2017

5,50 € n°31 FOCUS marzo COMING OUT COMING INNOVAZIONI Io quel film lo odio Io ANNIVERSARI Il cinema in Spagna Il Sovversivi a 50 anni da Sovversivi di Paolo e Vittorio Taviani e Vittorio di Paolo Sta nascendo una nuova serialità italiana? Sta nascendo una nuova NESSUNO LO FA LO NESSUNO TUTTI NE PARLANO, PARLANO, TUTTI NE DOV'È FINITO IL SESSO SESSO IL FINITO DOV'È

NEL CINEMA ITALIANO? CINEMA NEL

31 Tutti ne parlano, nessuno lo fa Dov’è finito il sesso nel cinema italiano? cinema nel sesso il finito Dov’è fa lo nessuno parlano, ne Tutti marzo 2017 - - 2017 marzo anno V anno numero www.8-mezzo.it

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale -70% - Aut. GIPA/C/RM/04/2013 (Karl Kraus) Kraus) (Karl (Andy Warhol) (Andy altro leggi sul sesso. leggi 'altro nell pustole, uno produce astinenza si vendica sempre. 'astinenza si vendica ' Nell L Il sesso è più eccitante sullo schermo e tra le pagine che tra le lenzuola. tra le pagine che e tra Il sullo schermo è più eccitante sesso SUL PROSSIMO NUMERO IN USCITA A MAGGIO 2017

SCENARI Il film entrano a scuola. Come insegnare cinema oggi?

RICORRENZE I 70 anni del Festival di Cannes

COMING OUT Io per quel film ho pianto

FOCUS Il cinema in Danimarca EDITORIALE di GIANNI CANOVA

IL CINEMA AL TEMPO DEI MURI.

n tempo, anche noi europei abbiamo costruito i nostri muri. U Abbiamo addirittura diviso le nostre capitali con un muro. Oggi invece i muri li costruiscono quelli che neanche tanto tempo fa ci hanno aiutato ad abbattere i nostri muri. Anche quelli mentali. Corsi e ricorsi della Storia. O dell’umana burbanza e ignoranza. Ma proprio per questo, perché oggi sono altri che innalzano steccati e barriere, che chiudono frontiere, che tracciano confini, e negano visti di ingresso ad artisti che hanno l’unica colpa di avere il passaporto “sbagliato”, oggi – forse – è davvero venuto il momento di essere orgogliosi di essere europei. Perché per quanti cadaveri abbiamo nell’armadio (e ne abbiamo tantissimi…!), oggi l’Europa – lo ricordava tempo fa un bell’articolo di “Linkiesta.it” – è un sistema di “libera circolazione di persone, merci, capitali” e idee: un Continente che si è scannato per secoli ma vive da settant’anni in pace, eroga da solo più della metà del welfare distribuito in tutto il mondo, persegue un progetto di sviluppo sostenibile ed eco-compatibile ed offre ai suoi cittadini servizi che se passasse da noi la riforma sanitaria di Obama sarebbe un passo indietro di proporzioni colossali. Perché ricordare tutto ciò nell’editoriale di una rivista di cinema? Perché forse è davvero venuto il momento del cinema europeo. Potrebbe essere venuto. Basterebbe provare a raccontare quel che siamo con la stessa passione e la stessa energia con cui per tutto il ‘900, soprattutto al cinema, l’America ha raccontato se stessa e ha celebrato il proprio mito. Pochi altri oggi sanno raccontare come noi: e basterebbero, a dimostrarlo, opere-mondo di strepitosa potenza come Lehman Trilogy di Stefano Massini o The Young Pope di Paolo Sorrentino. Basterebbe smettere di litigare sullo 0,2 %, abbandonare la mentalità burocratica, la venerazione acritica degli algoritmi, e ritrovare quella capacità di racconto e di visione e di innovazione che noi europei abbiamo insegnato a tutto il mondo. Ma purtroppo oggi è più facile per Trump costruire il suo muro che per noi europei riuscire a raccontare le motivazioni profonde per cui in Europa di muri non dovrebbero proprio essercene più. Ammesso che sia vero che noi stessi, per primi, non ne vogliamo più. 8½ NUMERI, VISIONI E PROSPETTIVE DEL CINEMA ITALIANO

Bimestrale d’informazione Progetto Creativo e cultura cinematografica 19novanta communication partners

Creative Director Iniziativa editoriale realizzata Consuelo Ughi da Istituto Luce-Cinecittà Designer in collaborazione con ANICA Claudia Antonazzo, Matteo e Direzione Generale Cinema Cianfarani, Valeria Ciardulli, Lorenzo Mauro Di Rese, Maria José Prieto Fernández Direttore Responsabile Giancarlo Di Gregorio Stampa ed allestimento Arti Grafiche La Moderna Direttore Editoriale Via di Tor Cervara, 171 Gianni Canova 00155 Roma Vice Direttore Responsabile Cristiana Paternò Distribuzione in libreria Joo Distribuzione Capo Redattore Via F. Argelati, 35 - Milano Stefano Stefanutto Rosa Registrazione presso il Tribunale In Redazione di Roma n° 339/2012 del Carmen Diotaiuti 7/12/2012 Andrea Guglielmino Direzione, Redazione, Amministrazione Coordinamento redazionale Istituto Luce-Cinecittà Srl DG Cinema Via Tuscolana, 1055 - 00173 Roma Iole Maria Giannattasio Tel. 06722861 fax: 067221883 [email protected] Coordinamento editoriale www.8-mezzo.it Nicole Bianchi

Hanno collaborato Chiuso in tipografia il 27/02/17 Francesco Alò, Pedro Armocida, Angelo Astrei, Franco Berardi - Bifo, Alice Bonetti, Nuccio Guerino Bovalino, Serena Catalano, Elena Costa, Paolo Crepet, Alberto Crespi, Martina Federico, Davide Ferrario, Beatrice Fiorentino, Chiara Gelato, Iole Maria Giannattasio, Andrea Gropplero di Troppenburg, Mariarosa Mancuso, Andrea Mariani, Miriam Mauti, Luca Mastrantonio Francesca Medolago Albani, Marco Mele, Rocco Moccagatta, Anna Maria Pasetti, Marco Simon Puccioni, Ilaria Ravarino, Carlos Reviriego, Mario Sesti

Sommario

EDITORIALE 20 E ADESSO SESSO… 48 NETFLIX, INFINITY, NOW TV: FOCUS SPAGNA di Chiara Gelato CON LE OFFERTE STREAMING, 01 IL CINEMA AL TEMPO COSA CAMBIA PER LO 74 UNA LUCE IN FONDO DEI MURI. Interviste a SPETTATORE ITALIANO. AL TUNNEL di Gianni Canova Paolo Franchi di S. C. di Pedro Armocida Adriano Giotti Luca Guadagnino SCENARI 49 …MA NON 78 L’ALTRO CINEMA Rolando Ravello DIMENTICHIAMOCI NON VIVE SOLO Matteo Rovere 04 VEDI NUDO? DEI “TOPI GRIGI”! NEL SOTTOSUOLO Valeria Solarino di Gianni Canova di Carlos Reviriego di Gianni Canova Roberta Torre Enrico Vanzina 06 QUANDO I FURORI DISCUSSIONI DIONISIACI DAVANO INTERNET 24 CI HO PROVATO, E NUOVI CONSUMI SCANDALO ED È FINITA COSÌ 50 DOC, LA COSTRUZIONE di Alberto Crespi di Davide Ferrario DI UN AMORE 80 NETFLIX TI SFIDO di Miriam Mauti di Carmen Diotaiuti 08 (SE) C’È, 26 IL MIO DEBUTTO NON SI VEDE CON LE PORNO CUOCHE di Beatrice Fiorentino FATTI di Stefano Stefanutto Rosa Dossier di DG Cinema GEOGRAFIE 10 PANETTONE Intervista a Giuliana Gamba e ANICA ALLA PAPRIKA 82 SET A PRIMAVERA (NON PICCANTE) 28 L’IMMAGINE DEL DESIDERIO 52 QUANTO VIAGGIANO FUORI di Nicole Bianchi di Rocco Moccagatta a cura di Nicole Bianchi DALL’EUROPA I FILM e Cristiana Paternò EUROPEI E QUELLI 12 L’ITALIA È (ANCORA) ITALIANI? TRAILER ANATOMY IL PAESE DOVE SONO SCENARI 2 di Federica D’Urso, TUTTI MASCHI? Iole Maria Giannattasio, 83 TRAILER, ISTRUZIONI 30 COMING OUT.  di Marco Simon Puccioni Francesca Medolago Albani PER L’USO I FILM CHE ODIAMO di Martina Federico IL PUNTO DI VISTA: di Gianni Canova CINEMA ESPANSO 32 IO CONFESSO MARKETING 14 DEL SOCIOLOGO 60 IL SAPORE DI UN’EPOCA SCHIAVI DI UN GODIMENTO di Anna Maria Pasetti di Alice Bonetti DEL CINEMA ITALIANO ASETTICO INNOVAZIONI di Nuccio Guerino Bovalino 62 MA CHE STORIA È QUESTA? 84 IL POPOLO DEL RESTAURO di Ilaria Ravarino 34 DALLA FICTION AL SERIAL di Cristiana Paternò 15 DELLO PSICOLOGO di Andrea Guglielmino SVELANDO IL DETTAGLIO 64 NASCE “CREDITS”, ANNIVERSARI OSCURIAMO IL DESIDERIO 36 GENERAZIONE “FANDOM” UN MAGAZINE CHE di Paolo Crepet di Elena Costa RACCONTA LE STORIE DAI TITOLI DI CODA 86 A 50 ANNI DA SOVVERSIVI 16 DEL FILOSOFO 38 PUNTATE DI CINEMA di Angelo Astrei L’IMPERO DEI NON SENSI di Serena Catalano 87 CHE FARETE ALLA di Andrea Gropplero RICORDI MIA MORTE, POVERI di Troppenburg 40 PRO THE YOUNG POPE GATTINI CIECHI? 66 A CINQUANT’ANNI IL PIACERE DELLA  di Nicole Bianchi 17 DEL MASSMEDIOLOGO LENTEZZA DALLA MORTE DI TOTÒ PENULTIMO TANGO di Gianni Canova PARLA COME BADI! A PARIGI 90 BISOGNAVA SPACCARE IL di Gianni Canova VETRO E FERIRSI LE MANI di Luca Mastrantonio 41 CONTRO THE YOUNG POPE Intervista a Paolo UN GUITTO DELLA e Vittorio Taviani 18 DELLA CRITICA CONSERVAZIONE RACCONTI DI CINEMA CINEMATOGRAFICA di Francesco Alò TOGLIETE LA CENSURA, 68 REDEZ << L’ORRORE PUNTI DI VISTA NON SERVE PIÙ 42 SENZA OFFESA, POTREMMO di Andrea Guglielmino di Mariarosa Mancuso OSARE DI PIÙ 92 SESSO PRECARIO di Marco Mele NELLA TECNO MUTAZIONE 19 DEL CRITICO RE-PRINT di Franco Berardi - Bifo CINEMATOGRAFICO 44 CINEMA E TV, 70 BIS DELLA DONNA FATALE UNA PROMESSA CONVERGENZE PARALLELE DI LEA SCHIAVI, DI AMPLESSO di S. C. DA “CINEMA 96 BIOGRAFIE di Mario Sesti ILLUSTRAZIONE”, Interviste a N° 5, 2 FEBBRAIO 1938. Ernesto D’Argenio di Andrea Mariani Ludovica Ferrario Michele Astori Luisa Cotta Ramosino SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano

Chi ha preso il loro posto nel cinema italiano di oggi? La mia sensazio- ne è che quella eredità non l’abbia raccolta nessuno. Troppo perbene, il cinema italiano di questi anni, per fare i conti con il sesso. Troppo pulito, razionalizzato, moralista, addomesticato. Del sesso tutti parla- no (in certi film non si parla d’altro…), ma nessuno lo fa. La chiacchie- ra sul sesso è inversamente proporzionale alla sua visibilità: tanto più è argomento ossessivo di conversazione, e di sfacciata ostentazione, tanto meno lo si pratica e lo si vede. Perché? Forse perché la necessità di rendere il cinema “compatibile” con le Sono per un sesso espanso e sudaticcio”, faceva dire esigenze di messa in onda della Tv, con le fasce protette, con il gusto “ Nanni Moretti al suo personaggio in Ecce Bombo (1978). di un pubblico familiare (ma esiste, un pubblico familiare?) sconsi- Nella sua dichiarata autoironia, la battuta coglieva l’eu- glia operazioni troppo spregiudicate e rende impraticabili operazioni foria sessuale degli Anni ‘70 e ne sorrideva, relegando il produttive come quelle che in passato – nel glorioso passato del no- fantasma della sessualità nelle onanistiche sedute di autocoscienza stro cinema – hanno consentito la realizzazione di film eroticamente della generazione nata negli Anni ‘50. Non sapeva, Michele Apicella, estremi come Ultimo tango a Parigi di Bertolucci o la Trilogia della vita che quaranta anni dopo la sua “aspirazione” al “sesso espanso” si sa- di Pasolini? Oppure perché sono gli attori a sottrarsi, per evitare di es- rebbe rovesciata esattamente nel suo contrario: nel cinema italiano sere bollati con la “lettera scarlatta”, o perché “recitare” una scena di di oggi il sesso più che espanso è contratto e compresso, e quanto al sesso è più impegnativo che fare una scena in cui parli di sesso mentre sudore – nell’epoca del deodorante elevato a canone estetico – non ceni con gli amici? O sono registi e sceneggiatori ad evitare Eros, un ce n’è proprio più traccia. Il panorama erotico del cinema italiano po’ perché poco interessati, o perché anaffettivi, o perché timorosi di contemporaneo è alquanto desolante: dominano i vuoti, le assenze, turbare qualcosa o qualcuno? Forse, un po’ tutte queste cose insieme. le mancanze. Anche quando ci prova, a raccontare la sessualità, e a Ma con l’aggiunta di quella che a me pare una questione di fondo. Che metterla in scena, il cinema italiano contemporaneo (e forse non solo è una questione di sostrato culturale. Come ha ben dimostrato Sergio quello italiano….) lo fa fra mille impacci, titubanze, ritrosie. Quando Givone nel suo Eros/Ethos (Einaudi), sia il mondo classico sia il cri- vedo certi goffi tentativi di inscenare il sesso nel cinema di oggi sono stianesimo hanno sempre pensato l’etica in opposizione a Eros e co- preso – spesso – da folate di nostalgia. Mi accorgo ad esempio che mi munque attraverso il concetto di dominio delle passioni, di cui quella manca Alberto Lattuada, per la sua naturale capacità di rendere eroti- erotica è sempre apparsa fra le più minacciose. Viceversa l’erotismo co anche l’atto del bere un bicchier d’acqua, e per la spudorata legge- si è costantemente configurato come esperienza di libertà da quei rezza con cui ha saputo trasferire anche in un contesto come quello vincoli morali e sociali che sono costitutivi di ethos. Che derivi da qui, italiano l’archetipo novecentesco della ninfetta o della lolita. Ma mi da questa storia e da queste radici, la diffidenza del nostro cinema di manca anche Marco Ferreri, con quel suo sguardo affilato come un fronte al sesso? Dalla paura della minaccia di una pulsione che sfugge bisturi e affondato con lirico cinismo dentro le maschere che nascon- al controllo? Che scardina e rompe? Non è un caso che il sesso sia tol- dono la vera natura della carne e le pulsioni inconfessabili della ses- lerato e anche vezzeggiato nel porno (Rocco Siffredi Superstar), dove sualità. Mi manca la capacità che ha avuto Liliana Cavani di usare il è recintato come un quartiere a luci rosse in certe città nordeuropee, sesso come strip tease del potere. Mi manca – e lo abbraccio, perché so ma sia invece eluso e rimosso nel resto dell’immaginario filmico. In- che mi leggerà – il grande Tinto Brass e la sua golosa monellesca e gau- somma: nel ghetto del porno sì, fuori dal ghetto no. Perché? Questo dente felicità nel rappresentare il piacere: quello puro, disinteressato, numero di 8½ si interroga su questa contraddizione. Su questa rimo- biologico, carnale. Mi manca la sua venerazione per il gluteo come for- zione. Lo fa coinvolgendo punti di vista e saperi diversi, nell’auspicio ma simbolica di un’estetica callipigia e la sua divina indifferenza per di contribuire a capire meglio i fantasmi che nutrono non solo il no- gli adepti del sesso maledetto proibito punitivo trasgressivo. Mi man- stro cinema, ma anche il nostro immaginario individuale e collettivo. ca Laura Antonelli, per la sua generosa prodigalità nel nutrire anche i fantasmi più voyeuristici del sesso. E mi mancano le vestali di quello che un tempo era detto con disprezzo il pecoreccio all’italiana (le Gloria Guida e le Carmen Villani, le Edwige Fenech e le Anna Maria Rizzoli) e che oggi – a fronte della disinfezione asettica della carne – sembrano dee di un tempo felice che non c’è più. SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 4 - 5

VEVEDI NUDO? di GIANNI CANOVA

Nel cinema italiano contemporaneo la chiacchiera sul sesso è inversamente proporzionale alla messinscena della sessualità.

Tanto più si parla di sesso (e spesso non si parla d’altro), tanto meno lo si pratica. Perché? Da dove nasce la rimozione di Eros nella maggior parte dei nostri film? di ALBERTO CRESPI

arlo Lizzani, nella sa di che parla, e lo sa benissimo sua fondamentale anche Alessandro Blasetti, autore C Storia del cinema ita- del film. Per la prima volta negli liano pubblicata da anni del fascismo, il cinema italia- Parenti Editore nel 1961 e poi più no comincia a materializzare sullo volte ristampata, li chiama “furori schermo i fantasmi erotici del suo dionisiaci”. Si riferisce a La cena pubblico, o di una parte sostan- delle beffe, il celeberrimo film del ziale del suo pubblico, quella che i 1942 in cui, per la seconda volta registi conoscono di prima mano: nel cinema italiano (poi parle- la piccola borghesia passata intat- remo della prima), si intravede ta, con tutte le sue meschinità e le per alcuni secondi un seno nudo: sue frustrazioni, dall’Italia umber- quello di Clara Calamai, destinata tina a quella mussoliniana. “Una di lì a poco a interpretare un ruolo società pigra, sorda, annoiata da sensuale e conturbante nel film una parte, e i suoi sogni impossibi- padre del neorealismo, Ossessione li e irrealizzabili dall’altra”, scrive di Luchino Visconti (1943). Lizzani mettendo a paragone i film “realistici” di Blasetti, come Quat- Lizzani aveva già capito tutto. L’e- tro passi tra le nuvole, e quelli in co- spressione “furori dionisiaci” suo- stume, come appunto La cena delle na come un simpatico eufemismo, beffe o La corona di ferro. Quest’ul- a proposito delle atmosfere rina- timo, del 1941, è in realtà il primo a scimentali e licenziose – diciamo mostrare per un attimo una tetta pure “boccaccesche”, visto che nella storia del nostro cinema: siamo a Firenze e si parla di burle – l’onore e l’onere spetta a Vittoria create da Sem Benelli. Ma Lizzani Carpi, 24 anni, padovana. Perché SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 6 - 7

tagonisti ritratti (Marisa Allasio e Maurizio Arena si abbracciano, QUANDO lui è a torso nudo, lei in bikini). Il medesimo manifesto si guadagna lo sdegno di Papa Pio XII e la con- danna in occasione dell’udienza accordata ai 170 parroci di Roma I FURORI il 5 marzo 1957. Non c’è da stupirsi che l’Italia ab- bia poi mandato al rogo Ultimo tango e, per motivi non solo di “pu- DIONISIACI dore”, Salò. E non dimentichiamo gli scandali e i sequestri che han- no ripetutamente colpito autori sua volta. Si capiscono subito come Ferreri, Samperi, Bolognini, due cose che per il pubblico del Fellini, Antonioni… È fin troppo DAVANO 1943 sono sconvolgenti. La prima: facile ribadire che siamo il paese quei due andrebbero a letto nel del Vaticano. Lo siamo, come no? giro di dieci secondi, se potesse- Ma siamo anche un paese sen- ro. La seconda: il regista è attratto za una vera borghesia matura e da lui, non da lei. La cena delle beffe intellettualmente consapevole. SCANDALO è vietato ai minori di 16 anni; Os- Almeno al cinema, l’erotismo è sessione passa per le maglie della una questione di classe sociale. censura anche perché esce in un Noi siamo il Paese dove i maschi tutti ricordano la Calamai? Risposta abbastanza facile: la Carpi non anno, il 1943, in cui c’è altro a cui andavano di nascosto al cinema era una diva, il suo ruolo in La corona di ferro è brevissimo, il nudo è in pensare, ma diventa subito un a vedere Moana Pozzi e dove, 23 realtà un “vedo e non vedo” perché è semicoperta da un velo in una film “maledetto” e cambia radi- anni dopo la sua morte, una mul- scena di tortura in cui è legata per i polsi; la Calamai invece è un nome calmente il modo di concepire il tinazionale come la Disney pensa eminente dello star-system fascista e il seno le viene scoperto da un cinema nel nostro Paese. bene di cambiare il titolo di un gesto violento e virile al tempo stesso. In altre parole: la prima scena proprio cartoon da Moana a Ocea- quasi non si nota, la seconda è indimenticabile. Per parlare di film che danno nia. L’hanno capito anche alla Di- scandalo, sarebbe fin troppo fa- sney, quanto siamo (ancora) bac- Per passare dai sogni proibiti della piccola borghesia, talmente esan- cile arrivare subito a Pasolini o a chettoni: faremmo bene a capirlo gui e inconfessabili da richiedere un’ambientazione nel passato Bertolucci, al Decameron o a Ul- anche noi. (come se l’Italia già reclamasse i “decamerotici” diventati di moda timo tango a Parigi. Forse è molto negli anni ’70), all’erotismo ruspante e per nulla represso delle classi più istruttivo ricordare che Totò popolari ci vuole un aristocratico: Luchino Visconti. Non si vede nul- cerca casa, nel ’49, viene vietato la, in Ossessione, ma si capisce fin troppo. È impressionante rivedere ai minori di 16 anni con l’ordine la scena in cui Massimo Girotti di tagliare “un nudo di donna in e Clara Calamai si vedono per silhouette”, e che nel 1953 Totò e la prima volta. Lui è al bancone Carolina viene massacrato (e reso dell’osteria ed è sempre stato incomprensibile) perché è incon- Dal seno inquadrato solo di spalle, lei è cepibile che un poliziotto e una ancora invisibile ma la si sente prostituta possano provare uma- denudato cantare “fiorin fiorello l’amore na solidarietà l’uno per l’altra. O di Clara Calamai è bello…” nel retrobottega. Lui che nel 1957 il manifesto pubbli- segue la canzone, che è un vero citario di Poveri ma belli viene se- ai “decamerotici” e proprio “richiamo del ma- questrato in considerazione dei passando per schio”, e va di là: la macchina “costumi succinti” e delle “pose da presa sta dietro di lui, inqua- offensive al pudore” dei due pro- Ultimo tango dra la sua schiena possente che impalla l’attrice, della quale si a Parigi ma vedono solo le gambe scoperte anche per Totò (è seduta sul tavolo, le gambe ondeggiano penzoloni). Primo e Carolina. piano di lei (macchina fissa) che alza gli occhi, lo vede appe- Siamo o non na, li abbassa, li rialza e lo fissa; siamo il Paese primo piano di lui (carrello in avanti, a sottolineare l’empa- del Vaticano? tia) che la guarda sornione a (SE)(SE) C’È,C’È, NONNON SISI

Un processo di imborghesimento VEDE ha investito VEDE il nostro cinema dagli Anni ‘80 a oggi. Poche le eccezioni, da Paolo Franchi di BEATRICE FIORENTINO a Matteo Garrone. SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 8 - 9

e il sesso c’è, non si vede. Per lo meno non sui nostri S schermi. Le allusioni, quelle piuttosto non mancano. E basta un’occhiata alle commedie pecorecce nostrane per averne conferma. Le corna, in quell’ambito, van- no ancora forte, come le scollature in cui l’italico maschio è sempre pronto a tuffarsi incurante delle conseguenze. Roba da Drive In, però, da “libidine pazzesca”, piena zeppa di cliché poco eccitanti e più vici- na, come eredità, al Bagaglino, che a un’estetica soft-core più raffina- ta. Per di più, in declino. Perché le avventure sexy dei Cinepanettoni e i Casanova da strapazzo, hanno progressivamente fatto i conti con una Nymphomaniac opponiamo le avventure erotico-sentimentali di l’affermarsi di una nuova icona del “bravo ragazzo” che ha il volto de- Melissa P., e sono davvero pochi gli autori che, nonostante tutto, cer- gli Zalone e dei Siani, è ingenuo, maldestro, inadeguato e più incline cano di riportare il sesso al centro della narrazione. Il più delle volte alla conquista della donna ideale che a collezionare notti brave sotto tocca accontentarsi di scene sparse qua e là, frame destinati a susci- le lenzuola. Niente “sessomatto”, né infermierine in giarrettiera, finita tare un certo clamore solo per il fatto di “mostrare”. Come i rapporti anche l’era dei decamerotici e le glorificazioni per l’oggetto di culto clandestini tra Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher in Cosa voglio nel provocatorio universo di Brass e Samperi (ora pudicamente ribat- di più, l’amplesso furioso di Nanni Moretti e Isabella Ferrari in Caos tezzato “lato B”). Impensabile, ai giorni nostri, finire in tribunale per calmo o altre sequenze dello stesso tenore, tanto più piccanti quanto aver offeso il comune senso del pudore. Perché il sesso, quello carnale, alto è il tasso di perbenismo nello sguardo di chi osserva. In questo cli- fatto di corpi nudi e bagnati, selvaggio e lussurioso o mollemente lan- ma di conformismo diffuso, dove si oscilla tra la rimozione e una for- guido, sembra definitivamente relegato off-screen, in una dimensione ma di estemporanea sensualità decadente, fa notizia il caso di Paolo ectoplasmatica, costantemente evocato ma raramente esibito. Come Franchi, contestato a Venezia nel 2007 per un fotogramma di Nessuna se gli amplessi si consumassero all’interno di una camera sprovvista qualità agli eroi in cui si intravede l’erezione di Elio Germano, e a Roma del buco della serratura da cui poter sbirciare. E questo limite non in- nel 2012, quando E la chiamano estate - definito con qualche ironia “lo combe solo sul genere “erotico” tout court, di fatto eclissato dal pa- Shame italiano” - vinse il Festival Internazionale del Film di Roma se- norama del cinema italiano in ogni possibile declinazione, ma soprat- polto dai fischi. Se ne parlò male, anzi malissimo. Ma al di là degli esiti, tutto sulle accezioni più metaforiche del sesso. È questo il segnale più va registrato come sensazionale il fatto di aver preso il sesso, per di più eclatante del processo di imborghesimento che ha investito il nostro in una visione tutt’altro che pacificata, come tema principale del film. cinema dagli Anni Ottanta a oggi, rifugiato in una dimensione intimi- Un sesso malato, sporco, sintomo della fragilità di un uomo disperato sta, autoreferenziale, sostanzialmente innocua. Se negli Anni Settanta che cerca nell’eros un modo per punirsi o magari superare i traumi del si faceva ricorso a immagini trasgressive e disturbanti, spesso associa- passato. Sesso come espressione di un malessere esistenziale. Poi, so- te a un’idea di dominio e di potere, per trasmettere un messaggio dalla prattutto, c’è Luca Guadagnino. Non a caso più apprezzato all’estero forte connotazione politica, oggi bisogna ringraziare Stefano Sollima che in patria, un po’ per l’eleganza formale e un po’ per una sorta di se - eccezionalmente - la corruzione di Mafia Capitale trova degna pregiudizio difficile da scalfire, nonostante il suo percorso autoriale, rappresentazione in una sequenza di Suburra: quando l’onorevole da Melissa P. fino a Call me by your name (in mezzo, Io sono l’amore e The Malgradi, che ha il volto di Pierfrancesco Favino, si intrattiene con due Bigger Splash), sia via via evoluto verso forme esteticamente sempre giovani “escort” in una stanza d’albergo, prima di uscire nudo sul bal- più calibrate, intense, mature. Più che il sesso in senso stretto, a Gua- cone a urinare “simbolicamente” sulla città. Perfetta sintesi dell’era dagnino interessa indagare la natura del desiderio e le dinamiche della del bunga bunga che merita un applauso. Per quanto efficace, tuttavia, seduzione in un milieu alto borghese, con una forma più vicina che si tratta di un caso pressoché isolato. Perché a differenza di altre cine- mai, oggi, alla lezione bertolucciana e a un certo gusto per il cinema matografie più libere di esplorare la sfera dell’eros, il cinema italiano francese di Renoir e Rivette, Rohmer o Téchiné. Simile, per sensibilità contemporaneo pratica solo il “sesso occasionale”, sporadico, inof- e raffinatezza, anche l’approccio di Ferdinando Cito Filomarino, che fensivo, quasi sempre fine a se stesso. Ai sei minuti di gemiti di Adele nel suo bel film d’esordio Antonia punta tutto sull’erotismo vitale e a ed Emma in La vie d’Adèle, l’Italia risponde con le architetture d’interni fior di pelle della protagonista, la poetessa Antonia Pozzi, per esprime- e i teneri abbracci della coppia Ferilli-Buy di Io e Lei, ai diari estremi di re le inquietudini che l’hanno accompagnata alla prematura morte. Il climax è una scena che sfiora l’autoerotismo, quando la giovane don- na si contorce nel letto sulle note della canzone di Piero Ciampi Va. Rappresenta infine un caso a parte Matteo Garrone, il più dark dei nostri cineasti, senz’altro tra i più interessanti. La sessualità morbosa, presente sia in Primo Amore che ne L’Imbalsamatore, assume forme di deviazione psicologica, prima che fisica. Ma ancora più del sesso per lui conta il corpo, e più del corpo, il processo di “metamorfosi”, vera e propria ossessione del regista partenopeo. Una trasformazione di na- tura kafkiana, presente in ogni sua opera, requisito indispensabile per riuscire a sopravvivere e ad amare. Nonostante le eccezioni, nell’Italia ancora troppo cattolica dell’era post-Berlusconiana, il cinema sembra aver smarrito la via della liberazione sessuale. Bisognerebbe gettare il cuore oltre l’ostacolo e provare a recuperare l’ispirazione scandalosa e rivoluzionaria dei Pasolini, dei Bertolucci e delle Cavani. Ma, prenden- do atto della situazione, persino la sessualità “espansa e sudaticcia” vagheggiata da Michele Apicella potrebbe bastare. PANETTONE ALLA PAPRIKA (NON PICCANTE) di ROCCO MOCCAGATTA SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 10 - 11

I film del “genere natalizio” più pop e longevo del cinema italiano non parlano che di sesso, ma non lo fanno mai…

om’è noto, la migliore e più arguta teorizzazione sul Ci- carica nell’epoca aurea del genere), trovasse una perfetta esemplifica- nepanettone non va cercata in saggi e trattati (peraltro ce zione nell’asse De Sica/Boldi, non si può certo dire che almeno la pars C n’è solo uno, scritto da uno studioso inglese…). Infatti, in construens (o scopans) abbia mai legittimato la pur minima apertura a Boris-il film, lo spin off cinematografico della serie cult di qualche trasgressione, soprattutto nella messa in scena. Il Cinepanet- Sky - dove imperversa un plausibile Natale al Polo Nord, a base di orsi tone restava casto e puro, a dispetto di quello che prometteva: magari polari sodomizzatori, pesci che finiscono laddove non batte il sole, metteva la bonona di turno in mostra fin nei flani e nei trailer, però poi bonazze seminude e scoregge a getto continuo - il direttore della foto- era ben consapevole di dover tirare il freno e la buttava in farsa, nep- grafia Glauco Benetti (Giorgio Tirabassi) si produce in una lezione-te- pure troppo scollacciata (oltretutto, già con una sorta di spostamento orema tutta incentrata sul concetto del sesso come primum movens interno verso una commedia più fine, nei limiti del genere, nel 2004, a del filone. “Le tette nel sono come l’utopia di Galeano. partire da Christmas in Love). Che, a sua volta, è come l’orizzonte. Più ti avvicini, più si allontana. A Insomma, al Cinepanettone è possibile attribuire non tanto il man- che serve l’orizzonte/utopia, allora? A camminare. E le tette a che ser- tenimento di una zona franca di erotismo e di messa in scena della vono? A sbigliettare, a incassare, a fare i soldi”. sessualità, sia pure in forme goliardiche e involute/di retroguardia All’interno di questo appuntamento tradizionale e longevo del nostro (come nella commedia sexy Anni’70 dei Martino, dei Cicero e dei Lau- cinema (oggi ufficialmente defunto, almeno nella sua versione clas- renti), quanto piuttosto la riconferma di un cinema italiano sempre sica, dal 2011 di Vacanze di Natale a Cortina), nel tempo configuratosi più de-sessualizzato e de-erotizzato che lancia il sesso e nasconde la anche come rendicontazione annuale dell’italianità, il sesso finiva per mano (ma neppure in tasca per masturbarsi). essere una sorta di convitato di pietra. Continuamente citato, alluso, Semmai, lateralmente, è interessante osservare come il Cinepanet- evocato (anche nell’onomastica: i cognomi dei personaggi di De Sica tone abbia esibito spesso una vera e propria “mostrificazione” della sono del calibro di Ciulla, Trivellone, etc.), persino gridato (la battu- sessualità, con toni quasi porno-horror: certe coppie disturbanti e vo- taccia: “A Iside, famme ‘na pompa!” in SPQR, addirittura montata nel lutamente extreme (DeVito/Capotondi in Christmas in Love, ma già De trailer, tra lo sdegno di molti), ma poco o nulla consumato, e soprat- Sica/Orfei in Vacanze di Natale’90, primo vero esemplare ufficiale del tutto rappresentato. filone), l’insistenza su alcune fisicità non apollinee (Boldi, certo, ma Quindi, il Cinepanettone (inteso in senso lato, non solo le Vacanze anche e soprattutto Ceccherini), il tripudio scriteriato di situazioni li- e i Natale a, ma pure gli SPQR, Paparazzi, A spasso nel tempo, con Bol- mite (su tutte: Bruno Arena dei Fichi d’India che emerge dal culo di un di&DeSica al centro, fino ai Matrimonio a… del solo Boldi) è (stato) tacchino in Merry Christmas, e più in generale l’incrudelire scatologico un eterno adolescente che sul sesso e sull’erotismo si è sempre e solo costante, dove i genitali hanno più una connotazione escrementizia sfogato verbalmente e gestualmente. Chi scrive, qualche anno fa, ten- che sessuale) si possono spiegare solo fino a un certo punto con il gu- tò una sorta di repertorio della gestualità nel genere, trovando che i sto della clownerie e dello slapstick. E hanno fatto scuola, come dimo- gesti (rectius gestacci) più ricorrenti nei film erano sempre e inequi- strano molte commedie (non solo) demenziali hollywoodiane recen- vocabilmente a sfondo sessuale, tra la goliardia e la cattiva educazio- ti, tra succhiate di testicoli, getti spermatici elefantiaci e peni sbattuti ne, con una sorta di primato per la famigerata “mano che stantuffa” a in faccia ormai ben oltre la soglia del mostrabile tollerata in qualunque intendere copule scatenate. Una continua e ribadita predisposizione altro genere, alla fine più estreme (e più sessualmente costipate) dei sessuale che non risparmiava niente e nessuno, senza, però, trovare tanto vituperati Cinepanettoni. quasi mai una felice catarsi, condannata allo scacco, o comunque al detour imprevisto (Boldi e De Sica incastrati analmente sotto la doccia in Vacanze di Natale ‘95), quando non all’autoparodia innocua (Siffredi nel cast di Matrimonio a Parigi, giusto per consentire calembour verbali tra torri di diversa natura). È evidente che anche in questa materia il Cinepanettone avesse am- bizioni tassonomiche: nei suoi cast ricorrevano, anno dopo anno, corpi e volti in cima ai desideri degli italiani, spesso di estrazione ca- todica (con una netta prevalenza per i desiderata maschili; ma c’è stato spazio anche per Luke Perry di Beverly Hills 90210 e per Ron Moss di Beautiful), mode e manie (il viagra, il toy boy, le milf, le cene elegan- ti, …). E, benché la contrapposizione tra attori comici che scopano e che non scopano, sostenuta da (tra gli sceneggiatori in L’ITALIA È (ANCORA) IL PAESE DOVE SONO TUTTI MASCHI?

di MARCO SIMON PUCCIONI SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 12 - 13

Il cinema italiano non ha quindi contribuito molto nella mia for- Il cinema, ad esempio, può porta- mazione in questo campo, ma nel re conforto ad un adolescente (ma mio lavoro da regista, sceneggia- anche ad un adulto) che sta fati- tore e da produttore occasionale cosamente riconoscendo la sua Un discorso a parte nella mia for- ho inteso il corpo e la sessualità a sessualità è una preferenza sessuale e farlo sentire mazione meritano due piccoli film come mezzo di ricerca di amore L forza potente nelle meno solo. Il sesso spesso crea underground degli albori del cine- e senso, a volte, spogliandolo di nostre vite e la sua imbarazzo e la sessualità omoses- ma glbt che mi hanno colpito, pur tutti gli orpelli e le finzioni, come rappresentazione, suale deve spesso scontare anche senza dialoghi, come Pink Nar- espressione di spiritualità ed esta- sia quando è visibile che quando è il disgusto che viene instillato e cissus (1971) di James Bidgood, o si. Scene eterosessuali oniriche celata nella scena, è uno degli assi manifestato sin da ragazzi e che è totalmente muti, come Un Chant erano ben presenti nel mio esor- portanti del cinema perché vede- spesso alla base del bullismo omo- d’amour (1950) di Jean Genet. Il dio Quello che cerchi, ma il mondo re è anche voyeurismo e un film fobico nelle scuole. film del grande autore francese glbt era presente nel padre che ha può entrare in contatto con la no- rappresenta l’omosessualità in cambiato sesso e dal clima omo- stra parte più profonda e segreta, Posso testimoniare come il cine- una situazione carceraria (Ge- erotico tra i protagonisti. Domina quella che abbiamo difficoltà a ma mi abbia accompagnato nella net era spesso ospite delle patrie la totale nudità femminile in Sell mostrare in pubblico, come ap- crescita e nella serena accetta- galere) ed è un inno alla libertà e your Body, Now! e quella maschi- punto la sessualità. zione della mia omosessualità e all’amore tra uomini di fronte allo le in Corpo immagine, ma il sesso poi nella consapevolezza dei miei sguardo desiderante e impotente resta nell’aria come desiderio Con alcune eccezioni come il ca- diritti. Appena adolescente, ancor dei sorveglianti. Pink Narcissus, temuto e inespresso. In The Blue polavoro Una giornata particolare, prima di far coming out a me stes- con l’aiuto di immagini acide e Fiction, un uomo gay e una don- in passato quasi mai i personaggi so, ho visto una serie di film tra la oniriche, accompagnato dall’in- na passano le notti piangendo lo omosessuali sono stati protago- fine degli Anni ‘70 e l’inizio degli quieta musica di Mussorgsky, rac- sconosciuto che entrambi amano nisti di pellicole nostrane e solo di ‘80 che mi hanno segnato e for- conta del viaggio delirante di un e i loro corpi si sfiorano senza toc- recente si può parlare di una timi- mato. Le prime immagini sul tema adolescente nel bosco popolato carsi. L’omosessualità femminile da apparizione di un cinema glbt che mi porto dentro le ho trovate di fantasmi dell’erotismo gay, per si presenta nella sua eccezionale italiano. Una causa si può ricerca- nei film di Liliana Cavani Il portiere arrivare finalmente ad accettarsi e normalità in Riparo, dove essere re nella particolare forma di omo- di notte e Al di là del bene e del male, a vivere la propria omosessualità. lesbica confligge con la cultura fobia italiana che, a differenza dei in quelli di Visconti Morte a Vene- dell’ospite della coppia. L’amore Paesi nordici, non si è mai mani- zia, Ludwig, La caduta degli Dei o ne Se però vogliamo parlare del sesso è invocato, ma strappato violen- festata con leggi punitive, ma con Gli occhiali d’oro di Montaldo: era- come argomento centrale della temente da Armida Miserere in il disconoscimento dell’esistenza no film importanti, di forte impat- vita delle persone e della bellezza Come il vento e il suo corpo resta stessa di gay e lesbiche. Quando to visivo e grande mano autoriale, destabilizzante e ludica dei cor- solo e desiderante. Sesso invece al durante il fascismo si discuteva ma, da affreschi sulla decadenza o pi nell’atto sessuale, il film che centro dell’azione nel nuovissimo se inserire nel codice penale un sulla follia totalitaria, rappresenta- meglio la rappresenta è Shortbus film Sex Cowboys di Adriano Giot- articolo che punisse gli atti omo- vano l’omosessualità con lo stesso (2006) di John Cameron Mitchell, ti, che ho sostenuto da produttore, sessuali si decise che non ce n’era fascino oscuro e maledetto. film che comprende un po’ tutti i dove due giovani sono presi dalla bisogno perché in Italia sono tutti tipi di sessualità, in una New York furia dell’accoppiamento e poi maschi e l’omosessualità non è un Un effetto più liberatorio hanno raccontata come una favola in confrontati con l’alienazione del problema che riguarda gli italiani. avuto film meno epici, ma più cui i personaggi non rinunciano a sesso on demand della Rete. Vi vicini alla psicologia di un gio- scavare in corpi e relazioni. L’ini- troverete anche una scena di ses- Se protagonisti gay, lesbiche, bi- vane in cerca di risposte, come zio del millennio è distinto dall’e- so gay, ma soprattutto vedrete in sessuali e transgender sono poco Another Country (1984) di Marek splosione delle serie tv ad alto azione i corpi di un uomo e di una frequenti, la rappresentazione Kaniewska o Maurice (1987) di contenuto erotico, tra queste non donna amarsi fisicamente come della loro vita sessuale è quasi to- James Ivory, in quest’ultimo ad si può non ricordare Queer as Folk non capita più in un film italiano. talmente assente nelle storie che esempio il protagonista immerso (1999-2000), tuttora impensabile vengono raccontate, eppure una nel clima repressivo dell’Inghilter- o almeno improbabile nel panora- scena di sesso, inserita nello svi- ra eduardiana riesce ad accettarsi ma televisivo italiano. luppo di una storia, legata all’inti- per quello che è. My own private mità dei personaggi, ha una poten- Idaho (1991) di Gus Van Sant, che te funzione poetica e rivelatrice. ha per protagonisti due “marchet- te” come River Phoenix e Keanu Reeves, va oltre il coming out, alla ricerca di un senso della vita. l geniale Carmelo Il filosofo Roberto Esposito ha I Bene, riflettendo affermato che l’intero pensiero sull’erotismo, intuì italiano, fin dalle origini, è un pen- come esso fosse siero del conflitto. Traslando tale il luogo del desiderio, una ricerca SCHIAVI riflessione non si può che notare ossessiva mirata a placare un’ur- come il cinema erotico italiano genza. Il porno, al contrario, era abbia esaltato, fin dalle origini, le da lui pensato come l’eccesso del dinamiche sensuali presenti nelle desiderio che si drammatizza con varie tipologie dei micro-conflitti un dissolvimento dell’io che divie- DI UN quotidiani e celate all’interno dei rapporti di potere, dal più bana- le studente-insegnante a quello incestuoso padre-figliastra. Una provocazione ci porterebbe a far corrispondere la crisi dell’ero- GODIMENTO tismo alla crisi delle istituzioni riconosciute come i luoghi del potere (Politica, Chiesa, Scuola). Il racconto cinematografico del desiderio è stato inoltre sacrifica- ASETTICO to in nome di una narrazione della crisi del nostro Paese, uno stato ne un oggetto non più desideran- La pornografia si conforma me- di NUCCIO di eccezione permanente che si è te, ma meccanico, che si compiace glio dell’erotismo alle dinami- GUERINO combinato con una nuova ondata come oggetto fra gli oggetti. che dell’attuale contesto sociale: BOVALINO* moralizzatrice travestita da opera È affascinante pensare l’erotismo presentano simili tipicità come il di liberazione e di civiltà. come l’intelligenza del corpo. La mascheramento, la perdita di se In generale, la crisi dell’erotismo è pornografia, che ha invaso ogni stessi, l’irresponsabilità, la veloci- infine frutto del depotenziamen- ambito della nostra quotidianità, tà. La rappresentazione mediatica to dell’elemento su cui si regge è viceversa la sublimazione della del sesso è ormai fagocitata dalla l’erotismo, la trasgressione. La nostra parte irrazionale che irrom- pornografia online, una ragnatela normalizzazione del desiderio, un pe sui nostri computer e sui no- che imbriglia i nostri desideri e ci ossimorico miscuglio composto stri smartphone. Il porno ci abita rende soggetti in un perenne stato dalle lotte per ottenere i più di- come fossimo barbari acefali, pri- di eccitazione apatica, schiavi di sparati diritti sessuali e una forma vandoci di un ruolo, di una identi- un godimento asettico. di neo-puritanesimo post-fem- tà, di un riconoscimento. L’eroti- Il cinema è una incarnazione im- minista, ha reso ciò che ci eccita smo è da noi abitato come fosse la palpabile del reale, quindi esso un dovere e ha spento lo slancio stanza dove si incontrano i sensi e inscena l’erotismo, così come vitale che è generato da quella la ragione. Nella vita reale esso è la ogni altro aspetto del sociale, rap- sensazione che ci spinge verso la sensatezza della carne che deside- presentandolo come lo fiuta. Il soddisfazione di un diritto intimo ra, è un tragitto sinuoso, una lenta cinema italiano, nello specifico, da conquistare e da gustare nell’o- costruzione. Ciò che l’erotismo è stato caratterizzato dalla messa scenità, ossia fuori dalle scene. richiede è infatti la pazienza e una in scena di un erotismo legato alle razionalizzazione del desiderio. La tentazioni che irrompevano nella pornografia, al contrario, impone vita quotidiana nell’ambito della *ricercatore presso l’istante che diviene il nucleo di un famiglia, in quello scolastico o in l’Unistrada di Reggio Calabria tutto che deflagra in un gesto. quello ecclesiastico, per esempio. e il Ceaq Sorbonne di Parigi

Il punto di vista del sociologo SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 14 - 15

Il punto di vista dello psicologo SVELANDO IL DETTAGLIO OSCURIAMO IL DESIDERIO di PAOLO CREPET

a quando è nato il cinema riflette la nostra vita e vicever- no non riesca più a trovare alcuna ispirazione dal sesso. La risposta, io D sa. Negli Anni ’60 l’Italia stava sperimentando la prima li- credo, è semplice: perché esso non caratterizza più la nostra società. bertà sessuale. Eravamo (e siamo ancora per molti versi) Rimane qualche lembo di curiosità legata alla trasgressione digitale, un Paese cattolico e sessuofobico e, come accadde con ma anche questo è destinato a essere liquidato in poco tempo. Perché? il proibizionismo che aumentò il consumo di alcol, non appena il si- Perché per la prima volta dopo secoli possiamo dire che il sesso annoi, pario dell’ipocrisia sessuale si abbassò, tutti sembrarono inebriati da sia ripetitivo, prevedibile, scontato. Il sesso ha perso il suo segreto, ed quella inusitata libertà. è morto. Gli assassini sono i vecchi e i nuovi media che l’hanno spal- Dalle gemelle Kessler a Bella di giorno, la televisione e il cinema documen- mato ad ogni ora, svelando il dettaglio, oscurando il desiderio. tarono questa voglia, ingenua, di trasgressione, quasi una piccola sbornia. Tutto ciò che si evidenzia è volgarità, e troppa volgarità toglie fasci- Sono cresciuto nel Nord Est e non posso scordarmi l’effetto che fece la no. Se una qualsiasi ragazzetta può mostrare il proprio inguine ad un pellicola di Germi, Signore& Signori. Era il 1965 e il boom economico ave- festival della canzone, quel tatuaggio diventa la banalizzazione della va sconvolto quella pax familiaris sotto la quale ardeva il bisogno di fare sacralità erotica, quindi cessa di essere ispirazione. più apertamente ciò che si era da sempre fatto sommessamente: sesso e Un tempo il corpo, più o meno svelato, era delle muse, oggi è quasi goffo tradimenti. La struttura portante della nostra società stava avvertendo i e ridicolo. E l’arte non può prendere ispirazione da ciò che è ridicolo e suoi primi scricchiolii sotto la prorompente forza della libertà. L’Italiet- ridondante. Mezzo secolo fa Ultimo tango a Parigi aveva sfidato la censu- ta piccina e borghese assaporava il fascino della trasgressione, ovvero ra utilizzando l’erotismo per parlare della morte della nostra civiltà: era ciò che si poteva fare oltre che lavorare come bestie. E il cinema non uno sguardo profetico, malinconico, ma rivoluzionario. Oggi una scena poteva che riflettere questa imperturbabile ossessione: dal Sud al Nord, di sesso non può più essere metaforica, non dice più niente. Anche Tin- dalla classe operaia all’alta borghesia, dai signori alle signore. to Brass non cercherebbe più quelle inquadrature, perché non scopri- Qualcuno si chiede come mai, mezzo secolo più tardi, il cinema italia- rebbe nulla. Tutto è stato già detto e girato, malinconicamente. di ANDREA DEI NON GROPPLERO DI TROPPENBURG SENSI

Il punto di vista del filosofo

ualche anno fa, a Q cena con il maestro tra i suoi capolavori titoli come: Quel Bernardo Bertolucci, ho gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta avuto modo di domandargli calda, W la foca, La soldatessa alle grandi ma- come mai non avesse pensato di fare un film novre, dispiegando un immaginario sessuale su L’azzurro del cielo, il capolavoro letterario di strapaesano e da caserma, che ben rifletteva la Georges Bataille. “Ma come? Io quel film l’ho fat- libido repressa della grande provincia italiana. Il ci- to! - fu la sua risposta, al limite dell’indispettito - Ul- nema porno era nato solo pochi anni prima, sul finire timo Tango! Il personaggio di Marlon Brando è pensato degli Anni ’60, tra l’Olanda e la California, come cinema di su Henry Troppmann, (il protagonista de L’azzurro del cielo), propaganda di quella rivoluzione sessuale che attraversava il quello con le unghie sempre sporche… e poi la scena di Maria pianeta e, nella percezione comune di quegli anni, quei film era- Schneider alla finestra con Marlon Brando, nella casa vuota, quella no considerati più scabrosi persino del sesso in sé. è una citazione di Bataille. Tra l’altro, qualche anno dopo l’uscita In principio era il pelo, il pelo pubico femminile, a evocare l’idea del del film, nel 1976, ero a Cannes per presentare Novecento e lì incon- sesso nei film. Oggi nella Rete basta un click sul computer o sul te- trai Nagisa Ōshima, che aveva alla Quinzaine L’impero dei sensi. Gli lefonino per avere le immagini di qualunque modalità del sesso, di chiesi se anche lui, per la scena dei due protagonisti alla finestra, si qualunque perversione, ma quelle immagini sono completamente fosse ispirato a L’azzurro del cielo e mi rispose di sì. Avevamo usato depilate, clean, asettiche, senza pelo. entrambi la stessa scena del libro per i nostri film”. Il cinema degli esordi nasce a carburazione erotica, i primi cineasti Georges Bataille, il filosofo dell’erotismo e della dissipazione, in guardavano dal buco della serratura del viewfinder le ragazze che si quegli anni era un riferimento imprescindibile per gli intellettuali spogliavano esibendo il pelo, i registi contemporanei guardano le ri- e per chi con il cinema faceva cultura, oggi le sue opere non si tro- prese dal monitor, seduti su comode sedie. Chi scrive è convinto che vano più in libreria. oggi ci siano una decina di autori che rendono la cinematografia ita- Negli Anni ’70 l’industria cinematografica italiana era per gran par- liana tra le più interessanti, ma anche che il cinema medio che questo te sostenuta da un cinema medio che faceva di un erotismo tratte- Paese produce sia un lupo stanco che ha perso il vizio e il pelo. È un nuto voyeuristico-onanista il suo cavallo di battaglia. Annoverava cinema vecchio e non gli si rizza più. SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 16 - 17

Il punto di vista del massmediologo

di LUCA MASTRANTONIO PENULTIMOTANGO

e a quasi mezzo sbender, Proviamo con un film d’autore. base di fiction come Game of Thro- S secolo di distan- A verrebberoPARIGI Caos calmo, del 2008, di Antonello nes e True detective che per le scene za fa ancora notizia girati oggi in Ita- Grimaldi. Subissato dal clamore più hot presentano attrici porno, Ultimo tango a Parigi lia? No. Da noi l’eros della scena di sesso con cui Pie- aumentando quell’effetto realtà di Bernardo Bertolucci (1972) vuol è per lo più assente, sia tro (Nanni Moretti) ottiene una di cui ci sarà sempre più bisogno dire che brucia ancora la fiamma come dramma tragico, dove morbosa forma di riconoscenza nell’epoca della post-verità. del rogo cui fu condannato quel cade negli agguati del ridicolo, sia per aver salvato Eleonora (Isabel- film di sesso che non riesce a di- come commedia, dove il sesso è la Ferrari) da un affogamento in Anche le fiction italiane provano ventare amore. Lo alimentano in- un additivo per lo più linguistico. mare. Anche qui, per la posizione, a tenere il passo: ci sono il papa discrezioni, contraddizioni e nuo- Rare le eccezioni, e sempre in le- scattò la sindrome “Penultimo desiderante di The Young Pope di vi dettagli della scena in cui Paul vare, come in La grande bellezza tango a Parigi”: fu vero sesso? Sì, Sorrentino (2016) e la showgirl (Marlon Brando) vìola l’intimità (2013), con una disse l’attrice ai giornali, citando rampante interpretata da Miriam di Jeanne (Maria Schneider). È la sontuosamente disperata. Ma già Bertolucci, poi no, smentì trami- Leone in 1992 di Stefano Accorsi sindrome da “Penultimo tango a in Youth, per restare a Paolo Sor- te avvocati. Resta la scena in cui il (2015): in una scena cult lei è ca- Parigi”: la versione definitiva sarà rentino, miss Universo appare regista feticcio dell’anti-berlusco- valcioni del politico da cui ottie- sempre la prossima... La scena di solo per finire sulla locandina del nismo impegnato e moraleggiante ne contratti televisivi e segue con sesso (anale) era prevista dal co- film: e il finale è necrofilo. sodomizza un’icona erotica del il bacino che oscilla le mosse dei pione, si trattava di finzione, ma cinema italiano, armeggiando sui balletti televisivi. Uno squarcio fu sovraccaricata simbolicamen- Prendiamo quel gioiellino di suoi seni con mani che hanno la sinottico del ventennio che stava te dal burro come lubrificante: Perfetti sconosciuti di Paolo Ge- vitalità dei copricapezzoli... iniziando, messo a nudo senza l’attrice dirà di essersi sentita vio- novese, commedia di successo moralismi né assoluzioni, senza lentata psicologicamente e Ber- internazionale (2016). Un gusto- Cos’è, un problema di autori? Di sensi di colpa né di impunità. tolucci confesserà sensi di colpa, so carnaio verbale dove tutti tra- attori? Produttori o pubblico? An- rivendicando però la libertà di fil- discono tutti o comunque hanno cora dell’educazione cattolica? Del mare la reazione reale dell’attrice. torbidi segreti, tranne Bianca moralismo comunista? Di quello (Alba Rohrwacher) che alla fine, antiberlusconiano? Certo in questi Uscendo dal paravento per cui l’in- prima dell’inversione di marcia vent’anni il sesso, liberalizzato dal dignazione novella sarebbe frutto narrativa del film, si barrica in ba- ‘68 e commercializzato negli Anni dell’attuale maggiore sensibilità gno piangendo per il marito fedi- ‘80, è stato colpevolizzato a fini di verso l’immagine della donna, ci frago con cui, confessa all’amica, scontro politico-antropologico. possiamo chiedere: oggi in Italia faceva sesso in tutti i modi tutti i Intanto, il mondo va avanti, o in- c’è questa libertà? La libertà di Pier giorni. Ma lo dice con una rasse- dietro, scegliete voi: il porno satura Paolo Pasolini in Salò? I recenti gnazione pudica e avvilente, come con la Rete il nostro immaginario, Nymphomaniac di Lars Von Trier e se si trattasse di un prelievo, un con desideri inimmaginabili e già Shame di Steve McQueen, gioia per tributo, una cartella di Equitalia. esauditi in tutta la loro concretezza le spettatrici grazie a Michael Fas- ostentata; e il sesso è un dispositivo Il punto di vista della critica cinematografica

redenti ma non pra- sonaggi che non siano asessuate non si parla mai, sembrano due ticanti. Di sesso nel figurine. Peggio funziona con il fraterni amici. Non due ragazzi- C cinema italiano si personaggio di Giuseppe Batti- ni in piena tempesta ormonale. parla. Non si prati- ston, titolare di una fidanzata che Imparano a diventare genitori, e ca, non si inquadra, neanche si non appare mai. Quando i cellu- dobbiamo credere sulla parola suggerisce: altro che i baci tagliati lari vengono messi in comune e al fatto che si siano rotolati tra le via dal parroco in Nuovo Cine- rivelano i segreti, scopriamo che è stesse lenzuola. Accadeva lo stes- ma Paradiso. Se ne chiacchiera gay: pochissimo credibile, anche so nel precedente film di Roan di continuo nei Cinepanettoni, qui lo sceneggiatore “dice” e non Johnson, Fino a qui tutto bene. C’e- quasi sempre questione di corna. “mostra”. Francamente: tanto va- ra una ragazza incinta, che deci- Fanno da contorno alla scena-ta- leva rovesciare il tavolo, le buone deva di rientrare al paese. Gli altri fazzi, una botta in mezzo alle sceneggiature sono un’altra cosa. studenti discutevano di come si gambe con conseguente ululato. Terzo esempio, più clamoroso. lavano i piatti nella doccia, se il E alla scena con i calzoni calati Potremmo chiamarlo “l’Imma- lavandino è intasato, e di come si in cerca di carta igienica. La com- colata Concezione”. In Piuma di prepara “la pasta con il nulla”. media italiana - o sedicente tale Roan Johnson due liceali aspetta- - di questi anni fa rimpiangere la no un bambino. Si suppone che lo commedia scollacciata Anni ‘70: abbiano fabbricato alla maniera un brividino lo dava, tra docce, in- solita. Però del concepimento fermiere, Pierini, calze con la riga addosso alla cameriera. Fuori dal Cinepanettone non si sta meglio. Qualche esempio. In Caos calmo, tratto dal romanzo di Sandro Ve- ronesi, fece scandalo la scopata tra Isabella Ferrari e Nanni Moretti (uno che avevamo visto tirare giù l’orlo della gonna a Laura Moran- te in Bianca e che aveva mostrato più passione per la Nutella). Fece TOGLIETE scandalo perché la produzione la mise su internet, fingendo che l’avessero rubata. Credibilità del furto, zero. Sensualità della sce- LA CENSURA, na, meno di zero. Per tacer della biancheria esibita dall’attrice: pa- reva comprata in merceria. NON SERVE PIÙ In Perfetti scono- sciuti di Paolo Genovese (se- condo incasso della stagione) sono in scena tre di MARIAROSA coppie e un giovanotto spaiato. MANCUSO Sposi freschi e meno freschi, ma il sesso - le corna, per essere precisi Non basta il full frontal di Micaela - è un pretesto per la trama. Né gli Ramazzotti a invertire la tenden- sposini né gli amanti clandestini za. In Io e lei, di Maria Sole To- son travolti dalla passione: que- gnazzi, Sabrina Ferilli e Marghe- stione di chimica, di recitazione, rita Buy sono lesbiche. Il sesso dell’incapacità di costruire per- ammonta a qualche bacio e a una crema spalmata sul viso davanti allo specchio. Togliete la censura, non serve più.

SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 18 - 19

UNA di MARIO SESTI

cinematografico PROMESSA

Il punto di vista del critico Il punto DI AMPLESSO

el 1994 in Nuovo Cinema Italiano usai, per la prima N volta, il termi- ne claustrofilia, per dare un nome a quella attitudine ossessiva ad abitare spazi chiusi, che era diventato trat- to produttivo e linguistico dominante della messa in scena del cinema ita- liano a partire dalla fine degli Anni ‘80 (ho scoperto più recentemente che qualche professore universitario, nel corso degli anni, si è impossessato della primogenitura del lessico e dell’idea: sono felice che sia successo, evidentemente era una buona idea): nelle nuance di quel concetto c’era anche la caduta o l’estinzione del desiderio, l’aspira- zione all’isolamento e alla castità, al farsi da parte rispetto alla vita, e quindi un sottrarsi deciso alle battaglie, alla competizione, alla ricerca necessaria alla soddisfazione del sesso, che trovavano la loro più compiuta ed emblematica narrativizzazione nel Moretti di Bianca e de La Messa è finita. Possiamo dire che trent’anni dopo le cose siano ancora così? Certo se nel 2017 confrontiamo il cinema italia- no dell’annata precedente con un film di cinquanta anni prima, come Io la conoscevo bene, che inizia con una lunga, prensile, carrellata sulle nudità, su una spiaggia, di Stefania Sandrelli, e racconta come tutta la società italiana dell’epoca fosse satura di un atmosfera socio antropologica in cui la predazione sessuale, e l’abban- dono, fossero lo schema di comportamento ambientale dominante, quanto la ricerca di un organismo ospite nel mondo dei batteri, allora è difficile qualificare il cinema italiano di oggi come un cinema sexy. Poche obie- zioni ma buone: il cinema di Guadagnino (che inizia con una inaudita fellatio, in Qui), l’ unico nuovo autore in cui il romanticismo non sublima l’appetito per un corpo, quello di De Angelis che, in Perez. e in Indivisibili, fa sentire allo spettatore la sensualità del contatto di due epidermidi, Anni felici di Luchetti (felici solo perché liberi e incontinenti nel desiderio) e Tommaso di Kim Rossi Stuart, dove la civetteria della bravissima Camilla Diana – cos’ è la civetteria? La migliore definizione è di Kundera: “una promessa d’amplesso non corrisposta” – mostra un virtuosismo nel gioco del sesso di antica sapienza. Paolo Franchi, Adriano Giotti, Luca Guadagnino, Rolando Ravello, Matteo Rovere, Valeria Solarino, Roberta Torre ed Enrico Vanzina dicono la loro sul rapporto tra cinema italiano ed erotismo. CHIARA GELATO GELATO di CHIARA

E ADESSO SESSO… SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 20 - 21

“Devo risalire agli Anni ’70 per ri- cordare molto chiaramente una scena che parli di sesso in modo profondo e non fine a se stesso. Siamo negli anni in cui la dottri- na psicoanalitica non era fuori “In Italia si fanno per lo più com- moda come oggi, per cui gli ap- medie e il sesso non rientra nel profondimenti dei risvolti ses- genere, almeno quello raccontato suali applicati alle psicologie in modo realistico, che aggiunge erano contemplati. A me il ses- verità a una storia. Quindi le pos- so interessa al cinema quando è sibilità si riducono a due: solo ed esclusivamente un mez- a) la scena di sesso comica, che zo per raccontare altro, altrimen- prende in giro le perversioni; b) ti diventa noioso, morboso. Se la scena che allude a qualcosa non è supportato da alcuna ri- che non vedremo mai: due per- cerca, è pura pornografia. sonaggi si baciano, stacco, gli at- Viviamo un’epoca in cui i mes- tori sono già sotto le coperte. saggi sessuali hanno colonizzato Ho girato un corto, prodotto da il linguaggio dei media, ma senza Rai Cinema, protagonisti due ra- farsi portatori di alcuna indagi- gazzi anoressici, e il distributore ne. Perché il cinema non ha più mi ha chiesto di tagliare la sce- affrontato esplicitamente il ses- na di sesso tra i due, che era una so? Per delle logiche produttive scena d’amore, perché avrebbe ed editoriali, legate a doppio filo disturbato il pubblico: questa è alla tv, che gli hanno impedito la concezione. di rinnovarsi. Ma anche per una Con il mio nuovo lavoro Sex Cow- graduale banalizzazione dei temi, boys ho cercato di abbattere qual- che ha portato a vedere l’intro- che barriera, ma non volevo fare spezione come qualcosa di obso- un film scandalo, perché il sesso leto e complesso. In una società rientra nella storia e le perver- cannibale, in cui tutto è mangiato sioni lavorano a braccetto con ed espulso con una velocità con- vitalità e ironia, non puntano a traria a qualsiasi forma di pensie- turbare. Abbiamo lavorato nella ro, il sesso come mezzo per inda- massima libertà e anche gli atto- gare l’animo umano ha ceduto il ri hanno risposto. Un film così posto a una galleria di corpi nudi si regge sul rapporto degli attori che appartengono più alla pub- ADRIANO GIOTTI con il corpo perché la macchina a blicità che al cinema. mano entra dentro alla loro realtà Ho fatto un film (E la chiamano a livello fisico e psichico. Questo estate, ndr) in cui il tema centrale effetto di naturalezza è raro nel era il sesso, ma solo come veico- cinema italiano, quando si parla lo, un’operazione volutamente di sesso. Sicuramente la troupe meta-cinematografica e molto leggera ha fatto la sua parte, ren- reminiscenziale, che buona parte dendo l’atmosfera più intima. Ho del pubblico (italiano soprattut- girato il film con la Red, mentre to) non ha accettato. Sapevo di per le scene di sesso ho messo in fare un film anacronistico, che mano agli attori una telecame- però non significa vecchio”. ra GoPro lasciandogli la libertà di muoverla in modo naturale e istintivo, il modo più selvaggio per massimizzare l’effetto di re- altà che cercavo, lavorando su PAOLO FRANCHI un’estetica di video amatoriale”. LUCA GUADAGNINO

“Se penso al sesso nel cinema italiano contemporaneo, mi viene in mente quello evocato nei discorsi di Perfetti sconosciuti. Ma anche alcune scene di E la chiamano estate e di Pericle il nero, quando il protagonista ha un rapporto con la donna di cui diventerà amico. Poco altro. Una reticenza ad affrontare l’argomento che riconduco alla timidezza dei miei colleghi e all’abitudine da tinello degli attori italiani. Poi, certo, il cinema nazionale è lo specchio dell’identità di un Paese, del nostro come degli altri. E l’Italia è un Paese rinchiuso in se stesso, in- fantile, tuttora ancorato alle dinamiche della donna puttana o santa e dell’uomo che riesce sempre e comunque a conquistare. Con Perfetti sconosciuti siamo in una dimensione ancora più radicale e per questo tremenda, perché non solo il film il sesso lo evoca, ma alla fine arriva a rinnegare persino quello che ha evocato. È come un Super Io che non sopporta nemmeno la più piccola birichinata. Un ribaltamento che parla moltissimo della violenza auto censoria ed auto assolvente di un certo tipo di identità italiana. Mi ha molto stupito quel film: quindici anni dopo L’ultimo bacio, il nostro pubblico sente l’esigenza di qualcosa di assolutamente affine”.

“Il sesso è scomparso dal cine- ma italiano, rapito e sdoganato da altri media. Salvo pochi auto- ri, come Franchi, Guadagnino o il Soldini di Cosa voglio di più, di cui mi tornano in mente le pode- rose scene di sesso tra Favino e la Rohrwacher, sembra aver abban- donato il grande schermo. E que- sto perché è migrato in un certo tipo di racconto televisivo, capo- fila le serie americane, arrivando direttamente nelle case. Appro- dato sul piccolo e piccolissimo schermo, divenendo accessibile a tutti, e senza dare più scandalo, è diventato poco interessante per il cinema. Tutto è accaduto molto velocemente, perché quest’evo- luzione è stata rapidissima. Se gi- rassi oggi Un gioco da ragazze, non credo farebbe lo stesso effetto. In Italia si è parlato molto del film “Scene di sesso nel cinema italiano di oggi? Non ne ho una a portata di – inizialmente vietato ai minori mente. Ci si fa molta attenzione perché siamo in Italia, il Paese della di 18 anni - per la presenza delle censura. Il Vaticano è una presenza incombente e se non è estrema- scene di sesso iperrealiste in cui mente necessario, si rinuncia. Nella serie che ho appena girato (Im- erano coinvolte alcune giovani maturi – La serie, ndr) sono presenti alcune scene di sesso, ma in ge- MATTEO ROVERE ragazze, centrali da un punto di nere non amo inserirle e comunque propendo per la delicatezza del vista drammaturgico. Era il 2008, racconto. Amo l’evocazione, la morbidezza. Se c’è del sesso deve ri- ma in pochi anni tutto sembra manere cinema, aiutare ad entrare in empatia con i personaggi. Deve essere cambiato. Perché in que- essere funzionale alla storia, altrimenti si riduce a pretesto per uno sto breve lasso di tempo i nuovi sguardo voyeuristico. Le scene di sesso hanno problemi nove volte su media, lo smartphone in primis, dieci: sono banali, volgari; spesso racconta di più un bacio. Come at- hanno sdoganato quei contenuti. tore, grazie a Dio, mi è capitato poco di interpretarle, e quelle rare vol- RAVELLO Trasgressivo? Non credo di esser- te volevo morire... Ma non sono tutti come me: conosco alcuni colle- ROLANDO lo stato, ho solo portato in scena ghi che sono ben contenti di farlo! L’esperienza di Perfetti sconosciuti le mie storie con l’intensità che ci ha permesso di raccontare il sesso da diverse angolazioni, compre- richiedevano, spiazzando forse sa quella omosessuale. Ci piaceva ironizzarci, sapendo che il mondo un certo tipo di pubblico”. omosessuale non se la sarebbe presa, perché lo approcciavamo con leggerezza e disincanto, prendendo in giro le persone che si scanda- lizzano. Il sesso è presente tutti i giorni nelle nostre vite, più pensato che fatto, specie per le coppie longeve. E il film guarda soprattutto a questa stanchezza, a questa noia”. SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 22 - 23

“Il cinema italiano produce scene di sesso che spesso non seguono lo spirito del film, il suo colore, ecce- dendo nei risvolti romantici, crudi o sexy. Come fossero appiccicate, estranee al flusso del racconto. Una forma di tradimento dell’anima del film che ho notato anche in un certo cinema internazionale, compre- so quello americano. Poi, per fortuna, arrivano film che riescono a stupirti, come Non essere cattivo, dove le scene di sesso sono organiche al contesto, al passo con la crudezza dello stile. Quello che noto durante le riprese è che vengono considerate delle scene a parte, come un momento particolare della lavorazione del film, quasi l’evento del set. Così, mentre le giri non c’è mai la fluidità di tutte le altre scene, è come se venissero virgolettate, sottolineate, a meno che il regista non abbia proprio le idee chiare. Troppa consi- derazione, forse? A me è capitato diverse volte di interpretarle. Nel caso di Viola di mare ero con una don- na e lì abbiamo studiato molto la scena, perché certe cose non si improvvisano, è tutto ragionato. Ricordo VALERIA anche la scena d’amore con Kim Rossi Stuart in Vallanzasca: Placido la volle girare in salotto, alla luce del giorno, prima che irrompesse la polizia in casa. Era funzionale al film, non lo tradiva”.

SOLARINO

ROBERTA TORRE

“Il cinema italiano ha abbandonato il sesso per mancanza di im- maginario, o meglio per la sua incompiutezza. È come se non ci fosse stato il tempo di crescere in questa direzione, bloccando l’immaginario filmico agli anni in cui c’era una pulsione forte di eros nel cinema, nella musica, nell’arte. Oggi siamo di fronte a una sorta di afasia dei corpi messi in scena, corpi che non parla- no, non gridano più. Sento fortemente questa censura culturale in Italia, questa reticenza a far parlare i corpi. Mi piacerebbe se si trattasse di pudore, ma qui abbiamo a che fare con la paura, che è l’antitesi del desiderio. Manca uno sguardo che desideri. Così ar- ENRICO VANZINA riva qualcosa che ci vieta di entrare in certe stanze. Poi c’è anche un discorso legato al genere. Ho seguito “Le Ragazze del porno” con interesse, ma il loro progetto non ha avuto un esito semplice. “Negli ultimi anni sono cambiate molte cose. Una volta il sesso era Perché il corpo delle donne è ancora misterioso come oggetto. qualcosa di licenzioso, divertente, che andava contro regole ipocrite e Se trattato dalle donne risulta più sincero, ma non per forza libe- conformiste, un momento di rottura del perbenismo dilagante, anche ro. Se ha uno sguardo maschile, risente della visione dell’occhio attraverso la commedia. ‘Il vero comico non è mai trombante’, diceva- che guarda, fermandosi a determinati punti. no Benvenuti e De Bernardi, e tutta la commedia Anni ’50-’60 si è ba- Con Mare nero volevo fare un viaggio nell’immaginario maschi- sata su questo assunto, con il miraggio costante, dell’italiano medio, le. Per quel film ho girato scene molto forti, che poi non sono di tradire la moglie. Quella era la fuga, la trasgressione. Oggi il rappor- confluite nel montaggio finale, il risultato di una mediazione. to dei giovani con il sesso è cambiato: un traguardo sognato, difficile Ma il percorso era quello giusto, ossia la scelta di mostrare un da raggiungere per la mia generazione, qualcosa di scontato, a portata mondo che si nutre di corpi, sviluppandosi in modo clandestino di mano per i nostri ragazzi. Il dilagare del porno ha poi reso esplicite e parallelo. Il pubblico italiano non era pronto allora e, forse, lo cose che erano interessanti se suggerite. Così è sparita la magia. E il ci- è ancora meno oggi, dieci anni dopo. Ora in Italia vedo solo por- nema ha seguito l’onda. A nessuno verrebbe in mente ora di fare Mali- te chiuse, ormai è tutto addomesticato, Rocco Siffredi fa i talent. zia, che ha formato un’intera generazione, o un cinema di serie b con le Diventando più esplicito, il sesso si è fatto più banale, mentre la poliziotte o le infermiere: quelli erano film con una certa grazia e ave- sua essenza vive di buio, segreti, non detto. Da un lato si è intra- vano la funzione di rispondere a un desiderio. Visto che il sesso non è presa la strada del mostrare, dall’altra le pulsioni nascoste sono più un tabù, non si può parlare di rimozione o forme di autocensura sopite in maniera quasi definitiva”. messe in atto dal cinema, semmai di scarso interesse. Si passa così da film che ignorano completamente il tema a film esageratamente espli- citi, ma per lo più all’estero, perché in Italia si contano. E adesso sesso, in cui ci siamo ispirati a I mostri, è stato forse uno degli ultimi esempi di commedia che parlasse di sesso in maniera buffa. Era il 2001”. CI HO PROVATO, ED È FINITA COSÌ

di DAVIDE FERRARIO

si nessuno (con l’eccezione dei critici “vecchi” come Morandini e Kezich) si prese la briga di discu- tere il film dal punto di vista del linguaggio. È però un conforto che a quasi 20 anni dalla sua uscita Guarda- mi non sia stato dimenticato. Al cinema andò appena discreta- mente; ma ebbe (guarda caso) uno strepitosa vita da long seller in Home Video e oggi passa ancora su Sky. Mi consola che tantissime persone che l’hanno visto nel cor- so degli anni mi dicano: “Ma non è come scrivevano…”. Soprattut- to le donne, perché l’avevo pen- sato proprio per un pubblico fem- minile. Guardami fu il mio primo film con una protagonista. E non a caso: il suo status di icona hard redo che ci siano consentiva a un maschio come C pochi film il cui ti- me di occuparmi di una donna tolo sia stato più sia come essere umano che come malinteso. Guarda- immaginario degli uomini. mi non alludeva solo al lavoro di Nel 1999, Guardami era uno dei Nina, la pornoattrice interpretata film più attesi del Festival e della da Elisabetta Cavallotti; era un stagione. Quando Alberto Bar- invito più generale a guardare un bera, alla sua prima edizione, film che – audace nel contenuto presentò in conferenza stampa la – lo era molto di più dal punto di Mostra di quell’anno, il “Corriere vista stilistico. Invece, quando fu della Sera” titolò a nove colonne: presentato alla Mostra di Venezia La Mostra dell’Eros, da Kubrick a nel 1999, ben pochi degli addet- Ferrario. Era infatti anche l’anno ti ai lavori lo fecero. Abbacinati di Eyes Wide Shut. A me ovvia- dallo scandalo, quasi nessuno mente quell’attenzione solleti- si soffermò a discutere di come cava l’ego. Ma non avrei dovuto fosse fatto il film dal punto di fidarmi. A cominciare da ciò che vista cinematografico. E infatti mi disse Barbera stesso appena allora fui deluso non tanto per le dopo che lo ebbe visto, pur invi- polemiche su quanto sesso vero, tandolo (“Ma non in concorso, falso, verosimile fosse mostrato per proteggerlo”): “Non è come nel film ma piuttosto perché qua- ce lo aspettavamo”. SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 24 - 25

È ironico, a pensarci oggi: l’origi- nalità del film, invece di essere la sua forza, si trasformò in un bo- omerang. Pressoché tutti si era- no fatti il loro trip preventivo sul film, immaginandoselo ciascuno Il regista di Guardami racconta come lo voleva, e quando se lo il caso del suo film del 1999: trovarono di fronte l’unica cosa che riuscirono a fare fu misurare “Il titolo era un invito più generale il modo in cui disattendeva le loro a guardare un film dal punto attese. Mi divertii, a un certo pun- to, a mettere insieme i giudizi ne- di vista del linguaggio. gativi sul film confrontandoli tra di loro*. Dicevano tutto e il con- Quasi nessuno si soffermò trario di tutto. C’era chi trovava a discuterne, con l’eccezione dei nel film troppo sesso, chi troppo poco. Chi salvava la Cavallotti, e ‘vecchi’ come Morandini e Kezich”. chi la sbertucciava. La Conferen- za Episcopale Italiana mi attac- cò dicendo che un film così non avrebbe mai dovuto essere invi- tato; e Tinto Brass disse che “gli intellettuali” (quorum ego) non capivano niente di trasgressione. Appunto. Questo passaggio era rivelatore. Il fatto è che – incon- sapevolmente – tutti si erano ap- procciati a Guardami con lo sche- ma che da sempre accompagna il cosa interessante era capire per- sesso in Italia: tramite la coppia ché loro facevano il porno e per- peccato/trasgressione. Chissà ché molti di più lo guardavano. se Brass si è mai reso conto che Ma anche il grande Ken si stava il suo cinema esiste solo perché facendo il suo film personale… l’Italia è cattolica. Che il gusto Il livore arrivò a livelli sorpren- del “valicare il limite” è possibile dentemente canaglieschi. C’è solo se c’è un interdetto, un tabù chi chiuse la sua recensione scri- da violare. Il merito di Guardami vendo: “Ferrario, va’ a scopare il (che divenne però la causa della mare”. Natalia Aspesi criticò la sua incomprensione) è che era Cavallotti perché non abbastanza e resta un film laico. Un film che “sporcacciona”. accetta e narra il sesso come una Ma la cosa imperdonabile di normale attività umana, e la por- Guardami, ne sono certo, fu il nografia come un mestiere (Alie- suo essere un film sul corpo, me- nato? Alienante? Certo, quale scolando nella stessa storia hard lavoro salariato non lo è?). Anche core e malattia. Sono sicuro che da questo punto di vista fu diver- se avessi fatto un film estremo, tente leggere cose come: “Non su uno o l’altro di questi temi, è credibile che i set porno siano non avrei scatenato tanta furia. così”. Naturalmente, chi scriveva Metterli insieme provocò un cor- non ne aveva mai visto uno; io, to circuito insostenibile ai più. invece, a Budapest avevo passato Eppure la storia di Moana era lì settimane a frequentarli. Ricordo a dire che non si trattava di una anche una chiacchierata con Ken provocazione intellettuale, ma Loach, a cui avevo parlato del film che era accaduto davvero. Poteva mentre lo stavo preparando. Lui succedere che il corpo che ti dà * Se qualcuno ha tempo da perdere, continuava a chiedermi se avrei identità, fama, ricchezza, piacere può trovare il gioco delle citazioni mostrato lo sfruttamento delle ti si rivolti contro e diventi il tuo su Annuario del cinema italiano 1999- ragazze. E io a provare a spiegargli nemico. Questo era da sempre 2000, a cura di Stefano Della Casa e che non era mica prostituzione, stato il motivo per fare Guarda- Paolo D’Agostini, Il Castoro 2000. quella: ma una scelta libera da mi. E, ripeto, fuori da ogni ipoteca parte di chi lo fa e che semmai la moraleggiante. Sono stata la prima “ donna in Italia a dirige- re per un periodo film pornografici. È stato quasi un gioco ma anche l’occasione, dopo tante porte chiuse, per debut- tare nella regia, vivendo un’esperien- za professionale totale, dalla sceneg- giatura al montaggio, al missaggio”. Giuliana Gamba, dopo la laurea con Pio Baldelli all’università di Firenze, arriva negli Anni ’70 a Roma per fare cinema, “un sogno adolescenziale”. Nella capitale frequenta il Teatro della Maddalena, luogo storico del femminismo, dove conosce Dacia Maraini e collabora ad alcuni spet- tacoli con Barbara Alberti. “Ho poi lavorato per film di serie B, con pro- tagonisti i pirati e firmati con pseu- donimi americani, conoscendo il mondo affascinante del vecchio modo di fare cinema”.

di STEFANO STEFANUTTO ROSA SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 26 - 27

Ci racconta il suo esordio da regista con un film porno? Dunque i porno che lei girò erano diversi dagli altri? Premetto che i romagnoli hanno un’idea del sesso e della vita molto A differenza dei film pornografici tradizionali, dove una segretaria era allegra e spensierata. Un giorno mia cognata e io, allora giovanissime, seduta alla sua scrivania, entrava un uomo e senza alcun motivo si stavamo cucinando e tra una chiacchiera e un’altra ci venne l’idea di mettevano subito a fare sesso, io cercavo di dare un senso, una trama un film ironico e divertente con due porno cuoche di nome Claude ai congiungimenti carnali, di creare un minimo di motivazione dell’at- e Corinne e le loro gonnelline di banane. In un pomeriggio abbiamo trazione fisica. Piccole modifiche che, al tempo di un porno elementa- scritto questo soggetto che, grazie ad alcuni amici, è stato letto da re, sembravano grandi innovazioni. Aristide Massacesi, in arte Joe d’Amato, regista di tante pellicole di genere tra cui anche porno. Aristide, persona simpaticissima, volle Dopo La lingua di Erika girò due film erotici. innanzitutto che sperimentassi il lavoro sul set di un porno. La breve Profumo, con Florence Guérin, un’attrice molto bella utilizzata da esperienza mi lasciò indifferente e così mi ritrovai due giorni dopo a Salvatore Samperi, e La cintura. Quest’ultimo tratto da una pièce di realizzare il mio primo film, Claude e Corinne, girato in una settimana. Alberto Moravia, che sostenne il mio tentativo di esplorare l’eros at- traverso uno sguardo femminile. Al centro del racconto un tema che Claude e Corinne, le porno cuoche… mi interessava molto: i sentimenti di una coppia la cui nevrosi è più Erano due ragazze romagnole che arrivano nella grande città e per vive- forte dell’amore al punto da non riuscire a separarsi. re, brave a cucinare, decidono di aprire un ristorante ‘piccante’. Il film, che aveva toni quasi da fumetto, fu girato nella villa di Formello della L’ambiente femminista, da lei frequentato a Roma, come giudi- compagna di Massacesi. Sul set c’era un clima allegro e familiare, di cò la sua esperienza pornografica, poi abbandonata? scampagnata. Si cucinava e si mangiava tutti insieme in un’accogliente Mai un’accusa pubblica, piuttosto l’ambiguità tipica cattocomunista: grande cucina, ricordo che s’andava a prendere la rughetta nel campo. di fronte a una scelta molto forte si è preferito non affrontare il proble- ma. Una sorta di ostracismo, come dire ‘tanto fai cose di serie B’. Dal suo racconto sembra che tutto sia partito quasi come uno scherzo, un gioco. La stampa, invece, come la trattò? Sì e la cosa ha avuto un riscontro che non mi aspettavo. All’origine la Grande interesse e curiosità, articoli dei settimanali ‘Panorama’ e ‘l’E- mia scelta non aveva una valenza politica, o un significato di rottura, spresso’, ero considerata un fenomeno. Andai al ‘Maurizio Costanzo anche se vivevo un’epoca di gesti libertari e in controtendenza. Si trat- Show’ e litigai con lo scrittore Alberto Bevilacqua. Dissi davanti al pub- tava per me di fare una cosa fuori dagli schemi, con un intento ludico, blico che volevo raccontare l’universo e il desiderio erotico anche di una anche se il risultato finale era politico. Del resto la pornografia allora casalinga e la cosa irritò Bevilacqua. Riteneva di avere solo lui il diritto e non era vista in maniera così negativa. la conoscenza del racconto delle donne comuni che vivono la quotidia- nità tra le mura domestiche e si pensa che non abbiano fantasie sessuali. Si firmò con lo pseudonimo Therese Dunn. È andato subito all’attacco, mentre tutta la platea stava dalla parte mia. Era il nome di una donna che aveva avventure notturne, la protagonista del romanzo In cerca di Mr. Goodbar, una sorta di libro manifesto, insie- Oggi il sesso sembra interessare poco il nostro cinema, perché? me a Paura di volare, del movimento di emancipazione delle donne. Nel cinema d’autore il sesso è scomparso. Il consumismo degli ultimi trent’anni, la mentalità per cui tutto è diventato oggetto di consumo in Subito dopo Claude e Corinne, girò Pornovideo. maniera esasperata, ha riguardato anche il sesso. Negli Anni ’60 e ’70, Per il mio secondo film cercai un travestito, che feci accoppiare con in piena liberazione sessuale, mai si sarebbe usata l’espressione ‘fare una donna. All’epoca il femminismo si manifestava con una costante sesso’, ora la si usa come si dicesse ‘fare jogging’. C’è stata una merci- critica ai ruoli, e nei miei porno ribaltavo sessualmente tutti i ruoli: le ficazione del sesso che gli ha tolto qualunque significato. Il porno oggi donne da passive diventavano attive, il travestito che frequentava gli è fare sesso in maniera molto meccanica. È subentrato questo mec- uomini andava con le donne e ritrovava la sua identità sessuale. canicismo su un fatto misterioso quale l’attrazione, perché l’eros è il motore dell’umanità.

Quali registi italiani hanno saputo raccontare il sesso? Lattuada, Brass con il suo Salon Kitty, la Cavani con Il portiere di notte, Giuliana Gamba è stata la prima Samperi con Malizia che raccontava un mondo che non c’è più: la came- donna in Italia a dirigere film riera veneta che arriva in città, in questa famiglia, in cui il ragazzino s’in- namora di lei e vive una sorta di educazione sentimentale. Non c’è più pornografici, negli Anni ’80: il genere erotico, è morto come il western. La società è diventata tutta un supermercato, il cinema d’autore sta in uno scaffale e quello porno si “All’origine la mia scelta trova in un altro scaffale, fruito solo, e tanto, attraverso i canali televisivi. non aveva una valenza politica, Il suo prossimo film? anche se vivevo un’epoca Burraco fatale, storia di un incontro che sovverte la vita della protago- nista, Claudia Gerini, convinta che non ci siano più novità all’orizzon- di gesti libertari”. te e invece entrerà in contatto con un mondo diverso e sconosciuto. Con lei le amiche Carlotta Natoli, Paola Minaccioni e Angela Finoc- chiaro, anche loro travolte da un’imprevista storia d’amore. L’IMMAGINE DEL DESIDERIO a cura di NICOLE BIANCHI e CRISTIANA PATERNÒ

La più bella scena di sesso in un film italiano degli ultimi due anni secondo dieci critici.

OSCAR COSULICH DAVIDE OBERTO L’unica scena di sesso che mi ricordi in un film italiano La scena al lago ne I tempi felici verranno presto degli ultimi due anni (anche se, più che bella, di Alessandro Comodin. la definirei inquietante, visto poi come va a finire), è il rapporto a tre che in Suburra di Sollima coinvolge CRISTIANA PATERNÒ Pierfrancesco Favino, Giulia Elettra Gorietti e l’attrice A Bigger Splash di Luca Guadagnino, non una singola scena nei (pochi) panni della prostituta minorenne, ma l’atmosfera di sensualità che lo pervade, la chimica tra gli attori, che muore per overdose di crack. il modo di filmare i corpi, un erotismo in cui il desiderio maschile e femminile viene acceso. SILVIO DANESE La scena del re (Vincent Cassel) e della “vecchia” fanciulla FEDERICO PONTIGGIA ne Il racconto dei racconti. Vincent Cassel e il dito di una vecchia infilato nella serratura di un portone, quale parte del corpo che lei gli concede, MARZIA GANDOLFI ne Il racconto dei racconti di Matteo Garrone. Valerio Mastandrea e Hadas Yaron in La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi. Un ragazzo incontra una ragazza. ANGELA PRUDENZI Lui è il re delle cessioni. Lei la regina della terra promessa. A Bigger Splash, in modo particolare la scena in cui Paul pratica Impastano insieme una “torta di noi” e si amano ad ali ferme, un cunnilinctus alla compagna rockstar Marianne Lane. accordando l’esercizio erotico con la vita interiore. Una scena improvvisa e silenziosa che amplifica l’impossibilità di lei, che ha problemi alle corde vocali, a poter emettere suoni. GIORGIO GOSETTI Il sesso in Alaska di Claudio Cupellini. EMANUELE RAUCO La seduzione di Camilla Diana nei confronti di Kim Rossi Stuart ANDREA GUGLIELMINO in Tommaso. Lo stupro inconsapevole, con pentimento repentino, Il magazine di cinema di Lo chiamavano Jeeg Robot. che ti raggiunge dove vuoi.

Vai sul sito miabbono.com e sottoscrivi il tuo abbonamento. Riceverai 8½ dove vuoi tu ad un prezzo speciale. SCENARI Il tramonto del sesso nel cinema italiano 28 - 29

Il magazine di cinema che ti raggiunge dove vuoi.

Vai sul sito miabbono.com e sottoscrivi il tuo abbonamento. riceveraiRiceverai 88½½ dovedove vuoivuoi tutu adad unun prezzoprezzo speciale.speciale. SCENARI 2 Coming Out. Lo confesso: io quel film lo ODIO

COMING OUT I FILM

CHE ODIAMO

di GIANNI CANOVA SCENARI 2 Coming Out. Lo confesso: io quel film lo ODIO 30 - 31

arà capitato anche universitario, esprimere tutto scatenanti di forme molto sottili S a voi. Fra i tanti film il suo astio nei confronti di un di odio nei confronti di un film. che vi/ci lasciano film come Bastardi senza gloria di La bellezza invece no: in un film più o meno indiffe- Quentin Tarantino, colpevole – a che odio, la bellezza è un’aggra- renti, fra i tanti o i pochi che non suo dire – di aver scherzato con vante, non un’attenuante. Se lo ci piacciono, ce n’è sempre qual- un tema – il nazismo, gli ebrei, l’o- odio e riconosco che è bello, lo cuno che non ci piace in modo locausto – su cui egli ritiene non odio ancora di più. Più visceral- particolare. Che non ci piace a sia ammesso né ridere né gioca- mente, più radicalmente. Come tal punto da attirare su di sé sen- re. Un po’ come quando Rivette accade a molti con La grande bel- timenti di ripulsa e di rifiuto, che giudicava “aberrante” il carrello lezza di Paolo Sorrentino, tanto a volte possono sfociare perfino di Kapò di Gillo Pontecorvo: per- più odiato da alcuni quanto più nell’odio. Si può odiare un film? ché trattava la morte con un at- percepito in tutta la sua profonda Si può. Basta guardare il livore e il teggiamento estetizzante che egli e indiscutibile originalità estetica. rancore con cui a volte certi critici riteneva e giudicava eticamente Molte volte, poi, l’odio è di natura impallinano un film. O certi astio- inaccettabile. Io invece, dal can- ideologica e colpisce film rite- si e velenosi commenti che circo- nuti – a torto o a ragione - lano in Rete. Certo: un film odiato espressione di un’ideolo- non è mai un film qualunque. Né Non sono gia diversa dalla propria. È un film mediocre. Diceva Tito Li- necessariamente brutti. capitato anche a me di im- vio – se non ricordo male – che pelagarmi in appassionate l’odio mira alto, sempre. Vero: i A volte, anzi, proprio e interminabili discus- mediocri (compresi i film medio- il fatto di non essere sioni proprio sul film di cri) non sono quasi mai oggetto Sorrentino con interlocu- di odio. Difficile odiare – per dire brutti li rende ai nostri tori che, una volta esauriti – un Cinepanettone. O una delle tutti gli altri argomenti, la tante commediole americane a occhi ancora buttavano proprio sul pia- base di frizzi e lazzi goliardico-a- più insopportabili. no ideologico. “È un film dolescenziali. Se odio qualcuno fascista!”, sentenziavano, – o qualcosa – è perché implici- Sono i film che odiamo: bollando con il marchio tamente gli riconosco valore. Ri- dell’infamia ideologica un conosco che quel qualcosa o quel quelli che scatenano artefatto che non soppor- qualcuno mi può nuocere. Mi in noi sentimenti tavano, evidentemente, può far del male. Mi può offen- per ben altre inconfessate dere. Al limite, mi può far ombra. di ripulsa e di rifiuto e inconfessabili ragioni. Né – credo – l’odio può attecchire assoluti e viscerali. Insomma: il paesaggio a partire soltanto da un mancato dell’odio cinefilo è quanto gradimento estetico. Quel film Quali sono? mai mosso e frastagliato. non mi piace, non mi piace pro- Con questo servizio, so- prio: ma non per questo lo odio. E perché li odiamo? speso fra il serio e il face- Perché scatti l’odio, perché io Cosa li rende to, 8½ cerca di tracciarne veda in quel film una minaccia, una mappa, ben sapendo deve esserci anche qualcos’al- per noi tanto odiosi? – come è già avvenuto nel tro. Devo sentire che quel film è numero scorso con il son- un pericolo. Per l’idea di mondo daggio sui film che non che trasmette. Perché occulta in to mio, ho sentito colleghi critici abbiamo visto – che molti degli modo fraudolento quella che io “odiare” American Beauty di Sam amici coinvolti possono aver ritengo essere la verità. Perché Mendes per la spudoratezza con mentito, o barato. Anche perché blandisce e lusinga comporta- cui ricoprirebbe di bellurie e di l’odio autentico non lo si con- menti morali e sociali che io inve- petali di rosa uno sguardo sul fessa. Non lo si socializza. Spes- ce ritengo inammissibili. Perché mondo totalmente conformista so non si è neanche pienamente legittima idee o modelli che io ma spacciato per trasgressivo. consapevoli di esserne portatori. trovo repulsivi. È quel che accade O Il caso Spotlight di Tom Mc- E tuttavia è costitutivo della no- ad esempio a certi integralisti reli- Carthy perché ha vinto un Oscar stra identità. In un libro di Aldo giosi (di tutte le fedi, beninteso…) che alcuni ritengono immeritato, Busi di qualche anno fa credo di che si sentono offesi dal modo soprattutto sottraendolo a film aver letto una frase che diceva più in cui un film rappresenta il loro come Revenant, Il ponte delle spie o meno: dimmi chi odi e ti dirò chi Dio. O il loro credo. Ma qualcosa o Mad Max: Fury Road, ritenuti sei, dimmi chi ami e non saprò su di simile accade anche ai laici: ho dagli stessi molto più meritevoli. di te nella di più di quanto non sa- sentito ad esempio uno studioso Anche il successo giudicato im- pessi già prima. in genere equilibrato e molto pru- meritato, anche la sopravvaluta- dente nei suoi giudizi, professore zione, possono essere elementi IO

CONFESSO:di ANNA MARIA PASETTI SCENARI 2 Coming Out. Lo confesso: io quel film lo ODIO 32 - 33

ITALIANO STRANIERO

Stefano Amadio Non ci resta che piangere (R. Benigni/M. Troisi,1984) Fuori orario (M. Scorsese, 1985) Francesco Amato Zabriskie Point (M. Antonioni, 1970) Kill Bill (Q. Tarantino, 2003) Gianluca Arcopinto L’amico di famiglia (P. Sorrentino, 2006) Via col vento (V. Fleming, 1939) Gianluca Arnone Fuocoammare (G. Rosi, 2016) The Tree of Life (T. Malick, 2011) Enrico Azzano La vita è bella (R. Benigni, 1997) Monsoon Wedding (M. Nair, 2001) Alberto Barbera Fratello Sole, sorella Luna (F. Zeffirelli,1972) Love Story (A. Hiller, 1970) Paola Casella This Must Be the Place (P. Sorrentino, 2011) 300 (Z. Snyder, 2007) Carlo Chatrian Eros (M. Antonioni/W. Kar-wai/S. Soderbergh,2004) Eyes Wide Shut (S. Kubrick, 1999) Mariuccia Ciotta Il Divo (P. Sorrentino, 2008) Il cliente (A. Farhadi, 2016) Alberto Crespi L’ultima neve di primavera (R. Del Balzo,1973) American Beauty (S. Mendes, 1999) Francesco Crispino Fellini Satyricon (F. Fellini,1969) The Tree of Life (T. Malick, 2011) Piera Detassis Giulietta degli spiriti (F. Fellini, 1965) Silence (M.Scorsese, 2016) Francesco Di Pace Ginger e Fred (F. Fellini, 1985) Il declino dell’impero americano (D. Arcand,1986) Stefano Disegni Natale sul Nilo (N. Parenti, 2002) To Rome with Love (W. Allen, 2012) Fabio Ferzetti La strada (F. Fellini, 1954) Dancer in the Dark (L. Von Trier, 2000) Bruno Fornara Centochiodi (E. Olmi, 2007) The Tree of Life (T. Malick, 2011) Massimo Gaudioso La presa di Roma (F. Alberini, 1905) Argo (B. Affleck, 2012) Claudio Giovannesi n.c. Il favoloso mondo di Amelie (J-P. Jeunet, 2001) Federico Gironi La leggenda del pianista sull’oceano (G.Tornatore,1998) Avatar (J. Cameron, 2009) Giorgio Gosetti Viaggio in Italia (R. Rossellini,1954) Il Mago di Oz (V. Fleming, 1939) Oscar Iarussi Pinocchio (R. Benigni, 2002) La passione di Cristo (M. Gibson, 2004) Mario Mazzetti Le commedie con Celentano (tutte) Pretty Woman (Garry Marshall,1990) Raffaele Meale La vita è bella (R. Benigni, 1997) Tutto su mia madre (P. Almodovar, 1999) Paolo Mereghetti Senso ’45 (T. Brass, 2002) Le onde del destino (L. von Trier, 1996) Francesco Micciché Il Decameron (P.P. Pasolini, 1971) Kill Bill (Q. Tarantino, 2003) Franco Montini Dimenticare Palermo (G. Rosi, 1990) La saga di Hunger Games Giona Nazzaro La verità sta in cielo (R. Faenza, 2016) Drive (N.W. Refn, 2011) Matteo Oleotto La donna scimmia (M. Ferreri, 1964) Mulholland Drive (D. Lynch, 2001) Francesco Patierno Morte a Venezia (L. Visconti, 1971) Il ventre dell’architetto (P. Greenaway, 1987) Federico Pedroni Miracolo a Milano (V. De Sica, 1951) Jules et Jim (F. Truffaut, 1962) Federico Pontiggia La stanza del figlio (N. Moretti, 2011) Forrest Gump (R. Zemeckis, 1994) Valerio Sammarco La sconosciuta (G. Tornatore, 2006) Dancer in the Dark (L. Von Trier, 2000) Nevina Satta Youth (P. Sorrentino, 2015) Sils Maria (O. Assayas, 2014) Maurizio Sciarra La voce della luna (F. Fellini, 1990) Via col vento (V. Fleming, 1939) Mario Sesti Il giovane Toscanini (F. Zeffirelli, 1988) The Mission (R. Joffe, 1986) Carla Signoris Scandalosa Gilda (G. Lavia, 1995) Paranormal Activity (O. Peli, 2007) Silvana Silvestri I mostri (D. Risi, 1963) Picnic ad Hanging Rock (P. Weir, 1975) Barbara Sorrentini Fantozzi (L. Salce, 1975) Sesso, bugie e videotape (S. Soderbergh1989) Marina Spada Profondo rosso (D. Argento, 1975) Tutti insieme appassionatamente (R. Wise, 1965) Marco Spagnoli Nuovomondo (E. Crialese, 2006) Dancer in the Dark (L. Von Trier, 2000) Bruno Torri Pasqualino Settebellezze (L. Wertmüller, 1976) Un uomo, una donna (C. Lelouch, 1966) Davide Turrini Radiofreccia (L. Ligabue, 1998) Natural Born Killers (O. Stone, 1994) Daniele Vicari Alex l’ariete (D. Damiani, 2000) Junior (I. Reitman, 1994) Vito Zagarrio Umberto D (V. De Sica, 1952) Transformers (M. Bay, 2007) Anna Maria Pasetti Un giorno perfetto (F. Özpetek, 2008) To Rome With Love (W. Allen, 2012)

la redazione di 8½

Gianni Canova Sacro Gra (G. Rosi, 2013) È solo la fine del mondo (X. Dolan, 2016) Giancarlo Di Gregorio Il nome del figlio (F. Archibugi, 2015) Spectre-007 (S. Mendes, 2015) Nicole Bianchi La vita è bella (R. Benigni, 1997) Ti presento i miei (J. Roach, 2000) Carmen Diotaiuti L’ultimo bacio (G. Muccino, 2001) Il Signore degli Anelli La compagnia dell’anello (P. Jackson, 2001) Andrea Guglielmino La meglio gioventù (M.T. Giordana, 2003) Il cavaliere oscuro – Il ritorno (C. Nolan, 2012) Cristiana Paternò Malèna (G. Tornatore, 2000) To the Wonder (T. Malick, 2012) Stefano Stefanutto Rosa La cena di Natale (M. Ponti, 2016) Hacksaw Ridge (M. Gibson, 2016) INNOVAZIONI Sta nascendo una nuova serialità italiana?

DALLA FICTION AL SERIAL di ANDREA GUGLIELMINO

ulla “terminologia seriale” pare che in Italia ci sia poca S chiarezza, dall’epoca in cui, decaduto l’autarchico “sceneggiato”, si utilizzano quasi esclusivamente termini inglesi. La fiction è la scatola magica, il gran- de contenitore di formati e generi: soap, sitcom, telefilm ed oggi series e serial. Sono questi due ultimi macrotipi utilizzati a volte in- distintamente, a creare, i maggiori equivoci. Il serial è un racconto articolato in un numero di parti distinte, le puntate sono tra loro in- terdipendenti, segmenti narrativi non autosufficienti. Ci sono due tipologie di serial i continuous serial (soap opera che non prevede risoluzione finale e telenovelas dalla narrativa chiusa sebbene di lunghissima durata) ed il miniserial (poche puntate trasmesse in un arco ben definito). Il tratto distintivo della serie è la sua articolazio- ne in segmenti autoconclusivi, detti episodi, spesso marcati dalla presenza di un titolo che ne individua la tematica affrontata. La nar- razione poi è un intreccio tra la cosiddetta “trama verticale” (che si sviluppa e termina all’interno dell’episodio) e quella “orizzontale” INNOVAZIONI Sta nascendo una nuova serialità italiana? 34 - 35

Lo sviluppo del prodotto

televisivo in Italia e la Mentre negli Anni ’80 e ’90 percezione del pubblico le serie straniere spaziavano dall’action al fantasy da noi si preferiva puntare sul polizie- sco classico, una tradizione proseguita anche negli Anni tv nostrano di oggi, che non si 2000 con R.I.S. – Delitti im- accontenta di parlare soltanto Dallas, Dinasty e Falcon Crest perfetti e Distretto di Polizia, agli italiani ma vuole essere prima, e di Beautiful poi, fanno oppure L’ispettore Coliandro – comprensibilmente – visto la parte del leone. Nel gennaio o ancora il Montalbano dai ro- e diffuso in tutto il mondo. 1982, il sociologo Francesco manzi di Camilleri, massimo Si pensi, a titolo di esempio, Alberoni fu contattato da “TV successo nel genere. che il film Suburra di Stefano Sorrisi e Canzoni”, in conco- L’affermarsi delle nuove piat- Sollima, che fa da preludio a (una narrazione di fondo, che mitanza della trasmissione di taforme di distribuzione – la una serie di prossima realiz- continua da un episodio all’al- un episodio di Dallas partico- tv via satellite prima, e ora il zazione, è stato reso disponi- tro, legandoli tra loro). Ciò di- larmente significativo, Discor- VOD sul modello di Netflix bile sul mercato americano, stingue la serie dal telefilm di dia in famiglia (in cui sparano a –, l’aumento del budget e una proprio tramite Netflix, più o vecchia generazione, scevro di J.R., uno dei protagonisti prin- migliore capacità di organiz- meno nello stesso periodo in trama orizzontale (da Il tenente cipali), per tentare di spiegare zazione delle risorse e un’os- cui in Italia usciva in sala, sen- Colombo a La signora in giallo). il motivo del grande successo servazione più attenta della za temere contrasto tra le due Se nel nostro Paese i primi della serie. Secondo lui ripor- traccia statunitense, hanno forme di distribuzione. Altro programmi televisivi hanno tava in auge il senso della fa- portato negli ultimi anni a un esempio calzante, in questo soprattutto finalità informati- miglia, mettendo in secondo notevole raffinamento del senso, è la recente realizzazio- ve o educative, la prima serie piano “tutte le altre formazioni prodotto seriale “televisivo” ne di una serie tratta dal film televisiva trasmessa in Italia sociali moderne: le Chiese, i italiano: virgolette d’obbligo di Pif La mafia uccide solo è di origine statunitense: si partiti, lo Stato. Domina solo il dato che lo schermo televisivo d’estate. È anche il pubblico a tratta di Le avventure di Rin clan”. In più, la serie “soddisfa diventa solo uno dei possibili essere più cosciente e ricetti- Tin Tin, che occupa dall’a- la nostra volontà di potenza. mezzi di fruizione dell’opera, vo. Oggi nessuno userebbe un prile 1956 i palinsesti del “Pro- È l’unico sentimento, l’unica tra tablet, pc e telefonini sem- termine generico e anche vaga- gramma Nazionale” (ovvero meta, l’unica morale” e “so- pre più accessoriati e disposti mente sminuente come “tele- il Primo e allora unico Cana- pravvive solo chi è spietato”. ad accogliere il contenuto au- film” (a indicare “un film fatto le, che sarebbe poi diventato Il che servì da modello a tutta dio-visivo che, di rimando, di- con minori mezzi, solo per Rai Uno). Solo nel 1976, però, una serie di produzioni italia- venta più duttile. Dalle mini(- la tv”). Lo spettatore italiano quando la Corte Costituzio- ne successive, da Incantesimo serie) su personaggi di rilevo cerca un prodotto a cui potersi nale interrompe il monopo- a Cento vetrine all’ancora attua- storico e/o religioso con Bep- fidelizzare – magari scegliendo lio della televisione di Stato, lissimo Un posto al sole (che ha pe Fiorello, Sergio Castellitto, il momento esatto e lo stru- emittenti private iniziano ad la caratteristica di saper alter- Fabio Troiano o Sabrina Ferilli mento su cui desidera fruirne importare fiction, proprio da nare sapientemente comme- (da Padre Pio a Rino Gaetano – e non solo un generico pas- Paesi come gli Stati Uniti in dia e dramma, lasciando spazio passando per Dalida) si è ap- satempo da “subire” mentre cui il mercato era ampiamente sia ad attori di grande esperien- prodati a prodotti strutturati si fa altro. E i temi non sono sviluppato e offriva una vasta za teatrale come Marzio Ho- e corposi, magari di deriva- più quelli basilari come “amo- scelta, a prezzi non molto alti. norato e Patrizio Rispo che a zione cinematografica, come re”, “denaro” e “famiglia” ma Fino ad allora la Rai era stato nuove giovani promesse). Gomorra, fino all’exploit di esplorano il sociale e si conce- l’unico produttore dell’unica Ma la metà degli Anni ’80 The Young Pope che riprende dono, quando serve, anche le forma di serialità allora conce- segna anche la nascita della il tema religioso, caro al pub- sfumature e l’approfondimen- pibile, ovvero lo “sceneggiato”, serie italiana più famosa nel blico televisivo italiano, ma lo to dell’aspetto psicologico. solitamente di breve durata. mondo, La piovra, andata in stravolge e lo adatta alla visio- Quando serie e serial arrivano onda in dieci miniserie dal ne sorrentiniana del mondo da noi sono recepite per lo più 1984 al 2001 e diretta da regi- moderno, prendendosi anche dal pubblico semplicemente sti come Damiano Damiani, notevoli rischi ma risultando con il generico termine di “te- Florestano Vancini, Luigi Pe- tutto sommato un prodotto lefilm”. Vengono dagli USA e relli e Giacomo Battiato. di successo. A livello inter- coprono tutti i generi: comme- nazionale la serie è venduta dia, sitcom, dramma, action. a emittenti di oltre 80 Paesi, Le grandi saghe familiari di consacrando le aspirazioni “ecumeniche” del prodotto GENERAZIONE “FANDOM”

di ELENA COSTA

Fidelizzare”, “pubblico”, “ fiction” sono termini che indi- Il pubblico, puntata dopo puntata, viene “agganciato” da tradimenti, in- “ cano fattispecie ampie e mutevoli, usati a misura e dismi- trighi erotici e familiari, brame di potere e denaro, personaggi schema- sura da addetti ai lavori e profani, che combinati insieme ticamente cattivi e buoni che creano un pesante transfert psicanalitico possono apparire come un brocardo dal significato oscuro. con la famosa casalinga di Voghera e l’impiegato postale di Milazzo. Il concetto del “fidelizzare”, che indica nel marketing le strategie atte a Sono passati quasi quarant’anni da quel giorno, il panorama mon- rendere fedele ad un prodotto una fascia o un gruppo di consumatori o diale, ed italiano, sembra essersi trasformato, ma mai come adesso è anche una sola persona, non poteva non essere fondante per la televi- il Drama (così è chiamata la fiction negli ambienti professionali an- sione commerciale. In Italia la fidelizzazione è una scoperta di Canale glosassoni) ad essere considerato, in tutto l’universo conosciuto, il 5 che, il 2 giugno 1981, manda in onda Dallas, utilizzando, a differenza genere fidelizzante per eccellenza. della pedagogica tv di Stato, tutte le potenzialità del prodotto seriale. Tuttavia in un ecosistema televisivo affollato di piattaforme distri- INNOVAZIONI Sta nascendo una nuova serialità italiana? 36 - 37

butive di contenuti, ci si arrovella per stabilire qual è il pubblico da fidelizzare e con quale fiction. Nell’epoca della modernità fluida, disegnata dal compianto Bauman, individuare le masse, come aggregati manipolabili e condizionabili, diventa sempre più difficile. Il nuovo spettatore pretende un coin- volgimento emotivo, anzi un investimento emotivo, ed emittenti e produttori si dannano per riuscire ad intercettare le esigenze sempre più mobili e mutevoli della nuova tipologia di audience, nomade, alla continua ricerca di stimoli in grado di catturare la propria attenzione e desiderosa di storie che rappresentino un racconto collettivo, cultura- le, politico del reale, nella sua complessità, quasi a completare un pro- cesso di interpretazione narrativa della vita umana nella sua totalità. La difficile arte Transmedialità è diventata la parola magica, “l’apriti sesamo” in gra- do di risolvere ogni “dramma”. di fidelizzare il pubblico. Transmediale è un prodotto, una storia, un contenuto capace di viag- giare tra più piattaforme distributive e di incarnarsi su media diffe- renti secondo le regole della convergenza, ovvero, secondo la defini- zione di Henry Jenkis è transmedia storytelling il prodotto, la storia, il contenuto capace di aggiungere frammenti di senso e narrazione a ogni sua incarnazione sulle diverse piattaforme. Pubblico multiforme uguale fiction transmediale. La caratteristica più impensabile di questo pubblico è la “libertà” nella scelta dei contenuti, nelle declinazioni più affini alle esigenze del sin- golo, anche in considerazione del proprio time budget ed addirittura della comunità di fandom a cui si appartiene. Esiste una “generazione fandom”, una comunità di appassionati, “fan”, che condividono un vi- scerale interesse per un fenomeno culturale, dai videogiochi al cine- ma, ed usano i social network per lo scambio istantaneo di opinioni ed emozioni, influenzando i contenuti dei prodotti televisivi e mediali. Le serie sono all’apice di questa “malattia” in quanto, come affermano Bandirali e Terrone in Filosofia delle serie tv instaurano “con i propri fru- itori una forma di contatto che non ha eguali nelle altre arti, in quanto nessun’altra forma d’arte comporta una condivisione di tempo così co- spicua. Questa condivisione di temporalità fra spazi e mondi differenti è qualcosa in sé di rivoluzionario, in quanto non ci si è mai avvicinati così tanto all’estensione del tempo vissuto, con l’ambizione non solo di riprodurlo, ma anche di imporgli una struttura e un’articolazione e di attribuirgli nello stesso tempo senso e valore. Le serie TV sono un’arte del tempo come forse nessun’altra arte lo è mai stata prima d’ora”. E sono proprio le “non TV” ad utilizzare al meglio questo rivoluzio- ne. Netflix, Youtube, Amazon, Apple stanno smantellando la vec- chia idea di tubo catodico, destrutturando la tv di flusso, governata dalla logica del palinsesto per usare un’altra logica, più precisa e potente, quella dell’algoritmo. È Todd Yellin, vicepresidente di Netflix, a mettere a punto il comples- so algoritmo che studia le abitudini dei propri abbonati, prendendo in esame 76 mila sottogeneri (si va da “film sugli alieni fine anni Settanta” a “documentari basati su leggende metropolitane con protagonisti fem- minili di età compresa tra gli 8 e i 12 anni”), che ricostruiscono i gusti, ed anticipano i desideri futuri degli utenti. Il sistema, ideato per offrire sug- gerimenti quanto più mirati agli abbonati, i famosi “ti potrebbe interessare anche…”, è ormai essenziale nello stabilire le probabilità di successo di uno show in fase di pre-produzione. È ciò che permette a Netflix di dare al pubblico ciò che il pubblico ancora non sa di volere. Ed è con questo che ormai tutta l’industria della comunicazione deve fare i conti. PUNTATE DI CINEMA Ai tempi del binge-watching

di SERENA CATALANO INNOVAZIONI Sta nascendo una nuova serialità italiana? 38 - 39

na serie tv può esse- battuto anche la prima puntata di anni, soprattutto in America. Da- re considerata come Gomorra, dimostrando che il vero vid Fincher ha girato le prime due U un grande unico potenziale di operazioni del ge- puntate di House of Cards, svilup- film? Bisognerebbe nere è ancora tutto da scoprire, e pandone il mood e l’estetica gene- chiederlo agli appassionati di che l’Italia può giocare un ruolo rale, che, anche gli altri registi che binge-watching, ovvero l’abitudi- fondamentale nel settore. lo hanno seguito, hanno poi man- ne di guardare in una sola, unica, Ma dove ha origine questa ten- tenuto (nomi come Joel Schu- interminabile session un’intera denza a serializzare il cinema? A macher e James Foley); Steven stagione (o più) di un prodotto te- concepire, cioè, il prodotto televi- Soderbergh ha fatto la stessa cosa levisivo moderno. Ad ogni modo, sivo come un vero e proprio “film partecipando alla realizzazione l’Italia, che fino a pochi anni fa of- a puntate”? Nel 1955 la televisione di The Knick; i padri di Matrix, i friva per lo più fiction dalla trama era ancora una novità per moltis- controversi fratelli (ora sorelle) episodica e non necessariamente simi americani: pochi potevano Wachowski hanno offerto il loro interconnessa – ovvero, ogni epi- permettersela e ancora meno ne immaginario al servizio di Sense8, sodio era fruibile indipenden- avevano capito le reali potenzia- una serie corale che risente pro- temente dagli altri, salvo l’occa- lità, ma un cittadino sopra tutti fondamente della loro influenza. sionale presenza di una trama riuscì a sfruttarla in modo unico. L’incontro tra grandi registi e “orizzontale” che comunque non Il 2 ottobre di quell’anno debuttò serie televisive è prolifico sotto era strettamente indispensabile infatti per la prima volta Alfred Hi- molti punti di vista. Si rivolge ad per la comprensione della serie tchcock Presenta, una programma- un pubblico esponenzialmente – il problema non se lo è posto, zione antologica e modernissima più vasto ed eterogeneo di quel- fino a poco fa. Ora, però, anche che metteva proprio il regista al lo della sala cinematografica, e noi stiamo iniziando a ragiona- centro della scena e della narra- per questo difficile da conqui- re per “stagioni” e “archi narra- zione. L’idea, ancora nel suo sta- stare con un linguaggio più auli- tivi”. Tra i primi casi a seguire dio embrionale, era semplice ma co; allo stesso tempo ha però la l’andamento internazionale del potente: realizzare delle “puntate possibilità, entrando in più case prodotto televisivo c’è Gomorra, di cinema” in cui il mezzo televi- e più mondi, di comunicare a li- che è anche il più emblematico. sivo e quello cinematografico si vello universale sfruttando tempi Il best seller di Roberto Saviano è incontravano all’ombra di un pan- molto più lunghi. Grandi autori diventato nel 2008 un film diret- ciuto profilo dal mento importan- hanno in questo modo la possibi- to da Matteo Garrone, che supera te e dal naso adunco. Era cinema, lità di sviluppare diversamente la i dieci milioni di euro in patria, a e cinema d’autore. Come quello loro poetica, mettendola al servi- cui si sommano i quasi 35 milio- di David Lynch, che trentacinque zio di un racconto prolungato che ni di dollari all’estero. Un risul- anni dopo avrebbe rivoluzionato può più agevolmente permetter- tato ragguardevole che tuttavia il mondo delle serie tv incollando si dettagli, sviluppi paralleli. Le non compete con la serie, diretta gli spettatori davanti alle puntate potenzialità sono infinite, e pro- principalmente da Stefano Solli- di Twin Peaks. A funzionare, sia per prio per questo negli ultimi anni ma e Francesca Comencini, che il palinsesto ABC che per il pubbli- continuano ad essere sfruttate raggiunge un successo di caratu- co, sono due elementi fondamen- generando un modo di fare serie ra mondiale. Nel 2016 Gomorra tali: la forte identità dell’autore, in continua evoluzione, che apre viene venduta in 170 Paesi ed è che offre una narrazione e uno sti- spazi e libertà creative. Lo sa bene considerato, al momento, il pro- le immediatamente riconoscibili anche Woody Allen, che il suo ul- dotto televisivo italiano di mag- allo spettatore, in contrasto con timo film lo ha sviluppato in sei gior risalto nella Storia. la generale standardizzazione di puntate e lo ha chiamato Crisis Ma è solo il primo passo: il se- tutti gli altri prodotti, e l’accordo in Six Scenes, regalandogli tutti condo è quello di Paolo Sorrenti- ad un contesto seriale in cui può gli elementi più rappresentativi no e del suo The Young Pope, vero sviluppare in maniera molto più delle sue opere: dialoghi brillanti, e proprio cinema in dieci episodi stratificata – sfruttando il maggior situazioni familiari compromet- che racconta vita (e miracoli) di minutaggio – i suoi complessi sim- tenti, dialettica da antologia. Lenny Belardo, aka l’immagina- bolismi e i suoi sottotesti. Le due La parola chiave diventa quindi rio Papa Pio XIII. Un prodotto stagioni di Twin Peaks e il mistero “libertà”: le possibilità creative provocatorio e irriverente che dell’omicidio di Laura Palmer en- di grandi autori costruiscono dei vive della libertà che il linguaggio trano così nell’immaginario col- veri e propri prodotti cinemato- seriale ha donato al suo regista, lettivo, insieme all’iconica musi- grafici a puntate, restituendo pronto a spostarsi tra le navate ca dei titoli di testa composta da allo spettatore lavori di qualità di San Pietro, tra santità e pecca- Angelo Badalamenti. spesso eccelsa che risultano to. La produzione Sky Atlantic, Esattamente come una pallina perfino più apprezzati dal gran- HBO e Canal+ ha riunito tre Pa- su un piano inclinato, la corsa de pubblico delle opere cinema- esi diversi per realizzare un vero dei grandi registi al linguaggio se- tografiche stesse. e proprio film a puntate che con riale si è intensificata in maniera 953.000 spettatori di debutto ha esponenziale negli ultimi dieci PRO THE YOUNG POPE IL PIACERE DELLA

LENTEZZA di GIANNI CANOVA te d’accordo? Loso. tant’è. Ma Non delretroscena. econlaspettacolarizzazione sie- cerimoniale capacità di coniugare l’estetica della sparizione con la liturgia del conchiarezza assolutacheilsegretodicendoci delpotere ènella luminanti radiografie italiano, delpotere maiprodotte dalcinema unadellepiùil- mette inscena del surplace,dell’attesa.Eperché televisivo. Perché siregala (e della ci lentezza,regala) il piacere ne applicate alpunto giusto. Perché infrange leregole delritmo corretto. Perché scrittecontutteleregoli- sfidalesceneggiature E allora: The leggedelweb. idetrattori dellelandesenza tant’è. luti per Ma valori (ricchezza, raffinatezza, complessità) sono disvalori asso- contochequelliioritengo mirendo scrivendo Ma precedenza. prodotte in ca raffinata ecomplessadiquellaquasitutte leserie metteincampounavisualitàincomparabilmente piùric- perché arte visiva. come tuttoilresto delcinema ilpiacere godo. eritrovo Dimentico lamacchina,comeillumina,taglia,ritma,io muove inquadra,a braccia come aperte,quandovedocomeSorrentino terra sull’asfalto umidoebagnato, eilpapainginocchiato terra per sullo sfondo, leluci gialle, lamacchina da presa rasoi Tirschierati - The come il finale dell’ottava puntata di vedo una macrosequenza io allosguardo. regala piacere che Sorrentino Per quando esempio: toso…!”) non può proprio capire quel che intendo io quando dico È un filmirrispettoso! No,è bergogliano! è troppo poco irrispet disquisisce solo su basi vetero-ideologicheNo, (“è ratzingeriano! non può capire. Chi di fronte a un prodotto come degliocchi.Chinonl’hamaiprovato –loso ilpiacere ritrovare Per farmigodere. basta unasuaimmagine,qualunque,per pregiudizio. è un pregiudizio positivo. Il mio però Lo motivo: a me Anch’io – lo confesso – di fronte parto ai film di Sorrentino da un delrancore tant’è. edellivore.talento tutto l’arsenale Ma diFedericaweb allasconfitta Pellegrini aRio–scatenacontro il fallire chièstatodi vedere del vincente: vedilareazione euforica collante alpiacere diquelcheresta dellasocietàitaliana,assieme fascista o comunista, baciapile o blasfemo. L’invidia residuo – vero insultalo, bastonalo. Chiamalodivoltainvolta,sprezzantemente, nella cultura enellasocietàitaliana:dagliachihasuccesso.Umilialo, do. pretesto Ogni la legge dominante riconfermare è buono per S Young Pope , quelloambientatonellapiazzoladell’autogrill, con The Young Pope proprio di serialità èunmodellonuovo vaticano interpretato- daunbravissimo Silvio Orlan fino alneoposticciosulvolto delSegretario diStato unappigliosucuiscaricaretrovare illoro odio. Per purdi atutto,idetrattori diSorrentino, i attaccano Young Pope sfidailpoliticamente perché ènuovo The Young Pope - - CONTRO THE YOUNG POPE 40 - 41 40 - UN GUITTO di FRANCESCO ALÒ INNOVAZIONI DELLA

Sta nascendo una nuova serialità italiana? CONSERVAZIONE

- - -

arrivato un nuovo Papa in Città (del Vaticano). E sono un nuovo in Città Papa (del Vaticano). arrivato Ora Lenny è Pio XIII. Belardo. amari. Si chiamava cavoli quando e dove ha un pulsante non si potrebbe, Fuma ama umiliare come Blofeld della Spectre, sotto il tavolo È gogliana, che almeno ti ha svegliato dal codice binario sorrentinianobinario codice dal almenoche gogliana, svegliato ha ti - purtrop via), così e umiliazione cazziatone, umiliazione, (cazziatone, Aspetta: otto (puntate). po poi arrivano le altre Pio XIII non è poi così (volevaconservatore dalla Chiesa ma poi gli omosessuali cacciare cambia idea in due secondi; con il governo italiano però, che strano, e soprattuttoè più intransigente) cattivo un non è affatto che ragazzo con Don solo “a scherzà” sul tetto in Dio. Stava non crede Tommaso, . Questo americano a Roma yankee in Un detto Sordi come avrebbe da due genitori abbandonato di essere solo il trauma stato ha subìto (non è da tut i miracoli sì veramente Sa fare hippie (loro bastardi). ti), odia meno eroi le donne rispetto ad altri napoletano, del regista Che “Sorridete!”. tenerez Venezia: di quel in fedeli ai alla fine dirà e la pedofilia in America,della punito lo sfruttamento za. Ha pure sono Pope The Young povertà a Napoli. in Africa, e un millantatore nemmeno 500 minuti di comicità parrocchiale circa divertente. I nei (povero di moquette sono tranci Silvio Orlando),- gli intrighi scara bambocci e, mentre Pazienza ci mettevamucce tra Andrea una sola vignetta a descrivere Hefner, e deridere in vestaglia da Hugh un Papa Sorrentino alta, niente di nien a voce nel dire, impiega un’eternità - Il primo era un genio Ma e Sorrentino Pazienza te. tra c’è un abisso. della rivoluzione. Il secondo è solo un guitto della conservazione. il prossimo suo con battute al vetriolo (piùil prossimo Lenny Bruce che Belardo), e Salinger), so- fa strani dai media (come Kubrick vuole scomparire un al Conclave ha fregato li adora), gni a base di bambolotti (Canova emblematico (critico Caprara per il regista), uguale a Valerio mentore ma senza somiglia- (come Ratzinger, rifiuta il cattolicesimo fai-da-te di Guerre sessuato Stellari), pare all’Imperatore come Ratzinger re - atto Law, Jude A interpretarlo sexy. è molto (lo farà?) e sicuramente perfettore per Sorrentinovedi in corpo, con l’antipatia perché nato versobocca sempre il mondo, fin dai a smorfia di disgusto tendente tempi di Gattaca, film in cui eraferito dell’eugenetica un campione Quando è un gangster? Il Papa in carrozzina. rischi quasi l’enfinito - tusiasmo dopo la seconda puntata, per una prima omelia anti-ber Cosa è innovazione e cosa no: il paragone con la produzione straniera è spesso impietoso.

a prima cosa che viene da chiedersi L mentre si guarda No Offence, la serie tv di Channel Four, serie british che ha avuto in Francia un successo pari a quello “domestico”, è: in No Offence è prodotto da Channel Italia si può “girare” un prodot- Four, tv pubblica finanziata dalla to così anomalo, così “sporco”, pubblicità, che deve far produrre così in rottura con la tradizione, all’esterno la sua intera program- con il patto finale tra le tre pro- mazione (manda in onda anche tagoniste per coprire l’omici- il Grande Fratello, non solo le dio del serial killer di bambine fiction come No Offence, of cour- down? Guardi I bastardi di Pizzo- se). L’assetto del sistema britan- falcone e la risposta non può che nico favorisce l’innovazione, per- essere negativa, davanti a questa ché i broadcaster sono chiamati a trasposizione classica, senza sfaldando, è una delle cause del far crescere il settore produttivo sbavature ma senza alcun “graf- problema: due poli televisivi, uno nazionale, poi il risultato dipende fio” rispetto ai modelli canonici, pubblico e uno privato, che s’in- da chi la realizza. Ribaltamento che non rischia nulla nella tra- seguono l’un l’altro, anche nelle dei ruoli tra uomo e donna, an- sposizione di un romanziere che idee e nei progetti, come i due Pa- che nel linguaggio, spesso vio- invece ne prende tanti di rischi, dre Pio trasmessi nell’anno 2000, lento e scurrile da parte delle tre anche con se stesso e la sua città, uno da Rai e uno da Mediaset. Due protagoniste; ragazze down non come Maurizio De Giovanni. poli televisivi che, proprio per la più viste come “la poveretta da Fiction e innovazione non sono concentrazione strutturale del tenere chiusa in casa”, ma che un binomio facile da coniugare. sistema tv e la mancanza di alter- aiutano le indagini, discutono, si La fiction non ha mai avuto la li- native e di concorrenza, hanno im- arrabbiano; una trama verticale bertà creativa ed espressiva del pedito la nascita di forti produttori tra le puntate che arriva al patto cinema. Molte le ragioni, a par- indipendenti, com’è accaduto in finale tra le poliziotte per tacere tire dai due soggetti che stanno Francia e in Gran Bretagna. Pro- sull’omicidio del serial killer, che a monte e a valle del prodotto: duttori in grado di andare, grazie è l’uomo di una delle tre, un hu- il committente e il pubblico (o alla propria autonomia finanziaria mor nero costante che s’insinua quello ritenuto tale dal commit- e creativa, oltre le “linee guida”, più in vicende sordide, ambientate tente). La struttura del mercato o meno informali, dettate da chi negli angoli bui dell’umanità che televisivo nazionale, il suo asset- detiene tutti i diritti sul prodotto circonda una città industriale in to che solo ora si sta lentamente che finanzia quasi interamente. crisi come Manchester. INNOVAZIONI Sta nascendo una nuova serialità italiana? 42 - 43

portamenti poco “ortodossi” di un vicequestore romano esiliato nella fredda Val d’Aosta: in parti- del cuore (metafora di Un posto al colare farsi qualche canna, fuma- sole?), successo di pubblico e di re come un dannato, uscire fuori critica, puntate da venti minuti, dalla finestra sul cornicione, non da farne un cult. Ma Boris è solo usare mai la pistola, soprattutto un pesciolino rosso chiuso in una essere incapace d’innamorarsi boccia di vetro… ed è una delle dopo la morte della moglie, con prime serie italiane prodotta da la quale continua a parlare. Anche una tv a pagamento (Rai Cine- Rai Fiction, talvolta, riesce a ca- ma ha finanziato Boris-il film). povolgere i codici di narrazione Romanzo criminale e Gomorra (l’omicida dell’amica di Schiavo- di MARCO MELE sono due tappe nelle quali Sky ne non viene catturato al termine ha ridisegnato il panorama della della prima serie). fiction italiana, inserendo lin- Il resto è Don Matteo, I Cesaroni, SENZA OFFESA, POTREMMO OSARE DI PIÙ

L’innovazione ha contrassegnato guaggi e situazioni più esplicite Madre Teresa, Maria Goretti, Don anche la produzione seriale ame- e dirette. Romanzo criminale, più Bosco, Edda Ciano, Soraya, Cal- ricana che, da Twin Peaks in poi, che la storia della banda della las e Onassis, tanti papi… No, non ha capovolto lo stato di subalter- Magliana, è il “romanzo” di for- solo… Diciamo qualcosa che non nità rassegnata rispetto al cinema mazione di un gruppo di amici, troverà d’accordo molti analisti: di Hollywood: si pensi al soggetto che salgono al potere grazie allo alcune fiction apparentemente di Dexter, alla narrazione di Lost, spaccio e al controllo del territo- tradizionali sono spesso innova- ai “tempi” di 24, fino alla sfida al rio e finiscono anche per ammaz- tive. È il caso di Un posto al sole, cinema vinta dai kolossal seriali zarsi l’un l’altro. Sino a Gomorra, che lo è nel modello di produzio- come Il Trono di spade, anche, va che presenta solo il punto di vista ne, il primo in Italia a ciclo indu- detto, grazie all’evoluzione del criminale, senza neanche il com- striale. Un modello che ingloba, fantasy portata da un film come missario Scialoja di Romanzo cri- integrandola nei suoi tempi, la Il Signore degli Anelli. Anche qui minale. Venduta in ottanta Paesi teatralità, il linguaggio, l’irrituali- protagonisti della rinascita e della nel mondo, come solo La Piovra tà della Napoli contemporanea, “presa del potere” dei serial sono in passato, che non è il suo an- una Napoli dove si genera una nuovi soggetti del sistema rispetto tesignano, perché lì tutto, anche figlia con un gay o con un prete, ai network tradizionali, dalla HBO Cosa Nostra, ruotava attorno alla tra l’altro. a Netflix ad Amazon Prime Video. figura del commissario Cattani e In Italia non manca qualche rara di chi ne avrebbe preso il posto. avis di fiction innovativa. Una Più di recente Schiavone, tratto citazione d’obbligo la merita cer- dai romanzi di Antonio Manzini, tamente Boris, metafiction sulla ha suscitato polemiche e interro- troupe che gira la fiction Gli occhi gazioni parlamentari per i com- CINEMA E TV, CONVERGENZE PARALLELE

di S.C.

Un attore, una scenografa, uno sceneggiatore e un produttore, legati ad alcune delle maggiori produzioni seriali italiane, ci danno il loro punto di vista.

Quali sono le sfide maggiori struire il rapporto tra i personaggi del comparto passi anche dai qui. dell’interpretare un personag- abbiamo fatto quanto di più bello Da storie inedite e inaspettate, di- gio all’interno di una serie te- si possa fare: abbiamo cercato di rette da registi giovani e visiona- levisiva, in termini di tempo e conoscerci, di comprenderci ad ri, interpretata da attori che non impegno? un livello che va oltre le parole e possono essere ‘incasellati’. Vor- In una serie televisiva che preve- le apparenze e, come Rocco ed rei sempre più spazio al talento, de diversi mesi di riprese, l’impe- Italo, ci siamo subito riconosciuti quello creativo. Forse la strada è gno psicologico ed emotivo dal nelle nostre apparenti differenze lunga, ma secondo me non siamo punto di vista attoriale è certa- e per questo immediatamente poi così lontani. mente notevole. Proprio questa accettati. Credo che nell’osser- caratteristica però rende il lavoro vazione reciproca siamo riusciti ERNESTOancora più sfaccettato, interes- a trasportare nell’universo della sante e, nella migliore delle ipo- fantasia un rapporto che abbiamo tesi, profondo, avendo a disposi- nutrito nella realtà. zione più eventi che coinvolgono il personaggio e più sfumature Come crede che possa evolversi comportamentali da scandaglia- il mondo della serialità italiana D’ARGENIre. In questo quadro, una delle rispetto al panorama interna- maggiori difficoltà è mantenere zionale, dal punto di vista atto- sempre alta l’attenzione ai det- riale? tagli, così come la concentrazio- Ci sono diversi segnali positivi ne, senza mai perdere di vista da rispetto al ruolo della serialità dove vieni e dove sta andando la italiana nel mondo. La qualità e storia. la competenza dei nostri talenti ATTOREnon è seconda a quella di altri Pa- Come è stato rapportarsi a esi. Semmai, forse culturalmente, ERNESTO Marco Giallini e in che modo non siamo molto inclini a spin- avete lavorato ai vostri perso- gerci un tantino oltre, a cogliere D’ARGENIO naggi? alcune sfide e, in definitiva, a ri- ATTORE Marco nella sua lunga carriera schiare. Spero che l’evoluzione Rocco Schiavone ROCCOdeve aver messo a frutto tutte le esperienze più formative svilup- pando un approccio molto perso- nale che prende spunto anche da alcuni grandi attori del passato tra cui Mastroianni, Sordi e Gassman SCHIAVONE- che ama molto citare. Nel co- INNOVAZIONI Sta nascendo una nuova serialità italiana? 44 - 45

Lei ha lavorato con Sorrentino in molti film: il suo rapporto con il regista si è evoluto diversa- mente nel momento in cui avete Come si è posta nei confronti di realizzato una serie tv? immagini e luoghi iconici (San Credo di poter dire che The Young Pietro, la Cappella Sistina) e in Pope sia stato affrontato e girato che modo ha organizzato una come un lungo film, è un approc- mole di lavoro sicuramente più cio che non potremmo sentire ampia? e vivere diversamente. Certo, la Innanzitutto, il nostro, come sem- lunga durata rende più impegna- pre, è un lavoro di ricerca e docu- tivo il lavoro, richiede una resi- mentazione, dove in questo caso stenza nel tempo ma avevamo, la mole di lavoro era assai cospi- nella sfida di questo racconto cua. Abbiamo iniziato con largo sbalorditivo, uno stimolo che ha anticipo, rispetto ai soliti canoni mantenuto vivo l’entusiasmo e di preparazione, una lunga ‘caccia’ la determinazione. Paolo inoltre ai luoghi alternativi al Vaticano è una grande guida in questo, esi- stesso, che ci ha negato la possi- LUDOVICAgente e pieno di continue nuove bilità di girare dal vero. Realizzare idee, tiene sempre alto il livello di un’impalcatura di credibilità per presenza di tutti i reparti. il pubblico era la scommessa più grande. Impegnativo e stimolan- Il suo approccio nei confronti te è stato ambientare luoghi così del lavoro per una serie è diver- vicini all’immaginario collettivo FERRARIOso rispetto ad un film? e riprodurli nella loro grandiosità, La cura che esigo innanzitutto da inventarsi un mondo che è quello me stessa è la stessa, cambia di Lenny cercando di immergere il come investire, e con quali pri- pubblico in uno spazio plausibile, orità, le energie. Fondamentale, evitare errori, attenersi al vero o secondo me, resta sempre più il ottenere autenticità nel racconto SCENOGRAlavoro di ricerca dei luoghi, a pre- attraverso questa verosimiglian- scindere dalla serialità o meno za. Le costruzioni più impegnative ERNESTO del progetto. È il primo investi- confermo essere state quelle che mento, una scelta che, rispetto ambientavano luoghi che sono poi a mezzi a disposizione e al vicini all’immaginario collettivo, tempo che ci vuole per ottenere parlo della Cappella Sistina, della la qualità richiesta, è imprescin- Facciata di San Pietro a Roma e di FATHEYOUdibile dal risultato finale. È un San Marco a Venezia, della Biblio- D’ARGENI messaggio che non sempre viene teca papale (studio dove avvengo- recepito dalle produzioni e quan- no gran parte degli incontri), tutti do accade senza doverlo chiede- ricostruiti a Cinecittà. Quest’ulti- re, come è accaduto per questo mo set mi ha lasciato molto sod- progetto, c’è da sentirsi fortunati disfatta del lavoro fatto con Cine- NGPOPEe sostenuti nel tutelare il nostro città Studios e le loro maestranze. mestiere. Per la Sistina il più grande merito ATTORE va alla squadra di pittori che ho scelto per curare la realizzazione. LUDOVICA È stato senz’altro uno stimolan- te gioco (serio come sono i veri FERRARIO giochi) di ricerca, soprattutto nel SCENOGRAFA mondo del verosimile. Una sfida ROCCO sia laddove abbiamo scelto di rap- The Young Pope portarci in maniera filologica che dove, pur guidati dal voler essere credibili, ci siamo concessi libertà trasformando un handicap (quel- lo di non poter girare in Vaticano) SCHIAVONE in virtù! La mafia uccide solo d’estate parte da un film: in che modo avete lavorato per adattare la sceneggiatura? Per prima cosa abbiamo deciso di modificare l’arco temporale: il film copre un periodo che va dagli Anni ‘60 fino agli Anni ‘90, mentre per la serie abbiamo de- ciso di raccontare solo i primi sei mesi del 1979. Accorciare l’arco temporale ci ha permesso di vivi- MICHELE sezionare quel breve periodo, ad- dentrandoci anche nel quotidia- ASTORI MICHELEno della famiglia di Salvatore con SCENEGGIATORE dettagli rimasti fuori dal film e in- serendo anche nuovi personaggi, La mafia uccide solo d’estate che nell’arco degli episodi siamo riusciti a sviluppare. Abbiamo de- Quali sono le sfide più grandi che ciso quindi di allargare l’aspetto ha trovato nello scrivere una se- ASTORIumano mettendo al centro della rie? narrazione una famiglia che cer- La prima sfida è stata rispettare ca di darsi un senso etico, in una la natura del film ma allo stesso vera e propria sfida di sopravvi- tempo cercare di differenziare la venza. serie, dandole un’identità propria che la rendesse unica. SCENEGLa sfida più importante a livello di scrittura è stata invece riuscire a smitizzare Cosa Nostra, senza averne paura. Il film prendeva di mira Andreotti come personag- gio politico, mentre la serie, rac- ATORELAcontando un ambito temporale più ristretto, è riuscita a sbugiar- dare personaggi del sottobosco politico di quegli anni, facendo nomi e cognomi, e raccontandoli ad un pubblico televisivo, molto MAFIAUCpiù vasto rispetto a quello della sala.

In che modo il mondo delle se- rie tv può evolversi in Italia dal punto di vista della scrittura? CIDE SOLOLa scrittura non deve avere pau- ra: ci sono delle serie in Italia che hanno tracciato un nuovo modo di raccontare, imponendo un nuovo linguaggio. Oggi non dob- biamo avere paura di sperimenta- D’ESTATEre, dobbiamo metterci alla prova nella nostra capacità di pensare e proporre nuove storie: i tempi sono maturi e ora c’è spazio per forme più originali di intratteni- mento. INNOVAZIONI Sta nascendo una nuova serialità italiana? 46 - 47

LUISACOdella cupola ha creato ad esem- MICHELE pio grande curiosità, una cosa di cui siamo molto felici, perché è ASTORI diventata il simbolo della creati- SCENEGGIATORE vità italiana che diventa slancio La mafia uccide solo d’estate universale. TTARAMIn che modo il mondo delle serie tv in Italia può evolversi, consi- derando la sua esperienza, dal Quali sono state le sfide più punto di vista produttivo? grandi per la realizzazione di L’evoluzione più naturale credo una serie di stampo internazio- sia quella di cercare sempre di più nale? di fare un prodotto che sia giusto Le sfide di naturaOSINOPR produttiva ri- per il pubblico italiano, ma anche guardano soprattutto l’impatto capace di andare oltre i nostri visivo, che è importante: non è confini. È una bella sfida ma non una serie che poteva essere fatta impossibile, perché il pubblico con standard bassi, perché ave- di oggi è molto più intelligente di vamo intenzione di competere quanto noi non crediamo. Siamo a livello internazionale. È stato abituati a pensare al pubblico ita- necessario trovareODUTTOR dei partner liano come a degli spettatori con stranieri che ci aiutassero a reg- un gusto estremamente classico, gere questo tipo di confronto. ma non è così: molti, anche tra i Questo aspetto è stato bilancia- non giovani, godono di prodotti to dalla produzione con la scelta con una narrazione più comples- di andare a girare nei luoghi reali sa. Credo che sia necessario far della serie, nei dintorni di Firen- crescere la nostra idea di spetta- ze, dove c’è la possibilitàEIMEDICI di sfrut- tore, e adattarci a degli standard tare architetture che regalano un internazionali per quanto riguar- LUISA COTTA valore aggiunto e colpiscono dal da la scelta delle tematiche e il punto di vista visivo, dando una formato: I Medici è una serie in RAMOSINO grande autenticità. Questo ha costume, quindi vendibile all’e- PRODUTTORE reso unico I Medici dal punto di stero, e ha otto puntate da cin- vista internazionale, perché ci ha quanta minuti, lo stesso formato I Medici permesso di sfruttare il nostro che usano Oltreoceano. Bisogne- patrimonio artistico e valorizzare rebbe studiare la serialità estera il territorio. È stato importante ed usarla come spunto di lavoro per noi anche mantenere il rac- per gli autori italiani, valorizzan- conto affascinante, pur narrando done i punti forti che molte volte la vera storia di quegli anni: è sta- ci vengono invidiati per creare ta importante la collaborazione prodotti unici e competitivi. di uno showrunner come Frank Spotnitz, che ci ha aiutati a man- tenere un passo internazionale. La nostra speranza era di susci- tare interesse nello spettatore, cosa che abbiamo raggiunto con un certo orgoglio: la costruzione NETFLIX, INFINITY, NOW TV: CON LE OFFERTE STREAMING, COSA CAMBIA PER LO SPETTATORE ITALIANO.

Eppur continuiamo ad usare il televisore di S.C.

n principio era lo streaming, e il protocollo peer2peer. In Italia il fenomeno è relativamente giovane, ma sta iniziando a farsi Con l’arrivo del nuovo millennio improvvisamente l’in- spazio: Sky ha sviluppato Now TV e Mediaset ha lanciato nel 2013 Infi- I trattenimento casalingo fu pervaso da una comunitaria nity, una piattaforma tutta italiana che al momento conta circa 6.000 onda “democratica”, che proponeva la condivisione di contenuti diversi. La cosa più interessante è che la sua crescita nel no- file video via internet, in modo che tutti potessero recuperarne una stro Paese va di pari passo a quella di Netflix: in un anno le fruizioni parte e scaricare, poi, grazie alle condivisioni, un intero film. Il tutto sono aumentate del 250%, complice anche il servizio di download dei gratuitamente e, quindi, illegalmente. Nonostante fosse proprio la contenuti. Il mezzo favorito dagli italiani, per usufruirne, però, rimane mancanza di investimento l’attrattiva principale del servizio, lo stre- ancora la televisione, a sfavore di tablet e pc: il 55% delle fruizioni pas- aming rappresentava anche l’anticamera di un bisogno, quello dello sano proprio per lo schermo tradizionale. spettatore di avere un’intera libreria mediatica a disposizione sul pro- prio computer in ogni momento. Ci si poteva collegare a casa di ami- I dati registrati segnano ufficialmente il pensionamento di un rito casa- ci senza dover portare un DVD, oppure in un momento di noia fuori lingo e culturale che ha rappresentato la spina dorsale dell’Italia, quel- casa. Tutto era a portata di mano: era il futuro. lo di sedersi davanti alla televisione e attendere la messa in onda del contenuto proposto dai canali in chiaro; con l’arrivo delle piattaforme Parallelamente, nel 1997 Reed Hastings e Marc Randolph fondavano streaming nasce per lo spettatore la libertà di scegliere orario e tipo di una piccola compagnia che si preoccupava solo di inviare DVD per trasmissione: basta sfogliare un catalogo, a qualsiasi ora, per avere in un posta, direttamente a casa. Solo dieci anni dopo, nel 2007, decisero di secondo il contenuto desiderato. Anche il Belpaese, dunque, sembra aggiungere ai propri servizi una piattaforma di streaming ad abbona- considerare lo streaming online il futuro, e le serie tv il contenuto più mento mensile. L’intuizione era quella giusta: nel 2010 Netflix diven- adatto. Storie che si evolvono, che non restano chiuse nello spazio di un ta la più grande sorgente di traffico internet di tutto il Nord America film ma catturano lo spettatore riuscendo ad essere fruibili comunque nell’orario serale. Un successo globale che tocca l’Europa nel 2015, in poco tempo. Numerose stagioni divise in pillole da 20 o 40 minuti, come parte di un’espansione che, a quel punto, comprende contenuti da vedere su qualsiasi dispositivo in qualsiasi momento: un tipo di in- originali e tradotti in 18 lingue diverse, per un pubblico composto da 74 trattenimento adatto ad una cultura in continuo movimento, che non milioni di clienti sparsi in 190 Paesi. ha faticato a renderlo parte della propria quotidianità. INNOVAZIONI Sta nascendo una nuova serialità italiana? 48 - 49

he ci sia del nuovo C è indubbio. Che lo si debba segnalare e valorizzare è al- trettanto evidente e necessario. A patto però di non esagerare. Di non voler essere “nuovisti” a tutti i costi. E, soprattutto, a pat- sfruttò anche il modello della se- to di non dimenticare mai che rie, con i numerosi film dedicati il cinema italiano, in fondo, la ai forzuti e ai rompicollo come serialità la conosce, la frequenta Maciste (interpretato da Bartolo- Ma anche questa specificità del- e la pratica da più di un secolo, meo Pagano), Sansone (Luciano la serialità contemporanea viene quando ancora la Tv era di là da Albertini) e Saetta (Domenico sempre più spesso aggirata ed venire. Basta pensare, all’epoca Gambino), per non parlare del- elusa dalle nuove forme di consu- del muto, al lavoro di un attore e la comica seriale, da Cretinetti a Tontolini, i cui “corti”, a partire mo on demand praticate da quegli regista come Emilio Ghione e alla spettatori che non attendono la dal 1911, delineavano un tipo di sua serie intitolata I topi grigi: otto messa in onda, ma accumulano racconto che per brevità, ritmo, film realizzati tra il 1916 e il 1918 e più puntate o più episodi della sintesi e recursività potrebbe a incentrati sul personaggio di Za la stessa serie e poi li vedono uno ragione essere assunto come an- Mort, sorta di ladro gentiluomo e dopo l’altro, in maniera conti- tesignano di certe attuali web se- al contempo re dei bassifondi, in nuativa, come se fossero – in fon- ries. Certo: non c’era in quei pro- bilico tra Fantomas e Arsenio Lu- do – un lungo, lunghissimo film. dotti l’organizzazione seriale del pin, interpretato sullo schermo Come sempre, anche questa vol- consumo, l’appuntamento fisso dallo stesso Ghione. Il personag- ta, vecchio e nuovo si sovrappon- ritualizzato con la messa in onda a gio, che lanciò anche nel cinema gono e si confondono, e sarebbe a cui ci invitano le odierne serie Tv. italiano quel modello seriale che dir poco fuorviante pretendere di i francesi avevano collaudato con separarli nettamente con dogma- successo fin dal 1913 grazie alla tica e altezzosa certezza. serie Fantômas di Louis Feuillade, era stato anticipato in un film 1915 intitolato appunto Za la Mort e sa- rebbe stato ripreso qualche anno dopo, nel 1923, in un altro film di coproduzione tedesca intitolato Za la Mort – L’incubo di Za la Vie. Accanto a questo prototipo di “serial”, il cinema muto italiano Il cinema – anche quello italiano – è stato seriale prima ancora che la Tv fosse inventata. E la serialità – non va dimenticato – fa parte dell’archeologia della nostra cultura. …MA NON DIMENTICHIAMOCI DEI “TOPI GRIGI”! di GIANNI CANOVA DISCUSSIONI

DOC, LA COSTRUZIONE DI UN AMORE di MIRIAM MAUTI DISCUSSIONI 50 - 51

Se Fuocoammare fa 2 milioni e 270mila spettatori in prima serata su Raitre, viene da chiedersi dove sia il pubblico del documentario e come si possa stanarlo. Ne parliamo con broadcaster, distributori indipendenti e direttori di festival.

ltre 2 milioni e 270mila spettatori per la trasmissione in più, le piattaforme in streaming lo dimostrano. E tv e web li comprano O prima serata su Raitre il 3 ottobre scorso. Non sono i nu- anche perché hanno un costo più basso dei film di finzione. Diverso meri della Nazionale di calcio (quelli di Fazio e Sciarelli è il discorso in sala, dove i risultati sono ancora deludenti. Ma è un sì), ma il risultato di Fuocoammare di Gianfranco Rosi in problema di distribuzione. Ci vorrebbero sale nelle zone universitarie, tv è decisamente straordinario. L’onda lunga dell’Orso d’Oro al Fe- così da attirare anche i ragazzi che preferiscono oggi vedersi il film sul- stival di Berlino? La tematica di grandissima attualità? O qualcosa è lo schermo di un cellulare”. cambiato nei confronti del documentario, da parte dell’industria e del Internet, il web, amato o odiato, spesso l’unico medium attraverso pubblico? Insomma, i premi di Rosi (con il quale per la prima volta ab- cui il cinema arriva alla generazione dei “nativi digitali”. E andiamo biamo “portato” un documentario agli Oscar) e degli altri autori italia- a vedere cosa succede allora su myMovies, piattaforma leader per le ni in giro per il mondo, hanno un effetto sul mercato? “Inutile negare trasmissioni in streaming, la stessa che a settembre propone i film in che il documentario fa ancora fatica in sala, a parte alcune eccezioni”, collaborazione con la Mostra del cinema. “Noi abbiamo inaugurato precisa Paola Malanga che dal suo ruolo di vicedirettore-prodotto di nel febbraio 2010 con La bocca del lupo di Pietro Marcello - ricorda il Rai Cinema ha accompagnato in sala Rosi, ma anche i film di Roberto fondatore di myMovies Gianluca Guzzo - e da allora la nostra mis- Minervini, Pietro Marcello, Parenti e D’Anolfi, in concorso a Venezia sione è stata valorizzare i documentari, per costruire una audience di con Spira Mirabilis. “Un pubblico oggi c’è, esiste. Ce ne accorgiamo utenti che amino il cinema di qualità. È facile fare i grandi numeri con i proprio quando i film vanno in tv, ma mancano le sale per il cinema supereroi, ma una certa percentuale di abbonati possiamo ‘convertir- di qualità e per il documentario, lo spettatore si ritrova spesso a fare la’. E ci riusciamo. Per fare un esempio, Il sale della Terra, il film di Wen- la caccia al tesoro... All’estero no, Bella e perduta di Pietro Marcello è ders su Salgado, ha esaurito in poche ore i 10.000 posti che avevamo uscito con più copie in Francia che in Italia, Fuocoammare ha avuto a disposizione per la trasmissione in streaming. Il nostro pubblico di teniture lunghe anche in Inghilterra. Gli spettatori hanno spazi per abbonati è fatto di utenti adulti, con una grande percentuale di donne, questo cinema. Che è un cinema che viaggia, internazionale, a noi che scelgono i film in lingua originale, il cinema di qualità e, tra questi sembra piccolo, di nicchia, ma i nostri autori sono dappertutto, hanno film, indubbiamente, ci sono i documentari”. Destinati dunque, dopo un linguaggio originale, gli italiani nel documentario creativo hanno il passaggio festivaliero, ad una vita da piccolo schermo? Non la pensa un ruolo importante”. così Andrea Romeo, direttore del Biografilm di Bologna e da alcuni La tv dunque. Su quella generalista, questo tipo di cinema ancora fati- anni anche distributore con I Wonder: “Non è vero che i documentari ca (e la prima serata di Fuocoammare è un’eccezione), ma che succe- non fanno incassi in sala. Dieci anni fa l’unico che vinceva al botteghi- de sui canali a pagamento? “Trasmettiamo e produciamo”, chiarisce no era Michael Moore, ma oggi le cose sono diverse. Noi ne abbiamo Antonio Visca, direttore di Sky Atlantic. “Ci sono generi diversi che distribuiti 40 in 3 anni. Un film come Lo and Behold di Werner Herzog vanno sotto il nome di documentario. Noi oggi seguiamo la tenden- a ottobre è rimasto per 5 settimane a Roma e altrettante a marzo ne za che va verso doc meno tradizionali. Con il nostro ciclo di Racconti ha fatte La memoria dell’acqua di Patricio Guzman. Doc come quello del reale abbiamo fatto investimenti cospicui in coproduzione e ac- su Joplin o quello di Herzog hanno incassato 150mila euro con 20mila quisizione. Non è un mercato ancora paragonabile alla fiction, ma è spettatori, un risultato che 5 anni fa era impensabile. Non è compara- un mercato vivo, sul quale, grazie ai social media, abbiamo feedback bile con i blockbuster, ma con i film d’essai assolutamente sì”. Dunque immediati dal pubblico, anche solo sulla trasmissione del promo. E il pubblico c’è e se si propongono buoni film i risultati si ottengono quando il documentario è in onda ci sono commenti e reazioni... Il ter- “ma ci vuole uno sforzo di tutti”, conclude Alberto Barbera, diretto- mine di paragone per gli ascolti non può essere un blockbuster, i feno- re della Mostra del cinema di Venezia, che ha selezionato in concorso meni hanno dimensioni diverse. Quando pensiamo al target-tipo per Sacro Gra, prima vittoria di un doc in laguna. “Produttori, esercenti, i i nostri documentari, pensiamo al telespettatore che ama una serie media che dovrebbero sostenere questi film, i settori di promozione. complessa come Gomorra o il cinema di qualità”. Tra i doc trasmes- Ci vogliono gli investimenti in pubblicità, per costruire anche un pub- si da Sky Atlantic anche La fabbrica fantasma di Mimmo Calopresti, blico. 50 anni fa al cinema ci andavano tutti, oggi non basta mettere un regista chiamato da poco alla guida di un nuovo canale streaming cartellone. Lo spettatore devi stanarlo, sollecitarlo, devi costruire un impegnativo sin dal nome - Cinema Verità - edito da Gianluca Curti legame tra un film e un pubblico potenziale, che c’è. Ma va convinto a della Minerva Pictures - che dal 27 gennaio ha cominciato le sue tra- uscire di casa e mettere mano al portafoglio per comprare il biglietto”. smissioni: “Diciamo che proprio la tv apre degli spazi per il cinema del reale che il cinema ancora non gli dà - spiega Calopresti- L’attenzione del pubblico c’è, e oggi i documentari permettono di sperimentare di FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA

QUANTO VIAGGIANO FUORI DALL’EUROPA I FILM EUROPEI E QUELLI ITALIANI? di Federica D’Urso, Iole Maria Giannattasio, Francesca Medolago Albani

La ricerca dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo evidenzia che nel 2015 i film europei presenti nelle sale cinematografiche extraeuropee hanno totalizzato 108 milioni di presenze, pari al 3% del totale dei biglietti Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo (OEA), l’ente venduti, per un incasso complessivo di 610 L’ del Consiglio d’Europa che raccoglie, elabora e divulga statistiche e approfondimenti sul settore audiovisivo milioni di euro. L’Italia è l’ultimo tra i 5 grandi europeo, ha pubblicato nel dicembre 2016 il rapporto “The circulation of European films outside Europe”, uno studio sulla diffusione del cinema di origine europea nei mercati extra-europei. I Paesi produttori europei - Francia, confini europei sono intesi dall’Osservatorio come quelli dei 47 paesi membri del Consiglio d’Europa, dunque con un’ampiezza territoriale più estesa dei confini della Ue. Regno Unito, Spagna, Germania - per uscite L’analisi si concentra sulle presenze di spettatori in sala in 12 mercati ex- tra-europei che comprendono il Nord America, 6 mercati dell’America in sala in territori extra-europei. Latina, la Cina, la Corea del Sud, l’Australia e la Nuova Zelanda. L’anno di riferimento è il 2015, completato con serie storiche 2011-2015. La fonte dei dati è ComScore, la società americana di misurazione del- la fruizione su schermi e piattaforme digitali, in grado di fornire analisi dei pubblici, dei brand e delle abitudini di consumo su vasta scala. Il 1° gennaio 2016, ComScore ha acquisito Rentrak, l’altra società di ri- cerca americana specializzata nel settore dell’entertainment. L’Osser- vatorio ha stipulato un accordo con ComScore, istituendo un gruppo d’acquisto nell’ambito del network dei ricercatori europei EFARN, che ha permesso di integrare nella piattaforma proprietaria Lumiere - database delle presenze in sala in Europa - i dati sui biglietti venduti nei mercati non europei. FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 52 - 53

La ricerca è stata impostata sui proprietà o sotto il controllo di dati dei biglietti in sala venduti società residenti in paesi non per lungometraggi europei che europei. Tipicamente, è il caso di abbiano avuto almeno un’uscita compagnie britanniche e posse- commerciale in uno o più dei ter- dute parzialmente o totalmente ritori analizzati. da Studios americani. Le opere I film europei sono stati identi- prodotte da tali società sono sta- ficati sulla base delle nazionalità te escluse dal dataset per evitare delle società di produzione con l’inquinamento dei valori di mi- quota finanziaria maggioritaria surazione del successo di film nella realizzazione delle opere. europei con la rilevazione di dati Sono stati esclusi i film cosiddet- relativi a opere realizzate secon- ti INC ossia prodotti da società do modelli e con mezzi non pro- residenti in paesi europei ma di pri dell’industria europea. LA “BIG PICTURE” NEL 2015

La ricerca dell’OEA si concen- nel 2015 è stato di 599 titoli, pari tra quindi sui risultati ottenuti circa a un quinto del numero to- dai film europei nel mondo sul tale dei film in circolazione nel solo mercato sala. Sono esclusi mondo esclusa l’Europa. Sul fron- dall’analisi i dati relativi agli altri te del numero di biglietti venduti, mercati di sfruttamento dei film i film europei hanno totalizzato successivi alla sala: va ricorda- nello stesso anno 108 milioni di to che il valore di questi mercati presenze, pari al 3% del totale dei successivi, che comprendono lo biglietti venduti in questi stessi sfruttamento in tv, l’home video territori, per un incasso comples- e il video on demand sulle diverse sivo di 610 milioni di euro. piattaforme disponibili, pur non Rispetto agli ultimi cinque anni essendo misurabile con preci- il trend è in costante aumento sione a causa dell’insufficiente sia dal punto di vista del numero disponibilità di dati, rappresenta di film europei in circolazione con ogni probabilità oltre i due (+10% nel 2015 rispetto al 2010) terzi del valore complessivo dello sia dal punto di vista del numero sfruttamento dei film. di biglietti venduti (+21% nel 2015 La stima elaborata da OEA evi- rispetto al 2010), con l’eccezione denzia che il volume complessivo del 2012 in cui si era registrato un di film europei presenti nelle sale picco di 131 milioni di presenze. cinematografiche extraeuropee MACRO DATI 2015

Film europei distribuiti fuori dall’Europa 599 Numero di biglietti venduti per film europei distribuiti fuori dall’Europa 108 milioni Quota di mercato dei film europei distribuiti fuori dall’Europa 3% (sul numero di biglietti venduti) Incasso dei film europei distribuiti fuori dall’Europa 610 milioni €

Confrontando questi dati con i risultati complessivi ottenuti dai film state quindi ottenute sul territorio europeo. Il trend del quinquennio, su europei, emerge che nel 2015 il numero di biglietti venduti fuori dall’Eu- questo fronte, è meno lineare, come evidenziato dalla Figura 1; si può ropa per i film europei ha rappresentato il 24% del totale delle presenze comunque affermare che il pubblico cinematografico dei film europei è generate da questi stessi film. I restanti tre quarti delle presenze sono costituito per circa il 20% da spettatori extraeuropei. FIG. 1) FILM EUROPEI – BIGLIETTI VENDUTI FUORI DALL’EUROPA – 2015 (Stime su biglietti veduti nei 12 paesi campione non europei)

131

108

80 82 94 mln 70

28% media sui 5 anni 24% 20% 18% 16% 21%

2011 2012 2013 2014 2015

Milioni di euro di biglietti venduti per film europei fuori dall’Europa

Percentuale di biglietti venduti nel mondo per film europei generata fuori dall’Europa

Fonte: EOA su dati Lumiere, comScore

Fra le cinematografie europee che ottengono maggiore succes- so nel mondo, registrando i mi- gliori risultati, ci sono quella fran- cese, che da sola ottiene il 48% dei biglietti venduti per film europei, e della Gran Bretagna, con il 39%. Seguono a larga distanza la Ger- mania con il 4%, la Spagna con il 3% e il Belgio con il 2%. che i risultati più significativi si L’area in cui i film europei otten- sono registrati in Nuova Zelanda, gono maggiore successo è il Nord dove i film europei hanno rap- America: 37,9 milioni di biglietti presentato l’8% del numero di venduti negli Stati Uniti e 4,2 mi- biglietti venduti al cinema, e in lioni in Canada nel 2015 coprono alcuni paesi dell’America Latina: il 40% del totale delle presenze 6% rispettivamente in Colombia generate fuori dall’Europa. Il se- e Argentina, 5% in Messico e al- condo mercato per volume di trettanto in Venezuela e in Brasi- presenze è la Cina, con 22,7 mi- le. Il dato non è sorprendente se si lioni di biglietti venduti, pari al considera il tasso di emigrazione 21% del totale. Al terzo posto si dall’Europa verso questi territori. colloca il Messico, con il 14% dei In coda alla classifica calcolata biglietti, al quarto il Brasile (8%) in base alle quote di mercato si e al quinto la Corea del Sud (5%). collocano i paesi dell’Estremo Andando a osservare, in Figura Oriente, 2% in Cina e 3% in Corea 2, la quota di mercato dei film eu- del Sud, e del Nord America, 3% ropei nei diversi territori, emerge negli Stati Uniti e 4% in Canada. FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 54 - 55

FIG. 2) BIGLIETTI VENDUTI: QUOTE DI MERCATO PER REGIONE O PAESE D’ORIGINE 2015 (STIMA)

EUR Regno } Francia Germania Spagna Belgio Russia Estonia Altri film Unito 83%, 0%, 3%, 5%, 8%

Nuova Zelanda 8% } 24% 66% 2% 2% 0% 1% 1% 4% 82%, 10%, 1%, 1%, 6%

Colombia 6% } 63% 12% 15% 4% 5% 0% 0% 1% 79%, 13%, 1%, 1%, 6%

Argentina 6% } 51% 14% 9% 18% 3% 0% - 5% 87%, 6%, 1%, 1%, 5%

Messico 5% } 58% 25% 9% 4% 2% 0% - 3% 90%, 4%, 0,5%, 0,5%, 5%

Venezuela 5% } 33% 23% 30% 4% 3% 0% - 6% 81%, 13%, 0%, 1%, 5%

Brasile 5% } 59% 19% 8% 3% 2% 5% 0 3% 86%, 0%, 2%, 7%, 5%

Australia 5% } 33% 59% 2% 1% 0% 1% 0% 3% 90%, 4%, 1%, 1%, 4%

Cile 4% } 64% 17% 9% 4% 3% 0% - 1% 93%, 0%, 1%, 2%, 4%

Canada 4% } 36% 58% 1% 3% 1% 0% - 1% 94%, 0,5%, 0,5%, 2%, 3%

Stati Uniti 3% } 33% 60% 1% 3% 0% 0% 0% 2% 42%, 54%, 0%, 1%, 3% Corea del Sud e Nord 3% } 55% 14% 6% 3% 2% 2% 16% 3% 34%, 64%, 0%, 0%, 2%

Cina 2% } 62% 29% 0% 1% 6% 1% - 1%

Nord America America Latina Asia Oceania Europa

Fonte: EOA su dati Lumiere, comScore

Le classifiche assolute contengo- cui circa 10 milioni solo nel Nord fra America Latina e Estremo to da Il capitale umano di Paolo no sempre qualche curiosità inte- America. Oriente e un risultato di oltre 10 Virzì all’89mo. Outsider ma non ressante. Il film europeo che nel Al secondo posto assoluto si col- milioni di biglietti venduti. Se- troppo, in 74ma posizione, Magic 2015 ha ottenuto maggiore suc- loca la coproduzione franco-in- guito da altre coproduzioni mi- Card, coproduzione italo-cinese cesso nel mondo è il francese Ta- glese Paddington: la commedia noritarie: Il sale della terra in 33ma del regista Kwok-Man Keung con ken 3 di Olivier Megaton, girato in per famiglie ha fatto vendere 13,1 posizione, Due giorni, una notte in Maria Grazia Cucinotta e Adriano lingua inglese e distribuito in tutti milioni di biglietti fuori dall’Eu- 42ma e Grace di Monaco in 49ma. Giannini, uscito presumibilmen- i territori extraeuropei monitorati: ropa. L’Italia compare già al terzo Il primo film di un autore italiano te solo in Cina. da solo ha raccolto il 24% del tota- posto, con la coproduzione mi- compare nella seconda metà del- le delle presenze al cinema, pari a noritaria con la Francia Il piccolo la classifica, con il 56mo posto di 25,6 milioni di biglietti venduti, di principe, distribuito in 7 territori Youth di Paolo Sorrentino, segui- COME SI COMPORTA L’ITALIA

L’Italia è l’ultimo tra i 5 grandi Paesi produttori europei per uscite in anno 2015, il 34% del totale. Segue il Regno Unito alla distanza (116 sala in territori extra-europei, ma rimane nella parte alta della classi- film), mentre Spagna e Germania si collocano in una fascia simile e fica (Tabella 1) e raccoglie il 6% del totale film. La Francia non sor- più vicina alla posizione italiana, rispettivamente 58, 49 e 37 film in to- prende collocandosi di gran lunga in testa, sia per prime uscite (127) tale (di cui 22 prime uscite e 15 successive per l’Italia). che per uscite successive (74), con un totale di 201 film in sala nel solo

TAB. 1) NUMERO DI FILM EUROPEI USCITI PER PAESE D’ORIGINE 2015

Posizione Paese d’origine Prime uscite Altre uscite Film in circolazione Quota % in classifica (stima) (stima) fuori dall’Europa 1 FR - Francia 127 74 201 34% 2 GB - Regno Unito 92 24 116 19% 3 ES - Spagna 39 19 58 10% 4 DE - Germania 35 14 49 8% 5 IT - Italia 22 15 37 6% 6 SE - Svezia 7 8 15 3% 7 DK - Danimarca 11 2 13 2% 8 NO - Norvegia 11 1 12 2% 9 AT - Austria 6 5 11 2% 10 RU - Russia 8 1 9 2% BE - Belgio 5 4 9 2% 12 CZ - Repubblica Ceca 3 5 8 1% 13 NL - Olanda 5 2 7 1% 14 CH - Svizzera 5 1 6 1% IE - Irlanda 4 2 6 1% HU - Ungheria 5 1 6 1% 17 PT - Portogallo 5 - 5 1% 18 FI - Finlandia 4 - 4 1% LT - Lituania 4 - 4 1% 20 PL - Polonia 2 1 3 1% - GE - Georgia 2 1 3 1% 22 RO - Romania - 2 2 0% IS - Islanda 2 - 2 0% BG - Bulgaria 2 - 2 0% UA- Ucraina 2 - 2 0% EE - Estonia 2 - 2 0% GR - Grecia 2 - 2 0% 28 TR - Turchia 1 - 1 0% BY - Bielorussia - 1 1 0% RS - Serbia - 1 1 0% LU - Lussemburgo 1 - 1 0% HR - Croazia 1 - 1 0% Totale Europa 415 184 599 100%

Fonte: EOA su dati Lumiere, comScore FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 56 - 57

Diverso è invece il ragionamento che scaturisce osservando le admis- plessiva di esportazione di film per il mercato theatrical, con un livello sions, le presenze registrate nelle sale cinematografiche nel mondo dell’84% di biglietti registrato sul territorio domestico, ben oltre la me- che hanno programmato film europei nel 2015, in cui il rapporto in dia europea del 55%. Il dato, per quanto vada contestualizzato, è elo- evidenza è tra la quantità di biglietti staccati nelle sale nazionali e quel- quente in sé: malgrado si tratti di un solo anno di osservazione e non la dei biglietti venduti all’estero (Tabella 2), diviso tra Europa e non. abbia più senso alcuno paragonare la cinematografia contemporanea Considerando che il mercato europeo genera indicativamente tra il 70 con quella della cosiddetta “età d’oro”, fa emergere una concentrazio- e l’80% dei biglietti venduti per film europei, questo numero rappre- ne dei risultati commerciali sul mercato nazionale comparativamente senta sinteticamente la capacità dei film nazionali di superare i confini molto superiore al dato fisiologico (si veda anche l’articolo “La diffusio- del proprio naturale mercato di riferimento, quello di produzione al ne internazionale di cinema e audiovisivo italiano” di Francesca Medolago 100% o del soggetto maggioritario in caso di coproduzioni. Albani, sul numero celebrativo del ventennale della rivista Box Office, gen- Nella classifica, l’Italia si colloca tra i paesi con minore capacità com- naio 2017).

TAB. 2) BIGLIETTI VENDUTI PER FILM EUROPEI 2015 – NAZIONALI VS NON NAZIONALI

% biglietti venduti sul % biglietti venduti sui % biglietti venduti nei % biglietti venduti Paese d’origine mercato mercati paesi europei fuori dall’Europa nazionale non nazionali non nazionali AT Austria 48% 52% 34% 18% BG Bulgaria 25% 75% 55% 20% CH Svizzera 66% 34% 29% 6% CZ Repubblica Ceca 75% 25% 20% 4% DE Germania 66% 34% 25% 9% DK Danimarca 76% 24% 22% 2% EE Estonia 21% 79% 14% 65% ES Spagna 75% 25% 11% 14% FI Finlandia 74% 26% 24% 1% FR Francia 40% 60% 23% 37% GB Regno Unito 19% 81% 32% 49% GR Grecia 95% 5% 4% 2% HR Croazia 60% 40% 37% 3% HU Ungheria 53% 47% 37% 10% IS Islanda 18% 82% 77% 6% IT Italia 84% 16% 13% 2% LT Lituania 91% 9% 9% 1% LV Lettonia 99% 1% 1% 0% NL Olanda 91% 9% 9% 1% NO Norvegia 75% 25% 23% 2% PL Polonia 95% 5% 3% 2% PT Portogallo 89% 11% 11% 1% RO Romania 80% 20% 20% 0% RU Russia 92% 8% 5% 3% SE Svezia 67% 33% 28% 5% SI Slovenia 69% 31% 31% 0% SK Repubblica Slovacca 82% 18% 18% 0% TR Turchia 96% 4% 4% 0% Totale Europa 55% 45% 21% 24%

NOTA. A causa dell’assenza di sufficienti dati disponibili, questa analisi non è possibile per i seguenti paesi: Bosnia Erzegovina, Belgio, Bielo- russia, Cipro, Georgia, Lussemburgo, Lichtenstein, Montenegro, Repubblica di Macedonia, Serbia, Ucraina.

Fonte: EOA su dati Lumiere, comScore COME LEGGERE I DATI E RAGIONARE SUL PRESENTE

Prima di tutto, è necessario ricordare che le percentuali hanno senso solo se ancorate ai valori assoluti: l’Italia si è affermata nel 2016 come terzo mercato theatrical europeo per dimensioni complessive, dopo Francia e Regno Unito. Nell’ultimo anno, con 105 milioni di presenze (fonte Cinetel) ha superato la Germania, che è scesa a 96 milioni di biglietti venduti dai 115 del 2015, anche se queste oscillazioni sono fi- siologiche e frutto di una congiuntura mutevole. Ciò significa che una percentuale piccola, soprattutto se riferita al risultato ottenuto da un numero limitato di film, in realtà può sviluppare quantità di biglietti comparativamente molto più elevate. Ma le percentuali riportate in tabella evidenziano comunque una tendenza, che si deve provare a interpretare, anche alla luce dei dati della “big picture”. Un numero molto maggiore di cinematografie si contende oggi nel mondo l’attenzione degli spettatori, se si prende come termine di pa- ragone l’età d’oro del cinema. In nessun paese, infatti, la quota di mer- cato di film non americani e non nazionali è alta. Oggi viaggiano oltre i propri confini molti film che prima non erano reperibili o visibili, se non in alcuni Festival, che comunque ottengono in sala uno spazio re- siduale. Là dove - come in Italia - la cinematografia nazionale è forte è cresciuto in modo strutturalmente diverso, sul piano della politica (crisi o non crisi), lo spazio libero è ancora più piccolo. industriale, da quello degli altri Paesi europei. La Francia cinemato- In passato la sala cinematografica era presente in ogni piccolo centro grafica ha costruito infatti la sua grandeur per decenni prima sul mer- e costituiva il luogo principe dell’intrattenimento culturale. Oggi la cato interno e poi su quello internazionale, dove Unifrance opera in molteplicità di schermi e tecnologie disponibili sembra riservare al ci- modo coordinato per far conoscere e per vendere i titoli di produzio- nema in sala, nella maggior parte dei paesi, la qualità di “evento”, mo- ne nazionale. Il 60% di admissions ottenute all’estero dai film francesi tivo per il quale la pressione promozionale deve essere molto più forte cammina di pari passo con il mercato più forte d’Europa, sia dal punto e spesso si accompagna a fenomeni di costume molto cultural-specific di vista della produzione che del consumo e con il Festival e la Fiera (caso unico ed eccezionale è quello della cinematografia USA, che do- commerciale più importanti del mondo, che si tengono in contempo- mina da un secolo l’immaginario globale). L’offerta di film esponen- ranea (Festival e Marché de Cannes). E - elemento di fondamentale zialmente maggiore non aiuta quindi la visibilità di film “terzi” in sala. importanza - con il coinvolgimento e la distinzione di ruolo di tutti gli Si distingue in questo panorama il cinema francese, ma solo perché operatori attivi a vario titolo lungo la filiera dell’audiovisivo, a partire dai fornitori di servizi media. Se lo spazio in sala a valle è così limitato, le risorse economiche de- rivanti dalla vendita del singolo prodotto finito all’estero, salvo ecce- zionali quanto imprevisti risultati, lo sono altrettanto. La progetta- zione del tipo di distribuzione (cioè centrata sul mercato domestico o orientata all’estero) condiziona moltissimo le modalità di finanzia- mento dell’opera e, quindi, produttive. Per questa ragione è diventa- to molto importante il ruolo di quei venditori internazionali che, per dimensione aziendale e per ampiezza e varietà di portafoglio titoli, possono offrire minimi garantiti al produttore di un film nella fase pre- cedente alla sua realizzazione e, contemporaneamente, aggregare le opere in listini importanti. Sono gli stessi soggetti che quindi, sempre più, operano con la formula del preacquisto, frequentando i mercati di coproduzione e/o dove i progetti sono presentati in versione non ancora finale. Seguendo il binomio Festival/Mercato, i potenziali compratori/distri- butori vedono gli effetti della presentazione in pubblico e gli eventuali premi dei film finiti e fanno scouting di progetti o di opere in lavorazione avanzata ma ancora non completate. È andato quindi crescendo e pola- rizzandosi il ruolo dei principali Mercati (associati o meno ai Festival), distribuiti nel calendario professionale in base alla stagione e all’area del mondo di maggiore affinità: Berlino e Cannes in Europa, con un nuovo ruolo disegnato per il MIA-Mercato Internazionale dell’Audiovisivo in FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 58 - 59

Italia (nella seconda parte dell’anno), Toronto e Santa Monica in Nord America, Shanghai in Cina, Rio de Janeiro e Ventana Sur in America La- tina. Questa modalità fa proprie e metabolizza in un nuovo modello di business le trasformazioni dei mercati internazionali, centralizzando il rischio e le opportunità su soggetti meno numerosi e più forti - molto spesso anche verticalmente integrati con operatori di servizi media - che lavorano su tutti i segmenti di prodotto audiovisivo. La lungimiranza e capacità finanziaria degli investitori, e il loro interes- se per il mercato internazionale, diventano quindi cruciali per la vita commerciale del film. Se non è pensato e realizzato per poter parlare anche a un pubblico eterogeneo, un film si ferma ai confini del proprio Paese, se non addirittura di una Regione. Per questo le coproduzioni hanno un vantaggio competitivo: perché nascono internazionali e perché hanno budget tendenzialmente maggiori e struttura e processi produttivi più complessi e relazionali. Discorso che vale ancor più per le serie televisive. Ci sono naturalmente casi eccezionali, ma come tali devono essere trattati. Il tema, per sfatare un luogo comune, non sembra essere la lingua. Le statistiche europee mostrano ovviamente come sia più facile che i film siano commercializzati in aree omofone, ma si tratta di micro-fe- nomeni, se osservati in scala. L’abitudine ai sottotitoli e alla lingua ori- ginale per il grande e i piccoli schermi, sconosciuta in Italia, è invece diffusa e crescente nella maggior parte del mondo. Il compito esplorativo, informativo, di ampliamento dei propri orizzon- ti di origine che una volta era proprio del cinema (con uno spazio fonda- mentale per i cineclub, le seconde visioni, la penetrazione in profondità nei territori), oggi è svolto per lo più dall’audiovisivo non cinematogra- fico. È un dato di fatto portato dalla trasformazione sociale, culturale, tecnologica, economica, e dallo stravolgimento nella graduatoria dei media negli usi e nei consumi quotidiani dei pubblici mondiali. Que- sta evoluzione è anche una grandissima opportunità per tutti i prodotti audiovisivi che hanno identità riconoscibile e capacità di comunicare, di raccontare storie, che possono viaggiare oltreconfine grazie a reti di distribuzione anche diverse da quella cinematografica. La possibilità per il cinema, in sintesi, di affermarsi nel mondo è data LAVORI IN CORSO necessariamente dalla forza intrinseca di un prodotto d’eccellenza: artistica in primo luogo, ma anche produttiva e distributiva. L’uscita in una sala estera, con grande successo di pubblico, di un film non nazio- Un cambiamento di mentalità degli operatori economici del settore, nale e non americano, però, è una vittoria per tutti i creativi, l’industria pubblici e privati, è la premessa necessaria per rinnovare la capacità e per il paese che lo hanno generato. Il rinnovato interesse per il cinema di circolazione dei film italiani nel mondo. La forza complessiva di un e l’audiovisivo italiano in tutto il mondo è stato sicuramente trainato da paese nel settore cine-audiovisivo si può misurare solo sommando i “casi” straordinari e da autori fuori scala, ma ha rigenerato attenzione risultati ottenuti da singole opere o registrando la crescita dei ricavi alle storie, alla capacità narrativa e immaginifica che ne costituiscono derivanti da transazioni con operatori esteri, ma è impensabile affron- l’ossatura, ne formano l’identità e si distinguono da tutti gli altri. tare e volgere a favore di una singola cinematografia (inevitabilmente minoritaria dal punto di vista dei numeri) il cambiamento dei con- sumi globali, se non si affronta il tema con una strategia ponderata e condivisa. In Italia la legge 220 del 2016, Disciplina del cinema e dell’audiovisi- vo, segna un punto di svolta molto importante nell’approccio politico all’intera materia. L’internazionalizzazione delle opere audiovisive so- stenute da fondi pubblici (su cui convergono risorse statali, regionali, comunitarie) è una priorità enunciata nei principi e negli obiettivi e perseguita attraverso tutti gli strumenti di aiuto previsti, come un filo rosso trasversale e coerente. Con i decreti attuativi, in corso di stesu- ra, sarà resa visibile l’importanza - quantificata con premialità econo- miche - assegnata alla distribuzione internazionale delle opere, con conseguenti benefici per i singoli attori (produttori, investitori, distri- butori, esportatori). I quali oggi devono sentirsi però anche responsa- bilizzati nell’impegno di far crescere una squadra coesa e coordinata, che si muova con il comune intento di far crescere il peso dell’Italia audiovisiva fuori dai suoi confini. CINEMA ESPANSO ntri e la settima arte ti E avvolge in tutto il suo maestoso splendore: lo sguardo profondo e glaciale di Clint Eastwood in Per un pugno di dollari, le raffinate fi- gure nere e d’oro in C’era una volta in America, la traccia di sangue sul muro e la donna nel tubino nero in Nikita, gli inquietanti occhi sbarrati in un teatro per Opera, il viso dipin- to di rosso e bianco di Kevin Cost- ner in Balla coi lupi. È solo una pic- cola parte dell’universo creato da Renato Casaro, uno dei più grandi cartellonisti di tutti i tempi, a cui l’Associazione Culturale Tapirulan di Cremona ha dedicato una per- sonale nell’ambito dell’esposizio- ne CIAK - Mostra internazionale di illustratori contemporanei, che è stata visitabile fino a fine gennaio nelle sale espositive di Santa Maria della Pietà a Cremona. La mostra, intitolata “Per un pugno di colori”, ripercorre la carriera di Casaro con oltre 100 manifesti di film, disegni e locandine. Durante la lunga storia d’amore che lo lega al cinema, l’artista trevigiano ha lavorato con i più grandi registi na- zionali e internazionali: da Sergio Leone a Francis Ford Coppola, da Dario Argento a Luc Besson, da Bernardo Bertolucci a Mario Mo- nicelli, diventando così l’ultimo grande esponente di un’antica

IL SAPORE DI UN’EPOCA arte, oggi purtroppo quasi scom- parsa sotto i colpi del digitale, di ALICE BONETTI quella di disegnare un manifesto cinematografico mescolando sa- pientemente la vocazione figura- tiva al gusto narrativo, all’insegna “Per un pugno di colori” del piacere dell’occhio. Un talento straordinario quello di Casaro, che è il titolo della personale non solo ha travalicato i confini dedicata a Renato Casaro, nazionali ma che ha anche saputo uno dei più grandi adattarsi e reinventarsi a seconda dei generi cinematografici. Sono cartellonisti di tutti servite quindi ben otto sezioni per i tempi, a Cremona. racchiudere, all’interno del per- corso della mostra, i più bei capo- lavori del pittore di Treviso. Le più corpose sono sicuramente le parti dedicate alle commedie italiane (con i manifesti divertenti, colora- ti e quasi vignettistici di Innamo- rato pazzo, Polvere di stelle, Acqua e sapone, Vacanze sulla neve e Sapore di mare) e ai western/colossal, con le locandine originali de I ma- CINEMA ESPANSO 60 - 61

gnifici sette, Per un pugno di dollari, Rio Malo, I gladiatori. Non manca una sezione riservata ai fagioli-western di Bud Spencer e Terence Hill, per cui Casaro ha disegnato i cartelloni di film evergreen come Lo chia- mavano Trinità, Io sto con gli ippopotami, Altrimenti ci arrabbiamo, Chi trova un amico trova un tesoro. Si passa poi dai film d’azione come Ram- bo, Atto di forza, 007, Cliffhanger, Nikita, al fantasy e alla fantascienza de La storia infinita, Il Barone di Münchhausen, Space Invaders, Flash Gor- don; dal cinema internazionale di Balla coi lupi, L’ultimo Imperatore, Il tè nel deserto, Il nome della rosa, Cotton Club, all’horror di Misery non deve morire, Nightmare, La casa di Mary e Opera. Vista la location, non poteva non esserci una sezione dedicata esclusivamente a Ugo Tognazzi, cre- monese doc, con i manifesti che Casaro ha firmato per alcuni film da lui interpretati tra cui Amici miei, Il vizietto e L’anatra all’arancia. La mostra si rivela così un luogo ricco di magia e di colore, dove il cinema incontra la potenza e il realismo di illustrazioni che soggiogano e affascia- no il visitatore, a volte quasi più degli stessi film che rappresentano. Potere del manifesto cinematografico che prende vita non solo nei capolavori di Casaro ma anche nelle opere dei 48 illustratori, selezionati a seguito della XXII edizione del concorso di illustrazione indetto dall’Associazio- ne Tapirulan, ed esposte in mostra. Quest’anno il tema del concorso era proprio il cinema: ai partecipanti il compito di trasferire sulla tela un’im- magine legata al film che più hanno amato, che più li ha incuriositi o fatti divertire o, ancora, a cui sono legati da ricordi importanti. Tra i titoli più rappresentati ci sono sicuramente i grandi classici di Chaplin, Kubrick, Fellini e Hitchcock ma anche veri e propri cult come Le iene, E.T e Titanic. Non manca poi chi ha saputo rappresentare in modo originale piccoli gio- ielli del cinema indipendente come Se mi lasci ti cancello (Michel Gondry) e La mosca (David Cronenberg) o chi, come Giulia Pastorino, vincitrice del concorso, ha realizzato una tavola dedicata a L’arte del sogno, un’altra gemma preziosa della filmografia di Gondry. Nell’illustrazione della gio- vane artista, proprio come nel film, l’onirico si appropria della vita reale mostrando situazioni assurde e surreali, dove marchingegni, trasmettitori di pensiero, e pupazzi di pezza prendono vita e diventano possibili. Mescolando pittura e grafica, questi artisti riescono, con un’infinità di so- luzioni, a fondere sinergicamente illustrazioni, titoli, montaggio di imma- gini e di colori per realizzare quello che in fondo è proprio il fine ultimo del manifesto: cogliere l’essenza, l’anima più profonda del film e, contempo- raneamente, colpire l’attenzione del pubblico. Guardando alcune delle locandine di Casaro (ma il pensiero va anche ai lavori di altri importanti cartellonisti come Nistri, Ciriello, Nano, Geleng, Cesselon) si arriva al pa- radosso per il quale, mentre col passare del tempo molti film vengono di- menticati, i relativi manifesti pubblicitari assumono una luce ed un fasci- no differenti, riflettendo sinteticamente i costumi, gli stili e i tempi in cui furono realizzati, entrando così a far parte del nostro patrimonio culturale. Proprio Fellini, paragonando i cartelloni cinematografici alle canzonette popolari, una volta disse: “I manifesti dei film ti riportano a certi momen- ti della tua vita, impedendoti di perderli. Ti riportano non tanto e soltan- to al film, quanto alle loro stagioni, al clima e al sapore di un’epoca”. MA CHE STORIA È QUESTA?

di CRISTIANA PATERNÒ

Un libro del critico Alberto Crespi, pubblicato da Laterza, racconta l’Italia in 15 film. Con un’idea forte di cinema e un’idea altrettanto forte (e polemica) del nostro Paese. CINEMA ESPANSO 62 - 63

L’attenta lettura del volume ci coscienza dei cittadini. Un’Italia offre parecchi stimoli in termini frammentata, conflittuale, oscu- di titoli citati ed esplorati. Non ra, carica di misteri che si river- ci sono, come si diceva, solo le berano non solo nel cinema civile scelte più scontate e obbligato- ma persino nelle commedie e nei rie come Tutti a casa di Luigi Co- cinepanettoni. “La non-linearità mencini (1960) quando si parla della storia diventa la non-linea- dell’8 settembre del ’43 o Il sor- rità del cinema (…) il ‘contropelo’ passo di Dino Risi (1962) quando serve a capire che la storia non si parla del boom, ma intere co- progredisce, almeno non neces- stellazioni di film, con autori a cui sariamente (…) l’Italia ha un pas- non era immediato correre col sato di buchi neri, di stop-and-go, le è stato già fatto con il progetto pensiero come Quo vado di Gen- di sussulti autoritari che contrad- lanciato dalle Giornate degli Au- naro Nunziante (2016) in riferi- dicono la gloriosa e presunta tori, “100 + 1 Cento film e un Pa- mento all’oggi o La Tosca di Gigi evoluzione della democrazia”, ese, l’Italia”, che ha proposto 100 Magni (1973) per Piazza Fontana commenta accostando signifi- titoli selezionati su un arco di 36 e i tormentati anni ’70 o ancora cativamente Francesco Rosi e il anni, dal 1942 al 1978, soprattutto il Sandokan tv di Sergio Sollima Paolo Sorrentino de Il Divo o il agli studenti delle scuole medie, nche i migliori tra i (1976) affiancato al Sessantot- Daniele Vicari di Diaz, e natural- inferiori e superiori, per avvici- A critici coltivano una to e un western come Se sei mente Elio Petri, grande rimosso narli a conoscere non solo il no- certa tendenza ci- vivo spara di Giulio Que- e fonte, spesso inconfessata, che stro cinema ma in buona sostan- nefila che li porta sti (1967) per alludere sia pure sotterraneamente con- za il nostro Paese. Qualcosa di a muoversi solo all’interno alla Resistenza. Spesso tinua a ispirarci. simile bisognerebbe fare sempre. del pur vastissimo territo- l’autore ricorre a film Particolarmente interessante è la rio specialistico. E allora ben poco noti, tran- scelta di dedicare uno dei quindi- è sempre una boccata ne che agli addetti ci capitoli al 1974. È l’anno dei gol- d’aria fresca quando ai lavori, come pisti. Della bomba di Piazza della nei propri percorsi si Maciste alpino Loggia a Brescia. Dell’attentato al riesce a sconfinare: di Luigi Maggi treno Italicus. “Un anno – scrive nella letteratura, nel teatro, nella e Luigi Romano Borgnetto (1916) Crespi – di rigurgiti neofascisti e filosofia… Dovrebbe però essere recuperato due anni fa dalle Gior- di oggettivo pericolo per le istitu- quasi obbligatorio, per chi si oc- nate del Muto di Pordenone (sia- zioni democratiche”. Tra l’altro è cupa di cinema, parlare anche di mo dalle parti della prima guer- l’anno in cui Aldo Moro sarebbe Storia, anzi soprattutto di Storia. ra mondiale) o Il carro armato potuto morire per mano neofa- E non solo quando siamo di fron- dell’8 settembre di Gianni Puccini scista quattro anni prima di esse- te a un’opera calata in un’altra (1960) ancora sull’epilogo della re sequestrato e ucciso dalle Br. epoca – e quindi concettualmen- seconda guerra mondiale. Ed è un anno che il libro racconta te storica - come il film I film, spiega il critico e giorna- attraverso quattro film: tre quasi in costume ad esem- lista de L’Unità e di Hollywood coevi come Salò o le 120 giornate di pio. Ma proprio in Party, collaboratore anche della Sodoma di Pasolini, Vogliamo i co- ogni caso. nostra rivista, raccontano sem- lonnelli di Monicelli e Todo modo “Il film è un do- pre due epoche: “una è quella in di Petri e uno recente come La cumento stori- cui sono ambientati, il contesto macchinazione di David Grieco, co? Può essere storico in cui si dipana la trama; sull’omicidio di Pasolini. È anche utilizzato co- l’altra è quella in cui vengono l’anno a cui lo storico Guido me fonte per realizzati”. È una premessa Crainz dedica un capitolo del studi stori- che costituisce anche una suo libro Il Paese mancato. ci sul periodo o sull’evento che dichiarazione d’intenti, E qui torniamo all’as- racconta, o sul momento storico un metodo di lavoro. sunto iniziale. Perché nel quale è stato realizzato?”. Da Crespi, oltre ad avere tra le fonti del ragio- queste domande parte appunto una sua idea forte di namento di Crespi Alberto Crespi nel suo impre- cinema, ha un’idea non ci sono solo scindibile Storia d’Italia in 15 film, forte anche della film, anche se i film pubblicato da Laterza. La sua Storia d’Italia, sa cosa vuole rac- costituiscono l’ossatura e la ra- risposta ovviamente è sì, senza contarci, sa dove vuole portarci. gion d’essere del saggio, ma molti questa risposta affermativa non Ci mostra infatti attraverso un testi di altre discipline come si esisterebbe il libro. Ma lo è an- percorso che si dipana in senso può facilmente vedere gettando che la nostra. Al punto da dire cronologico un’Italia “incom- un occhio all’ampia bibliografia. che senza questo costante lavoro piuta” sia dal punto di vista del- Ed è proprio l’innesto di questi della (auto)coscienza storica una la difficile (forse impossibile) altri semi diversi a rendere così cinematografia rischia di restare unità nazionale, sia dal punto fecondo il terreno esplorato da sterile, fine a se stessa. di vista della costruzione di una questo lavoro. Qualcosa di simi- NASCE “CREDITS”, UN MAGAZINE CHE RACCONTA LE STORIE DAI TITOLI DI CODA

Un’iniziativa editoriale che valorizza le maestranze del cinema italiano e rende omaggio a chi permette di continuare a sognare, accettando di restare nell’ombra. Ce ne parla il direttore responsabile.

di ANGELO ASTREI

l bar non era poi così a tema cinema. Si trattava di un I diverso da uno dei sogno come tanti, una di quelle tanti caffè sparsi per cose che a 25 anni capitano spes- la Capitale. A fare la so, un’idea tanto semplice quanto differenza, però, era il contesto ambiziosa. caotico e affascinante tipico di Poche settimane fa, quegli stessi ogni festival cinematografico. A ragazzi hanno presentato il nu- pochi metri da quei tavolini, una mero zero di “Credits - Storie dai folla di giovani urlanti aspettava titoli di coda” proprio al Festival che gli Youtuber più famosi d’I- del Cinema di Roma. Mostrando talia solcassero il red carpet per dopo un anno, con meritato or- assistere alla proiezione di Game goglio, un prodotto che, più che Therapy. E mentre loro, strema- somigliare a una rivista semestra- ti dall’attesa che si prolungava le, ha tutte le sembianze di un li- dal mattino, erano euforici nella bro da collezione, ricercato nella speranza di ottenere un autogra- forma e nei contenuti. L’investi- fo, tre ragazzi, davanti ad un caffè mento sul design editoriale, cu- macchiato freddo e due spremute rato dall’art director Alessandro d’arancia, sognavano ad alta voce Rossi, è stato infatti da sempre su un nuovo progetto editoriale una prerogativa fondamentale di CINEMA ESPANSO 64 - 65

un progetto che nasceva per es- volgerci e farci volare, ma per non sere maneggiato. In un momento cadere è necessario continuare a come quello che stiamo attra- battere le ali. “Credits” vuole es- versando, dove il digitale sembra sere un omaggio a chi ci permette aver soppiantato il cartaceo, il ri- di continuare a sognare, accet- torno al materiale tattile è possi- tando di restare nell’ombra. bile a condizione che si differenzi “Credits” è un magazine comple- sul piano qualitativo dall’offerta tamente autoprodotto e reso pos- mainstream, e che venga identi- sibile grazie a tutte quelle persone ficata una nicchia di mercato de- che hanno lavorato innamoran- lineata e disposta a spendere pur dosi dell’idea, prima di pensare di sentire l’odore dell’inchiostro. al proprio tornaconto personale. Composto da 104 pagine e 13 Scelta coraggiosa, ma in linea storie da assaporare lentamente, con l’identità del magazine, è an- all’interno di “Credits” vengo- che quella di non presentare al no raccontate le maestranze del proprio interno alcuna forma di cinema e tutte quelle figure pro- pubblicità, elemento che assume fessionali necessarie alla realiz- connotati ai limiti del paradossa- zazione di un film, che purtroppo le in quanto, proprio per dinami- non sono solite sfilare sui tappeti che legate dell’advertising, una rossi o passare agli onori delle buona parte di televisione opta cronache. Dalla persona che scel- per tagliare gli ormai celebri titoli Alatri, 30mila abitanti tra cui nu- partendo da punti di contatto se la casa con vista Colosseo di di coda. Tra le altre particolarità è merosi collaboratori di “Credits”, che, all’apparenza, possono sem- Jep Gambardella, alla doppiatrice giusto anche segnalare il contesto sorge al centro di un segmento di brare superflui o legati al passato, che disse: “...corri Forrest, corri”, geografico all’interno del quale 60 km della provincia di Frosino- ma con la consapevolezza che sul passando per la comparsa che in- “Credits” prende vita, dato che, ne completamente sprovvisto di grande schermo nulla è per caso. terpretò la Madonna da giovane nonostante “il primo appunta- sale cinematografiche. Lanciato sul mercato a fine luglio, ne Il Vangelo secondo Matteo fino mento” sia stato a Roma, il centro Quella di “Credits”, quindi, con il numero zero di “Credits” è di- al cinema, da Guinness World Re- operativo è rimasto in Ciociaria. ambizioni internazionali per i sponibile online, sul sito www. cord, più piccolo del mondo. Una terra che negli anni passati prossimi numeri, è una missione creditsmagazine.com, nei circuiti I testi, le foto, le illustrazioni e ha dato moltissimo alla cinema- complessa che, se segmentata, indipendenti capitolini e, presto, l’esperienza tattile di “Credits” tografia nazionale ma che oggi, trova al proprio interno anche lo nelle più importanti città italiane. s’intrecciano senza mai sovrap- proprio sul cinema, sembra non scopo di rinvigorire la cultura ci- porsi, per descrivere ad un pub- sia così intenzionata a investire. nematografica nei piccoli centri, blico di curiosi la storia che va oltre quei nomi bianchi su sfon- do nero destinati da sempre ad apparire per pochi secondi e poi essere dimenticati. Linguaggi diversi, che mai si pongono in modo didascalico, raccontano storie senza tempo di persone per le quali il cinema è diventato vita e che hanno contribuito in modo indispensabile alla costruzione di quell’immaginario talmente forte da essere condiviso non solo da- gli appassionati del settore. Come direttore della rivista, in- sieme alla redazione, abbiamo deciso di raccontare persone che non si vedono, posti che non si sentono, profumi che non odora- no. Nerd, artigiani, filosofi e inge- gneri che permettono alla nostra incredulità cinematografica di restare sospesa. Il cinema infatti è finzione, al più rappresentazio- ne parziale della verità, eppure lo spettatore ci crede. Sceglie di crederci. Perché un’idea può av- RICORDI

A cinquant’anni dalla morte di Totò PARLA COME BADI!

di GIANNI CANOVA

Ora tutti lo osannano. Ma in passato non era così: per quasi trent’anni TOTÒ è stato oggetto di stroncature che costituiscono una delle pagine più nere nella storia della critica italiana.

er prima cosa, dovremmo tutti chiedergli scusa. Do- gabile: “un corpo da funambolo, anzi da fachiro, a tratti disanimato, vremmo cospargerci il capo di cenere per come l’ab- cadaverico, e a tratti invaso dalle furie, scattante, volante. L’inerzia P biamo trattato. Per quasi trent’anni, Totò è stato deriso, e il moto, pietre e vento, nel medesimo tempo. Gli arti indipenden- sbeffeggiato, insultato, vilipeso. Il fior fiore della critica ti, liberi, dissociati, un braccio o una gamba di Totò è un individuo italiana del tempo ne ha fatto il bersaglio di alcune delle sue più feroci nell’individuo, un attore nell’attore. (…) e infine un volto senza pa- stroncature. L’hanno fatto tutti: a destra come a sinistra, i laici quanto rentele, indefinibile, astruso, un mondo chimerico di fronte occhi i cattolici, a Nord come al Sud. Fra poche settimane, con la ricorrenza naso bocca zigomi, anomali, buffi e terrifici, che agghiaccia e rapisce, del cinquantenario della morte (15 aprile 1967), saranno lì tutti – ci che stimola al riso e, contemporaneamente, a non so che umana soli- sembra già di vederli – a celebrare le doti inimitabili del principe De darietà e partecipazione” (1956). Ma già nel 1943 Giuseppe De Santis, Curtis. Facendo finta di dimenticare. Di non sapere. Chiamandosi dalle pagine di “Cinema”, scriveva: “A nessuno più che a Totò si addice fuori. E invece, per ricordare degnamente Totò e il suo genio, biso- alla perfezione quel famoso dialogo di Kleist sulle marionette. Sem- gnerebbe avere quantomeno l’onestà intellettuale di ripartire da qui. bra svitabile come Pinocchio, puoi gettarlo in aria e lasciarlo cadere Dal riconoscimento di quanto la nostra congenita, altezzosa e sno- per terra senza misericordia, tanto fa l’impressione di essere protetto bistica risofobia ci abbia portato a fraintendere, a insultare, a senten- da tutti gli acciacchi”. Ma prima che Goffredo Fofi, Roberto Escobar, ziare. In queste pagine riportiamo alcuni dei giudizi che la stampa perfino Luther Blisset (che ha intitolato il più teorico e antagonista italiana ha espresso su Totò, dagli Anni ‘30 agli Anni ’60. Abbiamo dei propri pamphlet, non a caso, Totò, Peppino e la guerra psichica 2.0, tralasciato i nomi degli autori dei giudizi (alcuni anche nomi “au- Einaudi) e pochi altri scrivessero su Totò cose degne del suo genio, torevoli”) e abbiamo preferito riportare la testata su cui il giudizio chi già negli Anni ’40 aveva colto l’essenza di Totò era – secondo me è apparso per dare l’idea di come e quanto il pregiudizio risofobico - Ermanno Contini. Che parlando di Totò cerca casa così scriveva su contro Totò fosse capillarmente diffuso e pervasivo e coinvolgesse “Il Messaggero”: “ Totò accende l’ilarità con lepidi lazzi, la eccita con davvero tutti. Meglio: quasi tutti. Perché a sfogliare i giornali di quegli sortite clownesche, la scatena con improvvise girandole mimiche che anni e la copiosa bibliografia che a Totò è stata giustamente dedicata, scompongono il suo corpo nelle grottesche figurazioni di un’assurda qualche sguardo controcorrente, qualche punto di vista non allineato pantomima, arieggiando persino le deformazioni di una certa arte e capace di guardare a Totò senza pregiudizi capita anche – per fortu- contemporanea. Ne risulta una comicità elementare, viscerale: si ride na – di incontrarlo. I “grandi”, per esempio Totò lo capiscono subito: senza riflettere, trascinati da convulsi irresistibili e questo oblio totale ci sono parole e intuizioni di Mario Soldati, Giuseppe Marotta, Filip- della coscienza è forse il dono migliore che Totò sa dare al pubblico…”. po Sacchi e Ennio Flaiano di una modernità davvero lungimirante. Oblio totale della coscienza: che sia per questo che Totò fa tanta paura Perché capiscono che Totò è un comico prima di tutto visivo. Perché agli intellettuali ma scatena in tutti noi un inconfessabile piacere? intuiscono, in lui, la centralità del corpo. Rileggiamo Marotta, impa- RICORDI 66- 67

Su Fermo con le mani: “Questo film non è americano e, ciononostante, è bruttissimo. (…) Un film che fa venir voglia di menar le mani” (Bianco e nero, 31 maggio 1937)

Su Il ratto delle Sabine: “Il più insulso, aberrante film prodotto dalla cinematografia italiana post-bellica. Una sequela di cretinerie, di sinistri luoghi comuni, per i quali sarebbe stato inutile sprecare, non diciamo pellicola, ma anche carta igienica” (L’indipendente, 7 dicembre 1945)

Su I due orfanelli: “Ancora una volta Totò ha deluso quanti gli riconoscono ampie possibilità nel campo del cinema” (L’Unità, 27 novembre 1947)

Su Totò terzo uomo: “Anche questa volta Totò raramente raggiunge il bersaglio che più ci preme: il cinema.” (Paese sera, 5 ottobre 1951).

Su L’uomo, la bestia e la virtù: “Il regista ha abbandonato Totò ai suoi peggiori istinti….una disgustosa pochade” (Cinema, 10 aprile 1953)

Su Totò cerca pace: Un copione assai insipido e privo di fantasia” (Il Messaggero, 8 gennaio 1954)

Su Totò e Carolina: “Ancora una volta Totò ha dimostrato di non saper uscire dallo stato di macchietta” (Oggi, 11 marzo 1955)

Su Totò, Peppino e la malafemmena: “Avanspettacolo e fumetto della peggiore qualità…” (Avanti!, 9 settembre 1956).

Su Totò Lascia o Raddoppia: “Non una battuta studiata, solo un arruffato e gratuito canovaccio dove Totò è lasciato libero a dar fondo al più sciocco repertorio di giochi di parole” (L’Espresso, 13 maggio 1956)

Su Signori si nasce: “L’invenzione è scarsa, il dialogo indigente, lo spirito da sottoscala….” (Il Giorno, 29 aprile 1960)

Su Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi: “Nessuno ha mai preteso che Mario Mattoli facesse un bel film, neppure Mario Mattoli” (Avanti!, 20 agosto 1960)

Su Sua Eccellenza si fermò a mangiare; “…pesanti doppi sensi e scherzi volgarucci…” (La Stampa, 13 maggio 1961)

Su Totò, Peppino e la dolce vita: “…una stanca farsa vociante e inconcludente…” (Corriere della sera, 2 aprile 1961)

Su Il monaco di Monza: “la qualità delle trovate comiche è talmente povera da non riuscire a strappare il minimo accenno di sorriso, Il buon Totò si sbraccia inutilmente…” (Il Secolo XIX, 23 marzo 1963)

“Ma perché Totò riesce sempre a fare un film più brutto del precedente?” (La Notte, 6 aprile 1963) RACCONTI DI CINEMA R E DE EE Z L’ORRORE

di ANDREA GUGLIELMINO

ra una storia di una stupidità incredibile: “se lo fai girare cui raccontare storie a propria volta, amplificando le emozioni forti che E al contrario, i morti torneranno in vita”. Giulio stringeva poi, regolarmente, esplodevano in una risata catartica e in un abbraccio il DVD tra le mani, era uno dei film preferiti di sua ma- affettuoso, magari corredato di solletico o battaglia a cuscinate. dre. I suoi amici, a scuola, lo invidiavano. Non era co- Su Zeder, questa era la storia che sua madre gli raccontava: ereditata, mune avere una mamma appassionata di horror. Quanti ne avevano come nella più classica delle tradizioni da “leggenda metropolitana”, visti, insieme: La notte dei morti viventi, Un lupo mannaro americano a da un “amico di un amico”: “Se riesci a proiettare il film al contrario, Londra, L’Esorcista. I classici. Ma anche quelli meno conosciuti. Fin da dall’ultima inquadratura alla prima, ascoltando all’inverso tutta la quando lui era piccolo, e ancora c’erano le VHS. Andavano insieme in traccia audio, e c’è un morto nei paraggi, risorgerà. Garantito”. Chis- videoteca, c’erano due stanze “nascoste” da tendine apposite. Una era sà perché, proprio quella storia. Aveva a che fare, chiaramente, con dedicata ai porno. L’altra ai film dell’orrore, naturalmente, che negli il tema del film, dove Gabriele Lavia, scrittore di romanzi, scopre nel Anni ’80 spaventare la clientela non era considerata una buona idea. nastro della sua macchina da scrivere un’indagine che porta alla sco- Zeder di Pupi Avati era un gioiello. Posto in mezzo alla trilogia che perta di terreni particolari in grado di riportare in vita i cadaveri, con comprendeva anche La casa dalle finestre che ridono e L’arcano incan- conseguenze devastanti. tatore, era uno dei tre film “di paura” del regista emiliano, che per lo Ora Giulio era lì, con il DVD in mano, la tv accesa a effetto nebbia, e più si sarebbe poi dedicato a tutt’altro genere, tornando su atmosfere il cadavere di sua madre disposto ordinatamente nella bara, in atte- plumbee solo per Il nascondiglio, nel 2007. sa che arrivassero gli addetti alle pompe funebri per portarla via, per Quel film in particolare, però, aveva uno stile e delle atmosfere inegua- sempre. Era notte, suo padre era crollato in un sonno profondo per il gliabili. Perfino Stephen King vi si era ispirato – così girava voce – per dolore e la stanchezza. Tutti gli amici e parenti erano andati via. Perfi- il suo romanzo Cimitero vivente, poi trasposto al cinema da Mary no le lacrime erano finite. C’erano solo lui e quell’involucro vuoto, de- Lambert, con un finale praticamente identico a quello della pellicola formato dal dolore e dalla malattia, in cui stentava a riconoscere chi lo di Avati. Giulio e sua madre non solo guardavano i film. Giocavano aveva nutrito, cresciuto, amato, coccolato e anche spaventato, al mo- anche a farsi paura, come se la tv fosse un moderno focolare attorno a mento opportuno, preparandolo a sostenere “il peggio e il meglio del- RACCONTI DI CINEMA 68 - 69

va svegliarsi, sapeva che era un incubo, ma non ci riusciva. A volte era proprio sua madre che lo riportava alla realtà quando lo sentiva agitar- si nel sonno. Ma non stavolta. Lui era cosciente che lei non c’era più. Il suo cervello era finito in un orrendo paradosso, che gli impediva di calmarsi e tornare alla realtà, mentre il corpo di sua madre si disfaceva davanti ai suoi occhi. Voleva gridare, ma dalla sua bocca usciva solo un lamento inarticolato. Era quella, la morte. Mancanza di comunicazio- ne, di linguaggio, di contatto. Una mano gelida si posò sulla sua spalla. Poi, una voce: “caro…”. la vita”, come proprio la sua mamma era solita dire. Inserì il disco nel Come nell’ultima scena di Cimitero vivente. Il libro. Si chiudeva così, lettore. La tristezza e lo sfinimento di quegli ultimi giorni frammen- in sospeso. Mentre nel film la moglie risorta dalla tomba accoltellava il tati gli facevano compiere azioni in modalità automatica, per forza di marito. Tutto molto più grezzo e, sinceramente, meno spaventoso. Fu inerzia. Non era stato nemmeno con sua madre, negli ultimi momenti proprio quel pensiero, questo mettersi a paragonare film e romanzo, in cui avrebbe potuto. Tutto il giorno in giro a cercare le medicine, le questa sciocca considerazione su un elemento tutto sommato secon- bombole di ossigeno, le sacche per il cibo, per alleviare la sofferenza in dario del suo vissuto, a fargli capire che stava per svegliarsi, e tornare attesa che arrivasse l’inevitabile. “Si può morire anche di burocrazia”, alla realtà. Si sentì più sereno. pensò scioccamente. E gli scappò su perfino da ridere. Inserì il film. Il La mano era quella di suo padre. Per prima cosa Giulio posò gli occhi suo lettore aveva una funzione apposita, per vedere tutto all’inverso. sullo schermo. Il film scorreva ancora, all’indietro. Era quasi arrivato Mai utilizzata. Perché avrebbe dovuto? Era di una sciocchezza disar- alla fine. Cioè, all’inizio. Nel momento in cui Lavia scopre le parole im- mante, come tante altre “features” che servivano solo ad ingrossare il presse sul nastro della macchina da scrivere. manuale utente e ad aggiungere sovrapprezzo. La selezionò. Il film co- “Che stai facendo?”, chiese suo padre con gli occhi gonfi di sonno e minciò a scorrere, al contrario. Dall’ultima scena. Quella in cui Anne di lacrime. Canovas riemerge dalla tomba. L’urlo agghiacciante di Lavia quando si La mamma era ancora lì, nella bara. Immobile. Intatta. rende conto che la sua fidanzata non è più quella che era un tempo. “Niente” - rispose il ragazzo – “Niente, papà. Sto mandando indietro Le parole pronunciate al contrario avevano qualcosa di inquietante, un film che…”. come in quelle vecchie leggende su Satana e i dischi rock. Ma anche un Non riuscì a finire. Quella storia era solo sua, e della sua mamma. suono ipnotico, cullante, consolatorio. Giulio si assopì. Come un’allu- Nemmeno suo padre avrebbe potuto capirla. cinazione ipnagogica, vide sua madre seduta, nella bara ancora aperta. “Una cosa stupida. Papà. Scusami, se ti ho svegliato”, concluse. Non era minacciosa. Piuttosto, aveva paura. Era disorientata. Ma non “Scusami tu – rispose suo padre abbracciandolo più forte che poteva – era nemmeno sua madre. Quello che Giulio vedeva, attraverso le orbi- non dovevo lasciarti solo”. te giallastre, la pelle gonfia, e nelle scavature delle dita ischeletrite, era Piansero tanto. un volto estraneo. Quello della morte stessa. “Siamo solo io e te, adesso – disse Giulio – il tempo, indietro, non “Cosa è successo?” - chiedeva lei, nel sogno – “Perché sei lì?”. ci torna”. “Sei morta, mamma”, rispondeva Giulio con sicumera assurdamente imbarazzante. “Morta? Come morta? Di cosa sono morta?”. “Di cancro, mamma”. Il film scorreva ancora. FINE La genitrice prendeva coscienza della sua condizione. Il suo viso si tramutava in una maschera di dolore e iniziava a sciogliersi come quello di una statua di cera sottoposta a fonte di calore. Giulio vole- Bis della donna fatale di Lea Schiavi, da “Cinema Illustrazione”, n° 5, 2 febbraio 1938.

e il grande cinema italiano degli Anni 1910 ha legati al mondo hollywoodiano, con riferimenti alla stampa S indubbiamente segnato l’immaginario nazio- straniera), una decina di pezzi, fino ai primi numeri del 1939. nale e internazionale con straordinarie figure Il trasferimento fu in realtà motivato dai sospetti – fondati – femminili, imponendo perfette e originali in- di essere sorvegliata dall’OVRA. A Sofia si sposò con Winston carnazioni della classica femme fatale (Lydia Quaranta, Lina Burdett, corrispondente per la CBS e, si scoprirà, agente so- Pini, Francesca Bertini), è senz’altro altrettanto significativo vietico, e maturò un impegno sempre più convinto contro i il fatto che il cinema successivo (e possiamo probabilmente regimi di Hitler e del Duce. includere tutto il cinema italiano successivo) abbia rielabo- Il tono apparentemente leggero e poco impegnato con cui de- rato con fatica una femminilità così misteriosa, seducente, scrive il fatalismo e il fascino di Marlene Dietrich, rivendican- proibita e pericolosa. Rischiando una brutale semplificazio- do “lo stile” genuinamente autentico di Isa Miranda, acquista ne, parrebbe che il cinema italiano del dopoguerra sia stato tutt’altro significato alla luce dei retroscena. La trasferta ameri- tentato piuttosto dal portarla alla luce, esporla, spogliarla, cana di Isa Miranda, nonostante l’eclatante accoglienza da par- spiarla, demistificarla. Non mancherebbero certamente casi te della Paramount, si rivelò traumatica per l’attrice e di scarso di indubbio interesse, da Lucia Bosé a Laura Antonelli: ma rilievo – il film È caduta una donna (1941) del marito Alfredo Isa Miranda è forse l’attrice che, incarnando quel connu- Guarini, al suo ritorno, ne è quasi la dolorosa elaborazione ar- bio di maledettismo ed erotismo, riesce a raggiungere una tistica e psicologica. Se la “fuga” a Hollywood di Isa Miranda si densità iconica mai più toccata dal divismo nostrano. Non a risolve con un ritorno in Patria e una seconda vita – seppur non caso, sono gli anni del fascismo a partorire nell’immaginario priva di resistenze – subito consacrata dai successi di Malombra le sedimentazioni più significative di una minaccia recondi- (1942) di Mario Soldati e Zazà (1944) di Renato Castellani, quel- ta, della trasgressione, di un’attrazione-repulsione verso il la di Lea Schiavi è condannata a ben altro destino. proibito, di un potere impalpabile, invisibile e penetrante. A Dopo le leggi raziali si rifiutò di rimpatriare con il marito e scriverne è Lea Schiavi, che probabilmente misteriosa femme fece diversi viaggi nel Kurdistan e nell’Azerbaigian, allo sco- fatale lo è stata davvero. Ne ha ricostruito le vicende lo storico po di contattare i connazionali residenti per combattere il Mimmo Franzinelli (Guerra di Spie, Mondadori 2004). Raffi- nazi-fascismo. In contatto con gli italiani di “Radio Londra” nata e colta cronista di moda e costume (autrice di un Galateo partecipò attivamente, dalla fine del 1940, al Free Italy Mo- moderno), è stata anche un’eclettica giornalista dalla breve vement: movimento di lotta antifascista con base a Londra, vita avventurosa. Piemontese, diplomata al Conservatorio di precedente la Resistenza. In quegli stessi mesi corrispose al Parigi, ha poi esercitato la professione per i quotidiani “L’Am- quotidiano liberale newyorkese “PM”, denunciando un traf- brosiano”, “Il Tempo” e “L’impero”. Nel 1937 venne inviata fico d’armi con cui i nazisti rifornivano i curdi contro russi ed nei Balcani, dove lavorò come corrispondente e continuò a inglesi. Morì in Iran, uccisa da un manipolo di curdi, il 24 apri- scrivere anche su “Cinema illustrazione” (articoli per lo più le 1942, in circostanza misteriose.

di Andrea Mariani IN QUESTO NUMERO UN ARTICOLO ESTRATTO DALLA RIVISTA “CINEMA ILLUSTRAZIONE”

n° 5, 2 febbraio 1938 FOCUS SPAGNA FOCUS Il cinema in Spagna 72 - 73

FOCUS SPAGNA

Nome ufficiale: Regno di Spagna

Forma di governo: Monarchia parlamentare, re Filippo VI

Lingua ufficiale: Spagnolo

Capitale: Madrid

Numero abitanti: 46.439.864

Densità: 92 ab/km2

Superficie: 504.645 km2

Valuta: Euro UNA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

di PEDRO ARMOCIDA

on ci sono più movimenti, né scuole, né tendenze. N Il cinema spagnolo si muove in ordine sparso, un po’ come succede in tutto il Vecchio Continente. Le problematiche produttive, distributive, perfino crea- tive, si somigliano. Oggi sarebbe impossibile pubblicare un volu- me seminale come quello del 1997 di Carlos F. Heredero Espejo de miradas: entrevistas con nuevos directores del cine español de los años noventa, a cui è seguito due anni dopo 20 nuevos directores del Cine Español in cui l’attuale direttore di una delle riviste più interessan- ti di cinema, Caiman Cuadernos de Cine (figlio adottivo della ver- sione spagnola dei Cahiers du Cinéma), ripercorreva le traiettorie dei giovani esordienti degli Anni ‘90 che hanno influenzato il de- cennio successivo. Difficile, quasi impossibile, enucleare non venti ma nemmeno dieci voci che sicuramente parleranno e saranno fondamentali nel cinema spagnolo che verrà nei nuovi Anni 2020. Anche perché, ri- spetto al passato, i dati parlano chiaro e raccontano una realtà cine- matografica concentrata su pochi titoli di cassetta che occupano le prime posizioni del botteghino e relegano i film cosiddetti d’autore in fondo alla lista. Per capirci, nel 2015 una pellicola come Un dia perfecto para volar del catalano Marc Recha, selezionato nel concor- so del Festival di San Sebastián, l’unica manifestazione spagnola di categoria A, è stato visto da 1.999 (neanche 2.000…) spettatori, po- sizionandosi al 63° posto su 69. È quello che José Luis Losa (Diret- tore del Festival internazionale Cineuropa che si tiene a Santiago de Compostela e critico cinematografico di “La Voz de Galicia”) ha de- finito come “lo sterminio della biodiversità dell’offerta culturale”. Perché per questi film ogni anno il numero di sale si riduce e di conseguenza “si riducono le aspettative di diffusione del cinema diverso e la possibilità per lo spettatore di scegliere viene limitata fino a tendere in realtà allo zero”. È una situazione curiosamen- te comune per esempio alla nostra realtà italiana visto poi che ci sono gli stessi incredibili fenomeni di successo che, a proposito di grandi numeri, hanno portato nel 2014 quasi dieci milioni di spet- tatori a vedere Ocho apellidos vascos facendo del film di Emilio Mar- tínez-Lázaro in quello spagnolo più visto della Storia e il secondo maggior incasso - circa 60 milioni di euro - dietro solo a Avatar di James Cameron. Il film, una commedia degli equivoci che gioca sulle diversità regionali dei protagonisti, ha avuto ovviamente un sequel che dai Paesi Baschi si è spostato in Cataluña, Ocho apel- lidos catalanes (36.146.627 euro di incasso e 5.762.693 spettatori). Ma c’è anche un altro regista che ormai da qualche anno, con film eterogenei ma fortemente debitori dell’estetica hollywoodiana, riesce sempre a conquistare un grandissimo numero di spettato- ri. Si tratta di Juan Antonio Bayona, classe 1975, che nel 2007 con El orfanato ha ottenuto 25.061.449 euro, nel 2012 con Lo imposible 42.444.290, nel 2016 con Un monstruo viene a verme 26.100.000. Fa- cendo così retrocedere in fondo alla top ten dei maggiori incassi della storia il collega Alejandro Amenábar, uno dei registi figli degli FOCUS Il cinema in Spagna 74 - 75

Anni ’90, che con Los otros (The Others), Ágora e Mar adentro (Mare infatti tutto l’anno visto che in Spagna i periodi con più affluenza di dentro) occupa anche lui tre posizioni. pubblico al cinema, con picchi del 10-12%, sono proprio quelli delle Cifre che, sebbene nelle loro punte più alte, ricordano in Italia vacanze di Natale, di Pasqua e anche d’estate. l’exploit dei film con Checco Zalone sono invece ancora più impres- Insomma sembra che piano piano si stia uscendo dal periodo di crisi sionanti perché bisogna sempre ricordare che la popolazione spa- più nera complici anche gli aggiustamenti al sistema statale di finan- gnola è di circa 46 milioni e mezzo di persone, 15 in meno di quella ziamento delle attività cinematografiche. Un nuovo decreto legge nel italiana. Così anche i dati totali vanno letti tenendo conto di questa 2015 ha modificato gli aiuti alla produzione cinematografica contenu- annotazione. Nel 2015 si è raggiunta la cifra di 95 milioni di spettato- ti nell’ultima Legge organica sul cinema del 2007, introducendo un ri, un 8% in più dell’anno precedente, cresciuta ancora nel 2016 con nuovo sistema di aiuti anticipati per la produzione di lungometraggi i primi dati disponibili che parlano del superamento della soglia dei su progetto (sempre che venga riconosciuto il loro carattere cultura- 100 milioni di spettatori. Ciononostante in Spagna vengono sempre le) basato sul meccanismo del finanziamento progressivo delle pro- ricordati con malinconia i dati dei 140 milioni di biglietti abituali che duzioni. L’obiettivo è stato quello di superare il meccanismo non più venivano staccati all’inizio degli Anni Duemila prima della crisi eco- sostenibile, per le difficoltà economiche, delle legge precedente che nomica che ha toccato particolarmente il cinema. Nell’annus horri- prevedeva l’ammortamento a due anni di distanza dall’uscita del film bilis 2013 ha chiuso i battenti Alta Films, dopo 40 anni di attività di nelle sale cinematografiche. Il nuovo modello tiene conto di una serie produzione, distribuzione ed esercizio sempre improntato al cinema di parametri oggettivi come la fattibilità economica e finanziaria del d’autore: “Fin da bambino - ha raccontato il fondatore Enrique Gon- progetto, il suo carattere innovativo, la diffusione, la distribuzione e il zález Macho, pioniere anche dello streaming legale online - ho litigato piano di marketing, la rilevanza culturale nazionale e internazionale, perché la cultura e il cinema fossero una questione di Stato in Spagna l’impatto socio-economico dell’investimento in Spagna, la co-pro- proprio come in Francia. La crisi purtroppo ha tolto lo spazio a un’im- presa di cinema indipendente, soprattutto europeo, come la mia”. Sempre nel 2015 la frequenza al cinema è stata di 2,04 volte l’anno, la spesa media per spettatore è stata di 6 euro e il risultato totale del bot- teghino è stato di 570,74 milioni di euro a fronte di 2.040 film distribu- iti (da notare che i dati Sgae - la Siae spagnola - prendono in conside- razione oltre alle sale cinematografiche tutti i circuiti di proiezioni di film, il che spiega l’alto numero di pellicole prese in considerazione). Di questi 734 battono bandiera statunitense (con una quota di mer- cato del 62,4%), 465 spagnola (19,1%) e 1.137 del resto dell’Europa (80 dell’Italia). Tutti dati sostanzialmente positivi rispetto agli anni pre- cedenti tranne quello del numero di schermi che è passato da 3.719 a 3.587. I principali gruppi di esercizio sono Cinesa, Yelmo Cineplex e Ocine che detengono 91 complessi e 1.069 sale. C’è comunque da sot- tolineare il fatto che questi schermi sono destagionalizzati, lavorano duzione e le riprese del film sul territorio nazionale. A prendere le decisioni una commissione composta da 14 membri più un presidente e un vicepresidente. Con gli aiuti anticipati, il cinema spagnolo nel 2016 (ma gli effetti si vedranno soprattutto nel biennio 2017-2018), ha potuto così usu- fruire di una salutare boccata di ossigeno. Agli aiuti diretti si som- mano poi le diverse forme di tax credit e di sgravi fiscali fino all’in- nalzamento del fondo di quasi il 50% - nel 2016 è arrivato alla quo- ta di 77 milioni di euro (24 in più del 2015) - per l’Instituto de la Ci- nematografía y las Artes Audiovi- suales (ICAA), l’ente amministra- tivo del ministero della Cultura che gestisce il cosiddetto Fondo di protezione della cinematogra- fia dotato di 60,5 milioni di euro. Naturalmente il recente decreto ha recepito anche le disposizioni dell’Unione Europea in materia, così se la norma generale prevede un 24,34% del totale, con incassi che gli aiuti alle produzioni non per 20,63 milioni di euro, mentre i possano superare il 50% del pre- quattro film di Telecinco (solo un ventivo, quando invece si tratta di 2,12%) hanno ottenuto pratica- opere audiovisive ‘difficili’, quegli mente la metà degli ingressi (55,35 stessi aiuti posso arrivare al 70% milioni di euro) e Atresmedia con per le opere prime il cui budget cinque titoli (2,6%) 38,53 milioni. non superi i 300mila euro oppure Dati che, come spesso accade, al 75% per i cortometraggi. Sov- non sono soltanto numerici ma venzioni statali a parte, ci sono ci parlano anche di che tipo di poi anche numerosi fondi regio- cinema viene maggiormente pro- nali che cercano di attrarre i pro- dotto in Spagna dove esiste co- getti portandoli fuori dalla zona munque un maggiore utilizzo dei di Madrid dove si concentra il diversi generi cinematografici. 70% della produzione nazionale. Così risulta evidente che le te- Dal punto di vista produttivo la levisioni preferiscono produrre maggior parte dei film spagnoli le commedie che sono poi un sono sostenuti dalla televisione, genere fondante del cinema pubblica o privata, che nel 2015 spagnolo, riconoscibile e rico- ha prodotto 94 titoli. Anche se, nosciuto (abbiamo già citato il alla fine, sono i network privati ad caso di Ocho apellidos vasco con il avere ottenuto i maggiori incassi. sequel “catalanes”), ma che, es- Ecco che nella Top Ten troviamo sendo improntato molto sui ca- tre titoli di Telecinco (Ocho apel- ratteri nazionali in chiave spes- lidos catalanes, Atrapa la bandera so “esperpentica”, è quello che di Enrique Gato e Regresión di meno varca i confini della peni- Alejandro Amenábar), quattro sola iberica. Ci sono poi natural- di Atresmedia (Perdiendo el norte mente i thriller, i melodrammi di Nacho G. Velilla, Ahora o nun- anche di denuncia sociale e gli ca di María Ripoll Julià, Palmeras horror che sono uno dei generi en la nieve di Fernando González più interessanti degli ultimi anni. Molina e El desconocido di Dani de L’edizione 2015 del Festival di San la Torre), uno di TVE (Truman di Sebastián è stata in questo senso Cesc Gay). La televisione pubbli- la cartina di tornasole perché ha ca nazionale ha sostenuto 46 film, proposto un po’ di tutto, film d’a- FOCUS Il cinema in Spagna 76 - 77

zione, intimi o poetici, drammatici, commedie, tragedie grottesche, di del bene nella stretta finale della va dai 100mila ai 300mila euro, suspense, politiche, documentarie fino all’animazione più particolare. promozione. È il mio peggior in- compresa la pubblicità, per una Film girati non solo in spagnolo ma anche in inglese come nelle tante casso di sempre. Io comunque quarantina di sale. E se pensiamo coproduzioni o in catalano e in basco. Tutto questo grazie a registi dal- sono contento perché ho fatto il che al distributore arriva circa un la lunga carriera come Agustí Villaronga, Imanol Uribe e Fernando Co- film che volevo realizzare”. terzo dei guadagni del botteghi- lomo, o colleghi della generazione successiva come Álex de la Iglesia, La realtà è che alla fine c’è sempre no, senza contare il peso dell’Iva Cesc Gay, Marc Recha e Asier Altuna, fino ai più giovani e promettenti, a chi va peggio perché molti film al 21% imposta dal 2012, e dato come Paula Ortiz e Mercedes Moncada, per finire con gli esordienti non riescono proprio a uscire e che il costo medio del biglietto è come Eugenio Canevari, Dani de la Torre, Alex Guimerà e Juan Pajares. la chiusura - di cui abbiamo già di 6 euro, per iniziare ad avere un Una delle peculiarità del sistema di distribuzione spagnolo consiste scritto - di Alta Films nel 2013 non guadagno bisogna ottenere dai nel fatto che i produttori scelgono di affidare i loro film di potenziale ha fatto altro che peggiorare la si- 50mila ai 150mila spettatori ma maggior successo per l’uscita nelle sale unicamente alle major sta- tuazione. Tanto che non sono più non sono poi molti i film che ci tunitensi che hanno filiali molto forti e sempre più consolidate nella un’eccezione i produttori-registi riescono. A questo proposito non penisola iberica: Universal, Warner, Fox, Sony, Paramount, Disney. come Jonás Trueba con Los ilusos è stata d’aiuto nel 2015 nemmeno Probabilmente i produttori pensano che le major possano avere un o José Luis Guerin con La acade- la Festa del cinema (la manife- maggior peso decisionale sugli esercenti ai quali peraltro applicano mia de las musas che si accordano stazione promossa dalla Federa- una percentuale più alta di trattenute sugli incassi (una media del 50% direttamente con gli esercenti zione dei produttori, distributori quando invece le distribuzioni indipendenti chiedono mediamente per l’uscita in sala. Oppure deb- e dall’Icaa), che si svolge in due un 40%). Una colonizzazione dimostrata dai titoli dei venti film spa- bono affidarsi al sistema distri- periodi dell’anno per tre-quat- gnoli di maggiore incasso nel 2015 che sono quasi tutti distribuiti da butivo alternativo dei festival o tro giorni a maggio e novembre queste stesse major. L’eccezione che conferma la regola c’è stata e si delle sale gestite dai comuni o, (prezzo del biglietto 2,90 euro) in chiama Kiki, el amor se hace (Kiki & i segreti del sesso), il film di Paco León ancora, rivolgersi a istituzio- un numero limitato di sale (circa che nel 2016 ha superato i sei milioni di euro grazie alla casa di distri- ni gloriose come la Filmoteca 350), visto che, a differenza del buzione indipendente Vértigo Films. Mentre non ci sono più certez- Española che dopo 27 anni di di- 2014, non c’è stato alcun film spa- ze di successo neanche per un regista simbolo della cinematografia rezione di Chema Prado ha da gnolo tra i cinque film più visti. spagnola come Pedro Almódovar che, l’anno scorso, con Julieta, la poco, dopo settimane un po’ bur- Ma, a ben guardare, è proprio sua ventesima pellicola, è stato molto più apprezzato all’estero che in rascose, due direttori, Anna Gal- questo cinema, per molti versi in- patria dove il film ha terminato la corsa con 600mila euro di incasso, lego più per la parte amministra- visibile, a essere quello parados- la metà esatta di quanto ha ottenuto in Francia dove era stato in con- tiva e Carlos Reviriego per quella salmente più ricco e prometten- corso al Festival di Cannes. Al di là dei numeri, forse sulla accoglienza di programmazione artistica. te. Talenti registici, come quelli distratta del film ha pesato la coincidenza dello scandalo finanziario Il problema della distribuzione nuovi e innovativi di Albert Serra, dei “Panama Papers” in cui sono comparsi i nomi dei fratelli Almód- è centrale perché non sono poi autore di La mort de Louis XIV, ovar con tanto di conferenza stampa di presentazione disdetta all’ul- tanti i distributori che si possono uno dei film più apprezzati dalla timo momento: “È impossibile valutare quanto questa questione ab- permettere di spendere la cifra critica nel 2016, Isaki Lacuesta bia influito – ha detto il regista manchego – ma di sicuro non ci ha fatto minima per far uscire un film che che con Murieron por encima de sus posibilidades prende in giro in chiave grottesca il mondo della finanza, Oliver Laxe (il suo Mimo- sas, un’epopea di viaggio mistica girata in Marocco, ha brillato alla scorsa Semaine de la Critique di Cannes), Mauro Herce, grande di- rettore della fotografia dello stes- so Mimosas che ha girato tutto un film su una nave da carico, Dead Slow Ahead, rappresentano pro- prio quel cinema, apparentemen- te marginale, istituzionalmente ‘difficile’, sempre fuori norma e da preservare, che rende vive e fertile un’intera cinematografia. L’ALTRO CINEMA NON VIVE SOLO NEL SOTTOSUOLO

di CARLOS REVIRIEGO*

ritici e selezionatori di festival spagnoli, più in generale C spettatori affamati di buon cinema, di proposte vigoro- se e sintonizzate sulla contemporaneità, di idee audaci, radicali e poliedriche, non sempre hanno potuto sen- tirsi rappresentati e identificarsi con la produzione cinematografica del nostro Paese. Il cinema “industriale” o, se vogliamo, il cinema “ufficiale”, quello che si sviluppa sotto all’ombrello degli aiuti sta- tali con produzioni “redditizie” ma carenti di carisma e di coraggio, ancorate ai generi cinematografici e ai preconcetti – specialmente il cinema della generazione degli Anni ’90 guidata da Alex de la Igleisa e Alejandro Amenábar, Isabel Coixet e Fernando León, Gracia Que- rejeta e Daniel Calparsoro, etc.– ha monopolizzato la fine del XX secolo ma presto ha esaurito il suo impulso di rigenerazione. Il XXI secolo ha mandato tutti nel dimenticatoio. Qualcosa di molto diverso è sbocciato (e continua a fiorire in modo inarrestabile), anche se fuori, nell’underground e negli spazi alternati- vi, con il cambiamento del paradigma audiovisivo portato con sé dalle immagini digitali, che ci hanno obbligato a pensare il cinema in un altro modo, sia nel farlo che nel fruirlo. “Con la celluloide bisognava struttu- rare i film in piani, con il digitale bisogna strutturarlo in scene”, ha det- to Albert Serra, autentico spirito di rottura che da Honor de cavallería (2006) a La mort de Louis XIV (2016) ha ridefinito le estetiche dell’a- vanguardia. Un’altra generazione, che trovava maggior riconoscimen- to in Thailandia e in Corea, ad esempio, che nel suo stesso paese, en- trava dalla porta di servizio. I suoi padri putativi vanno ricercati in José Luis Guerín, Joaquín Jordá, Víctor Erice, Basilio Martín Patino, Iván Zulueta, Pere Portabella, i cui discepoli più avanzati, Isaki Lacuesta (La leyenda del tiempo, 2006) e Javier Rebollo (Lo que sé de Lola, 2006), han- no rappresentato i primi focolai outsider di rinnovamento e alternativa. Mentre sulla soglia del secolo XXI altre cinematografie europee han- no saputo aprire le porte facendo convivere questo cinema ribelle e perplesso con i canali tradizionali di distribuzione, il cinema “na- zionale” –quello che riceve la quota maggiore delle sovvenzioni non tanto per meriti ma per retaggio del passato – ha continuato, e pur- troppo continua a guardare dall’altra parte, al dettato delle televisioni (o del suo pubblico) e dell’american way of making movies. Il grande pubblico lo ignora e la Academia de Cine non lo considera, non perde tempo a dargli valore, e mentre i premi Goya ammucchiano polvere e gloria sterili, prende forma senza fretta e senza sosta un “altro ci- FOCUS Il cinema in Spagna 78 - 79

nema spagnolo” traboccante di autori, con l’ausilio di internet energia, costituito da una serie e come reazione alla precarietà di cineasti–Pedro Aguilera, Oli- culturale (ancora devono lottare ver Laxe, Daniel Villamediana, contro etichette equivoche come María Cañas, Juan Cavestany, cineasti low cost), un sentimento Carlos Vermut, Andrés Duque, di comunità che si traduce in una León Siminiani, Oskar Alegría, contagiosa effervescenza collet- Ion de Sosa, Virginia García del tiva e creativa. Ma questo non Pino, Louis Patiño, Pablo Her- vuole dire che i loro stili e le loro nando, Luis López Carrasco…– opere siano simili, poiché la loro che creano e realizzano i loro pluralità è inesauribile come il progetti ai margini dell’indu- loro coraggio nel costruire nuovi stria, senza bisogno di scendere discorsi a partire dall’instabili- a patti con essa, o con un piede tà, dallo smarrimento, dalla ne- dentro e uno fuori, come Manuel cessità di inventare nuovi gesti Martín Cuenca, Nacho Vigalon- estetici e rompere le frontiere del do e Fernando Franco. racconto per catturare l’incer- La nota con cui Jonás Trueba tezza dei tempi. Lavorano con la apre il suo secondo film, Los ilu- convinzione che la cinefilia non sos, in cui avverte che il suo “film sia romantica, ma un canale per nel frattempo” – realizzato nei parlare dell’oggi, del qui e ora, e suoi momenti liberi, con amici e non cedono allo scoraggiamento senza denaro, il cui maggior lus- con la determinazione di essere so è la libertà – è determinato a arrivati fin qui per farsi ascoltare. rompere le aspettative attorno Noi critici e selezionatori di festi- a ciò che presumibilmente do- val, noi pubblico selezionato ma vrebbe “rappresentare” (o esse- di tendenza (in opposizione alla re) un film, distilla con precisio- tendenza al ribasso del “cinema ne visionaria lo spirito di questo ufficiale”), possiamo infine sen- “impulso collettivo” (come lo ha tirci rappresentati da questo no- definito il critico Carlos Losilla stro cinema spagnolo. in Caimán. Cuadernos de cine) del nuovo cinema spagnolo. Vive *Condirettore della Filmoteca nelle catacombe, nel sottosuo- Española, critico e docente lo, in cineteche e sale alternati- ve, nei festival e al margine della produzione spagnola popolata di zombie di fronte alle sfide esteti- che del cinema contemporaneo –anche se questi margini sono già Filo diretto da Madrid. tanto popolati che minacciano di occupare il centro – ma le sue Il punto di vista critico. condizioni esterne difficili non fanno che peggiorare ogni anno che passa. Rotterdam, Cannes, Locarno, BAFICI, FICUNAM… continuano da un lustro a pro- grammare il cinema spagnolo che in Spagna non viene visto e festival nazionali come San Se- bastián, Pamplona, Sevilla o Las Palmas hanno portato avanti un lavoro fondamentale (sia inse- rendolo in competizione che in sezioni ad hoc) per dargli rilievo. Si è andato creando tra questi INTERNET E NUOVI CONSUMI

TI SFIDO

di CARMEN DIOTAIUTI

ai colossi dello filmica firmando serie originali di D shopping alle appli- successo, come The Man In The cazioni per l’ascol- High Castle, tratto dal romanzo to musicale, molte vincitore del Premio Hugo La piattaforme web di successo svastica sul sole di Philip K. Dick; stanno strizzando l’occhio a un Transparent, sulla genitorialità modello di business diversifica- transgender; Mozart in the Jun- to, che fa una capatina nel mondo gle, con la star messicana Gael dei film e delle serie on demand, García Bernal nei panni di un affiancandosi all’offerta di Netflix eccentrico direttore d’orchestra. o Now Tv. Crescono i livelli di Per avere un’idea della qualità concorrenza tra piattaforme di- dei prodotti, basti pensare che stributive, lasciando spazio a real- entrambe queste ultime hanno tà finora specializzate in tutt’altro trionfato ai Golden Globe degli tipo di offerta che, nell’affacciarsi ultimi anni con due riconosci- sul mercato video, sembrano ave- menti a testa, sia come miglior re un aspetto in comune, quello serie che per il miglior interpre- dell’autoproduzione di parte dei te. Ma Amazon non si è fermato contenuti distribuiti. A partire dal a questo. Lo scorso dicembre ha colosso dell’e-commerce Ama- lanciato sul mercato, anche italia- zon, che ha iniziato con l’appro- no, Amazon Prime Video; una dare nel settore della produzione piattaforma di video streaming INTERNET E NUOVI CONSUMI 80 - 81

Da Amazon a Apple Music e Spotify. Piattaforme finora specializzate in tutt’altro tipo di offerta sono sempre più interessate al mondo della produzione e distribuzione di video on demand, con un occhio particolare alla narrazione seriale. Crescono così i livelli di concorrenza tra le piattaforme distributive che, nell’affacciarsi sul mercato dei video, sembrano mantenere un aspetto comune, quello dell’autoproduzione di parte dei contenuti distribuiti.

filmato e quindi anche la quantità originale in sei puntate The Score, di banda consumata, che scarica- incentrata su scene musicali lo- ti sui propri dispositivi mobili per cali e poco rappresentate, come una più comoda consultazione quella protagonista del primo offline. Anche Spotify, il più noto episodio, Reservation Rap, che servizio di streaming musicale ad indaga un particolare stile hip- abbonamento, ha messo un piede hop che ha avuto origine in una nel mondo dei video on demand riserva indiana del Minnesota ad annunciando la produzione di opera della tribù degli Ojibwa. dodici serie originali che ruote- Come peculiarità ogni episodio ranno attorno al mondo della è accompagnato da una playlist cultura musicale e pop. Dallo di Apple Music, che sottolinea scorso novembre, per il momen- l’atmosfera del documentario e to solo sul mercato americano e dà voce anche alle sonorità degli sudamericano, sono disponibili artisti protagonisti della puntata. sulla piattaforma le prime sette, tra cui la serie animata in dieci episodi Drawn & Recorded, che Una moltiplicazione e diversi- racconta aneddoti e retroscena ficazione dell’offerta della con- di momenti emblematici della sultazione on demand che sfida gratuita per gli utenti di Amazon storia della musica. La narrazione Netflix e punta soprattutto alla Prime, il servizio di consegna ra- è affidata alla voce del produttore narrazione seriale di cui ha, in pida di merci acquistate sul web. e cantautore statunitense T Bone parte, rivoluzionato la modalità di Per tutti gli altri è previsto un Burnett, il quale conduce in un visione. Sempre più spesso, infatti, abbonamento, a un costo molto viaggio attraverso un mondo sco- tutti gli episodi di una serie ven- competitivo, che dà la possibilità nosciuto ai più, in cui si intreccia- gono messi a disposizione online di accedere oltre che ai contenu- no storie personali di grandi pro- dalla piattaforma distributrice sin ti originali prodotti da Amazon tagonisti e melodie. Dal leader dall’inizio in un’unica soluzione. anche a film e show televisivi, dei Nirvana Kurt Cobain e la sua L’effetto è la moda imperante del trasmessi uno o due mesi dopo ispirazione per Smells Like Teen binge-watching, ingorde scorpac- il debutto al cinema. Tra le prime Spirit, a Louis Armstrong e ai Rol- ciate di visione di più puntate pos- nuove serie subito disponibili ling Stones. Un percorso simile sibili della propria serie preferita. sulla piattaforma, l’attesa Crisis sembra stia ingolosendo anche Vere e proprie maratone, popolari in Six Scenes, realizzata da Woody la rivale Apple Music, il servizio soprattutto tra i più giovani, che Allen e con Miley Cyrus nel cast. di streaming musicale ad abbona- annullano l’effetto attesa delle Generalmente su Prime Video mento targato Apple. Un primo vecchie serie tv, e rendono diffici- tutti i contenuti sono in lingua tentativo ha fatto capolino nello le stabilire se l’approccio è quello inglese, con sottotitoli, e posso- store americano, dove da qual- dell’immersione totale nella nar- no essere sia visualizzati in stre- che mese, grazie a un accordo con razione o piuttosto della superfi- aming, scegliendo la qualità del Vice, è disponibile la docu-serie cialità di fruizione. GEOGRAFIE

SET A PRIMAVERA di NICOLE BIANCHI

oma e dintorni. R L’inizio della pri- mavera sul grande schermo non con- cede grandi trasferte fuori dalla Capitale. Per la più parte il nostro anche regista, s’intitola Omicidio cinema rimane stanziale o, me- all’italiana ed è stato girato tra glio, quando decide di espatriare Corvara, Chieti e Pescara, nella lo fa radicalmente - Istanbul e storia un borgo dal bislacco nome Cuba -, ma per il resto c’è poco di- di Acitrullo: uno strano omicidio namismo logistico sia nella scelta scompensa la vita sempre uguale dei set come dei luoghi della nar- della sperduta località dell’entro- razione finzionale, con un uni- terra abruzzese, occasione per- co luogo di reale fantasia, forse fetta, secondo il sindaco, per far non a caso creato dalla “capa” di perdere l’anonimato al posto. Marcello Macchia (Maccio Ca- Spostandosi solo di qualche chi- patonda). Il film dell’attore, qui lometro si giunge a Roma, città scelta per girare e ambientare la più parte dei film sullo schermo non si allontana molto dal tema in queste settimane: “Roma e emotivo, scegliendo una vicenda dintorni” accomuna Questione di che comporta “un viaggio” nel- Karma di Edoardo Falcone, Classe la vita di coppia, esperienza che Z di Guido Chiesa, Brutti e cattivi porterà le due persone a cambiare di Cosimo Gomez, Lasciati andare per sempre. di Francesco Amato, Moglie e ma- Qualcuno, però, pur continuan- rito di Simone Godano. Per Falco- do a tenere come base Roma, Espatriano, invece, due registi: ne la storia si struttura tra dinastie esplora anche il Nord, in partico- Giovanni Veronesi, che si divide industriali ed esoterismo; mentre lare Torino, scelta da Max Croci tra Roma e Cuba con il suo Non Chiesa sceglie la scuola, gli stu- per La verità, vi prego, sull’amore, è un paese per giovani, in cui San- denti e l’esercizio di potere di un vicenda della fine di una relazio- dro e Luciano, sbarcati sull’isola preside, per permettere di supe- ne, alla scoperta dell’aspetto più caraibica, incontrano una ragazza rare l’individualismo e usare il profondo del sentimento, e Mi- che ribalterà le loro vite. Infine, proprio talento. Sempre di collet- lano, scena, anch’essa divisa con un regista di origini turche decide Torino tività, seppur differente, tratta an- il capoluogo laziale, per il film di rientrare nel suo Paese dopo che Gomez: la storia di una banda di Alessandro D’Alatri Start Up, molto tempo – questa la trama -, di disabili che compie rapine nel- Milano fotografia sul mondo del lavoro in un viaggio non privo di molte la periferia romana. Francesco giovanile italiano, condizione dif- sorprese: Ferzan Ozpetek, con Amato, invece, si confronta con la fusa e ostile. questo suo ultimo racconto, ri- Istanbul psicoanalisi freudiana e Godano Rimane nello Stivale, ma on the mane completamente immerso road, il film di Fabio Mollo, Il nella sua città natale, sin dal tito- padre d’Italia, che già nel titolo lo: Rosso Istanbul. Cuba anticipa un viaggio alla ricerca del padre di una bambina ancora non Roma venuta al mondo. TRAILER ANATOMY 82 - 83

TRAILER ANATOMY

TRAILER, ISTRUZIONI PER L’USO

di MARTINA FEDERICO

uando il suo obiettivo è quello di raccontarci una storia, cora più intrigante perché sappiamo che le potenzialità creative del più o meno chiara, un trailer è strutturalmente compo- montaggio sono infinite. Qualora fosse nelle sue intenzioni, un trailer Q sto da un inizio, uno sviluppo centrale e una fine, pro- potrebbe riuscire a fare quello che vuole di un film, poiché è un testo prio come se fosse un film in miniatura. La musica e il apparentemente senza regole. A dimostrazione di ciò, basti pensare ritmo giocano spesso un ruolo importante che, se spinto all’eccesso, al memorabile rimontaggio di Shining, come se fosse una commedia. sfocia in un’accelerazione delle scene ai limiti del comprensibile, Ciononostante, proviamo a limitare questa stessa capacità creativa soprattutto quando il suo intento è invece deliberatamente “anti- basandoci sull’idea che un trailer invece voglia (e riesca a) comuni- narrativo” (quando, cioè, non vuole raccontarci una storia chiara). care chiaramente il genere di appartenenza del film. Ma, per quanto diversi tra di loro possano essere i vari tipi di trailer, Da qui nasce un appuntamento fisso col “prossimamente” divi- forse è possibile rintracciare degli elementi che ritornano in maniera so per generi cinematografici, che va alla ricerca di caratteristiche regolare al loro interno, a renderci più intelligibile e immediata l’i- specifiche a seconda del genere del film per stilare, infine, delle ti- dentificazione del film che promuovono. pologie sulla base di eventuali tratti comuni a livello strutturale, di Ad esempio: è possibile leggere tra le righe del trailer il genere di ap- composizione, di ritmo, di svelamento o non svelamento di conte- partenenza del film di riferimento? Come apre alla storia che si ap- nuti. Com’è fatto un trailer di una commedia? E quello di un thril- presta a raccontarci? E come esce dalla stessa in conclusione? Con ler? Di un horror? Di un erotico? Di un Cinepanettone? Quello di che tipo di domanda rispetto al film lascia lo spettatore? E, eventual- un documentario? Di un film drammatico? Di un sentimentale? Di mente, quanto specifica è? Come si organizza l’intervallo con le scrit- un noir? Di un biografico? Di un western? Di un film d’avventura? te? E, tra inizio e fine, cosa c’è in mezzo e come è sviluppato? E ancora Di un film di fantascienza? Di un kolossal? Di un musical? Ci sono più nello specifico: è possibile che le variazioni da trailer a trailer di- elementi che ritornano? Cosa mostrano e cosa no? Come finisco- pendano proprio dal genere cinematografico del film? È una doman- no e come iniziano? Vale un discorso diverso per quanto riguarda i da che vale come ipotesi e che rappresenta il punto di partenza di trailer di film d’autore? Siamo forse abituati a una certa familiari- un’indagine, la cui aspirazione è quella di fare un po’ di ordine sulle tà di presentazione di un film da parte di un trailer, grazie alla qua- “istruzioni per l’uso” del trailer stesso, prima ancora che del film. le riusciamo comunque a cogliere il genere del film, anche quando Verrebbe automaticamente da dire che ogni differenza dipenda dalla questo non ne parla esplicitamente? È quello che cercheremo di storia stessa e dal materiale del film. Ma in realtà la domanda si fa an- scoprire su ogni numero, a partire dal prossimo numero di 8½. MARKETING DEL CINEMA ITALIANO

IL POPOLO DEL RESTAURO di ILARIA RAVARINO

La conservazione del patrimonio cinematografico e il suo costo: gli italiani sono disposti a pagare di tasca propria. Il successo del “civic crowdfunding”. MARKETING DEL CINEMA ITALIANO 84 - 85

dienza, 125 contributors, 1.050.000 persone raggiunte su Facebook, 1.147.000 su Twitter, 15.000 visi- te totali sulla piattaforma. Ottimo anche il risultato de I Mostri, con 18.370 euro raccolti per il restau- ro, 75 donatori, 500.000 contatti su Facebook e 17.000 visite al sito. Seppure in un mercato che sconta salvaguardia (restauro conserva- ancora l’eccessiva frammentazio- tivo, digitalizzazione e cataloga- ne delle piattaforme e la mancan- zione) e accessibilità informatica za di un’agile realtà istituzionale di si sono spesi 56 contributors, rac- crowdfunding (nonostante gli ec- cogliendo più dei 5.000 euro ri- cellenti risultati, infatti, Making Of chiesti. Simile, e ancora in corso, è ferma dal 2015), il finanziamento la campagna di “8mm e mezzo”, dal basso si attesta dunque anche re e progetti pubblici: “Si tratta di un’associazione culturale “che in Italia come strada percorribile un contributo importante - scrive ha lo scopo di far rivivere le vec- per contribuire alla tutela del pa- Eppela sul proprio sito - che rap- chie pellicole abbandonate nelle trimonio artistico. presenta una concreta possibilità soffitte di famiglia. Vogliamo di- E sull’onda dell’entusiasmo per per i cittadini e le comunità di oc- ventare un punto di riferimento la “contribuzione dal basso”, cuparsi e prendersi cura, al fianco toscano per il ritrovamento, il re- ecco che nel corso del 2015 è nata delle amministrazioni locali, del stauro e la digitalizzazione di fil- in Italia anche Start Up!, la pri- proprio patrimonio artistico”. mati girati in 8mm e super8 - scri- ma campagna di crowdfunding La percentuale di successo delle vono su Eppela - Questa immensa per realizzare un’edizione Home campagne di raccolta in questa memoria collettiva costituisce un Video di un classico restaurato, estaurare, recupe- categoria si aggira intorno all’81%, patrimonio imprescindibile della a scelta dei contributors. A pro- R rare, digitalizzare, con un tasso di overfundig piut- storia del territorio, della vita e muovere l’iniziativa - sempre ripubblicare. Che la tosto elevato (63%). E i progetti delle consuetudini dei suoi abi- su piattaforma creata ad hoc - è conservazione del “civic” relativi al cinema hanno tanti”. Dei 5.000 euro richiesti stata CG Entertainment, che ha patrimonio cinematografico del un notevole margine di successo, per continuare l’attività, ne sono inaugurato il servizio con Intole- Paese abbia un costo non è una indipendente dal grado di popo- stati raccolti fino a oggi 760. rance di D.W. Griffith. La scom- novità. Ma che gli italiani siano larità della pellicola da salvare. Le cifre crescono e cresce anche il messa consisteva nel raggiunge- disposti a pagarlo, e di tasca pro- Ne è un esempio la campagna numero dei contributors quando re almeno 300 prenotazioni di pria, è un dato che sorprende. chiusa lo scorso giugno su Eppela a innescare il fenomeno di crow- pre-acquisto del film, in edizione Specialmente in un Paese in cui per il recupero di due documen- dfunding è una realtà istituzionale limitata, a tiratura numerata e nel il rapporto tra il cittadino e la sala tari realizzati da Carlo Pini nel come un museo. Ne è un esempio doppio supporto Blu-ray+DVD cinematografica non è esatta- 1949, Colori di Tirrenia in 16mm e il caso del Museo del Cinema di con booklet di approfondimen- mente quotidiano. Natura e Arte in 35 mm: 500 euro Torino, che tra il 2014 e il 2015 ha to. Superate le 300 prenotazioni, Eppure c’è una tendenza, da per coprire le spese di restauro, condotto con successo due cam- l’edizione è stata effettivamente anni radicata negli Stati Uniti e 23 sostenitori, obiettivo raggiun- pagne per finanziare il restauro pubblicata. “Lo staff di CG rac- in Francia, che ha cominciato a to senza particolari sforzi. Ce l’ha de L’udienza di Marco Ferreri e I coglie tramite il sito le proposte, diffondersi con successo anche fatta, ancora su Eppela, anche Mostri di Dino Risi. In questo caso verifica la disponibilità dei diritti, in Italia: il crowdfunding appli- l’Archivio Nazionale del Film la scelta del Museo, dettata anche ricerca i materiali necessari e ana- cato al restauro delle pellicole. di Famiglia, nato nel 2002 con dalla necessità di ottimizzare le lizza i costi e la sostenibilità del Secondo i dati di Eppela, la più l’obiettivo di salvare il cinema entrate, è stata quella di non ap- progetto proposto dagli utenti. nota delle circa 80 realtà di crow- amatoriale e familiare in formato poggiarsi a una realtà esterna, ma Fissato un obiettivo di preacqui- dfunding italiane, il 16% delle ridotto, prodotto dagli Anni ‘20 di creare una propria piattaforma sti minimi necessari per avviare il campagne condotte tra il 2013 e agli Anni ‘80 del Novecento. In 15 di crowdfunding, la Making Of. progetto, parte la campagna”. Per il 2015 rientra nella categoria del anni di attività è stato raccolto un I numeri delle due raccolte sono adesso, tuttavia, quella su Griffith “civic crowdfunding”, ovvero il patrimonio di circa 5 mila ore di stati sorprendenti: oltre 41.000 è stata la prima e unica esperienza finanziamento collettivo di ope- materiale audiovisivo, per la cui euro donati in 60 giorni per L’u- del genere. ANNI- VER- SARI

a 50 anni da SOVVERSIVI

Paolo e Vittorio Taviani compiono il mezzo secolo di mestiere in coppia dietro la macchina da presa, hanno infatti esordito come “fratelli del cinema” nel 1967, firmando sceneggiatura e regia di Sovversivi, un film dal doppio livello narrativo: la questione personale dei protagonisti e la questione collettiva, politica e sociale, di un’ampia parte del popolo italiano alla morte del segretario del Partito Comunista Italiano (PCI), Palmiro Togliatti. Il film fu presentato in concorso alla Mostra di Venezia.

Le foto della sezione ‘Anniversari’ sono state gentilmente concesse da: Archivio Fotografico della Cineteca Nazionale - Centro Sperimentale di Cinematografia. Si ringraziano Dott. Gabriele Antinolfi, Direttore CN; Dott.ssa Marina Cipriani, Responsabile ufficio Cineteca e Manifestoteca. ANNIVERSARI A 50 anni da... Sovversivi 86 - 87 Che farete alla mia morte, poveri gattini ciechi? di NICOLE BIANCHI

iene a mancare bastiano (Giorgio Arlorio), si creatura strana faceva parte di un V Palmiro Togliatti - fa quanto mai attuale nel nostro quartetto canterino”, nel periodo agosto 1964 - anima presente contemporaneo, con di “Carosello”: nel film indossa condottiera di quat- una sensibilità degli autori che l’abito dell’icona senza tempo tro militanti che ne subiscono il potrebbe sembrare premonitrice: del “giovane-vecchio”. Qui filo- fine vita. Giulia, Ermanno, Ettore proprio lui, Sebastiano, incontra e sofo irrequieto, affascinato dalla e Ludovico: la partecipazione al si scontra con la questione omo- fotografia. Accompagna infatti dolore collettivo si confonde con sessuale, malessere inespresso a Roma un amico addetto a rea- le crisi individuali. Pulsano san- da Giulia (Marija Tocinowsky), lizzare un servizio sul funerale, guigne una querelle tra filosofia e la moglie, che, giunta a Roma pro- lui dovrebbe essergli di supporto fotografia, l’omosessualità che fa prio in occasione dei funerali del dopo aver maneggiato un po’ la eco con libertà, l’essere umano e Capo del Partito, coglie l’occa- macchina fotografica a casa, cer- la sua malattia, qui più debole del sione per abbandonarsi alla sua cando di immortalare una gatta cinema e di Leonardo Da Vinci, natura, ponendo così il marito di- nervosa e i suoi gattini, soggetto e così, tra esili e ritorni - politici nanzi a una situazione, per la cop- non solo immediato perché do- e metaforici -, camminando sul pia senza ritorno, eppure, per la mestico ma fine metafora del det- sottile filo di seta che connette le libertà della donna, una rinascita, to: “Che farete alla mia morte, po- vite individuali di queste quattro finalmente non condotta “contro veri gattini ciechi?”. La gatta, qui persone alla morte di Togliatti, natura”, come dice lei stessa. “voce” della domanda, risulta, prende corpo il primo film di Pa- Oltre al tema sociale, in questo così, personificazione del Padre olo e Vittorio Taviani. film, l’arte s’innesta tra filosofia del Partito Comunista Italiano, e ideali con un Lucio Dalla (Er- in quel momento ormai morto La politica del tempo, incarnata manno) attore, conosciuto da e causa di scompenso umano e da un funzionario di Partito, Se- Paolo e Vittorio quando, “questa politico per migliaia di italiani, tra cui proprio Ermanno che, met- ziano e ribelle, quanto mai mitico tendo in prima linea il suo umore e realistico sul litorale romano, sovversivo e irrequieto, causa una spettinato dal vento, nel luogo rissa nel mezzo del corteo fune- del set di Ludovico, forse lui stes- bre, scatenando un ulteriore livel- so arrabbiato con la vita; il regista lo di disequilibrio generale, non- gli spiega come la sua stessa arte, ché personale: la volubilità dell’a- in fin di vita, lo ripudi, affinché il nimo umano, talvolta, scavalca canuto interprete riesca a essere il buon senso e lascia il passo al tanto iroso, quanto spirituale, ep- proprio io, incerto e non sempre pur sublime artista: un alter ego, autocritico, semmai fragile. forse? Chissà. Ancora cinema - questo, piccolo Poi prende forma la politica nel- faro puntato sulla Settima Arte, la politica con Ettore (Giulio evidentemente molto cara ai Brogi), esiliato venezuelano in Fratelli - in una sequenza in cui procinto di tornare nel suo Paese Ermanno (Lucio Dalla), seduto per partecipare direttamente alla in una sala buia, sta guardando rivoluzione, con in testa il sogno Il bandito delle ore undici (Pierrot di veder un giorno trasposta una le fou) di Jean-Luc Godard: “uno stessa folla pasionaria - come che in quegli anni, come noi con quella fedele e commossa, in il film, aveva dato ‘un pugno’. In quella fine di agosto a Roma per particolare, il finale del suo Pierrot i funerali del Segretario - cam- le fou ci aveva colpito per la neces- minare insieme nel nome della sità di un individuo di sparire, fin- libertà del suo posto natìo: così ché all’ultimo momento decide il la situazione, per lui, assume un contrario: scrivemmo a Godard, in profilo di onirismo politico, ma maniera assolutamente naturale e anche di saluto, non solo a To- un po’ folle, come avveniva allo- gliatti, ma soprattutto ai Com- ra, per dire che volevamo inserire pagni italiani e al giovane amore, quella scena. Ci ritornò indietro la Giovanna (Fabienne Fabre). Un nostra lettera, con scritto, su tutto addio collettivo nell’addio collet- il foglio: OK”, ricordano Paolo e tivo, tutto amalgamato in un pa- Vittorio Taviani. nettone, lasciatogli, in dono, tra le mani, dagli affetti nostrani. È ancora cinema nel cinema, per una terza volta, con i Tavia- Per completare il disegno nar- ni “dentro se stessi”: sequenze rativo, Paolo e Vittorio Taviani d’immagini d’archivio, nel film, scelgono il cinema e il ruolo del raccontano quell’oceanica rac- regista, Ludovico, interpretato da colta di compagni e persone co- Ferruccio De Ceresa: la malat- muni intorno a Palmiro Togliatti; tia non gli impedisce di decidere, tra la folla Paolo e Vittorio ri- dinnanzi a quell’evento di morte, prendevano quel momento della fisica ma anche simbolica, di por- Storia del Partito e dell’Italia, per tare a compimento il suo film, de- un documentario, materiale che dicato a Leonardo Da Vinci. An- poterono poi usare dentro Sov- ANNIVERSARI A 50 anni da... Sovversivi 88 - 89

versivi, tre anni più tardi, anche mistero con venature d’ansia sono Le storie di ciascuno finiscono o se durante i funerali non l’aveva- una scelta particolare e audace, rinascono nell’istante in cui – ul- no realizzato col pensiero di una che s’imprime e interroga sull’in- tima inquadratura, scura, molto narrazione successiva e diversa tento narrativo di quelle note, scura, un’oscurità materica e di dal documento sulle esequie. compagne, inoltre, di una delle più fotografia decisamente capace belle Sinfonie di Beethoven, suo- di imprimere autorevolezza – la La schiuma delle onde, i tacchi nata come marcia funebre. bara di Palmiro Togliatti viene ca- sul pavimento, la tosse fatta a col- lata a braccia e corde verso la pan- pi, il cigolìo del treno che rallenta Il film si è prestato a diverse ana- cia della Terra, ventre di nascite e all’ingresso di una stazione: il ru- lisi critiche e recensioni: chi lo di morti. more diegetico non manca, così, definisce un film sulla crisi delle in assenza di lunghe sequenze di ideologie (Mereghetti) e chi, di sonoro musicale, la colonna si contro, ne parla come un film compone di “note naturali” che “non ideologico” (Morandini). echeggiano negli ambienti, sia- La sfumatura sul tema, alla vi- no essi interni (camera ardente) sione, in più di una sequenza, fa o esterni (la spiaggia), capaci di sorgere l’interrogativo, forse non amplificare la presenza umana riuscendo a dare una risposta in questi quadri dinamici suona- univoca assoluta, anche se Paolo ti solo da rumori del quotidiano, e Vittorio Taviani spiegano: “Noi lontano da qualsiasi forma di non pensavamo di fare un film po- solennità e riverenza ufficiale. litico, ma raccontavamo le storie Eppure la musica di questo film, che coinvolgevano il nostro de- a cura di Giovanni Fusco, in par- stino in quel momento della no- ticolare quella che accompagna i stra vita. La politica è pragmatica, titoli di testa, ripetuta a specchio non può essere ambigua: la realtà, in altre sequenze, come nell’ini- che è il posto dell’arte, è ambigua, zio dell’affaire tra Giulia e l’aman- quindi un politico non può smen- te o durante il fluire del fiume di tire se stesso, un artista invece può persone lungo i perimetri delle smentire se stesso riaffermando, strade di Roma, spiazza e incu- però, una visione della vita piena riosisce per le melodie tutt’altro di cose che si rovesciano”. che solennemente funerarie, anzi quasi “poliziesche”, la cui aura di Bisognava spaccare il vetro e ferirsi le mani

Intervista a PAOLO e VITTORIO TAVIANI

S’inizia dal titolo e comunista e partigiano, l’univer- gio di Ermanno, uno che vuole e “ va corretto subito so ‘rosso’ a cui aspiravamo, era ‘disvuole’, alla continua ricerca di un errore, già com- il 1947-48. Questo mondo, però, qualcosa che non si trova, ma che messo a suo tempo: poi, con il passare del tempo, andava trovata con una leggerez- fu coniato da noi, e da Giuliani venne come raggelato sotto un za d’animo, d’ironia e di comicità G. De Negri, il nostro produttore, vetro trasparente, dove le perso- che nasce dalla conoscenza per- come Sovversivi, senza l’articolo! ne si vedono, ma ovattate sotto sonale di questa creatura straor- Ci fece molta rabbia l’errore, ri- questa superficie: noi sentivamo dinaria, rimasta straordinaria fino petuto anche nelle locandine. Il il bisogno, come uomini, come alla fine della sua vita. nostro titolo era un aggettivo, di artisti, come politici, di rompere Un altro tema, discusso con gli carattere un po’ universale, qual- il vetro, metafora di grande stasi, amici intellettuali e politici, era cosa che si deve rovesciare, rom- facendoci anche male magari, poi quello della morte: si voleva pere. Mentre I sovversivi sembra scheggiandoci, ferendoci, ma era- capire dove si collocasse la mor- coniugato in maniera storica, in- vamo bisognosi di dare un pugno te nell’orizzonte marxista. Da qui vece no, non era questo l’intento. e rompere! Così, da tempo, senti- nasce il personaggio di Ludovico vamo di dover di parlare di certi (Ferruccio De Ceresa), il regista. Da tempo, ‘sentivamo’ che qual- personaggi che ci circondavano: La risposta che noi si riceveva cosa sarebbe successa nel nostro Giulia (Marija Tocinowsky), che sulla morte era: non è un proble- mondo, nella vita degli amici, del- scopre di essere lesbica e accetta ma da porsi (tono perplesso e pau- la società, insomma quello che la sua condizione, pur in con- sa di silenzio). Questa fu un’altra sarebbe poi esploso come ‘il ‘68’. trasto con l’ideologia chiusa, si contraddizione che ci mise in Infatti, quando Sovversivi viene fa portatrice della necessità del grande fermento. definito un ‘film politico’ è un vivere secondo libertà, perché errore, noi parliamo delle perso- la natura è misteriosa, è in noi, e Il film nasce anche da questo, dal capire la realtà. Infatti, lui, Leo- ne, delle anime che conosciamo, anche in noi è inspiegabile. Per sentire che c’è un’ideologia che nardo, quasi imbalsamato dalla con cui abbiamo avuto anche un questo, nella scena del confronto invece di rappresentare la realtà, gloria, ad un certo punto, invece, rapporto di specchiamento. In tra moglie e marito, lui (Giorgio la nasconde. Per questo il perso- spezza tutto e fugge! (“...l’arte quel momento la politica era un Arlorio), l’uomo razionale, non sa naggio del regista ci ha presi mol- non basta”, come da pagina di modo del pensare, dello spirito, altro che fare un ghigno rumoro- tissimo, anche perché, attraverso sceneggiatura inquadrata dalla significava capire cosa si voles- so. E questa dell’omosessualità fu lui, emergeva un altro personag- m.d.p). E questo fuggire, che suc- se dalla vita, anche sul piano dei una delle contraddizione del ‘po- gio della nostra vita, della nostra cede proprio mentre in parallelo sentimenti, delle scelte che non tere rosso’ che ci fece porre degli toscanità: Leonardo Da Vinci. passa il feretro del Segretario, si- riguardavano la politica in sé. Il interrogativi: Pasolini fu espulso (Noi abbiamo pensato di fare un gnifica un po’ come se il Togliat- film era una maniera per passare, dal Partito per questo, ma perché? film su Leonardo!). Leonardo ci ti-uomo volesse uscire dalla bara attraverso questo filtro della po- E così l’Ettore di Giulio Brogi: ha permesso di mostrare davvero per essere libero di andare, senza litica, tutto ciò che stava passan- nella vita abbiamo conosciuto e le contraddizioni: nelle sequenze rendere conto a nessuno. do nelle nuove generazioni. Noi convissuto con un esule del Ve- sulla spiaggia, in cui gli ammirato- facevamo parte di questo flusso, nezuela, scappato dalla dittatu- ri lo osservavano da lontano, im- Noi amiamo moltissimo questo nel senso che, pur essendo un po’ ra, che qui in Italia ha conosciuto maginando chissà quali pensieri film, un film che abbiamo mol- più adulti di qualche anno, aveva- la bellezza del dolce vivere, fino potesse fare un così immenso to, molto, sofferto a girare, per mo intorno un mondo di affetti, al momento necessario del ritor- genio, lui fa solo dei grandi sba- la mancanza di protezione sin- di idee, di incontri e scontri, che no in Patria. digli. Lì, forzando anche un po’ il dacale, classica di quel periodo. era quello. Noi, da borghesi, figli E poi c’era Lucio Dalla, un ani- linguaggio, abbiamo montato lui ‘Esisterà mai un giorno di ripo- di un padre mazziniano meravi- male stranissimo nella vita, una che (enfasi in crescendo) sbadiglia, so - ci chiedevamo - o non finirà glioso, avevamo scoperto – tra- persona poi diventata nostro sbadiglia, sbadiglia e risbadiglia: mai questo film?’ (risata). Mentre mite l’amico intellettuale, ope- grandissimo amico, che ci ha significava la distruzione di mi- giravamo, venimmo a sapere che raio, Valentino Orsini – il mondo permesso di creare il personag- tologie che non servivano più a Visconti - anche lui girava in quel ANNIVERSARI A 50 anni da... Sovversivi 90 - 91

periodo - alle sei del pomeriggio bre della III Sinfonia. Beethoven fratelli, i Coen, i Dardenne. Siamo e allora noi – sovversivi davvero! staccava: ‘alle sei va via???’. A noi disse: ‘Non ho scritto un rigo che orgogliosi, però, che proprio noi, – prendiamo e andiamo in spiag- ricorreva spesso di terminare a non fosse per l’umanità’. Ecco, in questo secolo, abbiamo crea- gia da lui, sotto l’ombrellone, e mezzanotte e riprendere alle set- noi abbiamo accolto questa sua to la coppia ‘fratelli del cinema’. gli diciamo che sappiamo essere te della mattina! La lavorazione dedizione e lui ci ha dato un aiuto, La cosa, anche buffa, è che ormai piaciuto moltissimo il film, ma fu di un paio di mesi ma proprio davvero, davvero, grande. Quan- siamo così vecchi che, quando si che “l’Unità” era stata molto di- - proprio! - alla fine del film co- do riesci a far sì che una cosa, cre- va in giro per il mondo, i giornali screta nella recensione. Noi gli minciarono a creare le leggi di tu- ata duecent’anni prima, diventi scrivono: ‘arrivano i leggendari ribadivamo l’idea che ‘la verità’ tela sindacale sulle ore di lavoro, contemporanea tua, è un salto fratelli Taviani. Leggendari…’ (en- fosse la base del Partito e quindi una cosa impensabile durante il nel tempo che ti dà la sensazione fasi e poi risata). volevamo che fosse detta la stes- nostro film. che l’uomo non sia un frammento sa anche sul nostro film. Amen- di un momento. Veramente, Be- Quando, poi, il film fu pronto, dola, ci disse: ‘Guadate giovani, è La musica, poi, fu di Giovanni ethoven in quel momento era un lo mandammo alla Mostra di vero quello che dite, ma il Partito Fusco. Noi lo amavamo molto nostro fratello, lì accanto, si com- Venezia e… ormai lo possiamo deve stare anche dentro certi bi- per le sue musiche fatte per Anto- muoveva con noi, ci aiutava. L’ar- dire: tutta la direzione era moo- nari, bisogna non dimenticare di nioni, lo consideravamo uno che te a volte è capace di distruggere il olto preoccupata della violenza non urtare …’. Noi rimanemmo aveva con il cinema un rapporto senso di solitudine nei confronti del film nei confronti del Partito. un po’ male, ma poi, invece, sa- creativo, d’indipendenza ma an- del tempo che passa. Questo Inoltre, altri registi, maligni, ma pemmo che Amendola venne a che di complicità. Ed è proprio discorso sulla musica riafferma non diciamo il nome, mandarono Roma e fece una cazziata meravi- come dice lei: questa musica ha come il film sia fatto di segmen- a dire di stare attenti a presenta- gliosa al Partito e alla redazione, un’energia molto espressa, molto ti, segmenti di quel famoso vetro re questo film, che avrebbe fatto a dimostrazione di come questo dinamica, che a un certo punto rotto che ha ferito le mani e quelli del male al Partito Comunista. film fosse entrato dentro il desti- sfocia in un’armonia che sem- che stavano sotto la lastra traspa- Registi comunisti. Ma alla fine no dell’Italia. Infatti… (tono quasi bra vivaldiana, fino a quando si rente, però… li ha fatti uscire! partecipammo. Ci fu un’acco- commosso) i nostri figli considera- spacca tutto e arriva Lucio che glienza di pubblico molto, mol- no questo film un loro film, sì. Noi inizia a cantare: oooooh… (mimo È un film che rappresenta molto to, commovente, veramente. Il ci dicemmo che finché non aves- di Vittorio con crescendo rauco). E anche il nostro destino. Non era giorno dopo la prima proiezione sero avuto 14 anni non avrebbero poi c’è l’amico Ludovico (risata il nostro primo film, ma il terzo (i uscì, su “l’Unità”, una recensione dovuto vederlo, ma poi, quando affettuosa), sì Beethoven: Ludovi- primi due girati con Valentino Or- buona, ma molto… prudente, di lo videro, ci dissero: ‘è un film che co fu veramente un complice nel sini), eppure il primo film in cop- Casiraghi, a cui, avevamo saputo, ci appartiene’.” momento più solenne. Quante pia sì. Noi due abbiamo comin- il film, invece, era piaciuto molto… volte gli abbiamo detto: ‘grazie ciato come coppia di fratelli, ma il Alla Mostra c’era anche Giorgio (Testimonianza raccolta Ludovico’, per la Marcia Fune- mondo ora è pieno di bravi registi Amendola, grande intellettuale, da Nicole Bianchi) PUNTI DI VISTA

SESSO PRECARIO NELLA TECNO MUTAZIONE di FRANCO BERARDI - BIFO

n Carnage, uno dei film più inquietanti dell’inquietante I Polanski, Kate Winslet dice di suo marito (un antipatico avvocato, interpretato da Christoph Waltz, che passa tut- to il suo tempo a controllare e guardare e tastare e digita- re il suo telefono mobile) che “per lui quello che è lontano è sempre più importante di quello che gli è vicino”. Non si potrebbe dire meglio l’effetto del digitale moltiplicato dal cellulare, convergenza tecnolo- gica pervasiva che ha cambiato negli ultimi due decenni il panorama urbano, la vita quotidiana, l’attività produttiva. Il lontano è l’informazione, lo stimolo nervoso che si accelera e si in- tensifica fino a rendere irraggiungibile il vicino, il piacere, il corpo or- gasmico, il rilassamento. Quella di cui stiamo parlando non è soltanto una trasformazione so- ciale, ma tende a delineare una mutazione antropologica. Non soltan- to la sfera della comunicazione ma la stessa attività cognitiva viene riformattata secondo ritmi e procedure che rompono il continuum della congiunzione per sostituirla con il discreto della connessione. In questo processo evolutivo, di cui per il momento non possiamo conoscere gli effetti di lungo periodo, è coinvolta in maniera diretta l’emozione psichica, la sfera del desiderio e del piacere. La prolifera- zione illimitata dello stimolo informativo sovreccita il sistema nervo- so contemporaneo e al tempo stesso lo paralizza in un rinvio infinito. PUNTI DI VISTA 92 - 93

Il settimanale “Pagina99” ci ha informato recentemente del fatto che: “I Millennials, nati tra il 1990 e il 1994, sono la generazione con il più basso tasso di attività sessuale dagli Anni ‘20. A scoprirlo è stata una ricerca pubblicata a inizio 2016 e realizzata dai ricercatori di San Diego State University, Florida Atlantic University e Widener University”. Nello stesso articolo (Se l’industria del sesso non tira più) si racconta che le aziende produttrici di preservativi lamentano una crisi dram- matica. Non perché i ragazzi facciano sesso senza protezione, a quan- to sembra, ma perché non lo fanno punto e basta.

Secondo un’indagine recente, due terzi dei giovani giappo- nesi non hanno mai avuto un’esperienza sessuale e non hanno alcuna intenzione di averla. Il Ministero della Sa- nità giapponese annuncia preoccupato che il 30% delle coppie trentenni di quel Paese non hanno alcun rappor- to sessuale. Il dato è stato confermato da un’indagine svolta dall’ufficio ricerche della Durex, azienda che produce preservativi.

Tra i giovanissimi, che sono nati nel mondo digi- talizzato, si sta formando, non solo in Giappone che pure in questo campo sembra essere all’a- vanguardia, una consapevolezza post-sexual che potrebbe divenire cultura maggioritaria. Stippy è il nome di un blog nel quale si discute del crescente disinteresse per il sesso. Un ragazzo di nome Ryan Hover scrive ad esempio:

https://medium.com/@rrhoover/artificial-intelligence-natives-10a9843aa9a1#.q3lfk5675.

“I grew up with computers and the internet, shaping my world view and relationships. I’m considered a “digital native”. Technology often brings us together but it has also spread generations apart. Try calling a millennial on the phone. Soon, future generations will be born into an AI world. Kids will form real, intimate relationships with artificial beings. And in many cases, these replicants will be better than real people. They’ll be smarter, kinder, more interesting. Will “AI natives” seek human relationships? Will they have sex?”

Si tratta di un testo di grande acutezza e di sottile ironia. “Le prossime generazioni nasceranno in un ambiente di intelligenze artificiali, in cui i bambini formeranno relazioni intime e vere con esseri artificiali. E in molti casi questi replicanti saranno migliori della gente reale. Saranno più intelligenti, più gentili, più interessanti. Mi chiedo allora se i nativi AI avranno voglia di avere relazioni con umani. E vorranno farci sesso?” Ryan Hover vede qui due aspetti dell’evoluzione: da una parte il si- stema cognitivo degli umani sarà soggetto a una riformattazione, mentre gli individui svilupperan- ammesso che non c’è un tema su no relazioni emotive con esseri cui sia più difficile ottenere infor- artificiali. D’altra parte è facile mazioni attendibili, Spiegelhalter immaginare che, in un universo riesce comunque a dare un qua- freddo e competitivo, l’intelli- dro sufficientemente preciso (ma occhi un essere umano, accarez- genza emotiva degli umani tende quanto attendibile?) della realtà zare la sua pelle e fare quei giochi a diminuire come la loro genti- erotica contemporanea. Secondo che richiedono ore? lezza e il loro fascino. Si tratta di i dati che è riuscito a raccoglie- D’altra parte di tempo da perdere un circolo che si autoalimenta. re e analizzare, conclude che la ne abbiamo sempre meno: nella ni in una guerra. Il neoliberismo Quanto più si stringono relazioni frequenza dei rapporti sessuali dimensione sociale precaria il non cancella il sesso, al contrario con automi intelligenti, tanto più nella popolazione mondiale sa- tempo va investito nell’ininter- l’iper-sessualizzazione pubbli- gli umani divengono nervosi e so- rebbe diminuita da cinque volte rotta ricerca di un salario, e nella citaria intensifica lo stimolo tra- litari. Ma d’altra parte quanto più al mese negli Anni ‘90, a quattro competizione continua. sformandolo in una corsa senza solitari e nervosi saranno gli uma- volte nei primi anni del nuovo La precarizzazione del lavoro ha fine e soprattutto senza piacere. ni tanto più tenderemo a stringe- secolo, a tre volte al mese nel de- provocato un effetto di sgretola- re relazioni emotive con automi cennio in corso. mento della solidarietà sociale: Anche la grande letteratura del intelligenti. Il sesso fa parte di Per quanto sia impossibile tra- ogni individuo è in competizione nostro tempo si sta occupando quell’universo impreciso che durre in termini statistici il cam- con ogni altro. della mutazione sessuale. Jona- mal si concilia con la perfezione po della sensibilità erotica i dati In un’intervista del 1981 al “Sun- than Franzen descrive la sessua- connettiva, e per chi ha passato che fornisce PornHub sono signi- day Mirror” la signora Thatcher lità della generazione digitale la grande maggioranza del suo ficativi: nel 2015 sono state spese disse che non esiste quella cosa come un misto di iper-sessualiz- tempo in un ambiente di ricom- più di 4 miliardi di ore a guardare che chiamano società, esistono zazione e di inappetenza erotica, binazioni connettive la carnalità video porno e la piattaforma ha solo degli individui, delle fami- di glacialità e di iper-attivismo tende ad apparire sempre più lon- ricevuto circa 21,2 miliardi di vi- glie, e delle imprese in permanen- pornografico. tana, pericolosa e imbarazzante. site. Come rimane tempo per far te mobilitazione competitiva per “I ragazzini sono continuamente l’amore, per la seduzione? Con vincere nella gara dell’economia. eccitati e continuamente insod- David Spiegelhalter, professore tutte quelle ore passate davanti Iniziava allora la più triste rifor- disfatti. Come con la cocaina alla Cambridge University, ha allo schermo per lavorare e per ma di tutti i tempi, la riforma che sempre eccitante e mai soddisfa- pubblicato nel 2015 un libro dal guardare porno, come si trova an- sottomette la vita al profitto e tra- cente.” (Freedom, 348). titolo Sex by numbers. Dopo aver cora il tempo per guardare negli sforma il rapporto tra esseri uma- Franzen parla nelle sue opere PUNTI DI VISTA 94 - 95

della solitudine contemporanea piuttosto in questa seconda dire- che non ha molto a che fare con zione. Dopo il successo di Tinder la passata solitudine romantica. si sono sviluppate altre reti sociali Niente a che fare con il passero di dating, che permettono di sele- leopardiano che canta solitario zionare anticipatamente le perso- alla campagna finché non muo- ne che si incontreranno sulla base re il giorno. Niente a che fare delle loro caratteristiche: livello con la noia, sentimento d’altri di istruzione, colore dei capelli, romantici tempi. La solitudine ambiente sociale eccetera. contemporanea è una solitudi- Secondo “Wired” questi siti, che ne ansiogena e affollata, in cui la possiamo definire di nicchia se- noia è ignota, impossibile, quasi lettiva, nascono con la funzione inimmaginabile. È la solitudine di promuovere l’endogamia. Piut- di milioni di lavoratori cognitivi tosto che l’avventura cerchiamo il che cooperano ininterrottamen- prevedibile “piuttosto che cercare te nel flusso globale, ma non si la nostra metà cerchiamo il nostro conoscono perché non c’è più doppio, riflesso in uno specchio”. bisogno di compresenza fisica Si tratta di una forma di narci- per collaborare all’operazione sismo, o piuttosto si tratta del astratta: essi competono per lo bisogno di incontrare soltanto stesso salario precario, ma non persone da cui non devi aspettarti possono parlare tra loro, e se co- nessuna sorpresa? municano non possono guardarsi negli occhi. La distruzione della solidarietà tra lavoratori è la caratteristica essenziale della trasformazione sociale prodotta dalle tecnologie connettive nella loro comple- mentarità con l’ideologia liberi- sta. La sconfitta politica decisiva dei lavoratori sta qua, nella soli- tudine astiosa, ansiosa, nervosa, dolorosa, triste. In questo uni- verso della solitudine connessa esistono spazi virtuali in cui è possibile cercarsi quando si in- terrompe il ciclo di lavoro. “Online daters” sono milioni di giovani che si procurano un incontro, una serata di sesso, o semplicemente di chiacchiere affettuose, attraverso siti spe- cializzati o applicazioni che per- mettono di scegliere una perso- na facendo swipe sulle facce che compaiono nel piccolo schermo dello smartphone. Sul numero di giugno 2016 del- la rivista “Wired” c’è un lungo servizio dedicato all’evoluzione dell’online dating. La ricerca di compagnia erotica online è un fenomeno di grande ampiezza. Esso permette di ampliare la sfe- ra delle conoscenze e delle pos- sibilità di incontro affettivo, ma certamente ha qualcosa a che fare con la solitudine della condizione metropolitana connettiva. L’arti- colo rivela una prospettiva che va BIOGRAFIE

PAOLO FRANCO MARIAROSA DAVIDE MARCO SIMON CREPET BERARDI – BIFO MANCUSO FERRARIO PUCCIONI

Psichiatra, sociologo e Scrittore e filosofo. Par- Giornalista, critica cine- Laureato in Letteratura Laureato in Architettura scrittore. Torinese, si è tecipa al movimento del matografica e letteraria, americana all’Università a Roma e in Cinema a Los laureato in Medicina e ‘68 nella facoltà di Lettere traduttrice. Di origini di Milano, inizia a lavorare Angeles, ha esordito nella Chirurgia all’Università dell’Università di Bolo- siciliane, è cresciuta in nel cinema negli Anni ‘70 regia con Quello che cerchi di Padova, in Sociologia gna. Si laurea in Estetica e Svizzera e si è laureata in come critico cinemato- (2002), nominato al David presso quella di Urbino, aderisce a Potere Opera- filosofia all’Università grafico e saggista, avvian- di Donatello come Miglio- ottenendo poi la specia- io, di cui diviene figura di Statale di Milano. Dal 1997 do al contempo una pic- re Opera Prima. Tra le sue lizzazione in Psichiatria spicco. Nel 1970 pubblica al 2005 è una firma del cola società di produzione opere più recenti Riparo presso la clinica psichia- il suo primo libro, Contro “Corriere della Sera”, dal- e distribuzione, che anco- (Festival di Berlino), Il co- trica dell’ Ateneo Veneto. il lavoro. Nel 1975 fonda la la sua fondazione scrive ra oggi dirige. Debutta alla lore delle parole (Mostra di È figlio di Massimo Cre- rivista “A/traverso”. Nel per “Il Foglio”. Collabo- regia nel 1989 con La fine Venezia) e il documenta- pet, in passato pro-rettore 1976 partecipa alla fon- ra con “Vanity Fair”, “Io della notte, Miglior Film rio Prima di tutto. Alla fine dell’Università di Padova dazione dell’emittente Donna”, “Rivista Studio”. Indipendente della sta- del 2013 ha portato in sala e Professore di Clinica “Radio Alice” e subisce Ha pubblicato saggi su Ka- gione. Dirige poi sia opere Come il vento, con Valeria delle Malattie del Lavoro. l’arresto per l’accusa di ren Blixen, Edith Warton, di finzione che documen- Golino nel ruolo di Armida Anche volto televisivo, partecipazione alle BR, Norman Douglas, David tari, che gli procurano una Misere, candidato ai Nastri annovera decine di pub- accusa da cui viene assol- Garnett, Edmund Gosse. grande considerazione in d’argento per la sceneg- blicazioni, tra cui, i più to. Si rifugia a Parigi dove Conduttrice di “Libridi- Italia e all’estero. Tra gli giatura. Dal 2010 dirige la recenti, Baciami senza rete, frequenta Michel Fou- ne”, programma radiofo- altri: Tutti giù per terra, Inthelfilm, società di pro- L’autorità perduta, Elogio cault e pubblica Le Ciel nico di recensioni lettera- Figli di Annibale, Guarda- duzione indie. Ha fondato dell’amicizia. est enfin tombé sur la terre. rie, sulla Radiotelevisione mi, Tutta colpa di Giuda e i e diretto l’associazione Ci- Negli Anni ‘80 rientra in svizzera italiana. Nel 2010 lavori realizzati con Marco nema Senza Confini ed è Il suo articolo è a pag. 15 Italia e poi si trasferisce a ha pubblicato Nuovo cine- Paolini. Gli ultimi proget- stato presidente dell’asso- New York, per poi rientra- ma Mancuso. ti sono La luna su Torino ciazione RING. Nel 2008 re a Bologna e, in veste di (2014) e i documentari per è tra i fondatori dell’as- protagonista, partecipa al Il suo articolo è a pag. 18 il cinema Piazza Garibaldi sociazione 100autori. Nel documentario Il trasloco (2011) e La zuppa del demo- 2016, insieme al produt- di Renato De Maria. Nel nio (2014). È anche autore tore Giampietro Preziosa, 2002 fonda “Orfeo Tv”, di romanzi e collaboratore ha ricevuto una menzione prima televisione di stra- di testate giornalistiche e speciale ai Nastri d’argento da italiana. Lavora come radiofoniche. per il documentario Prima insegnante presso un Isti- di tutto, in cui i due raccon- tuto tecnico industriale. Il suo articolo è a pag. 24 tano la nascita dei loro due Pubblica sul quotidiano gemelli in America. E in “Liberazione”, sulla rivi- America stanno andando a sta “alfabeta2” e con la ca- girare un nuovo lavoro, de- nadese “Adbusters”. dicato a storie di maternità surrogata. Il suo articolo è a pag. 92 Il suo articolo è a pag. 12 SUL PROSSIMO NUMERO IN USCITA A MAGGIO 2017

SCENARI Il film entrano a scuola. Come insegnare cinema oggi?

RICORRENZE I 70 anni del Festival di Cannes

COMING OUT Io per quel film ho pianto

FOCUS Il cinema in Danimarca 2017

5,50 € n°31 FOCUS marzo COMING OUT COMING INNOVAZIONI Io quel film lo odio Io ANNIVERSARI Il cinema in Spagna Il Sovversivi a 50 anni da Sovversivi di Paolo e Vittorio Taviani e Vittorio di Paolo Sta nascendo una nuova serialità italiana? Sta nascendo una nuova NESSUNO LO FA LO NESSUNO TUTTI NE PARLANO, PARLANO, TUTTI NE DOV'È FINITO IL SESSO SESSO IL FINITO DOV'È

NEL CINEMA ITALIANO? CINEMA NEL

31 Tutti ne parlano, nessuno lo fa Dov’è finito il sesso nel cinema italiano? cinema nel sesso il finito Dov’è fa lo nessuno parlano, ne Tutti marzo 2017 - - 2017 marzo anno V anno numero www.8-mezzo.it

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale -70% - Aut. GIPA/C/RM/04/2013 (Karl Kraus) Kraus) (Karl (Andy Warhol) (Andy altro leggi sul sesso. leggi 'altro nell pustole, uno produce astinenza si vendica sempre. 'astinenza si vendica ' Nell L Il sesso è più eccitante sullo schermo e tra le pagine che tra le lenzuola. tra le pagine che e tra Il sullo schermo è più eccitante sesso