Proposte di viaggio

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Napoli e Benevento

All’interno • Speciale Napoli: Tutti i luoghi da visitare • La Napoli mistica: dai Presepi ai luoghi di culto • Mete da scoprire: stregati da Benevento • Ceramiche reali: Capodimonte e Vietri • Un itinerario di viaggio Pagina 2 Pagina 3

Sommario

Speciale Napoli 4

Le 10 chiese più belle di Napoli 10

La tradizione dei Presepi napoletani 14

Ceramiche e stoffe Reali 18

Mete alternative: Benevento 30

Proposta itinerario 38

Nome società Tutti i luoghi da visitare

Visitare Napoli è un’opportunità da non perdere. Pochi giorni non bastano per vedere le tante bellezze che riserva questa città come i monumenti e i numerosi musei. Potrete assaggiare la famosissima pizza, le sfogliatelle, il babà e passeggiare lungo il mare godendo di un panorama unico al mondo. Piazza del Plebiscito si trova nel centro di Napoli, qui ci sono molti monumenti del tipo il palazzo reale. Oggi è una delle mete fisse dei turisti, completa- mente pedonalizzata, si presta spesso ad ospitare manifestazioni di massa o concerti. Piazza del Plebi- scito può essere suddivisa in due parti distinte: la pri- ma è ai piedi della Basilica e segue una conformazione semicircolare, mentre l'al- tra -al di sotto dell'asse di chiusura dell'emiciclo -ha una forma rettangolare, determinata nei lati brevi dalle cortine dei palazzi gemelli e nel lato lungo dal profilo del palazzo Reale.

Il Teatro San Carlo citato spesso come Teatro regio, è un teatro lirico di Napoli, nonché uno dei più famosi e prestigiosi al mon-

do. È il più antico teatro d'opera in Europa e del mondo ancora attivo, essendo stato fondato nel 1737, nonché uno dei più ca- pienti teatri all'italiana della penisola. Può ospitare 1386 spettato- ri e conta un'ampia platea, cinque ordini di palchi disposti a ferro di cavallo più un ampio palco reale, un loggione ed un palcosce- nico. Date le sue dimensioni, struttura e antichità è stato modello per i successivi teatri d'Europa.

La è tra i più importanti luoghi da visitare a Napoli. Situa- ta nelle vicinanze della piazza San Domenico Maggiore, questa chiesa, oggi sconsacrata, è attigua al palazzo di famiglia dei principi di Sansevero, da questo separata da un vico- lo una volta sormontato da un ponte sospeso che consentiva ai membri della famiglia di ac- cedere privatamente al luogo di culto. Oggi è una chiesa sconsa- crata.

Castel dell’Ovo è il castello più antico di Napoli che sorge diret- tamente sul mare, nel pittoresco Borgo marinaro. Diversi eventi hanno in parte distrutto il castello di aspetto normanno.

Le Catacombe di San Gennaro sono antiche aree cimiteriali sotterranee risalenti al II-III secolo e rappresentano il più impor- tante monumento del Cristianesimo a Napoli

Duomo di Napoli è una basilica monumentale nonché duomo e sede dell'arcidiocesi della città di Napoli. Il duomo sorge lungo il lato est della via omonima, in una piazzetta contornata da por- tici, e ingloba a mo' di cappelle laterali altri due edifici di culto sorti autonomamente rispetto alla cattedrale: la basilica di Santa Restituta, che custodisce il battistero più antico d'Occidente[1], quello di San Giovanni in Fonte, e la reale cappella del Tesoro di san Gennaro, che conserva le reliquie del santo patrono della città.

Spaccanapoli Nel mezzo del- la città si apre via Spaccana- poli, un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l'enorme agglomerato. È il cuore di questa babele della storia. Qui visse e morì Benedetto Croce ed è una delle vie più importanti della città Museo archeologico nazionale di Napoli è un museo archeolo- gico, tra i più importanti della città di Napoli. Vantando il più ricco e pregevole patrimonio di opere d'arte e manufatti di inte- resse archeologico in Italia, è considerato uno dei più importanti

musei archeologici al mondo se non il più importante per quanto riguarda la storia dell'epoca romana. Ha una superficie espositiva complessiva di 12.650 m². Costruito nel 1585 come "caserma di cavalleria" il palazzo rappresenta una certa rilevanza architetto- nica essendo infatti uno dei più imponenti palazzi monumentali di Napoli. Esso insiste sull'area di un'antica necropoli della greca Neapolis: la necropoli di Santa Teresa.

San Gregorio Armeno è una strada del centro storico di Napoli, celebre turisticamente per le botteghe artigiane di presepi. La strada che popolarmente è chiamata san Liguoro, risulta essere uno degli stenopoi tipici dell'architettura urbanistica greca la quale caratterizza tutto il centro antico di Napoli. In quanto ste- nopos (cardine nell'urbanistica romana), la via fungeva da colle- gamento tra le due plateiai (decumani): la plateia maggiore (attuale via dei Tribunali) e quella inferiore (odierna Spaccana- poli). Le due principali strade dell'allora Neapolis, erano dun- que congiunte perpendicolarmente proprio da questa strada, all'altezza della Basilica di San Lorenzo Maggiore, dove sorgeva l'agorà. Successivamente, la strada fu chiamata plaetia nostrana in quanto il XV vescovo di Napoli, san No- striano, vi fece costruire terme per i poveri

Il Vesuvio è un vulcano situato in Italia. In posizione dominante rispetto al golfo di Napoli, è l'unico vulcano attivo dell'Europa continentale e quello più studiato nel mondo, nonché uno dei più pericolosi a causa dell'elevata popolazione delle zone circostanti. L’ultima eruzione risale nel marzo del 1944

Nome società Le 10 chiese più belle di Napoli

Napoli è stata definita la città dalle cinquecento cupole “Perché è all’ incirca il numero delle chiese”. San Francesco di Paola. Incornicia piazza del Plebiscito con il celebre e maestoso co- lonnato ed evoca neo classicamente il Pantheon di Roma. La chiesa ottocentesca per la sua imponenza è una delle chiese e dei luoghi più amati e visitati della città.

Gesù Nuovo. In piazza del Gesù si sviluppa la chiesa barocca che ospita il corpo di Giuseppe Moscati. Tra ricche decorazioni di mar- mo, affreschi e dipinti, l’interno presenta lavori di Ribera, Fanzago e Giordano.

Santa Chiara. La più grande e affascinante basilica gotica di Napoli pre- senta la sua impostazione originale, nonostante i bombarda- menti della Seconda Guerra Mondiale e ritocchi barocchi. Imperdibile lo splendido chiostro maiolicato, uno dei gioiel- li nascosti più belli della città.

San Domenico Maggiore. Lungo la via chiamata Spaccanapoli, la Chiesa di San Do- menico Maggiore si erge sulla piazza omonima. Di impian- to gotico con interventi barocchi ospita importanti opere d’ arte.

Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. E’ una piccola chiesa ma è speciale: ai pie- di della scalinata a tenaglia due teschi attirano l’ attenzione dei passanti. L’ in- terno è interamente barocco con opere di Stanzione, Giordano e Vaccaro.

San Lorenzo Maggiore. Esempio meraviglioso dell’ influenza del gotico francese, la bellezza della chiesa tocca il culmine nella parte absidale con grandi archi a sesto acuto. Questa basilica angioina ospitava molte opere d’ arte che ora sono conservate a Ca- podimonte.

Chiesa di Girolamini. Tra i più ampi edifici di culto napoletani, fa parte di un pre- stigioso complesso con biblioteca, quadreria, chiostro e ora- torio. Contiene opere di artisti eccelsi tra cui spiccano nomi come Bernini e Giordani.

Duomo. Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta e sede del rito dello sciogli- mento del sangue di San Gennaro, spicca con la sua facciata neogotica. L’ interno ricco e sontuoso deve convivere diversi stili, su cui domi- na il barocco.

San Giovanni a Carbonara. E’ considerata un gioiello di architettura e d’ arte per le nu- merose e varie opere che contiene. L’ edificio ingloba altre due chiese per un risultato singolare.

Certosa di San Martino. La chiesa a navata unica con sei cappelle laterali è tra i mi- gliori esempi di arte e architettura barocca.

Catacombe di San Gennaro Napoli è una citta a strati, infatti, sottotèrra è soprattutto il luogo di sèpoltura sèi propri cari è d’ incontro con lè loro ani- mè. Un luogo sottotèrra di Napoli sono lè Catacombè di San Gènnaro chè rapprèsèntano uno strètto lègamè di fèdè tra la citta è il suo patrono San Gènnaro.

La tradizione dei Presepi napoletani Il presepe napoletano è una rappresentazione della nascita di Gesù ambientata tradizionalmente nella Napoli del Sette- cento. L'arte presepiale napoletana si è mantenuta tutt'oggi inalte- rata per secoli, divenendo parte delle tradizioni natalizie più consolidate e seguite della città. Il seguente itinerario vi propone un percorso alla scoperta di questa antica tradizione.

Storia del presepe Napoletano. Il presepe Napoletano è nato sotto il regno Borborico, dove i nobili e lo stesso re faceva costruire presepi utilizzando pic- cole statue in terracotta che avevano bei vestiti di stoffa. Gli orari di apertura e chiusura delle botteghe e dei negozi di San Gregorio Armeno variano durante l’ anno. Queste apro- no generalmente l’ attività intorno alle 9:30 del mattino e chiudono intorno alle 20:00 di sera. Le botteghe non espon- gono solo durante le festività di natale, ma durante tutto l’ anno, e la produzione artigianale non si ferma mai, anzi si intensifica proprio in questo periodo per l’ esposizione dei presepi, che inizia nella prima settimana di novembre e si conclude il 6 gennaio con l’ epifania. A San Gregorio Arme- no gli artigiani creano,espongono e vendono non solo tutti i personaggi della tradizione classica del Natale, ma anche caricature di personaggi famosi del presente e del passato.

Certosa di San Martino (Museo di presepi storici). Il museo nazionale di San Martino si trova a Napoli e fu aperto nel 1866. Per la realizzazione della Certosa di San Martino fu chiamato Tino un architetto e scultore senese che era già famoso per il Duomo di Pisa. Dell’ impianto origina- rio restano i grandiosi sotterranei gotici. Questi sotterranei sostengono l’ edificio e sono il basamento lungo le pendici scoscese della collina. Si pensa che il progetto di Tino abbia inglobato preesistenti strutture di tipo difensivo dell’ antico castello di Belforte.Nel 1581 si avvia il progetto di amplia- mento della Certosa, affidato all’ architetto Giovanni Anto- nio Dosio, che la trasforma dallo stile gotico a barocco; nel 1607 i lavori avviati da G. A. Dosio vengono portati a termi- ne da Giovan Giacomo di Conforto che realizzerà la monu- mentale cisterna del chiostro.

Presepi di San Gregorio Armeno San Gregorio Armeno è la celebre strada degli artigiani del presepe. Partendo dalla stazione centrale di Napoli, pren- diamo la metro2 in direzione Pozzuoli. Scendiamo alla fer- mata Caour, poi proseguiamo dritto la via Foria giriamo a destra prendendo via Duomo. Proseguiamo fino a trovarci all’ incrocio con via dei Tribunali, quindi giriamo a destra. Percorrendo questa via, per circa 700 metri, ci troveremo sulla sinistra la chiesa di San Gregorio Armeno. A questo punto proseguendo nel vicoletto saremo finalmente giunti a destinazione. Addentrandoci nelle antichissime viuzze no- teremo subito, le piccole botteghe degli artigiani che espon- gono i loro pastori ed i loro presepi.

Ceramiche e stoffe Reali Porcellane e ceramiche di Capodimonte La produzione della porcella- na in Europa iniziò nel XIII secolo grazie ai viaggi di alcu- ni viaggiatori come Marco Po- lo. I primi guadagni ci furono nel XVIII secolo grazie a uno studio sassone che fece capire a coloro che scoprì la compo- sizione della porcellana cioè una fusione di caolino e feld- spato. Così nacque in Germa- nia una fabbrica a Meissen nel 1710 sotto la tutela delle autorità dei sassoni che non tenta- vano di non far costruire altre fabbriche per la concorrenza ma anche con rigidi controlli vennero costruite comunque altre fabbriche che diedero vita a lunghe e pregiate tradizio- ni una di queste venne costruita a Capodimonte.

La Tradizione Seconda la tradizione questa fabbrica venne costruita nel 1743 da re Carlo di Borbone e sua moglie Amalia di Sassonia. L’i- dea dei sovrani era quella di creare una porcellana di una qualità simile a quella della fab- brica di Meissen ma sicuramente divenne migliore soprattutto grazie allo scultore Giuseppe Gricci, il decoratore Giovanni Caselli e lo scienziato Livio Otta- vio scheper che studio alla per- fezione l’impasto della ceramica e rese la ceramica di Capodimonte diversa dalle altre.

Le Caratteristiche Le porcellane di Capodimonte erano diverse dalle altre per- ché avevano un colore latteo, una maggiore compostezza e la trasparenza dovuti all’assenza di caolino nell’impasto che risulta composto da un miscuglio di argille mischiate con lo feldspato. Le composizione floreali venivano modellate a mano dagli artigiani dandogli la forma voluta.

Il territorio Le ceramiche prodotte dalla Real fabbrica divennero una delle eccellenze dell’artigianato artistico italiano. Nel 1961 dove venne costruita la prima Real fabbrica è stato costruita l'Istituto di Istruzione Superiore Statale “Giovanni Caselli” che possiede anche il marchio di fabbrica: il Giglio Borboni- co che faceva capire che quelle ceramiche venivano fatte a Capodimonte. Dove si possono vedere le ceramiche prodotte a Capodi- monte? Le ceramiche prodotte a Capodimonte si possono vedere Museo Nazionale di Capodimonte, situato all'interno della reggia, al Museo Duca di Martina, presso Villa Floridiana nel quartiere Vomero, al Museo Civico Filangieri, ospitato all'interno del quattrocentesco Palazzo Como in via Duomo, e al Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, presso , nel quartiere Chiaia.

Le ceramiche di Vietri Già nei primi anni dell’XI secolo sono sicuramente presenti nel territorio vietrese personaggi riconducibili all’attività ceramica: per tutti basta ricordare Sergio Caccabellu, che porta nel cognome una diretta allusione ai “caccabos”, i va- si in creta. Un ruolo importante nello sviluppo della produ-

zione fu certamente svolto dall’Abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, che aveva ricevuto in donazione il porto di Vietri dal duca Ruggiero e che, fondata nel 1020, influen- zerà la produzione sia in termini quantitativi che per quan- to riguarda gli stili della decorazione. Il territorio di Vietri era considerato rispetto alla cava dei tirreni la zona indu- striale. La produzione campana comincio ad avere successo nei mercati attraverso le fiere istituite. Questi stessi motivi sa- ranno ampiamente pre- senti nella produzione vietrese del Cinquecen- to, come dimostra il do- cumento di fornitura di vasi per spezie prodotti da Mario de Stasio di Vietri , nel 1558 , con il decoro a “penna di pa- vone”. A partire dal Sei- cento si produrranno a Vietri le maioliche dette di stile compendiario, cioè quelle con lo sfondo bianco e poche rappre- sentazioni stilizzate in turchino, giallo ed aran- cio, naturalmente l’arri- vo nel salernitano, e quindi a Vietri, di maestranze abruzze- si produsse l’incremento della produzione soprattutto di piatti, boccali, sottotazze e saliere ed il territorio vietrese fu scelto, rispetto a Cava, perché la presenza del torrente Bo- nea permetteva di azionare facilmente i mulini che serviva- no a lavorare la creta e a macinare i colori. Qualche vietrese, inoltre, esporta in questo periodo la propria arte a Napoli, dove apre bottega in “Piazza dei Cantari” (Cantaro= vaso). Il Seicento rappresenta il secolo della definitiva espansione vietrese a Napoli e nei dintorni e nel Settecento la produzio- ne raggiunge una qualità eccellente anche nella tavolozza, grazie alla produzione di vasi farmaceutici dove il tocco cro- matico del marrone di manganese e l’introduzione del decoro paesi- stico in turchino aprono nuovi campi di sperimentazione artisti- ca. lo spettacolo delle maioliche della cupola della chiesa di S. Giovanni Battista è il primo impatto con quest’arte antica che pervade completamente la vita, il commercio e l’attività artigiana di Vietri sul Mare. L’arte della produzione di oggetti e suppel- lettili in ceramica di Vietri ha origini antichissime. Oggi le ceramiche sono il simbolo della città, piccoli e grandi capo- lavori apprezzati in tutto il mondo. Già nel ‘600 le botteghe di ceramiche di Vietri sul Mare erano molte apprezzate per la realizzazione di pavimenti, ma è tra il XIX e il XX secolo che la lavorazione diventa pressoché industriale, per volu- mi di oggetti prodotti e commercializzati. All’arte della ce- ramica Vietri sul Mare ha dedicato tre importanti spazi espositivi. Il Museo della Ceramica Vietrese all’interno di Villa Guariglia in località Raito; il Museo Cargalei- ro in corso Um- berto I nel Palaz- zo dei Duchi Ca- rosino; il Palazzo della Ceramica Solimene in via Madonna degli Angeli. A Vietri c’è anche un mu- seo che si trova in villa Guariglia di Raito. Le ceramiche di San Lorenzello e Cerreto Sannita

A poca distanza da Benevento altri centri sono rinomati per la produzione di ceramiche, San Lorenzello e Cerreto Sannita.

La ceramica di Cerreto Sannita e di San Lorenzello ha anti- che origini anche se il periodo più florido e di maggiore produzione fu quello successivo al terremoto del 5 giugno 1688. San Lorenzello è stato casale di Cerreto Sannita dal XV al XIX secolo. Il terremoto del 1688 rase al suolo Cerreto Sannita e provo- cò molti danni a San Lorenzello. Dal 2001 la produzione ceramica di Cerreto Sannita e di San Lorenzello è regolata da un disciplinare approvato dal Consiglio nazionale cera- Le caratteristiche Le caratteristiche della ceramica di san Lorenzello sono i colori pastellati su un fondo neutro, molto spesso di color crema. Le decorazioni richiamano lo stile barocco e i colori

principali sono: il giallo, l’arancione e un particolare tipo di blu che ha assunto il nome di blu Cerreto. Sono manufatti tipici cerretesi i piatti da pompa, i vasi da farmacia, le brocche lobate, le acquasantiere e le "ricciole" (mattonelle) con decoro a rosa dei venti o a festo- ne. Nella maggioranza dei manufatti prevalgono le decora- zioni con soggetti religiosi, naturalistici o paesaggistici .

Museo civico della ceramica di Cerreto Il museo si trova a Cerreto Sanni- ta (BN), fu aperto nel 1993 per raccogliere manufatti antichi e rappresentativi dell’artigianato della ceramica. Dopo il terremoto del 1668 la ce- ramica ebbe uno sviluppo Museo civico della ceramica di Cerreto

Il museo si trova a Cerreto Sannita (BN), fu aperto nel 1993 per raccogliere manufatti antichi e rappresentativi dell’arti- gianato della maiolica. L’esposizione è situata nel Palazzo Sant'Antonio ed è composta da un nucleo di ceramiche loca- li a cui si è aggiunta negli ultimi anni la collezione Mazzaca- ne. Nel chiostro di palazzo Sant’Antonio si trovano cerami- che contemporanee. Comprende le sezioni: Ceramica Anti- ca, ubicata nel monumentale Palazzo S. Antoni o; Ceramica Contemporanea, ubicata presso le ex carceri feudali-Palazzo del Genio; il Museo di Arte Sacra, nella chiesa di San Gen- naro. Il Museo Civico e della Ceramica Cerretese, docu- menta la tradizione della ceramica artistica a Cerreto fiorita dopo il terremoto del 1688 quando, per la ricostruzione, i maestri figulini Giustiniani, Marchitto, Scarano e Russo vi importarono gli influssi tecnici e stilistici della manifattura di Capodimonte. L’incontro tra scuole diverse diede luogo ad una produzione ceramica che ripropo- neva modelli e tipologie partenopee, ma con un nuovo, dissonante ed esuberante cromatismo, dal gusto naturalistico, con svelte e nervose immagini animalistiche, dal sapore NAIF, che fanno ricordare il rapporto uomo-animale delle antiche civiltà venatorie. Ha in dotazione ceramiche antiche provenienti da collezioni private prodotte tra il XVIII e il XX secolo. Spiccano la for- mella di Cristo al Calvario, opera attribuita ad Antonio Giu- stiniani, e parte del Corredo della Farmacia di San Diodato di Benevento (albaroni, albarelli), recanti lo stemma di papa Benedetto XIII Orsini e realizzate da Domenico Giustiniani. Dal 2005 il Museo Civico e della Ceramica Cerretese si è ar- ricchito della prestigiosa collezione Mazzacane già cataloga- ta e in via di allestimento. I circa 400 pezzi di cui essa si compone, appartengono, per la maggior parte al XVIII seco- lo, periodo d’oro della produzione cerretese, per la quantità, ma soprattutto per qualità dei manufatti, eseguiti da abili maestri, molti dei quali trasferiti da Napoli a Cerreto. La collezione costituisce una testimonianza unica ed irripetibile per lo studio e la ricostruzione della storia della ceramica cerretese . La Seta di San Leucio

Vicino alla reggia di Caserta c’è un'altra meraviglia tutelata dall’Unesco che si trova a San Leucio, un comune in provin- cia di Caserta, legata alla seta vera e propria fortuna. All’interno di questa città-fabbrica si svolgevano tutte le fasi del processo produttivo che portavano alla realizzazio- ne di gioielli artigianali invidiate in tutte le città. Tutto par- te dal baco da seta il cui filo prodotto, lungo anche centinaia di metri, viene trattato dopo averlo ammorbidito nell'acqua calda e steso in tensione sino ad arrivare a formare delle matasse. Si procede poi con la tessitura che, meditante il supporto di un telaio a mano, vede nascere il lavoro, il tes- suto vero e proprio che, prima di essere messo in commer- cio, viene sapientemente rifinito. In un’epoca in cui la tecno- logia regna sovrana, il sistema tradizionale si è rivoluziona- to: una volta realizzato il disegno, viene scannerizzato e passato ad un telaio meccanicizzato che, come per magia, riproduce le caratteristiche della lavorazione a mezzo telaio Jacquard dando vita ai tessuti. Il museo della seta di San Leucio si trova a Caserta. Il gior- no di apertura è la domenica, ma durante i giorni festivi di aprile e maggio gli orari di visita sono: 9:30, 10:45, 12:00, 15:30 e 16:45 (con prenotazione obbligatoria per gruppi. Una guida specializzata accompagnerà i visitatori lungo il percorso che si snoda attraverso la sezione di archeologia industriale , gli appartamenti reali e i giardini raccontano la storia , la tradizione, l’ arte e le curiosità di quella che era una delle fabbriche più importanti del regno borbonico. Prima ancora che prendesse il nome attuale, veniva chiama- to Palazzo del Belvedere e si trovava nelle mani dei conti Acquaviva. Successivamente andò nelle mani dei Borbone che erano di Napoli. Nel 1773 Ferdinando IV volle costruirsi un ritiro solitario dove poter trascorrere del tempo spensie- rato. Nel 1778, il primogenito del re ed erede al trono, Carlo Tito, morì di vaiolo. Il re, scosso dall’ evento, decise di eri- gere un ospizio per i poveri della provincia. La commesse di seta provenivano da tutta l’ Europa: ancor oggi, le produzioni di San Leucio si possono ritrovare in Va- ticano, al Quirinale, nello Studio Ovale della Casa Bianca. Il re Carlo di Borbone, consiglia al ministro Bernardo Tanucci, pensò di inviare i giovani in Francia per apprendere l’ arte della tessitura. Mete alternative—La Campania che non ti aspetti: tuffati nella storia di Benevento

A circa un’ora di auto da Napoli, Benevento, cuore del Sannio, rappresenta una vera scoperta per chi ama la storia, le leggen cibo. Con i suoi itinerari vi farà scoprire la cultura sannita e longobarda, passando per quella romana e medievale... La Campania che non ti aspetti: tuffati nella storia di Benevento

A circa un’ora di auto da Napoli, Benevento, cuore del Sannio, rappresenta una vera scoperta per chi ama la storia, le leggende e il buon cibo. Con i suoi itinerari vi farà scoprire la cultura sannita e longobarda, passando per quella romana e medievale... Chiesa di Santa Sofia La chiesa di Santa Sofia è un antico edificio religioso di Be- nevento. Sorge nella piazza precedente omonima, cuore del corso principale della città.

Si tratta di una delle più importanti testimonianze dell'ar- chitettura longobarda nella Langobardia Minor, anche se nel corso dei secoli è stata più volte rimaneggiata, fino ad acquisire il suo aspetto moderno. L'insieme fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", compren- dente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011. Fu costruita nel 762 da Arechi ll accanto ad un’abbazia be- nedettina. La chiesa è di modestie dimensioni, ma la pianta generale è originale e del tutto nuova per l’epoca. Infatti, è per metà circolare e per metà stellare, con un doppio deam- bulatorio. La chiesa subì gravi danni nei terremoti del 5 giu- gno 1688 e del 1702: a causa del primo crollarono le aggiun- te medievali e la cupola primitiva. Il campanile è stato costruito più lontano dopo i due crolli avvenuti nel ‘600 e nel ‘700 a causa dei vari terremoti (uno di questi danneggiò gravemente la chiesa). Sui muri del campa- nile sono raffigurate mappe che testimoniano la massima esten- sione del Sannio e del ducato di Benevento in epoca longobar- da. All’interno della chiesa vi sono varie colonne di materiale diverso e i pochi resti di affre- schi longobardi, alcuni posizio- nati sulle pareti alle spalle dell’altare, altri posti nelle vicinanze del portone d’ingresso. L’annesso chiostro ospita il Museo del Sannio. Il chiostro è costituito da quadrifore e da una sola trifora. Le colonne, una diversa dall’altra, hanno decorazioni diverse sui pulvi- ni. Su un pulvino si può ammirare la rappresentazione del- la natività (da qualcuno è considerato il presepe più antico del mondo). Su altri pulvini ci sono decorazioni legate alle stagioni, figure mitologiche, animali e altri elementi che ri- mandano a culti pagani. Particolarmente interessante è la colonna ofitica, costituita da due piccole colonne unite con un nodo. Il museo ospita reperti di diversi periodi storici, a partire dal neolitico. Particolarmente interes- sante la sezione egiziana del museo (ora ospitata nella struttura AR- COS), testimonianza dell’antico cul- to di Iside di cui Benevento era il principale centro. Arco di Traiano L’arco di Traiano, alto 15,60 metri, fu fatto costruire dall’im- peratore Traiano nel 114 d.C. per celebrare l’inaugurazione della via Appia che collegava Roma a Brindisi. Nell’antichi- tà rappresentava la porta della città. La parte più interessan-

te dell’Arco è il fregio perché rappresenta la processione trionfale, dopo che i Daci erano stati sottomessi dall’impera- tore Traiano. Tra i monumenti beneventani, l’arco è sicuramente uno dei più pregiati e, in Italia, rappresenta uno degli archi trionfali decorati meglio conservati. Il vicino complesso monumentale di Sant’Ilario a Port’Au- rea ospita il museo m u l t i m e d i a l e dell’Arco di Traiano in cui alcuni filmati descrivono il signifi- cato dei bassorilievi dell’Arco. Il teatro romano Il teatro romano di Benevento fu costruito nel II secolo sotto l'imperatore Adriano nelle vicinanze del cardo maximus; oggi è circondato dal medievale Rione Triggio. La pianta del teatro è semicircolare e presenta dimensioni grandiose: ha un diametro di 90 m e originariamente aveva una capienza di 15mila persone. L'esterno presentava 25 arcate articolate su tre ordini, delle quali rimangono oggi quelle del primo, inquadrate da co- lonne con capitelli tuscanici, che danno accesso all'interno alternativamente tramite corridoi e scale, e parte di quelle del secondo ordine. La cavea si è conservata in buona parte. Sotto di essa i corri- doi e le scale d'accesso sono collegati da due ambulacri pa- ralleli che fanno da cassa armonica. La scena, molto ampia, presenta resti di tre porte monu- mentali, alle terminazioni della cavea, che davano accesso all'orchestra. La Rocca dei Rettori Il castello di Benevento, meglio conosciuto come Rocca dei Rettori, si trova nel punto più elevato della città, a domina- re le valli dei fiumi Sabato e Calore, e le due importanti e antiche via Appia e via Traiana. Il sito era già stato utilizza- to dai Sanniti, che vi avevano costruito una serie di terrazzi difensivi, e dai Romani, che vi costruirono un edificio ter- male (Castellum aquae), i cui resti possono ancora essere visti nel giardino del castello. I benedettini vi ebbero un monastero. La Rocca ricevette il nome attuale nel Medioe- vo, quando divenne sede dei governatori per conto del pa- pa, i Rettori. Il castello è di fatto costituito da due edifici distinti: il Tor- rione, costruito dai Longobardi a partire dall'871, e il Palaz- zo dei Governatori, costruito dai papi a partire dal 1320. Hortus Conclusus L'Hortus Conclusus L'Hortus conclusus era l'orto del convento medievale dei Padri Domenicani. Dal 1992 ospita un'installazione perma- nente dell'artista beneventano Mimmo Paladino, uno dei più grandi esponenti della Transavanguardia. L'Hortus vuole essere una sorta di galleria d'arte libera e immersa nel verde. Le opere dell'artista (il Cavallo, il Disco, la Testa equina, il Teschio) si alternano a resti dell'epoca romana (pezzi di colonne, di capitelli e di frontoni) creando un con- trasto che comunica la complessa cultura del Sannio, e che rimane aperto a diverse interpretazioni.

Centro storico Infine, lasciati conquistare dai caratteristici vicoli del centro storico. Tra pontili medievali e viuzze tortuose, resterai af- fascinato da questa splendida cittadina. Anzi, resterai stre- gato, visto che Benevento è famosa anche come città delle streghe. Itinerario di viaggio cinque giorni in Campania • Arrivo a Napoli in tarda mattinata, pranzo a sacco. Si- stemazione in hotel. Pomeriggio dedicato alla visita del . • Colazione in hotel, visita museo archeologico Nazio- nale di Napoli e piazza del Gesù Nuovo. Pranzo pres- so ristorante con menu tipico o pizza; nel pomeriggio visita alla Cappella San Severo e al Monastero di Santa Chiara. • Dopo la colazione, partenza per Benevento. Visita al Teatro Romano, all’arco di Traiano e al centro storico; pranzo presso ristorante con cucina tipica. Nel pome- riggio, visita alla Chiesa di Santa Sofia (con annesso Museo del Sannio). Rientro a Napoli e serata libera. • Partenza per Salerno e visita al museo della ceramica di Vietri e Villa Guariglia. Pranzo presso ristorante con cucina tipica; pomeriggio libero. In serata rientro in hotel a Napoli. • Partenza in mattinata.

Costo: euro

La quota comprende: pernottamento in hotel 4 stelle in cen- tro città, sistemazione in camera doppia, trasporti per le escursioni, guida, trattamento di mezza pensione.

La quota non comprende: tasse, mance, extra e tutto ciò non inserito nel paragrafo “la quota comprende

Scuola secondaria di I grado “Onofrio F r a g n it o ” - San Giorgio La Molara

Lavoro realizzato dagli studenti della Nome società su varie fonti