi ha reso molto con- mente, ma stai bluffando se fingi la felicità. tenta. Quando al Sundance nel 2010, dove Stai giocando sporco invece se il tuo film tornavo per la seconda volta in concorso con va malissimo e tu dai la colpa allo Tsunami, I baci mai dati, a distanza di qualche anno agli Yankee cattivi, all’Uomo Nero, o come c’erano spettatori che ricordavano innamora- spesso si sente al Pubblico che non capisce: ti il primo film con cui mi avevano conosciuto faresti anche bene a dire “sì ho fatto un film (Angela, era il 2003) il fatto non poteva che brutto, può capitare”. Se ti capita e hai il ma- rendermi felice. Anche perché queste cose rito produttore ti va meglio, se ti capita e hai sono molto interessanti e ti fanno pensare già il prossimo film finanziato sei più tran- che esiste una storia parallela a quella che i quillo, ma comunque la verità è anche che film hanno in Italia, probabilmente, che for- film brutti se ne fanno eccome però ad oggi se all’estero una strana forma di devozione non ho mai sentito un regista ammetterlo. al Cinema che da noi è quasi scomparsa e E questa è l’altra faccia del non avere un buon anche a questo punto, una forma di successo rapporto con il successo. Non ammettere che non risiede solo nei grandi numeri. E qui mai di aver toppato un film. Il successo è torniamo al tema: successo sì o successo no? come l’amore: chi lo ha conosciuto sa am- Secondo me: successo sempre e comunque, mettere anche quando l’ha perso. Ma sa che da perseguire per i propri film, da auspicare prima o poi ritorna. e da cercare tenacemente perché il cinema invisibile non serve a nessuno, né a chi lo fa né a chi non lo vede. Lo dice un’autrice che ha lottato e lotta tenacemente proprio con la scarsa attenzione dei distributori, con la ma- lafede dei produttori, con la sciatteria degli esercenti, con l’ottusità dei funzionari finan-

11 Tutti gli alibi di vincitori (e vinti)

di Maurizio Nichetti

12 SCENARI // Chi ha paura del successo?

e un film esce nella prima giornata 16, alla sala 10 in 3D, alla sala 11 in originale. percorso. Cosa è di moda? Cosa chiede lo di sole pieno dell’anno, per giunta E nel frattempo al posto delle vecchie sale ci- spettatore? Stampiamo 700 copie e diamo in nel primo giorno di applicazione nematografiche nascevano garage, shopping pasto al pubblico quello che ha già mostrato dell’ora legale estiva, per intenderci center, ristoranti. Non ci sono più sale! Ma di apprezzare in televisione, in rete: così il quella che “allunga le giornate” che che razza di alibi è? Non è un alibi, purtroppo cinema rastrella briciole di popolarità altrui Sfa venire a tutti la voglia di vivere all’aperto… è un dato di fatto. In certe zone, in certe pro- e rinuncia alla sua capacità di imporre un e se in seguito a un magro incasso viene vince per andare al cinema occorre prendere modello, uno star system, delle storie nate, smontato in ventiquattr’ore, possiamo defi- l’auto, organizzare una trasferta e se poi, nel pensate e strutturate per il grande schermo e, nirlo un brutto film? E se no, ha un valido tuo paese, una sala viene attrezzata a proie- perché no, proprio per questo vendute anche alibi al suo insuccesso? zione cinematografica da un solerte assesso- fuori dai confini nazionali. Se un film esce in un periodo festivo, in 750 re alla cultura, di sicuro riceverà il film che copie, si avvantaggia di una programmazione è già in tutte le multisale, quello che ha 750 Che un regista, anche nei suoi momenti mi- esclusiva in più di un paese e sfrutta l’effetto copie da utilizzare, con l’ unico indubbio van- gliori, forse soprattutto in quelli, venga lascia- sorpresa rastrellando comunque milioni di taggio che lo spettatore risparmierà benzina to solo non è un alibi, è una verità. Tanto più euro in dieci giorni, è davvero un bel film? e vedrà, a domicilio, il film che, comunque, un regista ha potere contrattuale e tanto più E se no, possiamo dire che ha un valido alibi gli avrebbero fatto vedere a 30km di distanza. si spera che funzioni automaticamente. Tutti al suo successo? Tutto questo fa bene al cinema? O assottiglia sono bravi a lanciare, distribuire, produrre il sempre di più quelle fasce di spettatori che fenomeno del momento, ma quando si tratta Tra questi due casi estremi si svolge tutta non si riconoscono in un genere, che non di parlare di un soggetto, di credere in una la vita commerciale del prodotto cine- accettano un’imposizione, che hanno voglia storia, di lottare per imporla, di faticare matografico italiano, senza che nessuno di vedere altro? Tanto poi c’è la rete, i film si a realizzarla nel modo migliore, dove sono si senta minimamente in colpa per aver scaricano, come la musica: così anche il cine- i produttori, i distributori, gli esercenti che sottratto al mercato un’opera degna o ma finirà come l’industria discografica che ha hanno voglia di impegnarsi? Di spiegare al aver imposto un prodotto semplicemente visto crollare le sue vendite, il suo giro d’affari pubblico che quella storia è da vedere. Ogni programmato al successo. concentrato ormai solo su un paio di talent storia ha il suo pubblico, deve solo fare la Fortunatamente esistono anche le eccezioni. televisivi, surrogato di un lavoro di scouting fatica di andarselo a cercare o, almeno, di Film che scompaiono in poche ore a pieno che, una volta, rischiava di intercettare anche riuscirlo ad avvicinare, per informarlo dell’e- merito e film che incassano milioni a giusto l’eccentricità, l’originalità, il successo impre- sistenza di un certo film. Non tutti sono diritto. Ma sono eccezioni: nella stragrande visto. Oggi si viene selezionati prima, pro- fanatici del televoto. Molti spettatori hanno maggioranza dei casi ci si sente vittime sa- grammati poi e infine votati da giurie popola- smesso di andare al cinema perché si sono crificali alla ricerca di alibi da raccontare a ri secondo criteri di banale omologazione alle sentiti traditi, abbandonati, presi in giro da destra o a sinistra o, magari, anche solo ai mode correnti che promuovono solo i più chi li vorrebbe vedere tutti intruppati a co- proprio parenti. fotogenici, creati per vivere una sola stagio- mando davanti all’ultimo campione d’incassi ne. Il cinema, come altre arti, rischia lo stesso deciso da loro. Come si può negare a un povero regista, dopo anni di preparazione e fatiche per ar- rivare a girare un film, il diritto a raccontarsi qualche piccola bugia? E poi non è forse vero che ogni bugia nasconde un piccolo fondo di verità? E così via elencando: colpa della pro- grammazione, della stagione, dell’esercente, del titolo, del manifesto, colpa del distributo- re, del produttore, dell’ufficio stampa, colpa della critica, del pubblico, della televisione, colpa delle partite di calcio (ma quante ce ne sono?), colpa del prezzo del biglietto, colpa degli americani, colpa del freddo, colpa del caldo… mai colpa del regista che, miraco- lato per essere riuscito a girare il film, non è stato interpellato per null’altro. Eppure qualche sospetto doveva farselo venire già sul set, quando il produttore gli diceva: “Non abbiamo ancora la distribuzione, ma ho buo- ni contatti!”. Per decretare la fortuna di un film non servono i contatti servono le sale! Questa è la madre di tutti gli alibi della nostra categoria. Una volta potevamo illuderci nel passaparola, valeva la regola del passaparola: “se il film vale si farà…”, ci dicevano. Oggi il tempo di dire “passa” e dire “parola” … e il film è già stato smontato. Abbiamo sperato che l’arrivo delle multisale significasse diver- sificare l’offerta. Non potevamo immaginare lo stesso film alla sala 8 alle 15, alla sala 9 alle

13 SCENARI // Chi ha paura del successo?

Quel trionfo non previsto da critici e distributori di Alberto Pezzotta

Analisi di due successi - The Avengers e Quasi amici

’analisi degli incassi è un eserci- (7,4mil.), Captain America: il primo vendica- zio che si dovrebbe fare di più. I tore (6,2mil.), L’incredibile Hulk (3,9mil.). risultati ci parlano di un paese che The Avengers è stato ignorato dalla critica i critici ignorano, e a volte anche i e dalla stampa generalista: i due maggiori distributori. quotidiani gli hanno dedicato solo schede LPrendiamo il box office 2012, dominato da brevi. Ha avuto riscontri molto positivi in Benvenuti al Nord ( 27.000.000 di incasso). In rete, da parte dei fan dei fumetti, che hanno una top ten senza grandi sorprese, i due titoli apprezzato il lavoro del regista. L’attesa del meno prevedibili sono The Avengers di Joss film preesisteva quindi al suo lancio, che da Whedon (4° posto, 17.994.537, circa 2,1 milio- noi non sembra avere goduto di strategie ni di spettatori) e Quasi amici (Intouchables) particolarmente complesse. Ma ciò che ha di Nakache e Toledano (7° posto, 14.961.380, garantito gli incassi è stata anche una distri- circa 2,5 milioni di spettatori). E su questi si buzione capillare: 800 copie, di cui 450 in 3D può spendere qualche parola. e il resto in 2D. Il successo di un blockbuster della Disney, come The Avengers, che negli USA ha raccolto Analizzando la composizione geografica de- 623mil. di dollari (terzo incasso di sempre), gli incassi, non c’è grande differenza tra nord non stupisce. Qualche rischio di minore in- e sud nell’affluenza ai multiplex, se non per troito però ci poteva essere per un film uscito quanto riguarda la quota relativa al 3D, dal alla fine di aprile, con star medie (Downey biglietto più caro. Moncalieri ha fatto 16mila Jr., Johansson, Ruffalo) nella parte di un spettatori per il solo 3D; Vimercate, 20mila gruppo di super eroi targati Marvel, quasi di cui 10mila per il 3D; Limena, 25mila di cui tutti già protagonisti “in singolo” di film il 9mila per il 3D; Ostia, 15mila per il solo 3D; cui successo da noi non è stato eccezionale: Marcianise, 19mila di cui 5mila per il 3D; San Iron Man (6,9mil.), Iron Man 2 (8mil.), Thor Giovanni la Punta, 15mila di cui 3mila per il 3D.

14 SCENARI // Chi ha paura del successo?

Tra le grandi città, Roma ha il maggior nume- più furbi. Tanto divertenti quanto lontani omogeneità del mercato, quello che conta è ro di spettatori (204mila, 133mila per il 3D), dalla nostra esperienza”: Fabio Ferzetti su “Il l’indice di soddisfazione dello spettatore: che seguita da Milano (79mila, 58milaper il 3D) e Messaggero”). Anche se forse, più che indi- non è quantificabile, ma può fare a meno di Torino (56mila, 46mila per il 3D). rizzare il pubblico, questi hanno confermato star, autori, premi e recensioni. la sua scelta. Il guaio è che per trovare film appetibili a un Quasi amici è stato in Francia il caso della sta- Rispetto a The Avengers, il film francese tie- pubblico over-40, bisogna scendere al 17° e gione 2011/12: oltre 19,4 milioni di spettatori, ne alla grande nei multiplex, cedendo solo al 18° posto (Posti i piedi in paradiso di Carlo terzo successo di sempre dopo Titanic e Giù al centro-sud. Moncalieri ha fatto 17mila Verdone e Midnight in Paris di Woody Allen). al nord. Anche in questo caso l’esportazione spettatori; Vimercate, 25mila; Limena, E per trovare un film analogo a Quasi amici del successo di un film diretto da sconosciuti 23mila; Ostia, 9mila; Marcianise, 15mila; San (europeo, non di genere), bisogna scendere al e privo di star non era automatica, ma ha Giovanni la Punta, 10mila. 45° posto di Carnage (Roman Polanski) o al interessato tutto il mondo: dopo Germania e L’incasso nelle grandi città è più ragguarde- 59° posto di The Artist (Michel Hazanavicius). Spagna, l’Italia è stato il mercato straniero in vole rispetto a The Avengers: Roma 260.000 E qui il divario tra grandi città e multiplex si cui il film ha avuto maggiore successo, prima spettatori, Milano 130.000, Torino 110.000. È fa più sensibile. Significa che Quasi amici è di Corea del Sud e Messico. Negli USA il film la prova di un appeal più forte per un pubblico l’eccezione che conferma la regola, o che il ha incassato quasi 10.000.000 di dollari (1,3 maturo, ma non di una drastica spaccatura. mercato non può assorbire più di un film milioni di spettatori), ottima performance Che cosa dedurre da questi dati? Quasi amici così per stagione? Certo è la prova che per un film straniero. è stato comunicato e vissuto come un film esista una nicchia che dovrebbe essere più Il lancio iniziale in 300 copie è la prova di di qualità, in grado di trattare con ironia coltivata. Ci guadagnerebbero tutti, tranne un’indubbia fiducia da parte del distributore problemi come l’handicap e la società mul- le majors americane. (Medusa), ma forse non fino a quel punto. tirazziale. Ma la sua redditività è stata pari (e Quasi amici ha goduto inoltre di buona superiore, per numero di spettatori e media stampa sui quotidiani: articoli ampi, criti- incasso a copia) a quella di un blockbuster che positive con rare eccezioni (“Dovremo come The Avengers, assai amato ma privo di abituarci a film sempre più abili e sempre un’immagine qualificante. In una tendenziale

15 SCENARI // Chi ha paura del successo?

ISTRUZIONI PER FARE UN FILM ITALIANO CHE PIACE ALLA CRITICA

di Angelo“ Pannofino Il contenuto è stato tratto dal blog bollettinodallitalia.gqitalia.it per gentile concessione di GQ.com

Ecco alcune semplici regole per andare alla Mostra del cinema di Venezia e ottenere recensioni positive.

Trama: …magistralmente interpretata da… Tutto sembra andare per il meglio ma, proprio quando lei scopre di essere incinta… a) Alba Rohrwacher Lui è un… b) Alba Rohrwacher a) Muore uccisa dalla Camorra c) Alba Rohrwacher b) Muore uccisa dalla Camorra dando a) disoccupato in crisi d) Alba Rohrwacher alla luce il figlio b) camorrista in crisi c) Muore investita da un’auto c) operaio in crisi Tra i due nasce un amore travolgente, della Camorra d) prete in crisi sullo sfondo di una… d) Muore contagiata da una malattia della Camorra …interpretato da un bravissimo… a) Napoli fatiscente b) Napoli mai così lontana dalla Napoli Rimasto solo, lui… a) Elio Germano da cartolina b) Pierfrancesco Favino c) Napoli assolata e torbida a) Torna alla vecchia vita ma viene ucciso c) Valerio Mastandrea d) Napoli mai così oscura e spietata dalla Camorra d) Toni Servillo b) Decide di vendicarla ma viene ucciso …finché, per uno scherzo del destino, dalla Camorra …vive una vita vuota e ripetitiva fino a lui scopre la verità che lei non ha avuto il c) Prova a fuggire da Napoli ma viene quando, una sera, tornando a casa, si coraggio di rivelargli per paura di rovinare ucciso dalla Camorra imbatte nella sua vicina di pianerottolo… tutto. Ma lui non la abbandona e, insieme, d) Decide di uccidersi ma viene ucciso si aggrappano all’amore e alla speranza di… dalla Camorra a) Una disoccupata che in passato è stata stuprata a) Aprire un bar b) Una commessa che si droga b) Aprire un bar con sala giochi c) Una puttana che ha un figlio segreto c) Aprire un bar con sala giochi e souvenir d) Una commessa che fa la puttana part d) Apire un bar con sala giochi, souvenir time e ha un figlio segreto che si droga e ceramiche fatte da lei

16 SCENARI // Chi ha paura del successo?

I TRE MIGLIORI INCASSI ITALIANI DEGLI ULTIMI 13 ANNI Fonte: dati Cinetel prima incasso incasso uscita nel periodo totale

›› Chiedimi se sono felice di Aldo Baglio, Giacomo Poretti, Giovanni Storti e Massimo Venier 15/12/2000 17.787.709 28.458.895

2000 ›› Bodyguards di Neri Parenti 22/12/2000 5.649.744 9.972.363 ›› Pane e tulipani di Silvio Soldini 3/3/2000 5.497.390 5.501.696

›› L’ultimo bacio di Gabriele Muccino 2/2/01 13.106.949 13.108.510 ›› Chiedimi se sono felice di Aldo Baglio, Giacomo Poretti, Giovanni Storti e Massimo Venier 15/12/2000 10.671.186 28.458.895 2001 ›› Merry Christmas di Neri Parenti 21/12/01 9.805.139 15.144.832

›› Pinocchio di Roberto Benigni 11/10/02 26.082.536 26.197.231 ›› La leggenda di Al, John e Jack di Aldo Baglio, Giacomo Poretti, Giovanni Storti e Massimo Venier 13/12/02 19.191.396 22.266.459 2002 ›› Natale sul Nilo di Neri Parenti 20/12/02 18.920.747 28.297.578

›› di Neri Parenti 19/12/03 16.023.324 19.189.345 ›› Il paradiso all’improvviso di Leonardo Pieraccioni 19/12/03 11.499.909 24.954.365

2003 ›› La finestra di fronte di Ferzan Ozpetek 28/2/03 10.807.587 10.813.276

›› Il paradiso all’improvviso di Leonardo Pieraccioni 19/12/03 13.454.456 24.954.365 ›› Christmas in Love di Neri Parenti 17/12/04 11.499.587 17.442.166 ›› Tu la conosci Claudia? di Aldo Baglio, Giacomo Poretti, 2004 Giovanni Storti e Massimo Venier 15/12/04 10.776.918 16.877.871

›› di Neri Parenti 16/12/05 14.889.777 21.236.905 ›› La tigre e la neve di Roberto Benigni 14/10/05 14.791.015 14.864.479

2005 ›› Manuale d’amore di Giovanni Veronesi 18/3/05 14.015.379 14.015.865

›› Il mio miglior nemico di Carlo Verdone 10/3/06 18.595.807 18.596.201 ›› di Neri Parenti 15/12/06 18.303.918 23.569.676

2006 ›› Notte prima degli esami di Fausto Brizzi 17/2/06 12.462.807 12.467.727

›› di Neri Parenti 14/12/07 19.293.910 23.461.758 ›› Manuale d’amore 2 (Capitoli successivi) di Giovanni Veronesi 19/1/07 19.031.518 19.031.590

2007 ›› Una moglie bellissima di Leonardo Pieraccioni 14/12/07 14.746.931 20.030.324

›› di Neri Parenti 19/12/08 17.675.144 24.678.792 ›› Grande, grosso e...Verdone di Carlo Verdone 7/3/08 12.940.795 12.940.795

2008 ›› Scusa ma ti chiamo amore di Federico Moccia 25/1/08 12.670.074 12.670.074

›› di Neri Parenti 18/12/09 16.479.369 20.983.634 ›› Cado dalle nubi di Gennaro Nunziante 27/11/09 12.787.578 14.083.285

2009 ›› Italians di Giovanni Veronesi 23/1/09 12.159.598 12.159.598

›› Benvenuti al sud di Luca Miniero 1/10/10 29.699.918 29.872.728 ›› Io, loro e Lara di Carlo Verdone 5/1/10 15.788.992 15.789.256

2010 ›› di Neri Parenti 17/12/10 14.138.278 18.654.579

›› Che bella giornata di Gennaro Nunziante 5/1/11 43.474.380 43.474.380 ›› Qualunquemente di Giulio Manfredonia 21/1/11 15.883.605 15.883.653

2011 ›› Immaturi di Paolo Genovese 21/1/11 15.181.131 15.181.181

›› Benvenuti al nord di Luca Miniero 18/1/12 27.193.895 27.193.895 ›› Immaturi-Il viaggio di Paolo Genovese 4/1/12 11.820.941 11.820.941

2012 ›› Posti in piedi in paradiso di Carlo Verdone 2/3/12 9.323.514 9.323.901

17 marcco bellocchio grazia volpi dario argento carlo verdone montaldo

SCENARI // Chi ha paura del successo?

Exploit e flop, domande a registi e produttori 10 di Stefano Stefanutto Rosa

“Il maggior successo ‘reputazionale’? Compagni di scuola, nessuno se l’aspettava. E se non ricevetti subito un attestato di stima come autore lo si deve al fatto che ero quello che faceva anche gli sketch in tv. La solita insopportabile diffidenza del critico ortodosso verso un comico che sta mostrando un’altra parte della sua anima. Che poi è quella vera”, afferma Carlo Verdone. Allo stesso quesito e ad altri ancora rispondono, senza reticenze, Argento, Bellocchio, Montaldo, Placido, e i produttori Barbagallo, Cerri, Corsi e Romoli, Gianani, Giuliano, Valsecchi e Volpi.

Quale è stato il film di maggior successo Preferirebbe vincere il Leone d’oro a Venezia e commerciale della sua carriera e se l’aspettava? incassare meno di 300mila euro o incassare 10 1 6 milioni di euro e essere stroncato da tutta la Quale è stato il maggior successo critica e perché? ‘reputazionale’ della sua carriera e se l’aspettava? 2 Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della rete

nella costruzione del successo? Quale è stato l’insuccesso commerciale più 7 inatteso della sua carriera e quali i motivi? 3 8 Indichi tre grandi successi del cinema italiano. Quale è stato il maggior insuccesso ‘reputazionale’ più doloroso della sua carriera 4 Indichi tre grandi insuccessi del cinema italiano. e quali le cause? 9

Nella sua esperienza la fortuna Perché la cultura italiana continua a guardare commerciale e quella ‘reputazionale’ 5 10 con grande diffidenza i prodotti di successo nella maggior parte dei casi coincidono o commerciale ? divergono?

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SCENARI // SCENARI // Chi ha paura del successo?

Ovviamente vincere il Leone d’oro. Anche se mi vergognerei per 6 l’incasso col produttore, verso il quale ho sempre avuto molto ri- spetto. Ma una porcheria mi farebbe ancora di più vergognare perché avrei rubato soldi al pubblico.

La rete crea “celebrità”. Crea “casi”. Non crea nessun vero “eroe”. 7 Un protagonista lo si individua nel tempo e ammirandolo o su un grande schermo o su un palcoscenico. 8 La dolce vita, Ladri di biciclette, Una giornata particolare. Non saper imporre film italiani all’estero, non gradire i film in 9 lingua originale con i sottotitoli, precipitarsi a fare il remake della prima commedia straniera per avere un enorme successo in Europa.

Qualche volta hanno ragione perché i prodotti di successo com- 10 merciale si rivolgono alla curva sud e puntano solo a un incasso “furbo” con i soliti temi. Altre volte sbagliano perché pensano che ridere CARLO VERDONE non sia una cosa seria. E perdono di vista magari una buona commedia. Ma è anche vero che di buone commedie, allo stato attuale, non se ne Difficile dare una risposta perché bisognerebbe fare il cal- vedono molte. 1 colo delle presenze. In quanto Viaggi di nozze incassò in totale quasi 29/30 miliardi in lire. Il mio miglior nemico com- plessivamente quasi 21 milioni di euro. In ogni caso non mi sono mai aspettato dai miei film delle cifre molto alte. Non ANGELO BARBAGALLO faccio mai previsioni perché è impossibile farle. Far entrare Bibi Film Tv gente è importante. Ma più importante è come farla uscire. 1 La stanza del figlio. Non me l’aspettavo. Credo Compagni di scuola. Nessuno se lo aspettava. E se 2 non ricevetti subito un attestato di stima come autore, lo La meglio gioventù e no, non me l’aspettavo. si deve al fatto che ero quello che faceva anche gli sketch in tv. 2 La solita insopportabile diffidenza del critico ortodosso verso Fortapásc. Era passato troppo poco tempo dall’uscita di Gomorra: il un comico che sta mostrando un’altra parte della sua anima. 3 pubblico non era pronto a vedere un altro film sul tema della camorra, Che poi è quella vera. anche se affrontato con tono diverso.

Non ho mai fatto perdere nella mia carriera nessun pro- Non so rispondere, perché non credo di aver avuto un insuccesso 3 duttore con film diretti ed interpretati da me. Possiamo 4 ‘reputazionale’ così doloroso. citare C’era un cinese in coma come un film che fece molto meno del dovuto. Ma alla fine portò 5 miliardi di lire a casa. E 5 Metà e metà. ne costò due e mezzo. Se ci mettiamo le vendite televisive, con conseguente rivalutazione del film, posso dire che in 20 anni Sceglierei l’incasso. Di riconoscimenti ne ho avuti. solo quel film mi deluse come risultato. Ma è normalissimo 6 nella carriera di un attore regista avere una battuta d’arresto. Vedo solo vantaggi. Lo svantaggio sta nel non saper usarla per pro- Presi quel risultato con filosofia e me ne uscii di scena per due 7 muovere i nostri film. Ovviamente non sto parlando della pirateria, anni. Viaggiai molto con i miei figli e preparai un rinnovamen- il problema più grande del nostro cinema in questo momento. Se non to in punta di piedi con un buon film Ma che colpa abbiamo sapremo affrontarla, la pirateria renderà impossibile la sopravvivenza dei noi. Spesso il modo migliore per non perdere la battaglia è non produttori di contenuti. partecipare a nessuna battaglia. Checco Zalone, L’ultimo bacio, Benvenuti al sud. Non saprei dire se Il bambino e il poliziotto si possa 8 4 considerare un insuccesso ‘reputazionale’. Forse no. Amici miei. Come tutto ebbe inizio di Neri Parenti, Dracula 3D di Semmai il fatto che, arrivando da un film come Compagni di 9 Dario Argento e Barbarossa di Renzo Martinelli. scuola, necessitava da parte mia una maggiore attenzione verso un soggetto altrettanto importante. Ma è anche vero Perché spesso, anche se non sempre, sono film brutti e poco diver- che quell’anno fu molto depressivo dal punto di vista privato 10 tenti. Incassano moltissimo, volere anche i complimenti mi sembra e non avevo idee ed energia. Quel soggetto me lo diedero Leo chiedere un po’ troppo. Il mondo della cultura italiana forse è un po’ snob, Benvenuti e Piero De Bernardi. Era per un film mai fatto, scrit- ma non l’ho sentito criticare Quasi amici, Benvenuti al sud e Colpi di fulmine. to 10 anni prima.

Non sempre coincidono. Per esempio credo di avere più 5 reputazione ora rispetto a prima. A prescindere da quan- to ho fatto incassare o meno. Se sei rimasto in piedi 34 anni un minimo di reputazione devi averla. Ma con l’età si diventa più saggi e anche più sinceri. E forse il pubblico se ne accorge.

19 SCENARI // Chi ha paura del successo?

DARIO ARGENTO Ci sono due film che hanno deluso dal punto di vista commerciale. In 1 Dovrei citare due film, Profondo rosso e Suspiria, perché il 3 entrambi lo sviluppo del lavoro è stato molto tormentato in quanto primo è stato il mio più grande successo in Italia, mentre non ho condiviso l’approccio dei registi e ho dovuto combattere molto con il secondo lo è stato all’estero: in America, Francia, Giappone. loro per trovare la “quadra”. C’era un’idea che appassionava, ma i registi li hanno trasformati in film “privati”. È difficile, solo pochi grandi autori rie- Forse Suspiria in parte me lo aspettavo, poiché si trattò di scono a raccontare il loro mondo e a renderlo universale: nei due casi citati 2 un giro completo rispetto ai miei primi film e poi perché invece la sensazione che il film non si “offrisse” al pubblico l’avevo anche mi impegnai in modo molto profondo nella realizzazione e prima dell’uscita e purtroppo ne ho avuto conferma dal riscontro in sala. nella messa in scena del film. Fortunatamente non ricordo titoli che hanno fatto vacillare la mia Per l’insuccesso commerciale indicherei Giallo, che in 4 reputazione di produttore. 3 Italia è uscito solo in DVD. Le ragioni del suo insuccesso sono molteplici e ne citerei solo alcune: la produzione ameri- Nella mia esperienza hanno coinciso nella maggior parte dei casi, cana che si intromise troppo nel processo creativo e realizzati- 5 però attenzione: più fortuna commerciale hanno i film e più nasce vo e l’inesperienza che la stessa dimostrò nel momento della l’invidia. Purtroppo in Italia una certa critica premia di più chi fa cinema distribuzione. parlando a se stesso o a una stretta cerchia di pubblico, mentre chi cerca nuove storie, nuovi talenti, nuovi linguaggi viene attaccato. Il problema è In questo caso ripeterei Giallo, che è stato poco visto e su che il nostro cinema è sempre più una balena “spiaggiata”, incrostata di 4 cui è stato poco scritto. piccoli interessi, parassitismo, e quando qualcuno ce la fa si viene subito attaccati. La verità è che nel nostro paese il successo non si perdona a Nella mia esperienza di solito coincidono con uno strano nessuno. 5 destino: i miei film nel mio paese sono stati apprezzati di più a distanza di anni dalla loro prima uscita. Verrebbe da rispondere che il Leone d’oro dovremmo darlo alla 6 maggior parte dei film italiani che purtroppo non arrivano a 300mila 6 Preferirei la seconda opzione perché ci sarà poi tempo per euro di incasso. A parte gli scherzi, mi tengo i 10 milioni e sapete quanti essere apprezzati dalla critica. Leoni d’oro posso comprarmi! 7 I vantaggi sono notevoli visto che in rete si dibatte mol- Se parliamo della rete come strumento promozionale e di diffusione to sui film e questo diventa veicolo di diffusione per il 7 del cinema, soprattutto per il pubblico più giovane, sicuramente le prodotto. potenzialità sono enormi. Tuttavia va assolutamente affrontato il proble- ma della pirateria on line che rischia seriamente di distruggere il cinema, 8 La dolce vita, La vita è bella e C’era una volta in America. privandolo delle risorse economiche che consentono di continuare ad in- vestire sul prodotto. Di insuccessi nel cinema italiano ce ne sono stati più 9 d’uno, mi riesce difficile indicarne solo tre. Roma città aperta, Il sorpasso, Indagine su un cittadino al di sopra di 8 ogni sospetto. 10 È un dilemma che non ho mai saputo risolvere. Nella storia del cinema italiano ci sono stati grandi insuccessi che nel 9 corso degli anni sono stati rivalutati e sono diventati delle pietre miliari PIETRO VALSECCHI come Il gattopardo, che costò una cifra enorme e che portò il produttore Taodue Film Lombardo ad abbandonare la produzione cinematografica e a dedicarsi alla distribuzione. Un altro esempio è quello di Miracolo a Milano, che partì Una bella giornata, che è stato il film italiano di maggior come insuccesso in Italia e si tramutò in successo vincendo la Palma d’oro 1 incasso mai realizzato. Devo ammettere che anche se le a Cannes. Oppure, per restare a casi più recenti, ricordo film d’autore su cui aspettative erano alte (il primo film di Checco Zalone, Cado erano concentrate grandi aspettative che poi sono andate deluse, come La dalle nubi, era stato un campione di incassi), non mi sarei condanna di Marco Bellocchio da me prodotto. aspettato un risultato addirittura storico. Perché siamo schiavi dell’ideologia. Un eroe borghese dedicato alla figura di Giorgio 10 2 Ambrosoli, uno dei primissimi film che ho realizzato. È stato un film molto sofferto, realizzato in un momento storico KEYWORDS particolare - durante il periodo di Mani Pulite - ed ha conden- sato in sé quella sintesi di rigore narrativo e capacità di creare 1) successo commerciale emozione che sono gli elementi che amerei vedere al cinema. 2) successo reputazionale È stato un film coraggioso, importante, che mi ha dato gran- 3) insuccesso commerciale dissime soddisfazioni, sia da parte del riscontro del pubblico 4) insuccesso reputazionale che dell’apprezzamento di una certa critica che è spesso un 5) fortuna po’ prevenuta. Ed è un film che ancora è “vivo”, viene pro- iettato nelle scuole, in manifestazioni pubbliche e sa ancora 6) Leone d’oro o incasso suscitare emozione e dibattito. 7) rete, pro e contro 8) exploit italiani 9) flop italiani 10) cultura vs. successo

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SCENARI // Chi ha paura del successo?

be le cose. Dovendo compiere una scelta ardua, dipenderebbe dal momen- to della vita in cui mi trovo, per propendere verso una scelta di vanità o di concretezza.

La rete connessa alla promozione di un film è un mondo che stiamo 7 scoprendo adesso. È un mezzo di comunicazione di una potenza in- commensurabile ma molto difficilmente governabile. Dipende anche dal progetto che si ha per le mani. Non tutti i prodotti si prestano ad un utilizzo diffuso della rete.

Se consideriamo gli ultimi dieci anni direi Gomorra di Matteo Garrone, 8 Il Divo di Paolo Sorrentino e Benvenuti al sud di Luca Miniero.

9 Vorrei indicare solo i titoli da me prodotti 10 Forse perché spesso non sono belli. MARCO BELLOCCHIO Nel mondo I pugni in tasca, in Italia La Cina è vicina (calcolan- TILDE CORSI e GIANNI ROMOLI 1 do l’inflazione). R&C Produzioni La finestra di fronte di Ferzan Ozpetek. Ci aspettavamo che an- 2 I pugni in tasca. Non me l’aspettavo. 1 dasse abbastanza bene perché venivamo sia noi che il regista dal grande e inatteso risultato de Le fate ignoranti. Ma mai avremmo pen- 3 Gli occhi, la bocca. La mia scelta, sbagliata, del protago- sato che un film drammatico avrebbe vinto il Biglietto d’oro insieme ai nista. cinepanettoni.

4 Insuccesso e dolore non vanno necessariamente insieme. Le fate ignoranti. Successo assolutamente inatteso e iniziato pri- 2 ma all’estero, in concorso al festival di Berlino, dove venne accolto 5 A metà. molto bene sia dal pubblico che dalla stampa internazionale. Molto meno da quella italiana che poi si è ricreduta negli anni successivi. È ovvio che preferirei incassare 10 milioni di euro perché 6 sarei più libero di fare il film successivo. Anche perché 20 sigarette di Aureliano Amadei: opera prima che ebbe una calo- spesso la critica sbaglia o capisce con molto ritardo… La do- 3 rosissima e unanime accoglienza del pubblico sia alla Mostra di manda è sciocca. Venezia, dove venne premiato, sia ovunque venisse presentato. Tutto questo ci illuse di avere tra le mani un ‘film sorpresa’ al botteghino. In 7 Non lo so. Non navigo in rete. sala invece ebbe il solito scarso risultato di quasi tutte le opere prime, forse perché il tema di ‘Nassirya’ era più respingente di quanto aveva- Penso a un numero maggiore. Non rispondo mo supposto. 8 9 Penso a un numero maggiore. Non rispondo Non c’è stato. Perché, anche se abbiamo fatto molti film di insuc- 4 cesso - soprattutto opere prime -, ci è sempre stata riconosciuta la Quale cultura? Domanda troppo generica. E poi penso qualità produttiva. 10 il contrario. Leggo spesso di sopravvalutazioni di film insignificanti. Nella nostra coincidono. Caso clamoroso La finestra di fronte, terzo 5 incasso italiano dell’anno 2003 e vincitore di innumerevoli premi. MARIO GIANANI Ma anche Le fate ignoranti e Saturno contro premiati da incassi sempre Wildside oltre gli 8 milioni e oggetto di molti premi nazionali e internazionali. Essendo in due a produrre, siamo costretti per sincerità a sceglie- 1 Com’è bello far l’amore di Fausto Brizzi. Me l’aspettavo 6 re tutte e due le opzioni. Tilde preferisce i soldi. Gianni invece il considerando i film da me precedentemente prodotti! Leone d’oro (forse perché, oltre a produrli, spesso li scrive).

2 Private di Saverio Costanzo. Non me l’aspettavo. Se non hai in mano un vero blockbuster potenziale serve a poco. 7 Diciamo così, forse, perché siamo stati scottati dal totale insucces- Pazze di me di Fausto Brizzi. I motivi possono riscon- so de L’amore è imperfetto di Francesca Muci lanciato esclusivamente 3 trarsi nella scelta del cast, non così conosciuto al grande sulla rete. O forse perché siamo ‘antichi’… E poi non dimentichiamo pubblico, e nel posizionamento nella stagione, che lo ha visto che la cultura della rete fa proliferare il pirataggio dei film che è un confrontarsi con grandi titoli internazionali. modo selvaggio di sottrarre i giusti incassi a chi i film li finanzia molto faticosamente. 4 Nessuno per fortuna, al momento. 5 Coincidono solo in rari casi. 6 Come sopra. È raro il caso in cui puoi ambire ad entram-

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Tra quelli recenti: La migliore offerta, Gomorra, Che bella Pummarò, il mio esordio alla regia del 1990, uno tra i primi docufilm 8 giornata. 3 sull’immigrazione africana in Italia. Il film non poteva certo riempire le sale, perché il protagonista era un ragazzo africano sconosciuto. Tuttavia Tra quelli recenti: Reality, Pazze di me, Quando la notte. Pummarò ottenne delle buone recensioni, andò a Cannes alla Quinzaine, e 9 come docufilm ha avuto un certo successo nelle reti televisive, ricordo che marcco bellocchio grazia volpi Non è più così. Anche il pubblico colto ormai è attratto lo acquistò Channel 4. dario argento carlo verdone 10 e addirittura un po’ in soggezione rispetto ai risultati montaldo numerici e poi negli ultimi anni c’è stata una rilettura e riva- Ovunque sei, in concorso alla Mostra di Venezia, una storia di fanta- lutazione critica di tutta la produzione commerciale, anche di 4 smi con Stefano Accorsi, Violante Placido e Barbora Bobulova. Venne serie B e C. In Italia dagli anni ’50 in poi ha sempre prevalso fischiato in sala, ma si sa al Lido è successo a tanti altri. Tuttavia il film, una cultura ideologica che separava in maniera totalmente respinto dalla critica, andò discretamente in sala, infatti la stampa scrisse: manichea il cinema d’autore da quello di intrattenimento. Non Ovunque sei fischiato a Venezia, ma ai primi posti nel box office. dimentichiamoci che anche la ‘Commedia all’italiana’, ora ampiamente nobilitata, ai suoi tempi non raccoglieva buone Io cerco una mia qualità che è rivolta al pubblico, a differenza di quei critiche. Ma oggi anzi è molto di moda giudicare i film anche 5 registi che cercano di mantenere una loro linea. Ma il pubblico cam- in base ai loro incassi. bia, perché muta la società, e noi registi dovremmo adeguarci a questo cambiamento. Il cinema americano ha la grande umiltà di lasciare da parte l’autorialità per capire le necessità degli spettatori. Negli Anni ‘60 gli stessi produttori, da Ponti a De Laurentiis, obbligavano i grandi sceneggiatori a scrivere sia film commerciali per Totò sia film impegnati per Fellini. Manca a certi nostri autori l’umiltà di scrivere per il pubblico e non per se stessi. Ammiro Tornatore che, dopo storie ispirate alla sua vita, scrive un film di genere come La migliore offerta e viene ripagato dal pubblico.

Istintivamente 10 milioni di euro perché, conoscendo la mia onestà 6 all’interno di quello che vado a raccontare, il premio poi me lo do io. Alla fine per me è il pubblico che conta.

Non ho un’esperienza tale da indicare vantaggi e svantaggi. Tuttavia 7 è necessario adeguarsi e allora vorrei uno specialista al mio fianco perché un film arrivi ovunque, dia più informazioni possibili e raggiunga qualsiasi tipo di pubblico, dagli adolescenti ai sessantenni. Per il prossimo mio film mi piacerebbe dialogare con il pubblico attraverso la rete, offrendo informazioni precise del prodotto.

C’era una volta in America, Ultimo tango a Parigi e La vita è bella. Il 8 film di Benigni è una favola meravigliosa, è andato bene agli Oscar e in tutto il mondo, nonostante alcuni critici, vedendolo, abbiano storto la bocca.

Il più recente E la chiamano estate, insuccesso di critica e pubblico. 9 Poi L’odore del sangue, film che ho amato e da me interpretato accanto a Fanny Ardant, un film difficile che non è arrivato al pubblico. MICHELE PLACIDO E poi Così ridevano, il Leone d’oro di Amelio che non ha avuto fortuna. Avrei messo anche uno dei miei film, ma hanno avuto sempre una buo- Un viaggio chiamato amore piuttosto che Romanzo crimi- na media d’incasso, compreso Ovunque sei che, nonostante i fischi al 1 nale, anche se le cifre sono vicine. Mi sorprese il suo suc- Lido, incassò 3,2 milioni. cesso perché era una storia in costume di due poeti: Stefano Ac- corsi è Dino Campana e Laura Morante è Sibilla Aleramo. Alla Perché la nostra cultura ha voluto alzare il cinema a valori etici e Mostra di Venezia il film ebbe contro una parte dei critici scan- 10 morali. Il cinema americano sperimenta molto di più in rapporto dalizzati perché avevo messo in mutande Sibilla Aleramo, forse con il pubblico, ha più coraggio. Tutto italiano è invece credere che il cine- si aspettavano un film più intellettuale. Ma nella corrispondenza ma abbia delle formule. Sbagliano i critici quando pretendono che tutti i della donna con il poeta Campana si capiva quanto appassionata film commerciali abbiano dei canoni che hanno stabilito loro sul piano del fosse la loro storia d’amore, aspetto che avevo evidenziato. Ma gusto e del significato sociale. Una commedia è semplice intrattenimento e la critica s’indispettì anche per la Coppa Volpi vinta da Accorsi. grazie ai suoi incassi si realizzano film autoriali. Del resto è raro che un suc- cesso commerciale corrisponda a una grande autorialità, possiamo citare Un eroe borghese, perché è un film di forte impegno ci- alcune eccezioni: Leone, Benigni e Moretti. 2 vile che racconta la vicenda di Giorgio Ambrosoli. Ma è Romanzo criminale ad aver ottenuto il maggior numero di premi - 8 David di Donatello e 5 Nastri d’argento - e dunque ad avermi dato fama. Soprattutto grazie a un complesso atto- riale di primissimo livello, una nuova generazione di interpreti che a sua volta venne lanciata dal film. Romanzo criminale ha poi avuto anche successo internazionale, grazie ai francesi che lo videro al festival di Berlino.

22 marcco bellocchio grazia volpi dario argento carlo verdone montaldoSCENARI // Chi ha paura del successo?

Dal punto di vista degli incassi, l’ultimo film di Fausto Brizzi Pazze LIONELLO CERRI 9 di me e i film di Natale italiani usciti nel 2012. LumiEre & Co. Non c’è diffidenza nei confronti di prodotti che coniugano la qualità Tra i film che ho prodotto il maggior successo commer- 10 con il successo commerciale. Quello che la cultura italiana rifiuta 1 ciale è stato Giorni e nuvole diretto da Silvio Soldini. Ho sono le “vie facili”, quei progetti che raggiungono un ampio pubblico, ma creduto molto nel progetto, da subito, e il film ultimato ha con- che spesso sono privi di contenuto. fermato le mie aspettative, ma devo dire che non mi aspettavo il successo di pubblico e critica che ha avuto.

Sicuramente Fuori dal mondo diretto da Giuseppe 2 Piccioni, un successo inatteso dal momento che si tratta- va del mio primo film come produttore.

L’ultimo film prodotto, Il comandante e la cicogna di Silvio 3 Soldini. Pensavo già in fase di sviluppo, e continuo a pen- sare tuttora, che si tratti di un film molto bello, attuale, che approfondisce, utilizzando i toni della commedia, importanti temi del quotidiano di tutti.

La forza del passato di Piergiorgio Gay. Alcune testate im- 4 portanti non lo hanno nemmeno recensito, nonostante il film fosse stato presentato in concorso alla Mostra di Venezia.

Direi che divergono: penso di essere un produttore da 5 successi ‘reputazionali’ più che da fortune commerciali.

Tra le due opzioni, preferirei, una volta nella vita, incassa- 6 re 10 milioni di euro. Poi non è detto che la critica abbia sempre ragione.

La rete ha diversi vantaggi in termini di comunicazione: 7 può raggiungere un ampio pubblico e, attraverso linguag- gi nuovi, può raggiungere anche pubblici nuovi che non sareb- bero arrivati al prodotto filmico con i canali di comunicazione “tradizionali”. Tra gli svantaggi, c’è sicuramente il problema della pirateria che continua ad essere molto diffuso; un ulte- riore svantaggio, e questa è forse una considerazione più da esercente che da produttore, è la diffusione di una socialità GIULIANO MONTALDO “digitale” che sta pian piano mettendo in discussione il ruolo sociale della sala cinematografica. Sacco e Vanzetti grazie ai due interpreti e alla musica di Ennio Morrico- Tre grandi successi di “oggi” sono Gomorra, Cado dalle 1 ne e la ballata con la voce di Joan Baez. Nella prima settimana di pro- 8 nubi, Benvenuti al sud. grammazione non vennero staccati molti biglietti d’ingresso. Ma, giorno dopo giorno, grazie al “tam-tam” dei giovani, il film entrò prepotentemente nella graduatoria dei migliori incassi. Non solo nel nostro paese.

In realtà non si tratta di un film ma della serie tv Marco Polo. Un grande 2 successo di ascolti e la trasposizione in 2 episodi proiettati nelle sale in diversi paesi (è stato venduto e visto in 65 diversi stati). Accanto a me avevo dei grandi professionisti del nostro cinema: il direttore della fotogra- fia Pasqualino De Santis; il costumista Enrico Sabatini; l’architetto Luciano KEYWORDS Ricceri; la colonna sonora di Ennio Morricone e il mio collaboratore Vera 1) successo commerciale Pescarolo. Nel cast Burt Lancaster, Anne Bancroft, Leonard Nimoy, Murray 2) successo reputazionale Abraham, Riccardo Cucciolla e il protagonista Ken Marshall e tanti arabi, 3) insuccesso commerciale mongoli, tibetani e cinesi. Era un prodotto per le televisioni ed è diventato anche un film. 4) insuccesso reputazionale 5) fortuna 6) Leone d’oro o incasso 7) rete, pro e contro 8) exploit italiani 9) flop italiani 10) cultura vs. successo

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SCENARI // Chi ha paura del successo?

Una bella grinta, il mio secondo lavoro dietro alla mac- 3 china da presa. Un film a bassissimo costo, con una troupe di 7 persone, ambientato a Bologna. Gli attori: Renato Salvatori, Norma Bengell, Antonio Segurini e, per gli altri ruoli, solo “incontrati per strada”. Il film, inaspettatamente, venne presentato in concorso al Festival di Berlino. Ottima accoglienza. Premio della Giuria e Premio del Senato (un premio in marchi, quasi il costo del film). Il tema forte. Una distribuzione debole. Poche copie con l’uscita nelle sale nel mese di agosto.

Il mio esordio nella regia è Tiro al piccione. Il produtto- 4 re Alessandro Jacovoni mi offrì di dirigere il mio primo lavoro dal racconto biografico di Giose Rimanelli, la storia di un ragazzo - nato e cresciuto in una scuola e in una famiglia fascista - che s’arruolava volontario tra i “repubblichini” di Salò. Dopo la dolorosa e drammatica avventura il protagonista scopriva che la Patria era dall’altra parte e non dalla “sua”. Ho pensato che si poteva proporre questa storia e non avevo ben capito che questo tema veniva affrontato per la prima volta. Allora (1960) il tentativo di un dialogo tra sinistra e destra era giudicato “blasfemo”. L’ho capito, con dolore, quando il film è stato presentato alla Mostra di Venezia. La critica di sinistra e GRAZIA VOLPI di destra hanno sparato al Tiro al piccione e il “piccione” ero io. Un dolore forte, indimenticabile. Kaos Cinematografica

Si spera che successo commerciale e quello “repu- Per “successo commerciale” non ci si deve riferire unicamente al 5-6 tazionale” siano il più felice dei matrimoni. Ma se 1 mercato italiano (come molti fanno) ma piuttosto a quello interna- realizzi dei film che narrano la tua insofferenza per l’intolleran- zionale. Da sempre questo è stato il mio obiettivo così come mi è stato tra- za spesso - parte della critica - è “costretta” alla stroncatura. smesso dal mio maestro Giuliani G. De Negri, primo produttore dei fratelli Accade che, dopo anni, il film venga riabilitato. Taviani, al quale mi sono associata dopo aver esercitato per qualche anno il ruolo di organizzatore generale in tutti i film da lui prodotti e dal quale ho Quasi tutti i miei lavori vengono trasmessi a notte fonda. ereditato la produzione dei geniali film dei Taviani. Per merito sia di Giuliani 7 Gli inserzionisti pubblicitari preferiscono interrompere che dei Taviani ho sempre realizzato film di coproduzione europea e, nel con gli spot delle storie meno… problematiche. caso di Good morning Babilonia, anche in associazione con gli Stati Uniti. I film di maggior successo commerciale? Padre padrone, La notte di San La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo; C’era una volta Lorenzo e Cesare deve morire, tutti premiati da grandi festival internazionali 8 in America di Sergio Leone; La grande guerra di Mario e tutti realizzati “a basso costo”. Mi aspettavo il loro successo perchè ho Monicelli. Non ho citato i citatissimi film di Rossellini, De Sica, sempre pensato che il cinema culturale e quello commerciale non sono ne- Fellini e di tanti altri. cessariamente “nemici”. Infatti, mentre il mercato italiano tende ad evitare il cinema d’autore secondo il concetto che il cinema culturale e quello com- Roma ore 11 di Giuseppe De Santis, Italiani brava gente merciale sono inconciliabili, nel resto del mondo (in Francia in particolare) i 9 dello stesso autore. film premiati ottengono sempre anche il successo commerciale. Tutti noi dovremmo modificare quel disprezzo per la cultura che porta ad- Da tempo sogno un Festival dedicato ai “Martiri del- dirittura uomini del governo a dire “con la cultura non si mangia” invece di 10 la Qualità”, per ricordare i film dei registi che, con i far sì che, con l’introduzione del cinema nelle scuole o in molti altri modi, si loro incassi, hanno consentito l’esordio di tanti altri giovani crei un gusto del pubblico che apprezzi il cinema come un prodotto d’arte registi. Per loro una pallina di critica e straordinari successi e di cultura, e non solo di pura evasione. di pubblico. È grazie a loro che sono riuscito a realizzare il mio primo film. Devo rifarmi ai tre titoli appena citati, perché i film premiati a Venezia, 2 Cannes e Berlino sono stati i maggiori successi “reputazionali” e, di conseguenza, anche commerciali.

Tre film, non di basso costo e di registi diversi, da cui mi attendevo 3 tanto successo non solo perchè mi piacevano molto, ma anche per- chè avevano un cast notevole, sia nel senso di bravura che di fama tale da aiutare il box office. Negli Anni ‘80 Figlio mio infinitamente caro di Valentino Orsini, negli Anni 2000 Il padre e lo straniero di Ricky Tognazzi, tratto dal romanzo di Giancarlo De Cataldo, e sempre in questi ultimi anni il film dei Taviani La masseria delle allodole, tratto dal romanzo di Antonia Arslan e con un cast di fama internazionale. Soprattutto per quest’ultimo film aspet- tavo il maggior successo in assoluto, per la qualità del prodotto, per il tema e per i costi sostenuti. Non dimentichiamo che per valutare il successo

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SCENARI //Chi ha paura del successo?

commerciale bisogna rapportare gli introiti al costo. Non è difficile capire i motivi di queste delusioni da box office: tutti NICOLA GIULIANO IndiGo Film quanti affrontano temi dolorosissimi: da quello della droga (in This Must Be The Place. Direi di sì. un momento in cui il problema era particolarmente sofferto) a 1 quello dei figli disabili( problema rifiutato e difficile da trattare); Non credo stia a me dirlo. Senz’altro tutti film di infine il tema importantissimo del genocidio degli armeni da Paolo Sorrentino. Non tralascerei La ragazza del lago, parte dei turchi, affrontato nel momento in cui la Turchia stava 2 La doppia ora, La bocca del lupo e La kryptonite nella borsa. per entrare nella Unione Europea con la condizione posta dalla Francia di riconoscere tale genocidio. Tutto questo quando in Forse Hai paura del buio, come incasso al box office. Italia trionfava la “moda” del film commedia. 3 La sua uscita ha coinciso con la consacrazione della crisi al botteghino del film puramente arthouse. Non vedo nella mia carriera alcun doloroso insuc- 4 cesso “reputazionale”, anche se devo ammettere che Le critiche fanno sempre molto male, ma si accettano qualche tentativo di affrontare la commedia non ha aiutato la 4 con fair play. E sono molto orgoglioso di tutti i film mia reputazione di produttore impegnato. che ho prodotto. In generale le due cose devono coincidere e non diver- Non sempre. Non ho prodotto film che abbiano mai gere: fortunatamente è andata sempre così nella mia 5 5 veramente fatto sconquassi al box office. Gioco in un attività produttiva. campionato diverso. Mai dire mai, però. Indubbiamente preferirei vincere il Leone d’oro, ma Vincere il Leone ed incassare 10 milioni ovviamente. non vorrei apparire un imprenditore inefficiente. Non 6 6 Se devo scegliere, e la domanda si riferisce allo stesso posso però dimenticare che il mio ‘maestro’ dichiarava: “Non film, prendo i 10 milioni. Ormai il nostro mercato non perdona voglio essere chiamato produttore, ma operatore culturale”. E più l’insuccesso commerciale e quell’incasso mi permettereb- da questa teoria è nato il mio amore per il cinema. be una serie di operazioni meno commerciali e più rischiose. Assurdo che un elemento così importante per aumen- Non vedo svantaggi. La rete è un formidabile nuovo tare le occasioni di mercato e la visibilità del prodotto 7 7 strumento di promozione ed è il futuro della distribu- cinematografico non sia aiutato da regole legislative che impe- zione. Un futuro che in altri paesi è già arrivato e da noi tarda discano il suo utilizzo nella pirateria. La rete è uno strumento a giungere per una miope e suicida scelta di non contrasto per una nuova fase di sviluppo del cinema. legislativo alla pirateria. Non essendo ipocrita, ma orgogliosa e innamorata Nell’intera storia del cinema, in quella recente? Fino 8 dei miei film, dovrei parlare di nuovo delle opere dei 8 a quando? Nel rapporto costi/incassi? O in quello Taviani, ma tanti sono i film italiani di successo che non me la costi/ qualità/ riconoscimenti/ incassi? La domanda è trop- sento di citarne solo tre. Ricordando che il nostro cinema, par- po generica. Cito solo un film allora, ovviamente non mio. Le tendo dal Neorealismo, è stato l’ispiratore del grande cinema quattro volte di Michelangelo Frammartino. Un capolavoro ita- perfino negli Stati Uniti (come Martin Scorsese ha raccontato liano misconosciuto in patria e che ha conquistato il mondo. in modo più che lusinghiero). Scegliere tre film vorrebbe dire ignorare Rossellini, De Sica, Visconti, Antonioni, Fellini e molti Idem e mi sembra poco elegante chiederlo a un produt- altri senza trascurare i giovani di oggi. 9 tore a meno che non risponda solo con tre film suoi. Non trovo una risposta, forse per delicatezza nei Io la formulerei così: “Perché la critica italiana non 9 confronti dei miei colleghi o perchè amo troppo il 10 guarda più con diffidenza ai prodotti di successo cinema italiano. commerciale?”. Scherzo, ma il problema mi sembra veramen- te superato. Il riconoscimento del valore culturale, per non Trovo sbagliata questa domanda. Quella che farei io parlare di quello estetico di un film, la sua risonanza nel milieu 10 sarebbe: perché il mercato italiano continua a guar- culturale mi sembrano oggi ai minimi storici. dare con grande diffidenza i prodotti culturali? Ricordiamoci anche che quando i critici fanno la recensione di un film non conoscono ancora i risultati del box office, perciò non si può parlare di diffidenza per i prodotti di successo commerciale. KEYWORDS 1) successo commerciale 2) successo reputazionale 3) insuccesso commerciale 4) insuccesso reputazionale 5) fortuna 6) Leone d’oro o incasso 7) rete, pro e contro 8) exploit italiani 9) flop italiani 10) cultura vs. successo

25 COSA MI PIACE DEL CINEMA ITALIANO

HANSHANS HURCHHURCH

intervista di Micaela Taroni

Non nasconde la sua passione per il nostro paese il direttore del festival di Vienna che visita regolarmente la Mostra di Venezia e che ha scelto L’intervallo di Leonardo Di Costanzo per chiudere l’ultima edizione della Viennale: “ Ha avuto un successo pari a Argo di Ben Affleck. E il pubblico ha amato anche L’estate di Giacomo di Alessandro Comodin, un film pieno di delicatezza e sentimento”.

egli ultimi 15 anni e con un bud- si è rivelata invece azzeccata, Di Costanzo del municipio di Palermo. Mi colpiscono i get piuttosto ridotto è riuscito a con il suo esordio ha riscosso un successo film che non si attengono a schemi e cliché. rendere la Viennale, con i suoi di pubblico pari alla produzione americana Purtroppo ho notato che le opere italiane 100mila spettatori, una stella Argo di Ben Affleck con cui abbiamo aperto sono spesso influenzate nella drammaturgia fissa nell’olimpo dei festival la Viennale. Il pubblico è molto più curioso e nell’estetica dalla televisione. Alcune di loro Ninternazionali. Hans Hurch, confermato fino di quanto si pensi, vuole vedere nuovi film di sembrano delle produzioni televisive. Questo al 2016 alla guida del festival cinematografico paesi diversi e non pellicole con sempre gli è un peccato perché ne perde il realismo e non competitivo che si svolge ogni anno a stessi volti noti. la vitalità che sono da sempre caratteristiche ottobre nella capitale austriaca, ha impresso rilevanti del vostro cinema. alla Viennale un carattere cosmopolita e vi- La Viennale ha mostrato negli ultimi anni tale, capace di richiamare un largo pubblico. un crescente interesse per il cinema italia- In base a quali criteri sceglie i titoli italiani Non nasconde la sua passione per l’Italia e il no. Quali nostri film hanno avuto maggiore che partecipano alla Viennale? suo cinema Hurch, che visita regolarmente la riscontro a Vienna? Frequento vari festival e poi mi arrivano Mostra di Venezia e trascorre le sue vacanze Nelle edizioni 2010 e 2011 abbiamo avuto molte segnalazioni anche da amici. Non estive ad Amalfi. un grande successo con L’estate di Giacomo conosco i film più commerciali, quelli per di Alessandro Comodin, un film pieno di intenderci che vengono prodotti in ogni Come mai ha scelto L’intervallo di Leonardo delicatezza e sentimento, girato con giovani paese e che perlopiù non vanno all’estero. Di Costanzo per la chiusura dell’ultima edi- attori di talento che il pubblico qui a Vienna Questo vale per le pellicole italiane ma an- zione della Viennale? ha davvero amato. Abbiamo mostrato grandi che per quelle francesi e austriache. Ho visto questo film a Venezia e l’ho trovato successi come Habemus Papam alla presen- molto particolare e indicato per il nostro con- za di Nanni Moretti, ma anche lavori più di Quali film italiani recenti l’hanno colpita? corso, a differenza del film di Daniele Ciprì nicchia come Palazzo delle Aquile, la storia di Mi è piaciuto molto Vincere per la capacità di È stato il figlio che invece mi ha deluso, per- diciotto famiglie rimaste senza casa che oc- Marco Bellocchio di fondere la drammatica ché poco profondo. La scelta de L’intervallo cupano per un mese, giorno e notte, la sede vicenda privata con gli eventi storici. Non

26 COSA MI PIACE DEL CINEMA ITALIANO

ho invece apprezzato il suo La bella addor- mentata, troppo semplicistico nelle sue tesi e carico di stereotipi. Un grande successo in Austria è stato Gomorra, un film molto italiano nella tematica ma che tocca lo spet- tatore per le figure, il linguaggio e anche per la sua caratteristica di film d’azione. Mi ha deluso invece La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo. E pensare che il roman- zo di Paolo Giordano mi era tanto piaciuto. È troppo costruito, senza atmosfera, manca la vitalità che traspare dal libro da cui è tratto. Trovo che i personaggi siano un po’ troppo scontati. Anche in questo caso ho rilevato l’influenza della televisione.

Habemus Papam ha avuto grande successo alla Viennale. Le è piaciuto? Questo film vive in modo decisivo della personalità di Michel Piccoli, Moretti è stato bravissimo nella scelta del protagonista. Il film contiene alcuni elementi cari al regista, penso alla figura dello psicanalista, alla par- tita di basket in Vaticano. Moretti fa spesso film “alla Moretti” in cui mette in evidenza le sue qualità sofisticate e intellettuali. Del suo cinema preferisco La messa è finita che trovo straordinario. Non mi ha invece convinto Il Caimano, debole e con poca struttura.

I nuovi film contribuiscono a cambiare l’im- magine dell’Italia all’estero? Indubbiamente essi formano l’immagine che si ha di un paese. Alcune pellicole con- fermano gli stereotipi di una nazione, altri li sfatano. Per esempio ne L’estate di Giacomo emerge un elemento molto italiano. È incon- testabile che voi prendiate le cose più alla leg- gera rispetto ad altri, è un aspetto tipicamen- te vostro. Una commedia inglese ad esempio è molto diversa da una italiana, deve sempre avere un carattere di critica sociale, alla Ken Loach per intenderci.

Qual è il segreto del successo della Viennale, che lei dirige dal 1997? Hans Hurch è nato nel 1952 a Schärding, in Austria. Dopo aver Il successo non è solo merito mio, ma è il studiato storia dell’arte, filosofia e archeologia all’Università di risultato del solido e leale sostegno che la città di Vienna garantisce al festival. Il co- Vienna ha lavorato come giornalista culturale, come esperto di mune di Vienna ama la Viennale, mi lascia cinema della rivista “Falter” e come autore per diverse testate lavorare liberamente, non s’immischia nelle internazionali, per poi dedicarsi all’organizzazione di retrospet- nostre scelte, non ci sono intrighi come tive cinematografiche. Tra il 1986 e il 2000 ha lavorato come spesso avviene altrove. Ci siamo sviluppati assistente alla regia e collaboratore dei lavori cinematografici e progressivamente negli anni senza forzare la crescita con grandi budget e star. Il fatto che teatrali dei cineasti Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, in parti- la Viennale non sia competitiva costituisce colare per La morte di Empedocle (1987), Peccato nero (1989) e da questo punto di vista un vantaggio. Siamo Antigone (1992). Tra il 1993 e 1996 si è occupato dell’organizzazio- riusciti a conquistare la fiducia del pubblico ne di mostre e rassegne cinematografiche; dal 1997 è il direttore che sa che presentiamo film di qualità anche della Viennale, incarico confermatogli sino al 2016. se non c’è il tappeto rosso ogni sera.

27 INNOVAZIONI Come ti reinvento il blockbuster

FAN POWER! Superfranchise fatti in casa

di Andrea Guglielmino

28 Saranno i fan a decidere!” Questa prevalentemente online, tramite canali co- di una major. Del film, conosciuto anche frase l’abbiamo sentita spesso, in nosciuti come YouTube o direttamente sui con i titoli di Batman vs. Dracula o Warhol coda a interviste a registi e produt- siti degli autori. Ci sono anche portali spe- Batman, non esistevano che poche copie. tori, circa il destino commerciale di cializzati in ‘pop-culture’ che ospitano una Qualche spezzone è sopravvissuto nel do- un determinato franchise. Ci sarà ricca sezione, come theforce.net, che ha cumentario Jack Smith and the Destruction “un sequel? “Saranno i fan a decidere”. Il tal iniziato con Guerre Stellari e poi si è espanso of Atlantis, e lo si trova anche su YouTube. attore riprenderà il ruolo di tal personaggio? a tutti i generi, o superherohype.com, che Sfortunatamente, in queste sequenze, “Saranno i fan a decidere”. È un’iperbole, si interessa particolarmente di fumetti e su- Batman non appare. Altri progetti nascono chiaro , per indicare che, in definitiva, gli pereroi. Com’è facile immaginare, proprio la come prova d’esame, come Spider-Man vs. incassi al botteghino sono il fattore determi- grande diffusione dei mezzi di distribuzione Kraven the Hunter, girato in maniera semi- nante. Per lo più, poi, se i fan sono delusi si online ha incoraggiato negli ultimi anni lo professionale (pellicola 16 mm, suono e limitano a lamentele sui forum online, come sviluppo di tali progetti, il cui ritmo di produ- colore), dagli studenti del professore new- quelle che hanno devastato la reputazione zione fino alla seconda metà degli anni ’90 yorkese Bruce Cardozo, oppure come di- di Brandon Routh, l’attore statunitense era decisamente più rarefatto. Altri luoghi mostrazione delle proprie capacità. È il caso ‘colpevole’ di aver incarnato sullo schermo, deputati alla circolazione di fan film, specie di The Green Goblin’s Last Stand (1992): il in maniera inadatta, l’Indagatore dell’incubo in Usa, sono le grosse fiere di fumetto come regista (nonché protagonista ed esperto di Dylan Dog, tra i più amati personaggi dei il ComiCon, dove si organizzano spesso stunt) Dan Poole voleva assolutamente un fumetti italiani. Ma a volte, qualcuno impu- anteprime antecedenti la messa online, ruolo nella crew del poi abortito progetto gna una videocamera e si mette al lavoro donando alla visione un carattere ‘esclusivo’ di James Cameron sull’Uomo Ragno, e da sé. Ecco cosa accade quando il pubblico che fa impazzire i frequentatori, sempre a realizzò questo sorprendente low-budget “decide” per davvero. La maggior parte delle caccia dell’evento da raccontare all’invidioso con una videocamera VHS per convincerlo a volte i cosiddetti ‘fan film’ sono prodotti di amico che è rimasto a casa. Solitamente, per farsi assumere. Oggi è un piccolo cult, di cui stampo amatoriale, fatti da amici e per ami- motivi di budget, ci si attiene a minutaggi circolano dvd ‘fatti in casa’ richiestissimi dai ci, con budget inesistenti e mezzi che non si brevi, variando dal corto al mediometraggio collezionisti su e-bay. potrebbe che definire “poveri”. Qualcuno si ed è variabile anche la “formula”: c’è chi in- arena dopo aver girato e montato un paio di venta una nuova storia e la mette in scena, Con gli esempi, si potrebbe continuare scene. Ma alle volte, i risultati sorprendono. chi monta un finto trailer di un film in (altret- all’infinito. Il filone trova un suo pubblico Naturalmente, si tratta di prodotti realizza- tanto finta) uscita, chi riutilizza, rielabora o perché soddisfa esigenze a cui Hollywood ti senza alcun fine di lucro – il che li salva ridoppia materiale già esistente, chi sceglie o altri studios non sanno, non possono o da rischi notevoli di violazione del diritto la carta della parodia o del citazionismo. Il non vogliono rispondere. L’Italia non sta a d’autore – per cui sembrerebbe impossibile bello è che non ci sono limiti: si possono guardare: tra i vari progetti in pentola (vedi trovare delle fonti di finanziamento. Che far incontrare e scontrare personaggi che schede) non poteva mancare lui, il fascino- spesso invece ci sono e sono… altri fan, sul grande schermo difficilmente potrebbe- so Indagatore dell’Incubo, il più amato tra che pur di vedere un film sul proprio benia- ro incrociarsi, a meno di accordi di valore i personaggi dei fumetti della nostrana Ser- mino realizzato secondo certi crismi sono astronomico tra major di grande rilevanza. gio Bonelli Editore, per cui segnaliamo in disposti a partecipare economicamente alla È quello che accade in uno dei più famosi e ri- particolare il divertente Comics Casting Call produzione, con piccole o grandi somme, usciti fan film di sempre, Batman: Dead End – Dylan Dog 1951, finto documentario che magari in cambio di una visita sul set, di (2003) di Sandy Collora, dove il Cavaliere immagina come sarebbero andate le cose un dvd o del piacere di vedere il proprio Oscuro (al cinema di proprietà di Warner) si se il film fosse stato prodotto negli anni ’50, nome scorrere sui titoli di coda. Lo sforzo scontra, oltre che col suo acerrimo nemico con spassosi risultati: nel ruolo del protago- produttivo è dunque il primo elemento che Joker, anche con gli extraterrestri delle saghe nista c’è nientemeno che Gregory Peck, il distingue un vero ‘fan film’ da un semplice di Alien (Fox) e Predator (Universal). I fan, cattivo Xabaras ha il volto di Vincent Price, filmato in cui qualcuno si traveste da supe- si sa, sono attenti ai dettagli: di questo corto mentre la spalla Groucho e l’eterno amico reroe per far ridere la fidanzata. Il secondo ad esempio li ha fatti impazzire il fatto che Ispettore Bloch non potevano che essere è l’utilizzo di un linguaggio squisitamente L’Uomo Pipistrello fosse incarnato finalmen- incarnati rispettivamente da Groucho Marx cinematografico: tutto è curato, come se si te da un nerboruto in tuta – proprio come e da Robert Morley, che avevano ispirato i trattasse di una vera produzione. C’è una nei fumetti – piuttosto che da un attore in disegnatori per le controparti fumettistiche. sceneggiatura, ci sono delle inquadrature, armatura come avviene nelle ultime pellicole Ora sì che ci siamo! un montaggio, cura della fotografia, dei ‘ufficiali’. Proprio Batman, tra l’altro, ispirò costumi, del suono e degli effetti speciali. Il quello che potremmo definire uno dei primi budget è chiaramente limitato, ma alcuni di fan film della storia: Batman/Dracula, rea- questi prodotti, a una prima occhiata, sem- lizzato nel 1964 nientemeno che da Andy brano davvero realizzati per il cinema o la Warhol, assieme al filmmaker Jack Smith, televisione. La distribuzione, oggi, avviene senza scopo di lucro e senza il supporto

29 INNOVAZIONI // Come ti reinvento il blockbuster

Fenomenologia

del Fan Filmaker di Serafino Murri

Il fan movie è un fenomeno antico quanto il cinema: riappropriazione soggettiva, radicalmente antiprofessionale, della cultura tra mitologie hollywoodiane e trailer di film inesistenti.

fan film è un fenomeno antico quanto il cinema. Quando il sempre stato l’appropriazione d’amore: per i “giovani turchi” dei Ca- potere immaginifico hollywoodiano, con quelli che Chaplin hiers, Godard e Truffaut, fare cinema era anche rendere omaggio alla definiva i suoi “drammi in lattina”, aveva come competitors la memoria, traghettare nel filmmaking lo stupore infantile di riscrivere radio e i primi comics su scala industriale, i cineamatori della le proprie fiabe preferite. Lo stile eversivo di Godard può discronica- Carolina del Sud realizzavano, nel 1926, spin-off della celebre mente essere letto come un prodigioso, sgrammaticante mash-up di Iserie Our Gang. Attraverso un cinema underground di matrice per lo memorie visive. Ma quel che si profila al fan-prosumer è un’orizzonte più universitaria, passando per la riproducibilità Pop della Factory di di libertà che intrattiene una “relazione pericolosa” con la falsa dia- Warhol, il fenomeno emerge col diffondersi delle tecnologie amato- lettica di un’industria che ammette solo ciò che può sussumere, per riali a basso costo negli anni ’70, quando i fedeli di chiese seriali sci-fi, quanto rivoluzionario, come caso particolare della norma: il fatto che come Star Trek, fanno della riproduzione dei loro mondi possibili un la Lucasfilm organizzi ogni anno uno Star Wars Fan Film Award, inco- rito magico-evocativo. Serialità e fan-filmmaking traggono linfa dallo raggiando l’infrazione del Dogma del Copyright invece di combatterla stesso impulso: smentire la finitezza dell’opera, l’enigma del suo (come spesso accade), è sintomatico di una “pericolosità” del fan essere conclusa, perorandone la causa di un’utopistica autonomia, film. Il fan-filmmaker è libero di esercitare la sua fantasia in un’ di una “vita” eterna e reversibile. Nell’era della ri-mediazione digitale anarchia produttiva, che se di rado sortisce effetti oltre la coazione dell’Immaginario, le cui cliccabili Terre Desolate sono spazzate dal a ripetere il mantra visivo delle proprie immagini di culto, si arroga il vento di una postmodernità in privilegio di scrivere il cinema con metastasi, dove la sola originalità A un giovane che mi chiedeva come fare il cinema, utilizzare immaginari concessa alle orde di aspiranti e “ come alfabeti di un viaggio oni- talents della metamorfosi liquida è del cinema ho detto questo: prendi una roide tra i fluttuanti confini della la replica dell’esistente, la fenome- memoria collettiva: riscrivendo nologia del fan movie si rivela come telecamera video-8 o magari il nuovo mondi – alla maniera di Philip lama a doppio taglio della Società K. Dick – mutandone le regole dello Spettacolo Integrato: la riap- super-8 digital. e, metti un annuncio sul che li governano, e con esse, propriazione delle sue reificate im- giornale: Si filmano battesimi, comunioni più o meno volontariamente, la magini archetipiche, che attualizza rassicurazione ideologica che il nel rito mimetico-identificatorio e matrimoni a prezzi modici e comincia a cinema svolga una santificazione privato miti collettivi. In questa commerciale del Sogno. Alla prospettiva, Be kind, rewind del jon- girare quelli. Intanto ti guadagnerai da base della caduta d’aura dall’o- gleur Gondry è qualcosa di più della vivere e dopo due anni potremo vedere tutto riginale alle sue desideranti imi- scanzonata epopea dell’ombelicale tazioni, c’è un lavoro ri-creativo cinefilia che trova in Tarantino, quel che hai messo insieme e fare un film (nel doppio senso di svago da l’ex-commesso di videonoleggio, dopo-lavoro e creatività di se- il suo profeta cultuale. A diffe- che potresti intitolare Il mondo.” condo grado), una riappropria- renza della cinefilia integrata con zione soggettiva, radicalmente i suoi “furti d’autore”, il fan movie Marco Ferreri anti-professionale, della cultura, è un’amorosa dissacrazione che che mette in discussione la toglie l’aura dell’ufficialità all’icona e la trasforma in rito carnascia- “professionalità” come braminica autorizzazione di iniziati lesco, dove l’oggetto del culto è “abbassato” nella simulazione ludica all’esercizio della creatività. Il fan-filmmaking, dagli highlights che, mentre la mette in discussione, ne conferma la grandezza. Il dell’epica hollywoodiana ai trailer di film inesistenti (che trovano fan movie raramente raggiunge compiutezza artistica, perché non nell’italiano, fin troppo italiano, Maccio Capatonda, un’apoteosi ambisce all’originalità ma al suo contrario. Eccezion fatta per sortite cosmi - comica, nel crisma - consustanziale ad internet - della parodia di genio come quella dello stesso Gondry, che dirige e interpreta colto-demenziale dei tanti folgorati figliocci putativi di Mel Brooks), détournandola la strage di Taxi Driver (Martin Scorsese, 1976), il vive così all’incrocio tra uno spaccio di dosi di immagini per addicted valore estetico di questo cimento lo si ritrova nella stralunata loca- tagliate male e diluite peggio e un anti-mercato residual. È la presa (in lizzazione di prodotti global che effettua. Nella prassi di re-making prestito) del potere espressivo da parte di un drappello di fedeli, che cine-amatoriale, diversamente dai lucranti espropri hollywoodiani elaborano dogmi e feticci in versioni apocrife dei Vangeli della Con- “alla Tarantino”, la creatività del filmaker definito con significativo ne- formità, realizzando l’antico sogno di ripercorrerne i mondi in libertà: ologismo ontologizzante professional-consumer (prosumer), consu- come protagonisti de La rosa purpurea del Cairo (Woody Allen, 1985) matore professionista, è multi-livellare, e realizza una (relativamente) alla rovescia, capitombolati dalla sala alla finzione e rimasti gioiosa- nuova concezione estetica: un linguaggio di linguaggi, un mash-up di mente prigionieri al di là dello schermo. memoria collettiva, una ri-alfabetizzazione cultuale. Il sogno cinefilo è

30 31 INNOVAZIONI // Come ti reinvento il blockbuster ICONE MADE IN ITALY

A cura di Andrea Guglielmino e Lucio Laugelli INNOVAZIONI // Come ti reinvento il blockbuster

METAL GEAR SOLID: PHILANTROPY hi ama i videogiochi è ormai abi- così, semplicemente perché al cinema non no-profit dedicato alla saga. Si tratta in tuato, da anni, a cocenti delusio- c’è il joypad che permette di controllare le realtà di una trilogia, il cui primo capitolo, ni per quanto riguarda le traspo- azioni e la mancanza di interattività va com- Overnight Nation, è stato rilasciato il 27 sizioni cinematografiche delle pensata con qualcos’altro. Niente di così settembre 2009. Giacomo Talamini, che gesta dei suoi beniamini. Con strano: trama, colpi di scena, emozioni, reci- oltre a curarne la regia ne è anche l’inter- Cqualche rara eccezione (ad esempio il Prince tazione. Ma la maggioranza dei produttori di prete principale, dichiara: “Abbiamo creato of Persia del 2010 ), e sebbene il linguaggio Hollywood, concettualmente fermi agli anni Philanthropy per imparare sul campo i dei due media – cinema e videogame – si sia ’80, non riescono ancora a concepire con flu- rudimenti del filmmaking digitale e dei visual gradualmente sovrapposto grazie anche agli idità la necessità di accorpare un complesso effects, per creare una solida squadra di la- sviluppi tecnologici che ormai permettono ai narrativo ‘reale’ a quello che evidentemente voro e per farci conoscere. Ora contiamo di personaggi di silicio di parlare, muoversi e vedono ancora come una manciata di qua- investire questo patrimonio in idee originali, agire quasi come attori reali, le versioni ‘da dratini su schermo accompagnati da qualche come In Memoria (www.progettoinmemo- sala’ di avventure nate nel mondo del video- ‘beep’. Ci vuole tempo. Così capita che a ria.net) e altri progetti di fantascienza che ludo hanno sempre lasciato i fan con molto volte, anche franchise videoludici importanti, annunceremo a breve. Senza perdere le spe- amaro in bocca. Colpa di un fraintendimento che potrebbero portare a notevoli guadagni, ranze di riuscire, un giorno, a completare la di base, probabilmente: i produttori pensano come quello di Metal Gear Solid – saga stori- saga grazie a cui la nostra realtà è nata!” che basti riprodurre al cinema le fasi action ca, campione di vendite – vengano tralasciati. A.G. – sparatorie, inseguimenti, combattimenti – Ecco dunque che entrano in ballo coraggiosi per mandare in visibilio chi quelle esperienze come gli Hive Division, piccolo gruppo nato le ha già vissute sul piccolo schermo di casa, in Veneto e poi ampliatosi grazie a Internet, www.mgs-philanthropy.net collegato alla sua fedele console. Ma non è nel comune interesse di sviluppare un film www.hivedivision.net

33 INNOVAZIONI // Come ti reinvento il blockbuster

THE UFO “Si trasforma in un razzo missile, tra circuiti dice uno. “Perché non un prequel”, risponde di mille valvole, tra le stelle sprinta e va…”. l’altro. Scrivono allora una sceneggiatura per Versi che hanno segnato una generazione, circa venti minuti di film (lungo, cioè, come tratti dalla sigla del più celebre – nonché un episodio della serie) e man mano il grup- primo – cartoon giapponese approdato sulle po si allarga, fino alla formazione che poi re- nostre reti televisive, Ufo Robot Goldrake alizzerà i primi materiali: Gianluca Miragoli, (conosciuto anche come Atlas Ufo Robot, Emiliano Guarneri, Francesco Ciocca, per un fraintendimento di traduzione, dato Tullio Zanibelli, Filippo Lottici e Alessandro che acquistammo il cartoon dalla Francia Baldasseroni. Poi si passa a un accurato lavoro dove ‘Atlas’ significa ‘guida’. Al funzionario di restyling e modernizzazione dei personaggi, Rai che ricevette il pacco, corredato appunto di cui resta traccia nei progetti visibili sul sito. di ‘guida’ alla serie, parve che si trattasse del Qualche ripresa dal vivo – da integrare poi con titolo). Mai approdato al cinema se non con quanto elaborato al PC – viene effettuata sulle Alpi. lungometraggi rabberciati unendo spezzoni I due trailer rilasciati, di una manciata di secondi del serial, il colosso d’acciaio guidato da ciascuno, sono impressionanti. Purtroppo però il Actarus è stato protagonista di un tentativo progetto sembra essersi arenato, presumibilmente interessante di realizzazione in computer per mancanza di fondi e tempo. Le ultime notizie graphics da parte di un gruppo italiano, i risalgono infatti al 2008, ma la persistenza del sito Gtgroup, a capo del progetto The Ufo. Tutto online lascia ancora un margine di speranza a chi inizia nel 2001, quando due appassionati si vorrebbe vedere il prodotto finalmente terminato. incontrano fortuitamente su un treno e ini- A.G. ziano a parlare manifestando le relative com- petenze in campo di regia, montaggio e cgi. “Vorrei realizzare in 3D la sigla di Goldrake”, www.theufo.net

34 INNOVAZIONI // Come ti reinvento il blockbuster

BASETTE L’incorreggibile Lupin III diventato romano nel Il processo di antropomorfizzazione di un carto- Antonio, il protagonista predestinato a di- 2008, quando il regista Gabriele Mainetti ha ne animato è quasi sempre molto complesso ventare ladro, proviene da una famiglia di pensato che il Giappone poteva essere molto e di difficile riuscita: basti pensare ai numerosi taccheggiatori del Quadraro e, fin da piccolo, più vicino alle periferie capitoline di quanto flop derivati da operazioni analoghe, su tutti la subisce il fascino di Lupin…tanto da imma- non si pensasse. Sì, immaginarci il ladro genti- produzione titanica e made in Usa dei Flinstones ginarsi una vita da anime dove i suoi com- luomo per eccellenza (insieme agli inseparabi- che, nonostante il grande cast, ha deluso i fan pagni di batteria sono in realtà un pistolero li soci: il burbero Jigen e il silenzioso Goemon) di Hanna & Barbera. Mainetti invece mette in col cappello e un misterioso samurai, tanto con accento romanesco avrebbe potuto scena il soggetto e la sceneggiatura di Nicola da rispondere al paramedico che lo soccorre risultare molto improbabile. E invece no. Dura Guaglianone con intelligenza, a testimoniare dopo una rapina andata male di chiamarsi, 16 minuti il cortometraggio con protagonista la riuscita dell’audiovisivo sono anche i pre- semplicemente, Lupin. Valerio Mastandrea, si intitola Basette ed è stigiosi premi come quelli per “Miglior Corto” L.L. un omaggio sincero al ladro più famoso del al Festival “La 25ora” (promosso da LA7) e al mondo, oltre che alla romanità. “Sardinia Film Festival”, solo per citarne alcuni.

LUPIN III The fan movie Oltre che nel cortometraggio Basette, Lupin alla seconda serie (che i fan chiamano “ con III viene omaggiato anche dal regista Gabriel la giacca rossa”, dal look del protagonista ) Cash che, nel gennaio di due anni fa, ha ri- che miscela diverse situazioni tratte da più lasciato il trailer del suo fan-film. L’ideatore episodi. Dalle informazioni che circolano in del progetto racconta che l’ispirazione rete si evince che il film è del 2011 e dura 11 gliel’ha data proprio il protagonista del film: minuti, ma il reperimento è estremamente Luca Conticelli; l’interprete aveva infatti la difficile dato che non risulta presente nè su faccia e il fisico perfetti per rivestire il ruolo Vimeo, nè su YT, nè sottoforma di download. del ladro ideato da Monkey Punch. Anche in L.L. questo caso la location è la capitale italiana invasa questa volta da una gang di spietati criminali che può essere contrastata solo ed unicamente dal nostro (anti)eroe in giacca e cravatta. Non mancano ovviamente gli abituali compagni di avventure e le bellezze mozzafiato tipiche del cartone. Il lavoro di Cash si intitola Lupin III – The Fan movie e naturalmente – per ovviare al problema dei diritti d’autore – è stato girato a fini non lucrativi e con filosofia low budget. In questa operazione si è cercato (attraverso il casting, la scelta dei costumi, ecc.) di essere il più fedeli possibile all’originale: al contrario di quel che avviene in Basette i personaggi non parlano romano, anzi, si è tentato di far lavorare i doppiatori del cartone alla post- produzione dell’audiovisivo in modo da rendere il coinvolgimento più alto possibile. Il risultato dovrebbe essere un film ispirato INNOVAZIONI // Come ti reinvento il blockbuster

DYLAN DOG

L’indagatore dell’incubo dei fumetti è molto dura solo 55 minuti ed è più scorrevole. Non mentando, al contrario, la voglia da parte di gettonato nell’ambito dei fan-film: il lungo- è il primo lavoro di questo tipo firmato da videomaker indipendenti di creare la propria metraggio ufficiale girato a New Orleans e D’Antona: i fan potranno infatti seguire un’al- versione cinematografica dell’eroe. diretto da Kevin Munroe era uscito nel 2010 tra avventura di Dylan intitolata L’inizio, leg- L.L. e non era piaciuto per nulla ai lettori incalliti germente inferiore sotto il profilo qualitativo, dello spericolato playboy dalla camicia rossa, disponibile su YouTube. tanto da mettere in moto quasi subito opera- Alex Dante invece, proprio all’inizio di questo zioni no-profit alternative al film americano. 2013, pubblica un trailer accattivante (e otti- Sono tre i principali tributi dedicati all’inve- mamente confezionato) di un film impossi- stigatore, in Italia: Denis Frison, nel 2012, bile: cosa sarebbe successo se si fosse girato ha diretto, interpretato e musicato La morte il film di Dylan Dog negli anni Cinquanta con puttana (disponibile su YouTube) che, nono- un cast stellare a disposizione? Dante prova stante riveli un grande amore e una grande a rispondere nella sua breve e brillante clip. passione, mostra la sua natura amatoriale Il fallimentare film capostipite a stelle e stri- sia sotto il profilo recitativo che sotto quello sce interpretato da Brandon Routh; a causa tecnico, specie nelle scene d’azione. Il lavoro di problemi legati ai diritti d’autore, trasferiva di Frison è anche condannato dall’eccessiva le vicende da Londra a New Orleans e tra- durata di 130 minuti. sformava Groucho (il celebre assistente di Sempre nel 2012 esce on-line un altro fan- Dylan) in un anonimo personaggio chiamato movie scritto e diretto da Roberto D’Antona Marcus. Questi ed altri elementi hanno fatto e intitolato Il trillo del diavolo che invece scemare l’interesse nei confronti del film ali-

36 INNOVAZIONI // ComeSCENARI ti reinvento // Festival il blockbuster del cinema

ark Resurrection è certamente il fan film italiano più famoso e tra i più celebri, a livello internazionale, tra quelli ispirati alla saga di Star Wars. Riavvolgiamo il nastro fino al 2007, quando un intraprendente dentista di Ventimiglia, armato di telecamera casalinga e dosi massicce di spirito d’avventura, insieme a un gruppo di amici, per gioco, si mette a girare un film di Guerre Stellari. La trama Dviaggia ‘in parallelo’ rispetto a quella delle pellicole ufficiali, posizionandosi cronologicamente un paio di secoli dopo Il ritorno dello Jedi. Un’antica profezia convince il potente maestro del nuovo ordine Jedi Sorran a iniziare la ricerca ossessiva di un luogo mitico capace di donare infinita conoscenza a chi lo trova. Per colpa della sua ambizione, molti apprendisti muoiono e Sorran viene allontanato e apparentemente ucciso dai capi del suo stesso ordine. Dopo molti anni egli riappare, avendo appreso come ingannare la morte… Non è difficile immaginare di leggere queste poche righe di trama scritte con carattere giallo, mentre scorrono obliquamente verso uno sfondo stellato, scomparendo prospetticamente all’orizzonte. La fedeltà all’universo creato da George Lucas è assoluta, il livello qualitativo, dati i mezzi a disposizione (7.000 euro per il primo capitolo, circa 60 minuti di film, prima che si tramutasse in saga, proprio come l’originale) veramente impressionante. Tanto che - leggenda narra - lo stesso George Lucas lo avrebbe definito entusiasticamente ‘truly amazing’, “davvero strabiliante”. Cosa c’è di vero? 8½ lo chiede al regista Angelo Licata - quel coraggioso dentista di Ventimiglia che, tra gli appassionati, in Rete, è diventato una piccola grande star - e al produttore esecutivo Fabrizio Rizzolo, che ci spiegano anche come si sta sviluppando il progetto, alimentato economicamente dai contributi degli appassionati, che dopo il successo del primo capitolo ha avuto anche un prequel, Volume 0, e si sta dirigendo verso l’obiettivo del secondo episodio…

37 Intervista ad Iniziamo dalla fine: a che punto siamo nostro favore. Non potevamo fare altro perché con Volume 2? le risorse erano davvero limitatissime, per cui Abbiamo raggiunto una cifra notevole (9.000 stringevamo molto i piani per risparmiare su- ANGELO euro circa) ma sfortunatamente ancora non gli ambienti. Con il Volume 0 le cose sono sta- sufficiente a cominciare le riprese. Lo scopo te diverse, una base di attrezzature, costumi LICATA che ci siamo prefissati è di raggiungere un professionali... mezzi, insomma. Limitati ma di Andrea Guglielmino livello qualitativo di un film internazionale ad comunque presenti, che ci hanno permesso alto budget. Con Dark Resurrection - Volume 0 un risultato inaspettato per gli utenti, e infatti credo che in parte ci siamo riusciti, ma solo il responso è molto positivo: mezzo milione di grazie ad una storia limitata a poche ambien- contatti con un aumento di 3.000 al giorno, e tazioni e a pochi personaggi. Nel Volume 2 questo solo su YouTube. invece ci sono decine di location e davvero tantissimi ruoli. Per questo il punto di arrivo La leggenda narra che George Lucas in per- che ci siamo prefissati - circa 100.000 euro - sona abbia definito Volume I “truly amazing”, supera di tre volte il budget del Volume 0. “veramente strabiliante”… C’è del vero, ma la stampa esagera sempre. Ci spieghi come funziona la raccolta fondi? Nel 2007 mandai il prodotto alla Lucasfilm Il sistema con cui operiamo è la donazione e dopo qualche giorno Steve Sansweet - e volontaria, mediata dalla associazione cultu- non Lucas in persona - mi rispose usando rale no profit Riviera Film. Quando abbiamo appunto quell’espressione. Inoltre - cosa che iniziato tramite il nostro sito ufficiale eravamo mi interessava particolarmente - scrisse che, dei pionieri, nessuno usava il crowdfunding da parte loro, nulla ostava alla distribuzione, all’epoca, solo successivamente sono nate a patto che non ci avessimo ricavato lucro. La piattaforme in grado di convogliare molti uten- Lucasfilm non solo non ostacola questo ge- ti ed in grado di raccogliere cifre assai più ele- nere di operazioni, ma anzi le promuove e le vate, superiori persino a 500.000 euro, come incoraggia, organizzando concorsi (Atomfilm Kickstarter, la più conosciuta, che sfortunata- per esempio). Per motivi di “tempistica”, fino- mente è riservata a chi lavora negli Usa o in ra non siamo riusciti a partecipare. UK. Nelle ultime riunioni stiamo valutando la possibilità di provare con Indiegogo, sperando Immagino che tutto questo successo per te di partire avvantaggiati grazie alla presentazio- sia stata una sorpresa… ne del lavoro precedente, il Volume 0, appunto, Certo che sì, io non immaginavo nemmeno per cui raccogliemmo circa 22.000 euro. Ma di poter uscire dai confini della Liguria. Dark 5.000 li abbiamo messi di tasca nostra io e il Resurrection nasce come una cosa fatta da coproduttore Angelo Giampietro. È un investi- amici e per amici, in un momento in cui mento ‘per la gloria’, come dipingere un bel Internet si stava ancora sviluppando. Poi ho quadro per il solo gusto di farlo vedere. caricato il video online e mi sono reso conto che le visite superavano le centinaia di miglia- Non temi che, passato il “fattore sorpresa”, il ia, tanto da provocare il crollo della piattafor- pubblico possa diventare più severo nei tuoi ma ospitante. Non ero preparato, a un certo confronti? punto non ero più in grado di contare il nume- Non saprei, ma già i riscontri di Volume 0 mi ro delle connessioni. Addirittura qualcuno lo hanno fatto ben sperare. Ci sono state pochis- ha sottotitolato in inglese per permettere una sime critiche, moltissimi complimenti e un nu- facile comprensione anche in Usa e in UK, e mero di fan sempre crescente. Certo, capisco questa versione ha ottenuto nel giro di pochi cosa vuoi dire, con il Volume I sicuramente il mesi oltre un milione di contatti. fattore “sorpresa”, o “simpatia”, ha giocato a

38 Ma sogni di fare anche altro cinema, prima …E anche Daniel McVicar, Elena Cucci, il regi- o poi? sta Enzo Aronica, la modella Nina Seničar. Nel Qualcosa nell’audiovisivo, per la verità, la sto caso di Mùñiz, è stato lui a contattarmi, per- già facendo, proprio grazie alla visibilità otte- ché aveva visto online il trailer del Volume I e nuta con Dark Resurrection. Ho lavorato con ne era rimasto entusiasta. Trovò il mio nume- Brizzi, come regista della seconda unità in ro tramite un musicista che aveva curato parte Maschi contro femmine, ad esempio, ed è mia della colonna sonora di Dark Resurrection e mi la supervisione degli effetti visivi della pubbli- chiamò - lui che era appena uscito da L’Isola cità del Mulino Bianco che vedete attualmente dei famosi e guadagnava 15.000 euro per una in Tv, quella con Banderas. In questo momen- serata in discoteca - dicendosi disponibile to scrivo sceneggiature, ma continuo anche a a lavorare gratis e a dormire in un furgone. fare il dentista, sto cercando di portare avanti L’ho rassicurato sul fatto che, almeno, lo avrei entrambe le attività. potuto ospitare, ma effettivamente i soldi per pagarlo non ce li avevo. Giorgia Wurth invece A parte l’online, ci sono altre vie in cui i tuoi l’ho ‘agganciata’ io. Ci siamo incontrati alla prodotti vengono distribuiti? proiezione di un film e le ho allungato un dvd Non possiamo vendere il film in nessun modo, coni trailer e qualche clip. Mi ha ricercato entu- ma Rai 4 lo ha mandato in onda all’interno del siasta facendomi mille domande su come ero loro programma Wonderland, raddoppiando riuscito a realizzare il film, e dicendomi che gli ascolti. Poi, a chi sostiene il progetto, e su- voleva assolutamente partecipare. Ma di lì a pera una certa cifra, oltre alla tessera di socio una settimana io sarei partito con le riprese. mandiamo in omaggio il dvd. Chi ha dato più Ho dovuto togliere il ruolo a un’amica, met- di 30 euro per il Volume 0 è diventato socio di tendo a rischio il nostro rapporto, perché ero Riviera Film e ha ricevuto il dvd del Volume I. convinto che Giorgia fosse perfetta per quella Chi ne dona più di 100 per il Volume 2 riceve- parte. Se tutto va bene lavoreremo insieme rà il dvd (o il Blu-ray, a scelta), del Volume 0. ancora per il prossimo capitolo. Ma naturalmente, quel che piace di più a chi ci sostiene è la possibilità di vedere il proprio Come lo vedi il futuro dei fan film? Ce n’è nome nei titoli di coda ed entrare a far parte qualcuno che ti ha particolarmente colpito? del progetto attivamente. Siamo passati anche Ci vuole uno spirito di volontà irrefrenabile in alcuni cinema, ma sempre con proiezioni per riuscire in un’impresa del genere, che gratuite, incluse le ‘spettacolari’ anteprime sfoci anche un po’ nell’ossessione. Non è al Teatro Ariston di San Remo, e per questo che siamo dei geni, abbiamo solo lavorato devo ringraziare il presidente di AGIS Ligure molto più sodo di altri. Per ciò che riguarda Walter Vacchino, che ha preso a cuore il pro- Star Wars, onestamente, un po’ come acca- getto e ha fornito la sala gratuitamente. Anche duto per Guerrestellari.net, storico portale l’entrata era ’free’, fino a esaurimento posti, e di cui sono fondatore, se ho fatto il mio film chiaramente c’è stato il pienone. Ne abbiamo è proprio perché in giro non trovavo altro approfittato per fare un po’ di sensibilizzazio- che mi soddisfacesse. Eppure ce n’è uno in ne sulla ricerca sul cancro, raccogliendo anche particolare, del 2001, Star Wars - Duality, che buone cifre per una giusta causa. mi ha incoraggiato e mi ha fatto capire che quello che avevo in mente era fattibile. Si tratta Il protagonista assoluto della saga è il tuo in assoluto del primo fan film dedicato a Star papà, Giuseppe Licata, nei panni di Lord Wars. Guerre Stellari a parte, mi hanno parlato Sorran, ma hai “catturato” anche parecchi bene anche del fan film ispirato a Lupin III di volti noti per il tuo progetto: Brizzi lo abbia- Gabriel Cash, ma non sono ancora riuscito a mo già nominato, ma anche Giorgia Wurth, dargli un’occhiata. Sergio Mùñiz…

39 INNOVAZIONI // Come ti reinvento il blockbuster

Intervista a Nella vita quotidiana, chi è Fabrizio: mini biografia. FABRIZIO Nasco ad Asti nel 1964. Dopo l’avvicinamen- RIZZOLO to da protagonista al musical, ho seguito la carriera di compositore: ho scritto per Gloria di Nicole Bianchi Gaynor, Arthur Miles, e curato arrangiamenti per la Disney. Poi, ho raggiunto notorietà europea negli Anni ‘80 con lo pseudonimo Il fan film come fenomeno e/o come possi- di Brian Ice. Alla fine dei ’90 sono tornato al bile nuovo genere cinematografico. musical in Tutti insieme appassionatamen- Il fan film esiste in tutto il mondo da decine te, regia di Saverio Marconi. Nel 2005 ho di anni ed è un omaggio, più o meno riuscito esordito al cinema, come protagonista di o addirittura dissacratorio, alle più grandi Tuttotorna, di Cribari, che mi ha diretto an- storie ed avventure scritte e realizzate al cine- cora tre anni dopo in Brokers, eroi per gioco, ma, in tv o nei fumetti. Per Dark Resurrection evento speciale al Festival di Roma: nel 2007 potremmo parlare di crossover tra il fan film ho preso parte a Dark Resurrection, lo Sci-Fi (cosa che DR rimane fino in fondo) ed una movie italiano diretto da Angelo Licata. Sono nuova saga con personaggi creati da zero: poi seguiti altri progetti, accanto a importanti una storia che non è necessariamente legata nomi del cinema, tra cui Ennio Fantastichini, al filone principale dell’Universo di SW, ma Fausto Brizzi, Murray Abraham. Adesso sto che per alcuni potrebbe addirittura rappre- interpretando Valjean nel musical omonimo sentarne la naturale conclusione. e Alex Giunti in Cercando Maria. Il produttore cinematografico tradizionale Da protagonista sulla scena, Fabrizio è ha l’obiettivo dell’incasso, anche se lei rive- passato “dietro le quinte”, diventando ste il ruolo esecutivo: racconto di quale sia produttore esecutivo: motivazione iniziale, il guadagno morale e economico che deriva investimento economico e ruolo esecutivo. dal produrre un fan film. Fare l’attore non è esattamente un “mestiere Il mio obiettivo non è il profitto, ma la riusci- normale”, quindi dal punto di vista psicolo- ta del film dal punto di vista organizzativo, gico il passo è stato breve. I ruoli sono deci- produttivo e ovviamente anche artistico. La samente differenti, però. Sono stato aiutato produzione è la Riviera Film, nella persona dal mio senso dell’organizzazione e della mia del presidente Angelo Giampietro, insieme ai spinta naturale a creare un gruppo di perso- Produttori Associati, tutti coloro che hanno ne “speciali”, a mantenere alta la tensione e contribuito con le donazioni. La mia soddi- l’emozione, cose per me davvero motivanti. sfazione morale è al 200%, mentre quella Il budget che la Riviera Film aveva a dispo- economica, si sa, è sotto zero, perché in sizione, proveniente dalle donazioni, era di questa operazione tutti, a partire da Angelo 27.000 euro complessivi. Mettere insieme le Licata, abbiamo messo risorse e denaro. esigenze di tutti, sincronizzare le giornate di Essendo Dark Resurrection un’iniziativa no ripresa, gestire decine di comparse, come il profit, è evidente che non c’è stato, non c’è budget, e trovare insieme al regista le soluzio- e non ci sarà mai un profitto, e questo per le ni, è stata un’impresa clamorosa. Per questo regole che sin dall’inizio Angelo e la Rivera la determinazione di tutti è stata importante, hanno stabilito. una sfida vinta contro ogni pronostico. Il cinema è sogno, a qualunque livello lo si Definire l’esatto motore che spinge a rea- realizzi e qualunque ruolo si occupi. Vissuto lizzare e produrre un fan film: celebrazione, dal nuovo punto di vista della produzione aspirazione all’immortalità della pellicola, non escludiamo la sua confessione sulla affettuosa dissacrazione dell’originale, possibile voglia di farne il vero mestiere del- identificazione di ruolo con i personaggi, la vita. Oppure no. volontà di affermazione di un’espressione Recitare al cinema, a teatro, incidere musica, d’arte. Cosa? fare regia sono la mia vita. È dal 1985 che La volontà di fare una cosa bella, di riuscire sono la mia professione e non credo potrei in un’impresa. Tutti noi, professionisti, vo- vivere senza. Fare il produttore esecutivo ri- lontari e esordienti, abbiamo contribuito per mane una missione a scadenza: ho messo le la gioia di fare qualcosa che non era stato abilità naturali e acquisite in anni di frequen- mai fatto prima. Abbiamo tutti riconosciuto tazione di set al servizio di Dark Resurrection, in Angelo Licata quel genio che avrebbe fatto sperando di essere sempre utile, e di avere sì che un sogno diventasse una vera, libera fatto qualcosa di grande. Qualcuno dice che espressione di qualità artistica in Italia. Il ci siamo riusciti, io rispondo: “Aspettate il mito di Star Wars è affascinante: partire da Volume 2...” lì è stato vincente perché tutti abbiamo nel cuore questa magnifica saga. www.darkresurrection.com

40 POLEMICHE // Kultirinfarkt

Finanziamenti alla cultura, fuori dalla politica del santuario

di Andrea Cancellato Direttore Generale Fondazione Triennale di Milano

on è facile commentare, per chi ne conserva e valorizza la memoria, senza dirige un’istituzione culturale che però ne venga riconosciuto il ruolo? Inve- di proprietà pubblica, un libro stire nella ricerca culturale forse è meglio che la cui tesi principale è che: “per sce loro investire nella ricerca di una nuova automo- una ripresa e uno sviluppo flessibilità bile, o perlomeno non peggio, anche dal pun- Nculturale ci vuole l’azzeramento del gestionali. Del to di vista del possibile ritorno occupaziona- finanziamento pubblico”. È una resto, la Triennale le ed economico se pensiamo che la cultura tesi ardita, ormai non lon- di Milano in dieci anni è anche un fattore di competitività per il tu- tana dal vero quanto è passata da una contribu- rismo, per non parlare dei suoi scopi tipici. al mezzo, vista zione pubblica pari al 90% del Quindi, no alla politica dei tagli lineari (meno l’esiguità proprio bilancio (che era di poco 10% di soldi pubblici a tutti ogni anno, tan- del fi- superiore a 3 milioni di euro nel 2001) to si sopravvive lo stesso, perché se sei so- al 25% del 2012 (con un bilancio di 10 mi- pravvissuto con 90 euro invece di cento un lioni). Quindi, volendo si può ridurre l’attivi- anno, l’anno dopo puoi anche farcela con tà a come era nel 2001, tanto la dimensione 81, e quello successivo con 73, ecc.), e inve- nan- del contributo pubblico non ha alcuna rela- ce sì alla capacità e alla volontà di scegliere ziamento zione con la quantità e la qualità delle cose (compresa quella di chiudere attività e strut- pubblico del- che vengono fatte. Ma non mi pare una buo- ture che non rispondono a requisiti predefi- la cultura, un po’ na soluzione! Più complessi, perché cultura, niti e a obiettivi prefissati) sostenendo la più lontana riguardo patrimonio culturale e istituzioni che ne so- cultura come se fosse, perché lo è, agli obiettivi. Che ci siano vraintendono le attività (siano esse di con- un soggetto attivo per il paese. sprechi, improduttività, ineffi- servazione, di promozione, di ricerca, di rap- Del resto è questa la vera cienze e peggio, in ambito cultu- presentazione, ecc.) sono importanti asset tesi del libro, forse rale, così come in altri ambiti del si- strategici nel nostro paese (si potrebbe dire troppo lungo (an- stema pubblico, è fuori discussione. Si di tutti i paesi, visto che ne sono ovunque che qui qual- tratta però di intendersi, quanto ai rimedi. un “vanto” e ovunque, ad esempio, si apro- che taglio Ovvero se di fronte alla mala-gestione, occor- no musei, non credo per far prendere aria non li- re far fuori l’oggetto della gestione invece che alle opere d’arte). Se è vero questo, occorro- neare an- il gestore. Ma la tesi, nemmeno sottotraccia, no nuovi sistemi di gestione delle istituzioni dava fatto), è che il contributo pubblico, e la sua attesa, culturali indipendentemente che siano pub- perché mentre generi la cattiva gestione, induca a sperare bliche o private. Del resto il nostro paese, parte afferman- che la mano pubblica risolva i problemi (i de- come tutti i paesi, sostiene, ad esempio do: “basta con il fi- ficit) e, quindi, incentivi la pigrizia nel cercare la ricerca scientifica (sia essa fatta da nanziamento pubblico e trovare soluzione innovative ai problemi. A centri pubblici che dal sistema pri- della cultura”, conclude parte che di finanza creativa stiamo patendo vato) perché se si hanno nuo- auspicando “un finanzia- non poco (visto che ha generato il più gran- vi e migliori prodotti l’econo- mento selettivo sulla base di de “buco” economico/finanziario della storia mia dell’intera nazione ne progetti qualificati e misurabi- del mondo se è vero, come è vero, che circola ha un beneficio. La cul- li”. Forse è tempo, qui sta il pre- finanza per un multiplo di dieci volte il PIL del tura non è un setto- gio della provocazione del libro, di mondo!), io credo che i nodi siano nel me- re economico come guardare alla cultura e alla sua gestio- desimo tempo più semplici e più comples- gli altri? Oppure, ne fuori dallo schema classico del “san- si. Più semplici poiché si tratta di intendersi deve contribui- tuario” e dell’inutile che inevitabilmente sugli obiettivi: si vogliono istituzioni cultu- re allo svilup- bisogna, almeno per un poco, elemosina- rali che vivano senza contributi pubblici? Si po di un pa- re, per passare a una vera strategia della cul- può fare, purché vengano liberate dagli ob- ese, anche tura come a un settore decisivo per il desti- blighi di una gestione “pubblica” che impedi- quando no di un paese, di una città, di un territorio.

41 POLEMICHE // Kulturinfarkt

L’anno zero dei burocrati

di Salvatore Carrubba assessore alla Cultura del Comune di Milano dal 1997 al 2005

“Azzeriamo i fondi pubblici per far rinascere la cultura”: questa volta, a sostenerlo, non è uno sparuto gruppo di liberisti, ma un agguerrito quartetto di esperti di lingua tedesca, tra cui l’ex responsabile di Pro Helvetia, cioè l’agenzia governativa elvetica che distribuisce i finanziamenti alla cultura.

comprensibile il clamore susci- mercato, ricade nella diabolica ca- gli ambiti che (lo stato) intende destinare tato nei rispettivi paesi dalla loro tegoria dell’intrattenimento: l’ar- alla produzione di beni di interesse pub- tesi, contenuta in un libro il cui ti- te autentica sarebbe proprio quel- blico. Non vanno rianimate le istituzioni tolo non ha avuto bisogno di tra- la che il pubblico, di bocca buona, in coma”. Il che vuol dire, in primo luo- duzione nella versione italiana, aborre, perciò deve essere lo stato (o go, selezionare. Ètanto è perentorio: Kulturinfarkt (di Die- i comuni, o le regioni) a finanziarla. Il libro si conclude con l’esame di al- ter Haselbach, Armin Klein, Pius Knüsel, Secondo i quattro autori, viceversa, è cune proposte concrete in setto- Stephan Opitz; Marsilio). proprio il mercato a rappresentare an- ri specifici, tra cui, naturalmente Espressamente richiamandosi, tra l’altro, a cora oggi “il più grande esperimento il cinema (che continua anch’es- un articolo di Alessandro Baricco che aveva culturale”, grazie anche alle innovazioni so a essere “innaffiato”): in lanciato la stessa tesi qualche anno fa, i quat- tecnologiche e di contenuto che esso fa- questo caso, gli autori rac- tro fanno giustizia dei molti cliché che pun- vorisce. Tipico è il caso della radio, “dove comandano di rompere il teggiano il dibattito (ormai universale!) sui le emittenti pubbliche si servono da tempo “sistema chiuso autore- tagli dei finanziamenti alla cultura. Per gli au- delle stesse ricette per il successo di quel- regista-critico-autore- tori, l’intervento pubblico non ha raggiunto le private” (e lo stesso potrebbe dirsi, ag- regista”, per indivi- lo scopo principale che si era prefisso, ossia giungo, per la tv di stato, che ha abdicato a duare meccanismi democratizzare la cultura che, vicever- qualsivoglia funzione di interesse pubblico). in grado di pre- sa, resta appannaggio di ceti so- Attenzione: il libro non intende affatto esclu- miare la ca- cio-culturali medio-alti. Né dere del tutto l’intervento pubblico. Da un pacità di ri- vale l’argomento, sol- lato, tuttavia, vuole rimettere al centro del- spondere levato dalle lob- le decisioni i comportamenti e le scelte indi- alle at- by in cer- viduali, riducendo la discrezionalità riservata ca di ai burocrati; dall’altro, invoca la responsabili- tà dei decisori pubblici, i quali non potranno tese del più pensare di distribuire a pioggia soldi sovrano. pubblici con l’innaffiatoio (sempre Il quale, ri- più bucato), ma dovranno cordiamolo, anzi “elargire genero- non è il mini- finanzia- si finanziamen- stro, l’assesso- menti, secondo ti in que- re o il burocrate il quale la vera arte libera sa- di turno, ma il cit- rebbe quella foraggiata, dato che l’altra, tadino contribuente e quella pagata dal pubblico, cioè affidata al consumatore.

42 POLEMICHE // Kultirinfarkt

Finanziamenti alla cultura, fuori dalla politica del santuario

di Andrea Cancellato direttore generale Fondazione Triennale di Milano

on è facile commentare, per chi ne conserva e valorizza la memoria, senza dirige un’istituzione culturale che però ne venga riconosciuto il ruolo? Inve- di proprietà pubblica, un libro stire nella ricerca culturale forse è meglio che la cui tesi principale è che: “per sce loro investire nella ricerca di una nuova automo- una ripresa e uno sviluppo flessibilità bile, o perlomeno non peggio, anche dal pun- Nculturale ci vuole l’azzeramento del gestionali. Del to di vista del possibile ritorno occupaziona- finanziamento pubblico”. È una resto, la Triennale le ed economico se pensiamo che la cultura tesi ardita, ormai non lon- di Milano in dieci anni è anche un fattore di competitività per il tu- tana dal vero quanto è passata da una contribu- rismo, per non parlare dei suoi scopi tipici. al mezzo, vista zione pubblica pari al 90% del Quindi, no alla politica dei tagli lineari (meno l’esiguità proprio bilancio (che era di poco 10% di soldi pubblici a tutti ogni anno, tan- del fi- superiore a 3 milioni di euro nel 2001) to si sopravvive lo stesso, perché se sei so- al 25% del 2012 (con un bilancio di 10 mi- pravvissuto con 90 euro invece di cento un lioni). Quindi, volendo si può ridurre l’attivi- anno, l’anno dopo puoi anche farcela con tà a come era nel 2001, tanto la dimensione 81, e quello successivo con 73, ecc.), e inve- nan- del contributo pubblico non ha alcuna rela- ce sì alla capacità e alla volontà di scegliere ziamento zione con la quantità e la qualità delle cose (compresa quella di chiudere attività e strut- pubblico del- che vengono fatte. Ma non mi pare una buo- ture che non rispondono a requisiti predefi- la cultura, un po’ na soluzione! Più complessi, perché cultura, niti e a obiettivi prefissati) sostenendo la più lontana riguardo patrimonio culturale e istituzioni che ne so- cultura come se fosse, perché lo è, agli obiettivi. Che ci siano vraintendono le attività (siano esse di con- un soggetto attivo per il paese. sprechi, improduttività, ineffi- servazione, di promozione, di ricerca, di rap- Del resto è questa la vera cienze e peggio, in ambito cultu- presentazione, ecc.) sono importanti asset tesi del libro, forse rale, così come in altri ambiti del si- strategici nel nostro paese (si potrebbe dire troppo lungo (an- stema pubblico, è fuori discussione. Si di tutti i paesi, visto che ne sono ovunque che qui qual- tratta però di intendersi, quanto ai rimedi. un “vanto” e ovunque, ad esempio, si apro- che taglio Ovvero se di fronte alla mala gestione, occor- no musei, non credo per far prendere aria non li- re far fuori l’oggetto della gestione invece che alle opere d’arte). Se è vero questo, occorro- neare an- il gestore. Ma la tesi, nemmeno sottotraccia, no nuovi sistemi di gestione delle istituzioni dava fatto), è che il contributo pubblico, e la sua attesa, culturali indipendentemente che siano pub- perché mentre generi la cattiva gestione, induca a sperare bliche o private. Del resto il nostro paese, parte afferman- che la mano pubblica risolva i problemi (i de- come tutti i paesi, sostiene, ad esempio do: “basta con il fi- ficit) e, quindi, incentivi la pigrizia nel cercare la ricerca scientifica (sia essa fatta da nanziamento pubblico e trovare soluzioni innovative ai problemi. A centri pubblici che dal sistema pri- della cultura”, conclude parte che di finanza creativa stiamo patendo vato) perché se si hanno nuo- auspicando “un finanzia- non poco (visto che ha generato il più gran- vi e migliori prodotti l’econo- mento selettivo sulla base di de “buco” economico/finanziario della storia mia dell’intera nazione ne progetti qualificati e misurabi- del mondo se è vero, come è vero, che circola ha un beneficio. La cul- li”. Forse è tempo, qui sta il pre- finanza per un multiplo di dieci volte il PIL del tura non è un setto- gio della provocazione del libro, di mondo!), io credo che i nodi siano nel me- re economico come guardare alla cultura e alla sua gestio- desimo tempo più semplici e più comples- gli altri? Oppure, ne fuori dallo schema classico del “san- si. Più semplici poiché si tratta di intendersi deve contribui- tuario” e dell’inutile che inevitabilmente sugli obiettivi: si vogliono istituzioni cultu- re allo svilup- bisogna, almeno per un poco, elemosina- rali che vivano senza contributi pubblici? Si po di un pa- re, per passare a una vera strategia della cul- può fare, purché vengano liberate dagli ob- ese, anche tura come a un settore decisivo per il desti- blighi di una gestione “pubblica” che impedi- quando no di un paese, di una città, di un territorio.

43 INEDITI Il dossier della DG Cinema

44 INEDITI // Il dossier della DG Cinema

Quando il sottosegretario Moro scriveva al sottosegretario Andreotti

di Andrea Corrado Dall’Archivio della DG Cinema la lettera originale che, nel luglio 1949, il 33enne sottosegretario agli Affari Esteri Aldo Moro indirizzò all’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo Spettacolo. Nel testo è evidente la richiesta di risorse per realizzare, con lo strumento offerto dai cinegiornali Incom, il programma di sostegno all’emigrazione che raggiungeva le 300mila unità l’anno. E intanto nelle maglie della censura finiva Il cammino della speranza di Pietro Germi, tagliato e ignorato dal sostegno pubblico.

il 12 luglio 1949 quando Aldo gli aspiranti emigranti “È colpa nostra se in Così, “per correggere nell’opinione pubblica Moro, sottosegretario agli Affari questo paese non si trova più lavoro?”. gli errori” e orientarla “verso una visione più Esteri, firma la lettera diretta a Un anno prima della lettera di Moro, anche aderente alla realtà”, Moro coglie la possibi- Giulio Andreotti, sottosegreta- Aldo Fabrizi con Emigrantes (1948), esordio lità di usare a questi fini “uno dei mezzi più rio alla Presidenza del Consiglio da regista, racconta scene di emigrazione efficaci offertici dal nostro tempo: il cinema” Èdei Ministri, con delega allo Spettacolo. italiana, questa volta diretta oltreoceano, con e, in particolare, sollecita il suo collega di Moro espone i tanti problemi che “il nostro più ironia e un pizzico di retorica. Sulla nave Governo a intervenire con le risorse della Governo incontra per assicurare al paese verso il Sudamerica, Fabrizi affida agli inter- Presidenza del Consiglio per realizzare il suo nuovi sbocchi emigratori, che contribuiscano venti del professore (Adolfo Celi) il riassunto programma di sostegno all’emigrazione con ad assorbire il notevole eccedente di mano di un po’ di storia: “L’Argentina fino a oggi lo strumento offerto dai cinegiornali Incom. d’opera esistente in Italia”, aggravati dalla ha mandato in Italia piroscafi e piroscafi di Il sottosegretario Andreotti era lo stesso mancanza di “una vera e propria coscienza grano. Il governo italiano ha stabilito che le che, proprio nel 1949, aveva presentato la emigratoria” in vasti strati della popolazione. rimesse dei migranti dovranno servire pro- legge per sostenere e promuovere il cinema Sono gli anni della ricostruzione, l’emigra- prio a pagare quel grano”. Con l’aggiunta di italiano, frenando l’avanzata dei film ame- zione degli italiani all’estero è ritenuta un qualche considerazione qualunquista dei vari ricani e limitando i danni di immagine del sacrificio collettivo inevitabile per superare personaggi: “Per apprezzare l’Italia bisogna neorealismo. Con le nuove norme, prima di le difficoltà nazionali e ridurre le tensioni so- viverci lontano… Il governo italiano dovrebbe accedere ai finanziamenti pubblici, la sce- ciali. Gli sbocchi occupazionali sono cercati fare obbligatorie l’emigrazione e la perma- neggiatura doveva essere approvata da una soprattutto in paesi dell’Europa occidentale nenza all’estero. E poi state tranquilli che tutti commissione statale. E se un film diffamava a forte sviluppo urbano e industriale. Con il quegli italiani che si sputano in faccia l’uno l’Italia, poteva essergli negata la licenza di Belgio, l’Italia arriva a stipulare nel 1946 un con l’altro ritornerebbero a modo”. esportazione. accordo che prevede l’invio di manodopera Fratellanza, un po’ di melodramma alternato Nelle maglie di questa sorta di censura pre- nelle miniere in cambio di forniture energe- alla comicità, piegano la realtà rappresentata ventiva era incappato subito Il cammino della tiche, necessarie per alimentare lo sforzo di dal film a una fiducia di fondo nell’interven- speranza (1950) di Pietro Germi. Dopo avere industrializzazione. to della provvidenza benevola e il dramma interpretato uno dei protagonisti nel prece- Quando Moro si rivolge ad Andreotti, gli ita- dell’emigrazione passa in secondo piano. dente film di Soldati, il regista prende spunto liani che emigrano sono circa 300mila l’anno, Tanto che alla fine i protagonisti, dopo al- delle migrazioni illegali in Francia, per soffer- un numero simile a quello degli stranieri che terne vicissitudini in Argentina, recriminano marsi, con la sceneggiatura firmata insieme a attualmente arrivano nel nostro paese. senza convinzione - “Maledetta la guerra Fellini e Pinelli, sulle cause di una scelta così Pochi anni prima, con Fuga in Francia (1947) e chi ci ha ridotto così” - e tornare in Italia dolorosa come quella di abbandonare la terra Mario Soldati aveva messo in luce aspetti diventa meno urgente. di origine, sulle aspettative che la sostengono poco luminosi del dopoguerra italiano, inclusa Il trentatreenne Moro chiede il sostegno del e sui rischi che porta con sé. Terroni era il si- l’emigrazione come scelta obbligata di chi non sottosegretario con delega allo Spettacolo, di gnificativo titolo di lavorazione della pellicola riusciva a trovare lavoro e confidava, come i tre anni più giovane, per contrastare l’idea che, oltre a essere tagliata dalla censura in protagonisti del film, nell’espatrio clandesti- che emigrando si possa “arricchire a buon alcune “scene lesive della forza pubblica”, no come soluzione per migliorare le proprie mercato … lavorando poco o niente”, insie- fu ignorata dal sostegno pubblico perché condizioni di vita. Nel film di Soldati, la prassi me alla convinzione diffusa che gli organi go- rischiava di danneggiare la nuova immagine sembra tollerata dalla polizia di frontiera: vernativi preposti alla tutela degli emigranti di paese democratico, civile e in corsa sulla “Non è difficile, basta non dare nell’occhio alle siano insufficienti o che funzionino solo su strada della modernizzazione. guardie. Se non gli pestate i piedi vi lasciano “pressioni più o meno lecite, se non addirit- passare”. “Vogliamo soltanto lavorare” dicono tura in seguito ad esose corruzioni”. Nelle pagine seguenti, la lettera originale di Immagini dell'Archivio storico Luce Aldo Moro a Giulio Andreotti.

45 46 47 48 NUMERI Il dossier della DG Cinema

ITALIA E FRANCIA: APPUNTAMENTO A CANNES CON IL FONDO PER LE SCENEGGIATURE di Iole Maria Giannattasio

l 2013 si è aperto con diversi film italiani distribuiti nelle sale francesi: L’uomo che verrà di Giorgio Diritti è uscito a genna- io, Scialla! di Francesco Bruni a febbraio, IBasilicata coast to coast di Rocco Papaleo e Gli equilibristi di Ivano De Matteo a marzo. È una buona notizia, soprattutto nel pano- rama degli ultimi anni, in cui gli scambi tra i due paesi sono apparsi attenuati nonostan- te i rapporti intensi tra le cinematografie di Italia e Francia siano parte significativa delle rispettive storie produttive e artistiche.La

49 NUMERI // L’economia del cinema italiano

Francia è tradizionalmente il principale part- dei due paesi, ospitati dall’Istituto Italiano di francesi, a partire dall’autunno prossimo, con ner del cinema italiano nelle coproduzioni Cultura a Parigi. tre giornate dedicate rispettivamente al lungo- internazionali e la prossimità geografica e In particolare, sono in fase di elaborazione metraggio, cortometraggio e al documentario. culturale garantisce da sempre un terreno diversi progetti congiunti per consolidare i In discussione c’è anche l’opportunità di fertile per la collaborazione tra i produttori, rapporti, favorire la realizzazione di opere di preparare copie già sottotitolate in francese, insieme a un elevato potenziale di interes- respiro internazionale e sostenere obiettivi coinvolgendo a questo scopo le scuole di se del pubblico nei confronti del cinema comuni a livello europeo. Uno dei progetti cinema, per agevolare il processo di distribu- reciproco. Negli Anni ’50, ’60 e ’70, in par- annunciati, che sarà presentato ufficialmen- zione internazionale. ticolare, le due cinematografie hanno avuto te a Cannes, riguarda la costituzione di un Tra le criticità evidenti, ci sono le difficoltà nel assidui scambi di opere, capitali e talenti, che fondo comune tra la Direzione Generale tradurre e adeguare alle rispettive normative i hanno contribuito ad allargarne il mercato per il Cinema italiana e il Centre National contratti di coproduzione, per affrontare le quali nella competizione con la produzione sta- du Cinéma et de l’image animée (CNC) sono allo studio modelli standardizzati che per- tunitense e ad arricchire l’immaginario dello francese, con una dotazione di 500mila euro mettano una migliore comunicazione tra i due star system con coppie memorabili come destinati allo sviluppo di sceneggiature che sistemi legali, insieme alla diffusione di indica- Mastroianni-Deneuve o Fernandel-Cervi. trovino sbocchi nei due mercati nazionali. zioni operative che favoriscano la comprensio- Ai giorni nostri risultano invece insoddisfa- Il CNC, da parte sua, ha già istituito il dispo- ne dei meccanismi di accordo tra i paesi. centi l’entità delle quote di mercato di film sitivo “Aide aux cinémas du monde” aperto Da entrambe le parti è emersa la necessità francesi in Italia e di film italiani in Francia al cinema italiano, con una dotazione di di insistere sulla formazione comune per svi- e la tipologia di molte coproduzioni non 250mila euro a film per finanziare coprodu- luppare la cooperazione italo-francese a tutti ancora sfruttate a pieno nella dimensione zioni italo-francesi anche in lingua italiana. i livelli, dalla sceneggiatura alla distribuzione, internazionale, necessaria a conquistare il Un’altra iniziativa è quella, proposta dall’Isti- e di prendere spunto dal “Club des 13” - com- mercato interno ed estero, e ridotte spesso tuto Italiano di Cultura a Parigi, di organizzare posto in Francia da tredici personalità del a mere coproduzioni “finanziarie”, senza im- una vetrina dei film italiani inediti Oltralpe, comparto cinematografico - per istituire un plicazioni sul piano artistico. con proiezioni destinate ai possibili acquirenti gruppo di riflessione e proposta sui principali Per recuperare il fecondo rapporto di coo- e distributori francesi, quale occasione per problemi del settore. perazione di quegli anni e incrementare la agevolare la diffusione in Francia non solo del- circolazione dei film nazionali nei mercati le opere, ma anche dei talenti artistici e tecnici reciproci, stanno partendo alcune iniziative, del nostro paese. L’Istituto sta inoltre lavoran- in gran parte concordate già a gennaio, nel do, d’intesa con Unifrance, alla realizzazione corso degli incontri tra produttori e istituzioni di incontri sistematici tra produttori italiani e

50 NUMERI // L’economia del cinema italiano L’ANNO PEGGIORE NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE ITALIANE

di Fabio Ferrazza

primi dati sul consumo di cinema in sala in Italia nel 2012 sono dalla SIAE con una rilevazione a carattere censuario, e non campionario, stati resi noti nel mese di gennaio dalle associazioni degli eser- svolta sul territorio nazionale attraverso la rete degli uffici periferici. centi ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) e ANEM Sulla base di quanto osservato lo scorso anno nelle sale del campione (Associazione Nazionale Esercenti Multiplex) e dai distributori Cinetel e dei risultati della rilevazione della SIAE relativi alle manifestazio- e produttori dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie ni tenutesi nel primo semestre del 2012 e negli anni precedenti, è però ICinematografiche Audiovisive e Multimediali). I dati, rilevati da possibile stimare il numero totale di ingressi nei cinema italiani nel 2012 Cinetel, indicano rispetto al 2011 una diminuzione del 9,9% del nu- ottenendo un valore pari a circa 100,7 milioni. Per l’anno terminato si sti- mero di spettatori. Gli addetti ai lavori hanno descritto una situazione ma così il valore più basso dal 2006, quasi 11,5 milioni in meno rispetto difficile per il mercato, nel contesto più ampio della crisi economica al 2011 e quasi 20 milioni in meno rispetto al 2010. Prima di superare generale, hanno annunciato iniziative promozionali e richiesto l’inter- la soglia dei 120 milioni nel 2010, il numero di ingressi è pari a circa vento della politica. 105 milioni nel 2006, sfiora i 116,5 milioni nel 2007 e scende sotto i 110 Cinetel è una società che cura la raccolta degli incassi e delle presenze milioni nel 2009 (Figura 1). in un campione di sale cinematografiche di tutta Italia. In estate con Non sono accaduti gli eventi catastrofici raccontati nel film 2012 diretto la pubblicazione dell’Annuario dello Spettacolo della SIAE (Società da Roland Emmerich, ma l’anno concluso è stato probabilmente per il ci- Italiana degli Autori ed Editori) sarà possibile conoscere il numero nema nelle sale italiane il peggiore dell’ultimo periodo, se non il peggiore totale di ingressi nei cinema, con biglietto o con abbonamento, regi- del nuovo millennio (²). strati nel 2012 (¹). I dati sulla fruizione degli spettacoli sono raccolti

125.000.000 120.582.757

120.000.000 116.429.995 111.017.381 112.119.910 115.000.000

110.000.000

105.000.000 109.228.858 100,7mln*

100.000.000 104.979.882

95.000.000

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Fig. 1) Andamento del numero di ingressi nelle sale cinematografiche italiane, 2006-2012 Fonte: Elaborazione su dati SIAE e Cinetel *Valore stimato

(1) La SIAE diffonde dati di riepilogo dell’attività di spettacolo con periodicità semestrale (L’attività di spettacolo in Italia-primo semestre) ed annuale (Annuario dello Spettacolo) (2) Nelle pubblicazioni della SIAE il numero di titoli d’ingresso rilasciati dal 2000 al 2005 è compreso tra i circa 100,9 milioni del 2000 ed i circa 115,1 del 2004 (Annuario dello Spettacolo, anni da 2000 a 2005). Nel corso degli anni la SIAE ha però modificato i criteri di raccolta delle informazioni e le procedure di elaborazione dei dati. Per preservare la confrontabilità dei dati nel tempo, si è scelto di considerare il periodo dal 2006 al 2012 (per ulteriori informazioni ed approfondimenti si possono consultare i documenti presenti nella sezione “Cultura e tempo libero” dell’“Archivio della statistica italiana”, messo a disposizione del paese dall’ISTAT in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, http://seriestoriche.istat.it)

51 NEL MONDO Cinema italiano nei festival stranieri

GIORGIO DIRITTI : diario semi-serio dal Sundance 2013 di Cristiana Mainardi

28.novembre.2012 (giorno -51) È ufficiale, dal Sundance Institute arriva una mail. Oggetto: Embargo lifted. A Los Angeles si è tenuto l’announcement, la conferenza stampa in cui sono stati presentati i film selezionati per l’edizione 2013 del festival del cinema fondato da Robert Redford. Un giorno devi andare di Giorgio Diritti è stato scelto per concorrere nella World Dramatic Competition. Non capita tutti i giorni a un film italiano! Ma c’è poco tempo per festeggiare, perché c’è poco tempo per preparare tutto, anche per chiudere il film, che è in postproduzione. 29.novembre.2012 (giorno -50) Ogni festival ha la sua burocrazia e quella del Sundance – poiché è un evento internazionale con molte sezioni e molti film – verte su una rigorosa macchina organizzativa. Sarà anche cinema indipendente celebrato in piccolo paese sulle montagne dello Utah, ma l’imponenza del sistema americano – dell’industria e dell’arte della comunicazione – è evidente: decine di email al giorno e telefonate, necessariamente incuranti del fuso, per tutte le scelte da fare, i materiali da inviare, i meccanismi da capire. Iniziamo a chiamare il film con il titolo per l’estero, There will come a day. La testa è già oltreoceano, meglio ripassare l’inglese.

52 3.gennaio.2013 (giorno -15) Sono passati un paio di giorni dal capodanno, il festival inizierà il 17 gennaio. Non è stato faci- le organizzare la logistica: Park City ha pochi alberghi e molti chalet immersi nella neve, perché l’economia della zona verte sulla passione per lo sci, oltre a quella per il cinema. Dal Sundance arriva un lungo documento con le istruzioni #toenjoythefestival. La prima avvertenza riguarda le cose da mettere in valigia: anche la biancheria intima – a quanto pare – è preferibile che sia termica! Temperature previste: -12 gradi come massima, - 24 la minima. Ecco perché al Sundance non c’è il red carpet, perché calpestarlo con i doposci sarebbe ostico. 18.gennaio (giorno 0) Si parte: Giorgio Diritti, l’attrice protagonista Jasmine Trinca; i produttori Lionello Cerri (Lumière & Co.) e Carlo Brancaleoni (Rai Cinema). È il 18 gennaio ed è fissata la proiezione “press&industry”, mentre l’anteprima mondiale sarà il 21. A Park City stanno già lavorando il distributore internazionale, Elle Driver, e l’ufficio stampa. 19.gennaio (giorno 1) Dell’accoglienza non si può che essere entusiasti: una straordinaria recensione di “Variety”, elogi dai corrispondenti della stampa italiana, il director’s brunch nel ranch di Robert Redford per Giorgio Diritti… E le previsioni meteo: si sta per verificare un evento straordinario, il tempo sarà bello (Sun- dance – in fondo - letteralmente sarebbe “danza del sole”). Non è un detta- glio, poiché nonostante lo stordimento del fuso orario e dei 2200 metri di altitudine, s’inizia a comprendere come funziona questo eccezionale festival anti star-system, dove Redford fa gli onori di casa con camicia di flanella scozzese sbottonata e un paio di pantofole imbottite ai piedi: qui contano i film e il pubblico dei film, qui tutto è finalizzato a favorire una relazione diretta, all’incontro. Si vive tutti insieme lungo le due strade principali di Park City, agli angoli dove si fa musica e nei bar dove le troupe di giornalisti cercano Nicole Kidman tra gli altri avventori, ci si muove con gli autobus e neppure il regista che deve presentare il suo film entra al cinema se non ha il suo biglietto! 20.gennaio (giorno 2) I pass del Sundance sono grandi come bavaglini. Sembra strano, perché anche gli addetti ai lavori – che siano produttori, artisti, giornalisti, distributori – non lo devono (possono) usare per accessi preferenziali: se vuoi andare a vedere un film, ti metti in coda per comprare i biglietti. In realtà, capisci che lo scopo principale è l’identificazione: non tanto personale, ma dei film, e in generale del ruolo delle persone nell’economia del festival. Tutto sembra uguale per tutti e deve poter essere compreso da chiunque: democratico, condiviso. Capita così che ti siedi in autobus, quello seduto accanto allunga l’occhio sul tuo pass (e tu sul suo) e il più delle volte inizia una conversazione: con una persona che giunge dall’altra parte del mondo e che probabilmente non incontrerai mai più, ma con cui per una manciata di minuti condividi un’esperienza e una passione.

53 NEL MONDO // Cinema Italiano nei festival stranieri

21.gennaio (giorno 3) È il giorno della prima per There will come a day. L’attività di comunicazione (interviste, in- contri, foto) che ha impegnato Giorgio Diritti e Jasmine Trinca è finita nel primo pomeriggio. Resta qualche ora prima di una cena organizzata da Filmitalia al Terigo cafè, Main street, solo qualche passo dall’Egyptian Theatre, il cinema storico di Park City, e poi alle 21 tutti in sala per l’anteprima mondiale, senza cerimoniali. Ma con un’altra particolarità: ogni proiezione per il pubblico (e ce ne sarà una tutti i giorni in cinema diversi fino alla fine del festival) è preceduta da una presentazione del regista e seguita da una sessione di domande e risposte con gli spettatori. Ora tocca al giudizio del pubblico americano, e la proiezione è sold out. L’emozione è fortissima quando un caldo applauso irrompe sui titoli di coda, e li accompagna. Considerando che sono lunghi, molto lunghi… 22/23.gennaio (giorno 4/5) Inizia il minitour del film, con una proiezione in un multiplex alla periferia di Park City, un’altra a Salt Lake… Sale piene, piene anche di domande. Tutto molto sentito, tutto molto spontaneo. È vero che gli americani hanno una propensione ad esprimere l’entusiasmo molto marcata, ma qua sembra che everything sia davvero great. In parte dipende dal fatto che il pubblico è molto giovane, e in generale – a guardare le cose da fuori – che il Sundance è costruito apparentemente come una sagra di paese, per divertirsi. Apparentemente. Dietro ci sono 30 anni di storia costruiti con talento e perizia, che ne hanno fatto un evento cult in America. Un esempio: ci lavorano oltre 2000 volontari, scelti tra decine di migliaia di domande provenienti ogni anno da tutti gli States. La nostra interprete, per fare un esempio, è ricercatore genetico, ha 3 figli, ma per tutta la durata del festival lavora qui, svolgendo compiti diversi. “Perché – spiega con un orgoglio di appartenenza quasi commovente – chi ama il cinema qui condivide con gli altri questo amore, ed è onorato di poter dare il suo contributo”. 24.gennaio (giorno 6) Si rimpatria, con una domanda: ammesso che in Italia ci fosse uno figo come Robert Redford, si riuscirebbe a costruire un festival così? Su una cosa non ci sono dubbi, le nostre montagne sono anche più belle di quelle dello Utah…

54 NEL MONDO // Cinema Italiano nei festival stranieri

di Rossella Rinaldi

INTERVISTA A THURE MUNKHOLM, RESPONSABILE DELLA PROGRAMMAZIONE DEL CPH PIX FILM FESTIVAL DI COPENAGHEN, CHE SI TERRÁ DALL’11 AL 24 APRILE

55 NEL MONDO // Cinema Italiano nei festival stranieri

hure Munkholm, fondatore del film magazine danese “Mifune”, dal 1997 giornalista e critico, tiene lezioni di cinema all’Università di Copenaghen, dove si è laureato in razione con DR, la televisione statale dane- TLetterature comparate. È stato programma- se, che ha un nuovo canale dedicato ai film tore del CPH:DOX. d’autore ed esteri. Uno degli scopi del festi- val è quello di permettere ai film una vita in CPH PIX è nato nel 2009, ma in realtà de- Danimarca, e collaboriamo con vari buyers. riva dall’unione di due festival. Ha sentito Abbiamo preannunciato una forte sezione parlare della ‘rivalità’ tra i tre festival italia- italiana, ci hanno creduto perché pensavano ni, Venezia, Roma e Torino? Sembra che in che il pubblico sarebbe stato interessato, Danimarca si riescano a trovare forme di quindi hanno comprato i film, includendo collaborazione per migliorare i risultati... nell’acquisto anche un altro film italiano non Siamo un festival giovane, ma con venti anni presente al festival. Speriamo di ripetere la di storia. CPH PIX deriva dal NatFilm Festival, collaborazione anche quest’anno. I film sono nato nel 1990 e dedicato ai film di genere per stati trasmessi subito dopo il festival. il grande pubblico. Poi circa 10 anni fa arrivò il Copenaghen International Film Festival, Crede che i numerosi premi vinti a livello incentrato su film europei. Entrambi richie- internazionale in questi ultimi anni testimo- devano gli stessi fondi statali, ma a un certo nino una ‘rinascita’ del cinema italiano? punto la politica governativa poteva suppor- Rinascita è una parola grossa. È ovvio che i tare solo un festival. Invece di competere per promotori culturali cercano di creare un caso, accaparrarci i film migliori, abbiamo pensato anche in Danimarca. Quello che mi piace del a come lavorare insieme. È nato quindi il cinema italiano è che avete registi che fanno CPH PIX, che ha luogo ad aprile, ma sotto cose differenti, una cosa che manca a noi: da il suo ombrello ci sono anche due festival una parte c’è il cinema d’autore e dall’altra minori, CPH:DOX, dedicato ai documentari il cinema mainstream. Ma a me piacciono i (a novembre) e Buster, per ragazzi e bambini registi che sono in bilico tra questi due poli. (a settembre). Si può parlare di co-branding: Seguo il cinema italiano da molto tempo e abbiamo collaborato per fare di Copenaghen sono sicuro che sta succedendo qualcosa di un centro di attrazione per il cinema di altri molto forte. paesi. Credo che sia una scelta vincente. Tornando ai festival italiani, sono stato solo I film italiani riescono ad arrivare nelle a Venezia. L’anno prossimo vorrei andare a sale danesi? Quali sono quelli distribuiti Roma, ho studiato il programma e ho letto recentemente? molte recensioni: credo che quest’anno siano È molto raro che vengano acquisiti per le accadute delle cose interessanti. sale: eccezion fatta per Nanni Moretti e Matteo Garrone, ma Il Divo ci ha messo Qual è il pubblico del vostro Festival? molto tempo a trovare una distribuzione. È È misto. La maggior parte è giovane, sui 22-30 strano perché ero sicuro che sarebbe stato anni, interessata a film di genere e finzione, accolto molto bene dal pubblico. Non siamo ma con il coraggio di vedere cose differenti. un paese che ha molte affinità con l’Italia ma Un’altra parte del pubblico, che non si può credo sia in atto un cambiamento: anche se classificare in base all’età, ha un forte interes- non c’è una lunga tradizione di acquisizioni, se per il cinema straniero: è per questo che come per i film tedeschi e francesi, esiste un abbiamo delle forti sezioni francesi, tedesche pubblico per i film italiani. e italiane (per il secondo anno ospiteremo un Focus Italia, con circa 5 film). Poi c’è un In base a quali criteri seleziona i film? pubblico intorno ai 40 anni orientato verso i Quest’anno ha già trovato dei titoli film d’avanguardia, educato dal Copenaghen interessanti? Film Festival. Speriamo che i ventenni di oggi È una risposta facile: cerco qualcosa che mi verranno ancora al festival tra 20 anni! sorprenda. Ad esempio l’anno scorso abbia- mo mostrato Ruggine, che è un film molto Quest’anno la televisione statale danese ha forte, come anche La leggenda di Kaspar acquistato 6 film italiani, addirittura prima Hauser e L’arrivo di Wang: tre film differenti, del festival. Sono già stati trasmessi? ma con un forte elemento di sorpresa. Per L’anno scorso abbiamo iniziato una collabo- le selezioni di quest’anno ho già visto circa mille film da tutto il mondo e la maggior parte sono girati nello stesso modo. Ma tra gli italiani ho trovato moltissima originalità.

56 NEL MONDO // Import-Export DIDI COSACOSA SISI PARLAPARLA QUANDOQUANDO SISI PARLAPARLA DIDI (IN)SUCCESSO(IN)SUCCESSO ALAL BOXBOX OFFICEOFFICE di Federica D’Urso e Francesca Medolago Albani per Ufficio Studi ANICA

L'antidoto: andare a cercare il pubblico dove questo si trova, lottare contro il consumo illegale, mettere in discussione sistemi delicati e complessi, sinora intoccabili

l 2012, ormai è storia, è stato un anno fare la differenza in questa fase e, in molti 100 milioni, con una caduta del 10% dei bi- difficile per il mercato sala italiano, casi, la comprensione dei problemi tra tutti glietti venduti rispetto all’anno precedente. Il sia per i risultati complessivi al box gli attori sulla scena. dato è ancora più drastico se confrontato con office, sia per la quota di mercato del il 2010, anno particolarmente brillante, l’api- prodotto nazionale. I dati di incasso ce della curva ascendente che aveva caratte- Ie presenze, confrontati con quelli degli anni LEGGERE I DATI CON LUCIDITÁ rizzato l’ultimo decennio: -17% in due anni precedenti, esprimono in via inequivocabile sia per gli incassi che per le presenze. Per una caduta verticale, su cui vale la pena di Il dato di box office oggettivo, si diceva, non ritrovare dimensioni simili del mercato sala, riflettere. E, a distanza di un trimestre, ragio- lascia spazio a concessioni: l’incasso delle risalendo la serie storica, bisogna tornare al nare a mente fredda sulla tendenza più che sale cinematografiche nel 2012 è calato 2005, quando si erano registrate presenze sul dato puntuale. Per il settore, il 2012 ha dell’8% rispetto all’anno precedente, sfioran- per 90,5 milioni di unità. chiamato a raccolta tutte le forze verso la ri- do i 609 milioni di euro Cinetel, le presenze Per comprendere con maggiore lucidità cosa presa. È la creatività imprenditoriale che può sono tornate ampiamente sotto la soglia dei è successo nelle sale italiane in questo bien- nio, vale la pena di osservare il dettaglio delle quote di mercato. L’anno 2010 può essere utilmente adottato come punto di riferimen- to: all’apice della curva ascendente appena RISULTATO TOTALE BOX OFFICE rilevata, tutte le componenti del successo avevano funzionato al meglio, esprimendo in modo positivo le proprie potenzialità, da var % var % var % un lato con l’esplosione del 3D di cui è stato 2012 2011 2010 2011-2012 2011-2010 2012-2010 protagonista il prodotto americano (do you remember Avatar?), dall’altro con l’enorme successo di alcune commedie italiane in 91.310.793 101.343.987 110.043.562 -9,90 -7,91 -17,02 stato di grazia (Benvenuti al Sud, La banda Presenze dei Babbi Natale, Io, loro e Lara, Maschi contro femmine…), frutto anche della nuova spinta produttiva effetto delle agevolazioni Incassi (€) 608.954.249 661.679.788 735.283.842 -7,97 -10,01 -17,18 fiscali, con tutte le conseguenze qualitative, quantitative e anche psicologiche di cui si è diffusamente parlato in varie sedi. Al di là del Numero film 363 360 345 +0,83 +4,35 +5,22 singolo campione d’incassi, il 2010 è stato (prime uscite) l’anno in cui 8 film italiani si sono piazzati FONTE: CINETEL nella top 20 e il più basso di questi – Mine vaganti - ha incassato 8 milioni di euro.

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2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003

900.000.000 800.000.000 700.000.000 600.000.000 500.000.000 400.000.000 300.000.000 200.000.000 100.000.000 FONTE: CINETEL var % var % var % 2012 2011 2010 2011-2012 2011-2010 2012-2010

Presenze 91.310.793 101.343.987 110.043.562 -9,90 -7,91 -17,02

Incassi (€) 608.954.249 661.679.788 735.283.842 -7,97 -10,01 -17,18 NEL MONDO // Import-Export

Numero film 363 360 345 +0,83 +4,35 +5,22 (prime uscite) FONTE: CINETEL

SERIE STORICA BOX OFFICE leggere ha lasciato il posto alla wave di film d’impegno e riflessione, che meno pubblico raccolgono? O hanno scontato la contrazione della stagio- 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 ne ai 7/8 mesi invernali, lasciando la stagione estiva sguarnita e mangiandosi l’un l’altro la coda di pubblico? Ha inciso la chiusura 900.000.000 delle sale che storicamente lo hanno ospita- 800.000.000 to? Risentendo quindi della scarsa tenitura, dell’assenza dell’effetto tam tam, della scar- 700.000.000 sità di tempo libero (o dell’eccesso di) delle 600.000.000 persone, del mood depressivo e dell’impe- rativo categorico della spending review? Del 500.000.000 poco coraggio? La paura dell’insuccesso ha generato l’insuccesso? 400.000.000 Troppo presto per rispondere a ogni doman- 300.000.000 da (psicanalisti benvenuti), probabilmente un po’ di tutto ciò, in un mix negativo 200.000.000 fulminante. Ciò che però è certo è che la 100.000.000 componente italiana è fondamentale per il benessere dell’intero mercato, tanto quanto FONTE: CINETEL quella statunitense. Ma il tema vero è che deve crescere la dimensione complessiva: deve aumentare quel benedetto numero di INCASSI IN EURO PRESENZE biglietti venduti in un anno, tornare ai 110 milioni del 2010 e superarli. Deve esserci il successo di tutti, come nel 2010. COSA SUCCEDE DOPO L’ANNO PERFETTO? toso. Non irrilevante, infine, la componente europea se le due grandi mostrano stanchez- IMMAGINARE IL FUTURO OLTRE LA Il 2011 è un anno di “tenuta” del mercato, za: senza troppo scandagliare la nazionalità STANCHEZZA si è detto: una caduta fisiologica (-10% di di alcuni blockbuster, che hanno fatto negli incassi sull’anno precedente) in un contesto anni la differenza della quota relativa, il 2012 Guardando al futuro, in sintesi, due conside- di crisi annunciata ma non ancora concla- è stato l’anno della Francia, con Quasi amici, razioni essenziali: non dal 2012, ma già da mata, in cui però il prodotto italiano ha The Artist, Cena tra amici e alcuni altri film alcuni anni, il mercato sala riceve segnali di – in controtendenza – aumentato biglietti che si sono fatti notare dal grande pubblico. stanchezza, parzialmente mascherati nel venduti e quota di mercato, portandola al L’andamento mensile della quota italiana, dato generale dalle forze relative di alcuni massimo storico del 36%. È l’anno di Che però, dice anche un’altra cosa sul confron- fenomeni che alternandosi si sono compen- bella giornata, Qualunquemente e Immaturi, to tra gli ultimi tre anni. Ed è che il calo si sati. In questo contesto, è ormai evidente il fil rouge con il 2010 è evidente e il mood presenta in gennaio/febbraio e – drammati- e conclamata la necessità che il segmento del pubblico in sintonia. Nuova commedia camente – nei mesi estivi e in autunno. E che dell’esercizio in particolare, ma anche quello popolare. A fare le spese della crisi, invece, è il calo di spettatori si combina con l’assenza della distribuzione si attrezzino per indivi- stato essenzialmente il prodotto americano, di prodotto italiano dagli schermi. duare soluzioni per ripartire verso una nuova che sull’anno precedente ha 12 punti percen- Azzarderemmo quindi tre ragioni diverse per crescita. Oltre alle azioni di “tamponamento” tuali, pagando probabilmente l’assenza di i tre periodi: fisiologica la presenza di meno del danno, la proposta è quella di ripensare grandi titoli e la perdita di novità del 3D. In commedie forti a inizio anno (è pur sempre in modo nuovo e attuale il modello distri- modo non troppo sofisticato, quindi, si può un’industria di prototipi, nessun anno è butivo, prendendo in considerazione tutte affermare che il mercato sala del 2011 è stato uguale all’altro), patologica l’assenza di film le opportunità emerse in questi ultimi anni “salvato” dal successo del prodotto nazio- da aprile in poi nelle sale (nella speranza di e facendole funzionare in contemporanea. nale, che ha compensato la grave caduta dei un autunno migliore?), mortifera la “botta” In sintesi: andare a cercare il pubblico dove film americani. di percezione generale degli effetti della crisi questo si trova, anche se in un luogo diverso Ciò che è emerso nel 2012, allora, è stata l’im- economica e della minore circolazione di da quello dove si trovava anche solo qualche possibilità del cinema italiano di mantenere e denaro. Non è vero quindi (ci abbiamo vis- anno fa. Gli strumenti sono diversi tra loro consolidare i risultati del biennio precedente, suto per anni con questa convinzione) che il e, probabilmente, il mix dovrà essere diverso pur tenendo presente che il 25% di quota di consumo di film è anticiclico. Se decido pro- per ogni singolo film: posizionamento in cor- mercato è un dato assolutamente rispettabile prio di uscire di casa per un film, scelgo un so di stagione (più lunga), multiprogramma- e positivo se messo a confronto sia con la grande spettacolo e vado sul sicuro. Ma, se zione (e quindi teniture più lunghe), specia- serie storica sia con i risultati del prodotto riduco il mio consumo di cinema in sala, non lizzazione degli schermi e varietà dell’offerta, nazionale negli altri paesi europei. La frenata è detto che io veda meno film a casa, legale o analisi dei nuovi modelli di consumo e lotta della quota italiana nel 2012 si è inoltre som- illegale che sia il modo da me scelto. a quelli illegali, adattamento delle windows mata alle non risolte difficoltà del prodotto I film italiani del 2012 sono quindi stati più per raccogliere il massimo dei risultati dallo americano, che ha comunque limitato i danni difficili? Più cupi? Meno riusciti? Hanno sfruttamento su più mezzi. recuperando 5 punti: non c’è stata compensa- risentito del clima più pesante o si sono Il 2012 sancisce la “fine di un’epoca” del ci- zione fra i due grandi motori del box office e “seduti” sul successo del biennio preceden- nema italiano, dal punto di vista produttivo. il risultato al botteghino è stato quindi impie- te? Fisiologicamente la wave di commedie La rinascita del settore, partita all’inizio degli

58 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 USA 2011 Italia+COP NEL MONDO // Import-Export 2012 Europa Altri FONTE: ELABORAZIONI SU CINETEL 0% 20% 40% 60% 80% 100%

QUOTE DI MERCATO INCASSI (serie storica, dati percentuali): Anni 2000 e frutto di una serie di interventi politici e normativi ma anche di una felice vena creativa e di nuova consapevolezza imprenditoriale degli operatori, ha riportato 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 il prodotto nazionale nelle sale, ha parlato alle generazioni più giovani grazie all’am- pliamento dei generi e degli stili proposti, ha USA 53,21 48,58 60,23 63,50 60,20 55,40 61,90 53,80 61,90 certamente riportato il cinema italiano sotto una nuova luce nel mondo. Ma questo entu- Italia 24,02 33,81 27,26 22,60 27,70 26,90 20,50 18,70 14,00 siasmante processo ha esaurito il suo corso e ciò a cui oggi i produttori sono chiamati è Italia+COP 25,2 35,64 29,28 23,40 29,00 31,70 24,80 24,70 20,30 una nuova definizione di obiettivi e strategie per intraprendere la “fase 2”. Tra i temi su cui Europa 17,4 13,84 9,74 11,50 9,80 11,60 11,20 19,60 10,90 lavorare sicuramente c’è l’integrazione di sa- peri: forza d’impresa e innovazione; sicurezze Italia+COP+Europa 42,60 49,48 39,02 34,90 38,80 43,30 36,00 44,30 31,20 e creatività; conoscenza e sperimentazione; consolidamento e start-up. Tanto coraggio, una più approfondita conoscenza del pubbli- co in tutte le sue componenti, una maggiore 2004 61,90 20,30 10,90 dimestichezza con la catena di sfruttamento dei diritti, in Italia e all’estero, un maggior 2005 53,80 24,70 19,60 dialogo con gli attori della distribuzione e con l’esercizio, una sempre maggiore coesione 2006 61,90 24,80 11,20 con l’autorialità e con i talenti. Tutti gli attori della filiera, quindi, sono 2007 55,40 31,70 11,60 coinvolti nella sfida imposta dal cosiddetto “insuccesso” di cui parlano i dati 2012. Oltre 2008 60,20 29,00 9,80 agli impegni legati a ogni specifico segmen- to, ciò che serve è soprattutto la ricerca di una nuova fluidità nell’affrontare il mercato, 63,50 23,40 11,50 2009 una reattività al cambiamento e una capaci- tà di trovare strade produttive e distributive 2010 60,23 29,28 9,74 inedite e magari specificamente pensate per USA ogni singolo prodotto immesso nel circuito. 2011 48,58 35,64 13,84 Italia+COP Serve agilità nell’immaginare, anche creati- vamente, i percorsi più adatti per mettere in 2012 53,21 25,2 17,4 Europa contatto il film con il suo pubblico. Anche a Altri costo di mettere in discussione sistemi deli- FONTE: ELABORAZIONI cati e complessi, finora intoccabili. SU CINETEL 0% 20% 40% 60% 80% 100%

PRESENZE FILM ITALIANI PER MESE 2012-2012 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004

USA 53,21 48,58 60,23 63,50 60,20 55,40 61,90 53,80 61,90 14.000.000 Italia 24,02 33,81 27,26 22,60 27,70 26,90 20,50 18,70 14,00 12.000.000 Italia+COP 25,2 35,64 29,28 23,40 29,00 31,70 24,80 24,70 20,30 10.000.000 Europa 17,4 13,84 9,74 11,50 9,80 11,60 11,20 19,60 10,90 8.000.000 Italia+COP+Europa 42,60 49,48 39,02 34,90 38,80 43,30 36,00 44,30 31,20 6.000.000 4.000.000

2.000.000 2012 0 2011 GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE 2010

59 Popolazione Lingua ufficiale Superficie

Russo sono presenti oltre 100 lingue differenti in tutto il paese 143.474.000 ab

km2 Densità 17.075.400

8,3 ab./km2 Presidente Vladimir Moneta Putin

RuBlo Russo Forma di governo

9 fusi orari Il caso

Capitale Russia FOCUS RePuBBlica PResidenziale FedeRale

2000 schermi digitali cinematografici

190 1000 mosca etnie analogici

60 FOCUS // Dove il cinema sta meglio

Il cinema russo? `E una matrioska.

di Roberta Ronconi

Il mercato distributivo del più l cinema russo è una matrioska”, ai due attori nel 2010 per How I ended this sostiene Alena Shumachova, se- summer). Nonostante gli sforzi e il coraggio grande paese del mondo, in “ lezionatrice attiva in vari festival dei distributori italiani (Istituto Luce, Lucky termini geografici, è ampiamente italiani. E i critici nazionali con- Red, Bim, Fandango), gli autori russi non dominato dal prodotto Usa (oltre cordano. Come a dire che, sotto la hanno mai fatto buoni incassi in Italia. E lo il 70% dei titoli), seguito da quello primaI evidenza, c’è molto altro. E se a questa stesso dicasi per la Russia, dove persino i definizione aggiungiamo il fatto che la Russia film di Andrej Sokurov - riconosciuto anche nazionale (17-18%). Dei circa 120 è, ancora oggi, dopo la fine dell’Urss e la in patria come il più grande autore degli ulti- lungometraggi prodotti in Russia separazione di molte repubbliche, il Paese mi decenni - in sala fanno di solito dei bagni lo scorso anno, 68 hanno ricevuto con la maggiore estensione territoriale del di sangue. Il suo Faust lo scorso anno (2012) mondo, le deduzioni sono semplici. Il cine- ha incassato poche centinaia di migliaia di fondi statali, ma di questi solo 5 ma russo è materia immensa, di cui noi, in rubli, a fronte di un budget di spesa di 14.5 sono rientrati del budget di spesa. Europa (Italia compresa), percepiamo sì e no milioni di dollari. Due o tre titoli nazionali possono un’infinitesima parte. E questo nonostante il fatto che i maggiori festival (Cannes in pri- Ma, a compensazione di queste difficoltà, gli però a volte contare su buone mis, ma anche Venezia e ora Roma) siano da autori e in generale la cinematografia russa, posizioni nelle hit. sempre innamorati dei grandi autori russi e possono trovare notevole sostegno dalle tele- abbiano permesso, almeno ai frequentatori visioni pubbliche e private della Federazione di festival, di conoscere opere spesso mai oltre che dal sostanzioso supporto economi- giunte al grande pubblico, italiano e russo. co dello Stato, non interrotto dalle trasforma- Stiamo parlando ovviamente dei lavori zioni politiche nel paese. Dopo la pesante cri- di Andrej Sokurov, Pavel Lungin, Andrej si economica del 2008, il sovvenzionamento Konchalovskij, Nikita Michalkov, Kira statale per il settore viene completamente Muratova, per citare i nomi più classici. ripensato, anche nei suoi rapporti con il Sino ad arrivare alle scoperte più recenti di governo centrale del paese che chiede un’at- Andrej Zvjagincev (Leone d’Oro a Venezia tenzione particolare ai temi patriottici, storici 2003 con Il ritorno), Alekseij Fedorchenko e di educazione morale. Nel 2009 nasce il (Premio della critica a Venezia per Silent Consiglio per lo sviluppo del cinema nazio- Souls nel 2010 e a Roma lo scorso anno con nale, sotto la guida di Vladimir Putin (poi il bellissimo Spose celestiali dei mari di pianu- sostituito da Dmitrij Medvedev). Cambia il ra), Alekseij Popogrebskij (Orso d’argento concetto stesso di finanziamento pubblico

61 FOCUS // Dove il cinema sta meglio

Faust che viene erogato non più per promuovere degli anni 2000, si affacciano sul mercato di A.Sokurov progetti ex novo, ma per completare il listino russo i distributori stranieri, principalmen- dei film già in produzione. I fondi vengono te americani che, assieme alle compagnie gestiti ed erogati non solo dal Ministero per russe rappresentanti di majors e ai pochi la cultura, ma anche da un nuovo soggetto, distributori indipendenti, si dividono un pa- il Fond Kino, che dispone di ingenti risorse. norama composto da 3.000 schermi, di cui Nel 2012, di un budget complessivo di 6 mi- i 2/3 digitalizzati e con tecnologia 3D. Gran liardi di rubli - 150 milioni di euro - il 66% parte dei multiscreen si trovano all’interno sono stati gestiti dal Fond. dei centri commerciali e i biglietti di ingresso, La creazione del Fond Kino ha pesantemen- soprattutto per le proiezioni serali, sono mol- te sbilanciato il mondo della produzione, to cari (in diverse sale ci sono le file centrali concentrando i finanziamenti su otto-dieci per “vip”). Una compensazione è data dai società scelte in base ai loro rendimenti molti sconti e dalle facilitazioni di cui godono commerciali e alle scelte produttive intorno diverse categorie, tra cui gli studenti, gli uni- ai temi più cari al governo centrale. Dalla versitari, i pensionati. metà del decennio 2000, ai fondi statali per Dei grandi edifici cinematografici di epoca la cinematografia si sono unite le finanze sovietica, sotto il controllo delle municipali- della televisione, pubblica e privata. Molto tà, non è rimasto granché e molti sono stati attivi nella produzione cinematografica sono venduti a privati. A rischio di vendita costante il Pervij CanaI (proprietà: 51% pubblica, 49% sono anche gli storici studi cinematografici di un consorzio finanziario legato all’impren- della Lenfilm (la più antica Mosfilm è da ditore Roman Abramovich) e Rossija (della tempo semiprivata e produce principalmente Compagnia Statale Panrussa VGTRK) , a per la televisione), centro di produzione di cui si affiancano altre compagnie finanziarie San Pietroburgo che negli ultimi mesi è stato di Media Holding proprietarie di canali tv, teatro di grandi battaglie dei cineasti contro quali la Gazprom-Media (NTV e TNT) e la la sua privatizzazione. STS Media (DTV e STS). Sempre dalla metà Tornando alla matrioska, se per il mercato

62 FOCUS // Dove il cinema sta meglio

estero dei festival, la bambola più in eviden- za è quella del cinema d’autore, in Russia il cinema nazionale più amato dal pubblico è quello delle commedie e dei blockbuster ad imitazione americana. A questi ultimi si sono “votati” anche diversi figli d’arte, come Fedor Bondarciuk (figlio di Serghej), che nel 2005 ha diretto blockbuster di enorme successo quali 9th Company (9 Rota) sul Vietnam rus- so, ovvero la guerra in Afghanistan del 1979- 80 e The Inhabited Island (Obitaemy Ostrov, campione di incassi nel 2009). Ad aprire la scalata al box office dominato sino ad allora dai titoli americani era stato, nel 2004, Night Watch (Nochnoi dozor) di Timur Bekmambetov, seguito da Day Watch e Irony of Fate 2, tutti prodotti da Pervij Canal insieme ai primi studi privati di produzione (in questo caso, il Bazelevs dello stesso Bekmambetov). Da notare che nel 2003 anche il cinema d’essai aveva dato il suo primo vagito post-Urss con l’uscita di Koktebel (vincitore del Festival di Mosca) di Boris Chlebnikov e Aleksej Popograbskij , un film che farà scuola e che aprirà la strada al modello di produzione di mecenati privati, come Roman Borisevic che da allora, per la società Koktebel, ha prodotto una serie di film di qualità promuovendo nuovi talenti. Riassumendo, con uno sguardo ravvicinato ai dati del settore del 2012: il mercato distri- butivo russo è ampiamente dominato dal mercato Usa (oltre il 70% dei titoli), seguito - con un grafico in discesa - da quello russo (17-18%). Biglietti venduti: intorno ai 130 mi- lioni. Dei circa 120 lungometraggi prodotti in Russia lo scorso anno, 68 hanno ricevuto fondi statali, ma di questi solo 5 sono rientrati Paper Soldier del budget di spesa. Due o tre titoli nazionali di A.German jr. possono però a volte contare su buone posi- zioni nelle hit. Nelle settimane delle scorse festività natalizie, ad esempio, al primo posto del box office troviamo l’animazione naziona- le The Three Warriors on Distant Shores, che lascia al terzo posto Lo Hobbit: un viaggio inaspettato. Nelle passate stagioni, ottime posizioni hanno guadagnato anche comme- die come O chem govovrjat mushyny (Di cosa parlano gli uomini, di Dmitrj Diachenko) e il film sorpresa del 2012, Duxless (Senza anima, di Roman Prygunov), rivisitazione di Wall Street con redenzione. Un grande successo di critica e pubblico che ha acceso una fiam- mella di speranza per un nuovo corso del cinema commerciale nazionale.

Fonti: “The Film Industry in the Russian Fede- ration”, rapporto della Nevafilm per the Euro- pean Audiovisual Observatory, nov. 2012; Kse- nija Leontieva direttrice di Nevafilm; Rapporto annuale 2012 dell’Unione dei cineasti russi; “Il cinema russo contemporaneo” Marsilio edito- re; materiali e cataloghi 46 e 47 della Mostra Internazionale del nuovo cinema di Pesaro.

63 FOCUS // Dove il cinema sta meglio Ma` la vera Russia e` raccontata dai suoi doc di Ro. Ro.

asterebbe dare uno sguardo alle logia totale”), troviamo i lavori della coppia circuiti produttivi nazionali, troviamo infi- impietose riprese di Selvaggia, Antoine Cattin e Pavel Kostomarov, che con ne alcuni outsider. Primo fra tutti Andrei spiaggia selvaggia (Dikij, dikij pliaz Mat’ (2007) e Transformator lasciano ai loro Nekrasov, il cui doc in sei puntate Farewell di Aleksandr Rastorguev, 2006) personaggi il compito di raccontare paesaggi Camrades! (2012) prodotto da Arte, sulla fine sulle nuove tipologie sociali dell’e- e nuove condizioni sociali. Più vicini al do- dei regimi dell’Est, ha fatto il giro dei festival Bra Putin, per capire che tutto ciò che non riu- cumentario classico, Viktor Kosakovskij e sciamo a vedere della Russia contemporanea Sergej Dvorcevoj, ritenuti i veri eredi della nel suo cinema d’autore (sempre metafisico scuola russa. Classico anche l’approccio di negli approcci), lo possiamo trovare nel do- Sergej Loznica, grande maestro della forma. cumentario. Una scuola di lontanissima tra- Il suo Blokada (L’assedio, 2006), sull’assedio dizione (il cine-giornalismo russo nasce con di Leningrado ad opera dei tedeschi durante Dziga Vertov) che arriva agli Anni 2000 con la seconda guerra mondiale (900 giorni!), voci e forza nuovi. è figlio del recupero certosino di materiali Di titoli non-fiction in Russia ne vengono dell’epoca a cui il regista, assieme al direttore prodotti diverse centinaia l’anno. Negli ul- del suono Vladimir Golovnickij, ricostruisce timi cinque anni siamo sull’ordine dei 300 completamente il sonoro mettendolo in pri- documentari prodotti dai canali televisivi (in mo piano, e restituendoci una contempora- particolare dai primi due canali nazionali, neità uditiva che mette davvero i brividi. Pervij Canal e Rossija) e altrettanti finanziati Molti documentaristi delle ultime genera- direttamente dallo Stato. Tanta abbondanza zioni hanno tentato, riuscendoci, di testimo- Farewell Camrades! sembrerebbe un miracolo vista dall’Italia, ma niare dello sconvolgimento sociale avvenuto di A.Nekrasov bisogna tenere presente che la produzione in Russia con la fine dell’Urss, dedicandosi statale è figlia di un passato prolungato per a lavori in cui il prima e il dopo tentano un ragioni spesso di mantenimento di addetti ai costante confronto. È il caso di Etjudi o Ljubvi mondiali lo scorso anno e che in patria si è lavori e centri di produzione. (Studi sull’amore, 1991, 1994, 1995) di Vitalij fatto terra bruciata con lavori come Nedoverie Fuori da entrambi i giri troviamo i documen- Manskij in cui la realtà postsovietica ha (Sfiducia, 2004) sui retroscena delle esplosio- taristi più interessanti delle ultime generazio- ancora lo sguardo rivolto al passato. Stessa ni ai grattacieli russi nel 1999 in cui l’autore ni, i cui lavori spesso circolano nei festival operazione quella di Ekaterina Eremenko, ipotizza la responsabilità del governo russo, internazionali (in Italia, il merito va tutto alla che con My Class (La mia classe, 2008) rac- Bunt (Il caso Litvinenko, accolto con entusia- Mostra di Pesaro). Ritornando ad Aleksandr conta il salto degli anni che vanno dal 1982 smo a Cannes nel 2007 e ignorato dal festival Rastorguev, il suo Dikij pliaz - prodotto dal al 2008. Un esperimento che segue la strada di Mosca dello stesso anno) e Uroki russkogo canale privato TNT con la produzione indi- tracciata dal documentario russo a lunga (Lezioni di russo, 2009) sulle responsabilità pendente Kinoteatr.doc (una delle presenze durata più importante sino ad oggi, ovvero del governo russo nella guerra in Georgia. più significative in Russia nell’ambito della quel Rozdennye v SSSR- Born in Urss (1990- ricerca artistica audio-visiva) - è un esempio 1998-2006, andato in onda sulla tv di stato in di nuove combinazioni produttive. forma ridotta) che, sul modello del britannico Fonti: “Il cinema documentario in Russia”, Accanto al provocatorio realismo di Up-Series di Michael Apted, segue le storie di di Victorja Belopol’skaja; “Il cinema docu- Rostorguev (autore nel 2008 del manifesto migliaia di persone nate in un paese che non mentario russo” di Barbara Wurm; Rapporto “Natural’noe kino”, dove promuove la lotta esiste più. Nevafilm per lo European Audiovisual sociale attraverso “l’estetica pura e l’antropo- Fuori da tutti gli schemi e anche da tutti i Observatory.

64 FOCUS // Dove il cinema sta meglio

Nel giorno del Giudizio universale toccherà ad Aleksej Balabanov, il Il nostro, più forte e il più tragicamente solo dei registi, rispondere per tutto il cinema russo. Solo i suoi film riescono a catturare questa nostra e` un cinema aria che odora di guerra civile e ad assorbire il fremito d’ansia e di paura che percorre il nostro paese. senza realta` di Michail Trofimenkov

Filo diretto da San Pietroburgo. Il punto di vista critico.

er poter vedere qualcosa della Zvjagincev, considerato in Russia “regista Baskova. Regista legata ai movimenti di sini- produzione cinematografica russa d’importazione” e i cui film non hanno alcu- stra, la Baskova lavora al di fuori del sistema nel suo insieme bisogna vivere a na relazione con la realtà russa. Negli ultimi ufficiale di cine-produzione e con Sa Marxa Mosca o a San Pietroburgo, e an- 12 anni ci sono comunque stati almeno 30- ha girato un film sulle lotte operaie in una che in queste città i film d’autore 35 debutti interessanti. Ma questa “nuova fabbrica. Da 20 anni nel Caucaso c’è la guer- Prestano in cartellone con i giorni contati. Gli onda” non riesce a prendere forma. I registi ra ma su questa guerra non c’è alcun film, schermi sono letteralmente invasi, quando lavorano per la televisione nella perenne spe- nemmeno sui soldati che tornano a casa. Il non dai titoli hollywoodiani, da commedie ranza di poter girare il proprio secondo film, cinema evita i soggetti più attuali: sistema prodotte dalla televisione. E per commedie aspettando per anni e finendo per immiseri- giudiziario, chiesa, questione nazionale (in intendo o dei rozzi remake di titoli hit degli re le proprie capacità. Russia esistono un’infinità di etnie e culture Anni ‘70, o delle imitazioni di show televisivi Questi due poli del nostro cinema - quello diverse, con enormi problemi di conviven- con comici sempre più volgari. commerciale e quello autoriale - si ricon- za, ndt) che è forse il più importante. Nelle La distribuzione è di solito garantita ai regi- giungono in una assenza. Nei film di en- grandi città, i semischiavi dell’Asia centrale sti più vicini al potere politico, che mettono trambi infatti sono completamente assenti si trovano ad ogni angolo di strada, ma tra i in scena una loro vaga idea dell’ideologia protagonisti con una fisionomia lavorativa registi li ha visti solo Boris Chlebnikov, che governativa. Il “Patriottismo” è il tema per precisa. Nelle commedie e nei melodrammi nel film Poka noch ne raslucit (Finché notte eccellenza e i film di guerra non conoscono ci sono manager, designer, freelance, pittori, non ci separi, 2012) ha disegnato un ritratto crisi. Bisogna dire però che è grazie a loro giornalisti, studenti. Ma queste professioni satirico dei clienti e dei camerieri di un risto- se sopravvivono alcune delle vestigia dell’an- sono solo citate, non hanno alcun ruolo nella rante di lusso a Mosca. tica cinematografia sovietica: le riprese di sceneggiatura. Nel cinema d’autore le cose In poche parole, il cinema russo non ha al- Stalingrado (2013) di Fedor Bondarciuk vanno un po’ meglio. Negli ultimi 10 anni gli cuna relazione con la realtà. Sintomatico in hanno dato lavoro a centinaia di maestranze operai sono stati protagonisti in due film, in questo senso il fatto che i registi di cinque dell’agonizzante centro di produzione della un terzo è raccontata la storia di un medico, tra i film “vedibili” dell’anno passato, abbia- Lenfilm. Potere e società civile sono uniti in un quarto quella di uno scienziato. Con no tutti scelto protagonisti agonizzanti o già nella venerazione delle “vacche sacre” della Oxotnik (Il cacciatore di Bakur Bakuradze, morti! Nel giorno del Giudizio universale semi-dissidenza sovietica: Aleksej Yurevich 2011) il pubblico sovietico ha potuto vivere credo toccherà ad Aleksej Balabanov (Brat, 1 German e Aleksandr Sokurov. German, una doppia esotica emozione: partecipare e 2), il più forte e il più tragicamente solo dei esaurito il filone sugli orrori dell’era sovie- della vita di un protagonista con una pro- registi, inarrestabilmente attento alla realtà, tica (tema ereditato poi dal figlio, nonché fessione chiara - il contadino - e in più ve- rispondere per tutto il cinema russo. Un au- omonimo) da oltre sei anni sta lavorando dere scene di vita dei campi, completamente tore, Balabanov, capace di trasporre il William al riadattamento del popolare romanzo fan- scomparsi dal cinema russo come luogo nar- Faulkner di Sanctuary nell’Urss del 1984 e di tascientifico degli Anni ‘60 Difficile essere rativo. Quanto alla politica, il nostro cinema girare una parabola sulla morte in grado di Dio (scritto dai fratelli Strugatsky, ndt). Al non la rappresenta in alcun modo. Non esi- dialogare con Stalker (Ia toge xochù, Anch’io contrario, Sokurov gira senza sosta, tentan- ste nemmeno una propaganda governativa. voglio, 2012). Solo i suoi film riescono a cat- do di combinare la forza plastica delle sue A parte due eccezioni: Vladimir Merzoev, che turare questa nostra aria russa che odora di immagini con un certo confuso filosofeggia- ha trasposto ai giorni nostri il Boris Godunov guerra civile e ad assorbire il fremito d’ansia e re (Faust, 2012) e senza mai abbandonare (2011), rappresentazione grottesca quanto di paura che percorre il nostro paese. l’immagine del profeta perseguitato. Come è convincente del regime putiniano attraverso noto, Sokurov deve dividere il titolo di “vero la fedele riproposizione del testo di Pushkin erede di Tarkosvkij” con il più giovane Andrej e Sa Marxa (Pro Marx, 2012) di Svetlana Traduzione dal russo di Roberta Ronconi.

65 GEOGRAFIE I Luoghi del Cinema

di Nicole Bianchi

Il cinema italiano è in equilibrio el mese di febbraio (quasi) ogni Il vero viaggio fuori dai confini del paese è sul 42° parallelo. Sull’atlante volta che ci si è seduti in sala stato quello di Salvatores che, locato in a guardare un film italiano, Lituania, a Vilnius, con ambientazione nar- della programmazione nazionale almeno per la durata della pro- rativa in Transnistria, ha scelto per intero i di febbraio 2013 è Roma la città iezione, di certo si era residenti pressi del gelido 35° parallelo nord. scelta ripetutamente come sfondo Na Roma. Una volta a Napoli, Torino e Milano. Il cinema italiano del mezzo inverno, a diffe- Uno soltanto è stato un rilevante supera- renza di quello “natalizio” che ripetutamente urbano delle storie del grande mento di confine: Educazione Siberiana di si era fatto notare per la scelta di paesaggi schermo. Gabriele Salvatores. spesso lontani da Roma, è tornato ad essere È un dato trasversale al genere, alla portata romanocentrico, come luogo comune vuole della produzione e alla notorietà del regista che sia il nostro cinema, considerazione fatta o degli interpreti: nel complesso delle visioni con accezione positiva s’intende. Dettaglio per quattro volte Roma è stata la protagonista casuale ma curioso è che anche i set iniziati in spaziale del cinema di mezzo inverno. La mia questo periodo (La madre di Angelo Maresca mamma suona il rock di Massimo Ceccherini, - Roma; 41° parallelo di Davide Dapporto e Vietato Morire di Teo Takahashi, Viva la libertà Take Five di Guido Lombardi - Napoli) ab- di Roberto Andò, Tutti contro tutti di Rolando biano spesso scelto Roma e Napoli come Ravello. Sono “Rome” diverse, perché diver- location, come se questo istante stagionale se sono le scelte scenografiche, diverse sono avesse un comune afflato geografico. le trame che per motivi narrativi e/o estetici hanno “usato” la Capitale come paesaggio d’elezione. Taluni, come del caso del rac- conto di Ravello, scegliendo dichiaratamente quartieri popolari che però non consentono una localizzazione specifica, se non per un’ inequivocabile sonorità di parlata; altri, come Viva la libertà, semplicemente usandola come sfondo metropolitano, riconoscibile esplicitamente in brevi piani, come quello non confondibile di piazza del Quirinale. Per un’unica proiezione è bastato scendere di un solo parallelo, dal 42° al 41°, a Napoli, dove si colloca Il principe abusivo di Alessandro Siani, esordiente alla regia. L’assolo è preci- puo anche per Milano e Torino, condivise per altro dallo stesso racconto, Studio Illegale di Carteni, che ha inoltre accennato lo sconfina- mento a Dubai.

66 GEOGRAFIE

5

4

5

1

1

4

1 /////////////////////////// 1 STUDIO ILLEGALE Torino, Milano, Dubai Torino, Dubai

/////////////////////////// 2 VIVA LA LIBERTÀ Roma Roma

/////////////////////////// 3 LA MIA MAMMA SUONA IL ROCK Roma Roma 2

/////////////////////////// 4 IL PRINCIPE ABUSIVO location di fantasia, Napoli 3 Sud Tirolo, Napoli 6 4 /////////////////////////// 5 EDUCAZIONE SIBERIANA URSS, Transnistria Lituania, Vilnius 7

/////////////////////////// 6 TUTTI CONTRO TUTTI Roma Roma

/////////////////////////// 7 VIETATO MORIRE Roma Roma

Ambientazione Location

67 CINEMA ESPANSO

Fine della specie: successione di atti sul film Que viva Mexico!

di Giulio Bursi

asta leggere le parole del call for artists con cui il plu- ripremiato gruppo di filmakers romagnoli Zapruder (Nadia Ranocchi, David Zamagni e Monaldo Moretti) descrive il suo ultimo titanico progetto Fine della specie, evento di 12 ore intorno al capolavoro mai terminatoB (o meglio: solo girato) di Ejzenstejn: “Fine della specie è un happening sulla fuga dell’opera dal genere, dal formato e dal contemporaneo. Una programmazione dedicata all’inafferrabilità e inattualità dell’arte, per sua na- tura irreperibile alle definizioni di genere e ambito. Zapruder ha invitato una serie eterogenea di autori (artisti, filmmaker, registi di teatro, musicisti) ad agire all’interno della sala cinematografica durante la proiezione di un film. La pellicola in questione è Que viva Mexico!(1933) di Ejzenstejn. Film di per sé sintomatico poiché l’attribuzione dell’opera all’autore è quantomeno parziale e controvertibile. Il regista infatti fu costretto a interrompere le riprese anzitempo e non venne mai in possesso del girato. Solo alla fine degli Anni ’70 i materiali vennero montati secondo la sceneggiatura e gli intenti dell’autore reinterpretati dall’ultimo uomo rimasto in vita tra i tre componenti della troupe, che girò il film in Messico tra il 1931 e il 1932. Per Fine della specie gli artisti sono chiamati a individuare una porzione di Que viva Mexico! su cui intervenire, in sala, durante la proiezione pubblica della stessa. Non è certo che si arriverà a vedere l’intero film, e se anche le scelte dei 10 autori ricadessero sugli stessi frame non si tratterà certo dello stesso film”. La scelta del film in questione spiega già l’idea e il modus operandi di Zapruder, semplice, diretto, contemporaneo e pienamente legittimo: riaprire un’opera aperta alla sua stessa infinità ed infinibilità, rimettendone in gioco i limiti fisico/chimici (la pellicola) e storico/filologici. Il film su cui gli artisti invitati dal gruppo hanno lavorato è frutto di un’interpretazione postuma degli appunti di Ejzenstejn da parte di uno dei suoi più fedeli collaboratori dell’epoca, nonché acclamato regista di musical stalinisti, Alexandrov. Tutto nel montaggio sembra imitare lo stile del maestro. Quel che viene ricreato è uno spettacolare documento sul film, un satellite dell’avanguardia cinematografica, una splendida vulgata eisensteiniana. È quindi il film stesso che ne legittima la reinterpretazione, che ne chiama lo scardinamento effettivo/affettivo, che si presta ad un progetto che mette in dialogo cinema, performance, video e musica sperimentale in un ambiente che quasi gli va stretto, come quello della sala della Cineteca di Bologna, che ospita l’evento e mette a di-

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sposizione una copia della versione italiana. di Ejzenstejn Venendo alla scelta degli artisti/autori, l’invi- aggiungendo, e to proponeva di “ragionare su una messin- in certi casi oppo- scena da ambientare nella sala cinematogra- nendo, un’interpreta- fica, in live (…) I singoli contributi agiranno zione scenica, un con- da somma, sottrazione o prisma, rispetto a trappunto critico, una spinta quanto scelto per lo schermo. Modalità e tipo surrealista, una performatività d’intervento, così come la sezione di film su al liminare della visione, propo- cui inserirsi, vengono decise dagli stessi au- nendo una versione parattatica e tori. La molteplicità e varietà di azioni che si scardinata dell’opera stessa, aprendo il susseguiranno presuppone una certa legge- film al corpo, al suono, alla manipolazione rezza scenotecnica e informalità dell’azione. visiva, all’emozione sonora. Un happening Pressoché un’arca di Noè in viaggio per nel senso proprio del termine dove, per la Babele. Da un lato, la “convivenza” dei rap- durata di un ciclo solare, la contaminazio- presentanti di varie specie di linguaggi dell’ar- ne di generi e scambi linguistici voluta da te tende ad ingenerare una chiara alterazione Zapruder ha lasciato spazio ad una riflessio- nella destinazione d’uso della sala cinema- ne sull’oltre delle immagini: nell’assenza di tografica e del ruolo di spettatore, dall’altro, immagini di una rivoluzione (il capitolo mai potrebbe liquidare, almeno per 12 ore, le girato da Ejezenstejn per carenze produt- questioni di oggettivazione e circoscrizione tive), in presenza di una cultura millenaria in generi dell’opera”. Con queste premesse, scomparsa, fino alle macabre e spettrali ma- performer e autori come Kinkaleri, Cristian schere del Dia de la Muerte messicano. Oltre Chironi, Fanny&Alexander e Luigi de Angelis, i limiti dell’antropologia visiva, dove la natura Zapruder, Claudia Castellucci e Romeo dell’immagine si rivela attraverso le immagi- Castellucci, Riccardo Benassi, artisti visivi ni della natura. Può esistere un’opera aperta come Flatform, Virgilio Villoresi, Emanuele oltre se stessa? Nel titolo troviamo una delle Becheri, Grunewald e Limberty, Atelier possibili risposte. Impopulaire e Gianluca Lo Presti, musicisti come Francesco Brasini, Zeus e Vincenzo Vasi, Dominique Vaccaro, critici come Rinaldo Censi hanno affrontato le immagini

69 Il marketing del cinema italiano

n un mercato dell’audiovisivo (e dell’intrattenimento, più in genera- di Alberto Pasquale le) sempre più affollato, in perenne contesa per la conquista del tempo libero del consumatore, diventa Idi vitale importanza farsi conoscere, fare ascoltare la propria voce in mezzo a un oceano di proposte concorrenti. Per attua- re questo proposito, a livello produttivo, il cinema ricorre a strumenti ormai consoli- dati: scelta di soggetti già noti e/o collau- dati presso il pubblico (opere letterarie, fu- metti, lavori teatrali, sequel, remake, ecc.); ricorso ad artisti di comprovate capacità creative e/o di elevata popolarità (registi e attori, questi ultimi non solo in quanto tali, ma in veste di “personaggi” in carne ed ossa, come lo è Cetto Laqualunque piutto- sto che Antonio Albanese, o immaginari, IL PASSAPAROLA come Shrek); affiliazione a generi conso- lidati (horror, fantascienza, fantasy, ecc.); utilizzo di ambientazioni “ricche” (sia dal punto di vista paesaggistico, che di effetti speciali e spettacolari); scelta di soggetti particolarmente originali, inconsueti, “sfidanti”. Tutte queste opzioni creative sono già di per sé “scelte di marketing”, perché il marketing, è bene ricordarlo, non si riduce alla mera “vendita” o alla sola “comunicazione”.

Marketing e trappole per topi…

Al poeta americano Ralph Waldo Emerson (1803-1882) viene attribuita la seguente affermazione in favore dell’innovazione: «costruite una trappola per topi migliore e il mondo costruirà un sentiero sino alla di Alberto Pasquale porta della vostra casa». In realtà, come a suo tempo pose in evidenza un grande studioso del marketing, Theodore Levitt

70 IL MARKETING DEL CINEMA ITALIANO

(1925-2006), le caratteristiche innovative (letteralmente: “brusio”, ma anche “voce diversi “meme” con parodie di film, delle di un prodotto non sono affatto suffi- che circola”), essendo molto difficile con- notizie di attualità, della politica e della tv. cienti a garantire il successo dello stesso trollare il “dopo”, ossia il “passaparola” Cos’è un “meme”? I memi digitali sono sul mercato. «Il mondo non spalanca (o “word of mouth”, per dirla all’inglese). contenuti virali in grado di monopolizzare automaticamente le porte all’inventore Cos’è il buzz ? Con questo termine s’in- l’attenzione degli utenti sul web. Un video, della migliore trappola per topi; è anzi tende un insieme di attività di marketing un disegno, una foto diventa meme (ter- necessario che il mondo sappia, occorre online e offline, finalizzate ad alimentare mine coniato nel 1976 dal biologo Richard stimolarlo, allettarlo, corteggiarlo ed in- le conversazioni delle persone attorno Dawkins nel libro Il gene egoista per indica- teressarlo…». Anche quando si disponga al film. Il buzz marketing è una sorta di re un’«entità di informazione replicabile») di una tecnologia nettamente superiore, “passaparola indotto”. È come quando si quando la sua “replicabilità”, che dipende essa da sola non è garanzia di successo: lancia un sasso in un lago: l’impresa lancia dalla capacità di suscitare un’emozione, la storia riporta numerosi casi di prodotti il sasso (una notizia riguardante un film, è massima. Altri esempi? Le foto del finto qualitativamente superiori che non sono il suo regista, gli attori, ecc.) e quando scoop di Sacha Baron Cohen ed Elisabetta riusciti ad affermarsi nei confronti di con- colpisce l’acqua, partono delle onde che Canalis su uno yacht per il lancio del film correnti commercialmente più abili. Ad si propagano autonomamente (le con- Il dittatore, di Larry Charles, o anche la esempio, la tecnologia di videoregistra- versazioni). Ovviamente queste onde non diffusione del messaggio in codice (per zione Betamax della Sony, superiore come riescono a raggiungere tutto il lago (il pub- “mascherare” il turpiloquio) D41 C4770! prestazioni, risultò perdente di fronte al blico potenziale) ed è pertanto necessario destinato alla tribù (si parla in proposito di VHS (Video Home System) della JVC. lanciare più volte i sassi in punti diversi. “Marketing Tribale”) dei fan dei Soliti Idioti. Tornando a Emerson, sino a quando il Per scatenare il buzz, nella sua forma più Questi sono solo esempi, e va detto che il produttore della trappola per topi non sia “virale” (atta cioè a propagarsi come un genere commedia meglio si presta a questo riuscito a comunicare ai potenziali clienti, virus attraverso i canali di comunicazio- tipo di comunicazione, sebbene sia possi- in modo convincente, gli effettivi vantaggi ne), occorre disporre di argomenti che si bile individuare spunti potenzialmente della nuova trappola e una vera buona ra- prestino in modo particolare a circolare. virali anche per altre tipologie di film. gione per cui dovrebbero scomodarsi a co- Fra questi, i cosiddetti “publicity stunt”, struire il sentiero, i clienti continueranno a le “trovate pubblicitarie”, che presentino i A differenza del buzz, il “passaparola” comprare le altre trappole per topi, magari requisiti necessari a “diventare notizia” ed non ha bisogno di definizioni comples- peggiori, che però conoscono e che posso- hanno l’attitudine ad essere divulgate non se: consiste nell’apprendere una notizia no acquistare ovunque con sicurezza. solo dai responsabili della comunicazione e riportarla ad un’altra persona. Che delle imprese, ma da chiunque sia in qual- differenza c’è tra buzz e passaparola? Buzz e passaparola che modo collegato a un social network. Il buzz è un passaparola indotto inten- Si pensi, ad esempio, alla campagna per il zionalmente mentre il word of mouth Ci sono due momenti fondamentali nella lancio di Ted, l’orsacchiotto sporcaccione è spontaneo. Il che significa che, prima “vendita di un film”, a livello di comu- di Seth MacFarlane, la cui distribuzione dell’uscita del film, è possibile tentare nicazione. C’è un “prima” e un “dopo” nelle sale è stata preceduta da una cam- di propagare determinate informazioni. rispetto all’uscita in sala. Poiché il film pagna social esilarante e politicamente Dopo l’uscita, invece, si è nelle mani appartiene alla categoria degli «experience scorretta, soprattutto su Facebook. Qui, del pubblico e dei suoi giudizi. Il buzz good», ossia non è possibile conoscerne la oltre a sposare l’idea di pubblicare i post alimenta le conversazioni e può dare qualità se non dopo il consumo, gli esperti in prima persona singolare, come fossero qualche risultato nel primo weekend al di comunicazione si concentrano sul “pri- opera dello stesso Ted, sono comparse cinema, ma è il passaparola che fa ven- ma” lavorando alla creazione del “buzz” immagini altrettanto ardite, unitamente a dere i biglietti nel lungo termine.

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TORMENTONI O NUOVI EROI? COME NASCONO I DIVI DI YOUTUBE Dal rapper demenziale di Gangnam Style al documentario no profit KONY 2012. Analisi del successo online a partire dai protagonisti dei video più cliccati dell’anno. Alla ricerca di una possibile strategia per ottenere la popolarità sul web.

di Carmen Diotaiuti

osa hanno in comune un rap- per coreano che balla come se stesse galoppando un destriero, una chitarra suonata a cinque mani e un criminale spietato? CSono star del web, protagonisti dei video più popolari della rete consultati negli ulti- mi mesi da milioni di utenti. E per la prima volta tra i favoriti della rete, da sempre am- maliata da soli video musicali, c’è anche un documentario. Si tratta di KONY 2012, trenta minuti di riprese che hanno fatto il giro del web generando discussioni e un interesse senza precedenti. Oltre cento milioni di persone l’hanno visto, dieci milioni l’hanno condiviso (soprattutto su Facebook), sei- centocinquantamila l’hanno commentato. A sorprendere è soprattutto la velocità con cui il video si è diffuso in rete: in soli sei giorni dalla sua pubblicazione era già stato visto ol- tre cento milioni di volte, guadagnando uno dei più alti tassi virali di sempre, superiore anche alla messa online dell’esibizione cano- ra di Susan Boyle durante lo show televisivo inglese Britain’s Got Talent, un altro caso eclatante di successo sul web.

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Realizzato da Jason Russel - membro Entrambi fanno leva sull’adesione attraverso di un’associazione di attivisti no pro- l’identificazione da parte dello spettatore fit – KONY 2012 è in realtà una campagna favorita da elementi di similarità percepita. promozionale che vuole gettare luce su una La facilità del balletto di Gangnam Style sug- serie di atrocità commesse negli ultimi venti gerisce al pubblico un “posso farlo”, che si anni in Uganda. Protagonista involontario è tradotto in innumerevoli reinterpretazioni è Joseph Kony, criminale di guerra leader del filmato in rete. Lo stesso contesto d’am- dell’LRA (Lord’s Resistance Army): una for- bientazione non a caso presenta elementi za ribelle armata che, a partire dal 1987, ha facilmente riconducibili alla vita quotidiana: terrorizzato il nord dell’Uganda e si è resa un parco giochi, l’ascensore, la metro, il par- colpevole di innumerevoli nefandezze nei cheggio. Scenari comuni che favoriscono il confronti della popolazione locale. Si stima sentimento di familiarità e fanno sì che con che oltre trentamila bambini siano stati rapiti, l’evolversi della storia vengano a galla senti- schiavizzati e costretti a far parte dell’esercito menti di empatia con i personaggi. armato, uccisi o avviati alla prostituzione. In maniera assai simile la distanza emotiva Lo scopo dichiarato del documentario è supe- con lo spettatore viene superata anche in rare le barriere geografiche grazie alle enormi Kony 2012, girato in prima persona dal giova- potenzialità di connessione del web e fare in ne regista americano che nei primi minuti del modo che l’opinione pubblica mondiale, resa filmato presenta la sua famiglia, con un ac- consapevole dell’urgenza, faccia pressione cattivante linguaggio da reality: “Il mio nome per fermare le atrocità dell’LRA. Il video vuole è Jason Russel e questo è mio figlio Gavin. rendere provocatoriamente famoso Joseph Gli piace saltare sul trampolino, fingersi Kony non per osannarlo ma per raccogliere un ninja e ballare. Ma è nato in un mondo consensi alla sua cattura. Acclamato da un piuttosto complicato e come padre voglio lato come esempio di attivismo sociale del che cresca in un pianeta migliore di quello web e dall’altro criticato sia per l’eccessiva in cui sono cresciuto io”. L’intera vicenda è semplificazione del problema legato ai ribelli illustrata a partire dalla dimensione privata in Uganda che per presunti scopi “altri” che del regista (la nascita del figlio, le foto di potrebbero sottendere in realtà la sua diffu- famiglia, la relazione padre-figlio) e la stessa sione, KONY 2012 è indiscutibilmente il fe- rappresentazione delle vittime è raffigurata in nomeno virale dell’anno insieme al tormen- un solo ragazzo che racconta in prima per- tone musicale (e demenziale) Gangnam sona la sua storia di ex bambino soldato. Un Style di PSY, che in soli sei mesi di vita ha percorso che per raggiungere lo spettatore superato l’incredibile traguardo di un miliar- parte dal personale, mette in scena codici do di visualizzazioni: un vero primato nella emozionali condivisi iscritti nella memoria storia di YouTube. collettiva e agevola i meccanismi identifica- tori tra mittente e ricevente facendo leva sul Al di là delle evidenti differenze e lungi dal fattore persuasivo del coinvolgimento per voler tracciare un impraticabile decalogo di riconoscimento. Il video viene riconosciuto istruzioni per ottenere la popolarità sul web, come corrispondente all’opinione di sé e lo i due filmati hanno tratti in comune che spettatore è portato a condividerlo in rete- permettono di avanzare un certo numero come espressione della propria identità agli di ipotesi riguardo una possibile semiologia altri o per avvicinare la rappresentazione di (intesa come strategia testuale) e memeti- sé al proprio concetto di identità ideale. ca (reiterazione di unità culturali ed elementi simbolici condivisi) che avrebbero contribui- La linearità e semplificazione del testo ac- to a portare i due video al successo. crescono le possibilità di comprensione e

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comunicazione dei filmati. Difatti la sem- plicità del motivo musicale e la facilità della sua riproduzione hanno contribuito a fare di un video cantato in coreano un successo planetario. Così come l’identità criminale di Joseph Kony spiegata con semplicità disar- mante al figlio del regista fa in modo che tutti comprendano il valore del messaggio, pre- sentato in realtà utilizzando eccessive sem- plificazioni frutto di una serie di stereotipi occidentali sull’Africa e su cosa è necessario fare per “salvarla”.

Potrebbe risiedere proprio nella “convenzio- nalità” del messaggio uno dei fattori cardi- ne della popolarità del video: lo stereotipo agevola infatti l’identificazione, come so- stiene Susan Rubin Suleiman in The Reader in the Text. Il pubblico non sembra cercare un’esperienza destabilizzante, ma vuole riprova di ciò che già sa di se stesso. Nel con- dividere i valori dell’eroe (l’attivista che pro- muove la cattura del criminale) lo spettatore rafforza l’idea che ha di sé. La condivisione pubblica di un valore personale (Joseph Kony va fermato per i crimini commessi contro l’umanità) è fondamentalmente rassicuran- te per lo spettatore perché il raggiungimento dell’obiettivo dimostrerebbe l’attendibilità di regole e valori che già gli appartengono.

È a partire dal gioco delle identificazioni che lo spettatore - sempre al tempo stesso elemento creativo e ricettivo della comunica- zione sul web - è spinto a farsi promotore in prima persona del filmato impegnandosi a diffonderlo nella sua rete di contatti, poiché ha fatto suoi gli obiettivi e gli atteggiamenti del protagonista e si sente personalmente coinvolto nella soluzione del problema. E si potrebbe arrivare a ipotizzare che i video più popolari in rete siano proprio quelli che incontrano facilmente le aspettative dello spettatore e la sua identificazione con l’eroe, sebbene siano per lui sicuramente più sti- molanti testi che lo costringano a ridefinire la propria identità attraverso il confronto con una differenza, piuttosto che con il più rassi- Guarda il tormentone Gangnam style curante riconoscimento. Emerge un altro tratto comune, sia Gangnam Style che KONY 2012 presentano la struttura

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morfologica della fiaba di cui rispettano pie- diretto al concetto di unione e alla condi- namente gli elementi costanti di personaggi visione di emozioni collettive. In Gangnam e funzioni in relazione allo svolgimento delle Style rappresentato dalla massa man mano storie. Il criminale Joseph Kony è l’antagoni- crescente che si muove alle spalle del prota- sta malvagio, i bambini rapiti sono le vittime gonista e balla e canta all’unisono con lui; in e lo spettatore (che si identifica con il regista) KONY 2012 esplicitamente sottolineato da è l’eroe buono che ha una missione da com- continui riferimenti ad una nuova dimensio- piere nell’epica lotta tra il bene e il male. ne sociale scaturita dall’avvento di Facebook Anche il video musicale sembra seguire lo e caratterizzata dalle continue e illimitate schema equilibrio – rottura – ristabilimento potenzialità di connessione: “Condividiamo dell’equilibrio: “l’uomo in giallo” (l’antago- tutte le cose che ci piacciono e che ci ricor- nista) interviene come complicazione e crea dano ciò che abbiamo in comune. E queste squilibrio alla situazione iniziale, che trova condivisioni stanno cambiando il modo in poi risoluzione solo in un fantomatico duel- cui funziona il mondo”. lo rap con l’eroe (il protagonista del video) consumato in un parcheggio metropolitano, dove si ristabilisce lo status iniziale. Una mes- sa in scena di azioni successive e stereotipate (l’eroe combatte e vince) che il pubblico, da un punto di vista logico, si aspetta; dunque l’evolversi della trama è appagante perché aderisce alle aspettative dello spettatore.

Entrambe le storie, infine, enfatizzano attraverso il contesto epico il tono emozio- nale della narrazione: le nefandezze com- messe in Uganda sono illustrate da primi piani su volti di bambini sfigurati e ispirano un sentimento di rabbia che percorre l’intero filmato; così come suscita stupore e diverti- mento il video musicale in cui il protagoni- sta fa il verso – attraverso abbigliamento e movenze esuberanti – a parte della società benestante coreana. L’impatto emotivo è fondamentale per pro- vocare la reazione sul pubblico, che viene sfruttata come stimolo motivazionale per spingerlo a ritenere i filmati suscettibili di es- sere segnalati a nuovi spettatori. Ma non tutti gli stati affettivi sembrano stimolare in egual misura nello spettatore la coazione a con- dividere, come dimostra la ricerca Emotion, Engagement and Internet Video di Jeffrey Bardzell, Shaowen Bardzell e Tyler Pace per l’americana “One to One Interactive”: sono proprio i sentimenti di divertimento e irritazione ad essere riconosciuti dallo stesso Guarda il doc no profit KONY 2012 pubblico come i due fattori motivazionali più significativi nella scelta di ritrasmettere un video. Azione che in entrambi i filmati vie- ne ulteriormente rafforzata da un richiamo

75 PUNTI DI VISTA

RICOMINCIAMO E se raccontassimo la storia di Elisa Claps?

Bisogna smettere di lamentarsi e pensare storie universali, anziché condominiali o per far contento un funzionario televisivo

di Umberto Marino

76 PUNTI DI VISTA

li uomini amano sentirsi raccon- commedia sofisticata, dall’horror alla farsa. possono raccontare. Quel qualcuno è stato tare sempre le stesse favole, sta La televisione e il cinema americani, quelli nominato da un politico o da un prelato (an- ai poeti di ogni tempo riportarle messicani, francesi e inglesi, cinesi e coreani, che nelle reti private) ed è quindi logico che per i propri contemporanei. indiani e brasiliani si cimentano in alcuni o in risponda a lui e non al pubblico. Questo, più o meno, è Schiller. tutti questi generi e, facendolo, rispondono Non bisogna però pensare che quei qualcuno G alle domande di intrattenimento, di penetra- siano persone cattive o incolte. Se ci si parla Tuffarsi nello stagno dell’angoscia e riemerger- zione intellettuale o di godimento estetico si scopre che loro stessi detestano i racconti ne impugnando la spada d’oro della bellezza. che il pubblico pone. che producono e si dilettano dei racconti Questi sono, sintetizzati e storpiati, Carmelo Noi, però, siamo italiani e quindi non pos- che non possono produrre. Sono, invece, Bene e David Foster Wallace siamo raccontare tutta una serie di storie. persone che ci somigliano molto, soprattutto Non può essere un caso se praticamente nel cinismo. Potremmo mai, noi e loro, con- Lasciami gridare, / lasciami sfogare / io senza non esistono gialli, commedie sofisticate, servare il posto se raccontassimo la storia amore non so stare.... / Io non posso restare horror, spy, action, fantasy, mistery, avventu- di Elisa Claps o del questore Forleo? Ci pro- / seduto in disparte / né arte né parte / non ra, racconti epici italiani al cinema e fantasy, muoverebbero se raccontassimo il giro delle sono capace / di stare a guardare questi oc- spy, action, avventura, commedia sofisticata macchinette del videopoker o il caso dei due chi di brace / e poi non provare / un brivido in tv. Ci deve essere una chiusura a monte o cooperanti “suicidi” a Kabul in circostanze dentro / e correrti incontro, gridarti ti amo. / a valle. incredibili? No. Quindi ci lamentiamo e in- Ricominciamo. A monte - si è sempre detto - c’è una chiusu- tanto cerchiamo tutti insieme di mantenerci E questo è, testuale, Adriano Pappalardo ra determinata dalla scarsa entità dei capitali il pubblico che già abbiamo (molto giovane, disponibili. Ma se è vero che non possiamo molto anziano, sempre ignorante, un incan- Perché raccontiamo? Perché vogliamo sentire fare Trono di Spade e Hugo Cabret, è vero an- tato mondo in cui sia Mediaset sia la Rai non delle storie? che che avremmo i soldi per fare Homeland hanno prodotto Giulietta e Romeo perché alla È tra questi due poli che passa l’energia, la ne- e Gran Torino. fine muoiono) e lasciamo alle altre cinema- cessità, il successo di un racconto. Raccontiamo Com’è che non li facciamo? Non ci vengono tografie e televisioni il pubblico più giovane, per non sentirci soli. Raccontiamo per essere in mente? colto e dinamico. amati. Raccontiamo per diventare ricchi. Basta cercare nei cassetti degli sceneggia- Vogliamo sentire delle storie per divertirci, tori e dei registi e quelle storie le troviamo. E a valle? C’è una chiusura a valle, cioè da per imparare, per non essere soli, per essere Perché, allora, non sono state realizzate? parte del pubblico che dovrebbe ascoltare consolati. Ci giustifichiamo dicendo che c’è qualcuno quelle storie che non possiamo raccontare? In queste risposte sono racchiusi tutti i ge- (sostanzialmente nelle televisioni, che pro- Naturalmente non c’è riprova. Se non faccia- neri in cui un racconto può essere declinato: ducono tutto il cinema e la fiction in com- mo un giallo, un fantasy, un action, non po- dal realismo sociale al fantasy, dal giallo alla mercio) che ha deciso che certe cose non si tremo mai sapere se il pubblico lo accetta o

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lo rifiuta. Però si presume che lo rifiuti. Forse Mattei. Il PCI era fortissimo, condizionava re- perché certe storie ci sembrano impossibili almente la politica del nostro paese, ma non se ambientate nel nostro paese, con i nostri governava, ed essere di sinistra significava attori. Ma c’è qualcuno che vieta di ambien- essere non governativi, anti-governativi, che tarle altrove, di farle recitare ad attori stra- poi sarebbe il ruolo degli intellettuali: criticare nieri? Una volta lo facevamo (Il Gattopardo, il potere, non decidere chi debba conquistar- C’era una volta in America, tutto Sergio lo o desiderarlo in proprio. Leone, ecc.), ma adesso non si può, non sta Vogliamo andare al governo partendo dalla bene, anche se possiamo girare la Brianza in “società civile” e così ci restano le commedie Lettonia e la Sicilia in Romania. con il titolo di una canzone o copiate di sana Poi c’è l’impegno. Il nostro cinema e la no- pianta da Little Britain (roba per il popolo: stra tv si muovono “nel solco della grande fotografia con diaframma aperto), o i film tradizione italiana”. tratti dalle opere letterarie del coté sabaudo- Peccato che tutte le storie del cinema e della partenopeo (roba per i colti: diaframma chiu- televisione d’impegno civile che vengono rac- so). E poco altro, pochissimo d’altro. contate oggi siano situate o altrove o un’altra Per questo, prima di cominciare a raccon- volta. O in una Napoli/Palermo che rischia tare qualsiasi storia, se proprio non si può (o persegue) un tremendismo folkloristico stare zitti (e a volte è decisamente meglio), tardo fofiano, o in un’epoca remota di Piazze bisogna smetterla di lamentarsi e ribellarsi, Fontana, Marcinelle e Borsellini (se ne produ- chiamarsi fuori, sputare nel piatto dei padri- cono a dozzine), che solo i vecchi ricordano. ni che controllano i contributi, i festival e le Nulla a che vedere con il qui ed ora de Il caso critiche. Smetterla di aver paura, di pensare Mattei, con tutti i volti dei potenti di quel che certe cose le possono fare solo gli autori momento esposti nelle loro berline catodiche stranieri, ridiventare ambiziosi, pensare in nella parte iniziale del film. termini non paesani, non condominiali, tor- Nessun racconto sul piccolo imprenditore nare a raccontare cose che si possano capire P.S. In questi giorni neofascista ammazzato insieme alla moglie all’estero, che possano durare un po’ di più caraibica in una strada di Milano, niente preti di una critica più o meno partigiana o di un si è suicidato il pedofili a Pavia, niente inciuci per le poltrone complimento timoroso di un futuro giudizio. ventiseienne Aaron che contano al circolo Aniene di Roma, niente Bisogna pensare da sportivi, fare i tempi, non Swartz, quello che Abu Omar, neanche attraverso il libro di Fava. accontentarsi dei regionali, ma pensare ai Il tutto confortato da una rappresentazione mondiali, perché il racconto audiovisivo è per ha inventato Reddit pietistica, pre-marxista e sostanzialmente sua natura universale e solo chi ha paura si e Creative Commons, antipatica, di chi lavora con le mani. Perché accontenta di eccellere nel proprio quartiere. ma si è suicidato non è dei nostri e quindi come possiamo am- Bisogna ricominciare dal teatro, dalla radio, mettere che - per esempio – gioisca perché dai libri, da quelle forme espressive che co- anche il figlio di una gli è nato un bambino o ha vinto la Roma? stano molto meno del cinema e della fiction, mia amica, e un’amica Tutti inviterebbero a cena un personaggio di ma che conservano ancora l’unico ingredien- di mia figlia e un Loach, nessuno inviterebbe a cena un prole- te necessario a poter raccontare delle storie: giovane violinista tario di un film italiano. la libertà. Perché è successo questo? Perché siamo in Bisogna riconquistare la fierezza dell’autore di grande avvenire. questa situazione? Perché dobbiamo trovare senza vergognarsi di pensare storie che non E il mio palazzo scuse o giustificazioni? piacciono ai committenti della tv, perché loro è pieno di anziani Perché ad un certo punto gli intellettuali ita- (come hanno genialmente intuito, o visto, gli liani si sono convinti che dovevano andare al autori di Boris) sperano solo di poter final- sopra i novanta, governo. mente fare una telefonata esclamando giulivi e gli ospedali sono Questo non avveniva all’epoca de Il caso “Walter, abbiamo un cinepanettone!” pieni di vecchi, e gli ospizi scoppiano. I giovani si suicidano, i vecchi vivono troppo a lungo. In questi due fenomeni ci sono le chiavi di lettura dello spread, delle possibili politiche economiche, dello sviluppo nelle nostre vite, bisognerà rimboccarsi le maniche e raccontarli.

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BIOGRAFIE

austo Brizzi, nato a Roma da genitori appulo-siculi. Passioni: fumetti (li leggo e li scrivo, il preferito è Alan Ford), tennis (lo vedo e lo gioco, il Dio della racchetta era John Mc Enroe), cinema (lo vedo e lo faccio, amo Robert Zemeckis), viaggi (li sogno e li faccio, di solito al mare). Ho scritto tante fiction e una ventina di film, ne ho gira- ti 7 da regista ed ho vinto qualche premio (un David, due Nastri, ma soprattutto due FTelegatti che mi hanno rubato i miei genitori). Non ho mai vinto Wimbledon. Ma non dispero. FAUSTO BRIZZI Il suo articolo è a pag. 9

aurea in giurisprudenza, Accademia Nazionale di Arte Drammatica. Ha scritto 7 radiodrammi e 30 pezzi teatrali, 22 film, 8 cartoni animati e serie e miniserie. Più di 200 regie radiofoniche, 26 regie cinematografiche televisive. 7 regie teatrali. Ha pubblicato saggi e commedie. Ha insegnato. È appassionato di restauro di mobili e di tennis. L UMBERTO Il suo articolo è a pag. 76 MARINO

rchitetto, attore, sceneggiatore e regista di cinema e teatro. Attivo da oltre quarant’anni, ha lavorato in vari campi, sempre curioso di nuove tecnologie e pronto a contaminare i diversi linguaggi come in Ladri di Saponette dove cinema, televisione e pubblicità diventano una storia per riflet- tere sui mutamenti di un’epoca.Dal 1996 al 1999 consigliere d’Amministrazione Adi Cinecittà Holding, in giuria ai festival internazionali di Berlino 1998, Cannes 1999, Montreal 2002. Dal 2005 al 2010 direttore artistico del Festival Internazionale di Trento, montagna esplo- MAURIZIO razione, avventura. NICHETTI Il suo articolo è a pag. 12

oberta Torre nasce a Milano e vive tra Roma e Palermo, senza tregua per scelta e per necessità. Regista di cinema e di teatro, tra i suoi film più noti Tano da morire, Angela e il recente I baci mai dati. A teatro ha diretto la trasposizione de La Ciociara, Lunaria di Vincenzo Consolo e Gli Uccelli di Aristofane al Teatro Greco di Siracusa. Ama dormire infinitamente, i macarons e le scarpe tutte, ma Rin particolare quelle di Chie Mihara. Attualmente sta lavorando alla messa in scena teatrale di Riccardo III con un gruppo di pazienti psichiatrici ai cantieri Culturali della Zisa, a Palermo. Ha ROBERTA in progetto di realizzare un lungometraggio sulla vita di suo nonno, lo scienziato Pierluigi Torre, TORRE inventore tra l’altro della scatola nera, della Lambretta e della Rosa Blu.

Il suo articolo è a pag. 10

ichail Trofimenkov, nato nel 1966 nell’allora Leningrado, è critico cinemato- grafico e letterario. Dal 2000 lavora per “Kommersant” uno dei principali quotidiani nazionali russi. Per tre volte è stato eletto “miglior critico cinema- tografico dell’anno”.

MICHAIL M Il suo articolo è a pag. 65 TROFIMENKOV

80 SUL PROSSIMO NUMERO IN USCITA APRILE 2013

SCENARI Emergenza pirateria

Innovazioni Cinema italiano apolide I talenti di casa nostra che lavorano all'estero

Focus Il cinema dell'Austria marzo numero

3 2013 5,50 € 3 "Ho avuto talento ma non successo. Tanta gente ha successo marzo 2013 - numero senza avere talento."

(Victor Francen in La fin du jour, 1938, di Julien Duvivier)

Poste Italiane S p A - pedizione in abbonamento postale -70% ut. GIP /C/ R M/04/2013 Perchè in Italia c'è ancora "Il successo fa scandalo. Lo scandalo fa successo." tanta paura (Marcello Marchesi) del successo? Fo c us Il cinema nella Russia di Putin i on Innovaz Il fenomeno dei fan film made in Italy Perchè in ItaliA c'è ancora tanta paura del successo? c'è ancora tanta Perchè in ItaliA

ISSN 2281-5597 3 0 0 0 3

9 772281 559003 Doss i er ne di t Una lettera di Aldo Moro a Giulio Andreotti su cinema e emigrazione www.8-mezzo.it Pole mic he KulturInfarkt: esplode la discussione sui finanziamenti alla cultura