Archeologia Delle Alpi 2014.Pdf (8,61
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10 | ARCHEOLOGIA DELLE ALPI 2014 Fig. 1. Punta Linke, la baracca dell’impianto teleferico. ARCHEOLOGIA DELLE ALPI 2014 | 11 ARCHEOLOGIE Franco Nicolis * There is an unresolvable conflict between proper excavation and the need for speed, since there is an opti- mum speed at which the excavation can be carried out – the site, of whatever sort, should dictate the speed of excavation. To try to go two or three times as fast without serious loss is like asking a surgeon to carry out a heart operation in half an hour with a knife and fork. This is because archaeological sites are immen- sely complicated, and those that appear simple have usually been made so by inadequate excavation. PHILIP B ARKER1 There is no right way of digging, but there are plenty of wrong ways. MORTIMER W HEELER2 La pubblicazione di un nuovo, o meglio, rin- Al ringraziamento a tutto il personale dell’Uffi- novato strumento di comunicazione delle cono- cio beni archeologici in tutte le sue componenti scenze archeologiche acquisite nello svolgimen- (archeologi, restauratori, Servizi educativi, Bi- to delle attività istituzionali e nel perseguimento blioteca, Comunicazione, personale ausiliario dei compiti assegnati all’Ufficio beni archeologi- e di custodia), aggiungo quello agli operatori e ci della Provincia autonoma di Trento non può alle ditte che lavorano sul campo, nei laboratori, che indurre a riflessioni professionali e stimolare nei magazzini, negli uffici di catalogazione, che sensazioni personali. possiedono indiscutibili conoscenze e capacità Tra queste ultime, le più forti sono il compiaci- tecniche, grande consapevolezza della delica- mento, direi quasi l’orgoglio, per essere riusciti a tezza del compito loro assegnato ma anche un portare a termine il primo passo di un progetto requisito non richiesto da alcuna norma né da (come si usa dire oggi) a lungo pensato, e la sod- alcun capitolato, la voglia e la capacità di pensa- disfazione di vedere riconosciuto il ruolo svolto re, di riflettere, di discutere, di condividere scelte dalla nostra istituzione e il lavoro comune por- (a volte difficili) o di suggerire soluzioni che tal- tato avanti con dedizione e impegno da parte di volta possono essere preferibili alle nostre. decine di persone. In questo gruppo comprendo In questo primo numero di Archeologia delle non solo quelli che hanno contribuito con un Alpi non è possibile pubblicare i dati provenienti proprio articolo o un breve intervento al presen- da tutti i vecchi scavi, ma l’impegno di ognuno di te volume ma anche tutti quelli che in silenzio e noi per i prossimi numeri è quello di recuperare con dedizione hanno prestato il proprio servizio, almeno in parte questa carenza. A parziale giu- nonostante le molte e non piccole difficoltà, con stificazione di questo ritardo non si può che por- il solo obiettivo di vedere espresso quel principio tare la cronica mancanza di tempo dovuta agli fondamentale che è la tutela del bene culturale impegni per il massiccio lavoro di tutela, e per nel rispetto delle regole della convivenza civile. fare i “funzionari di soprintendenza arcigni pala- A tutti questi va la mia personale riconoscenza dini di una legislazione desueta” 3 La legislazione ma anche l’invito a perseverare nelle proprie sarà anche desueta (per me non lo è) ma rimane convinzioni e nelle proprie azioni. sempre legislazione, e il compito di un archeolo- A tale riguardo non posso non ricordare e ringra- go pubblico, come di ogni cittadino, è quello di ziare chi prima di noi si era impegnato nel portare rispettare le leggi e farle rispettare. avanti questa impostazione della tutela e nel sotto- La discussione su questo aspetto del dibattito lineare l’importanza delle attività di comunicazio- sulla gestione della tutela e della ricerca archeo- ne, Gianni Ciurletti, che per molti anni ha diretto logica in Italia sarebbe molto lunga e articolata, prima l’Ufficio e poi la Soprintendenza per i beni e non è quindi questo il momento per affron- archeologi della Provincia autonoma di Trento. tarla con argomentazioni esaurienti. Spero che * Direttore Ufficio beni archeologici, Soprintendenza per i beni culturali, 1 BARKER 1986, p. 71. Provincia autonoma 2 WHEELER 1954, p. 2. di Trento. 3 BROGIOLO 2013, p. 284. 12 | ARCHEOLOGIA DELLE ALPI 2014 questa pubblicazione possa dedicare prossima- tecnologie adeguate, allo studio e alla ricerca dei mente ampi spazi di discussione e di confronto contesti cronologici e culturali. Come si può solo aperto. Certo è che tra coloro i quali operano nel pensare di tutelare quello che non si conosce? settore della tutela archeologica prevale l’im- La ricerca quindi deve essere un elemento costi- pressione di essere considerati semplicemente tutivo dei compiti degli uffici di tutela, da salva- operatori dell’archeologia dell’emergenza, del guardare e da perseguire con tenacia, da impor- salvataggio, del recupero veloce, da contrapporre re a forza a quelli che si adagiano su semplici e all’archeologia accademica, di ricerca. Insomma, comode posizioni di “tecnico” (e probabilmente saremmo solo dei “tecnici”. Personalmente trovo non sono pochi). In un’intervista a Mario Torelli, questa espressione imprecisa, fuorviante e anche apparsa sul numero di novembre 2014 del Gior- leggermente delegittimante, in quanto sottende nale dell’Arte in occasione dell’assegnazione del il significato di persone che mettono semplice- prestigioso Premio Balzan per l’archeologia, lo mente in pratica delle tecniche, delle procedure studioso invita a “salvaguardare la valenza scien- standard, dei protocolli di intervento, senza ela- tifica degli organismi di tutela”. borare un proprio pensiero. Da questa conoscenza scientifica dipende an- La frase di Philip Barker che ho voluto citare in che la scelta della conservazione o meno dei epigrafe spiega molto bene, invece, anche se con beni. Io non sono favorevole all’accanimento una metafora, come chi lavora sul campo appli- terapeutico verso qualsiasi bene archeologico chi sì una tecnica, che però deve essere costante- e all’idea di “conservare” tutto. La decisione di mente messa in relazione con il contesto in tutte salvare deve essere preceduta da una profonda le sue parti e tutti i suoi condizionamenti, stra- analisi del contesto, non solo archeologico. Certo tigrafici, naturali, organizzativi, logistici, contin- è una grande responsabilità che spesso non vie- genti o strutturali. Per affrontare correttamente ne presa con spirito equilibrato. Come diceva il questi condizionamenti e per prendere decisioni titolo dell’incontro annuale di Europae Archae- complesse, la tecnica non è sufficiente, serve os- ologiae Consilium tenutosi nel 2014 a Amersfo- servare, conoscere, elaborare un ragionamento, ort (NL) è giunto il tempo di osare a scegliere capire l’oggetto del proprio operare, oggetto che (dare to choose ), ma forse anche, come qualcuno è un bene pubblico. in quella occasione ha fatto notare, di scegliere di È sempre il caso di ricordare a tutti, anche agli osare (choose to dare). archeologi delle Soprintendenze, che il legittimo Per rimanere nella metafora ospedaliera di proprietario del bene (insisto a chiamarlo così) è Barker, la decisione di conservare e come con- il cittadino, non l’archeologo. E il cittadino, ver- servare, di salvare o non salvare non può essere so questo bene, ha dei diritti legittimi ma anche lasciata al Direttore sanitario né all’infermiere, e soprattutto dei doveri: potrà esercitare su di ma al medico, all’archeologo “non solo tecnico”. esso quel “pubblico godimento” di cui trattava Una metafora simile, quella del Policlinico, viene il Capo VI della vecchia legge n. 1089 del 1939, richiamata da Giuliano Volpe 4 (che ne cita una ma dovrà anche conservarlo per le generazioni analoga di Andrea Carandini) anche se con tono che sperabilmente verranno dopo di lui, e non “esemplificativo e quasi provocatorio”. Ma viste potrà permettersi di disperderlo o distruggerlo le fonti autorevoli dalle quali proviene non vorrei semplicemente perché non è solo suo ma di tutti che fosse presa sul serio, come capita spesso in i cittadini, anche quelli futuri. Italia. Ecco, creare una struttura gestionale del- Spesso di questo ci si dimentica quando la co- la tutela e della valorizzazione del patrimonio siddetta società civile, quella dei cittadini, avanza archeologico che richiami le strutture sanitarie delle istanze che collidono con l’idea del bene mi sembra azzardato più che provocatorio. Una comune. volta si diceva: “quando non sai cosa fare, crea un gruppo di lavoro”. Probabilmente in que- Ritengo sempre valida l’idea che la tutela ar- cheologica non si può e non si deve limitare alla sto Policlinico le Soprintendenze andrebbero a semplice imposizione vincolistica (oggi dichia- svolgere le funzioni del Pronto Soccorso (riecco razione o verifica) né tanto meno alla “bonifica” l’emergenza, il salvataggio, la rescue archaeology ) (termine che farei abolire dal vocabolario dell’ar- mentre le Cliniche sarebbero appannaggio di al- cheologo) di un sito o di un contesto archeolo- tri. Non vorrei mai che si arrivasse alla proposta gico per fini diversi da quelli della valorizzazio- di una “archeologia del giorno dopo”, quando il ne. La tutela comprende azioni virtuosamente danno è fatto e si possono solo, letteralmente, connesse che vanno dalla conoscenza pregres- raccogliere i cocci. sa, all’analisi remota, all’indagine archeologica Anche il richiamo alle nuove tecnologie fatto condotta con un metodo che perlomeno non da molti come una sorta di panacea è sicura- sia tra i molti che Sir Mortimer Wheeler defini- mente di grande valore, ma le tecnologie da sole va “ wrong”, alla documentazione con tecniche e non risolvono alcun problema. Ed il problema a 4 VOLPE 2013, p. 308. ARCHEOLOGIA DELLE ALPI 2014 | 13 mio avviso è, e rimane, la costante carenza dei consapevolezza di non potersi adeguare ad al- fondi destinati alla tutela e la difficoltà a gestir- cune spinte che vengono anche da quella che, a li. Di fronte a tutto questo fa specie vedere fi- volte improvvidamente, si autodefinisce società nanziamenti pubblici di importi pari ad alcune civile.