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PELLEGRINI E CONFRATELLI DEL MONTE DELLA STELLA: LA SETTIMANA SANTA NEL CILENTO Vincenzo Esposito Università degli Studi di Salerno In Campania, a sud di Salerno, oltre Eboli ed oltre del Cilento Antico, tutti ubicati più in basso, lungo i la piana di Paestum, si estende quel territorio della pro- crinali del monte che, visto in pianta, dall’alto, si pre- vincia delimitato ad est dal fiume Alento e a sud dalla senta con la forma di una enorme stella marina sui cui sua foce, ad ovest dal mar Tirreno e a nord dal corso del metaforici tentacoli si sono strutturati gli insediamenti fiume Solofrone. Un territorio estremamente montuoso umani cilentani. Tali centri abitati costituiscono una tanto da coincidere quasi integralmente con il massiccio serie di minuscoli borghi che già il Lenormant3 alla fine del Monte della Stella la cui vetta, posta a 1.131 m s. l. del 1800, definiva piccolissimi e molto ravvicinati tra m., funge da centro geografico e da “baricentro” cultu- loro o per dir meglio, posti a “distanza pedonale”4. rale per tutti quei paesi che, con i loro abitanti, costi- Secondo il geografo Aversano, il territorio rimase tuiscono il comprensorio del cosiddetto Cilento Antico. segnato dal depauperamento, dalla progressiva deserti- Alcuni studiosi, infatti, ravvisano nel Monte della Stella ficazione, dalla scomparsa di decine di centri abitati di l’antico Monte Cilento sulla cui vetta, a partire dal 671 piccole dimensioni tra i quali, verosimilmente, possiamo d.C., dapprima gli uomini al comando di Romualdo e annoverare anche alcuni di quelli che erano posti a poi quelli del principe Arechi II, trasformarono un “distanza pedonale” lungo i crinali secondari del Monte preesistente castrum romano nella capitale del Gastal- della Stella. Centri cilentani sui quali si erano abbattute dato longobardo di Lucania. le scorrerie degli Almugàveri. Centri i cui abitanti si A partire da quel momento, complesse furono le combatterono a scopo di rapina e rappresaglia per colpa vicende storiche che contribuirono, lentamente, a di una guerra che portò, possiamo presumere, morte, costruire il panorama geografico e culturale del Cilento distruzione, fame, malattia. contemporaneo. Vicende, in qualche modo, legate anche Una situazione di assoluta disgregazione che, pos- al sistema della viabilità locale. Basti qui ricordare come siamo ipotizzare, doveva necessariamente alcuni studiosi di geografia storica ritengano che pro- approdare –lentamente, col trascorrere dei secoli– a dei prio su quella cima fosse stata edificato un importante riti riparatori di riunificazione territoriale e riappacifi- insediamento: la città nota proprio con il nome di cazione sociale, economica, politica. Riti celebrativi del- Cilento, della quale, tuttavia, restano ben scarse evidenze l’unità e dell’unicità del “Cilento Antico” e della archeologiche. Quella capitale perse progressivamente particolare sua identità culturale. Riti capaci di inven- di importanza, fino a scomparire definitivamente, pre- tare, costruire ed affermare, con modalità performative sumibilmente a causa della desertificazione che seguì la diverse, l’identità comunitaria e collettiva delle genti Guerra del Vespro fra Aragonesi ed Angioini (1282- cilentane ma anche le specificità e le differenze esistenti 1302)1. Su quella vetta venne edificata una cappella tra le micro comunità del contesto, sempre a rischio di dedicata a S. Marco2, divenuta poi della Madonna della disgregazione oggi, a differenza del passato, più a causa Stella. Un santuario che sovrasta, oggi, i borghi e i paesi di fattori economici, ambientali e sociali che politico- 1 AVERSANO, p. 100. 4 DE MARCO, p. 18. 2 MIGLIORINO, pp. 157–168. 5 SCASSELLATI, pp. 13-17. 3 LENORMANT, p. 230. 261 La Semana Santa ANTROPOLOGÍA Y RELIGIÓN EN LATINOAMÉRICA militari5. Rituali che si sarebbero articolati intorno al individuare nella Passione di Cristo e nel “meccanismo simbolo orografico più forte esistente in quel contesto: salvifico, purificatore e rigeneratore vita–morte-vita” da il Monte della Stella. Rituali di morte e di rinascita del- essa proposto, il “modello paradigmatico” delle feste l’identità da compiersi, con scadenze temporali diverse, tradizionali campane8. Un modello nel quale, sincreti- “intorno”,“sulla cima” e nei borghi del Monte della camente, si sono stratificati, rafforzati, a volte fusi, due Stella. orizzonti ideologici diversi e fondamentali nella defini- Dunque, il sistema di comunicazione tra i paesi del zione della temperie culturale tradizionale meridionale: Cilento Antico si presentava, almeno fino alla decadenza quello cattolico e quello contadino che col tempo sono politica e amministrativa del centro principale sul divenuti difficilmente separabili anche se osservati col Monte della Stella, come una rete di piccoli e piccolis- rigore del metodo scientifico9. Non è quindi fuori luogo simi insediamenti, posti tra loro a breve distanza, colle- affermare che tutto l’orizzonte culturale popolare sem- gati tra loro, almeno fin da imprecisata epoca bra essere permeato di ideologia cattolica senza –ed anzi longobarda, da sentieri e da percorsi di crinale e contro a maggior ragione– per questo aver perso la sua specifi- crinale6. Questa situazione insediativa rimase sostan- cità folklorica. zialmente immutata anche in seguito al decadimento del Di questa particolare temperie culturale popolare e capoluogo. Ciò che mutò fu l’uso del sistema viario di tradizionale, costituiscono un eccellente esempio pro- collegamento: non essendoci più legami con il centro prio i rituali della Settimana Santa da me osservati etno- abitato sulla cima, andò in disuso la rete dei sentieri di graficamente nel Cilento Antico, intorno al Monte della crinale che transitava per la vetta7 e fu utilizzata defini- Stella. In generale: tivamente la strada che, ancora oggi, collega a mezza In quasi tutti i paesi meridionali, la visita al “Sepolcro”, la veglia costa i centri posti in cerchio, perimetralmente ai ver- in Chiesa, la processione con la Croce al Calvario, quella con il santi della montagna. Cristo deposto dalla Croce, raffigurato con le piaghe sangui- È su questa strada che si svolge, ogni anno, nel nanti, si svolgono contrassegnate da antichi canti popolari o giorno del Venerdì santo, uno dei più complessi riti chiesastici popolareggianti nei quali si afferma la propria colpa, penitenziali della Settimana Santa in Campania. È a tale la propria condizione di peccatori e, quindi, la propria corres- rituale che dedicherò la mia esposizione, nel tentativo ponsabilità nei patimenti e nella morte del Cristo e in Lui si di fornirne una descrizione etnografica ed una possibile piange la morte, quale ognuno ha sperimentato nel dolore per interpretazione antropologica. Ma tali riti confraternali la perdita delle persone care. si chiariscono meglio solo se vengono comparativamente Nel quadro di questa religione popolare, solcata decisamente accostati ad altri due momenti rituali del comprensorio dall’ideologia della colpa, della penitenza, della necessità della cilentano: il Pellegrinaggio al Santuario della Madonna sofferenza e del sacrificio per il superamento del male e della della Stella, della metà di agosto, sulla cima dell’omo- propria condizione di peccatori e, quindi, di portatori puntuali nimo monte, e i diversi rituali del “Volo dell’Angelo” del male, ogni anno la cultura folklorica presentifica un che si svolgono in alcuni paesi della stessa zona in occa- 10. sione della festa di S. Michele arcangelo. Ritengo che modello di Dolore e Riscatto tali momenti rituali, costituiscano tre modi comple- Le parole di Luigi Maria Lombardi Satriani ben mentari di rappresentazione performativa dell’identità riassumono ciò che nel giorno del Venerdì Santo accade culturale cilentana che oscilla tra una possibile apertura anche nel Cilento. verso una “alterità” limitrofa (riti confraternali) ed una Immaginiamo, allora, di seguire le attività di una forma ristretta, quasi autarchica e difensiva, di identità delle circa quaranta Confraternite operanti nella diocesi locale (“Volo dell’Angelo”). Senza trascurare il momento cilentana nella consapevolezza che ognuna di esse com- della totale con-fusione rituale in una forma identitaria pie un rituale del tutto simile a quello fatto rivivere dalle molto ampia e molto più genericamente cilentana, senza altre. distinzioni di campanile (pellegrinaggio alla Madonna Indossata la divisa –camice bianco, cappuccio dello della Stella). Sulla comparazione dei tre momenti è stesso colore e mozzetta, la corta mantella dal colore ancora in corso, diretta dal sottoscritto, una ricerca etno- caratteristico ed unico per ogni singola congrega– i cun- grafico visiva. frati (confratelli) intonano un canto “alla cilentana” e Ma è tempo di rientrare nel tema specifico di questa partono per la peregrinatio che si snoderà lungo le strade convegno e riflettere sulla Settimana Santa nel Cilento. poste intorno al Monte della Stella. Nelle tappe predi- Per cominciare, è opportuno sottolineare che lo stu- sposte, la confraternita entra nella chiesa del paese in dioso napoletano Lello Mazzacane ha ritenuto di poter cui è stato allestito il “Sepolcro” –ovvero “Altare della 6 ANZANI, p. 32. 9 MAZZACANE, pp. 27–28. 7 DE MARCO, pp. 39–44. 10 LOMBARDI SATRIANI, Il silenzio…, p. 84. 8 MAZZACANE, p. 27. 262 ANTROPOLOGÍA PELLEGRINI E CONFRATELLI DEL MONTE DELLA STELLA Reposizione”– intonando un canto simile a quello ese- centro del corridoio venutosi a creare non prima che si guito alla partenza. All’interno della chiesa, il gruppo sia compiuto